13
06 2.1 Ipersensibilità dentinale Un numero elevato di condizioni patologiche dentarie possono essere erronea- mente associate ad esposizione della dentina. La sintomatologia, che si presenta pressoché identica, pone una serie di problemi per la diagnosi differenziale. L’ipersensibilità dentinale resta soprattutto un complesso di sintomi piuttosto che una vera patologia e soltanto l’entità del dolore (o la percezione che il pa- ziente ne ha) fornisce un’indicazione al trattamento. Nel 2002 Addy ha definito l’ipersensibilità dentinale come “[...] un dolore breve e acuto dovuto alla dentina esposta in risposta a stimoli termici, di evaporazione, tattili, osmotici o chimici e che non può essere attribuito ad altre forme di pato- logie o difetti dentali.” 1 Poichè la ipersensibilità dentinale ha come sintomo principale il dolore in rispo- sta ad esempio a stimoli caldi o freddi (bere il caffè, mangiare il gelato...) piutto- sto che durante lo spazzolamento, è facile intuire come questa condizione influenzi notevolmente la percezione della qualità della vita 2 . A tal proposito è stato condotto uno studio 3 che ha evidenziato una minore percezione di qualità della vita nei soggetti interessati da questa patologia. Lo stesso studio ha poi di- mostrato che l’uso regolare dei fluoruri amminici determina un miglioramento del 50% della qualità della vita dopo solo tre settimane di applicazione, in quanto si è registrato un abbassamento della percezione del dolore. Patologie correlate all’esposizione dei colletti dentali: ipersensibilità dentinale e carie radicolare 2 Fig. 4 Risposta della termi- nazione nervosa in seguito a stimolazione esterna (getto d'aria). Stimolo Dentina Tubulo Nervo Polpa Cellula L’ipersensibilità dentinale è un dolore breve e acuto in risposta a stimoli termici, di evaporazione, tattili, osmotici o chimici, dovuto all'esposizione della dentina. Ipersensibilità dentinale: trasmissione degli stimoli esterni

Patologie correlate all’esposizione dei colletti dentali ... · mente associate ad esposizione della dentina. ... Eziopatogenesi dell’ipersensibilità dentinale secondo la teoria

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06

2.1 Ipersensibilità dentinale

Un numero elevato di condizioni patologiche dentarie possono essere erronea-

mente associate ad esposizione della dentina. La sintomatologia, che si presenta

pressoché identica, pone una serie di problemi per la diagnosi differenziale.

L’ipersensibilità dentinale resta soprattutto un complesso di sintomi piuttosto

che una vera patologia e soltanto l’entità del dolore (o la percezione che il pa-

ziente ne ha) fornisce un’indicazione al trattamento.

Nel 2002 Addy ha definito l’ipersensibilità dentinale come “[...] un dolore breve

e acuto dovuto alla dentina esposta in risposta a stimoli termici, di evaporazione,

tattili, osmotici o chimici e che non può essere attribuito ad altre forme di pato-

logie o difetti dentali.”1

Poichè la ipersensibilità dentinale ha come sintomo principale il dolore in rispo-

sta ad esempio a stimoli caldi o freddi (bere il caffè, mangiare il gelato...) piutto-

sto che durante lo spazzolamento, è facile intuire come questa condizione

influenzi notevolmente la percezione della qualità della vita2. A tal proposito è

stato condotto uno studio3 che ha evidenziato una minore percezione di qualità

della vita nei soggetti interessati da questa patologia. Lo stesso studio ha poi di-

mostrato che l’uso regolare dei fluoruri amminici determina un miglioramento

del 50% della qualità della vita dopo solo tre settimane di applicazione, in quanto

si è registrato un abbassamento della percezione del dolore.

Patologie correlate all’esposizione dei collettidentali: ipersensibilità dentinale e carie radicolare

2

Fig. 4 Risposta della termi-

nazione nervosa in seguito a

stimolazione esterna (getto

d'aria).

Stimolo

Dentina

Tubulo

Nervo

Polpa

Cellula

L’ipersensibilità dentinale è un

dolore breve e acuto in risposta a

stimoli termici, di evaporazione,

tattili, osmotici o chimici, dovuto

all'esposizione della dentina.

Ipersensibilità dentinale: trasmissione degli stimoli esterni

07

Questi dati risultano ancora più significativi considerando che la sensibilità den-

tinale è una patologia che colpisce dal 10% al 40% degli adulti in funzione della

popolazione studiata e si evidenzia con incidenza di circa un adulto su sette tra

quanti sono sottoposti a terapia odontoiatrica. Ad essere interessati sono so-

prattutto i canini e i primi premolari di adulti tra i 30 e i 40 anni.4

Bisogna comunque sottolineare che, sebbene con l'invecchiamento aumenti il

rischio di recessioni gengivali e/o di abrasioni dello smalto, si è riscontrato un

decremento dell’incidenza di sensibilità dentinale nelle persone anziane (>70

anni). Questo fenomeno può essere considerato una conseguenza dei meccani-

smi che riducono la permeabilità dentinale, come ad esempio la deposizione di

dentina secondaria che viene prodotta durante tutta la vita e la formazione di

dentina peritubulare che può portare ad una parziale o completa occlusione dei

tubuli. Rimane comunque molto alto, invece, il rischio di sviluppo di carie radi-

colare per questi soggetti, argomento che approfondiremo in seguito.

Patologie correlate

all’esposizione dei colletti

dentali: sensibilità dentinale

e carie radicolare

Fig. 5A OHRQOL (Qualità della

Vita Relativa alla Salute Orale)

della popolazione comune a con-

fronto con quella dei pazienti af-

fetti da ipersensibilità dentale.

Fig. 5B OHRQOL (Qualità della

Vita Relativa alla Salute Orale) dei

pazienti affetti da ipersensibilità

dentale prima e dopo l'uso di un

dentifricio e un collutorio a base

di fluoruro amminico e di uno

spazzolino molto morbido per

denti sensibili. (Durata d’uso: 21

giorni).

3

Patologie correlate

all’esposizione dei colletti

dentali: sensibilità dentinale

e carie radicolare

08

2.1.1 Ipersensibilità dentinale: prevenzione e terapia

Per spiegare il meccanismo di trasmissione del dolore sono state avanzate varie

ipotesi, ma quella che ad oggi sembra la più attendibile è la Teoria idrodinamica.4-8

Questa prende in considerazione i tubuli dentinali all'interno dei quali, in prossi-

mità della polpa, è visibile un prolungamento odontoblastico, mentre nel restante

spazio è presente un fluido organico che obbedisce alle leggi dell'idrodinamica

dei capillari.

La variazione del flusso dentinale porta alla deformazione sia dell'odontoblasto

che delle fibre nervose pulpari (fibre A3) presenti nel tubulo. Questa ipotesi, cor-

roborata dal fatto che i recettori dolorifici della polpa dentale non sembrano es-

sere chemiocettori bensì meccanocettori, spiega le differenti sensazioni dolorose

originate dall'applicazione di stimoli diversi.

In base a tale ipotesi sono state sviluppate misure professionali e domiciliari che

sono alla base delle diverse terapie dell’ipersensibilità dentinale. L’obiettivo dei

trattamenti è quello di diminuire la permeabilità tubulare attraverso l’occlusione

meccanica degli stessi o mediante apposizione superficiale di un rivestimento9.

Fig. 6 Immagine al microscopio

dei tubuli dentinali.

Tab. 2: Eziopatogenesi dell’ipersensibilità dentinale secondo la teoria di Brannstrom.

Stimolo → Variazione del flusso dentinale →Deformazione dei processi odontoblastici → Dolore

09

2.1.2 Terapia professionale e domiciliare

L’uso topico di prodotti professionali permette di raggiungere rapidamente ri-

sultati molto soddisfacenti e duraturi per il paziente con metodologie semplifi-

cate. Generalmente si utilizzano gel fluorati mediante l’uso di porta-impronta,

oppure liquidi, resine e vernici anche questi ad elevate concentrazioni di fluo-

ruro. L’ipersensibilità dentinale può essere trattata anche con terapia domici-

liare, attraverso prodotti destinati all’igiene orale quotidiana. In questo caso è

molto importante utilizzare sia dentifricio che collutorio, in modo da avere un’ef-

ficacia maggiore nel trattamento. Esistono in commercio 2 categorie di principi

attivi che agiscono in maniera differente sull’ipersensibilità:

- desensibilizzanti del nervo a base di ioni potassio (nitrati, ossalati)

- ostruenti dei tubuli dentinali.

Vengono considerati ostruenti chimici tutti quei composti che nel cavo orale,

reagendo con il calcio salivare, formano rapidamente sali poco solubili che,

precipitando sulla superficie dei denti, occludono anche i tubuli dentinali sco-

perti. Quelli maggiormente utilizzati sono gli ossalati (di potassio o ferrici), i ci-

trati, i sali di stronzio (cloruro e acetato come emiidrato), i fluoruri inorganici

(fluoruro di sodio e fluoruro stannoso) e i fluoruri organici (fluoruri amminici).

Il fluoruro amminico si è dimostrato particolarmente efficace nel trattamento di

ipersensibilità dentinale e prevenzione di carie radicolare.

È inoltre importante che all’utilizzo di dentifricio e collutorio venga associato

l’uso di gel ad alta concentrazione di fluoruri. Questi, oltre ad inibire la ulteriore

demineralizzazione della dentina, favoriscono una rapida occlusione dei tubuli

dentinali, eliminando la trasmissione del dolore. Gedalia e collaboratori (1987)

consigliano l’uso settimanale (domiciliare) di un gel all’1.25% di fluoruro am-

minico per il suo elevato potenziale desensibilizzante e per la prevenzione di

lesioni cariose.10-11

Patologie correlate

all’esposizione dei colletti

dentali: sensibilità dentinale

e carie radicolare

Fig. 7 L’immagine mostra i tubuli dentinali

prima e dopo il trattamento con AmF. Il fluo-

ruro amminico forma un precipitato di CaF2

che determina l’occlusione dei tubuli denti-

nali e quindi elimina la causa dell’ipersensi-

bilità dentinale.

Immagine dei tubuli dentinali prima del trat-

tamento.

Immagine dei tubuli dentinali dopo il tratta-

mento con fluoruro amminico.

Patologie correlate

all’esposizione dei colletti

dentali: sensibilità dentinale

e carie radicolare

10

2.1.3 Fluoruro amminico

Il fluoruro amminico è un principio attivo che risulta efficace nel trattamento

dell'ipersensibilità dentinale e prevenzione della carie radicolare. Infatti, le mo-

lecole di fluoruro amminico, grazie alle loro proprietà tensioattive, si distribui-

scono in maniera uniforme su tutte le superfici dentali e:

• promuovono la formazione di uno strato superficiale uniforme di fluoruro di

calcio che funge da riserva di ioni fluoro, da strato protettivo contro gli at-

tacchi acidi e da agente occludente i tubuli dentinali;

• combattono la formazione della placca batterica grazie all’attività antiglicolitica.

L’uso quotidiano di prodotti contenenti fluoruro amminico determina quindi

un’azione desensibilizzante più efficace e prolungata nel tempo rispetto alla

maggior parte degli altri ostruenti chimici utilizzati nei prodotti cosmetici.

2.1.4 Tecnologia Pro-Argin®

L’ innovativa tecnologia Pro-Argin® contiene arginina (8%) in associazione a car-

bonato di calcio. L’arginina è un aminoacido presente naturalmente nella saliva

ed essenziale in molti processi biologici.

Fig. 8 L’aggiunta di un surfattante aumenta

l’area di superficie bagnata, che risulta

quindi coperta da uno strato omogeneo di

molecole surfattanti.

Fig. 9 Molecola di arginina

Riduzione della tensione surperficiale tramite

surfattante

Area bagnata della superficie

Goccia d’acqua sulla superficie

Aggiunta del surfattante

Area bagnata della superficie allargata

11

L’arginina è una molecola bipolare avendo sia un polo positivo che negativo; a pH

fisiologico è carica positivamente e ciò le permette di legarsi alla

superficie della dentina carica negativamente.

Questo processo aiuta a veicolare il calcio sulla superficie della dentina favorendo

la formazione di uno strato ricco di minerali di calcio, che occlude i tubuli dentinali

prevenendo la trasmissione degli stimoli dolorosi. Questa occlusione viene mante-

nuta anche dopo l’esposizione ad acidi.12

La precipitazione degli ioni calcio e fosfato che formano uno strato ricco di mine-

rali favorisce la sigillatura dei tubuli aperti della dentina.

2.1.4.1 Principi attivi con arginina

La tecnologia Pro-Argin® è presente come principio attivo sia nei prodotti pro-

fessionali (pasta desensibilizzante) che nei dentifrici (con aggiunta di Fluoruri

1400 ppm F-).

Fig. 10 Bipolarità arginina

Fig. 11 Immagini al SEM – Ingrandimento

10,000 x

Fig. 12 I tubuli dentinali risultano completa-

mente occlusi e sigillati dopo l’applicazione di

8% Arginina + Carbonato di calcio – Imma-

gini al microscopio a forza atomica

Arginina

+

Dentina

12

Per la pasta professionale:

È dimostrato da studi clinici come la pasta desensibilizzante a base di tecno-

logia Pro-Argin® applicata prima della pulizia professionale riduce significati-

vamente l’ipersensibilità dentinale che persiste anche alla fine del trattamento

rispetto a una pasta per profilassi di controllo a base di pomice.13

Per il dentifricio:

Studi clinici hanno dimostrato come la tecnologia Pro-Argin® fornisce riduzioni

dell’ipersensibilità statisticamente maggiori in risposta agli stimoli termici e tat-

tici rispetto al dentricio a base di ioni potassio sia immediatamente, quando ap-

plicato con la punta del dito sul dente sensibile, che fino ad 8 settimane di

utilizzo.14-15

Per il collutorio:

La formulazione del collutorio a base di tecnologia Pro-Argin® contiene arginina

ad una concentrazione dello 0,8%, un copolimero (PVM/MA), Pirofosfato di

potassio, fluoruro amminico (125 ppm) e fluoruro di sodio (125 ppm).

L’utilizzo del collutorio permette la deposizione di uno strato protettivo di arginina

e fosfato immersi in una sottile matrice organica di copolimero.

La formula del collutorio permette la deposizione di uno strato protettivo di ar-

ginina e fosfato immersi in una sottile matrice organica di copolimero.

Tecnologia Pro-Argin®

efficacia immediata e duratura

Valo

ri d

i sensi

bili

tà a

l gett

o d

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a

2

1

0

3

Immediato 3 giorni

So

llie

vo

dalla s

ensi

bilit

à

70% 60%

* •

* •

*

*

3

2

1

0Valo

ri d

i sensi

bili

tà a

l gett

o d

’ari

a

Periodo d’applicazione

2 settimane 4 settimane 8 settimane

So

llie

vo

dalla s

ensi

bilit

à

24% 32% 29%

* •

* •

* •

*

*

*

Dentifricio con tecnologia Pro-Argin®

Controllo positivo:

Dentifricio con 2% di ioni di K

Controllo negativo:

Dentifricio con 1450 ppm di fluoro

Dentifricio con tecnologia Pro-Argin®

Controllo positivo:

Dentifricio con 2% di ioni di K

* p < 0.05 rispetto alla baseline• p < 0.05 rispetto al controllo

* p < 0.05 rispetto alla baseline• p < 0.05 rispetto al controllo

13

Studi clinici dimostrano come dopo 2 settimane di utilizzo del collutorio si ha

una riduzione significativa dell’ipersensibilità dentinale e dopo 6 settimane si

ha una riduzione dell’85% rispetto al valore iniziale.17

2.2 Carie radicolare

L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce la carie dentale come un “pro-

cesso locale di origine estrinseca, che compare dopo l’eruzione dentale, porta

ad un rammollimento dei tessuti duri del dente ed evolve nella formazione di

una cavità”.

La carie è quindi una malattia dei tessuti duri dentali causata essenzialmente dai

metaboliti acidi dei batteri. Infatti, i carboidrati assunti tramite l’alimentazione

vengono metabolizzati dalla flora batterica in sostanze acide che solubilizzano

lo smalto. Questo processo prende il nome di demineralizzazione e comporta

la perdita di ioni calcio e fosfato, portando alla formazione di carie.

Quando la patologia interessa la dentina a livello della porzione vestibolare del

colletto del dente si parla di carie radicolare. Tale lesione inizia generalmente

a livello della giunzione amelo-cementizia, estendendosi verso la dentina e il ce-

mento radicolare. Come illustrato precedentemente, poiché il contenuto di mi-

Fig. 13 Evidenze in vitro: Gli ingredienti attivi ricoprono la superificie dentinale e penetrano all’interno dei tubuli

dentinali (Immagini al microscopio CLSM della prima e dopo il trattamento)16

Patologie correlate

all’esposizione dei colletti

dentali: sensibilità dentinale

e carie radicolare

Fig. 9 Carie radicolare.

La carie radicolare è la carie che

si forma a livello del colletto

dentale.

14

nerali della dentina (70%) è minore rispetto a quello dello smalto (96%), que-

sta struttura è chiaramente più vulnerabile alla formazione di carie. Inoltre, le

sue caratteristiche la rendono più suscettibile sia ai fenomeni di abrasione mec-

canica (indotti ad esempio da uno scorretto spazzolamento) che a quelli di ero-

sione chimica (dovuti agli acidi prodotti dai batteri in anaerobiosi o ad una

frequente assunzione di bevande e cibi molto acidi).

Di conseguenza, anche il processo di demineralizzazione della dentina avviene

a pH differente rispetto allo smalto: nel primo caso a valori intorno a 6,2/6,4,

nel secondo a circa 5,7. Tenendo in considerazione che il pH fisiologico della

cavità orale oscilla fra valori pari a 6,3/6,8, si desume facilmente che la dentina

rischia la solubilizzazione molto più frequentemente dello smalto.

Proprio sulla superficie del cemento radicolare, la carie è inoltre in grado di svi-

lupparsi più velocemente, in quanto i meccanismi fisiologici di autoriparazione in-

dotti dalla saliva, ovvero i processi di remineralizzazione, avvengono a questo

livello più lentamente. In generale, il 50% dei soggetti con colletti dentali esposti

sviluppa carie cervicali in 12-16 mesi. Il fenomeno carioso può essere ovviamente

influenzato anche da altri fattori e può essere comunque favorito da accumuli di

placca batterica, disfunzioni salivari (xerostomia), abitudini alimentari inadeguate,

errate pratiche di igiene orale, ecc.

In generale, ogni volta che avviene una recessione gengivale con esposizione del

cemento radicolare, questo viene facilmente rimosso lasciando scoperta la den-

tina. Se non si innescano le condizioni necessarie per lo sviluppo di ipermineraliz-

zazione superficiale con occlusione dei tubuli, comparirà la carie radicolare.

2.2.1 Carie radicolare: prevenzione e terapia

Attualmente esiste un grosso interesse nel trattamento della carie radicolare con

la minima rimozione di struttura dentale e vari metodi sono stati proposti per

promuovere l’otturazione delle lesioni cariose con interventi odontoiatrici mini-

mamente invasivi.

Contestualmente, esiste una forte necessità di sviluppare trattamenti semplici

che possano inibire l’inizio e la progressione della carie radicolare. È infatti una

patologia molto più diffusa di quanto si pensi: interessa il 36% di soggetti sopra

i 45 anni e il 30% sopra i 65 anni.

In particolare, l’esposizione dentinale che avviene nei soggetti anziani, associata

ad una minore destrezza manuale, spiega l’alta prevalenza di carie radicolari lo-

calizzate principalmente nei denti posteriori di tali pazienti. Per questo motivo

vengono considerati un gruppo particolarmente a rischio che necessita di una

profilassi della carie specifica.

Patologie correlate

all’esposizione dei colletti

dentali: sensibilità dentinale

e carie radicolare

15

Patologie correlate

all’esposizione dei colletti

dentali: sensibilità dentinale

e carie radicolare

La prevenzione di questa patologia è imperniata su una corretta igiene orale e

una particolare attenzione all’alimentazione. Il trattamento domiciliare richiede

l’uso di alte concentrazioni di fluoruro, affinchè si abbia una efficace protezione

della dentina.

È consigliabile usare dentifrici che abbiano oltre ad una alta concentrazione di

fluoruro anche un basso indice di abrasività. Per ridurre ulteriormente il rischio

di carie radicolare (ottenibile con un maggior apporto di fluoruro) si consi-

glia anche l’impiego aggiuntivo di collutori e di gel con un alto contenuto di

fluoruro.

Lo spazzolino deve avere setole morbide, testina piccola e le tecniche di spaz-

zolamento devono essere adeguate.

2.3 Abrasione ed erosione

2.3.1 Il processo abrasivo

Per abrasione dentale si intende la perdita patologica di parte delle strutture di

rivestimento del dente (smalto, dentina, cemento) dovuta a fattori meccanici. Il

processo abrasivo si realizza lentamente e comporta un’alterazione morfologica

e strutturale dei tessuti dentali. I fattori eziologici più comuni per questa patolo-

gia sono: abitudini comportamentali (errate abitudini alimentari, bruxismo, uso di

spazzolini duri, tecniche di spazzolamento errate, utilizzo di dentifrici altamente

abrasivi, ecc.), alterazioni congenite (amelogenesi imperfetta, ipoplasie, ecc.) e

alterazioni iatrogene.

In questa sede ci occuperemo in particolare delle abitudini comportamentali le-

gate all’igiene orale.

È un luogo comune diffuso ritenere che le setole dure abbiano una capacità pu-

lente superiore rispetto a quelle medie o addirittura morbide. In realtà, es-

sendo la placca un deposito di batteri e residui di cibo estremamente morbido,

è sufficiente scompaginarla per determinarne la rimozione. Ciò si ottiene ma-

novrando con delicatezza lo spazzolino con una tecnica ben nota come tecnica

di Stillman o Bass modificata. Tale tecnica prevede di applicare dei movimenti

dalla base del dente verso la superfice masticatoria esercitando una lieve pres-

sione con dei movimenti vibratori e successivamente pulire le superfici masti-

catorie con dei movimenti rotatori.

Si parla di abrasione quando, a

causa di fattori meccanici, si de-

termina la perdita di parte delle

strutture di rivestimento del

dente (smalto, dentina, cemento).

16

Altro parametro di fondamentale importanza è l’indice di abrasività del denti-

fricio (RDA). Questo si determina in base alla capacità di rimuovere le macchie

estrinseche, ovvero le pigmentazioni che quotidianamente si depositano sulla

superficie del dente. È evidente che l’utilizzo frequente di dentifrici altamente

abrasivi è sconsigliabile, in quanto provoca lesioni abrasive sullo smalto che

progressivamente ne portano all’assottigliamento.

2.3.2 Il processo erosivo

L’esposizione della dentina, tessuto meno duro e più solubile agli acidi rispetto allo

smalto, rende in un certo senso “patologici” tutti quei fenomeni di erosione e abra-

sione che quotidianamente agiscono sullo smalto e che, in condizioni normali, ven-

gono equilibrati dai sistemi tampone salivari e dai processi di remineralizzazione.

In generale, l’erosione dentale viene definita come la perdita di sostanza dentale

provocata da un processo chimico indipendente dalla presenza di placca batte-

rica. Il fenomeno consiste in una rapida dissoluzione dell’idrossiapatite (costituente

Patologie correlate

all’esposizione dei colletti

dentali: sensibilità dentinale

e carie radicolare

POSIZIONE BASE

Posizionare le setole sulla superficie dentale esterna (tra co-

rona e gengiva).

Fig. 14 Tecnica di spazzolamento di Stillmann.

FASE DI ATTIVAZIONE E DI MOTO

Esercitando una leggera pressione, posizionare le setole

sulle gengive. Quindi spostarsi verso la corona del dente ef-

fettuando un movimento vibratorio.

MOVIMENTO A RULLO

Ruotare la testina sulla superficie masticatoria e spazzolare

la superficie dentale.

La sequenza di movimenti deve essere effettuata 3 volte per

ogni dente e sempre su un singolo dente, senza esercitare

una pressione eccessiva.

Si parla di erosione dentale in

caso di perdita di sostanza den-

tale provocata da un processo

chimico indipendente dalla

placca batterica.

17

Patologie correlate

all’esposizione dei colletti

dentali: sensibilità dentinale

e carie radicolare

principale di smalto, dentina e cemento), conseguente all’alterazione dell’equili-

brio ionico in prossimità della superficie apatitica quando si raggiunge localmente

un certo valore di pH detto critico. Le cause esogene derivano principalmente da

alimenti, bevande e acidi, medicinali acidi assunti per via orale e così via. Le cause

endogene sono legate a fenomeni di rigurgito o vomito tipici dell’esofagite cronica,

dell’ulcera duodenale, dell’occlusione intestinale e della bulimia.

Per quel che concerne l’alimentazione, molti cibi e bevande presentano valori

fortemente acidi di pH. Se assunti troppo frequentemente, senza permettere

ai tamponi salivari di svolgere la loro azione, sono in grado di dissolvere il tes-

suto dentinale (tab. 2 e 3) caratterizzato da un pH solubile critico relativamente

elevato di 6,2-6,7.

2.3.3 Abrasione/Erosione: prevenzione

Per la prevenzione di queste patologie è consigliabile usare spazzolini con se-

tole morbide, evitare movimenti solo orizzontali a livello del solco gengivale, non

esercitare una forte pressione nell’utilizzo del medesimo.

Alimento pH

Pollame 6,7 - 6,5

Pesce 6,5 - 5,7

Pane bianco 6,0 - 5,0

Verdure acide 5,0 - 3,5

Yogurt 5,0 - 4,0

Pomodori 4,4 - 4,0

Prugne e mele 3,5 - 2,8

Agrumi 4,0 - 2,0

Tab. 3: Valori di acidità in termini di pH di alcuni alimenti.

Alimento pH

Latte 6,5 - 5,5

Vino rosso 4,0 - 3,0

Succo di mela 3,5 - 2,5

Vino bianco 3,0 - 2,0

Cola 3,0 - 2,0

Spremute di agrumi 3,0 - 1,5

Tab. 4: Valori di acidità in termini di pH di alcune bevande.

18

In generale, gli spazzolini dovrebbero avere sempre la più alta percentuale pos-

sibile di setole arrotondate, per evitare microabrasioni delle superfici dentali.

Oggi sono disponibili setole coniche che rendono gli spazzolini particolarmente

morbidi e rispettosi dei tessuti lesi, poichè alla minima pressione le estremità si

piegano e la porzione di filamento a contatto con la superficie risulta sempre ar-

rotondata.

In generale gli spazzolini dovrebbero essere cambiati frequentemente (ogni 2

mesi), in quanto l’uso prolungato causa deformazioni permanenti delle setole e

può diminuire la qualità delle estremità, rendendole seghettate e appuntite,

quindi lesive per i tessuti dentali.

Per quello che riguarda i dentifrici, gli abrasivi utilizzati oggi nella loro formula-

zione sono molto sicuri per la salute del dente. In caso di colletti dentali esposti

sarebbe sempre opportuno associare, almeno una volta al giorno, un collutorio

al fluoruro, senza alcool, e gels ad alto contenuto di fluoruro (ppm 12500) una

volta la settimana.

Per quanto riguarda l’erosione occorre porre un forte accento sulla dieta per evi-

tare l'assunzione troppo frequente di cibi e/o bevande acide e integrare l’ali-

mentazione con alimenti ad alto contenuto di calcio, come formaggio e latte.

Molte bibite alcoliche causano erosione dentale poichè contengono acido citrico

ed essenze alcoliche che possono essere dannose per i denti: é quindi importante

limitarne il consumo.

Per i bambini bisogna prestare particolare attenzione al consumo di succhi di

frutta e bibite gasate. In questo caso è molto utile l'impiego di cannucce, poiché

in questo modo la bevanda giunge direttamente nella porzione posteriore della

bocca e si evita il contatto prolungato con i denti, limitando in tal modo l’ero-

sione. Ad ogni modo é consigliabile attendere almeno 30 minuti dopo l’assun-

zione di alimenti prima di spazzolare i denti per evitare la rimozione meccanica

di tessuto duro in superficie.

Per approfondimenti scientifici su erosione fare riferimento al “quaderno”:

Carie ed erosione: Processi di demineralizzazione dello smalto.

Patologie correlate

all’esposizione dei colletti

dentali: sensibilità dentinale

e carie radicolare