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OMEGA 8 marzo 2014 numero uno

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OMEGA è il bollettino mensile della casa editrice de L'Universale.

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8 marzo 2014 numero uno

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OMEGA E' IL BOLLETTINO MENSILE DELLA CASA

EDITRICE DE L'UNIVERSALE.

GLI E-BOOK DE L’UNIVERSALE SI DISTINGUONO IN OPERE APPARTENENTI A TUTTI I SETTORI DELLA

CULTURA.

OGNI CATEGORIA SI DISTINGUE PER IL COLORE DI COPERTINA.

OPERE DI CULTURA STORICA

OPERE DI CULTURA POLITICA

OPERE DI LETTERATURA: ROMANZI E RACCONTI

OPERE EPISTOLARI, BIOGRAFIE E MEMORIE

OPERE DI FILOSOFIA E CULTURA SCIENTIFICA

OPERE DI ARGOMENTI SCIENTIFICI

OMEGADIRETTORE: STEFANO POMA

IN QUESTO NUMERO:

ANDREA CESOLARI MARCO GAVAGNIN

LAURA FOIS GIACINTO MASCIA

LUCA MICHETTI MARILENA PASSARETTI

STEFANO POMA

8 MARZO 2014 ANNO I NUMERO I

SOMMARIO '

PAG. 4 LA GUERRA SENZA RADAR DI GIACINTO MASCIAPAG. 6 GLI USA E PINOCHET DI ANDREA CESOLARIPAG. 12 IL 2013: L‘ANNO IMMOBILE DI STEFANO POMAPAG. 16 IL 1989 E LA TRANSIZIONE ITALIANA DI LUCA MICHETTIPAG. 20 L‘ETA: ULTIMO CONFLITTO ARMATO D‘EUROPA DI LAURA FOIS PAG. 22 DISINFORMAZIONE E GIORNALISMO FINANZIARIO DI M. PASSARETTI

OMEGA è edito dalla young S.R.L. P.iva: 05093030657 - VIA GIOVANNI PAOLO II N 100 Fisciano (SA)

“Il peggio che possa capitare a un genio è quello di essere compreso”.

ENNIO FLAIANO

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LA GUERRA SENZA RADARL'AVIAZIONE

ITALIANA NEL

SECONDO CONFLITTO MONDIALE

“Esiste la probabilità che la Marina si trovi, in caso di guerra, di fronte ad un nemico provvisto di mezzi per il tiro notturno delle artiglierie antiaeree e

navali a grande distanza”.Dalla relazione del prof. UGO TIBERIO al Ministero della Marina, novembre

1936

“Marconi è un bravo ragazzo, lasciamolo fare. Sta usando diciassette dei miei brevetti”.

Nikola Tesla

I RADIOTELEME-

TRI

Ogni lavoro storico e interpretazio-ne della guerra condotta dall’Ita-lia fra il 1940 e il 1943, parte dalla granitica certezza che il Paese fosse assolutamente impreparato sotto ogni punto di vista. Tale giudizio sull’impreparazione italiana, assur-to a dogma nel dopoguerra, è del tutto falso per quanto riguardava gli strumenti di rilevamento elet-trotecnico: i radiotelemetri. Negli anni Trenta questi strumenti erano chiamati in Italia radiolocalizzato-ri o radiotelemetri, in Gran Breta-gna erano chiamati Radiolocators o RDF (Radio Direction Finding),

in Germania avevano diversi nomi, ma oggi sono comunemente noti con il nome di Radar (radio de-tection and ranging), termine che si impose nel secondo dopoguerra.

STORIA DEL RADAR

La tecnologia base della radio e dei «radar» risaliva alla fine dell’Otto-cento, grazie alle scoperte ed in-venzioni dello scienziato di origine serba Nikola Tesla, ma le realizza-zioni ufficiali risalivano agli anni Venti e Trenta del Novecento. L’I-talia cominciò gli studi ed i lavori con Guglielmo Marconi nei primi anni Trenta, ma le ricerche furono condotte anche da altri ingegneri italiani che diedero all’Italia una in-

venzione formidabile. Gli studiosi italiani che si dedicarono alla rea-lizzazione dei radiotelemetri furono numerosi, tra cui l’ingegnere Erne-sto Montù, l’ingegner Agostino Del Vecchio, il professor Ugo Tiberio, il professor Nello Carrara e l’inge-gner Arturo Castellani. Gli stru-menti realizzati dai tecnici italiani erano perfettamente funzionanti, alcuni già pronti dal 1935-36, ma non furono valutati attentamente dai militari italiani, che dimostra-rono un disinteresse incredibile e

talvolta fastidio per un’invenzio-ne fondamentale in ambito bellico.

I RADAR ITALIANI

Il livello degli studiosi italiani si ri-velò eccellente, raggiungendo vet-te insuperate per il periodo, anche fra le contemporanee realizzazioni straniere. A proposito basti pensa-re che l’ingegner Castellani costruì due tipi di radiotelemetro a scan-

sione televisiva, denominati Veltro e Lepre. Tutta la vicenda dello studio e delle realizzazioni italiane legate ai radiotelemetri è stata ignorata nel dopoguerra, tranne rare eccezioni, cancellando di fatto l’intero lavoro svolto dai vari ricercatori italiani che possedevano un elevato patrimo-nio tecnico del tutto misconosciuto oggi. È il caso di ricordare che molti degli strumenti costruiti dall’Italia erano superiori ai coevi apparati stranieri, fatto appurato dagli Alleati al termine della guerra. Nonostante

i limitati finanziamenti avuti dai ri-cercatori italiani, l’esito delle inven-zioni fu notevolmente positivo. Dal 1936 al 1943 l’Italia aveva investito nelle ricerche radiotecniche circa un miliardo di lire; gli Stati Uniti avevano investito nelle ricerche ra-diotecniche la cifra di 2 miliardi e 700 milioni di dollari, cioè circa il doppio di quanto impiegarono per la ricerca sulla bomba atomica, im-piegando quattromila ricercatori.

“Non appena il progetto sarà realizza-to, sarà possibile per un uomo d’affari a New York dettare le sue istruzioni e ve-derle istantaneamente apparire in for-ma di stampa nel suo ufficio a Londra o altrove. Egli dalla sua scrivania sarà in grado di telefonare a chiunque nel globo senza dover effettuare alcun cambiamen-to nell’equipaggiamento esistente. Uno strumento di poco costo, non più grande di un orologio, permetterà a chiunque lo porti di sentire informazioni ovun-que, sia sul mare che sulla terra, musiche o canzoni, il discorso di leader politico, l’indirizzo di un eminente uomo di scien-za, o il sermone di un eloquente predi-catore, diffuso in qualunque altro posto a qualunque distanza. Utilizzando lo stesso sistema, qualunque fotografia, ca-rattere tipografico, o stampa potrà essere trasferito da un posto all’altro. Milioni di tali strumenti potranno essere colle-gati ad una sola centrale di questo tipo”.

Nikola Tesla in un articolo del 1908Rovine a Isernia.

GIACINTO MASCIA

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L’esercito cileno assedia il palazzo della Moneda, residenza ufficiale del Presidente della Repubblica del Cile.

I RAPPORTI TRA I SERVIZI SEGRETI

AMERICANI E IL DITTATORE CILENOL’11 settembre 1973 un golpe guidato dal Generale Pinochet rovesciò il governo Allende, instaurando un regime mi-litare basato sulla violenza e sulla repressione. Pinochet dichiarò lo stato di emergenza e concentrò i poteri di intelli-

gence in un’unica agenzia, la Dina (istituita il 14/06/1974).

OPERAZIONE CONDORAlla Dina fu affidato il compito di eliminare gli oppositori interni al regime e, in seguito, la realizzazione di atti di terrorismo fuori dai confi-ni nazionali. A capo dell’organizza-zione venne nominato il colonnello Manuel Contreras Sepulvéda, defi-

nito da un rapporto della Cia come il più noto simbolo di repressione in Cile. Negli anni ’90 i governi cileni che lavorarono al processo di tran-sizione verso la democrazia, affida-rono a due commissioni il compito di investigare sulle vicende cilene

dell’era Pinochet e quindi anche sull’operato della Dina. La prima fu la Commissione nazionale cilena per la verità e la riconciliazione, voluta dal presidente Patricio Aylwin Azo-car ed affidata all’avvocato Raul Ret-tig. In seguito, nel novembre 2004,

il presidente Ricardo Lagos Escobar, istituì una seconda commissione, detta Commissione nazionale so-pra la prigionia politica e la tortu-ra, nota come commissione Valech.Il rapporto Rettig ha stabilito che la Dina agiva in totale segretezza e, di fatto, oltre la giustizia. Non era sottoposta a controlli giuridici, né a controlli da parte delle altre agen-zie di intelligence. Formalmente la Dina era sotto il controllo della Junta cilena, ma, nella pratica, ren-deva conto solo al presidente della Giunta stessa, il generale Pinochet. Un rapporto della Dia fu ancora più preciso: Nessun giudice in qualsiasi corte, nessun membro del governo possono approfondire la risoluzione di una materia se la Dina si occupa di essa. […] E’ una sorta di gover-no nel governo. Fino ad arrivare ad affermare: Ci sono tre fonti di pote-re nel Cile: Pinochet, Dio, e Dina.

LA DINA

La Dina divenne tristemente famo-sa per la brutalità dei suoi metodi. Tra il 1974 e il 1977 si ebbero 6428 detenzioni, la maggior parte delle quali a danno di movimenti legati ai partiti socialista e comunista. La Commissione ha messo in eviden-za il modus operandi dell’agenzia. Gli agenti della Dina in borghese prelevavano le vittime nelle loro stesse case o per strada, anche in presenza di testimoni. Seguivano la detenzioni e la tortura. Il sistema più comune era battere il prigio-niero finché il sangue non fluisse e le ossa non fossero rotte. Oppure i prigionieri venivano tenuti con la faccia rivolta verso terra, o in piedi per numerose ore. Venivano tenuti alla luce per giorni interi, o, al con-trario, tenuti al buio o incappucciati.Altre volte venivano portati in cuni-coli così stretti da non potersi nem-meno muovere. Senza acqua e cibo. Appesi per ore per le braccia. Tenu-ti con la testa immersa nell’acqua o nell’urina. Furono oggetto di violen-

ro de-secretati i documenti relativi al cosiddetto Project X, che portò alla scoperta di inquietanti scenari sul possibile coinvolgimento degli Stati Uniti nella questione relativa all’uso della tortura nell’America latina. Il Project X era il nome della raccolta di documenti dell’intelligence relati-va ai metodi di interrogatorio utiliz-zati dai militari statunitensi prima in Vietnam e poi in America latina. Gli stessi metodi di interrogatorio ven-nero utilizzati nell’addestramento degli ufficiali dell’America del Sud.Precisamente, questo progetto com-prendeva i 7 manuali della U.S. Army School of Americas, il cen-tro di addestramento per ufficiali latino americani diretto dagli Stati Uniti a Panama. Come conferma-to in una intervista dal Maggiore Tise nel 1982: “Tra la metà degli anni ‘60 ed il 1976, le tecniche di interrogatorio, comprendenti l’uso della tortura, furono utilizzate nel-la U.S. Army School of Americas. Nel 1976, durante l’amministrazio-ne Carter, queste tecniche di intel

ze e degradazioni sessuali. In alcuni centri di detenzione, i sistemi di tor-tura erano più sviluppati. Per esem-pio venivano usati cani, o alcune pratiche particolari, come il “pau de arard”: il torturato viene appeso con la testa in giù, con un palo o un ba-stone tra le gambe e le braccia. Infine i prigionieri venivano maltrattati di fronte ai propri parenti, o viceversa.

MANUEL CONTERAS

Durante il periodo compreso tra il 1974 ed il 1977, la Cia ebbe nume-rosi contatti con Manuel Contreras. Nonostante il suo nome fosse legato a violazioni di diritti umani, Contre-ras venne spesso invitato nel quar-tier generale della Cia insieme agli ufficiali della divisione occidentale ed al generale statunitense Vernon Walters. La Commissione nazionale cilena per la verità e la riconciliazio-ne stabilì che la Cia ebbe dei rappor-ti continui con i servizi di sicurezza cileni: “Dopo il golpe, la Cia rinnovò le relazioni con le forze di sicurezza e con i servizi di intelligence del go-verno cileno. La Cia fornì servizi di assistenza all’organizzazione interna e all’addestramento necessario per combattere i sovversivi ed il terrori-smo provenienti dall’estero”. La Cia, quindi, offrì a Contreras il suppor-to necessario per creare in pochi mesi un’organizzazione altamente efficiente. Risulta evidente che i rap-presentanti politici del governo sta-tunitense avevano approvato i con-tatti della Cia con Contreras, data la sua posizione di capo della princi-pale organizzazione di intelligence cilena, ritenendolo utile per l’adem-pimento delle missioni dell’agenzia.Tra Stati Uniti e Cile non vi furono solamente rappor-ti tra le agenzie di intelligence.

IL PROJECT X

A metà degli anni ’90, infatti, venne-

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Il dittatore cileno Pinochet.

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ligence furono sospese in seguito ad una inchiesta del Congresso degli Stati Uniti, che temeva il diffonder-si di metodi che violavano i diritti umanitari nell’America del Sud”.

LA BRIGADA EXTERIOR

Nell’organigramma della Dina era prevista l’esistenza di una speciale unità, la cosiddetta brigada exterior, creata con lo scopo di occuparsi di operazioni di intelligence fuori dai confini nazionali. Pinochet non in-tendeva limitare le funzioni della Dina a quelle di una semplice po-lizia segreta interna, ma intendeva costituire un’organizzazione extra-nazionale in grado di neutralizza-re minacce provenienti dall’estero.La Dina non si sarebbe limitata ad operazioni di spionaggio e contro propaganda, ma avrebbe dovuto portare ad azioni come quelle con-dotte nel proprio territorio verso gli oppositori del regime. La pianifica-zione del nuovo progetto avvenne nel 1975. Furono reclutati sia mem-bri militari che civili, appartenenti a gruppi nazionalistici o a movimenti

di estrema destra. Furono creati cen-tri operativi in altre nazioni, ognuno con un proprio staff che collaborava con i servizi segreti di quel paese. Ogni dipartimento disponeva di una rete di comunicazione interna ed internazionale che si avvaleva di telex, radio e computer. La fun-zione principale di questa sezione era l’attività di spionaggio e di con-trospionaggio. Un altro importante obiettivo era quello di mantenere una vigile sorveglianza sulla rete di comunicazione estera ufficiale: il Ministero degli Esteri, l’Ambasciata, il Consolato e gli attaché militari.Inizialmente in Sud America, poi negli Stati Uniti e in Europa sopra l’i-stituzione che era composta in larga parte da civili. La Dina lavorava per investigare, sorvegliare, raccogliere informazioni e, persino, eliminare gli oppositori del regime che trova-vano rifugio all’estero. Per svolgere al meglio queste missioni, gli agenti cileni venivano ufficialmente assunti come personale delle linee aeree ne-gli aeroporti internazionali, incluso quello di New York. Vennero create, sul modello della Cia, delle stazio-ni, con agenti operativi sotto coper-tura civile piuttosto che militare.

LA DINA ALL'ESTERO

La prima stazione estera della Dina fu stabilita nella primave-ra del 1974 a Buenos Aires. Suc-cessivamente vennero create al-tre sezioni in Spagna, in Francia, Gran Bretagna e Germania Ovest.Intorno alla metà degli anni ’70, il Cile divenne la vera e propria base dei più violenti gruppi terroristici di tutto il mondo. Sotto la supervi-sione del Cile, si creò una fitta rete di alleanze che offriva rifugio, adde-stramento, informazioni e finanzia-menti a numerosi gruppi di estre-ma destra che agivano anche negli Stati Uniti e in Europa. Le missioni più comuni affidate a questi gruppi erano gli assassini di esiliati politici. Si trattava di un terrorismo inter-nazionale sponsorizzato e promos-so dai governi degli stati. Venivano pubblicati in giornali fittizi i nomi in codice delle persone ricercate. I servizi di intelligence coinvolti ve-nivano messi in allerta e comuni-cavano le informazioni alle sezioni interessate. La più forte di queste al-

leanze fu stretta tra la Dina e il Mnc, il movimento cubano anti-castrista.Per aumentare il numero dei con-tatti tra la Dina e i vari grup-pi di estrema destra presenti in Europa, fu inviato dalla Cia l’a-gente statunitense Townley.

LO STATUNITENSE

TOWNLEY

Questi conobbe numerosi membri dei gruppi armati, tra cui l’italia-no Stefano Delle Chiaie, membro di Avanguardia Nazionale, che si sarebbero resi indispensabili per l’attuazione dei piani di assassinio internazionale progettati negli anni dell’operazione Condor. Il buon funzionamento della rete di colla-borazione convinse Pinochet che era giunto il momento per dar vita ad un’organizzazione vera e propria, tramite un accordo tra governi. Con-treras ricevette l’incarico di organiz-zare un meeting per presentare il progetto di Pinochet. Alla fine dell’e-state del 1975, Contreras partì alla volta di Washington per incontrare Vernon Walters, prima tappa di un tour che lo avrebbe portato a racco-gliere l’adesione di numerosi capi dei servizi di intelligence del cono sud.Nell’ottobre del 1975, Contreras in-vitò i direttori dei servizi segreti dei più importanti paesi dell’America latina a Santiago. Erano presenti le rappresentanze ufficiali di Cile, Ar-gentina, Uruguay, Paraguay e Bolivia e Brasile. Contreras illustrò il piano: “La sovversione non riconosce con-fini, e si sta infiltrando ad ogni livel-lo della vita nazionale. I sovversivi hanno sviluppato una struttura in-tercontinentale, continentale, regio-nale e locale. Al contrario, le nazio-ni che subiscono il loro attacco sul fronte militare, politico ed econo-mico, si difendono solo con intese bilaterali e accordi tra gentiluomini”.

IL POTERE A SANTIAGO

Era necessario dar vita ad un ac-cordo ufficiale, che portasse i Paesi coinvolti ad una collaborazione per gradi: il primo passo era la creazio-ne di un centro di coordinamento, con sede a Santiago, che ricalcasse il modello dell’Interpol di Parigi, ma dedicato alla sovversione. Sarebbero stati utilizzati tutti i più moderni si-stemi di telex, microfilm e computer.Questa operazione avrebbe preso il nome di Condor, su suggerimen-to della delegazione uruguaiana, in onore del simbolo del paese ospi-tante. La seconda fase avrebbero compreso operazioni vere e proprie, quindi azioni segrete non citabili nei documenti, come propaganda nera e disinformazione, cattura di prigio-nieri politici e trasferimento di que-sti tra le varie nazioni, senza neces-sità di passare per i canali ufficiali. La terza fase, la più segreta, avrebbe portato alla realizzazione di assas-sini internazionali, che avrebbero colpito vittime eccellenti, come ex presidenti, capi militari dissidenti, leader politici moderati. Un rappor-to della Dia, in cui veniva illustrato il funzionamento di Condor, descri-veva il coinvolgimento di squadre speciali durante l’esecuzione della fase tre, con agenti di diverse na-zionalità impegnati in operazioni comuni. L’accordo venne ratificato il 30 gennaio del 1976. Il secondo me-eting dei membri di Condor si ebbe in Santiago nel maggio del 1976.

IL MEETING DEL MAGGIO '76

Questo meeting fu monitorato dall’intelligence statunitense, e por-tò a numerosi accordi: ogni mem-bro sarebbe stato identificato da un numero: il Cile era Condor uno. La Dina avrebbe creato un database con l’elenco dei sovversivi di tutta l’America latina. Cile, Argentina ed

Uruguay avrebbero condotto opera-zioni segrete in Europa. Secondo la Cia, le operazioni contro militari e civili avrebbe coinvolto soprattutto Francia e Portogallo. A Parigi, in-fatti, trovavano rifugio la maggior parte degli esiliati del sud America.

I CORSI DI AD-DESTRAMENTO

Il successivo Settembre venne orga-nizzato a Buenos Aires un corso spe-ciale di addestramento per le opera-zioni sul campo, mentre lo scambio di informazioni era attivo da tempo.L’addestramento comprendeva un corso per future azioni in Europa degli agenti di Cile, Argentina ed Uruguay. Il Brasile preferì parteci-pare solo ad azioni il cui svolgimen-to fosse limitato al sud America. A Dicembre alcuni degli agenti furono inviati a Parigi per perfezionare l’ad-destramento, creando unità speciali sul modello di quelle statuniten-si, pronti per la fase tre di Condor.Tra il 1975 ed il 1977, un nu-mero imprecisato di perso-ne fu vittima delle operazioni di terrorismo legate a Condor.

ESILIATI E VITTIME

Dopo il golpe del 1976, circa 15000 esiliati che avevano trovato rifugio in Argentina divennero vittime di repressione, rapimenti, torture, e sparizioni. Le vittime delle opera-zioni congiunte delle forze segre-te del cono Sud furono membri di movimenti di sinistra, parlamenta-ri, ex presidenti che avevano trovato fino ad allora un rifugio sicuro. Il modo in cui furono assassinate le vittime indicava la grande organiz-zazione e la determinazione degli agenti di Condor. Tra i vari casi del 1976: 10 aprile, Edgardo Enriquez, membro del Mir rapito a Buenos Aires con altri militanti, trasferito

Militari di Allende si arrendono ai golpisti di Pinochet.

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a Villa Grimaldi, torturato e ucciso.Il 21 maggio, Zelmar Michelini e Luis Gutierrez, parlamentari urugua-iani vennero uccisi a colpi di arma da fuoco per le vie di Buenos Aires. Stessa sorte il 4 giugno per Juan Tose Torres, ex presidente boliviano. L’11 giugno ventitre rifugiati cileni e uno uruguaiano, a Buenos Aires sotto la protezione delle Nazioni Unite ven-nero rapiti, interrogati e torturati da una squadra di agenti argentini, uruguaiani e cileni. Tra il 24 ed il 27 settembre, 30 persone vennero uccise durante raids organizzati da militari uruguaiani. Le indagini del Conadep hanno evidenziato 8055 vittime dal 1975 al 1978, con una media di oltre 2000 vittime all’anno, rispetto alle 59 vittime registrate dal 1973 al 1974, con una media di 30 assassini all’anno. Solamente negli anni 1976-1977 si registrarono 6771 morti assassinati. Le operazioni vennero poi effettuate anche in al-tri paesi come il Paraguay e il Perù.

IL 1978 E LA CRESCITA DI

CONDOR

Agli inizi del 1978 altri due pae-si divennero membri di Condor: l’Ecuador ed il Perù. Mentre l’Ar-gentina divenne sede del segreta-riato, base del sistema di comuni-cazioni chiamato sistema Condor.Il sistema Condor espresse tutto il

suo potenziale organizzativo e di-struttivo in occasione dell’attentato terroristico a Washington D.C. del 21 settembre 1976. L’obiettivo era stato individuato dalla Dina in Or-lando Letelier, amico di lunga data di Allende, nominato a suo tempo pri-mo ambasciatore a Washington dal governo di Unidad Popular. Espulso dal paese, aveva trovato accoglienza negli Stati Uniti, dove vantava un’a-micizia personale con l’influente senatore Edward Kennedy. Letelier trovò impiego presso l’Istituto per gli Studi Politici, a Washington DC.Democratico apprezzato, attaccò duramente la giunta militare cilena, trovando appoggio tra i parlamen-tari statunitensi. Questo preoccupa-va Pinochet che decise di ordinarne l’assassinio. Venne istruito il killer Townely ed il luogotenente Fer-nàndez Larios, i quali si recarono in Paraguay per ottenere dei passapor-ti falsi. La stazione Cia in Santiago avvisò il Consolato degli Stati Uniti e l’ambasciatore in Paraguay, Sira-cusa, decise di concedere il visto ai due cittadini cileni, annotando co-munque i loro passaporti. L’opera-zione stava coinvolgendo un citta-dino statunitense (Townley), esiliati cubani che lavoravano per la rete Dina, personale della rete esterna della Dina, e i partner di Condor in Argentina e Paraguay. Entrati in territorio statunitense, Townely e Larios ebbero modo di studiare i movimenti di Letelier e organizzare

l’attentato. Il 21 settembre, Letelier si dirigeva a lavoro con due suoi colleghi, cittadini statunitensi: Ron-ni Karpen Moffit e suo marito Mi-cheal. L’auto su cui viaggiavano fu fatta esplodere con un telecoman-do a distanza. Dei tre si salvò mi-racolosamente solo Micheal Moffit.

IL RAPPORTO SEGRETO CHILBOM

Una settimana dopo l’attentato a Washington, le indagini condotte dall’Fbi, portarono alla creazione di un rapporto segreto denomina-to Chilbom, che comprendeva un cablo inviato dall’attachè statuniten-se a Buenos Aires, Scherrer: “L’ope-razione Condor è il nome in codi-ce per un’operazione di scambio di informazioni tra i servizi di intelli-gence del Sud America, che porta all’eliminazione di terroristi marxi-sti. Comprende azioni con gruppi di agenti di diverse nazionalità. Il Cile è il centro dell’operazione Condor, che comprende Argentina, Bolivia, Paraguay, Uruguay e Brasile. Le operazioni si sono svolte inizial-mente in Argentina, contro obiettivi di sinistra. La terza e più segreta fase di Condor prevede la formazione di speciali unità di agenti, che si spo-stino nel mondo per commettere assassini contro nemici dei paesi membri di Condor. Riguardo alla

fase tre, un piano d’azione è stato preparato negli Stati Uniti. Non è improbabile che il recente assas-sinio di Orlando Letelier faces-se parte della fase tre di Condor”.Per circa venti anni, il cablogramma inviato da Scherrer rimase l’unico documento de-secretato relativo alla vicenda dell’assassinio Letelier Mof-fit. Esso faceva ritenere che l’intelli-gence USA fosse venuta a conoscen-za dell’operazione Condor e dei rischi ad essa connessa solo una settima-na dopo l’attentato di Washington.Tuttavia, nel novembre 2001 venne recuperato un altro cablogramma, trovato tra i sedicimila documen-ti declassificati dagli archivi della Cia, dell’Nsc, della Casa Bianca, del Dipartimento di Difesa e da quello di Giustizia. In maniera clamorosa, esso contraddice quanto afferma-to per anni dal governo degli Stati Uniti. Viene riportata una comuni-cazione tra l’ambasciatore statuni-tense White ed il generale Alejandro Fretes Davalos, capo delle Forze Ar-mate paraguaiane. Il primo comuni-cava al secondo: “I capi dei servizi di intelligence dei paesi dell’America del Sud coinvolti in Condor comu-nicano l’un l’altro grazie al sistema statunitense situato nella zona del Canale di Panama, che copre l’intera America latina. Questa installazio-ne è utilizzata per coordinare le in-formazioni di intelligence tra i paesi del Cono Sud. Infine White esprime preoccupazione, nel caso in cui que-

sto sistema venisse rivelato nell’am-bito della vicenda Letelier Moffit”.

LA DISSOLUZIONE

DELLA DINA

Il primo concreto effetto avuto delle reazioni statunitensi al caso Lete-lier e Moffit, fu la dissoluzione della Dina. Le investigazioni effettuate in seguito all’assassinio di Washington nell’ambito della missione Condor, portarono l’Fbi ad accusare come responsabili gli agenti della Dina. Le pressioni ricevute dagli Stati Uni-ti, portarono Pinochet a riorganiz-zare il suo sistema di intelligence.Il 13 agosto del 1977 la Dina venne dissolta. Nella motivazione ufficiale si leggeva: “Si stabilisce l’opportuni-tà di ristrutturare un organismo che fu creato in un momento di conflitto interno, ormai superato”. Lo stesso giorno, un altro decreto portò alla nascita del Cni (Centro Nacionàl de Informaciòn.), un organismo alle dipendenze del ministero dell’In-terno, alla cui testa verrà nominato Contreras, il quale verrà rimpiaz-zato in un secondo momento. Un documento della Dia dello stesso giorno, descrisse la Dina “come un organismo sotto il diretto control-lo di Pinochet, responsabile delle detenzioni e della repressione post golpe, e oggetto di diffuse critiche internazionali per la violazione dei

diritti umani. Il Cni eredita il ruolo della Dina, con minori poteri di ar-resto e di detenzione, in favore della polizia giudiziale e dei carabineros.Inizialmente, l’attività repressiva del Cni fu minore rispetto a quel-la compiuta dalla Dina durante i tre anni della sua esistenza. Il Cni si concentrò maggiormente sulle operazioni di intelligence. Tuttavia sarebbe fuorviante pensare che le detenzioni illegali e le torture fosse-ro terminate. La commissione Ret-tig ha stimato 160 casi di violazioni dei diritti umani che condussero alla morte tra il 1978 ed il 1985, la maggior parte dei quali attribuibi-li al Cni. Tra questi l’assassinio del leader sindacalista Tucapel Jimenez nel 1982 e la decapitazione di tre professori cileni nel marzo del 1985.

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I golpisti di Pinochet conquistano un palazzo governativo.

ANDREA CESOLARI

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2013: L’ANNO IMMOBILE

Un giovane Giorgio Napolitano.

LE DIMISSIONI DI BERLUSCONI

L’arrivo del 2013 non porta traccia, nell’opinione pubblica, di quell’en-tusiasmo che aveva investito la vita nazionale con l’avvento dell’anno precedente; il 2012 doveva essere l’anno della svolta, l’anno – come so-stenevano gli addetti ai lavori - del “tappo che è saltato”, l’anno senza Berlusconi, dimissionario un mese prima dalla carica di presidente del

Consiglio. Il tiranno è stato caccia-to, pensano in molti: arriverà impe-rante l’esaltazione dei lettori di quei giornali fondati e retti sull’antiberlu-sconismo radicale e la prostrazione dei fedeli della “rivoluzione liberale” berlusconiana. Ed ecco gli oziosi, i carichi di debiti e gli illetterati; tut-ti cresciuti per anni in un clima da orfanotrofio, da scuola dell’infanzia, da caserma; anche i più sprovveduti si accorgono che l’italiano ha sem-pre ragionato con la testa altrui, attendendone le direttive, e che il

berlusconismo non era altro che un comodo contenitore, pronto ad es-sere riempito dal nuovo protagoni-sta che avrebbe incarnato al meglio i vizi, le simpatie, le antipatie e le pau-re della massa nella sua interezza.

LA POLITICA ITALIANA

I protagonisti della vita politica ita-liana non hanno mai portato un mi-glioramento, un innalzamento mo-

rale e civile dello sminuzzato e diviso popolo italiano. Essi non hanno mai progettato una crescita economica e culturale da inserire nei loro piccoli e vuoti programmi elettorali. Oc-cupati a distribuire favori e premi, il loro unico, povero e furbo sco-po, resta quello di mantenere i pri-vilegi dei propri finti elettori. E gli elettori italiani sono perennemente alla ricerca di un padrone da servi-re per poi, da esso, farsi mantenere.

IL GOVERNO MONTI

Ma il padrone Berlusconi non c’è più e, i nuovi, devono rispondere solo alla Germania e alla Francia. Gli italiani si osservano, smarriti: i loro allucinati e tristi occhi sono stanchi, increduli, impauriti; nes-suno riesce a capire cosa gli sia realmente accaduto. Cresce la di-soccupazione, aumentano i suicidi e i venditori ambulanti. Lo spread

scende, tocca quota 300 nel dicem-bre del 2012, ma le analisi in pro-spettiva prevedono un anno fosco.

VERSO IL 2013

Per il 2013 la Banca d’Italia è co-stretta a rivedere le proprie stime, prevedendo un calo del Pil dell’1% e il presidente della Bce, Mario Dra-ghi, chiede “un taglio dei costi di governo, un calo delle tasse e una gestione degli investimenti per in

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frastrutture”. Cresce il malcontento verso le banche e Beppe Grillo parla dello scandalo del Monte dei Paschi di Siena. Scrive sul suo blog: “Dopo cinque anni, nessuno ha ancora spiegato le ragioni dell’acquisto della banca Antonveneta per dieci miliar-di quando ne valeva tre. Qualcuno ha fatto la cresta? Ci sono delle in-dagini in corso? Dei responsabili?”.

LA CAMPAGNA

ELETTORALE

Si inaugura la campagna elettorale per le Politiche del 24/25 febbraio e Silvio Berlusconi torna in tv dopo una lunga assenza. Il 10 gennaio è ospite di Michele Santoro a Servizio Pubblico: dietro gli schermi nove milioni di italiani. Il cavaliere era dato ormai per spacciato, per scon-fitto, coi sondaggi che lo indicavano ai minimi storici. Ma quel giorno Berlusconi è in grande forma; ritrova l’energia di un tempo, pulisce la se-dia del suo nemico Marco Travaglio e promette l’abolizione e il rimborso dell’Imu. Farà recapitare agli elettori italiani una lettera, la quale recava una scritta cubitale: “Avviso impor-tante rimborso Imu 2012”. Le Poste vengono prese d’assalto; si formano lunghe code agli sportelli, tutti in fila con la missiva di Berlusconi per ottenere il rimborso. La situazione è insostenibile, tanto che i sindaca-ti sono costretti a pubblicare questo comunicato: “Stanno pervenendo agli sportelli delle nostre strutture e dei nostri centri di assistenza fi-scale molti cittadini che hanno ri-cevuto una lettera nella quale uno schieramento politico promette il rimborso Imu 2012 su prima casa e su terreni e fabbricati agricoli. Le scriventi segreterie sindacali infor-mano tutti i cittadini che allo stato attuale non è previsto alcun rimbor-so Imu sulle somme regolarmente dovute secondo l’attuale normativa”.

OBAMA E FRANCESCO

Il venti gennaio negli Stati Uniti Barack Obama è eletto presidente per la seconda volta. Durante il suo discorso d’insediamento parla a fa-vore dei diritti degli omosessuali. L’undici febbraio (anniversario dei patti lateranensi) papa Benedetto XVI, durante il Concistoro per tre canonizzazioni, annuncia le sue di-missioni: “Carissimi fratelli, vi ho convocati a questo Concistoro non solo per le tre canonizzazioni, ma anche per comunicarvi una deci-sione di grande importanza per la vita della Chiesa. Dopo aver ripetu-tamente esaminato la mia coscien-za davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino”. Esattamente un anno prima, il 9 febbraio del 2012, il Fatto Quotidiano aveva dato notizia di un documento, datato 31 dicem-bre 2011, nel quale si annunciava un complotto contro il papa. L’appunto era stato consegnato un mese pri-ma dal cardinale Castrillon, e rife-riva: “Complotto contro Benedet-to XVI, entro dodici mesi morirà”.

LE ELEZIONI POLITICHE E IL PROCESSO

RUBY

Il 24/25 febbraio si tengono le ele-zioni Politiche: è il trionfo di Beppe Grillo. Il suo M5S ottiene il 25,09 percento, la coalizione di centrosini-stra il 29,53 e quella di centrodestra il 29,18. Il 5 marzo muore Chavez per infarto cardiaco. Il suo succes-sore alla presidenza della Repubbli-ca del Venezuela, Nicolàs Maduro, accuserà gli Stati Uniti di avergli provocato il cancro con l’esposizio-

ne a sostanze radioattive; tali accuse verranno respinte da Obama. L’otto marzo Berlusconi è atteso presso il tribunale di Milano dal procurato-re aggiunto Ilda Boccassini per la requisitoria del processo Ruby; pro-cesso nel quale è imputato di con-cussione e prostituzione minorile. Al posto di Berlusconi si presen-teranno i suoi avvocati, muniti di certificato medico, il quale attesta che il loro cliente è ricoverato al San Raffele per una uveite. L’undici mar-zo i parlamentari del Pdl insorgono contro la “magistratura comunista” e occupano il tribunale di Milano. Il 12 marzo si apre il Conclave per l’elezione del successore di Bene-detto XVI e il giorno successivo viene eletto il cardinale argentino Jose Maria Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires; sarà il primo papa della Storia a chiamarsi Francesco.

ANCORA NAPOLITANO

Il venti aprile il parlamento elegge il nuovo, vecchio, presidente del-la Repubblica: Giorgio Napolitano. Grillo, che aveva proposto Rodotà, grida al colpo di Stato. Il 6 maggio muore Giulio Andreotti. Dopo la li-berazione di Roma, su suggerimen-to di Leo Longanesi, cominciò a te-nere un diario quotidiano, nel quale annotava i suoi umori, le sue idee, le sue azioni e i suoi incontri. Quel diario sarà definito come la scato-la nera della prima Repubblica. Il 9 giugno il mondo scopre di essere spiato dall’NSA americana. Veni-vano intercettati dai servizi segreti degli Stati Uniti anche 35 leader po-litici e militari. Il tre luglio l’esercito nazionale egiziano rovescia il regi-me del presidente Mohamed Morsi.

BERLUSCONI CONDANNATO

Il primo agosto Berlusconi viene

condannato: la Corte di Cassa-zione conferma la condanna della Corte d’Appello di Milano, riguar-do al processo Mediaset, a quattro anni di reclusione. Il tre ottobre strage a Lampedusa: un barcone prende fuoco e si ribalta; le vittime tra i migranti saranno 366. Il se-dici novembre Alfano lascia il Pdl e fonda un suo partito, chiamato Nuovo Centro Destra; il ventisette in Senato viene votata la decaden-za di Berlusconi. Bondi e Gasparri, fedelissimi del cavaliere, accusa-no i senatori a vita di tradimento.

ELEZIONI INCO-STITUZIONALI

Il quattro dicembre la Corte Co-stituzionale dichiara che la legge elettorale con cui si è votato per

tre volte alle Politiche (2006, 2008 e 2013) è incostituzionale. Alla no-tizia, l’autore della legge, il leghista Roberto Calderoli ha dichiarato: “Alla buon’ora, io l’ho detto il gior-no dopo che andava cambiata; loro ci hanno impiegato otto anni”. Il giorno successivo muore, all’età di novantacinque anni, il padre della lotta all’apartheid Nelson Mandela.

L'ORA DI MATTEO RENZI

Il 2013 si chiude sotto il segno di Matteo Renzi. Eletto segretario del Partito Democratico l’8 dicembre, promette un ricambio generazio-nale; nel suo discorso d’insedia-mento annuncia: “Questa non è la fine della sinistra, è la fine di un gruppo dirigente della sinistra”. I

vecchi dirigenti sono preoccupa-ti: D’Alema, Bersani, il presidente del Consiglio Enrico Letta; il qua-le, turbato, sbotterà: “Se qualcuno vuole il mio posto lo dica”. Quel qualcuno non tarderà a farsi vivo.

Matteo Renzi. Foto Lettera 43

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IL 1989 E LA TRANSIZIONE ITALIANA

LA CRISI DEL NUOVO SISTEMA POLITICO DA CIAMPI A BERLUSCONI

La crisi istituzionale che stiamo vivendo non è nata dall’oggi al do-mani. A partire dagli anni ‘70 è cominciato un lungo processo di disfacimento delle istituzioni.

IL MURO DI BERLINO

Sono tanti i momenti storici che

hanno portato al crollo del sistema politico e partitico in Italia. Il crol-lo del muro di Berino coincise con la fine del dualismo tra i grandi av-versari storici: la Dc e il Pci, i quali per anni avevano basato la loro po-litica sulla contrapposizione tra cat-tolici e comunisti, tra i due mondi: il mondo dell’est e il mondo dell’o-vest. L’Italia oltre ad essere stata una Repubblica dei partiti è stata anche

una Repubblica della Guerra fredda.

LA CRISI DELLA PRIMA

REPUBBLICA

La crisi della cosiddetta Prima Re-pubblica cominciò dal crollo del ruolo di Roma come garante dell’e-quilibrio tra i due grandi schie-ramenti mondiali. La prima Re-

pubblica si esaurì definitivamente con lo scandalo Tangentopoli, che ha avuto grande impatto dal pun-to di vista mediatico e morale sul-la già malandata politica italiana.

TANGENTOPOLI

Tangentopoli cominciò con la sco-perta di tangenti nella campagna elettorale del 1992 e la chiusura delle urne dopo lo scoppio degli scandali. Il 17 febbraio, a Milano, il socialista Mario Chiesa venne colto in fla-grante mentre riscuoteva una tan-gente. Chiesa rivelò che il sistema delle tangenti era molto più esteso di quanto i pm si aspettassero. Secon-do le sue dichiarazioni, la tangente era diventata una sorta di “tassa” ri-chiesta nella stragrande maggioran-za degli appalti. A beneficiare del sistema erano stati politici e partiti di ogni schieramento, specialmen-te quelli al governo: la DC e il PSI.

LA NASCITA DEI NUOVI PARTITI

Nacquero così i “nuovi partiti”, i quali si imponevano all’opinio-ne pubblica uscendo dagli schemi delle grandi ideologie e del blocco cattolico-comunista che aveva go-vernato per tutta la durata della Pri-ma Repubblica. Nelle elezioni del 1992, i nuovi partiti, in particolare PDS e Lega, conquistavano consen-si, cavalcando l’onda della protesta dei cittadini contro i vecchi partiti e contro la corruzione dell’intera classe governante. In questo siste-ma in crisi emerse la figura di Sil-vio Berlusconi, un imprenditore

già noto ai più per l’aver fondato i canali televisivi Mediaset, che si proponeva di cambiare una clas-se politica corrotta e inefficiente.

LE ELEZIONI DEL 1994

Berlusconi riuscì a vincere le elezio-ni nel 1994, ma il suo governo durò poco e cadde per via di indagini giudiziarie, non scrollandosi di dos-so quell’aria di corruzione che aveva fatto crollare la “Prima Repubblica” dopo le proteste del popolo e dell’o-pinione pubblica. Dopo il governo dell’imprenditore di Arcore si apre così un periodo storico definito di transizione, ovvero quegli anni tra Prima e Seconda Repubblica, che si caratterizzarono per la presenza di Ciampi come Presidente della Re-pubblica e per l’alternanza tra i gover-ni di centrodestra e di centrosinistra.

TRA PRIMA E SECONDA

REPUBBLICA

Un periodo in cui Ciampi si dimo-stra un garante dell’equilibrio tra due schieramenti in guerra violenta tra loro, ancora una volta incapaci di risolvere i problemi del Paese. L’U-livo, la coalizione di centrosinistra nata dal Pds, non seppe governare a causa delle tantissime correnti in-terne al partito e la sinistra mancò così una grande opportunità per di-mostrare al Paese di essere capace di portare il cambiamento. La scelta di molti fu così ancora una volta quel-la di Silvio Berlusconi che si impose per ben due elezioni: 2001 e 2008.

BERLUSCONI AL POTERE

L’ascesa al potere del cavaliere ave-va prodotto una grande frattura nel Paese, sottoposto al bipolarismo

forzato dopo cinquant’anni di pro-porzionale in cui i tanti partiti non solo rappresentavano le varie anime dell’Italia, ma spingevano alla me-diazione tra le forze e quindi evitava-no contrapposizioni esasperate. La “persecuzione giudiziaria”, secondo gli uomini di Forza Italia, puntava a distruggere Berlusconi, che accu-sava così la sinistra di servirsi dei giudici “comunisti” per vincere un duello politico. Dall’altro lato, il cen-trosinistra dichiarava che le leggi del Premier stavano “uccidendo lo Stato di diritto” e che bisognava di-fendere dal “nuovo regime fascista”.

STAMPA E NUOVE

OPPOSIZIONI

Mentre gli intellettuali e i giornali-sti perdevano credibilità e peso nei confronti dell’opinione pubblica, personaggi dello spettacolo assume-vano la figura di veri e propri leader, i quali, come Beppe Grillo, cavalca-vano l’onda dell’antiberlusconismo.

LA CRISI ECONOMICA

La storia recente del nostro Paese è rappresentata certamente dalla situazione economica disastrosa in cui versava l’Italia all’inizio del-la crisi economica mondiale. Nel 2008, mentre comincia l’ultima le-gislatura di Berlusconi, la situazio-ne economica italiana si aggrava in maniera esponenziale con l’ini-zio della crisi economica mondiale che, partita dagli Stati Uniti, rag-giunge anche l’Unione Europea. In estate, l’inflazione raggiunge il +4,1% storico, per poi attestarsi a dicembre ad un +2,2%, comunque in aumento rispetto ai dati del 2007.

MALI ITALIANI

La “Seconda Repubblica”, nata con

Il muro di Berlino due giorni prima di essere abbattuto. Foto di Mario Dondero.

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i governi di centrosinistra, era de-stinata a fallire per l’illegalità diffu-sa, per la troppa penetrazione della mafia, per la vasta evasione fiscale e per la troppo scarsa trasparenza. Tra i mali c’erano anche i costi della po-litica, i conflitti di interesse, i doppi e tripli incarichi dei parlamenta-ri. Incuria, degrado, abbandono e abusivismo edilizio sconciavano il volto del Paese, dove bastava una forte pioggia per provocare frane, straripamenti ai fiumi, inondazio-ni con morti, feriti, sfollati e dan-ni economici ormai insostenibi-li dalle scarse finanze dello Stato.

L'ITALIA E LA STAMPA ESTERA

La stampa estera è utile per analizza-re dall’esterno la situazione italiana ed eclatante fu l’edizione dell’“Eco-nomist”, mensile economico ingle-se, che spiegava il perché Berlusconi era “inadeguato a guidare l’Italia”. In questo quadro problematico, il go-verno Berlusconi compiva i primi cento giorni senza realizzare le pro-messe della campagna elettorale. La “Seconda Repubblica”, che stiamo ancora vivendo, presenta per lun-ghi tratti gli stessi problemi irrisolti della Prima Repubblica. L’Italia ri-mane un Paese di riforme mancate, paralizzate, come se fosse tornato ai

tempi della crisi della Prima Repub-blica, in cui emblematico è il caso della riforma della legge elettorale.

LA LEGGE ELETTORALE

Il cosiddetto “Porcellum” è stato dichiarato incostituzionale dalla Corte dei Conti in questo dicem-bre 2013. Nonostante siano passati due governi e due legislature, quel-le di Monti ed ora quelle di Letta, il parlamento italiano non è ancora riuscito a riformare la legge eletto-rale che causa non solo problemi di governabilità del Paese, ma che sco-raggia anche i cittadini italiani ad andare a votare nelle elezioni, come dimostra l’affluenza sempre più bassa alle urne. Nemmeno le “lar-ghe intese” sono riuscite a calmare un clima burrascoso e da “guer-ra civile” tra partiti e coalizioni.

BEPPE GRILLO E IL MOVIMENTO

CINQUE STELLE

L’arrivo del Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo in Parlamento, con la sua relativa ascesa in termini di voti e di consensi, ha evidenziato come il vento di protesta, di cam-

biamento, di rinnovare un’intera classe dirigente sia fortemente au-spicato dai 9 milioni di italiani che hanno votato il movimento del co-mico genovese. Grillo ha puntato molto della sua campagna elettorale sul problema generazionale. L’Italia infatti viene sempre più descritta come “un Paese per vecchi”, dove gli anziani non solo sono in nume-ro maggiore rispetto ai giovani, ma possiedono spesso più fiducia nel futuro a cause del grande aumen-to della disoccupazione giovanile.

Bettino Craxi. Antonio Di Pietro.

Carlo Azeglio Ciampi.

Silvio Berlusconi.

liano con l’ambizione di diventare sindaco di Mi-lano. Lo pescano mentre ha appena intascato una

bustarella di sette milioni, la metà del pattuito, dal

proprietario di una picco-la azienda di pulizie che, come altri fornitori, deve versare il suo obolo, il 10 per cento dell’appalto che

in quel caso ammontava a 140 milioni.

ENZO BIAGI

La crisi rimane e si riflet-te nell’amministrazione

cittadina. L’amministra-zione era sempre stata un

autentico specchio. Fino a Bucalossi il Comune di Milano era retto da

specchiati galantuomini, che finivano tutti poveri, in miseria, finivano alla Baggina. Gente davvero

di una correttezza esem-plare. Poi sono venuti

gli Aniasi e compagni e guardi qui dove siamo

arrivati: siamo arrivati a Chiesa.

INDRO MONTANELLI

La nostra democrazia è così sgangherata, corrotta

e inefficiente

NORBERTO BOBBIO

Tutto era cominciato un mattino d’inverno, il 17 febbraio 1992, quando,

con un mandato d’ar-resto, una vettura dal

lampeggiante azzurro si era fermata al Pio Alber-

go Trivulzio e prelevava il presidente, l’ingegner

Mario Chiesa, esponente del Partito Socialista Ita-

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LUCA MICHETTI

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L’ETAL’ULTIMO CONFLITTO ARMATO D’EUROPA

L’ETA è stata l’unica organiz-zazione terrorista attiva in Eu-ropa nel ventesimo secolo.

LA NASCITA E L'ATTENTATO A CARRERO

BLANCO

Nata nel 1959 durante la dittatu-ra franchista come organizzazione

separatista, inizia la lotta armata nel 1973 con l’attentato a Carrero Blanco, vicepresidente del governo, a Madrid. Da quel momento l’ETA perde quasi totalmente l’appoggio della popolazione autoctona e quello dell’opinione pubblica internaziona-le, del quale godeva negli anni della dittatura, quando nelle province ba-sche si viveva il nazionalismo come una corrente liberatrice. Il franchi-smo, infatti, obbligando il naziona-lismo basco a scegliere tra l’esilio, il

carcere e la clandestinità, è riuscito a lungo, indirettamente, a favorire la sopravvivenza dell’organizzazione.La Spagna è stato l’unico Pae-se dove fino a pochi anni fa si moriva in nome di un’ideologia.

IL PROBLEMA BASCO

Il cosiddetto “problema basco” con-siste in un conflitto storico e po-

litico che riguarda l’organizzazio-ne territoriale delle sette province bascofone, che si trovano a cavallo tra lo Stato spagnolo e quello fran-cese; unite storicamente nel nome di Euskal Herria (dal basco, “la terra di chi parla l’idioma basco”), di cui l’ETA vuole l’indipendenza. Il fenomeno ETA, infatti, non na-sce con la dittatura, ma ha ori-gini ancestrali legati all’evolu-zione del nazionalismo basco, professato a fine Ottocento da Sa-bino Arana Goiri, fondatore del Partito Nazionalista Basco (PNV).

FEDERICO KRUTWIG

In seguito è stato Federico Krutwig a cementare le basi oggettive del nazionalismo, partendo dall’assun-to secondo cui “il diritto del popo-lo basco alla sua indipendenza si basa esclusivamente nell’esistenza di un’etnia basca, con coscienza propria e volontà di essere libera”. Il suo li-bro, Vasconia, uscito nel 1963, adat-

ta l’ideologia di Arana alle esigenze cambianti della nuova società e, ba-sandosi sull’idea della lotta arma-ta, spinge molti giovani ad entrare nell’ETA, la quale si apre definitiva-mente alle correnti ideologiche pro-gressiste e rivoluzionarie del tempo.L’attentato a Carrero Blanco del 1973 rappresenta il culmine ma an-che l’epilogo del gruppo separatista. Da quel momento l’ETA ha un suc-cesso internazionale senza prece-denti: ma dura poco; neanche un

anno dopo l’attentato al bar “Rolan-do” a Madrid, che costa la vita a una decina di civili, segna l’inizio della sua conversione in gruppo terrori-sta, senza più logica né motivazione.

L'ETA DOPO LA MORTE DI FRANCISCO

FRANCO

Gli attentati continuano anche dopo la morte di Franco (1975) e nella Spagna democratica, a dimostrare che la lotta dell’ETA è sempre e uni-camente incentrata contro lo Stato spagnolo centralista e oppressore, e poco importa che a governare sia un partito o coalizione di destra o di sinistra. Durante il franchismo l’ETA ha ucciso 46 persone, du-rante la democrazia 815. Dal 1968 sino ad oggi, i morti sono in totale 865. Tutte persone morte in nome di una presunta identità negata e di una patria perduta. Vittime di un nazionalismo che ancora oggi non si riesce a sradicare del tutto.Il 20 ottobre 2011 l’ETA, l’organiz-zazione terrorista e separatista ba-sca, annuncia in un comunicato e in un video, trasmesso dal quoti-diano basca Gara, l’abbandono alla lotta armata. Il comunicato sanci-sce la fine della violenza e dell’ul-timo conflitto armato d’Europa.

In 200 anni non c’è stata una sola generazione di baschi

che non abbia conosciuto il carcere, l’esilio, la tortura o la

morte legata alla politicaARNALDO OTEGI

Io voglio essere basco, ma non il basco che alcuni mi dicono

di essere gli uni, o il basco che mi dicono di essere gli altri

RAMON ALZATE

LAURA FOIS

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Portavoce dell’ETA durante un comunicato.

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DISINFORMAZIONE E

GIORNALISMO FINANZIARIOGLI ERRORI

DELLA CARTA STAMPATA NEL RACCONTARE

LA CRISI ECONOMICA

In questo momento storico sembra scontato ma anche doveroso trat-tare di temi riguardanti la finanza.

LA CRISI ECONOMICA

Stiamo assistendo ad una grande crisi economica che ha messo in ginocchio molte nazioni. Parecchi sono gli economisti che hanno af-frontato il problema da un punto di vista tecnico. Ma, per avere un quadro completo delle cause che ci hanno portato a questo punto il parere dell’esperto non basta. Sono diversi punti i vista da prendere in considerazione. Cos’è successo in questi anni? Inizialmente si può pensare che molta sia la responsa-bilità di testate specialistiche come “Il sole 24h” che non hanno pro-mosso una corretta informazione. Ma la responsabilità non può es-sere di uno solo, il problema è più generale e investe tutti gli elemen-ti dell’informazione: dall’opinio-ne pubblica agli organi di stampa.

del venditore, spingendo i proprio clienti a fare investimenti sbagliati solo per mero profitto. C’è un’infor-mazione che invece di denunciare i fatti o non li capisce o ha interessi troppo forti. Infine, c’è un’opinione pubblica quasi dormiente. Eppure gli errori commessi in questo caso resteranno impuniti. I “procacciato-ri di ingenui investitori” se la cave-ranno istituendo un nuovo sistema di regole riguardati l’etica del me-stiere per riacquistare credibilità, la stampa semplicemente si volterà dall’altra parte facendo finta di nul-la e chi ha perso i proprio risparmi? Potrà solo prendersela con sé stesso.

“La storia del giornalismo è la storia di una professione: la sto-ria di uomini e donne che hanno dato vita a un nuovo mestiere, lo hanno reso autonomo da altre figure lavorative, lo hanno fatto crescere in complessità e potere sociale. Oggi gli effetti di questo processo plurisecolare sono davanti agli occhi di tutti: il potere incarnato dal sistema dell’informazione è oggetto di una costante discussione civile che di volta in volta lo esalta o lo demonizza a seconda delle circostanze”

GIOVANNI GOZZINI

Nel cominciare questo percorso, la prima cosa che salta all’occhio, è che la struttura di questa sfera dell’ informazione è piena di falle. Sembra assurdo pensare che pro-prio riguardo un tema del genere, di comune interesse, ci sia una tale confusione generale. C’è un siste-ma bancario che agisce nell’ottica

I DIFETTI DELLA STAMPA

Quindi, l’unica cosa che rimane da fare per capire quali sono i mecca-nismi errati di questo tipo di infor-mazione è analizzare uno ad uno tutti i fattori implicati nella vicenda.

“Promessi Sposi”. Parlare in una lingua non comprensibile a tut-ti per evitare situazioni scomode. Nel nostro caso, spesso nemmeno il giornalista che dovrebbe ripor-tare le notizie ha la corretta chia-ve di lettura. Eppure, anche questa spiegazione è troppo superficiale.

GLI ERRORI DELLE BANCHE

Il primo errore viene commesso dalle banche. Queste infatti han-no un sistema di comunicazione che può essere paragonato a quello di Don Abbondio con Renzo nei

Proteste a Wall Street.

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