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www.parcodelconero.eu www.parcoconero.it ISTRUZIONI PER L’USO DEL PARCO DEL CONERO Anno XII n° 5-2006 www.parcoconero.it www.parcodelconero.eu [email protected] 5-2006

Parco 5-2006 - Parco del Conero · to contatto con il mare come evidenziato dagli stanzia-menti di Ancarano di Sirolo ... Archeologici delle Marche nell’incontro avvenuto il 18

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I S T RU Z I O N I P E R L’ U S O D E L PA RC O D E L C O N E ROAnno XII • n° 5-2006 • www.parcoconero.it • www.parcodelconero.eu • [email protected]

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SOMMARIO3 EDITORIALE

Un dono per ilprossimoconsiglio direttivoCristina Gioacchini

4 UN MUSEODENTRO IL CONEROUn tettoper i Picenidi Numana e SiroloMarco Zannini

5 DA CONSORZIOAD ENTEIl nostro Parcofiore all’occhiellodel “Belpaese”Gian Mario SpaccaMarco Amagliani

6 UN PASSOIMPORTANTEAdottatala variante generaleal Piano del Parco

7 UNA GIORNATATECNICALa comunicazioneefficace neiParchi periurbaniMariano Guzzini

10 TERRA OSPITALE FINDALLA PREISTORIAI Greci,la regina picena,la sosta di TraianoAldo Spadari

11 PER UN SALTODI QUALITÀArchitetturamimeticaper le aree protetteClaudio Segattini

12 LE REGOLECome concederel’uso dell’emblemadel ParcoFabio Borgognoni

Rilevazionescientificadel passaggiomigratoriodei rapaci

13 UN NUOVOSTRUMENTOIl marchio per laqualità dei prodottidel territorioAndrea Gasparini

14 PORTONOVO-EVENTII Cannonierial FortinoCristina Gioacchini

15 LA BAIA, TERRADI ANTICHE GENTIUn sito archeologicoa Portonovo

Occhio ai cinghiali!

16 LE BUONENOVITÀVarianteal Piano del ParcoAndrea Simoncini

Un percorsoadatto ai disabiliMariano Di Iorio

In copertina: l’edificio, oggi della Marina, dove realizzare il Museo e,in piccolo, un recente ritrovamento archeologico.

Bimestrale di informazione

Via Peschiera 30 - Sirolo (Ancona)Tel. 071.9331161

Comitato di Redazione:

Claudio Maderloni, Bruno Bravetti,Cristina Gioacchini, Giuseppe Misiti,

Antonio Mazzantini, Fabio Borgognoni,Giordano Vecchietti,

Diego Mancinelli, Donatella Ripanti,Francesco Guazzaroni, Giorgio Canuti

Reg. n° 3 del 16/1/95 Trib. di Ancona

Direttore Responsabile:

Bruno Bravetti

Editore:

Consorzio del Parco del Conero

Stampa:

Aniballi Grafiche srl - Ancona

Chiuso in tipografia il 28/11/2006

I S T RU Z I O N I P E R L’ U S O D E L PA RC O D E L C O N E RO

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EDITORIALE INTERVISTA ALL’ON. CLAUDIO MADERLONI

Un dono per il prossimoconsiglio direttivo

On. Maderloni, se dovesse lancia-re un messaggio al prossimo diretti-vo, che punti inserirebbe tra le prio-rità del parco?

Ho ricordato nell’ultimo numero delnostro giornale una serie di priorità edè chiaro che partirei dall’esigenza, comedire, di Istituto, mettendo in primoluogo il “Piano del parco” di cui pensosia necessaria una divulga-zione del Metodo, introdot-to anche fuori del parco perla sua originalità, concretez-za e partecipazione.

Andando al di là dellequestioni Istituzionali?

Andando al di là delle que-stioni istituzionali certamen-te suggerirei di non ab-bandonare il progetto chestiamo portando avanti datempo e cioè quello di realiz-zare un museo archeologiconei locali e soprattutto neitunnel della marina militare che sonodismessi ed ormai inutilizzati. In parti-colare mi riferisco al tunnel che partedal sentiero n.1 appena lasciata la stradaasfaltata in direzione di Pian di Raggetti.Qui si incontra una recinzione a doppiarete metallica con tanto di guardiole esubito dietro una palazzina a due pianiin stato di abbandono. Proprio lì, nelcuore del Monte, parte la galleria di 5metri di raggio per una lunghezza di800 metri che attraversa il Conero daparte a parte, uscendo nel Belvedere,dove si può ammirare il panorama dallabaia di Portonovo fino ad Ancona.

Sta parlando del progetto che hachiamato “Un museo dentro il Conero’’?

Sì, stiamo indicando questo progettoper risolvere un problema anche dicoscienza. Vede, è impensabile tenere

negli scantinati enormi quantità direperti per mancanza di spazio espositi-vo e, contemporaneamente, avere localistatali non utilizzati. Questo è un patri-monio a cui tutti dovrebbero poteraccedere e vanno create le condizioniaffinché ciò accada. I tunnel dentro ilmonte, che una volta avevano una fun-zione ed oggi vengono consideratidismessi, cioè non più idonei allo scopo

per cui sono stati costruiti (una sorta direperti dell’era moderna), se potesseroospitare una ricchezza straordinariadella storia di questa terra sarebbe unagrandiosa risposta alle esigenze di cono-scenza ed un arricchimento culturale,con al seguito una lunga serie di fattoripositivi per la collettività:1) si recupererebbero strutture a co-sto zero;2) non si andrebbe ad aumentare ilcemento sul parco;3) si creerebbe lavoro specializzato perla cura dei reperti;4) farebbe da supporto al museo diNumana;5) qualificherebbe la proposta turisticadi tutta l’area del parco;6) una novità assoluta un museo dentroun monte!;7) finalmente sazierebbe la curiosità deicittadini della zona di conoscere la real-

tà dietro le tante leggende nate attornoalla struttura militare dentro il Conero.La straordinarietà sarebbe anche quella dientrare in un museo ed uscire nel cuoredel parco. I locali che prima servivano perproteggere e mobilitare con estrema effi-cienza armi e uomini, oggi potrebberomusealizzare tesori archeologici.

Ne avete parlato spesso nei direttividel parco, ma sono stati fattipassi esterni ai fini della rea-lizzazione del progetto?

Una serie di corrispondenzetra il Parco, la Marina Mi-litare e la Sovrintendenzamostrano nero su bianco lacondivisione nel voler rag-giungere questo obiettivoche, se ciò accadrà, con l’aiu-to degli stessi abitanti dell’a-rea protetta, potrà diventareun simbolo dello svilupposostenibile, recuperando enon costruendo; un’econo-mia che cresce senza consu-

mare le risorse naturali e non rinnovabi-li, come lo è un metro quadrato di terri-torio del Conero. Penso sia necessariomuoversi tutti insieme, Parco, MarinaMilitare, Comuni, Provincia, Regione,Sovrintendenza e Governo con quellache viene definita una conferenza di ser-vizi. Il Parco dovrebbe impegnarsimolto, ma alla fine questo diventerebbeun investimento economico che allalunga aiuterebbe le sue magre casse.

Sarà necessario anche l’interventodello Stato?

Sì, forse con questa finanziaria si potreb-be risolvere la questione delle strutturemilitari non utilizzate e quindi anche deitunnel nel parco. Da parte mia darò il so-stegno necessario affinché ciò accada.

Cristina Gioacchini

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UN MUSEO DENTRO IL CONERO

Un tetto per i Picenidi Numana e Sirolo

Nel contesto territo-riale dell'Italia cen-trale, l'area del pro-

montorio del Conero costi-tuisce per le sue caratteristi-che geomorfologiche ed am-bientali e per la sua feliceposizione geografica, una zo-na particolarmente adatta adospitare la comunità umana.Dal Paleolitico sino ainostri giorni, senza si-gnificative interruzio-ni, si ritrovano segni diquesta comunità uma-na che ha conosciutoanche periodi di straor-dinaria fortuna e pro-sperità, come in etàpreistorica e soprattut-to in età picena (IX-111sec. a.C.). Al giacimen-to del Paleolitico infe-riore e medio, indivi-duato presso la cimadel Monte Conero, se-guono gli insediamentidi età neolitica messi inluce a Portonovo, aMontecolombo e quel-lo recentemente indivi-duato a S. Lorenzo diSirolo. La successiva età neo-litica è segnalata dalle tombea grotticella ritrovate nel ter-ritorio di Camerano. Nellasuccessiva età del Bronzo ilConero continua ad esserefrequentato da diverse comu-nità che sembrano evitarecomunque posizioni a diret-to contatto con il mare comeevidenziato dagli stanzia-menti di Ancarano di Sirolodel Bronzo antico e medio edi Massignano di Ancona,del Bronzo medio e filialeunitamente agli stanziamentiappena individuali da rinve-nimenti di superficie a S.Lorenzo e sul colle di Monte

Albano di Numana. Nel cor-so dell’età del ferro, nell’am-bito della civiltà picena, ilcomprensorio del Conerovede esaltata la sua impor-tante posizione nei collega-menti tra il Mediterraneo e ilNord Europa. In questo pe-riodo, si configura come ilprincipale emporio del me-

dio Adriatico in una rete ditraffici sistematici tra l'Atticae il Delta Padano. In etàarcaica e classica, tra VI e Vsec Numana rappresentòuno dei principali centri del-l'antico Piceno, quando il suoapprodo naturale, ricavato aipiedi di uno sperone delleestreme propaggini sud-orientali del Conero, coin-volgeva tutto l'Adriatico nel-l'ambito dei rapporti tra Me-diterraneo Orientale, Peni-sola Balcanica e Nord Eu-ropa. L’importanza di Nu-mana in questa fase storica enota sulla base di una riccadocumentazione archeologi-

ca raccolta a partire dall’800e costituita dalle associazionifunerarie di oltre 2000 corre-di databili dal I al III sec.d.C.. Molti materiali interes-santi risalgono ad annirecenti a seguito della mas-siccia espansione edilizia.Oltre alla scoperta di unnuovo sepolcreto piceno

(1978), individuato in loca-lità I Pini, in cui è stata ripor-tata alla luce (1989) l’ecce-zionale sepoltura monumen-tale della regina picena dellafine del VI sec. a.C. tumulatacon ricchissima associazionee con due carri, si sono veri-ficati altri interessanti rinve-nimenti in via Peschiera diSirolo (2004-2005) e diun'altra necropoli in localitàMonte Albano di Numana. Ireperti portati alla luce sonodi estrema abbondanza, ric-chezza e bellezza e pongononon pochi problemi in rela-zione alla loro conservazio-ne, al loro restauro e musea-

lizzazione. Servono quindiurgentemente ambienti ido-nei e capienti che possanoospitare i tesori dei nostri aviche la terra non può più con-servare. Questo è l’appelloscaturito dai rappresentantidella Soprintendenza BeniArcheologici delle Marchenell’incontro avvenuto il 18

ottobre 2006 presso ilCentro Visite del Parcodel Conero. Un appellopiù volte ripetuto an-che e soprattutto dalprofessor MaurizioLandolfi, coordinatoredella tavola rotonda del18, direttore archeolo-go coordinatore dellaSoprintendenza per ibeni archeologici delleMarche e direttore del-l’Antiquarium stataledi Numana. Una rispo-sta intelligente a questoproblema e che sottomolteplici ed indi-scutibili aspetti rida-rebbe lustro ad unadelle più grandi operedell’uomo nel territo-

rio del Conero, sarebbe l’uti-lizzo dei locali e del tunneldella Marina Militare di-smessi, presenti in vetta alMonte e la loro trasforma-zione a museo, custode deltesoro della nostra storia.

NOTA: le notizie storiche ri-portate nell’articolo sonostate attinte dal testo delProfessor Maurizio Landolfiche ha accompagnato la tavo-la rotonda del 18 ottobre, daltitolo Un tetto per i Piceniantichi e moderni di Nu-mana e Sirolo.

Conero: il tunnel, oggi della Marina Militare, dove realizzare il Museo.

Marco Zannini

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DA CONSORZIO AD ENTE

Il nostro Parcofiore all’occhiello del “Belpaese”

Un pezzetto di Italia in un piccolotratto di costa: questo è il Parcodel Conero nell’immaginario

collettivo, entrato ormai a far parte deiluoghi più suggestivi del Belpaese, dove losguardo si perde tra boschi e mare, alture,abbazie e rocce, corbezzolo, ginestra e pininella magia della macchia mediterranea…

Un paesaggio che per storia e natura rappresenta uno scrignoprezioso non solo per una regione ma per l’Italia intera, orgo-glio per tutti i marchigiani che si riconoscono in simboli comele Due Sorelle o la chiesetta di Santa Maria di Portonovo.Il Piano del Parco rileva che il patrimonio naturalistico del Co-nero in termini faunistici, floristici e vegetazionali è moltosignificativo, soprattutto se considerato in rapporto alla ridottasuperficie del parco stesso: territorio dove vivono più di 1.100varietà di piante, tra autoctone e introdotte, specie di animaliprotette come i rapaci, avifauna migratrice e aree lacustricostiere rarissime. Tanto che antichi studiosi dell’800 hannodefinito l’area nodo biogeografico di eccezionale importanza incui si incontrano piante e animali che si distribuiscono a norde a sud del bacino Adriatico. Per tutta una serie di motivi, quin-di, occorre riservare un’attenzione davvero particolare a questaricchezza che la comunità marchigiana custodisce.Oggi il parco è divenuto Ente, un passo avanti che assegna unimportante ruolo alla Regione entrata direttamente nel Consi-glio; è stato poi ridotto ad otto il numero dei componenti e in-trodotti un rappresentante delle associazioni agricole e uno del-le associazioni ambientaliste. In attesa delle nuove nomine, sipossono avanzare solo alcune considerazioni di carattere gene-rale: se amministrare significa fare il bene della comunità, è do-vere di ogni amministratore che si occupa del Conero tutelare eproteggere la sua immensa bellezza e permetterne la valorizza-zione favorendo uno sviluppo armonico ed eco-compatibile.La maggiore partecipazione della Regione, il coinvolgimentodei cittadini, del volontariato, delle scuole, dell’Università, l’am-pia partecipazione delle amministrazioni locali e delle asso-ciazioni, sono un insieme di forze che non potranno che facili-tare la tutela e l’educazione all’ambiente, la prosecuzione ditanti progetti in atto e la realizzazione di nuovi. Alcuni di essisono ambiziosi ma possibili, come il recupero dell’area dellecave del Poggio, delle strutture dismesse per dare spazio aireperti archeologici, la realizzazione di aree umide, l’accesso aifinanziamenti europei e, magari, la realizzazione di un traguar-do come quello di dotare il Parco di un area marina protetta.Sempre salvaguardando il territorio, in modo partecipato, perconservare un habitat naturale unico da lasciare come patri-monio alle generazioni future.

Parafrasando lo slogan delle Marchesi potrebbe dire: Il Conero, la regio-ne in un Parco. Qui gli elementi vi-

tali, acqua, aria, terra si fondono in unagemma che dall’azzurro del mare trascolo-ra nel verde smeraldo della macchia, fino albianco luminoso della pietra che raccontala storia del nostro pianeta negli ultimi 120

milioni di anni con stratificazioni uniche al mondo. In questi6.000 ettari troviamo racchiusi i tratti più distintivi delle bellez-ze marchigiane: la più affascinante costa dell’Adriatico, le colli-ne dai dolci declivi, i borghi e le antiche architetture che irrom-pono dagli scorci con la loro storia millenaria. Direi anche cheil dualismo dei suoi versanti è tutto marchigiano: picchi verti-cali a dominare il mare e docili radure erbose.Non c’è che dire, il più vecchio Parco regionale porta bene i suoiquasi vent’anni, anzi ora è sicuramente più… snello e rinnova-to nell’immagine. La riforma regionale della legge istitutiva del1987 ha riportato in evidenza la cifra del significato di Ente,cioè esserci come soggetto che opera davvero, come patrimonioappartenente alla comunità e soprattutto essenza, ovvero mate-ria più forma per contare. La riforma regionale ha potuto co-niugare, infatti, un insieme di forze che diventano risorsa di svi-luppo sostenibile, di tutela rafforzata, di appropriatezza delleazioni, attraverso la riduzione del numero dei componenti checonsentirà scelte più agevoli e vantaggiose, senza penalizzare larappresentatività di tutte le componenti.Siamo soddisfatti quindi di questo buon esempio di ammini-strazione che ha adeguato la vita amministrativa del Parco alpanorama legislativo nazionale, ottimizzando un processo diriassetto del sistema regionale delle aree protette e consenten-do di proseguire nello sviluppo della tutela ambientale.Un cammino virtuoso, dunque, per arrivare anche all’obiettivoimportante dell’istituzione del parco marino protetto. Sappia-mo tutti che è uno stradello in salita, ma qualcosa si sta muo-vendo e il traino della Regione, finalmente in seno al Consigliodirettivo e interlocutore primario a livello nazionale, potràessere sostanziale per ribadire, in primo luogo, la necessità, anzila naturalità, di un’integrazione dell’area marina con quella ter-restre. Il mio impegno in tal senso, come lo è stato fin dall’ini-zio del mio mandato di Assessore per la migliore gestione delParco, sarà determinato e forte del contributo di tutti coloroche hanno a cuore il miglioramento della qualità di vita. La Re-gione Marche vuole che i numeri naturali del Parco del Conero– 20 specie di mammiferi, 8 di anfibi e 13 di rettili, 1000 speciee sottospecie di piante, che ne fanno già l’emergenza biologicae geologica più importante del medio Adriatico - crescano ediventino sempre più il valore aggiunto del vivere bene.

Marco AmaglianiAssessore regionale all’Ambiente

Gian Mario SpaccaPresidente Regione Marche

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Il momento solenne della votazioneper l’adozione della variante gene-rale al Piano del Parco.

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UN PASSO IMPORTANTE

Nel consiglio diretti-vo del 29.9.06, èstata adottata la

variante al vigente Piano delparco del Conero, la cuidocumentazione è depositatapresso la sede del Consorziodel Parco e presso le sedicomunali di Ancona, Ca-merano, Numana e Sirolo ein Provincia per la durata di60 giorni consecutivi, com-presi i festivi, dalla data diavviso sul BUR regionale. Sicomunica inoltre che verran-no esaminate le osservazioniche perverranno entro ilnovantesimo giorno dalladata del deposito. In consi-glio è stato anche deliberatodi autorizzare i tecnici incari-cati della stesura della va-riante predetta ad apportaretutte le variazioni derivantidalla approvazione degliemendamenti e consequen-ziali a detta approvazionesulla parte normativa e car-tografica; di dare atto che dalmomento della adozionedella suddetta variante entra-no in vigore le norme di sal-vaguardia previste dalla L.R.15/94 e successive modifica-zioni ed integrazioni.

Adottatala variante generaleal Piano del Parco

CONSORZIO DEL PARCO DEL CONERO60020 SIROLO

IL DIRETTORE F.F.Ai sensi e per gli effetti dell'art. 15 della Legge Regionale 28 Aprile 1994 n. 15 cosìcome modificato dalla Legge Regionale 14 Luglio 2004 n. 14,

RENDE NOTOche con provvedimento n. 29 del 29.09.2006, avente all'oggetto "Variante GeneralePiano del Parco", il Consiglio Direttivo del Consorzio del Parco del Conero ha deli-berato di adottare la variante generale al vigente Piano del Parco.

AVVERTEche la documentazione rimarrà depositata presso la Sede del Consorzio del Parcodel Conero, a Sirolo in via Peschiera n. 30, e presso la sede dei Comuni di Ancona,Camerano, Numana e Sirolo e della Provincia di Ancona, a libera visione del pub-blico per la durata di sessanta (60) giorni consecutivi compresi i festivi, a partire dal19 Ottobre 2006.Il pubblico potrà liberamente accedere negli uffici del Consorzio del Parco delConero (Sirolo, Via Peschiera n. 30) tutti i giorni feriali dalle ore 10.00 alle ore 12.00per la consultazione della relativa documentazione. Secondo il dispositivo di legge,nei sessanta (60) giorni di deposito Enti e privati potranno presentare al Consorziodel Parco del Conero osservazioni scritte concernenti esclusivamente il contenutodella documentazione depositata. Per decisione dell'Amministrazione consortile,verranno esaminate anche le osservazioni che perverranno entro il 17 Gennaio 2007.Le osservazioni dovranno essere recapitate alla sede del Consorzio del Parco delConero (Via Peschiera n. 30, 60020 Sirolo - AN) in duplice esemplare in carta libera.

Sirolo, 19 Ottobre 2006 Orsini Dott. Nicola

Adottatala variante generaleal Piano del Parco

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UNA GIORNATA TECNICA

La comunicazione efficacenei Parchi periurbani

Molto ben frequen-tato dalle autoritàlocali e dai parchi

invitati si è svolto sulla rivie-ra del Conero un incontrointernazionale promosso daFedenatur, ma anche daFederparchi, che si è occupa-to di come le aree protetteriescono a comunicare sestesse e soprattutto la lorocomplessiva cultura. Fede-natur è l’organizzazione eu-ropea che associa i parchivicini alle metropoli, o a cittàimportanti che unite tra lorodanno vita all’effetto metro-poli diffusa; si tratta quindidi parchi che forniscono aterritori fortemente antro-pizzati un essenziale contri-buto di natura e di biodiver-sità contenendo l’espansioneselvaggia delle periferie e delcemento cittadino.Questi parchi, detti ancheperiurbani, comunicano po-litiche di tutela attiva e disviluppo sostenibile con illoro stesso esistere. I sentierisegnalati, i centri visita, lacartellonistica, sono già unpiccolo sistema di informa-zione preciso e, se ben fatto,assai efficace. Tuttavia è indi-spensabile fare molto di più.Un’area protetta che dialogae si misura con gli spazi e ledinamiche metropolitanicontiene in se stessa unanuova cultura del program-mare e del vivere che deveessere comunicata ai residen-ti, ai fruitori, e ad ampi setto-ri di pubblica opinione alloscopo di trasformare i con-sumatori di verde in cittadiniattivi, e le vecchie culturedello sviluppo più o menosostenibile in progetti sem-pre meno generici, per espli-

citare la nuova cultura dellearee protette prima che essavenga rimossa, o rottamata,o degradata. Occorre infattifornire contenuti permanen-ti alle nuove agorà naturali-stiche affinché queste nuovepiazze (e quindi la nuovapiazza complessivamente in-tesa) producano abbondantied efficaci politiche pubbli-che, e affinché sia possibileribattere ai luoghi comunifalsi e bugiardi e superare lemolte diffidenze sconfiggen-do la rete delle banalità oggifortemente invasiva. Per que-sto insieme di ragioni Fe-denatur ha deciso di dedica-re una delle sue giornate tec-niche di confronto di espe-rienze e di approfondimentointernazionale al tema dellacomunicazione efficace. L’in-contro si è svolto nel parconaturale del Conero, a Sirolo(Ancona) ed ha visto un con-fronto reale di esperienze. Si

è analizzata con una analisiSWOT e la testimonianza didue addetti ai lavori la reteinformativa della Federa-zione dei parchi italiani cer-cando di capire come siapossibile unire le differentiesperienze e le differentiidentità senza omologare esenza asfissiare.Il Grand Parc Miribel-Jonagedi Lione (Didier Martinet eAnne Moignard) ha illustra-to il risultato di un totale rin-novamento della sua comu-nicazione, presentando stra-tegie (un piano di gestione adieci anni, la politica di con-certazione, gli stati generali)ed effetti molto concreti apartire dalla sicurezza, pas-sando per una rete di stru-menti cartacei ed elettronici,con ben due giornali internidiretti al personale. Il parcoNord Milano (Tomaso Co-lombo e Riccardo Gini) hafatto altrettanto, con molti

esempi di intrecci tra mezzidi comunicazione differenti ecomunicazione relazionalediretti a raggiungere il cuoredelle persone e il cuore deiproblemi nel cuore dellametropoli. Perché il parconord Milano non vuole esse-re il parco di Cinisello maquello della metropoli mila-nese tutta intera.La rete dei parchi della De-putazione provinciale di Bar-cellona (12 parchi, centomilaettari protetti, un bilancio dioltre 34 milioni di euro il3,34% dei quali dedicato allacomunicazione) tramite lamolto convincente personadi Assunta Gorriz, ha espostoil punto di arrivo attuale diuna politica che intreccia unuso sapiente del sito web(www.diba.cat/parcsn) condodici centri di documenta-

Mariano Guzzinisegue a pagg. 8-9

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UNA GIORNATA TECNICA

zione, 35 aule verdi, unabiblioteca cartacea ed elet-tronica scaricabile online, eazioni straordinarie comequella di inserire nel quoti-diano più diffuso (el periodi-co) un libro stampato in70.000 esemplari.Paolo Giuntarelli, direttoredi RomaNatura ha svoltouna importante lezionesulla comunicazione neiparchi che merita di esserepubblicata a parte, e ha for-nito informazioni completesulle novità introdotte nellacomunicazione del sistemadi parchi dipendenti dalsuo servizio.Ippolito Ostellino, ha illu-strato l’esperienza delprogetto di comuni-cazione sulla fotogra-fia e il fiume immagi-na il Po. Gli spaziverdi della SennaSaint-Denis (ClaudiaLerin-Falliero e Vero-nique Delmas hannoesposto i risultati diuna strategia che èriuscita a modificarel’immagine di una zona de-gradata in un punto di inte-resse paesistico e ludico. Il

parco di Portofino (AlbertoGirani e Franca Balletti) hapresentato un sito web dinuova generazione, che sipropone di istituire un forterapporto con i residenti econ i fruitori. Il parco diCollserola di Barcellona (Isa-bella Raventos) ha usato lanuova campagna per regola-re l’uso della bicicletta nelterritorio del parco comeesempio di forte coinvolgi-mento dei residenti e deifruitori e quindi di comuni-cazione bidirezionale che stacoinvolgendo soggetti politi-ci e associativi di vario gene-re creando un nuovo interes-se ed un consenso maggiore.

Il parco Agricolo Sud Milano(Bruna Brembilla) ha soste-nuto che il principale stru-

mento di comunica-zione è il territorioillustrando il proget-to punto parco, cheintende aprire 61punti di informazio-ne e di comunicazio-ne nei 61 comuni diquel parco.Lo spazio naturaleLille Metropole(Pierre Denhin) haillustrato i principalistrumenti di comu-nicazione del parcodella Dheule, dall’e-sperienza dello spa-zio Mosaico a quelladella land art, daimezzi cartacei alla

c a m p a g n aper il ritornodelle farfalle.Questo elenco aridoovviamente non puòrendere l’idea dellaricchezza degli esem-pi e delle buone prati-che che in Europavengono messe incampo. Le giornatetecniche di Fedenatur

hanno infatti il grande meri-to di rendere possibile il con-fronto attento e dettagliato

delle esperienze sulla base diuna griglia di richieste predi-sposta da chi coordina le sin-gole giornate. In questo casochi scrive aveva redatto undocumento preparatorio,sulla base del quale si è orien-tata la giornata di confrontodi esperienze, individuandoaltresì alcuni punti unificantiche hanno trovato colloca-zione nel documento finaleapprovato all’unanimità. Suproposta di Marià Marti,segretario generale di Fede-natur, chi scrive è stato sulcampo nominato animatoreresponsabile per l’associazio-ne sui temi della comunica-zione efficace dei parchi, inmodo che le indicazionivotate nel documento con-clusivo siano in qualchemodo gestite e diventinopossibilmente nuovi impor-tanti fatti concreti.I punti essenziali del docu-mento conclusivo, che ripor-to integralmente, sono i se-guenti: I parchi metropolita-ni e periurbani di Barcellona,Parigi, Lille, Lyon, Roma,Milano, Torino, Portofino,

Foto ricordo dei convegnisti.

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UNA GIORNATA TECNICA

Sabadel e Ancona, riuniti aSirolo (Ancona) per la gior-nata tecnica di Fedenaturdedicata alla comunicazioneefficace nei parchi periurba-ni, considerando essenzialemigliorare la loro comunica-zione attraverso una decisasvolta affinché sempre più esempre meglio i cittadini siidentifichino nei progetti deiparchi che sono elementistrategici delle cit-tà e della qualitàdella vita e li so-stengano consape-volmente indivi-duano la comuni-cazione efficace inuna costante prati-ca informativa ecomunicativa inmolte direzioni(dal basso; oriz-zontale; in rete,ecc.) capace di ot-tenere stabilmentel’effetto di rappre-sentare l’area pro-tetta nelle sue pre-cise caratteristichedi soggetto attivodi tutela della na-tura e di valorizza-zione del territorio

ai residenti, ai visita-tori ed all’opinionepubblica complessi-vamente intesa. Talecomunicazione effi-cace trasforma resi-denti e visitatori insoggetti attivi di unanuova partecipazio-ne, e i singoli parchiin una rete di nuovepiazze verdi porta-trici di un progettodi difesa della biodi-versità e di nuovosviluppo sostenibile.In Europa non esisteancora una rete eco-logica esplicitamen-te costituita anchedalle aree protette,parchi e riservenaturali. Il raggiun-

gimento di tale obbiettivopotrà essere la nuova tappadella politica per l’ambiente.Per raggiungere l’obbiettivodi quel ruolo esplicito deiparchi nella nuova rete eco-logica europea, di quel nuovosviluppo sostenibile, e diquella comunicazione effica-ce, i partecipanti alla giorna-ta tecnica chiedono che glistati nazionali e l’unione

europea destinino appositelinee di finanziamento a pro-getti di comunicazione effi-cace, che si propongano dimettere in rete le aree protet-te europee, approfondendola conoscenza della loro atti-vità e più in generale dellacultura delle aree protette,fatta di esperienze di buonepratiche, ma anche di proget-ti di ampiorespiro e divalenza euro-pea e mediter-ranea. Affin-ché tali ob-biettivi possa-no essere me-glio perseguitidall ’associa-zione Fedena-tur (assiemead altre associazioni che vor-ranno aderire all’iniziativa, apartire da Federparchi e daEuroparc) si è chiesto alcoordinatore della giornatatecnica di Sirolo, MarianoGuzzini, di svolgere il ruolodi animatore responsabil permantenere costante l’atten-zione ed il dibattito, e perproporre specifiche soluzioniprogettuali agli organi diri-

genti dell’associa-zione. Dopo lagiornata tecnica diSirolo si avvieràquindi un lavorom a g g i o r m e n t ecoordinato. Inprospettiva gli ita-liani hanno unincontro – che sidovrebbe svolgerenella prima metàdel 2007 – cheFederparchi dedi-cherà proprio allarealtà dei parchimetropolitani evicini alle grandicittà (periurbani).In vista di quel-l’appuntamento siè svolta a Milanouna riunione pre-

paratoria, coordinata daIgnazio Ravasi, che si è datauna serie di obbiettivi dilavoro. È auspicabile che inquella giornata, che nondovrà essere necessariamentesolo nazionale ma potrebbecoinvolgere anche i parchi diFedenatur, si potrebbe giàverificare lo stato di attuazio-ne del lavoro per porre la

questione della comunica-zione efficace delle aree pro-tette al centro dell’attenzionedi Federparchi e dei singoliparchi italiani, con una rico-gnizione delle possibilitàanche economiche di coordi-namento, e di quanto hainvestito in comunicazione eintende investire in avvenireil ministero dell’ambiente, ilsistema delle Regioni e deglienti locali e la stessa Unioneeuropea. Si tratta, natural-mente, di guardare al futurorestando con i piedi perterra. Senza immaginaresvolte epocali improbabili.Ma è anche vero (e nel corsodella giornata tecnica diSirolo qualcuno lo ha ricor-dato) che stiamo comuni-cando poco, e sempre all’in-terno del… Parkistan, men-tre dobbiamo misurarci conil grande circo mediatico ebatterci per proporre lanostra cultura. Sicché nonpossiamo limitarci a guarda-re il dito che indica la luna. Avolte essere realisti significaproprio chiedere l’impossi-bile, come si disse nel mag-gio francese, poco meno diquarant’anni fa.

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TERRA OSPITALE FIN DALLA PREISTORIA

I Greci, la regina picena,la sosta di Traiano

insediamenti e necropoli.Eccezionale il ritrovamentonel 1989 della Grande Tombadella Regina numanate diSirolo in località I Pini.L’etimologia di Numana eAncona, secondo recentistudi, potrebbe invece deri-vare da Anco Marzio e NumaPompilio, il secondo e ilquarto re romano.I Romani comunque lascia-rono tracce del loro passag-gio con Traiano ad Ancona,con il bellissimo arco realiz-zato da Apollodoro nel 115d.C. Ma è alle falde del Co-nero, e più precisamente alleFonti di Maggio, in zona exscuola elementare di An-carano, che Traiano fissò unaccampamento e fece rifor-nire d’acqua le truppe primadell’attraversata dell’Adria-tico alla conquista della Da-cia, l’odierna Romania. Ilrisveglio religioso toccò ilsuo apice attorno all’annoMille. Giunsero sul Conero iprimi eremiti, che, in grottenaturali e piccole celle scava-te nella roccia crearono iromitori ed i sentieri d’acces-so, usati anche oggi dagliescursionisti. Ai monaci,spetta, tra l’altro fra i tanti, ilrecord del soggiorno piùlungo: oltre i 700 anni! Adattirarli i conti Cortesi diSirolo che, nel 1034 e nel1038 donarono a due abatidue chiese. La prima, la chie-sa di Santa Maria diPortonovo, in basso, almonaco benedettino PietroGrimaldi e la seconda, lachiesa di San Pietro sulConero, al benedettino Gui-mezzone, con complessomonastico annesso e tanto diboschi, terreni e vigneti.

Alcuni frati francescani delleMarche, fra cui Angelo Cla-reno e Pietro di GiovanniOlivi - scrive Umberto Eco -insorsero contro questa con-suetudine, perché sosteneva-no che lo spirito della regolanon contemplava il possessodelle cose terrene, ma furono

messi in prigione ad Anconae poi liberati.Il Conero era un luogo ambì-to, ideale per isolarsi e prega-re, lontano dalle tentazioni,soprattutto quelle della carne.Alle donne, pena scomunica,era preclusa l’entrata, come sipuò vedere in una targa tutto-ra presente nel muro in altosulla sinistra del viale alberatoche porta all’albergo. Inmezzo alle due chiese delConero i Benedettini eresseropiù in basso anche un romi-torio, cioè la Grotta di SanBenedetto, in onore del fon-datore. Fu una scelta che rim-piansero amaramente. Fu-rono relegati lì, in base ad unBreve del 1° ottobre 1515 delCard. Pietro Accolto, vescovodi Ancona che stabilì che adoccupare la vetta e San Pietrodovessero essere i monaci ere-miti di Santa Maria in Gon-

zaga (Mantova), i Gonzagìti(e non Gonzaghiani), i qualivivevano senza voti e tuttoerano fuorché religiosi.L’anomalia si notò subito. Inuovi arrivati, alla faccia del-l’amore confraterno per laconfinazione di certe pro-prietà delle selve vicine en-

trarono in contrasto con i Be-nedettini. Un condominiofatto di ripicche, sgarbi e pic-cole guerre. I Gonzagiti,sfruttando la loro posizionestrategica, arrivarono perfinoa far rotolare dall’alto verso ilbasso, in direzione di S. Bene-detto dei grossi macigni,senza tanti complimenti. Nel1521 l’eremo di S.Benedettofu affidato ai Camaldolesi.Le lotte tra monaci peròcontinuarono. Alla fine soloun incendio, divampato im-provvisamente nel monaste-ro poi abbattuto, occupatodai Gonzagiti, attorno allachiesa di San Pietro posefine alla contesa, ma faràricadere i sospetti prima suiBenedettini e poi sui nuoviarrivati, i Camaldolesi.

Dal Paleolitico, senzasignificative inter-ruzioni, la presenza

umana sul Conero arriva si-no ai nostri giorni. Nel Neo-litico altre comunità hannooccupato i primi contraffortidel Cònero, in località MonteColombo. Periodi di straor-dinaria fortuna e prosperitàvi furono in età picena (IX-III sec a.C) con contatti con iGreci, che si può dire, furonoi primi ad approdare nel IVsec. a.C. sulla Riviera che dalCònero prende il nome e chescoprirono dandole il nome.Cònero, infatti, deriva dalgreco komaròs e dal latinocummerius, che significacorbezzolo o ciliegio marino.Questi Greci erano di stirpedorica e si differenziavanomoltissimo dagli Ateniesi.Erano gente rude, del nord,molto efficiente, laboriosa etraffichina, non a caso fonda-rono Sparta. Quando giunse-ro nei pressi del Cònerorimasero stupiti per la bellez-za dei luoghi. Fondaronopoco più a nord Ancona,Ankòn in greco, che significagomito. Il Conero oltre adessere un ottimo punto diriferimento per la navigazio-ne nel medio Adriatico forni-va loro tutto il necessario: unluogo sicuro dove ripararecon le navi in mezzo a caletteprotette e una riserva di cac-cia costituita da una naturafresca e selvaggia. I Piceni, diorigine sabina come i Ro-mani, erano in stretto contat-to nei commerci con Etru-schi e soprattutto con questigreci da cui furono influen-zati per la disciplina militare,le caste e l’atletica femminile.Colonizzarono la zona con

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Arch. Claudio Segattini

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PER UN SALTO DI QUALITÀ

Architettura mimeticaper le aree protette

Analizzando le nor-mative vigenti ine-renti il recupero

degli edifici rurali, in parti-colare nelle aree protette, sipuò notare che la parolad'ordine adottata è per lopiù: facciamo in modo chetali edifici siano ristrutturatirecuperando il più possibilel'immagine originaria.I motivi fondamentali percui si è fatta questa scelta so-no due, ossia:1) Evitare reinterpretazioniarchitettoniche blasfeme pri-vilegiando lo stile delle tipo-logie d’origine, comunquedignitose.2) Poiché il paesaggiorurale è connotato oltreche da una natura e dacoltivazioni tipiche,anche da edifici tipicitanto vale preservare lesensazioni di piacevo-lezza che tale insieme cicomunica.Nei confronti di tali cri-teri salvifichi, ritengoche si possano fare al-cune considerazioni.Il fatto stesso di ristrut-turare gli edifici men-zionati porta, come ri-sultato, un aspetto bendifferente dal preceden-te, dovuto alla sommadei colori innovativi edei materiali solo similia quelli d'origine.Ne consegue, come ri-sultato finale, un'im-magine del paesaggiodel tutto nuova.Spesso progettisti afronte di richieste dellacommittenza, hannocercato di forzare quan-to permesso dai regola-menti edilizi specifici,

anche contando, a volte, sullacompiacenza delle Commis-sioni Edilizie.Questi due aspetti evidenzia-ti possono già considerarsisufficienti per vanificare ipresupposti tradizionalisti dicui sopra.Penso vada sottolineato unaltro aspetto, a mio modo divedere, estremamente im-portante.Rifacendosi alle normativevincolistiche menzionate sifinisce per ottenere manufat-ti edilizi paragonabili a fintimobili antichi dando corso apessime operazioni culturali.In tal modo non si riesce a

conservare ed esaltare ilsapore di una cultura tradi-zionale e neanche a stimolarela ricerca di una culturaarchitettonica e del paesaggioinnovativa.Ebbene, alla luce di tutto ciòritengo sia doveroso rimette-re in discussione l'esperienzafinora vissuta e cercare unindirizzo che interpreti cor-rettamente le necessità cultu-rali, abitative ed ambientalicontemporanee.Culturali significa permette-re ai progettisti di settore ilcimento espressivo innovati-vo, proponendo linguagginon ancora sondati, che ten-

gano anche conto di ciò chela tradizione migliore sugge-risce di perpetuare.Abitative significa tenere pre-senti il più possibile il benesse-re fisico e psichico degli utiliz-zatori di tali manufatti, av-valendosi dei criteri costruttividella bioedilizia che si stannofinalmente conoscendo.Ambientali significa propor-re, in alternativa alla conser-vazione tout-court, tipologieche enfatizzino il connubiocol terreno e la mimesi nellostesso (nascondersi invece diimporsi mediante altezzemax di un piano, copertura agiardino, piantumazione im-

ponente) in tal modo sigarantirebbe l’otteni-mento di un minoreimpatto ambientalegarantendo un miglio-ramento del rapportotra costruito e naturalea vantaggio del secon-do. Operando così sirestituirà alla natura,almeno in parte ciò chel'uomo, nel suo diveni-re violento, gli ha stori-camente sottratto.Come cercare di tra-sformare tali concetti inesempi concreti?Per prima cosa accen-tuando l’analisi diesempi storici e recentiche abbiano affinità conquanto prospettato.La seconda dando corsoad incentivi a vantaggiodegli utenti finali, rego-lamentati da strumentiurbanistici specifici.Così agendo ritengo sipossa ottenere un deci-so salto di qualità.

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Con l’approvazioneda parte della Giun-ta Esecutiva del 9

Ottobre 2006 e la presa d’attoda parte del Consiglio Di-rettivo del 23 Ottobre 2006, siè giunti alla definizione delregolamento per la conces-sione dell’emblema del Parcodel Conero. Fin dai primiincontri iniziati ad agosto del2005 con le aziende agricole,le associazioni albergatori, lestrutture ricettive e le attivitàturistiche, è emersa la neces-sità di adottare, da parte degliinteressati, l’emblema delParco del Conero affiancan-dolo alle loro attività comevalore aggiunto per la soste-nibilità ambientale e per latutela del territorio. Con ladelibera del Consiglio Diret-tivo n° 46 del 14/09/1994 si èapprovato il regolamento perl’applicazione del marchioagricolo del Conero. Conquesto documento si è cerca-to di dare delle risposte alleaziende agricole, purtroppoperò non si è ottenuto il ri-sultato auspicato (anche sullabase della scarsa adesionedelle aziende) per affermare erilanciare il prodotto Parco.Ma da quel regolamento sia-mo giunti al presente disci-plinare per l’utilizzo dell’em-blema. Nel disciplinare sotto-posto alla Giunta Esecutiva eal Consiglio Direttivo, sonostate inserite le osservazionipervenute dal Servizio Atti-vità Istituzionali, dall’ufficiolegale della Giunta RegionaleMarche e quelle proposte dalMinistero dell’ambiente edella tutela del territorio in-serite nel Disciplinare Nazio-nale per la Concessione del-l’Emblema dell’Area Natu-

rale Protetta delsettore turistico.Ora il documentoverrà fatto visio-nare a tutte le atti-vità aziendali, tu-ristiche ed econo-miche che orbita-no all’interno del-l’area protetta, per ulterioriosservazioni che dovrannopervenire all’Ente Parco adintegrazione e valutazioni inmerito al disciplinare. Ed ora,entriamone nel merito dialcuni punti fondamentali.L’Emblema del Parco delConero è registrato alla Ca-mera di Commercio ed ilConsorzio del Parco del Co-nero, essendone il titolare,usufruisce dei diritti attribui-ti dalle leggi sui marchi diimpresa registrati. La conces-sione dell’Emblema QualitàParco del Conero dovrà avve-nire a favore delle attivitàcoerenti con le finalità istitu-tive dell’area protetta e chesiano in possesso di requisitidi qualità rivolti alla sosteni-bilità ambientale in relazionesia all’ecosistema globale, siaalle specificità del territorioin questione. Per la sua asse-gnazione, tutti coloro che nefaranno richiesta dovrannodimostrare di possedere treparametri fondamentali: ilrispetto dei requisiti obbliga-tori e facoltativi; l’impegno almiglioramento continuo del-le proprie prestazioni am-bientali; vendita e offerta deiprodotti agricoli del Parco. Ladocumentazione sarà esami-nata dal Comitato di Mar-chio che valuterà, previa veri-fica iniziale, la correttezzadella domanda di adesioneper poi essere approvata dal

LE REGOLE

Come concedere l’usodell’emblema del Parco

Consiglio. L’em-blema del Parcoverrà assegnato, atitolo oneroso, alconcessionario, ilquale potrà af-fiancarlo all’em-blema dell’azien-da, nelle insegne,

nei siti Internet del conces-sionario, in manifestazioni opubblicazioni pubblicitarie, iltutto, che non sia in contra-sto con il presente disciplina-re. Credo che la creazione el’uso corretto dell’emblemaQualità Parco del Conero siauno strumento efficace perl’economia rurale dell’areaprotetta, con la consapevo-lezza di aver fatte proprie leesigenze e le aspettative di chi

opera sul territorio per unamigliore competitività ricet-tiva finalizzata alla conserva-zione del paesaggio e alla tu-tela dell’ambiente. Colgol’occasione, come membrouscente della Giunta Ese-cutiva, per rivolgere un grazieal Sindaco di Ancona peravermi nominato a rappre-sentarlo, al Presidente delConsorzio On. Claudio Ma-derloni, ai colleghi di Giunta,al Consiglio Direttivo, al per-sonale amministrativo e tec-nico del Parco, che mi hannopermesso di lavorare conserenità e continuità, facendobagaglio di esperienza.

Fabio BorgognoniGiunta Esecutiva

Il Monte Conero è ritenuto, sul panorama nazionale edeuropeo, un punto strategico importante del passaggio delflusso migratorio dei rapaci. Da molti anni il Parco segueil controllo ed il censimento dei migratori, con pubblica-zioni e con campi di osservazione scientifica nel periodoprimaverile. Nel marzo scorso ha anche organizzato unapposito convegno sul tema, con la partecipazione diesperti, dal titolo Ali sulle Marche. Sensibile all’argomentola stessa Provincia di Ancona, che con una lettera datata 26maggio ’06, firmata dall’assessore alla tutela del patri-monio faunistico ed ittico Stefano Gatto, ha manifestato ladisponibilità a realizzare un progetto congiunto con ilParco, sullo studio del fenomeno migratorio primaverileper l’anno 2007, con lo scopo di dare visibilità scientifica alivello nazionale all’area Conero, quale punto essenzialeper tale studio. Un progetto che ha trovato il favore delconsiglio del Consorzio, che nella riunione del direttivo diottobre, ha mostrato la volontà di predisporre un’accordotra Parco e Provincia, che consenta per il prossimo anno dielaborare un progetto comune di rilevazione scientificadel passaggio migratorio dei rapaci nel Conero.

RILEVAZIONE SCIENTIFICADEL PASSAGGIO MIGRATORIODEI RAPACI

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UN NUOVO STRUMENTO

Il marchio per la qualitàdei prodotti del territorio

Il Parco del Conero èindubbiamente la realtànaturalistica più affasci-

nante ed emozionante delleMarche e questa esperienzafatta all’interno del ConsiglioDirettivo del Consorzio, perla quale ringrazio la Provincia(Presidente e Vice Presidente)per avermi nominato a rap-presentarla, mi ha fatto sco-prire un territorio e capire leopportunità che offre. Comemembro del Consiglio delParco dunque, ho voluto par-tecipare fino in fondo all’atti-vità del Consiglio, incontraregli operatori dell’area protet-ta, ascoltare le loro esigenzeed aspettative, capire ed inter-pretare le problematiche dimarketing e comunicazione,strategie efficaci per rendere ilmarchio del Conero ricono-scibile, ma soprattutto capacedi creare emozioni nei turistiche vengono a visitarlo, direla mia quando serviva ecomunque non perdendomai di vista il rispetto per iResidenti, per le Istituzioni edin primis per il Parco stesso.Tutto questo mi ha portato,insieme agli altri consiglieri, adotare il Parco di uno stru-mento fondamentale per unosviluppo armonico del suoterritorio: la nuova variante alPiano del Parco. Questa, parteda un’idea ben precisa e deli-neata, ovvero concepire que-sta zona come un insieme,una visione complessiva delterritorio del Parco; unanuova concezione dove ilprimo attore è il Parco stesso,vero motore di sviluppo.Oggi più che mai il turista,ma anche tutti noi, abbiamobisogno di emozioni, e gene-rare un’emozione credo che

per la zona delConero, Portono-vo e giù di lì, siauna vocazionenaturale: le splen-dide calette, ledue sorelle, laChiesetta roma-nica della Baia elo stesso panorama vissutoanche nella stagione inver-

nale, riescono ademanare un fasci-no che pochealtre realtà mar-chigiane riesconoa trasmettere. Edè questo che ci haspinto a realizzareun Piano, con la

collaborazione di esperti,che non imponga blocchi

all’espansione, ma che facciain modo che lo sviluppo siail più armonico possibile, al-l’interno di questo splendidoscenario.Tutto ciò vede, ovviamente,come parte centrale il Parcodel Conero, strumento sem-pre più indispensabile percreare un Marchio del terri-torio, una immagine indele-bile ed unica della bellezzadei luoghi, dei colori, deisapori e della loro storia. Inquesto periodo difficile direcessione, di importazionedi prodotti clonati, il valoredel Marchio non può esserecopiato e questo è un van-taggio competitivo impor-tante per la nostra realtà. Sipossono ricreare scenari,palazzi, situazioni, ma leemozioni, i colori ed il pro-fumo della terra che ciappartiene non potrà maiessere riprodotto. Con unospirito di unicità, e di cresci-ta delle realtà locali, impren-ditoriali piuttosto che agri-cole, o alberghiere, il Con-sorzio ha lavorato e sta lavo-rando, aiutato dal preziosocontributo delle commissio-ni, che hanno reso possibileuna maggiore partecipazio-ne dei consiglieri alla vita delParco. Di questo dobbiamorendere atto al PresidenteClaudio Maderloni ed allasua Giunta, che con entusia-smo e professionalità hannoaffrontato il loro mandato,riuscendo a trasmettere atutti noi una gran voglia diessere utili e lavorare perrendere il Parco del Coneroun marchio vincente.

Andrea GaspariniConsigliere

L’Emblema del Parco è di forma rettangolare, conrapporto 1,48 tra il lato verticale e quello orizzonta-le. La parte inferiore del rettangolo contiene la dici-tura "PARCO DEL CONERO" sviluppata su duerighe, di cui la superiore (PARCO DEL) eseguita concaratteri Garamond semibold tracking em/1000 380in maiuscolo e l'inferiore (CONERO) eseguita concaratteri Garamond semibold tracking em/1000310. Sul lato superiore del rettangolo invece la dici-tura “Qualità” orizzontale eseguita con caratteriTimes New Roman in maiuscolo. Nella parte supe-riore del simbolo un emblema grafico dal contornoquadrato, composto di tre compiute: quella in bassoa sinistra di colore verde (rif. Pantone 348), raffigu-ra il profilo del monte Conero, quella centrale bian-ca, il profilo di un volatile, quella in alto a destra dicolore azzurro (rif. Pantone 3005), il cielo.

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Una sug-gestivamanife-

stazione, a fineluglio, ha fattoda cornice alla

presentazione della costituzione del gruppo storico dei CannonieriGuarda Coste (periodo napoleonico), con sede presso il Fortino Na-poleonico di Portonovo. Si tratta del secondo gruppo di ricostruzio-ne storica della nostra regione, inserito nel periodo breve ma inten-so del Regno Italico voluto da Bonaparte, per succedere allaRepubblica Cisalpina e precursore dell’Unità d’Italia avvenuta qual-che decennio dopo. Come spiega l’Ing. Remigio Zizzo, Presidentedell’Accademia di Oplologia e Militaria: La Fortezza di Portonovo,denominata dai vecchi del posto Forth d’Napulion, fu edificata inseguito all’annessione delle Marche al Regno Italico (1808), all’e-poca del blocco continentale voluto da Bonaparte contro

l’Inghilterra. Raro esempio difortificazione costiera cheracchiude, in condensato,l’arte dei grandi architetti mili-tari del passato, il Forte avrebbedifeso la rada e la vicinaAncona, porto strategico ecapoluogo del Dipartimentodel Metauro, dalle incursioni

del naviglio britannico e dai tentativi di sbarcodelle sue truppe. Nel 1810 l'artiglieria si accrebbedi una nuova specialità, quella dei CannonieriGuardacoste, organizzati su sette compagnie perfar fronte alla minaccia rappresentata nell'Adria-tico dalla flotta inglese. L'uniforme, giusto l'ar-ticolo 37 del decreto istitutivo, era di pannoverde, con paramani verdi, risvolti del pettoneri, fodera bigia, panciotto e calzoni bigi, cap-pello guarnito in lana nera, bottoni di metallobianco con impressi un'ancora, un cannone eun fucile. I pezzi d'artiglieria e i veicoli eranodipinti in verde scuro con finiture in nero. Leloro divise sono state ricostruite e riproposteal pubblico degli appassionati di re-enact-ment, grazie al lavoro di ricerca e di studiosvolto dall’Accademia di Oplologiae Militaria. La bandiera chegarriva al vento dall’alto deibastioni era ed è, ancora oggi,l’antico tricolore adorno dell’a-quila imperiale e regia, in uso trail 1805 e il 1814.

PORTONOVO - EVENTI

I Cannonierial Fortino

C. G.

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LA BAIA, TERRA DI ANTICHE GENTI

Un sito archeologicoa Portonovo

Nel mese di ottobrela Soprintendenzaper i Beni Archeo-

logici delle Marche ha con-dotto un’indagine archeolo-gica nell’entroterra di Porto-novo (AN), alle pendici delMonte Conero, in una zonagià nota per altri rinveni-menti parzialmente indagatinel 1999. L’indagine, eseguitadalla Tethys srl e appena con-clusa, ha portato alla luce iresti di un insediamentoattribuito al Neolitico Antico(VI millennio a.C.) per lapresenza di alcuni frammen-ti di ceramica impressa, unparticolare tipo di ceramicacosì definita per la decora-zione impressa sul vaso. Del-l'insediamento fanno parte 5strutture subcircolari rivesti-te di uno spesso strato diargilla cotta, con pareti chesembrano indicare una co-pertura cupoliforme: questecaratteristiche lasciano pen-sare a strutture di uso dome-

tuali e funerarie complesse,tipiche di queste fasi dellaPreistoria.Questo insediamento rappre-senta un unicum nel panora-ma marchigiano: è finora ilsolo sito costiero attribuibilead un periodo così antico. Lascelta di stabilirsi in questalocalità è stata probabilmentedettata dalla vicinanza almare, dalla prossimità con ilMonte Conero e certamentedalla presenza di acqua dolce.Lo studio dei numerosireperti recuperati (frammen-ti di vasi, di macine e maci-nelli, manufatti in selce, restidi ossa animali e umane, con-chiglie, carboni) potrà dareindicazioni riguardo allacomunità che qui viveva e alleattività che vi svolgeva: agri-coltura, allevamento, raccoltadi molluschi marini, lavora-zione delle pelli, trattamentodei cibi, produzione di cera-mica e così via.

Non è una specie autoctona del Co-nero ma ormai ne fa parte come letante altre che popolano l'area pro-

tetta: è del cinghiale che stiamo parlando, il mammifero ungulato di facile avvistamento trai sentieri del Parco, dove è stata stimata una popolazione di circa una cinquantina di esem-plari. Si muovono soprattutto di notte, quando dalla macchia boschiva si recano in zoneagricole a ridosso di corsi d'acqua e spesso, per farlo, attraversano la strada. Non è un ani-male aggressivo, anche nel caso di incontro con una mamma ed i suoi piccoli; l'animale, pre-ferisce sempre scegliere una via di fuga. Per allontanarlo basta far rumore sbattendo lemani o i piedi o parlando a voce alta. Il pericolo in cui invece si può incorrere è trovarselodi fronte mentre si va in auto, quindi attenzione soprattutto quando si percorre la Pro-vinciale 1 che taglia in due il Monte, collegando Sirolo e la Riviera ad Ancona. Si raccoman-da agli automobilisti di osservare attentamente i divieti del codice della strada ed i limiti divelocità perché non è raro che gli ungulati attraversino l'asfalto e non lo fanno certo sullerighe. Possono attraversare ovunque, ma esistono anche alcuni punti in cui la percentualedi passaggio è maggiore rispetto ad altri: gli sbocchi sulla Sp1 in corrispondenza dell'HotelEmilia, della caserma della Marina del Poggio, della Comunità la Ginestra, del distributoreprima di entrare a Sirolo. Il Parco del Conero è un'area protetta e come tale va amata ed uti-lizzata, con un'attenzione particolare alle specie faunistiche che la vivono in libertà.

stico (forni, magazzini), di-sposte peraltro intorno adun’area molto ampia e riccadi reperti, che suggerisce l’e-sistenza di una struttura oserie di strutture più grandi,

forse destinate ad usi diversi-ficati. All’interno di talistrutture sono stati indivi-duati anche reperti osseiumani, a testimoniare losvolgimento di pratiche ri-

OCCHIO AI CINGHIALI !

C. G.

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Il Parco del Conero da poco più di un anno haattrezzato un percorso botanico pensato per iportatori di handicap che si snoda nell’area esterna del centro visite. Il percorso è lungo100 m circa ed è delimitato da una staccionata di legno da un lato e da un basso cordolodi gomma dall’altro. Lungo il tracciato sono state posizionate 25 stazioni appositamen-te tabellate (anche in braille) in corrispondenza di alcune piante tipiche del Conero. Tale

struttura è a disposizione del CEA per promuovere attività rivolte a portatori di handicap fisici. Ad agosto l’associazione Mo-vimento Apostolico Ciechi Emilia Romagna – Marche ha organizzato un campo estivo nella riviera del Conero per un grup-po di una ventina di persone fra non vedenti e ipovedenti. Visto il loro grande interesse a trascorrere una mattinata all’inter-no del Parco abbiamo concordato, insieme ai responsabili del gruppo, di sperimentare l’efficienza dell’infrastruttura da pocorealizzata. I nostri ospiti hanno potuto così conoscere e riconoscere per conto proprio le principali essenze della macchia me-diterranea presenti nell’area protetta. Per percorrere l’intero tracciato è stata necessaria circa un’ora di tempo; qualcuno si èavventurato autonomamente, qualcun altro assistito dagli accompagnatori, ma nessuno ha trovato particolari problemi. Èstata un’esperienza molto importante che ci ha permesso di comprendere meglio le potenzialità e i limiti del percorso bota-nico. Abbiamo ricevuto suggerimenti su come condurre questo tipo di visita, sulla base delle diverse esigenze dei fruitori;abbiamo inoltre scoperto che non esistono molti tracciati come il nostro a disposizione delle persone diversamente abili.

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I Gonzagiti rimasero fino al 1539. Il lorostrano ordine fu soppresso per disposi-zione imperiale. Solo nel 1561 gli eremitiche erano nella Grotta di S.Benedetto,salirono su alla chiesa di San Pietro, perfar posto in seguito ai Camaldolesi dellaCompagnia eremitica del beato PaoloGiustiniani, meno turbolenta e più dedi-ta alla preghiera e agli interessi spirituali,i quali rimasero fino alla metà dell’Ot-tocento. Nel 1864 i Camaldolesi abban-donarono l’eremo. Vi subentrò il Co-mune di Sirolo che cedette nel 1880 unaparte dello stesso alla famiglia Marchetti,che a loro volta nel 1914 vendette aiSoderini Caraffa D’Andria. Nel 1932 ilComune affittò alla famiglia Melappionii locali di sua proprietà. Questi venneroadibiti ad hotel e ristorante. Nel 1958 iristoratori acquistarono dal Comune ilocali e agli inizi del 2000 rilevarono daiCaraffa D’Andria tutto il complesso. Nonsono mancate lotte e manifestazioni pro econtro anche per l’istituzione nel 1987del Parco regionale del Conero, eppuresembrano più lontane delle lotte deimonaci nel Medioevo…

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I Greci,la regina picena,la sostadi Traiano

Ècon viva soddisfazione che posso oggi rallegrarmi perl’avvenuta adozione a larghissima maggioranza dellaVariante Generale al Piano del Parco nella seduta del

29.09 us. Si è trattato dell’epilogo di un lungo e faticoso percor-so che ha visto la fattiva e sinergica collaborazione professiona-le tra il gruppo incaricato all’elaborazione del progetto ed i tec-nici dei Comuni, della Provincia, del Parco, ai quali indistinta-mente è andata tutta la fiducia per la loro attività. Si è trattatodi un lavoro entusiasmante, con la cittadinanza coinvolta nelprogetto per mezzo di assemblee pubbliche e la continua informazione a mezzo stam-pa, anche attraverso il giornale del Parco. Ritengo che l’adozione di questa Variantecostituisca un atto di assunzione di responsabilità doveroso da parte del Consiglio neiconfronti della nostra area protetta ed un documento finalmente adottato che saràutile a coloro che faranno parte del costituendo Ente Parco. Salvo ovviamente l’iterprevisto per le osservazioni di rito. Preme ora evidenziare le linee salienti dell’attoadottato: innanzitutto la variante può definirsi un passaggio da un piano urbanisticoad un piano territoriale- paesaggistico che consente una progettualità integrata tra ele-menti antropici e naturalistici. Oltre a ciò si sono tenute nella giusta e doverosa consi-derazione le attività agricole ed agrituristiche presenti nel territorio, elementi preziosiper il suo sviluppo e manutenzione ed operanti in simbiosi con il medesimo. Infine, vaattribuita tutta l’importanza che merita al cd. MEVI, acronimo per Metodo diValutazione Integrata, strumento che consente di verificare preeliminarmente la com-patibilità ecologica e paesaggistica del progetto, oltre a contribuire al miglioramentoqualitativo dello stesso. Questo è in breve sintesi il lavoro svolto dal Consorzio Parcodel Conero per giungere a quanto sopra. Ora è compito istituzionale del ConsiglioRegione Marche e del futuro Ente Parco esaminare quest’opera. Con tali brevi righeintendo anche manifestare il piacere che ho provato nel lavorare con persone che sonoandate oltre la pura professionalità, esprimendo una passione vera e profonda nei con-fronti di questo nostro stupendo territorio. Un ringraziamento particolare, scevro daogni possibile piaggeria, va al Presidente per il suo impegno profuso.

LE BUONE NOVITÀ

Varianteal Piano del Parco

Andrea Simoncini - Consigliere

UN PERCORSOADATTO AI DISABILI

Mariano Di Iorio - Forestalp