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    NUMERO DEL 3/4/2009

    Ambiente & scienzaEXPO: CO2 E ALTRE PROMESSE AL VENTOGiorgio Ragazzi

    Il dossier Expo un lungo documento formalmente elegante, scritto in toni aulici, ma anche assai vago,sia per quanto riguarda i temi specifici delliniziativa (nutrire il pianeta energia per la vita), sia per leprevisioni di visitatori, costi ed investimenti.

    Consideriamo ad esempio il capitolo 16, dedicato a politiche e programmi per il clima. Si dice che Milano impegnata ad elaborare, attuare e gestire (in accordo con i paesi ospiti!) Clean Development Mechanisms(CDM) e Joint Implementations (JL), come previsto dal protocollo di Kyoto. Il testo nulla dice suipossibili contenuti di questi CDM e JL n su quale ente dovrebbe elaborarli. Dove sono le competenze?

    Milano ha davvero i numeri ed il prestigio per presentarsi al mondo come un innovatore nel campo del

    controllo delle emissioni nocive?

    A questo proposito, impressiona leggere sul Corriere della Sera (24 febbraio) un articolo dal titolo Milano

    capitale europea dello smogE la prima citt a superare i limiti imposti dalla UE per il Pm10. Se questa la situazione, lascia perplessi pensare che proprio da Milano possano partire iniziative davanguardia nellosviluppo di tecnologie per ridurre le emissioni, da esportare anche nei paesi in via di sviluppo. Non rischiamo

    di attirarci lironia della stampa internazionale, ora o in prossimit dellExpo?Il dossier menziona iniziative milanesi che dovrebbe inserirsi ed aggiungersi ad una serie organica diazioni intese a ridurre le emissioni di gas effetto serra: ancora un linguaggio altisonante senza alcunaindicazione a cosa di specifico si riferisca.

    Lunico impegno concreto che viene indicato quello di ridurre le emissioni di CO2 nellarea milanese del15% nel 2012 e del 20% nel 2020, rispetto al 2000. Le emissioni di gas con effetto serra dovrebbero cio

    ridursi dallequivalente di 6.330 tons di CO2 nel 2000 a 5.380 nel 2012 e 5.060 nel 2015. Programmamagnifico, ma come verr realizzato?

    Le fonti principali di CO2 sono per il 55% usi domestici, 29% trasporti, 8% industria. Data la

    cementificazione in corso (Citylife, Varesine, Santa Giulia etc.) ed il progetto dellassessore Masseroli diincrementare lindice di edificabilit per accrescere la popolazione residente, risulta assai difficileimmaginare che si riesca a ridurre di molto le emissioni da usi abitativi, di gran lunga la principale fonte di

    inquinamento. Secondo il dossier la riduzione delle emissioni da abitazioni verrebbe ottenutaattraverso la promozione di un uso pi razionale dellenergia da parte del pubblico (lasciando al lettore immaginarecome ci possa avvenire) ed il redevelopment delle abitazioni esistenti (tanto per restare nel vago).Si dice che lampliamento del metr dovrebbe ridurre dell8% le emissioni entro il 2015: ma si pu davveropensare che migliori trasporti pubblici portino di per s ad una riduzione sensibile del traffico

    automobilistico in citt, mentre si pianifica un sensibile incremento della densit abitativa?

    Non manca neanche, nel dossier, il riferimento di maniera alle energie rinnovabili ed alternative chedovremmo istallare negli edifici pubblici e nelle societ controllate dal comune (immagino un impiantino

    eolico su qualche tetto, e voila!).

    La drammatica situazione di Milano e della Lombardia richiederebbe gi da tempo lelaborazione di un serioed articolato programma di contenimento delle emissioni; questo sarebbe anche il modo migliore per

    rispondere allimpegno, sia pure tanto generico, espresso nel documento dellExpo. Non pare per chequesto tema sia minimamente entrato negli argomenti di cui stanno interessandosi sinora gli organizzatori

    delliniziativa.LEXPO sar un grandissimo evento anticrisi, una leva per lo sviluppo dellintero sistema Paese conricadute positive su tutto il territorio nazionale che la Camera di Commercio ha stimato in 44 miliardi di

    euro e 70.000 nuovi posti di lavoro. Parola di Letizia Moratti..Questi grandi eventi (da Italia 61 al Giubileo alle Olimpiadi invernali), e non solo in Italia, sono semprestati unoccasione per generose elargizioni di fondi pubblici nei territori interessati, anche ben al di l dellenecessit specifiche dellevento. A consuntivo, i bilanci si rivelano quasi sempre largamente passivi, comenel caso delle Olimpiadi di Torino, ma almeno restano alcune infrastrutture nel territorio che altrimenti lo

    Stato non avrebbe finanziato. Sar cos anche per lEXPO 2015?Il Ministro Tremonti, coi tempi che corrono, non sembra (comprensibilmente) per nulla disposto ad allargare

    pi di tanto la cassa per finanziare le opere connesse (metropolitane, ferrovie, autostrade). Lo stesso

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    sottosegretario Castelli ha chiaramente detto che non ci sar alcuna corsia preferenziale per le infrastrutture

    connesse, i cui fondi dovranno essere reperiti nellambito delle risorse previste a livello nazionale per legrandi opere. I tempi e le incertezze che hanno sempre caratterizzato la ripartizione di questi fondi, per la

    molteplicit di appetiti e pressioni in gioco, non possono che indurre scetticismo sulla futura disponibilit dei

    finanziamenti per realizzare le opere previste, nei tempi previsti.

    Ancor pi grave lincertezza che riguarda la disponibilit dei 3,2 miliardi (di euro) per investimentidestinati ad infrastrutture essenziali relative proprio al luogo dellEXPO, previste dal dossier di candidatura.Questi dovrebbero essere finanziati per 1,5 miliardi dallo Stato, 850 milioni dagli enti locali e 890 da capitali

    privati. Ma la stessa Corte dei Conti (nella sua ultima relazione sulle leggi di spesa) avverte che v moltaincertezza sulla effettiva disponibilit di questi fondi.

    La quota statale prevista dallart. 14 del dl 112/2008, ma per il triennio 2009 -2011 sono stanziati solo 134milioni: il grosso della spesa rimandato al 2013-2014, e la ricerca delle coperture quindi, in realt,

    rinviata al futuro; quale sar allora la situazione della nostra finanza pubblica?

    Sugli esborsi previsti dagli enti locali pesa lincertezza sulle compatibilit con il patto interno di stabilit: diquesti giorni lallarme suscitato dal divieto di usare per investimenti i proventi da alienazioni di cespiti edividendi straordinari, per i prossimi tre anni. Quanto ai capitali privati, la Corte dei Conti osserva : nonsono espressamente indicati modalit e tempi di tale intervento n risulta chiarito come si intendano

    sopperire le relative risorse in caso di mancato coinvolgimento dei capitali privati per i quali non vnemmeno la previsione obbligatoria della garanzia fidejussoria.Anche la redditivit delliniziativa, fin dallinizio basata sullassai ottimistica previsione di 29 milioni divisitatori, mentre le ultime edizioni in Europa non hanno superato i 20 milioni (17 milioni ad Hannover),

    quanto mai incerta, date le fosche prospettive che incombono sulleconomia mondiale. Chi si far caricodegli eventuali disavanzi?

    Milano e lItalia si sono gettati in unavventura di prestigio ma occorre riconoscere che linaspettatosopraggiungere della crisi finanziaria e della recessione che coinvolge tutto il mondo rende molto pi

    difficile ed incerto sia il finanziamento delliniziativa che il suo successo commerciale. Se peggiorasse lasituazione del nostro debito pubblico, che incombe come una spada di damocle, difficilmente lExpopotrebbe sfuggire a drastici tagli della spesa pubblica.

    Sarebbe forse il caso di ripensare seriamente allopportunit di questa Expo. La Francia non ritenne di

    mettere in gioco il suo prestigio quando decise, due anni prima dellevento, di rinunciare allExpo 2004 diDugny. C ancora del tempo (poco) per verifiche e ricognizioni a tutto campo.In ogni caso, sarebbe prudente ridurre di molto le aspettative di visitatori (pensiamo davvero che il tema

    della fame del mondo susciter tanto entusiasmo da far accorrere masse di visitatori a Milano, con la crisi

    che c oggi?) e quindi ridurre anche le strutture e relative spese, ed al contempo iniziare a lavorare, conseriet e modestia, sui contenuti dei temi dellExpo. Incontri e comunicati stampa possono servire(nellimmediato) alla popolarit del politico di turno, ma un castello di carta destinato ad afflosciarsimiseramente, se non si elaborano veri contenuti.

    Approfondimenti

    EXPO. LOCCASIONE DEL PARCO SUDFrancesco Borella

    La scorsa estate, sul numero di Dedalo (la rivista Assimpredil Ance) dedicato al tema del verde, parlando dei

    parchi dellarea milanese avevo anche toccato il tema del Parco agricolo Sud Milano, tema che mi sta moltoa cuore.

    Allidea del Parco Sud avevo cominciato a lavorare in sede PIM fin dal 72 (quando sia il nome sia lideastessa del Parco erano ancora da inventare); ed ero tornato a occuparmene un po di anni dopo, quando laRegione, con la l.r. 86/1983, aveva riconosciuto una sola categoria di parchi, quella dei parchi naturali (per

    tutelare ovviamente i santuari della natura); allora con Di Fidio, il dirigente del settore parchi regionale, siera a lungo lavorato alla proposta che ha poi portato alla l.r. 41/1985 che, integrando la precedente, aveva

    introdotto la nuova categoria dei parchi di cintura metropolitana, parchi destinati alla tutela delle aree verdi

    strategiche per il riequilibrio ecologico delle aree metropolitane, in particolare delle aree agricole periurbane,

    aree preziose quindi sia per i loro caratteri specifici che per la loro collocazione, anche in assenza di valori

    naturalistici; aree che in tutta Europa con la politica delle green belts ci si premurava da tempo di tutelare.

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    Con questa legge dunque la politica delle green belts per la prima volta faceva ufficialmente la sua comparsa

    anche nel nostro paese e con questa legge nel milanese veniva preparata la strada al Parco Sud (che infatti era

    nellelenco dei parchi di cintura da istituire, allegato alla legge).Perch si inventato, allora, quel nuovo parco e quella nuova tipologia del parco agricolo? Per cercare di

    tutelare e rivitalizzare lo straordinario paesaggio agrario della bassa milanese e lombarda, la ricchezza e il

    meraviglioso equilibrio di unagricoltura giocata sulla sapienza delluso integrato delle risorse, dellaturnazione delle culture, della tutela della fertilit del suolo, delluso e della regimazione delle acque, e sullepiantate, le siepi, le colture di ripa, i boschi e i cedui; e lo splendore dellarchitettura rurale della bassa, dellegrandi cascine ma anche dei castelli, dei monasteri, delle abbazie, delle pievi, dei mulini.

    Quel sud, il nostro sud creato dai cistercensi e dagli umiliati secoli addietro, ora non c quasi pi. Esistonoancora vaste aree agricole, diventate enormi spianate, diventate, qualcuno dice, il deserto agricolo,lagricoltura intensiva della chimica e delle multinazionali; aree e paesaggi tagliati dalla tramainfrastrutturale onnipresente, aree minacciate ogni giorno di pi dal cemento e dai ritmi forsennati del

    consumo di suolo in atto.

    Si pu ancora fare un parco, in queste condizioni? mi chiedevo in quella riflessione su Dedalo.Capovolgiamo il discorso. E necessario, indispensabile fare il Parco, in queste condizioni era larisposta.

    Fatta salva la necessit di aggiornare gli obiettivi alla nuova situazione.Fare il Parco Sud vuol dire oggi in primo luogo arrestare il forsennato consumo di suolo. Dire basta alla

    sottrazione di aree agricole a scopo edificatorio. La citt deve ristrutturarsi su se stessa, senza pi espandersi.

    Fare il Parco Sud vuol dire cercare, inventare, sperimentare in vivo una nuova strategia territoriale, una

    nuova agricoltura per la citt: prodotti freschi, filiera corta, vendita diretta, pi biologico, pi agriturismo (e

    quindi recupero degli edifici storici rurali), pi educazione ambientale, pi settimane verdi, anche al posto di

    quelle bianche: tante idee da far maturare e da sviluppare, guardandosi anche attorno, ad esempio a quello

    che stanno sperimentando nel triangle vert, a sud di Parigi. Una nuova agricoltura non contro la citt, oestranea alla citt, ma per la citt, al servizio della citt, che deve necessariamente voler dire anche nuovo

    paesaggio, con pi verde, pi boschi, pi ambiente, ritorno alla valorizzazione delle acque, un po di aree perla fruizione e per il tempo libero, in prossimit delle cascine, dei mulini, dei castelli, delle abbazie, dei corsi

    dacqua, dei punti di vendita dei prodotti agricoli, dei punti di maggiore interesse paesaggistico. Un nuovo

    paesaggio che la gente possa riconoscere come paesaggio del parco, in cui si possa identificare.Ancora, fare il Parco Sud significa dar vita ad una trama di percorsi verdi, alberati e ombreggiati, ciclabili e

    pedonali, idonei a garantire una vera e sicura fruibilit dellintero parco.E infine significa anche progettare, dimensionare ed organizzare le teste di ponte urbane del Parco, parchipubblici facenti parte integrante del sistema delle aree verdi della cintura urbana milanese, aree di libera

    fruizione pi vaste ed estese di quelle disseminate allinterno del parco agricolo, aree destinate ad essere ins luogo per lo svago e il tempo libero dei cittadini, ma anche punti di partenza e di raccolta dei percorsi

    verdi ciclopedonali di penetrazione al Parco agricolo, ai navigli, allAdda, al Ticino, al sistema verderegionale: poli verdi urbani che potrebbero occupare una frazione assai modesta della superficie del Parco,

    diventandone tuttavia le porte e il simbolo, i luoghi che la gente imparerebbe a riconoscere e a identificare

    come Parco Sud.

    In tempo di Expo, questo tema pu avere anche un risvolto di evidente attualit. Cos concludevo, infatti,

    quelle considerazioni, la scorsa estate:Con lExpo 2015 alle porte, che dovrebbe essere tutta centrata sui temi della nutrizione e dellenergia, cosaci pu essere per Milano di pi affascinante, e di meno effimero e pi duraturo, meno superficiale e pi

    strutturale, che di mettere al centro dellExpo stessa questo tema della propria grande storica straordinariaarea agricola sud, per affrontarlo gi pronto (diciamo, quasi pronto) un altrettanto straordinario strumento

    metodologico, che si chiama Parco Agricolo Sud Milano ?Avevo da pochi giorni svolto queste considerazioni, quando uscito sullEspresso (n. del 17.7.08) unarticolo di Carlo Petrini, Idea verde per Milano Expo, che avanzava la stessa identica proposta, conricchezza di argomentazioni sulle potenzialit e sulla rilevanza del Parco Sud e soprattutto sul ruolo che vi

    pu avere la nuova agricoltura per la citt, considerata ovviamente il motore essenziale di un parcoagricolo; con minore attenzione forse alla valenza urbanistica che potrebbe avere, per Milano e per lareamilanese, un investimento vero su questo Parco. Discorsi sui quali avremo tempo e modo di tornare, anche

    perch da allora non che lidea abbia avuto un successo travolgente: infatti al timone di comando dellabarca Expo c la Bracco e non, per esempio, Carlo Petrini.

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    Al suo arrivo il visitatore dovrebbe potersi spostare su mezzi non inquinanti e silenziosi e essere anche

    incoraggiato a usare il bikesharing opportunamente incrementato e dotato di piste ciclabili su tutti i percorsi

    di collegamento tra le differenti locations dellExpo; avrebbe al contempo lopportunit di visitare il nostropatrimonio storico, il cui fabbisogno energetico dovrebbe essere ricavato esclusivamente da fonti rinnovabili;

    di dormire in strutture ricettive ZEB (Zero Energy Building) convertibili, al termine dellExpo, in ediliziaabitativa convenzionata o pubblica; di mangiare esclusivamente cibi biologici e biodinamici; di esploraree le

    coltivazioni del parco sud, riorganizzate aggiornando le antiche pratiche colturali e zootecniche (penso alla

    riproposizione estensiva delle marcite, che hanno storicamente caratterizzato la zona dei fontanili).

    Camminando sotto la copertura della nuova fiera, (che manifesta gi il degrado dovuto alle sbrodolature

    dello smog), potr inoltre apprezzare come le estese coperture vetrate e i tetti dei padiglioni siano diventati

    degli enormi collettori solari; e sempre in fiera visiter le rappresentanze nazionali, mentre le nazioni che non

    vi troveranno posto potranno essere ospitate in altri contenitori tra quelli gi esistenti (penso al monumentale

    Hangar Bicocca di viale Sarca, ai padiglioni dellex Ansaldo, al nuovo Vigorelli, alla Fondazione Pomodoro,al Castello Sforzesco.), evitando cos di sperperare risorse e ritrovarsi, a manifestazione ultimata, con unflorilegio di padiglioni destinati alla demolizione.

    Il visitatore si muover in spazi pubblici riqualificati dal punto di vista ambientale, ma anche dalla presenza

    di opere di arte pubblica, commissionate agli artisti dei paesi partecipanti.

    Questa strategia dovr riguardare non solo Milano ma anche i comuni limitrofi, creando larmatura dellafutura area metropolitana sostenibile. Essendo inoltre basata sulla prevalente assegnazione di incentivi, cheandrebbero a sommarsi alle agevolazioni fiscali per il risparmio energetico (55%) di legge, essa

    consentirebbe di ottenere una grande partecipazione dei privati e una diffusa e diversificata presenza di

    operatori, ridimensionando gli interessi forti legati ai grandi interventi edilizi.

    Oltre ai vantaggi ambientali si avrebbero anche positivi effetti economici dovuti al risparmio energetico che

    consentirebbero il recupero, in un ragionevole numero di anni, di una quota consistente dei dodici miliardi

    che saranno investiti.

    Ritengo che sarebbe opportuno costituire un gruppo di lavoro che si impegni a predisporre un programma e a

    elaborare un progetto da offrire al pubblico dibattito per ridefinire il programma dellEXPO 2015.

    LavoroEXPO: ANCHE PI OCCUPAZIONEClaudio De Albertis

    Il rapido peggioramento della crisi economica e finanziaria delinea un quadro estremamente preoccupante:

    solo il settore delle costruzioni vedr per il 2009 una consistente riduzione dei livelli produttivi, che si

    concretizzer in pesanti perdite occupazionali stimate da ANCE in 130.000 posti di lavoro in meno e da

    Confindustria in 250.000 lavoratori, compreso lindotto delle costruzioni.Per superare la crisi in corso, tutti gli osservatori, nazionali e internazionali, ribadiscono il ruolo anticiclico

    che possono svolgere gli investimenti infrastrutturali per la loro capacit di sostenere il reddito eloccupazione. Ma affinch gli investimenti pubblici possano effettivamente contribuire alla ripresadelleconomia necessario da parte del Governo uno sforzo concreto per assicurare risorse finanziarieadeguate allavvio di un programma infrastrutturale di sviluppo.LAssociazione Imprese Edili Delle Province di Milano e Lodi - Assimpredil Ance - che presiedo, hasottolineato la necessit di destinare risorse alla realizzazione di opere medio piccole, diffuse sul territorioe immediatamente cantierabili, destinando ad esse una quota rilevante dei 3,7 miliardi resi disponibili dal

    CIPE nellambito della riprogrammazione del FAS.Negli ultimi mesi la Spagna ha attivato un Piano di rilancio delleconomia e delloccupazione, cosiddettoPlan E, che, con un importo complessivo pari a 8 miliardi di euro, consentir di realizzare 31.000 progettimedio - piccoli e di creare 280.000 posti di lavoro.

    Queste considerazioni consentono di comprendere come le aspettative rispetto al lExpo 2015 siano moltoelevate: accanto allopportunit per Milano di ridefinire una strategia di pianificazione e di governance, dipromuovere la propria immagine nel mondo, di dotarsi di quelle infrastrutture di cui da anni ha bisogno,

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    lExpo pu costituire un volano importante per la ripresa della nostra economia e certamente anche per ilsettore delle costruzioni.

    Come milanese auspico che lindotto generato dallExpo sia una ricchezza reinvestita nel territorio: sesaranno poste le condizioni per valorizzare le competenze delle nostre imprese saremo in grado di superare

    questa congiuntura difficile, di crescere e di porci come sistema di eccellenza del Paese, recuperando anche

    una maggiore capacit di penetrazione competitiva nei mercati internazionali.

    Certo, non saranno raggiunti i risultati auspicati se non saranno risolti alcuni nodi critici, penso in primis alle

    risorse finanziarie e al fattore tempo.

    Ad oggi sono ancora incerte, e comunque insufficienti, le risorse pubbliche assegnate, e non chiaro in che

    modalit avverr il coinvolgimento dei capitali privati; per quanto concerne la variabile tempo, gli anni che

    ci separano dal 2015 sono molto pochi in un sistema Paese come il nostro, in cui per realizzare unoperapubblica nel settore dei trasporti del valore superiore a 50 milioni di euro occorrono in media 3.492 giorni,

    quasi 11 anni. Solo per la progettazione occorrono 4 anni e mezzo per le opere di importo inferiore a 50

    milioni di Euro e quasi 6 anni per le opere di importo superiore.

    Nel documento di proposte per la redazione della legge speciale, trasmesso da Assimpredil Ance a tutte le

    istituzioni coinvolte, abbiamo suggerito un articolato pacchetto di semplificazioni procedurali e normative,

    volte a ridurre i tempi e a creare condizioni di accesso ai bandi che pongano a monte una selezione delle

    imprese in grado di garantire il risultato.Vista la gravit della situazione congiunturale e lentit della sfida legata allExpo, lauspicio che vengatrovato presto un accordo sulla governance e che la macchina Expo parta a pieno regime:

    I costruttori, sono pronti a fare la loro parte, con impegno e convinzione.

    LetteraPIERVITO ANTONIAZZI A EZIO CASATI SEGRETARIO METROPOLITANO PD

    Caro Casati,

    la prossima tornata elettorale costituisce senza ombra di dubbio un esame fondamentale, senza riparazioni a

    settembre, per il pd.Le traumatiche dimissioni di Veltroni, la confusa elezione di Franceschini, la convocazione del congresso dai

    tempi e modi incerti, la mancata fusione delle diverse anime che hanno contribuito alla nascita del pd in

    molte aree del paese, la babele delle primarie (diverse per metodo e significato da citt a citt) tutto concorre

    a rendere drammatico il responso elettorale.

    In questa situazione credo che ognuno debba fare la sua parte, non lesinando gli sforzi, senza ipocrisie e

    tatticismi.

    Quindi vengo subito al dunque.

    Per quello che riguarda Milano, siamo in ritardo. A due mesi dalle elezioni il partito non ha ancora elaborato

    una strategia.

    Non ha risposto a domande semplici:

    Qual il nostro giudizio sui cinque anni di giunta Penati, generalmente positiva; ma con quali eccellenze e

    quali mancanze? Chi ha bene operato e chi merita un passaggio in panchina?Qual la nostra proposta di alleanze? C' chi guarda all'udc, chi rispolvera una mitica area laico riformista,

    chi rimpiange rifondazione ma nessuna proposta concreta stata formulata. Nessuna decisione presa.

    Cosa stiamo aspettando? Non possiamo arrivare all'ultimo minuto in virt di furbizie da corridoio. Un partito

    in difficolt che non riesce ad aprire e chiudere formalmente un dibattito sulle alleanze destinato

    all'implosione. Tanto pi che questa politica delle alleanze riguarda anche i comuni dove si vota. Quale

    rapporto intercorre tra e scelte provinciali e quelle comunali? Come ci si comporta con le liste civiche,

    concorrenti localmente ma alleate potenziali in sede provinciale?

    Qual il nostro programma? Quali punti qualificanti? Non penso certo che sia utile ripetere il tragicomico

    esperimento del cantiere che ci port, alla sconfitta a Milano, ma non penso neanche che il programma sia il

    prodotto di alcuni chierici riuniti in segreto conclave. Basti solo pensare al dibattito aperto sulle ronde, ed

    alle posizioni assunte da Penati, che giuste o sbagliate che siano devono essere inserite nel programma (o

    no?)

    Qual la nostra strategia elettorale? Dalla stampa sappiamo tutto della lista del presidente: Dei cortesi rifiuti

    (ma chiedere prima di andare sulla stampa non sarebbe meglio), delle accettazioni ma nulla sappiamo del suo

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    rapporto con il pd.Attualmente mi sembra unoperazione in perdita, da una parte stanno "i meglio " dall'altragli apparati, da una parte c' l'innovazione dall'altra il vecchio.

    Sar una sensazione ma l'impressione che la lista del presidente si configura come la lista che avrebbe

    potuto essere del pd ma non . Ora poich la presentazione di liste diverse genera sempre concorrenza sar

    meglio definire bene il rapporto. L'esperienza da me condotta con la lista Ferrante mi fa vedere da una parte

    tutte le potenzialit della lista del presidente, dall'altra tutte le contraddizioni.

    Quali sono i contenuti e i modi della nostra campagna elettorale? Inutile dedicare seminari e interviste per

    beatificare il sistema di campagna di Obama e poi non affrontare per tempo e con metodo la nostra

    campagna elettorale.Che relazione intercorre con la campagna elettorale che si svolge nelle altre provincie esopratutto alle europee?A questo proposito tra l'altro segnalo che anche la scelta dei candidati alle europeeandr fatta con una ponderazione e una valutazione particolare, perch alcuni degli eletti della tornata

    precedente li possiamo dare per scomparsi. Insomma credo che sia tempo di affrontare le questioni, te l'ho

    voluto dire ora in positivo per evitare di dovere dopo fare il becchi no. Con cordialit

    Pier Vito Antoniazzi

    Primo PianoMA LEXPO UNA SFIDA ALLA SINISTRAStefano Draghi

    A rileggere il dibattito che si aperto dopo lassegnazione a Milano dellExpo 2015 si ha limpressione chela sinistra milanese non abbia colto appieno limportanza dellevento e della sua preparazione. Gli expo-scettici e gli expo-dubbiosi sono ormai numerosi, sia tra gli esponenti politici che nellopinione pubblica e siaggiungono ai tradizionali movimenti antagonisti che si sono opposti prima alla candidatura di Milano, ora

    alla realizzazione dellExpo. Secondo il sondaggio telematico (per quel che vale) pubblicato un mese fa nellepagine milanesi di Repubblica tra chi pensa sia meglio rinunciare allevento (43%) e chi lo vorrebberidisegnato in unottica meno dispensiosa (32%), raggiungono il 75% coloro che sono spinti a ripensare il

    progetto dellEXPO 2015 a Milano a seguito della crisi economica internazionale, i ritardi del Governo neifinanziamenti e i litigi sulla governance della societ di gestione. E diversi dirigenti politici e sindacali

    pensano che lExpo sia una manifestazione daltri tempi, anacronistica rispetto al sistema globale dellacomunicazione, inadeguata come strumento anti-ciclico, pericolosa per lo sviluppo urbano, non in grado di

    curare i moltiantichi e recentimali della metropoli milanese.AllExpo-day organizzato dal gruppo consiliare del PD si provato a porre le basi per un primacontroffensiva. LExpo una grande opportunit per Milano, ma anche una grande sfida per la sinistrariformista e come tale va affrontata. Nel modo in cui il centro-sinistra milanese guarda allo sviluppo dellareametropolitana ci sono nodi politici e culturali da sciogliere, linee strategiche da definire. LExpo loccasione per farlo visto che il tema centrale della manifestazione fa parte dei valori costitutivi dellasinistra, in tutte le sue declinazioni e componenti: il diritto ad una alimentazione sana, sicura e sufficiente per

    tutti i popoli della terra alla luce dei nuovi scenari globali. Che significa non solo lotta alla fame e alla sete,

    ma alla povert, alle carestie, alla malnutrizione, alla mortalit infantile, alle epidemie. E ancora: rispettarelambiente e gli eco-sistemi agricoli, preservare la bio-diversit, contrastare la desertificazione, prevenire lasiccit, valorizzare le innovazioni e le tecnologie produttive, governare lo sviluppo delle biotecnologie. Se

    non hanno idee chiare e risposte possibili a queste grandi sfide, come potranno i riformisti qualificarsi come

    lalternativa politica capace di costruire un mondo globale pi giusto, pi libero e meno diseguale?Alla sfida globale si affianca quella locale, che non meno impegnativa. Se i riformisti milanesi non

    sapranno controllare e guidare anche dallopposizione le scelte e lo sviluppo delle opere per lExpo e lesue infrastrutture, non potranno proporsi verosimilmente come lalternativa politica in grado di progettare erealizzare una citt a misura di futuro, capitale dei diritti, motore dello sviluppo sostenibile, interprete della

    creativit e della modernit cosmopolita, crogiolo pacifico di etnie e religioni, un territorio che si confronta

    con le altre grandi metropoli del mondo per qualit della vita, dellambiente, del lavoro e del welfare.

    La crisi economica dovrebbe stimolare e accelerare, non frenare, la discussione pubblica sul progetto Expo2015. LExpo una sfida alla sinistra, alla sua capacit di produrre classe dirigente idee e persone ingrado di coordinare in nome dellinteresse generale gli specialismi professionali e i tanti interessi particolariche il progetto Expo mette in movimento. Se la formula non godesse in questo momento di scarso appeal, un

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    governo ombra del progetto Expo potrebbe essere lorganizzazione adatta a dare continuit e sostanza allavoro iniziato con il PD-Expoday. Non possiamo rassegnarci allidea che lo slogan Nutrire il pianeta,energia per la vita sia stata solo unottima trovata pubblicitaria per dirottare a Milano risorse pubbliche espartire la torta degli affari tra i pochi e soliti noti. Per questo possiamo chiamare le migliori intelligenze

    della citt (scienza, ricerca, tecnologie, professioni) e i protagonisti generosi del mondo solidale

    (associazioni, volontariato, terzo settore) a far parte di uno steering committee, una guida ricca di saperi e di

    competenze, e anche per questo politicamente autorevole, che tenga ferma la rotta della EsposizioneUniversale di Milano verso gli obiettivi per cui stata progettata.

    Scuola e universitTEMPO DI EXPO. VALORIZZARE IL CAPITALE UMANORita Bramante

    In Lombardia, e a Milano soprattutto, Scuola e Universit stanno sperimentando da alcuni anni unintensa

    stagione progettuale di progetti ponte di orientamento attivo realizzati con migliaia di future matricole. Sitratta di una operazione contrassegnata da un singolare dinamismo, che si allargata rapidamente: a partireda poche unit progettuali pilota, a seguito di un vero e proprio effetto domino, si contano ad oggi o ltrecinquanta progetti, alcuni dei quali rivestono carattere di assoluta novit.

    Nel corso dellanno scolastico scorso quasi diecimila studenti delle classi quarte e quinte della scuolasecondaria lombarda sono stati protagonisti delle iniziative promosse dai progetti ponte, esperienzeautentiche di laboratorio di una o pi giornate presso centri di eccellenza per la ricerca scientifica, intere

    settimane di stage o summer schools presso le Universit lombarde, percorsi anche e-learning

    complementari alla didattica curricolare (link nota1).

    Circa un quinto degli studenti lombardi che ogni anno si iscrivono alluniversit pu sperimentareunesperienza precoce di vita universitaria e diverse centinaia di ragazzi vivono tale esperienza in percorsiarticolati di pi giornate, anche con formula residenziale, cimentandosi in contesti laboratoriali

    allavanguardia o nello svolgimento di compiti sfidanti e nella ricerca di soluzioni a problemi complessi.E nella prospettiva di internazionalizzare le opportunit di stage allestero per i giovani talenti lombardi si stacercando di potenziare il rapporto di collaborazione gi avviato con centri di eccellenza europei, come la

    outstationdi ricerca biomedica dellEMBL,European Molecular Biology Laboratory e il Centro Europeo diOsservazione della Terra a Frascati.

    Una linea dazione efficace e in espansione, che ha certamente a disposizione ampi spazi per lo sviluppo dinuove idee e opportunit.

    Le statistiche ci dicono che purtroppo il sistema universitario in Italia non immune da patologie e indicatori

    di sofferenza: inattivit prolungata degli studenti, mancata reiscrizione tra primo e secondo anno, passaggio

    da un corso allaltro, sbilanciamento verso le discipline umanistiche e sociali a scapito di quelle te cniche escientifiche, conseguimento tardivo del titolo, elevato differenziale nella quota di laureati rispetto alla media

    dei Paesi OCSE (link nota2).

    Di qui limportanza strategica dellorientamento, non soltanto nella fase della scelta e della transizionescuola-universit, ma come programma integrato e non sporadico, capace di favorire se necessario anche un

    tempestivo cambio di rotta.

    Obiettivo delluniversit non infatti quello di attrarre studenti a tutti i costi, ma riuscire ad intercettarestudentifitting,studenti adatti che possano intraprendere con successo e soddisfazione il proprio camminouniversitario.

    Scuola e universit sono alleate nellimportante sfida di costruire la scelta giusta e stanno condividendo negliultimi anni lesigenza di avviare processi aperti di cooperazione attraverso misure che vengonoprogressivamente sviluppate, adattate o ricalibrate.

    Il passaggio tra scuola e universit non - o almeno non dovrebbe essere avvertito - come terra di nessuno:bisogna individuare buone strategie per governarlo, gettando ponti, creando occasioni di dialogo e

    conoscenza reciproca, dando vita a percorsi orientativi che si qualifichino per lattenzione ai bisogni reali

    1http://www.istruzione.lombardia.it/orientamento/progettiponte.htm

    2http://www.istat.it/lavoro/unilav/

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    degli utenti e per limpegno a creare le precondizioni, non soltanto affinch la scelta possa avvenire inmaniera consapevole, ma soprattutto perch possa essere sostenibile e avere garanzie di tenuta nel tempo.

    Rita Bramante

    UrbanisticaEXPO. GEOGRAFIE IN STILE MILANESEMatteo Bolocan Goldstein

    Sembra ieri, ma dal giorno dellassegnazione dellExpo alla nostra citt passato quasi un anno e leuforiainiziale si presto dissolta. Nei mesi successivi alla vittoria sulla citt turca di Smirne il quadro della

    situazione infatti mutato sensibilmente. Se Letizia Moratti aveva ottenuto un sostegno politico ampio per la

    candidatura internazionale di Milano, tale risorsa venuta meno in uno sconcertante gioco di conflitti,

    interno al centro-destra riguardante innanzitutto il profilo della nuova societ di gestione e dei suoi

    amministratori, oltre alla natura e alle dimensione delle risorse che sosterranno loperazione nei prossimisette - ora sei! - anni.

    Decisive nel segnare il nuovo contesto: le elezioni politiche nazionali del 2008, con il ritorno di un governo aguida Berlusconi e il sopraggiungere di una crisi finanziaria mondiale di proporzioni storiche, con risvolti

    drammatici sulla disponibilit della spesa pubblica nazionale.

    In questo quadro, il tema importante dellalimentazione -Nutrire il pianeta, energie per la vita - rimane deltutto trascurato e lExpo appare sempre pi una posta in gioco nella disputa politica tra Milano e Roma, oltreallennesima partita nella quale le aspettative e gli interessi della capitale del Nord vengono sacrificatisullaltare della Patria. Il mutamento di scenario non aggiunge tuttavia elementi determinanti nellaconsiderazione di alcune debolezze e ambiguit proprie dello stile milanese, indicative di come le lite locali

    interpretino riduttivamente le opportunit di sviluppo per la citt:

    - il prevalere della dimensione infrastrutturale e immobiliare sulla progettazione politico-culturale

    dellevento; nella sua storia Milano ha sempre accentuato questo aspetto materiale e immediato nel saperricavare benefici dalla crescita, a scapito di una proiezione progettuale e meditata delle opportunit di

    sviluppo (questa consapevolezza sembrerebbe motivare linvito del sindaco a non pensare a un grattacielocome simbolo della cittadella, ma a percorrere strade con un diverso impatto fisico e simbolico!);- la delicata sovrapposizione di ruoli e di interessi in campo; vedremo quanto la nuova composizione del

    consiglio di amministrazione verso cui spinge il governo nazionale sapr superare la discutibile scelta

    effettuata per la presidenza della nuova societ che gestir levento con importanti poteri di stazioneappaltante (attualmente ricoperta dalla presidente di Assolombarda, lassociazione di rappresentanza delleimprese milanesi);

    - la marcata tendenza della citt a pensare levento in proprio: un Expo di Milano, dove tutto si risolve nellalocalizzazione scelta per il sito (in direzione nord-ovest, fino a lambire la nuova fiera di Rho-Pero); piuttosto

    che a immaginare e progettare un Expo dei territori; e ci in forte contrasto con un tema quellodellalimentazione - che dovrebbe facilitare la valorizzazione di risorse e saperi radicati in unItaliacaratterizzata da variet economiche e culturali.

    E la mancanza di una prospettiva che leghi opportunit di sviluppo e visione geografica a sottolineare conforza lintroversione culturale e politica delle lite milanesi. Sempre pi frequentemente, analisi e studisegnalano la dimensione regionale di Milano, la sua propensione di citt territorialmente e funzionalmente

    aperta e relazionale: come per reazione, le scelte di Milano si risolvono entro i suoi angusti confini

    amministrativi! Ma proprio da una prospettiva geografico-strategica che lExpo pu rappresentare una sfidaper la citt.

    Il tema dellalimentazione richiama, infatti, una concezione diffusa e qualitativa dello sviluppo che puaprire a relazioni territoriali dinamiche e originali: si guardi a Expo come occasione straordinaria per

    ripensare il rapporto ambientale tra la citt e il parco agricolo, la rete delle acque milanesi e lombarde,

    lagricoltura urbana, per rimanere alla scala della sola regione urbana; si pensi a Expo per fare di Milano unnodo nazionale e internazionale di una vasta rete di distretti alimentari e agroindustriali, di produzioni locali,

    di laboratori di ricerca biotecnologica e di fiere del gusto, per dire di alcune tra le risorse attive alle pi ampie

    scale. Davvero, apertura internazionale e apertura territoriale possono andare di pari passo. Affinch leventoExpo rappresenti al meglio il tema dellalimentazione e il valore strategico di una cooperazione che domandauna nuova geografia dello sviluppo.

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    RUBRICHE

    Arte

    Questa rubrica curata da Silvia DellOrso

    Lhanno inaugurata il 14 febbraio, per approfittare della complicit tematica offerta dalla ricorrenza di SanValentino, ma in realt la mostra attualmente in corso al Castello Visconteo di Pavia pu ben vivere di vita

    propria, anche senza la festa degli innamorati. Il tema quello del bacio, e non soltanto il bacio sensuale

    e carico di pathos immortalato da Francesco Hayez in uno dei suoi dipinti maggiormente celebrati, di cui laredazione pi nota si trova a Brera, mentre a Pavia sono esposte una prima idea del soggetto e una versione

    del 1861, entrambe in collezione privata. La rassegna, infatti, che ripercorre liconografia del bacio traRomanticismo e 900, molto pi variegata e prende in considerazione, come dichiarano le curatrici,Susanna Zatti e Lorenza Tonani, le diverse valenze del bacio: materno o filiale, di circostanza,appassionato, atteso, negato, rubato, ben augurante, immateriale, nella mitologia, nella storia sacra, nellaletteratura e anche nel cinema. Il percorso si snoda attraverso una sessantina di opere di artisti celebri e di

    altri meno noti, in prevalenza dipinti, ma anche qualche scultura, come l Abbraccio materno di PaoloTroubetzkoy o il Bambino al seno di Medardo Rosso. Tra i baci dipinti spiccano quello lussurioso di

    Cleopatra, come ce lo ha restituito Giuseppe Amisani, o il bacio voluttuoso di Alciati, smorzati dalle

    effusioni composte e pudiche dei Fidanzati di Lega, o ancora Aminta baciato da Silva del Piccio, Paolo e

    Francesca di Previati, per arrivare a De Chirico, Manz, Casorati, Rotella o Franco Angeli. E poi il bacio nel

    cinema, restituito in un video che, memore dei baci prima tagliati e quindi ricomposti in ununica lungapellicola, nel film di Tornatore Nuovo cinema Paradiso, ripercorre la storia dei baci pi famosi della

    cinematografia italiana.

    Il bacio. Tra Romanticismo e Novecento.Pavia, Scuderie del Castello Visconteo, viale XI Febbraio 35orario: marted-venerd 10/13 e 15/19, sabato,domenica e festivi 10/20. Fino al 2 giugno.

    Un aspetto poco noto delle ambizioni faraoniche di Hitler documentato in questa mostra storico-fotografica

    che illustra le gigantesche torri fatte costruire a Vienna (e non solo), su progetto di Fridrich Tamms, per

    contrastare i bombardamenti alleati, ma gi con lobiettivo di farne simboli monumentali del nazismo. Ilprogetto originario di Hitler era di dotare Berlino, Amburgo e Vienna di bunker da adibire a uso militare, ma

    da utilizzare anche come rifugi, infermerie e depositi per munizioni. Ci non toglie, per, che questecostruzioni fossero concepite sin dallinizio come veri e propri santuari nazionalsocialisti, esemplati nelleforme su celebri architetture del passato quali il Mausoleo di Teodorico a Ravenna o il grandioso Castel del

    Monte voluto da Federico II di Svevia in Puglia, e pronti, dopo la presunta vittoria finale, per esseresontuosamente rivestite di marmi. A questo scopo il Fhrer, dopo avere abbozzato egli stesso lo schema del

    sistema difensivo, si rivolse a Friedrich Tamms (1894-1980) uno degli artefici delle autostrade tedesche edella ricostruzione di Dsseldorf nel dopoguerra incaricandolo della progettazione di oltre venti torri alte40-50 metri. Edificate in cemento armato, impiegando come mano dopera i prigionieri di guerra e ilavoratori forzati, non divennero mai le architetture emblematiche vagheggiate da Hitler. Le torri di

    Amburgo e Berlino furono distrutte o radicalmente rimaneggiate. Restano le sei fortificazioni viennesi tretorri da combattimento e tre di comando oggetto, appunto, di questa rassegna ed esempio insolito diarcheologia bellica inserito nel tessuto urbano, sulla cui ridestinazione duso si esercitata la fantasia diartisti e architetti contemporanei. Due sono utilizzate luna come acquario e rettilario, laltra come depositodelle collezioni darte contemporanea del Museo di arti applicate.I tempi incompiuti di Hitler. Archeologia bellica viennese.

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    Spazio Guicciardini, via Guicciardini 6orario: luned-venerd 9.30/12.30 e 14.30/18.30. Fino al 13 marzo.

    Definirla mostra troppo, ma forse anche troppo poco. Quella in corso a Brera una piccola esposizione di

    grandi capolavori che tonifica la Pinacoteca e appaga le attese dei visitatori. A dare avvio alle celebrazioni

    per il bicentenario della fondazione di Brera stata scelta una formula insieme minimalista e ambiziosa,

    affiancando tre opere del Caravaggio alla Cena in Emmaus del Merisi che gi la galleria milanese possiede

    dal 1939. Grazie a un dono degli Amici di Brera e per merito del ruolo decisivo giocato allepoca dallexsoprintendente di Milano Ettore Modigliani, la tela, dipinta dal Caravaggio attorno al 1606, tra la fine del

    soggiorno romano e la fuga da Roma dopo la condanna per omicidio, tra le molte star del percorso

    espositivo braidense e non capita tutti i giorni la fortuna di poterla ammirare vis vis con la versione di

    qualche anno precedente oggi alla National Gallery di Londra. Concessa in prestito, questultima, insieme adaltri due dipinti appartenenti alla fase giovanile del maestro lombardo, ilRagazzo concanestro di frutta della

    Galleria Borghese - vale a dire il giovane dio Vertunno con cesto di frutta, anticipazione della Canestra

    custodita alla Pinacoteca Ambrosiana di Milano - e i Musici, dal 1953 al Metropolitan Museum di New

    York. Tutti e quattro in sala XV, mentre accanto, nella sala XVIII, si pu vedere una tela di Simone

    Peterzano, maestro del Caravaggio: una Venere e Cupido con due satiri in un paesaggio, sottratta per

    loccasione ai depositi del museo.Caravaggio ospita Caravaggio.Pinacoteca di Brera, via Brera 28 - orario: marted-domenica 8.30/19.15, chiuso luned.

    Fino al 29 marzo.

    Un vero e proprio affondo nella personalit del fondatore del Futurismo, Filippo Tommaso Marinetti. A lui

    consacrata la rassegna allestita nella Sala del Collezionista alle Stelline che, in onore di tanto ospite,

    raddoppia i suoi spazi conquistando il seminterrato, invaso per loccasione dalle parolibere marinettiane, Trale tante novit di questa rassegna - a cura di Luigi Sansone, autentico segugio degli archivi del Futurismo -

    spicca Il bombardamento di Adrianopoli, una grande china su carta realizzata da Marinetti nel 1913-14,esposta per la prima volta grazie al prestito concesso dalla University of California di Los Angeles (Ucla)

    dove custodito larchivio del poeta inglese Harold Monroe (1879-1932), grande ammiratore del Futurismo,

    da cui proviene questa tavola. Ma la mostra riserva molto altro, tra ritratti e caricature di Marinetti, opere diBoccioni, Balla, Cangiullo, Depero, e altri protagonisti, affiancate da fotografie, cataloghi depoca, cartoline,riviste e volumi marinettiani come Zang Tumb Tuuum - Adrianopoli ottobre 1912- Parole in libert

    (Edizioni futuriste di Poesia, Milano 1914), il primo libro parolibero di Marinetti ispirato dalla guerra,intesa come spettacolo simultaneo di situazioni, rumori, odori, polifonie: perch il Futurismo era anche

    questo.

    F.T. Marinetti=Futurismo.Fondazione Stelline. Sala del Collezionista, corso Magenta 61 - orario: marted-domenica 10/20.

    Fino al 7 giugno.

    Ha impiegato meno di tre anni per diventare uno dei maggiori collezionisti di armature giapponesi fuori dal

    Giappone. Bisogna chiamarsi Luigi Koelliker per riuscire in una simile impresa cos rapidamente e anchevoracemente ed bene avvalersi di un antiquario specializzato in arte giapponese come Giuseppe Piva che

    per il suo committente ha rastrellato il rastrellabile, e che adesso cura, in collaborazione con la Fondazione

    Mazzotta, la mostra di Palazzo Reale. Samurai, appunto, allestita nellappartamento della reggiapiermariniana con una minima presenza di pezzi provenienti dalle Raccolte extraeuropee del Castello

    Sforzesco tra i quali spicca una finissima scatola laccata per documenti dellinizio del periodo Edo elunica armatura da cavallo presente in mostra e un massimo dalla raccolta milanese di Koelliker. Unanovantina di pezzi in tutto, tra armature complete, elmi, finiture per spada e altri accessori da samurai,

    realizzati tra il periodoAzuchi Momoyama (15751603) e il periodoEdo (16031867). Le sale del palazzosi animano di guerrieri severi e magnifici, samurai di alto rango e daimyo (signori feudali) che dalle guerre

    sono stati ben lontani, come testimonia il perfetto stato di conservazione delle circa trenta armature esposte;

    per lo pi di rappresentanza, visto anche che il periodo esaminato fu allinsegna della pace. Il percorso sichiude con i super robot Goldrake e Gundam che tutto devono al mondo dei samurai, da cui hanno attinto a

    piene mani anche fumetti e disegni animati.

    Samurai.

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    Palazzo Reale, piazza del Duomo 12orario: 9.30/19.30, luned 14.30/19.30, gioved 9.30/22.30.Fino al 2 giugno.

    Lascia senza parole Quentin Garel. Visitando la mostra allo Studio Forni sembra quasi di sentire il vociare

    dei suoi animali: struzzi, mucche, giraffe, ippopotami in bronzo o legno, anche se il maestro parigino non

    manca di utilizzare altri materiali come gesso, carta e plexiglass. Scultore e disegnatore, Garel decisamente

    un artista di talento che ritrae gli animalimeglio se quelli pi comuni, del mondo domestico o contadino con acume e ironia, catturandone il carattere da fine etologo. Nella primavera di questanno sar inaugurata aLille una sua monumentale scultura/fontana, un muro vegetale di 24 metri di lunghezza e 2 di altezza, dal

    quale emergono 28 teste di animali realizzate in ferro che spruzzano acqua all'interno di un ampio circuito di

    vasche. Notevoli anche i disegni.

    Quentin Garel. Pennuti, bovini ed altri animali.Studio Forni, via Fatebenefratelli 13orario: 10/13 e 16/19.30, chiuso domenica e luned.Fino al 28 marzo.

    grazie alleredit dellindustriale bresciano Giacinto Ubaldo Lanfranchi se il Poldi ha potuto organizzare

    una mostra dedicata ai netsuke. Ci voleva un collezionista che si dedicato pressoch in esclusiva a questeminuscole sculture, concepite originariamente come bottoni per fissare alla fascia del kimono giapponese,privo di tasche, un cordoncino cui agganciare un piccolo contenitore porta oggetti. In legno o in avorio,

    preziosamente intagliati, i netsuke si affermarono in Giappone nel XVII secolo, ma gi nella seconda met

    dell800 persero la loro funzione originaria per diventare oggetti di collezionismo. Lanfranch i ne ha messiinsieme moltissimi. Una selezione di quella raccolta ora in mostra nella casa-museo di via Manzoni,

    insieme a una settantina di pezzi provenienti da altre collezioni private italiane e dal Linden-Museum di

    Stoccarda. Capolavori in miniatura che raffigurano creature fantastiche, divinit, personaggi ispirati alla

    mitologia, alla storia, ai racconti popolari, alla letteratura, oltre ad animali, fiori, piante, frutti o ortaggi. Ma

    ce n anche uno rarissimo in cui rappresentata una Piet, a testimoniare la diffusione del Cristianesimo inGiappone tra la met del 500 e il 600. In programma, gioved 5 marzo alle 18, lultima di una serie diconferenze a latere della mostra: Storie fluttuanti. Lantica letteratura giapponese. Interviene Ikuko

    Sagiyama, docente di Lingua e letteratura giapponese allUniversit di Firenze.Netsuke: sculture in palmo di mano. La raccolta Lanfranchi e opere da prestigiose collezioniinternazionali.Museo Poldi Pezzoli, via Manzoni 12 - orario: marted-domenica 10/18.

    Fino al 15 marzo.

    Il titolo di questa mostra,Morphologie autre, rinvia direttamente a Michel Tapi e a un suo noto saggio del

    1960. Al critico darte e teorico francese, il termine informale continuava a piacere poco, per via dei suoiconfini troppo incerti, mentre, per stigmatizzare il senso di quellarte priva di forme preferiva di gran lungalaggettivo autre, inaugurato con il libro-manifesto che pubblic nel 1952: Un art autre, appunto. A ventidueanni dalla morte e nel centenario della nascita di Tapi, la Galleria Blu gli dedica una mostra che riunisce

    molti degli artisti a lui cari. In primis Dubuffet e Fautrier, il primo per la sua arte incolta, definita art brut, ilsecondo per la plastica drammaticit degli Otages. Ma ci sono anche Appel, Burri, Capogrossi, Fontana, Sam

    Francis, Hartung, Nevelson, Riopelle, Tapies, Tobey, Vedova, Wols e non solo.

    "Morphologie Autre" un omaggio a Michel Tapi (1909-1987).Galleria Blu, via Senato 18 - orario: 10/12.30 e 15.30/19, sabato 15.30/19, chiuso festivi.

    Fino al 3 aprile.

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    CINEMA & TV

    Questa rubrica curata da Simone Mancuso

    Operazione Valchiria di Brian SingerDevo riconoscere al regista la sua capacit, da sempre dimostrata, di non avere una direzione delle immagini

    irruenta. Mi spiego. Brian Singer uno di quei registi molto bravi nel non dare allo spettatore la sensazione

    che ci sia qualcuno dietro la macchina da presa, che fa delle scelte precise, anzi, proprio capace di non dare

    la percezione che ci sia qualcosa. E cos privo di elementi autoriali, che lo spettat ore viene avvolto nelturbino del film, senza accorgersi di nulla. Ovviamente il fatto di non essere un regista dautore, non assolutamente un danno, anzi lui dimostra il contrario. Come ogni non autoriale regista che si rispetti, Singer

    si circonda di collaboratori veramente validi, e rigorosamente sempre gli stessi: dallo sceneggiatore

    Christopher McQuarrie, che per lui ha curato la sceneggiatura de I soliti sospetti e X-Men, al direttore

    della fotografia Newton Sigel. Tutto da copione dunque, se non fosse per qualcosa di non esattamentedecifrabile, che alla fine ti fa uscire un po insoddisfatto, come se il prodotto nel suo complesso non fossesolamente frutto di una sapiente regia e della sua trasposizione di unottima sceneggiatura. Questo, fi no aquando nei titoli di coda leggi: produttore esecutivo Tom Cruise. Allora capisci che qualcuno a messo il naso

    in qualcosa che non gli competeva e di cui non in grado. Tra laltro a discapito della recitazione del suopersonaggio, che molto appiattito, e molto al di sotto delle possibilit dellattore. Insomma il film merita,ma probabilmente, senza il disturbo del signor Cruise come produttore esecutivo, avremmo avuto una

    migliore recitazione del protagonista e, di conseguenza, un miglior prodotto finale.

    Lasciami entrare di Tomas AlfredsonTorna lhorror! Dopo anni di assenza, a parte qualche parentesi commerciale interessante,(vedi Blair Witch

    Project) finalmente un film che merita desser chiamato horror. Il regista fa un lavoro su una delle cose pitrascurate in questi anni di assoluto buio per il genere: la suspence. Questa viene creata in maniera che non

    sia fine a se stessa, o legata ad immagini orribili, ma serve per creare la paura prima nello spettatore e poi

    sullo schermo.Questa la vera differenza con i film finora visti, i quali anteponevano le immagini horror,

    alla creazione della paura per suscitare orrore nello spettatore. La paura non devessere una sensazione creatacon limpatto violento delle immagini, ma va coltivata allinterno dello spettatore che arriva alla scena horrorche ha gi paura. Un film riuscitissimo, soprattutto se si considera che sia il regista svedese Alfredson, sia lo

    sceneggiatore e soggettista John Lindqvist erano al loro primo lungometraggio, girato tra laltro in pellicola35 mm. Lode allhorror svedese dunque, e chiss che non prendano il posto che aveva nel genere lItalianegli anni doro di Dario Argento. Se dovessi fare un paragone, per, la cosa che pi manca in questo filmrispetto a quelli italiani la cura della colonna sonora. Argento si affidava ai Goblin, non riesco a pensare a

    chi si possano affidare gli svedesi oggi.

    MILK di Gus Van SantUn film che riceve otto nomine alloscar gi un successo direi. Vorrei concentrare lattenzione su di treelementi di quegli otto per cui candidato. I tre elementi sono: il montaggio, la regia e lattore protagonista.I primi due sono stati studiati dal consapevole regista pluricandidato per avere un film anni 70(montaggioaffidato a Elliot Graham gi montatore di X-Men2 e Superman Returns). Non solo perch ambientatonegli anni 70, ma proprio perch stato girato come si giravano i film allepoca.Gus Van Sant fa unoperazione filmica in cui mette in quadro una sceneggiatura non sua, con leinquadrature, la pellicola e i movimenti di macchina tipici del cinema sperimentale americano di quegli anni.

    E come se il regista volesse convicersi e convicere lo spettatore di essere in quegli anni, volendo rafforzareattraverso unoperazione puramente cinematografica, il significato universale del film, rendendo universale

    lo spazio e il tempo filmico a discapito di quello reale.Quindi loggi e lallora, di fronte a problemi e situazioni simili a quelle vissute da Harvey Milk nel 72 , sonola stessa cosa, si confondono, perch i valori in cui credere, come il cinema, sono le uniche cose che il tempo

    non corrode.

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    Il terzo elemento la recitazione di Sean Penn, il quale a mio avviso ha superato se stesso, visto che aveva

    vinto loscar come miglior attore per la sua interpretazione in Mystic River e personalmente pensavo fossela sua migliore interpretazione di sempre.

    Ma dopo aver visto quella di Harvey Milk, in cui tira fuori tutta la sua parte femminile, riuscendo a gestire

    linterpretazione di un ruolo solo con quella, mi sono dovuto ricredere. Tra laltro quello dellinterpretazionedi un omosessuale da parte di un attore eterosessuale, ho da sempre pensato che non sia una prova di

    recitazione, ma, la prova di recitazione. Infatti molti altri attori del film che hanno una parte da omosessuale,

    lo sono anche nella vita. Chiss che anche questanno non porti a casa lambita statuetta?Una curiosit: negli anni settanta i inefils francesi andavano a vedere i film di Truffaut e Godard sedendosi

    il pi avanti possibile, se era la prima fila era meglio, perch cos,dicevano, si rompe la barriera spazio -temporale tra film e spettatore, entrando nel film. Ecco, questo un film che vale la pena di vedere allafrancese.

    (S.M. 12.02)

    Il curioso caso di James Button di David Fincher

    Potendo recensire questo film dopo la giuria degli Accademy, dove ha ricevuto tre oscar per la direzione

    artistica, il trucco e gli effetti visivi, prendo spunto da questo giudizio perch penso sia significativo quantoveritiero. Non mi stupisco che questo bellissimo film nel complesso, non abbia vinto ne come miglior film,

    ne come miglior regia, perch questo il destino di quasi tutti i film di Fincher. La sua reale bravura, pi che

    la regia dedicata alle immagini, la regia intesa come organizzazione e fiuto nella scelta dei collaboratori.

    Non a caso i suoi pi grandi successi sono quasi tutti dovuti alla scelta delle persone nei ruoli pi importanti:

    degli sceneggiatori nel caso di Seven e Alien3,del soggetto e del montaggio nel caso di Fight Club e Panic

    Room. Uguale strategia per questo film dove lappropriata scelta del direttore artistico Donald Graham Burtgi production designer di Donnie Brasco e White Oleander,di Grag Cammon, truccatore in film comeHannibal o Pirati dei Caraibi per citarne solo alcuni ed infine, la sterminata lista di persone che si sonooccupati di tutti gli straordinari effetti di questo film, hanno consentito la vittoria di tre oscar.

    Non da sottovalutare anche la scelta dello sceneggiatore e co-soggettista Eric Roth, il quale uno dei pi

    incisivi sceneggiatori di Hollywood con allattivo film come Munich di Spielberg o Forrest Gump di

    Zemeckis, che non aveva mai lavorato con Fincher. Per cui concordo pienamente con la decisionedellAccademy di premiare questo film con premi specifici, alle persone che con il loro straordinariolavoro hanno determinato la qualit di questo prodotto.

    Frost/Nixon di Ron HowardConferma le sue magistrali abilit tecniche di regista Ron Howard, che dirige il film in maniera che anche lo

    spettatore pi distratto, con nella mano sinistra la coca-cola e nella destra i pop-corn, non riesca a distogliere

    sguardo ed attenzione da questo appassionante duello. La riflessione maggiore che il film stimola sulla

    straordinaria efficacia democratica del quarto potere negli Stati Uniti, in questo caso sotto forma di un unico

    medium, diretto e a volte pericoloso: la televisione.

    Senza di essa e senza lintervista di Frost, limmagine del presidente Nixon agli occhi della storia edellopinione pubblica, sarebbe stata differente. Anche qui una storia ereditata dagli anni settanta, che losceneggiatore Peter Morgan ha trascritto per il cinema dal suo originale soggetto per il teatro. Anche lui,

    come Ron Howard per la regia, candidato alloscar per la miglior sceneggiatura non originale(poich inprecedenza opera teatrale),e non mancano quella per miglior film, montaggio e miglior attore protagonista a

    Frank Langella nella parte di Nixon.

    C anche un bravissimo Michael Sheen nella parte dello showman David Frost, il quale aveva interpretato,in maniera eccellente, lex premier britannico Tony Blair in The queen, il cui sceneggiatore era PeterMorgan. Unaltra curiosit che come direttore della fotografia c, ormai collaudato, litaliano SalvatoreTotino, gi alla sua quarta collaborazione per la fotografia con Howard, come ne Il codice Da Vinci.Una nota la meritano anche le musiche del grande Hans Zimmer.

    (S.M. 12.02)

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    Da non perdere

    Wall-E di Andrew Stanton

    Quando un film danimazione viene scritto, diretto e prodotto dal vicepresindete della Pixar(gi regista diAlla ricerca di Nemo e produttore di Ratatouille),che una se non la migliore casa di produzione di filmdanimazione hollywoodiana, non pu che uscirne un prodotto di qualit. Al di l della magnifica storia chepi che per un pubblico infantile mi sembra per un pubblico pi riflessivo, visto che ci sono rimandi continui

    al passato cinematografico come la rivoluzione tecnologica di 2001 Odissea nello spazio, questo film lesempio della miglior produzione possibile di un film danimazione oggi. Questo da tutti i punti di vista,non solo quelli tecnici come il mixaggio ed il montaggio sonoro o gli effetti visivi, ma anche una

    sceneggiatura straordinaria, mai vista in un film danimazione, per la sua straordinaria attualit come inquesto, e che a mio avviso, avrebbe meritato loscar. Per le meravigliose musiche originali, scritte per il fim,sia quelle contestuali al film sia quelle per i titoli composte da due grandissimi musicisti come Peter Gabriel

    e Thomas Newman.Insomma questo film danimazione pu essere considerato uno tra i migliori Film con la F maiuscola,anche tra quelli non danimazione, che Hollywood abbia prodotto negli ult imi anni. Anche perch se non siconsiderano i Film, ma solo i film danimazione, penso che sia decisamente il migliore. A supporto dellamia critica, se non bastasse, ci sono tutte le candidature che Wall-E ha ricevuto e i relativi premi: come

    miglior film danimazione ai Golden Globe vincendo, come miglior musica originale ai 2009 Awardsvincendo, come miglior suono, miglior montaggio sonoro, miglior musica originale, miglior musica per

    titoli, miglior sceneggiatura originale e miglior film danimazione agli oscar 2009, vincendolo perquestultima categoria. Insomma se non siete riusciti a vederlo al cinema, e non ci riuscirete, merita di esserecomprato. Magari in blu-ray!

    Vicky Cristina Barcelona di Woody Allen

    Scritto,sceneggiato e diretto dallormai ex regista di hollywood visto che gi il quarto film che non vieneprodotto negli states per via dellincompatibilit dei suoi prodotti con il mercato americano e di conseguenzala difficolt di trovare una produzione, Allen si trasferisce dallinghilterra in cui aveva prodotto gli ultimi trefilm, in Spagna per girare ancora una volta con la sua magnifica musa Scarlett Johansson, a costi pi

    contenuti. Il filone quello iniziato dal regista dopo il capolavoro Match Point, un film che parla di

    sociologia attraverso le storie amorose di tre protagonisti e di come lapproccio verso le situazionisentimentali possa definire lindividuo nei suoi comportamenti sociali e viceversa.

    MUSICA

    Questa rubrica curata da Paolo Viola

    5 marzo, frenesia dellapplauso

    C, nel pubblico milanese dei concerti, una sorta di frenesia dellapplauso.

    Questa grande voglia di applaudire i musicisti si manifesta in molti modi, non solo quando ci si fa prendere

    dallentusiasmo e si applaude fra un tempo e laltro di ununica composizione, interrompendo laconcentrazione degli esecutori e ovviamente provocandone la stizza; e non solo in quella cattiva ma ahimantica abitudine di applaudire un cantante alla fine di una celebre romanza, obbligando il direttore asospendere lesecuzione in attesa che cessi il battimani; ma anche e sopratutto e cio quasi sempre alla

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    fine dellesecuzione quando ci si precipita ad applaudire quando ancora non si spenta (talvolta addiritturaquando non stata ancora eseguita) lultima nota della battuta finale.

    La fretta di applaudire, che sembra voler manifestare particolare gradimento, sentita ammirazione, sincero

    entusiasmo, in realt mortifica lesecutore, quasi come se il prorompere dellapplauso significasse unfinalmente siamo arrivati alla fine!In quel punto lesecutore non pu non essere concentratissimo, ha appena fatto tutto il possibile per creareunatmosfera magica e trasognata, per portare lascoltatore il pi vicino possibile allestasi, comunque in unmondo lontano dalla sala in cui entrambi si trovano, nel mondo creato altrove dallautore e miracolosamente(ogni esecuzione sempre un vero miracolo, domandatelo ai musicisti) riprodotto davanti al pubblico.

    E lui, il pubblico che lo si vorrebbe altrove, lontano miglia e miglia dalla sala, invece l, scattante come

    quando alla partita arriva finalmente il goal, che non fa alcuna fatica a riprendersi dallestasi perch la suamente non si mai allontanata dalla sala, e si scatena sena alcuna esitazione in un atto liberatorio e

    fracassone. Che delusione!

    Qualche volta, vero, il finale del pezzo fragoroso, potente, scatenante, e dunque si collega bene con lo

    scrosciare dellapplauso; ma spesso non cos, la musica si spegne poco a poco, si arriva alla fine trasognati,assorti, riflessivi, o con malinconia, dolcezza, commozione. E in questi casi osservate i gesti calcolati e

    sofferti del pianista, o del direttore dorchestra, per allontanare lapplauso e chiedere qualche istante disilenzio, per dare tempo al suono di spegnersi.Claudio Abbado ma non solo lui arriva persino ad imbrogliare il pubblico e, per ottenere un lungosilenzio dopo la fine dellesecuzione, non esita a far credere con gesti appropriati che il pezzo non ancorafinito, che c ancora qualche suono lontano da ascoltare, e cos obbliga gli ascoltatori al rispetto del silenzio.Perch quando cessa definitivamente il suono, il silenzio che segue spesso fa ancora parte della musica, un

    silenzio necessario, una pausa non finita e dunque proiettata verso linfinito.Laltra sera Andras Shiff al Conservatorio ha dovuto addirittura fondere, con una decisione peraltro assaidiscutibile, la Fantasia in re minore di Mozart ai due successivi frammenti sempre mozartiani (un Minuetto e

    una Giga) per non essere interrotto dagli applausi fra un pezzo e laltro!Nei paesi anglosassoni, specialmente nelle sale tedesche ed austriache, dopo la fine di una esecuzione

    musicale si sente nellaria un silenzio pieno di commozione, che viene vissuto come gesto di riguardo verso

    la musica e verso i suoi sacerdotiesecutori; un silenzio che si rompe, con qualche imbarazzo o timidezza,solo quando comincia a sembrare eccessivo. Ma quando poi arriva, lapplauso ha un significato molto piprofondo, di gratitudine, di turbamento.

    Credo che ogni musicista sogni che la fine della sua prestazione avvenga in un religioso silenzio, in una sorta

    di partecipata commozione, e solo quando lui stesso mostrer di uscire dallo stato di concentrazione e

    riprender coscienza del tempo e dello spazio intorno, solo allora il pubblico manifesti tutto il suo

    gradimento e la sua gratitudine.

    Andiamogli incontro ed assecondiamolo, ci amer di pi e torner volentieri da noi.

    fino al 10 marzo: suggerimenti e suggestioni

    Sulla fine dellinverno, queste settimane che vanno da met febbraio a met marzo ci offrono dei programmimusicali straordinari. E in questa stagione che Milano che d il meglio di s.

    Alla grande sala Verdi del Conservatorio - che insieme alla pi piccola sala Puccini offre ogni sera musicadi grandissima qualit - dobbiamo segnalare diversi concerti interessanti e in particolare:

    Andras Schiff, con la professionalit che contraddistingue tutte le sue prestazioni, il 23 febbraio, il 2 e il 9

    marzo dedicher per le Serate Musicali del luned tre concerti interamente dedicati allopera pianistica diMozart (una carrellata che si annuncia straordinaria, essendo oramai passati ben diciotto anni

    dallindigestione mozartiana che ci fecero fare in occasione del bicentenario della morte);

    la Societ del Quartetto, come sempre il marted, ci offrir il meglio della sua tradizione riproponendo duefamosi e magnifici Quartetti darchi: il 10 marzo il Quartetto Emerson con un programma molto vario e ilsuccessivo 17 il Quartetto di Tokyo che in questoccasione si dedicher interamente ad Haydn;

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    infine la Societ dei Concerti, come sempre il mercoled, affida ai Stuttgarter Philharmoniker diretti daGa briel Felz, i Quadri di unesposizione di Musorgskij-Ravel e con Igor Levit al pianoforte ilfantastico primo concerto per pianoforte e orchestra in re minore di Brahms.

    Vorrei per aggiungeredulcis in fundouna vera chicca: nellAula Magna dellUniversit degli Studi,dunque in via Festa del Perdono 7, la stagione diretta da Alessandro Crudele ci regala (nel vero senso della

    parola poich lingresso - alle ore 21 - libero) due concerti: uno, il 24 febbraio, del quartetto di clarinettiAlfea e un altro, il 10 marzo, di violino e pianoforte (Cicchini e Waccher) con un sontuoso e raffinato

    programma dedicato a Faur-Bach-Poulenc.

    TEATRO

    Questa rubrica curata da Maria Laura Bianchi

    La crisi impone una rivoluzione culturale: basta soldi di Stato al Teatro.Parola di Baricco.Basta soldi al teatro, meglio puntare su scuola e tv. Questo in sintesi lintervento dello scrittore, regista edrammaturgo Alessandro Baricco sulle pagine del quotidiano La Repubblica marted 24 marzo. Una

    provocazione? Forse. Che per ha spaccato come un terremoto il mondo della cultura, daccordo su un solopunto: che in tutto il mondo senza soldi dello Stato teatro e musica non sopravvivono. Pro-Baricco il

    musicista Riccardo Muti che si dice daccordo con lidea dello scrittore di potenziare i programmiformativi, in grado di raggiungere attraverso la televisione anche le persone pi lontane e isolate. Dellostesso parere anche il violinista Salvatore Accardo: Baricco scrive giusto quando parla di dare soldi allescuole: la musica va imparata e insegnata fin dalla tenera et e il regista Franco Zeffirelli, per il quale a

    scomparire dovrebbero essere le altissime tasse che lo stato incassa dai biglietti e che rende i prezziinsostenibili. La stura alle (molte) critiche allautore di Novecento la d il direttore del Piccolo, il primoteatro pubblico italiano finanziato dallo Stato. Che sbotta: non si pu stare ancora nel Duemila a difendere ilprincipio che la cultura un bene pubblico. Il dibattito infuoca pergiorni le pagine dei principali quotidianinazionali (ma viene ripreso anche dallo spagnolo El Pais, con un articolo dal titolo Guerra aperta sullascena italiana). Feroce Luca Barbareschi (in scena al Manzoni di Milano con Il caso di Alessandro eMaria di Gaber): Ma proprio Baricco che ha fatto teatro a botte di sovvenzioni? Chi deve andare via lapolitica che ha egemonizzato poltrone, denari, tutto. Gli fa eco Lella Costa: Quello che scrive Baricco offensivo verso il pubblico innanzitutto, ma anche verso chi, con quattro lire, tiene aperti i teatri, organizza

    festival. In molti non capiscono soprattutto lidea di spostare alla tiv i finanziamenti. Il compositoreFilippo Del Corno liquida come paradossale lipotesi di finanziare la tv in un Paese in cui si paga uncanone che concorre col 47% al budget Rai, che non restituisce nulla di culturale allo spettatore . Lattore eregista Glauco Mauri rincara la dose: i soldi pubblici alla tv li diamo gi, con leffetto che comanda lostesso la pubblicit. Guarda fuori dai confini nazionali Vincenzo Cerami: Non esiste Paese civile almondo sostiene in cui uno Stato non investa nella cultura. Sarkozy, presentando un piano di investimenti eagevolazioni a beneficio della cultura, sostiene che la Francia agisce cos non per leconomia del Paese, maper la sua civilt, considerando uneventuale crisi morale e culturale di gran lunga pi temibile di quellafinanziaria, economica e sociale. Nel dibattito interviene anche il giornalista Pietrangelo Buttafuoco, per ilquale se i teatri chiudono, addio alla libert. Totale:la cultura un bene preziosissimo. Manca per, equesto viene ripetuto da anni, una legge adeguata sul criterio di ripartizione dei fondi, con il risultato che

    istituzioni vecchie e mussali vengono privilegiate rispetto ad altre. Invece di azzerare la cultura con la scusa

    della crisi economica si cominci con il cambiare il modo di ripartire i fondi, eliminando gli sprechi, con una

    legge ben fatta e la defiscalizzazione di ogni investimento nel settore.Ricordiamo per che scegliere chi

    premiare e chi quando il caso - punire una grossa responsabilit. Siamo sicuri che la politica abbiavoglia di assumersela?

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    VolgarEloquioDal 5 al 9 marzo un grande evento interamente dedicato alla cultura del dialetto, per celebrare lidentit, leradici, la tradizione attraverso la musica, il teatro e la poesia. Gioved 5 marzo al Circolo Filologico Milanese

    di scenaI Milanes, di Franco Brevini con Marco Balbi, viaggio attraverso quattro secoli di vita milaneseraccontati da grandi scrittori in lingua e in dialetto come Porta, Manzoni e De Marchi. Il 6, 7 e 8 marzo,

    sempre al Circolo Filologico, Piero Mazzarella e Giulia Lazzarini sono le voci prestigiose di Milano, citt

    dei dialetti, incursione nel mondo del teatro, del cinema e della letteratura per esplorare il linguaggio

    dialettale di diverse regioni. Tre grandi interpreti della scena contemporanea saranno i protagonisti di

    altrettante serate di recital: Franco Branciaroli sabato 7 marzo nella Basilica di San Marco, Marco Paolini

    domenica 8 marzo al Teatro dal Verme e Toni Servillo luned 9 marzo nella Basilica di San Marco. E ancora

    per il teatro da non perdere saranno le due lezioni-spettacolo di Ferruccio Soleri, il leggendario Arlecchinodel Piccolo Teatro (venerd 6 e luned 9 marzo);Bibbi di e con Achille Platto, racconto in dialetto bresciano

    di alcune vicende bibliche (sabato 7 marzo), e, il 7 e l8 marzo,Scene della Commedia dellArte a cura diStefano de Luca, uno spettacolo rivolto ai bambini, invitati ad immergersi nelluniverso divertente dellemaschere e dei lazzi.

    La parola passa direttamente ai poeti sabato 7 marzo al Piccolo Teatro Strehler con una giornata non-stop di

    poesia dialettale in cui alcuni dei pi significativi autori del Novecento si alterneranno nella lettura dei propriversi: Roberto Giannoni, Nelvia Di Monte, Franco Loi, Tonino Guerra, Achille Serrao, Remigio Bertolino,

    Franca Grisoni ed Edoardo Zuccato.

    La riflessione e lo studio sono parte integrante di VolgarEloquio che sabato 7 marzo riunisce alcuni dei pi prestigiosi accademici italiani per un convegno dal titolo Cosa ce ne facciamo del dialetto?. Accantoallassessore Massimo Zanello interverranno Gian Luigi Beccaria, professore di Storia della lingua italianaallUniversit di Torino, Franco Lur, direttore del Centro di dialettologia e di etnografia della SvizzeraItaliana, Giorgio Mul, direttore di Studio Aperto, e Franco Brevini. Tutti gli eventi sono a ingresso libero.

    Date e luoghi di VolgarEloquio su:www.volgareloquio.it

    IL VANTONEDiretto da Roverto Valerio, attore non ancora quarantenne che ha lavorato con i pi importanti nomi del

    teatro italiano da Gabriele Lavia a Massimo Castri, Umberto Orsini e Lina Wertmuller ha debuttatolaltro ieri in prima nazionale Il vantone, versione pasoliniana del Miles Gloriosus di Plauto. Unatraduzione artistica che mette in scena, spiega Valerio, la Roma dei raggiri, delle truffe, degli espedientiper sopravvivere. La Roma degli sbruffoni, dei raccontaballe, dei vantoni da bar che raccontano mirabolanti

    avventure prendendo spunto da piccoli episodi a volte pure inventati. Da sempre nutro una forte passioneper Pasolini e la sua poetica racconta il regista. Inoltre, da romano sono molto legato ai quartieri in cuiPasolini ha vissuto e a quelli che lo hanno ispirato: penso ai fil m come Mamma Roma e Accattone, o ai

    romanzi come Ragazzi di vita e Una vita violenta. Lidea di mettere in scena Il vantone venutanaturalmente, anche perch abito proprio in uno di quei quartieri che Pasolini frequentava e che erano e sono

    abitati dai tipi che animano questopera. Quel mondo di borgata, anche se un po diverso da allora, esisteancora: le baraccopoli sono purtroppo una realt attuale, ancora oggi i protagonisti sono quei personaggi che

    ogni mattina quando si svegliano non sanno cosa fare, non sanno come tirare avanti e per questo si

    industriano: un po lavorano un po vagabondano. Tutto rimasto come allora.In scena fino al 15 marzo

    Teatro Leonardo, via Ampre 1 ang. p.za Leonardo da Vinci MilanoOrario: 20.45 (domenica alle 16)Info e prenotazioni: 02.71.67.91

    http://www.volgareloquio.it/http://www.volgareloquio.it/http://www.volgareloquio.it/http://www.volgareloquio.it/
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    AmletoGi oggetto di un primo studio, presentato al festival delle Orestiadi di Gibellina nellestate di tre anni fa,Amleto, tra le pi conosciute e citate tragedie di Shakespeare, viene proposta al Piccolo Teatro Strehler dalTeatro Biondo di Palermo in una veste compiuta e definitiva - nella traduzione di Alessandro Serpieri, con la

    regia di Pietro Carriglio. Fin dallinizio della sua attivit registica, Carriglio ha dedicato unattenzioneparticolare al teatro del Bardo. Non solo per la sua grandezza letteraria e drammaturgia, ma anche perch

    costituisce la pi complessa espressione di unepoca di grandi stravolgimenti per certi versi paragonabilealla nostrache fu testimone del crollo di valori e certezze, dopo il trionfo del Rinascimento. E il Principe diDanimarca, in particolare, uno dei suoi capolavori, non solo viene assunto come simbolo della crisi

    delluomo contemporaneo fragile e crudele - di fronte al destino e alle proprie responsabilit, ma anchecome metafora esemplare del teatro come visione del mondo.

    In scena fino all8 marzoPiccolo Teatro Strehler, Largo GreppiOrario: marted e sabato ore 19.30; mercoled, gioved e venerd ore 20.30; domenica ore 16 (mercoled 4 e

    venerd 6 marzo ore 15 e 20.30)

    Info e prenotazioni: 848.800.304

    Mamma Mia!Basato sulle musiche degli svedesi Abba, il pi popolare gruppo nella storia della musica pop (400 milionidi dischi venduti in tutto il mondo) e reso celebre dal film interpretato da Meryl Streep e Pierce Brosnan, il

    musical tratto dal racconto della scrittrice Catherine Johnson e diretto da Phyllida Lloyd fa tappa al Teatro

    degli Arcimboldi. La trama poca cosa, ma quello che conta la carica di allegria e buonumore che lo

    spettacolo, visto ad oggi da 32 milioni di persone nel mondo (guadagnando 2 miliardi di dollari), trasmette.

    Ambientato su una paradisiaca isola greca racconta la storia di una ragazza che alla vigilia del suo

    matrimonio vuole scoprire l'identit del padre. Leggendo il diario della madre, unex hippy, scopre che ipadri potrebbero essere potenzialmente tre, e inviter gli interessati a tornare sull'isola che avevano visitato

    per l'ultima volta 20 anni prima. Naturalmente lo spettacolo riserver qualche forzatura e pi di un lieto fine,

    ma quel che conta la colonna sonora, fatta di ritornelli e giri armonici di fama planetaria che aiuteranno, peruna sera almeno, a distrarsi dai guai quotidiani. Il tour si gi esibito in ogni continente, dal Sud Africa a

    Parigi, da Lisbona all'Australia, dal Messico, passando per l'Estonia, fino in Giappone e in Korea. Ora la

    volta dell'Italia.

    In scena fino al 15 marzo

    Teatro degli Arcimboldi, viale dellInnovazione 20Orario: 21 (sabato e domenica ore 16)

    Info e prenotazioni: 02.53.00.65.01