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PARCHI - RISERVE NATURALI - BOSCHI - LAGHI NEL LIBERO CONSORZIO DI ENNA Ph: Giuseppe Maria Amato I grandi viaggiatori dei secoli scorsi percorrendo le insicure strade della Sicilia centrale restavano meravigliati di quanta autentica bellezza quella terra mostrava loro. Di quella meraviglia hanno scritto pagine e pagine nei loro diari che ancora oggi ci sorprendono quando li leggiamo. In tale contesto paesaggistico le aree naturali, stanno acquisendo una visibilità continuamente in crescita. Spesse volte, siamo indotti alla ricerca di paradisi lontani, boschi e località in cui trascorrere vacanze in assoluto relax e non ci accorgiamo che proprio fuori dalle mura dei nostri paesi c'è una natura rigogliosa che aspetta soltanto di essere scoperta. L'Amministrazione Provinciale, tramite l'Assessorato al Territorio e Ambiente, per anni ha lavorato per attivare uno strumento di tutela attiva e di valorizzazione delle risorse naturali e paesaggistiche del nostro territorio attraverso la costruzione di un sistema ambientale di rete ecologica provinciale coordinando tra loro le aree naturali protette e gli altri ambienti meritevoli di attenzione naturalistica, elevando così di fatto, la qualità dello sviluppo e l'efficacia dei servizi territoriali. Per questi motivi, si cerca di tutelare i nostri boschi, i nostri laghi, i nostri fiumi e tutte le specie, animali e vegetali, che essi ospitano. La trasformazione di parte del nostro territorio in riserve naturali è importantissima perchè può dare un inedito slancio all'economia e allo sviluppo della nostra provincia con iniziative imprenditoriali, soprattutto giovanili, legata alla sostenibilità delle risorse e allo sviluppo di un M archio Natura.

PARCHI - RISERVE NATURALI - BOSCHI - LAGHI NEL LIBERO

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PARCHI - RISERVE NATURALI - BOSCHI - LAGHI

NEL LIBERO CONSORZIO DI ENNA

Ph: Giuseppe Maria Amato

I grandi viaggiatori dei secoli scorsi percorrendo le insicure strade della Sicilia centrale restavano

meravigliati di quanta autentica bellezza quella terra mostrava loro. Di quella meraviglia hanno

scritto pagine e pagine nei loro diari che ancora oggi ci sorprendono quando li leggiamo.

In tale contesto paesaggistico le aree naturali, stanno acquisendo una visibilità continuamente in

crescita. Spesse volte, siamo indotti alla ricerca di paradisi lontani, boschi e località in cui

trascorrere vacanze in assoluto relax e non ci accorgiamo che proprio fuori dalle mura dei nostri

paesi c'è una natura rigogliosa che aspetta soltanto di essere scoperta.

L'Amministrazione Provinciale, tramite l'Assessorato al Territorio e Ambiente, per anni ha lavorato

per attivare uno strumento di tutela attiva e di valorizzazione delle risorse naturali e paesaggistiche

del nostro territorio attraverso la costruzione di un sistema ambientale di rete ecologica provinciale

coordinando tra loro le aree naturali protette e gli altri ambienti meritevoli di attenzione

naturalistica, elevando così di fatto, la qualità dello sviluppo e l'efficacia dei servizi territoriali.

Per questi motivi, si cerca di tutelare i nostri boschi, i nostri laghi, i nostri fiumi e tutte le specie,

animali e vegetali, che essi ospitano.

La trasformazione di parte del nostro territorio in riserve naturali è importantissima perchè può dare

un inedito slancio all'economia e allo sviluppo della nostra provincia con iniziative imprenditoriali,

soprattutto giovanili, legata alla sostenibilità delle risorse e allo sviluppo di un Marchio Natura.

RISERVA NATURALE

Una riserva naturale è una zona per lo più delimitata, protetta da particolari disposizioni e divieti

posti allo scopo di conservare le specie animali e vegetali che vi dimorano.

Le riserve naturali o AREE NATURALI PROTETTE sono chiamate comunemente OASI

NATURALI e hanno la funzione di mantenere l'equilibrio ambientale di un determinato luogo,

aumentandone la biodiversità. Si tratta di aree naturali caratterizzate da paesaggi eterogenei e

abitate da diverse specie di animali e vegetali.

Un'oasi naturale è destinata al rifugio, alla riproduzione e alla sosta della fauna selvatica, dove è

proibita al caccia.

Le aree naturali protette possono essere designate dalle istituzioni pubbliche o da privati, quali

istituti di ricerca.

Le oasi di protezione vengono soppresse, qualora non sussistano più le condizioni idonee al

conseguimento delle loro finalità.

Le tipologie di riserve naturali ufficialmente definite in Italia sono:

LA RISERVA NATURALE SPECIALE, LA RISERVA NATURALE ORIENTATA e LA RISERVA

NATURALE INTEGRALE.

RISERVA NATURALE SPECIALE

La riserva naturale speciale è unica nel suo genere con una denominazione propria. Ne è un

esempio la RISERVA NATURALE SPECIALE LAGO DI PERGUSA.

RISERVA NATURALE ORIENTATA

E' un tipo di area naturale protetta in cui sono consentiti interventi culturali, agricoli e silvo-

pastorali purchè non in contrasto con la conservazione degli ambienti naturali.

Al contorno delle zone di Riserva (zona A) è individuata un'area di pre-riserva (zona B) a sviluppo

controllato al fine di integrare il territorio circostante nel sistema di tutela ambientale.

RISERVA NATURALE INTEGRALE

E' un'area naturale protetta nella quale non sono ammesse attività antropiche di nessun tipo ad

eccezione della ricerca scientifica. Perciò, non vi si eseguono interventi di alcun genere: ad

esempio, se un albero cade, viene lasciato dov'è. Ugualmente, e a maggior ragione, non vi si

svolgono attività volte all'uso delle risorse.

RISERVA NATURALE SPECIALE LAGO DI PERGUSA - R.N.S .

Lago di Pergusa – Ph: Giuseppe Maria Amato

Comune interessato: Enna

Come ci si arriva: dall'autostrada A19 Catania-Palermo uscire a Enna e proseguire a

sinistra per Enna Bassa; al quadrivio proseguire dritto per la S.S. 561 “Pergusina”, la

Riserva si incontra sulla destra, dopo 5,3 chilometri.

E' una riserva naturale regionale della Sicilia che sorge in prossimità del Villaggio Pergusa, una

frazione del comune di Enna.

Bentito Mussoloni, che aveva voluto la bonifica del lago Pergusa, tra il 1936 e il 1937 deliberò la

creazione dell'omonimo villaggio. La riserva fu istituita nel 1995 con legge della Regione Siciliana.

Il Lago di Pergusa è un lago salmastro endoerico (cioè privo sia di veri e propri immissari che di un

emissario), di forma subellittica, racchiuso da un gruppo di alture appartenenti ai monti Erei.

E' un'area di estrema rilevanza naturalistica, ricca di biodiversità, in modo particolare di avifauna, in

quanto rappresenta l'unica zona umida di sosta nel cuore della Sicilia per gli uccelli migratori.

L'area protetta che copre 402,5 ettari è interamente ricadente nel comune di Enna, è situato a m 667

s.l.m. ed ha un perimetro di circa 4.5 chilometri.

FLORA

Il lago è circondato da una fascia di vegetazione tipica delle lagune salmastre, che ospita specie

caratterizzate da adattamento a condizioni di alta salinità.

Le pendici dei monti Erei, che racchiudono il lago, un tempo erano ricoperte di boschi, oggi

sopravvive solo una piccola area di rimboschimento, gestita dall'Azienda Forestale, in cui, accanto

alle conifere e agli eucalipti, introdotti dall'uomo, si vanno riaffermando le querce, i lecci, le

roverelle e la rara Quercus calliprinos.

FAUNA

La Riserva riveste un particolare interesse dal punto di vista ornitologico in quanto area nevralgica

nei flussi migratori di molte specie di uccelli. Oltre agli uccelli la Riserva ospita anche diverse

specie di mammiferi.

L'Ente Gestore ha provveduto alla creazione di sentieri e aree sosta per i visitatori, dotate di capanni

per l'avvistamento della fauna ornitica e l'osservazione dell'ambiente naturale.

Nella parte collinare della Riserva, in Contrada Zagaria, l'Ente ha realizzato il laboratorio Didattico

ambientale gestito dal centro di Educazione Ambientale Alexander Von Humboldt ed ospitato in

parte dell'antica Villa Zagaria dei baroni di Geracello, da qualche anno di proprietà della Provincia

Regionale.

MONTI EREI

I monti Erei sono principalmente ricadenti nelle parti centrale e settentrionale della Provincia di

Enna. La vetta più alta è Monte Altesina, con i suoi 1.192 m. s.l.m.

Gi Erei sono di origine calcarea, e non raggiungono altezze elevate. L'area era un tempo una delle

più importanti del mondo per quanto riguarda l'estrazione dello zolfo, oggi testimoniata dagli

interessanti parchi minerari sparsi sul territorio, tra cui il PARCO MINERARIO DI

FLORISTELLA-GROTTACALDA è il più grande.

Il gruppo montuoso è cosparso di laghi (tra cui spiccano per importanza il Lago di Pergusa, che per

la ricchissima fauna di uccelli è sede della prima Riserva Naturale Speciale istituita in Sicilia e il

Lago Pozzillo, il più esteso bacino artificiale dell'isola) e di riserve naturali.

A causa della successione di rilievi accidentali, la popolazione e la densità abitativa sono entrambe

ridotte. Al suo interno, tuttavia vi è la più grande città italiana posta sopra i 900 m d'altitudine e il

capoluogo di Provincia più alto d'Europa, Enna.

Il gruppo montuoso è attraversato da un'autostrada, la A 19 Palermo-Catania e da una ferrovia

d'identica percorrenza. La maggior parte delle altre strade che attraversano la regione è ricca di

tornanti, a causa dell'accidentalità del territorio, geologicamente instabile.

Il patrimonio naturalistico dei Monti Erei è uno dei meglio conservati e dei più ricchi dell'isola.

RISERVA NATURALE ORIENTATA DEL MONTE ALTESINA - R.N.O.

Altesina – tombe a forno Ph: Giuseppe Maria Amato

Comuni interessati: Leonforte e Nicosia

Come ci si arriva: dall'autostrada A19 Catania-Palermo uscire a Enna e proseguire per la S.S.

121 per Leonforte. S'imbocca, quindi, la deviazione per Erbavusa proseguendo per la S.P. 94 in

direzione Villadoro. Dopo 14 Km si incontra l'ingresso principale della riserva, posto sulla S.P. 30 e

segnalata da appositi cartelli.

La riserva naturale orientata del Monte Altesina sorge nel comune di Nicosia. Le riserva prende il

nome dal Monte Altesina, che i latini soprannominarono Mons Aerus, nome dovuto alla forma

particolarmente slanciata e appuntita del monte che con i suoi 1192 m s.l.m. di altezza è la vetta più

alta dei Monti Erei e risulta visibile da gran parte della Sicilia Centrale. Sulle sommità risultano

ancora presenti tracce evidenti di urbanizzazione antica forse greca nonché imponenti escavazioni

sicuramente legate a un santuario dedicato alle divinità ctonie Persefone e Kore. Sulla parete

rocciosa si può notare una singolare iscrizione del X secolo che risulta essere una SCIADDA (che

significa testimonianza di fede, cioè la fede islamica). Questo sottolinea il ruolo importante che

ebbe il Monte Altesina durante la dominazione saracena.

Gestita dall'Azienda Foreste Demaniali di Enna, la Riserva del Monte Altesina è un polmone verde

poco conosciuto della Sicilia interna, essendo interamente ammantata da fitte foreste.

Dal punto di vista floristico l'elemento più significativo è costituito dalla lecceta, un esteso bosco

mediterraneo sempreverde, si registra anche la presenza di aree rimboschite ad eucalipto.

Tra le specie del sottobosco da segnalare l'endemica ginestra dei Nebrodi.

L'Ente gestore ha realizzato sei sentieri naturalistici e ha promosso il recupero dell'antica masseria

Altesinella che sarà adibito a Centro e Museo etno-antropologico.

RISERVA NATURALE ORIENTATA DEI MONTI SAMBUGHETTI-CAMPANITO - R.N.O.

Ph: Giuseppe Maria Amato

Campanito – Ph: Giuseppe Maria Amato

Comuni interessati: Nicosia e Cerami

Come ci si arriva: dall'autostrada A19 Catania-Palermo uscire a Mulinello e proseguire per

Leonforte, usciti dal paese imboccare la S.S. 117 per Nicosia e proseguire per Mistretta; al km 30,5

svoltare a sinistra per uno stretto sterrato e seguire le indicazioni.

La Riserva naturale orientata Sambughetti-Campanito è un'area naturale protetta che appartiene ai

comuni di Nicosia e Cerami istituita nel 2000 e gestita dall'Azienda Regionale Foreste Demaniali.

Questa grande Riserva Naturale che si stende sui monti più alti della provincia, il monte

Sambughetti (1559 m) e il monte Campanito (1512 m) è una catena montuosa, parallela a quella dei

vicini Nebrodi e tesa quasi a toccare le vicine Madonie.

Quest'area protetta venne istituita a protezione di un relitto di faggeta e dei laghetti della contrada

Campanito. La faggeta, che si è costituita in epoca glaciale non avendo dovuto sopportare

l'intervento dell'uomo, offre lo spettacolo fantastico di alberi anche molto, molto vecchi, ricoperti di

muschi e licheni, mentre le felci si allargano alla base dei loro tronchi. Sui Monti Sambughetti-

Campanito a 1000 m s.l.m. c'è la Suvarita, l'area delle sughere più “alte” dell'isola.

Ai piedi della cima minore rocciosa di Monte Campanito, si colloca una delle più importanti aree

umide dei Nebrodi: i “laghetti Campanito”. Sono tre invasi naturali creatisi in corrispondenza di una

contropendenza argillosa. I laghetti Campanito, oltre alle piante acquatiche peculiari delle zone

umide di quota, ospitano un'importante colonia della tartaruga palustre siciliana.

I versanti settentrionali del rilievo sono coperti dal Bosco della Giumenta, una delle aree verdi più

importanti della dorsale, che comprende un lembo di faggeta, al disopra della quota 1400, cui segue,

in basso, in continuità un querceto misto che passa gradualmente da una dominanza di cerro,

roverella, castagno, acero, a una dominanza di sughero.

I versanti meridionali sono invece caratterizzati da un esteso rimboschimento forestale con

dominanza di pino laricio.

Il valore naturalistico della riserva di Sambughetti-Campanito è eccezionale per la varietà di

ambienti e di biodiversità presenti in quest'area.

Con i vicini Nebrodi la riserva Naturale di Sambughetti-Campanito condivide affinità geologiche

non indifferenti: si tratta di depositi di Flysh Numidico, essenzialmente formato da detriti

accumulatisi ad opera di correnti sottomarine e poi affiorati in fasi successive. L'ambiente è a

vocazione agro-silvo-pastorale e non presenta siti archeologici o storiche degne di rilievo.

La vegetazione assume caratteristiche tipiche dell'appennino continentale per la presenza di una

fitta faggeta.

Tutto il massiccio è caratterizzato dalla presenza di aree umide, con laghetti e piccoli stagni; tra

queste aree certamente la più famosa è quella dei laghetti della contrada Campanito, tra cui

l'omonimo laghetto (m 1257 s.l.m.), posto a valle dell'omonimo monte e dominato dalla mole

rocciosa della Rocca Campanito.

Il paesaggio è quello di Nebrodi, con l'inusuale presenza di cime dalle forme svettanti, pinnacoli

quarzarenitici che sembrano quasi piramidi naturali tra il verde cupo dei boschi.

Nei dintorni è possibile visitare il castello di Sperlinga posto su un rilievo che domina il paesaggio

circostante.

RISERVA NATURALE ORIENTATA DI ROSSOMANNO-GROTTASCURA-BELLIA

R.N.O.

Rossomanno – Pupi ballerini – Ph: Giuseppe Maria Amato

Comuni interessati: Enna-Piazza Armerina-Aidone.

Come ci si arriva: dall'autostrada A19 Catania-Palermo uscire a Enna e proseguire per la S.S.

561 per Pergusa e, superato il lago, si segue la statale 117-bis. Da qui si prosegue a sinistra per

Valguarnera e a destra per Piazza Armerina. Da Valguarnera si può imboccare la S.P. n. 4 in

direzione Morgantina-Aidone: a destra, dopo qualche chilometro, si può scorgere il monte

Rossomanno. Da Piazza Armerina, invece, si percorre la S.S. 288 per Aidone-Morgantina. Giunti al

bivio per Valguarnera, si prende, a sinistra, la S.P. 4 che costeggia la riserva. Qui seguire gli appositi

cartelli.

La Riserva Naturale Orientata Rossomanno-Grottascura-Bellia, istituita nel 2000, con la finalità di

conservazione e tutela di un antico rimboschimento di conifere, ricade nella parte meridionale della

provincia di Enna.; la morfologia della zona è caratterizzata da estese pianure alternati a tratti in

pendio.

Questa riserva è uno dei pochi polmoni verdi della provincia di Enna ed è senza dubbio la più

atipica per la presenza predominante di specie arboree alloctone e per le poche specie animali che

vivono nei suoi boschi. La riserva, in effetti, è stata costituita per proteggere un ambiente naturale in

cui l'uomo ha avuto una parte rilevante, attraverso la realizzazione di estesi rimboschimenti di pini

mediterranei ed eucalipti. La maggior parte dell'area è infatti, ricoperta da essenze di latifoglie e

conifere, la latifoglia più abbondante è rappresentata dal genere Eucaliptus, mentre le conifere sono

costituite prevalentemente da Pino domestico e Pino d'Aleppo.

Da un punto di vista più strettamente paesaggistico il territorio è caratterizzato da altipiani

calcarenitici, con alture che si attestano poco sotto i 900 m s.l.m. Le caratteristiche rocce arenarie di

questo territorio conferiscono all'ambiente una sua spettacolarità, generata dalla facile erosione

esercitata dagli agenti atmosferici, come ad esempio alcune sculture in pietra dalle morfologie

fantastiche come il gruppo dei “Pupi ballerini” e delle “Pietre incantate” (alte fino a tre metri),

vicino all'area Ronza, una sorta di cerchio magico che la fantasia popolare ha voluto attribuire a un

sortilegio che pietrificò una danza sabbatica ma che in realtà sono il frutto della geologia del luogo.

Esse sono disposte a guisa di “menhir”, al punto tale da aver fatto pensare ad un allineamento

dolmenico di origine preistorica.

I fiumi sono a carattere torrentizio, nonostante la presenza di diversi torrenti, a causa della

sabbiosità del terreno che assorbe le acque che affiorano, l'area della riserva non ha veri e propri

amienti umidi.

La riserva è facilmente percorribile sia a piedi che in mountain bike e diverse sono le strade aperte

al passaggio dei veicoli motorizzati.

L'area di riserva è stata abitata in epoca remota. Qui sorse, sin dall'età del rame, un centro abitato

distrutto nel 1394 quando, il paese di Rossomanno, fu raso al suolo dalle truppe regie (l'esercito del

re Martino IV attaccò i feudi dei ribelli), per punire il signore locale e la popolazione fu deportata a

Enna. E' il periodo del tormentato XIV secolo siciliano caratterizzato dalle lotte tra i sovrani

aragonesi e i feudatari isolani capeggiati dai Chiaramonte. Dell'antico paese oggi rimangono alcune

tracce: l'acropoli del centro di Serra Casazze, con un lungo muro di torrette di difesa, case,

magazzini, la base della torre feudale degli Uberti, signori di Rossomanno, originari della Toscana,

una chiesetta e , infine, un convento eretto sui resti del paese distrutto e utilizzato come eremo fino

a pochi decenni fa.

Possiamo dire che essa è una sorta di parco archeologico immerso nel verde di un vasto bosco.

Da non perdere nella visita il vivaio della forestale di Ronza (chiamato anche Parco Ronza), lungo

la S.S. 117 (Enna-Piazza Armerina), dove l'azienda ha creato una delle maggiori aree attrezzate

della Sicilia, capace di ospitare centinaia di visitatori, con panche, tavolini, sedili, fontane, voliere e

aree recintate dove si possono vedere, per la gioia dei bambini, daini, istrici, capre, cinghiali, ecc.;

un vivaio per la produzione di piantine forestali da rimboschimento, all'interno del quale è presente

una biblioteca ambientale, fornita anche di un erbario e ospita la sede di un centro di recupero della

fauna selvatica, gestito dalla LIPU (Lega Italiana per la protezione degli uccelli) di Enna, unico

nella provincia.

RISERVA NATURALE ORIENTATA DEL VALLONE DI PIANO DELLA CORTE - R.N.O.

Vallone di Piano della Corte

Comune interessato: Agira

Come ci si arriva: dall'autostrada A19 Catania-Palermo uscire ad Agira, superare l'abitato

di Agira, arrivati all'incrocio tra S.S.121 e la strada provinciale per Nicosia si deve seguire

l'apposita segnaletica per la riserva.

La Riserva Naturale Orientata del Vallone di Piano della Corte si estende in una valle che

appartiene agli Erei centrali, dominata dalla rocca di Agira, in provincia di Enna. E' stata

istituita nell'anno 2000 al fine di “Conservare e tutelare un ambiente umido di particolare

interesse botanico”.

L'area protetta chiude la parte più a monte di un torrente affluente del fiume Dittaino. Il

corso delle acque, a carattere fortemente torrentizio, crea una serie di forre dove l'acqua

ristagna creando dei microambienti di straordinaria bellezza.

Dal punto di vista botanico le principali emergenze sono rappresentate dalla vegetazione

forestale igrofila e da quella erbacea anfibia di fondovalle. Lungo l'alveo del torrente, si

trovano popolamenti di specie erbacee igrofile o anfibie che, insieme alla boscaglia

ripariale, rendono il Vallone un ambiente di grande pregio naturalistico. Sui versanti del

vallone, nonostante la forte antropizzazione, si trovano lembi di querceto che rappresentano

gli ultimi resti dell'originario mantello forestale del territorio.

Visto il carattere torrentizio e la natura del terreno, i versanti sono soggetti a un'intensa

erosione e sono modellati da numerosi movimenti franosi. Nel settore mediano del vallone

affiorano rocce sedimentarie prevalentemente impermeabili, le marne argillose azzurre, che

consentono la formazione di pozze e conche di acque limpide che ornano l'alveo, creando

dei microambienti di straordinaria bellezza.

La parte meridionale della valle è caratterizzata da depositi che costituiscono dei ripiani

elevati sul fianco della valle a formare i terrazzi alluvionali. La loro costituzione risale a

periodi antichi in cui l'alveo si sviluppava a quote più elevate e la loro superficie costituiva

il letto del corso d'acqua.

RIS ERVA NATURALE ORIENTATA MONTE CAPODARSO - R.N.O.

Capodarso – Ph: Giuseppe Maria Amato

Comuni interessati: Enna - Pietraperzia - Caltanissetta

Come ci si arriva: si può raggiungere dall'autostrada A19 Catania-Palermo, uscire a

Caltanissetta, proseguendo lungo lo scorrimento veloce Caltanissetta-Gela, S.S. 626, quindi uscire

allo svincolo Capodarso. Provenendo da Agrigento si percorre la S.S. 640. Da Caltanissetta o da

Enna si percorre la S.S. 122. Da Pietraperzia (EN) la S.S. 560 e la ex S.S. 191. Da Enna e Piazza

Armerina la S.S. 117 bis.

La riserva naturale orientata di “Monte Capodarso e valle dell'Imera meridionale” è stata istituita

nel 1999 allo scopo di “consentire la valorizzazione di una serie integrata di risorse storico-

geografiche, archeologiche, geomorfologiche, di antropizzazione rurale, di ambiente botanico-

faunistico e di reperti dell'attività estrattiva, ormai in abbandono, che costituiscono un “unicum” di

notevole interesse scientifico e culturale”. La Riserva, compresa nei territori dei comuni di

Caltanissetta, Enna e Pietraperzia, ha una forma irregolare e si estende sui versanti orografici del

fiume Imera meridionale, tra le falde del Monte Capodarso e del Monte Sabucina. E' presente la

tipica vegetazione degli ambienti rupestri con essenze tipiche della macchia mediterranea e quella

degli habitat acquatici.

La flora della Valle dell'Imera risulta interessante per la presenza di elementi endemici a

distribuzione limitata (Brassica tinei Lojac), siculi (Astro di Sorrentino), siculo-calabri (Pigamo di

Calabria) e a più ampio areale (Zafferano autunnale). La vegetazione della Valle dell'Imera è stata

fortemente influenzata dall'azione dell'uomo e, a causa di ciò, la copertura boschiva naturale è del

tutto assente, al suo posto troviamo così una vegetazione degradata steppica o tutt'al più a gariga.

L'Imera meridionale, “corridoio ecologico”, luogo di migrazione primaverile ed autunnale

dell'avifauna, ospita diverse specie animali, tra cui la Tartaruga palustre e, tra i rettili, il Colubro di

Esculapio o Saettone, inoffensivo, lungo anche due metri. Sotto l'aspetto geologico la R.N.O.

“Monte Capodarso e Valle dell'Imera meridionale” ricade nella Sicilia centrale, sede, un tempo

ormai remoto, di deposizioni saline conseguenti alla chiusura del bacino del Mediterraneo. Le

acque, evaporando progressivamente causarono la deposizione dei sali meno solubili, tra cui sali di

zolfo, e successivamente di quelli più solubili dando luogo alla serie evaporitica (Serie Gessoso-

Solfifera). All'interno della riserva sono presenti le storiche zolfare Trabonella e Giumentaro che si

affacciano sulle sponde opposte del fiume. Nell'Area della Riserva si possono osservare altre

interessanti emergenze geomorfologiche, i calanchi, che caratterizzano il paesaggio.

La Valle dell'Imera, include inoltre emergenze archeologiche di notevole importanza culturale e

antropologica. La ricerca, già avviata nelle aree di Sabucina, Capodarso, Gibil Gabib e Piano della

Clesia, ha evidenziato l'importanza che i siti hanno rappresentato in epoca preistorica e durante la

colonizzazione greca e romana. Di grande pregio lo storico ponte Capodarso, edificato nel 1553

sotto Carlo V.

BOSCO DI SPERLINGA - SITO DI IMPORTANZA COMUNITARIA - S .I.C.

Sperlinga – Ph: Giuseppe Maria Amato

Comuni interessati: Sperlinga e Nicosia

Come ci si arriva: da Enna, seguire le indicazioni Calascibetta e poi proseguire per

Leonforte-Nicosia. Lungo la S.S. 117, a 4.7 Km prima di Nicosia, c'è il bivio per la S.S.

120, che si percorre fino al Km 99+850. Qui, si svolta a sinistra seguendo le indicazioni

Azienda di Rovello. In leggera discesa (il paese di Sperlinga è in alto a destra), si percorre la

strada comunale per circa 1.5 Km, fino al ponte sul torrente. Si oltrepassa il ponte e subito

dopo c'è un incrocio in cui si svolta a sinistra e si prosegue per 1.1 Km, fino a incontrare un

piccolo cartello bianco Azienda di Rovello, quindi si svolta a destra per uno sterrato. Si

percorrono 300 m, fino al primo ingresso al bosco, lasciando il mezzo vicino al cancello in

legno.

Nel Piano Regionale dei parchi e delle riserve naturali, varato nel 1991, veniva prevista una

ulteriore area protetta, capace di proteggere un'ampia zona montana posta al confine tra le

alture eree e le Madonie, incentrata sul Bosco di Sperlinga, un'ampia foresta latifoglie

decidua, caratterizzata da roverelle, un tempo di proprietà dei principi di Sperlinga e poi

ereditata dal piccolo ed affascinante comune.

L'area, grande ben 1.299 ettari, posta nei comuni di Sperlinga e di Nicosia, comprendeva

anche, soprattutto dopo un'opportuna correzione della prima delimitazione, una parte della

alta valle del fiume Salso Cimarosa, l'antico Kiamosoros, che, formato dall'unione dei

fiumetti di Sperlinga e di Nicosia, inizia la sua corsa verso il bacino della diga di Pozzillo,

sotto Regalbuto e poi verso il Simeto. Il corso d'acqua, con un alto contenuto salino dovuto

all'erosione di depositi evaporatici dell'altopiano gessoso solfifero, ospita una ricca fauna

eurialina, ovvero specializzata alla vita in acque salmastre.

Le acque, a volte gonfiate dal disgelo delle nevi cadute sulle montagne circostanti, formano

delle vallate ancora densamente vegetate da tamerici, cannucce, giunchi, e, incontrando le

massicce lenti quarzarenitiche della zona, formano delle lunghe gole che compiono una

larga curva a Sud dell'abitato di Nicosia. Purtroppo questa riserva è stata stralciata dal piano

a causa di un ricorso presentato da cacciatori palermitani, ed è oggi sottoposta ad un feroce

prelievo venatorio che impunemente depaupera il bellissimo ambiente naturale.

L'Unione Europea ha comunque istituito il Sito di Importanza Comunitaria del Bosco di

Sperlinga, limitrofo a quello delle alture gangitane del Monte Zimarra e del monte di Balza

Pezzalunga, individuando un'area di oltre cinquemila ettari che, con le sue stupende

presenze naturali e antropiche, potrebbe diventare il nucleo di un futuro sistema integrato

degli alti Erei.

PARCO MINERARIO FLORISTELLA-GROTTACALDA

Floristella – Palazzo Pennisi – Ph: Giuseppe Maria Amato

Comuni interessati: Valguarnera-Enna-Piazza Armerina

Come ci si arriva: l'area è raggiungibile dall'Autostrada A 19, Palermo-Catania, con uscita allo

svincolo di Mulinello.

Il parco minerario di Floristella-Grottacalda si estende su una vasta area situata sulla confluenza

delle superstrade che collegano Enna, Piazza Armerina,Valguarnera e Aidone.

Le grandi miniere di zolfo di Floristella e Grottacalda insieme alle altre più piccole della Provincia

di Enna, a partire dal 1700 sono state fonte di ricchezza europea, anche se spesso di disumano

sfruttamento degli operai. Lo zolfo siciliano, abbondante in superficie e conosciuto sin dai tempi

antichi, venne richiesto in grandi quantità nei circuiti internazionali. Fino alla prima metà dell'800

l'attività estrattiva era basata sul duro lavoro manuale di migliaia di scavatoi, anche bambini di 6

anni, che sopportavano le tremende condizioni di lavoro in cambio di una misera paga. Le

condizioni li lavoro migliorarono in seguito con l'evoluzione dei processi estrattivi e con l'uso delle

mine. In tale contesto, Agostino Pennisi barone di Floristella, iniziò a dare un volto imprenditoriale

al processo di estrazione e lavorazione dello zolfo e fece erigere un pregevole palazzo, ancora

esistente, che utilizzò come dimora di famiglia e come luogo di ricerca e sperimentazione.

Le miniere di zolfo cominciarono ad entrare in crisi a partire dagli anni '30 anche se conobbero un

rilancio a causa del secondo conflitto mondiale. Cessarono definitivamente la produzione negli anni

'70. Seguì un periodo di abbandono di tutte le strutture fino alla soglia degli anni '90.

La nascita dell'Ente Parco Minerario di Floristella-Grottacalda venne stipulata nel 1991.

Il parco minerario è costituito da una vasta area della Provincia di Enna e include tutte le strutture e

le apparecchiature di lavoro di quelle che furono tra le più grandi miniere di zolfo della Sicilia. Il

sito, paesaggisticamente pregevole del parco oggi costituisce una meta di notevoli spunti culturali e

naturalistici.

L'estensione complessiva del parco è di 400 ettari; di questi, 200 ettari corrispondenti al nucleo di

Floristella, sono demanio della Regine Sicilia. Gli altri 200 costituenti il nucleo di Grottacalda sono

di proprietà privata.

L'area del parco forma un triangolo ai cui vertici si trovano località come il Lago di Pergusa e il

Parco faunistico-floreale della Ronza.

Il parco minerario Floristella-Grottacalda è uno dei più significativi insediamenti di archeologia

industriale esistenti nel sud d'Italia ed è collocato in un bacino che consente di usufruire, inoltre, di

beni culturali ed ambientali di grande interesse internazionale come la Villa Romana del Casale a

Piazza Armerina e gli scavi archeologici di Morgantina nel territorio di Aidone.

L'esame delle diverse strutture abitative esistenti e delle stutture manifatturiere della zona mineraria

evidenzia ed illustra i processi di modificazione sociale prodottisi nel territorio con l'avvento

dell'industrializzazione. Molto interessanti sono anche le strutture architettoniche ubicate

nell'insediamento.

Il complesso minerario si trova nell'ampia vallata omonima tra Valguarnera, Enna e Piazza

Armerina, ma fa parte del territorio comunale di Piazza Armerina; oggi la miniera di Grottacalda,

ben visibile dalla strada turistica Provinciale, si presenta agli occhi del visitatore come una città

fantasma. I tanti ruderi e caseggiati in piccola parte riadattati, fino a qualche decennio fa

pullulavano di migliaia di minatori ed operai.

Molti i resti, dei quali tanti di interesse architettonico, come un'elegante ciminiera in mattoni di

cotto rosso o il pozzo verticale Mezzeno, capolavoro ingegneristico, di disegno neo-romanico.

Nell'area di Grottacalda oggi insiste un'azienda agrituristica che utilizza alcuni edifici della miniera

e un Disco Pub creato nell'antico cinema dei minatori.

FORRE LAVICHE DEL SIMETO - R.N.I.

Forre Laviche del Simeto e Ponte Saraceno – Ph: Giuseppe Maria Amato

Comuni interessati: Bronte-Randazzo-Adrano-Centuripe

Come ci si arriva: da Enna A 19 Palermo-Catania direzione Catania, prendere la tangenziale

direzione Messina svincolo per Misterbianco, quindi percorrere la SS121 e proseguire per la SS 94.

Percorso alternativo: da Enna A 19 Palermo Catania direzione Catania, uscire ad Agira e arrivare a

Regalbuto, quindi percorrere la SS 121 e proseguire per la SS 94.

Le Forre laviche del Simeto sono gole con pareti di altezza variabile tra i 5 e i 15 metri, scavate dal

fiume Simeto nel basalto formatosi in seguito a colate laviche provenienti dall'Etna.

Presentano un interesse paesaggistico e geomorfologico, per la caratteristica geometria dei prismi

basaltici e perché costituiscono il contatto tra rocce sedimentarie e lave etnee.

Il Ministero dell'Ambiente, nel 2000, inserisce il territorio delle Forre laviche del Simeto nell'elenco

dei Siti di Interesse Comunitario, i cosiddetti siti Natura 2000, avendo per obiettivo la

conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche del

luogo.

Successivamente, nel 2005 la Regione Siciliana, recepisce il Decreto del Ministero dell'Ambiente del 2000 emettendo formale provvedimento.

Territorio Le Forre comprendono un territorio di 1.217,052 ettari ricandente nei comuni di Bronte, Randazzo,

Adrano e Centuripe.

La gestione della riserva è stata affidata al Dipartimento Azienda Regionale Foreste Demaniali

(Assessorato Agricoltura e Foreste della Regione Siciliana).

Il punto medio è localizzato a nord di contrada Pietrerosse, nel territorio di Bronte.

L'area è relativa all'alveo del fiume Simeto da contrada Santa Domenica, in territorio di Adrano,

sino alle gole in contrada Cantera, nelle vicinanze di Bronte.

A pochi chilometri a valle dal sito delle Forre sono state definite altre due aree di interesse

comunitario che riguardano l'alveo del fiume Simeto:

il Tratto di Pietralunga del Fiume Simeto;

il Poggio Santa Maria.

Flora

Sui costoni lavici che costituiscono le sponde si osservano varie specie tipiche dei boschi e della

macchia mediterranea come l'olivastro, il leccio, il bagolaro, ecc. Le sponde sabbiose ospitano

tamerici, specie definite importanti nel formulario presentato dalla Regione, oleandro ed euforbia

arborea. Nei pressi del Ponte dei saraceni si incontra una boscaglia ripale a salici e pioppo nero.

Notevole la presenza, sempre nei pressi del Ponte dei Saraceni, di piante tipiche della aree costiere e

salmastre come Salsola verticillata, Atriplex halimus e Atriplex portulacoides.

Fauna

Tra i mammiferi si possono avvistare la volpe, l'istrice, il riccio, il coniglio selvatico e la lepre.

Le specie avicole comprendono uccelli stanziali e migratori. Viene riportata la presenza di migratori

abituali quali Falco peregrinus e Charadrius dubius. A volte è stato avvistato l’airone cenerino, che

sosta in migrazione per la ricchezza di anfibi da predare; nella vegetazione si nasconde il

porciglione, poco idoneo al volo e dal corpo adatto a vivere nel canneto, alcune specie di rapaci

diurni tra i quali la poiana, il gheppio, e, nelle zone interessate dai pascoli e dalla bassa vegetazione,

ancora oggi si può osservare la bella coturnice, un tempo molto diffusa. Tra i rapaci notturni sono

segnalati il barbagianni, mentre nelle aree più alberate frequenti sono sia l'assiolo, che la civetta.

Nelle pareti rocciose nidifica infine il colombaccio.

Tra gli anfibi nel greto del fiume si possono incontrare la rana verde, la raganella, il discoglosso

dipinto e alcune specie di rospi.

È stata inoltre rilevata la presenza di diverse specie di rettili: la biscia dal collare, la biscia viperina,

il colubro leopardino, diverse specie di lucertole che si nascondono nella macchia mediterranea e gli

anfratti lavici; inoltre è stata rilevata la presenza della tartaruga palustre siciliana.

Rara e quasi del tutto assente la fauna ittica.

Merita infine una menzione la presenza del granchio di fiume Potamon fluviatile.

Accessi

Alle Forre si accede percorrendo la strada provinciale di fondo-valle che collega i comuni di Adrano

e Bronte e la provinciale per Cesarò. Questo tratto di strada è stato per millenni un importante snodo

viario che collegava le città della Piana di Catania con quelle della valle del Simeto, della valle del

Salso, fino a raggiungere i paesi alle pendici delle Madonie; inoltre, attraverso Randazzo, valicando

i Nebrodi, si raggiungeva Tindari, cioè la costa tirrenica.

In questi luoghi si alternano zone in cui il fiume scava profonde gole dette forre, nella roccia

vulanica con meandri, cioè zone dove il fiume si allarga e rallenta la sua corsa.

Punti di interesse

Il GAL ETNA ATS, un'associazione tra soggetti pubblici e privati, avente lo scopo di valorizzare le

risorse ambientali e culturali per la fruizione turistica ecosostenibile, ha individuato tre percorsi

natura:

Forre laviche del Simeto di Adrano

Nel tratto che va da c.da Mandrapero a C.da Finaida, in territorio di Adrano, comprendente

la quarara di Manganelli, il Ponte dei Saraceni e l'area archeologica del Mendolito, si

osservano le forre laviche ed i prismi basaltici originatisi dalle prime effusioni basaltiche

subaeree dell’Etna (tra 200.000 e 100.000 anni addietro), attribuite ai Centri Alcalini

Antichi, che hanno sbarrato e deviato a più riprese lo stesso alveo fluviale. Percorrendo il

tratto di strada tra la Quarara di Manganelli e il Ponte dei saraceni si incontra una boscaglia

ripale a salici e pioppo nero.

Pietre Rosse - Passo Paglia

In prossimità del ponte Pietrerosse, in territorio di Bronte, si ammirano le rocce

quarzarenitiche di Pietrerosse, lungo la sponda sinistra del fiume verso monte sino a

contrada Barrili è presente una parete lavica lunga di oltre 1 km ricoperta da una fitta

macchia mediterranea.

Gole di ponte la Cantera - Passo Paglia

In territorio di Bronte, sono di interesse geo-vulcanologico, naturalistico e paesaggistico sia

le forre laviche del Ponte della Cantera, larghe da 10 a 20 metri, che l'imponente parete

lavica fino al Ponte Passo Paglia, con bancate che raggiungono spessori di oltre 50 m. Il

margine delle pareti laviche su entrambe le sponde, distanti è ricoperto da vegetazione della

macchia mediterranea. A poche centinaia di metri dal ponte la Cantera, in contrada

Serravalle, esiste un ponte medievale, che attraversa il fiume Troina, affluente del Simeto. A

pochi passi si trovano le case Serravalle, un grande baglio con annessa una chiesetta.

Curiosità Percorrendo la stradina che costeggia il fiume, dal ponte dei saraceni verso monte, dopo

circa un centinaio di metri, si arriva a un luogo chiamato u sautu du picuraro (il salto del

pecoraio). Ivi l'acqua scava, nel greto roccioso, una gola i cui argini si avvicinano f ino a

quasi due metri. Si tramanda la leggenda di un pastore che, in epoca non precisata,

inseguìto dalla forza pubblica, sfuggì alla cattura in modo rocambolesco. Attraversò il

fiume spiccando un poderoso salto da una sponda all'altra della gola e gli inseguitori non

ebbero il coraggio di emularlo.

LAVANGHE - SITO DI IMPORTANZA COMUNITARIA - S .I.C.

Lavanghe – Ph: Giuseppe Maria Amato

I calanchi costituiscono un fenomeno geomorfologico dei monti Erei e sono presenti nei territori

collinari e argillosi della valle del Simeto, in territorio di Centuripe, in provincia di Enna, e Paternò

in provincia di Catania. Nella strada che da Paternò porta a Centuripe, chiamata “strada delle

valanghe”, le colline di argilla appaiono brulle a seguito di disboscamenti e profondamente solcate

dall'azione erosiva del vento e delle piogge che, nel corso dei secoli, hanno scavato canaloni sui

fianchi dei rilievi. Nella “strada delle valanghe” il viandante si trova davanti la vista inquietante dei

calanchi che scavano le colline. Benchè il fenomeno testimoni un processo graduale di degrado, con

gravi rischi per la conservazione delle colline, soggette a frequenti smottamenti, il paesaggio che si

mostra al viandante è affascinante per l'atmosfera quasi lunare. Valanghe è, quindi, sinonimo di

zona desertica. Le aree calanchive sono presenti nella zona centrale del sito “Fiume Simeto”,

prevalentemente nel territorio di Centuripe che presenta sul lato occidentale aridi panorami.

Le “valanghe” non sono altro che formazioni calanchive molto estese che si formano nel tempo,

frutto di erosione sui terreni spogliati di vegetazione a opera di ripetuti incendi e disboscamento.

L'erosione è dovuta principalmente all'acqua piovana e i calanchi sono formati al 98 % di rocce

argillose, quindi d'inverno in questi terreni argillosi le acque superficiali scavano solchi che man

mano diventano vallate separate da creste diventando particolarmente franosi. La loro forma

generalmente è concava. Il processo di formazione avviene grazie ai movimenti della crosta

terrestre. Nei calanchi la vegetazione è quasi assente perchè l'acqua piovana nello scivolare sgretola

il terreno. I calanchi sono frutto dell'azione combinata del sole e dell'acqua, sono cioè tutti esposti

verso sud, ed essendo più esposti al sole sono più soggette alla formazione di crepe più o meno

profonde dove l'acqua penetra più facilmente. Il sole essicca lo strato argilloso superficiale e

determina la formazione di un reticolo di fessure all'interno delle quali l'acqua piovana circola

erodendole. Di contro, i versanti esposti a nord ospitano oliveti, seminativi, o prato-pascoli

rendendo il paesaggio variegato.

CONTRARA CAPRARA e SERRE DI MONTE CANNARELLA - S.I.C.

Panoramica del Rhamno alaterni-Quercetum ilicis pistacietosum terebinthi di Contra Caprara.

L’aggruppamento a B. fruticosum del versante settentrionale di Monte Cannarella Durante i sopralluoghi svolti per la redazione del Piano di Gestione “Valle del Fiume Imera Meridionale”

sono stati rinvenuti interessanti esempi di vegetazione boschiva all’interno dei SIC “Contrada Caprara”,

ricadente nel territorio comunale di Pietraperzia e “Serre di Monte Cannarella”, pertinente al comune di

Enna. Questi lembi di vegetazione si trovano accantonati in corrispondenza di zone scoscese e rocciose che

sovrastano estese e assolate distese di grano. Come dei giganteschi “chirchiari”, cumuli di pietra,

hanno permesso la sussistenza di un patrimonio genetico vegetale che altrimenti sarebbe stato

anch’esso inghiottito dalla voragine del millenario sfruttamento agricolo.

Il SIC “Contrada Caprara” è posto circa 3 km a sud-ovest dell’abitato di Pietraperzia. L’area è caratterizzata

da substrati geo-litologici t ipici della serie gessoso-solfifera della Sicilia centrale. Più in dettaglio, nelle parti

sommitali i substrati gessosi e argillosi, per effetto dell’erosione differenziata, cedono il passo a formazioni

di calcare di base che, essendo più compatte, danno origine a rilievi più aspri ed acclivi.

Il SIC “Serre di Monte Cannarella” si trova invece a circa 3 km, in direzione sud-ovest, dalla città di Enna;

questo sito è caratterizzato da affioramenti evaporitici che si alternano a substrati argillosi. In particolare, i

nuclei di vegetazione da noi censiti in questa località occupano i versanti settentrionali di M. Cannarella,

presso Portella alle Forche, su substrati argillosi o argilloso-marnosi abbastanza profondi, più o meno salati,

posti al di sotto della serie gessoso-solfifera .

Entrambe le aree considerate presentano un regime termo-pluviometrico tipicamente mediterraneo e

sono interessate da un bioclima di tipo mesomediterraneo. Si può rilevare, tuttavia, una marcata

differenza nel regime pluviometrico di Pietraperzia (piovosità media annua: 479 mm) e Enna

(piovosità media annua: 895 mm). Pertanto nella prima stazione si registrano circa 4 mesi di siccità

contro i 3 di Enna.

Sulla base della loro composizione floristica le formazioni di Contrada Caprara risultano alquanto

atipiche per un’area a bioclima mesomediterraneo.

Relativamente al B. fruticosum, come in Sicilia anche nella Penisola Iberica, appare più legato a

mesoclimi freschi e umidi. Le più recenti indagini palinologiche supportano l’ipotesi di una sua

origine molto antica che ben si concilia con il fatto che tale specie in Sicilia occupi una nicchia

ecologica alquanto ristretta, prediligendo ambiti piuttosto conservativi, freschi ed ombreggiati e

relativamente umidi anche durante la stagione estiva.

LA PROVINCIA DI ENNA E I SUOI LAGHI

Quella ennese è la provincia più ricca di acqua dell'isola grazie alla presenza di molti laghi: il lago

Pergusa – il lago Ancipa – il lago Nicoletti – il lago Morello – il lago Ogliastro – il lago Pozzillo.

Tra questi laghi l'unico dove è si può praticare il nuoto è il Lago Nicoletti.

IL LAGO PERGUSA - R.N.O.

Lago di Pergusa – Ph: Giuseppe Maria Amato

Come raggiungerlo: Si trova a circa 6 km da Enna sulla S.S. 561.

Il lago di Pergusa è un lago di origine vulcanica, a forma ovale e cinto da eucalipti, privo di

emissari ed immissari, ha le acque salmastre. Il mito vi collocò il ratto di Proserpina da parte di

Plutone.

Intorno al lago si articola la pista dell'autodromo, dove annualmente si svolgono gare

automobilistiche a carattere nazionale e internazionale.

Nella stagione invernale vi si pratica la caccia all'anatra selvatica, mentre in primavera ed estate

hanno luogo numerose gare motonautiche e di sci acquatico.

Centro residenziale in espansione, dove sta sorgendo un'adeguata attrezzatura ricettiva.

Oltre a Cerere e Proserpina da queste parti vi cacciava Diana, o almeno così raccontano alcune

leggende. Oggi la dea della caccia non popola più la selva pergusina, a pochi passi da Enna, ma il

daino, l'animale che da sempre accompagna la presenza di Artemide, per fortuna sì. E questo grazie

soprattutto al rimboschimento che ha permesso a frassini, pini, olmi e cipressi, che qui crescono

floridi, di coprire il suolo dalla vista acuta dei rapaci che sorvolano questo cielo, sopra un territorio

in cui è possibile incontrare persino il lama andino. Non mancano alcune grotte preistoriche

visitabili grazie ad una scala naturale. Oltre il muro vegetale della selva, oltre la striscia d'asfalto del

circuito automobilistico, c'è la Riserva Naturale de Lago di Pergusa dove, quando si placano i

rumori delle affollate gare automobilistiche, che qui conducono centinaia di sportivi ogni anno, è

possibile osservare aironi, garzette, chiurli e pavoncelle. E negli ultimi giorni d'autunno ecco

giungere moriglioni, alzavole e mestoloni. Abbastanza rara, ma non rarissima, la presenza di cigni

reali e di fenicotteri. Per niente raro, invece, quello strano fenomeno biochimico che tinge

periodicamente di rosso le acque del lago: uno spettacolo impareggiabile.

IL LAGO ANCIPA - SITO DI IMPORTANZA COMUNITARIA - S.I.C.

Lago Ancipa – Ph: Giuseppe Maria Amato

Come raggiungerlo: da Enna A19 direzione Catania, uscita svincolo Agira SP 21 Agira Scalo

Raddusa direzione Agira, poi imboccare la SP 22 Agira Gagliano Castelferrato, proseguire sulla SP

34 Gagliano Troina e da Troina la SS 575 direzione Cerami.

Il lago dell'Ancipa o lago di Ancipa è il lago “d'alta quota”, un bacino artificiale della Sicilia.

Circondato da un bosco meraviglioso si trova sui monti Nebrodi, sulla strada tra Troina e Cerami, a

cinque chilometri dal primo comune, e segna il confine tra la provincia di Enna e quella di Messina.

E' raggiungibile da Troina e Cerami mediante una carrozzabile che si diparte dalla S.S.120.

È circondato da boschi di faggi e di roverelle, che ospitano un gran numero di forme di vita. Ha una

capacità di 28 milioni di metri cubi d'acqua.

Nel lago Ancipa, vero santuario di pescatori in uno scenario incantato che sembra uscito da una

favola, si pratica la pesca (riservata) di trote, luccio, carpe ed anguille.

Fu creato negli anni cinquanta con la costruzione di una diga (chiamata di San Teodoro) che sbarrò

il torrente Troina per produrre energia elettrica. Negli anni ottanta, non essendo riusciti a sfruttare

l'ingente quantità di acqua per l'energia, si puntò alla costruzione di un acquedotto per servire le

zone circostanti. In seguito si appurò che i lavori furono gestiti dalla cosiddetta ecomafia e furono

interrotti.

Legambiente ha poi preso in gestione 17 ettari di territorio dall'ENEL, in cui organizza varie

iniziative per avvicinare le persone alla natura. In futuro il lago dell'Ancipa sarà sede di un museo

sulla centrale idrolettrica che vi si realizzò ma che non fu mai utilizzata.

Ad oggi, oltre a rappresentare una perla naturalistica di indiscusso pregio, essendo tra l'altro il lago

più "alto" della Sicilia coi suoi 949 m s.l.m. l'Ancipa costituisce una delle maggiori risorse per

l'approvvigionamento idrico della Sicilia centrale, fornendo acqua potabile a 13 comuni della

provincia ennese tra cui proprio Enna, e ad altre cittadine del Nisseno e del Catanese. Durante i

periodi di siccità, sono frequenti cali notevoli nel livello dell'acqua contenuta nell'Ancipa, che nel

2006 ha raschiato praticamente il fondo, riducendosi a un solo milione di metri cubi e provocando

una gravissima crisi idrica in gran parte della Sicilia interna. Le acque dell'invaso sono rese potabili

nell'impianto di potabilizzazione Troina gestito da Siciliacque.

Il LAGO OGLIASTRO - SITO DI IMPORTANZA COMUNITARIA - S.I.C.

Lago Ogliastro Come raggiungerlo: da Enna SP 1 (Pergusina) direzione Enna Bassa ed SS 561 direzione

Pergusa verso Piazza Armerina, poi SS 117 Bis direzione Piazza Armerina, al bivio svoltare a

sinistra sulla SS 288 direzione Aidone, superato l'abitato di Aidone continuare sulla SS 288

direzione Catania.

Il lago di Ogliastro è un altro bacino artificiale della Provincia di Enna che si trova al confine tra la

provincia di Enna e quella di Catania tra i monti Giresi e Calvino e si estende nel territorio tra i

comuni di Aidone (prevalentemente) e Ramacca.

Il lago è stato formato, a scopo irriguo e come riserva idrica, mediante la costruzione di una diga in

terra battuta sul fiume Gornalunga lunga 830 m e che nel punto più alto misura 53,6 m. Il nucleo

impermeabile della diga è realizzato in materiale limo-sabbioso di origine alluvionale ed è ancorato

allo strato argilloso di base. Il progetto è stato realizzato grazie ai finanziamenti erogati dalla Cassa

del Mezzogiorno tra il 1963 e il 1972. La Diga venne chiamata Luigi Sturzo in onore del grande

statista siciliano.

Un provvedimento dell'Unione Europea ha dichiarato l'invaso "Don Sturzo Ogliastro" Sito di

interesse Comunitario (S.I.C.).

Il paesaggio è quello tipico dell'area calatina, con rilievi collinari coltivati a cereali.

Nella parte a monte dell'invaso la vegetazione è dominata da salici e tamerici, inframmezzati da

agrumeti. Una collina su cui si appoggia la diga è coperta da un bosco di eucaliptus.

Con il passare del tempo, il lago ha attivato un processo di successione ecologica di grande

interesse naturalistico. L'invaso artificiale, alimentato dal torrente Gornalunga, oggi è meta di molte

specie ornitiche stanziali e migratorie.

Sul lago Ogliastro si allarga, soprattutto in primavera, una corona di campi punteggiati dal rosso dei

papaveri. Le sue sponde così comode e pianeggianti rappresentano una fantastica meta per gitanti e

viaggiatori.

IL LAGO POZZILLO - S.I.C.

Lago Pozzillo

Come raggiungerlo: il lago è facilmente raggiungibile dall'Autostrada A19 Palermo-Catania, con

svincolo di Catenanuova e breve tratto di una dozzina di chilometri, o mediante la Strada Statale

121 da Catania o da Palermo.

Il Lago di Pozzillo, che è uno dei più grandi laghi artificiali d’Europa, si trova al centro dell'isola,

tra le ultime propaggini dei Monti Erei e i Monti Nebrodi, precisamente in prossimità di Regalbuto.

E’ un piccolo angolo di paradiso dove assorti nella pace di questo luogo si ha la sensazione di essere

lontani mille miglia da ogni confusione e da ogni stress. Solo gli uccelli che hanno eletto il lago a

loro residenza privilegiata non smettono di far sentire la loro allegra presenza, ma, nonostante il

rumore, non sfugge il leggero guizzo della carpa a caccia sotto il pelo dell’acqua, o il tuffo della

ranocchia, o il ronzio piacevole della libellula.

Il lago è realizzato mediante una diga in calcestruzzo armato sul fiume Salso (affluente del Simeto)

e riceve le acque del Salso raccogliendo anche quelle dei torrenti che scendono dalle alture

circostanti. Tutt'intorno si è sviluppato un bosco in buona parte di alberi di Eucaliptus. Il Pozzillo ha

una capacità pari a 150 milioni di metri cubi d'acqua, il cui utilizzo è in parte per l'agricoltura

locale. Attorno al lago si è sviluppata un'area boschiva costituita essenzialmente da Eucalipti, oggi

di interesse naturalistico e sono sorte, inoltre, alcune strutture sportive; oltre a un centro sportivo

polivalente, è praticato il canottaggio, sport di cui l'invaso è uno dei fulcri a livello regionale, con

decine di gare ogni anno e importanti eventi nazionali.

IL LAGO NICOLETTI

Lago Nicoletti

Come raggiungerlo: da Enna imboccare la SP 2 poi la Sp 28, al bivio svoltare a destra e

immettersi nella SS 121 direzione autostrada, quindi proseguire per la SS 121 direzione Leonforte.

La diga Nicoletti è un lago artificiale formatosi in seguito alla costruzione di una diga negli anni

cinquanta sul fiume Dittaino in Provincia di Enna, situato a poche centinaia di metri dalla S.S. 121,

a metà strada tra la cittadina di Leonforte ed Enna con sbarramento della diga sul torrente Bozzetta.

È assai noto in ambito regionale grazie alle tante attività che vi si praticano, tra cui particolarmente

floride sono la pesca e gli sport acquatici (canoa, surf e molti altri).

Nei pressi delle sue rive è presente una lussuosa struttura alberghiera.

È stato inoltre inaugurato nel lago l'unico idroscalo siciliano che utilizza come pista di atterraggio e

decollo proprio la superficie del lago, e vi transitano gli idrovolanti anfibi, piccoli aerei in grado di

sfruttare come piste sia quelle ordinarie in calcestruzzo che l'acqua. Il progetto, che si avvale della

collaborazione scientifica dell'Università Kore di Enna, consentirà inoltre l'utilizzo di aerei a fini

turistici.

Nel lago sono presenti diverse specie ittiche tra cui: lucci, persici trota, carpe, tinche, carassi, alborelle.

Attorno alle rive vi è una ricca vegetazione che rende particolarmente piacevole l'escursione nella

zona. Amanti della pesca e appassionati di gite naturalistiche giungono a frotte alla diga Nicoletti, il

cui bosco che ne delimita i confini è davvero da visitare. Se sotto il pelo dell'acqua nuotano

indisturbati carpe, trinche e carassi, tra il verde del bosco si muovono placide volpi e donnole, oltre

che i tantissimi uccelli che gradiscono, come l'uomo d'altronde, il clima mite e la ricchezza del

luogo.

Nel 2008 il gruppo musicale britannico Coldplay ha girato delle riprese sulle sponde del lago, poi

scartate, per il videoclip di Violet Hill (dall'album Viva la Vida or Death and All His Friends).

IL LAGO MORELLO

Lago Morello – Ph: Giuseppe Maria Amato

Come raggiungerlo: da Enna imboccare la SP 2 poi proseguire sulla SP 28, quindi la SP 121

direzione Villarosa.

Il Lago Morello è un lago artificiale formato dalla costruzione di uno sbarramento in terra negli anni

settanta, sul fiume Morello in Provincia di Enna, a metà strada tra la cittadina di Villarosa ed Enna.

Si tratta di un invaso artificiale nato a scopo industriale tra il 1968 e il 1973 a supporto dell'attività

della Miniera di Pasquasia nel villarosano. Era infatti necessaria una grande quantità di acqua per la

separazione dei minerali metallici polverizzati (procedimento di flottazione del minerale) estratto

dalle vicine miniere. La struttura di sbarramento venne costruita in terra utilizzando materiali del

posto acconciati allo scopo. La costruzione del lago ha cancellato le tracce della ferrovia mineraria

Sikelia che insisteva in buona parte nell'area dell'invaso. Cessato l'uso industriale delle acque oggi

queste vengono utilizzate a scopo irriguo.

Il lago, circondato da una bellissima area verde, che ha un volume di 17 milioni di metri cubi di

acqua si sta lentamente naturalizzando dopo la chiusura definitiva dell'attività mineraria nella zona e

vengono segnalati spesso tipi di volatili rari di passaggio.

IL LAGO OLIVO

Il lago Olivo

Come raggiungerlo: da Enna SP 1 (Pergusina) direzione Enna Bassa ed SS 561 direzione

Pergusa verso Piazza Armerina, poi SS 117 Bis direzione Piazza Armerina, quindi SP 89, in

prossimità dell'abitato di Piazza Armerina svoltare a destra sulla SP 89, al bivio svoltare a sinistra

sulla SP 12 direzione Barrafranca.

Il lago Olivo è un altro bacino artificiale della Provincia di Enna.

Come tutti i laghi artificiali si è formato in seguito allo sbarramento dell'omonimo fiume ( a

carattere torrentizio), così ancora oggi, il lago mantiene l'aspetto che le vallate circostanti e le

colline avevano prima di essere sommerse; le acque calme infatti mostrano ancora casette rurali,

mulini ed alberi rinsecchiti i cui resti emergono appena dall'acqua, ma ancora in piedi.

Il lago si stende tra le alture degli Erei, denominate Montagna di Marzo, Monte Manganelli, Monte

Rabottano e Monte Polino. La diga è stata costruita mediante uno sbarramento in terra posto

perpendicolarmente al torrente Olivo tra le pendici di Monte Manganelli e di Monte Polino.

Il lago si è mano a mano naturalizzato divenendo meta di diverse specie di animali e di uccelli

stanziali e migratori. È possibile avvistarvi la Garzetta, l'Airone cinerino o purpureo, il Germano

reale e la Folaghe. È popolato anche di pesci ed è possibile praticarvi la pesca.

Il lago ha una portata di 9 milioni di metri cubi di acqua potabile ed è inserito all'interno di un

contesto naturalistico spettacolare, un vero paradiso per pescatori e naturalisti, ma anche per

semplici viaggiatori amanti dell'ambiente che non si vogliono perdere questa meraviglia custodita

nel territorio tra Piazza Armerina e Barrafranca.