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Parco Agricolo Urbano. Strategie per Merate

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Egle Costantinopoli - Tesi di Laurea triennale - Politecnico di Milano

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Politecnico di Milano – Scuola di Architettura e Società – Corso di Laurea in Scienze dell’Architettura

VERSO UN PARCO AGRICOLO URBANO

Strategie per Merate

di Egle Costantinopoli (mat.: 701630)

relatore: Attilio Nebuloni

a. a. 2010/2011

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VERSO UN PARCO AGRICOLO URBANO

I

Sommario

Premessa .............................................................................................................................................. 3

Glossario ............................................................................................................................................... 7

IL PARCO ............................................................................................................................................... 9

1. Tra parco e giardino .................................................................................................................. 9

a. Il parco moderno: New York, Central Park .......................................................................... 13

b. Il primo parco contemporaneo: Parigi, Parc de la Villette .................................................. 17

2. Il parco agricolo, definizione dei caratteri .............................................................................. 20

a. L’uscita dalla concezione tecnologica: Parigi, Parc Citroën ............................................... 21

b. Tradizione e innovazione del parco agricolo: Issoudun, Parc François Mitterrand ............ 24

L’ARCHITETTURA RURALE E L’AGRITETTURA ..................................................................................... 27

1. Gli approcci alla progettazione e riqualificazione di un parco agricolo .................................. 27

a. Una proposta milanese: il Progetto 100 Cascine ................................................................ 30

2. Tentativi di ibridazione tra agricoltura e architettura: la sperimentazione della Rurban e dell’Agritettura ............................................................................................................................... 33

a. Rurban: Valencia, Sociopolis ............................................................................................... 34

b. Agritecture: New York, Greenway....................................................................................... 38

c. Agritettura: Milano, Cohousing ........................................................................................... 40

3. La formazione negli spazi di ambito agricolo: fattorie didattiche, agriscuole, agriasili.......... 44

a. Il primo agriasilo d’Italia: Chivasso (TO), Fattoria La Piemontesina .................................... 45

b. Il progetto “Agriscuola Tour”: Comune di Ronciglione (VT) e Regione Lazio ..................... 47

c. La prima City Farm italiana: Torino, Azienda agricola Falchera .......................................... 48

d. La cascina aperta alle scuole: Milano, il progetto della Cascina Cuccagna ......................... 50

e. Gli spazi per la ricerca: Baselica (PV), il territorio neorurale de La Cassinazza ................... 54

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VERSO UN PARCO AGRICOLO URBANO - Sommario

II

MERATE .............................................................................................................................................. 59

1. Analisi del territorio di Merate ............................................................................................... 62

a. Il Piano di Governo del Territorio ........................................................................................ 62

b. Il rilievo del sistema urbano ................................................................................................ 65

2. Definizione di un Parco Agricolo Urbano per Merate ............................................................. 80

a. La raccolta e la sintesi dei casi studio .................................................................................. 81

b. Le vocazioni del territorio agricolo ...................................................................................... 85

c. Le linee guida ....................................................................................................................... 87

Conclusioni ......................................................................................................................................... 97

Bibliografia e sitografia ...................................................................................................................... 99

Libri ................................................................................................................................................. 99

Riviste ........................................................................................................................................... 100

Siti ................................................................................................................................................. 100

Indice delle figure ............................................................................................................................. 103

Indice delle tabelle ........................................................................................................................... 105

Ringraziamenti ................................................................................................................................. 107

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VERSO UN PARCO AGRICOLO URBANO

3

Premessa

Il tema della sostenibilità ambientale è oggi molto attuale e in molti lo hanno affrontato negli ultimi anni da punti di vista molto differenti.

Se la ricerca tecnologica dà molti strumenti utili alla realizzazione di impianti di impatto ambientale sempre più ridotto, che sfruttano fonti energetiche rinnovabili e che permettono di ottimizzare i consumi complessivi degli edifici, non si deve dimenticare che un’architettura sostenibile non può limitarsi a costruire oggetti perché compone il paesaggio che tutti noi viviamo.

Questo lavoro parte proprio dall’intenzione di indagare il tema della progettazione sostenibile del paesaggio inteso nella sua valenza fisica, come deposito di segni e di intenzioni, espressione della nostra cultura e della nostra storia sul territorio, stratificazione nel tempo di progetti spontanei o razionali e quindi come costrutto umano.

La sfida è arrivare, anche grazie allo studio di alcuni esempi significativi, alla definizione di linee guida per la costruzione di un oggetto specifico, seppur composto: il Parco Agricolo Urbano di Merate, quale occasione per riflettere intorno al tema dell’agricoltura, opportunità di avvicinamento al territorio e costruzione del paesaggio.

Il territorio di Merate (LC) è complesso e stratificato e su di esso si mescolano il tessuto agricolo, il tessuto urbano storico, quello della nuova urbanizzazione e quello delle aree industriali. Ognuno di essi ha caratteri più o meno riconoscibili, che con il tempo sono andati a mescolarsi con gli altri.

La velocità dei cambiamenti del territorio italiano dell’ultimo secolo, che hanno trasformato molti centri agricoli e artigianali in città con industrie e terziario, ha fatto sì che la sovrapposizione di

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VERSO UN PARCO AGRICOLO URBANO - Premessa

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layer differenti avvenisse in maniera disordinata e disorganizzata, in modo che ogni tipo di tessuto si è inserito su quello precedente senza logica di continuità.

Questo fenomeno è riscontrabile e facilmente leggibile anche sul territorio meratese, che può diventare l’occasione per promuovere azioni progettuali di recupero agricolo nell’urbano, dato l’interesse dell’amministrazione comunale per la creazione di un parco che riconosca entrambi i tessuti e i loro rapporti reciproci.

È, infatti, importantissimo conservare, riqualificare e rivalutare quegli elementi del territorio storicamente agricolo che sono rimasti, così come è fondamentale ricostruire quel legame tra territorio agricolo e città che esisteva e che in qualche caso è stato dimenticato. Ricostruire quindi la complessità del territorio, uscendo dalla concezione strettamente produttiva dell’agricoltura e dalla funzionalizzazione delle attività insediate dall’uomo.

Sul territorio meratese è possibile leggere due componenti principali:

la natura, costituita dall’insieme del sistema di giardini privati e pubblici, dei campi agricoli e dei parchi naturali;

l’edificato, che riunisce il tessuto storico e il nuovo tessuto urbano, con edilizia residenziale e industrie.

Figura 1 - Lettura del territorio di Merate: le direttrici del verde e del costruito.

Mentre le direttrici naturali che disegnano le componenti dell’organizzazione generale del suo spazio seguono prevalentemente la direzione nord-sud, quelle del costruito si sviluppano principalmente su quella est-ovest. Ovviamente però entrambi gli elementi costitutivi del territorio

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VERSO UN PARCO AGRICOLO URBANO - Premessa

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hanno anche andamenti trasversali a quella principale. Tra gli obiettivi del redigendo PGT dell’amministrazione di Merate, l’intenzione di creare una terza direttrice naturale, parallela a quella del costruito, che colleghi e valorizzi i sistemi verdi già esistenti.

La ricerca di tesi, quindi, si innesta sul dibattito comunale riguardante la definizione e la descrizione del Parco Agricolo Urbano e il testo, dopo aver definito grazie a un glossario le parole chiave della ricerca, si struttura in tre capitoli, due di analisi storica e selezione di casi studio, inizialmente alla scala territoriale urbana fino ad arrivare alla scala territoriale architettonica; l’ultimo più strettamente legato al territorio su cui è in progetto il Parco Agricolo Urbano.

Il primo capitolo, IL PARCO, comincia con l’identificazione tra città e ambiente per introdurre il tema del parco come espressione della collettività urbana contemporanea. Si prova, quindi, a dare una definizione di parco distinta da quella di giardino, provando a sintetizzare i passaggi storici che hanno trasformato l’hortus conclusus medievale fino a farlo diventare il parco pubblico moderno, e poi, in età contemporanea, parco tecnologico, parco poetico e, infine, parco agricolo.

Il secondo capitolo, L’ARCHITETTURA RURALE E L’AGRITETTURA, affronta il tema della progettazione in ambito agricolo, riassumendo le caratteristiche di disgregazione del territorio rurale contemporaneo e sottolineando l’importanza dello strumento del parco agricolo per ricucire il paesaggio uscendo dalla dicotomia città-campagna.

Si parla del fallimento, dal punto di vista paesaggistico, delle logiche di industrializzazione e funzionalizzazione del territorio, che hanno stravolto l’ambiente rurale e ne hanno svuotato di significati le architetture tradizionali. Per questo si prendono da esempio nuove logiche di approccio progettuale che cercano di integrare gli spazi urbani e quelli agricoli e che hanno riscoperto la relazione esistente tra qualità dell’ambiente, quantità del verde e salute psico-fisica degli abitanti.

Da qui l’analisi delle sperimentazioni dell’agritettura, ma anche lo studio dei nuovi progetti formativi che cercano di avvicinare i cittadini al mondo agricolo e, in particolare, i progetti che tentano di ruralizzare anziché urbanizzare, in una logica neorurale del territorio. Proprio il neorurale rappresenta il punto di arrivo della ricerca sullo stato dell’arte e l’obiettivo da raggiungere nella progettazione in ambito agricolo.

In questo modo si passa al terzo capitolo, MERATE, che dopo aver analizzato il territorio dell’area di interesse del progetto alla scala comunale (anche grazie all’utilizzo del Piano di Governo del Territorio) e a scala più ravvicinata, prova a riassumere le positività dei casi studio raccolti nei capitoli precedenti, rispetto al fine preposto di costruire il nuovo Parco Agricolo Urbano per Merate.

L’ultimo capitolo risulta essere il prodotto cardine della tesi, pensato quasi in modo da poter essere estratto a formare un fascicolo autonomo contenente tutti gli allegati che si pensa dovrebbero far parte della documentazione del concorso di idee.

Per concludere, è stata composta una tavola, correlata al testo, che può diventare il mezzo per orientare le scelte dei partecipanti al concorso di idee per il parco in fase di istruttoria,

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VERSO UN PARCO AGRICOLO URBANO - Premessa

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descrivendo ciò che si trova sul territorio e dando indicazioni sulle tematiche e sugli ambiti da approfondire.

Il lavoro di ricerca della tesi è il risultato di un interesse profondo per la progettazione sostenibile del paesaggio e in particolare del parco agricolo, che dal punto di vista teorico prende le mosse da quanto affrontato con il Laboratorio Tematico di sintesi del terzo anno accademico, che approcciava il tema della progettazione del Parco Agricolo Sud di Milano.

Essendo il campo di ricerca così vasto e ricco di bibliografia e di spunti di approfondimento, non si pretende di avere esaurito il lavoro sull’argomento, ma ci si è limitati a proporre una chiave di lettura per il territorio urbano e periurbano in modo da fornire alcune possibili linee guida per un progetto di trasformazione sostenibile degli spazi del Comune in cui si prevede ci sarà il Parco Agricolo Urbano.

La ricerca è quindi da leggersi come uno strumento strategico per Merate, perché prova a dare una valutazione dell’esistente e mostra alcune ipotesi di scenari per il territorio, diventando un supporto alle decisioni progettuali.

In sintesi, questa ricerca di tesi si inserisce nel dibattito su:

sostenibilità ambientale dei progetti architettonici;

implicazioni psicologiche e fisiologiche dell’ambiente, e in particolare degli spazi verdi, sul cittadino;

perdita della originaria vocazione degli spazi rurali e disgregazione del territorio urbano e periurbano contemporaneo, con particolare attenzione alla città di Merate.

E si propone di:

definire i caratteri che rendono uno spazio verde aperto un parco contemporaneo;

sottolineare l’identità tra parco, città e territorio che esiste nel parco agricolo;

descrivere alcuni degli approcci contemporanei alla costruzione di oggetti architettonici all’interno di spazi agricoli;

ipotizzare linee guida per l’approccio alla progettazione di un Parco Agricolo Urbano per Merate.

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VERSO UN PARCO AGRICOLO URBANO

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Glossario

Accoglienza neorurale: riguarda l’utilizzo degli immobili agricoli di valore storico e paesaggistico o della volumetria di fabbricati agricoli dismessi per accogliere attività ruralizzate. La ristrutturazione degli immobili non deve modificare le caratteristiche rurali del paesaggio, la cui qualità, insieme a quella ambientale deve essere congiuntamente migliorata, in quanto il valore dell’accoglienza neorurale è strettamente connesso con la qualità di vita offerta dagli immobili occupati e dal territorio in cui sono inseriti.

Agri-scuola: ambiente scolastico (ai diversi livelli, dall’asilo all’università) che integra i classici metodi formativi con l’apertura al mondo dell’agricoltura nelle sue diverse sfumature: la coltivazione, l’allevamento, la conoscenza degli spazi aperti e della vita contadina. In particolare, l’agriasilo è un nido attrezzato all’interno di una vera e propria azienda agricola.

Agritettura (agritecture, rurban): nuova tendenza architettonica che tenta di conciliare le funzioni del produrre e dell’abitare con un ambiente altamente qualitativo e dalla forte presenza naturale, in modo da stimolare l’interazione sociale e il senso di appartenenza al territorio degli abitanti e migliorarne in definitiva la qualità della vita.

Architettura rurale: architettura tradizionale del paesaggio agrario, i cui organismi edilizi sono strettamente legati all’ambiente in cui si trovano per esigenze di funzionalità, di disponibilità di riserve e di materiali, coerenti per forma e funzioni con il contesto.

City Farm (fattoria di animazione, fattoria urbana): struttura urbana o peri-urbana di proprietà pubblica gestita da educatori e volontari che propongono ai cittadini attività legate al mondo contadino (giornaliere o settimanali), come la

preparazione del pane e del formaggio, la cura degli animali o la coltivazione del frutteto.

Comprensorio neorurale: comune o insieme di comuni che promuovono lo sviluppo di attività neorurali sul loro territorio agricolo.

Fattoria didattica: azienda agricola o agrituristica che lavora con scuole o gruppi di persone per favorire la conoscenza dell’ambiente rurale, dell’origine degli alimenti e delle tecniche di lavorazione dei prodotti tipici attraverso il contatto diretto dei cittadini con la campagna (visite guidate, lezioni specifiche, scambi di esperienze).

Generazioni dell’agricoltura: l’agricoltura segue, con ritardo, la trasformazione delle altre attività economiche passando da un’origine artigianale con la produzione di beni materiali a basso impiego di energia ed elevato impiego di lavoro, a uno stadio industriale con la produzione di beni materiali a basso impiego di lavoro ed alto impiego di capitale ed energia e successivamente ad uno stadio postindustriale, caratterizzato dalla elevata produzione di servizi. Per questo le attività neorurali possono essere anche chiamate agricoltura di terza generazione.

Giardino: luogo delimitato e chiuso in cui la natura è ordinata artificialmente dall’uomo. La sua unica funzione è quella dello svago (loisir) legato alla fruizione di uno spazio aperto con elementi decorativi naturali.

Innovazione culturale: si differenzia dall’innovazione tecnologica in quanto non è conseguenza della scoperta di nuove tecnologie, ma del manifestarsi di nuovi scenari economici e sociali e della loro osservazione con un’ottica diversa da quella consolidata. L’innovazione culturale permette di individuare nuovi obiettivi e nuovi utilizzi delle tecnologie esistenti.

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Paesaggio: insieme delle caratteristiche naturali e artificiali del territorio che ci circonda, è espressione del nostro patrimonio culturale.

Parco agricolo: territorio vasto e complesso in cui è presente un’estesa produzione agricola e un’urbanizzazione importante.

Parco naturale: riserva in cui la natura è quasi incontaminata, utile a proteggere luoghi di rilevante importanza naturale.

Parco urbano: spazio aperto, parte integrante e necessaria della città, con giardini e altre attività di interesse pubblico, culturale o ricreativo. Al suo interno possono essere presenti edifici e strutture.

Qualità del paesaggio rurale: è misurata come il rapporto tra la distanza media tra due osservazioni negative durante un percorso nel paesaggio e la distanza totale percorsa. Rappresentano osservazioni negative tutti gli oggetti estranei al paesaggio rurale. Se non si hanno osservazioni negative il paesaggio ha il 100% di bellezza. L’osservazione del paesaggio secondo questa definizione è fatta dall’interno del paesaggio stesso.

Ruralizzazione: trasferimento di alcune attività tipicamente urbane in territorio rurale. Questo trasferimento è possibile perché la possibilità di comunicare attraverso Internet, in modo economico e veloce, non richiede più

l’aggregazione in centri urbani di attività d’ufficio senza contatto fisico col pubblico. Quando il trasferimento in campagna avviene conservando o migliorando le caratteristiche rurali originarie, parliamo di ruralizzazione di attività cittadine. È naturale quindi che il territorio rurale, migliorato sotto l’aspetto paesaggistico e ambientale, diventi il supporto di quelle attività innovative in cui l’efficienza e la creatività sono potenziate dalla qualità dell’ambiente di lavoro.

Territorio neorurale: territorio rurale che produce servizi ambientali, per esempio l’incremento di bellezza del paesaggio, l’aumento della diversità biologica, l’eliminazione degli inquinanti, la conservazione delle risorse rinnovabili, il miglioramento della salute e della qualità di vita, l’accoglienza di attività immateriali che usano la rete per comunicare.

Territorio periurbano: territorio verde che circonda le aree urbanizzate. Quando questo territorio è rurale, si presta particolarmente ad accogliere attività neorurali.

Territorio rurale: territorio verde gestito in proprietà o concessione di un land manager. Quando la concessione è a tempo indeterminato il land manager prende il nome di proprietario. Storicamente la concessione del territorio rurale è finalizzata alla produzione agricola e forestale, ma può essere estesa ad altri servizi che utilizzano il territorio verde. In Europa è particolarmente importante perché rappresenta oltre l’85% del suo territorio verde.

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VERSO UN PARCO AGRICOLO URBANO

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IL PARCO

Per secoli il paesaggio ha avuto il ruolo, nella progettazione architettonica, di semplice sfondo, un bel palcoscenico su cui posizionare gli oggetti, se non un appoggio per gli edifici.

L’indagine sulla città e sulla sua natura ha fatto emergere, invece, un nuovo tipo di paesaggio, inteso come il prodotto mentale scaturito dall’interpretazione dei singoli elementi che interagiscono sul territorio.

La ricerca architettonica sulla sostenibilità ambientale ha acquisito questo concetto e lo ha sviluppato per trovare metodi di approccio al territorio sempre meno invasivi e attenti.

Il primo modo di fare paesaggio all’interno della città, per l’architetto e per l’urbanista, è custodire gli elementi naturali ancora presenti nel tessuto edificato e incrementare la loro qualità.

1. Tra parco e giardino

parco s. m. 1. a. Ampio bosco, per lo più recintato, in cui si alleva la selvaggina, con riserva o divieto di caccia. In partic., p. nazionale, p. regionale, p. interregionale (e anche p. urbano, suburbano), territori che, per speciali caratteri naturalistici (geologici, floristici, faunistici, paesistici), sono sottoposti a tutela, dalle leggi nazionali o regionali, al fine di salvaguardarli dalle azioni dell’uomo capaci di alterarne i caratteri. Per analogia, p. marino (o p. blu), tratto di costa di

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particolare interesse naturalistico, in cui sono vietate, o molto limitate, attività quali la pesca e la balneazione; p. ostreario, v. ostreario. b. P. tematico (o a tema), parco creato dall’uomo allo scopo di divertimento, in cui gli elementi dell’ambiente naturale sono mescolati con manufatti che riproducono efficacemente aspetti di un singolo tema (i dinosauri, i grandi mammiferi marini, ecc.); p. archeologico, area di interesse archeologico e naturalistico, posta sotto tutela statale o locale; p. scientifico (o tecnologico), area industriale nella quale sono concentrati stabilimenti aziendali ad alta tecnologia o centri di ricerca scientifica. 2. Terreno di una certa estensione piantato ad alberi ornamentali, con vaste zone a prato o a giardino, spesso ornato con vasche, fontane, piccoli edifici e sim., destinato a svago e passeggio: p. pubblico; p. privato, generalm. circostante o adiacente a dimore signorili. Con accezione propria, p. della rimembranza (o delle rimembranze), zona alberata che in molte città e paesi è destinata a onorare i caduti della prima guerra mondiale (a ogni albero è per lo più affissa una targhetta col nome del caduto cui è dedicato). 3. Spazio all’aperto, recintato da una palizzata, in cui si tengono gli animali, spec. ovini, dopo il pascolo o durante la notte (sinon. di stabbio, addiaccio). 4. P. giochi, giardino organizzato con piccole giostre, altalene e altri giochi per bambini; p. di divertimento, zona delimitata, per lo più all’aperto, in cui si trovano giostre, baracconi per il tiro a segno e attrazioni varie, più comunem. detto Luna Park; p. acquatico, parco di divertimento con piscine, scivoli, piattaforme, più comunem. detto acquapark. (Dizionario Treccani)

Claude Lévi-Strauss, nel suo Tristes Tropiques (Parigi, 1955), ci ricorda come la città si situi in un punto intermedio tra natura e artificio, tra oggetti naturali e soggetti culturali, e conclude che per comprendere, analizzare e migliorare la città non si devono dimenticare i rapporti tra uomo e ambiente e le memorie che gli abitanti hanno di quell’ambiente.

Già Carlo Cattaneo lo aveva anticipato, non distinguendo tra città e campagna. Egli, anzi, sosteneva l’identità di città, terra agricola e boschi, in quanto tutti questi elementi nascono nello stesso modo dalla fatica dell’uomo che li rende quello che sono e li riempie delle sue memorie1.

Queste riflessioni ci fanno comprendere come sia importante, per la costruzione e la tutela della città, curare tutto il territorio su cui si posiziona e non solo i monumenti, o i palazzi, o le case.

In particolare nella città contemporanea, in cui la piazza storica ha perso il suo ruolo d’origine di collettivo urbano polifunzionale, è il parco che va sempre di più nella direzione di sostituirsi ad essa. È proprio nel parco, infatti, che si possono effettuare gli scambi sociali, culturali e commerciali, ed è sempre nel parco che i cittadini entrano in contatto l’uno con l’altro, diventando collettività e comunità.

Nel linguaggio comune, il termine “parco” viene usato per indicare molteplici spazi, anche molto diversi tra loro, e spesso come sinonimo di giardino.

Una prima ipotesi di differenziazione tra parco e giardino sta nell’osservazione delle dimensioni.

1 Fonte: A. Rossi, L’architettura della città, Cittàstudi edizioni (1978), pag. 21-61

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Figura 2 - Il parco inteso come grande giardino

Il giardino nasce nel Medioevo all’interno dei monasteri come hortus conclusus, luogo chiuso e protetto in cui la natura viene ordinata dall’uomo, contrapponendosi al vuoto esterno (il desertum che sta fuori dalle mura, selvaggio ed ostile) e si trasforma verso la metà del ‘700 fino ad aprirsi ad un pubblico più vasto, diventando il luogo del loisir, ma conservando la volontà di riprodurre artificialmente una natura arcadica ormai perduta all’interno di confini chiari e ben definiti. Quando i confini del giardino non sono più visibili e percepibili a colpo d’occhio, si può parlare di parco.

Ma questa definizione di tipo quantitativo è riduttiva, dato che tra giardino e parco non ci sarebbe nessun tipo di differenza nei contenuti. Si parla per la prima volta di parco pubblico nell’800, quando il giardino integra al suo interno diverse funzioni, essendo parte integrante e necessaria della città. Solo nel ‘900, però, il concetto di parco come spazio aperto viene sostituito da quello di parco culturale, un tessuto su cui nascono altre architetture: uffici, abitazioni, teatri e altro ancora.

Figura 3 - Il parco inteso come insieme di giardini e altre attività

È dunque possibile formulare una seconda ipotesi sulla distinzione tra parco e giardino che tenga in considerazione della caratteristiche qualitative, più che quantitative, dei due elementi urbani. Secondo quest’ottica, il giardino è un luogo delimitato e la cui unica funzione è quella dello svago legato alla fruizione di uno spazio aperto con elementi decorativi naturali, mentre il parco può

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contenere al suo interno giardini, ma presenta anche altre attività, edifici, strutture. Questo determina che spesso il parco ha una dimensione maggiore del giardino.

Un terzo tipo di parco, infine, si contrappone al giardino proprio perché non è artificiale: si parla del parco naturale, nato con lo svilupparsi del sentimento ecologista per proteggere luoghi di rilevante importanza naturale. In questo caso, il parco è una riserva in cui la natura è quasi incontaminata.

Figura 4 - Il parco inteso come riserva naturale, contrapposto al giardino artificiale

Dunque, per capire che cos’è un parco, è necessario riflettere sulla mutevole concezione che ne hanno i cittadini, sempre legata al loro modo di relazionarsi con il mondo in una certa temporalità. Per questo il termine generico di parco è spesso affiancato ad aggettivi che lo qualificano maggiormente e ne descrivono i caratteri principali: parco pubblico, parco urbano, parco agricolo, parco naturale, scientifico, tematico, eccetera.

Da questa prima disamina, ne risulta come progettare un parco contemporaneo significhi fare paesaggio, cioè costruire un territorio. I parchi «sono un modo di modificare i caratteri di un luogo e di una città, attraverso azioni e rituali che conferiscono loro nuovi significati, non come florilegio dilettevole, ma piuttosto come fonte di informazione, da cui estrarre materiali, forme, rapporti e idee»2.

Non vi sarà più alcuna differenza tra architetto e paesaggista in futuro. Il periodo che sta per arrivare ci mostrerà la compresenza continua di architettura, di città e di natura, che si tratti di una risaia o di un campo da golf o di un edificio. La natura è lo sfondo che definisce con più forza la città di quanto possa fare qualsiasi architettura. (Rem Koolhaas)

2 G. Donin, Parchi: l'architettura del giardino pubblico nel progetto europeo contemporaneo, Biblioteca del Cenide

(1999)

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Il parco urbano, esempi:

Proviamo a descrivere attraverso due esempi le principali differenze tra parco urbano ottocentesco e contemporaneo.

In questo capitolo si descrivono quei parchi che risolvono un problema urbano attraverso un’attenzione al paesaggio e al contesto alla scala territoriale. Se i riferimenti sono principalmente al mondo francese, si è scelto di fare un’eccezione per il Central Park di New York, unico per le dimensioni e particolare per i caratteri che lo hanno reso il primo parco urbano moderno.

Le caratteristiche dei parchi descritti in questo testo sono riassunte in tabelle che ne estraggono alcuni aspetti invarianti in modo da renderli paragonabili anche grazie all’associazione di colori, la cui intensità è proporzionale all’importanza della caratteristica (alta, media, bassa):

le griglie organizzative, derivanti dal precedente impianto storico, oppure di nuova invenzione, oppure ancora apparentemente non esistenti

i percorsi, che possono essere disegnati in maniera geometrica o avere un andamento più sinuoso e naturalistico

la presenza o meno di edifici di tipo storico o di nuova costruzione all’interno dell’area a parco

la quantità e l’importanza degli spazi percepiti all’interno dell’area a parco

il tipo di eventi e attività che si svolgono (sport, concerti, manifestazioni, attività culturali come teatro o cinema, mostre, ristorazione, etc.) e la loro frequenza

la finalità principale del parco stesso, che può avere una vocazione formativa o ricreativa

Una seconda schematizzazione descrive sinteticamente lo spazio complessivo di ogni parco3. Si indica:

se gli spazi che lo compongono sono prevalentemente di tipo funzionale e specializzato o se, al contrario, sono più conviviali e liberi;

se l’accesso è limitato ai privati e ai soggetti paganti oppure è pubblico;

se è previsto un utilizzo principalmente ricreativo o culturale.

a. Il parco moderno: New York, Central Park

Inaugurato nel 1856, il Central Park fu progettato da Frederick Law Olmsted, uno dei primi architetti paesaggisti della storia, e dell’architetto inglese Calvert Vaux. Il large park fu pensato per poter dare agli abitanti di New York uno spazio pubblico aperto abbastanza grande da accogliere

3 Ci si riferisce alle schematizzazioni utilizzate per la lettura dei casi studio nel libro di C. Blasi, G. Padovano, A.

Nebuloni, Sole vento acqua vegetazione e tecnologie avanzate, Matrici di un nuovo approccio progettuale al territorio architettura e design strategico, Gangemi Editore (2007).

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tutti i cittadini che volessero distrarsi dal caos e dai rumori della città, che in trent’anni aveva quadruplicato il numero dei suoi abitanti.

Apparentemente naturale, il parco è quasi totalmente opera dell’uomo. Rilievi e zone collinari al suo interno sono stati realizzati grazie al trasporto di 14.000 metri cubi di terreno agricolo dal New Jersey tra il 1860 e il 1873. Questo ha permesso di variare il paesaggio piatto del Central Park, ma anche di distribuire su vari livelli i percorsi, separando quelli pedonali da quelli riservati alle carrozze. Proprio la separazione delle vie di circolazione è la caratteristica più innovativa del parco. Le vie dedicate al traffico sono state progettate a un livello ribassato, in modo da rimanere seminascoste e non rompere lo scenario naturalistico creato.

Pur essendo su un’area di oltre 280 ettari (700 acri), il Central Park è dunque la rivisitazione del giardino all’inglese ottocentesco. La natura non serve più a rivelare (come nei giardini alla francese) l’ordine certo e immutabile della creazione, ma il paesaggio è comunque codificato attraverso principi compositivi e, seppur seguendo il principio della varietà, passa dall’essere naturale all’essere naturalistico.

Il Central Park si trova su un’area che prima della sua bonifica era paludosa, con cave, allevamenti e baracche abusive, ma non è nato con lo spirito di ricucire il rapporto tra città e territorio. La sua funzione è, infatti, puramente urbana: doveva risolvere i problemi igienici e sociali derivati dal boom demografico e dalla prepotente industrializzazione.

Nel piano di intervento i due progettisti considerano il territorio destinato al parco diviso in due parti4:

Il Parco Superiore – «Le linee orizzontali del parco superiore sono audacemente ondulate, le pendenze hanno grande respiro ovunque. Si tratta delle caratteristiche decisamente ideali per un parco, in qualunque circostanza, perché in netto contrasto con le linee chiuse e formalizzate della città, ed è auspicabile interferire il meno possibile con esse. Devono quindi essere evitati sia un tipo di organizzazione formale del verde, che effetti architettonici, perlomeno su grande scala».

Il Parco Inferiore – «Il parco inferiore è di gran lunga più eterogeneo quanto a caratteri, e richiede interventi più differenziati. Elemento più importante del paesaggio, la lunga altura rocciosa che sta a sud del Reservoir. Dato che oltre questo punto non sembrano esserci importanti caratteristiche naturali di effetto simile sull’ambiente, sarà importante concentrare tutta l’attenzione possibile su questo versante, pensare a punti di sosta e contemplazione nelle zone alte sul lato opposto, trattare i confini laterali del parco nei suoi pressi nel modo più discreto. La parti centrale e occidentale del parco inferiore sono terreni irregolarmente piani; quella orientale si compone su una serie di aggraziate ondulazioni, che indicano la possibilità di un trattamento a prato, o giardino. All’estremità meridionale troviamo zone alluvionali a pascolo; ma i caratteri generali del terreno sono mossi, ed esistono parecchie decise emergenze rocciose che contribuiscono a conferire personalità a questa parte della composizione». (Frederick Law Olmsted e Calvert Vaux, 1856).

4 Fonte: relazione del piano per il Central Park, traduzione di Fabrizio Bottini

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Le zone di maggiore interesse sono:

Great Lawn (Meraviglioso prato): situato tra la 72nd e la 86th St., questo tappeto verde fu realizzato nel 1931 riempiendo un vecchio bacino idrico. Racchiude otto campi da softball, altri da basket e un percorso di ponti tra platani. Non lontano dal prato ci sono il Delacorte Theater e il suo Shakespeare Garden, il Belvedere Castle, il verde Ramale, abitato da molte specie aviarie e il Loeb Boathouse, dove si possono noleggiare barche a remi. Al Great Lawn si tengono performance musicali gratuite e i concerti all’aperto della New York Philharmonic e della Metropolitan Opera.

Sheep Meadow (Prato delle Pecore): un’ampia distesa verde circondata da uno splendido panorama di grattacieli. Il prato è così chiamato perchè alla fine del XIX secolo vi pascolavano le pecore.

Jacqueline Kennedy Onassis Reservoir: il bacino idrico che un tempo distribuiva acqua potabile agli abitanti di NYC, oggi è diventato un lago di 43 ettari di estensione, intorno al quale è stato realizzato un tracciato di 2,5 km per gli amanti del footing.

La terrazza Bethesda: ubicata alla fine del Mall a nord, di fronte a Bethesda Fountain e al Lago, la terrazza collega i percorsi carrabili a est e a ovest. In granito e arenaria, fu costruita tra il 1859 e il 1863 da Vaux, che si è ispirato alla orangerie del Palazzo di Versailles a Parigi.

Figura 5 - Il Central Park come vuoto nel tessuto compatto della città

Questa divisione del territorio non contribuisce, comunque, ad intaccare il carattere fortemente unitario dello spazio del Central Park, che si impone alla città come sistema consolidato che rompe la struttura densa e compatta dell’urbanizzato, un vuoto che si contrappone al pieno degli edifici.

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VERSO UN PARCO AGRICOLO URBANO – IL PARCO

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Di grande importanza essendo il primo vero parco di questo secolo, uno sviluppo democratico di altissimo rilievo. (Law Olmsted, 1856)

Tabella 1- Caratteristiche del Central Park

GRIGLIE ORGANIZZATIVE

PERCORSI naturalistici

EDIFICI ALL’INTERNO DELL’AREA A PARCO nuovi

SPAZI PERCEPITI unico spazio, confini non percepiti dall’interno

ATTIVITA’ SVOLTE sport-tempo libero

concerti

manifestazioni

bar-ristorante

FINALITA’ loisir

Tabella 2 - Analisi critica degli spazi del Central Park

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VERSO UN PARCO AGRICOLO URBANO – IL PARCO

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b. Il primo parco contemporaneo: Parigi, Parc de la Villette

Il parco de La Villette nasce da un concorso bandito nel 1982 a seguito del fallimento, nel 1974, di un progetto di modernizzazione dei macelli costruiti su questo sito della zona settentrionale di Parigi all’epoca del Secondo Impero di Napoleone III.

Figura 6 - Genesi del Parc de La Villette attraverso la sovrapposizione di tre griglie compositive autonome.

Il concorso voleva trasformare quegli immensi spazi ormai in disuso in un museo della scienza immerso in un parco e con alcuni spazi per la possibile creazione successiva di un centro per la musica, «un’attrezzatura all’aria aperta, attiva, permanente» che fosse lo specchio di una «cultura pluralista e popolare» (François Barré, 1982).

Tra le numerose proposte presentate, venne scelta quella delle Follies di Tschumi, che si organizzano sul parco de La Villette riempiendo di significati e di funzioni il territorio. Posizionate sui punti nodali di una griglia rigida che schematizza l’impianto urbanistico della città di Parigi, queste follie circondate da giardini creano il disegno del primo parco urbano contemporaneo, dove cultura, natura, architettura e loisir si fondono in un unico oggetto.

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Apertissimo di giorno e di notte, privo di recinzioni, il parco conta venticinque follie rosse, tutte basate su un cubo di m 10,80 di lato, disposte su una trama regolare di 120x120 metri e che si rispondono a distanza. Ma ognuna ha una forma e una funzione diversa, alcune più gracili, altre più panciute, cave, scultoree, talvolta con un effetto “gabbia vuota”, sono punti di osservazione privilegiata, oppure chioschi della musica che accolgono concerti, altre ancora sono punti di informazione per il pubblico. Quando le attività richiedono superfici maggiori al modulo di base vi sono avvicinate costruzioni complementari, le Follies particulières.

Se le Follies costituiscono l’artificiale, le Sequences sono il naturale, che si inserisce con linee curvilinee nel disegno del parco con alberature, promenade e parterre.

Con La Villette, Parigi cerca di accentuare il suo ruolo nel panorama europeo di capitale dell’industria culturale, scegliendo la strada della modernità intrapresa già con la Tour Eiffel e il Centre Beaubourg contro quella della museificazione. La capacità straordinaria di questa struttura è il suo atteggiamento propositivo, attivo, dinamico nell’adattarsi alle esigenze del pubblico di massa che si riversa anche nelle altre strutture presenti alla Villette: la Géode, sala cinematografica emisferica, la Cité des Sciences e de l’Industrie, la grande Hall per manifestazioni e spettacoli e lo Zénith, sala di musica rock.

I nuovi parchi urbani devono basarsi sulla cultura e, l’educazione e il divertimento e non più su una utilizzazione estetica e passiva […]. È la fine del concetto di parco come spazio aperto sostituito da quello di parco culturale. (B. Tschumi)

Tabella 3 - Caratteristiche del Parc de La Villette

GRIGLIE ORGANIZZATIVE storiche

nuove

PERCORSI geometrici

naturalistici

EDIFICI ALL’INTERNO DELL’AREA A PARCO storici

nuovi

SPAZI PERCEPITI Cité des Sciences et de l’Industrie

Prairie du Cercle

Prairie du Triangle

Grande Halle

Cité de la musique

Conservatoire de Paris

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VERSO UN PARCO AGRICOLO URBANO – IL PARCO

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ATTIVITA’ SVOLTE sport-tempo libero

concerti

manifestazioni

teatro-cinema

museo-mostra

bar-ristorante

FINALITA’ educazione-narrazione

loisir

Tabella 4 - Analisi critica degli spazi de La Villette

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2. Il parco agricolo, definizione dei caratteri

Ferraresi dà una prima definizione di parco agricolo come quello spazio naturale in cui è presente un’estesa produzione agricola e un’urbanizzazione importante5.

Il parco agricolo indica quindi un territorio, vasto e complesso, costruito nella storia attraverso un processo di stratificazione di natura e cultura.

Così definito, il parco agricolo non può avere una struttura specializzata simile a quella dei parchi urbani settecenteschi (loisir). Al contrario, costruire un parco agricolo, e quindi costruire il territorio, significa reintrodurre in esso le ragioni della natura e dell’abitare umano per curare i luoghi che per le ragioni della produzione hanno perduto il loro DNA. Significa porre «al centro le esigenze vitali, la necessità di difesa e dello sviluppo delle condizioni per la vita dell’ecosistema e dell’uomo in esso; contrapporre cioè la ragione (comunicativa) propria dei ‘modi di vita’ della razionalità strumentale dello sviluppo […] Il territorio (e la stessa città) […] è uno spazio molteplice composto di molti luoghi edificati dalle differenze, dalla memoria e dalle culture specifiche in cui sia possibile identificarsi, confrontarsi, porsi in relazione intersoggettiva (non puramente funzionale): cioè abitare»6.

Ne emerge una nuova realtà diffusa, articolata e funzionalmente complessa, con una base prevalentemente formata dalla campagna. L’agricoltura è il suo elemento costitutivo fondamentale, ma ad essa si sovrappongono aree di libero accesso al pubblico e attrezzature per lo svago e il divertimento.

La territorializzazione è dunque un grande processo, in virtù del quale lo spazio incorpora valore antropologico; quest’ultimo non si aggiunge alle proprietà fisiche, ma le assorbe, le modella e le rimette in circolo in forme e con funzioni variamente culturizzate […]. Il processo di territorializzazione si risolve in continue ri-configurazioni della complessità. (E.Morin)

Le tappe dell’evoluzione del parco urbano contemporaneo:

I passaggi che hanno portato architetti e paesaggisti a superare La Villette fino a ritornare a una concezione di parco meno costruito e più naturale si possono descrivere attraverso gli esempi del Parc Citroën e del Parc François Mitterand.

Come nei casi precedenti, le loro caratteristiche sono riassunte in tabelle che ne estraggono alcuni aspetti invarianti in modo da renderli paragonabili.

5 G. Ferraresi e A. Rossi, Il parco come cura e coltura del territorio. Un percorso di ricerca sull’ipotesi del parco agricolo,

Grafo edizioni, Brescia (1993) 6 Ibidem

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a. L’uscita dalla concezione tecnologica: Parigi, Parc Citroën

Iniziato nel 1970, il progetto del parco Citroën si inserisce nel dibattito sulla riqualificazione e valorizzazione delle aree dismesse dalla produzione industriale e venne steso da paesaggisti associati con architetti con l’intenzione di trovare una nuova poetica di parco, che uscisse dalla tradizione.

Ultimato nel 1992, con i suoi tredici ettari, il parco si contrappone a quella tendenza della progettazione del verde di tipo architettonico-tecnologico che aveva caratterizzato il suo più importante predecessore, il Parc de La Villette, in quanto, malgrado la regolarità del suo impianto e la disposizione ortogonale alla Senna (unita alle semplici geometrie dei ninfei e dei giardini seriali, e dai perfetti parallelepipedi in vetro delle serre), l’uso innovativo e ricco della vegetazione e dell’acqua, gli conferiscono un carattere paesaggistico-naturalistico.

L’area destinata al nuovo parco sorge su quella che era la zona produttiva appartenente alla società Citroën. Il programma di urbanizzazione comprendeva un ospedale, uffici e alloggi, organizzati intorno al nucleo di un parco di circa 12 ettari, che venne frazionato in tre unità: il parco vero e proprio, disposto perpendicolarmente al fiume, e le due places noir et blanche racchiuse nel tessuto edilizio.

Dopo la chiusura dello stabilimento produttivo nel 1972, la destinazione del luogo rimase imprecisata per alcuni anni, ma furono abbattute tutte le costruzioni esistenti, così da cancellare ogni testimonianza dell’operoso passato. Il concorso internazionale, bandito nel 1985, premiò ex-aequo due progetti: l’équipe Alain Provost-Jean Paul Viguier e quella formata da Gilles Clément e Patrick Berger. Le due proposte avevano comuni aspirazioni formali: un grande spazio centrale disegnato ai lati da corsi d’acqua rettilinei, l’apertura verso l’asta fluviale. Ma più importante è il fatto che entrambi attribuivano un valore decisivo al ruolo della natura nel definire il carattere del progetto, ponendo un’attenzione primaria agli elementi costitutivi del parco. I due gruppi di progettisti si erano ispirati alla tradizione dei vasti spazi aperti della capitale posti in ortogonalità alla Senna: Champs-de-Mars, il Jardin du Luxemburg e il Jardin des Plantes.

Nonostante alcune affinità compositive, il cuore del parco (l’esplanade) delle proposte concorsuali celebrava diverse idee di Natura. Per questo motivo venne redatto un terzo progetto che cercò di stabilire un compromesso tra le due proposte vincitrici. Il parco venne suddiviso in due parti, ognuna delle quali fu assegnata ad una delle équipe, che ebbero però l’obbligo di lavorare in continua collaborazione e verifica. Clément e Berger si dedicarono al giardino bianco, alle due serre, ai giardini seriali e ai jardin en mouvement, mentre Viguier e Provost progettarono il giardino nero, ed il vasto parterre centrale. Inoltre, il lavoro fu ulteriormente suddiviso per realizzare l’illuminazione, l’arredo, il viadotto e i livellamenti del terreno.

Come dice lo stesso Clément, «la regola compositiva e il movimento sono le due idee fondamentali che caratterizzano il parco André-Citroën». La prima stabilisce un rapporto con la dimensione della capitale nell’osservare i modelli di spazi pubblici ortogonali alla Senna, recuperandone le proporzioni, mentre «l’idea di un giardino fondato sul movimento non parla di un’alternanza di visioni lungo un percorso come nel passaggio dal giardino classico al giardino romantico, ma invece celebra un movimento legato alla stessa vita dei vegetali, nel senso

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VERSO UN PARCO AGRICOLO URBANO – IL PARCO

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strettamente biologico del termine: il giardiniere deve seguire, interpretare e orientare i cicli delle piante, variabili sempre in funzione delle specie».

Il movimento è temporalità e cicli vegetazionali. Ecco, allora, che in prossimità della Senna sono scelte essenze che fluttuano nel vento. Il jardin en mouvement, inoltre, segue il movimento naturale e i cicli vitali delle piante seminate, scelte per le loro capacità migratorie e di autoriproduzione: Clément vuole ricreare i prati naturali della campagna.

Il movimento come evento fisico, invece, viene rappresentato nei giardini seriali. I loro spazi sono articolati a tema: sette stanze, numerate e racchiuse da rampe in cui la composizione si basa sulla relazione di minerali e colori lungo un percorso che mostra paesaggi in cui la presenza dell’acqua è sempre minore (dal mare del jardin en mouvement al cadran solaire del settimo giardino). In questo caso il movimento è quello dell’osservatore che si sposta tra i giardini seriali, systéme analogique di lettura dello spazio basato sulle corrispondenze tra colori, numeri, pianeti e metalli.

Figura 7 - Pianta dell’organizzazione degli spazi del Parc Citroën intorno al grande prato centrale

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VERSO UN PARCO AGRICOLO URBANO – IL PARCO

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Assistiamo, così, alla reinvenzione del parco, anche mediante l’indicazione di nuove fruibilità: il reale successo del Parc Citroën risiede nella costruzione di un percorso, solo parzialmente fisico, ma che appare principalmente come la rappresentazione di un processo narrativo. Questa concezione del parco promuove l’intenzionalità del fruitore, rispondendo al suo desiderio di apprendimento, così come già accade al Jardin des Plantes, dove la narrazione del percorso museale-botanico si fa episodica e scientifica. Nel Parc Citroën si va oltre il parco-museo, per cogliere il frammento e collocarlo, prima, all’interno di un processo evolutivo, quasi lineare (per esempio le variazioni nel passaggio dal mare al cadran solaire, dal piombo all’oro per i minerali), e per ricomporlo, poi, in un’unità che vede il tempo dell’accrescimento e quello stagionale quali protagonisti del percorso, che diviene, così, ciclico. L’osservazione del progetto non è più una collezione di frammenti scientifici, un catalogo di nozioni, ma si trasforma, invece, in un’esperienza emotiva ed estetica.

Il ruolo dello sguardo, retaggio della tradizione classica del giardino storico francese, nella costruzione del progetto è preminente e viene coniugato al percorso-sequenza, tradizione recuperata dal pittoresco inglese introdotto in Francia durante il Secondo Impero. I vincitori paiono suggerire che «il parco del XXI secolo o sarà poetico o non sarà!».7

Tabella 5 - Caratteristiche del Parc Citroën

GRIGLIE ORGANIZZATIVE nuove

PERCORSI geometrici

EDIFICI ALL’INTERNO DELL’AREA A PARCO nuovi

SPAZI PERCEPITI giardino bianco

spazio delle fontane e delle serre

prato centrale

giardini tematici

giardino selvatico

fumetto Eutelsat

ATTIVITA’ SVOLTE sport-tempo libero

museo-mostra

coltivazione-giardinaggio

FINALITA’ educazione-narrazione

loisir

7 fonte : I. Cortesi, Il Parco Pubblico, paesaggi 1985 – 2000, Federico Motta Editore (2000)

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VERSO UN PARCO AGRICOLO URBANO – IL PARCO

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Tabella 6 - Analisi critica degli spazi del Parc Citroën

b. Tradizione e innovazione del parco agricolo: Issoudun, Parc François Mitterrand

Il Comune di Issoudun, una piccola città di origine medioevale collocata nella regione delle Indre, nella fascia meridionale del Massiccio Centrale, ha incaricato, tramite un bando di idee nel 1992, i paesaggisti parigini Michel Desvigne e Christine Dalnoky della trasformazione in parco pubblico di un terreno situato ai margini della cittadina e precedentemente occupato da piccoli appezzamenti di orti urbani e giardini unifamiliari.

L’area, dell’estensione di tre ettari, è attraversata dal fiume Théols, le cui sponde naturali sono bordate da salici e pioppi. Alla fisionomia dell’area, è stata sovrapposta una griglia geometrica “leggera”, che stabilisce, attraverso l’orientamento dei suoi assi, il rapporto con gli edifici rappresentativi della città.

Se la suddivisione quadripartita della griglia è un esplicito riferimento formale all’architettura “colta” dei giardini francesi del ‘700, gli appezzamenti interni a tale suddivisione - rigati da lunghe file parallele di piantagioni di iris e arbusti bassi - rievocano, piuttosto, le tecniche agricole di epoca medioevale. L’ampio rettangolo coltivato, formato dalla somma del quadrilatero degli iris e del quadrilatero dei salici, incorniciato da una pavimentazione in doghe di legno, costituisce la figura emblematica del Parc François Mitterand.

Memoria del luogo, semplicità formale, ricostruzione di relazioni spaziali tra la città ed il fiume e contenimento dei costi di realizzazione e gestione costituiscono i principi fondatori delle scelte progettuali. La scelta della vegetazione (ad esempio le diverse specie e varietà di salici, in forma arbustiva ed arborea, disposte a formare una suggestiva composizione cromatica e di differenti texture) indica la capacità di riuscire a conciliare raffinatezza progettuale e necessità pratiche: le piante utilizzate sono poco costose e in caso di inondazione possono ricrescere velocemente. I

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VERSO UN PARCO AGRICOLO URBANO – IL PARCO

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percorsi che attraversano il parco, sono realizzati con assi di legno grezzo; in due occasioni i camminamenti si trasformano in ponti che, arcuandosi, attraversano il fiume, più spesso si affacciano su di esso, protendendosi come passerelle sospese.

Il parco che ne risulta è semplice ed elegante, mix accurato di vecchio e nuovo, tradizione e cambiamento.

Figura 8 - Pianta del progetto a cavallo del fiume Théols per il Parc François Mitterrand

Il paesaggio è la vera struttura di un quartiere, non è un elemento decorativo […]. La sfida è: come vivere in un parco in un centro città? Un parco deve essere un territorio trasformato e plasmato dal lavoro dell’uomo. Un tessuto vivo perché luogo di pratiche. Non solo vissuto dalla gente, ma anche dai giardinieri e dai guardiani. […] Il parco solo pubblico non funziona perché nessuno se ne appropria. Il parco tutto privato è tipico dei sobborghi. Va creata una gradazione che consenta interscambi. (M. Desvigne)

Tabella 7 - Caratteristiche del Parc François Mitterrand

GRIGLIE ORGANIZZATIVE storiche

nuove

PERCORSI geometrici

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VERSO UN PARCO AGRICOLO URBANO – IL PARCO

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EDIFICI ALL’INTERNO DELL’AREA A PARCO

SPAZI PERCEPITI quadrilatero degli Iris

quadrilatero dei Salici

frutteti ornamentali

giardini fioriti

ATTIVITA’ SVOLTE coltivazione-giardinaggio

FINALITA’ educazione-narrazione

loisir

Tabella 8 - Analisi critica degli spazi del Parc François Mitterrand

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VERSO UN PARCO AGRICOLO URBANO

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L’ARCHITETTURA RURALE E L’AGRITETTURA

1. Gli approcci alla progettazione e riqualificazione di un parco agricolo

Il territorio rurale in Europa è particolarmente importante, perché rappresenta oltre l’85% del territorio verde di questo continente. Se storicamente la concessione del territorio rurale è finalizzata alla produzione agricola e forestale, il suo utilizzo può essere esteso ad altri servizi.

Un insieme di fatti che intrecciano aspetti sociali, economici, politici e culturali, hanno modificato radicalmente la natura e l’aspetto del mondo rurale italiano dal dopoguerra ad oggi, con un progressivo spopolamento degli insediamenti rurali in favore di un aumento sempre maggiore degli abitanti della città.

Le aree agricole che si trovano in zone urbanizzate sono, quindi, quelle con maggior potenziale di trasformazione. In esse si sovrappongono la maglia della struttura agricola produttiva e la maglia dei tessuti edificati, con una logica che è spesso quella dell’indifferenza verso l’insieme di questa struttura. Il paesaggio che ne deriva è discontinuo, frammentato e costituito da elementi che non interagiscono tra loro.

Questo atteggiamento di intervento settoriale ha spesso distrutto il paesaggio e i valori ambientali preesistenti nelle aree puramente agricole. Anche gli elementi con caratteri originari che sono ancora riconoscibili hanno cambiato i loro rapporti reciproci e in molti casi il loro stesso ruolo, determinando l’estraniamento di questi elementi costitutivi, col conseguente impoverimento dei caratteri fisici del territorio e la progressiva comparsa di zone residuali.

L’ipotesi del parco agricolo tende a definire e sperimentare una nuova logica complessiva (rurale e urbana) che sia in grado di legare quei frammenti in un nuovo assetto, cogliendone le logiche compresenti senza negarle, ma anzi valorizzandole reciprocamente. Questo significa mettere in luce la nuova natura del paesaggio della città contemporanea per mettere a punto criteri di intervento consapevoli.

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VERSO UN PARCO AGRICOLO URBANO – L’ARCHITETTURA RURALE E L’AGRITETTURA

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Ciò che noi oggi definiamo paesaggio è stato oggetto di strumenti legislativi già all’inizio del secolo scorso. La legge n. 778 del 1922, e successivamente la n. 1497 del 1939, era stata improntata da una concezione estetizzante, che identificava il paesaggio con la veduta d’insieme, il panorama, la “bellezza naturale”.

La legge n. 1497/39 è stata integrata solo nel 1985 dalla legge n. 431 (la cosiddetta “legge Galasso”) che ha spostato il fulcro tematico sull’ambiente naturale da preservare, passando da una concezione percettivo-estetica del paesaggio ad una visione fondata quasi esclusivamente su dati fisici e oggettivi.

La distinzione operata in seguito (inizialmente a livello teorico e quindi recepita negli strumenti legislativi) tra paesaggio e ambiente ha contribuito a definire il primo come prodotto dell’opera dell’uomo sull’ambiente naturale, in una visione improntata sulla storicità.

Il Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio ha fatto propria la concezione di paesaggio come patrimonio culturale. Un riferimento fondamentale nell’elaborazione del testo di legge è stata la Convenzione Europea del Paesaggio (stipulata nell’ambito del Consiglio d’Europa) aperta alla firma a Firenze il 20 ottobre 2000 e ratificata dal nostro paese nel 2006.

L’aspetto identitario è stato uno dei punti cardine della Convenzione, che scrive: «Il presente Codice tutela il paesaggio relativamente a quegli aspetti e caratteri che costituiscono rappresentazione materiale e visibile dell’identità nazionale, in quanto espressione di valori culturali».

Progettare un parco agricolo significa intervenire sul territorio in modo da trovare gli spazi necessari ai cittadini per il loisir e la ricreazione, ma consentendo la continuità della funzione produttiva delle aree agricole. Perché ciò sia possibile, gli interventi sul paesaggio agricolo devono essere puntuali o lineari, organizzati secondo sistemi di tracciati, percorsi e nodi, che formino una rete sovrapposta a quella esistente. È ovvio, inoltre, che bisogna sfruttare fin dove è possibile gli elementi del territorio che sono già presenti, come ad esempio le strade, la rete delle rogge e dei corsi d’acque minori, i monumenti e le architetture rurali, e si può intervenire in maniera più importante su quelle aree che sono poco produttive o che sono in ogni caso marginali per l’utilizzo agricolo8.

Da queste indicazioni sembra emergere la necessità, per poter intervenire su un parco agricolo, di una progettazione e una programmazione multilivello, dalla scala territoriale alle componenti tecnologiche passando per la scala urbano-architettonica.

Il nostro lavoro consiste nel cercare la “natura urbana”, il cui colore non è solo verde, ma anche grigio: ne fanno parte alberi, siepi, prati, ma anche il manto stradale, le piazze, i canali artificiali, i muri, gli assi di penetrazione e di ventilazione, il centro e la periferia. (D. Kienast)

8 Fonte: G. Ferraresi e A. Rossi, op. cit.

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VERSO UN PARCO AGRICOLO URBANO – L’ARCHITETTURA RURALE E L’AGRITETTURA

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Nello specifico del contesto di questa ricerca, si possono evidenziare i notevoli vantaggi che la Regione Lombardia potrebbe ricavare da una maggiore attenzione alla propria politica rurale9:

Un miglioramento ambientale e paesaggistico del territorio rurale lombardo (pari ai 2/3 del totale) ed in particolare dei territori periurbani mediante l’utilizzo dei land manager per la produzione di servizi ambientali garantirebbe un’aggiunta dei ricavi provenienti dalle compensazioni ambientali previste dalla legge 12/2005 ai ricavi agricoli. Sarebbe sufficiente dedicare il 10% dei terreni arabili a finalità paesaggistiche ed ambientali per conseguire risultati eccellenti.

Il miglioramento della fertilità dei suoli e il recupero degli elementi fertilizzanti disponibili nella Regione (sottoprodotti del raccolto, digestati zootecnici, fanghi dell’industria agroalimentare, fanghi dei depuratori urbani, compost da raccolta differenziata) aumenterebbero la sicurezza alimentare. Si potrebbe, inoltre, sostituire oltre 878.000 tonnellate di concimi importati annualmente dall’estero per un valore di oltre 307 milioni €/anno. In questo modo, si potrebbe incrementare la produzione zootecnica, per ridurre i nitrati derivanti dall’uso di concimi azotati, che verrebbero sostituiti da digestati zootecnici.

Il miglioramento del paesaggio e della diversità biologica e la creazione di piste ciclabili e sentieri rurali proposti, realizzati e gestiti dai land manager in concessione su terreni di loro proprietà.

L’impiego dei fabbricati rurali storici, in particolare delle Cascine, per accogliere attività immateriali senza contatto col pubblico (finanza, informatica, ingegneria ecc.), ma collegate tramite WEB mediante pali di trasmissione via etere ad alta velocità, eviterebbe il loro degrado e la consecutiva perdita delle caratteristiche architettoniche originarie provocato dal loro utilizzo per un’agricoltura industriale o per fini residenziali, garantendone, invece, la conservazione.

Si potrebbe aumentare l’utilizzo di energia rinnovabile, e in particolare di energia solare, sfruttando i tetti dei fabbricati rurali produttivi, eventualmente associato allo smaltimento delle coperture in cemento amianto (stalle moderne, capannoni per allevamenti industriali, ecc.).

Infine, si potrebbero individuare esempi di eccellenza come modelli per elaborare concetti e procedure di interesse generale.

Ad oggi, alcuni progetti che guardano al mondo rurale con occhi nuovi stanno cominciando a svilupparsi sul territorio lombardo, anche grazie alla pressione dell’Esposizione Universale che si terrà a Milano nel 2015 e che affronterà la tematica della sicurezza e della qualità alimentare.

Se gli esempi dei parchi francesi ci hanno mostrato un approccio alla scala territoriale al problema dell’agricoltura e del paesaggio (il territorio per costruire il paesaggio), in Italia siamo legati ad una dimensione più umana, che si allaccia strettamente al tema dell’abitare e del ri-abitare (la casa e l’edificio per costruire il paesaggio).

Il Progetto 100 Cascine, a Milano e dintorni, risponde alla necessità di salvaguardia e riutilizzo degli spazi cascinali, è però da notare che la nuova destinazione d’uso a cui si aspira (accoglienza e ricezione) può diventare una minaccia per la cascina, che rischia di perdere completamente la sua funzione originaria, snaturandosi.

9 Tratto da www.neorurale.net

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VERSO UN PARCO AGRICOLO URBANO – L’ARCHITETTURA RURALE E L’AGRITETTURA

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a. Una proposta milanese: il Progetto 100 Cascine

In vista dell’Expo 2015, la Regione Lombardia si sta preparando alla domanda di ricettività con un progetto a lungo termine che, dato il tema dell’alimentazione sana e controllata, non può escludere il mondo della produzione alimentare e, particolarmente, il mondo rurale e agricolo, che ha costituito da secoli a questa parte l’ossatura economico sociale del territorio.

Il sistema delle cascine, che nella sola Lombardia vede la presenza di 90000 cascine di cui 60000 sono aziende agricole, è un Bene culturale con un forte potenziale di sviluppo locale soprattutto se ricettivo e turistico, con ricadute positive sul territorio e che contribuisce a migliorare il tema della sicurezza dei luoghi abbandonati, spesso trasformati in insediamenti abusivi.

Ecco che il tema della cascina diventa centrale in un’ottica di multifunzionalità e ricerca di fonti di reddito alternative per il mondo rurale, in modo da supportare il settore agricolo in difficoltà e investire sul territorio in maniera nuova e conveniente grazie a finanziamenti provenienti da Enti Pubblici e Privati.

Il Progetto 100 Cascine nasce in questo contesto e vuole sensibilizzare la comunità politica su una realtà storico-economica da salvaguardare e valorizzare per ospitare la grande presenza di visitatori, singoli o organizzati in delegazioni, prevista durante i sei mesi dell’Esposizione sia per brevi periodi sia per periodi più lunghi.

Gli attuali partner del Progetto 100 Cascine sono:

Comitato di pianificazione dell’Expo 2015;

UE e le linee di finanziamento previste (grazie alla coordinazione con Slovenia e Repubblica Ceca);

Ministero dello Sviluppo Economico;

Regione Lombardia (Agricoltura, Beni Culturali, Turismo, Urbanistica e Territorio, Sicurezza);

Provincia di Milano e Milano Metropoli;

Comune di Milano Settore Attività Produttive ed Agricoltura (con la volontà di costituire un distretto agricolo culturale);

Sindaci del territorio;

Enti Parco interessati;

Touring Club Italiano;

Politecnico di Milano, Dipartimento di Architettura e Pianificazione (DiAP);

Confagricoltura e Agriturist, Unione Agricoltori, Coldiretti;

Camera di Commercio;

Assoedilizia, associazione medie e piccole proprietà edilizie;

Proprietà Fondiaria;

Ance;

Assorestauro;

Altre Istituzioni Pubbliche o Private.

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VERSO UN PARCO AGRICOLO URBANO – L’ARCHITETTURA RURALE E L’AGRITETTURA

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L’opportunità dell’Expo rappresenta, infatti, l’ultima grande occasione di recupero integrato e tutela dell’identità delle cascine prima che queste strutture si ammalorino o diventino completamente irrecuperabili, facendoci perdere una parte importante della storia del nostro territorio. Si è quindi costituito un Comitato di Gestione, con un ruolo in prima fase di collettore d’idee e proposte, e in seguito consulente all’Expo 2015 nell’identificazione dei progetti più interessanti in quest’ambito.

Recuperare il patrimonio storico, artistico, culturale, paesaggistico e storico-economico per la valorizzazione congiunta del territorio, delle risorse e delle competenze oltre il termine temporale dell’Expo è la vera sfida di questo progetto di promozione di un turismo ecologico e alla portata di tutti quale garanzia di una maggior sicurezza ed un miglior presidio del territorio.

Le cascine riportate ad un livello di uso corrente, inizialmente risponderanno all’esigenza delle delegazioni che stanzieranno per periodi lunghi, ma al termine dell’Expo potranno essere un polo di attrazione verso le campagne offrendo una possibilità di soggiorno alternativo di tipo agrituristico o residenziale.

Il Comitato, costituito a Milano il 16 luglio 2009 e che ha tra i suoi sette membri il dottor Alessandro Belgiojoso, alla cui famiglia apparteneva originariamente il terreno intorno alla villa Belgiojoso Brivio Sforza su cui oggi il Comune di Merate vuole costruire il suo Parco Agricolo Urbano, ha come scopi principali:

identificare almeno 100 progetti di recupero di cascine/aziende agricole e del paesaggio rurale connesso;

promuovere e proporre l’individuazione e l’attivazione delle linee di finanziamento a fini attuativi;

collaborare con i proprietari per organizzare il recupero, la messa a norma e l’utilizzo degli edifici rurali in chiave sistemica e in ottica di multifunzionalità, un sapiente “mix” di agricoltura, natura, cultura, tempo libero, svago, turismo ed energia garantendo l’integrità morfologica tra la cascina e l’azienda agricola di appartenenza;

coadiuvare i proprietari di cascine nell’interesse comune mirando a mettere a sistema tutte le risorse imprenditoriali e professionali già presenti sul territorio lombardo, valorizzandone le competenze senza sostituirsi alle stesse, ma anzi favorendo il contributo che proviene dalle diverse realtà e Istituzioni già operanti.

In occasione dell’Esposizione Universale, Expo 2015 prevede in particolare la riqualificazione della cascina Triulza, accanto al carcere di Opera e vorrebbe rivitalizzare l’area tra l’Expo e il naviglio per ricostruire i corsi d’acqua che sono in tutte le cascine, prevede quindi alcuni progetti perfettamente in linea con gli obiettivi di 100 Cascine.

Il problema principale è che, se inizialmente si era fiduciosi riguardo ai fondi che sarebbero dovuti provenire da Expo 2015, 100 Cascine si trova piuttosto a corto di finanziamenti, sebbene stia cercando nuove risorse tra i comuni, le stesse cascine e le organizzazioni finanziarie.

Ad oggi il progetto vede la collaborazione e la messa in rete di circa 260 cascine diffuse sul territorio e gestite da un gruppo di persone che sta investendo nel proprio.

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Tra le tipologie di cascine che sono entrate a fare parte del progetto, circa il 50% sono ormai inutilizzate e alcune non hanno quasi più ambiente rurale intorno e sono quindi completamente inutilizzabili per il loro scopo originario. Inoltre, circa il 74% si trova al di fuori delle zone protette dei parchi naturali già esistenti e proprio per questo è ancora più in pericolo di subire un abbandono.

100 Cascine cerca di sfruttare la recente politica ambientale europea per trasformare l’ambiente agricolo post-industriale in un territorio dal paesaggio ricco e dall’alto grado di biodiversità, anche contando sul fatto che la biodiversità è molto più che proporzionale alla quantità di terra utilizzata e che un paesaggio ricco rende molto più di uno consumato.

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2. Tentativi di ibridazione tra agricoltura e architettura: la sperimentazione della Rurban e dell’Agritettura

Il paesaggio agrario è il paesaggio plasmato dall’uomo per eccellenza. Il fabbricato rurale tradizionale e la sua terra sono talmente legati da far diventare l’organismo edilizio un vero e proprio “iconema” paesistico.

Nella sua tradizione, infatti, l’architettura rurale è sempre stata in stretta correlazione con l’ambiente per esigenze di funzionalità, di disponibilità di riserve e di materiali e si è sempre contraddistinta da quella urbana per la coerenza fra forma e funzioni e fra edificio e contesto. Negli ultimi anni però questa tendenza è stata invertita e la progettazione di edifici in ambienti rurali è andata sempre più omologandosi al modello urbano, finendo per trasportare sul paesaggio agrario volumi impropri, che a volte arrivano a degradare l’intorno10.

Recentemente questa consapevolezza ha portato a cercare nuovi modi innovativi per costruire per l’agricoltura e con l’agricoltura. Troviamo, infatti, esempi di architetture che non si limitano alla funzione del produrre e dell’abitare, ma che sono contemporaneamente luoghi di aggregazione, producono energia, sono i luoghi dell’apprendimento a tutti i livelli, dall’asilo all’università. Questo è lo spirito della rurban spagnola e dell’agritecture statunitense, che tentano di ritrovare la qualità della vita nella qualità dell’ambiente in cui si svolge.

Di fatto un poco alla volta prendeva forma la convinzione che l’interesse principale fosse sull’idea di un luogo legato al senso di comunità che mi sarebbe piaciuto raccontare e possibilmente vivere. Si può pensare a un “bel posto” perché la vita che vi si svolge è ricca di opportunità, dove le persone possono incontrarsi e fare delle cose insieme, dove i bambini possono giocare in una situazione sicura, dove ci sia del verde, dove l’architettura, a prescindere dagli stili, sia il supporto per raccontare una storia, per creare un luogo in cui la bellezza sta nella qualità complessiva che essa genera. Rispetto al progetto si può trattare di un gruppo di giovani creativi informatici che si stabiliscono nella campagna o di un mix di lavoratori extracomunitari e studenti nei pressi di una stazione della metropolitana nella suburbia di una metropoli. In entrambi i casi la sfida è di riuscire a creare un “bel posto”, una situazione in cui la qualità estetica risiede nella ricerca di un’armonia che è data dalla soddisfazione di aspettative, sia quelle prevedibili che quelle straordinarie, che generano l’anima del luogo. (A. Cibic)

Analisi degli esempi:

Descriviamo in maniera sintetica i progetti che hanno portato a sperimentare anche in Italia l’agritettura per una nuova concezione di spazio abitativo le cui caratteristiche sono riassunte in tabelle simili a quelle utilizzate in precedenza per i parchi.

10

S. Agostini, Architettura rurale: la via del recupero, Francoangeli (1999)

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Gli aspetti analizzati, cui è assegnato un colore d’intensità proporzionale alla sua importanza in ogni esempio, riguardano:

le griglie organizzative, derivanti dal precedente impianto storico, oppure di nuova invenzione

la presenza o meno di edifici di tipo storico o di nuova costruzione all’interno dell’area

la quantità e il tipo di spazi presenti nel progetto (descritti in base alla scala)

il tipo di attività che si svolgono (sport, hobby, lavoro, attività commerciali, ristoro, coltivazione e giardinaggio, etc.)

la finalità principale del progetto stesso, che può essere teso a curare il territorio in cui si inserisce o avere semplicemente la necessità di rispondere a una particolare richiesta abitativa

Una seconda schematizzazione descrive sinteticamente i singoli spazi di ogni progetto, indicando per ognuno:

se si tratta di uno spazio funzionale con attrezzature specializzate o se, al contrario, è di tipo conviviale;

se l’accesso è limitato ai privati oppure è pubblico;

se è uno spazio non visibile dall’esterno, quindi riservato, oppure se è in vetrina;

se la sua presenza è ritenuta fondamentale o meno all’interno dell’intero progetto.

a. Rurban: Valencia, Sociopolis

Il progetto Sociopolis a Valencia inizia nel 2002 con l’intento di esplorare la possibilità di creare un quartiere residenziale che stimolasse l’interazione sociale tra i suoi abitanti e che avesse un basso impatto ambientale dal punto di vista energetico.

Questo proposito è stato perseguito attraverso la stesura di un masterplan per un quartiere in cui nuove tipologie edilizie di social housing si intrecciano con un insieme di servizi di carattere sportivo, sociale e culturale. Inoltre, un grande parco centrale di 150.000 metri quadrati e numerosi orti urbani declinano lo spazio e migliorano l’ambiente urbano.

Il sito di progetto si trova ai margini della città di Valencia, dove gli huerta esistenti si scontrano con la crescita dell’urbanizzato. Gli huerta, infatti, sono stati per secoli i luoghi delle coltivazioni arabe, e per questo sono aree caratterizzate da importanti reti di irrigazione che effettivamente strutturano il territorio. Purtroppo, tradizionalmente lo sviluppo delle città europee, quando entra in contatto con le realtà naturali e agricole, le distrugge.

D’altra parte Valencia ha una storia particolare, perché nelle città arabe gli huerta svolgevano anche la funzione di giardini, erano cioè territori fertili e produttivi abitati, in cui erano situati i

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palazzi e che incorporavano il paesaggio circostante in maniera simile a ciò che avverrà anche nei monasteri e nell’hortus conclusus medievali.

Il Rurban Project si propone di rompere la dicotomia città-campagna in modo da creare luoghi di transizione tra le due, cioè territori in cui si integri la cultura degli huerta con quella della città.

Sociopolis comprende tredici firme di architetti internazionali e sviluppa un nuovo modello di sviluppo urbano in cui la residenza (l’abitare) è perfettamente integrata con l’ambiente agricolo, uno sviluppo in chiave moderna, quindi, dell’hortulus mediterraneo.

Il progetto si inserisce tra le nuove sperimentazioni urbanistiche, che vedono una sempre più spiccata propensione verso società tecno-agricole, in cui l’innovazione tecnologica convive con un consumo di risorse intelligente e il più possibile rispettoso dell’ambiente che ci circonda. In seguito alla presentazione del masterplan alla Biennale di Valencia del 2003 è stato deciso di costruire un primo quartiere di 2500 case nel distretto di La Torre, a sud della città. 350.000 mq di sito di progetto che si è preoccupato di mantenere e proteggere al massimo gli huerta esistenti irrigati con l’acqua proveniente dal fiume Turia attraverso i canali progettati dagli arabi circa 800 anni fa.

Figura 9 - Inquadramento del nuovo quartiere di Sociopolis sul territorio di Valencia rispetto al Parco delle Arti e della Scienza, simbolo della città.

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Il nuovo sviluppo urbano, che si sviluppa principalmente in verticale e lungo i bordi dell’area di intervento, rafforza la protezione dell’ambiente e del landscape esistente e allo stesso tempo ospita residenze per un ampio numero di persone a costi contenuti. All’interno del quartiere sono state conservate le cascine storiche preesistenti, mentre intorno ad esse si trovano le zone dedicate alle fattorie urbane e altre aree riservate ai residenti locali.

Gli edifici pubblici contengono residenze, asili, centri sociali, centri d’arte, studi e atelier, e organizzano la vita pubblica sociale del quartiere. Dunque Sociopolis promuove un’urbanizzazione che esce dagli schemi tradizionali e che cerca di facilitare le relazioni sociali, l’ibridazione e l’interazione, attraverso la mescolanza di funzioni e la creazione di zone a verde coltivabili o ad uso sportivo.

Figura 10 - Vista dalla strada dell’area su cui sorgerà il quartiere di Sociopolis. A sinistra, le huerta tradizionali; a destra, il cantiere.

Figura 11 - Confronto tra le huerta tradizionali del territorio valenciano (a sinistra) e la nuova immagine per la città contemporanea ricercata dalla Rurban (a destra).

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Tabella 9 - Caratteristiche del quartiere di Sociopolis

GRIGLIE ORGANIZZATIVE storiche

nuove

EDIFICI storici

nuovi

SPAZI DEL QUARTIERE Residenze

Uffici e spazi commerciali

Orti urbani

Scuole

Impianti sportivi

Altro

ATTIVITA’ SVOLTE sport

hobby

attività lavorative

attività commerciali

ristoro

coltivazione-giardinaggio

altro

FINALITA’ curare il territorio

abitare

Tabella 10 - Analisi critica degli spazi all’interno del quartiere di Sociopolis

RESIDENZE (SOCIAL HOUSE)

UFFICI

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ORTI URBANI

SCUOLE

IMPIANTI SPORTIVI

CENTRI D’ARTE

ASILO

b. Agritecture: New York, Greenway

Il termine agritettura, traduzione italiana di agritecture, è stato coniato negli Stati Uniti per indicare il matrimonio di agricoltura e agricoltura che d’ora in avanti sarà caratteristico delle nuove abitazioni.

Il primo progetto di agritettura è la Greenway di New York City, la strada verde che ha trasformato l’antica strada sopraelevata High Line, lunga 2,3 chilometri e ormai caduta in disuso, in un parco di

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800 metri a prevalenza boschiva, ma che comprende anche alcuni orti botanici, rampicanti e persino alcune zone completamente selvatiche.

La prima sezione dell’High Line corre da Gansevoort Street alla Ventesima Strada in un’area di ex magazzini e depositi, fabbriche dismesse e macelli. Il percorso, un insieme di vie pedonali e rampe che interagisce con gli edifici preesistenti e con quelli di nuova costruzione (come ad esempio lo Standard Hotel, recentemente costruito a cavallo della ferrovia sopraelevata), è caratterizzato dalla presenza di nicchie, zone di sosta, punti panoramici, scale e ascensori di ingresso dalla strada.

Tutti gli elementi del progetto richiamano l’immaginario del mondo ferroviario, le rotaie emergono tra le traversine della nuova pavimentazione, le sedute si muovono su ruote di acciaio e il rapporto fra l’infrastruttura e la vita delle piante che crescono su di essa è stato mantenuto e rinforzato, creando un nuovo paesaggio rispettoso del senso e della scala dell’High Line precedente.

Il progetto rientra nel programma “Città del Domani” con cui il sindaco Bloomberg ha deciso di trasformare New York in una città verde, recuperando le aree industriali dismesse attraverso la loro riqualificazione ambientale-tecnologica, cioè promuovendone un riuso che si avvalga di impianti ad energia rinnovabile e soprattutto di parchi, alberi e giardini sui tetti che ristabiliscano la biodiversità del territorio.

Figura 12 - Dettaglio della Green Way

La nuova cultura del paesaggio ha origine sullo sfondo delle problematiche scaturite dallo sviluppo di un territorio intensamente urbanizzato e infrastrutturato: perciò tale cultura si sviluppa in stretto legame con le trasformazioni urbane e territoriali in atto e con lo scopo di far fronte alle esigenze dei soggetti investiti dagli effetti di tali trasformazioni. Il paesaggio

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non più come creazione di ‘luoghi altri’, come riserva di senso nei confronti di un mondo secolarizzato, urbanizzato, infrastrutturato. (P. Nicolin)

Tabella 11 - Caratteristiche della Green Way

GRIGLIE ORGANIZZATIVE storiche

EDIFICI storici

SPAZI DEL PERCORSO unico spazio articolato in modi diversi

ATTIVITA’ SVOLTE sport

hobby

coltivazione-giardinaggio

FINALITA’ curare il territorio

Tabella 12 - Analisi critica degli spazi della Green Way

PARCO E ORTI BOTANICI

c. Agritettura: Milano, Cohousing

Nato in Scandinavia negli anni ‘60, il cohousing è un progetto ormai diffuso in tutto il mondo che propone un nuovo concetto di quartiere in cui si può vivere una comunità residenziale a servizi condivisi che aspirano a far ritrovare ai suoi abitanti le perdute dimensioni di socialità e di aiuto reciproco, in modo da ridurre i costi di vita, ma anche per ridurne le complessità.

Le comunità di cohousing, diffuse specialmente in Danimarca, Svezia, Olanda, Inghilterra, Stati Uniti, Canada, Australia e Giappone, cominciano ad essere presenti anche sul territorio nazionale dal 2009, a Milano, con la costruzione dell’Urban Village Bovisa e il progetto Greenhouse.

Al loro interno, l’autonomia dell’abitazione privata si combina con servizi, risorse e spazi condivisi, come ad esempio micro nidi, laboratori per il fai-da-té, la condivisione di automobili, palestre,

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stanze per gli ospiti, orti e giardini. Tipicamente, le comunità di cohousing consistono in insediamenti di 20-40 unità abitative in cui famiglie e single decidono di vivere come una comunità di vicinato che, attraverso un processo di progettazione partecipata, realizzano un vero e proprio villaggio in cui coesistono spazi privati e spazi pubblici con servizi condivisi.

La progettazione partecipata, infatti, non si limita al progetto edilizio, ma serve a determinare quali sono le cose da condividere e in che modo, oltre che dettare le regole di gestione dei servizi e degli spazi comuni. Ogni progetto di cohousing è quindi diverso, ma tutti hanno alcuni tratti in comune. Il design degli spazi e il modello di gestione partecipata, sempre basato sul consenso e non sulla strutturazione gerarchica, favorisce lo sviluppo dei rapporti di vicinato ed incrementa il senso di appartenenza ad una comunità. Inoltre, la condivisione di beni e servizi consente di risparmiare sul costo della vita perché si riducono gli sprechi, il ricorso a servizi esterni, il costo dei beni acquistati collettivamente.

La prima co-abitazione italiana è l’Urban Village Bovisa, una comunità di trentadue famiglie che abitano in un edificio a corte che ha trasformato un vecchio opificio. Oltre alle abitazioni, fornite di garage e piccoli giardini privati, ci sono il giardino comune, una piscina con solarium e altri 140 mq di spazi comuni tra lavanderia-stireria, stanza per gli hobby, living condiviso, ed altro ancora.

In seguito a questa prima esperienza positiva, un secondo progetto, chiamato Greehouse, sta cercando una localizzazione adeguata per la costituzione di un quartiere-villaggio che integri le funzioni abitative, produttive e ludiche del cohousing alle nuove tecnologie, ponendo una forte attenzione alla sostenibilità e al risparmio energetico.

Questo obiettivo sarà perseguito anche grazie alla creazione di un particolare spazio comune: una serra verticale di circa 500 mq in cui si potranno coltivare verdure e piccoli frutti. Inoltre, il progetto sarà interamente costruito in classe energetica A, utilizzando la geotermia e i pannelli fotovoltaici per il riscaldamento e il raffrescamento degli spazi a costo zero.

Tabella 13 - Caratteristiche del Cohousing

GRIGLIE ORGANIZZATIVE nuove

EDIFICI nuovi

SPAZI COMUNI Living

Cucina

Orto

Asilo autogestito

Laboratori

Altro

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ATTIVITA’ SVOLTE sport

hobby

attività lavorative

attività commerciali

ristoro

coltivazione-giardinaggio

altro

FINALITA’ abitare

Tabella 14 - Analisi critica degli spazi del Cohousing

CUCINA

LIVING

SALA MULTIFUNZIONALE

STANZA PER GLI OSPITI

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SPAZI COMMERCIALI

ORTO

ASILO

LABORATORIO FAI-DA-TE’

LAVANDERIA

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3. La formazione negli spazi di ambito agricolo: fattorie didattiche, agriscuole, agriasili

Oltre al tema della costruzione di un contesto nuovo e quasi-agricolo come quello affrontato con l’agritettura, ci sono progetti, sempre legati al tema dell’abitare e dell’edificio come mezzo per costruire il paesaggio, che si inseriscono sull’esistente per cercare di riqualificarlo in maniera poco invasiva.

In questa nuova concezione dello spazio e del territorio inteso come spazio da curare e conservare al fine di vivere meglio, si inserisce il dibattito degli ultimi anni sul tema dell’educazione e della didattica.

È ormai un pensiero consolidato che l’educazione sia un fenomeno complesso di interazioni da cui non va escluso l’ambiente fisico in cui insegnanti e studenti si muovono, dal momento che l’organizzazione e la strutturazione degli spazi riflettono il codice comunicativo dell’azione educativa e favoriscono lo sviluppo cognitivo entrando a pieno titolo nel progetto formativo. Ne deriva che l’ergonomia, la gradevolezza e la vivibilità degli ambienti scolastici possono stimolare l’educazione alla socialità e il rispetto dell’ambiente11.

Aprire gli spazi della scuola all’agricoltura, alla coltivazione, alla vita e ai cicli degli spazi aperti, può avere un’importanza fondamentale nella formazione degli individui, sia dal punto di vista puramente conoscitivo, sia dal punto di vista educativo.

In Italia, i progetti formativi che vedono interessata l’agricoltura in tutte le sue sfumature sono sempre più numerosi. Il progetto più datato è quello delle fattorie didattiche, aziende agricole ed agrituristiche che lavorano prevalentemente con le scuole, ma anche con famiglie e gruppi di adulti, favorendo lo sviluppo della conoscenza dell’ambiente rurale, dell’origine degli alimenti, delle tecniche di lavorazione dei prodotti tipici, attraverso il contatto diretto con la campagna, gli animali e la vita contadina, in un’ottica di multifunzionalità, di rapporto continuativo con il consumatore, di coinvolgimento attivo, per creare un collegamento tra città e campagna.

Lo strumento-fattoria offre legami con la dimensione sociale, economica, tecnica, politica e culturale dell’ambiente. La fattoria didattica, dunque, dà l’opportunità di integrare le politiche culturali locali con le politiche di innovazione didattica e contenutistica della scuola stessa. Una buona educazione al territorio, infatti, è estremamente importante e deve partire dal territorio in cui l’istituto scolastico è insediato.

Le visite in fattoria, preparate adeguatamente dagli insegnanti ed inserite e ragionate nel piano dell’offerta formativa diventano preziose occasioni di apprendimento e di crescita. La fattoria è un luogo di pedagogia attiva, in cui si può comprendere il legame fra l’origine dei prodotti agricoli e la loro finalità: la nostra nutrizione. Un luogo di incontro, di conoscenza reciproca, di scambi di esperienze tra agricoltori, ragazzi, insegnanti, adulti. Ciascuna azienda rappresenta un universo che testimonia la ricchezza e la diversità dell’agricoltura, dei suoi prodotti e dei suoi paesaggi e

11

Fonte: F. Pampaloni, Abitare la scuola, 5 Giugno 2007 per Indire

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l’esperienza della Fattoria Didattica introduce al ruolo dell’agricoltore, ai saperi della cultura rurale, alla passione dei contadini per questo lavoro e all’amore per la terra.

In Lombardia, La Rete Regionale delle Fattorie Didattiche è nata e si è sviluppata negli anni grazie alla collaborazione delle Associazioni Agrituristiche, come Terranostra, con la Direzione Agricoltura di Regione Lombardia e le Province. Oggi la Rete costituisce un esteso circuito di aziende certificate dalla Carta della Qualità, in base alla quale gli imprenditori agricoli si impegnano a realizzare un’agricoltura sostenibile, a seguire regolari corsi di formazione didattica, a organizzare la propria azienda secondo precisi standard di sicurezza e di accoglienza, sviluppando con le scuole un rapporto continuativo di collaborazione. Il lavoro svolto dalle Fattorie Didattiche si è rivelato nel tempo uno strumento molto efficace per far conoscere alle nuove generazioni l’importanza di una buona agricoltura e del lavoro dell’agricoltore non solo da un punto di vista alimentare ma anche culturale e ambientale.

Se l’esperienza delle Cascine Didattiche è ormai consolidata e diffusa sul territorio italiano, altri progetti didattici più recenti e meno diffusi si stanno sviluppando per arricchire l’offerta formativa dei bambini e dei ragazzi, a partire dagli agriasilo fino ad arrivare agli spazi per la ricerca.

Buone pratiche d’uso dello spazio:

Illustriamo alcuni progetti didattici che hanno introdotto in Italia nuove logiche di utilizzo degli spazi rurali e agricoli ai fini dell’insegnamento e della ricerca. Anche in questo caso, alcuni aspetti scelti come invarianti sono descritti in tabelle riassuntive in cui ogni caratteristica estratta è affiancata ad un colore di intensità proporzionale alla sua importanza. Le invarianti selezionate sono:

gli edifici presenti come cascine storiche riqualificate o edifici di nuova costruzione

gli spazi all’interno della struttura che sono originariamente destinati all’agricoltura ma dedicati alla formazione degli individui (orti o serre, aia o pollai, stalle, campi agricoli, frutteti e laboratori o simili)

il tipo di attività vicine all’agricoltura svolte ai fini della formazione (semina e raccolta, trasformazione degli alimenti, attività artistiche, attività di artigianato, accudimento degli animali, ricerca)

le finalità del progetto, che può essere teso a curare il territorio in cui si inserisce o voler più semplicemente mettere in contatto il mondo rurale con quello urbano

a. Il primo agriasilo d’Italia: Chivasso (TO), Fattoria La Piemontesina

Il primo agriasilo nasce a Chivasso, in provincia di Torino, presso l’azienda La Piemontesina, già fattoria didattica dal 1990, in collaborazione con Donne Impresa della Coldiretti.

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L’idea dell’agriasilo viene subito accolta con favore dalle famiglie, tanto che ne sorgono anche in Veneto, Toscana ed Emilia-Romagna.

Sono dei veri e propri nidi attrezzati all’interno di fattorie e aziende agricole che stimolano la sensibilità dei più piccoli e ne allargano l’orizzonte sensoriale. Nei nuovi asili-agricoli i piccoli, dagli 0 ai 6 anni, divisi in classi da circa dieci bambini, possono vivere all’aria aperta, sono incentivati a costruire i giochi con quello che trovano in giro nei campi, proprio come avveniva nella tradizione contadina, mangiano i prodotti della terra e imparano a conoscere gli animali, i cicli della natura e quei lavori che spesso rimangono sconosciuti a chi vive in città, oltre ad imparare a rispettare l’ambiente.

L’agri-asilo è anche una concreta opportunità imprenditoriale agricola che, grazie a questi progetti, può trasformare la propria attività in qualcosa di nuovo e utile a molte famiglie.

Gli agriasilo sono, dunque, la dimostrazione tangibile di come l’agricoltura possa contribuire a non perdere quel patrimonio di tradizioni e memorie legate alla campagna. Dal punto di vista architettonico, la cascina non perde il suo carattere fondamentale, l’iconema cascina è sempre riconoscibile, ma i suoi spazi si modificano, adattandosi all’aggiunta della nuova funzione di asilo.

È una didattica sul campo, un modo per tornare ai ritmi della natura e scoprire, per esempio, che non in tutte le stagioni si trovano gli stessi frutti. (A. Bucco, Presidente di Donna Impresa della Coldiretti, per Il Corriere della

Sera, 5 Maggio 2010)

La parola chiave dell’agriasilo è, quindi, ri-abitare. Gli spazi ripensano alla loro accessibilità e alla loro fruibilità da parte dei più piccoli, le stalle e gli spazi interni che dovranno essere sfruttati dalle classi allontanano gli oggetti e gli strumenti di lavoro dei contadini che potrebbero risultare pericolosi, vengono eliminati gli ostacoli per i diversamente abili. Un vero e proprio lavoro di “restauro” insomma, inteso non a stravolgere la realtà della fattoria, ma ad arricchirla di significati e complessificarla, anziché banalizzarla.

Oltre ai normali spazi di lavoro dei contadini e degli allevatori, che i bambini possono visitare, osservare e vivere quotidianamente, l’agriasilo ha bisogno anche di spazi interni, utili a quelle attività cognitive e ricreative che servono ai bambini per metabolizzare e rielaborare le conoscenze acquisite in seguito all’esperienza pratica. La giornata, infatti, comprende attività tipicamente contadine, come raccogliere le uova e dare da mangiare alle vacche, o coltivare e raccogliere erbe e ortaggi nella serra, alternate ad attività didattiche di tipo classico, come ad esempio il disegno o altre espressioni creative, l’ascolto di fiabe e racconti, la partecipazione a giochi di vario genere, o ancora esperienze musicali e di manipolazione.

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Figura 13 - Fotografia scattata durante una giornata di agriasilo alla Cascina La Piemontesina

Tabella 15 - Caratteristiche della Cascina La Piemontesina

EDIFICI cascine storiche riqualificate

SPAZI AGRICOLI FORMATIVI orto o serra

aia o pollaio

stalla

campi agricoli

laboratori

ATTIVITA’ FORMATIVE semina e raccolta

trasformazione degli alimenti

attività artistiche

accudimento degli animali

FINALITA’ curare il territorio

contatto città-campagna

b. Il progetto “Agriscuola Tour”: Comune di Ronciglione (VT) e Regione Lazio

“Agriscuola Tour 2010/2011” è un progetto, giunto ormai alla sua quarta edizione, realizzato dal Comune di Ronciglione con l’obiettivo di avvicinare i giovani in età scolare al mondo agricolo, alle coltivazioni, agli animali e al rispetto dell’ambiente, integrando la tradizionale programmazione didattica con visite guidate ed esperienze dirette.

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Anche in questo caso, il progetto vuole salvare il patrimonio dell’agricoltura e valorizzare il territorio, facendo conoscere il suo mondo ai giovani, oltre che nella tendenza alla sensibilizzazione dei giovani al rispetto e alla salvaguardia del bene pubblico.

Il valore di “Agriscuola Tour” risiede soprattutto nella messa in rete delle cascine e delle scuole che partecipano al progetto, in un’idea di formazione partecipata che stimola il dialogo tra mondi apparentemente lontani.

L’iniziativa, patrocinata dal Consiglio Regionale del Lazio, dalla Provincia di Viterbo, dal Comune di Ronciglione, e si avvale del contributo delle organizzazioni professionali e di categoria – Cia, Coldiretti, Confagricoltura e Confcooperative – e dell’Associazione Culturale “Mariangela Virgili”, che ne coordinano la programmazione e la parte tecnica.

Gli spazi cascinali messi a disposizione degli studenti non si trasformano in maniera essenziale, ma anche in questo caso vengono modificati leggermente per poter svolgere le nuove funzioni richieste ed ospitare fruitori inconsapevoli e di giovane età.

Tabella 16 - Caratteristiche del progetto

EDIFICI [Variabili]

SPAZI AGRICOLI FORMATIVI [Variabili]

ATTIVITA’ FORMATIVE [Variabili]

FINALITA’ contatto città-campagna

c. La prima City Farm italiana: Torino, Azienda agricola Falchera

Le fattorie d’animazione, o fattorie urbane, o City Farm, sono strutture urbane o periurbane che propongono una serie di attività giornaliere o settimanali che implicano un approccio concreto e diretto al mondo rurale.

Generalmente sorgono su terreni ed edifici di proprietà pubblica e sono gestite da educatori e volontari che insegnano ai cittadini di ogni età a svolgere diverse attività, dalla preparazione del pane e della zuppa alla cura degli animali, dell’orto e del frutteto.

Le City Farm sono diffuse in diversi Paesi europei (Belgio, Francia, Olanda, Germania, Gran Bretagna, Svezia, Danimarca, Norvegia), e dal 1990 sono organizzate in rete grazie alla European Federation of City Farm. In Italia, però, le fattorie d’animazione sono solo tre: la prima è stata la

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Cascina Falchera del Comune di Torino, seguita dal Bosco Grande in provincia di Pavia e dal Limone nel Verde a Livorno.

Il progetto della City Farm propone un’esperienza limitata ad un tempo molto ristretto. La fattoria urbana non sostituisce affatto la scuola, ma, in maniera simile a ciò che avviene in una fattoria didattica, propone un episodio, un’esperienza singola più o meno prolungata, che apra a nuove prospettive e nuove conoscenze, aggiungendo il valore dello svolgimento pratico in prima persona delle attività contadine.

All’interno della fattoria i cittadini possono seguire, ad esempio, l’intero ciclo del latte (dalla mungitura al formaggio), o il ciclo dell’uovo, la semina del grano, la raccolta, la trasformazione in farina e la cottura del pane, oltre a imparare ad accudire gli animali. Gli spazi utilizzati sono quindi molti e diversi: i campi, la stalla, gli orti, il frutteto, il pollaio e i laboratori attrezzati per la trasformazione degli alimenti propongono un contesto che mira a stimolare la scoperta attraverso l’esperienza e contribuiscono in questo modo a sviluppare conoscenze.

Il coinvolgimento personale stimola l’affettività e la comunicazione, in questo modo si attiva il senso di appartenenza nonché il rispetto per l’ambiente. Il contatto con animali e piante e con i fenomeni naturali in genere è utile a sviluppare la sensorialità e le capacità percettive, per questo il corpo ha un ruolo fondamentale nelle esperienze.

Infine, mentre la cascina permette di cogliere immediatamente i collegamenti fra i vari ambienti e le attività che vi si svolgono, alcuni itinerari didattici permettono uno studio più approfondito delle tematiche legate all’agricoltura: ad ogni attività si affiancano indagini analitiche e confronti che strutturano le conoscenze acquisite con l’esperienza12.

Anche in questo caso, le trasformazioni architettoniche da effettuare sulle strutture agricole tradizionali affinché possano essere utilizzate come fattorie d’animazione, non sono così sostanziali da cambiarne il carattere originario. Si tratta principalmente di interventi che ri-adattano e “aggiustano” gli spazi affinché siano più accessibili e in linea con le tecnologie costruttive contemporanee, ma senza stravolgerne il significato e la funzione primaria.

Tabella 17 - Caratteristiche de La Falchera

EDIFICI cascine storiche riqualificate

SPAZI AGRICOLI FORMATIVI orto o serra

aia o pollaio

stalla

frutteto

campi agricoli

laboratori

12

Tratto dal sito www.comune.torino.it/crescere-in-citta

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VERSO UN PARCO AGRICOLO URBANO – L’ARCHITETTURA RURALE E L’AGRITETTURA

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ATTIVITA’ FORMATIVE semina e raccolta

trasformazione degli alimenti

attività artistiche

attività di artigianato

accudimento degli animali

FINALITA’ curare il territorio

contatto città-campagna

d. La cascina aperta alle scuole: Milano, il progetto della Cascina Cuccagna

Progetto Cuccagna vuole recuperare gli spazi dell’omonima cascina urbana settecentesca, fino ad oggi cadente e abbandonata, per farne un centro polifunzionale ad uso pubblico, un luogo di incontro, aggregazione e cultura.

Ad oggi, il Consorzio Cantiere Cuccagna ha dato il via ad una serie di attività propedeutiche all’apertura del centro culturale d’iniziativa e partecipazione territoriale che comprendono un mercato agricolo a filiera corta, laboratori sull’orticultura e il verde urbano e attività per bambini, oltre ad iniziative per il coinvolgimento attivo dei cittadini nel Progetto proposte dal Gruppo Costruzione della Partecipazione. Il prossimo obiettivo è quello di aprire un ostello, l’Eco-museo Milano Sud e il Punto Informativo Parco Agricolo Sud di Milano.

Figura 14 - Vista aerea della Cascina Cuccagna, oasi rurale nella città urbanizzata

Il progetto finale sarà riconducibile sostanzialmente a tre aree tematiche di intervento, coerenti anche con il know-how dei soggetti che compongono il Consorzio e che da anni si adoperano sul territorio:

l’ambiente e l’alimentazione, per riconiugare città e campagna attraverso la comprensione dei rapporti tra cibo e agricoltura, qualità e sostenibilità, modernità globale e tradizione locale, consumo sostenibile e risorse territoriali;

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VERSO UN PARCO AGRICOLO URBANO – L’ARCHITETTURA RURALE E L’AGRITETTURA

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la cultura e il territorio, per costruire un’identità culturale del territorio urbano fondata sulla consapevolezza delle sue nuove complessità artistiche, artigianali e tecnologiche anche grazie alla collaborazione associazioni, enti locali, cittadini e imprese;

la coesione e l’integrazione, per combattere la solitudine e l’isolamento individuale attraverso la relazione e la comunicazione fra differenti attori sociali.

Dal punto di vista formativo, questo significherà organizzare:

corsi in ambito alimentare;

orto, frutteto e serre didattiche ad uso dei cittadini attraverso la relazione cascina-scuola;

laboratori di artigianato e recupero;

laboratori e altri progetti di tipo artistico;

museo territoriale;

ecomuseo;

asili familiari auto-organizzati.

Milano ha urgente bisogno di luoghi di partecipazione civile, di attenzione tra generazioni e culture, di occasioni di solidarietà per contrastare l’esclusione e imparare di nuovo, insieme, ad essere città, una comunità che si nutre di incontro non effimero, attività condivise, scambio vero. Il rilancio delle energie e dell’immagine di una città come Milano passa anche attraverso progetti come questo, proiettati verso il futuro, ma, al contempo saldamente legati alle radici del territorio, capaci di recuperarne il patrimonio materiale e culturale. (La Direzione della Cascina Cuccagna)

Figura 15 - Un’iniziativa musicale della cascina per fare conoscere alla città di Milano i suoi spazi, i suoi progetti e i suoi prodotti.

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VERSO UN PARCO AGRICOLO URBANO – L’ARCHITETTURA RURALE E L’AGRITETTURA

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Il principio fondamentale del progetto è la volontà di recuperare la struttura e gli spazi della cascina e adeguarli alla nuova destinazione d’uso, ma mantenendo intatta la sua identità. Per questo motivo, dal punto di vista architettonico, si è scelta la strada del restauro conservativo, che presuppone il mantenimento dell’edificio attraverso l’intervento sui materiali e sulla struttura unicamente con operazioni di pulitura e consolidamento per arrestare e limitare gli effetti del tempo e del degrado. Il nuovo integra l’esistente, ma si tratta di un’aggiunta compatibile e di qualità, che, mettendo in evidenza la sua autonomia, partecipa alla stratificazione storica e di significato dei vari elementi architettonici.

Figura 16 - Il muro di cinta della cascina, decorato da disegni di bambini

Il recupero di Cascina Cuccagna aderisce al progetto europeo Green Building, perciò prevede, oltre all’applicazione di soluzioni tecnologiche avanzate in grado di assicurare la massima fruibilità dell’edificio, di rispondere a principi di bioarchitettura e di sostenibilità energetica.

Protagonista del restauro di Cascina Cuccagna, un’equipe di architetti, restauratori, ingegneri e operatori edili coordinata dal Prof. Arch. Ing. Marco Dezzi Bardeschi, ordinario di Restauro Architettonico alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, già protagonista di importanti interventi di restauro conservativo a Milano e in altre città italiane.

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VERSO UN PARCO AGRICOLO URBANO – L’ARCHITETTURA RURALE E L’AGRITETTURA

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Gli spazi dedicati ed attrezzati previsti dal progetto sono:

mq 750 circa interni alla Cascina, al piano terra dell’ala centrale e dell’ala sud della cascina, con spazi ristorazione e market, agenzia turismo agricolo e ambientale, info-point, laboratori artigianali, ciclofficina;

mq 250 circa nelle pertinenze esterne della Cascina, con laboratorio verde, serra e orto didattici;

mq 1000 circa dedicati al mercato periodico all’aperto, parte nell’area verde della Cascina , parte nelle sue adiacenze sulla via Muratori;

auditorium ;

incubatore di progetti creativi;

ecomuseo urbano;

oltre al possibile utilizzo sinergico degli spazi previsti per le aree "culturale" e "ambientale", saranno dedicati e attrezzati espressamente per gli asili autogestiti altri 18 locali, con relativi servizi, per un totale di 600 mq da aggiungere a 200 mq dell’area a verde.

Il recupero e il riuso del complesso Cascina Cuccagna costituisce quindi un primo e importante gesto concreto di utilizzo strategico del patrimonio storico, ambientale e paesaggistico del territorio milanese, che può essere un modello per le altre 144 cascine milanesi, anche in vista di Expo 2015.

Figura 17 - Il mercato agricolo del martedì della Cascina Cuccagna

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VERSO UN PARCO AGRICOLO URBANO – L’ARCHITETTURA RURALE E L’AGRITETTURA

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Tabella 18 - Caratteristiche de La Cuccagna

EDIFICI cascine storiche riqualificate

SPAZI AGRICOLI FORMATIVI orto o serra

frutteto

laboratori

ATTIVITA’ FORMATIVE semina e raccolta

attività artistiche

attività di artigianato

ricerca

FINALITA’ contatto città-campagna

e. Gli spazi per la ricerca: Baselica (PV), il territorio neorurale de La Cassinazza

La Cassinazza è una tenuta privata di circa 1000 ettari nella campagna di Giussago, in provincia di Pavia, nella quale sono stati sviluppati, in linea con le più recenti politiche agricole europee, nuovi metodi di sfruttamento delle risorse naturali. I lavori, svolti tra il 1996 e il 2006 per volontà dell’ingegner Giuseppe Natta, si basano sul concetto di agricoltura di terza generazione, intendendo con questa nomenclatura un uso delle tecniche agricole che non sia più volto a produrre in maniere intensiva, bensì a costruire biodiversità e paesaggio, al fine di aumentare la qualità dell’ambiente rurale e di promuovere il suo utilizzo anche per attività che non siano puramente agricole. Inoltre, le attività che si insediano sul territorio rurale devono essere compatibili con il paesaggio agricolo stesso.

Figura 18 - La Cassinazza vista dal parco.

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Queste attività neo-rurali sono in origine fondamentalmente urbane, ciò vuol dire che si promuove una ruralizzazione degli spazi (contrapposta al processo di urbanizzazione) perché nelle zone periurbane l’utilizzo ambientale assume un valore rilevante e permette al territorio rurale di acquistare, nella fornitura di servizi ambientali, l’importanza economica che aveva perso nel passaggio da un’economia agricola artigianale ad una industriale. L’innovazione richiesta non è tecnologica, bensì culturale, atta ad utilizzare le conoscenze tecnologiche esistenti per soddisfare i bisogni che nascono dai nuovi scenari economici e sociali.

Tabella 19 - Le generazioni dell’agricoltura.

AGRICOLTURA DI PRIMA GENERAZIONE Produzione di grano: 1 tonnellata/ettaro

AGRICOLTURA DI SECONDA GENERAZIONE Produzione di grano: 7 tonnellate/ettaro

AGRICOLTURA DI TERZA GENERAZIONE Creazione dell’ambiente di qualità dove si lavora e possibilità di trascorrere il tempo libero per la nuova “Popolazione Neorurale”. Le attività neorurali sono complementari a quelle agricole; il loro valore complessivo può essere assai elevato.

Il processo di ruralizzazione nasce, infatti, da un’osservazione sociologica: più della metà della popolazione europea attiva svolge servizi immateriali senza contatto fisico col pubblico perché la possibilità di comunicare attraverso Internet, in modo economico e veloce, non richiede più l’aggregazione in centri urbani, ma permette alla popolazione di trasferirsi in territorio rurale. Quando questo avviene, conservando o migliorando le caratteristiche rurali originarie, parliamo di ruralizzazione di attività cittadine.

Nel vecchio cascinale de La Cassinazza lavorano 150 persone, tre volte il numero dei braccianti agricoli impiegati prima della guerra. La superficie utilizzata è lo 0.3 per mille, ma il reddito dei soli

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stipendi è 10 volte il valore della produzione agricola, dimostrazione del fatto che il territorio rurale può produrre nuovi servizi per la ricca popolazione europea, diventando il supporto di numerose potenziali attività innovative.

Le realizzazioni e i progetti sviluppati grazie a La Cassinazza di Baselica, anche se fortemente interdisciplinari, possono essere suddivisi per categorie:

innovazione culturale: attraverso l’organizzazione privata Acqua&Sole, che promuove nuovi sistemi di imprese e attività che elaborano e diffondono nuovi strumenti di sviluppo economico e sociale;

natura;

paesaggio ed architettura: in un paesaggio ricreato e in un ambiente di qualità gli stabili dismessi possono ospitare attività di ufficio delle nuove imprese ad alto contenuto tecnologico, che migrano dalle aree urbanizzate. La stalla e il fienile de La Cassinazza ospitano gli uffici Ecodeco, una società di A2A con 130 dipendenti, e le attività lavorative di A&S (accoglienza neorurale);

energia e risorse naturali: La Cassinazza è servita da una rete storica di piccoli canali, lunga 30 chilometri, e da fontanili, che raccolgono la prima falda. Uno studio geologico accurato ha permesso di stimare che la portata dell’acqua estraibile è pari a 2 mc /secondo. Quest’acqua può cedere calore d’estate e riceverlo d’inverno, fornendo i servizi di riscaldamento e condizionamento, tramite pompe di calore, a 2.000 appartamenti. Da 20 anni La Cassinazza utilizza l’acqua di falda per il proprio riscaldamento e condizionamento.

Tutto questo è stato possibile innanzitutto grazie all’intuizione di Ray McSharry, membro della Commissione Europea. Fu proprio lui, infatti, che anticipò le politiche europee dell’ultimo secolo percependo la richiesta in crescita da parte dei cittadini europei di qualità ambientale. Egli stabilì, attraverso le EU 2078/92 e 2080/92, che la produzione di paesaggio e boschi all’interno di zone agricole avrebbero potuto beneficiare di sussidi originalmente limitati alla produzione agricola. Ne consegue che sia l’ambiente sia il paesaggio acquisirono valenza economica, pagabile in termini reali.

Usando questi premi per la produzione di servizi ambientali, nel 1996 iniziò un programma per il miglioramento dell’ambiente e del paesaggio de La Cassinazza, situata su una zona alluvionale del fiume Po e originariamente destinata alla produzione del riso. In soli dieci anni i risultati hanno superato le aspettative e i terreni agricoli si sono trasformati in un ricco mosaico di habitat differenti che producono biodiversità.

Criteri utilizzati per la produzione di paesaggio ed ambiente:

osservazione del paesaggio dall’interno;

promozione di attività che non comportino asportazione o importazione di suolo;

comprensione del fatto che il paesaggio è vivente e inscindibile dalla biodiversità che supporta.

I risultati ottenuti si possono misurare come valore paesistico (cioè il rapporto tra la distanza media tra osservazioni negative e la distanza totale percorsa) o come valore ambientale (che considera la diversità biologica e il numero di specie presenti in rapporto al numero di specie del paniere usato).

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Figura 19 - L’evoluzione del paesaggio de La Cassinazza dal 1996 (sopra) al 2006 (sotto).

Tabella 20 - L’aumento di biodiversità a La Cassinazza dal 1996 al 2010.

LA CASSINAZZA 1996 2010 %

N. specie di uccelli 80 202 + 152

N. specie di mammiferi 16 28 + 75

N. specie di farfalle 21 36 + 71

N. specie di libellule 13 30 + 131

N. specie di cavallette ? 13 ?

N. specie di funghi ? 57 ?

N. specie di piante e fiori ? 227 ?

Fertilità del suolo (C.E.C. meq./100g.)

7 12 + 71

Nel 2007, è stato deliberato il Comprensorio Neorurale della Certosa che ha una superficie di 4500 ettari ed è finalizzato ad estendere al territorio circostante l’esempio dei 670 ettari de La Cassinazza.

Questo dimostra che si è arrivati a comprendere che, se la terra rurale ha un valore e un reddito fissati dalla domanda dei suoi prodotti, le produzioni neorurali possono aumentare la resa complessiva della terra. Tanto più che molte delle produzioni neorurali hanno il vantaggio di non

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essere alternative, ma compatibili con le produzioni agricole e pertanto la stessa terra può essere usata per più scopi.

Figura 20 - Dettaglio della copertura della Cascina con pannelli solari.

Tabella 21 - Caratteristiche de La Cassinazza.

EDIFICI cascine storiche riqualificate

SPAZI AGRICOLI FORMATIVI orto o serra

frutteto

campi agricoli

laboratori

ATTIVITA’ FORMATIVE ricerca

FINALITA’ curare il territorio

contatto città-campagna

Con l’esempio de La Cassinazza si ritiene di avere fornito un ventaglio sufficientemente ampio di opzioni sperimentate per l’approccio al tema del paesaggio per la costruzione e riattivazione del territorio e l’abitare (o ri-abitare) all’interno di spazi agricoli e cascinali.

Siamo quindi pronti, con il prossimo capitolo, ad affrontare in maniera più consapevole il problema della costruzione di un Parco Agricolo Urbano per la città di Merate. Si prosegue, quindi, con l’analisi del contesto (sfruttando anche lo strumento del PGT) e la sintesi della ricerca fin qui svolta per arrivare a stendere un’ipotesi di linee guida per l’approccio alla progettazione del Parco Agricolo Urbano.

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VERSO UN PARCO AGRICOLO URBANO

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MERATE

Il Comune di Merate, intuite le potenzialità e le criticità del territorio, vuole far emergere idee e suggestioni che sappiano leggere ed interpretare in chiave meta-progettuale la relazione tra città e residenza, città e ospedale, città e scuola.

A questo scopo saranno banditi tre concorsi di idee, indipendenti tra loro, ma legati dall’intenzione di ricucire la discontinuità urbana esistente, esaltandone le opportunità ambientali e strutturali in modo da valorizzarle e favorirne l’uso condiviso.

Riteniamo che il concorso di architettura rappresenti non solo un momento di crescita della cultura collettiva sui temi dell’architettura e della trasformazione delle realtà urbane e territoriali, ma anche l’occasione migliore per individuare e scegliere i progettisti, stimolando al tempo stesso la committenza verso un ruolo attivo nella ricerca del miglioramento della qualità degli interventi pubblici. (Il Presidente della Consulta Regionale Lombarda degli Ordini degli Architetti, Arch. Emiliano Campari)

Al fine di capire il significato generale del concorso di idee e, in seguito, il significato particolare della stesura di un bando di concorso finalizzato al territorio, alcuni tecnici comunali hanno partecipato ad un workshop formativo organizzato al Politecnico di Milano presso il Dipartimento di Architettura e Pianificazione DiAP sotto la supervisione del Dott. Attilio Nebuloni.

La proposta di workshop ha riguardato l’inquadramento delle procedure e degli aspetti progettuali utili per la strutturazione delle linee guida di un concorso di idee (temi, obiettivi, strumenti,

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VERSO UN PARCO AGRICOLO URBANO – MERATE

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materiali, giuria, comunicazione), ed è stata strutturata come un laboratorio, tutorato dal gruppo del Politecnico, in cui i partecipanti si sono impegnati ad apprendere nozioni di base sul rilievo urbano (rilievo degli elementi esistenti e comprensione di vincoli e opportunità del territorio), sulla progettazione architettonica e urbana (comprensione della relazione esistente tra progetto e spazio urbano, preparazione della documentazione preliminare, definizione dell’iter gestionale), sulla comunicazione del concorso (definizione delle linee guida per la stesura del bando di concorso di idee, e nello specifico del concorso per la Cittadella della Salute di Merate, e introduzione agli aspetti comunicativi del concorso stesso).

Il risultato è stato la stesura del primo bando per la Cittadella della Salute comprendente l’Ospedale storico di Merate e le aree circostanti.

Figura 21 - Schema grafico dei tre bandi di concorso previsti per il Comune di Merate.

Per capire meglio il significato di un concorso di idee è utile riferirsi alla documentazione fornita dalla Consulta Regionale Lombarda dell’Ordine degli Architetti raccolta nel fascicolo Linee guida per la redazione di bandi di concorso di architettura, in cui i concorsi sono definiti come «procedure finalizzate ad ottenere proposte progettuali riferite ad un tema circoscritto, da sottoporre al vaglio oggettivo di una commissione giudicatrice, finalizzate alla realizzazione delle opere».

L’Ordine degli Architetti, inoltre, chiarisce la finalità e l’utilità dello strumento concorso, che permette alla committenza di fare scelte di qualità, proprio grazie alla possibilità di mettere a

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VERSO UN PARCO AGRICOLO URBANO – MERATE

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confronto molteplici proposte e soluzioni per le trasformazione del territorio e la diffusione della cultura architettonica, senza dimenticare che il concorso rappresenta l’occasione per giovani professionisti di inserirsi nel mondo del lavoro con pari opportunità rispetto a professionisti affermati.

Il fascicolo procede con la definizione di concorso distinguendo, in base alle finalità, in concorsi di idee e concorsi di progettazione.

Il concorso di idee, infatti, vuole acquisire proposte generali per soddisfare esigenze che non sono ancora perfettamente definite nel tema di concorso ed è orientato, quindi, a definire la linea da prendere nelle scelte successive.

In quanto fase iniziale del progetto, il concorso di idee si configura come studio di fattibilità «particolarmente indicato per la formulazione di impostazioni di fondo in campo territoriale, urbanistico ed architettonico o per avviare successivi approfondimenti»13. È dunque utilizzabile per definire il tema da sviluppare attraverso un successivo concorso di progettazione.

La documentazione di un concorso di idee deve essere «relativa a tutti gli aspetti che possono condizionare la proposta progettuale»14 e, oltre all’elenco completo e circostanziato delle esigenze e dei requisiti ai quali il concorrente deve rispondere, oltre ai riferimenti legislativi e/o normativi e alla definizione dei vincoli non derogabili e di quelli superabili, comprende anche tutti gli elaborati grafici da fornire ai concorrenti, di norma alla stessa scala richiesta per gli elaborati di concorso.

Questo tipo di concorso, che si conclude con un vincitore o con una rosa di segnalati e con l’assegnazione di premi, non prevede, di norma, di assegnare un incarico professionale al progettista vincitore, anche se la sua idea va tutelata ed è necessario coinvolgerlo in caso di utilizzo, anche parziale, delle sue proposte.

Il concorso di progettazione, al contrario, viene redatto in base ad un programma di intervento ben definito in vista della sua successiva realizzazione.

L’Ente Banditore, quindi, deve adottare questo strumento solo nel caso in cui voglia realizzare effettivamente l’opera (completa, parziale o per stralci successivi) e ha già i finanziamenti per farlo. Si configura, quindi, come una vera e propria modalità per l’affidamento dell’incarico per una progettazione definitiva ed esecutiva.

In questo caso, si può scegliere di sviluppare il concorso in una o due fasi successive, al termine delle quali si identifica un progetto vincitore.

È chiaro che nel contesto di Merate non si hanno ancora gli elementi necessari per poter stendere un concorso di progettazione, così come per la Cittadella della Salute, neppure per il Parco Agricolo Urbano, in quanto non esistono temi definiti da approfondire, ma, in questa fase, è necessario capire quali sono le strategie territoriali da intraprendere per la valorizzazione del

13

Tratto dal fascicolo Linee guida per la redazione di bandi di concorso di architettura, redatto dalla Consulta Regionale Lombarda dell’Ordine degli Architetti. 14

Ibidem

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territorio. Ecco il perché dell’approfondimento sull’analisi del territorio e dei casi studio prima della definizione delle indicazioni per l’approccio al problema Parco Agricolo Urbano.

In questo testo si pensa alle linee guida come parte integrante della documentazione del concorso, poiché contengono quelle informazioni utili ai concorrenti per capire l’indirizzo da prendere nell’affrontare il loro progetto, ma sono anche necessarie alla giuria del concorso come strumento di verifica della risposta di ogni singolo progetto presentato alle esigenze richieste dal bando.

1. Analisi del territorio di Merate

Dato un primo sguardo alla cartografia di Merate, per chi non ne conosce il territorio, può sembrare di trovarsi davanti a un territorio ancora principalmente agricolo, in cui l’andamento nord-sud degli elementi naturali e agricoli struttura e organizza il territorio, contrapponendosi alla linea est-ovest dell’edificato urbano, che si espande senza intaccarlo in maniera profonda. L’edificato, infatti, sembra concentrato lungo l’asse storico principale e abbastanza compatto da non invadere i terreni coltivati circostanti.

In realtà, visitando il territorio comunale, ci si rende presto conto che questa sensazione è un’illusione. Pur non essendo costruito in maniera molto densa, infatti, il paesaggio sembra disgregato e frammentato.

Al di fuori dell’asse urbano storico su cui si installa il tessuto residenziale urbano più fitto, la città sembra essersi sviluppata senza un programma e senza tenere conto del disegno e del carattere del territorio su cui andava a innestarsi. Questo fa sì che anche i ritagli di terreno agricolo che sono rimasti sembrino privi di significati. Segni sul paesaggio che non lo arricchiscono, ma, anzi, contribuiscono ad aumentare la sensazione di casualità generale nell’impianto della città.

Ciò avviene, probabilmente, a causa del fatto che nell’ultimo secolo i cambiamenti sul territorio di Merate sono stati veloci e hanno portato il Comune da agricolo a industriale.

a. Il Piano di Governo del Territorio

Il Piano di Governo del Territorio (PGT) è uno strumento che serve a dare un programma strategico da seguire per i nuovi progetti da realizzare nel territorio di riferimento, senza dare direttive prescrittive e attuative. È composto da tre testi, a ognuno dei quali è assegnato un ruolo particolare.

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VERSO UN PARCO AGRICOLO URBANO – MERATE

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Il Documento di Piano (DP) delinea la visione strategica di quello che dovrà diventare il Comune, anche dopo la durata dello strumento. Definisce gli obiettivi, le attenzioni prevalenti, gli insediamenti e i criteri di perequazione e di compensazione urbanistica. Inoltre, delinea le connessioni con la strumentazione regionale e provinciale e la compatibilità con la gestione dei Siti di Interesse Comunitario (SIC) e dei Piani Territoriali.

Il Piano dei Servizi (PdS) verifica i servizi già esistenti e definisce quelli necessari per saldare un eventuale deficit e per soddisfare la visione programmatica del Comune. Può, infine, dare indicazioni di sviluppo futuro di valorizzazione delle attività culturali, commerciali, sportive o per la salute.

Il Piano delle Regole (PdR) fissa i criteri insediativi comuni e specifici per ognuno dei tessuti insediativi, per le aree agricole produttive e di valore paesistico e per quelle che non sono oggetto di trasformazione insediativa.

Il PGT del Comune di Merate descrive il contesto territoriale a partire dall’evidenziazione dei punti di forza e delle criticità del territorio, che ha un modello insediativo attrattivo e multifunzionale, ma senza le infrastrutture e i servizi necessari a sostenere la mobilità, oltre che avere alcune porzioni di tessuto insediativo di scarsa qualità.

Merate, nella Provincia di Lecco, fa parte dell’ambito territoriale strategico della Brianza lecchese e rappresenta il comune capofila dell’omonimo circondario che comprende sedici Comuni. Il Comune di Merate si colloca lungo l’asse est-ovest compreso tra la fascia pedemontana e la parte settentrionale della pianura irrigua.

Sulla base delle caratteristiche geografiche e fisiche il territorio può essere distinto in due unità di paesaggio: a sud, il territorio pianeggiante che ha permesso l’affermarsi di una struttura produttiva rilevante facilitando le relazioni e gli scambi con l’area milanese; a nord, il sistema collinare di alto valore paesaggistico sia per le risorse ambientali che per la presenza di insediamenti di carattere signorile.

Dal punto di vista geografico insediativo, invece, si distinguono tre aree di interesse:

il sistema naturalistico ambientale, interessato a nord dal Parco del Curone, dal Parco Adda Nord e dal Lago di Sartirana. In quest’area le attenzioni prevalenti riguardano la salvaguardia ambientale degli elementi di valore naturalistico, la riqualificazione dei centri abitati e la promozione di più spazi e tipi di turismo verde;

il sistema urbano culturale che nella zona centrale comprende l’abitato di Merate centro e, oltre ai principali servizi pubblici amministrativi, le frazioni di Pagnano e di Novate. Le attenzioni prevalenti sono rivolte alla riqualificazione dei percorsi urbani, alla costituzione di un polo culturale e museale, alla riqualificazione e differenziazione delle attività commerciali, alla sostituzione delle attività impropriamente localizzate, al consolidamento e alla qualificazione dei tessuti insediativi, alla promozione di una cittadella della salute integrata con il Centro Diurno Disabili (CDD) e con l’adeguamento delle aree di sosta;

il sistema urbano produttivo che a sud comprende l’abitato di Brugarolo e la presenza delle principali attività produttive, oltre ai centri commerciali lungo Via Como/Via Bergamo. Le attenzioni prevalenti interessano il mantenimento delle sedi produttive e gli interventi di mitigazione ambientale delle stesse, la riqualificazione dell’ex Centro Sociale Educativo (CSE) come sede di aggregazione di quartiere, l’ampliamento del centro sportivo esistente

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e la realizzazione di una connessione protetta tra il centro stesso e il Parco ricreativo con agricoltura urbana previsto a nord del centro commerciale Auchan.

Figura 22 - Estratto del PGT, gli assi del territorio di Merate.

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VERSO UN PARCO AGRICOLO URBANO – MERATE

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La caratteristica e la qualità del Comune nel suo insieme sono date da un lato dalla leggibilità di questi tre sistemi, ancora ben distinti grazie alla permanenza di ville dotate di grandi parchi e di un corridoio ecologico tra i primi due sistemi e di spazi aperti e ancora coltivati tra i secondi due sistemi; dall’altro dalla programmazione delle iniziative su citate che rinviano a diverse competenze come la Sanità, la Cultura, lo Sport, il Commercio, oltre a quelle urbanistiche e territoriali.

La valorizzazione del Comune richiede, infatti, una visione unitaria che, da un lato, ne mantenga e ne specifichi il ruolo nel contesto provinciale e metropolitano e, dall’altro, rispetti e qualifichi le potenzialità di ogni suo sottoinsieme o ambito di interesse, sviluppando i diversi settori e mitigandone le rispettive criticità.

b. Il rilievo del sistema urbano

Possiamo distinguere elementi del paesaggio, naturali e dell’edificato, che, insieme, pur così vari ed eterogenei, compongono il territorio nella sua complessità.

Tabella 22 - Gli elementi del territorio meratese

COMPONENTI CATEGORIE ELEMENTI

Paesaggistiche Curve di livello Differenze di quota

Parchi Parchi naturali

Naturali Aree coltivate

Campi agricoli Serre

Spazi aperti per il loisir

Giardini privati Giardini semi-privati Giardini pubblici

Dell’edificato Tessuto urbano storico

Edifici residenziali e commerciali storici Castello Ville storiche Cascine

Tessuto di nuova urbanizzazione Nuovi edifici residenziali Edifici scolastici Edifici industriali Edifici commerciali

Se il PGT prevede la creazione di un Parco Agricolo Urbano sull’area comunale al di sopra del centro commerciale Auchan, non si può prescindere dall’analisi di tutto il territorio circostante, che presenta già diverse zone a verde, sia produttive sia ludiche, da collegare e valorizzare.

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VERSO UN PARCO AGRICOLO URBANO – MERATE

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Figura 23 - Veduta area del centro storico di Merate. In primo piano, l’area che sarà dedicata al Parco Agricolo Urbano.

Figura 24 - Lettura della mappa: le componenti del territorio meratese intorno all’area da dedicare al Parco Agricolo Urbano. In rosso gli edifici, in verde gli spazi aperti. Le linee nere indicano le curve del terreno di maggiore interesse (dislivello di cinque metri).

L’intento è quello di ricucire la discontinuità urbana esistente per ricostruire la complessità del territorio uscendo dalla funzionalizzazione delle aree insediate, ma anche dalla concezione strettamente produttiva dell’agricoltura.

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Figura 25 - Rilievo fotografico lungo un percorso quasi rettilineo dal cannocchiale antistante la villa Belgiojoso alla zona periferica industriale. Su ogni riga è illustrato un ambito del territorio (impianto storico, villa Belgiojoso, scuola elementare, scuola superiore, cascina San Paolo, area industriale); la colonna di sinistra rileva gli edifici presenti, quella di destra il contesto.

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L’area di interesse del concorso di idee per la costruzione del Parco Agricolo Urbano comprenderà, quindi, anche il centro storico di Merate, con la villa Belgiojoso e il cannocchiale, e dovrà tenere conto di tutti gli ambiti territoriali che si attraversano percorrendo il Comune dal centro alla zona industriale, da dove partirà la nuova direttrice naturale (parallela alla direttrice orizzontale di sviluppo urbano) che dovrà arrivare all’impianto sportivo Gestisport per ricostruire un legame città-campagna.

Gli ambiti di interesse emergenti dal rilievo del territorio sono:

ambito 1: l’impianto urbano storico, lungo la fascia di sviluppo principale della città;

ambito 2: la villa Belgiojoso, considerata separatamente per la sua estensione e per la sua notevole importanza nella strutturazione del territorio, avendo una posizione centrale;

ambito 3: la scuola elementare di via Montello, considerata insieme al cortile annesso;

ambito 4: la cascina San Paolo con i suoi terreni di pertinenza;

ambito 5: la scuola superiore statale Vigano e il suo cortile;

ambito 6: l’area industriale, subito sotto alla scuola superiore;

ambito 7: l’area commerciale Auchan, sopra la quale è previsto dal PGT il nucleo principale del Parco Agricolo Urbano;

ambito 8: l’area dell’impianto sportivo Gestisport, affiancata su due lati da edifici residenziali di recente costruzione.

Figura 26 - Prima matrice di progetto: il parco diffuso.

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Figura 27 - Rilievo del territorio: estrapolazione degli elementi costitutivi e loro differenziazione.

Legenda: Giardini o parchi privati Aree coltivate Giardini o parchi pubblici Edifici rilevanti nella zona evidenziata Recinzioni o steccati Confini percepiti

Benché non siano sempre presenti recinzioni e confini reali ben delineati, l’accesso all’area da dedicare al parco sembra spesso difficile, perché la zona è circondata da edifici e barriere visive (oltre che fisiche, come possono essere i dislivelli del terreno) che allungano le distanze e allontanano i confini percepiti. Lo strumento parco dovrà cercare una soluzione a questo problema e collegare quanto più possibile le aree a verde già presenti.

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Gli ambiti territoriali individuati sono stati analizzati in schede leggibili per righe o per colonne che mostrano per ognuno alcuni importanti elementi costitutivi: l’organizzazione del territorio nell’area (griglie e percorsi), gli edifici e la loro disposizione, gli spazi aperti presenti (come piazze, parchi pubblici o privati, campi agricoli).

Ad ogni ambito, inoltre, è associata una tabella simile a quelle usate per l’analisi dei casi studio, che estrae alcune caratteristiche invarianti delle zone considerate e vi associa un colore di intensità proporzionale all’importanza e alla diffusione alta, media o bassa:

il transito, che può essere permesso agli automezzi o riservato a pedoni e cicli

la presenza o meno di edifici storici o di recente costruzione

gli spazi presenti (residenze, spazi commerciali, scuole, spazi agricoli, industrie, impianti sportivi, parchi)

le destinazioni d’uso della zona d’ambito, che può avere una vocazione ricreativa, produttiva, residenziale, formativa o commerciale

Una seconda schematizzazione descrive sinteticamente il livello di “durezza” del tessuto (cioè se è un tessuto consolidato e poco facilmente modificabile o se, al contrario, si può intervenire su di esso) e la sua accessibilità da parte dei fruitori (relativamente all’apertura degli spazi al pubblico o ai privati).

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Tabella 23 - Caratteristiche del territorio dell’impianto storico di Merate.

TRANSITO automezzi

pedonale

EDIFICI storici

SPAZI residenze

spazi commerciali

DESTINAZIONE D’USO loisir

produzione

abitazione

commercio

Tabella 24 - Analisi critica degli spazi dell’impianto storico di Merate.

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Tabella 25 – Caratteristiche del territorio della villa Belgiojoso di Merate.

TRANSITO pedonale

EDIFICI storici

SPAZI residenze

parchi

DESTINAZIONE D’USO loisir

abitazione

Tabella 26 - Analisi critica degli spazi della villa Belgiojoso di Merate.

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Tabella 27 - Caratteristiche del territorio della scuola elementare di via Montello a Merate.

TRANSITO automezzi

pedonale

EDIFICI nuovi

SPAZI edifici scolastici

spazi agricoli

impianti sportivi

parchi

DESTINAZIONE D’USO loisir

formazione

Tabella 28 - Analisi critica degli spazi della scuola elementare di via Montello a Merate.

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Tabella 29 – Caratteristiche del territorio della cascina San Paolo a Merate.

TRANSITO automezzi

pedonale

EDIFICI storici

SPAZI residenze

spazi agricoli

DESTINAZIONE D’USO produzione

abitazione

commercio

Tabella 30 - Analisi critica degli spazi della cascina San Paolo a Merate.

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Tabella 31 - Caratteristiche del territorio dell’Istituto Superiore Vigano a Merate.

TRANSITO automezzi

pedonale

EDIFICI nuovi

SPAZI edifici scolastici

impianti sportivi

parchi

DESTINAZIONE D’USO loisir

formazione

Tabella 32 - Analisi critica degli spazi dell’Istituto Superiore Vigano a Merate.

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Tabella 33 - Caratteristiche del territorio dell’area industriale di Merate.

TRANSITO automezzi

EDIFICI nuovi

SPAZI industrie

DESTINAZIONE D’USO produzione

commercio

Tabella 34 - Analisi critica degli spazi dell’area industriale di Merate.

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Tabella 35 - Caratteristiche del territorio dell’area dell’Auchan di Merate.

TRANSITO automezzi

pedonale

EDIFICI nuovi

SPAZI spazi commerciali

DESTINAZIONE D’USO loisir

commercio

Tabella 36 - Analisi critica degli spazi dell’area dell’Auchan di Merate.

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Tabella 37 - Caratteristiche del territorio dell’impianto sportivo Gestisport di Merate.

TRANSITO automezzi

pedonale

EDIFICI nuovi

SPAZI spazi commerciali

impianti sportivi

parchi

DESTINAZIONE D’USO loisir

commercio

Tabella 38 - Analisi critica degli spazi dell’impianto sportivo Gestisport di Merate.

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Gli elementi che emergono, apparentemente molto differenti tra loro, potrebbero essere ricuciti insieme grazie al nuovo parco, inteso come territorio complesso e stratificato, insieme di componenti naturali o naturalistiche e componenti urbane e storiche.

Dallo studio degli esempi di parco e di agritettura analizzati, infatti, sembra emergere la possibilità di integrare gli spazi, farli invadere reciprocamente, in modo da inventare nuovi spazi ibridi che mescolino abitazioni e agricoltura, sport e agricoltura, scuole e agricoltura, sempre mantenendo le caratteristiche positive e il significato di entrambe le attività.

Figura 28 - Seconda matrice di progetto: il parco come elemento di sutura.

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2. Definizione di un Parco Agricolo Urbano per Merate

A partire dal concetto di paesaggio, inteso come l’insieme delle caratteristiche naturali e artificiali del territorio che ci circonda, espressione del nostro patrimonio culturale, si è voluto mostrare il percorso che ha portato alla definizione di una nuova logica complessiva, rurale e urbana, per l’approccio alla progettazione sostenibile del territorio.

Figura 29 - Schematizzazione dei passaggi storici che hanno portato da una concezione del paesaggio declinato in maniera statica nei temi del parco, dell’architettura sostenibile e della formazione,a una concezione più dinamica e integrata di territorio complessivo, rurale e urbano

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Anche attraverso l’analisi critica dei casi studio si sono toccati tre temi fondamentali di sviluppo del tema della sostenibilità ambientale per la progettazione di una natura-urbana e la crescita di una coscienza ambientale: il parco, l’architettura sostenibile e la formazione.

a. La raccolta e la sintesi dei casi studio

I parchi analizzati hanno riassunto i passaggi che hanno portato dalla concezione puramente ludica ed estetizzante del parco, inteso come giardino molto vasto, alla sua trasformazione in spazio culturale, dapprima tecnologico e, in seguito, sempre più vicino alla sua vocazione rurale.

Figura 30 - Riassunto delle caratteristiche dei parchi urbani analizzati

L’agritettura è stata studiata come nuovo approccio per la progettazione sostenibile dopo la decadenza dell’architettura rurale tradizionale, che storicamente legava l’edificio alla sua terra in maniera molto forte. Gli esempi hanno mostrato tre modi per fare agritettura: l’urbanizzazione della campagna in maniera controllata e attenta, la riqualificazione dell’esistente attraverso l’utilizzo di piante e agricoltura e infine la ruralizzazione di episodi urbani.

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Figura 31 - Riassunto delle caratteristiche degli esempi di agritettura analizzati

Poiché una politica di sostenibilità nasce dall’esistenza di una coscienza ambientale, si è ritenuto importante sottolineare l’emergere di progetti formativi e spazi per la ricerca vicini a questo tema.

Figura 32 - Riassunto delle caratteristiche dei progetti formativi in ambito agricolo analizzati

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Se nessuno dei casi studio è perfettamente adattabile al Comune di Merate, è possibile estrarre da ognuno alcuni caratteri positivi da poter rileggere sul contesto al fine di indicare alcune linee guida per la creazione di un Parco Agricolo Urbano.

Alcune tabelle qui riportate sintetizzano questo lavoro di rilettura, riorganizzato in maniera più organica e coesa nei paragrafi conclusivi.

Tabella 39 - Estrazione delle caratteristiche positive dei casi studio relativi alla tematica del parco rispetto al progetto per Merate.

IL PARCO:

CASO STUDIO CARATTERISTICA ESTRATTA RILETTURA PER MERATE

CENTRAL PARK Non essendoci griglie organizzative nette e regolari e avendo al suo interno pochi edifici, l’aspetto del parco è totalmente naturalistico.

A Merate non è possibile pensare a una conversione degli spazi aperti esistenti totalitaria e totalizzante come è successo a New York nel caso del Central Park, ma sarebbe utile pensare di conservare e migliorare il più possibile gli aspetti naturalistici già presenti sul territorio, senza invaderli.

PARC DE LA VILLETTE È possibile svolgere numerose attività e questo rende il parco “vivo”.

Il Parc de La Villette è un parco tecnologico, e quindi ricco di attività, cosa che lo contraddistingue dai tradizionali giardini. Il tipo di attività che vi si svolgono, non è però adatto al Parco Agricolo Urbano che possiamo pensare per Merate. Per il nuovo parco, sarà invece preferibile scegliere attività più vicine alle esigenze del luogo.

PARC CITROEN Gli spazi mostrano l’evoluzione storica delle pratiche agricole e delle coltivazioni. Questo dà al parco una nuova dimensione didattica.

Rendere il parco una sorta di “mostra” dello stesso territorio in cui si trova può essere molto utile a capire e a non dimenticare il carattere e la storia dei posti in cui ci si trova ad abitare.

PARC MITTERAND Il parco vuole conservare la memoria del luogo e il suo carattere prettamente agricolo, senza stravolgerne il DNA, ma, anzi, curandolo.

Curare il territorio vuol dire fare territorio, permettere a un luogo di essere abitato, rivitalizzarlo e riempirlo di significati. Non cancellare parti di ciò che lo ha costituito è quindi fondamentale per completare il percorso di cura e comprensione.

Tabella 40 - Estrazione delle caratteristiche positive dei casi studio relativi alla tematica dell’architettura sostenibile e dell’agritettura rispetto al progetto per Merate.

L’ARCHITETTURA RURALE E L’AGRITETTURA: CASO STUDIO

CARATTERISTICA ESTRATTA RILETTURA PER MERATE

100 CASCINE Il progetto propone la messa in rete delle La cascina San Paolo potrebbe entrare a far

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cascine lombarde e non solo in modo da riqualificare e riadattarle a nuovi scopi di ricettività, didattica, turismo.

parte del sistema 100 Cascine in modo da migliorare i propri terreni d’ambito e per aumentare la proprio importanza a livello regionale.

SOCIOPOLIS Il progetto vuole integrare la funzione abitativa (con la logica del social housing) con quella agricola preesistente, conservando gli iconemi del territorio storico, huerta, canali di irrigazione e cascine, e sovrapponendo ad essi le nuove strutture necessarie alle funzioni urbane dell’abitare: residenze, servizi, infrastrutture.

Il territorio di Merate è caratterizzato dalla sovrapposizione delle due differenti griglie di agricoltura e costruito urbano. Anche in questo caso, come nell’esempio di Valencia, dovrebbe essere importante trovare modi meno invasivi di quelli tradizionali per intervenire sui territori agricoli meno produttivi in modo da integrare le funzioni storiche con le nuove funzioni abitative. Esempi di ibridazione e mescolanza funzionale, che si inseriscono nel paesaggio senza snaturarlo, ma cercando di inserirsi in maniera puntiforme o lineare, sono da imitare.

GREEN WAY Il progetto prevede la riqualificazione di edifici e strutture urbane entrate in disuso o abbandonate attraverso la riconversione degli spazi in zone a verde o coltivabili.

Sul territorio meratese sono ampie le zone industriali che nel tempo hanno sostituito quelle agricole. Pensare a una riconversione degli impianti in disuso in modo da render loro una funzione simile a quella originaria potrebbe aiutare a ricostruire quel rapporto tra città e agricoltura che si sta rompendo e far conoscere ai cittadini l’identità del territorio.

CO-HOUSING Progetti ex novo stesi attraverso la logica della progettazione partecipata. La politica sociale, partecipativa e tecnologicamente all’avanguardia dei progetti di cohousing sono tutti tesi a creare spazi abitativi in cui sia forte il senso di appartenenza e la collaborazione reciproca di chi ci vive e che rendano in questo modo migliore la vita individuale.

A Merate, provare a proporre nuove tipologie residenziali che non siano chiuse in se stesse, ma integrino il territorio circostante e gli spazi pubblici necessari al benessere dei cittadini, può aiutare a creare nuovi modi di vivere più attenti sia alla socialità, sia all’ambiente. La partecipazione dei cittadini alla costruzione dei propri spazi sicuramente è il modo giusto per riappropriarsi del territorio in modo da costruire paesaggio e non solo oggetti. Il progetto del cohousing potrebbe essere ripreso, a Merate, nella zona dell’ospedale e della Cittadella della Salute, che vuole sperimentare i nuovi modi dell’abitare.

Tabella 41 - Estrazione delle caratteristiche positive dei casi studio relativi alla tematica della formazione rispetto al progetto per Merate.

LA FORMAZIONE: CASO STUDIO

CARATTERISTICA ESTRATTA RILETTURA PER MERATE

CASCINE DIDATTICHE Messa in rete delle cascine; Interazione scuola-cascina che mira a

A Merate c’è già una cascina didattica, all’interno dell’Apicoltura Ravasi. Sarebbe

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riallacciare il rapporto più ampio città-campagna.

interessante riuscire ad ampliare sul territorio meratese questo progetto.

LA PIEMONTESINA Agriasilo come percorso formativo completo; Buona integrazione tra potenzialità del mondo contadino e competenze didattiche tradizionali; Integrazione delle funzioni originali con quelle nuove.

La cascina San Paolo, nel centro di quello che sarà il Parco Agricolo Urbano e molto vicino alle altre due scuole, primaria e secondaria, potrebbe dare ai cittadini il servizio dell’agri-asilo.

FALCHERA Esperienza formativa della City Farm attraverso l’approccio pratico; Riqualificazione dell’esistente e rifunzionalizzazione a scopo formativo-turistico senza stravolgere l’identità originaria della cascina.

AGRISCUOLA TOUR Messa in rete delle cascine e stretta collaborazione scuola-cascina

CUCCAGNA Piccoli progetti pratici in collaborazione con le scuole; Museo del territorio (ecomuseo); Riqualificazione e rifunzionalizzazione dell’esistente attraverso restauro conservativo.

La scuola elementare di via Montello e quella di Pagnano stanno sperimentando gli orti e i giardini botanici all’interno dei cortili scolastici grazie a una progettazione partecipata insegnanti-studenti: ottimo punto di partenza per il processo di ibridazione rurale e urbana che può interessare la didattica e il processo formativo.

LA CASSINAZZA Ricerca di innovazione culturale; ruralizzazione; sperimentazione dell’agricoltura di terza generazione (neorurale), con conseguente aumento della biodiversità e della qualità del paesaggio; accoglienza rurale.

La Cassinazza è l’esempio più significativo di quelli analizzati perché attua una vera ruralizzazione degli spazi e un miglioramento effettivo dell’ambiente naturale. A Merate, in cui è importante mantenere il ruolo agricolo degli spazi rurali, un atteggiamento simile a quello adottato per La Cassinazza potrebbe rivitalizzare il territorio.

Ogni caso studio affronta il tema della progettazione del verde e con il verde in maniera particolare e con strategie anche molto diverse tra loro, ma tutti lo pongono al centro dell’organizzazione del territorio e del paesaggio che vogliono creare.

b. Le vocazioni del territorio agricolo

In particolare, nell’ambito della nostra ricerca, possiamo fare emergere dagli esempi analizzati le diverse possibilità di destinazione d’uso del verde agricolo.

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La produzione. Abbiamo già detto che un parco per essere definito agricolo deve avere al suo interno ampie zone destinate alla coltivazione. Tutti i parchi agricoli sono, quindi, ovviamente sfruttati per la produzione agricola. Questo, però, non deve escludere altre attività e altri servizi. La biodiversità e l’arricchimento ambientale sono i prodotti a cui si dovrebbe dare maggiore importanza e, di fatto, gli esempi studiati (Parc Mitterand, Parc Citroën, Greenway, Sociopolis e in particolar modo la cascina La Cassinazza) vanno in questa direzione.

Il tempo libero. Un parco urbano, seppur agricolo, deve dare spazio al loisir e al tempo libero dei cittadini. Questo non si traduce automaticamente nella saturazione degli spazi vuoti del territorio con strutture architettoniche di vario genere e destinazione, ma vuol dire che è necessario fare particolare attenzione alla composizione del territorio, alla sua fruibilità e alla sua vocazione. Il Parc Citroën, il Parc Mitterand e il progetto della Greenway ci insegnano che il parco può essere una “mostra” a cielo aperto dello stesso territorio in cui si trova, occasione per conoscere, capire e ricordare il carattere e la storia dei posti in cui ci si trova ad abitare, seppure segnati dal passare del tempo e modificati dalle sovrapposizioni dettate dalle esigenze dei periodi che si sono susseguiti. A Merate gli spazi verdi non mancano, ma i giardini e i parchi privati sono spesso privati (villa Belgiojoso, Cascina San Paolo, serre) o comunque riservati ai fruitori di altri servizi pubblici (scuola, centro sportivo). Renderli più accessibili e, magari, collegarli in un sistema più a larga scala contribuirebbe a migliorare la percezione complessiva del territorio e faciliterebbe ai cittadini la conoscenza della sua complessità. In particolare, la ex High Line di New York dimostra che non si devono cancellare la tracce della storia della città, e, se sul territorio meratese sono ampie le zone industriali che nel tempo hanno sostituito quelle agricole, si potrebbe pensare a una riconversione degli impianti in disuso in modo da ridare loro una funzione più naturale, proprio per ricostruire quel rapporto tra città e agricoltura che si sta rompendo e per far conoscere ai cittadini l’identità del territorio.

La ricerca. Gli esempi di cascine didattiche e agri-asili sono apprezzabili per il modo in cui riallacciano il rapporto tra città e campagna e contribuiscono a conservare le strutture cascinali, ma non contribuiscono a migliorare il paesaggio in cui si trovano, perché non costruiscono il territorio. Allo stesso modo, seppur partendo da presupposti interessanti e con obiettivi ambiziosi di riqualificazione degli spazi e avvicinamento dei ragazzi al mondo naturale e dell’agricoltura, i progetti scolastici urbani tendono spesso a dare risultati banali, che si limitano a ritagliare piccoli spazi del cortile della scuola per realizzare orti e serre. Un esempio è dato dalle scuole primarie di Merate che si trovano in via Montello e a Pagnano, che propongono progetti partecipati alunni-insegnanti per migliorare gli ambienti scolastici. Dopo una prima fase di ricerca tra gli alunni finalizzata a valutare quali fossero gli interventi di cui trovassero necessaria l’attuazione, si è arrivati a definire angoli dedicati alla piantumazione di fiori e piccole piante che i bambini devono imparare a curare e riconoscere. Un’altra realtà importante presente sul territorio meratese è la Cascina Didattica dell’Apicoltura Ravasi, azienda agricola che propone una serie di esperienze formative per bambini dall’asilo alle medie o per portatori di handicap che cercano di far loro conoscere

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un mondo diverso da quello urbano. L’azienda propone cinque approfondimenti: sul mondo delle api, sul ciclo dei cereali, sulla produzione della lana, sulla produzione della cera e, infine, sulla conoscenza degli animali della fattoria. Questi piccoli progetti non dovrebbero rappresentare l’arrivo di una ricerca di avvicinamento al territorio e al mondo rurale, ma solo il punto di partenza per cominciare un percorso di vera ruralizzazione delle attività cittadine. È molto importante per la nostra ricerca l’esempio de La Cassinazza, che non solo conserva l’edificio cascina in cui si trova, seppur cambiandone completamente la funzione, ma si prende cura dell’intero territorio circostante, capendo nuovi modi per usare la terra in maniera moderna e intelligente sia dal punto di vista economico sia dal punto di vista ambientale.

L’abitare. Curare il territorio vuol dire fare territorio, permettere a un luogo di essere abitato, rivitalizzarlo e riempirlo di significati. Il quartiere di Sociopolis a Valencia propone nuovi modi per intervenire anche a vasta scala sul territorio, ma senza cancellare parti di ciò che lo ha costituito, perché il fine ultimo dell’architetto e del progettista deve essere curare, migliorare e comprendere i luoghi. Il territorio di Merate, come quello di Valencia, è caratterizzato dalla sovrapposizione delle due differenti griglie di agricoltura e costruito urbano. Anche qui, dunque, dovrebbe essere importante trovare modi meno invasivi di quelli tradizionali per integrare le funzioni storiche dei terreni agricoli con le nuove funzioni abitative. Le parole chiave sono ibridazione, mescolanza funzionale e ruralizzazione, per provare a proporre anche a Merate nuove tipologie residenziali che prendano spunto anche dai concetti del cohousing e che non siano chiuse in se stesse, ma integrino il territorio circostante e gli spazi pubblici necessari al benessere dei cittadini, in modo da creare nuovi modi di vivere più attenti sia alla socialità, sia all’ambiente. In particolare nella zona della Cittadella della Salute, prevista intorno all’ospedale storico, il cohousing può rispondere alle esigenze dell’amministrazione comunale di sperimentazione di nuovi modelli abitativi. Infine, la partecipazione dei cittadini alla costruzione dei propri spazi sicuramente è un modo per riappropriarsi del territorio in modo da costruire paesaggio e non solo oggetti. Il Progetto 100 Cascine, invece, ci propone un altro tipo di abitazione: quella destinata al turismo. In ogni caso l’intento rimane quello dell’avvicinamento e della sensibilizzazione al mondo rurale, oltre che al miglioramento complessivo dell’ambiente, anche se si rischia di perdere la natura stessa della cascina, tradizionalmente legata al suo territorio grazie alla produzione agricola.

c. Le linee guida

Al fine di trasformare tutto ciò che è stato fin qui raccolto sul Comune di Merate e sul Parco Agricolo Urbano in materiale utile a un concorso di idee che richieda ai partecipanti soluzioni valide per la progettazione sostenibile in ambito agricolo, si sono costruite delle immagini finali il

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più possibile chiare e complete, ma che cercano anche di essere accattivanti da un punto di vista grafico in modo da invogliare l’aspirante progettista alla partecipazione al concorso.

Figura 33 - Linee guida. Obiettivi da raggiungere sul territorio nella progettazione del Parco Agricolo Urbano.

Il primo schema ha cercato di selezionare alcuni obiettivi progettuali. Il progetto dovrà essere atto a costruire il territorio. Se questo è l’obiettivo finale, sarà necessario prima di tutto favorire la socialità tra gli abitanti, oggi sempre meno partecipi ai fatti urbani e sempre più isolati nella loro unità familiare, se non addirittura attenti esclusivamente al benessere della loro singola persona. Il percorso di educazione alla partecipazione nei progetti di riqualificazione e valorizzazione del territorio sono, allora, quanto più necessari, seppur difficili, e può andare nella direzione di aumentare il senso di appartenenza ai luoghi urbani e periurbani. Inoltre, l’apertura di quegli spazi

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che sono attualmente preclusi al cittadino, creerebbe il collegamento, attualmente interrotto, degli ambiti territoriali, che, insieme alla conservazione degli spazi e degli edifici esistenti, permetterebbe di costruire un sistema ambientale unitario. Allo stesso modo, la ricostruzione del rapporto città-campagna e la messa in mostra del territorio permetteranno di favorire l’avvicinamento al territorio necessari, ma si dovrà anche, per completare il lavoro, aumentare la biodiversità faunistica e della flora, in modo da arricchire il territorio e completare la riqualificazione dell’ambiente naturale.

Figura 34 - Riassunto delle caratteristiche degli ambiti del territorio meratese analizzati. Lo schema associa un’immagine-logo ad ogni attività a cui sono dedicati gli edifici e gli spazi aperti. Si descrivono così le caratteristiche predominanti e si dà un’idea della loro frequenza sul territorio grazie alla loro ripetizione e organizzazione.

Legenda:

Residenze

Edifici commerciali e/o produttivi

Edifici scolastici

Parchi

Piazze e/o piazzali

Campi sportivi

Orti

Campi agricoli

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Il lavoro di analisi territoriale degli ambiti del comune di Merate è stato, invece, riassunto in una seconda immagine, più grafica, che serve a chiarificare e organizzare nel complesso le informazioni raccolte in precedenza prima di proseguire nella ricerca con la definizione delle azioni necessarie per costruire il Parco Agricolo Urbano.

Ritroviamo, quindi, il territorio nel suo insieme rappresentato in una renderizzazione 3D che mostra in maniera immediata i salti di quota del contesto e gli edifici di nostro interesse, evidenziandoli in rosso ed estrudendoli dalla mappa di base che rappresenta il resto del Comune. Le informazioni che si vogliono far emergere sono, quindi, descritte sinteticamente, anche grazie ad alcuni loghi che mostrano se le attività principali sono di tipo residenziale, commerciale-produttivo, o scolastico e se gli spazi aperti presenti sono parchi, piazze, campi sportivi, orti o campi agricoli.

Figura 35 - Linee guida. In rosso le indicazioni di tipo architettonico-urbano e l’intreccio di collegamenti causa-effetto con gli obiettivi da raggiungere sul territorio nella progettazione del Parco Agricolo Urbano.

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Essendo a questo punto conclusa la fase di raccolta e analisi, è stato possibile estrapolare le azioni di tipo architettonico-urbano che è necessario attuare sul territorio per realizzare gli obiettivi preposti.

Se l’analisi degli ambiti territoriali di Merate ha interessato tre campi di indagine, cioè l’organizzazione di ogni porzione-tipo di territorio, gli edifici presenti e le attività svolte al loro interno e, infine, la qualità e la distribuzione degli spazi aperti, anche le indicazioni delle linee guida riguardano questi tre campi e promuovono:

un aumento dell’accessibilità, della percorribilità e della visibilità degli spazi, sia alla piccola scala, sia nel loro complesso, con particolare attenzione per quelle strategie che favoriscono la pedonabilità;

l’ibridazione degli spazi e delle attività che vi si svolgono, sia al chiuso che all’aperto, senza isolare gli episodi rurali, ma al contrario cercando di attuare anche a Merate quelle sperimentazioni di ruralizzazione viste con i casi studio precedenti;

la continuità dello spazio aperto, ancora più importante dello spazio chiuso per dare alla città e al territorio di Merate un’immagine complessiva unitaria e coerente e costruire il suo nuovo paesaggio urbano.

Queste indicazioni si possono, allora, rappresentare sul territorio della zona di progetto del Parco Agricolo Urbano, ma senza definire in maniera univoca una forma architettonica o un progetto urbano.

Si ripropone il layout della scheda, in cui il giallo e il nero indicano la rappresentazione della realtà esistente interpretata precedentemente, mentre il rosso descrive in maniera grafica ciò che è richiesto di ottenere.

Ogni scheda ha una sua legenda specifica ed è seguita da una breve descrizione di intenti.

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Sarà necessario trovare il modo di collegare tutti gli ambiti territoriali analizzati, al fine di permettere la completa percorribilità e accessibilità dell’area a progetto del Parco Agricolo Urbano, cercando di superare le attuali barriere fisiche, si tratti di salti di livello del terreno (importanti soprattutto sul territorio d’ambito della cascina San Paolo e nel parco della Scuola Superiore Statale Vigano) o di cancelli e recinzioni (che tuttavia sono necessari per proteggere lo spazio delle scuole e del centro sportivo Gestisport), e favorendo quanto più possibile la continuità dei percorsi interni all’area, che dovranno essere sicuri per i pedoni e limitare l’accesso di automezzi.

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Utilizzando alcune icone, proponiamo alcune possibili integrazioni di attività su quelle già esistenti, seppure bisogna tener conto del livello di “durezza” del territorio (cioè se il tessuto è consolidato o modificabile). Lo scopo è rendere il territorio del Parco Agricolo Urbano quanto più legato al verde pubblico, alla natura e all’agricoltura in tutte le sue sfaccettature (dagli orti, alle serre, ai campi agricoli) per provare a dare un’immagine neorurale agli spazi e ruralizzare le attività urbane. Questo atteggiamento di avvicinamento della città alla campagna può aumentare la consapevolezza degli abitanti all’appartenenza ai luoghi e favorire la loro partecipazione al territorio, oltre che migliorare la qualità dell’ambiente in cui si vive.

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Costruire il territorio significa modellare un paesaggio complesso e stratificato, ma coeso. È importante che gli spazi aperti, anche se diversi tra loro, siano quanto più continui e appaiano, nel loro insieme, come un elemento unico e non frammentato. Lo scopo è, ancora una volta, quello di conservare e migliorare gli spazi della città (intesa come insieme di ciò che è edificato e ciò che non lo è) creando un sistema-ambiente che riesca a superare le barriere e i confini percepiti dagli utenti del territorio, che, anche qualora non fossero presenti recinzioni o blocchi reali alla circolazione e all’ingresso del Parco, in alcuni casi non sentono la presenza di accessi alla zona a parco a causa della presenza importante di edifici e di barriere visive (ad esempio nella zona

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dell’Auchan la strada di accesso al parco è piccola rispetto alla strada a scorrimento veloce su cui è innestato il centro commerciale, oltre al fatto che l’edificio stesso dell’Auchan è “ingombrante” rispetto al tessuto degli ambiti territoriali circostanti, quindi risulta difficile capire che dietro ci sono spazi verdi e campi agricoli).

Per utilizzare una schematizzazione finale che descriva sinteticamente lo spazio del Parco Agricolo Urbano nel suo complesso, si indica:

se gli spazi che lo compongono dovranno essere prevalentemente di tipo funzionale e specializzato o se, al contrario, saranno più conviviali e liberi;

se l’accesso ai suoi spazi dovrà essere limitato ai privati e ai soggetti paganti oppure sarà preferibilmente pubblico e gratuito;

se gli spazi saranno interni e occlusi alla vista o se saranno messi “in vetrina”, mostrati apertamente agli abitanti di Merate e a tutti gli utenti del Parco Agricolo Urbano;

se è previsto un utilizzo principalmente commerciale o culturale;

se il tessuto su cui si costruirà il Parco è consolidato e poco facilmente modificabile (cioè un tessuto duro) o se, al contrario, si può intervenire su di esso (tessuto molle);

se il transito sarà aperto agli automezzi o riservato ai pedoni.

Tabella 42 - Analisi critica degli spazi che comporranno il Parco Agricolo Urbano di Merate.

Queste linee guida, descritte singolarmente in tre schede che snocciolano indicazione per indicazione e terminano con una tabella che descrive le caratteristiche che dovrà avere lo spazio del progetto, rappresentano il punto di arrivo e il prodotto originale di questa ricerca di tesi, che ha voluto così sintetizzare le informazioni che si ritiene dovrebbero essere fornite ai partecipanti di un concorso di idee per il Parco Agricolo Urbano di Merate, unitamente al bando, al disciplinare di concorso, e ad allegati che mostrino i casi studio raccolti in questo testo.

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In particolare, la schematizzazione finale può essere utilizzata anche come strumento di verifica da parte della giuria del concorso, che può indicare su tabelle di questo tipo le caratteristiche di ogni progetto proposto raccolto in sede di concorso, per poi valutare il livello di rispondenza o meno alle richieste dell’ente banditore e associare un punteggio alla proposta secondo criteri chiari, semplici e ben definiti.

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Conclusioni

Il lavoro di ricerca e analisi svolto per cercare di definire alcune linee guida per la costruzione di un parco agricolo a Merate raccolto in questo testo ha toccato molti argomenti. Se la sostenibilità ambientale è stata il filo conduttore, infatti, lo stesso tema è stato declinato affrontando il problema ad una scala inizialmente territoriale per scendere sempre più a quella architettonica, senza dimenticare la dimensione sociale dei progetti studiati.

Nella ricerca di tesi, il paesaggio agricolo assume il duplice significato di riqualificazione estetico-spaziale e di occasione per attivare un processo di rivitalizzazione sociale, fondato sul coinvolgimento attivo degli abitanti.

Si è voluto, infatti, sottolineare il ruolo del paesaggio e in particolare del territorio agricolo come collettore sociale e patrimonio culturale, oltre che economico, della società intesa nel suo insieme e non più divisa in città e campagna.

Nel primo capitolo, gli esempi francesi del Parc Citroën e del Parc François Mitterand, ma anche il caso del Central Park di New York, hanno mostrato un approccio al territorio che vede la natura come materiale principale nella costruzione contemporanea del parco come riqualificatore dell’ambiente cittadino, mentre, nei capitoli successivi, ci si è avvicinati sempre di più al mondo architettonico, sottolineando come il quartiere e l’edificio siano strettamente correlati ai luoghi in cui si trovano, riuscendo, se ben progettati, a riattivare quei processi di scambi e relazioni che la zonizzazione e la frammentazione hanno fatto perdere.

L’esempio cardine è Sociopolis, il quartiere di Valencia progettato sui principi della Rurban e che sovrappone le griglie organizzative delle huerta spagnole a quelle della città urbanizzata per creare un complesso piuttosto vasto di edifici ultra-moderni completamente circondati e immersi di natura e agricoltura, fondato su idee di social-housing e sviluppato pensando a favorire il più possibile la collaborazione tra gli abitanti e la loro partecipazione nella costruzione dei luoghi che gli apparterranno.

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Ecco, allora, che si è introdotto il tema dell’abitare e, infine, del ri-abitare, descrivendo gli esempi di ibridazione degli spazi cascinali e dei nuovi progetti di formazione in ambito agricolo ai vari livelli, per concludere con l’esempio fondamentale degli spazi dedicati alla ricerca de La Cassinazza, che hanno mostrato un nuovo mondo agricolo, definito di terza generazione, che non solo ha un rendimento maggiore di un terreno agricolo sfruttato intensivamente (con un aumento degli introiti per la produzione), ma migliora l’ambiente, aumentandone la biodiversità faunistica e floreale.

La selezione delle caratteristiche importanti dei casi studio ha permesso, quindi, di dare forma grafica ad alcuni principi progettuali che si vorrebbe fossero messi in atto sul meratese e che si auspica siano colti dagli architetti e dai paesaggisti che vorranno partecipare al concorso di idee che la città bandirà per costruire il Parco Agricolo Urbano.

Senza dare indicazioni univoche, si è cercato di orientare le scelte progettuali verso i semplici principi dell’accessibilità, percorribilità e visibilità; dell’ibridazione degli spazi e delle attività; della continuità dello spazio aperto, spiegando le relazioni di causa-effetto che queste azioni potrebbero costituire sul territorio, interpretate in chiave architettonica, migliorandone l’aspetto e l’assetto complessivo.

Mi auguro, dunque, che il lavoro da me svolto sotto la supervisione del professor Attilio Nebuloni possa essere un punto di partenza valido per la comprensione del territorio e per la progettazione sostenibile del nuovo paesaggio della città di Merate.

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Bibliografia e sitografia

Libri

S. Agostini, Architettura rurale: la via del recupero, Francoangeli (1999)

E. Belfiore, Il verde e la città: idee e progetti dal Settecento ad oggi, Gangemi (2005)

C. Blasi, G. Padovano, A. Nebuloni, Sole vento acqua vegetazione e tecnologie avanzate, Matrici di un nuovo approccio progettuale al territorio architettura e design strategico, Gangemi Editore (2007)

S. Boeri, A. Lanzani, E. Marini, Il territorio che cambia. Ambienti, paesaggi e immagini della regione milanese, Abitare Segesta Cataloghi (1993)

M. Conral, J. Revedin, Progettare la sostenibilità, Edizioni Ambiente (2009)

I. Cortesi, Il Parco Pubblico, paesaggi 1985 – 2000, Federico Motta Editore (2000)

G. Donin, Parchi: l’architettura del giardino pubblico nel progetto europeo contemporaneo, Biblioteca del Cenide (1999)

G. Ferraresi e A. Rossi, Il parco come cura e coltura del territorio. Un percorso di ricerca sull’ipotesi del parco agricolo, Grafo edizioni (1993)

V. Guallart, Sociopolis, proyecto para un habitat solidario, Actar (2004)

M. Ippolito, Il parco urbano contemporaneo: notomia e riflessioni, Alinea (2006)

F. Migliorini, Verde urbano. Parchi, giardini, paesaggio urbano: lo spazio aperto nella costruzione della città moderna, ed. Franco Angeli (1991)

L. Milone, Il verde urbano, tra natura, arte, tecnologia e architettura, Liguori editore (2003)

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D. Perrella, Abitare il paesaggio agricolo periurbano, esperienze a confronto, Dottorato di ricerca in Urbanistica e Pianificazione Territoriale, XX ciclo, Università degli Studi di Napoli Federico II, Dipartimento di Progettazione Urbana e di Urbanistica, anno accademico 2006/2007

A. Petrillo, Identità urbane in trasformazione, Coedit (2005)

A. Rossi, L’architettura della città, Cittàstudi edizioni (1978)

B. Secchi, Prima lezione di urbanistica, Editori Laterza (2000)

Riviste

M. Bédarida, Tradizione francese e paradigma ecologico in Lotus, La terra incolta/Uncultivated land, n. 87 (1995), pp. 7-31

P. Berger, André Citroen Park in A+U, n.309 (1996), pp. 28-35

B. Bottero, Parc André Citroen in Abitare, n. 375 (1998), pp. 108-127

F. Chaslin, Parc de La Villette, Parigi in Domus, n.817 (1999), pp. 8-17

J. Corner Field Operations with D. Scofidio + Renfro, The High Line, New York, 2004-09 in Lotus, Landscape Infrastructures, n.139 (2009), pp. 8-15

M. Desvigne e C. Dalnoky, Trasformazioni indotte in Lotus, La terra incolta/Uncultivated land, n. 87 (1995), pp. 108-117

F. Edelmann, Patrick Berger in L’Architecture d’Aujourd’hui, n.277 (1991), pp. 122-123

D. Kienast, Un decalogo in Lotus, La terra incolta/Uncultivated land, n. 87 (1995), pp. 63-65

P. Nicolin, Paesaggi e infrastrutture in Lotus, Landscape Infrastructures, n. 139 (2009), pp. 17-23

P. Sartago, Il parco spettacolare di Parigi in L’Arca, n.1 (gennaio 1987), pp. 14-23

M. Vogliazzo, Esperimento urbano in L’Arca, n.224 (2007), pp. 20-25

Siti

cohousing.it

eddyburg.it/article/articleview/10381/0/191/?PrintableVersion=enabled

www.agraria.it

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VERSO UN PARCO AGRICOLO URBANO – Bibliografia e sitografia

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www.cittaperbambini.org

www.comprensivomerate.it

www.comune.torino.it

www.cuccagna.org

www.dalnoky.com/issoudun

www.darc.beniculturali.it/ita/paesaggio/convenzione

www.eticaforum.com

www.expo2015.org

www.fattoriedidattiche.net

www.genitronsviluppo.com/2010/11/30/sociopolis

www.indire.it

www.lapiemontesina.it

www.neorurale.net

www.pabaac.beniculturali.it/opencms/export/BASAE/sito-BASAE/MenuPrincipale_BASAE/Il-Paesaggio/index

www.parc.beniculturali.it/ita/paesaggio/temi/paesaggio.

www.rethinkinghappiness.info

www.sociopolis.net

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VERSO UN PARCO AGRICOLO URBANO

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Indice delle figure

Figura 1 - Lettura del territorio di Merate: le direttrici del verde e del costruito. ............................................................... 4 Figura 2 - Il parco inteso come grande giardino ............................................................................................................... 11 Figura 3 - Il parco inteso come insieme di giardini e altre attività .................................................................................... 11 Figura 4 - Il parco inteso come riserva naturale, contrapposto al giardino artificiale ...................................................... 12 Figura 5 - Il Central Park come vuoto nel tessuto compatto della città ............................................................................ 15 Figura 6 - Genesi del Parc de La Villette attraverso la sovrapposizione di tre griglie compositive autonome. ................. 17 Figura 7 - Pianta dell’organizzazione degli spazi del Parc Citroën intorno al grande prato centrale ............................... 22 Figura 8 - Pianta del progetto a cavallo del fiume Théols per il Parc François Mitterrand ............................................... 25 Figura 9 - Inquadramento del nuovo quartiere di Sociopolis sul territorio di Valencia rispetto al Parco delle Arti e della Scienza, simbolo della città. .............................................................................................................................................. 35 Figura 10 - Vista dalla strada dell’area su cui sorgerà il quartiere di Sociopolis. A sinistra, le huerta tradizionali; a destra, il cantiere. ............................................................................................................................................................. 36 Figura 11 - Confronto tra le huerta tradizionali del territorio valenciano (a sinistra) e la nuova immagine per la città contemporanea ricercata dalla Rurban (a destra)............................................................................................................ 36 Figura 12 - Dettaglio della Green Way ............................................................................................................................. 39 Figura 13 - Fotografia scattata durante una giornata di agriasilo alla Cascina La Piemontesina .................................... 47 Figura 14 - Vista aerea della Cascina Cuccagna, oasi rurale nella città urbanizzata ........................................................ 50 Figura 15 - Un’iniziativa musicale della cascina per fare conoscere alla città di Milano i suoi spazi, i suoi progetti e i suoi prodotti. ............................................................................................................................................................................ 51

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VERSO UN PARCO AGRICOLO URBANO – Indice delle figure

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Figura 16 - Il muro di cinta della cascina, decorato da disegni di bambini ....................................................................... 52 Figura 17 - Il mercato agricolo del martedì della Cascina Cuccagna ................................................................................ 53 Figura 18 - La Cassinazza vista dal parco.......................................................................................................................... 54 Figura 19 - L’evoluzione del paesaggio de La Cassinazza dal 1996 (sopra) al 2006 (sotto). ............................................. 57 Figura 20 - Dettaglio della copertura della Cascina con pannelli solari. ........................................................................... 58 Figura 21 - Schema grafico dei tre bandi di concorso previsti per il Comune di Merate................................................... 60 Figura 22 - Estratto del PGT, gli assi del territorio di Merate. .......................................................................................... 64 Figura 23 - Veduta area del centro storico di Merate. In primo piano, l’area che sarà dedicata al Parco Agricolo Urbano. .......................................................................................................................................................................................... 66 Figura 24 - Lettura della mappa: le componenti del territorio meratese intorno all’area da dedicare al Parco Agricolo Urbano. In rosso gli edifici, in verde gli spazi aperti. Le linee nere indicano le curve del terreno di maggiore interesse (dislivello di cinque metri). ................................................................................................................................................ 66 Figura 25 - Rilievo fotografico lungo un percorso quasi rettilineo dal cannocchiale antistante la villa Belgiojoso alla zona periferica industriale. Su ogni riga è illustrato un ambito del territorio (impianto storico, villa Belgiojoso, scuola elementare, scuola superiore, cascina San Paolo, area industriale); la colonna di sinistra rileva gli edifici presenti, quella di destra il contesto........................................................................................................................................................... 67 Figura 26 - Prima matrice di progetto: il parco diffuso. .................................................................................................... 68 Figura 27 - Rilievo del territorio: estrapolazione degli elementi costitutivi e loro differenziazione. ................................. 69 Figura 28 - Seconda matrice di progetto: il parco come elemento di sutura. ................................................................... 79 Figura 29 - Schematizzazione dei passaggi storici che hanno portato da una concezione del paesaggio declinato in maniera statica nei temi del parco, dell’architettura sostenibile e della formazione,a una concezione più dinamica e integrata di territorio complessivo, rurale e urbano ......................................................................................................... 80 Figura 30 - Riassunto delle caratteristiche dei parchi urbani analizzati ........................................................................... 81 Figura 31 - Riassunto delle caratteristiche degli esempi di agritettura analizzati ............................................................ 82 Figura 32 - Riassunto delle caratteristiche dei progetti formativi in ambito agricolo analizzati ...................................... 82 Figura 33 - Linee guida. Obiettivi da raggiungere sul territorio nella progettazione del Parco Agricolo Urbano. ............ 88 Figura 34 - Riassunto delle caratteristiche degli ambiti del territorio meratese analizzati. Lo schema associa un’immagine-logo ad ogni attività a cui sono dedicati gli edifici e gli spazi aperti. Si descrivono così le caratteristiche predominanti e si dà un’idea della loro frequenza sul territorio grazie alla loro ripetizione e organizzazione. ............... 89 Figura 35 - Linee guida. In rosso le indicazioni di tipo architettonico-urbano e l’intreccio di collegamenti causa-effetto con gli obiettivi da raggiungere sul territorio nella progettazione del Parco Agricolo Urbano. ....................................... 90

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VERSO UN PARCO AGRICOLO URBANO

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Indice delle tabelle

Tabella 1- Caratteristiche del Central Park ....................................................................................................................... 16 Tabella 2 - Analisi critica degli spazi del Central Park ....................................................................................................... 16 Tabella 3 - Caratteristiche del Parc de La Villette ............................................................................................................. 18 Tabella 4 - Analisi critica degli spazi de La Villette............................................................................................................ 19 Tabella 5 - Caratteristiche del Parc Citroën ...................................................................................................................... 23 Tabella 6 - Analisi critica degli spazi del Parc Citroën ....................................................................................................... 24 Tabella 7 - Caratteristiche del Parc François Mitterrand .................................................................................................. 25 Tabella 8 - Analisi critica degli spazi del Parc François Mitterrand ................................................................................... 26 Tabella 9 - Caratteristiche del quartiere di Sociopolis....................................................................................................... 37 Tabella 10 - Analisi critica degli spazi all’interno del quartiere di Sociopolis .................................................................... 37 Tabella 11 - Caratteristiche della Green Way ................................................................................................................... 39 Tabella 12 - Analisi critica degli spazi della Green Way .................................................................................................... 40 Tabella 13 - Caratteristiche del Cohousing ....................................................................................................................... 41 Tabella 14 - Analisi critica degli spazi del Cohousing ........................................................................................................ 42 Tabella 15 - Caratteristiche della Cascina La Piemontesina ............................................................................................. 47 Tabella 16 - Caratteristiche del progetto .......................................................................................................................... 48 Tabella 17 - Caratteristiche de La Falchera....................................................................................................................... 49 Tabella 18 - Caratteristiche de La Cuccagna ..................................................................................................................... 54 Tabella 19 - Le generazioni dell’agricoltura. ..................................................................................................................... 55 Tabella 20 - L’aumento di biodiversità a La Cassinazza dal 1996 al 2010. ....................................................................... 57

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VERSO UN PARCO AGRICOLO URBANO – Indice delle tabelle

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Tabella 21 - Caratteristiche de La Cassinazza. .................................................................................................................. 58 Tabella 22 - Gli elementi del territorio meratese .............................................................................................................. 65 Tabella 23 - Caratteristiche del territorio dell’impianto storico di Merate. ...................................................................... 71 Tabella 24 - Analisi critica degli spazi dell’impianto storico di Merate. ............................................................................ 71 Tabella 25 – Caratteristiche del territorio della villa Belgiojoso di Merate....................................................................... 72 Tabella 26 - Analisi critica degli spazi della villa Belgiojoso di Merate. ............................................................................ 72 Tabella 27 - Caratteristiche del territorio della scuola elementare di via Montello a Merate. ......................................... 73 Tabella 28 - Analisi critica degli spazi della scuola elementare di via Montello a Merate. .............................................. 73 Tabella 29 – Caratteristiche del territorio della cascina San Paolo a Merate. .................................................................. 74 Tabella 30 - Analisi critica degli spazi della cascina San Paolo a Merate. ........................................................................ 74 Tabella 31 - Caratteristiche del territorio dell’Istituto Superiore Vigano a Merate. ......................................................... 75 Tabella 32 - Analisi critica degli spazi dell’Istituto Superiore Vigano a Merate. ............................................................... 75 Tabella 33 - Caratteristiche del territorio dell’area industriale di Merate. ....................................................................... 76 Tabella 34 - Analisi critica degli spazi dell’area industriale di Merate. ............................................................................. 76 Tabella 35 - Caratteristiche del territorio dell’area dell’Auchan di Merate. ..................................................................... 77 Tabella 36 - Analisi critica degli spazi dell’area dell’Auchan di Merate. ........................................................................... 77 Tabella 37 - Caratteristiche del territorio dell’impianto sportivo Gestisport di Merate. .................................................. 78 Tabella 38 - Analisi critica degli spazi dell’impianto sportivo Gestisport di Merate. ........................................................ 78 Tabella 39 - Estrazione delle caratteristiche positive dei casi studio relativi alla tematica del parco rispetto al progetto per Merate. ....................................................................................................................................................................... 83 Tabella 40 - Estrazione delle caratteristiche positive dei casi studio relativi alla tematica dell’architettura sostenibile e dell’agritettura rispetto al progetto per Merate. ............................................................................................................. 83 Tabella 41 - Estrazione delle caratteristiche positive dei casi studio relativi alla tematica della formazione rispetto al progetto per Merate. ........................................................................................................................................................ 84 Tabella 42 - Analisi critica degli spazi che comporranno il Parco Agricolo Urbano di Merate.......................................... 95

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Ringraziamenti

Ringrazio innanzitutto il professor Nebuloni, per aver accettato la mia richiesta di tesi e per avermi guidato durante tutto il percorso della ricerca dimostrandosi sempre attento e disponibile.

Ringrazio mia madre, che con la sua vena pratica mi ha supportato nei momenti difficili e che mi ha permesso di dimenticare spesso e volentieri i compiti familiari per lasciarmi fare questo lavoro e tutto il resto.

Ringrazio mio padre, che si è sempre impegnato a rispondere ai miei strani “perché?” e si ricorda anche tutte quelle cose che per altri sono irrilevanti.

Ringrazio Jack, che sa sempre dov’è il bianco e dov’è il nero e mi ha insegnato ad essere vecchia dentro, oltre ad avermi inconsapevolmente spronata a superare gli ultimi esami.

Ringrazio Enrica, perché capisce quello di cui parlo e perché mi ha fornito molti spunti e molti libri.

Ringrazio Matteo, di cui è meglio omettere i soprannomi, per le serate b&p, per le passeggiate di cinque minuti, per il caffè del risveglio e perché mi è vicino anche quando ringhio.

Ringrazio Santamarta, che con la sua energia esplosiva e le sue canzoncine mi fa sorridere e mi ha aiutata a lavorare quando non ne avevo proprio più voglia.

Ringrazio la Y, le paranoie insensate e le lunghe conversazioni serie sul senso di tutto quanto, che hanno reso il cammino più piacevole e le giornate più corte.

Ringrazio la Tilla, perché c’è da sempre e senza di lei le cose mi sembrano più difficili.

Ringrazio la Mandozzi, Tom e il Serio, perché non è facile trovare degli amici.

Ringrazio, infine, tutti quelli che non sanno di essere stati importanti, compresi quelli dell’auletta, perché questo è il modo che preferisco per essere aiutata.