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Comune di Paese Piano di Assetto del Territorio Anno 2007 Relazione 24/07/2007 Il Sindaco dott. Valerio Mardegan L’Assessore alla Pianificazione Territoriale arch. John Visentin Il Segretario Comunale dott.ssa Maria Rosaria Rizzo Ufficio del PAT Coordinatore: Giovanni Tel - urbanista Luca Gasparini - informatico Luca Lorenzon - architetto I Progettisti Beniamino Zanette - architetto Roberto Sartor - architetto Greenplan Engineering Gino Bolzonello – agronomo Mauro D’Ambroso - forestale Mario Innocente – ambientalista faunista Livio Sartor – geologo Tecnohabitat Ingegneria Maurizio Salvador – ingegnere ambientale Eros Cavallin - ingegnere ambientale Regione Veneto – Direzione Urbanistica

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Comune di Paese Piano di Assetto del Territorio Anno 2007

Relazione 24/07/2007 Il Sindaco dott. Valerio Mardegan L’Assessore alla Pianificazione Territoriale arch. John Visentin Il Segretario Comunale dott.ssa Maria Rosaria Rizzo Ufficio del PAT Coordinatore: Giovanni Tel - urbanista Luca Gasparini - informatico Luca Lorenzon - architetto I Progettisti Beniamino Zanette - architetto Roberto Sartor - architetto Greenplan Engineering Gino Bolzonello – agronomo Mauro D’Ambroso - forestale Mario Innocente – ambientalista faunista Livio Sartor – geologo Tecnohabitat Ingegneria Maurizio Salvador – ingegnere ambientale Eros Cavallin - ingegnere ambientale Regione Veneto – Direzione Urbanistica

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INDICE 1 – PREMESSA

2 - CONTESTO DI PIANO E NUOVA LEGGE URBANISTICA 2.1 – La città diffusa 2.2 – La nuova legge urbanistica 2.3 – Il Pano Regolatore Comunale (PRC) 2.4 – Il Piano di Assetto Territoriale comunale (PAT)

3 – PIANIFICAZIONE SOVRAORDINATA E COMUNALE 3.1 – Piano Regionale Territoriale di Coordinamento 3.2 – Piano Provinciale di Coordinamento Territoriale 3.3 – Piano Regolatore Generale

4 – FORMAZIONE DEL PAT 4.1 – Documento Preliminare 4.2 – Concertazione sul Documento Preliminare 4.3 - Quadro Conoscitivo 4.4 – Rapporto Ambientale 4.5 – Elaborati di Piano

5 – ANALISI TERRITORIALE E CRITICITA’ 5.1 – Inquadramento territoriale 5.2 – Le componenti ambientali e socio-economoche

6 – SCELTE DI PIANO 6.1 – definizione degli obiettivi del PAT 6.2 – Riqualificazione del territorio 6.3 – Individuazione di vincoli ed invarianti territoriali 6.4 – Riorganizzazione urbana e vocazioni territoriali 6.5 – Indicazioni per lo spazio periurbano 6.6 – Sistema ambientale: ruolo degli spazi urbani ed extraurbani 6.7 – Difesa dal rischio ed aree fragili 6.8 – Domanda insediativa 6.9 – Riorganizzazione della mobilità

7 – ACCORDI DI PROGRAMMA

8 – INTERVENTI NEGLI ATO

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1 – PREMESSA

Il Comune di Paese ha dato avvio già dal 2001, con la delibera del Consiglio Comunale n. 37 del 2 luglio 2001, ad una esperienza di pianificazione urbanistica per la trasformazione del PRG in un vero e proprio piano “strutturale”.

La necessità di una profonda revisione dello strumento urbanistico generale era emersa più volte in sede di varianti parziali allo stesso. Studi ed analisi condotti in quelle occasioni, avevano ravvisato l’opportunità di approntare una strategia pianificatoria operativa, che superasse la logica degli interventi di breve respiro e di portata limitata, per orientarsi, piuttosto, verso una visione complessiva dei fenomeni socio-ecomomici in atto nel territorio.

Nel contempo, in Italia si approfondiva il dibattito sulla necessità di una riforma della legislazione urbanistica nazionale. Data per imminente e sempre rimandata, la mancata riforma ha fatto si che l’unico riferimento in materia, rimanesse la “gloriosa” Legge 1150/1942, alla quale va riconosciuto il grande merito di aver posto per moltissimi anni l’esperienza urbanistica italiana all’avanguardia tra i paesi avanzati. Di converso, a testimonianza del suo grande rilievo innovativo, resta il fatto che essa sia rimasta disattesa e ancora inattuata per larghe parti.

In questo contesto, la scelta del Comune di Paese di orientarsi verso esperienze più avanzate in campo urbanistico, oltre a inserirsi all’interno di questo dibattito, anticipava i contenuti delle prime proposte della nuova legge urbanistica, che la Regione Veneto stava elaborando e che prevedeva l’articolazione del Piano tra i due momenti: Strutturale e Operativo.

L’esperienza avviata a Paese si concludeva nel 2003 con l’adozione con delibera di C.C. n. 16 del 21 marzo 2003, di un Progetto Preliminare del PRG, così come previsto dall’articolo 42 della Legge Regionale 61/1985, al fine di rendere “istituzionali” ed operativi i contenuti del Piano. Il Progetto Preliminare è stato elaborato con la seguente articolazione:

· Carta delle necessità: documento di individuazione delle questioni territoriali irrisolte e dei tematismi alla base dell’adeguamento dello strumento urbanistico generale.

· Carta degli obiettivi: elaborato che condensa le problematiche ed evidenzia i necessari percorsi progettuali per la risoluzione delle questioni aperte; date tali caratteristiche la Carta degli obiettivi, ha assunto valenza di Schema Direttore.

· Carta delle priorità: documento conclusivo con il quale vengono stabilite le gerarchie degli interventi, sulla base delle situazioni di crisi, consentendo nel contempo all’azione amministrativa, di esprimere appieno volontà e capacità politiche e decisionali.

La reale attuazione del Progetto Preliminare era prevista attraverso varianti settoriali al vigente PRG.

L’approvazione della Legge Regionale 23 aprile 2004, n.11 “Norme per il governo del territorio”, ha portato alla modifica del suddescritto percorso di revisione dello strumento urbanistico generale, che ha visto comunque, l’adozione di due varianti parziali al PRG (centri storici, corridoio S.R. n.53 – Ferrovia Treviso-Vicenza), redatte in coerenza del Progetto Preliminare.

L’Amministrazione Comunale ha deciso, vista anche l’esperienza svolta, di adeguare

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lo strumento urbanistico generale alla nuova legge urbanistica, avvalendosi della possibilità della procedura concertata con la Regione Veneto prevista all’articolo 15 della suddetta legge.

Con delibera della Giunta Comunale n. 56 in data 14 marzo 2005, è stato adottato il Documento Preliminare al PAT e successivamente sottoscritto con la Regione Veneto l’accordo di pianificazione coordinata in data 24 marzo 2005.

Il Documento Preliminare ha recepito gran parte delle indicazioni del Progetto Preliminare al PRG, consentendo di fatto proseguo e continuità dell’esperienza già svolta.

Allo scopo di supportare e coordinare i diversi momenti della formazione del Piano di Assetto del Territorio, è stato istituito un apposito Ufficio di Piano; a tale struttura fanno riferimento:

· l’Assessore alla Pianificazione territoriale arch. John Visentin · il Responsabile del Settore Urbanistica dott. Giovanni Tel (coordinatore) · il dott. Luca Gasparini (informatica) · l’arch. Luca Lorenzon.

L’Amministrazione Comunale ha affidato allo studio dell’arch. Beniamino Zanette l’incarico di redigere il PAT. Il gruppo tecnico di lavoro è così composto:

· Beniamino Zanette – architetto (capogruppo) · Roberto Sartor - architetto · Gino Bolzonello – agronomo · Mauro D’Ambroso - forestale · Mario Innocente – ambientalista faunista · Livio Sartor – geologo · Maurizio Salvador – ingegnere ambientale · Eros Cavallin - ingegnere ambientale.

Hanno coadiuvato i gruppo tecnico di lavoro:

· Lavinia Donati architetto · Piero Tauro architetto.

Hanno inoltre fornito assistenza e consulenza: il settore lavori pubblici, l’ufficio ecologia, la polizia municipale e l’ufficio anagrafe del Comune di Paese.

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2 - CONTESTO DI PIANO E NUOVA LEGGE URBANISTICA

Il processo di formazione del nuovo PRC del Comune di Paese, si svolge in un contesto di grandi trasformazioni della cultura urbanistica.

Negli anni susseguitesi al secondo dopoguerra la pianificazione urbanistica ha originato alcune generazioni di piani che succintamente possono essere descritti come: piani della ricostruzione, piani dell’espansione “quantitativa” urbana, piani della qualità urbana. Sono esperienze urbanistiche che ovviamente risentono dei periodi storici nei quali sono state elaborate e delle necessità cui hanno dovuto dare risposte: la ricostruzione dopo le devastazioni del secondo conflitto mondiale, il boom economico e demografico, la riqualificazione del territorio dopo la grande espansione dei decenni precedenti.

Sullo sfondo delle questioni che le diverse generazioni dei PRG hanno dovuto affrontare, sono rimaste sostanzialmente irrisolte quelle legate: alla perequazione urbanistica, alla parità di trattamento tra tutte le aree investite dalle trasformazioni immobiliari, al reperimento delle aree a destinazione pubblica. Il mancato scioglimento di tali nodi non è fatto marginale, oppure mera materia di discussione per gli addetti ai lavori; il non aver potuto o voluto affrontare queste questioni, non ha certamente contribuito a dotare i Comuni i italiani di piani regolatori capaci di contrastare il progressivo scadimento della qualità ambientale delle nostre città, l’insorgere ed il consolidarsi dell’inquinamento, il diffuso e generalizzato degrado delle periferie urbane. In un momento storico nel quale ai piani regolatori non viene più solamente chiesto di regolare l’organizzazione fisica della città, ma di affrontare e disciplinare tematiche territoriali, ambientali ed ecologiche, gli attuali piani regolatori risultano privi di strumenti efficaci nel fornire risposte adeguate.

A tutt’oggi la cultura urbanistica è fortemente divisa: una parte invoca piani che tutto prevedano e disciplinino, limitando l’iniziativa privata alla sola fase esecutiva del piano, auspicando e incoraggiando l’uso intensivo e generalizzato dell’esproprio; dall’altra si invoca il superamento del piano visto come mera limitazione del “fare”, delegando al mercato ed alla valutazione “politico-amministrativa” la costruzione della città.

Rispetto a queste posizioni la strada del piano appare quella maggiormente corretta e coerente; un piano però diverso da quelli attuali, concreto, flessibile, capace di coinvolgere i soggetti privati e corredato da norme chiare e semplici. Esso risulta quanto mai indispensabile in contesti territoriali quale quello di Paese, dove alla grande dinamicità insediativa, si contrappone un progressivo di degrado ambientale, che pone in continuo stato di “crisi” la pianificazione comunale. Indispensabile diviene, quindi, l’adozione di strumentazioni urbanistiche in grado di rispondere alle sollecitazioni socio-economiche, e nel contempo, attente alle problematiche della sostenibilità e compatibilità ambientali.

Queste questioni sono da tempo oggetto di riflessione e stanno trovando sempre maggiore spazio, esperienze che affrontano in termini diversi, il rapporto tra iniziativa pubblica e privata. In questi ultimi anni il legislatore ha dato il via ad una serie di nuovi strumentazioni urbanistiche: Programmi Integrati, Programmi di Recupero Urbano, Società di Trasformazione Urbana, Patti Territoriali, Accordi di Programma, ecc.

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La finalità di gran parte di questi strumenti (in parte superati con la L.R. 11/2004 o riproposti con modalità diverse) è quella del superamento delle rigidità dei PRG, anche attraverso il coinvolgimento dell’iniziativa privata.

Si tratta di opportunità normative che, in ogni caso, vanno inquadrate in un contesto di piano, per evitare il rischio che le stesse possano di fatto porsi quale “pianificazione improvvisata”, conflittuale rispetto alla pianificazione generale, generando in alcuni casi, nuove problematiche rispetto a quelle che si vogliono superare.

Una volta definito con chiarezza il rapporto tra piano generale e la “strumentazione attuativa”, rimane indubbia la grande importanza che il coinvolgimento dei soggetti sociali può avere nella realizzazione degli obiettivi di piano.

2.1 - La città diffusa

Prima di entrare nei contenuti della nuova legge urbanistica regionale, alcune riflessioni divengono doverose a proposito del contesto territoriale all’interno del quale è inserito il Comune di Paese, cioè la “città diffusa” tipica dell’area centrale veneta. Questa tipologia di vasta urbanizzazione territoriale trova nel Veneto motivazioni e ragioni, che hanno amplificato ed esaltato alcuni dei caratteri dello sviluppo socio- economico italiano del secondo dopoguerra:

· presenza di settori e comparti industriali specializzati, avanzati e competitivi; · struttura insediativa di tipo policentrico; · struttura produttiva orientata verso la costruzione di sistemi diffusi di impresa

piuttosto che verso la formazione di grandi poli; · discreta dotazione di infrastrutture nei settori dei trasporti e dell’energia; · forza lavoro disponibile a costi ridotti e scarsamente conflittuale; · grande diffusione di imprese a carattere familiare con elevati livelli di flessibilità

ed in grado di adeguarsi velocemente alle richieste dei mercati; · facilità di collegamento con le aree europee economicamente e tecnologicamente

più avanzate.

Questa situazione ha consentito, in particolare dalla fine degli anni ’70, il grande sviluppo della nostra regione, portando il nord-est italiano a diventare uno dei distretti economici più dinamici a livello mondiale. La penetrazione nei mercati internazionali, il proliferare delle imprese, ed il conseguente aumento della ricchezza e del benessere di larghi strati della popolazione veneta, ha per lungo tempo messo in ombra alcune questioni che attualmente stanno divenendo centrali, proprio per consentire al modello veneto, una ulteriore crescita.

In particolare sta emergendo con forza come le politiche legate a quello che B. Secchi definisce come “sviluppo incrementalista”, stiano mostrando i loro limiti, divenendo un serio ostacolo per la crescita del Veneto. Si tratta di un modello di sviluppo che tende a privilegiare interventi minimali di potenziamento dell’esistente, senza affrontare i costi di opere strutturali; testimonia questo il fatto che in Italia le grandi opere sono state poste nell’agenda programmatica di tutti i governi per rimanere poi sostanzialmente disattese allontanando, in termini di efficienza complessiva, il nostro paese dalle maggiori nazioni europee.

Nell’area centrale veneta tali politiche sono state, se possibile ancor più agevolate, dalle caratteristiche di un territorio costituito da insediamenti diffusi e dotato di una infrastrutturazione che sembrava capace, con limitati interventi di manutenzione e adeguamento, di sopportare elevati livelli di crescita. Ecco quindi che piuttosto di organizzare nuovi sistemi viari, si è preferito allargare le

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strade esistenti, magari chiudendo fossati e canali, mettendo in crisi lo smaltimento dell’acqua piovana; piuttosto di ripensare il sistema delle attrezzature pubbliche si effettuano limitati ampliamenti ed adeguamenti, salvo poi prendere atto dell’impossibilità di dare risposte alle richieste della società. I capitali “risparmiati” e/o sottratti all’investimento virtuoso sul territorio, sono dirottati verso la formazione di ulteriori attività economiche, che a loro volta contribuiscono ad accelerare ancor più la crisi del sistema.

E’ anche in questo contesto che ha preso forma a la “città diffusa”, cioè uno spazio urbano vasto, dove commistione tra le diverse funzioni e grande occupazione del territorio ne sono i connotati più evidenti e macroscopici. E’ anche uno spazio urbano che tra i suoi tratti distintivi pone una diversa concezione spazio/temporale (il tempo necessario per spostarsi tra i diversi luoghi del territorio) e non più distanza (la vicinanza fisica con in diversi luoghi del territorio); un luogo che consente ad ampi ceti sociali l’illusione di vivere “nel verde”, salvo poi contribuire al collasso ecologico ed ambientale del territorio.

La città diffusa suscita diffidenze e resistenze tra gli architetti e gli urbanisti, perché si oppone ad un immaginario urbano e della città consolidato da secoli. In effetti, è una città che ha abolito molti dei luoghi storici dell’aggregazione sociale, senza crearne di nuovi, oppure abbozzando nuove centralità: centri commerciali, stadi, discoteche, centri per il benessere, stazioni, aeroporti, ecc. Questa città è sempre più un territorio descrivibile come somma di periferie e paesaggi urbani e produttivi, indifferenziati ed intercambiabili, dove il rapporto tra l’uomo e l’ambiente, è influenzato dai sistemi di comunicazione di massa, piuttosto che dall’esperienza personale; è questo “nuovo territorio urbanizzato” con cui il PAT è destinato a confrontarsi.

Non si vuole in questa sede esprimere giudizi di valore od estetici alle città che abbiamo creato; piuttosto interessa sottolineare come l’urbanistica sia chiamata, in questa fase storica, a re-interrogarsi per dare risposte nuove e concrete alla pianificazione territoriale. I criteri conoscitivi e le metodologie di analisi finora seguiti, non risultano più efficaci nel descrivere e comprendere la “città diffusa”; l’urbanistica è chiamata a costruire assieme ad altre discipline, nuovi percorsi conoscitivi, che rispetto agli attuali, pongano maggiore attenzione allo straniamento e alla difficoltà di vivere e di muoversi delle persone in questo ambiente urbano.

Questo significa partire dal territorio, captare i segnali che lo stesso invia, comprenderne i significati più profondi, per pervenire a progetti maggiormente consapevoli e capaci di raccontare il territorio: progetti in grado nel tempo di porsi quale volano per ulteriori esperienze che ne definiscano senso e valore.

2.2 – La nuova legge urbanistica

La Regione Veneto ha recentemente promulgato la Legge Regionale 23.04.2004, n.11 “Norme per il governo del territorio”, i cui contenuti recepiscono le esperienze più innovative del panorama urbanistico nazionale. La nuova legge urbanistica regionale all’articolo 2 stabilisce criteri indirizzi, metodi e contenuti cui devono essere dotati gli strumenti di pianificazione per il raggiungimento dei seguenti obiettivi: · promozione e realizzazione di uno sviluppo sostenibile e durevole senza

pregiudizio per la qualità della vita delle generazioni future, nel rispetto delle risorse naturali;

· tutela delle identità storico-culturali e della qualità degli insediamenti attraverso le

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operazioni di riqualificazione e recupero edilizio ed ambientale degli aggregati esistenti ed in particolare dei centri storici;

· tutela del paesaggio rurale; · utilizzo di nuove risorse territoriali solo in mancanza di alternative alla

riorganizzazione e riqualificazione del tessuto insediativo esistente; · difesa dai rischi idrogeologici; · coordinamento con le politiche di sviluppo nazionali ed europee.

Il perseguimento di queste finalità viene attuato con il confronto e la concertazione con gli altri enti pubblici territoriali e Amministrazioni preposte alla cura degli interessi pubblici coinvolti, nonché attraverso il confronto con le associazioni economiche e sociali portatrici di rilevanti interessi sul territorio e di interessi diffusi, con i gestori di servizi pubblici e di uso pubblico, facendoli concorrere alla definizione degli obiettivi e delle scelte strategiche individuate dagli strumenti di pianificazione.

Tale metodo si attua attraverso:

· procedure di copianificazione per la formazione condivisa e partecipata del piano urbanistico, finalizzata a migliorare il processo decisionale e la successiva gestione;

· la predisposizione e sottoscrizione di un documento preliminare contenente la gli obiettivi che si intendono perseguire e le scelte strategiche di assetto del territorio, anche in relazione alle previsioni degli strumenti di pianificazione di livello sovraordinato e delle indicazioni per lo sviluppo sostenibile e durevole del territorio;

· l’individuazione di due diversi livelli di pianificazione in funzione della dimensione locale, sovracomunale o regionale degli interessi coinvolti;

· il riconoscimento della responsabilità diretta ai Comuni relativamente alla gestione del proprio territorio per lo sviluppo della comunità locale da esercitare, secondo principi di sussidiarietà e partenariato, con le province e la regione per le funzioni di salvaguardia, coordinamento e sviluppo territoriale;

· la semplificazione dei procedimenti amministrativi, garantendo trasparenza e partecipazione;

· la disponibilità del quadro conoscitivo e l’accessibilità al pubblico delle informazioni che lo costituiscono.

2.3 - Il Piano Regolatore Comunale con la L.R. 11/2004

La novità principale della nuova legge, è quella della distinzione in due diversi momenti della pianificazione comunale: Piano di Assetto del Territorio comunale (PAT) e Piano degli Interventi (PI). Il primo, soggetto all’approvazione ora regionale e successivamente provinciale, redatto sulla base di previsioni decennali, “delinea le scelte strategiche di assetto e di sviluppo per il governo del territorio comunale, individuando le specifiche vocazioni e le invarianti di natura geologica, geomorfologica, idrogeologica, paesaggistica, ambientale, storico-monumentale e architettonica, in conformità agli obiettivi ed indirizzi espressi nella pianificazione territoriale di livello superiore ed alle esigenze della comunità locale”.

Il secondo, soggetto alla sola approvazione comunale, è lo strumento che “in coerenza e in attuazione del PAT o PATI, individua e disciplina gli interventi di tutela e valorizzazione, di organizzazione e di trasformazione del territorio programmando in modo contestuale la realizzazione di tali interventi, il loro completamento, i servizi connessi e le infrastrutture per la mobilità”. Attraverso questo dispositivo normativo, la pianificazione urbanistica comunale potrà contenere gradi di flessibilità funzionali e

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operativi in grado di evitare il sistematico ricorso all’ente superiore preposto all’approvazione di varianti parziali, nel caso queste ultime non confliggano con il PAT o PATI.

2.4 – Il Piano di Assetto Territoriale comunale (PAT)

La nuova legge urbanistica regionale suddivide il Piano Regolatore Comunale in :Piano di Assetto del Territorio comunale (PAT) e Piano degli Interventi (PI). Il PAT cioè lo strumento che definisce le scelte strategiche di assetto e sviluppo del territorio si articola nelle seguenti fasi:

1. formazione del Documento Preliminare 2. fase di concertazione 3. formazione del Quadro Conoscitivo 4. formazione del Rapporto Ambientale 5. elaborazione del Piano 6. adozione del Piano e della proposta di Rapporto Ambientale 7. deposito, pubblicazione, osservazioni, consultazione 8. controdeduzioni e Rapporto Ambientale definitivo 9. approvazione.

Nel caso di ricorso alla procedura concertata, successivamente alla fase delle osservazioni, l’approvazione del PAT avviene tramite conferenza di servizi alla quale partecipano gli enti interessati.

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3 – PIANIFICAZIONE SOVRAORDINATA E COMUNALE

I livelli di Pianificazione fissati nell’articolo 3 della L.R. 11/2004, fanno essenzialmente riferimento alla Regione, alle Province ed ai Comuni. La legge prevede che i vari livelli siano tra loro coordinati nel rispetto dei principi di sussidiarietà e coerenza; in particolare ciascun piano indica il complesso delle direttive per la redazione degli strumenti di pianificazione di livello inferiore e determina le prescrizioni e i vincoli automaticamente prevalenti.

I livelli di pianificazione sono:

· il Piano Territoriale Regionale di Coordinamento (PTRC); · il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP); · il Piano Regolatore Comunale (PRC) suddiviso in Piano di Assetto del Territorio

comunale (PAT) o intercomunale (PATI) e Piano degli Interventi (PI).

Attualmente sia il PTRC che il PTCP, sono in fase di revisione e ri-elaborazione. In questa sede si indicano sommariamente gli obiettivi che i suddetti strumenti di pianificazione di livello superiore intendono perseguire, rispetto ai quali la pianificazione comunale è chiamata a confrontarsi.

3.1 – Piano Territoriale Regionale di Coordinamento

La Regione Veneto sta definendo l’aggiornamento del Piano Territoriale Regionale di Coordinamento. Attualmente è stato redatto un “documento programmatico territoriale per le consultazioni” contenente gli indirizzi proposti dalla Regione per l’aggiornamento del PTRC.

Quest’ultimo presenta alcune caratteristiche innovative e indica indirizzi operativi che, in riferimento all’area centrale veneta, possono essere riassunti in:

· introduzione della “governance”, ossia trasparenza nel rapporto tra istituzioni e cittadino;

· riferimento al contesto europeo, anche per la costruzione di alleanze transregionali (ad esempio l’Alpe Adria, i corridoi infrastrutturali, ecc.);

· perseguimento di politiche di riequilibrio tra i diversi “modelli” di sviluppo presenti nella regione, individuando nelle province di Treviso e Vicenza quelle con più sviluppate caratteristiche di imprenditorialità;

· necessità di ripensare in termini nuovi l’assetto insediativo regionale oramai a rischio di saturazione;

· affrontare le problematiche della crescita demografica in particolare di alcune province (Treviso, Vicenza e Padova), dovuta essenzialmente ai flussi migratori;

· controllo del consumo di suolo dovuti alla pressione insediativa; · definire nuovi modelli per la mobilità di persone e merci; · forte attenzione alla difesa delle risorse ambientali e paesaggistiche attuando uno

sviluppo sostenibile del territorio; · tutela delle aree rurali incentivando la trasformazione del settore agricolo verso

connotati di qualità piuttosto che di quantità, e potenziamento del ruolo ecologico di questi ambiti;

· ripensamento dell’attuale modello produttivo verso un contenimento degli insediamenti produttivi, la loro specializzazione in distretti e integrazione ambientale;

· rafforzamento dell’armatura dei servizi, del terziario e del turismo, quale momento di potenziale riqualificazione degli insediamenti.

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Il documento preliminare al nuovo PTRC individua e descrive, sulla base di specifici indicatori di tipo socio-economici, demografici, produttivi, di ricchezza prodotta, dotazione di servizi, per i Comuni veneti, 6 gruppi tipologici. Paese risulta inserito nel 2° gruppo definito “comuni del benessere e della solidità produttiva”, cioè dei comuni più prosperi, che registrano valori elevati di ricchezza a di diffusione delle imprese caratterizzati da:

· alta densità insediativa; · forte incremento del numero di famiglie; · alta utilizzazione del patrimonio abitativo; · elevato PIL per addetto; · elevata quota percentuale di operatori nel settore della ricerca; · elevato peso dei contribuenti di fascia alta; · appartenenza a specifico distretto produttivo. Rispetto a questa classificazione tipologica, il nuovo PTRC propone le seguenti azioni:

· riqualificazione dell’esistente al fine di contrastare la dispersione insediativa; · riduzione dell’alto consumo di suolo e dell’espansione incontrollata promuovendo

una più razionale utilizzazione del territorio; · miglioramento dell’organizzazione funzionale degli insediamenti e della qualità

degli spazi; · valorizzazione degli elementi del territorio storico e attribuzione agli spazi

pubblici valenza di fattori strutturanti del territorio.

3.2 – Piano Provinciale di Coordinamento Territoriale

La Provincia di Treviso sta redigendo il proprio Piano Provinciale di Coordinamento Territoriale. Dopo la presentazione del Documento Preliminare (giugno 2005), la Provincia ha provveduto ad elaborare un documento definito “Progetto Preliminare” contenente: lo stato del quadro conoscitivo, il metodo ed i criteri con cui verrà redatto il PTCP, le prime indicazioni di azioni per il conseguimento degli obiettivi generali. Quest’ultimi possono essere ricondotti a:

· riordino e riqualificazione delle aree urbanizzate esistenti; · ridotto consumo di nuovo suolo; · valorizzazione e tutela delle aree naturalistiche, SIC e ZPS; · costruzione di una rete ecologica; · riassetto idrogeologico del territorio; · realizzazione di nuove infrastrutture e trasformazione di quelle esistenti; · valorizzazione del turismo; · recupero delle valenze monumentali; · valorizzazione e tutela del territorio agroforestale; · protezione e difesa da inquinamento; · protezione civile.

Particolare importanza assumono alcuni obiettivi specifici in rapporto all’ambito oggetto del PAT:

· riassetto delle localizzazioni insediative e razionalizzazione di quelle produttive con specifica attenzione, per queste ultime, ai nodi infrastrutturali ed alla logistica. Per quanto concerne le ipotesi di riorganizzazione produttiva provinciale, viene proposta una suddivisione in tre fasce delle politiche attuative. Paese è inserito nella fascia A “Aree di intensificazione agglomerativa”, cioè tra i comuni in cui è utile favorire una crescita produttiva. La contiguità con comuni interessati dalla

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futura realizzazione della nuova pedemontana, nonché la presenza di importanti infrastrutture per la mobilità e l’elevato livello di densità produttiva sono alla base di questa indicazione;

· realizzazione di una rete ecologica che minimizzi il grado di frammentazione del territorio;

· razionalizzazione delle funzioni nei pressi dei nodi infrastrutturali; · difesa dall’inquinamento (emissioni in atmosfera, qualità delle acque, rifiuti,

bonifica siti contaminati, emissioni elettromagnetiche, inquinamento acustico e luminoso);

· contrasto alla semplificazione paesistica; · tutela delle falde acquifere; · realizzazione della nuova pedemontana, il completamento della circonvallazione

di Treviso e della circonvallazione di Postioma sulla Feltrina, per affrontare le criticità della mobilità.

3.3 – Piano Regolatore Generale

Il Comune di Paese è dotato di Piano Regolatore Generale approvato con DGR n.5668 del 30.09.1992; pubblicato sul BUR n.116 del 17.11.1992, entrato in vigore il 03. 12.1992. Successivamente sono state adottate e/o approvate dal Consiglio Comunale le seguenti Varianti parziali: Variante LR 11/87: puntuale ai sensi della L.R. 11/87 · adottata dal C.C. con delibera n.33 del 06.06.1994 · approvata dalla G.R. con delibera n.1154 del 14.03.1995 Varianti 1 e 2: generale e relativa ai centri storici · adottate dal C.C. con delibera n.51 del 09.09.1994 · approvate dalla G.R. con delibera n.3134 del 15.07.1996 Variante 3: relativa alle zone produttive · adottata dal C.C. con delibera n.31 del 26.06.1998 · approvata dal C.C. con delibera n.51 del 28.09.1998 Variante 4: generale solo normativa · adottata dal C.C. con delibera n.19 del 26.03.1999 · approvata dal C.C. con delibera n.3 del 11.01.2000 Variante 5: modifica zonizzazione aree cimiteriali e ridefinizione fascia di rispetto · adottata dal C.C. con delibera n.21 del 26.03.1999 · approvata dal C.C. con delibera n.31 del 28.10.1999 Variante 6: generale di adeguamento della base cartografica · adottata dal C.C. con delibera n.55 del 29.04.1999 · approvata dal C.C. con delibera n.45 del 22.05.2000 Variante 7: parziale di assestamento · adottata dal C.C. con delibera n.55 del 29.04.1999 · approvata dalla G.R. con delibera n.2628 del 10.10.2001 Variante 8: modifica zonizzazione area confinante con il Comune di Trevignano · adottata dal C.C. con delibera n.31 del 10.04.2000 · approvata dal C.C. con delibera n.59 del 30.06.2000 Variante 9: programmazione insediamento attività commerciali · adottata dal C.C. con delibera n.33 del 10.04.2000 · approvata dal C.C. con delibera n.60 del 30.06.2000 Variante 10: ridefinizione fascia di rispetto lungo la ZTO D2/7 · adottata dal C.C. con delibera n.61 del 23.11.2001 · approvata dal C.C. con delibera n.12 del 18.03.2002 Variante 11: ridefinizione fasce di rispetto relative agli elettrodotti · adottata dal C.C. con delibera n.62 del 23.11.2001 · approvata dal C.C. con delibera n.13 del 18.03.2002

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Variante 12: variante puntuale relativa alle ZTO C2/18 e Fd/6 di Paese · adottata dal C.C. con delibera n.14 del 18.03.2002 · approvata dal C.C. con delibera n.29 del 22.05.2002 Variante 13: variante puntuale relativa alle ZTO Fc/4 e inserimento di zona Fb a Cstagnole · adottata dal C.C. con delibera n.07 del 20.02.2003 · approvata dal C.C. con delibera n.21 del 16.05.2003 Variante 14: variante puntuale relativa alle ZTO C2/1 di Postioma e Fc di Paese · adottata dal C.C. con delibera n.47 del 24.07.2003 · approvata dal C.C. con delibera n.69 del 26.11.2003 Variante 15: variante puntuale relativa alla ricognizione complessiva delle previsioni afferenti alla viabilità ciclabile esistente e di progetto · adottata dal C.C. con delibera n.70 del 26.11.2003 · approvata dal C.C. con delibera n.6 del 26.02.2004 Variante 16: variante puntuale relativa alla ricognizione complessiva delle previsioni afferenti alla viabilità ciclabile esistente e di progetto · adottata dal C.C. con delibera n.35 del 27.04.2004 · approvata dal C.C. con delibera n.12 del 22.02.2005 Variante 18: variante puntuale relativa alle ZTO C2/21 per ERP-Modifica previsioni viarie via dei Mille-nuova previsione viaria di Padernello-ampliamento ZTO Fc/5 in Castagnole · adottata dal C.C. con delibera n.17 del 25.02.2005 · approvata dal C.C. con delibera n.77 del 30.11.2005 Variante: variante generale ai centri storici · adottata dal C.C. con delibera n.65 del 04.11.2003 · riadottata dal C.C. con delibera n.18 del 25.02.2005 Variante: variante corridoio SR n.53-Ferrovia TV-BL · adottata dal C.C. con delibera n.28 del 08.04.2004 · riadottata dal C.C. con delibera n.19 del 25.02.2005.

Ulteriori momenti pianificatori del Comune di Paese riguardano: il Piano Generale del Traffico Urbano (PGTU) e il Piano di Zonizzazione Acustica.

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4 – FORMAZIONE DEL PAT

Di seguito si illustra la procedura seguita per la formazione del PAT in riferimento a quanto previsto dalla nuova legge urbanistica regionale, come già evidenziato nel precedente paragrafo 2.4.

4.1 - Documento Preliminare

Il primo momento nella formazione del PAT è il Documento Preliminare (DP). Esso contiene gli obiettivi generali che s’intendono perseguire con il piano e le scelte strategiche di assetto del territorio, anche in relazione alle previsioni degli strumenti di pianificazione di livello sovraordinato, nonché le indicazioni per lo sviluppo sostenibile e durevole del territorio. Questo documento è stato adottato con delibera della Giunta Comunale n. 56 in data 14 marzo 2005, e reso pubblico, al fine di consentire l’apertura della fase di concertazione e partecipazione (art. 5 L.R. 11/04), aperta ad enti pubblici territoriali, ed altre amministrazione pubbliche preposte alla cura degli interessi generali; va altresì aperta ad associazioni economiche e sociali portatrici di rilevanti e diffusi interessi sul territorio, nonché ai gestori di servizi pubblici e di uso pubblico. Il Comune di Paese si è avvalso della possibilità offerta dalla nuova legge urbanistica regionale all’articolo 15 della procedura concertata con la Regione; in virtù di tale accordo tutti gli atti di formazione del PAT sono concordati con la Regione stessa. Contestualmente è stata data l’informativa dell’avvio di procedimento di Valutazione Ambientale Strategica (VAS), in attuazione della direttiva 2001/42/CE del 27.06.2001 “Direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio concernente la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull’ambiente”.

4.2 - Concertazione sul Documento Preliminare

La Legge Regionale n.11/2004 all’articolo 5 ha introdotto nella formazione degli strumenti di pianificazione territoriale ed urbanistica forme di concertazione e partecipazione, attraverso il confronto con il altri enti pubblici territoriali e le altre Amministrazioni preposte alla cura degli interessi pubblici coinvolti, con le associazioni economiche e sociali portatrici di rilevanti interessi sul territorio e di interessi diffusi, nonché con i gestori di servizi pubblici e di uso pubblico. Questa fase si è estrinsecata in modalità di acquisizione (attraverso incontri, confronti, seminari, comunicazioni, ecc.) di pareri, suggerimenti finalizzati alla costruzione di un Piano condiviso e sostenibile; in questa fase sono stati recepiti solamente contributi coerenti con la definizione delle strategie e degli obiettivi generali del Piano, escludendo apporti di natura ed interessi privatistici.

Va detto che all’interno dell’ampia autonomia consentita dalla L.R. n.11/2004, il Comune di Paese ha attuato proprie procedure e percorsi per conseguire una efficace partecipazione-concertazione, coinvolgendo nella stessa, oltre i soggetti precedentemente indicati, anche Specifiche Commissioni comunali (urbanistica, attività produttive ecologia e ambiente, politiche familiari), gruppi, associazioni e la popolazione. Ulteriori momenti partecipativi sono stati favoriti dalla diffusione tramite Internet. Al fine di favorire la più ampia possibilità di comprendere le proposte contenute nel Documento Preliminare, è stata data la possibilità di consultare una bozza assai

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avanzata degli elaborati costituenti il Quadro Conoscitivo.

Alla conclusione di questa fase è stata approvata da parte delle Giunta Municipale una “Relazione sugli esiti della Concertazione”, contenente le risultanze di questa fase. E’ emersa una sostanziale condivisione, da parte dei soggetti coinvolti, rispetto agli obiettivi del Documento Preliminare, ragione per cui lo stesso non è stato oggetto di revisioni, integrazioni o modifiche.

4.3 – Quadro Conoscitivo

Il Quadro Conoscitivo (QC), cioè la fase di acquisizione ed organizzazione dei dati, è uno dei momenti fondamentali nella redazione dei PAT. A grandi linee corrisponde alla fase di analisi, prevista nella redazione dei PRG con la L.R. 61/85; in realtà con la nuova legge urbanistica nel QC si introducono una serie di analisi e valutazioni di tematismi, precedentemente esclusi o solo parzialmente inseriti nel processo di elaborazione progettuale del Piano. La formazione del QC si articola secondo una lettura del territorio e delle sue componenti attraverso l’esame delle seguenti matrici e sottotematismi:

1. aria (anemologia, qualità dell’aria, sorgenti inquinanti, rete di monitoraggio, ecc.) 2. clima (precipitazioni, temperatura, umidità, soleggiamento, ecc.) 3. acqua (rete idrografica, qualità biologica dell’acqua, impianti di prelievo e

trattamento, sistemi di distribuzione, scarichi acque reflue, ecc.) 4. suolo e sottosuolo (litologia, idrogeologia, geomorfologia, geopedologia,

permeabilità, cave, discariche, siti contaminati, scarichi industriali, ecc.) 5. flora e fauna (formazioni vegetali, specie faunistiche, zone di cattura, interferenze

con attività umane, agricoltura intensiva, ecc.) 6. biodiversità (arre protette, biotopi, emergenze naturalistiche, rete ecologica,

corridoi di connessione, ecc.) 7. paesaggio (risorse identitarie, funzionamento del paesaggio, elementi

diversificatori, ecc.) 8. patrimonio culturale, architettonico, archeologico 9. salute umana (rumore, inquinamento elettromagnetico e luminoso, rischio

industriale, ecc.) 10. popolazione (dati socio-demografici, dati ospedalieri, reddito pro-capite, consumi,

ecc.) 11. beni materiali (proprietà pubbliche, rifiuti, energia, mobilità, abitazioni, ecc.) 12. pianificazione e vincoli.

I tematismi principali ed i sottotematismi, sono stati elaborati al fine di consentire la lettura delle caratteristiche: territoriali, ambientali, ecologiche, socio-economiche, ecc.. Va detto che essendo quella di Paese una delle prime esperienze avviate per ala formazione del PAT, il reperimento dei dati del QC è risultata pratica assai difficile e dispendiosa, in quanto non si erano ancora avviati adeguati processi di trasmissione delle informazioni.

Il documento riassuntivo del QC, cioè la Relazione presenta caratteristiche tali da configurarsi sia quale elaborato di analisi del PAT, sia quale descrizione dello stato dell’ambiente relativamente al territorio comunale, direttamente utilizzabile per il Rapporto Ambientale. In questo documento riassuntivo del QC sono contenute di fatto le elaborazioni inerenti gli aspetti: geologici, idraulica, ambientale, agronomici, paesaggistica, storici, socio-demografici.

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4.4 – Rapporto Ambientale

Rapporto Ambientale (RA) è stato redatto secondo quanto previsto dalla Direttiva Europea 42/2001/CE sulla VAS. Il RA è fortemente connesso e interrelato al QC con il quale condivide le informazioni; contiene l’individuazione, la descrizione e la valutazione degli effetti significativi che l’attuazione del Piano potrebbero avere sull’ambiente, nonché le ragionevoli “alternative” alla luce degli obiettivi fissati dal Piano stesso. Il RA contiene tra l’altro: l’indicazione degli obiettivi di protezione ambientale nel rispetto di quelli stabiliti a livello internazionale, possibili effetti sull’ambiente (con particolare riferimento ai tematismi del QC), misure di riduzione, compensazione e mitigazione in relazione ad eventuali effetti negativi, sintesi delle ragioni della scelta delle alternative, descrizione delle misure previste per il monitoraggio. Questa operazione è supportata dalla scelta di “indicatori” che esprimono le caratteristiche ambientali, consentendo di effettuare le scelte operative. La scelta degli indicatori è stata effettuata in relazione ai dati effettivamente disponibili e monitorabili, nonché estraendoli da quelli individuati nelle varie “Conferenze” internazionali. Gli indicatori sono strumento indispensabile di verifica, in quanto consentono di prevedere e valutare gli effetti ambientali significativi delle azioni del Piano, nonché consentire il monitoraggio dello stesso. Quanto sopradescritto è contenuto in una “relazione di sintesi” non tecnica al fine di consentirne a chiunque la consultazione.

4.5 – Elaborati di Piano

Gli elaborati costituenti il Piano, sono quelli indicati negli atti di indirizzo della nuova legge urbanistica per la redazione del PAT:

A) Documento Preliminare

B) Relazione esiti della Concertazione

C) Quadro Conoscitivo

ARIA Tav. Aria – 1.1.p Sorgenti di emissione – 1.1.p.1 Densità di emissioni giornaliere da traffico (1:25.000) Tav. Aria – 1.2.p Qualità dell’aria – 1.2.p.2 Concentrazione di gas erra da traffico (1:25.000)

ACQUA Tav. Acqua - 3.1.p Impianti di prelievo e trattamento (1:10.000) Tav. Acqua – 3.2.p Sistemi di Distribuzione – 3.2.p.1 Sistemi di distribuzione (1:10.000) Tav. Acqua – 3.3.p Impianti di raccolta e trattamento delle acque reflue (1:10.000) Tav. Acqua - 3.4.p Uso agricolo – 3.4.p.1 Carta della rete idrografica e della irrigabilità (1:10.000) Tav. Acqua – 3.6.i Rischio idraulico – 3.6.p.1 Penalità idrauliche (1:10.000) Tav. Acqua - 3.7.i Impermeabilizzazione dei suoli – 3.7.i.1 Carta impermeabilizzazione dei suoli (1:10.000)

SUOLO E SOTTOSUOLO Tav. Suolo e sottosuolo - 4.1.s Litologia – 4.1.s Carta geolitologica (1:10.000) Tav. Suolo e sottosuolo - 4.2.s Idrogeologia - 4.2.s.1 Idrologia di superficie– 4.2.s.2 Acque sotterranee (1:10.000)

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Tav. Suolo e sottosuolo – 4.3.s Geomorfologia – 4.3.s.2 Forme fluviali e fluvioglaciali (1:10.000) Tav. Suolo e sottosuolo – 4.7.s Zonazione geologico-tecnica – 4.7.s.1 Carta delle penalità ai fini edificatori (1:10.000) Tav. Suolo e sottosuolo – 4.8.i Fattori di vulnerabilità degli acquiferi – 4.8.i.1 Carta dei fattori di vulnerabilità degli acquiferi (1:10.000) Tav. Suolo e sottosuolo – 4.8.i Fattori di vulnerabilità degli acquiferi – 4.8.i.2 Carta della vulnerabilità ai nitrati (1:10.000) Tav. Suolo e sottosuolo – 4.9.i Aspetti agricoli – 4.9.i.2 Carta della tutela del sistema agricolo produttivo (1:10.000) Tav. Suolo e sottosuolo – 4.9.i Aspetti agricoli – 4.9.i.3 Carta delle colture di pregio (1:10.000) Tav. Suolo e sottosuolo – 4.9.i Aspetti agricoli – 4.9.i.4 Carta della classificazione agronomica (1:10.000) Tav. Suolo e sottosuolo – 4.9.i Aspetti agricoli – 4.9.i.5 Carta degli elementi produttivi strutturali (1:10.000) Tav. Suolo e sottosuolo – 4.10.s Superficie Agricola Utile (SAU) (1:10.000)

FLORA E FAUNA Tav. Flora e fauna – 5.1.s Flora – 5.1.i.3a Uso del suolo (1:10.000) Tav. Flora e fauna – 5.1.s Flora – 5.1.i.3b Articolazione della vegetazione (1:10.000)

BIODIVERSITA’ Tav. Biodiversità – 6.2.p Frammentazione degli ecosistemi – 6.2.i.1 Aree integre e reti ecologiche – 6.2.i.2 Frammentazione del territorio e barriere faunistiche (1:25.000) Tav. Biodiversità – 6.2.p Frammentazione degli ecosistemi - 6.2.p.1 Frammentazione degli ecosistemi (1:25.000)

PAESAGGIO Tav. Paesaggio – 7.1.i Assetti ecologico-ambientali, paesaggistici, agricoli - (1:10.000)

PATRIMONIO CULTURALE, ARCHITETTONICO E ARCHEOLOGICO Tav. Patrimonio Culturale, Architettonico e Archeologico – 8.1.s Centri e nuclei abitati (1:10.000) Tav. Patrimonio Culturale, Architettonico e Archeologico – 8.1.p Processi e azioni in corso (1:10.000) Tav. Patrimonio Culturale, Architettonico e Archeologico – 8.2.s Patrimonio insediativo storico e tradizionale sparso – 8.3.s Beni etnoantropologici - 8.4.s Presenze archeologiche (1:10.000)

SALUTE UMANA Tav. Salute Umana – 9.1.s Rumore – 9.2.s Radioattività – 9.4.s Rischio industriale (1:10.000)

BENI MATERAIALI Tav. Beni Materiali – 11.5.s Mobilità: Rete di trasporto pubblico – Flussi di traffico sulle principali sezioni stradali (1:10.000) Tav. Beni Materiali – 11.5.s Mobilità: Indici di incidentalità stradale e flussi di traffico (1:10.000) Tav. Beni Materiali – 11.6.s Abitazioni: Destinazioni prevalenti dell’edificato (1:10.000) Tav. Beni Materiali – 11.6.s Abitazioni: Tipologie edifici residenziali (1:10.000) Tav. Beni Materiali – 11.6.s Abitazioni: Numero dei piani edifici residenziali (1:10.000) Tav. Beni Materiali – 11.7 Struttura insediativa: Suddivisione dell’edificato in tessuti (1:10.000) Tav. Beni Materiali – 11.7 Struttura insediativa: Densità edilizie dei tessuti residenziali (1:10.000)

VINCOLI DELLA PIANIFICAZIONE Tav. Vincoli della pianificazione urbanistica e territoriale – 12.2.i Pianificazione urbanistica

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comuni contermini (1:25.000)

D) Relazione Tecnica

E) Norme Tecniche

F) Cartografia di PAT Tavola 1 – Carta dei Vincoli e della Pianificazione Territoriale Tavola 2 – Carta delle Invarianti Tavola 3 – Carta delle Fragilità Tavola 4 – Carta della Trasformabilità

G) Rapporto Ambientale

H) Relazione di Sintesi

I) Accordi articolo 6 della Legge regionale n. 11/2004.

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5 – ANALISI TERRITORIALE E CRITICITA’

Il presente capitolo contiene le analisi territoriali e le indicazioni sulle criticità ambientali rilevate.

Il Quadro Conoscitivo (QC) previsto dalla L.R. 11/2004 è stato redatto in maniera tale da poter essere considerato quale analisi dello stato di fatto e rapporto sullo stato dell’ambiente alla data di redazione del PAT. Nel QC sono di fatto contenute le relazioni: geologica, idraulica, agronomica, ambientale-paesaggistica, naturalistica e socio-demografica, con i contenuti necessari alla redazione del PAT.

In ragione di queste caratteristiche la presente relazione rimanda al QC, per quanto concerne le descrizioni di dettaglio; in questa sede si riportano le sintesi al fine dell’inquadramento delle problematiche che interessano il territorio comunale e delle scelte progettuali del PAT.

5.1 - Inquadramento territoriale

Il Comune di Paese è per estensione uno dei maggiori della Provincia di Treviso estendendosi su una superficie di 3.800 ha.

Esso è posto a nord-ovest di Treviso e confina, oltre con il capoluogo, con Quinto, Morgano, Istrana, Trevignano, Volpago del Montello, Ponzano Veneto; nella fase conoscitiva questi Comuni costituiscono l’area studio di riferimento e confronto con i dati comunali. All’interno del territorio comunale sono presenti, oltre al capoluogo, quattro frazioni: Postioma, Castagnole, Padernello e Porcellengo.

Il territorio presenta un andamento completamente pianeggiante, con una altitudine compresa tra 68 metri s.l.m e 28 metri s.l.m.. L’area presenta terreni prevalentemente ghiaiosi, con una parte superficiale o “ferretto” profondo mediamente 50 cm.. Questa struttura dei terreni è distribuita uniformemente su tutto il territorio, in quanto formata dai continui riporti di materiale lapideo trasportato dal Piave; l’intero territorio comunale si trova sull’ambito di ricarica degli acquiferi.

Il Comune è attraversato in senso E-O e NE-NO, da assi stradali di primaria importanza quali: la SR n.53 “Postumia” e la SR n.348 “Feltrina”; il territorio comunale risulta inoltre interessato dalle linee ferroviarie Treviso-Vicenza e Treviso-Belluno, che corrono pressoché parallele alle due regionali. Trasversalmente ai suddetti assi di comunicazione, le strade provinciali n.79, 100 e 128 rendono agevoli i collegamenti con i Comuni contermini; altro asse di primaria importanza è la SP n.102 “Postumia Romana”, che interseca la SR n.348 “Feltrina” a Postioma.

5.2 - Le componenti ambientali e socio-economiche

Come già precedentemente accennato il Quadro Conoscitivo è stato redatto in forma di vero e proprio “Report” al fine di consentire un immediato supporto sia per la redazione della parte propriamente progettuale sia per il Rapporto Ambientale. Di seguito si descrivono le analisi relative alle componenti ambientali e socio-economiche evidenziando le criticità rilevate.

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5.2.1 – Aria

Anemologia

A Paese la ventosità, generalmente modesta, non condiziona in maniera specifica le condizioni climatiche, salvo per il fatto che proprio questa caratteristica, favorisce la formazione di nebbie nel periodo invernale ed il caldo afoso nel periodo estivo, nonché il ristagno degli inquinanti aerodispersi e degli odori.

Qualità dell’aria

Le problematiche legate alla qualità dell’aria sono centrali per quanto concerne la qualità della vita nel Comune di Paese. Il traffico veicolare si configura quale causa maggiormente responsabile dell’inquinamento dell’aria; la specifica struttura viaria di Paese, rende le questioni legate al traffico comune a tutti gli abitati, interessando una quota piuttosto elevata degli attuali insediamenti urbani. In questo contesto i dati disponibili sono piuttosto scarsi e limitati alle principali arterie viarie. Le campagne di monitoraggio della qualità dell’aria dell’ARPAV nel Comune di Paese presentano solo i dati sul benzene. In sede di PAT si è deciso per gli altri principali fattori di inquinamento (PM10, NO2 ossido di azoto, CO ossido di carbonio) di effettuare, attraverso modelli numerici consigliati dall’EEA (COPERTIII e CALINE4), alcune stime delle emissioni e concentrazioni di questi inquinanti, utilizzando i dati relativi al traffico veicolare delle principali strade effettuati nelle varie campagne di rilevamento (ANAS, Regione, Provincia, PUT). I dati sono stati confrontati con i valori limite fissati dal DM 60/02, in quanto questi ultimi diventeranno tra pochi anni il riferimento obbligatorio. I dati e le stime disponibili dimostrano una scadente qualità dell’aria lungo le tre arterie principali che attraversano il Comune (S.R. n.53 Postumia, S.R. n.348 Feltrina e S.P. n.102 Postumia Romana), ma superamenti dei valori limite si sono evidenziati anche in alcune strade comunali (ad esempio Via Pio X). Elevate risultano le concentrazioni di PM10 e NO2 stimate, che in alcuni casi comportano il superamento dei valori limite e delle soglie d’allarme.

5.2.2 – Clima

Precipitazioni

Emerge la tendenza ad una minore piovosità, maggiormente marcata nei mesi da gennaio a marzo,rispetto ai mesi da maggio ad agosto; piccolo aumento delle precipitazioni nel periodo da settembre a dicembre. La stagione maggiormente piovosa risulta essere quella autunnale, con tendenza a valori delle precipitazioni più elevati rispetto al passato. Di converso sembra consolidarsi la tendenza ad inverni e primavere più secchi e con minori precipitazioni.

Temperature

Le temperature medie tendono ad aumentare. Il periodo invernale anche se meno freddo, tende a iniziare in ritardo per poi prolungarsi verso il periodo primaverile; nei mesi estivi la tendenza a temperature sempre più elevate è oramai una costante.

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5.2.3 – Acqua

L’acqua è una delle risorse fondamentali per la vita animale e vegetale; considerata bene inesauribile ed utilizzabile in tutte le attività umane, in realtà essa è oramai risorsa da difendere, salvaguardare ed utilizzare correttamente. Per le aree quali il territorio comunale di Paese localizzate nell’area di ricarica degli acquiferi, le pianificazioni a livello superiore regionale e provinciale, prescrivono l’attuazione di interventi volti alla difesa delle risorse idriche, riconducibili a: · disciplina degli scarichi fognari; · controllo nell’agricoltura dell’uso di fertilizzanti, fitofarmaci, erbicidi,

spargimento liquami; · eliminazione delle fonti di inquinamento delle falde; · diminuzione e controllo dei consumi idrici.

Impianti di prelievo e sistemi di distribuzione

Nel territorio comunale sono presenti tre pozzi acquedottistici localizzati a: Paese, Postioma e Padernello. Per queste infrastrutture l’applicazione delle tutele previste dalla legislazione vigente (DLGS 258/2000) deve essere rigorosa; questo vale soprattutto per il pozzo del capoluogo localizzato in un ambito prossimo al centro abitato ed a insediamenti potenzialmente inquinanti.

In sede di PAT si è effettuata una indagine conoscitiva relativamente ai pozzi oggetto di denuncia di approvvigionamento idrico al Genio Civile di Treviso e al Comune di Paese, nonché di concessione di derivazione di acqua sotterranea al Genio Civile di Treviso. Da tali dati si rileva una quantità importante di prelievo d’acqua di 11.242.768 mc annui. Il dato si riferisce a prelievi “conosciuti”; in realtà il dato è sicuramente maggiore, data la diffusione del prelievo non denunciato.

La rete distributiva acquedottistica copre pressoché totalmente l’intero territorio comunale. Il Comune ha in corso un programma di rifacimento e sistemazione di parte dell’attuale rete. Per quanto concerne i consumi d’acqua essi erano pari al secondo semestre del 2004 a 1.119.099 mc; il settore domestico è di gran lunga quello che comporta il maggiore consumo (78,6%).

Rete fognaria

Il Comune di Paese risulta dotato di rete fognaria limitatamente al capoluogo e parte di Padernello; sono in corso interventi di potenziamento della rete comunale alle frazioni di Castagnole e Padernello. E’ prevista la realizzazione di un nuovo collettore fognario intercomunale che dal Comune di Trevignano si collegherà con il depuratore comunale; in tal modo sarà possibile estendere la rete fognaria alle frazioni di Porcellengo e Postioma che attualmente ne sono prive. Secondo i dati dell’ente gestore Consorzio Acquedottistico Schievenin Alto Trevigiano, al 2005 risultavano allacciate alla rete fognaria circa 1/3 delle abitazioni.

Rischio idraulico

Le problematiche relative al rischio idraulico sono specificatamente descritte nell’allegato relativo alla compatibilità idraulica. I dati sul rischio idraulico nel Comune di Paese sono stati ricavati dalla documentazione fornita dal Consorzio di Bonifica Destra Piave e da informazioni dei tecnici comunali. Il PAT nella tavola 3 – Carta delle Fragilità – e 3.6.p.1 – Penalità idrauliche – del Quadro Conoscitivo, individua gli ambiti con problematiche idrauliche di possibile

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esondazione o di difficoltà di deflusso, diffuse in diversi parti del territorio comunale. Le problematiche maggiori sono generalmente legate a locali insufficienze della rete di smaltimento o ad interruzioni del collettore. Per quanto riguarda i canali consortili, i problemi derivano dal non sempre adeguato dimensionamento (restringimento verso valle della sezione utile). Le tracimazioni localizzate si limitano a lame d'acqua più o meno persistenti nella zona per la durata dell'evento meteorico, i maggiori problemi si verificano per la circolazione stradale oltre a qualche disagio per la popolazione limitrofa. La frequenza di questi fallanze è annuale, se non maggiore. Il Consorzio di Bonifica Destra Piave ha in corso di progettazione alcuni interventi locali per risolvere i problemi di esondazione dello scarico Sant’Eurosia e per il secondario di Padernello, nell’ottica di derivazione della portata in eccesso. Per quanto riguarda i problemi riscontrati dai tecnici comunali, si tratta di interventi di urbanizzazione in cui è mancata un’adeguata progettazione di una rete per lo smaltimento dei deflussi meteorici. Si sono riscontrati in quelle zone collettori con sezioni variabili, alcuni nettamente insufficienti o senza una continuità idraulica verso valle. Va sottolineato poi il contributo negativo dato a queste problematiche dalla notevole antropizzazione e relativa impermeabilizzazione dei suoli, derivata dall’intenso sviluppo insediativo. I problemi dovuti a queste tracimazioni non compromettono comunque la possibilità edificatoria in queste zone, che possono essere risolti con gli interventi previsti dal PAT.

5.2.4 – Suolo e sottosuolo

Questo paragrafo contiene una rapidissima sintesi degli aspetti legati al tematismo suolo e sottosuolo, contenuti nel Quadro Conoscitivo al quale si rimanda per gli approfondimenti analitici.

Aspetti geologici

L’attuale assetto litologico del territorio comunale deriva dalla sovrapposizione di più cicli di sedimentazione fluvioglaciali e alluvionali; affiorano sia terreni costituiti d depositui fluvioglaciali, sia depositi alluvionali, più o meno recenti connessi con le divagazioni del Piave con le imponenti correnti che si espandevano nella pianura trevigiana. La deposizione dei materiali, orizzontale e verticale è stata determinata dalla glanulometria degli stessi, nonché dall’energia idraulica delle correnti di deposizione. Ciò ha originato verso nord (alta pianura) una estesa fascia il cui materasso alluvionale risulta costituito prevalentemente da ghiaie più o meno sabbiose; spostandosi verso sud la percentuale della matrice fine aumenta sempre più, fino alla formazione di lenti argillose che via via diventano più consistenti formando livelli spessi e continui. Quanto descritto condiziona fortemente la situazione idrogeologica. Nell’alta pianura è presente un unico acquifero indifferenziato freatico, mentre nell’area di media-bassa pianura coesistono diversi livelli acquiferi in pressione: il passaggio tra l’alta e la media-bassa pianura è individuabile in corrispondenza della fascia delle risorgive. La litologia e la permeabilità dell’area condizionano in modo importante l’idrografia superficiale, che è costituita da corsi e/o canali d’acqua artificiali, utilizzati principalmente a scopo irriguo. Relativamente alle acque sotterranee, si è in presenza di una falda poco articolata, con una direzione principale di deflusso da nord-ovest a sud-est. Si tratta di un acquifero libero indifferenziato in materiale prevalentemente ghiaioso con matrice sabbiosa, molto esteso soprattutto lateralmente, e con la presenza di una barriera semimpermeabile lungo la zona meridionale, poco a sud del confine

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comunale. La massima escursione della falda prevista nel tempo, rispetto alla carta delle isofreatiche è di circa 2.5 metri. La struttura geomorfologica del sottosuolo è condizionata dalle caratteristiche granulometriche e strutturali del materasso alluvionale e soprattutto dalla differente distribuzione dei materiali ghiaiosi e sabbiosi da Nord a Sud. Il territorio di Paese risulta attraversato da alcune importanti correnti fluvioglaciali del Piave Wurmiano, con andamento generale NW-SE, legate alle quali si ritrovano fasce di sedimenti più grossolani e permeabili rispetto alle alluvioni circostanti. E’ opportuno ricordare, come a questi antichi deflussi idrici di superficie corrispondano direzioni preferenziali di deflusso della falda, ben testimoniate dalla morfologia della superficie piezometrica, lungo le quali eventuali fenomeni di inquinamento, da scarichi diretti e incontrollati, trovano più rapida ed estesa diffusione. Nella tavola 4.8.s-Carta dei fattori di vulnerabilità degli acquiferi- sono indicate anche le aree con falda affiorante (aree di cava sotto falda) e l’ubicazione dei pozzi di prelievi d’acqua (vedi precedente punto 4.2.3). Il Comune di Paese è servito da una rete acquedottistica, sono rari i casi in cui singole residenze si approvvigionano autonomamente a scopo idropotabile; sono molti invece i prelievi ad uso domestico (prevalentemente irriguo per orti e giardini) e ad uso agricolo-industriale. Nel territorio comunale vi è una concessione di acqua minerale e tre pozzi utilizzati a scopo acquedottistico. Tutte le falde artesiane e la falda freatica di Paese sono alimentate dalla potente falda acquifera freatica posta a settentrione, il cui acquifero costituito prevalentemente da ghiaie con matrice sabbiosa, non è assolutamente protetto naturalmente. Nel territorio comunale di Paese è stato eseguito da parte dell’ARPAV un monitoraggio delle acque di falda nel 2003, sia in pozzi “profondi” (superiori ai 50 metri) che “superficiali” (sino a 50 metri). Questa indagini ha permesso di evidenziare quanto segue:

Caratteristiche generali delle acque di falda

La campagna di prelievi ha permesso di evidenziare una netta differenza di qualità dell’acqua tra le analisi eseguite nei pozzi “superficiali” e in quelli “profondi”, in particolare i primi presentano valori nettamente superiori di conducibilità, nitrati e cloruri rispetto ai secondi. Nella falda profonda si rileva inoltre la presenza , tra i diserbanti, della sola Desetilatrazina: il fatto che non sia accompagnata dai “progenitori” (es. Atrazina) o da altri diserbanti, indica che la fonte di tale inquinamento è piuttosto lontana sia nel tempo che nello spazio; questo perché, con una lunga permanenza in falda, si completa la degradazione dell’Atrazina, ma anche perché la Desetilatrazina ha una mobilità superiore ai “progenitori”. Nello studio si sono riscontrate anomalie in due pozzi profondi (San Benedetto, La Padana) per la presenza di quantità elevate, rispetto agli altri pozzi, di Arsenico, Manganese e Ferro. - Inquinamento da nitrati E’ localizzato nella falda superficiale e interessa tutto il territorio comunale. I valori massimi, vicini o superiori al limite di potabilità di 50 mg/l, si riscontrano in una fascia presso il confine con i Comuni di Trevignano e Istrana. - Inquinamento da diserbanti I valori massimi si riscontrano nel quadrante Sud-Ovest del territorio comunale, in una fascia più a valle rispetto a quella dei nitrati sopracitati. Il composto più abbondante è quello della Desetilatrazina, che nel settore Sud-Ovest, per buona parte del territorio supera il limite di potabilità di 0.1 µg/l. - Discariche Lo studio del 2003 ha esaminato la qualità dell’acqua prelevata dai piezometri di

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controllo di tre discariche: Vaston , Tiretta, Ecoidrojet. Tutti e tre questi impianti presentano chiare perdite di percolato. Con l’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n.3274 del 20.03.2003 in Comune di Paese è stato classificato sismico e rientra nella “zona n.3”. nella tavola 4.7.s-Classi di zonazione geologico-tecnica- i terreni sono stai suddivisi in 5 classi aventi attitudini perverse rispetto all’edificabilità.

Il territorio comunale di Paese presenta un’intensa attività estrattiva di ghiaie; ogni cava è stata censita, cartografata e catalogata in cava attiva, abbandonata e/o dismessa, con falda affiorante. I dati sulla superficie delle cave attive , sul volume da estrarre di ghiaia sono stati desunti dal Piano Regionale delle attività di cava (30.06.2003). Nella cartografia di Quadro Conoscitivo sono state censite anche cave al di fuori dai limiti comunali, ma molto vicine ai confini, e che spesso provocano maggior impatto ambientale nel territorio comunale di Paese, rispetto a quello in cui hanno sede. Le cave rappresentate cartograficamente sono state indicate come da autorizzazione Regionale, per cui vi possono essere delle aree non ancora escavate. Le cave censite (riferimento 2003 per le cave attive e 1989 dal piano cave di Paese per le cave abbandonate e/o dismesse) sono ventisette comprese quelle nei comuni contermini.

Nel territorio comunale di Paese vi sono numerosi siti di discarica, alcuni ancora attivi; sono state cartografate e censite nel Quadro Conoscitivo n. 12 discariche (alcune poste in altro Comune ma al confine con Paese). In conclusione si può evidenziare una situazione di probabile inquinamento della falda per le discariche D1 “ex Marini”, D3 “Ecoidrojet”, D6 “Tiretta”, D8 “Vaston”; riguardo alle discariche D4 “Colmello”, D7 “SEV S.p.A.”, D9 “Campagnole”, D10 “Vaston 2”, D11 di Rifiuti Speciali in via Orsenigo a Treviso, D12 di RSU in via Orsenigo a Treviso, non sono state reperite analisi di controllo della qualità dell’acqua di falda.

Per quanto riguarda i siti contaminati rientrano in questo subtematismo le “aree di cava colmate totalmente e/o parzialmente con rifiuti” cartografate e censite con il simbolo “Rn”, e le “aree bonificate e/o con bonifica in atto e/o con probabile inquinamento in atto” cartografate e censite con il simbolo “Bn”. Sono state censite n.5 zone “Rn” (ex cava Levante, ex cava Castagnole, Pista motocross, ex cava s. Bernardino, ex cava Prà Longhi) e n.11 aree “Bn”.

Gli scarichi industriali autorizzati dalla Provincia di Treviso sono 9; quelli potenzialmente a rischio sono gli autolavaggi (n.2), le lavorazioni carni (n.1) e fungaie (n.1). Nelle attività a rischio di inquinamento delle acque sotterranee rientrano gli impianti di recupero rifiuti Rf1 (n.13); sono state censite le aree industriali commerciali e agricole potenzialmente inquinanti (allevamenti intensivi, macelli, fungaie,ecc.). Si segnalano le aree autorizzate per lo smaltimento dei liquami; si evidenzia in certi casi la loro prossimità a pozzi acquedottistici, aree di cava con falda affiorante, ecc.

Aspetti agricoli

L’assetto podologico del Comune di Paese è del tutto uniforme, con uno strato superficiale di terreno prevalentemente ferrettizzato, poggiante su un materasso ghiaioso. Si tratta di un suolo sbilanciato nelle caratteristiche fisico-chimiche, estremamente permeabile, con fertilità limitata, dotazione idrica scarsa, complessivamente di bassa qualità agronomica. L’agricoltura ha avuto un ruolo importante fino alla metà del XX° secolo, dopodiché si è assistito ad una rapida trasformazione del tessuto socio-economico che ha portato ad una emarginazione del settore; tutto questo si è riflesso in un intenso utilizzo del

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suolo agricolo per altre destinazioni (residenza, produttivo, servizi, infrastrutture, escavazione) che ha interessato quasi la metà del territorio. Gli attuali usi agricoli sono indirizzati principalmente alle colture erbacee con netta predominanza del mais; le coltivazioni arboree sono limitate e frammentate, con la viticoltura quale indirizzo prevalente. La predominanza del mais è direttamente connessa all’allevamento che risulta tuttora attività agricola di grande importanza. Scarsa per ora la presenza di coltivazioni ed allevamenti (circa l’1% delle aziende) di tipo innovativo (biologiche, integrate, disciplinate, ecc.). Il territorio è interessato da produzioni agricole di pregio quali; DOC Piave, radicchio rosso tardivo di Treviso, radicchio di Castelfranco, ecc.). L’agriturismo interessa solo 3 aziende. Notevole l’incidenza del contoterzismo nell’esecuzione delle operazioni colturali, che coinvolge quasi la metà delle aziende agricole, interessando comunque in modo quasi irrilevante le colture specializzate. L’elevato grado di vulnerabilità delle falde sotterranee, emerge come elemento di fragilità del territorio nei confronti di eventuali emissioni di inquinanti. Il terreno particolarmente vulnerabile e a rischio di sversamento di inquinanti rende l’area sia ad elevato rischio di inquinamento del suolo e delle acque superficiali e sotterranee. La classificazione del grado di vulnerabilità inserisce i terreni di Paese nel livello molto elevato, per presenza di falda libera, con superficie piezometrica poco profonda, in materiali alluvionali a granulometria ghiaiosa, con terreni ferrettizzati e ghiaiosi a spessore da limitato a modesto. La imminente entrata in vigore degli obblighi derivanti dalla Direttiva Nitrati, esplicitati nella DGR n. 2495 del 7.8.2006, definisce un quadro normativo finalizzato ad una gestione compatibile dell’attività zootecnica; in particolare per i vincoli imposti alla utilizzazione degli effluenti zootecnici. In questo contesto un ulteriore elemento di criticità rilevante è ascrivibile ai fitonutritivi che vengono apportati sotto forma esclusivamente inorganica, negli appezzamenti non interessati da apporti concimanti di origine zootecnica.

5.2.5 – Flora, fauna, biodiversità

Flora

Gli attuali assetti floristici derivano dalle variazioni e successivamente dalle regressioni delle superfici occupate dalla vegetazione spontanea a favore di quelle destinate ad usi agricoli. Ove ancora presenti strutture vegetazionali originarie, possono rientrare nell’ambito padano, che si qualifica quale zona di transizione tra la zona centro orientale europea e quella mediterranea.

La forte antropizzazione del territorio ha comportato la sostituzione dell’originaria vegetazione planiziale padano-veneta, con specie coltivate erbacee ed arboree; la dotazione naturale è limitata ai margini di appezzamenti, strade e corsi d’acqua, oppure sottratti all’agricoltura dall’escavazione. In questo contesto fondamentale risulta la presenza di siepi, macchie e fasce arborate, filari, parchi e giardini in particolare quando consentono sistemi verdi continui, per la loro funzione ecologica di corridoi biotici e di rifugio.

L’uso del suolo ha costituito la prima e fondamentale analisi ricognitiva delle caratteristiche ambientali di un territorio. Le diverse destinazioni d’uso assegnate allo spazio fisico a disposizione dell’uomo per il soddisfacimento dei suoi bisogni concorrono in modo diretto a determinarne l’assetto ambientale del territorio e, di riflesso, la configurazione strutturale del paesaggio (vedi Quadro Conoscitivo tavola 5.1.i.3a – Uso del suolo).

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Sono state definite, ai fini del presente studio, n. 11 categorie di destinazione d’uso, più o meno strettamente connesse con l’attività umana: · colture erbacee (classe ampia comprendente tutte le colture erbacee, annuali e

poliannuali - cerealicole, leguminose, erbai, prati, ecc.) · incolto (aree non coltivate e interessate per lo più da vegetazione erbacea

spontanea, talvolta mista ad arbustiva) · colture arboree (classe colturale attribuita ad impianti legnosi specializzati –

vigneti, frutteti, pioppeti, arboricoltura da legno) · cave (aree soggette ad escavazione, occupate spesso da acqua) · extragricolo (classe che annovera le discariche, le aree non coltivate destinate ad

usi extragricoli – depositi a cielo aperto, aree altrimenti utilizzate) · edificato residenziale (classe costituita da tutte le aree oggetto di edificazione

prevalentemente residenziale, di densità e tipologia diverse, comprese quelle sparse e/o isolate sul territorio agricolo)

· edificato produttivo (classe costituita da tutte le aree oggetto di edificazione prevalentemente produttiva di vario tipo, incluse le superfici a serra fissa, pertinenze di vivai)

· strade (strade principali e comunali di collegamento tra le aree urbane, principalmente con fondo asfaltato)

· ferrovia (area d’insidenza dei binari - non comprende le siepi laterali alla massicciata)

alle quali si sono aggiunte n. 3 categorie di suddivisione della dotazione vegetazionale e di aree verdi (Quadro Conoscitivo tavola 5.1.i.3b – Articolazione della vegetazione): · siepi campestri e filari (vegetazione a sviluppo lineare arborea-arbustiva,

strutturata su uno o più piani, a sesto variabile) · macchie e fasce arborate (vegetazione boscata di pianura, solitamente di ridotta

estensione, formatasi per spontanea rinaturalizzazione con specie arboree o per interventi di rimboschimento. Comprende le fasce vegetate degli ambiti di cava)

· verde pubblico e privato (classe attribuita ai parchi pertinenza di ville storiche, ai giardini pubblici e privati di consistenza significativa).

L’analisi della carta dell’uso del suolo ha messo in evidenza alcuni aspetti che caratterizzano il territorio comunale: · il notevole grado di edificazione dell’area servita dalla S.R. 53; · la progressiva saturazione degli spazi aperti posti l’asse della S.R. 348, ad opera di

insediamenti produttivi e residenziali; · l’espansione delle frange periurbane lungo gli assi viari di comunicazione tra le

frazioni; · l’assoluta dominanza delle colture annuali (seminativi), diffuse su gran parte delle

superfici agricole maggiormente integre; · la frammentazione e la dispersione, per contro, degli appezzamenti a colture

legnose, talvolta residuali ed organizzati, tranne che in pochi caso, in reliquati; · la scarsa dotazione di macchie arboreo-arbustive con valide caratteristiche

vegetazionali, associate a strutture lineari più diffuse ma dalla composizione e articolazione mediocri; localizzazione preferenziale lungo la viabilità poderale, i canali di bonifica, gli scoli irrigui e le delimitazioni di proprietà.

Le pressioni teoricamente riconducibili alle specie floristiche ed alla vegetazione naturale di campagna possono essere di natura diretta sulla singole specie o gruppi vegetali e indiretta sui fattori ecologici che determinano i caratteri stazionali delle formazioni:

Azioni e interventi modificatori dell’ambiente · inquinamento di corpi idrici superficiali

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· alterazione di sponde e letti naturali o naturaliformi di corpi idrici · dismissione di attività agricole Azioni dirette sui popolamenti vegetali · eliminazione della vegetazione ripariale · uso di fitofarmaci e biocidi · occupazione di aree non urbanizzate per espansioni edilizie · eliminazione di siepi, filari, alberi isolati, macchie planiziali · prelievo di specie · introduzione di specie alloctone.

Stante l’articolazione territoriale e le destinazioni d’uso del suolo prevalenti alcuni dei fattori di pressione elencati incidono in modo assai modesto sulla vegetazione naturale, anche per la situazione di generale marginalità in cui si trova relegata sul territorio. A ciò si aggiunge la modesta rete idrografica superficiale, per lo più di natura artificiale (canali di bonifica irrigua), che limita in parte lo sviluppo di formazioni naturali arboreo-arbustive. Anche nei bacini di cava con falda affiorante le condizioni morfologiche (eccessiva pendenza delle scarpe di scavo ) e microstazionali non consentono che modesti insediamenti di vegetazione nella fascia retroarginale mentre solitamente è assai scarsa la vegetazione propriamente acquatica o di ripa. Lo stesso fattore di pressione può derivare da cause diverse che comunque incidono in maniera congiunta.

Fauna

La fauna selvatica è un indicatore ambientale primario, in grado di misurare l’assetto, l’uso e il degrado delle componenti ambientali, naturali e antropiche, valutando le pressioni cui sono assoggettate le popolazioni animali e che le condizionano.

L’assetto del patrimonio faunistico in Paese si può configurare, sinteticamente, omologo a quanto si riscontra nel territorio di pianura dell’immediata fascia posta a Nord di Treviso. L’antropizzazione è qui elevata e i fenomeni di occupazione, urbanizzazione, edificazione diffusa, concentrazione di infrastrutture risultano massimizzati. La contrazione degli spazi disponibili alla fauna, nella seconda metà del secolo scorso è stata progressiva e gli equilibri biotici che si erano stabilizzati si sono venuti alterando. Contemporaneamente l’affermazione dell’agricoltura specializzata, con elevati input energetici e di sostanze di sintesi, ha mutato in modo sostanziale gli habitat.Le popolazioni dei selvatici ne hanno risentito, anche in modo pesante. La riduzione e la frammentazione degli spazi verdi si è rivelata, a Paese, particolarmente negativa e pregiudizievole nei confronti della fauna, in considerazione della relativa povertà del territorio in ambiti ad elevata naturalità. L’agricoltura tradizionale, non intensiva e impattante, poteva sostenere popolazioni selvatiche assestate, pur in presenza di prelievi continui e non regolamentati, a scopo direttamente alimentare per gli abitanti rurali. La disponibilità attuale (vedi Quadro Conoscitivo) come si può verificare negli allegati cartografici, appare molto limitata, riconducibile al sistema delle siepi, che non si possono considerare molto ricettive, vista la semplificazione specifica e strutturale e il limitato grado di connessione di rete, e ad alcuni ambiti di cava abbandonati. L’assenza in ambito comunale dei Siti Natura 2000 può essere considerata quale testimonianza del grado di antropizzazione complessiva, che risulta determinato anche dalla connessione diretta con le linee di espansione dell’edificato di Treviso.

Per quanto concerne l’assetto delle popolazioni, esso è regolato, oltre che da cause esterne (fattori di pressione), anche da cause intraspecifiche, che ne influenzano direttamente la dinamica. Tra queste particolare rilievo assumono le capacità portanti

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o biotiche dell'ambiente. Esse risultano dipendenti, in primo luogo, dalla disponibilità di risorse energetiche. La specializzazione colturale non ha mutato in modo sostanziale lo spettro alimentare disponibile, ritraibile dall’agroecosistema esistente. Sono invece diminuite, anche in modo sostanziale, le zone di rimessa e nidificazione, costituite dalla rete delle siepi e macchie boscate, nonché il grado di disturbo dovuto alla diffusione dell’edificato residenziale sparso. L’equilibrio degli ecosistemi costituisce indubbiamente l’altro fattore determinante atto a favorire la conservazione di popolazioni animali stabili. L’omeostasi e la disponibilità di ambiti naturali si possono ritenere elementi primari per assicurare insediamento e riproduzione delle specie. Appare evidente, anche ad un’analisi preliminare, come dette qualità non siano diffuse in Paese, soprattutto per la predominanza dell’agroecosistema, l’ampiezza dell’edificato, la presenza di fonti di inquinamento ambientale. Ne derivano perdita di spazio, incremento dello stress, formazione di barriere difficilmente attraversabili, tutti marcati fattori limitanti. La pianificazione territoriale non può prescindere dal considerarli e dal procedere alla loro mitigazione o compensazione. La pressione venatoria, cioè rapporto cacciatori/territorio, è più sostenuta rispetto alla media del territorio di pianura e ancor più della densità ottimale; va detto che il 77% dei cacciatori non è residente a Paese, rendendo poco radicato il legame del cacciatore con il territorio.

In conclusione si sottolinea che l’uso del territorio, in un ambito antropizzato da secoli quale il comune di Paese, esercita una serie di pressioni dirette, indirizzate non soltanto verso la fauna, bensì su tutte le risorse naturali presenti. Le pressioni teoriche possono essere ricomprese in due principali categorie:

Azioni e interventi modificatori dell’ambiente · inquinamento di corpi idrici superficiali, · bonifica di corpi idrici e captazioni da sorgenti e corsi d’acqua, · alterazione di sponde e letti naturali o naturaliformi di corpi idrici, · eliminazione della vegetazione ripariale, · uso di fitofarmaci e biocidi, · occupazione di aree non urbanizzate per espansioni edilizie, · eliminazione di siepi, filari, alberi isolati, macchie planiziali, · modificazioni di edifici tipici e/o storici, · pratiche agronomiche, · dismissione di attività agricole, · apertura di strade, · presenza di elettrodotti.

Azioni dirette sui popolamenti animali: · prelievo venatorio e ittico, · bracconaggio persecuzione diretta di specie animali protette o meno, · introduzione di specie alloctone, · prelievo di uova e nidiacei di uccelli.

Biodiversità

La biodiversità indica il livello di diversificazione delle specie presenti in un determinato ambiente e risulta strettamente connessa alla dimensione dell’area e al tempo di colonizzazione in termini evoluzionistici. Il territorio comunale non risulta particolarmente vocato, almeno in prima analisi, ad ospitare zone a particolare pregio naturalistico-ambientale, anche perché a morfologia piena, scarsa idrografia superficiale, e con colture agricole che coprono l’intero

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territorio aperto; inoltre è presente una forte antropizzazione con elevato consumo della risorsa suolo. A Paese non sono presenti aree SIC o ZPS ai sensi della Direttiva 92/43/CEE; nel PTRC non sono indicati ambiti di particolare interesse ambientale e/o paesaggistico. Le uniche aree con qualche forma di naturalità sono essenzialmente le cave rinaturalizzate oppure abbandonate e le zone con presenza di siepi specie se connesse in sistemi a rete, macchie e fasce arborate; risultano però di limitata estensione e poco connesse a causa dell’elevata frammentazione (causata da edificato, traffico veicolare, recinzioni, scarsa biopermeabilità). Gli habitat dotati di una certa naturalità sono in continua riduzione; gli agrosistemi, a causa delle modifiche degli ordinamenti colturali, sono interessati dalla progressiva contrazione della dotazione di verde naturale (sostituzione della “piantata trevigiana”, ordinamento misto erbaceo-arboreo, con i campi aperti).

5.2.6 – Paesaggio

Nell’oramai lontano 1955 E. Sereni definiva il paesaggio agrario “...forma che l’uomo, nel corso e ai fini delle sue attività produttive agricole, coscientemente e sistematicamente imprime al paesaggio naturale,”; paesaggio agrario, ancora distinto e forse in contrapposizione all’edificato, ma già riconosciuto quale opera dell’ingegno e del lavoro dell’uomo. Nell’accezione attuale, che non distingue più tra urbano e rurale, ruolo fondamentale, in ogni caso, riveste la Convenzione europea del paesaggio – (Convenzione di Firenze – 2000); l’ambito di applicazione è indicato in “tutto il territorio” e “riguarda gli spazi naturali, rurali, urbani e periurbani”; comprende “i paesaggi terrestri, le acque interne e marine” e “sia i paesaggi che possono essere considerati eccezionali, sia i paesaggi della vita quotidiana, sia i paesaggi degradati”. Le componenti paesaggistiche di tipo ecologico – ambientali e strutturali si distinguono in Abiotiche (trattate precedentemente nella Matrice 4 – Suolo e sottosuolo) e Biotiche. Queste ultime si possono considerare fattore determinante e indicatore primario del valore paesaggistico del territorio. vista l’elevata omogeneità morfologica di Paese, la mancanza di una rete idrografica significativa, l’uniformità e la monotonia dei siti hanno come primario elemento diversificatore innanzitutto dette componenti, in particolare quelle vegetazionali. Oltre a queste, sono soltanto i segni dell’insediamento umano che riescono a scandire e conformare i luoghi, nello specifico la viabilità, l’edificato, la ripartizione dell’appoderamento. Si possono distinguere ambiti territoriali con assetti ambientali, agricoli ed insediativi sufficientemente omogenei, per i quali è possibile adottare una suddivisione in tipologie, definite soprattutto in base a criteri di integrità territoriale, assetto vegetazionale, assetto insediativo, stratificazione storica: - A ambiti di una buona integrità territoriale complessiva, consistente dotazione di equipaggiamento a verde con presenza di connessioni a rete, scarsa edificazione, di prevalente tipologia agricola, evidenti tracce di appoderamento storico. - B ambiti rurali sufficientemente integri, ben dotati di equipaggiamento a verde, con edificazione sparsa anche in piccoli aggregati; reticolo poderale diversificato. - C ambiti rurali ad integrità limitata e/o compromessa, dotati di equipaggiamento a verde; edificazione presente, talvolta strutturata in aggregati significativi di tipo per lo più residenziale. - D ambiti rurali di limitata estensione a tendenziale marginalità agricola, interclusi tra barriere consistenti, a scarsa dotazione di equipaggiamento a verde.

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5.2.7 – Patrimonio culturale, architettonico e archeologico

Centri storici

I centri storici, i nuclei rurali antichi e l’edificazione tradizionale sparsa, rappresentano uno dei patrimoni più importanti e preziosi del territorio trevigiano. In questo contesto Paese, posto sul limitare tra alta e bassa pianura (area delle risorgive), si è posto quale luogo privilegiato dagli insediamenti umani fin dai tempi più remoti e quindi ambito ricchissimo di testimonianze del passato. In epoca romana, la vicinanza con la città di Treviso e la presenza di importanti vie di comunicazione (Postumia, Feltrina), sono stati gli elementi che hanno contribuito a definire l’organizzazione territoriale, tutt’oggi ancora riconoscibile. Quest’ultima è rimasta sostanzialmente inalterata, almeno fino al XX secolo, a partire dal quale sono avvenute forti trasformazioni socio-economiche; i fattori insediativi precedentemente descritti, dopo il secondo conflitto mondiale, hanno fatto da volano, alla formazione di un esteso “territorio urbanizzato” esterno al capoluogo provinciale. Alla forte crescita dell’urbanizzazione dal punto di vista quantitativo, è corrisposta una “banalizzazione” dell’edificazione ed un progressivo impoverimento del paesaggio urbano. Il tumultuoso sviluppo urbanistico, si è ripercosso negativamente in particolare nelle parti più antiche del tessuto urbano i centri storici, ed in generale sul patrimonio edilizio di antica origine. Ciò nonostante i centri storici presenti nel territorio comunale, continuano a mantenere notevole interesse, in particolare per la struttura della morfologia urbana e la presenza di episodi architettonici di assoluto rilievo.

Sulla base dell’Atlante regionale dei centri storici della Provincia di Treviso sono stati perimetrati seguenti centri: Postioma, Porcellengo, San Luca, Villa di Villa, Sovernigo, Paese, Castagnole (vedi tavole della serie 8 del Quadro Conoscitivo) Il patrimonio edilizio di antica origine è stato suddiviso secondo specifiche caratteristiche storiche, architettoniche, tipologiche e morfologiche. Inoltre sono stati puntualmente individuati gli immobili vincolati ai sensi del DL 29.10.1999, n.490, nonché quelli compresi negli elenchi dell’Istituto Regionale Ville Venete. Ai sensi dell’ex L.R. 80/1980 l’intero patrimonio edilizio ricompreso all’interno dei centri storici, è stato oggetto di schedatura con l’attribuzione di un grado di protezione che definisce gli interventi edilizi ammissibili. Inoltre con variante specifica adottata dal Comune di Paese, è stato redatto un Prontuario che disciplina le modalità di intervento sia negli edifici, che negli spazi aperti, definendo la sistemazione degli spazi verdi e dell’arredo urbano.

Nuclei rurali

Il territorio comunale in origine possedeva con abbondanza di insediamenti sparsi, nuclei rurali ed edifici isolati, che l’urbanizzazione del secondo dopoguerra ha inglobato nella “grande periferia” dell’area metropolitana.

L’analisi storica ha consentito la lettura delle caratteristiche strutturali degli insediamenti, con riferimento ai processi storici di formazione. Le sezioni storiche utilizzate (veneziana, napoleonica, austriaca, regia d’impianto) si sono rivelate fondamentali, per individuare la persistenza degli insediamenti abitativi e quello degli usi agricoli del territorio. A livello degli insediamenti ha reso infatti possibile una lettura delle aggregazioni edilizie e dell’edificazione sparsa in alcuni casi riferibile anche all’intorno e cioè, al contesto con il quale l’edificio rurale costituisce una unità indissolubile. L’organizzazione territoriale, quale quella derivata dalla centuriazione romana e della successiva “riconfigurazione” veneziana, ha profondamente inciso nell’assetto

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fondiario e conseguentemente nella formazione degli insediamenti. In questo contesto i centri minori e i nuclei rurali denotano fortemente l’appartenenza al modello agricolo.

Il modello insediativo è basato su aggregazioni seriali della tipologia ad elementi giustapposti; va comunque detto che tale aggregazione risulta ben lungi dall’essere monotona, in quanto le piccole modifiche del tipo principale consentono di fare di queste aggregazioni, complessi edilizi completamente diversi dalla ripetizione seriale della schiera. Queste aggregazioni si sono formate lungo assi stradali o confini fondiari, originando in alcuni casi, veri e propri borghi o colmelli. Gli edifici si dispongono prevalentemente lungo l’asse est-ovest, in senso ortogonale all’orditura colturale; l’accessibilità avviene direttamente dalla viabilità principale o secondaria, oppure da poderali al fondo di modestissima entità. Attualmente, solo alcuni di questi centri hanno mantenuto una certa autonomia rispetto all’espansione urbana (Castagnera Alta, Castello di Ronchi, Borgo Economia, Piovel, Colmello); in altri casi sono stati parzialmente o completamente assorbiti all’interno dei centri urbani maggiori (Cà Armenteri, Falzadelle, S. Gottardo, Tre Forni, Colombera). Per alcuni di essi è rimasto il solo toponimo a ricordarne l’antica origine.

Edilizia tradizionale sparsa

Come accennato il territorio comunale, nonostante la massiccia urbanizzazione del secondo dopoguerra, possiede ancora testimonianze del patrimonio rurale sparso. Tale patrimonio è classificabile secondo precise tipologie, la cui identificazione è essenziale per definire strategie di tutela, salvaguardia, recupero e valorizzazione.

La tipologia rurale maggiormente diffusa nel territorio comunale è quella del tipo ad “elementi giustapposti” così come definita da L. Candida nel suo studio della casa rurale nella pianura e nella collina veneta. Si tratta dell’aggregazione orizzontale dei due principali elementi che definiscono l’insediamento rurale: l’abitazione ed il rustico. La dimensione di questo ultimo è direttamente funzionale all’estensione ed alle caratteristiche dell’azienda agricola; fondamentale in questo senso è la quantità di bestiame utilizzato od allevato. Nel caso di fondi di rilevanti dimensioni l’annesso rustico poteva essere edificato separatamente all’abitazione.

Nella tavole della serie 8 del Quadro Conoscitivo sono stati individuati i manufatti dell’edilizia tradizionale sparsa, presenti nel territorio comunale.

Beni etnoantropologici

In questa categoria di beni possono essere fatti rientrare gli aspetti, valori e risorse che tendono a definire identità e memoria della popolazione locale:

· edifici religiosi (capitelli, oratori, chiesette,ecc.); · festività, sagre e ricorrenze; · prodotti tipici e piatti tradizionali; · sistemi e pratiche colturali; · aspetti culturali (musica, letteratura, pittura, fotografia, ecc.); · storie e racconti, relativi alla realtà locale. In questo contesto gli aspetti legati alla religiosità sono tra quelli che hanno avuto fin dai tempi antichi un ruolo fondamentale. Nel territorio sono presenti una serie notevole di queste testimonianze, spesso eretti in prossimità di incroci stradali, su luoghi di culto pagani o sui confini tra Pievi (vedi tavole serie 8 del Quadro Conoscitivo.

Con il tempo alcuni di questi semplici saccelli sono stati oggetto di ampliamento e

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trasformazione in Oratori dove celebrare Messa, quando non addirittura dare origine alle odierne Parrocchie.

Presenze archeologiche

Il Comune di Paese è stato fin dai tempi più antichi oggetto di insediamenti umani. Già nel periodo Paleoveneto itinerari commerciali collegavano i centri di pianura interessando il territorio comunale; ne sono testimonianza i ritrovamenti di vasi cinerari con corredi funebri ed altri oggetti.

Ma è la dominazione romana che ha lasciato segni fondamentali nella organizzazione del territorio. Il più importante può essere considerato la strada consolare Postumia, voluta nel 148 a.C. dal console Spurio Albino Postumio, per collegare Aquileia con Genova. Successivamente nel contesto di un consolidamento dell’occupazione territoriale e di protezione militare, i Romani diedero avvio alla bonifica e trasformazione agraria denominata Centuriazione. Si trattava di una suddivisione del territorio in appezzamenti generalmente quadrati, ma in questo caso specifico rettangolari, con strade perfettamente parallele ed equidistanti che si incrociavano ad angolo retto. Le centuriazioni erano oggetto di suddivisioni per la delimitazione dei poderi chiamate “limites”, costituite da strade secondarie, canali irrigui e fossi di scolo. Le strade si suddividevano in “kardines” con orientamento nord-sud e “decumani” con direzione est-ovest. Recenti studi hanno individuato i probabili moduli della struttura viaria e della parcellizzazione dei fondi, secondo una maglia rettangolare di 20x21 “actus” corrispondenti a 745,92x710,40 metri. Non sono ancora stati individuati kardo e decumanus massimi; se per il primo l’attuale Feltrina pare l’identificazione più plausibile, nel secondo vi sono più ipotesi.

Studi specifici hanno consentito di individuare persistenze tali da giustificare quasi interamente la struttura insediativa dell’intero comune: risultano riconoscibili tratti della rete viaria romana, nelle attuali strade regionali, provinciali, comunali, ma soprattutto nei segni della parcellizzazione agraria.

Non solo tutti i centri abitati antichi, risultano svilupparsi attorno ad incroci tra “kardines” e “decumani” (Postioma, Villa di Villa, Paese, Sovernigo, Castagnole, San Luca, Padernello, ecc.), ma anche, tutta una serie di segni quali piccoli luoghi di culto o capitelli, vengono a trovare una loro specifico significato, se riferiti alla maglia viaria romana (ad esempio lungo la Feltrina le chiesette di S. Elena a nord di Postioma e di S. Lucia “delle Cavalle” presso Castagnole).

Dell’epoca successiva a quella romana e tardo-medioevale, non sono pervenuti resti o testimonianze significativi; unica eccezione il ritrovamento dei resti di un torrione a Postioma durante i lavori di ampliamento della scuola elementare. E’ evidente come questo centro, posto all’incrocio tra la Postumia e la Feltrina, abbia continuato ad avere un ruolo specifico anche dopo il crollo dell’impero romano e per tutto il periodo medioevale.

Nel Comune di Paese sono stati fatti alcuni ritrovamenti di epoca romana che pur nella loro generale modestia (tombe, materiale laterizio), suffragano l’ipotesi di diffusi insediamenti di coloni.

5.2.8 – Salute umana

Rumore

Il territorio comunale di Paese è interessato da una serie di fonti di inquinamento acustico, anche se quello prevalente deriva dal traffico veicolare.

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I dati disponibili e quelli derivati dai modelli previsionali (vedi Quadro Conoscitivo) indicano che gran parte delle strade che interessano i centri abitati presentano livelli di inquinamento acustico superiori a quello consentito; in prospettiva dato il previsto aumento del parco veicolare circolante, la situazione è destinata a peggiorare, se non vengono previste misure di contrasto a questo fenomeno. Altre fonti di inquinamento derivano dalle due linee ferroviarie che attraversano il territorio comunale; anche in questo caso, il potenziamento del numero dei treni previsto con l’entrata a regime del Sistema Ferroviario Metropolitano Regionale e l’aumento del traffico merci su rotaia, comporterà un maggiore impatto acustico. Per quanto concerne il rumore provocato dall’aeroporto militare di Istrana, i livelli di inquinamento sonoro dovrebbero rimanere stabili. Diviene quindi indispensabile attivare azioni e programmi in grado di limitare, controllare e disciplinare le emissioni sonore nocive e le loro immissioni all’interno degli edifici.

Elettrodotti

Il Comune di Paese è interessato da elettrodotti, per i quali si sono individuate le relative fasce di rispetto (vedi Quadro Conoscitivo tavola 9.s.5) Sono disponibili alcune misurazioni effettuate dall’ARPAV nel contesto di controllo dell’intensità dei campi elettrici e magnetici presso alcune aree a verde pubblico del capoluogo, e di pratiche edilizie riguardanti immobili ricadenti in fascia di rispetto. Nel primo caso l’ARPAV nel 2001 ha condotto delle misurazioni nelle aree pubbliche di Via Zanoni, Via Marconato, Via della Liberazione e Via della Resistenza. All’interno di queste aree erano rispettati i limiti della normativa nazionale; rispetto alla normativa regionale solo nell’area di Via Marconato i valori dell’intensità di induzione magnetica risultavano superiori a quelli ammissibili.

Nel secondo caso le misurazioni hanno dato esiti contrastanti, con siti rispondenti alle normative vigenti e altri dove risultavano superati i valori consentiti.

Telefonia cellulare

Il Comune di Paese è interessato da impianti per la telefonia cellulare. Attualmente presenti sul territorio comunale 6 impianti.

Radon

Seppure non esistano rilevamenti specifici per il territorio comunale di Paese, i dati dell’ARPAV indicano la probabilità statistica che una percentuale degli edifici esistenti possa essere interessato da inquinamento da radon.

Inquinamento luminoso

Il Comune di Paese è tenuto a dotarsi di Piano Comunale dell’illuminazione pubblica, anche perché compreso nell’elenco dei Comuni inseriti nell’area di tutela derivata dalla presenza dell’osservatorio astronomico del Collegio Pio X di Treviso (zona di particolare protezione di 10 Km di raggio). Attualmente tale Piano è in corso di elaborazione.

Rischio industriale

Non esistono in Comune di Paese stabilimenti suscettibili di causare incidenti rilevanti.

Calamita’ naturali

Non esistono dati storici su eventi calamitosi di origine naturale verificatisi nel Comune di Paese.

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5.2.9 – Popolazione

Demografia

La popolazione residente a Paese è in costante aumento; particolarmente rilevanti i tassi di crescita della popolazione nell’ultimo ventennio. L’aumento è determinato in larga misura dal saldo sociale, anche se quello naturale è costantemente positivo con indici apprezzabili; in termini numerici nel decennio 1995-2004 il saldo sociale è positivo per 2.682 unità, quello naturale per 872. Il trend di tali saldi negli ultimi anni sembra destinato a crescere tanto che già nel 2005 la popolazione residente ha toccato e superato quota 20.000 abitanti. In aumento risulta la tendenza dell’immigrazione proveniente dall’estero. Gli indici strutturali della popolazione indicano una buona presenza delle fasce giovanili, ed un rapporto equilibrato di queste ultime e di quelle riproduttive, rispetto alle classi più anziane. La tenuta delle classi più giovani è influenzata dal saldo sociale che privilegia l’insediamento di gruppi familiari con figli. La dimensione del gruppo medio familiare (2,85 comp/fam al 2001) è superiore a quello medio provinciale, a dimostrazione di una certa tenuta della famiglia tradizionale, anche se si assiste ad un lento progressivo allineamento verso nuclei familiari più piccoli. In ogni caso al 2001 le famiglie con uno e due componenti rappresentavano il 42,2% del totale. In assenza di politiche di riequilibrio insediativo di livello superiore, la popolazione residente è destinata ad aumentare, comportando maggiori pressioni insediative ed ambientali.

Attività produttive, occupati, addetti, unità locali

La popolazione attiva è in costante aumento, seppure con caratteristiche differenti nei diversi settori. Il settore primario presenta una forte contrazione del numero degli addetti e delle aziende, dovuta anche alla consistente riduzione della superficie destinata all’attività agricola. A fronte di segnali recenti, che sembrano indicare il mantenimento del numero delle aziende agricole, rimane il dato della loro esigua dimensione, che mal si concilia con le esigenze produttive e di mercato della moderna agricoltura. In considerazione di possibili e probabili modifiche alle politiche comunitarie di sostegno all’agricoltura, le prospettive si fanno incerte; in tal senso possono divenire pressanti richieste di cambio di destinazione dei suoli e/o il venir meno di un efficiente presidio ambientale, garantito dall’attività agricola produttiva. Attivi ed addetti del settore secondario, dopo il picco massimo registrato negli anni ’90 sono in flessione (45% del totale), a testimonianza delle modifiche del sistema economico che interessa Paese, in direzione del una maggiore presenza di servizi e terziario. Il settore rimane tuttavia assai vitale nel contesto comunale, contribuendo alla nascita di sempre nuove imprese; per quanto concerne queste ultime, non si intravedono tendenze verso maggiori dimensione in termini di addetti. Questa riorganizzazione del settore, può essere l’occasione per perseguire politiche di rilocalizzazione degli insediamenti produttivi inquinanti e/o incompatibili con il contesto; particolarmente interessato da questi insediamenti è l’area sud del capoluogo. Va ricordato che il PTCP in corso di elaborazione inserisce Paese tra i comuni di tipo A “Intensificazione industriale agglomerativa”, cioè tra quelli in cui è utile favorire una crescita produttiva, data la buona densità produttiva attuale e la possibilità di agevole collegamenti con le maggiori infrastrutture viarie (nuova pedemontana, autostrada, ecc.).

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Il terziario è il settore in maggiore crescita (52% del totale) ed oramai il più importante in termini di addetti ed imprese. Si tratta però di imprese di dimensione molto piccola e per lo più legate al commercio. In questi ultimi anni decisa è stata la crescita di: credito, assicurazioni, imprese finanziarie, e servizi che sono praticamente raddoppiati. La maggior parte degli esercizi commerciali e pubblici, si concentra lungo i principali assi stradali, ponendo problematiche a riguardo dell’accessibilità sia spaziale, che temporale, all’inquinamento da traffico, alla disponibilità di infrastrutture di servizio. Questi ultimi aspetti si sono aggravati negli ultimi anni, in quanto a Paese hanno trovato, e continuano a trovare sede, un numero sempre crescente attività terziarie anche di livello sovracomunale. In prospettiva la crescita generale del territorio comunale, il riassetto viario disegnato dal nuovo PTCP e l’attivazione del sistema ferroviario metropolitano regionale, renderanno sempre più forte la caratterizzazione terziaria dell’economia comunale; all’interno di tale quadro la S.R. n.348 Feltrina appare destinata ad assumere un ruolo rilevante.

5.2.10 – Beni materiali

Rifiuti

L’andamento crescente della percentuale di raccolta differenziata che si è avuto nel Comune di Paese dal 2001 si spiega con le sempre maggiori quantità delle diverse tipologie di rifiuti intercettate dal circuito di raccolta. Sia le frazioni secche recuperabili che l’umido raccolti in modo differenziato sono, infatti, aumentati negli anni: il valore pro capite giornaliero, mentre nel 2001 in media un abitante del Comune differenziava 34,9% della produzione di rifiuti, nel 2004 tale valore è progressivamente aumentato fino ad arrivare al 68%. In tale contesto Paese rispetto alla maggior parte dei Comuni TV2 presenta ancora margini di aumento nella raccolta differenziata. I dati disponibili indicano una diminuzione della produzione di rifiuti, rispetto al 2001, accompagnata da una maggiore sensibilità della cittadinanza verso la raccolta differenziata. Al 2004 la produzione pro-capite è stata pari a 295 kg; era di 442 kg nel 2001. La raccolta di Rifiuti Speciali è soddisfacente, anche se sono possibili ulteriori miglioramenti. Il 95,28% dei rifiuti vengono trattati; la restante parte (4,72%) viene conferita a discarica.

Energia

A livello provinciale i consumi di energia, sia elettrica che derivati del petrolio, continuano ad aumentare, fatta eccezione per la benzina, sostituita dal diesel; aumentano anche i consumi domestici di energia elettrica. Non aumenta la quota di energia elettrica prodotta.

Nell’anno 2000 nel Comune di Paese, secondo dati ENEL, il consumo di energia elettrica è stato di 62, 2 milioni di kWh; i principali settori di consumo sono così suddivisi: residenza 29 %, agricoltura 8 %, industria 40 %, commercio e servizi 23%. La distribuzione dei consumi elettrici ricalca a grandi linee quella provinciale, anche se appaiono alcune differenze riferibili alla minore incidenza di terziario, servizi ed industria a fronte di maggiori consumi delle abitazioni.

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Mobilità

La rete stradale di Paese è interessata da alcuni assi viari di livello sovracomunale che se da un lato favoriscono i collegamenti con i principali poli urbani provinciali, dall’altro incidono pesantemente nella qualità abitativa di gran parte dei centri urbani comunali; a tal proposito non si possono dimenticare i grossi volumi di traffico che attraversano gli abitati, con i conseguenti critici livelli di inquinamento acustico ed atmosferico. Oltre al capoluogo, particolarmente interessate da questi fenomeni sono le frazioni di Castagnole e Postumia. La rete di trasporto pubblico è sufficientemente estesa e articolata; sono presenti linee urbane, extraurbane e ferroviarie, nonché servizi di trasporto scolastico a livello comunale ed extracomunale. Sono stimate in circa 1.290 le persone che nei periodi di punta usufruiscono del trasporto pubblico. Considerando che giornalmente circa 6.500 persone si spostano fuori Comune per motivi di studio e/o lavoro, il trasporto pubblico copre solo il 20% della potenziale utenza.

Anche ai fini della determinazione dei livelli di emissione, è stata stimata la ripartizione modale degli spostamenti rispetto a sei principali categorie veicolari; in linea di massima le autovetture prevalgono nelle strade urbane, mentre in quelle extraurbane è considerevole anche la presenza del traffico pesante. Ciò non toglie che in tratti urbani la presenza di quest’ultima tipologia, sia assolutamente significativa per quanto concerne l’impatto ambientale e la sicurezza della circolazione. I dati relativi ai flussi di traffico sono stati raccolti nelle diverse campagne di rilevamento: ANAS (1985), Regione Veneto (1999-2000), Provincia (1986) e PGTU (1995 e 2001). Il traffico giornaliero medio diurno presenta livelli molto elevati con 15.500 veicoli (18% pesanti) che transitano sulla S.R. n.53 e 11.200 (13,4% pesanti) sulla S.R. n.348; valori elevati sono presenti anche in alcune provinciali quali la n. 102 con 8.500 veicoli (29% pesanti). Altre provinciali e alcune comunali pur con minori livelli di traffico, incidono fortemente nella qualità ambientale e abitativa, in quanto vengono ad interessare tutti i principali centri urbani.

Nel Comune di Paese sono presenti punti di conflitto per la gran parte dei quali il PGTU individua interventi di razionalizzazione e messa in sicurezza. I punti maggiormente critici sono gli incroci: S.R.n.53 con la S.P. n.79, , la S.R. n.53 con le strade centrali del capoluogo, la S.R. n.348 con la S.P. n.79 e la S.P. n.100 con la S.P. n.79 a Castagnole, le S.P. n.128 e n.100 a Porcellengo, la S.R. n.348 con la S.P. n.128 a Postioma. I dati relativi agli incidenti stradali presentano una situazione di continuo miglioramento, con una costante diminuzione del numero degli incidenti passati dai 74 del 2001 ai 22 del 2004. Le strade maggiormente pericolose risultano le comunali urbane. La diminuzione degli incidenti è dovuta, oltre al miglioramento della viabilità, all’introduzione della patente a punti ed al maggior ricorso alla constatazione amichevole; per tali ragioni è necessario un continuo monitoraggio al fine di verificare l’effettiva sicurezza delle strade.

Paese, confrontato con la media provinciale, possiede una buona dotazione di rete ferroviaria dovuta al passaggio delle linee: Treviso-Vicenza (fermata Paese) e Treviso Belluno (fermate Castagnole e Postioma). Attualmente tale linee sono sottoutilizzate rispetto alla potenzialità del trasporto pubblico, a causa del limitato numero di corse e delle oggettive carenze delle infrastrutture. Tale situazione è destinata radicalmente a mutare quando diverrà operativo il Sistema Ferroviario Metropolitano Regionale e migliorata l’offerta del trasporto collettivo.

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Abitazioni

Il patrimonio edilizio del Comune di Paese è stato oggetto di schedatura con indagine diretta (2001) e successivo aggiornamento.

L’individuazione delle destinazioni d’uso prevalenti consente di definire le “vocazioni” dei singoli ambiti territoriali. Prevalente è la destinazione residenziale, ma fortemente presenti sono anche quelle produttive; anzi, quest’ultime in alcune parti raggiungono dimensioni ed occupazioni di suolo superiori a quelli delle frazioni contermini. In taluni casi emergono le commistioni, con potenziali incompatibilità, tra funzioni residenziali e produttive: in tal senso l’esempio più calzante è quello del capoluogo, con il corridoio compreso tra la S.R. n. 53 e la ferrovia TV-VI.

Le tipologie edilizie residenziali maggiormente diffuse nel Comune sono quelle monofamiliari e bifamiliari; esse rispecchiano quello che tradizionalmente è stato l’archetipo tipico del modello abitativo dei residenti cioè della villetta urbana o periurbana con giardino. Tale modello ha dato origine ad un sovradimensionamento delle aree urbanizzate a causa dell’elevato consumo di suolo in rapporto alle effettive necessità insediative, nonché uniformità ed impoverimento del paesaggio urbano con la formazione di una grande ed indifferenziata periferia metropolitana. Recentemente tale modello insediativo sta subendo una contrazione, attribuibile sostanzialmente ai maggiori costi del settore edilizio che tendono a privilegiare tipologie edilizie con maggiore densità. Direttamente connesse alle tipologie più diffuse sono l’altezza ed il numero dei piani degli edifici che risultano assai contenuti, superando raramente i due piani fuori terra.

I dati relativi alla caratteristiche dell’edilizia abitativa indicano una superficie media per alloggio di 125 mq e un numero medio di stanze paria a 5; la produzione edilizia dell’ultimo decennio indica il permanere della tendenza a realizzare unità abitative medio-grandi (media 230-240 mc per abitante) rispetto agli standard regionali.

Il patrimonio edilizio abitativo nell’ultimo decennio è fortemente aumentato (abitazioni +27,2%) raggiungendo il valore di 6337 abitazioni occupate; rispetto al 1981 la crescita è stata pari al 66,8%. Complessivamente l’87,5% delle abitazioni sono state realizzate successivamente al secondo dopoguerra. Nel contempo diminuiscono le abitazioni non occupate. Tali dati testimoniano la forte vocazione abitativa assunta dal Comune all’interno dell’area metropolitana del capoluogo provinciale. I parametri di affollamento sono generalmente ottimali (0,58 abitanti/stanza); le coabitazioni risultano trascurabili e probabilmente volontarie piuttosto che dovute a squilibri e/o situazioni disagiate, che pure sicuramente possono esistere. La “giovinezza” del parco abitativo si riflette positivamente sulla dotazione dei servizi (acqua, riscaldamento, bagno). Per quanto concerne il titolo di godimento al 2001 l’82,7% delle abitazioni era in proprietà. Se a tale dato si associa quello della giovinezza del parco abitativo, emerge il dato di un patrimonio edilizio di elevate qualità dimensionali ed in buon stato di conservazione.

La grande espansione urbana che ha interessato il territorio comunale, ha modificato nel tempo i modelli insediativi; dopo un primo prevalere dell’insediamento sparso lungo i principali assi viari, sono seguite fasi di addensamento e raggruppamento dell’edificato. Ciò nonostante non si è avuta una convincente ridefinizione degli abitati in termini di qualità urbana. In ogni caso il fenomeno della edificazione periurbana e sparsa rimane ancora consistente, divenendo una delle questioni di più difficile soluzione in termini urbanistici. Le tendenze insediative dell’ultimo decennio hanno portato ad un deciso aumento dei residenti nei centri; maggiormente interessate da tale fenomeno sono state le fazioni di Postioma (+58,8%), Castagnole (+34,4%) e

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Padernello (+33%).

Struttura insediativa

Le diverse parti dell’edificato sono state suddivise in specifici tessuti edilizi: centri storici, tessuti consolidati, tessuti da consolidare, tessuti pianificati, ambiti di trasformazione. Ognuno di questi tessuti richiede specifici interventi che possono andare dal miglioramento formale della qualità urbana e/o edilizia, dal realizzazione o potenziamento degli standard urbanistici ed delle opere di urbanizzazione, alla completa sostituzione, trasformazione e riqualificazione edilizia ed urbanistica. La distribuzione e la presenza dei diversi tessuti all’interno degli abitati, consente di definire le priorità degli interventi per singolo ATO.

La dotazione dei servizi evidenzia una sufficiente disponibilità, se riferita alla popolazione insediata e teoricamente insediabile; in alcuni ambiti urbani emergono forti carenze a causa della mancata attuazione delle previsioni relative agli standard urbanistici.

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6 – OBIETTIVI DI PIANO

Questa parte della relazione descrive le scelte che il Piano di Assetto del Territorio intende perseguire al fine di conseguire per il Comune di Paese gli obiettivi previsti dalla legge urbanistica n.11/2004.

Lo stato di crisi del territorio comunale richiede la definizione di un “piano strategico” per la costruzione di un progetto della città che affronti il tema dalla riconversione delle proprie basi economiche, al fine di consentire a Paese di competere a livello territoriale, nel trovare spazi ed occasioni di sviluppo e crescita. Il Documento Preliminare, seppure a grandi linee, ha seguito tale percorso, individuando una serie limitata, ma precisa, di obiettivi da raggiungere. Attorno a questi ultimi, si è ottenuta una ampia condivisione da parte delle forze sociali e produttive coinvolte nel processo di formazione del PAT. E’ stato quindi possibile prefigurare e sviluppare un percorso atto a perseguire alcuni obiettivi strategici di sviluppo del territorio comunale, considerati realistici e raggiungibili, proprio perché oggetto di una generale condivisione. Il PAT assume nel contempo anche decise valenze di Piano strutturale, nel momento nel quale individua invarianti dell’organizzazione del territorio, attorno alle quali articolare le politiche diffuse di riqualificazione fisico-funzionale ed ambientale. In tale contesto all’esigenza di modernizzare e rendere competitivo il territorio comunale, all’interno delle grandi trasformazioni dell’area centrale veneta, si affianca il necessario quadro di riferimento delle compatibilità urbanistiche ed ambientali e quindi delle regole per le trasformazioni urbane.

6.1 - Definizione degli obiettivi del PAT

Il Documento Preliminare (DP) ha articolato gli obiettivi del PAT in tre grandi Sistemi: Ambientale, Insediativo, Mobilità ed Infrastrutture. Per ognuno di essi ha fissato gli obiettivi da raggiungere e le necessarie azioni.

Sistema Ambientale

La “dimensione” ambientale è chiamata a svolgere un ruolo di assoluta rilevanza all’interno del PAT. In particolare il tema della sostenibilità delle trasformazioni diviene centrale proprio in una realtà, quale quella di Paese, dove “urbanizzazione diffusa” c forti contrasti tra usi del territorio, si confrontano con la necessità della salvaguardia e tutela ambientale. Il territorio comunale è privo di aree soggette a specifiche tutele di interesse naturalistico, paesaggistico ed ambientale. Sono altresì tuttora presenti alcuni parti del territorio aperto meritevole di difesa e salvaguardia per i valori ambientali e paesaggistici che esprimono, anche perchè sempre più minacciati dall’antropizzazione e da rilevanti forme di degrado, prime tra tutte cave e discariche. Il DP ha chiamato il PAT ad intervenire sulle principali componenti ambientali ponendo attenzione a :

1) Indicazioni per la difesa del suolo · tutela del suolo e sottosuolo dall’inquinamento; · identificazione, catalogazione e monitoraggio di cave, discariche, siti contaminati; · difesa della qualità delle acque di falda e delle fonti di approvvigionamento idrico; · contrasto del consumo di suolo agricolo. Uno dei punti maggiormente qualificanti è quello relativo all’aggiornamento e alla

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revisione del Piano di Ricomposizione delle Cave (redatto nel 1989), al fine di procedere alla definizione di un programma organico e complessivo di riqualificazione del territorio comunale, sul quale convergere ed aggregare risorse ed interesse da parte degli Enti pubblici di livello superiore (Regione e Provincia sono di fatto già coinvolti date le specifiche competenze in ordine a cave e discariche) ed i privati. Altri punti di specifica attenzione derivano dalla necessità di tutelare la falda acquifera, dai fattori di inquinamento (scarichi fognari, fertilizzanti, diserbanti, spargimento del liquami, ecc.), dato l’inserimento del territorio comunale in un ambito di elevata vulnerabilità ambientale e di tutela delle risorse idriche e idroporabili, quale quello di ricarica degli acquiferi. In tale quadro il DP indica anche la necessità di pervenire alla mappatura dei fattori di inquinamento e delle fonti di prelievo e trattamento dell’acqua, al fine di elaborare idonee strategie di intervento.

2) Indicazioni per la valorizzazione del paesaggio agrario e di interesse storico · difesa dell’integrità del territorio agricolo; · riqualificazione dei paesaggi rurali, urbani e periurbani; · tutela e valorizzazione dei beni storico-culturali; · salvaguardia dell’organizzazione degli insediamenti e della rete infrastrutturale

coerente con l’antico impianto territoriale della centuriazione romana; · salvaguardia del patrimonio edilizio di interesse storico, architettonico ed

ambientale; · tutela delle sistemazioni agrarie tradizionali; · individuazione di percorsi di interesse storico, paesaggistico ed ambientale. Nel territorio di Paese, storicamente antropizzato, i caratteri di base sono stati profondamente modificati e integrati da elementi storici, culturali e dall’impianto delle strutture agronomiche; in questo quadro, il risultato paesaggistico è la sintesi dei compromessi che nel tempo si sono stabiliti tra fattori naturali ed antropici. Per quanto riguarda l’agricoltura, nell’ultimo cinquantennio ha perso l’egemonia che aveva nell’ambito del sistema economico ed il suolo, che ne è la base operativa, ha subito un deprezzamento del valore agronomico a favore di altri usi richiesti dalla trasformazioni sociali e tecnologiche. Ne consegue che l’attuale periodo storico-culturale esprime nuovi modelli di paesaggio: urbano, industriale, turistico; contestualmente si diffonde il paesaggio deruralizzato nel quale i connotati originari subiscono trasformazioni ed implementazioni di tipo urbano. Il DP indica l’obiettivo di tutelare le diverse forme di paesaggio presenti attraverso l’analisi ed il censimento dei principali fattori ambientali (corsi d’acqua, vegetazione naturale, sistemazioni e colture agricole, integrità dello spazio rurale, elementi diversificatori del paesaggio), al fine di pervenire a suddivisioni paesaggistiche, rispetto alle quali indirizzare azioni che consentano: la salvaguardia e/o ricostruzione del paesaggio agrario, la tutela degli equilibri ecologici e della biodiversità.

3) Indicazioni per la difesa del territorio rurale · riduzione del consumo di suolo agricolo e della frammentazione territoriale; · tutela dei suoli a vocazione agricola con promozione dell’agricoltura sostenibile; · indicazioni di strategie per il riordino degli insediamenti in area agricola; · salvaguardia del patrimonio vegetale; · costruzione della rete ecologica; · salvaguardia e ricostruzione dei processi che favoriscono la biodiversità; · indicazione degli interventi di riqualificazione ambientale, ecologica e

paesaggistici, in particolare degli insediamenti che si configurano quali detrattori ambientali.

Questo aspetto è strettamente connesso a quello precedente; esso tende piuttosto a sottolineare e sviluppare la necessità di un diverso ruolo del territorio rurale nella

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ricerca di equilibri, tra produttività agricola e salvaguardia del territorio. Il DP richiamando le analisi già svolte in precedenza con il Progetto Preliminare al PRG, riprende la suddivisione del territorio agrario in: ambiti agricoli da riqualificare, ambiti agricoli di conservazione ambientale ed ambiti di riqualificazione ambientale. Per ognuno di essi individua gli interventi che il PAT è chiamato a sviluppare: - ambiti agricoli da riqualificare: miglioramento della qualità ambientale, aumento del potenziale biotico, recupero di aree ed insediamenti degradati; - ambiti agricoli di conservazione ambientale: controllo e contenimento dell’edificazione, tutela dell’integrità agricola ed ambientale, potenziamento biotico, salvaguardia delle attività agricole; - ambiti di riqualificazione ambientale: riconoscimento degli usi plurimi in atto, riqualificazione ambientale e ridefinizione funzionale. Il DP indica e richiede al PAT, la definizione di interventi finalizzati alla valorizzazione ambientale e allo sviluppo delle potenzialità ecologiche, legando trasformazioni territoriali e miglioramento qualitativo e quantitativo delle risorse ambientali.

Sistema Insediativo

Nel Sistema Insediativo convergono le proposte di riqualificazione e ammodernamento della struttura insediativa comunale e del rapporto con l’area metropolitana. Le problematiche delle periferie urbane, il periurbano, gli insediamenti produttivi e terziari conflittuali, la salvaguardia e rivitalizzazione del patrimonio storico e delle aree centrali, sono punti vero i quali il DP pone specifica attenzione. Le risposte alle suddette questioni non possono prescindere dalla comprensione storica delle trasformazioni territoriali e del risultato che le stesse hanno prodotto a livello ambientale e del paesaggio urbano.

Il DP indica per il PAT le seguenti linee di indirizzo: · miglioramento dell’assetto funzionale degli insediamenti, individuando le parti da

riqualificare e riconvertire; · riqualificazione del paesaggio urbano; · recupero e valorizzazione di centri storici e delle aree centrali; · riqualificazione delle aree periurbane e/o marginali; · individuazione delle parti in conflitto funzionale; · dimensionamento delle nuove necessità insediative, in relazione ai fabbisogni

locali; · individuazione di ambiti preferenziali di sviluppo residenziale e produttivo; · definizione di standard urbanistici a sostegno della qualità urbana ed ecologico-

ambientale.

4) Assetto fisico funzionale Il DP propone al fine di individuare idonee strategie di miglioramento dell’assetto funzionale insediativo, il superamento della politica dello “zoning”, con la suddivisione dell’edificato in Tessuti, ritenuta più efficace nel descrivere la città esistente e di prefigurare idonee modalità di intervento. Contestualmente vanno individuati gli Ambiti per i quali definire interventi finalizzati a: riqualificazione e trasformazione urbana, recupero e/o potenziamento del verde e dei servizi, consolidamento abitativo, funzioni centrali.

5) Dimensionamento Il dimensionamento del PAT di Paese va inquadrato in un’ottica più ampia di quella comunale, per riferirsi al più ampio contesto dell’area metropolitana del capoluogo provinciale.

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A partire dal secondo dopoguerra Paese è stato interessato da un consistente aumento di residenti, passando dai 9.268 del 1951 agli oltre 21.600 del 2006 (Paese è al settimo posto a livello provinciale per numero di abitanti). Tale crescita è in gran parte dovuta al saldo sociale con tendenze crescenti negli ultimi anni. Alla crescita del fabbisogno edilizio dovuta all’aumento del numero di abitanti, si è assommata quella derivata dalla diminuzione del nucleo medio familiare e la necessita di reperire ulteriori alloggi per rispondere a queste nuove necessità abitative, aumentando notevolmente il consumo di suolo agricolo e la superficie antropizzata. Ciò ha provocato una continua crisi del sistema comunale, incapace di rispondere efficacemente a richieste insediative sempre crescenti. In questo contesto il DP individua nelle politiche di riequilibrio e consolidamento abitativo le risposte più efficaci, accompagnate da interventi che privilegino: il recupero dell’esistente, la riqualificazione urbana, l’utilizzo delle aree intercluse, l’attenzione alla domanda sociale.

6) Standard Il DP affida agli standard urbanistici un ruolo essenziale per il miglioramento della qualità della vita, anche affiancando agli usuali standard, tipologie di dotazioni ecologico-ambientali per la riqualificazione degli abitati. In questo senso oltre a rispondere a eventuali carenze sul fronte dotazionale, gli standard dovranno realizzare un sistema a rete di servizi, che possa incidere positivamente sulla qualità ambientale ed ecologica degli insediamenti. Nella realizzazione di queste politiche, ampio ruolo per il recupero degli standard non attuati, è affidato all’istituto della perequazione urbanistica.

7) Insediamenti produttivi Parimenti allo sviluppo abitativo, Paese ha avuto un consistente sviluppo delle attività produttive, favorito dalla felice posizione geografica e dalla buona dotazione di infrastrutture viarie e ferroviarie. Tale crescita ha storicamente interessato gli ambiti posti in prossimità di arterie di grande comunicazione, che hanno finito in taluni casi, per essere conglobati all’interno degli abitati, originando conflittualità e problemi ambientali con le aree residenziali. Inoltre, il sistema produttivo comunale non ha ancora completamente avviato una diversificazione strutturale verso imprese di dimensioni maggiori e più “mature dal punto di vista industriale. Contemporaneamente va ricordato come le previsioni infrastrutturali che interessano il territorio comunale (nuova pedemontana, completamento della circonvallazione di Treviso, potenziamento della Feltrina, completamento della circonvallazione di Postioma, sistema SFMR) lo rendono sempre assai interessante per gli insediamenti produttivi. In questo quadro il DP individua nella riorganizzazione dell’esistente (insediamenti lungo le strade regionali Postumia e Feltrina) e in politiche di razionalizzazione con limitati ampliamenti di consolidamento degli insediamenti produttivi, le linee di indirizzo più efficaci ed adeguate alle esigenze locali.

Sistema Mobilità ed Infrastrutture

Il Sistema Mobilità ed Infrastrutture è fondamentale in quanto fortissime sono le correlazioni tra trasformazioni territoriali e pianificazione della mobilità e delle infrastrutture, nel contesto di uno sviluppo sostenibile. Alcune linee strategiche erano state indicate in sede di redazione del Piano Generale del Traffico Urbano, limitatamente agli aspetti di un miglioramento e ottimizzazione del traffico e della accessibilità urbana; successivamente il Progetto Preliminare al PRG del 2003, ha introdotto le questioni del riassetto della mobilità, della tutela ambientale, del miglioramento della qualità della vita e della salute.

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8) Mobilità L’incidenza negativa sulla qualità della vita che il sistema della mobilità comunale comporta, è tale da essere una delle questioni maggiormente avvertite dai cittadini. I livelli di inquinamento derivanti dai forti flussi di traffico, obbligano a definire, a livello comunale, misure volte a ridurne impatto e pericolosità. La mobilità è quindi destinata ad assumere valenza di invariante, con l’obiettivo di un collegamento tra trasformazioni territoriali e sostenibilità. Altro fattore importante è quello dell’inefficienza dell’attuale struttura della mobilità comunale a fronte della forte consistenza di arterie stradali e ferroviarie di primaria importanza. Risulta infatti chiaro come non sia pensabile disgiungere consolidamento e riqualificazione insediativi, da un adeguato sistema di collegamenti che renda “competitivo” il territorio all’interno dell’area metropolitana; in questo quadro la mobilità diviene di per sé un valore prioritario. Il Documento Preliminare, ha proposto di affrontare le questioni poste dalla mobilità attraverso:

· riorganizzazione della viabilità di livello sovracomunale e locale anche con interventi di potenziamento della rete esistente e la previsione di nuove infrastrutture;

· definizione di interventi di sostenibilità ambientale e paesaggistica delle infrastrutture viarie;

· riduzione dei livelli di inquinamento atmosferico ed acustico e riorganizzazione degli spazi urbani lungo le principali arterie stradali, anche con interventi di mitigazione e compensazione degli impatti;

· realizzazione di adeguate infrastrutture per il futuro sistema ferroviario metropolitano regionale;

· potenziamento e completamento della rete viaria ciclopedonale e miglioramento dell’accessibilità al sistema insediativi ed ai servizi.

9) Infrastrutture Per quanto concerne le infrastrutture il Documento Preliminare pone l’accento sulle problematiche derivanti dalla disciplina degli scarichi e del potenziamento della rete fognaria. Tale attenzione va nel senso dell’esigenza della tutela delle risorse idriche, anche per l’inclusione del territorio nella fascia di ricarica degli acquiferi. Per quanto concerne l’inquinamento elettromagnetico (elettrodotti, telefonia cellulare) è proposta l’applicazione del principio di cautela. Il Documento Preliminare relativamente alle infrastrutture, individua i seguenti obiettivi:

· tutela della salute delle persone rispetto all’inquinamento elettromagnetico, acustico atmosferico e luminoso;

· potenziamento della rete fognaria; · tutela delle risorse acquedottistiche.

Conclusioni

Sulla base degli obiettivi indicati dal Documento Preliminare il PAT ha articolato specifiche politiche di Piano che possono essere riassunte in:

· riqualificazione del territorio · individuazione di vincoli e invarianti territoriali · valorizzazione delle vocazioni territoriali e riorganizzazione urbana · indicazioni per lo spazio periurbano · sistema ambientale e ruolo degli spazi urbani ed extraurbani · difesa dal rischio e tutela delle aree fragili

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· controllo della domanda insediativa · riorganizzazione della mobilità e dei servizi.

6.2 – Riqualificazione del territorio

Già nei precedenti capitoli si è posto l’accento sulla dimensione metropolitana nella quale è inserito il territorio comunale di Paese. Con il Quadro Conoscitivo è stata effettuata una lettura storica delle trasformazioni territoriali e del risultato che le stesse hanno prodotto.

A partire dagli anni del secondo dopoguerra Paese è stato oggetto di profonde trasformazioni dovute in gran parte ai fenomeni indotti da forti dinamiche insediative e dal rapido aumento della popolazione. La crescita del numero dei residenti che tuttora prosegue a livelli sostenuti, è sorretta dalle logiche intrinseche dell’area metropolitana centrata sul capoluogo provinciale, all’interno del quale il minor costo delle aree edificabili ha indotto famiglie e aziende ad insediarsi a Paese, innestando anche problematiche di ordine negativo, riconducibili essenzialmente all’espansione non sempre corretta degli insediamenti, alla salvaguardia del paesaggi rurale e naturale ed agli equilibri ambientali.

Nel Comune, come del resto per tutta l’area metropolitana, si è assistito ad una forte trasformazione della struttura territoriale con sviluppo accentuato della residenza e degli insediamenti produttivi e la perdita della semplicità degli schemi insediativi pregressi. L'evoluzione di questi ultimi trova una logica e naturale causa nell'inserimento di nuove funzioni non più attinenti con la realtà rurale, che determinano nuovi paesaggi urbani e agrari, anche se in questi ambiti territoriali, permangono tuttavia dei segni urbani di generale interesse rappresentati dai centri storici e dall’assetto territoriale di antica formazione. L’equilibrato rapporto tra insediamenti umani e territorio si è profondamente modificato in questi ultimi decenni. L’affermarsi del modello veneto di sviluppo, se da un lato ha portato un innegabile diffuso benessere, dall’altro sta producendo omogeneità ed indifferenziazione paesaggistica e la perdita della storia e della memoria dei luoghi. Si stanno velocemente costruendo territori che sempre più tendono ad assomigliarsi, dove il “capannone” prende il sopravvento sulla “villa” e sul paesaggio.Sempre più si registrano situazioni connotate dalla rarità di qualità architettonica e di sensibilità ambientale; in questi ambiti prevalgono spesso forme ibride situabili tra l'urbano e il rurale, ovvero modelli prevalentemente urbani dell'area metropolitana veneta. In questo contesto l’area metropolitana è potenzialmente oggetto di trasformazioni conseguenti e connaturati a processi di urbanizzazione e delocalizzazione delle attività produttive, pur configurandosi ancora quali luoghi ove riscontrare intensa identità storica e senso della comunità locale.

E’ quindi da ritenersi argomento fondamentale ai fini dell'impostazione di una seria proposta di Piano, la questione del controllo della pressione edificatoria ed in generale della sostenibilità degli interventi di trasformazione territoriale ponendo la questione del limite quale risorsa. Sempre più si avverte l'esigenza di riscoprire le positive intenzioni legate al recupero, al ripristino, alla manutenzione del patrimonio ambientale esistente, in contrapposizione a politiche del territorio che per vari decenni hanno agevolato l’aggregazione policentrica e la città diffusa, con l'ausilio di norme di legge (quale ad esempio la L.R. 24/85) che, di fatto, hanno avvallato e protetto una sorta di edificabilità “non meditata”, in aperta contrapposizione agli obiettivi di tutela del territorio.

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La campagna, prima minacciata dall'espansione urbana e dalla periferia, oggi in genere è aggredita dalle "villette", minaccia che significa ulteriore perdita di risorse, perché questa tendenza si combina efficacemente con quelle pericolose del "vuoto interstiziale” e del dismesso urbano", con il vuoto degli uffici e delle attività che, una volta conquistate le aree centrali, riabbracciano la moda della delocalizzazione, giustificata dalla necessità, peraltro in vari casi fondata, di dare più organizzazione alla logistica e ottenere maggiore funzionalità degli spazi pertinenziali. Dunque, se si riflette su tutta la complessità del fenomeno, si vede perché il concetto di "limite" sia da considerarsi come vera e propria risorsa, considerandone quindi le innegabili positività. A ben vedere è proprio la perdita del “limite” ha generato la campagna urbanizzata; la città si stempera nello spazio e quasi cessa di esistere: il modello veneto diviene in tale contesto citazione di rito. Se così si ragiona, dunque, tutto il territorio diviene scenario di potenziale riconversione e trasformazione. Non vi sono solo le aree produttive dismesse e catalogabili come siti di archeologia industriale, ma sussiste la grande dismissione dell'area vasta del territorio agricolo, in quanto poco rischia di rimanere realmente rurale e valido sotto il profilo dell’economia produttiva agricola.

Assistiamo quindi ad una realtà che spesso ha bisogno di un “ripristino e restauro” delle condizioni peculiari e, nell'ambito di questa operazione, individuare i reali limiti dell'edificato, all'interno del quale proporre interventi di manutenzione/ restauro/ ristrutturazione per convalidare ed elevare il ruolo primario svolto dal patrimonio edilizio esistente; oltre il limite dell'edificato, proporre organici studi di ricomposizione del paesaggio, ridando scenari alla campagna abbandonata e depauperata da iniziative ed attività che nulla hanno a che vedere con la ruralità. Ciò dovrà caratterizzare l'assetto urbano e territoriale del nostro tempo, con interventi non certo intesi esclusivamente come recupero di memoria storica, ma alla stregua di iniziative che divengono parte integrante ed emergente dei bisogni della comunità. La revisione integrale dello Strumento urbanistico generale, alla luce delle nuove norme per il governo del territorio, rappresenta l'opportunità per un confronto tra le problematiche in essere e la verifica degli strumenti più idonei per proporre percorsi di sviluppo.

6.3 - Individuazione di vincoli e invarianti territoriali

I Vincoli e le Invarianti, seppure a livello diverso, costituiscono elementi per i quali le possibilità di trasformazione sono nulle o limitate. In questo quadro possono individuarsi quali risorse e potenzialità importantissime nella formazione dei piani urbanistici. In particolare le Invarianti assumono i connotati di condizione imprescindibile per la riorganizzazione del territorio, dettando il quadro unitario delle compatibilità attorno al quale il PI potrà intervenire, con idonee politiche urbane di risposta alle mutevoli esigenze richieste dai processi socio-economici e territoriali.

6.3.1 – Vincoli e Pianificazione Superiore

Il PAT nell’elaborato cartografico di progetto Tavola 1 – Vincoli e Pianificazione Superiore, individua le aree e gli immobili soggetti a vincolo ai sensi della normativa nazionale e della pianificazione a livello superiore. Nel territorio comunale sono vincolati ai sensi del D.Lgs 42/2004 i seguenti immobili:

Casa Quaglia – Paese Villa Panizza Pasetti – Paese Villa Algarotti Quaglia – Paese

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Villa “La Quiete” già De Pellegrini – Paese Casa Rossa – Paese Casa Benvegnù – Castagnole Casa Visentin detta “Delle Meridiane” – Castagnole Casa Bandiera, già Vittori ora Benvegnù – Castagnole Villa Mocenigo ora Stecca – Castagnole Villa Alessi Badesso – Castagnole Villa Alessi Perisinotto – Castagnole.

E’ presente un vincolo archeologico sulla S.P. n.103 Postumia Romana, per una fascia di 50 mt su entrambi i lati della strada. Sono individuate dal PAT le seguenti fasce di rispetto: · rispetto cimiteriale (art. 9 delle N.T.) · rispetto dai depuratori (art. 10 delle N.T.) · rispetto dai pozzi acquedottistici di cui al DPR 24.05.1988, n.236 (art. 11 delle

N.T.) · rispetto stradale (art. 12 delle N.T.) · rispetto ferroviario (art. 13 delle N.T.) · rispetto aeroportuale (art. 14 delle N.T.) · rispetto elettrodotti (art. 15 delle N.T.) · rispetto impianti di comunicazione elettronica ad uso pubblico (art. 16 delle N.T.) · rispetti militare, cave, discariche, canali irrigui, ecc. (art. 17 delle N.T.). L’intero territorio comunale e soggetto a vincolo sismico zona 3 ai sensi dell’OPCM n. 3274/2003 e DM 14.09.2005 (art 8 delle N.T.). Il PAT nella Tavola 4 – Carta della Trasformabilità – individua gli immobili vincolati dall’Istituto Regionale per le Ville Venete, nonché edifici e complessi di valore monumentale e testimoniale. Sono individuate nel catalogo dell’Istituto Regionale per le Ville Venete:

Villa Onesti ora Bon - Paese Villa Gobbato dalla Riva - Paese Casetta Perotto - Paese Villa Ca’ Sugana - Paese Casa Lin - Paese Barchessa di Villa Loredan - Paese Chiesa Arcipretale di Paese - Paese Oratorio della Beata Vergine - Paese Casa canonica di Paese - Paese Villa Labia, già Motka, ora Carlesso - Postioma Villa Emo Labia - Postioma Casa canonica di Postioma – Postioma Casa Bottico - Postioma Villa Tassoni - Postioma Villa Ferretti ora Vettorello - Porcellengo Villa Fantini Olivotti - Porcellengo Casa Leoni Piazza - Castagnole Casa Casanova – Tzikos - Castagnole Barchessa di Villa Bianchi - Padernello Casa Mandruzzato - Padernello Casa Netto – San Luca.

6.3.2 – Invarianti

Il PAT nella cartografia di progetto Tavola 2 – Carta della Invarianti – individua gli

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ambiti e manufatti riconoscibili come valori da assoggettare a specifica tutela per il loro intrinseco interesse storico, artistico, architettonico, archeologico, paesaggistico ed ambientale. Il riconoscimento e la salvaguardia di questi valori sono prioritari per garantire uno sviluppo compatibile con il rispetto dell’identità territoriale.

Il PAT individua le invarianti storico-culturali (art. 19 N.T.), corrispondenti ad ambiti e manufatti riconoscibili come elementi peculiari dell’identità storica culturale del territorio comunale e comprendenti gli agglomerati insediativi che conservano nell’organizzazione territoriale e nell’impianto urbanistico i segni delle originarie storiche caratteristiche e funzioni economiche, sociali, politiche o culturali: · edifici, manufatti, oggetti ed aree emergenti per caratteri di unicità, valore ed

originalità; · il patrimonio storico, architettonico, ambientale, archeologico della centuriazione

romana ed identitario cosiddetto “minore” presente nel territorio comunale. Questo patrimonio non si configura solo, in monumenti, ville e parchi storici, quanto in edifici della civiltà rurale, tracciati storici, sistemazioni colturali, capitelli, edicole, oratori, alberi sacri, iconografia, luoghi e simboli della tradizione e della pietà popolare. Per quanto concerne i segni della centuriazione romana il PAT individua due diversi livelli: · strade regionali, provinciali o comunali asfaltate tuttora di primaria importanza

(Postumia Romana, Feltrina, ecc.) già tutelate con diverse tipologie di vincolo; · strade di campagna, rotabili a fondo naturale e fossati relitti dell'agro centuriato.

Le invarianti storico-monumentali (art. 20 N.T.), comprendono ambiti e manufatti riconoscibili come elementi peculiari dell’identità storica culturale del territorio comunale. Corrispondono ad edifici, manufatti, oggetti ed aree subordinate a tutela ai sensi del D. Lgs 42/2004 e quelli individuati dall’Istituto Regionale per le Ville Venete.

Le invarianti di natura architettonica (art. 21 N.T.), si riferiscono ad ambiti e manufatti riconoscibili come elementi peculiari dell’identità storico-architettonica e culturale del territorio comunale e corrispondono a: · edifici, manufatti, oggetti e relative aree di pertinenza nelle aree urbane; · agglomerati ed edifici sparsi rurali di antica origine.

Le invarianti paesaggistico-ambientali (art. 22 N.T.), sono gli ambiti del territorio comunale dove le qualità ambientali, naturalistiche e paesistiche sono massime. Sono ambiti rurali integri o sufficientemente integri, con consistente dotazione di equipaggiamento a verde e presenza di connessioni a rete. L’edificazione risulta generalmente scarsa, o concentrata anche in piccoli aggregati, a prevalente tipologia agricola; in alcune parti risultano evidenti tracce di appoderamento storico. Le invarianti paesaggistico-ambientali sono suddivise in: · ambiti di natura paesaggistica, cioè aree agricole da assoggettare a specifica tutela

per le qualità paesaggistiche che tuttora riescono ad esprimere; · elementi lineari, nella gran parte dei casi formate da siepi e fasce alberate con

vegetazione a sviluppo lineare arborea-arbustiva, strutturata su uno o più strati · elementi areali, ovvero macchie arboree e arboreo-arbustive con vegetazione

boscata di pianura, solitamente di ridotta estensione, formatasi per spontanea rinaturalizzazione con specie arboree o per interventi di rimboschimento

· parchi, aree verdi coincidenti con parchi di pertinenza di ville storiche o giardini pubblici e privati di una certa consistenza.

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6.4 - Riorganizzazione urbana e vocazioni territoriali

All’interno del lavoro di elaborazione del PAT più volte si è accennato alle profonde modifiche territoriali avvenute negli ultimi decenni. I processi di crescita non sono stati sufficientemente guidati riflettendosi negativamente nell’organizzazione degli abitati. Si è generato un ambiente urbano indifferenziato descrivibile con il termine di “grande periferia”, intendendo per questa ultima non solamente ciò che è distante dal centro, quanto piuttosto, la presenza o meno, di elementi che rendono degradante il paesaggio urbano. I modelli di urbanizzazione del territorio, raramente sono riusciti a raggiungere una “soglia urbana” apprezzabile, proponendo piuttosto un paesaggio urbano uniforme e privo di legami con i segni distintivi del territorio e della sua memoria storica. Un ulteriore dato di crisi che emerge con chiarezza è quello della difficoltà dello “zoning” urbanistico (suddivisione del territorio in specifiche destinazioni d’uso), nel comprendere gli elementi che definiscono uno specifico ambito urbano, e la conseguente necessità di ricorrere a diverse categorie interpretative, per affrontare le sfide poste dalle problematiche territoriali ed ambientali.

Le linee strategiche che il PAT ha inteso definire per le aree urbane sono riassumibili:

· riduzione del consumo di suolo e dell’espansione incontrollata; · ricompattazione dei centri abitati e contrasto alla dispersione insediativa; · tutela e valorizzazione degli elementi storici; · riqualificazione e miglioramento della qualità urbana ed ambientale; · miglioramento funzionale degli insediamenti e della qualità degli spazi; · valorizzazione degli spazi pubblici con momento strutturante della città; · riorganizzazione e riqualificazione delle aree centrali; · recupero dell’esistente e del dismesso urbano; · riconversione e trasformazione delle aree produttive interne agli abitati

incompatibili o conflittuali con la residenza; · consolidamento e riqualificazione delle aree di frangia e di urbanizzazione rada.

Il compattamento e la densificazione insediativa sono stati la principale risposta ad una frammentazione in brani urbani degli abitati. Gran parte di questi ultimi presentano infatti una discontinuità del costruito che non è tanto una “volontà” del Piano quanto un fatto “subito” per l’impossibilità di fatto da parte delle Amministrazioni Comunali di attuare le previsioni di Piano nelle parti che maggiormente dovrebbero qualificare le città: gli spazi e le attrezzature pubbliche; non è affatto casuale che gran parte dei vuoti urbani coincidano proprio che le parti della città che le Amministrazioni Comunali non sono state in grado di acquisire e realizzare per finalità pubbliche.. La nuova legge regionale n.11/2004 introducendo gli istituti della perequazione e compensazione urbanistiche, consente ai Comuni di procedere all’acquisizione delle aree per servizi ed attrezzature pubbliche, in un quadro di democratica ripartizione dei diritti edificatori e di coinvolgimento dei privati coinvolti nella realizzazione della città. In questo nuovo contesto il PAT persegue politiche di attuazione di queste parti della città, anche con parziali trasformazione delle stesse a compensazione dei privati. Viene così a concretizzarsi un circolo virtuoso che vede da un lato la realizzazione del sistema urbano delle attrezzature pubbliche, dall’altro il configurarsi di risposte edificatorie direttamente relazionate con gli spazi collettivi, facendo venire meno la necessità di consumo di suolo agricolo per il soddisfacimento dei fabbisogni insediativi.

Attorno a questa nuova prospettiva di città strutturata sugli spazi pubblici, il PAT

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propone di affiancare riqualificazione e miglioramento della qualità urbana ed ambientale, non affidandola solamente agli standard urbanistici, ma integrando in questo obiettivo anche gli ambiti interessati dalle trasformazioni ed espansioni urbane coinvolgendo ed indirizzando le iniziative private verso forme di arricchimento funzionale e miglioramento ambientale. Le questioni della riconversione delle aree incompatibili con il tessuto insediativo e del dismesso urbano, divengono occasioni per ridisegno e ripensamenti sulla città; il risanamento dei siti contaminati e la rilocalizzazione delle attività produttive possono diventare quindi occasione per nuove funzioni e paesaggi urbani. Quei paesaggi che nelle aree di margine sempre più allungati lungo la maglia stradale, assumono la “forma” sempre più riconoscibile del territorio veneto, cioè di uno spazio edificato che non si apre/rapporta con l’esterno, ma bensì delimita e racchiude il territorio aperto riducendolo sempre più a sfondo incerto ed estraneo. Solo un programma di lungo termine, che comprenda le logiche di trasformazione dell’area metropolitana, recepisca e sviluppi principi di sostenibilità ambientale, persegua obiettivi di riqualificazione e valorizzazione delle specificità, può portare a città più efficienti e con qualità ambientali migliori di quelle esistenti.

6.4.1 – Zone residenziali

Ci si è già soffermati più volte sulla questione del forte sviluppo insediativo, visto come causa maggiormente responsabile della non soddisfacente qualità dell’abitare e dell’alterazione degli equilibri ambientali. Nell’affrontare questi temi e, quindi, la riqualificazione e riorganizzazione urbana, il PAT individua modalità di intervento, non legate tanto alla zonizzazione funzionale degli insediamenti, quanto piuttosto alla loro articolazione in “Tessuti” (vedi Quadro Conoscitivo). Questi ultimi rappresentano un termine di lettura della città, nelle sue componenti fisico-funzionali riassumibili in:

· organizzazione degli isolati; · modalità di aggregazione degli edifici; · riconoscibilità delle regole dell’edificazione; · rapporto dell’edificato con gli spazi aperti pubblici e privati; · caratterizzazione morfologica, funzionale e formale dell’edificato; · qualità e quantità degli spazi pubblici.

Si tratta di una lettura della città che supera l’attuale zonizzazione per specifiche destinazioni, attribuendo alle diverse parti ruoli e vocazioni maggiormente connaturati. Per le parti “deboli” della città è possibile immaginare interventi specifici di rioganizzazione e riqualificazione, anche qualitativa, al di fuori della stretta logica dello zoning. I tessuti così individuati sono stati oggetto di inserimento nel PAT al fine di individuare le modalità di intervento unitarie e più efficaci per intervenire nella città. Gli ambiti determinati sulla base dei tessuti hanno portato a definire:

· aree con tessuti prevalentemente antichi (centri Storici); · aree con tessuti consolidati/pianificati; · aree con tessuti da trasformare.

La lettura della città in tessuti consente di rispondere con maggiore efficacia agli obiettivi nel Documento Preliminare relativamente alle seguenti problematiche:

· ricomposizione delle aree centrali; · riqualificazione e trasformazione delle aree produttive poste all’interno degli

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abitati;

· interventi sul dismesso urbano; · commistione tra residenza e attività produttive; · riorganizzazione delle aree di frangia; · definizione del limite urbano e riqualificazione del territorio ad urbanizzazione

rada. Anche per le aree produttive si è utilizzata la suddivisione in Tessuti. Di seguito si indicano gli interventi a livello generale che il PAT propone relativamente a questi ultimi, nonché quelli relativi agli ambiti strategici di riorganizzazione, riqualificazione e valorizzazione degli abitati: Nel successivo capitolo 8 sono individuati per singoli ATO obiettivi ed azioni specifici.

6.4.1a - Centri storici

Il recupero del patrimonio edilizio è uno degli obiettivi programmatici di maggiore rilievo nei piani urbanistici; nel caso, poi di Paese, viene ad assumere una duplice valenza: da un lato quella di un doveroso riuso di un patrimonio che spesso presenta un elevato valore architettonico ed ambientale, dall’altra quella di tutela della “memoria storica”, finalizzata a contrastare il senso di straniamento che lo sviluppo edilizio del secondo dopoguerra ha radicato nei residenti. Questo patrimonio non sempre è stato oggetto di adeguata tutela e salvaguardia, tanto che la problematica legata al recupero dei centri storici, ma più in generale degli insediamenti di antica origine, risulta centrale nella redazione dei piani urbanistici generali. Con il Quadro Conoscitivo sono stati analizzati i processi storici di formazione dei centri storici e le caratteristiche del patrimonio edilizio di antica origine. La Regione Veneto con le ex leggi n.80/1980 e n.61/1985, ha elaborato una serie di normative al fine di rendere possibile la conoscenza, conservazione e salvaguardia del patrimonio edilizio di antica origine, nonché l’incentivazione delle politiche tese alla fruizione individuale e collettiva degli insediamenti storici attraverso il loro recupero e mantenimento delle funzioni originali o con, esse compatibili. Il Comune di Paese ha già da tempo adeguato il proprio PRG alla L.R. 80/1980; inoltre ha adottato una specifica Variante ai Centri Storici, attualmente in Regione per l’approvazione, con i seguenti contenuti:

· ricognizione sistematica dei gradi di protezione attribuiti a fabbricati e manufatti; · classificazione gli spazi scoperti ; · ridefinizione degli ambiti soggetti a Piano Attuativo; · revisione degli ambiti delle Unità Minime di Intervento; · snellimento della normativa e redazione di Schede di Intervento al fine di

agevolare gli interventi nei centri storici; · redazione di un Prontuario per gli interventi nei Centri Storici.

In questo contesto considerato che sia il PRG vigente, sia soprattutto i miglioramenti introdotti con la succitata Variante ai Centri Storici, appaiono coerenti con gli obiettivi del PAT, quest’ultimo recepisce contenuti e strumentazioni dei Piani vigente ed adottato. In ogni caso il PAT, conseguentemente a quanto richiesto all’articolo 40 della L.R.11/2004, ha provveduto a

· classificare gli immobili, per categorie tipologiche attribuendone i valori di tutela in funzione degli specifici contesti da tutelare e salvaguardare;

· indicare interventi e destinazioni ammissibili; · definito i margini di flessibilità del PI.

Tali individuazioni sono state estese anche agli immobili individuati dall’Istituto Regionale per le Ville venete, nonché agli edifici ed ai complessi di valore

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monumentale e testimoniale presenti nel territorio comunale.

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6.4.1b - Aree residenziali consolidate tipo A

Comprendono le parti dei centri urbani, realizzate sulla base di piani urbanistici di massima o di organizzazioni territoriali coerenti con una corretta pianificazione, oppure di veri e propri strumenti urbanistici attuativi, dove i tessuti sono generalmente consolidati. Presentano diversi livelli di qualità abitativa, direttamente corrispondenti con l’epoca di impianto. Possono, in ambiti specifici, necessitare di interventi di adeguamento infrastrutturale oppure di riqualificazione e/o sostituzione edilizia:

Le parti attuate con strumentazione urbanistica attuativa sono spesso zone con edilizia giovane, per i quali sono ipotizzabili solo interventi di arricchimento dell’arredo urbano ed una maggiore interrelazione con le altre parti della città, da realizzare principalmente attraverso il potenziamento delle attrezzature di interesse pubblico, il miglioramento dei collegamenti viari protetti ed il potenziamento del verde urbano.

In questo quadro gli obiettivi che il PAT affida la PI, sono quindi quelli di:

· conservazione del tessuto urbanistico; · miglioramento della qualità edilizia; · adeguamento e miglioramento anche qualitativo di viabilità e servizi; · consolidamento e miglioramento funzionale del patrimonio edilizio attraverso

ampliamento, ristrutturazione e sostituzione edilizia; · realizzazione di interventi di potenziamento del verde e di integrazioni con le altre

parti degli abitati.

Gli interventi in tali zone saranno generalmente di tipo diretto ammettendo: restauro e risanamento conservativo, ristrutturazione edilizia, manutenzione ordinaria e straordinaria, demolizione e ricostruzione, nuova edificazione; in casi specifici potranno essere richiesti strumenti urbanistici attuativi. Le destinazioni d’uso sono generalmente quelle residenziali, direzionali, commerciali, di servizio.

6.4.1c – Aree residenziali consolidate tipo B

Il PAT individua all’interno dei tessuti consolidati delle parti urbane (tipo B), spesso coincidenti con gli ambiti di frangia o di formazione spontanea, nelle quali la città risulta scarsamente configurata e con impianto non sufficientemente definito. Sono spesso zone a bassa densità edilizia e nei quali i vuoti urbani e le presenze agricole, sono abbastanza diffusi. Molto carenti appaiono viabilità, opere di urbanizzazione e servizi. Sono le aree deboli della periferia urbana. La riqualificazione di questi ambiti non è ottenibile con singoli interventi, quanto da programmi di riorganizzazione funzionale e fisica, capaci di agganciare queste parti urbane a quelle più strutturate. In questo quadro, sulla base delle indicazioni del PAT, il PI dovrà prevedere:

· l’ulteriore consolidamento/completamento del tessuto urbanistico; · il miglioramento della qualità edilizia; · l’adeguamento e potenziamento di viabilità e servizi, con attenzione alla

qualificazione degli spazi pubblici.

Per le aree prossime alle zone centrali possono essere ipotizzati interventi di trasformazione, sostituzione e riqualificazione dei tessuti nell’ottica di una più generale riqualificazione di queste aree. Per quelle di frangia gli interventi concretamente ipotizzabili possono essere individuati nell’apprestamento di opere di urbanizzazione e nel miglioramento delle relazioni con il restante tessuto (percorsi protetti, arredo urbano, potenziamento del verde, ecc.).

Gli interventi in tali zone saranno generalmente di tipo diretto ammettendo: restauro e

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risanamento conservativo, ristrutturazione edilizia, manutenzione ordinaria e straordinaria, demolizione e ricostruzione, nuova edificazione; in casi specifici potranno essere richiesti strumenti urbanistici attuativi. Le destinazioni d’uso sono generalmente quelle residenziali, direzionali, commerciali, di servizio.

6.41d - Ambiti di riqualificazione, riconversione e trasformazione

Sono parti dell’edificato urbano comprendenti aree:

· degradate o con degrado in atto, · contaminate, da bonificare, con bonifica attuata o in corso; · dismesse a prevalente destinazione non residenziale; · sottoutilizzate o non coerenti con il tessuto urbano; · con previsioni inattuate, e/o irrisolte dal punto di vista urbanistico; · marginali del tessuto edificato che necessitano di una precisa identità urbana. Sono interessate da questa specifica individuazione, parti urbane sorte inizialmente con destinazione produttiva e che successivamente, a seguito dalla crescita degli abitati, sono divenute momento di “frizione urbana” (ad esempio corridoio tra la S.R. n. 53 e la ferrovia Treviso-Vicenza a Paese). In alcuni casi sottoutilizzi e/o dismissioni, hanno accelerato i processi di degrado con ripercussioni negative su parti anche consistenti degli abitati.

In altri casi sono coinvolte in situazioni di degrado edilizio ed urbanistico, parti urbane poste in prossimità dei centri storici o delle aree centrali, edificate durante a prima urbanizzazione degli anni ‘50-60 del secolo scorso (ad esempio le sottozone B3 del vigente PRG). Si tratta in questi casi, di un patrimonio edilizio che presenta condizioni per alcuni versi simili a quelle dei centri storici, con degrado urbanistico ed edilizio, carenza di infrastrutture e standard, sottoutilizzo di aree ed indici, ecc.. Sono però contestualmente ambiti urbani potenzialmente destinati a divenire luoghi privilegiati di funzioni centrali e aggregazione sociale, qualora interessati e convolti da operazioni urbanistiche di miglioramento della qualità dell’ambiente urbano, riorganizzazione degli spazi pubblici e di incentivazione del mix funzionale. Rientrano in questa categoria di intervento anche i “vuoti urbani” derivati dalla mancata attuazione di previsioni di piano, oppure parti irrisolte dal punto di vista urbanistico; in molti casi la scarsa manutenzione o il totale abbandono, hanno reso questi spazi, luoghi di degrado e scadimento del paesaggio urbano.

Per queste aree il PAT indica interventi di:

· recupero urbanistico delle parti degradate poste all’interno delle aree urbane; · completamento e consolidamento dell’edificazione, finalizzati all’integrazione dei

margini urbani; · miglioramento e riqualificazione della qualità urbana e dell’edificato anche con

interventi di sostituzione edilizia; · recupero dotazionale di piazze, spazi verdi e parcheggi; · potenziamento e valorizzazione di funzioni centrali e di interesse pubblico; · miglioramento della qualità ambientale ed ecologica; · incentivazione della ricchezza funzionale per la rivitalizzazione degli abitati; · realizzazione di connessioni verdi che innervino gli abitati, fino ad interreagire

con il sistema ambientale agricolo.

In questi ambiti, oltre a quello fondamentale della riorganizzazione e riqualificazione urbana, il PAT si pone l’obiettivo del reperimento delle aree ai fini della riqualificazione morfologica, funzionale ed ecologica degli abitati.

In questo contesto il PAT fornisce una serie di indicazioni per la successiva

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definizione di interventi indirizzati al potenziamento del verde (riqualificazione e rigenerazione ecologica), al miglioramento dell’arredo urbano e alla cucitura tra le parti del tessuto urbano. Nelle aree di trasformazione il PI provvederà ad individuare negli interventi edificatori una ripartizione delle aree articolata in :

· aree di concentrazione volumetrica (Cv);

· spazi ed attrezzature pubblici e/o di uso pubblico (Sp);

· verde ecologico da realizzare anche in aree private (Ve). Nelle aree Cv andranno realizzate le possibilità edificatorie previste sia private che pubbliche. Gli spazi di tipo Sp sono quelli destinati alla realizzazione di spazi ed attrezzature di interesse pubblico o di uso pubblico. Il verde ecologico Ve è la dotazione complessiva di aree a verde sia esso pubblico che privato che il PI individua per il miglioramento ambientale dell’ambiente urbano, da integrare nella Rete ecologica. In questo senso si ricorda che la Variante parziale al PRG relativa al corridoio compreso tra la S.R. n.53 e la linea ferroviaria Treviso-Vicenza adottata dal Comune di Paese quale primo adeguamento al Progetto Preliminare, contiene già nel proprio apparato cartografico e normativo, molte delle indicazioni sopradescritte. All’interno della suindicata ripartizione, si individueranno le aree oggetto di cessione nell’ambito della perequazione urbanistica. Le proprietà ricadenti all’interno di tali aree contribuiscono in proporzione al rispettivo imponibile catastale, in relazione all’edificazione ammissibile ed alla cessione di aree pubbliche e/o di uso pubblico. Nelle aree di trasformazione il PI individuerà le quantità massime di capacità volumetrica attribuibili a crediti edilizi ai sensi dell’articolo 39 della L.R. n.11/2004, nonché le eventuali aree, superfici o volumi da destinare ad ERP.

A queste indicazioni si affiancano quelle dell’incentivazione dell’edilizia sostenibile e realizzazioni che vanno nel senso di una migliore qualità della città (tali indicazioni interessano anche le aree di espansione e quelle esistenti).

6.4.1e - Ambiti di espansione urbana

Il PAT individua ambiti di espansione urbana, in un quadro di completamento degli attuali insediamenti e solo nel contesto della mancanza di alternative legate al recupero dell’esistente. In ogni caso queste limitate espansioni si qualificano per:

· attenzione al consumo di suolo; · individuazione delle parti del territorio maggiormente idonee allo sviluppo degli

insediamenti residenziali; · completamento delle parti irrisolte; · ridefinizione dei margini urbani e periurbani; · definizione dei limiti urbani.

Forte attenzione il PAT richiede nell’approfondimento degli aspetti progettuali relativi alla definizione dei limiti della città. Nella progettazione riguardanti parti marginali degli abitati, prive di identità urbana, si ritiene particolarmente necessario definire il confine tra città e ambiente agricolo. L’integrazione ambientale tra parti antropizzate ed il paesaggio agrario, potrà essere ottenibile attraverso: il controllo degli indici edificatori e l’impianto o il potenziamento di sistemi lineari di verde con funzione di filtro, mascheramento e aumento del potenziale biotico.

Le modalità di intervento nelle aree di espansione sono simili a quelle indicate per le aree di trasformazione.

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6.4.2 – Zone produttive

Il territorio comunale di Paese, per la specifica posizione geografica e la presenza di assi viari di primaria importanza è stato interessato, a partire dal secondo dopoguerra, da un massiccio sviluppo di attività economiche di tipo produttivo, commerciale e direzionale. Nel corso degli anni Paese, consolidando il proprio ruolo industriale, si è trasformato in un polo di attrazione verso i Comuni limitrofi, divenendo sede di servizi legati alle attività produttive. La permanenza ed il rafforzamento dei fattori che hanno determinato nel passato la trasformazione di Paese da centro agricolo ad industriale, danno la certezza di un ulteriore sviluppo di tale trend, anche in considerazione del potenziamento degli scambi commerciali, in particolare con l’est Europa, che le grandi infrastrutture per lo spostamento di merci e persone previste a livello comunitario, nazionale e regionale fanno presagire.

Una prima serie di indicazioni per quanto concerne le attività produttive vengono dagli strumenti urbanistici di livello superiore: nuovo Piano Territoriale Regionale di Coordinamento e nuovo Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale. Questi strumenti ancorché in fase di elaborazione definiscono già una serie di indirizzi con i quali il PAT è chiamato a confrontarsi.

Il PTRC nel Documento Preliminare tra gli obiettivi di pianificazione territoriale pone alcune questioni che interessano specificatamente gli insediamenti produttivi riassumibili in:

· controllo del consumo di suolo dovuti alla pressione insediativa; · definizione di nuovi modelli per la mobilità di persone e merci; · forte attenzione alla difesa delle risorse ambientali e paesaggistiche per uno

sviluppo sostenibile del territorio; · ripensamento dell’attuale modello produttivo verso un contenimento degli

insediamenti produttivi, la loro specializzazione in distretti e integrazione ambientale;

· rafforzamento dell’armatura dei servizi, del terziario e del turismo, quale momento di potenziale riqualificazione degli insediamenti.

Da parte sua il nuovo PTCP, all’interno di un rapporto di condivisione con i suesposti obiettivi generali della pianificazione regionale, specifica nella propria proposta di piano alcuni indirizzi pianificatori:

· riassetto delle localizzazioni insediative e razionalizzazione di quelle produttive con specifica attenzione, per queste ultime, ai nodi infrastrutturali ed alla logistica;

· razionalizzazione delle funzioni nei pressi dei nodi infrastrutturali; · difesa dall’inquinamento (emissioni in atmosfera, qualità delle acque, rifiuti,

bonifica siti contaminati, emissioni elettromagnetiche, inquinamento acustico e luminoso);

· realizzazione della nuova pedemontana, il completamento della circonvallazione di Treviso e della circonvallazione di Postioma sulla Feltrina, per affrontare le criticità della mobilità.

In particolare per quanto concerne le ipotesi di riorganizzazione produttiva provinciale, viene proposta una suddivisione dei Comuni in tre fasce, con specifiche politiche attuative. Paese è inserito nella fascia A “Aree di intensificazione agglomerativa”, cioè tra i comuni nei quali è utile favorire una crescita produttiva. La contiguità con comuni interessati dalla futura realizzazione della nuova pedemontana, nonché la presenza di importanti infrastrutture per la mobilità e l’elevato livello di

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densità produttiva, sono alla base di questa indicazione.

L’attenzione che viene posta in entrambi i documenti al controllo del consumo di suolo, alla localizzazione insediativa, alla dotazione infrastrutturale e alle problematiche ambientali, definiscono un quadro di riferiscono coincidente con gli obiettivi del PAT.

6.4.2a – Linee di intervento

Precedentemente si è sottolineato l’interesse che Paese storicamente ha avuto rispetto allo sviluppo insediativo dell’area metropolitana. Oltre che alla residenza il territorio comunale ha visto crescere fortemente attività produttive e terziarie, le cui caratteristiche relative a settori economici prevalenti, tipologia delle Unità Locali ed addetti, sono ampiamente descritte nel Quadro Conoscitivo.

Questi insediamenti hanno privilegiato le aree poste in prossimità dei maggiori assi stradali (le SS. RR. n. 53 e 348) e delle linee ferroviarie che attraversano il Comune. Sono testimonianza di queste modalità insediative gli “insiemi” produttivo-terziari che si allungano da Paese a Padernello e da Castagnole a Postioma, che concentrano la grandissima parte delle zone di tipo D sia esistenti sia di previsione (PRG vigente). Nel caso del capoluogo gli originari insediamenti produttivi sono stati investiti e coinvolti dallo sviluppo residenziale, originando conflittualità non ancora risolte. Zone produttive di minore consistenza sono presenti a Porcellengo e Castagnole. Non trascurabile il numero degli insediamenti produttivi in difformità di zona.

Le ragioni che hanno contribuito al successo insediativo di queste attività a Paese sono destinate in futuro a permanere e probabilmente a rafforzarsi. Permanendo tale vocazione, ma considerando non più proponibili ulteriori consistenti sviluppi di aree produttive, il PAT anche in conformità delle indicazioni di livello superiore, intende favorire processi razionalizzazione, consolidamento e riconversione dell’esistente, con particolare attenzione all’insediamento di attività legate al terziario maturo (servizi alle imprese, ricerca, informatica, servizi finanziari, ecc.). Il PAT si pone quindi l’obiettivo non tanto di prevedere significative espansioni delle aree produttive rispetto a quanto già previsto dal vigente PRG, quanto attivare percorsi che da un lato consentano il consolidamento delle attività tradizionali e dall’altro la trasformazione dell’attuale apparato produttivo verso attività più mature. Emerge inoltre la consapevolezza che il territorio comunale non necessità tanto di nuove aree produttive, quanto piuttosto, di un sistema organico di insediamenti, adeguatamente connesso al sistema della mobilità e con forti livelli di attrazione. In questo contesto il PI, oltre a incentivare e creare condizioni per l’insediamento di attività e settori “avanzati”, dovrà introdurre attenzioni verso riqualificazioni, riconversioni, recuperi e nuove realizzazioni per definire nuovi paesaggi urbani, in considerazione delle grandi capacità di gerarchizzazione e polarizzazione che tali insediamenti svolgono nell’attuale società (le “piazze” ed i luoghi di aggregazione sociale della città diffusa).

In questo contesto non vanno però dimenticate le questioni legate alla trasformazione del territorio e del paesaggio indotte dagli insediamenti produttivi. Per queste zone, in maniera più forte rispetto agli insediamenti residenziali, emerge l’assoluta necessità di creare e favorire le condizioni operative per la ri-progettazione degli episodi edificati che caratterizzano la gran parte delle aree produttive; obiettivo che nel caso di Paese risulta di assoluta rilevanza dato che tali zone concorrono a pieno titolo alla definizione del paesaggio urbano, anche a causa della contiguità con le aree residenziali e il forte impatto sul territorio. In tal senso le zone produttive, data la loro grande estensione territoriale, divengono momento fondamentale di un paesaggio urbano uniforme e privo di legami con i segni

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distintivi del territorio e della sua memoria storica; di qui la necessità anche per questi insediamenti di ipotizzare interventi di riqualificazione e recupero edilizio ed ambientale.

Altra grande questione correlata alla precedente è quella della incompatibilità di taluni insediamenti rispetto ai centri urbani e quella della necessità di prevedere interventi di trasformazione di questi ambiti. La loro localizzazione ed estensione fa divenire centrale la questione relativa al recupero urbanistico nel contesto del ridisegno di alcuni abitati, in particolare del capoluogo. In conclusione il PAT sulla base degli obiettivi di sostegno, sviluppo e riqualificazione dell’apparato produttivo comunale individua ambiti, vocazioni territoriali e condizioni infrastrutturali che il PI dovrà successivamente sviluppare:

· concentrazione delle nuove espansioni laddove necessitano interventi di completamento e riorganizzazione insediativa e delle infrastrutture, in particolare lungo le strade regionali;

· riorganizzazione degli insediamenti produttivi attorno alle infrastrutture di livello superiore e localizzazione delle attività in rapporto alle caratteristiche locali ad ai livelli di infrastrutturazione;

· miglioramento della dotazione di infrastrutture e servizi, nonché di standard ambientali e qualitativi degli insediamenti produttivi e terziari;

· indicazioni in merito alle aree per insediamenti commerciali; · definizione degli interventi con Sportello Unico; · indicazioni per le attività in zona impropria.

6.4.3 – Servizi

Il PAT affida a alle aree a servizio il ruolo fondamentale di momento strutturante della città, dato che aree ed attrezzature di interesse pubblico, concorrono fortemente alla ri-qualificazione del paesaggio urbano ed alla qualità della vita. Il Quadro Conoscitivo ed il Rapporto Ambientale hanno consentito:

· la verifica dello stato di attuazione del PRG relativamente al sistema del verde urbano e delle attrezzature pubbliche;

· di individuare il sistema del verde; · di identificare e quantificare le risorse ambientali; · l’analisi del sistema infrastrutturale l’impatto ambientale sulle aree circostanti; · di classificare le aree inedificate anche sulla base di valutazioni di tipo

paesaggistico-ambientali ed in funzione della rigenerazione ecologica; · individuazione degli ambiti più deboli e da riqualificare del sistema ambientale.

Il PRG vigente individua una quantità complessiva di aree a servizi di mq 1.934.701, che rapportata alla popolazione insediata e insediabile con il vigente PRG (30.234 abitanti calcolati con i parametri della ex L.R. 61/1985), configura una dotazione di 63,80 mq/abitante. La quota non attuata degli standard è pari a mq 256.752. Sebbene questa dotazione risulti a prima vista ottimale, un esame più approfondito (vedi Rapporto Ambientale), ha messo in evidenza come alcune parti degli abitati non siano affatto dotate, oppure insufficientemente dotate, di aree a servizi.

Sulla base di queste elaborazioni analitiche il PAT per le aree a servizi propone:

· conferma delle previsioni ancorché non attuate, nei casi in cui assumono una connotazione strategica all’interno del disegno urbanistico complessivo;

· previsione di recupero di standard urbanistici all’interno delle aree di trasformazione ed espansione tramite perequazione urbanistica;

· potenziamento e/o realizzazione dei servizi negli ambiti sprovvisti o non

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sufficientemente dotati;

· inserimento delle aree pubbliche, in particolare quelle verdi, all’interno di un disegno complessivo di reti di corridoi verdi e percorsi protetti.

E’ anche in questa ottica che vanno valutate le indicazioni relative alla riqualificazione degli abitati, in virtù delle quali gli interventi edilizi dovranno, in ogni caso, garantire sia un congruo recupero di standard urbanistici, sia una specifica qualità progettuale degli stessi. Importante in questo senso possono risultare gli istituti della perequazione e compensazione urbanistiche, nonché le sinergie tra pubblico e privato, in particolare in quegli interstizi urbani, spesso degradati, dove la riqualificazione urbana abbisogna anche di standard ambientali. Altro punto qualificante è quello affidato ai “luoghi centrali” per i quali si dovranno incentivare la realizzazione di spazi ed attrezzature di interesse pubblico, al fine del raggiungimento di alti livelli di aggregazione e incontro sociale; va inoltre sottolineata l’indicazione relativa alla costruzione di sistemi di aree a servizi continui, protetti e facilmente accessibili ed identificabili. Il PAT individua degli ambiti dove per il potenziale ruolo connettivo, sono previsti interventi di potenziamento biotico con formazioni di aree boscate e corridoi verdi. Gli standard in questa ottica vengono a configurarsi quali vere e proprie risorse ambientali, in sinergia con le are verdi private, data l’analoga funzione in termini ecologici e rigenerativi che vengono a svolgere.

Il PAT considera il verde privato vero e proprio “standard ambientale”, tutelando e incentivando il ruolo ecologico che lo stesso viene a svolgere all’interno dell’edificato; in questa senso vanno lette le indicazioni relative alla individuazione di una quota di verde ecologico (Ve) negli ambiti di trasformazione ed espansione urbana. Nel successivo paragrafo relativo alla domanda insediativa sono individuate le dotazioni di aree ed attrezzature pubbliche di PAT.

6.5 – Indicazioni per lo spazio periurbano

Il tema del periurbano agricolo se non la più importante, è sicuramente, una delle questioni fondamentali dove il PAT è chiamato a confrontarsi. Si è voluto soffermarsi su questa tipologia di spazio in quanto le sue specificità richiedono un ripensamento sulla città e della sua dilatazione verso il territorio agricolo. Queste considerazioni trovano forza proprio nell’essere, il periurbano, spazio sempre più incerto, quasi un luogo del possibile, dove le aspettative della rendita fondiaria ed immobiliare, sono sostenute anche in presenza di attività agricole economicamente produttive e dispensatrici di reddito; proprio per queste ragioni sono luoghi che più di altri, accettano le trasformazioni territoriali senza opporre le resistenze degli spazi più definiti. Sono inoltre il luogo più emblematico di costruzione dei nuovi paesaggi nel contesto del più complessivo ridisegno dell’area metropolitana.

6.5.1 - Genesi dello spazio periurbano

Fino a XX secolo città e campagna si sono confrontate mantenendo ruoli separati. L’agricoltura consentiva il sostentamento delle città con prodotti e rendite; i capitali immessi venivano reinvestiti in attività industriali e commerciali, contribuendo alla crescita economica delle città rispetto alle campagne. Grazie a questa situazione le città hanno sviluppato reti di sostentamento che prescindevano dalla stretta vicinanza con i luoghi di produzione agricola, separando ancor più i due mondi.

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A partire dalla seconda metà del XX secolo si è originato un nuovo rapporto derivato da una parte dalla continua espansione urbana, dall’altro dalla progressiva aumento della delocalizzazione produttiva e abitativa verso le aree rurali. Tale fenomeno è stato così massiccio (il Veneto è una citazione di rito in questo senso), che oramai nei paesi industrializzati, lo spazio rurale è percepito, quale ambito insediativo e di svago e tempo libero, piuttosto che come spazio di produzione agricola. Il territorio agricolo tende quindi ad assumere valore economico legato alla qualità paesaggistica, piuttosto che quello della produttività. In questo contesto si sono sviluppate fenomeni sociologici, che vedono nella campagna lo spazio ideale dove vivere, in contrapposizione a città inquinate, insicure e luoghi di solitudine individuale, pur riconoscendo in queste ultime possibilità attrattive legate a reddito, cultura, svaghi, servizi. Lo sviluppo infrastrutturale e della mobilità hanno favorito queste aspettative abitative, affiancandole alle delocalizzazioni produttive e terziarie.

6.5.2 - Caratteri dello spazio periurbano

Gli accelerati processi di trasformazione di un territorio quale quello agricolo, storicamente interessato da modifiche molto lente e di basso impatto insediativo, hanno introdotto nell’area rurale modelli socio-economici estranei alla cultura agricola. Il territorio perde sempre più i propri connotati rurali, avvilupato sempre più dalla città che ampia costantemente e incessantemente i propri confini, spesso in modo ambiguo, senza esprimere un paesaggio urbano coerente, quanto invece periferie incerte, urbane e rurali allo stesso tempo: lo spazio periurbano e la campagna urbana.

E’ uno spazio ancora poco studiato, organizzato attorno a una agricoltura a volte innovativa, spesso di sussistenza, abitata da residenti che non vogliono perdere l’illusione di vivere in luoghi “vantaggiosi”, che alla vicinanza con la rete urbana, assommano il “sano” vivere in campagna. Sono parti che la cultura urbanistica non ha del tutto compreso (anche se ha contribuito alla loro formazione e proliferazione) e per i quali quasi mai ha elaborato modelli di pianificazione; si configurano altresì quali spazi ambigui non derivati dallo sviluppo compatto e organizzato della città ma, nemmeno, da addensamenti insediativi originati dall’area rurale e rivolti alla città. Forse il termine più adatto nel descrivere questo spazio è quello coniato da alcuni studiosi di “terzo territorio”, cioè quello di periferie rurali, che rispondono a logiche specifiche, che vanno oltre allo stretto fabbisogno abitativo, ma offrono anche modelli ed opportunità di supporto alla città sia in termini produttivi, che di ricreazione e per il tempo libero. Rimangono però spazi che abbisognano di ripensamenti e progettualità, per acquisire proprie definizioni e dignità.

Quanto appena detto trova in Paese, quale comune inserito nel sistema policentrico della cintura urbana, un campo di applicazione quanto mai ampio e vario, interessato come è da un continuo intersecarsi di spazi agricoli e urbani, frammentati e frammisti, che si influenzano vicendevolmente, in una serie di paesaggi ibridi ed incerti in continua trasformazione; in questo contesto la monocoltura agricola tipica di Paese (seminativi), non configura per la propria specifica destrutturazione paesaggistica e territoriale, forti ostacoli alle modifiche territoriali, divenendo piuttosto pretesto ed occasione per “inevitabili e/o opportune” valorizzazioni fondiarie.

In questa situazione si originano forme residuali che non sono urbane, ma che a loro volta divengono residuali rispetto allo stesso spazio rurale da cui derivano. E’ la città che tende a guidare queste trasformazioni, favorendo l’immissione nel territorio rurale di funzioni e residenti, ad esso parzialmente e/o totalmente estranei, ma che

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impongono la forza della prima rispetto al secondo, anche nella capacità di definire nuovi paesaggi.

La campagna chiede di non essere annullata e/o dimenticata, quanto di venire coinvolta, in virtù delle proprie potenzialità (produttive, insediative, ambientali), nella ricomposizione territoriale.

6.5.3 – Linee di intervento

Alla luce di quanto detto per il territorio periurbano il PAT individua una serie di linee di intervento “trasversali”, cioè non pensate specificatamente per una o più zone, quanto per l’intero spazio rurale e urbano di frangia; gli spazi urbani, extraurbani e la Rete ecologica fanno proprie queste linee, sviluppandole e puntualizzandole nei diversi ambiti. Tali linee sono riassumibili in:

· nuove relazioni tra città e spazio rurale; · sostegno ad attività nuove ed innovative; · la definizione di nuovi paesaggi.

Quando si parla di nuove relazioni tra città e campagna, bisogna tenere in debito conto del contesto territoriale nel quale si trova Paese: centro in espansione della corona del capoluogo provinciale, inserito in importanti direttrici di sviluppo insediativo. In questo quadro città e campagna hanno dato luogo ad uno spazio rurale nuovo e per molti versi da costruire. Si tratta di prendere atto che la campagna ha assunto connotati diversi sia in termini produttivi che paesaggistici. In ambiti quale quello di Paese, lo spazio rurale va ripensato e riferito all’area metropolitana, contribuendo alla definizione di uno spazio articolato tra ambiti urbani densi, agricolo-produttivi e sociali da riprogettare contestualmente: in questo contesto l’intero territorio aperto è spazio periurbano e/o campagna urbana. Questo nuovo approccio apre prospettive finora trascurate e scarsamente studiate che vedono nel periurbano spazio autonomo e capace di:

· proporre un’offerta di prodotti agricoli freschi, legati alla tradizione locale o anche biologici per i residenti della città;

· consentire in funzione del suddetto ruolo produttivo, la permanenza nel territorio degli agricoltori;

· offrire spazi prossimi alle aree urbane per lo svago ed il tempo libero anche per gli abitanti della città;

· divenire presidio ambientale garantito dalla presenza degli agricoltori; · consentire forme di educazione ambientale (ad esempio fattorie didattiche per

scuola e famiglie); · caratterizzarsi quale luogo per la sostenibilità ambientale delle aree urbane; · contribuire all’aumento della biodiversità favorendo la diffusione di spazi verdi tra

aree diverse; · configurarsi quale spazio deputato a interventi sovracomunali per il controllo di

fenomeni esondativi.

Le potenzialità date da uno spazio così ripensato e riorganizzato, agli abitanti di Paese e dell’area metropolitana, di poter usufruire di un territorio valorizzato dal punto di vista paesaggistico, di percorsi protetti e didattici, di spazi e servizi per lo svago ed il tempo libero, di acquisto diretto di prodotti agricoli, di offerta agrituristica, sono enormi e possono dare nuove ed inesplorate opportunità; in questo senso vanno valutate le indicazioni del PAT. Accanto a queste opportunità “dirette” lo spazio periurbano può divenire anche luogo

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per attività nuove e creative artigianali, commerciali di servizio. Va piuttosto sottolineato come a queste forme dirette ed indirette di sostegno alla tutela e salvaguardia del territorio agricolo, risulterebbe utile l’affiancamento dell’azione pubblica nel convogliare risorse economiche, per il presidio ambientale. Il riconoscimento di queste interrelazioni sono la maggiore garanzia per conservare e migliorare la qualità dello spazio rurale; diversamente l’espansione insediativa proseguirà, trovando percorsi che, in quanto non progettati e condivisi, non possono che portare ad un ulteriore depauperamento di risorse.

Infine alcune considerazioni sul paesaggio periurbano. Tra le più recenti acquisizioni dell’urbanistica vanno ricordate quelle relative al maggiore spazio dedicato al paesaggio ed alla necessità della sostenibilità ambientale. Ciò non significa che in precedenza, il paesaggio non fosse oggetto di considerazione nella pianificazione urbanistica e/o territoriale, quanto che l’attenzione era piuttosto posta al “bel paesaggio” (attribuzione di valore spesso soggettiva), tralasciando le restanti espressioni paesaggistiche. Già il Codice Urbani ha rivisto questa concezione, facendo proprie le risultanze della Convenzione europea del paesaggio (Convenzione di Firenze 2000), che non distingue più tra urbano e rurale e indica l’ambito di applicazione in “tutto il territorio” e “riguarda gli spazi naturali, rurali, urbani e periurbani”; comprende “i paesaggi terrestri, le acque interne e marine” e “sia i paesaggi che possono essere considerati eccezionali, sia i paesaggi della vita quotidiana, sia i paesaggi degradati”. Lo spazio periurbano è specificatamente citato in quanto maggiore “responsabile” di nuovi paesaggi. Proprio da questo peccato originale, di paesaggio non necessariamente bello o apprezzabile, bisogna partire sgomberando il campo da improbabili quanto impossibili ritorni alla natura. Fatta salva la necessità ineludibile della sostenibilità, il PAT, accetta la sfida del confronto con l’esistente, ricercando le opportunità anche tra spazi interstiziali e di risulta, nelle aree da completare, nei siti da bonificare e rigenerare. In questo contesto il PAT non vuole cadere nella trappola del ricorso diffuso ed indiscriminato del credito edilizio, evitando l’alibi del “restauro paesaggistico”, rispetto a un territorio che è già diverso, perché diversi sono i processi che lo originano. Il PI non deve quindi connotarsi unicamente quale strumento di abbellimento del paesaggio, attento alla rete ecologica ed alla tutela ambientale, ma fare proprie richieste e potenzialità di questi nuovi paesaggi:

· valorizzando il patrimonio naturale e culturale; · guidando la progettazione degli spazi nell’integrazione di diverse necessità; · definendo integrazioni tra aree urbane e agricole; · ricercando il dialogo con altre realtà vicine.

6.6 - Sistema Ambientale: ruolo degli spazi urbani ed extraurbani

Il PAT pone specifica attenzione al Sistema Ambientale ed al ruolo degli spazi urbani ed extraurbani. In realtà questa suddivisione tra urbano ed extraurbano, ha una valenza meramente operativa, essendo entrambi ricomprendibili, per la complessità di relazioni e scambi in continua mutazione e movimento, al Sistema Ambientale. Fatta questa doverosa premessa, va pur detto che il ruolo dello spazio extraurbano nella costruzione di un piano sostenibile, è assolutamente prioritario.

E’ quindi il tema della “sostenibilità” delle trasformazioni territoriali, che diviene centrale ed innovativo rispetto alla prassi seguita nella elaborazione dei vecchi PRG. La sostenibilità, cui ci si riferisce è quello della costruzione di un Sistema Ambientale che punti alla conservazione delle risorse e nel quale lo sviluppo non finisca per

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distruggere o intaccare le risorse stesse, ma attraverso uno specifico controllo delle trasformazioni territoriali, divenga un volano per un miglioramento ambientale ed ecologico complessivo. Prima di entrare nel merito delle proposte di PAT relativamente al Sistema Ambientale, va sottolineato ancora una volta il contesto di “urbanizzazione diffusa”, e relativi squilibri ambientali con i quali il piano è chiamato a confrontarsi. In questo contesto il PAT ha perseguito l’obiettivo di coordinare le diverse componenti ambientali in disegno di piano unitario; zone extraurbane a valenza ambientale-paesaggistica e zone agricole normali, sono state integrate con il le potenzialità ambientali del sistema insediativo quali: parchi e giardini storici, verde pubblico e sistema dei servizi, il verde privato di valenza ecologica, il verde di mitigazione o compensazione.

6.6.1 - Articolazione del Sistema Ambientale – Rete Ecologica

Il Sistema Ambientale si articola in:

a) spazio extraurbano - aree di valenza ambientale e paesaggistica - aree agricole

b) spazio urbano - parchi e giardini storici - verde pubblico e sistema dei servizi - verde privato di valenza ecologica - verde di mitigazione e compensazione.

Trasversalmente a queste categorie il PAT costruisce e definisce la Rete Ecologica. Quest’ultima è da intendersi quale sistema gerarchizzato di ambiti ed elementi ambientali e naturalistici del Sistema Ambientale individuati dal Quadro Conoscitivo. La indicazione di “rete” è tesa ad evidenziare le connessioni esistenti e quelle che devono essere costruite e garantite, tra le diverse parti del territorio, al fine di valorizzare e potenziare gli effetti ambientali con diretto riferimento al miglioramento complessivo dell’abitare. Particolare importanza assumono gli elementi connettivi nel garantire la continuità della rete; possono coincidere con siepi, formazioni vegetali, viali alberati, sistemi continui di verde. Il PAT individua per le trasformazioni urbanistiche previste nelle diverse parti del territorio i necessari interventi di conservazione delle risorse ambientali, nonché i gli interventi di mitigazione e compensazione. Il Sistema Ambientale, e la Rete Ecologica che ne garantisce l’equilibrio e funzionamento, sono i cardini della sostenibilità del piano, inteso come processo pianificatorio volto alla conservazione delle risorse ambientali. La sostenibilità del PAT viene garantita attraverso interventi volti a:

· ridurre il consumo di suolo; · minimizzare il consumo di risorse non rinnovabili; · limitare il consumo di risorse rinnovabili nei limiti della loro possibilità di

ricostruzione; · diminuire le emissioni di sostanze inquinanti; · mantenere e possibilmente migliorare la qualità dell’aria, dell’acqua e dei suoli a

livelli accettabili per l’uomo e le specie animali e vegetali; · conservare o possibilmente potenziare biomassa e biodiversità.

Se tali interventi trovano nel territorio aperto il campo dove calarsi pienamente, non va assolutamente dimenticata l’enorme importanza sotto questo profilo delle aree urbane.

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E’ infatti di fondamentale importanza garantire forme di miglioramento ambientale e di rigenerazione ecologica, negli ambiti urbani ancorando le trasformazioni urbanistiche a interventi di mitigazione e compensazione ambientale, con l’obiettivo di garantire la qualità delle risorse fondamentali: suolo, aria ed acqua.

6.6.2 - Spazio extraurbano

Il Quadro Conoscitivo ha permesso di evidenziare le caratteristiche dello spazio extraurbano e agricolo in particolare. Emerge un quadro con più ombre che luci. L’agricoltura settore preponderante fino alla metà del XX° secolo, a seguito delle profonde trasformazioni socio-economiche sopravvenute ha assunto un ruolo marginale; ciò si è estrinsecato in un intenso utilizzo del suolo agricolo per altre destinazioni (residenza, produttivo, servizi, infrastrutture, escavazione) che ha interessato quasi la metà del territorio. L’analisi della carta dell’uso del suolo ha messo in evidenza alcuni aspetti che caratterizzano il territorio comunale:

· la progressiva saturazione degli spazi aperti ad opera di insediamenti produttivi e residenziali;

· l’espansione delle frange periurbane in prevalenza di tipo lineare lungo gli assi viari;

· la predominanza dei seminativi diffusi su gran parte delle superfici agricole maggiormente integre;

· la frammentazione e la dispersione degli appezzamenti a colture legnose; · la scarsa dotazione di macchie arboreo-arbustive con valide caratteristiche

vegetazionali.

Se a questa situazione si aggiungono l’elevata omogeneità morfologica, la mancanza di una rete idrografica significativa, l’uniformità e la monotonia dei siti, la presenza di numerosi detrattori paesaggistico-ambientali (cave, discariche, manufatti, infrastrutture tecnologiche, ecc.) il quadro non è esaltante.

Tuttavia in alcuni ambiti le componenti vegetazionali unitamente ai segni dell’insediamento umano storico (viabilità, edificato, ripartizione dell’appoderamento, ecc.), assumono connotati di grande importanza ed interesse. E’ possibile quindi individuare ambiti territoriali con assetti ambientali, agricoli ed insediativi integri o sufficientemente integri (consistente o buona dotazione di equipaggiamento a verde con presenza di connessioni a rete, scarsa edificazione, di prevalente tipologia agricola, evidenti tracce di appoderamento storico, ecc.), coincidenti di fatto con le aree di invariante ambientale e paesaggistica. Accanto a queste ultime, sono presenti ambiti rurali ad integrità limitata e/o compromessa, per i quali è ipotizzabile il mantenimento dell’attività agricola, nonché ambiti rurali di limitata estensione, a tendenziale marginalità agricola. Sulla base di questa suddivisione il PAT articola specifici obiettivi di piano al fine di salvaguardare, tutelare e valorizzare questi ambiti visti come “valore” indispensabile a preservare gli equilibri ambientale ed ecologico del territorio comunale. Lo spazio extraurbano è stato suddiviso dal PAT in:

· aree di prevalente interesse paesaggistico ed ambientale · aree rurali a forte frammentazione residenziale · aree di edificazione diffusa.

Sullo sfondo, ma di assoluta importanza per i riflessi che possono avere sono: la nuova legge urbanistica per le aree rurali e gli indirizzi della Comunità Europea per il settore agricolo.

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Si può ben dire che dopo anni di leggi e gestione delle aree agricole, assai discutibili e incapaci di limitare usi impropri del territorio agricolo che hanno originato la “ruropoli” tipica dell’area centrale veneta, la L.R. n.11/2004 indica una svolta (purtroppo tardiva) nella disciplina della aree rurali. Viene riconosciuta la centralità dell’impresa agricola, non solo come fonte di reddito ma di fatto come presidio territoriale; in virtù di tale impostazione solo i “veri” imprenditori agricoli potranno edificare nel territorio e definire con il Piano Aziendale un programma di gestione e sviluppo. Questo fatto, se da un lato in una realtà quale Paese a forte frazionamento aziendale, fa ragionevolmente ipotizzare che solo un numero limitato di aziende potranno usufruire delle nuova normativa, dall’altro apre scenari di non facile definizione, per le altre aziende agricole.

Se a questo si aggiungono i programmi comunitari che per il periodo 2077-2013 prevedono un capovolgimento delle politiche fin qui seguite, passando dal sostegno alla produzione agricola, a quello dell’incentivazione degli interventi sostenibili e di tutela ambientale ed ecologica del territorio, le prospettive si fanno più incerte. Certamente la difesa delle aree rurali a maggiore integrità, obiettivo prioritario del PAT, va nella direzione di un efficace confronto con questi futuri scenari. In questo senso grande importanza assumono gli scenari e le riflessioni fatte in precedenza relativamente allo spazio periurbano

6.6.2a - Aree di prevalente interesse paesaggistico ed ambientale

Coincidono a grandi linee con le aree che il PAT definisce “Invarianti paesaggistico-ambientali”, cioè gli ambiti del territorio comunale nei quali le qualità ambientali, naturalistiche e paesistiche sono massime (ambiti rurali integri o sufficientemente integri, con consistente dotazione di equipaggiamento a verde, presenza di connessioni a rete, edificazione generalmente scarsa o in piccoli aggregati, a prevalente tipologia agricola, tracce di appoderamento storico). Questi ambiti sono individuati dal PAT nell’area agricola centrale compresa tra gli abitati di Paese, Castagnole, Porcellengo e Padernello, nonché nell’area a nord della frazione di Postioma e a sud verso il confine comunale con Quinto e Morgano. Il PAT suddivide le invarianti paesaggistico-ambientali in: · ambiti di natura paesaggistica, cioè aree agricole da assoggettare a specifica tutela

per le qualità paesaggistiche che tuttora riescono ad esprimere; · elementi lineari, formati da siepi e fasce alberate con vegetazione a sviluppo

lineare arborea-arbustiva, strutturata su uno o più strati; · elementi areali, ovvero macchie arboree e arboreo-arbustive con vegetazione

boscata di pianura, solitamente di ridotta estensione, formatasi per spontanea rinaturalizzazione con specie arboree o per interventi di rimboschimento;

· parchi, aree verdi coincidenti con parchi di pertinenza di ville storiche o giardini pubblici e privati di una certa consistenza.

Il PAT promuove la difesa di queste specificità territoriali per le quali si riconosce le peculiarità dal punto di vista paesaggistico-ambientali, produttive, ecologiche, nonché di risorsa per nuovi usi del territorio legati al turismo culturale ed all’uso sociale; sono parti del territorio fondamentali ai fini della corretta funzionalità ecosistemica e a garanzia dell’equilibrio città/campagna. Per questi ambiti gli obiettivi che il PAT persegue sono:

· tutela dell’integrità del territorio rurale e del consumo di suolo; · salvaguardia dell’attività agricola e zootecnica, nonché favorire ulteriori forme di

integrazione del reddito quali l’agriturismo; · incentivare forme di agricoltura ecocompatibili e con pratiche agronomiche che

favoriscano la creazione di habitat con arricchimento di specie vegetali ed animali;

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· promuovere l’uso turistico, culturale, ricreativo e sociale del territorio rurale,

anche attraverso l’individuazione di percorsi ciclopedonali tematici; · riqualificazione paesaggistica ed ambientale anche attraverso le modalità del

credito edilizio; · tutela del patrimonio storico, architettonico, archeologico ed identitario; · la salvaguardia ed il potenziamento della rete ecologica. Per tutelare e salvaguardare efficacemente questi ambiti, il PAT prevede il mantenimento del divieto di nuova costruzione di nuovi allevamenti zootecnici intensivi, già contenuto nel vigente PRG, consentendo interventi di adeguamento di quelli esistenti destinati al benessere degli animali, alla tutela dell’ambiente ivi compresa l’applicazione delle direttive sui nitrati, all’inserimento di impianti tecnologici e ad esigenze igienico-sanitarie. Per quanto concerne le serre volte alla protezione e forzatura delle colture si demanda al PI la definizione delle modalità costruttive, delle opere necessarie alla mitigazione e regimazione delle acque e di ripristino ambientale e colturale nei casi di dismissione. Al fine di preservare il più possibile l’integrità di queste aree, i nuovi fabbricati dovranno essere realizzati prevalentemente in ambiti già interessati dall’edificazione; in ogni caso il PI disciplinerà e specificherà gli interventi sulla base delle caratteristiche territoriali. Infine, si sottolinea il ruolo prioritario di questi ambiti nella salvaguardia, potenziamento e costruzione della Rete Ecologica.

6.6.2b – Aree rurali a forte frammentazione residenziale

Il PAT individua le aree rurali a forte frammentazione residenziale. Esse comprendono le parti rurali interessate da una consistente presenza di “edificazione diffusa” residenziale a volte extra agricola. Si configurano il più delle volte quali prolungamento delle frange urbane, di preferenza poste lungo gli assi viari, a volte concentrando l’edificazione in nuclei di una certa consistenza. Per questi ambiti gli obiettivi che il PAT persegue sono generalmente quelli delle aree di prevalente interesse paesaggistico ed ambientale:

· mantenimento della funzione produttiva agricola; · tutela e salvaguardia del paesaggio e realizzazione della rete ecologica; · riqualificazione paesaggistico-ambientale, con recupero dell’edificazione

esistente, incongrua e non più funzionale al fondo, anche con ricorso al credito edilizio.

In queste zone, ad esclusione delle costruzione e/o ampliamento degli allevamenti zootecnici intensivi, si applica quanto previsto dalla L.R. n.11/2004 per le aree rurali. Ai fini della tutela paesaggistica ed ambientale nel caso di serre con superficie superiore a 10.000 mq e di strutture rurali con superficie coperta superiore a 2.000 mq, in aggiunta al Piano Aziendale, va prodotta documentazione progettuale al fine della verifica di compatibilità ambientale (prescrizione valida anche per le aree di interesse paesaggistico ambientale).

6.6.2c – Edificazione diffusa

Sono parti del territorio rurale dove l’edificazione, in particolare quella lineare lungo le strade assume carattere di continuità, fino a strutturarsi in veri e propri nuclei abitativi. La logica che ha presieduto la formazione di questi ambiti è spesso quella spontanea, con episodi di densificazione che possono avere trovato alimento, dalla preesistenza di edificazione sparsa o in nuclei di origine rurale; in altri casi si tratta di “accumulazioni” edificatorie tipiche della città diffusa periurbana, derivate dal distorto utilizzo delle normative urbanistiche afferenti il territorio agricolo.

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Gli obiettivi previsti dal PAT sono quelli della riqualificazione, recuperando e consolidando, per quanto possibile, gli insediamenti residenziali esistenti.

In sede di PI si dovranno opportunamente tutelare le emergenze paesaggistiche, ambientali ed architettoniche nel rispetto di coni visuali e di connessioni con corridoi e/o sistemi continui del verde, nonché posta specifica attenzione alla definizione del margine urbano ed agli interventi di saturazione degli interstizi e delle aree inedificate. Il PI dovrà inoltre provvedere alla:

· attribuzione di possibilità edificatorie, anche con interventi di credito edilizio; · realizzazione delle opere di urbanizzazione mancanti e di standard urbanistici; · possibilità di insediamento di attività di artigianato di servizio, ristorazione,

esercizi commerciali di dettaglio, agriturismo; · definizione del limite urbano dell’edificato; · individuazione di direttive e prescrizioni in merito alla salvaguardia, tutela e

valorizzazione ambientale.

Il PI provvederà a definire per gli edifici ricadenti nelle zone di edilizia diffusa, le possibilità edificatorie ammissibili; queste saranno generalmente riferibili agli interventi di adeguamento igienico-sanitario e funzionale. Saranno altresì, consentiti interventi di nuova edificazione limitatamente ai lotti inedificati. Incentivi volumetrici possono essere previsti nel caso di recupero e riqualificazione dei fabbricati e degli insediamenti esistenti, qualora finalizzati alla riduzione degli accessi stradali, alla realizzazione di standard o opere ed infrastrutture di interesse collettivo, alla valorizzazione di contesti figurativi e di coni visuali e paesaggistici, a progettazioni. In sede di PI si dovranno definire, anche a mezzo di prontuari e/o sussidi operativi, regole e modalità attuative per l’esecuzione degli interventi ammissibili, con particolare riferimento alla nuova costruzione, alla saturazione degli spazi inedificati, al completamento delle opere di urbanizzazione ed alla realizzazione degli standard urbanistici, nonché di progettazione del verde compresi quelli relativi della riqualificazione ambientale; Gli interventi di consolidamento dell’esistente dovranno in ogni caso essere strettamente correlati con quelli di integrazione e mitigazione ambientale (opere di mascheramento vegetale, potenziamento dell’equipaggiamento vegetazionale, impianto di filari e siepi, mantenimento di coni visuali, ecc.).

6.6.3 – Spazio urbano

Come già sottolineato più volte lo spazio urbano va inserito nel più ampio contesto della riqualificazione ambientale e paesaggistica. Queste parti urbane dispongono di risorse ambientali individuabili principalmente nelle aree di verde pubblico e privato, nei parchi e nei giardini storici e nel sistema dei servizi; il PAT non distingue tra aree pubbliche e private data l’analoga funzione in termini ambientali, ecologici e di rigenerazione dell’aria che le stesse vengono a svolgere.

In sede di Rapporto Ambientale è stata individuata la dotazione di verde pubblico (con suddivisione tra esistente e di previsione non realizzato), nonché quella di verde complessivo (parchi, giardini, fasce e barriere verdi, ecc); sono stati individuati gli ambiti dove sopperire alle carenze rilevate e indicati interventi di mitigazione e compensazione. L’obiettivo è quello di un complessivo potenziamento del verde. Per l’esistente si dovrà procedere, qualora necessario, con nuovi impianti di specie autoctone e la verifica fito-patologica della vegetazione; per quello di progetto si sono fornite prime

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indicazioni relativamente agli ambiti dove maggiore è il ruolo di connessione che il verde è chiamato a svolgere, con aumento del potenziale biotico, attraverso: rimboschimento, minimizzazione delle aree impermeabilizzate, formazione di corridoi verdi. All’interno degli interventi di trasformazione ed espansione nelle aree urbane, il PI dovrà prevedere specifiche quantità di alberature al fine di migliorare la qualità ecologica degli abitati (Verde Ecologico). Particolare attenzione in questo contesto, è posta ai corridoi verdi di relazione tra aree urbane e agricole che vengono ad assumere con il PAT un ruolo di grande rilievo, in particolare all’interno degli abitati dove maggiormente si richiedono interventi di rigenerazione ecologica. I corridoi verdi sono stati individuati a partire dall’attuale dotazione e presenza di aree a verde pubblico e/o privato; nel loro percorso interessano preferibilmente gli ambiti di trasformazione/espansione, in quanto:

· la localizzazione del verde è facilitata dalla riprogettazione dell’intera area; · viene richiesto un aumento delle aree verdi di rigenerazione ambientale; · è possibile l’individuazione di sistemi continui di verde (siepi, filari, viali alberati,

ecc.). Va comunque sottolineato il ruolo di “appoggio” che questa indicazione viene ad assumere, rispetto agli interventi negli abitati; in altre parole i “corridoi verdi” vengono potenzialmente ad assumere il ruolo di “bussola” per orientare l’intera progettazione del sistema urbano.

6.6.4 – Rete Ecologica

Gli elementi strutturanti la “Rete ecologica” comunale sono identificabili in:

· matrici naturali primarie potenziali, riguardano essenzialmente le aree di cava e discarica attive o dismesse, per le quali prevedere ed incentivare processi di riqualificazione ambientale atti a creare condizioni di forte naturalità; · corridoi ecologici principali, riguardano elementi fondamentali per la costruzione di connessioni delle aree rurali con specifica attenzione a alle relazioni con gli ambiti con idonee caratteristiche presenti nei comuni contermini; · corridoi ecologici secondari, riguardano elementi per la costruzione di connessioni del territorio sia rurale che urbano; · nodi, ovvero i punti di connessione dei corridoi ecologici principali: · punti e/o percorsi di permeabilità faunistica, sono punti specifici di criticità, per i quali va mantenuta la possibilità di circuitazione faunistica, contrastando la pressione antropica.

Le “matrici naturali primarie potenziali” interessano fondamentalmente le aree di cava e discarica. Il PAT individua tre ambiti principali, coincidenti con gli ATO 6, 10 e 12 di riqualificazione ambientale, quali cardini per processi di riqualificazione ambientale e costruzione della rete ecologica, con i seguenti obiettivi:

· recupero paesaggistico ed ambientale delle aree a discarica e cava; · potenziamento del patrimonio vegetale ai fini della rigenerazione ecologica e della

realizzazione di connessioni e corridoi verdi; · tutela e salvaguardia degli acquiferi con il controllo di discariche, cave, attività

produttive, spargimenti liquami e smaltimento reflui.

Il termine “potenziale” è indicatore di una condizione attualmente connotata da scarsa valenza naturale, ambientale e paesaggistica, ma pur tuttavia orientata in prospettiva al riconoscimento, per detti siti, di obiettivi di recupero ai fini della riqualificazione ambientale, ciò soprattutto in considerazione della particolare dislocazione nel

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territorio comunale, tale da ammettere un ruolo di snodo delle connessioni ecologiche con i territori contermini; possono altresì svolgere, a recupero avvenuto, ruoli ed usi multipli a servizio di attività ricreative e del tempo libero. Gli ambiti individuati dal PAT sono:

· l’area di discarica e cava tra Castagnole e Porcellengo (ATO 6) che in considerazione della particolare dislocazione nel territorio comunale, consente di ipotizzare un ruolo di snodo delle connessioni ecologiche con il Comune di Ponzano Veneto;

· l’area di escavazione in falda tra Paese e Castagnole (ATO 10) che data la particolare localizzazione territoriale, oltre a potenziali connessioni ecologiche con il Comune di Treviso, è immaginabile quale ambito a servizio di attività ricreative e del tempo libero a servizio dei succitati abitati, ma anche all’intera area metropolitana con centro nel capoluogo provinciale;

· l’area di escavazione sotto falda a sud (ATO 12), ai confini con Morgano e Quinto, dove la riqualificazione ambientale è potenzialmente riferibile a forti connessioni ecologico-ambientali con il Parco del Sile.

Per attuare tali obiettivi questi ambiti sono stati perimetrati quali “Contesti per la realizzazione di programmi complessi” da attuare anche con il concorso di attori pubblici e privati.

I “corridoi ecologici principali e secondari” e i “nodi” si articolano attorno al sistema degli elementi lineari, aerali, parchi, aree verdi e giardini, individuati quali invarianti paesaggistico-ambientali e nelle elaborazioni analitiche del Quadro Conoscitivo. Tali elementi vanno tutelati, salvaguardati e conservati, consentendo interventi di potenziamento e rafforzamento, anche con interventi di sostituzione e riqualificazione delle specie arboree ed arbustive autoctone. In sede di PI i corridoi vanno integrati e rafforzati secondo quanto delineato dal PAT, ricordando l’assoluta rilevanza che assumono quali elementi che garantiscono la continuità della rete.

I “punti e/o percorsi di permeabilità faunistica”, hanno l’obiettivo di mantenere la circuitazione faunistica nei punti critici. In corrispondenza di questi ultimi vanno assolutamente contrastati interventi antropici.

Al fine di coordinare gli interventi relativi alla Rete Ecologica dovrà essere redatto il Piano del Verde con l’obiettivo di disciplinare, guidare e coordinare la costruzione della rete e del sistema del verde in generale, riguardante non solo gli ambiti di invariante paesaggistico-ambientali, ma l’intero territorio comunale. Questo Piano dovrà essere redatto secondo lo schema seguente, definendo:

· le regole per la costruzione della rete ecologica; · le specie arboree ed arbustive da utilizzare negli interventi di potenziamento,

riqualificazione e nuovo impianto del verde; · le tipologie e le modalità di impianto; · le caratteristiche dimensionali delle specie vegetali; · l’organizzazione e la compatibilità tra le diverse specie arboree ed arbustive; · le caratteristiche per le opere di mitigazione ambientale.

6.7 – Difesa dal rischio ed aree fragili

Il Quadro Conoscitivo ha individuato e analizzato gli elementi di rischio che interessano il territorio comunale e gli ambiti del territorio antropizzato che presentano, a diverso titolo, condizioni di “fragilità” dal punto di vista ambientale. Per queste situazioni il PAT ,direttamente, oppure rimandando al PI, indica azioni ed obiettivi atti alla difesa del territorio dai rischi e per la tutela delle aree fragili.

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6.7.1 – Rischio idraulico

Gli ambiti e le caratteristiche del rischio idraulico sono stati individuati e descritti nel Quadro Conoscitivo e nella relazione tecnica specialistica. Premesso che secondo il Piano di Assetto Idrogeologico del 2002, l’intero territorio comunale non è classificato “a rischio idraulico”, esistono comunque, a Paese aree interessate da, seppure limitati, problemi di natura idraulica.

I dati storici delle zone soggette a tracimazioni sono stati ricavati dal PGBTTR del Consorzio Destra Piave; quelli delle aree attualmente soggette a disagi, in corrispondenza di eventi meteorici intensi, derivano dalle indicazioni fornite dagli uffici tecnici comunali (queste aree sono riportate negli elaborati del Quadro Conoscitivo e nella Carta delle Fragilità di PAT). Negli ambiti indicati dal PGBTTR le tracimazioni si limitano a lame d’acqua più o meno persistenti in rapporto alla durata dell’evento meteorico, con ripercussioni sulla circolazione stradale e qualche disagio per le abitazioni; in prossimità degli edificati queste situazioni sono state negli anni rimosse, aumentando la portata scaricata a valle. Nel secondo caso, le problematiche maggiori sono imputabili a locali insufficienze della rete di smaltimento o da interruzioni del collettore.

La Regione Veneto con le DGR n. 3637/2002 e n. 1322/2006 per la formazione degli strumenti urbanistici, richiede la valutazione di compatibilità idraulica, introducendo il concetto di “invarianza idraulica” nelle trasformazioni territoriali. Ciò significa che nell’ambito di queste ultime, dovranno prevedersi opportune azioni compensative, per sostenere il consumo della risorsa territoriale costituita dalla capacità del bacino di regolare le piene e quindi, di mantenere le condizioni di sicurezza territoriale nel tempo. Stante tale situazione e considerando le previsioni di trasformazione del PAT, si individuano alcune azioni articolate in due distinti momenti:

· interventi direttamente cogenti con il PAT · interventi da attuare successivamente in coordinamento con Genio Civile e

Consorzio di Bonifica Destra Piave.

I primi riguardano dettami per non aggravare la situazione esistente, e riguardano:

· gli interventi di nuova edificazione e ristrutturazione, finalizzati allo smaltimento delle acque e alla prevenzione del rischio (rialzi rispetto alla quota zero, rampe di accesso, realizzazione di interrati, ecc.);

· la realizzazione di parcheggi ed aree di stoccaggio e movimentazione materiali; · invasi, pozzi drenanti, linee fognarie e di smaltimento; · la polizia idraulica (fasce di tutela e per manutenzione, tombinamento fossati). La realizzazione di interrati e/o seminterrati a distanza inferiore a 10 ml da canali o canalette irrigue, è subordinata al parere del Consorzio di Bonifica Destra Piave.

I secondi si riferiscono allo schema risolutivo per il riassetto idraulico in un’ottica non solo comunale ma di bacino. In sede di PAT il territorio comunale è stato suddiviso tra bacini imbriferi per i quali è stato distinto l’uso del territorio in residenziale, produttivo e agricolo sulla base delle previsioni di Piano, individuando la risposta del bacino all’evento meteorico di progetto e calcolando le misure compensative per renderla compatibile con le condizioni di valle.

Unitamente a questo schema risolutivo generale, su apposito allegato cartografico, è stato elaborato uno schema per l’ubicazione dei manufatti (pozzi perdenti a monte e casse di espansione a valle delle aree urbane), con un primo dimensionamento delle

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opere di mitigazione nell’intero territorio comunale. Ovviamente la realizzazione di questo programma dovrà essere gestito dagli enti territoriali competenti in materia; in questo contesto il Comune di Paese, con il PI, si attiverà per agevolare questi interventi di riassetto idraulico.

6.7.2 – Rischio sismico e compatibilità geologica

Con l’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n.3274 del 20.03.2003 e poi con il D.M. 14.09.2006 l’intero Comune di Paese è stato classificato sismico e rientra nella “zona n.3”. Il PAT al fine di garantire nei processi di trasformazione di tipo urbanistico, la sicurezza degli insediamenti dal rischio sismico, oltre all’adeguamento all’OPCM 3274/2003, indica l’opportunità di realizzare una microzonazione sismica del territorio, attraverso la costruzione di una banca dati delle indagini necessarie in funzione degli interventi edilizi ed urbanistici, redatta secondo le modalità di un apposito regolamento interno. Con il tempo la sempre maggiore massa di dati, consentirà di giungere ad una microzonazione del territorio sempre più dettagliata, nonché disponibile ed accessibile a chiunque intenda eseguire interventi edilizi ed urbanistici.

La tavola 4.7.s-Classi di zonazione geologico-tecnica- del Quadro Conoscitivo suddivide, sulla traccia di quanto indicato dalle normative regionali, i terreni in 5 classi aventi attitudini perverse rispetto all’edificabilità: terreno ottimo, buono, mediocre, scadente e pessimo. Il PAT nella Tavola 3 – Carta delle Fragilità, a riguardo delle penalità ai fini edificatori, suddivide i terreni del territorio comunale in tre categorie:

terreni idonei, terreni posti in zona pianeggiante con le seguenti caratteristiche: ottimi dal punto di vista geotecnico (terreni prevalentemente ghiaioso sabbiosi); ottimo drenaggio, con massimo livello della falda freatica superiore ai cinque metri dal piano campagna; assenza di cave e discariche; assenza di esondazioni storiche; terreni idonei a condizione: terreni posti in zona pianeggiante e in corrispondenza di scarpate di cava, discarica, aree depresse, strade in trincea. I terreni appartenenti a questa categoria possiedono, in misura diversa, le seguenti caratteristiche: ottimi dal punto di vista geotecnico (terreni prevalentemente ghiaioso sabbiosi) ma con una falda poco profonda; possibilità di esondazioni; mediocri e localmente variabili dal punto di vista geotecnico (terreni da ghiaiosi a terreni di riporto); aree di cava e/o aree depresse in pianura alluvionale; aree colmate parzialmente con rifiuti e/o da bonificare; terreni non idonei, in questa classe vi sono delle zone isolate del territorio comunale e possiedono le caratteristiche di aree di discarica rifiuti.

La quasi totalità del territorio a nord della linea ferroviaria Treviso-Vicenza è da considerarsi terreno ottimo; fanno eccezione limitati ambiti, che per proprie specifiche caratteristiche ricadono nelle altre due categorie. A sud della succitata linea ferroviaria, i terreni sono generalmente idonei a condizione. I terreni idonei a condizione sono suddivisi in sottoclassi catalogate e numerate; per ognuna di queste il PAT nelle Norme Tecniche prescrive le necessarie indagini da attuare e le soluzioni per il raggiungimento dell’idoneità.

6.7.3 – Vulnerabilità degli acquiferi

Il Comune di Paese si trova nella zona di ricarica della falda e quindi, la tutela degli acquiferi diventa uno dei principali obiettivi del PAT (nel Quadro Conoscitivo sono

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riportati i dati disponibili ai quali si rimanda per le analisi di dettaglio).

Molti sono le fonti potenziali inquinamenti della falda sotterranea, ad esempio: impianti di depurazione delle acque, discariche, cave, cimiteri, spandimento liquami, concimazioni e diserbi, industrie, serbatoi interrati, pozzi.

Possono verificarsi sorgenti puntuali o diffuse degli inquinanti; le prime presentano una ridotta geometria dell’area inquinata (possono quindi essere bonificate), le seconde sono caratterizzate da una geometria areale o lineare dell’inquinamento.

I tipi più frequenti di contaminazione puntuale sono dovuti a: microrganismi, composti chimici inorganici e organici. Le sorgenti diffuse sono principalmente dovute a: urbanizzazione, attività agricole e alle piogge acide. In questi casi la bonifica è pressochè impossibile; tipici in questo caso gli inquinamenti da composti azotati (es. nitrati), fitofarmaci (es. triazine). A Paese i valori massimi di inquinamento da diserbanti si riscontrano nel quadrante Sud-Ovest con la Desetilatrazina che, in buona parte dell’area, supera il limite di potabilità di 0.1 µg/l. L’inquinamento da nitrati è localizzato nella falda superficiale e interessa tutto il territorio comunale. I valori massimi, vicini o superiori al limite di potabilità di 50 mg/l, si riscontrano in una fascia presso il confine con i Comuni di Trevignano e Istrana. Infine, non va tralasciato il potenziale inquinamento dovuto ai rilasci di reflui di origine civile; a tal proposito si ricorda che attualmente solo poco più di un terzo delle abitazioni sono collegate alla rete fognaria comunale.

Premettendo che per una buona protezione degli acquiferi del Comune di Paese, risulterebbe utile concordare una strategia e/o pianificazione territoriale con i comuni limitrofi, il PAT al fine della tutela dal rischio dell’inquinamento delle acque sotterranee prevede nelle Norme Tecniche di attivare le seguenti direttive:

· aggiornare la banca dati dei pozzi privati con l’inserimento anche delle quantità d’acqua prelevata annualmente (tutti i pozzi con Concessione Regionale al prelievo d’acqua sotterranea devono essere dotati di contatore volumetrico);

· il prosieguo del monitoraggio delle acque sotterranee (ARPAV) integrato da un maggiore approfondimento idrogeologico;

· la stesura di una guida sugli scarichi nel suolo e sottosuolo; · la predisposizione di una banca dati di tutti i siti oggetto di spargimento liquami: · la trasmissione ai competenti uffici comunali dei dati relativi alle autorizzazioni

allo spargimento dei liquami, completi di riferimento cartografico catastale e CTR al fine di valutare con precisione possibili inquinamenti;

· coordinare nell’ambito del previsto completamento della rete fognaria, forme di incentivazione all’allacciamento in particolare nei centri abitati;

· dotarsi di un Piano di Tutela degli Acquiferi da realizzarsi di concerto con l’ARPAV, nel quale dovranno essere affrontate anche le problematiche di salvaguardia della falda dai nitrati di origine agricola e dai prodotti fitosanitari.

Di assoluta importanza risulta questo Piano, in quanto per la prima volta possono essere messe in campo una serie di azioni coordinate da un disegno complessivo che in particolare possa:

· identificare ed articolare il rischio di contaminazione; · identificare sorgenti e cause di contaminazione e la relativa probabile

distribuzione; · determinare appropriate misure per la prevenzione all’interno della valutazione del

rischio e dell’analisi costi-benefici; · sviluppare misure atte a proteggere le acque sotterranee mediante forme di

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incentivazione (economiche, normative, educative, ecc.).

6.7.4 – Discariche, cave, siti contaminati

Il Comune di Paese presenta un’intensa attività estrattiva di ghiaie, sicuramente tra le maggiori a livello provinciale; inoltre nei comuni contermini, nei pressi dei confini amministrativi si trovano ambiti di escavazione, che spesso provocano maggior impatto ambientale a Paese, rispetto al territorio in cui hanno sede. Numerosi i siti di discarica, alcuni ancora attivi; è presente una discarica per lo smaltimento di materiali contenenti amianto. Tre di queste discariche (Vaston, Tiretta. Ecoidrojet), comportano chiare perdite di percolato con relativo inquinamento della falda. Analogamente alle cave, sono presenti nei comuni contermini prossimi ai confini con Paese, discariche i cui impatti possono interessare il territorio comunale. Infine sono presenti siti contaminati che, nella quasi totalità dei casi, riguardano ex aree produttive. Con il Quadro Conoscitivo, al quale si rimanda per specifici approfondimenti, questi ambiti sono stati censiti e cartografati (27 cave, 12 discariche, 16 siti contaminati). Per questi ambiti il PAT prevede di dare attuazione a:

· predisposizione di una banca dati di cave, discariche, e aree da bonificare; · redazione di un programma puntuale di monitoraggio delle acque di falda e delle

emissioni in atmosfera; · definizione di linee guida su controlli tecnici di dettaglio in discariche in esercizio; · coordinamento e ridefinizione dei Piani di ricomposizione ambientale delle cave.

Il Comune di Paese è dotato dal 1989 di un simile Piano; il PAT ne prevede l’aggiornamento e il ruolo di coordinamento delle iniziative per il recupero e la ricomposizione ambientale delle cave, alla luce delle previsioni urbanistiche definite per queste aree (vedi interventi negli ATO).

6.7.5 – Ambiti interessati da inquinamento atmosferico e/o acustico

Data la particolare rilevanza dei fenomeni riconducibili all’inquinamento atmosferico/acustico, nella Tavola 3 – Carta delle Fragilità, sono state individuate le infrastrutture generatrici di tali inquinamenti. Esse sono riconducibili essenzialmente alla rete stradale dove sono presenti alti volumi di traffico e alle due linee ferroviarie; anche se non cartografata, un’altra fonte di inquinamento (acustico) è quella relativa alle attività di volo, dovute all’aeroporto militare nel contermine Comune di Istrana.

Il traffico veicolare è di gran lunga la causa maggiore di inquinamento acustico, ma soprattutto, di quello dell'aria. Come più ampiamente descritto nel successivo capitolo riguardante la mobilità, Paese è attraversato da una fitta rete di arterie stradali di carattere sovracomunale e locale con elevati flussi di traffico giornaliero (ad es. S.R. n.53, 15.500 veicoli, S.R. n.348, 11.200 veicoli, S.P. n.79, 7.080 veicoli, S.P. n.102, 8.500 veicoli) Ne derivano emissioni di rumore che configurano livelli di inquinamento sonoro non trascurabili (vedi Piano di Zonizzazione Acustica Comunale). Le strade regionali presentano valori superiori a quelli consentiti dalla normativa vigente, ma anche molti altri punti rilevati, i valori sono superiori a quelli ammissibili. Particolarmente esposte a valori elevati di rumore sono le aree centrali di Paese e Postioma, direttamente interessate dalle due strade regionali; accanto a queste, alcune arterie del capoluogo anche le aree centrali di Castagnole e Padernello presentano valori superiori alla norma.

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Per quanto riguarda l’inquinamento atmosferico, in assenza/carenza di dati rilevati, in sede di PAT sono state stimate con il modello matematico CALINE4 le concentrazioni di benzene, PM10, ossidi di carbonio e azoto e confrontate con i valori previsti per il 2010 dal DM 60/2002:

· benzene (C6H6), valori elevati si rilevano lungo le due strade regionali n. 53 e n.348, anche se ancora inferiori rispetto ai 5 µg/mc consentiti; interessato da questi elevati livelli di inquinamento il capoluogo, limitatamente alle aree prossime alla Postumia;

· PM10, superamento dei valori ammessi lungo le due strade regionali, la Postumia Romana e via S. Pio X a Castagnole, in prossimità delle arterie stradali ed elevati, ma nella norma, fino a 25 ml dall’asse stradale;

· ossidi di carbonio (CO), valori superiori alla norma lungo le due strade regionali (nel caso della Postumia fino a 25 ml dall’asse stradale); interessati da alte concentrazioni di CO, il capoluogo e la frazione di Postioma;

· ossidi di azoto (NO2), vengono superati i valori limite oltre che lungo le due regionali, anche sulla Postumia Romana; interessate le aree urbane del capoluogo e della frazione di Postioma.

Seppure i valori si riferiscono a stime matematiche e non a dati rilevati, la situazione appare non soddisfacente. L’obiettivo del PAT in questi ambiti è quello della riduzione degli effetti indotti dal traffico e cioè inquinamento dell’aria e acustico; in questo senso il riordino viario previsto dal Piano (vedi paragrafo mobilità), dovrebbe comportare sensibili benefici. Le emissioni di rumore nelle aree urbane dovuti al traffico sono, nelle previsioni di PAT, destinati a migliorare, data la prevista riduzione dei veicoli in particolare di quelli pesanti. Nel contesto del PAT la S.R. n.348, almeno nel tratto non urbano, i valori di inquinamento acustico sono destinati a rimanere elevati, dato il previsto aumento del traffico veicolare; opposta la situazione per il tratto urbano di Postioma, che viene fortemente a beneficiare a livello di inquinamento sonoro, della riduzione del traffico. Forti benefici rispetto all’esposizione al rumore verrebbero ad avere le aree centrali di Paese di Castagnole. In particolare il capoluogo con la realizzazione della complanare, e il conseguente venir meno della circolazione di attraversamento e di gran parte di quella pesante, beneficerebbe di una riduzione consistente dei livelli di inquinamento sonoro. Il PAT prevede la realizzazione di opere di mitigazione per l’abbattimento dei livelli di inquinamento acustico nei centri urbani (barriere arboree, zone filtro, maggiori distanze dalle strade, ecc.) da definire con il PI. In ogni caso il Comune di Paese dovrà dotarsi quanto prima del Regolamento di disciplina delle attività rumorose.

In virtù della prevista diminuzione del traffico veicolare anche i livelli di inquinamento dell’aria sono destinati a diminuire, in particolare nei centri abitati. In sede di rapporto Ambientale, sono state stimate, sempre con il modello matematico CALINE4, le concentrazioni gassose riferibili allo scenario di PAT, confrontandole con i parametri previsti per il 2010 dal DM 60/2002, ottenendo i seguenti risultati:

· benzene (C6H6), rimane in tutte le arterie stradali entro i limiti di norma; i valori maggiori vengono a essere quelli della strada regionale Feltrina (tratto extra Postioma) e della Postumia Romana destinati ad avere un aumento del traffico di attraversamento;

· PM10, fortissima diminuzione dei valori per tutti i centri urbani del Comune con livelli fino a sei volte inferiori; vengono a beneficiare soprattutto il capoluogo, e le frazioni di Postioma e Castagnole; superamento dei limiti vengono a configurarsi

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lungo la strada regionale Feltrina (tratto extra Postioma), la Postumia Romana e la nuova complanare (per tali tratti sono indicati interventi di mitigazione);

· ossidi di carbonio e azoto (CO) e (NO2), tutti i centri urbani rientrano nei valori nella norma; superamenti interessano la strada regionale Feltrina (tratto extra Postioma) la Postumia Romana e la nuova complanare (per tali tratti sono indicati interventi di mitigazione).

In conclusione, per quanto concerne i centri abitati, il PAT delinea un quadro fortemente migliorativo, pur in presenza di ipotesi (cautelative) di forti aumenti del traffico. Nessun centro urbano viene ad assumere valori superiori a quelli assentiti; ciò non significa che non sia da perseguire il miglioramento dell’ambiente urbano, non dando impulso o stemperando le indicazioni di PAT. Importanti divengono in ogni caso interventi tesi alla riduzione del traffico e/o alla realizzazione di opere di mitigazione e miglioramento ambientali.

6.7.6 – Ambiti interessati da inquinamento elettromagnetico

Il Comune di Paese è interessato da elettrodotti, per i quali si sono individuate le relative fasce di rispetto. I dati disponibili (vedi Quadro Conoscitivo) indicano una situazione generalmente soddisfacente, anche se non mancano casi dove le misurazioni hanno dato esiti contrastanti, con siti rispondenti alle normative vigenti e altri dove risultavano superati i valori consentiti. Il Comune di Paese è interessato da impianti per la telefonia cellulare. Attualmente sono presenti sul territorio comunale 6 impianti.

Stante tale situazione il PAT non prevede per questi ambiti interessati da elettrodotti sviluppi insediativi, disponendo che in sede di PI all’interno delle fasce di rispetto dagli elettrodotti dovrà applicarsi il principio di cautela dal rischio, inibendo la realizzazione di aree gioco per l’infanzia, scuole, residenza ed in ogni caso, destinazioni caratterizzate dalla prolungata presenza di persone; in questo contesto si dovranno altresì agevolare gli interventi relativi alla rilocalizzazione degli edifici esistenti con tali destinazioni in zona di rispetto, oppure i cambi d’uso con destinazioni ammissibili.

Anche nella localizzazione di nuovi impianti di comunicazione elettronica ad uso pubblico il PAT osserva il principio della cautela dal rischio. Il PAT prescrive che oltre a quanto già contenuto nel Regolamento comunale, gli impianti di telefonia cellulare dovranno prioritariamente interessare ambiti territoriali nei quali siano già presenti impianti tecnologici (depuratori, elettrodotti, ecc.) e/o aree produttive, nonché in accordo con gli enti gestori, prevedere la concentrazione di più impianti nello stesso sito.

6.7.7 – Inquinamento luminoso

Il Comune di Paese è tenuto a dotarsi di Piano Comunale dell’illuminazione pubblica, ai sensi della normativa regionale, anche perché compreso nell’elenco dei Comuni inseriti nell’area di tutela derivata dalla presenza dell’osservatorio astronomico del Collegio Pio X di Treviso (zona di particolare protezione di 10 Km di raggio). Il PAT indica quale obiettivo quello della redazione del suddetto Piano, in realtà già in fase di elaborazione.

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6.8 – Domanda insediativa e produttiva

La questione della domanda insediativa è centrale rispetto alle scelte effettuate con il PAT. Paese come si è ampiamente dimostrato con il Quadro Conoscitivo ha avuto a partire dal secondo dopoguerra una forte crescita insediativa dovuta sia alla domanda residenziale, sia allo sviluppo delle attività produttive. Tale trend è destinato a rimanere tale se non si introducono politiche di controllo e contenimento tendenti alla stabilità insediativa. E’ evidente come questi obiettivi di riequilibrio siano perseguibili efficacemente, solo in un quadro di programmazione sovracomunale; ciò non toglie l’importanza primaria dell’azione locale sulle scelte relative alla popolazione.

L’obiettivo del PAT è quello del controllo della domanda residenziale, con un percorso di inversione degli attuali indici di crescita, che vada nel senso della stabilità della popolazione e di contenuti aumenti del numero dei residenti. Tale obiettivo appare quello ragionevolmente perseguibile, se raffrontato all’assenza o carenza di politiche di livello superiore sul riequilibrio insediativo e dell’oggettiva situazione territoriale di comune posto all’interno di un’area metropolitana per la quale gli indicatori socio-economici e demografici, indicano nei prossimi anni significativi trend di crescita.

6.8.1 – Quadro di riferimento per la domanda insediativa

Il dimensionamento del Piano di Assetto del Territorio di Paese va letto alla luce delle novità contenute nella L.R. n.11/2004. Quest’ultima, oltre a introdurre una metodologia diversa di calcolo del dimensionamento di Piano, nella sua impostazione generale, definisce di fatto un differente approccio rispetto al passato. Se fino ad oggi il dimensionamento era il frutto di ipotesi di ordine socio-economico e di necessità, spesso puramente teoriche, che riguardavano essenzialmente la crescita residenziale e delle attività produttive, con la L.R. n.11/2004, l’accento viene posto sulla necessità della riqualificazione urbana e del recupero edilizio ed ambientale, garantendo uno sviluppo sostenibile e durevole del territorio. Ciò significa che il dimensionamento va costruito partendo dalle esigenze di miglioramento della qualità urbana, per spostarsi successivamente sulla definizione di volumi edificabili e di dotazione dei servizi. In questo contesto va ricercato e verificato il nesso tra le necessità territoriali e l’effettiva possibilità attuare gli interventi, tenendo conto del ruolo che gli operatori privati sono chiamati a svolgere, sia come contributo alla costruzione/realizzazione del piano, sia di dotazione di risorse economiche. Tale risultato è ottenibile solamente attraverso la puntuale ricognizione e puntualizzazione delle scelte di Piano per ogni singolo ambito, verificate con il processo della Valutazione Ambientale Strategica.

Il territorio comunale è inserito nel più ampio contesto dell’area metropolitana di Treviso. A partire dal secondo dopoguerra Paese ha avuto un fortissimo sviluppo divenendo ambito privilegiato per le funzioni espulse o trasferite dal capoluogo provinciale. La programmazione di livello superiore (PTRC e PTCP) sia vigente che in fase di nuova definizione (vedi capitoli precedenti), assegna a Paese il ruolo di Comune dinamico e potenzialmente idoneo a sviluppare politiche insediative nell’ottica: · della riqualificazione dell’esistente e di contrasto alla dispersione insediativa; · della riduzione dell’alto consumo di suolo e dell’espansione incontrollata;

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· del miglioramento dell’organizzazione funzionale degli insediamenti e della

qualità degli spazi; · della valorizzazione degli elementi del territorio storico e attribuzione agli spazi

pubblici valenza di fattori strutturanti del territorio.

Tali indirizzi si confrontano con una serie di fattori che tendono ad alimentare spinte insediative verso il territorio comunale riassumibili in · stretta contiguità con frange ed insediamenti residenziali e produttivi dell’area

metropolitana; · continue spinte verso la rilocalizzazione ed il trasferimento di attività e ceti sociali

dal capoluogo provinciale; · la prospettiva della realizzazione di più efficienti collegamenti in particolare della

metropolitana ferroviaria di superficie. Per quanto concerne il trend demografico i dati del Quadro Conoscitivo aiutano a comprenderne le dinamiche:

· 19.898 gli abitanti residenti al 2004 con un aumento nel decennio di 3.554 unità; · 7.202 le famiglie residenti con un aumento nell’ultimo decennio di 1.335 famiglie; · 2,76 i componenti medi per famiglia (erano 3,00 nel decennio precedente); · 230-240 mc la dotazione volumetrica residenziale media per abitante.

Una disaggregazione dei dati evidenzia un trend maggiormente accelerato di crescita demografica nell’ultimo quinquennio; attualmente la popolazione residente è di 20.634 abitanti. E’ quindi in questo contesto per alcuni versi contraddittorio, tra spinte che tendono ad una “liberalizzazione e ad un spontaneismo insediativi” e la necessità di riorganizzare e riqualificare gli insediamenti, che il PAT è chiamato a definire il quadro programmatico per il prossimo decennio. Si tratta quindi di contrastare una crescita esponenziale di nuovi insediamenti residenziali e produttivi, spesso priva di una approfondita valutazione dei reali fabbisogni e che in definitiva, fa sorgere continue problematiche per quanto concerne l’organizzazione dei servizi, della mobilità delle opere di urbanizzazione e della qualità ambientale, per orientare il Piano verso una “stabilità dinamica”, che sia motivo di sviluppo e crescita in grado di consentire a Paese di competere a livello territoriale.

6.8.2 - Dimensionamento settore residenziale

In precedenza sono stati evidenziati i criteri per la definizione del dimensionamento residenziale delineato dalla L.R. n.11/2004. Nello specifico la legge chiede di individuare, per singolo ATO, il carico insediativo aggiuntivo quantificando gli standard per singola destinazione d’uso. Per quanto concerne il dimensionamento residenziale, esso è previsto corrispondente alla somma dei nuovi abitanti teorici previsti negli ATO, con i residenti comprensivi di quelli derivati dai volumi ammessi dal vigente PRG, ancorché non ancora realizzati. La domanda residenziale è riferita ad un arco temporale decennale. La volumetria esistente nelle zone residenziali (escluse le zto E4) è pari a mc 4.597.108; tale volumetria rapportata agli abitanti insediati configura allo stato attuale una dotazione pro capite di mc 241. Il vigente PRG consente ulteriori possibilità edificatorie nelle zone residenziali pari a mc 770.608. In considerazione del sottoutilizzo “fisiologico” di aree ed indici, stimabile nel 10% - 15% delle possibilità edificatorie, nonché del fatto che in queste zone sono consentite destinazioni diverse da quelle residenziali (commercio, uffici,

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ecc.) con quote variabili dal 30% al 50% del totale, il volume destinato effettivamente alla residenza è stato stimato in mc 570.328 (74%). Il carico insediativo aggiuntivo residenziale di PAT è stato definito in mc 698.250 comprensivo della quota per crediti edilizi pari a mc 33.250. Tale quantità è ripartita in: · nuove zone di espansione mc 293.500 (42,0%) · aree di trasformazione e completamento mc 351.000 (50,3%) · nuova edificazione in zona agricola mc 20.500 ( 2,9%) · crediti edilizi mc 33.250 ( 4,8%) La percentuale di quota residenziale di trasformazione e completamento (comprensiva dei crediti edilizi) è in realtà superiore a quella suindicata del 55,1%. Non va infatti dimenticato che una parte consistente della nuova volumetria residenziale è, di fatto, una trasformazione di volumi non residenziali dell’ex SIMMEL (mc 80.000); in questo contesto la percentuale della volumetria residenziale di trasformazione e completamento sale al 66,5%, a dimostrazione dell’attenzione del PAT verso l’obiettivo della riduzione di consumo del suolo agricolo. Infine, si sottolinea come quest’ultimo obiettivo, è stato posto alla base anche dell’individuazione delle aree di espansione, per le quali sono stati indicati ambiti meno interessanti dal punto di vista agricolo. La L.R. n.11/2004 quantifica in mc 150 di volume residenziale lordo lo standard per abitante teorico. La stessa legge consente, comunque, la rideterminazione di tale parametro in relazione alle specifiche connotazioni del contesto territoriale, del tessuto urbano e degli interventi previsti. Le analisi svolte prima in sede di PRG e successivamente di PAT, hanno dimostrato come lo standard residenziale per abitante nel caso di Paese sia stimabile in mc 230-240. Il PAT nella quantificazione degli abitanti teorici ha inteso fissare la cubatura pro-capite in mc 180. Tale indicazione trova fondamento nella considerazione che, pur non ritenendo adeguata alla realtà locale, l’attuale attribuzione volumetrica fissata della legge urbanistica, la produzione edilizia e le caratteristiche abitative nel prossimo futuro a Paese fanno propendere verso un avvicinamento rispetto al dato regionale. In considerazione di quanto detto gli abitanti insediabili relativamente al carico aggiuntivo di PAT sono quantificabili in: · (665.000/180) = 3.695 abitanti nelle aree di espansione, trasformazione e

completamento; · (33.250/180) = 185 abitanti dovuti ai crediti edilizi; complessivamente (3.695+185) = 3.880 abitanti. Il volume residenziale ancora realizzabile con il vigente PRG di mc 570.328, configura un numero di nuovi abitanti pari a (570.328/180) = 3.170 unità. Complessivamente il volume residuo di PRG e quello aggiuntivo di PAT, assommano una offerta residenziale pari a mc 1.268.578; nel decennio di previsione del PAT si ipotizzano in 7.050 nuovi abitanti comprensivi dei 185 dovuti al volume per crediti edilizi.

Pur in presenza di modalità diverse rispetto al passato, di determinazione del fabbisogno insediativo, risulta utile la verifica al dimensionamento del settore residenziale, secondo le usuali metodologie di calcolo del fabbisogno derivato dai seguenti parametri: · nuovi abitanti insediabili; · aumento delle famiglie in ragione della diminuzione del nucleo medio famigliare.

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Per quanto concerne i nuovi abitanti insediabili previsti nel prossimo decennio, sono stati presi in considerazione tre diversi indici di sviluppo demografico: · indice ventennale dal 1985 al 2004 (Ia = + 1,65); · indice decennale dal 1995 al 2004 (Ia = + 1,94); · indice quinquennale dal 2000 al 2004 (Ia = + 2,40). I tre periodi presentano andamenti diversi che configurano sviluppi demografici sempre crescenti, mano a mano che ci si avvicina al momento attuale. In questo contesto è stato deciso di prendere in considerazione l’andamento demografico medio dell’ultimo ventennio, che presenta i tassi meno elevati. Sulla base di questo indice sono stati calcolati i nuovi abitanti teorici previsti nel decennio che si configurano in 3.634 unità. Considerata la cubatura pro capite fissata dal PAT in mc 180, il fabbisogno residenziale per nuovi abitanti nel prossimo decennio risulta (3.634 x 180) = mc 654.120. Per quanto concerne la riduzione del nucleo medio familiare si ricorda che il dato di Paese, 2,82 componenti per famiglia rilevato al 2001, è superiore a quello medio dell’area studio pari a 2,6 unità; è quindi ipotizzabile che nel prossimo decennio tale valore per Paese possa avvicinarsi a quello dell’area studio (attualmente a Paese è pari a 2,76). Ipotizzando un nucleo familiare medio nel prossimo decennio di 2,72 il numero di famiglie risulterebbe: numero abitanti tra 10 anni (20.634 + 3.634 = 24.268), rapportati a famiglie di 2,72 componenti danno luogo a (24.268/2,72) = 8.922 famiglie. Considerando che attualmente a Paese in numero di famiglie è pari a 7.476, e fissando l’obiettivo di dare un alloggio ad ogni gruppo famigliare, nel decennio dovrebbero essere realizzati (8.922 – 7.476) = 1.446 nuovi alloggi. Dato che la dotazione volumetrica per abitante è stata fissata in 180 mc e che per ogni alloggio sono previsti 2,72 componenti, si ipotizzano alloggi di cubatura pari a (180 x 2,72) = mc 490. La cubatura necessaria per l’aumento degli alloggi sarà quindi: (1.446 x 490) = mc 708.540. In conclusione la domanda residenziale realistica per il prossimo decennio si configura in (654.120 + 708.540) = mc 1.362660. Come sopraindicato la volumetria realizzabile nelle aree residenziali è pari a mc 1.268.578 sostanzialmente adeguata allo sviluppo abitativo per il prossimo decennio.

6.8.3 - Dimensionamento settore produttivo

Per il settore produttivo non esistono specifici parametri dimensionali, come per la residenza. In questo senso il PAT, come per le aree residenziali definisce il fabbisogno a partire dalla necessità di riordino e riqualificazione delle zone produttive, garantendo uno sviluppo sostenibile e durevole del territorio, verificato con il processo della Valutazione Ambientale Strategica. Si sono già precedentemente evidenziate le linee strategiche per le aree produttive; il PAT si limita ad individuare alcuni ambiti di possibile intervento finalizzati a:

· necessità di prevedere eventuali espansioni delle aree produttive in un’ottica di completamento, consolidamento e ridefinizione degli attuali insediamenti anche a livello standard ed infrastrutture;

· favorire l’insediamento di attività legate al terziario “maturo”; · definire con precisione il quadro della sostenibilità dei nuovi interventi;

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· affrontare la problematica della compatibilità ambientale.

Da quanto detto emerge la consapevolezza che il territorio comunale non necessità semplicemente di nuove aree produttive, quanto di un sistema organico di insediamenti, adeguatamente connesso al sistema della mobilità e con forti livelli di attrazione. In questo contesto il PAT prevede un carico insediativo aggiuntivo a quello del PRG vigente per destinazioni non residenziali di:

· superfici commerciali/direzionali (lorde di pavimento) mq 60.670 · aree produttive mq 40.500 · volumetria turistica mc 20.000.

6.8.4 – Verifica dotazione aree a servizi

Il PRG vigente individua una quantità complessiva di aree a servizi di mq 1.934.701. Secondo le previsioni di PAT gli standard urbanistici richiesti dalla legge regionale n.11/2004 si configurano in:

a) standard residenziali (27.684 x 30 mq/ab) = mq 830.520 b) standard produttivi (1.377.469 x 10 mq/100 mq di St) = mq 137.747 c) standard terziari (97.554 x 100 mq/100 mq di Slp) = mq 97.554 d) standard turistici (33.237 x 15 mq/100 mc) = mq 4.985 Totale dotazione minima standard L.R. 11/2004 mq 1.070.806

Considerando che il PAT prevede di aumentare lo standard minimo residenziale a 36 mq/abitante, prefigurando così una dotazione minima residenziale di mq 996.624, l’ammontare complessivo minimo di standard di PAT risulta di mq 1.236.910.

Il PAT prevede una dotazione di standard aggiuntivi di mq 204.989; unitamente a quelli del vigente PRG assommano a (1.934.701+204.989) = mq 2.139.690, quantità ampiamente superiore a quella minima richiesta. Con il PAT si sono superate le carenze evidenziate in alcuni ambiti del territorio comunale, così come emerso con il Rapporto Ambientale.

6.8.5 – Determinazione della Superficie Agricola Trasformabile

La legge regionale n.11/2004 introduce nella redazione dei PAT il calcolo del limite quantitativo massimo della zona agricola trasformabile in zone con destinazione diversa da quella agricola, con modalità che fanno riferimento alle singole specificità territoriali, sulla base del rapporto tra la Superficie Agricola Utilizzata (SAU) e la Superficie Territoriale Comunale (STC). La SAU presa in considerazione è quella determinata in sede di PAT sulla base delle analisi relative all’uso del suolo e degli indirizzi dettati in merito dalla Regione Veneto e pari a mq 23.183.494,32. Il rapporto tra STC e SAU per il Comune di Paese è pari a (38.022.306,45/23.183.494,32) = 60,97%. Ciò significa che secondo i parametri fissati dalla Regione Veneto è possibile trasformare in una destinazione non agricola, una quantità di superficie massima pari allo 0,65% della STC e cioè (mq 38.022.306 x 0,65%) = mq 247.145. In considerazione delle specificità territoriali di Paese e delle pressioni insediative indotto dall’inserimento nella cintura metropolitana del capoluogo provinciale, si aggiunge l’incremento pari al 10% della SAU trasformabile definendo una superficie agricola massima trasformabile per scopi non agricoli pari a mq 271.860.

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6.9 - Riorganizzazione della mobilità

La mobilità in questi ultimi anni ha conosciuto una forte crescita sia a livello di passeggeri, sia di merci; l’aumento dei trasporti ha interessato l’intero nord-est ed in particolare l’area centrale veneta e la Provincia di Treviso. Questo trend secondo tutte le stime, è destinato a crescere, interessando in particolare il trasporto su gomma; a livello comunale dove la presenza dei collegamenti di tipo superiore è particolarmente forte, la prospettiva di un ulteriore incremento del traffico veicolare, deve portare ad un ripensamento delle politiche insediative, che ponga il tema della mobilità tra le priorità cui dare adeguate risposte, sia in termini di spostamento di merci e persone, sia di inquinamento.

Il Piano Regionale dei Trasporti indica alcuni obiettivi strategici:

· miglioramento dei collegamenti con le altre regioni italiane; · attenzione specifica ai collegamenti con l’Europa centrale e orientale; · per l’area centrale metropolitana prevedere mobilità locali differenziate da quelle

di più ampia scala.

Particolarmente importanti a livello territoriale risulteranno i riflessi e le ricadute, dovuti all’adeguamento della rete stradale regionale al cosiddetto Corridoio 5, che collegherà ovest ed est dell’Europa (da Lisbona a Kiev) attraversando l’Italia settentrionale e, quindi, anche il Veneto. Regione e Provincia, per quanto di loro competenza, sono impegnate nella definizione di infrastrutture in grado di “agganciare” il territorio regionale alla rete europea. Rientra a pieno titolo in questo contesto la nuova pedemontana, che connetterà ancor più il Comune di Paese nell’area centrale metropolitana del Veneto ed al sistema di trasporto transnazionale.

6.9.1 – Viabilità esistente

Il Quadro Conoscitivo ha messo in evidenza come il territorio comunale si trovi al centro di una rete di spostamenti ed attraversamenti, dovuti a:

· pendoralismi lavorativi o di studio; · accesso all’offerta locale di strutture commerciali, di servizio, svago e tempo

libero; · traffico di attraversamento per raggiungere altre località.

La contiguità con il capoluogo provinciale, la posizione geografica rispetto ai poli urbani di Castelfranco e Montebelluna, il grande sviluppo dei vicini centri di cintura e le necessità dell’apparato produttivo interno, hanno portato ad uno stato di “crisi” il sistema stradale comunale; in prospettiva le previsioni di una ulteriore crescita della residenza e degli insediamenti produttivi e terziari, devono confrontarsi con interventi di miglioramento della mobilità.

Il territorio comunale è attraversato da un fitto reticolo di arterie stradali alcune delle quali di rilevanza provinciale o regionale:

Strade Regionali · n.53 “Postumia”, collega Treviso con Vicenza attraversando il capoluogo

comunale; · n.348 “Feltrina”, collega Treviso con Feltre attraversando l’abitato di Postioma;

Strade Provinciali · n.79 “delle cave”, collega Quinto con Ponzano, attraversando gli abitati di Paese e

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Castagnole;

· n.100 “di Montebelluna”, collega Castagnole con Porcellengo; · n.102 “Postumia Romana”, collega Conegliano-Oderzo con Castelfranco; la

realizzazione di una variante consente di evitare l’abitato di Postioma, con sottopasso sulla S.R. n.348;

· n.128 “Capitello”, collega Padernello con Postioma passando per Porcellengo;

Strade Comunali (limitatamente a quelle principali) · Via S. Luca, collega il capoluogo con l’abitato di S. Luca; · Via Sovernigo, Via 4 Novembre, Via 1° Maggio, Via Biasuzzi collegano Paese con

Porcellengo; · Via Pravato, Via Roma, Via Olimpia, Via Cal Morganella collegano Paese con

Castagnole.

Complessivamente la rete viaria disegna nel territorio un sistema di direttrici tra loro ortogonali ricalcando, come evidenziato nell’analisi storica, l’antica organizzazione territoriale romana. Le due regionali attraversano il territorio comunale lungo direttici Est-Ovest, intersecandosi ortogonalmente con le provinciali n.128 e 79; il quadrilatero che viene così a delinearsi ricomprende, al proprio interno, tutti gli abitati del Comune. Questi ultimi vengono quindi ad essere pesantemente interessati dagli attraversamenti veicolari, in particolare:

· Paese, l’abitato è attraversato dalla S.R. n.53 che lo divide nettamente in due parti. L’alta intensità del traffico rende di fatto “incomunicabili” i due ambiti; quello sud risulta, ulteriormente compresso dalla linea ferroviaria TV-VI. La S.R. n.53 interseca all’interno dell’abitato la S.P. n.79, il cui andamento ortogonale alla prima, suddivide ulteriormente l’area urbana. Altre strade di rilevante importanza per gli alti volumi di traffico, sono Viale Biasuzzi e Via IV Novembre.

· Padernello, l’abitato è attraversato dalla S.P. n.128, che nel suo percorso verso Postioma, interessa anche il “colmello” di S. Luca. La parte sud della frazione è lambita dalla S.R. n.53; a causa di tale situazione gran parte di Padernello si trova ad essere compresso tra viabilità ad alta intensità di traffico.

· Porcellengo, il centro della frazione è posto sull’incrocio tra le provinciali n.128 e n.100; la pericolosità di quest’ultimo ha indotto la Provincia di Treviso ad intervenire, con la realizzazione di una rotatoria.

· Postioma, l’abitato è attraversato dalla S.R. n.348 “Feltrina”; analogamente al capoluogo il centro viene suddiviso in due parti con notevoli problemi di collegamento tra le stesse. La realizzazione della circonvallazione sulla S.P. n.102 “Postumia” a nord dell’abitato, ha drasticamente ridotto l’impatto negativo dell’attraversamento di questa provinciale nell’abitato. Quest’ultimo risulta interessato anche dal passaggio della S.P. n.128, fino all’incrocio con la S.R. n.348.

· Castagnole, la frazione è attraversata dalle provinciali n.79 e n.100, in corrispondenza del centro cittadino; anche in questo caso l’abitato viene di fatto suddiviso in aree tra le quali vengono a formarsi problemi di relazione.

6.9.1a – Attuali flussi di traffico

L’incidenza negativa nella qualità della vita degli abitati della mobilità veicolare può essere spiegato con l’analisi dei flussi di traffico e delle conseguenze che questi comportano a livello di inquinamento acustico e di qualità dell’aria. Con il Quadro Conoscitivo sono stati raccolti i dati delle varie campagne di rilevamento (Regione,

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ANAS, Provincia, PGTU) e con specifici modelli di calcolo, stimate le concentrazioni gassose maggiormente inquinanti; i dati sono stati confrontati con le normative vigenti o che entreranno in vigore durante il periodo di vigenza del PAT. I livelli del traffico sono stati determinati tramite i valori del TGMd, ossia del traffico giornaliero medio diurno (ore 7.00-19.00) riferito ai due sensi di marcia:

· S.R. n.53, 15.500 veicoli (17,68% pesanti); · S.R. n.348, 11.200 veicoli (13,38% pesanti); · S.P. n.79, 7.080 veicoli nella sezione di rilevamento con maggior traffico (17,9%

pesanti); · S.P. n.100, 4.875 veicoli nella sezione di rilevamento con maggior traffico (8,6%

pesanti); · S.P. n.128, 5.885 veicoli nella sezione di rilevamento con maggior traffico (8,0%

pesanti); · S.P. n.102, 8.500 veicoli nella sezione di rilevamento con maggior traffico (29,15

pesanti); · Via 1° Maggio a Paese, 5.235 veicoli; · Via Sovernigo tra Paese e Porcellengo, 3.347 veicoli.

Gli aggiornamenti consentiti dalla scansione temporale dei diversi rilevamenti, ha verificato nell’ultimo ventennio un aumento costante del traffico, particolarmente di quello pesante, sulle regionali e provinciali. In realtà il PGTU ha rilevato un generale aumento dei volumi del traffico anche sulle strade comunali, dovuto al fatto che l’utenza tende ad utilizzare percorsi alternativi a quelli maggiormente trafficati; ciò comporta forti ricadute negative dovute all’attraversamento degli abitati, all’appesantimento di tratte stradali funzionalmente carenti e all’interessamento di numerose intersezioni viarie. Per quanto concerne le problematiche legate all’inquinamento acustico ed atmosferico, si rimanda al precedente capitolo “difesa dal rischio ed aree fragili, nonché al Rapporto Ambientale.

6.9.1b – Trasporto pubblico, ripartizione modale spostamenti, pendolarismo

Il Comune di Paese è servito da due linee di trasporto urbano ed extraurbano che collegano Treviso rispettivamente con Castagnole-Sovernigo e Paese-Padernello. Numerose le linee di trasporto extraurbano, che utilizzano le principali arterie viarie che interessano il Comune; esse collegano il capoluogo di Provincia con Vicenza, Montebelluna, Valdobbiadene, Cavaso, Bassano, Altivole. E’ attivo anche un servizio di trasporto scolastico per gli alunni delle scuole dell’obbligo del capoluogo e delle frazioni e, di concerto con l’ACTT, un trasporto scolastico speciale diretto verso gli Istituti Superiori di Treviso per gli studenti residenti nelle frazioni di Castagnole, Porcellengo e Postioma. Considerando anche l’apporto delle linee ferroviarie, il territorio comunale risulta servito in maniera soddisfacente dal trasporto pubblico; complessivamente secondo i dati forniti dai gestori del trasporto pubblico, nei periodi di punta si hanno mediamente:

· 678 utenti autobus ACTT · 230 abbonati autobus La Marca · 95 utenti trasporto scolastico comunale · 290 utenti linee ferroviarie.

Si ha, quindi, un totale di circa 1.293 utenti che giornalmente utilizzano mezzi di trasporto pubblico. Per quanto concerne i mezzi di spostamento ed il pendolarismo, al 2001 erano 10.673 gli abitanti di Paese che giornalmente si spostavano per motivi di studio e/o lavoro

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(58% del totale). Di questi 4.155 si muovono all’interno del Comune; i rimanenti 6.518 si spostano fuori Comune. Considerando che giornalmente nei periodi di punta 1.293 persone utilizzano mezzi pubblici per spostarsi fuori Comune, rimangono (6.518-1.293)=5.225 persone che si muovono con mezzo proprio, presumibilmente nella gran parte dei casi con veicoli a motore. Se a questo dato, si aggiunge l’ulteriore apporto di pendolarità in entrata da altri Comuni verso Paese, stimabile in 1.500 unità, si può desumere l’intensità dei soli flussi di traffico privato interno, in ingresso/uscita che giornalmente interessano il territorio comunale.

6.9.1c – Punti di conflitto e incidentalità stradale

Nel Quadro Conoscitivo sono stati individuati (anche usufruendo dei dati del PGTU), i maggiori punti di conflitto viario presenti nel territorio comunale e che essenzialmente riguardano gli incroci maggiormente gravati dal traffico veicolare. Ulteriori punti potenziali di conflitto sono stati individuati dal PGTU, in altre arterie stradali, che nelle ore di punta del traffico, vengono ad essere interessate da elevati livelli di carico veicolare; tali situazioni riguardano particolarmente l’abitato di Paese. Punti di conflitto sono rappresentati anche dalle immissioni, da accessi privati, nelle strade con maggiori volumi di traffico, in particolare le SS.RR. n.53 e 348. Infine, altri momenti di pericolosità delle rete viaria comunale, sono individuabili in curve pericolose, strettoie, passaggi a livello ed in generale negli attraversamenti dei centri abitati.

I dati relativi agli incidenti stradali relativi al quinquennio 2000-2004, elaborati dalla Polizia Municipale di Paese, evidenziano una diminuzione degli incidenti sull’intera rete stradale scesi dai 74 del 2001 ai 22 del 2004. Le ragioni di tale andamento possono essere riassunte in:

· introduzione della patente a punti; · maggiori controlli sulla circolazione; · miglioramenti delle infrastrutture e della segnaletica stradale; · maggiore ricorso alla constatazione amichevole nel caso di incidenti.

Quest’ultimo aspetto non precisamente quantificabile, induce comunque ad una certa prudenza nel ritenere in via di soluzione le problematiche relative agli incidenti stradali. All’interno poi del dato complessivo, emergono delle differenze tra le diverse categorie stradali. A fronte di generale tendenza alla diminuzione di incidenti nelle strade regionali, provinciali e comunali extraurbane, vi è una sostanziale “tenuta” di quelli nelle comunali urbane; gli incidenti che avvengono in queste ultime, rappresentano di fatto il 50% del totale. Infine, va segnalato che parallelamente alla diminuzione degli incidenti, diminuisce anche il numero dei feriti; per il periodo considerato non si segnalano incidenti mortali.

6.9.1c – Piste ciclabili

Il Comune di Paese ha avviato un programma per la realizzazione di un sistema articolato di piste ciclabili. La loro realizzazione si è resa particolarmente necessaria, anche a causa della specifica struttura della rete viaria comunale, all’interno della quale i collegamenti tra centri e punti di maggiore interesse collettivo, spesso coincidono con strade ad alta intensità di traffico. In questa situazione spesso le caratteristiche dimensionali delle sedi stradali, raramente garantiscono la sicurezza dei ciclisti, ragione per la quale risulta particolarmente utile prevedere percorsi

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specificatamente attrezzati per le biciclette. Attualmente sono stati attrezzati alcuni tratti stradali per la circolazione ciclistica, due dei quali assumono una certa rilevanza:

· il collegamento tra Postioma e la prima periferia del capoluogo in località Sovernigo, con attraversamento dell’abitato di Porcellengo;

· il collegamento tra Paese e Padernello lungo la S.R. n.53.

Altri tratti ciclabili già realizzati sono:

· nel centro abitato di Postioma lungo la S.R. n.348; · tra Padernello e l’abitato di S. Luca; · nel capoluogo interessando le vie Marconi, Roma e Biasuzzi; · a Castagnole in direzione del capoluogo e di Porcellengo.

Sono in corso di realizzazione e/o previste la pista ciclabile lungo la S.R. n.348 tra Postioma e Castagnole (completamento del tratto esistente), e quelle lungo Via Nazionale e Via Mons. Breda ricadenti all’interno dell’intervento della S. Benedetto. Il Comune di Paese ha in previsione la realizzazione di ulteriori tratti ciclabili a completamento di quelli esistenti; una volta attuati, consentiranno il collegamento ciclabile attrezzato tra i centri del Comune, nonché la .realizzazione di percorsi attrezzati all’interno degli abitati a tutela dell’utenza ciclo-pedonale.

6.9.1d – Rete ferroviaria

Il territorio comunale è interessato dal passaggio di due linee ferroviarie: la Treviso-Vicenza e la Treviso–Belluno; entrambe le linee svolgono il servizio di trasporto persone e merci. La presenza di ben due linee ferroviarie, rende Paese uno degli ambiti meglio infrastrutturati; rispetto alla media provinciale (si ricorda che la Provincia di Treviso presenta una dotazione di rete ferroviaria inferiore alla media nazionale). Le due linee attraversano l’ambito comunale con direzioni est-ovest e nord sud con tre fermate: sulla TV-VI a Paese e sulla TV-BL a Castagnole e Postioma. Nel loro percorso, quasi parallelo alle due SS.RR. n.53 e 348, intersecano un numero consistente di strade locali, tanto che risultano presenti quattro passaggi a livello. Le stazioni ferroviarie non sono strutturate in maniera efficiente, rispecchiando le carenze più generali della rete ferroviaria provinciale di livello inferiore; per la fermata di Castagnole è prevista una nuova stazione, all’interno del Programma Integrato dell’ex SIMMEL. Modesto attualmente il contributo in numero di trasporto di persone che queste due linee danno alla mobilità locale. Importanza strategica per il Comune di Paese assume la realizzazione, all’interno del Sistema Ferroviario Metropolitano Regionale (SFMR), del tratto di metropolitana di superficie Treviso-Castelfranco Veneto e successive diramazioni verso Vicenza e Padova; con fermata a livello comunale nel capoluogo. La realizzazione di questa infrastruttura comporterà:

· la riduzione del numero dei passaggi a livello, con benefici sulla circolazione stradale;

· collegamenti frequenti con i principali poli urbani di livello regionale; · una crescita del servizio di trasporto persone e quindi una diminuzione del traffico

su gomma; · una appetibilità del territorio all’insediamento di attività o servizi direttamente

serviti dal trasporto ferroviario.

Va ricordato che anche la linea ferroviaria Treviso-Montebelluna-Feltre, rientra in un’ottica di potenziamento del trasporto su rotaia, con notevoli ricadute sullo snellimento del traffico su gomma. Infine, un accenno al trasporto ferroviario merci. La linea Treviso-Vicenza in questi

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ultimi anni ha visto crescere il proprio ruolo a livello di movimentazioni merci, con una notevole ricaduta a livello di interesse da parte delle imprese. In prospettiva è previsto da parte delle FS un programma di potenziamento del trasporto ferroviario merci su questa tratta. Minore, anche se non trascurabile, il ruolo dell’altra linea ferroviaria presente nel territorio comunale, relativamente al trasporto merci. E’ prevista la realizzazione di un nuovo scalo commerciale nel contesto della zona produttiva di Padernello.

6.9.2 – Linee di intervento del PAT

Il PAT relativamente alla mobilità intende perseguire i seguenti obiettivi:

· riduzione del traffico veicolare in particolare all’interno degli abitati; · adeguamento, potenziamento e miglioramento della rete stradale anche con

realizzazione di nuovi tratti; · diminuzione dei livelli di inquinamento acustico ed atmosferico; · miglioramento della qualità della vita specificatamente nelle aree urbane; · incentivazioni all’utilizzo del trasporto pubblico; · disincentivazione all’uso dei veicoli a motore; · potenziamento di percorsi ciclopedonali e delle aree di sosta e parcheggio; · miglioramento delle condizioni di sicurezza della circolazione stradale; · aumento della dotazione di barriere naturali ed artificiali e di aree verdi per la

mitigazione degli impatti dovuti al traffico.

6.9.2a – Interventi sulla mobilità

Il raggiungimento dei suddetti obiettivi può essere reso possibile perseguendo alcuni fondamentali interventi a scala sovracomunale e comunale. Tra i primi particolare importanza assumono:

· la circonvallazione al capoluogo provinciale · il completamento della circonvallazione della frazione di Postioma.

Si tratta di interventi già previsti nel redigendo PTCP e a titolo diverso finanziati e attivati. Entrambi gli interventi rientrano nel contesto delle diverse ipotesi relative alla realizzazione della grande circonvallazione di Treviso e di allacciamento alla S.P. n.102 ed alla futura Pedemontana.

Per quanto riguarda la scala comunale il PAT conferma l’ipotesi della realizzazione della complanare alla S.R. n. 53 Postumia, a sud della linea ferroviaria Treviso-Vicenza. Questa soluzione consente di bypassare il capoluogo comunale nella direttrice Treviso-Castelfranco, con innesti all’altezza della circonvallazione di Treviso e in Comune di Istrana (collegato alla S.P. 102).

La realizzazione di queste opere consentirebbe la realizzazione di una circonvallazione esterna agli abitati, sulla quale convogliare il traffico di attraversamento razionalizzando contemporaneamente quello locale. Lo spostamento del traffico in particolare di quello pesante su questo “anello esterno”, oltre a migliorare il traffico stradale, non può che comportare benefici alla vivibilità degli abitati, dato il minore flusso veicolare. All’interno di questo anello il traffico verrebbe fortemente a diminuire, limitandosi solamente a quello locale. L’indicazione dell’infrastruttura del PAT nella Tavola 4 – Carta delle Trasformabilità, è da considerarsi indicativa e da precisare con il PI ed i progetti esecutivi. Va però detto che la soluzione del percorso parallelo a quello della linea ferroviaria è quella risultata, maggiormente sostenibile, rispetto a soluzioni che prevedano percorsi più a

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sud, in quanto:

- presenta il percorso più breve; - è la soluzione con più basso livello di frammentazione del territorio interessato; - non viene ad interessare il territorio agricolo di invariante paesaggistico

ambientale; - una parte consistente del percorso è già disponibile per la realizzazione (vedi

PL San Benedetto); - tutela maggiormente l’integrità ambientale.

In fase esecutiva andranno previste opere di mitigazione ambientale che dati i livelli di inquinamento previsti non dovrebbero prevedere fasce di mitigazione inferiori a 50 ml; queste fasce correttamente progettate potrebbero configurarsi come aree verdi capaci di arricchire in maniera significativa il patrimonio boschivo comunale.

Per quanto concerne la viabilità locale, oltre alla conferma delle previsioni del PGTU, il PAT ha indicato alcuni interventi in ambiti che abbisognano di specifici interventi. Particolare rilevanza sono chiamati ad assumere quelli relativi al capoluogo negli ambiti di riqualificazione, riconversione e trasformazione, compresi tra la S.R. n. 53 e la linea ferroviaria Treviso-Vicenza, anche come parziale alternativa alla stessa regionale, nell’attraversamento cittadino.

6.9.2b - Nuovi flussi di traffico

Per le previsioni dei flussi di traffico va sottolineato come si siano volutamente definiti scenari di natura prudenziale e di cautela, prefigurando per il prossimo decennio un forte un aumento del traffico (11%), ipotizzando una assenza di interventi a livello sovracomunale. In effetti l’aumento dei livelli di traffico nello scenario di PAT, non deriva tanto dall’aumento degli abitanti nel prossimo decennio, quanto piuttosto, dall’impulso che le nuove previsioni viarie a livello superiore (ad esempio nuova pedemontana) possono comportare. E’ infatti ipotizzabile che il miglioramento dei collegamenti nell’area metropolitana porti a privilegiare le principali arterie di traffico (regionali, provinciali, circonvallazione del capoluogo provinciale), dando luogo ad un aumento del traffico di attraversamento, non diretto specificatamente agli insediamenti del territorio comunale. Data tale premessa gli indici dei flussi di traffico del PAT prevedono:

- aumento generale del traffico nell’area metropolitana in coerenza con le previsioni della pianificazione superiore;

- aumento del traffico dovuto alla previsioni di PAT; - spostamento del traffico di attraversamento e pesante sul sistema viario

“esterno” (S.R. n.348, circonvallazione di Treviso, complanare alla S.R. n.53, S.P. n.102);

- ipotesi di riduzione dell’80% del traffico pesante nelle aree urbane; - ipotesi di riduzione del 40% del traffico automobilistico nelle aree urbane; - aumento del traffico delle S.R. n.348 (+40%) e della S.P. n.102 (+40%-60%).

La riduzione del traffico nelle aree urbane deriva in parte dallo spostamento dello stesso sul sistema viario “esterno”, sia dall’aumento di utilizzatori del trasporto pubblico (SFMR). Le ipotesi dell’aumento sulla S.R. n.348 e sulla S.P. n.102 derivano da valutazioni legate sia all’aumento complessivo della mobilità nel territorio comunale (+11% nel decennio), sia dallo spostamento su queste arterie di parte dell’attuale traffico di attraversamento e pesante. Il traffico previsto sulla complanare, è ipotizzabile quale sommatoria di quello tolto

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all’attraversamento del capoluogo, ampliato dalla quota di aumento generale della mobilità previsto nell’area. Il Rapporto Ambientale ha consentito di valutare queste ipotesi di flussi di traffico, relativamente alle emissioni di rumore e alle concentrazioni gassose. Emerge la situazione di forte miglioramento sia dei livelli di inquinamento sonoro, che dell’aria nei principali centri urbani (vedi precedente paragrafo 6.5.4). Situazioni negative permangono sulla S.R. n.348 Feltrina (tratti extraurbani), la S.P n.102 Postumia Romana e la nuova complanare sud. Per questi strade il PAT prevede interventi di mitigazione ambientale e controllo/blocco dell’edificazione.

6.9.2c – Mobilità ciclistica

Il PAT nelle indicazioni relative agli interventi negli ATO e sulla mobilità, sottolinea la necessita di un potenziamento delle piste ciclabili; l’individuazione dei nuovi tratti è demandata al PI.

6.9.2d – Altri interventi sulla mobilità

Il PAT affida un ruolo molto importante alle linee ferroviarie che interessano Paese. L’inserimento di entrambe nel programma Sistema Ferroviario Metropolitano Regionale (SFMR), consente di prefigurare:

- una crescita del servizio di trasporto pubblico di persone e quindi una diminuzione del traffico su gomma;

- collegamenti frequenti con i principali poli urbani di livello superiore; - una ulteriore appetibilità del territorio all’insediamento di attività o servizi; - la riduzione del numero dei passaggi a livello.

Per cogliere appieno queste opportunità il PAT indica i seguenti interventi:

- individuazione di adeguati parcheggi scambiatori, a servizio dell’utenza che intende utilizzare il trasporto su ferro;

- realizzazione/potenziamento della rete di percorsi ciclopedonali, che consentano di accedere al SFMR in condizioni di sicurezza;

- predisposizione di misure per la riduzione del maggior inquinamento acustico dovuto all’aumento della frequenza del servizio di trasporto giornaliero;

- potenziamento/miglioramento delle attuali stazioni ferroviarie.

Altre indicazioni del PAT riguardano le aree urbane con previsioni di miglioramento dell’accessibilità nei centri urbani, della dotazione di parcheggi e del potenziamento dei percorsi di tipo ciclopedonale.

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7 – ACCORDI TRA COMUNE E SOGGETTI PRIVATI

Il Comune di Paese ha inserito all’interno del PAT alcuni accordi con soggetti privati avvalendosi di quanto previsto all’articolo 6 della legge regionale n.11/2004. Tale disposizione normativa consente al Comune di “concludere accordi con soggetti privati per assumere nella pianificazione proposte di progetti ed iniziative di rilevante interesse pubblico.” Lo stesso articolo prevede che gli accordi costituiscono parte integrante dello strumento di pianificazione cui accedono (nel caso specifico il PAT), e sono soggetti alle medesime forme di pubblicità e di partecipazione. Tali accordi possiedono le seguenti specifiche caratteristiche:

- sono finalizzati all’attuazione degli obiettivi di PAT - contengono un rilevante interesse pubblico - gli accordi sono possibili in via esclusiva con i soggetti privati coinvolti.

Gli accordi sottoscritti dal Comune di Paese sono cinque, individuati negli elaborati di PAT con specifica indicazione:

AP1 – Postioma Casa Merlo AP2 – Postioma Scuola Elementare AP3 – Paese Casa Schiavinato AP4 – Paese Area ARIKA srl AP5 – Castagnole Area EMERALD SpA.

Dal punto di vista procedurale le ditte proponenti hanno fatto pervenire al Comune di Paese un atto unilaterale d’obbligo con i contenuti essenziali della proposta di accordo, in considerazione della possibilità dell’accoglimento dello stesso all’interno del PAT, così come previsto all’articolo 6 della L.R. 11/2004. Gli atti unilaterali debitamente istruiti e positivamente valutati della Giunta Comunale, sono posti all’attenzione del Consiglio Comunale al fine di pervenire all’indicazione dell’evidenza del rilevante interesse pubblico. Infine, gli accordi sono recepiti con il provvedimento di adozione del Piano di Assetto del Territorio, del quale costituiscono parte integrante, risultando soggetti alle medesime forme di pubblicità e di partecipazione.

Di seguito si descrivono sommariamente i contenuti di tali accordi, con riferimento agli aspetti di natura urbanistica, rimandando eventuali approfondimenti alla documentazione allegata al PAT. Si ricorda che tali accordi troveranno traduzione, solo con successivo Piano degli Interventi redatto con le procedure previste all’articolo 18 della L.R. 11/2004.

AP1 –Postioma Casa Merlo L’accordo interessa l’acquisizione da parte del Comune di Paese di un’area con tre fabbricati ad uso commerciale e residenziale, posti nel centro storico di Postioma di fronte alla Chiesa Vecchia e contigui all’area della scuola elementare della frazione. L’area ha una superficie di mq 1.895; i fabbricati configurano una volumetria di mc 3.500 per una superficie di mq 520. L’acquisizione dei suddetti immobili persegue l’obiettivo del PAT di riqualificazione di quest’area centrale, mediante la realizzazione del centro sociale per la frazione di Postioma e di un parcheggio pubblico a servizio della scuola elementare e delle contermini funzioni centrali. La cessione gratuita al Comune di Paese dei succitati immobili è prevista in compensazione attraverso l’individuazione di volumetria edificabile residenziale (mc 6.900) su un’area posta in Via Calleselle a Postioma, inclusa nel PAT tra quelle di

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sviluppo insediativo.

AP2 – Postioma Scuola Elementare L’accordo prevede l’acquisizione a titolo gratuito da parte del Comune di Paese dell’area necessaria all’ampliamento della scuola elementare di Postioma. Si tratta di terreni con superficie pari a mq 2.663 e potenzialità edificatorie di mc 491, sui quali insistono due fabbricati rurali per una superficie complessiva di mq 126. L’obiettivo che si intende perseguire è quello fissato dal PAT per quanto concerne il potenziamento della scuola elementare nell’attuale localizzazione e della contestuale riqualificazione di questo ambito strategico nel contesto della frazione di Postioma. A compensazione della cessione si individueranno delle potenzialità residenziali (mc 1.200) su un’area in Via On. Angelo Visentin a Postioma.

AP3 – Paese Casa Schiavinato L’accordo prevede l’acquisizione a titolo gratuito da parte del Comune di Paese del fabbricato denominato Casa Schiavinato, posto nel centro storico del capoluogo in Via Trieste di fronte alla Casa Anziani di Villa Panizza. Si tratta di un edificio di origine rurale e di interesse architettonico oggetto di tutela da parte del vigente PRG. Gli immobili oggetto di accordo interessano un’area di mq 1.803 ed il fabbricato con volume pari a mc 2.416; su questo lotto lo strumento urbanistico vigente prevede una ulteriore capacità edificatoria con sagoma limite di circa mc 1.280. L’obiettivo che si intende perseguire è quello della realizzazione di un Centro Sociale per associazioni con sale riunioni. L’accordo prevede la cessione gratuita al Comune di Paese del suddescritto compendio immobiliare. A titolo compensativo vengono individuate e trasferite ai privati nuove possibilità edificatorie residenziali (mc 8.250), anche a compensazione della mancata realizzazione edificatoria da parte della ditta privata, all’interno della sagoma limite.

AP4 – Paese Area ARIKA srl L’accordo rientra nel contesto del trasferimento della ditta ARIKA srl (Area Commercio Agrario) dall’attuale sede posta nel capoluogo in Via Monsignor Breda, in un’area lungo Via Postumia. L’attuale insediamento presenta numerose problematiche riconducibili essenzialmente in:

- ambito fortemente conflittuale in termini di sicurezza della viabilità comunale; - presenza di forte degrado urbanistico ed edilizio; - esistenza di strutture e destinazioni che configurano potenziali problemi di

sicurezza e funzionalità in un ambito prettamente residenziale.

In questo quadro l’accordo prevede la sistemazione da parte della ditta ARIKA srl del tratto di marciapiede/pista ciclabile su sede propria in prossimità dell’incrocio di Via Monsignor Breda con Via Postumia, con cessione gratuita al demanio comunale dell’area sistemata. La parte privata si impegna altresì a finanziare in forma compartecipativa (€ 184.000.000,00), il completamento della pista ciclabile lungo la S.R. n.53 Postumia. Gli obiettivi rientrano tra quelli del PAT perché rilevanti per quanto interessa la concretizzazione di politiche territoriali intese a:

- determinare servizi a livello territoriale; - realizzare viabilità ed infrastrutture a servizio del capoluogo e delle frazioni; - realizzare interventi di messa in sicurezza e riqualificazione ambientale ed

urbana. Di converso la proprietà si impegna alla riqualificazione dell’area nel rispetto dei parametri di zona dotandola di adeguate aree di servizio. A titolo compensativo si individueranno possibilità edificatorie di tipo commerciale lungo la S.R. n.53 Postumia (superficie fondiaria mq 4.900).

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AP5 – Castagnole Area EMERALD SpA L’accordo interessa un’area sita a Castagnole contermine all’insediamento ex S.I.M.M.E.L.; si tratta di terreni localizzati a nord ovest di quest’ultimo, da considerarsi interclusi e compromessi rispetto alla vocazione agricola, in quanto compresi tra la ferrovia Treviso-Belluno e la viabilità di progetto di raccordo tra la S.P. n.100 e la S.R. n.348 “Feltrina”. L’insediamento ex S.I.M.M.E.L. è stato oggetto di Programma Integrato di Riqualificazione Urbanistica Edilizia e Ambientale (P.I.R.U.E.A.) approvato con Decreto del Presidente della Giunta Regionale del Veneto n.122 del 21.02.2002. Allo stato attuale il programma di intervento è in fase di attuazione. L’accordo prevede l’ampliamento dell’ambito territoriale di PIRUEA ed integra gli obblighi dell’EMERALD SpA nei confronti del Comune di Paese, secondo un programma di realizzazione di opere ed interventi di rilevante interesse pubblico sommariamente descrivibili in:

- realizzazione di ulteriori opere di urbanizzazione primaria (€ 1.700.000,00) rispetto a quelle già convenzionate;

- realizzazione di un sottopasso ferroviario in Via S. Pio X precedentemente a carico del Comune di Paese;

- aumento delle opere di urbanizzazione secondaria (€ 3.300.000,00) rispetto a quelle già convenzionate;

- cessione gratuita al Comune di Paese di un’area urbanizzata di mq 16.500 per edilizia residenziale pubblica;

- all’interno dell’area di cui al punto precedente realizzazione e cessione al Comune di Paese a titolo gratuito di 30 unità residenziali per emergenze di tipo abitativo;

- cessione gratuita al Comune di Paese di un’area di ulteriori mq 8.000, rispetto a quelli già convenzionati, per la realizzazione della scuola elementare;

- cessione gratuita al Comune di Paese di un’area di ulteriori mq 5.400 rispetto a quelli già convenzionati, per la realizzazione dell’asilo nido.

A fronte di tali impegni la ditta EMERALD SpA potrà realizzare in questo ambito, ulteriori mc 100.000 a destinazione residenziale, dei quali mc 80.000 derivanti dal cambio di destinazione d’uso di volumi direzionali-commerciali già previsti dal PIRUEA approvato; la nuova volumetria insediativa netta derivante dall’accordo, si configura quindi in mc 20.000. L’accordo è inteso a perseguire gli obiettivi del PAT relativi al potenziamento di servizi ed infrastrutture a livello territoriale, consentendo contestualmente una migliore distribuzione delle volumetrie edificabili e la possibilità di sviluppare un piano per l’edilizia residenziale pubblica.

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8 - INTERVENTI NEGLI ATO

La legge regionale n. 11/2004 introduce nella pianificazione comunale gli Ambiti Territoriali Omogenei (ATO). Questi ultimi sono parti del territorio che possono ricomprendere più zone territoriali omogenee e destinazioni urbanistiche; la loro suddivisione è riferibile a valutazioni di carattere geografico, storico, paesaggistico e insediativo. Con gli ATO la legge urbanistica introduce di fatto il concetto di superamento dello zoning urbanistico, cioè della rigida suddivisione funzionale del territorio, che ha dominato gran parte della prassi e cultura urbanistica a partire dal secondo dopoguerra.

Per ogni ATO il PAT determina le quantità dimensionali per singola destinazione d’uso, nonché le aree destinate alle attrezzature collettive ed ai servizi. La sommatoria dei singoli ATO definisce il fabbisogno complessivo del Piano. Il dimensionamento degli standard urbanistici non viene quindi calcolato sulla base delle destinazioni urbanistiche ma per ambiti territoriali; ciò significa realizzare un effettivo collegamento con le realtà territoriali, potendo collegare tipologia di standard e dotazione alle necessità collettive. Nelle tabelle di dimensionamento dei singoli ATO gli abitanti teorici di PRG sono complessivi di quelli attuali e di quelli teoricamente insediabili a seguito della realizzazione delle capacità edificatorie pregresse. I nuovi abitanti dovuti al carico aggiuntivo di PAT sono stati calcolati sulla base di 180 mc pro capite.

Il PAT di Paese individua 13 ATO; essi corrispondono a grandi linee: ai centri urbani (5), alle zone a destinazione prevalentemente produttiva (2), alle aree di riqualificazione ambientale (3) ed alle zone agricole (3). Questo capitolo intende illustrare per singolo ATO, gli obiettivi che il PAT si prefigge, le principali azioni previste per il loro raggiungimento ed il relativo dimensionamento di Piano.

ATO 1 – Rurale di valore ambientale di Postioma

ATO prevalentemente agricolo posto a nord del territorio comunale ai confini con i Comuni di Trevignano e Volpago del Montello; il limite meridionale è posto sulla circonvallazione della Postumia Romana in corrispondenza della frazione di Postioma. L’ambito è scarsamente edificato; solo il nucleo abitativo di Castagnera Alta connota una organizzazione insediativa di un certo rilievo. L’area risulta ancora provvista di consistente dotazione di equipaggiamento a verde con presenza di connessioni a rete; scarsa edificazione prevalentemente agricola, evidenti tracce di appoderamento storico. A sud verso la circonvallazione di Postioma, l’integrità dell’area è minore, con presenza di piccoli aggregati e reticolo poderale diversificato. La circonvallazione si pone quale barriera infrastrutturale tra questo ATO ed il restante territorio comunale.

Azioni di Piano Vedi azioni previste per l’ATO 3.

Dimensionamento ATO 1

Stato di fatto Superficie territoriale mq 3.086.835 Volume complessivo mc 37.859

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Volume residenziale mc 23.653 Abitanti teorici PRG vigente n° 317 Aree per l’istruzione PRG (Fa) mq / Aree per attrezzature di interesse comune PRG (Fb) mq / Aree per attrezzature a parco, gioco e sport PRG (Fc) mq / Aree per parcheggi PRG (Fd) mq /

Carico insediativo aggiuntivo PAT Residenza mc 4.200 Dotazione abitante teorico mc/ab 180 Nuovi abitanti insediabili n° 23 Abitanti complessivi 2016 n° 340 Standard aggiuntivi PAT mq /

ATO 2 – Residenziale di Postioma

L’ambito dell’ATO coincide a grandi linee con l’abitato di Postioma; è delimitato dalla linea ferroviaria Treviso-Belluno ad ovest, la circonvallazione alla Postumia Romana a nord, l’area agricola ad est ed il limite degli insediamenti produttivi a sud. Include, altresì, territorio prevalentemente agricolo verso ovest fino alla circonvallazione della Postumia Romana e, a sud, fino al confine comunale con Ponzano Veneto e l’ATO 5 La frazione di Postioma è con molta probabilità, l’abitato più antico del territorio comunale. La favorevole posizione geografica, sull’incrocio tra importanti vie di comunicazione romane (attuali S.P. Postumia e S.R. Feltrina), ha storicamente favorito l’insediamento, anche se, a partire dal secondo dopoguerra, proprio questo fattore ha posto anche notevoli problematiche e limitazioni alla vivibilità del centro; inoltre, le trasformazioni territoriali avvenute, in particolare nel secolo scorso, hanno ridimensionato il ruolo di questo centro a favore del capoluogo.

Testimonianze del suo importante passato sono individuabili negli episodi di valore architettonico ed ambientale presenti nell’abitato; inoltre, l’intero centro storico, in particolare il quadrante sud, possiede una serie di edifici che per qualità architettonica, riflettono l’importanza avuta da Postioma nella storia comunale. Parte del tessuto storico è stato modificato dalla rettifica, nel tratto centrale, della strada regionale Feltrina, che ha dato luogo alla ridefinizione della prospiciente edificazione; ulteriori modifiche all’abitato storico, sono imputabili a interventi edilizi non sempre rispettosi delle testimonianze più antiche. Il risultato complessivo è quello di un’area centrale nella quale convivono, non senza stridenti contrapposizioni, vecchia e nuova edificazione; in tal senso particolarmente caotiche e disomogenee si presentano le quinte edilizie prospicienti Piazza Montello e Via Toniolo.

Postioma ha avuto un deciso sviluppo urbano a partire dal 1970; dapprima questa crescita ha ricalcato l’assetto insediativo storico, per poi concentrarsi sull’ambito sud-ovest dell’abitato, contribuendo così a stemperare l’effetto di frattura e divisione dell’edificato, indotto dall’attraversamento urbano della S.R. n.348. Questa crescita è stata, nella maggioranza dei casi, disciplinata da piani urbanistici, che hanno dato un certo ordine allo sviluppo urbano; non mancano comunque a tal proposito profonde differenze, che in realtà riflettono la diversa dotazione di infrastrutture e standard richiesti dalle varie “stagioni” legislative a livello nazionale e

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regionale, della cultura urbanistica. Tale fatto, chiaramente non specifico di Postioma, ma presente in tutto il territorio comunale, è direttamente riferibile alla qualità e quantità di urbanizzazioni e standard presenti nelle diverse zone, direttamente proporzionali al periodo di realizzazione: limitate alle sole strade (spesso strette o non del tutto adeguate al traffico attuale) quelle realizzate nei primi anni ’70, provviste di idonea viabilità e dotate di standard urbanistici, quelle di epoca successiva. I quadranti nord dell’edificato si prestano a considerazioni diverse a livello urbanistico. Per questi ultimi, in particolare quello di nord-est, la presenza di tessuti consolidati, è molto limitata, in quanto prevalente in questi ambiti è stato il modello insediativo sparso, che solo in alcuni punti ha configurato accettabili livelli di qualità urbana. Per tali ambiti vanno previsti interventi di consolidamento e inserimento all’interno dell’armatura urbana. Una caratteristica di segno positivo che contraddistingue l’area urbana della frazione, rispetto agli altri centri comunali, con l’eccezione di Castagnole, è la minore incidenza dei vuoti urbani e degli interstizi inedificati nelle aree centrali, che testimonia di uno sviluppo urbano compatto.

Un tema di rilevante importanza è quello legato alla grande viabilità, nel caso specifico la S.R. n. 348 “Feltrina”, che interessa nel suo passaggio il centro della frazione; ad essa è imputabile la divisione dell’edificato in due ambiti e l’oggettiva difficoltà ad organizzare una accettabile qualità urbana dell’abitato. In realtà va ricordato che la situazione attuale è decisamente migliore di quella precedente alla realizzazione della circonvallazione nord della S.P. 102 “Postumia” che ha consentito una drastica riduzione dell’intenso flusso di traffico in direzione est-ovest. E’ evidente che solo ulteriori interventi sul sistema della mobilità e specificatamente sulla S.R. n.348, possono consentire il raggiungimento di una apprezzabile qualità ambientale e l’organizzazione di coerenti gerarchie spaziali e funzionali.

Azioni di Piano Obiettivi generali Riqualificazione delle aree centrali e del centro storico. Riorganizzazione e miglioramento urbano ed edilizio delle aree di frangia con consolidamento insediativi; disincentivazione di nuovi insediamenti lungo le aree prospicienti la S.R. n.348 interessate da problematiche di inquinamento atmosferico ed acustico. Lo sviluppo insediativo è proposto per i quadranti che maggiormente presentano necessità di riorganizzazione urbanistica e miglioramento ambientale. Più contenute le previsioni insediative dei quadranti nord-ovest e sud-ovest, per le minore necessità di riqualificazione urbanistica e per la presenza ai margini di insediamenti produttivi, potenzialmente incompatibili con la residenza. Sullo sfondo va sottolineato il miglioramento complessivo che l’abitato verrà ad avere con il completamento della circonvallazione sulla regionale Feltrina.

Azioni specifiche 1) Riqualificazione dell’area centrale della frazione tra Via Chiesa e Via Corazzin.

Il PAT prevede il rafforzamento degli spazi di interesse collettivo in questa parte dell’abitato; in tale contesto vanno potenziate le attrezzature scolastiche e previsti nuovi spazi di interesse comune realizzando una nuova centralità per lo scambio e l’incontro sociale. Tale programma va accompagnato da una riorganizzazione funzionale e dell’arredo urbano delle aree pubbliche, dal rafforzamento delle aree a parcheggio e dei collegamenti ciclopedonali (vedi AP1 e AP2).

2) Area degli impianti sportivi sulla Postumia Romana.

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E’ in questo ambito che si condensa buona parte delle sviluppo insediativo della frazione. La nuova edificazione dovrà estrinsecarsi in un consolidamento residenziale e dei servizi con definizione del margine urbano verso la zona agricola e una specifica attenzione all’integrazione paesaggistica ed ambientale. Va previsto un consistente potenziamento del verde pubblico, anche in forma di bosco urbano, in estensione di quello delle esistenti aree pubbliche, nonché di quello dei parchi di casa Bottico e di Villa Tassoni; queste zone verdi dovranno essere raccordate/integrate con il corridoio ecologico previsto nell’area. Sono possibili indici edificatori medi/medio-alti; questo ambito è idoneo alla realizzazione dell’edilizia pubblica e di nuove centralità urbane. Un collegamento ciclopedonale con il colmello Castello Ronchi consente di collegare tale abitato ad attrezzature i servizi frazionali.

3) Sviluppo insediativo lungo Via Corazzin. L’ambito di trasformazione lungo Via Corazzin è l’altro grande ambito di sviluppo insediativo previsto dal PAT. Gli obiettivi che il Piano si prefigge sono essenzialmente due: il miglioramento della qualità edilizia ed urbana di questa parte dell’abitato e l’integrazione con la riqualificazione dell’area centrale (vedi punto 1). Il primo aspetto è relativo alla necessità di riorganizzare questa parte dell’abitato anche attraverso il coinvolgimento dell’esistente edificazione diffusa; la seconda di dare vita ad un collegamento ed integrazione funzionale con l’area a servizi di Via Chiesa e Via Corazzin). Gli indici edificatori possono essere quelli medi, date anche le caratteristiche dell’ambito. I suddetti interventi andranno accompagnati dal riassetto viario di Via Corazzin e la riorganizzazione degli accessi sulla stessa. Il verde pubblico attrezzato dovrà essere dimensionato a servizio dell’intero quadrante, con tutela e valorizzazione dei “segni” ancora presenti nell’area, quale elementi ordinatori della nuova organizzazione insediativa.

4) Consolidamento dell’edificazione tra la S.R. n.348 Feltrina e Via Corazzin. Questa parte dell’abitato è strettamente connessa all’area di trasformazione di Via Corazzin. Le problematiche poste dalla zona sono essenzialmente: il controllo dell’edificazione lungo la S.R. n.348 e la riorganizzazione della viabilità interna con concentrazione e/o riduzione degli accessi sulla strada regionale. Tali problematiche sono figlie dello sfrangiamento urbano in un contesto attualmente soggetto alle questioni ambientali poste dalla S.R. n.348. Divengono quindi necessari la mitigazione ambientale rispetto all’inquinamento atmosferico ed acustico ed il miglioramento della qualità urbana mediante il recupero degli standard urbanistici (parcheggi e verde). Gli indici edificatori previsti sono medi/medio-bassi.

5) Completamento residenziale a sud verso Via Calleselle. Si tratta di completare, consolidare e definire il margine urbano verso Via Calleselle, va prevista una fascia verde verso l’ambito rurale e gli insediamenti produttivi. Gli indici rispecchieranno quelli medi dell’area.

6) Interventi diffusi. Riqualificazione dei fronti verso la S.R. n.348 Feltrina attraverso interventi sugli spazi pubblici, l’arredo urbano, la riorganizzazione della viabilità e degli accessi verso la regionale. Vanno cercate forme di incentivazione della qualità abitativa anche attraverso forme di rilocalizzazione insediativa con credito edilizio e sistemazione all’uso pubblico delle aree rese libere dall’edificazione. Attenzione ai contesti di particolare inquinamento atmosferico ed acustico dovuti ai flussi veicolari caratterizzanti la S.R. n.348 Feltrina e la S.P. n.102 Postumia Romana, con interventi di potenziamento del verde in funzione di filtro e schermatura.

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Miglioramento della viabilità con sistemazione di nodi e punti di conflitto; valorizzazione della fermata ferroviaria, con rafforzamento di parcheggi e collegamenti ciclopedonali.

All’interno dell’ATO 2 il Comune di Paese con soggetti privati ha sottoscritto accordi ai sensi dell’articolo 6 delle L.R. 11/2004 denominati AP1 – Casa Merlo e AP2 – Scuola elementare, precedentemente descritti, e individuati nella cartografia di PAT con apposita grafia nella Tavola 4 – Carta delle Trasformabilità. L’accordo AP1 interessa l’acquisizione gratuita da parte del Comune di Paese nel centro storico di Postioma di fronte alla Chiesa Vecchia, di un’area di superficie di mq 1.895 e soprastanti fabbricati (mc 3.500). L’accordo prevede a titolo compensativo l’individuazione di volumetria edificabile residenziale su un’area in Via Calleselle a Postioma, inclusa nel PAT tra quelle di sviluppo insediativo per complessivi mc 6.900. L’accordo AP2 prevede l’acquisizione a titolo gratuito da parte del Comune di Paese dell’area necessaria all’ampliamento della scuola elementare di Postioma per una superficie pari a mq 2.663. A titolo compensativo si individueranno potenzialità residenziali per una volumetria pari a mc 1.200, su un’area in Via On. Angelo Visentin a Postioma .

Dimensionamento ATO 2

Stato di fatto Superficie territoriale mq 2.336.338 Volume complessivo mc 651.927 Volume residenziale mc 537.985 Abitanti teorici PRG vigente n° 2.293 Aree per l’istruzione PRG (Fa) mq 24.801 Aree per attrezzature di interesse comune PRG (Fb) mq 4.911 Aree per attrezzature a parco, gioco e sport PRG (Fc) mq 81.483 Aree per parcheggi PRG (Fd) mq 10.329

Carico insediativo aggiuntivo PAT Residenza mc 61.426* Industria e Artigianato mq 3.500 Dotazione abitante teorico mc/ab 180 Nuovi abitanti insediabili n° 341 Abitanti complessivi 2016 n° 2.634 Standard aggiuntivi PAT mq 10.857 * All’interno di questa volumetria mc 8.100 sono destinati alla conclusione degli accordi tra il Comune di Paese e soggetti privati, intrapresi ai sensi dell’articolo 6 della L.R. 11/2004 e indicati negli elaborati di PAT con la simbologia AP1 e AP2.

ATO 3 – Rurale di valore ambientale

ATO prevalentemente agricolo posto tra il confine nord del territorio comunale con i Comuni di Trevignano e Istrana e gli abitati di Paese e Castagnole; comprende l’area centrale del Comune. Sono presenti insediamenti abitativi, anche di una certa consistenza, posti linearmente lungo gli assi viari più importanti. Si configura come la porzione a maggiore integrità del territorio comunale per la consistente dotazione di

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equipaggiamento a verde con presenza di connessioni a rete, scarsa edificazione prevalentemente agricola, evidenti tracce di appoderamento storico. A nord-est verso la circonvallazione di Postioma e ad est di Porcellengo l’integrità dell’area è minore, con presenza di piccoli aggregati e reticolo poderale diversificato.

Azioni di Piano Conferma del ruolo produttivo agricolo, paesaggistico ed ambientale di questo ambito con particolare riferimento alla tutela delle aree di invariante paesaggistico-ambientale; in tal senso vanno contrastati il consumo di suolo, la frammentazione territoriale e la semplificazione paesistica. Incentivazione di forme di agricoltura ecocompatibili, formazione di aree boscate e per biomassa. Tutela, salvaguardia e conservazione degli elementi lineari, areali, parchi aree verdi e giardini storici, favorendo interventi di restauro ambientale e paesaggistico con ricostruzione degli elementi che caratterizzavano il paesaggio rurale quali siepi campestri, filari alberati, macchie arboree. Salvaguardia della rete ecologica recependo le indicazioni contenute nelle Norme Tecniche. Il PI dovrà incentivare, anche con il ricorso al “credito edilizio”, gli interventi finalizzati alla rigenerazione ecologica, alla costruzione di sistemi continui di verde, anche a mitigazione di ambiti, infrastrutture, elementi o opere di degrado paesaggistico ed ambientale o generatori di inquinamento atmosferico e/o acustico. Andrà operato il consolidamento dei nuclei rurali presenti nell’ambito anche con interventi di riqualificazione e riordino urbanistico ed edilizio; dovranno altresì essere individuati gli edifici non più funzionali al fondo e prevista specifica disciplina normativa al fine del loro recupero ai fini residenziali o con altre destinazioni compatibili con l’area agricola. Tutela e salvaguardia della risorsa acqua e degli acquiferi con disciplina degli scarichi reflui, dello spandimento liquami e delle attività agricole;controllo ambiti di cava sotto falda e di quelli privi di ricomposizione ambientale e delle discariche. Vanno individuati percorsi ed itinerari per l’uso turistico e sociale del territorio rurale.

Dimensionamento ATO 3

Stato di fatto Superficie territoriale mq 13.266.399 Volume complessivo mc 574.023 Volume residenziale mc 188.214 Abitanti teorici PRG vigente n° 1.102 Aree per l’istruzione PRG (Fa) mq / Aree per attrezzature di interesse comune PRG (Fb) mq 25.941 Aree per attrezzature a parco, gioco e sport PRG (Fc) mq 37.152 Aree per parcheggi PRG (Fd) mq 992

Carico insediativo aggiuntivo PAT Residenza mc 5.249 Industria e Artigianato mq 15.000 Dotazione abitante teorico mc/ab 180 Nuovi abitanti insediabili n° 29 Abitanti complessivi 2016 n° 1.131

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Standard aggiuntivi PAT mq 1.500

ATO 4 – Residenziale di Porcellengo

L’ambito dell’ATO coincide a grandi linee con l’abitato di Porcellengo; oltre alle aree residenziali e di servizio, sono presenti anche piccole aree agricole. Il centro è suddiviso a grandi linee in quattro quadranti dall’incrocio tra le SS. PP. n.100 e n.128. Questa frazione concentra molti dei problemi che affliggono il territorio comunale:

· presenza all’interno dell’abitato di aree inedificate o dismesse; · attraversamenti viari con alti volumi di traffico all’interno delle aree urbane; · commistioni tra destinazioni d’uso non compatibili.

In realtà, l’abitato possiede caratteristiche che potenzialmente ne possono elevare la qualità urbana. La più importante è senza dubbio il centro storico uno dei più interessanti del territorio comunale.

I processi di crescita di questa frazione, sono più recenti rispetto agli altri abitati; in precedenza lo sviluppo aveva interessato le aree poste lungo le principali arterie stradali, ricalcando le direttrici dell’antico assetto storico. A questo tipo di crescita può essere attribuita la mediocre qualità delle aree di frangia, per le quali interventi di riorganizzazione e riqualificazione edilizia, pur auspicabili, non potranno essere che di portata limitata, almeno nel breve-medio periodo. Più recentemente, sviluppi residenziali hanno interessato l’ambito posto tra le Vie Baracca e Madonnetta che, anche grazie alla cospicua presenza di aree ed attrezzature pubbliche, si sta imponendo quale nuova centralità urbana.

In effetti la “storica” Piazza Matteotti non riesce più a configurarsi quale centro della frazione, svilita in questo ruolo, dai consistenti flussi di traffico che penalizzano funzioni di incontro e scambio sociale. Proprio a causa del traffico veicolare e dell’inadeguatezza dell’attuale rete stradale, questo snodo viario è stato oggetto di sistemazione da parte della Provincia di Treviso, con realizzazione di una rotatoria. Nonostante questo intervento risulta difficile pensare che Piazza Matteotti possa tornare ad essere il riferimento gerarchico dell’abitato; risulta quindi necessario un riequilibrio dell’edificato, che può articolarsi attorno alla nuova centralità urbana che si sta delineando nell’ambito precedentemente indicato tra le vie Baracca e Madonnetta.. Altre occasioni di crescita e riqualificazione dell’abitato possono venire da interventi di riuso e recupero di attività scarsamente compatibili con il contesto circostante (in alcuni casi poste in ambiti con forte potenziale urbano), e da riconfigurazioni/riqualificazioni di alcuni ambiti di frangia, finalizzati alla definizione dei limiti urbani.

Azioni di Piano Obiettivi generali Riqualificazione delle aree centrali e del centro storico. Riorganizzazione e miglioramento urbano ed edilizio delle aree di frangia con consolidamento insediativo, evitando il potenziamento delle aree interessate da problematiche di inquinamento atmosferico ed acustico. Le possibili scelte di sviluppo abitativo privilegia gli ambiti che presentano necessità di riorganizzazione urbanistica e miglioramento ambientale, nonché di potenziamento del verde e della viabilità.

Azioni specifiche 1) Sviluppo insediativo nell’area degli impianti sportivi a sud.

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E’ un ambito che necessità di completamento e consolidamento urbanistico, e di definizione del margine urbano verso la zona agricola, anche con adeguata area di protezione ambientale. In quest’area sono presenti gli impianti sportivi agonistici e un recente insediamento di edilizia pubblica. In questo senso l’ambito può essere particolarmente indicato per nuovi interventi di edilizia pubblica. Il verde attrezzato andrà finalizzato a implementare e proseguire quello dell’area di Villa Olivotti, per un arricchimento complesso della dotazione di verde urbano. Le caratteristiche della zona consentono l’utilizzo di indici edificatori medi.

2) Sviluppo residenziale delle aree su Via Marzelline. L’obiettivo principale è quello del completamento e consolidamento, dell’attuale edificazione di frangia, integrando negli interventi l’edificazione fronte Via Turati. Va realizzata un’area a verde attrezzato a servizio dell’intero ambito. La ridefinizione urbanistica è subordinata al potenziamento della viabilità calibrata al nuovo carico urbanistico, prevedendo la realizzazione di un adeguato collegamento con Via Turati. Gli indici edificatori previsti sono di tipo medio/medio-bassi.

3) Area centrale della frazione. Il PI dovrà prevedere la riqualificazione di Piazza Matteotti e collegamento di quest’ultima con gli spazi pubblici di Villa Olivotti. Va favorita la permeabilità del fronte edilizio prospiciente la piazza, per il rafforzamento della centralità di questa parte urbana, favorendo nuove funzioni ed occasioni di incontro e aggregazione sociale. Gli indici edificatori vanno rapportati a quelli medi dell’area.

4) Riorganizzazione dell’area tra Via Madonnetta e Via Baracca. E’ un ambito centrale che presenta grandi possibilità di crescere il proprio ruolo di centralità urbana, attualmente in gran parte potenziale. Gli interventi dovranno finalizzarsi alla reale attuazione delle previsioni di PRG di attrezzature a verde, gioco, sport e parcheggi a servizio dell’intera frazione. Eventuali nuove volumetrie vanno finalizzate alla valorizzazione della funzione di incontro e scambio sociale, attraverso opportuni spazi plurifunzionali.

5) Sviluppo insediativo tra Via Sovernigo e Via Gasparini. L’obiettivo è quello della riqualificazione e miglioramento della qualità edilizia ed urbana di questa parte dell’abitato, anche con il recupero dell’esistente edificazione diffusa. Vanno previsti interventi di mitigazione ambientale verso le aree rurali ed il riassetto viario finalizzato alla riduzione degli accessi sulle viabilità maggiori. Indici edilizi di tipo medio/medio-basso.

Dimensionamento ATO 4

Stato di fatto Superficie territoriale mq 804.402 Volume complessivo mc 396.755 Volume residenziale mc 325.316 Abitanti teorici PRG vigente n° 1.434 Aree per l’istruzione PRG (Fa) mq 29.591 Aree per attrezzature di interesse comune PRG (Fb) mq 4.925 Aree per attrezzature a parco, gioco e sport PRG (Fc) mq 43.422 Aree per parcheggi PRG (Fd) mq 7.448

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Carico insediativo aggiuntivo PAT Residenza mc 36.762 Commercio mq 4.400 Dotazione abitante teorico mc/ab 180 Nuovi abitanti insediabili n° 205 Abitanti complessivi 2016 n° 1.639 Standard aggiuntivi PAT mq 9.055

ATO 5 – Corridoio S.R. Feltrina - ferrovia TV-BL

L’ATO è posto a sud dell’abitato di Postioma, delimitato dalla linea ferroviaria TV-BL ad ovest, dalla S.R. n. 348 Feltrina ad est e dal confine comunale con Treviso a sud; comprende altresì la fascia residuale tra la Feltrina ed il confine comunale con Ponzano Veneto. La Feltrina è un asse di livello superiore destinato ad aumentare vieppiù di importanza nell’ambito del completamento della circonvallazione del capoluogo e della realizzazione della nuova pedemontana.

L’area alterna una serie di insediamenti produttivo-commerciali, con aree residenziali ed agricole, imperniati sull’asse viario della Feltrina; di particolare importanza l’insediamento ex SIMMEL in via di attuazione. Quest’ultimo unitamente ad altre parti urbane in prossimità della linea ferroviaria Treviso-Belluno, in realtà fanno parte della frazione di Castagnole; in questo senso i due ambiti sono strettamente correlati. La realizzazione del progetto SIMMEL avrà grandi conseguenze a livello comunale, ma particolarmente pregnanti per Castagnole, tra le quali particolare importanza vengono ad assumere:

· il collegamento e l’interrelazione tra l’ex SIMMEL e la frazione; · il ridisegno del “corridoio” compreso tra la S.R. n.348 e la linea ferroviaria

Treviso-Montebelluna; · il potenziamento del sistema della mobilità anche alla luce del ruolo

intercomunale che l’area viene ad assumere; · una verifica della pianificazione urbanistica dell’intorno; · un ripensamento del sistema dei servizi e delle attrezzature pubbliche per uno

sviluppo sinergico con l’abitato di Castagnole.

Azioni di Piano Obiettivi generali Riqualificazione urbanistica, ambientale e paesaggistica delle aree prospicienti la S.R. n.348. Riorganizzazione dell’ambito con ricucitura della frammentazione insediativa, incentivando la trasformazione in senso terziario e direzionale, degli attuali insediamenti produttivi. Completamento e consolidamento degli insediamenti residenziali e produttivi. Controllo delle problematiche legate a cave e discariche, per un recupero ambientale dei siti. Potenziamento del verde, salvaguardando i corridoi ecologici versi i Comuni limitrofi.

Azioni specifiche 1) Riorganizzazione degli insediamenti sull’asse della S.R. n.348 Feltrina.

Cucitura dei tessuti edilizi disomogenei e frammentati, riconoscendo il potenziale ruolo di “strada mercato” della S.R. n. 348; in questo senso vanno incentivate riconversioni produttive verso destinazioni a minor impatto e inquinamento (artigianato di servizio, funzioni direzionali e commerciali, ecc). Miglioramento

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della qualità ambientale ed edilizia dei fronti lungo la S.R. n. 348, anche attraverso interventi di riqualificazione e sostituzione edilizia e di mitigazione ambientale; controllo e disincentivazione delle funzioni residenziali lungo la strada regionale, favorendone la rilocalizzazione anche attraverso crediti edilizi. La riorganizzazione insediativa può avvalersi di indici edificatori medi/medio alti. Gli interventi devono comprendere il potenziamento e miglioramento di spazi pubblici e dei percorsi ciclopedonali, nonché la riorganizzazione e riduzione degli accessi stradali sulla S.R. n.348. Ai fini della sostenibilità degli interventi va attuato l’aumento della dotazione di verde in funzione della mitigazione dall’inquinamento atmosferico ed acustico.

2) Sviluppo insediativo dell’area ex SIMMEL. Nell’area ex SIMMEL è possibile il completamento degli interventi già autorizzati, ammettendo il trasferimento della volumetria autorizzata per una migliore organizzazione e razionalizzazione dell’insediamento; va posta attenzione alla definizione dei margini verso la viabilità stradale e la linea ferroviaria TV-BL, con adeguata fascia di protezione ambientale. Il completamento insediativo è condizionato all’aumento della dotazione di verde pubblico attrezzato a servizio dell’insediamento e a ulteriori collegamenti protetti ciclopedonali verso le strutture pubbliche. Fondamentale è la valorizzazione della fermata ferroviaria SFMR, in quanto potenzialmente idonea a connettere l’intera area al sistema metropolitano regionale con positive ricadute socio-economiche e della mobilità per il territorio comunale. Gli indici edificatori sono quelli dell’ex SIMMEL. L’area appare idonea alla realizzazione di edilizia pubblica.

3) Sviluppo residenziale delle aree tra Via S. Pio X e l’ex SIMMEL. L’obiettivo urbanistico è la saldatura ed integrazione tra i due ambiti: quello preesistente della frazione e quello dell’ex SIMMEL; contestualmente vanno definite condizioni per la riorganizzazione e la riqualificazione urbanistica dell’edificazione diffusa lungo Via S. Pio X. Gli indici edificatori vanno riferiti a quelli medi dell’area. Va posta attenzione al coordinamento (tra insediamenti) delle viabilità carraia e ciclopedonale ed il loro collegamento con Via S. Pio X. La dotazione di verde va riferita alla necessità di mitigazioni ambientali per l’inquinamento dovuto dal traffico veicolare su Via S. Pio X.

4) Consolidamento dell’ambito tra Via S. Giovanni Bosco ed il confine con Treviso. Per questa parte gli interventi ammissibili sono il completamento degli insediamenti residenziali e produttivi, condizionati ad idonea tutela ambientale dei primi rispetto ai secondi, attraverso ampia dotazione di verde. Gli indici edificatori dovranno medi ed in grado di consentire una buona dotazione di verde pubblico/privato. Va assecondata e valorizzata la potenziale rinaturalizzazione dell’ex cava realizzando le connessioni verdi indicate dal PAT. Dovrà essere ricercato il coordinamento con il Comune di Treviso per la possibilità di prolungare il corridoio ecologico secondario nel contesto del completamento della circonvallazione del capoluogo.

5) Consolidamento e sviluppo delle attuali aree produttive. Nell’ambito della strategia del PAT a riguardo degli insediamenti produttivi, va perseguita la riorganizzazione, saldatura ed integrazione degli insediamenti esistenti, sviluppando possibili sinergie e valorizzandone le potenzialità. In tal senso è consentita la “densificazione” edilizia degli insediamenti, finalizzata al recupero degli standard e della viabilità, nonché alla costruzione di comparti produttivi omogenei capaci di qualificare maggiormente l’intera area. In ogni caso

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gli interventi edilizi sono subordinati ad opere di mitigazione ambientale e di consolidamento/realizzazione di corridoi ecologici.

6) Aree agricole interposte agli insediamenti. Seppure ridotte a porzioni limitate, va valorizzata la funzione delle aree agricole nel contesto della sostenibilità ambientale e del riequilibrio ecologico dell’intero ATO. Nel contesto del completamento della circonvallazione della Feltrina , lato est della frazione di Postioma, vanno previste opere di mitigazione ambientale per la connessione verde tra l’area agricola di pregio dell’ATO 4 con il territorio rurale di Ponzano Veneto. Queste aree , pur in considerazione degli esigui spazi disponibili dovuti allo stato dei luoghi, si qualificano come ambiti di arricchimento del potenziale biotico e di compensazione ambientale delle aree urbanizzate, favorendo la realizzazione della rete ecologica. In questo contesto va incentivata la formazione di masse boscate e di connessioni verdi ai fini della riduzione dell’inquinamento atmosferico e del miglioramento delle condizioni microclimatiche locali. E’ da perseguire la fruizione pubblica con realizzazione di percorsi protetti ciclopedonali, anche per il collegamento delle frazioni di Castagnole e Postioma.

7) Fascia tra la S.R. n.348 ed il Comune di Ponzano. In questa parte residuale va attuata la riqualificazione e riorganizzazione dei fronti verso la strada regionale. Va disincentivata la funzione residenziale sparsa lungo la strada regionale, favorendone la rilocalizzazione anche attraverso crediti edilizi. Recupero ambientale delle aree di cava e discarica anche in coordinamento con i comuni limitrofi.

All’interno dell’ATO 5 il Comune di Paese con soggetto privato ha sottoscritto un accordo ai sensi dell’articolo 6 delle L.R. 11/2004 denominato AP5 – Ditta EMERALD SpA, precedentemente descritto, e individuato nella cartografia di PAT con apposita grafia nella Tavola 4 – Carta delle Trasformabilità. L’accordo interessa un’area contermine all’insediamento ex S.I.M.M.E.L. oggetto di Programma Integrato di Riqualificazione Urbanistica Edilizia e Ambientale (P.I.R.U.E.A.) approvato con Decreto del Presidente della Giunta Regionale del Veneto n.122 del 21.02.2002 attualmente in fase di attuazione, compresi tra la ferrovia Treviso-Belluno e la viabilità di progetto di raccordo tra la S.P. n.100 e la S.R. n.348 “Feltrina”. L’accordo prevede l’ampliamento dell’ambito territoriale di PIRUEA nella suddescritta area, integrando gli obblighi della ditta EMERALD SpA nei confronti del Comune di Paese, secondo un programma di realizzazione di opere ed interventi di rilevante interesse pubblico tra i quali urbanisticamente rilevanti sono:

- la realizzazione di un sottopasso ferroviario in Via S. Pio X; - cessione gratuita al Comune di Paese di una parte dell’area completa di

urbanizzazioni di mq 16.500 per edilizia residenziale pubblica; - all’interno dell’area di cui al punto precedente realizzazione e cessione al

Comune di Paese a titolo gratuito di 30 unità residenziali per emergenze di tipo abitativo;

- cessione gratuita al Comune di Paese di un’area di ulteriori mq 8.000, rispetto a quelli già convenzionati, per la realizzazione della scuola elementare;

- cessione gratuita al Comune di Paese di un’area di ulteriori mq 5.400 rispetto a quelli già convenzionati, per la realizzazione dell’asilo nido.

A fronte di tali impegni la ditta EMERALD SpA potrà realizzare in questo ambito, ulteriori mc 100.000 a destinazione residenziale, dei quali mc 80.000 derivanti dal cambio di destinazione d’uso di volumi direzionali-commerciali già previsti dal PIRUEA approvato.

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Dimensionamento ATO 5 Stato di fatto Superficie territoriale mq 3.620.835 Volume complessivo mc 1.334.038 Volume residenziale mc 322.314 Abitanti teorici PRG vigente n° 2.259 Aree per l’istruzione PRG (Fa) mq / Aree per attrezzature di interesse comune PRG (Fb) mq 10.861 Aree per attrezzature a parco, gioco e sport PRG (Fc) mq 226.803 Aree per parcheggi PRG (Fd) mq 521

Carico insediativo aggiuntivo PAT Residenza mc 152.245* Industria e Artigianato mq 10.000 Commercio mq 20.000 Dotazione abitante teorico mc/ab 180 Nuovi abitanti insediabili n° 846 Abitanti complessivi 2016 n° 3.105 Standard aggiuntivi PAT mq 81.842 * All’interno di questa volumetria mc 100.000 sono destinati alla conclusione dell’accordo tra il Comune di Paese e soggetto privato, intrapreso ai sensi dell’articolo 6 della L.R. 11/2004 e indicati negli elaborati di PAT con la simbologia AP5.

ATO 6 – Rurale di riqualificazione nord

L’ambito dell’ATO comprende un insieme di zone di escavazione e discariche (amianto) posto tra Porcellengo e Castagnole. Esso è delimitato dalla linea ferroviaria TV-BL ad est e dall’area agricola di buona integrità nelle restanti direzioni. La parte maggiore dell’ambito presenta una integrità limitata e/o compromessa; solo alcune zone marginali possiedono ancora una discreta dotazione di equipaggiamento a verde.

Azioni di Piano Una parte dell’ATO 6 è stata inserita tra le “Matrici naturali primarie potenziali” per le quali si definiscono i seguenti obiettivi:

· recupero paesaggistico ed ambientale delle aree già adibite a discarica e cava; · potenziamento del patrimonio vegetale ai fini della rigenerazione ecologica e

della realizzazione di connessioni e corridoi verdi; · tutela e salvaguardia degli acquiferi con il controllo di discariche, cave, attività

produttive, spargimenti liquami e smaltimento reflui.

Il termine “potenziale” è indicatore di una condizione attualmente connotata da scarsa valenza naturale, ambientale e paesaggistica, ma pur tuttavia orientata, in prospettiva, al riconoscimento per detti siti di obiettivi di recupero ai fini della riqualificazione ambientale, ciò soprattutto in considerazione della particolare dislocazione nel territorio comunale, tale da ammettere un ruolo di snodo delle connessioni ecologiche con il Comune di Ponzano Veneto, nonché, a recupero avvenuto, di esteso patrimonio di verde per usi multipli ed a servizio di attività ricreative e del tempo libero.

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Per attuare tali obiettivi questi ambiti sono stati perimetrati quali “Contesti per la realizzazione di programmi complessi”. L’obiettivo è quello di coinvolgere attori pubblici e privati all’attuazione degli obiettivi del PAT. Si ritiene che proprio ambiti quali quello in questione, con forte presenza di cave e discariche, possono divenire campo di sperimentazione urbanistica per la definizione di modalità di recupero territoriale ed ambientale di queste parti degradate; esperienza pilota che può essere di esempio in altri contesti similari, anche al di fuori del territorio comunale. La presenza ai diversi livelli di una molteplicità di attori coinvolti Regione, Provincia, Comune privati può dare forte concretezza a questo obiettivo.

Per la restante parte agricola sono valide le azioni generali indicate per l’ATO 3.

Dimensionamento ATO 6

Stato di fatto Superficie territoriale mq 1.083.503 Volume complessivo mc 18.783 Volume residenziale mc 8.684 Abitanti teorici PRG vigente n° 40 Aree per l’istruzione PRG (Fa) mq / Aree per attrezzature di interesse comune PRG (Fb) mq 14.450 Aree per attrezzature a parco, gioco e sport PRG (Fc) mq 72.067 Aree per parcheggi PRG (Fd) mq /

Carico insediativo aggiuntivo PAT Residenza mc / Dotazione abitante teorico mc/ab 180 Nuovi abitanti insediabili n° / Abitanti complessivi 2016 n° 40 Standard aggiuntivi PAT mq /

ATO 7 – Residenziale di Castagnole

L’ambito dell’ATO coincide a grandi linee con l’abitato di Castagnole; è delimitato dalla linea ferroviaria TV-BL ad est, dal confine comunale con Treviso a sud, dall’area agricola e da zone di escavazione nelle restanti direzioni.

Castagnole, oggetto di insediamenti abitativi sin da epoca antica, possiede uno dei centri storici più interessanti del territorio comunale. Parimenti agli altri centri del territorio comunale, ha avuto un intenso sviluppo edilizio nel secondo dopoguerra, con caratteristiche molto simili a quelle del capoluogo: una prima fase nella quale l’edificazione si è sviluppata linearmente lungo la viabilità esistente, seguita da un’altra fase dove la crescita urbana ha interessato in modo uniforme l’abitato. La sommatoria di queste fasi di crescita ha fatto di Castagnole, la frazione con il tessuto edificato più compatto del territorio comunale. Ciò non significa che manchino tessuti di frangia o edificazioni lineari in area agricola (vie Toti, Ongarine, S. Pio X, Grotta, ecc.); in particolare verso nord l’abitato viene ad articolarsi in episodi di diffusa frammentazione abitativa, caratterizzata da una scarsa qualità urbana e da una consistente carenza di attrezzature e servizi pubblici.

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Cuore della frazione è Piazza S. Mauro; questo luogo coincide con la memoria storica dell’abitato; su di esso insistono la Chiesa, la linea edilizia con Villa Perissinotti ed edifici di interesse pubblico, configurando uno spazio di buona qualità ambientale. Piuttosto gli edifici realizzati successivamente al secondo dopoguerra, non presentano una qualità edilizia paragonabile a quella antica, assumendo in alcune parti veste di elementi detrattori del paesaggio urbano; se a questo si aggiunge l’incidenza negativa sulla vivibilità di questo spazio dovuta al traffico urbano, il ruolo di spazio aggregante di Piazza S. Mauro viene ad essere fortemente sminuito.

Rilevanti sono le problematiche indotte dal traffico stradale. Il centro è infatti attraversato da assi viari di rilevante importanza: la S.P. n.79 che collega Quinto con Ponzano Veneto e la S.P. n. 100 che collega Treviso con Montebelluna; essi si intersecano proprio in corrispondenza di Piazza S. Mauro, con le conseguenze sopra descritte. In particolare la S.P. n.79 è l’arteria stradale maggiormente responsabile dei livelli di inquinamento e della riduzione delle condizioni di vivibilità dell’area centrale della frazione. La stessa è infatti una delle arterie privilegiate dal traffico pesante, specialmente di quello operante nel settore dell’escavazione; il numero dei veicoli transitanti è talmente elevato, da risultare inferiore solo a quello delle due strade statali presenti nel territorio comunale.

Azioni di Piano Obiettivi generali Riqualificazione delle aree centrali e del centro storico. Consolidamento insediativo, riorganizzazione e miglioramento urbano ed edilizio delle aree di frangia, evitando il potenziamento delle aree interessate da problematiche di inquinamento atmosferico ed acustico. Coordinamento ed integrazione dell’assetto insediativo con l’ATO 5. Forte necessità di recupero e riorganizzazione urbanistica dell’edilizia diffusa a nord della frazione, con il potenziamento della dotazione di verde e miglioramento della viabilità.

Azioni specifiche 1) Aree centrali della frazione.

Riqualificazione di Piazza S. Mauro, con il consolidamento di attrezzature ed aree pubbliche, ri-confermando la centralità della piazza quale spazio di scambio e di incontro sociale. Riorganizzazione funzionale e dell’arredo urbano, con rafforzamento di parcheggi e collegamenti ciclopedonali; incentivazione al miglioramento estetico dei fronti prospicienti la piazza. Potenziamento e ridisegno del sistema del verde pubblico e privato, privilegiando forme di continuità di questi spazi a partire dalla valorizzazione ambientale dei parchi e dei giardini degli edifici storici. Interventi per la riduzione dell’inquinamento atmosferico ed acustico derivato dal traffico veicolare, con aumento del potenziale biotico e della rete ecologica per il miglioramento delle condizioni microclimatiche dell’abitato.

2) Sviluppo residenziale sud. Conferma delle previsioni del vigente PRG, per il completamento residenziale dell’ambito, finalizzato anche alla definizione del margine urbano.

3) Edificazione sparsa in zona agricola. Consolidamento e riqualificazione delle aree di edificazione diffusa, in particolare nell’ambito tra Via Toti e Via Ongarine, attraverso un significativo recupero di standard urbanistici a verde.

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Dimensionamento ATO 7

Stato di fatto Superficie territoriale mq 1.831.657 Volume complessivo mc 816.305 Volume residenziale mc 710.017 Abitanti teorici PRG vigente n° 3.277 Aree per l’istruzione PRG (Fa) mq 23.457 Aree per attrezzature di interesse comune PRG (Fb) mq 15.683 Aree per attrezzature a parco, gioco e sport PRG (Fc) mq 30.839 Aree per parcheggi PRG (Fd) mq 2.333

Carico insediativo aggiuntivo PAT Residenza mc 38.862 Dotazione abitante teorico mc/ab 180 Nuovi abitanti insediabili n° 216 Abitanti complessivi 2016 n° 3.493 Standard aggiuntivi PAT mq 5.832

ATO 8 – Residenziale di Padernello – S. Luca

L’ambito dell’ATO coincide a grandi linee con gli abitati di Padernello e S. Luca; è delimitato dall’area agricola e dalla S.R. n.53 Postumia a sud.

Il piccolo nucleo di S. Luca, sorto in corrispondenza di un nodo della centuriazione romana, si configura come la parte più antica del sistema edificato. In realtà Padernello presenta un limitato numero di testimonianze antiche, concentrate nei pressi della Chiesa, anch’essa posta in un nodo della centuriazione romana; altra testimonianza antica è l’edificio religioso in località S. Gottardo.

Padernello, un tempo sede comunale autonoma, ha avuto un sostenuto sviluppo nel secondo dopoguerra. Si è trattato però di un processo edificatorio attuato a “macchia di leopardo”, che ha generato un abitato composto da episodi di urbanizzazione consolidata, inframmezzati da aree inedificate incolte o agricole; in realtà una buona parte di questi vuoti urbani sono costituiti da aree per attrezzature pubbliche inattuate. Questa situazione non contribuisce certamente a definire una apprezzabile identità alla frazione, che rimane in qualche misura limitata alle aree più antiche: infatti soprattutto nelle cortine edilizie e nell’edificazione lungo la S.P. n.128, risultano percepibili gerarchie spaziali e funzionali collettive, capaci di creare una qualche immagine urbana.

All’interno della frazione, Via Sottana suddivide ulteriormente l’abitato in due parti quasi equivalenti come estensione, ma con marcate differenze per quanto concerne il paesaggio edificato. La parte ad est di Via Sottana risulta maggiormente coinvolta in interventi edificatori spesso di tipo pianificato, anche se la presenza di numerosi vuoti urbani dà a questo ambito una sensazione di incompletezza; in corrispondenza dell’incrocio con la S.P. n.128 l’intervento di recupero dell’ex insediamento industriale Montini in corso di realizzazione, può divenire un primo momento di riqualificazione dell’area centrale dell’abitato.

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La frammentazione dell’edificato è maggiormente percepibile nella parte ad ovest, dove l’edificazione assume forti connotati di discontinuità e marginalità rispetto alle parti inedificate; anche la qualità dell’edilizia risulta in qualche modo penalizzata, presentando episodi non sporadici di degrado. Anche se in misura minore rispetto al capoluogo, il problema della viabilità incide pesantemente anche a Padernello a due diversi livelli:

· direttamente con la S.P. n.128 che attraversa il centro; · limitatamente al quadrante meridionale con la S.R. n.53.

Per quanto concerne la prima arteria viaria, le condizioni di pericolosità di un attraversamento urbano con consistenti livelli di traffico e la ricaduta in termini negativi della qualità abitativa sono facilmente intuibili; se a questi si aggiungono l’inquinamento acustico ed atmosferico indotto dal transito dei veicoli il quadro peggiora ulteriormente. La S.R. n.53, pur lambendo solo marginalmente l’abitato, di fatto ne condiziona fortemente lo sviluppo: innanzitutto fisicamente ponendosi quale limite urbano, in secondo luogo richiedendo la definizione di interventi di tutela dai fenomeni inquinanti ad essa collegati.

Azioni di Piano Obiettivi generali Riqualificazione delle aree centrali con previsione di spazi per l’incontro e l’aggregazione sociale. Previsione di interventi sui quadranti con forte presenza di aree di frangia che maggiormente necessitano di riorganizzazione e miglioramento urbano ed edilizio. Attenzione a consolidamenti insediativi di ambiti non interessati da problematiche di inquinamento atmosferico ed acustico. Potenziamento della dotazione di verde attrezzato e di quello di mitigazione rispetto all’inquinamento derivato dalla viabilità. Conferma della circonvallazione di PRG quale alternativa alla S.P. n.128.

Azioni specifiche 1) Sviluppo insediativo area in Via La Motta.

Riqualificazione dell’area in Via La Motta con sviluppo insediativo. Indici edificatori medi/medio-alti, con concentrazione volumetrica per favorire la realizzazione di spazi di aggregazione. Rafforzamento delle attrezzature pubbliche e realizzazione di nuove centralità urbane, anche in coordinamento con le aree di Via S. Agostino. Riorganizzazione ed miglioramento delle aree pubbliche dal punto di vista funzionale e dell’arredo urbano, realizzando e/o rafforzando le aree a parcheggio e i collegamenti ciclopedonali con il tessuto urbano. L’ambito è particolarmente adatto alla individuazione di edilizia residenziale pubblica.

2) Area nord-ovest impianti sportivi. Completamento insediativo nell’area verso nord-ovest degli impianti sportivi, per la definizione del margine verso la zona agricola con adeguata integrazione paesaggistica ed ambientale. Il verde pubblico andrà pensato quale completamento di quello esistente; lo sviluppo di questi ambiti dovrà migliorare e potenziare la viabilità e i collegamenti ciclopedonali. Per le caratteristiche di questi ambiti si indicano indici edificatori bassi/medio-bassi.

3) Area di Via S. Gottardo Completamento residenziale dell’area di Via S. Gottardo finalizzato alla definizione del margine urbano ed al recupero della contermine edilizia diffusa. Nell’area fronte S.R. n.53 Postumia la riqualificazione dell’ambito dovrà prevedere: una fascia verde di rispetto degli insediamenti dall’inquinamento

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atmosferico ed acustico dovuti alla regionale, il recupero e potenziamento degli spazi pubblici, il miglioramento dell’arredo urbano e la riorganizzazione della viabilità. La riqualificazione di questi ambiti deve valorizzare il complesso architettonico della chiesa di S. Gottardo. Le caratteristiche dell’ambito dispongono verso l’utilizzo di indici edificatori medi.

Dimensionamento ATO 8

Stato di fatto Superficie territoriale mq 1.191.946 Volume complessivo mc 587.671 Volume residenziale mc 488.200 Abitanti teorici PRG vigente n° 2.135 Aree per l’istruzione PRG (Fa) mq 15.731 Aree per attrezzature di interesse comune PRG (Fb) mq 27.541 Aree per attrezzature a parco, gioco e sport PRG (Fc) mq 149.373 Aree per parcheggi PRG (Fd) mq 1.982

Carico insediativo aggiuntivo PAT Residenza mc 54.593 Commercio mq 2.000 Dotazione abitante teorico mc/ab 180 Nuovi abitanti insediabili n° 304 Abitanti complessivi 2016 n° 2.439 Standard aggiuntivi PAT mq 10.208

ATO 9 – Residenziale di Paese

L’ATO coincide a grandi linee con l’abitato di Paese; è delimitato verso sud dalla linea ferroviaria TV-VI e dall’area agricola nelle altre direzioni. E’ il capoluogo del territorio comunale ed il centro di maggiore dimensione.

Originariamente composto da tre distinti colmelli Paese, Villa di Villa e Sovernigo, il centro ha avuto un fortissimo sviluppo insediativo nel secondo dopoguerra, dapprima privilegiando gli assi viari storici delle attuali: S.R. n.53, Via Roma, Via Marconi, Via Pravato e successivamente in modo massiccio, i quadranti nord ed est, nonché il corridoio compreso tra la Postumia (chiamata anche Castellana) e la linea ferroviaria Treviso-Vicenza. Contestualmente è proseguito, lungo le direttrici viarie, il fenomeno dell’edificazione sparsa, che col tempo, in alcuni ambiti, ha finito con l’assumere densità edilizie di una certa consistenza. Gli ambiti di centro storico coincidono con le parti di maggiore interesse architettonico ed ambientale, presentando episodi architettonici di notevole valore; il restante patrimonio edilizio antico si sviluppa linearmente lungo gli assi stradali, privilegiando la configurazione tipologica della cortina edilizia. Di rilievo il ruolo di ecologico di rigenerazione ambientale svolto dai parchi e giardini delle ville storiche. In questi ambiti di più antica edificazione sono comunque presenti problemi di natura urbanistica individuabili in: · mancata soluzione progettale alle questioni poste da alcuni vuoti urbani degradati e/o sottoutilizzati;

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· carente integrazione delle parti antiche con l’edilizia recente; · presenza di episodi di degrado edilizio ed urbano; · insufficiente valorizzazione del patrimonio di antica origine.

Attorno ai centri storici si è sviluppata la città moderna, che ha stravolto e profondamente modificato, i precedenti assetti insediativi. Come tutte le realtà cresciute molto rapidamente, il capoluogo non è riuscito a raggiungere una apprezzabile qualità urbana; ragioni principali di questa carenza vanno ricercate in: · mancanza di spazi in grado di creare aggregazioni e gerarchie urbane; · presenza all’interno dell’abitato di aree inedificate o agricole; · commistioni tra destinazioni d’uso non compatibili; · presenza di ambiti dismessi o sottoutilizzati; · attraversamenti viari con alti volumi di traffico all’interno delle aree urbane; · insufficiente dotazione di servizi; · cattiva qualità formale dell’edificato.

Esempio particolarmente negativo in tal senso è il corridoio compreso tra la S.R. n.53 e la ferrovia Treviso-Vicenza. In questo ambito si alternano insediamenti produttivi e residenziali tra loro incompatibili, sia per la tipologia produttiva di alcuni essi, sia per l’impossibilità di dare luogo ad una pur minima qualità urbana dell’edificato. La presenza di un consistente numero di insediamenti commerciali pone inoltre in primo piano, le questioni legate alla accessibilità ed ai parcheggi, attualmente solo in parte risolti. In questo ambito vengono inoltre ad insistere rilevanti fenomeni di inquinamento acustico ed atmosferico, indotti dall’intenso traffico sulla S.R. Postumia e, seppure in maniera meno rilevante, dalla linea ferroviaria TV-VI.

I succitati problemi di inquinamento interessano anche altre parti del capoluogo in corrispondenza degli attraversamenti viari delle strade provinciali (Viale Biasuzzi, Via I Maggio, Via IV Novembre, ecc.); questa situazione provoca profonde fratture nell’edificato ed una oggettiva difficoltà ad organizzare una accettabile qualità urbana dell’abitato. E’ evidente che senza la predisposizione di interventi sul sistema della mobilità, Paese non riuscirà ad avere una apprezzabile qualità ambientale, né organizzare coerenti gerarchie spaziali e funzionali.

Altri elementi che concorrono a determinare una sensazione di incompletezza urbana, sono le aree residuali, spesso agricole, oppure incolte, che si addentrano nel tessuto urbano, ponendosi quale vuoto estraneo alla città. La loro ubicazione, spesso centrale rispetto all’abitato, può però, divenire occasione preziosa per ripensamenti e ridefinizioni progettuali dell’assetto urbano. In termini diversi, questo senso di incompletezza è avvertibile anche negli ambiti edificati durante la prima spinta edificatoria degli anni ’60 e ’70; l’esigenza di fornire risposte in breve tempo ad una domanda abitativa sempre crescente, non poteva che produrre ambienti urbani carenti di urbanizzazioni, servizi e standard, nonché privi di un disegno urbanistico capace di configurare gerarchie e spazi urbani collettivi. Tralasciando giudizi sulla qualità “formale” dell’architettura prodotta in questi ambiti, non c’è dubbio che la rilevante quota di abitazioni in proprietà, renda questo patrimonio edilizio oggetto di elevati livelli manutentivi e quindi spesso di buon livello prestazionale; in questo contesto la qualità dell’edilizia privata, viene a stridere se rapportata alla modesta qualità dello spazio pubblico. Questi ambiti che solo riconfigurazioni urbane possono “rigenerare”, chiedono la messa in campo di interventi mirati, “pazienti”, attenti ai condizionamenti posti dalla situazione reale dei luoghi; a questi interventi “minimalisti” ne vanno però affiancati altri, capaci di creare le condizioni per operazioni di più ampio respiro (da affrontare

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anche con il concorso dell’iniziativa privata) ed al configurarsi di favorevole condizioni del mercato edilizio. Nei tessuti consolidati questo può significare intervenire su reticoli urbani già configurati, che abbisognano di un riconoscimento e di una riqualificazione dello spazio pubblico.

Le parti urbane realizzate a partire dagli anni ’80, hanno caratteristiche diverse da quelle realizzate precedentemente; nella gran parte dei casi coincidono con gli interventi pianificati, cioè inquadrati e disciplinati da strumenti urbanistici attuativi. Sono gli ambiti dove la recente realizzazione dei manufatti, unitamente alla presenza delle opere di urbanizzazione, pongono in posizione privilegiata, nei confronti degli standard qualitativi richiesti agli odierni insediamenti abitativi. Piuttosto, anche per queste aree, non si coglie una sensazione di qualità urbana; prevale l’impressione di una certa indifferenziazione dei luoghi e di un loro assoluto distacco rispetto alla memoria storica. E’ evidente che per questi ambiti il paesaggio urbano non potrà mutare di molto, visto che non si potranno ragionevolmente proporre, in aree di così recente realizzazione e infrastrutturazione, interventi di sostituzione e/o trasformazione. In questi ambiti gli interventi dovranno finalizzarsi all’integrazione nel più ampio contesto della città, attraverso l’individuazione, riqualificazione e potenziamento di sistemi di connessione urbana da affidare prioritariamente ad assi protetti, corridoi di valore ambientale e a collegamenti con le zone urbane di livello gerarchico. Complessivamente nel capoluogo è la “dimensione urbana” che non viene colta; l’abitato non riesce a qualificare spazi ed attrezzature in grado di innestare processi di riconoscibilità del proprio ruolo di centro di media grandezza a livello provinciale.

Azioni di Piano Obiettivi generali Riqualificazione delle aree centrali e del centro storico quale rafforzamento del ruolo urbano del capoluogo. Trasformazione, riqualificazione e riconversione delle aree tra la S.R. n.53 e la ferrovia Treviso-Vicenza per il miglioramento urbanistico, ambientale ed ecologico dell’area, allontanando le attività produttive incompatibili e migliorando le problematiche di inquinamento dovute ai forti volumi di traffico. Riorganizzazione e miglioramento urbano ed edilizio delle aree di frangia, consolidamento insediativo, evitando il potenziamento delle aree interessate da problematiche di inquinamento atmosferico ed acustico. Tutela delle aree residenziali dai potenziali fattori di inquinamento dovuti dagli insediamenti produttivi. Potenziamento della dotazione di verde e riduzione degli impatti negativi dovuti alla viabilità. Rafforzamento delle attrezzature di interesse generale in coordinamento con quanto previsto nell’ATO 10 per il recupero degli ambiti di cava. Azioni specifiche 1) Corridoio S.R. n. 53 – ferrovia Treviso-Vicenza.

Trasformazione, riqualificazione, riconversione, sostituzione edilizia e sviluppo insediativo delle aree tra la S.R. n.53 Postumia e la linea ferroviaria Treviso-Vicenza, finalizzati a rendere questa parte urbana uno dei cardini delle nuove “centralità” che il PAT definisce all’interno dell’ATO 9. Riduzione e/o eliminazione la conflittualità tra insediamenti residenziali e produttivi con incentivazione a trasformazioni rilocalizzazioni di questi ultimi. Miglioramento della qualità ambientale in particolare degli ambiti dismessi ed interstizi inedificati con risanamento dei siti contaminati e forte aumento della dotazione di verde, per mitigazione e valorizzazione ambientale. Realizzazione di

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aree attrezzate a verde pubblico con particolare riferimento agli ambiti disserviti o con carenti condizioni di accessibilità, messi in rilevo con il Rapporto Ambientale. Gli interventi dovranno garantire un forte aumento della capacità biotica, attraverso l’incremento delle aree verdi e della rete ecologica e la loro connessione con sistemi continui di verde, in grado di aprirsi verso le grandi aree di servizi e lo spazio rurale. In tal senso la quota pubblica/privata di verde “ecologico” previsti nelle norme di PAT, dovrà essere calibrata alla specificità di un ambito che richiede pressanti interventi di riqualificazione ambientale. In questa parte urbana l’edificazione potrà avvalersi di indici edificatori medi o medio-alti; dovranno essere previsti meccanismi di flessibilità relativamente alle destinazioni d’uso, favorendo il mix funzionale (residenza, terziario, direzionale, servizi); per la sua specifica ubicazione l’area risulta particolarmente interessante rispetto a politiche attente alla plurifunzionalità. Nonostante il PAT preveda con la complanare sud la deviazione di importanti volumi di traffico dall’attuale Via Postumia, a titolo cautelativo andrà controllata la residenza fronte S.R. n. 53; tale destinazione potrà meglio essere realizzata in ambiti interni. Al fine di evitare ulteriori incentivazioni dei livelli di traffico su Via Postumia, si indica la realizzazione di una viabilità interna a supporto e snellimento della suddetta arteria viaria. In questo senso tracciati stradali alternativi alla regionale ed alla linea ferroviaria (sfruttando in parte l’esistente) andranno previsti sviluppando e completando le indicazioni del PAT. Rotatorie e sottopassi in particolare sugli innesti con via Postumia, dovranno consentire fluidità e sicurezza al traffico ed il potenziamento dei percorsi ciclopedonali. Contestualmente si procederà al controllo e riduzione degli accessi alla S.R. n.53. Nel contesto del potenziamento e/o realizzazione della nuova viabilità, vanno previste opere di mitigazione ambientale qualificandosi nel contempo quali luoghi di arricchimento del potenziale biotico, anche ai fini della riduzione dell’inquinamento atmosferico e delle condizioni microclimatiche locali. Di particolare importanza non solo per questo ambito, ma per l’intero territorio comunale, è la fermata ferroviaria SFMR di Paese; per sfruttare appieno questa opportunità andranno organizzate idonee infrastrutture (parcheggi scambiatori, percorsi ciclopedonali, ecc) per favorire la mobilità pubblica.

2) Insediamenti a prevalente destinazione produttiva lungo la S.R. n. 53 a confine con i Comuni di Treviso e Quinto. Trasformazione, riqualificazione, riconversione e sostituzione edilizia delle aree dismesse o a prevalente destinazione produttiva poste lungo la S.R. n.53 a confine con i Comuni di Quinto e Treviso. Anche in questo caso il Piano è chiamato a dare corpo ad un ripensamento urbanistico di un’area con grandi potenzialità, che derivano in primo luogo dall’essere di fatto la “Porta della Città”; ruolo destinato a crescere anche in considerazione del completamento della tangenziale del capoluogo. Il PAT non intende comunque perseguire soluzioni formali o “segni” architettonici specifici, quanto piuttosto prefigurare, suggerire, incentivare riorganizzazioni funzionali capaci di arricchire un ambito che sta già profondamente modificandosi. Contestualmente il PAT indica la necessità di un forte miglioramento della qualità ambientale, in particolare degli ambiti dismessi ed interstizi inedificati; realizzando lei aree attrezzate a verde pubblico delle quali necessita questa parte del capoluogo. Gli interventi dovranno garantire un forte aumento della capacità biotica, attraverso l’incremento delle aree verdi e della rete ecologica e la loro connessione con sistemi continui di verde, in grado di aprirsi verso le grandi aree di servizi e lo spazio rurale.

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Opere di mitigazione ambientale quale contributo alla riduzione dell’inquinamento atmosferico e miglioramento delle condizioni microclimatiche locali, sono previste data la prossimità a viabilità con forti volumi di traffico esistente e di progetto (S.R. n.53 e circonvallazione di Treviso, L’edificazione ammissibile potrà avvalersi di indici edificatori medi o medio-alti; consentendo meccanismi di flessibilità delle destinazioni d’uso, favorendo il mix funzionale (residenza, terziario, direzionale, servizi); in questo contesto la residenza andrà realizzata preferibilmente negli ambiti interni.

3) Aree in Via Treforni; Via I Maggio e Viale Biasuzzi Trasformazione e riqualificazione e delle aree in Via Treforni con il rafforzamento delle attrezzature pubbliche e del verde. Obiettivo principale è dare attuazione alle previsioni già contenute nel vigente PRG, ma non attuate, relativamente alle attrezzature pubbliche; per questa area vista anche la presenza di attrezzature scolastiche, dovrà essere realizzato un bosco urbano, sia per la funzione didattica, sia di un generale contributo al miglioramento ambientale. Per l’edificazione residenziale si prevedono indici territoriali medi o medio-bassi: Va posta specifica attenzione alla realizzazione del corridoio ecologico ed al potenziamento dei percorsi ciclopedonali. Inoltre per le aree su Via I Maggio e Viale Biasuzzi, si attuerà il rafforzamento delle attrezzature pubbliche e del verde con sistemi continui; vanno previste opere di mitigazione ambientale verso la viabilità pubblica e la concentrazione degli accessi viari.

4) Aree lungo Via I° Maggio, Via IV Novembre e Via Trieste. Per questi ambiti viene indicato il completamento dell’edificato e costruzione di margine urbano di questa parte dell’abitato; si tratta di aree residuali classificate agricole nel vigente PRG, anche se di fatto incluse nel tessuto urbano. Dati il ruolo di margine verso le aree rurali e le caratteristiche dell’edilizia contermine, si prevedono indici edificatori medi o medio-bassi. Vanno in ogni caso ridotte al minimo le immissioni su Via I° Maggio, Via IV Novembre e Via Trieste disciplinando l’edificazione con interventi unitari e/o coordinati; questi ultimi dovranno prevedere opere di tutela da potenziali fattori di inquinamento atmosferico ed acustico, con interventi di mitigazione ambientale. Vanno migliorate le condizioni di sicurezza della circolazione con percorsi ciclopedonali.

5) Aree centrali prospicienti Via Battisti, il parco e gli impianti di Via della Costituzione e Strada del Cimitero. Si prevedono la trasformazione, riqualificazione, anche con nuova edificazione, delle aree centrali, con rafforzamento e incremento delle attrezzature pubbliche e degli spazi verdi. Questi ultimi dovranno configurarsi quali sistemi continui di verde ad integrazione tra servizi e residenza. Date le caratteristiche dell’area indici edificatori medi, sono quelli maggiormente indicati. Va prevista una nuova viabilità anche ciclopedoanle di collegamento tra Via Battisti e Via Roma, al fine di migliorare il traffico in questi ambiti centrali.

6) Riqualificazione ambientale dell’area di cava tra Via Piave e Via Cal di Morganella. E’ uno delle previsioni di PAT maggiormente qualificante e riguarda la realizzazione di strutture sociali, culturali, sportive, ricreative e per il tempo libero e limitati completamenti residenziali. Questo ambito va visto quale momento di forte qualificazione di servizi a livello comunale ed in prospettiva sovracomunale. Va inoltre letto quale contributo alla decongestione delle aree centrali con la

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rilocalizzazione di attrezzature pubbliche attualmente gravanti su questi ambiti. Gli interventi dovranno includere consistenti miglioramenti ambientali e paesaggistico di un’area fortemente degradata; andranno quindi ricercate forme di integrazione progettuale con gli interventi di recupero ambientale dell’area di cava “Tonini”. In questo contesto va attuato il potenziamento del verde anche con realizzazione di un bosco urbano. All’interno del suddescritto programma operativo, sono da realizzare percorsi protetti ciclopedonali sia per favorire l’accessibilità dai centri abitati, sia per il collegamento con le aree rurali e i percorsi ambientali in esse previsti.

7) Riqualificazione urbanistica ed edilizia delle aree centrali prospicienti Via Battisti, Via Pravato, Via Marconi, Viale Panizza e Piazza Mons. Andreatti. Quella della riqualificazione di queste aree centrali è una delle questioni irrisolte dalla pianificazione comunale, laddove maggiormente si palesa la necessità del rafforzamento del ruolo urbano del capoluogo. Si tratta oggettivamente di intervenire in zone dove lo stato di fatto non consente grandissimi margini di manovra; esistono e/o vanno comunque ricercati spazi dove tali politiche possono essere condotte. Il PI dovrà quindi porsi l’obiettivo dell’incentivazione di nuove centralità, anche in rapporto con le iniziative di riqualificazione di Piazza Mons. Andreatti, favorendo sia l’insediamento di attività di tipo sociale e culturale, sia il complessivo miglioramento della qualità urbana ed edilizia. Ciò non può avvenire senza un potenziamento degli standard urbanistici e dell’accessibilità in particolare alle attrezzature pubbliche di livello frazionale e comunale, con rafforzamento della viabilità ciclopedonali e dei parcheggi. Per il raggiungimento di tali obiettivi possono essere previsti indici edificatori medi/medio-alti, anche quale incentivazione verso operazioni di trasformazione e riqualificazione.

8) Ambiti a nord ovest lungo l’asse di Via S. Luca. Si tratta dell’unica parte del capoluogo dove maggiormente si concentrano le possibilità di espansione edilizia. La possibile edificazione è comunque finalizzata alla definizione del margine urbano di queste parti dell’abitato, con la riqualificazione degli ambiti di frangia e la connessione con le aree contermini edificate. Anche alla luce delle risultanze del Rapporto Ambientale, andranno realizzati un’area verde attrezzata a servizio dell’intero quadrante e corridoi ecologici tra le aree centrali e quelle agricole, ai quali collegare sistemi continui di verde e percorsi ciclopedonali. Tutto questo è condizionato alla identificazione di un assetto viario dimensionato rispetto al carico insediativo previsto, coinvolgendo nella riorganizzazione della mobilità anche gli attuali assi viari; tale indicazione è fondamentale in un ambito dove la viabilità non sempre è adeguata alla domanda di mobilità. Gli indici edificatori dovranno prioritariamente riferirsi a quelli dell’ambito contermine.

9) Aree a sud della S.R. n.53 tra l’area residenziale del capoluogo e la zona produttiva di Padernello. E’ un ambito dove si configura la questione della definizione del limite tra il capoluogo e la zona produttiva di Padernello. Il PAT propone interventi di riqualificazione e trasformazione finalizzati alla definizione di interventi di consolidamento del margine urbano dell’abitato, il miglioramento di viabilità e standard, escludendo stante l’attuale situazione nuovi insediamenti residenziali lungo la strada regionale. Va prevista una fascia tampone boscata di protezione dagli insediamenti produttivi e dalle fonti di inquinamento elettromagnetico; questa area verde oltre a qualificarsi quale spazio di mitigazione e compensazione ambientale, va vista

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anche quale area di verde attrezzato a servizio dell’intero quadrante. In questo contesto va previsto un potenziamento dei percorsi ciclopedonali. Contestualmente va incentivato il miglioramento della qualità ambientale ed edilizia dei fronti lungo la S.R. n.53 con la disciplina delle immissioni sull’arteria stradale e interventi di mitigazione ambientale. Date le caratteristiche dell’ambito gli indici edificatori sono previsti medio-bassi.

All’interno dell’ATO 9 il Comune di Paese con soggetti privati ha sottoscritto accordi ai sensi dell’articolo 6 delle L.R. 11/2004 denominati AP3 – Casa Schiavinato e AP4 – Area ARIKA srl, precedentemente descritti, e individuati nella cartografia di PAT con apposita grafia nella Tavola 4 – Carta delle Trasformabilità. L’accordo AP3 – Casa Schiavinato prevede l’acquisizione a titolo gratuito da parte del Comune di Paese del fabbricato denominato Casa Schiavinato, posto nel centro storico del capoluogo in Via Trieste di fronte alla Casa Anziani di Villa Panizza, da destinare a Centro Sociale. Gli immobili oggetto di accordo interessano un’area di mq 1.803, il fabbricato esistente (ristrutturato) con volume pari a mc 2.416 e l’ulteriore capacità edificatoria con sagoma limite di circa mc 1.280. A titolo compensativo vengono individuate nuove possibilità edificatorie per complessivi mc 8.250. L’accordo AP4 – Paese Area ARIKA srl rientra nel contesto del trasferimento della ditta ARIKA srl (Area Commercio Agrario) dall’attuale sede posta nel capoluogo in Via Monsignor Breda, in un’area lungo Via Postumia. L’accordo prevede la sistemazione da parte della ditta ARIKA srl del tratto di marciapiede/pista ciclabile su sede propria in prossimità dell’incrocio di Via Monsignor Breda con Via Postumia, con cessione gratuita al demanio comunale dell’area sistemata (mq 150 circa). La parte privata si impegna altresì a finanziare in forma compartecipativa il completamento della pista ciclabile lungo la S.R. n.53 Postumia. Di converso la proprietà si impegna alla riqualificazione dell’area nel rispetto dei parametri di zona dotandola di adeguate aree di servizio. A titolo compensativo si individueranno possibilità edificatorie di tipo commerciale lungo la S.R. n.53 Postumia per una superficie fondiaria di mq 4.900.

Dimensionamento ATO 9

Stato di fatto Superficie territoriale mq 3.974.868 Volume complessivo mc 3.331.361 Volume residenziale mc 2.300.112 Abitanti teorici PRG vigente n° 9.910 Aree per l’istruzione PRG (Fa) mq 47.503 Aree per attrezzature di interesse comune PRG (Fb) mq 79.829 Aree per attrezzature a parco, gioco e sport PRG (Fc) mq 375.075 Aree per parcheggi PRG (Fd) mq 12.609

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Carico insediativo aggiuntivo PAT Residenza mc 325.490* Commercio mq 25.000** Direzionale mc 20.000 Dotazione abitante teorico mc/ab 180 Nuovi abitanti insediabili n° 1.808 Abitanti complessivi 2016 n° 11.718 Standard aggiuntivi PAT mq 77.219

* All’interno di questa volumetria mc 8.250 sono destinati alla conclusione dell’accordo tra il Comune di Paese e soggetti privati, intrapreso ai sensi dell’articolo 6 della L.R. 11/2004 e indicato negli elaborati di PAT con la simbologia AP3.

** All’interno di questa superficie mq 2.400 sono destinati alla conclusione dell’accordo tra il Comune di Paese e soggetti privati, intrapreso ai sensi dell’articolo 6 della L.R. 11/2004 e indicato negli elaborati di PAT con la simbologia AP4.

ATO 10 – Rurale di riqualificazione Treforni

L’ambito dell’ATO comprende due zone di escavazione sotto falda tra Paese e Castagnole, separate tra loro dal diaframma di Via Piave; attualmente solo una cava è interessata da interventi di ricomposizione ambientale, anche se con modalità non del tutto condivisibili dal punto di vista paesaggistico-naturalistico. L’ambito comprende anche un’area agricola di buona integrità in prossimità della frazione di Castagnole. Per alcuni versi le cave coinvolte possono essere considerate parte di un sistema di escavazione più ampio che interessa anche il Comune di Treviso.

Azioni di Piano La maggior parte dell’ATO 10 è stata inserita tra le “Matrici naturali primarie potenziali” per le quali si definiscono i seguenti obiettivi:

· recupero paesaggistico ed ambientale delle aree di cava anche con recupero ai fini sportivi, sociali e per il tempo libero;

· potenziamento del patrimonio vegetale ai fini della rigenerazione ecologica e della realizzazione di connessioni e corridoi verdi;

· tutela e salvaguardia degli acquiferi con il controllo di cave, attività produttive, spargimenti liquami e smaltimento reflui.

Il termine “potenziale” è indicatore di una condizione attualmente connotata da scarsa valenza naturale, ambientale e paesaggistica, ma pur tuttavia orientata in prospettiva al riconoscimento per detti siti di obiettivi di recupero ai fini della riqualificazione ambientale, ciò soprattutto in considerazione della particolare dislocazione nel territorio comunale, tale da ammettere un ruolo di snodo delle connessioni ecologiche con il Comune di Treviso, nonché, a recupero avvenuto, di esteso patrimonio di verde per usi multipli a servizio di attività ricreative e del tempo libero anche riferiti all’intera area metropolitana con centro nel capoluogo provinciale.

Le parti dell’ATO a cava e a discarica sono incluse tra le “Matrici naturali primarie potenziali” definendone gli obiettivi nel quadro di un recupero di tipo naturalistico. Per attuare tali obiettivi questi ambiti sono stati perimetrati quali “Contesti per la

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realizzazione di programmi complessi” da attuare con il concorso di attori pubblici e privati similmente a quanto descritto per l’ATO 6.

Per la restante parte agricola sono valide le azioni generali indicate per l’ATO 3.

Dimensionamento ATO 10

Stato di fatto Superficie territoriale mq 1.233.984 Volume complessivo mc 14.587 Volume residenziale mc 5.036 Abitanti teorici PRG vigente n° 53 Aree per l’istruzione PRG (Fa) mq / Aree per attrezzature di interesse comune PRG (Fb) mq 7.149 Aree per attrezzature a parco, gioco e sport PRG (Fc) mq 139.289 Aree per parcheggi PRG (Fd) mq /

Carico insediativo aggiuntivo PAT Residenza mc 7.349 Turistica mc 20.000 Dotazione abitante teorico mc/ab 180 Nuovi abitanti insediabili n° 41 Abitanti complessivi 2016 n° 94 Standard aggiuntivi PAT mq 4.476

ATO 11 – Produttivo Padernello sud

L’ATO comprende la zona industriale di Padernello; è suddiviso in due porzioni dalla linea ferroviaria TV-VI che, successivamente per un tratto, viene a configurarsi anche come limite sud dell’area. L’ambito è delimitato a nord dalla S.R. n.53 Postumia, da Via Nazionale ad ovest e da Via Mons. Breda ad est. Sono compresi insediamenti residenziali e aree agricole verso ovest fino al confine con Istrana; nell’ambito è presente anche un’area di cava dismessa.

Azioni di Piano Obiettivi generali Riorganizzazione dell’ambito e ricucitura della frammentazione insediativa, mediante un disegno complessivo di miglioramento della qualità edilizia ed ambientale sui fronti verso la S.R. n. 53 e di connessione dei nuovi insediamenti con il tessuto urbano esistente. La riorganizzazione urbanistica dovrà riferirsi anche ai futuri scenari riferibili alla realizzazione delle nuove infrastrutture viarie (complanare sud, sviluppo sistema ferroviario merci, circonvallazione del capoluogo); in tal senso l’ambito a sud della linea ferroviaria Treviso-Vicenza è stata inclusa tra i contesti territoriali destinati alla realizzazione di programmi complessi. Tutela degli insediamenti residenziali in particolare di quelli prossimi alle aree produttive ed alle infrastrutture stradali e ferroviarie.

Azioni specifiche 1) Riqualificazione ambiti lungo la S.R. n. 53 Postumia.

Riorganizzazione degli insediamenti lungo la S.R. n.53 Postumia, con l’obiettivo

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di riconnettere tessuti edilizi disomogenei e frammentati. Va perseguito il miglioramento della qualità ambientale ed edilizia dei fronti lungo la strada regionale, anche attraverso interventi di riqualificazione e sostituzione edilizia, potenziamento e miglioramento degli spazi pubblici, previsione di nuove piste ciclabili e riorganizzazione degli accessi sulla regionale. E’ necessario l’aumento della dotazione di verde alberato in funzione della mitigazione dell’inquinamento atmosferico ed acustico.

2) Sviluppo e completamento degli insediamenti. Il completamento degli insediamenti residenziali e produttivi, dovrà prevedere idonea tutela ambientale dei primi rispetto ai secondi. Lo sviluppo delle attuali aree produttive deve essere condotto nel contesto di una riorganizzazione, saldatura ed integrazione dell’esistente, sviluppando possibili sinergie e valorizzandone le potenzialità. Valorizzazione della fermata ferroviaria prevista nell’area produttiva. Per gli insediamenti residenziali data la vicinanza agli insediamenti produttivi ed ad altri elementi generatori di potenziale inquinamento (viabilità, ferrovia; ecc) gli indici edificatori sono proposti medio-bassi. Per gli insediamenti produttivi può essere prevista una densificazione edilizia purché finalizzata al recupero degli standard e della viabilità, nonché alla costruzione di comparti produttivi omogenei capaci di qualificare maggiormente l’intera area. Gli interventi edilizi sono subordinati ad opere di mitigazione ambientale e di consolidamento/realizzazione di corridoi ecologici.

3) Riqualificazione ambientale. Va valorizzata la potenziale funzione di rinaturalizzazione dell’ex cava sviluppando opportune connessioni verdi. Gli standard urbanistici dovranno prevedere la formazione di masse boscate e connessioni verdi per il miglioramento ambientale; realizzazione di percorsi protetti ciclopedonali per il collegamento con gli abitati di Padernello e Paese. Nel contesto della realizzazione della complanare al centro di Paese, da definire nel percorso in sede di progettazione definitiva-esecutiva, vanno previste opere di mitigazione ambientale per la connessione verde tra l’area agricola ed il territorio rurale di Istrana.

Dimensionamento ATO 11

Stato di fatto Superficie territoriale mq 1.716.193 Volume complessivo mc 1.641.340 Volume residenziale mc 98.091 Abitanti teorici PRG vigente n° 463 Aree per l’istruzione PRG (Fa) mq / Aree per attrezzature di interesse comune PRG (Fb) mq / Aree per attrezzature a parco, gioco e sport PRG (Fc) mq 364.101 Aree per parcheggi PRG (Fd) mq 1.840

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Carico insediativo aggiuntivo PAT Residenza mc 5.249 Industria e Artigianato mq 10.000 Commercio mq 3.000 Dotazione abitante teorico mc/ab 180 Nuovi abitanti insediabili n° 29 Abitanti complessivi 2016 n° 492 Standard aggiuntivi PAT mq 4.000

ATO 12 – Rurale di riqualificazione sud

L’ATO interessa un’area agricola interessata da un insieme di zone di escavazione sotto falda. Esso è delimitato dalla linea ferroviaria TV-VI e dalle vie Nazionale e Mons. Breda a nord e dal confine comunale con Morgano, Istrana e Quinto a sud. Via Mons. Breda divide l’ambito principale da una zona con cave e discariche in parte recuperate.

Azioni di Piano Una parte dell’ATO 12 è stata inserita tra le “Matrici naturali primarie potenziali” per le quali si definiscono i seguenti obiettivi:

· recupero paesaggistico ed ambientale delle aree a discarica e cava; · potenziamento del patrimonio vegetale ai fini della rigenerazione ecologica e

della realizzazione di connessioni e corridoi verdi; · tutela e salvaguardia degli acquiferi con il controllo di discariche, cave, attività

produttive, spargimenti liquami e smaltimento reflui.

Il termine “potenziale” è indicatore di una condizione attualmente connotata da scarsa valenza naturale, ambientale e paesaggistica, ma pur tuttavia orientata in prospettiva al riconoscimento per detti siti di obiettivi di recupero ai fini della riqualificazione ambientale, ciò soprattutto in considerazione della particolare dislocazione nel territorio comunale, tale da ammettere un ruolo di snodo delle connessioni ecologiche con il Comune di Morgano ed il Parco del Sile, nonché, a recupero avvenuto, di esteso patrimonio di verde naturalistico a servizio di attività ricreative e del tempo libero.

Le parti dell’ATO a cava e a discarica sono incluse tra le “Matrici naturali primarie potenziali” definendone gli obiettivi nel quadro di un recupero di tipo naturalistico. Per attuare tali obiettivi questi ambiti sono stati perimetrati quali “Contesti per la realizzazione di programmi complessi” da attuare con il concorso di attori pubblici e privati similmente a quanto descritto per l’ATO 6. Vanno definiti interventi di mitigazione negli ambiti interessati dalla previsione viaria della “complanare sud”.

Per le restanti parti vedi le azioni previste per l’ATO 3.

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Dimensionamento ATO 12

Stato di fatto Superficie territoriale mq 1.786.364 Volume complessivo mc 11.740 Volume residenziale mc 5.355 Abitanti teorici PRG vigente n° 127 Aree per l’istruzione PRG (Fa) mq / Aree per attrezzature di interesse comune PRG (Fb) mq / Aree per attrezzature a parco, gioco e sport PRG (Fc) mq 30.006 Aree per parcheggi PRG (Fd) mq /

Carico insediativo aggiuntivo PAT Residenza mc 2.625 Dotazione abitante teorico mc/ab 180 Nuovi abitanti insediabili n° 15 Abitanti complessivi 2016 n° 142 Standard aggiuntivi PAT mq /

ATO 13 – Rurale Colmello

ATO prevalentemente agricolo posto a sud del territorio comunale; è delimitato a nord dalla linea ferroviaria TV-VI e a sud-est dal confine comunale con il Comune di Quinto. L’ambito prettamente rurale è sufficientemente integro, ben dotato di equipaggiamento a verde, reticolo poderale diversificato. Lungo la S.P. n.79 si è sviluppata una edificazione in forma di piccoli agglomerati tra cui quello storico denominato “Colmello”; i sostenuti livelli di traffico lungo la provinciale, incidono negativamente sui livelli di vivibilità degli abitati. Sono presenti ambiti di cava non completamente recuperati all’agricoltura.

Azioni di Piano Consolidamento dei nuclei abitativi esistenti tenendo in debito conto delle problematiche di carattere ambientale derivanti dal traffico lungo la provinciale n. 79. Vanno attuati interventi di mitigazione negli ambiti interessati dalla previsione viaria della “complanare sud”

Per la restante area vedi le azioni previste per l’ATO 3.

Dimensionamento ATO 13

Stato di fatto Superficie territoriale mq 2.088.595 Volume complessivo mc 78.899 Volume residenziale mc 64.359 Abitanti teorici PRG vigente n° 408 Aree per l’istruzione PRG (Fa) mq / Aree per attrezzature di interesse comune PRG (Fb) mq 15.164 Aree per attrezzature a parco, gioco e sport PRG (Fc) mq / Aree per parcheggi PRG (Fd) mq /

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Carico insediativo aggiuntivo PAT Residenza mc 4.200 Industria e Artigianato mq 2.000 Dotazione abitante teorico mc/ab 180 Nuovi abitanti insediabili n° 23 Abitanti complessivi 2016 n° 431 Standard aggiuntivi PAT mq /

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