Perché "Vediamo" l'Arte

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  • 8/14/2019 Perch "Vediamo" l'Arte

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    2009 Neuroscienze.netJournal of Neuroscience, Psychology and Cognitive Science

    On-line date: 2009-03-05

    Perch 'Vediamo' L'Arte

    Andrea Lavazza intervista il professor Semir Zeki

    di Andrea Lavazza

    Keywords: Arte, Visione, Zeki, van Gogh, Kant, Matisse, Michelangelo, Mondrian, Platone

    Perch ci piacciono un dipinto o una scultura? Che cosa accomuna i ritratti di Vermeer e i girasoli

    di Van Gogh? Da dove proviene il fascino dei quadri "geometrici" di Mondrian e Malevic? Il

    mistero dell'arte e della bellezza ha mille chiavi di lettura, la pi recente viene dalle neuroscienze.

    Semir Zeki, docente di neurobiologia all'University College di Londra, uno dei massimi esperti dei

    meccanismi della visione umana, ne il pioniere. Il suo La visione dall'interno, appena uscito da

    Bollati Boringhieri (pagine 270, euro 45,00; ed. or. 1999) un primo, affascinante approccio alla

    materia. Che secondo alcuni critici dice pi sul cervello attraverso l'arte che sull'arte grazie al

    cervello. Ma il suo approccio apre una strada che porter lontano.

    Professor Zeki, che cos' la neuroestetica?

    "Si tratta di un campo relativamente nuovo, il cui obiettivo esplorare l'attivit cerebrale che sta

    alla base della creativit e del godimento dell'arte. La sua premessa fondamentale consiste nel fatto

    che tutta l'attivit umana un risultato dell'attivit del cervello e obbedisce alle leggi del cervello.

    Per questo, solo comprendendo le basi neuronali della creativit e dell'esperienza artistica

    possiamo sviluppare una valida teoria estetica. Ci possibile grazie agli spettacolari progressi

    compiuti dalle neuroscienze negli ultimi vent'anni. Oggi possiamo chiederci quali sono le

    condizioni neuronali coinvolte nell'esperienza soggettiva della bellezza. Tra le acquisizioni

    principali della neuroestetica spicca la convinzione che i nostri cervelli (almeno a un certo livello)

    siano organizzati fondamentalmente nello stesso modo. Ma anche ovvio che persone diverse

    dinanzi alla stessa opera d'arte rispondono in maniera diversa. La variabilit umana un tema poco

    studiato in genere, e io spero che la neuroestetica possa dare un contributo in questo senso".

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    http://www.neuroscienze.net/
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    Quali sono le scoperte sul "cervello visivo" e sul processo della visione che hanno posto le

    basi per una teoria neuronale dell'arte?

    "Il cervello visivo composto di una corteccia visiva primaria (situata nella parte posteriore del

    cervello, ndr) che riceve tutti i segnali della retina. Se l'area ricettiva visiva primaria viene

    danneggiata, si ha cecit totale. Negli ultimi 25 anni abbiamo scoperto che questa area circondatada molte altre aree visive, ciascuna delle quali specializzata a elaborare un aspetto specifico della

    scena visiva: forma, colore, movimento, volti... da notare che tali aree sono sia deputate

    all'elaborazione sia alla percezione. Cos siamo giunti a poter dire che la specializzazione

    funzionale che si trova nell'estetica riflette l'organizzazione cerebrale. Da sempre, per esempio,

    parliamo di estetica del colore, ma solo ora ne sono divenute evidenti le basi neurologiche".

    Lei ha individuato due leggi che ritiene strettamente legate alla creazione e al godimento

    artistico, la legge di costanza e la legge di astrazione. Di che cosa si tratta?

    "Una delle funzioni primordiali del cervello di acquisire conoscenza sul mondo. E quello che ci

    interessa sono gli aspetti essenziali e persistenti degli oggetti e delle situazioni, ma l'informazione

    che ci giunge non mai costante. Il cervello deve quindi avere qualche meccanismo per scartare i

    continui mutamenti ed estrarre dalle informazioni che ci raggiungono soltanto ci che necessario

    per ottenere conoscenza delle propriet durevoli delle superfici. Un ottimo esempio viene dalla

    visione del colore. Una foglia, per noi, rimane verde sia che la osserviamo all'alba sia al tramonto,

    a mezzogiorno, in una giornata nuvolosa o in una serena. E questo accade non per conoscenze di

    ordine superiore, bens grazie a un sistema di elaborazione del cervello geneticamente determinato,

    che agisce a un livello, per cos dire, basso. Oggi conosciamo il meccanismo per i colori, non

    ancora quello per le forme. Questa la legge di costanza. Per quanto riguar da invece l'astrazione,

    essa il processo con cui il cervello enfatizza il generale a spese del particolare conducendo alla

    formazione dei concetti, da quello di linea diritta fino a quello di bellezza. E sono questi concetti

    che gli artisti cercano di manifestare nelle loro opera. Esempi possono venire dai colori e dalmovimento. Quando il cervello determina il colore di una superficie, lo fa astrattamente, senza

    "preoccuparsi" della forma precisa dell'oggetto; esistono cellule della corteccia visiva cos

    specializzate che reagiscono solo al movimento in una direzione e non nell'altra".

    Lei dice che "vedere capire, vedere con gli occhi un'illusione". Lo pu spiegare?

    "Per molto tempo si creduto di vedere con gli occhi, che un'immagine del mondo si imprimesse

    sulla retina per essere poi trasmessa e interpretata dal cervello. Con l'intensa ricerca recente si

    capito che nell'occhio non c' nessuna immagine in senso tradizionale. La retina invece il filtro e

    il canale dei segnali verso il cervello, che poi costruisce il mondo visivo. La visione quindi un

    processo attivo. Matisse l'aveva capito istintivamente quando scrisse, ben prima degli scienziati:

    Vedere gi un processo creativo, che richiede molto sforzo'".

    Con i suoi esperimenti lei ritiene di avere dato un resoconto "fisicalistico" delle idee

    platoniche. Come possibile?

    "In prima approssimazione possiamo dire che l'idea platonica di un letto (per scegliere un oggetto

    come esempio), in una prospettiva neurologica, la rappresentazione immagazzinata nel cervello

    delle caratteristiche essenziali di tutti i letti che il cervello ha visto e dei quali, nella sua ricerca di

    costanti, ha gi selezionato le propriet che sono comuni a ciascuno. Non ci sono idee senza

    visione concreta. Questo non toglie che in Platone, come in Kant, vi siano molti spunti anche per i

    neurobiologi. Cos come penso che i filosofi dovrebbero considerare la neurobiologia: potrebbero

    dare un grande contributo al problema della conoscenza".Molti aspetti dell'arte per sfuggono all'analisi neurologica...

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    "Sfuggono oggi, ma io spero non per molto tempo. La neuroestetica ancora nella sua infanzia.

    Molti aspetti che sembrano sfuggenti, grazie anche a nuove tecniche, potranno essere compresi in

    termini di psicologia del cervello. La gente spesso teme questo esito. Pensa che spiegando l'arte in

    termini di formule neurobiologiche la si priver del suo valore, della sua capacit di interrogarci e

    di gratificarci. Io non la vedo cos. Non sar la conoscenza dei meccanismi che ci consentono diapprezzare la Piet di Michelangelo a rendere quella scultura meno meravigliosa".

    Intervista gi pubblicata sul giornale 'Avvenire'

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