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MICHELE D’ANDREA PALLE GIRATE E ALTRE STORIE COSE CURIOSE DELLA GRANDE GUERRA La Grande Guerra è anche un immenso forziere di curiosità, aneddoti, personaggi e oggetti insoliti, come le «palle girate» (o «pallottole rovesciate»), che hanno dato origine a un modo di dire entrato nel linguaggio comune. Nel centenario del ’15-‘18 c’è lo spazio per raccontare il lato meno conosciuto del conflitto, quello vissuto dagli uomini e dalle donne che attraversarono, loro malgrado, la tremenda bufera. Vicende di morte ma anche di vita, perché il conflitto spostò sulla linea del fronte la vita quotidiana con il suo corollario d’eroismo e paura, volontà e casualità, umorismo e dolore. Una settantina di bozzetti spesso sorprendenti con un prezioso corredo d’immagini inedite proveniente da archivi pubblici e privati: un cammino nella storia “vera” che nessun libro ha mai mostrato. Libro 112 pagine formato 13x21 b/n BK1261 ISBN 9788898840915 Prezzo al pubblico € 8,90

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MICHELE D’ANDREA

PALLE GIRATE E ALTRE STORIE COSE CURIOSE DELLA GRANDE GUERRA

La Grande Guerra è anche un immenso forziere di curiosità, aneddoti, personaggi e oggetti insoliti, come le «palle girate» (o «pallottole rovesciate»), che hanno dato origine a un modo di dire entrato nel linguaggio comune. Nel centenario del ’15-‘18 c’è lo spazio per raccontare il lato meno conosciuto del conflitto, quello vissuto dagli uomini e dalle donne che attraversarono, loro malgrado, la tremenda bufera. Vicende di morte ma anche di vita, perché il conflitto spostò sulla linea del fronte la vita quotidiana con il suo corollario d’eroismo e paura, volontà e casualità, umorismo e dolore. Una settantina di bozzetti spesso sorprendenti con un prezioso corredo d’immagini inedite proveniente da archivi pubblici e privati: un cammino nella storia “vera” che nessun libro ha mai mostrato.

Libro 112 pagine formato 13x21 b/n BK1261         ISBN  9788898840915         Prezzo  al  pubblico  €  8,90  

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Alcuni estratti dal libro “PALLE GIRATE E ALTRE STORIE” LA GIOVINEZZA DI «GIOVINEZZA»

Tutti la identificano con l’inno del fascismo, ma «Giovinezza» nacque nel 1909 negli ambienti universitari con il titolo «Il commiato». A comporla due ventenni, il commediografo Nino Oxilia, classe 1889, giornalista, scrittore e precocissimo regista cinematografico, e il musicista Giuseppe Blanc, che così ricorda l’episodio:

(…) vennero a casa mia alcuni amici laureandi. Era mezzogiorno, ma io dormivo ancora. Mi obbligarono ad alzarmi, spiegandomi che quella sera stessa ci sarebbe stata, al ristorante Sussambrino in via Po, una cena nella quale i laureandi avrebbero dato l’addio agli studi. Occorreva una canzone: dovevo comporla immediatamente. E i versi? Gli amici suggerirono di ricorrere a Camasio, ma io preferii Oxilia, che era di facilissima rima. Passammo il pomeriggio insieme, Oxilia ed io, a fare e disfare versi, a tempestare sul piano, e alla sera l’inno era pronto. Al ristorante Sussambrino fu cantato per la prima volta ed ebbe un grande successo. Lo stampò l’editore Gori, di piazza Castello, mettendoci in copertina un classico disegno di Golia, pseudonimo di Eugenio Colmo, uno dei migliori cartellonisti che l’Italia abbia avuto.

23. Lo spartito de Il commiato (1909).

Son finiti i giorni lieti degli studi e degli amori, o compagni, in alto i cuori, il passato salutiam.

È la vita una battaglia, è il cammino irto d’inganni; ma siam forti, abbiam vent’anni, l’avvenire non temiam.

Giovinezza, giovinezza, primavera di bellezza, della vita nell’asprezza il tuo canto squilla e va.

Stretti stretti sotto braccio d’una piccola sdegnosa, trecce bionde, labbra rosa, occhi azzurri come il mar;

Ricordare, in primavera, i crepuscoli vermigli, tra le verdi ombre dei tigli i fantastici vagar.

Giovinezza, giovinezza… Salve, nostra adolescenza; te commossi salutiamo,

per la vita ce ne andiamo, il tuo riso cesserà. Ma se un dì udremo un grido dei fratelli non redenti

alla morte, sorridenti, il nemico ci vedrà. Giovinezza, giovinezza…

All’inizio, il canto rimase circoscritto in ambito torinese. L’instancabile Oxilia, d’altra parte, si era subito messo a scrivere con Sandro Camasio la commedia «Addio giovinezza», che debuttò nel 1911 al Teatro Manzoni di Milano e che conobbe uno straordinario successo ispirando un’operetta musicale e ben quattro film.

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24. Nino Oxilia

La svolta avvenne quando Giuseppe Blanc fece conoscere la canzone al mondo militare e, precisamente, ai partecipanti al corso di sci del 1909-1910 a Bardonecchia. Fu allora che l’autore intervenne eliminando alcune difficoltà tecniche nel passaggio dalla strofa al ritornello, proprio per rendere più assimilabile il canto ai cori e alle fanfare militari. Di lì il successo fu inarrestabile. Ribattezzata «Giovinezza», divenne l’inno prima degli sciatori e poi degli stessi Alpini al tempo della guerra di Libia.

Fu poi adottato dai socialisti interventisti di Filippo Corridoni, morto sul Carso nel 1915 (Sventoliamo al sol di maggio/ il vessillo redentore,/Su, compagni, su coraggio,/della lotta suonan l’ore) e passò poi alle prime formazioni di Arditi, che ne fecero il loro canto di battaglia:

Allorché dalla trincera Suona l’ora di battaglia,

Sempre primo è fiamma nera Che terribile si scaglia.

Dopo la guerra, «Giovinezza» fu il canto dalle squadre fasciste, in differenti versioni, sino all’edizione definitiva del 1925 scritta da Salvator Gotta, che lasciò intatto il ritornello del 1909, e pomposamente intitolata Inno Trionfale del Partito Nazionale Fascista.

Giuseppe Blanc continuò, fra alti e bassi, la sua attività musicale firmando, tra l’altro, alcuni noti canti del regime. Lo ritroviamo, nel 1942, Console generale e Ispettore delle bande e dei cori della Milizia Volontaria della Sicurezza Nazionale.

Diverso fu il destino di Nino Oxilia. Tenente della Milizia Territoriale inquadrato nel 7° Reggimento artiglieria da fortezza, morì il 18 novembre 1917 sul Monte Tomba quando la sua batteria fu centrata in pieno da una cannonata tedesca. Fu decorato di una medaglia d’argento al valor militare.

25. Nino Oxilia al fronte.

La fotografia del suo corpo composto sul terreno e coperto dalla bandiera tricolore resta, nella sua tragica bellezza, una fra le immagini più emblematiche della Grande Guerra.

26. Il corpo di Nino Oxilia coperto dal Tricolore.