17
Estratto da: «LAVORI DELLA SOCIETA ITALIANA DI BIOGEOGRAFlA» Nuova Serie - Vol. V - Anno J974 (pubblicato il 15 Dicembre 1975 ITALO MARCELLINO Opilioni (Arachnida) dell'Arcipelago Toscano + TIPO - LITO VALBONESI - FORLI 1975 ""

Opilioni (Arachnida) dell'Arcipelago Toscano - UFRJmuseunacional.ufrj.br/mndi/Aracnologia/pdfliteratura/Marcellino... · ... i1 materiale studiato non comprende reperti ... , e stata

Embed Size (px)

Citation preview

Estratto da: «LAVORI DELLA SOCIETA ITALIANA DI BIOGEOGRAFlA»

Nuova Serie - Vol. V - Anno J974 (pubblicato il 15 Dicembre 1975

ITALO MARCELLINO

Opilioni (Arachnida) dell'Arcipelago Toscano

+

TIPO - LITO VALBONESI - FORLI

1975""

ITALO MARCELLINO

Opilioni (Arachnida) den 'Arcipelago Toscano

L'Arcipelago Toseano (fig. 1) e eostituito da sette isole prm­cipali di varia estensione (dai 223,52 Km2 dell'Elba ai 2,23 dellapiu piceola, Gorgona), sparse eon orientamento NW-SE nell'altoMar Tirreno tra Corsiea e Toseana, eomprese tra 43° 26' e 42° 15'di latitudine Nord, risultando quindi tra le piu settentrionali de1Mediterraneo oecidentale; oltre a queste isole, l'arcipelago eompren­de anehe diversi isolotti e seogli, di superficie assai piu ridotta.

I dati finora eonosciuti sugli Opilioni dell'arcipe1ago sono piut­tosto searsi, e eonstano di brevi eitazioni riguardanti soltantol'isola d'Elba, sparse nei lavori di PAVESI (1876), ROEWER (1923,1951, 1956 e 1957), CAPORIACCO (1950) e MARTENS (1969);nessuna notizia si ha per le altre isole, tranne ehe per il Giglio,di eui io stesso (MARCELLINO, 1973a) ho reeentemente citato duespeele.

Complessivamente questi dati si riferiseono a nove specie, masu akune di queste, eome diro in appresso, e leeito esprimeredelle riserve; e pertanto eon vivo interesse ehe mi sono dedieatoall'esame di una eollezione di Opilioni raeeolti nell'arcipelago daieari amici, Prof. Paolo TONGIORGI (Istituto di Zoologia ed Anato­mia eomparata dell'Universita di Pisa) e Prof. Poko GIUSTI (1sti­tuto di Zoologia dell'Universita di Siena), ehe qui sentitamenteringrazio per la gradita eollaborazione (1). Anehe se di modestaentira, il materiale inviatomi in studio ha i1 pregio di provenireda diverse isole (pratieamente tutte quelle principali, ad eeeezionedella Capraia edella piu piceola Giannutri) e di esservi stato rae­eolto in periodi differenti dell'anno.

(1) Raccolte effettuate nell'ambito del programma di ricerche sulle popolazioniinsulari, promosso dal C.N.R.

2

L'esame di questa collezione mi ha consentito di confermare lapresenza nell'arcipe1ago (ma- non soltanto all'Elba) di cinque dellespecie gia conosciute e di individuarne altre cinque· non ancoracitate, due delle quali pero non determinabili con precisione a livel-

~

Gorgona

Capraia

0

~() \ <Al> Pianosa

Montecristo

25 km 0

o VOLTEARA

Gig li 0

\)

FIG. 1 - Le prineipali isole dell'Areipelago Toseano. Nella eartina non e eompresaGiannutri, situata a S-E dell'iso1a del Giglio.

10 specifico, data 1a giovanissima eta deg1i esemplari raccolti (i ge­neri cui appartengono non erano comunque noti per alcuna delleisole in oggetto).

Alla 1uce di questi reperti, i1 numero complessivo delle spe­cie di cui si ha notizia per l'arcipe1ago sa1e COSl a quattordici; nellaTabel1a I e indicata la 10ro presenza nelle cinque isole conside­rate e), nella Toscana continentale e nella Corsica.

(2) Come ho gia detto, i1 materiale studiato non comprende reperti relativi aGiannutri e Capraia; nessun Opi1ione e d'altra parte citato nei poehi 1avori ehetrattano 1a fauna araeno10gica di quest'ultima isola (RAZZAUTI, 1917 e CAPORIACCO,1928 e 1950).

3

Il materiale studiato si eonserva nella mia eollezione perso­nale, presso l'Istituto polieattedra di Biologia animale dell'Univer­sira di Catania.

TABELLA 1 - Opilioni dell'Arcipelago Toscano.

(Con un asterisco sono indicate le specie gia citate per l'arcipelago, e fra parentesie indicata la presenza nelle isole in cui esse erano gia state rinvenute).

0....<J)

«l«l

'i:: «lSpecie c u «l

0<J)

0 <l.J ~ Ub{J 0

ib.... 'Vi.... «l C C u

0 ::9 «l 0 <J) ....0 ~ (5 ::E 0 0

~ E-< U------------

Scotolemon doriai Pavesi + + + +Dicranolasma wiehlei Kraus + + +

* Nemastoma argenteolunulatum (Can.) + (+ ) + +,', Nemastoma perfugium Roewer (+ )

Homalenotus buchneri (Schenkel) +1, Lacinius horridus (Panzer) + (+ ) +* Metaphalangium propinquum (Lucas) (+ ) + (+ ) + +* Metaphalangium romanum Roewer (+ )

Opilio sp. + ? ?* Paropilio abstrusus (1. Koch) (+ )* Eudasylobus fulvaster (Sirnon) (+ ) +

Platybunus sp. + ? ?* Nelima doriai (Canestrini) (+ ),', Nelima semproni Szalay + (+ ) + + +

RASSEGNA DELLE SPEeIE

Sottordine Gonyleptomorphi Silhavy'

Famiglia PHALANGODIDAE Simon, 1879

Scotolemol1 doriai Pavesi, 1878

GORGONA (presso il paese), 31.III.1974: 4 ~ ~ . GIUSTI leg.MONTECRISTO (Valle di Collofondo), 17.VI.1966: 1 d - TONGIORGI leg.

La speeie, nota per Francia meridionale, varie loealita tirre­niehe dell'Italia eentrosettentrionale, Corsiea, Sardegna, Sicilia edisole Ponziane, non era mai stata segnalata nell'areipelago Toseano;reeentemente MARTENS (1972) l'ha citata anehe per l'Istria, eherappresenta l'attuale limite orientale della sua distribuzione.

4

5. doriai non e molto frequente all'interno del suo areale e lesue eatture eonsistono semp're di un numero limitato di esemplari;J'habitat prevalente e quello ipolitieo, talora la specie e endogeae si rinviene anehe in grotta.

La geonemia e ehiaramente di tipo nord-mediterraneo oeeiden­tale e l'origine e probabilmente paleotirreniea: gli habitat partieo­lari e le eapaeita di spostamento molto limitate rendono difficileper questa speeie l'ipotesi di un transito attraverso il ponte eorso­toseano. Piu verosimile appare inveee supporre ehe gia prima delPlioeene 5. doriai popolasse l'area della Tirrenide, dove doveva es­sere piu ampiamente diffusa (in eonsiderazione delle eondizioniambientali, allora piu idonee alle esigenze di questa specie), e eheJa sua attuale distribuzione nell'arcipelago e nel sistema sardo­eorso sia un residuo di quella terziaria.

Sottordine Dyspnoi (Hansen & Soerensen)

Famiglia TROGULIDAE Simon, 1879

Dicranolasma wiehlei Kraus, 1959

ELBA (localita Poggio), 19.II.1974: 1 juv. - GIUSTI leg.MONTECRISTO (localid non precisata), 6.1.1974: 1 ~ - GIUSTI leg.

Anehe questa speeie e nuova per Ja fauna dell'arcipeIago To­seano ma, a differenza della preeedente, ha neI Mediterraneo oe­cidentale una piu vasta distribuzione, ehe eomprende, oltre allafascia tirrenica della penisola italiana, quas! tutti i suoi gruppi in­sulari (Sieilia, Sardegna, Eolie, Egadi, Ustica, Ponziane), le regionimeridionali della Spagna e, molto probabilmente, anehe il NordAfriea; in Toseana, D. wiehleI e stato citato (BRIGNOLI) 1968) peruna grotta dell'Argentario.

Diseretamente diffusa nelle regioni suddette, la specie, ehee dotata di esigue eapacita di spostamento, appare in gran partelegata all'ambiente ipolitieo, ma non di rado la si rinviene anehein grotta; la sua geonemia e di tipo mediterraneo-oecidentale. Sem­bra evidente trattarsi di una entita di antiea origine, ehe popolavagia neI Terziario le regioni della Tirrenide, rimanendo residuatanei diversi suoi lembi (non e pero aneora stata reperita in Corsiea).

5

Famiglia NEMASTOMATIDAE Simon, 1879

Nemastoma argenteolunulatum Canestrini, 1872

GORGONA: cava di sabbia, 8.VI.1966: 1 ~ - TONGIORGI leg.; boschetto di pini:4 a a, 6 ~ ~ - TONGIORGI leg.

Gia eonoseiuta per l'arcipelago (Isola d'Elba, ROEWER 1951),la specie e presente in gran parte della penisola italiana, oltre ehein diverse isole mediterranee (Corsiea, Sardegna, Ponza, Capri, Si-

.cilia e Zante) dove ha una buona diffusione, potendosi facilmentereperire nell'ambiente ipolitieo in popolazioni talora numerose; lasua geonemia e pertanto di tipo Nord mediterraneo, ristretta allaporzione centrale del bacino.

N. argenteolunulatum ha probabilmente un'origine paleomedi­terranea, ed avra popolato le molte regioni insulari dove si ritrovaattualmente gia in epoea pre-plioeenica, come possono suggerire ireperti relativi alle isole Jonie. Anehe in questo easo, il tipo dihabitat e le searse possibilita di attivo spostamento rendono poeoverosimile l'ipotesi di Un popolamento del bloeeo sardo-eorso inepoca quaternaria; la presenza della specie nell'areipelago in studio,peraltro non molto eonsistente, dovrebbe pertanto risalite ad unperiodo tardo-terziario.

Nemastoma perfugium Roewer, 1951

Questa specie, da me non riseontrata tra il materiale studiato,e stata deseritta per quattro esemplari raecolti nell'isola d'Elba enon e piu stata ritrovata dopo la sua istituzione. Pertanto, seROEWER ha visto bene e) e se non sono stati eommessi errori dieartellinatura, potrebbe trattarsi di una specie endemiea dell'arci­pelago Toseano (l'unica finora nota tra gli Opilioni), cia ehe po­trebbe deporre aneora una volta in favore dell'esistenza di unaeomponente antiea del popolamento delle isole in studio.

(3) Molte specie di Nemastoma istituite dal ROEWER nella medesima occasione(1951) sono state infatti messe in sinonimia!

6

Sottordine EUPlloi (Hansen & Soerensen)

Famiglia SCLEROSOMATIDAE Roewer, 1910

H omalenotus buchneri (Schenkel, 1936)

PIANOSA: pineta dietro Scuola elementare, 13,VU966: 2 S S, 2 ~ ~ - TON­

GIORGI leg.; localid «I1 Marchese », 21.IX.1966: 1 S - TONGIORGI leg.

La specie, istituita per esemplari provenienti dall'isola di Ischia(Napoli), e stata successivamente segnalata per la penisola Iberica,il Marocco, l'Algeria e le Baleari; essa risulta pertanto nuova perl'arcipelago Toscano, ed i presenti reperti ne costituiscono la se­conda citazione per la fauna italiana.

FIG. 2 - Distribuzione di Homalenotus bucbneri (Schenkel). La freccia indica la sta­zione di Mogador (Marocco).

Anche in questo caso si tratta di specie poco vagile e forte­mente legata all'ambiente lapidicolo; la sua distribuzione (fig. 2)e chiaramente di tipo mediterraneo-occidentale-atlantico.

I dati teste esposti parlano in favore di un'origine antica dellaspecie, forse paleotirrenica, e quindi di popolamento terziario tar-

7

divo; la geonemia attuale, piuttosto diseontinua, pUD interpretarsieome residuale rispetto a quella originaria, rarefattasi notevolmentein epoea quaternaria nelle regioni piu orientali delfareale, eome po­trebbe testimoniare l'assenza di H. buchneri dalla penisola e lamaneanza di reperti fin qui noti per la Sardo-Corsiea.

Famiglia PHALANGIIDAE Simon, 1879

Lacinius horridus (Panzer, 1794)

ELBA (Bagnaia), 19.IX.1966: 1 juv.. TONGIORGI leg.

Gia nota per la fauna dell'areipelago Toseano (Isola del Giglio,MARCELLINO 1973 a), la specie e presente in gran parte dell'Euro­pa, tranne ehe nella penisola Iberiea e nella Franeia eentro-oeci­dentale, ed e abbastanza diffusa in Italia, sia nella penisola ehe invarie sue isole (Sardegna, Sicilia, Eolie); non sono finora eonosciutireperti riguardanti la Corsiea.

Si tratta pertanto di speeie a geonemia europea, dalla valenzaeeologiea piuttosto ampia, dotata di buone eapacid di spostamentoeben diffusa alfinterno del suo areale, addirittura banale in tuttala regione appenniniea; senz'altro reeente quindi la sua eolonizza­zione dell'arcipelago in studio attraverso il ponte eorso-toseano,probabilmente durante il periodo in eui giunsero all'Elba i Mam­miferi quaternari, quando eioe la Corsiea era gia separata, eomesuggerirebbe l'assenza di 1. horridus da quest'isola.

Metaphalangium propinquum (Lucas, 1847)

ELBA (Il Volterraio), 19.IX.1966: 1 ~ - TONGIORGI leg.PIANOSA: pineta dietro Scuola elementare, 13.VI.1966: 1 e - TONGIORGI leg.;

localita imprecisata, 14.VI.1966: 4 ~ <j>, 7 juv. - TONGIORGI leg.GIGLIO (localita non precisata), 11.VI.1974: 1 ~ - GIUSTI leg.

Anehe questa specie, molto eomune e diffusa in tutta la re­gione mediterranea, era gia nota per l'arcipelago (Isola d'Elba, PA­VESI 1876, ROEWER 1923, ed Isola del Giglio, MARCELLINO1973 a); pratieamente senza eeeezioni la si ri trova anehe in tuttele isole italiane, grandi e pieeole, eome pure in Corsica e nelleisole Maltesi.

La speeie, ehe predilige le regioni aride e relativamente ealde,non appare molto legata all'ambiente ipolitieo, dove pur la si rin,viene, ma e piu frequentemente epigea, anzi e spesso facilmente

8

reperibile su fusti 0 sulle infioreseenze di varie piante (soprattuttosui eardi ed altre xerofite); la sua geonemia e franeam,en te eireum­mediterranea. Il suo popolamento dell'areipe1ago in questione puaessere interpretato in diversi modi: aparte il easo limite (ma nonimpossibile) di una sua introduzione passiva, si potrebbe pensaresia ad una eolonizzazione antica, preplioeeniea, eome dimostrerebbela sua presenza in tutte le isole gia faeenti parte dell'area dellaTirrenide, sia ad un popolamento piu reeente, avvenuto all'epoeadell'emersione quaternaria ehe determina le eonnessioni territorialitra Corsiea e Toseana, evenienza possibile in eonsiderazione delleidonee eondizioni ambientali edella grande vagilita della specie;l'ipotesi di una presenza terziaria sembra pera essere piu aecetta­bile, se si pensa anehe alla buona diffusione ehe M. propinquumdimostra nell'arcipe1ago.

Metaphalangium romanum Roewer, 1923

CAPORIACCO (1950) ha citato per l'isola d'Elba questa speeie,ehe non ho reperito tra il materiale da me esaminato; aparte ilfatto ehe gli esemplari citati erano due femmine (la determinazionespecifiea dei Phalangiidae e sovente insieura per questo sesso ), per­sonalmente nutro diversi dubbi sulla stessa validita della speeie inoggetto, in quanto la sua distinzione da M. propinquum e statafatta (ROEWER) 1923) sulla base di earatteristiehe (numero didentelli delle lamine sopraehelieerali e de1 tuber oeulorum, spinu­lazione dei ehe1ieeri e dei pedipalpi, ete.) ehe in quest'ultima speciesono notoriamente molto variabili. Ritengo pertanto azzardato trar­re qualsiasi deduzione biogeografica da questa uniea citazione perl'arcipe1ago; ammesso ehe si tratti di una buona specie, M. romanume stato menzionato per Roma (loeus typieus) e per poche altre sta­zioni italiane (Romagna, Leuca, Rodi Garganieo ed Isole Tremiti)nelle quali e stato citato da CAPORIACCO (1949 e 1953).

Opilio sp.

GIGLIO (localitli non precisata), 11.VI.1974: 1 pullus - GIUSTI leg.

Di questo genere non si eonosee alcuna eitazione relativa all 'ar­cipe1ago, ed il preeoeissimo stadio di sviluppo dell'unieo esemplareraeeolto non ne eonsente la determinazione speeifiea; gli unici Opilio

9

citati per le regioni toseane meno distanti dall'areipelago sono O. pa­rietinus (De Geer) ed O. saxatilis C. L. Koch, ma non e da esc1u­dere la possibilira che si tratti di altra speeie, come ad esempioO. zangherii Spoek, presente in varie loealita dell'Appennino cen­trale, oppure O. aspromontanus Gruber, nota per vari gruppi in­sulari piu meridionali (Isole Pontine, Eolie, Egadi, Maltesi), oltreehe per l'Aspromonte e la Sicilia.

Paropilio abstrusus (L. Koch, 1882)

Anehe questa speeie e stata eitata da CAPORIACCO (1950) perl'isola d'Elba; in tale oeeasione l'Autore ha osservato ehe l'unieoesemplare studiato (1 Ö', raeeolto nel mese di luglio ad Ottone,presso Portoferraio, tra le piante di un terreno eoltivato) «corri­sponde perfettamente alla deserizione di Röwer, per avere due spi­nule sulle lamine alla base dei ehelieeri, femori molto spinosi eduna linea bianea dorsale».

10 non ho reperito esemplari di questa specie nella collezionestudiata, e non sono del tutto eonvinto della determinazione diCAPORIACCO) in quanto le caratteristiche eon le quali tale Autoreha giustifieato la sua diagnosi possono benissimo riferirsi anehe algenere Metaphalangium) ehe da Paropilio differisee essenzialmenteper avere il 10 paio di zampe piu robusto delle altre (almeno se­condo la sua attuale definizione). Un Metaphalangium che avessepertanto un limitato sviluppo del 10 paio di zampe edella spinula­zione di cheliceri e lamine soprachelicerali, sulla base di questi solicaratteri potrebbe essere facilmente scambiato eon P. abstrusus.Caratteristiche siffatte non sono infrequenti in M. propinquum) ehea tale riguardo presenta anzi una elevata variabilita; tra l'altro,anche l'habitat piu sopra indieato per il reperto di Ottone eabituale per M. propinquum) soprattutto durante i periodi piu caldi,ciü che potrebbe per l'appunto eoineidere nel nostro caso.

Se si eccettua la eitazione per l'Elba sopra riportata, non esi­stono dati sulla presenza di P abstrusus in Italia (4): attualmentela specie e nota soltanto per akune localira di Mallorca e Menorca(1sole Baleari).

(4) Un'altra citazione e dovuta a RAMBLA (1972), ehe seguendo l'erronea indi­eazione di ROEWER (1912), menziona la specie per la Sieilia: nell'isola e inveeepresente un'altra speeie, Paropilio abruptus (Kollar, 1911).

10

Eudasylobus ·fulvaster (Simon, 1882)

Segnalata per I'EIba da ROEWER (1923 e 1956) e da CAPO­RIACCO (1950), ehe ne ha menzionato una eoppia raeeolta in 10­eaIita Poggio, a m 600 s.l.m., questa speeie e nota per Italia nord­oeeidentale e eentraIe, Sieilia e Sardegna; e stata altreSI eitata daROEWER ~ 1956) per Ia Calabria, senza a1cun preciso riferimentoalla Ioealita di raeeolta.

E. fulvaster appartiene ad un genere eomprendente diversi en­demismi (sei 0 sette) nelle regioni alpino-appenniniehe e tirreniche,e sembra avere una distribuzione diseontinua (non e aneora notainfatti per la porzione della penisola eompresa tra Umbria e Basi­licata) ehe e all'incirea di tipo tirrenico-appenninieo. Potrebbe per­tanto trattarsi di eIemento sopravvissuto dal Terziario, ehe in tempipiu recenti avrebbe allargato la sua geonemia verso Nord (la speciee presente in a1cune stazioni delle Alpi oecidentali), ma si puoanehe pensare ad un differenziamento in 10eo neI territorio appen­ninieo e ad un transito piu reeente verso I'arcipeIago, quando I'EIbaera aneora connessa eon la Toseana; per una definizione deI proble­ma, quanto mai opportuna appare pero la revisione delle specieitaliane eongeneri e la verifiell delI'esattezza dei Iora reperti.

Platybunus sp.

MONTECRISTO (localita non precisata), 6.1.974: 1 pullus . GIUSTI leg.

Non si eonoseono finora Platybunus per a1cuna delle isoleitaliane, e l'esemplare indieato e troppo giovane per potersi identi­fieare a livello speeifieo.

Tra le specie viventi nella penisola in regioni prossime al­l'areipeIago in studio si possono eitare P. pinetorum (C. L. Koch),ehe TROS SARELLI (1943) ha citato per la Liguria, e P. nigrovittatusSimon, nota per Alpi Marittime e Corsiea, ehe CAPORIACCO hareperito in Romagna (1949) e Casentino (1936).

Nelima doriai (Canes trini, 1871)

Specie gia eonoseiuta per l'arcipelago in seguito ad una cita­zione di MARTENS (1969) per I'EIba, abbastanza diffusa nelleregioni mediterranee oecidentali, ma presente anehe in qualche sta-

I I

ZlOne adria tiea (Chioggia, Rovigno) e sul Caueaso; non se ne eono­seGno stazioni a Nord della eatena alpina.

Pur eOS1 ampiamente diseontinua, la geonemia attuale diN. doriai puo rientrare nel tipo mediterraneo-oecidentale e puo farsupporre una probabile derivazione terziaria della speeie, ehe inque1 periodo avra trovato eondizioni climatiehe piu idonee delleattuali per la sua diffusione in tutte le regioni mediterranee; lariduzione quaternaria della geonemia non sembra avere interessatoi territori tirrenici, se si eeeettua forse la Corsiea, dove MARTENS(1.e.) ha distinto due speeie (N. ponticoides e N. recurvipenis), pri­ma di allora eonsiderate dal ROEWER (1957) eome una medesimaentita, per l'appunto N. doriai.

Nelima semproni Szalay, 1951

GORGONA: localita non precisata, 8.VI.1966: 1 ~ - TONGIORGI leg.; cava di sab­bia, 8.VLI966: 1 ~ - TONGIORGI leg.; boschetto di pini, VI.1966: 1 Ö',

2 juv. - TONGIORGI leg.; presso il paese, 31.III.1974: 1 juv.. GruSTI leg.;Cala Scirocco, 31.III.1974: 1 juv.. GruSTI leg.

MONTECRISTO, localita non precisate: 15.VI.1.966: 1 pullus - TONGIORGI leg.;6.1.1974: 1 ~, 2 juv. - GruSTI leg.

GIGLIO (localira non precisata), Il.VI.1974: 1 Ö' - GruSTI leg.

Specie gia eonoseiuta per l'arcipelago, essendovi stata segna­lata per l'Elba da CAPORIACCO (1950, sub N. silvatica) 1 ~) e suc­eessivamente reperita nella stessa isola da MARTENS (1969, 4 J J ,3 ~ ~, 2 juv., raecolti in loealita Calanehe nel mese di agosto am 600 s.l.m.); da me eitata anehe per Appennino eentrale e Liguria(MARCELLINO) 1971 e 1973 a), N. semproni e nota per diverseloealita della Germania, Austria, Jugoslavia, Ungheria e Ceeoslo­vaeehia.

La specie, ehe sembra preferire biotopi di c1ima non eeeessi­vamente freseo ed e dotata di buone possibilita di spostamento,ha manifestamente una geonemia di tipo medio-europeo-appenninico;si puo quindi facilmente supporre ehe dai territori eentroeuropei,ove e da ricerearne presumibilmente l'origine, N. semproni siapervenuta nella penisola durante il Quaternario, spingendosi adüvest fino all'entroterra ligure e raggiungendo piu a Sud l'arcipe­lago (attraverso il ponte eorso-toseano) ed i rilievi appenniniei delVe1ino e degli Ernici (ehe ne segnano il limite meridionale dellageonemia).

I 2

CONSIDERAZIONI FAüNISTICHE E BIOGEOGRAFlCHE

I dati sull'opiliofauna delle isole toseane finora in nostro pos­sesso non possono eertamente ritenersi eompleti e, meno ehe mai,definitivi; aparte la maneanza assoluta di notizie su Capraia eGiannutri e sugli isolotti minori (Palmajola, Cerboli, Formiehe diGrosseto, Seoglio d'Affriea, ete.), mi sembra invero troppo bassoil numero di speeie rilevato ad esempio a Pianosa nei eonfrontidi quello della piu pieeola Gorgona (ehe fra l'altro e meno rieea diambienti), la quale a sua volta ospitera una fauna piu varia di quellaehe appare dalla tabella I.

In effetti, se si esclude l'Elba, i reperti delle diverse isolesono frutto di rieerehe fatte in periodi non equivalenti dell'anno,e eioe in Gennaio (Monteeristo), Marzo (Gorgona) e Settembre(Pianosa); soltanto nel mese di Giugno sono stati raeeolti Opilioniin tutte le isole eonsiderate, eia ehe impone una eerta eautela neltentare di stabilire affinira 0 diseordanze tra le faune dei diversiterritori insulari.

In prima approssimazione, possiamo eomunque individuareuna qual eerta eorrispondenza tra superfieie delle isole e numero dispeeie, se si eeeettua il easo di Pianosa, piu sopra esposto; nonsempre inveee il numero delle speeie in comune tra due iso1e eproporzionale alla loro reeiproea distanza. COS1 ad esempio, 'nessunaspeeie e eomune a Pianosa e Monteeristo, ehe sono abbastanza viei­ne, mentre due sono eomuni all'Elba ed alla Gorgona (separate dauna distanza piu ehe doppia), e 10 stesso numero si ha eonfron­tando quest'ultima isola eon quella di Monteeristo, ehe sono traloro molto piu distanti; lungi dall'indieare strane affinita 0 diseor­danze faunistiehe tra le isole, anehe questi dati confermano, a mioavviso, l'insufficienza dei reperti finora noti.

Confronti eon i territori vieini mostrano eom'era faeilmenteprevedibile, una evidente eorrispondenza eon 1a fauna della Toseanaeontinentale, dove si ritrova una buona meta delle speeie viventi(0 eomunque eitate) nell'areipelago, se non piu, eonsiderando ledue forme non speeifieamente determinate; tale eorrispondenza emassima per la Gorgona (tutte le sue speeie sono presenti in To­seana), il Giglio e Monteeristo. Nel eonfronto eon la Sardegna siha una analoga eorrispondenza eomplessiva (50 % delle speeie), ehe

13

e masslma per l'Elba (delle sue dieei ,specie, sei sono presenti inSardegna); identieo il eonfronto eon la Sicilia, dove sono presentile stesse specie dell'areipelago ehe fanno parte della fauna sarda.

Molto searso e inveee il numero degli Opilioni presenti anehein Corsiea (vedi Tab. 1): appena tre delle quattordici specie eitateper l'arcipelago (due delle quali piuttosto eomuni, se non banali)vi sono infatti sieuramente presenti, eio ehe potrebbe suggerireuna quasi assoluta maneanza di affinita tra i due territori, a dispettodella loro estrema vicinanza.

Questo fatto non dovrebbe eeeessivamente stupirci, se si eon­sidera ehe il popolamento delle due regioni insulari ha origini nonneeessariamente identiehe (eome e nota per altri gruppi animali, cisono anzi parecehie evidenze dimostranti ehe le isole toseane hannorieevuto eontingenti appenniniei 0 europei quando la Corsiea eragia isolata), ma oeeorre tuttavia rieordare ehe l'opiliofauna eorsa,benehe annoveri un disereto numero di specie (tra le quali nume­rosi endemismi), non puo dirsi finora ben conosciuta; non possia­mo d'altra parte esc1udere ehe nel nostro arcipelago siano presentiforme non aneora reperite ehe possano attenuare la discordanzafaunistiea tra i due territori, emergente dai dati attualmente di­sponibili.

TABELLA lI-Tipi di geonemia degli Opilioni dell'Arcipelago Toscano

A) Specie a distribuzione mediterranea:

1) Circum-mediterranea Metaphalangium propinquumHomalenotus huc!meri (medit. occ. atlantica)Nelima doriai (piu Caucaso)

2) Mediterr. occidentale Scotolemon doriai (nord-medit. occidentale)Dicranolasma wiehleiParopilio abstrusus

3) Nord medit. centrale Nemastoma argenteolunulatum

B) Specie a distribuzione europea:

Lacinius horridusNelima semproni (medio-europeo-appenninica)

C) Specie italiane:Eudasylobus fulvaster (tirrenico-appenninica)Metaphalangium romanttIn (da accertare)Nernastoma perfugium (endemica dell'arcipelago)

Nella tabella II figurano i tipi di geonemia delle specie finoranote per l'areipelago: eome si pUD agevolmente evidenziare da que­sto quadro, il tipo di gran lunga prevalente e quello degli elementia distribuzione mediterranea (ehe eomprende piu della meta dellespecie), cinque dei quali sono piu 0 meno strettamente gravitantiattorno al settore occidentale (in buona parte del quale sono pe­raltro presenti anehe le altre due eomprese nella eategoria A). CiDnon e ovviamente senza signifieato qualora si vogliano traeciare,sia pure per sommi capi, le grandi linee del popolamento di Opilionidell'arcipelago, ma mi sembra piuttosto un'evidenza dell'antiehita didiversi insediamenti; tale cireostanza appare aneor piu evidente sesi tien eonto della presenza di una forma esclusiva (N. perjugium)ehe difficilmente potrebbe eonsiderarsi un neoendemismo) e se sieontrappone alla searsita di dementi pervenuti nelle nostre isolein tempi piu reeenti e).

A questo medesimo proposito, va rieordato ehe risultano at­tualmente seonosciuti nell'areipelago diversi elementi di origineeuropea [eome ad esempio Nemastoma dentigerum Canestrini, Mito­stoma chrysomelas (Hermann), Astrobunus laevipes (Canestrini),Odiellus spinosus (Bose)] ed altre speeie invasive ad ampia geone­mia e valenza ecologiea, ehe sono vieeversa abbastanza eomuni nel­la penisola italiana [in qualche easo addirittura banali, eome glioloartici Phalangium opilio Lin. e Mitopus morio (Fabrieius)], eehe sembrano mancare anehe dalla Corsiea (tranne forse O. spino­sus) e dalla Sardegna (eeeettuato P. opilio). Anehe se attualmentein qualcuna delle isole toseane non maneano ambienti adatti adospitare queste specie, tuttavia pUD ritenersi ehe le eondizioni eli­matieo-ambientali esistenti nella regione durante i periodi piu re­eenti di eonnessione territoriale eon la peniso1a non abbiano per­messo a questi elementi di insediarvisi durante la loro avanzataverso Sud, mentre piu agevole sara stata indubbiamente la loroeolonizzazione delle regioni appenniniche, piu fresehe e meno aride.

Mi sembra pure indieativo il fatto ehe queste specie manehinoanehe dag1i altri gruppi insulari piu meridionali, quali le Ponziane,1e Eo1ie, Egadi e Pelagie, di eui ho avuto modo di oeeuparmi inmiei preeedenti lavori (MARcELLINo) 1973 b e 1974), e ehe in

(5) Le specie per Ie quali e Iogico pensare ad una piu recente colonizzazionedell'arcipelago sono soltanto due (1. horridus e N. semproni).

questi arcipelaghi si ritrovino invece tutti gli elementi della Pluantica componente (mediterranea) delle isole toscane, ad eccezionedi P. abstrusus ed H. buchneri (questa ultima specie e pero presentead Ischia); tale considerazione potrebbe deporre in favore di unacerta analogia delle origini del popolamento dei diversi arcipelaghiin oggetto.

SUMMARY

Ten species of Phalangids collected in various 1slands of the Tuscan Archi­pelago (Italy) have been diagnosed by the Author, three of which (Scotolemondoriai Pavesi, Homalenotus buchncri (Schenkel), Dicranolasma wiehlei Kraus) arenew for this region; other four species reported by the preceding AA. are listedand discussed.

The geographical distribution, both general and in 1taly, of the single speciesis traced, with particular consideration for the next regions (Corsica and Tuscany):man)' species have mediterranean distribution (in a broad sense), one appears tobe endemie of the Elba 1sland (Nemastoma perfugium Roewer), and only twospecies [Lacinius horridus (Panzer) and Nelima semproni Szalay] have an europeandistribution.

Of all the species, some brief considerations on their habitat preferences andprobable peopling of the Tuscan Archipelago are also made.

The presence of many species with W-mediterranean geonemy, and thescarcity of recent invasive elements suggests the hypotesis of a largely prequaternaryphalangids peopling in these 1slands.

J3IBlI0GRAF1A

BRIGNOLI P. M., 1968 - Note su Sironidae, Phalangodidae e Trogulidae italiani, ca­vernicoli ed endogei (Opiliones). - Fragm. entom. 5 (3), pp. 259-293.

CAPORIACCO L. di, 1928 - Aracnidi della Capraja. - Boll. Soc. Entom. I tal., Genova,60 (8), pp. 124-127.

- 1936 - Saggio sulla fauna aracnologica deI Casentino, Val d'Arno Superioreed Aha Val Tiberina. - Festschrift E. Strand, I, pp. 326-369.

- 1949 - L'aracnofauna della Romagna in base alle raccolte Zangheri. - Redia,34, pp. 237-288.

- 1950 - Aracnidi dell'isola d'Elba edella Capraia. - Monit. Zool. Ital., 58,pp. 8-15.

- 1953 - Aracnidi Pugliesi. - Mem. Biogeogr. Adriatica, 2, pp. 63-94.GRASSHOFF M., 1959 - Ueber Homalenotus und Parasclerosoma (Arachn., Opiliom.s­

Palpatores). - Senck. Bioi., 40, pp. 283-288.MARCELLINO 1., 1971 - Opilioni (Arachnida) dell'Appennino centrale. - Lavori Soc.

Ital. Biogeografia, Nuova Serie, 2, pp. 401-422.- 1973 a - Notizie su Opilioni (Arachnida) italiani e dell'Alto 1sonzo.. Ann.

Mus. Civ. St. Nat., Genova, 79, pp. 191-205.- 1973 b - Opilioni (Arachnida) delle Isole Eolie ed Egadi. - Lavori Soc. Ital.

Biogeografitl, Nuova Serie, 3, pp. 327-339.- 1974 - Su alcuni Opilioni (Arachnida) delle 1sole Ponziane. - Fragm. entom.

(in stampa).

16

MARTENS J., 1969 - Mittel- und südeuropäische Arten der Gattung Nelima (Arachnida,Opiliones: Leiobunidae). - Senck. Biol., 50 (5/6), pp. 395-415.

- - 1972 - Ausobskya athos, der erste Krallenweberknecht aus Griechenland (Opi­liones, Phalangodidae). - Senck. Biol., 53 (5/6), pp. 431-440.

PAVESI P., 1876 - Le prime crociere deI Violante, etc. - Ann. Mus. Civ. St. Nat.Genova, 8, pp. 407-45l.

RAMBLA M., 1972 - Opiliones (Arachnida) de las Baleares. - Rapp. Comm. Int. Mer.Medit.} 21 (3), pp. 89-92

RAZZAUTI A., 1917 - Contributi alla conoscenza delle Isole Toscane. 1. Isola diCaprai3. Atti Soc. Tosc. Sc. Nat., 31} pp. 192-224.

ROEWER C. F., 1912 - Revision der Opiliones Palpatores, II. Familie der Phalangiidae.Abh. Gebiete Naturw. Ver., Hamburg, 20 (1), 295 pp.

- 1923 - Die Weberknechte der Erde. - G. Fischer} Jena, 1116 pp.- 1951 - Ueber Nemastomatiden. - Senck. Biol., 32 (1/4), pp. 95-153.- 1956 - Ueber Phalangiinae (Phalangiidae, Opiliones Palpatores) - Weitere We-

berknechte XIX - Senck. Biol., 37 0/4), pp. 247-318.- 1957 - Ueber Oligolophinae, Caddoinae, Sclerosomatinae} Leiobuninae, Neopi­

lioninae und Leptobuninae (Phalangiidae, Opiliones Palpatores) - Weitere We­berknechte XX - Senck. Biol.} 38, pp. 323-358.

TROSSARELLI F., 1943 - Contributo allo studio degli Opilionidi italiani. - Boll. Soc.Entom. Ital.} Genova, 75 (5), pp. 49-54.

Indirizzo dell'autore: hALO MARCELLINO - Istituto Policattedra di Biologia Animaledell'Universita di Catania. - Via Androne, 81 - 95124 Catania