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PROGETTO PARCO La storia del caseificio nel territorio cornigliese. a.s. 2009-2010 a.s. 2010-2011 Scuola Secondaria 1°Grado Corniglio

Progetto parco

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La storia del caseificio nel territorio cornigliese. a cura della scuola secondaria di primo grado di Corniglio (PR)

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PROGETTO PARCOLa storia del caseificio nel territorio

cornigliese.

a.s. 2009-2010a.s. 2010-2011

Scuola Secondaria 1°Grado Corniglio

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a.s.2009-2010 1^ partea.s.2010 – 2011 2^ parte1^ parte: Dal pascolo al latte; La vita del contadino: ieri ed oggi; La stalla : ieri ed oggi; La vita del casaro : ieri ed oggi; Il caseificio: ieri ed oggi; La visita al Caseificio Ponte Bratica di Corniglio; La visita al Caseificio di Ramiseto; Logo portapunta di parmigiano; Visita al Museo di Soragna.

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Dal pascolo al latte

30circa

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La vita del contadino di anni fa

La vita del contadino in passato era molto dura perché comportava molta fatica fisica perché tutti i lavori venivano eseguiti manualmente. I contadini si alzavano all’alba per la cura del bestiame (pulivano la stalla, davano da mangiare agli animali, mungevano le mucche e portavano il latte a mano al caseificio anche se in inverno producevano il formaggio in casa). Oltre a questi lavori si occupavano del taglio della legna, dissodavano alcuni pezzi di terra prima occupati o da boschi o da sassaie, per prepararlo alla semina.

In estate avveniva il taglio e la raccolta del fieno, del frumento, dei vari cereali e della canapa. Sempre in questo periodo o quando il tempo lo consentiva, le mucche venivano portate al pascolo e fatte rientrare verso sera per la mungitura.

In autunno i contadini andavano nei castagneti a raccogliere le castagne, un’importante alimento con cui producevano la farina.

Per l’aratura, il trasporto del fieno e del legname si usavano i buoi o le mucche, l’erba veniva tagliata con la falce, e il grano con la “msura”( il grano veniva poi raccolto in covoni per la trebbiatura). Il fieno non veniva imballato ma portato a casa sfuso con carri senza ruote trascinati da animali che in dialetto venivano chiamati “viò”.

I contadini conducevano un tipo di vita in armonia con la natura e con i cicli delle stagioni.

Annalisa Vicini 3^ B a.s. 2009-2010

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Il lavoro del contadino

Foto di Plesca Cristian 2^ B

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La vita del contadino di oggi

La vita del contadino un tempo era molto dura e faticosa scandita dai ritmi della natura. Ci si alzava molto presto con il canto del gallo, si accudivano gli animali, si mungeva e poi si partiva: chi andava a lavorare nei campi con l’aiuto degli animali, chi portava gli animali al pascolo (le famiglie erano molto numerose ed ognuno aveva il proprio compito all’interno della fattoria compresi i bambini che portavano al pascolo le pecore). Si rientrava dai pascoli nel primo pomeriggio, si dava da mangiare agli animali, si mungevano di nuovo le mucche, si cenava all’imbrunire e ci si coricava molto presto sia per la stanchezza sia per non consumare la cera delle candele e il petrolio nelle lampade.

Invece, oggi ci si alza molto presto si va nella stalla dove si accudiscono gli animali e si mungono le mucche con

l’ausilio della tecnologia e quindi con molta meno fatica di un tempo. Ci si reca, poi, a fare i lavori nei campi con i mezzi meccanici, si rientra a casa per il pranzo, si ritorna nei campi e, infine, ancora ad accudire gli animali verso sera.

Il contadino di un tempo, in inverno, quando i campi e i pascoli erano impraticabili, impiegava il suo tempo a

riparare e a costruire i nuovi attrezzi, per lo più in legno. L’unica cosa che negli anni non è cambiata è l’impegno del contadino nell’accudire giornalmente le mucche.

Alessio Pagano 2^ B a.s. 2009-2010Intervista a Marta Marrazzi di Torre di Beduzzo.

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La stalla dei miei nonniDa quando si sono sposati i miei nonni hanno sempre avuto una stalla in cui allevavano mucche da latte (l’attività è stata sospesa nel 1997).In questo piccolo allevamento possedevano:• 8 mucche da latte• 1 toro• 2-3 vitelli• 8-10 manzeLe mucche consumavano da 6 a 8 balle di fieno al giorno e venivano munte sia

al mattino che alla sera, inizialmente a mano e poi con una mungitrice. Ogni mucca produceva dai 6 agli 8 litri di latte al mattino ed alla le sera (12-16l di latte al giorno. Il latte veniva portato al caseificio di Ghiare. La stalla era di quelle tradizionali di una volta: lungo le pareti laterali c’erano le mangiatoie che si riempivano con balle di fieno.

Annalisa Vicini 3^ B a.s. 2009-2010

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La mia stalla ieri ed oggi

A Cirone, dove c’è la casa vecchia di famiglia, c’era anche la stalla. Era molto piccola, buia e meno attrezzata di quelle moderne. Le mucche erano legate ad una greppia dove veniva posto il fieno e l’erba. Il letame veniva raccolto a mano con la forca, riposto nella carretta e portato fuori dalla stalla in un luogo apposito e poi si portava nei campi per essere utilizzato come concime. Il fieno raccolto durante l’estate e trasformato in balle quadrate , veniva conservato nelle cascine molto arieggiate per evitare che ammuffisse. Le comodità non esistevano ed il mestiere di contadino era molto faticoso. Oggi , invece, le cose sono completamente diverse. Le stalle, come la mia, sono moderne e hanno tutte le tecnologie avanzate per agevolare il lavoro dell’uomo. Generalmente le mucche sono legate con una catena di ferro alla greppia e le cuccette sono molto più spaziose. Gli alimentatori del mangime, situati fra una mucca e l’altra con delle vaschette, fanno pervenire il mangime diverse volte in tutto l’arco della giornata in orari stabiliti da un orologio che automaticamente scatta. Oggi il letame non viene più eliminato a mano, ma tramite un nastro trasportatore viene portato fuor dalla stalla, nel piazzale. La mungitura si effettua con le mungitrici, definite gruppi o secchi. Dopo la raccolta, il latte viene portato nella sala mungitrice per essere conservato in un grosso frigorifero , sempre acceso, raffreddato alla temperatura desiderata dal casaro.

Dalle mie parti sono rimaste quattro stalle, perché ormai gli anziani hanno abbandonato questo lavoro che è sempre molto impegnativo.

Intervista al nonno ed ai genitori di Patrik Baratta 2^ B a.s. 2009-2010.

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Inserire foto di baratta partrick

La stalla e la sala mungituradei nonni di Letizia Groppi 2^ B

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Diario di Giulia Guidetti 1^ B a.s.2009-2010

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La stalla del papà di Giulia Guidetti

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La vita del casaro ieri ed oggiPremesso che la lavorazione del latte che porta alla produzione del Parmigiano Reggiano è da annoverarsi come forma d'arte e che le basi di essa sono rimaste tali nei secoli, non può dire altrettanto della vita del casaro. Il casaro, mestiere nobile ed antico fino agli anni 50,' si tramandava tramite l'uso dell'apprendistato. Da apprendista si passava ad esse "sotcaldera" per poi arrivare alla qualifica di casaro. Oggi esiste la scuola per casari. Fino alla metà del secolo scorso il casaro raccoglieva il latte dei contadini che avevano piccole stalle tanto che il caseificio rimaneva chiuso da novembre a marzo dell'anno successivo a causa della scarsa produzione di latte.Questo veniva raccolto con un carretto trainato da animali, in genere asini, muli, cavalli ma non di rado anche dalle mucche.Il latte raccolto veniva messo a mano nei "bigonci" per poi essere depositato nelle bacinelle e,come si fa adesso, si lavorava assieme il latte della sera con quello della mattina.La scrematura del latte nelle bacinelle veniva fatta alla moglie del casaro che poi utilizzando la zangola di legno, che veniva fatta girare a mano, otteneva il burro.Il lavoro del casaro era tutto manuale: le caldaie in cui veniva cotto il latte erano scaldate a legna ed era compito del garzone mantenere acceso il fuoco a temperatura costante, la regolazione del fuoco era affidata all'intuito del casaro.Le forme di formaggio, dopo la produzione, venivano spostate nei vari settori sempre a mano.Oggi con l'apporto delle tecnologie la vita del casaro è cambiata completamente.Il latte viene raccolto dalle autobotti e trasportato nelle bacinelle tramite delle tubature idrauliche, per poi essere scremato ed immesso nelle caldere ,riscaldate con appositi impianti a gas o a gasolio, dotate di termostati che regolano la temperatura di cottura.Le forme vengono trasportate su nastri trasportatori e pulite con robot nelle cascine di stagionatura.La vita del casaro è notevolmente migliorata, anche se continua ad alzarsi alle 5 del mattino per coricarsi alla sera verso le dieci.Va puntualizzato che, nonostante queste innovazioni tecnologiche , il prodotto rimane sempre fatto con gli stessi ingredienti usati fin dai tempi dei tempi: latte, caglio e sale.

Alessio Pagano 2^ B a.s. 2009-2010 Intervista al signor Mauro Marazzi

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I caseifici Una volta nella zone di Corniglio c’erano molti caseifici: a Bosco, Marra, Canetolo,

Grammatica, Ponte Romano, Ballone, Ghiare, Signatico, Tre Rii (frazione di Beduzzo), Torre di Beduzzo, Beduzzo,Ponte Bratica.

Purtroppo i caseifici di Torre di Beduzzo, Bosco, Canetolo, Ponte Romano , Ghiare ed altri sono stati chiusi per diversi motivi: mancanza di lavoro per i giovani, reddito basso per gli agricoltori, riduzione della quota dei i soci, fino a non essercene più nessuno e le stalle pian piano sono rimaste vuote. In base alle norme igienico sanitarie vigenti, questi caseifici non erano a norma e quindi non più idonei alla loro funzione; inoltre i figli dei soci non erano disposti, e non volevano, continuare quest'attività molto impegnativa e poco remunerata.

Il caseificio di Beduzzo nacque per merito di Orlandini Tebalto, negli anni del dopo guerra. Col passare del tempo il caseificio passò nelle mani delle società degli Agricoltori, chiamata “Latteria Sociale Beduzzo Inferiore”.

Qualche anno fa questo caseificio è stato ristrutturato. Anche il caseificio di Ponte Bratica, è stato completamente rinnovato.

Nel territorio cornigliese sono operativi solo due caseifici che continuano l'attività con la produzione di parmigiano reggiano.

Kevin Bertoletti 2^ B a.s. 2009-2010

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VISITA AL CASEIFICIO DI PONTE BRATICA DI CORNIGLIO

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CASEIFICIO PONTE BRATICACORNIGLIO, 2 FEBBRAIO 2010

Visita al caseificio dalle ore 8,20 circa ,alla ore 10.20 circa.Il caseificio è una azienda a conduzione familiare. Il caseificio in numeri ( dati forniti dalla sig.ra Silvia Tramalloni ) Codice del caseificio 3060n. caldaie: 8

Capacità di 1 caldaia: 11 q. di latteQuantità di latte lavorato in 1 giorno: 88 q. di latteQuantità di latte lavorato in un anno: 30.000 q di latteDa 1 caldaia si hanno 2 forme da 50 kg l’unaLa cascina contiene 5200 forme di formaggioPeso di 1 forma :40 kgPrezzo di vendita per kg del formaggio 2009: Euro 9,30 OSSERVAZIONE: il caseificio non ha l’insegna che ne indica l’appartenenza al

Consorzio Parmigiano-Reggiano.

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Dalla cagliata alla forma nella “ fascera”

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VISITA AL CASEIFICIO DI RAMISETO ( RE)

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CASEIFICIO SOCIALE DEL PARCORAMISETO – RE- 15 aprile 2010Il caseificio in numeri ( dati forniti dalla Sig.re Martino Dolci, presidente del caseificio, consigliere del Parco Nazionale Appennino Tosco-Emiliano, Sindaco di Ramiseto )

Visita al caseificio dalle ore 10,00 circa ,alla ore 11.35 circa.Il caseificio è una azienda con 6 addetti in media, inizia l’attività nel 2005 per fusione di 3 caseifici con lo scopo di valorizzare il parco, il territorio, il prodotto. Raccoglie il latte di 20 soci allevatori. Codice del caseificio 999n. caldaie: 18Capacità di 1 caldaia: 12 q. di latteQuantità di latte lavorato in 1 giorno: 120 q. di latteQuantità di latte lavorato in un anno : 50.000 q di latteDa 1 caldaia si hanno: 2 forme da 50 kg l’unaLa cascina contiene : 16000 forme di formaggioPeso di 1 forma: 41 kgPrezzo di vendita per kg del formaggio 2009: Euro 10,50 formaggio da pasto OSSERVAZIONE: il caseificio ha l’insegna che ne indica l’appartenenza al Consorzio Parmigiano- Reggiano.

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Piazza di RamisetoVisita al caseificio di Ramiseto

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REALIZZAZIONE DI UN CONTENITORE

PER UNO SPICCHIO DI PARMIGIANO REGGIANO Durante l’annualità 2009-10 del progetto PARCO, abbiamo progettato e

realizzato una confezione portapunta per uno spicchio di Parmigiano del perso di circa 1 kg..Si è pensato anche alla veste grafica del solido, di cui due esempi sono riportati nei files in allegato.Schematicamente l’attività è stata così svolta:• Realizzazione di un contenitore in dimensioni originali (disponibile presso

l’Istituto);• Creazione della grafica su una facciata del modello elaborato su foglio A4

(attività svolta da ogni singolo ragazzo, alcuni degli elaborati sono disponibili presso l’Istituto);

• Riduzione in scala 1:2 di alcune facciate del solido modello (attività svolta da ogni singolo ragazzo sul quaderno del progetto PARCO);

• Realizzazione di alcune facciate del solido modello su carta millimetrata(attività svolta da ogni singolo ragazzo sul quaderno del progetto PARCO).

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Logo per portapunta

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VISITA AL MUSEO DEL PARMIGIANO DI SORAGNA -30 aprile 2010-

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Il laboratorio del latte al museo

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• I principali componenti del latte• Dal latte alla cagliata• Dalla panna al burro

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Visita al Castello Meli-Lupi di Soragna

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a.s. 2010 – 2011

2^ parte

• I pascoli e gli allevamenti nelle terre cornigliesi :alla ricerca dei dati catastali;

• le fiere a Corniglio;• La nascita delle latterie sociali;• I caseifici: la dinamica produttiva;• I caseifici del territorio cornigliese.

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L’estensione dei pascoli in montagna, collina e pianura rispetto alla superficie totale:

Periodo Montagna Collina Pianura

Ottocento 14% 8% 3,70%

Anno 1929 11% 4,75% 0%

Anni ‘80 9,20% 0,60% 0%

Dati tratti dal libro”Terre e Buoi”

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ALLA RICERCA DEI DATI CATASTALI…Lo scopo del lavoro svolto è stato quello di capire se e come nel corso del tempo siano cambiate le condizioni e le superfici deputate all’allevamento ed al pascolo delle vacche da latte per la produzione del Parmigiano Reggiano nel territorio di Corniglio.Abbiamo così svolto una ricerca in collaborazione con l’Agenzia per il Territorio (ex Catasto) per vedere quali sono le aree oggi deputate a pascolo e che estensione ricoprono.Abbiamo scoperto che tutti i Comuni Italiani sono registrati presso l’Agenzia del Territorio, la quale ha l’inventario di tutti i beni immobili (terreni e fabbricati) presenti.Questi beni immobili sono tutti rappresentati in diverse mappe, aventi scale di riduzione diverse.Ogni Comune è rappresentato da una Mappa Catastale (chiamata QUADRO D’UNIONE) che è suddiviso in tante parti, chiamate Fogli di Mappa .Ogni foglio di mappa a sua volta rappresenta una porzione ridotta di territorio, in cui sono indicate tutte le Particelle, ovvero porzioni di terreno e fabbricati per i quali si riconoscono il possessore e la destinazione d’uso,ovvero per cosa viene usato.Capire qual è la destinazione d’uso è molto importante perché definisce il valore della parte (ad esempio un terreno coltivato a pomodori ha una destinazione diversa da quello a pascolo, anche come valore economico).

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Più in particolare:Corniglio è rappresentato in un quadro d’unione ed è suddiviso in 131 fogli di mappa, rappresentati in scala 1:5000.Ogni foglio di mappa è diviso in tante particelle e noi siamo interessati a capire quante particelle siano destinate a pascolo. Abbiamo saputo , richiamando al computer tutti i fogli di mappa , che ci sono aree con pochi pascoli ed aree con tantissime particelle a pascolo.Per confrontarli, abbiamo scelto tre fogli (il 64, il 110 ed il 131) che rappresentano rispettivamente:• il foglio 64 l’area vicino al centro di Corniglio• il foglio 110 l’area di Sesta• il foglio 131 la zona dei Laghi Gemelli.• Ottenendo i seguenti dati:FOGLIO N° AREA N° PARTICELLE SUPERFICIE A PASCOLO (IN ETTARI –ha)64 Corniglio 9 4,495110 Sesta 70 9,291131 Laghi Gemelli 17 40,887Dalla tabella si deduce che non sempre dove le particelle sono più numerose l’estensione apascolo sia maggiore, ma dipende dalle condizioni territoriali.Alla fine abbiamo scoperto che – pur essendo il Comune di Corniglio uno dei più vasti della provincia di Parma – le aree a pascolo rappresentano una porzione piuttosto ridotta di tutto il territorio.

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osservazioni

Possiamo quindi dedurre che nel corso del tempo le condizioni e le tecniche di allevamento siano mutate, così come la percentuale di popolazione attiva che si dedica alla produzione di Parmigiano Reggiano. Alleghiamo in seguito le copie dei fogli n° 64,

110 e 131 dove sono evidenziate le particelle adibite a pascolo.

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Comune Corniglio foglio 64

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foglio110

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Foglio 131

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Le fiere a Corniglio

In un passato non troppo lontano la vita era regolata da costumi e riti chesancivano lo scorrere del tempo. L’esistenza era scandita da ritmi moltomeno frenetici rispetto ad oggi e da eventi che, ripetuti, trasmettevano unsenso di regolarità e costanza che ora è andato perduto. Uno di questi eral’antico mercato che si teneva nei borghi di città o dei piccoli paesi dicampagna.Il mercato più importante era quello del bestiame perché i bovini eranoutilizzati per scopi molto diversi fra loro. Come nelle grandi fiere di untempo, a Corniglio si svolgeva due volte al mese. Era organizzato nelcosiddetto foro boario ovvero nella piazza dei bovini dove concretamente ibuoi venivano comprati e venduti. Sono ancora visibili tracce di questeantiche fiere, oltre che in qualche rarissima e preziosa fotografia dell’epoca,anche in vecchi anelli ancora incastonati nei muri di sasso. Erano appuntodegli anelli di ferro che servivano per legare il bue o la manza al muro.

Ricerca di Spanedda Simone 2^ B a.s.201-2011

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“La Val Parma e la Val Baganza in cartoline d’epoca” collezione di B.DALCO’ 2005.

Corniglio: Piazza del Mercato

Ricerca di Tramalloni Matteo -3^ B

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Corniglio 13/01/1984

“Quando la neve bloccava le strade

burro e formaggio si facevano in casa.”

Nelle foto alcuni momenti del

conferimento e della pesatura del latte

“montanaro”.

Nando Donnini

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La cooperazione nelle terre cornigliesi : frammenti di storia e di attualitàa cura di Nando Donnini

"Cooperare" significa "operare insieme con altri per il raggiungimento di un fine comune", in definitiva significa “collaborare alla buona riuscita di un'attività".Una "cooperativa" è "un'impresa collettiva che svolge attività economica senza fine di lucro speculativo". Per "cooperazione" s'intende il "movimento che riunisce le diverse cooperative di un settore, di una zona o di un intero

Paese". Le valli cornigliesi (Baganza, Parma e Bratica) sono state e sono terre storicamente ricche di esperienze cooperative, insomma sono state e sono terre di consistente e diffusa cooperazione. La promozione delle prime cooperative nelle terre cornigliesi risale agli inizi del secolo scorso (il Novecento - XX secolo).

Esattamente cent'anni fa era già attiva a Corniglio una "cooperativa di lavoro" con almeno una dozzina di soci, sorta forse per iniziativa del"movimento associativo dei cattolici", che aveva per finalità primaria la cura degli "interessi morali ed economici del popolo". Le "prime forme di organizzazione cooperativa dei cattolici parmensi" furono le "casse di risparmio rurali". Anche i "centri più sperduti della montagna parmense", come Bosco di Corniglio, disponevano delle loro "casse di risparmio". Incentivate e sostenute dalla benemerita e lungimirante azione della Cattedra Ambulante d'Agricoltura nacquero in quel periodo anche le prime latterie nel Parmense. Nel lontano 1902 ne troviamo pure nelle terre cornigliesi; erano latterie sociali di piccole dimensioni in quanto, "per le ingenti difficoltà dei trasporti", occorreva a livello gestionale "mantenere le spese al minimo". Infatti: "La costituzione delle prime cooperative agricole può farsi risalire agli inizi del secolo, allorquando gruppi di agricoltori diedero vita alle prime società mutualistiche aventi per scopo la raccolta e la lavorazione del latte". Di conseguenza sorsero anche i primi magazzini gestiti cooperativamente "per la distribuzione di sementi e concimi, oltre a granaglie e farine". "Dopo una vigorosa espansione iniziale, la cooperazione - estesasi nel frattempo ad altri settori - ha subito un forte rallentamento e svuotamento durante il ventennio fascista per ritornare ad una costante ascesa numerica e potenziale nel

dopoguerra.

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Ma torniamo per un attimo indietro nel tempo: vennero la prima guerra mondiale (1914 - 1918), laparentesi del potere totalitario fascista (1922 - 1943) e la seconda guerra mondiale (1939 - 1945). Non possediamo molti e precisi dati per trattare esaurientemente il fenomeno della cooperazione nel Cornigliese, anche di quella riferibile alle latterie sociali, lungo il complesso e drammatico arco storico di questi eventi epocaliPossiamo tuttavia sostenere quanto segue: "Le latterie sociali, sorte per la difesa economica e la tutela dei piccoli e medi produttori, già presenti in epoca pre-fascista soprattutto ad opera dei cattolici, ebbero un notevole impulso durante il ventennio quando questo tipo di cooperazione divenne tra i più importanti della provincia, grazie anche al declino delle altre. In un primo tempo si trattò in gran parte di sopravvivenza delle forze precedenti; poi, anche in questo settore, la seconda metà degli anni Venti comportò un ridimensionamento. Sei nuove latterie sociali vennero attivate ma parecchie altre furono liquidate, fissandone il totale provinciale a 29. Sarà solo dopo il 1929 che si manifesterà un nuovo impulso nelle organizzazioni produttive lattifere. I dati della crescita non sono univoci [ ... ] Dai registri prefettizi [... ] le nuove latterie risultano dodici in tutto tra il 1930 e il 1940." A proposito del progressivo "ampliamento del settore cooperativo caseario" dopo il 1940, è possibile documentare che tra il 1941 e la Liberazione (1945) furono iscritti all'apposito registro del Tribunale di Parma ben 83 caseifici sociali. "Sorsero un po' ovunque nella provincia, anche se in maggioranza, per vocazione territoriale, intorno a Parma e nelle zone di pianura e bassa

collina; tra i comuni della montagna, Corniglio fu quello maggiormente interessato al fenomeno.

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Alcuni non sopravvissero a lungo dopo il 1945 ma parecchi li ritroviamo attivi ancora negli anni Cinquanta, soprattutto grazie all'importanza che stava assumendo la produzione del formaggio parmigiano - reggiano. " Non ci è consentito di conoscere con esattezza le particolarità del corposo "fenomeno" dei caseifici sociali nel Cornigliese fino agli anni del secondo dopoguerra e della ricostruzione, siamo però ( abbastanza ) in grado di documentare la proliferazione delle latterie e dei caseifici sociali nel composito e problematico areale del comune di Corniglio (il terzo per ampiezza territoriale a livello provinciale: ha 16.609) durante gli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta del secolo scorso."Dal 1950 l'espansione dell'industria casearia, il forte sviluppo della meccanizzazione delle aziende e l'intensificata produzione foraggera hanno impresso una nuova accelerazione al processo di specializzazione dell'allevamento bovino verso la produzione di latte." Da allora "le forme associative e cooperative [...] si sono moltiplicate nei vari settori produttivi e operativi con diverse articolazioni..." fino a raggiungere nei primi anni Settanta la presenza di undici "aziende casearie sociali" - nella comunità territoriale cornigliese.( con ogni probabilità si tratta dei caseifici sociali di Ballone, Beduzzo Inferiore, Bosco-inaugurato nel 1950- Canetolo, Ghiare, Grammatica, Marra, Ponte Bratica, Ponte Romano, Signatico, Torre Tre Rii. In virtù di vari processi di fusione e ristrutturazione intervenuti nelle realtà produttive del territorio cornigliese, nel 1985 risultavano funzionanti sei caseifici sociali produttori del parmigiano - reggiano (quasi la metà di quelli presenti una quindicina di anni addietro) e precisamente: Beduzzo Inferiore, Bosco, Ghiare, Ponte Bratica, Signatico, Torre Tre Rii. Attualmente le latterie sociali operanti nel tessuto socio - economico del Cornigliese sono soltanto due e risultano ubicate nelle località di Ponte Bratica e Beduzzo, entrambe inserite all'interno delle aree protette di recente costituzione.

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PROGETTO P.A.R.C.O.A.S. 2010/2011

SCUOLA SECONDARIA DI I GRADO DI CORNIGLIO VISITA NELLE LANGHE- OBIETTIVI Il Parco, a partire dall’anno scolastico 2009/2010, ha intrapreso con le scuole del proprio territorio, un

percorso progettuale che ha visto come tema centrale il paesaggio agricolo del Parco, inteso sia in senso generale, che come risultato di processi produttivi. La metodologia didattica seguita ha voluto porre al centro i ragazzi, come protagonisti di esperienze che avessero come obiettivo lo sviluppo, in loro, di una maggiore consapevolezza delle potenzialità e delle risorse che offre il territorio nel quale vivono.Per raggiungere tale obiettivo, uno degli strumenti messi in campo è stato quello di portare i ragazzi a “vedere” e conoscere realtà territoriali di successo: territori, cioè, nei quali una serie di attori: dagli imprenditori, agli agricoltori, agli enti pubblici, hanno saputo lavorare insieme per valorizzare tutte le potenzialità e risorse che offriva loro il territorio. Tra le varie mete suggerite agli insegnanti vi è la zona delle Langhe, in Piemonte, dove si sono creati circuiti virtuosi di valorizzazione produttiva e turistica, partendo da semplici prodotti agroalimentari (il vino, la nocciola, il formaggio, ecc), in un territorio che presenta comunque difficoltà strutturali, essendo caratterizzato da una zona più bassa e altamente produttiva e da una zona più alta che presenta tutti gli inconvenienti delle aree montane. L’obiettivo finale è quello di fornire ai giovani gli strumenti conoscitivi e operativi per sviluppare sul proprio territorio opportunità future di vita e lavoro.Anche per questo il territorio delle Langhe rappresenta un esempio ideale: su di esso insistono sia aziende di dimensione importante, che hanno una valenza per lo meno nazionale (soprattutto in campo viti-vinicolo), ma anche piccole aziende produco prodotti di qualità con metodi ancora artigianali, molto spesso gestite da giovani. Questo permetterà ai ragazzi di venire in contatto con persone che fungeranno da testimoni di un percorso di sviluppo possibile, arricchito da visite alle aziende ed interviste ai protagonisti.

• dott.ssa Sonia Anelli e dott.ssa Barbara Vernizzi

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Passeggiata tra i vigneti ed i noccioleti di Alba - CN

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Elenco alunni conivolti nel progetto:

a.s. 2009-2010 – 2010-2011 classe 1^,2^ e 3^ sez. B;Bensaia Alessandro, Bianchi Andrea, Demartis Luca, Gandolfi Mariachiara, Groppi Letizia, Guidetti Giulia, Orioli Nicole, Pasolini Mattia, Prevoli Kevin, Spanedda Simone.

Amato Cosima Lela, Amato Elena, Baratta Patrik, Bertoletti Kevin, Guidi Rocco, Pagano Alessio, Pioli Mattia, Plesca Cristian, Restani Debora, Tramalloni Matteo.

Baratta Nicolò, Coppi Susy, Crudu Dan, Erta Davide, Scelogna Jessica, Vicini Annalisa.

Baratta Sebastiano, Berlingeri Cosima Damiana, Bevilacqua Davide, Cartagini Lorenzo, Coppini Marco, Erta Leonardo, Ferrari Alessandra, Lamoretti Sofia, Prevoli Alessia.

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Bibliografia essenziale

“ Terre e buoi” Il patrimonio bovino nel parmense dall’ottocento ad oggi.Ideazione e realizzazione: Cooperativa di ricerca storica PEQUOD,PR, Grafiche STEP Cooperativa, 1985.Enrico Dall’Olio, “Corniglio e la sua valle - Guida storico turistica dell’Alta Val Parma” Parma -Scuola Tipografica Benedettina 1960.Mario Barbieri ,”Primo rapporto sull’Appennino Parmense “,Organizzazione editoriale Orlando Mercadante, Parma 1975. Bruno Dalco’, La Val Parma e la Val Baganza in cartoline d’epoca”. Grafiche Step di Parma, 2005.Umberto Sereni, “Il movimento cooperativo a Parma tra riformismo e sindacalismo”.BA, de Donato Editore S.p.A.1977.“Parmigiano-reggiano/Caseifici produttori” ( a cura del Consorzio del parmigiano reggiano), RE, 1985.“1886-1986 Lega/Federazione provinciale cooperative e mutue di Parma-Cent’anni di solidarietà-Storia della cooperazione parmense” ( a cura della Cooperativa di ricerca storica Pequod, PR, Stampa Guatteri S.p.A.Guido Pisi, “La memoria narrata-Lavoratori, imprenditori, militanti: racconti di vita e ritratti delle cooperative e dei cooperatori parmensi/1945-2000”, RE, Edizioni Diabasis, 2002.Nicola Zingarelli, “Lo Zingarelli- Vocabolario della lingua italiana”, Zanichelli Editore, 2003. Gemma Porta, tesi “Il parmigiano reggiano e il moderno sviluppo agroalimentare: limiti e prospettive di sviluppo”, 2006.

Hanno collaborato:Il Dirigente Scolastico prof. Marco Pioligli allievi per le ricerche, le interviste, le foto;Il m.tro Nando Donnini;La Sig Rita Rozzi per la Comunità Montana ;Le responsabili dell’Ente Parco: dott.ssa Sonia Anelli e dott.ssa Barbara Vernizzi;I docenti dei Consigli di classe.La parte grafica del progetto a cura dei docenti: Paolo Belledi, Danila Maiano , Ideazione e impaginazione dei docenti Rosanna De Stefano e Teresa Rosaria Iafelice.Presentazione del progetto in ppt realizzata da lla docente Teresa Rosaria Iafelice.