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28 Lunedì 21 Giugno 2004 IL GIORNALE DI VICENZA Pagina con alcune regole del gioco tratta dal volume Giuochi delle Minchiate, ombre, scacchi, ed altri dingegno”, Roma 1747 (biblioteca civica Bertoliana) N el corso dellOttocento i paleontologi raccolsero nel territorio vicentino molti denti fossili di pesci dellordine dei Plagiostomi. I Plagiostomi apparten- gono alla classe dei pesci cartilaginei, pesci cioè con scheletro completamente cartilagineo, pelle a scaglie fornita di dentelli o squame e una o più fessure bronchiali aperte. Dei Plagiostomi, per la particolare composizione del- lo scheletro, non si incontrano allo stato fossile che malconci resti, di consueto denti. Venne rinvenuto tuttavia, nel con)- ne tra territorio padovano e vicentino, un famoso cimitero di specie estinte dove si dissotterrano magni)ci esemplari”. Sono queste parole di Paolo Lioy , che alla ricerca geologica e alla pubblicazione di testi di carattere scienti)co dedicò tan- ta parte dei suoi studi. Un breve opuscolo pubblicato negli Atti della società italiana di scienze naturali”(Milano 1865) e intitolato Sopra alcuni avanzi di plagiostomi fossili del vi- centino e specialmente sullAlopiopsis plejodon”, offre al Lioy la possibilità di una veloce e colorita sintesi dellambien- te naturale e delle specie che qui vivevano milioni di anni fa Io intendo favellare del Monte Bolca, spiaggia del mare terziario che sotto un clima tropicale era rivestita da sel- ve semprevive di santali, eucalipti, eugenie ... avviluppati alle liane, come le foreste del Brasile, con fracastorie e altre piante di cui recentemente scavaronsi frutta alte un metro. Due specie di serpenti ... abitavano quei folti boschi, e coc- codrilli strisciavano lungo i )umi. Pesci indiani dai brillanti colori popolavano quel mare tropicale, e quantunque sì in vicinanza al lido, attirati dalle loro caccie giungevano )no a quella baia i poderosi plagiostomi della famiglia degli Squa- lidi”. Uno di questi plagiostomi, incomparabile e unico nelle dimensioni, conservato dapprima presso la biblioteca cittadi- na e poi nel Museo di Vicenza ()no alla distruzione avvenuta per i bombardamenti aerei durante la Seconda guerra mon- diale) godette di grande fortuna letteraria. La storia delle sue vicende è interessante. Il gigantesco squalo pietri)cato venne rinvenuto dai contadini di Bolca, guidati dal capita- no di Vicenza Marco Antonio Avogadro, nelle cave del conte veronese Gazzola nel 1804. Celebrò per primo la scoperta il vicentino Francesco Orazio Scortegnaga, indefesso raccogli- tore di fossili. Nel 1805 pubblicò presso la tipogra)a Parise un opuscolo dal titolo Descrizione di un pesce fossile pie- tri)cato ...”, identi)cando littiolito come appartenente alla specie dello Squalo volpe”. Sullidenti)cazione della specie i paleontologi del tempo dibatterono a lungo; il conte Gaz- zola, sulle cui terre il reperto era stato dissepolto, riteneva che il mostro del mare non fosse uno Squalo volpe”, ben- sì uno Squalo carcaria”, ovvero un pescecane. Undici anni dopo, la controversia era ancora aperta; si pronunciò in pro- posito Stefano Andrea Renier , professore di storia naturale allUniversità di Padova. Da accorto zoologo qual era, il Re- nier negò al Gazzola che littiolito fosse un pesce cane e allo Scortegnaga che fosse uno squalo volpe; il reperto appar- teneva di certo a uno squalo, ma per il Renier si trattava di uno squalo di nuova specie. A chiudere la questione ci pensò il Lioy , che classi)cò lo squalo come un Alopiopsis Pleja- don”. Dello squalo fossile, oggi perduto, venne realizzato uno splendido disegno in rame a grandezza naturale, inciso da Giuseppe DallAcqua e dedicato a Napoleone, imperatore di Francia e re dItalia. Una copia della calcogra)a, con di- segno dello Scortegnaga, arricchisce invece la miscellanea del Fondo Gonzati della Biblioteca Bertoliana che contiene gli opuscoli relativi alla disputa letteraria e paleontologica sul Pesce fossile”. (I testi sul Pesce Fossilepresi in considerazione, Lioy, Scortegnaga, Gazzola, Renier, sono conserva- ti allinterno del Fondo Gonzati della Biblioteca civica Bertoliana) D urante lOttocen- to levoluzione dei trasporti, so- prattutto navi e ferrovie, favorì la possibilità di spostamento, riducendo i rischi dei viaggiatori e nobil- tà e agiatezza non furono più requisiti indispensabi- li per viaggi avventurosi in continenti anche molto lontani. La singolare avventura, quasi romanzesca, del vi- centino Reghellini Antonio può essere ricostruita grazie alle lettere autografe che il nostro protagonista scrisse al con- te Orazio Branzo Loschi. Di umili origini, Antonio, nato il 26 novembre 1784, crebbe nellorfanotro)o cittadino e, dopo alcuni lavori, nel 1802, per sottrarsi alla coscrizione milita- re francese, fuggì a Trieste, territorio allora austriaco, dove si mise al servizio di un signore inglese con il quale iniziò a viaggiare. Nel 1804 da Lisbona dà notizie della sua buo- na salute ed accenna misteriosamente di voler partire per luoghi lontanissimi. In effetti egli prese come destinazione i remoti principati delle Indie orientali, sottoposti in quel tem- po ad un intenso processo di colonizzazione da parte degli inglesi. Dopo un lungo vagabondaggio fatto di viaggi, peri- coli e patimenti”, giunse a Sardhana nel Tibet, la capitale di un piccolo principato, situata in una pianura tra il Gange e lo Scrunah. Antonio entrò nelle grazie di una principessa di religione cattolica, Begam Sombrow, vedova senza )gli, so- rella adottiva dellimperatore dellIndostan, che gli af)dò il governo di 64 villaggi e che, nel 1812, volle dargli in sposa la giovanissima )glia adottiva Piari Jean. Oltre alla dote del- la ragazza, la principessa regalò ad Antonio danaro, gioje, mobili, un cavallo e un bellelefante, sopra il quale”, egli scri- ve,“me ne vado di quando in quando a passeggiare ed alla caccia delle tigri”. Nel 1821 fu eletto capitano comandan- te la cavalleria di corte con artiglieria e il 18 gennaio 1826 si trovò con gli Inglesi allassalto di Burtpour per ristabilire sul trono il Raja legittimo. L esito dellassedio fu una strage di 5.000 persone: io pure entrando comiei cavalliscrive Antonio,“dovetti calpestare quecadaveri, che solo dopo tre giorni furono bruciati e sepolti”. Ma il Reghellini fu anche pittore e architetto: oltre ai dipinti, lasciò il di- segno del monumento che doveva raccogliere le cene- ri della principessa e ideò la cattedrale di S. Maria di Sirdhana, uno splendido edi- )cio consacrato nel 1829. Grazie alla sua in*uenza, infatti, promosse in quella regione il culto della religione cattolica, ottenendo linvio di missionari. Alla )ne della sua biogra)a il Da Schio commenta: Questuomo che con un dozzinale in- gegno, e con una povera educazione, si elevò così alto, mi è ignoto se tutto debba alla fortuna, od a qualche suo merito di persona, odintelletto innosservato in patria sua”. Fin dal 1818 Antonio, però, si era reso conto di essere al servizio di un governo dispotico, senza regola, e dipendente da que- sta Principessa ... che vuol dominare ... senzalcuna morale, né legge”, mentre la nazione Inglese gode paci)camente e domina quasi tutta lIndia, che gli produce milioni di ru- pie”. Dopo alcuni anni la fortuna cambiò direzione e cadde in disgrazia presso Begam Sombrow.“Sono circondato da per)di avversarjsi legge in sua lettera del 15 marzo 1826 al conte Branzo Loschi,“che cercano rubarmi la pace che Dio mi diede, [e la principessa] non mi lascia vivere tran- quillo, e vorrebbe distruggermi affatto”, “ma con)do in quel Dio adorato dalla mia patria che mi ha condotto in questi lidi che mi libererà da questa vipera; e che il mortal suo veleno non avrà effetto contro un buon cristiano. Perdoni, signore, questi sfoghi e trasporti causati dalle tante persecuzioni che mi continua costei unitamente asuoi satelliti miei nemici”. Di Antonio si hanno notizie )no al 1832, poi più nulla. Sap- piamo solo che morì in quella terra lontana, ma diventata ormai la sua, il 1° giugno 1853. Bibliogra)a Nuovo Principato nelle Indie orientali. Missioni. Avventure di Antonio Reghellini di Vicenza, ac. di F. Testa, in Biblioteca Italiana, t. LXX, Milano 1833. Biblioteca Civica Bertoliana, G. Da Schio, Persone me- morabili di Vicenza, ms. 3400, alla voce. Vicentini nel mondo Sonia Residori (rarascripta@bibliotecabertoliana.it) A Vicenza... il cimitero degli squali Mattea Gazzola (archivio@bibliotecabertoliana.it) Dietro il sipario Passatempi d’altri Passatempi d tempi tempi tempi Pezzo toccato , Pezzo tocca pezzo giuocato pezzo giuoca Reghellini: «In traccia... di fortuna» Il Progetto hivi politici vicentini Da qualche anno la Biblioteca civica Bertoliana si è impegnata in un progetto di raccolta di materiale relativo a partiti politici o movimenti sindacali del vicentino, ponendosi come punto di riferimento di quanti, in città, sono interessati a salvaguardare, conservare e mettere a disposizione degli studiosi, documentazione utile per la storia locale del Secondo dopoguerra. In collaborazione con la Regione Veneto, la Bertoliana mira a creare un coordinamento a livello regionale tra altri istituti che conservano materiale analogo, nellintento di uniformare i criteri di descrizione e di dare un panorama più completo ai ricercatori. I fondi depositati comprendono sia materiale proveniente dalle segreterie uf)ciali di partito (come ad lle esempio quello della Democrazia Cristiana ese e del Partito Radicale), ma anche raccolte di e del documentazione a titolo personale, risultato um della propria attività politica o di una precisa volontà di raccolta e collezione (come il fondo Giulianati, Zoso, Pupillo, ecc.), oppure di un incontro di queste due tipologie, per colmare vuoti documentari altrimenti insanabili (Archivio storico della Camera del Lavoro - CGIL di Vicenza). Attualmente sono presenti 14 fondi per un totale di più di mille faldoni, contenenti corrispondenza, volantini, circolari, verbali di riunioni e congressi, appunti, fotogra)e, ecc. Non di sole cartesi compongono questi Archivi; sono stati depositati, infatti, circa duemila manifesti, per la maggior parte provenienti dalla collezione Giulianati e dal Partito Radicale, senza contare quelli inseriti allinterno della documentazione della Democrazia Cristiana. Oltre un migliaio di libri e un numero consistente di riviste contenuti nei fondi andranno inoltre a costituire una risorsa ulteriore per laggiornamento su questo argomento. Erika Marilena Carlan archivipolitici@bibliotecabertoliana.it A sinistra: Elefante reale in una strada a Jami Masjid Mathura. Dipinto ad olio di Edwin Lord Weeks. coll. privata In alto: Frontespizio della lettera di F.O. Scortegagna a Arnaldo Arnaldi I Tornieri; A sinistra: Calcogra)a del pesce fossile. Disegno di F.O. Scortegagna e incisio- ne di G. DallAcqua. a vicinanza di Marostica e dellappuntamento biennale per la partita di piazza, hanno insegnato a noi vicentini che gli scacchi sono un gioco assai antico e molto praticato. Per un moderno giocatore è relativamente semplice familia- rizzare con il gioco: è suf)ciente leggere le istruzioni ed applicarsi con costanza. In passato, tuttavia, le regole di questo agone da tavolo erano stabilite non solo dalla consuetudine alla quale ci si uniformava ma, molto spesso, da veri e propri manualetti di gio- co”. Queste curiose pubblicazioni perdurano almeno sino al sec. XVIII e potevano avere il carattere di volumi autonomi in cui, in coda allelogio del più bel giuoco, che sia stato trovato al Mondo”, venivano descritti il tavoliere”- ossia la scacchiera -, i motidei pezzi e i più raf)nati trucchi per gabbare lavversario. Consolerà i più appassionati, sapere che il motto Pezzo toccato, pezzo giuo- cato”, valeva già nel Settecento come dimostra il capitolo dedicato alle mosse dei pezzi contenuto nei Giuochi delle Minchiate, om- bre, scacchi, ed altri dingegnoedito a Roma nel 1747. Chiara Giacomello scrivi@bibliotecabertoliana Battuta di caccia indiana, dipinto a olio di Edwin Lord Weeks, coll. privata

pezzogiuocatao Reghellini: «Intraccia di fortuna»ignoto se tutto debba alla fortuna,od aqualche suo merito di persona,od’intelletto innosservato in patriasua”. Fin dal 1818 Antonio,però,

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Page 1: pezzogiuocatao Reghellini: «Intraccia di fortuna»ignoto se tutto debba alla fortuna,od aqualche suo merito di persona,od’intelletto innosservato in patriasua”. Fin dal 1818 Antonio,però,

28 Lunedì21 Giugno 2004

ILGIORNALEDIVICENZA

Pagina con alcune regole del gioco tratta dal volume“Giuochi delle Minchiate, ombre, scacchi, ed altrid’ingegno”, Roma 1747 (biblioteca civica Bertoliana)

Nel corso dell’Ottocento i paleontologi raccolseronel territorio vicentino molti denti fossili di pescidell’ordine dei Plagiostomi. I Plagiostomi apparten-gono alla classe dei pesci cartilaginei, pesci cioè

con scheletro completamente cartilagineo, pelle a scagliefornita di dentelli o squame e una o più fessure bronchialiaperte. Dei Plagiostomi, per la particolare composizione del-lo scheletro, non si incontrano allo stato fossile che malconciresti, di consueto denti. Venne rinvenuto tuttavia, nel con)-ne tra territorio padovano e vicentino, un “famoso cimiterodi specie estinte dove si dissotterrano magni)ci esemplari”.Sono queste parole di Paolo Lioy, che alla ricerca geologica ealla pubblicazione di testi di carattere scienti)co dedicò tan-ta parte dei suoi studi. Un breve opuscolo pubblicato negli“Atti della società italiana di scienze naturali” (Milano 1865)e intitolato “Sopra alcuni avanzi di plagiostomi fossili del vi-centino e specialmente sull’Alopiopsis plejodon”, offre al Lioyla possibilità di una veloce e colorita sintesi dell’ambien-te naturale e delle specie che qui vivevano milioni di annifa “Io intendo favellare del Monte Bolca, spiaggia del mareterziario che sotto un clima tropicale era rivestita da sel-ve semprevive di santali, eucalipti, eugenie ... avviluppati

alle liane, come le foreste del Brasile, con fracastorie e altrepiante di cui recentemente scavaronsi frutta alte un metro.Due specie di serpenti ... abitavano quei folti boschi, e coc-codrilli strisciavano lungo i )umi. Pesci indiani dai brillanticolori popolavano quel mare tropicale, e quantunque sì invicinanza al lido, attirati dalle loro caccie giungevano )no aquella baia i poderosi plagiostomi della famiglia degli Squa-lidi”. Uno di questi plagiostomi, incomparabile e unico nelledimensioni, conservato dapprima presso la biblioteca cittadi-na e poi nel Museo di Vicenza ()no alla distruzione avvenutaper i bombardamenti aerei durante la Seconda guerra mon-diale) godette di grande fortuna letteraria. La storia dellesue vicende è interessante. Il gigantesco squalo pietri)catovenne rinvenuto dai contadini di Bolca, guidati dal capita-no di Vicenza Marco Antonio Avogadro, nelle cave del conteveronese Gazzola nel 1804. Celebrò per primo la scoperta ilvicentino Francesco Orazio Scortegnaga, indefesso raccogli-tore di fossili. Nel 1805 pubblicò presso la tipogra)a Pariseun opuscolo dal titolo “Descrizione di un pesce fossile pie-tri)cato ...”, identi)cando l’ittiolito come appartenente allaspecie dello “Squalo volpe”. Sull’identi)cazione della speciei paleontologi del tempo dibatterono a lungo; il conte Gaz- zola, sulle cui terre il reperto era stato dissepolto, riteneva

che il mostro del mare non fosse uno “Squalo volpe”, ben-sì uno “Squalo carcaria”, ovvero un pescecane. Undici annidopo, la controversia era ancora aperta; si pronunciò in pro-posito Stefano Andrea Renier, professore di storia naturaleall’Università di Padova. Da accorto zoologo qual era, il Re-nier negò al Gazzola che l’ittiolito fosse un pesce cane e alloScortegnaga che fosse uno squalo volpe; il reperto appar-teneva di certo a uno squalo, ma per il Renier si trattava diuno squalo di nuova specie. A chiudere la questione ci pensòil Lioy, che classi)cò lo squalo come un “Alopiopsis Pleja-don”. Dello squalo fossile, oggi perduto, venne realizzatouno splendido disegno in rame a grandezza naturale, incisoda Giuseppe Dall’Acqua e dedicato a Napoleone, imperatoredi Francia e re d’Italia. Una copia della calcogra)a, con di-segno dello Scortegnaga, arricchisce invece la miscellaneadel Fondo Gonzati della Biblioteca Bertoliana che contienegli opuscoli relativi alla disputa letteraria e paleontologica sul“Pesce fossile”.

(I testi sul “Pesce Fossile” presi in considerazione,Lioy, Scortegnaga, Gazzola, Renier, sono conserva-ti all’interno del Fondo Gonzati della Biblioteca civicaBertoliana)

Durante l’Ottocen-to l’evoluzionedei trasporti, so-prattutto navi e

ferrovie, favorì la possibilitàdi spostamento, riducendo irischi dei viaggiatori e nobil-tà e agiatezza non furonopiù requisiti indispensabi-li per viaggi avventurosi incontinenti anche moltolontani. La singolare avventura, quasi romanzesca, del vi-centino Reghellini Antonio può essere ricostruita grazie allelettere autografe che il nostro protagonista scrisse al con-te Orazio Branzo Loschi. Di umili origini, Antonio, nato il 26novembre 1784, crebbe nell’orfanotro)o cittadino e, dopoalcuni lavori, nel 1802, per sottrarsi alla coscrizione milita-re francese, fuggì a Trieste, territorio allora austriaco, dovesi mise al servizio di un signore inglese con il quale iniziòa viaggiare. Nel 1804 da Lisbona dà notizie della sua buo-na salute ed accenna misteriosamente di voler partire perluoghi lontanissimi. In effetti egli prese come destinazione iremoti principati delle Indie orientali, sottoposti in quel tem-po ad un intenso processo di colonizzazione da parte degliinglesi. Dopo un lungo vagabondaggio fatto di “viaggi, peri-coli e patimenti”, giunse a Sardhana nel Tibet, la capitale diun piccolo principato, situata in una pianura tra il Gange elo Scrunah. Antonio entrò nelle grazie di una principessa direligione cattolica, Begam Sombrow, vedova senza )gli, so-rella adottiva dell’imperatore dell’Indostan, che gli af)dò ilgoverno di 64 villaggi e che, nel 1812, volle dargli in sposala giovanissima )glia adottiva Piari Jean. Oltre alla dote del-la ragazza, la principessa regalò ad Antonio “danaro, gioje,mobili, un cavallo e un bell’elefante, sopra il quale”, egli scri-ve, “me ne vado di quando in quando a passeggiare ed allacaccia delle tigri”. Nel 1821 fu eletto capitano comandan-te la cavalleria di corte con artiglieria e il 18 gennaio 1826si trovò con gli Inglesi all’assalto di Burtpour per ristabiliresul trono il Raja legittimo. L’esito dell’assedio fu una stragedi 5.000 persone: “io pure entrando co’ miei cavalli” scrive

Antonio, “dovetti calpestareque’ cadaveri, che solo dopotre giorni furono bruciati esepolti”. Ma il Reghellini fuanche pittore e architetto:oltre ai dipinti, lasciò il di-segno del monumento chedoveva raccogliere le cene-ri della principessa e ideòla cattedrale di S. Maria diSirdhana, uno splendido edi-

)cio consacrato nel 1829. Grazie alla sua in*uenza, infatti,promosse in quella regione il culto della religione cattolica,ottenendo l’invio di missionari. Alla )ne della sua biogra)a ilDa Schio commenta: “Quest’uomo che con un dozzinale in-gegno, e con una povera educazione, si elevò così alto,mi èignoto se tutto debba alla fortuna, od a qualche suo meritodi persona, o d’intelletto innosservato in patria sua”. Fin dal1818 Antonio, però, si era reso conto di essere al servizio diun “governo dispotico, senza regola, e dipendente da que-sta Principessa ... che vuol dominare ... senz’alcuna morale,né legge”, mentre “la nazione Inglese gode paci)camentee domina quasi tutta l’India, che gli produce milioni di ru-pie”. Dopo alcuni anni la fortuna cambiò direzione e caddein disgrazia presso Begam Sombrow. “Sono circondato daper)di avversarj” si legge in sua lettera del 15 marzo 1826al conte Branzo Loschi, “che cercano rubarmi la pace cheDio mi diede, [e la principessa] non mi lascia vivere tran-quillo, e vorrebbe distruggermi affatto”, “ma con)do in quelDio adorato dalla mia patria che mi ha condotto in questi lidiche mi libererà da questa vipera; e che il mortal suo velenonon avrà effetto contro un buon cristiano. Perdoni, signore,questi sfoghi e trasporti causati dalle tante persecuzioni chemi continua costei unitamente a’ suoi satelliti miei nemici”.Di Antonio si hanno notizie )no al 1832, poi più nulla. Sap-piamo solo che morì in quella terra lontana, ma diventataormai la sua, il 1° giugno 1853.

Bibliogra)aNuovo Principato nelle Indie orientali. Missioni.Avventure di Antonio Reghellini di Vicenza, a c. di F.Testa, in Biblioteca Italiana, t. LXX, Milano 1833.Biblioteca Civica Bertoliana, G.Da Schio, Personeme-morabili di Vicenza,ms. 3400, alla voce.

Vicentini nel mondo Sonia Residori ([email protected])([email protected])(

A Vicenza...il cimitero degli squali

Mattea Gazzola ([email protected])([email protected])(Dietro il sipariop

Passatempi d’altriPassatempi dtempitempiptempitempitempi“Pezzo toccato,“Pezzo toccapezzo giuocato”pezzo giuoca

Reghellini: «In traccia...di fortuna»

IlIl Progettorchivi politici“Archivi politicivicentini”

Da qualche anno la Biblioteca civicaBertoliana si è impegnata in un progettodi raccolta di materiale relativo a partiti

politici o movimenti sindacali del vicentino,ponendosi come punto di riferimentodi quanti, in città, sono interessati a

salvaguardare, conservare e mettere adisposizione degli studiosi, documentazione

utile per la storia locale del Secondodopoguerra. In collaborazione con laRegione Veneto, la Bertoliana mira a

creare un coordinamento a livello regionaletra altri istituti che conservano materialeanalogo, nell’intento di uniformare i criteridi descrizione e di dare un panorama piùcompleto ai ricercatori. I fondi depositaticomprendono sia materiale proveniente

dalle segreterie uf)ciali di partito (come addalleesempio quello della Democrazia Cristianaeseme del Partito Radicale),ma anche raccolte die deldocumentazione a titolo personale, risultatoocumdella propria attività politica o di una precisa

volontà di raccolta e collezione (come ilfondo Giulianati, Zoso, Pupillo, ecc.), oppure

di un incontro di queste due tipologie,per colmare vuoti documentari altrimenti

insanabili (Archivio storico della Camera delLavoro - CGIL di Vicenza). Attualmente sonopresenti 14 fondi per un totale di più di millefaldoni, contenenti corrispondenza, volantini,

circolari, verbali di riunioni e congressi,appunti, fotogra)e, ecc. Non di sole “carte”si compongono questi Archivi; sono statidepositati, infatti, circa duemila manifesti,per la maggior parte provenienti dalla

collezione Giulianati e dal Partito Radicale,senza contare quelli inseriti all’interno delladocumentazione della Democrazia Cristiana.

Oltre un migliaio di libri e un numeroconsistente di riviste contenuti nei fondiandranno inoltre a costituire una risorsaulteriore per l’aggiornamento su questo

argomento.

Erika Marilena [email protected]

A sinistra: Elefante reale in una strada a Jami Masjid Mathura.Dipinto ad olio di Edwin Lord Weeks. coll. privata

In alto: Frontespizio della lettera di F.O. Scortegagnaa Arnaldo Arnaldi I Tornieri; A sinistra: Calcogra)a delpesce fossile. Disegno di F.O. Scortegagna e incisio-ne di G. Dall’Acqua.

La vicinanza di Marostica e dell’appuntamento biennale perla partita di piazza, hanno insegnato a noi vicentini che gliscacchi sono un gioco assai antico e molto praticato. Perun moderno giocatore è relativamente semplice familia-

rizzare con il gioco: è suf)ciente leggere le istruzioni ed applicarsicon costanza. In passato, tuttavia, le regole di questo agone datavolo erano stabilite non solo dalla consuetudine alla quale ci siuniformava ma,molto spesso, da veri e propri “manualetti di gio-co”. Queste curiose pubblicazioni perdurano almeno sino al sec.XVIII e potevano avere il carattere di volumi autonomi in cui, incoda all’elogio del “più bel giuoco, che sia stato trovato al Mondo”,venivano descritti il “tavoliere” - ossia la scacchiera -, i “moti” deipezzi e i più raf)nati trucchi per gabbare l’avversario. Consolerà ipiù appassionati, sapere che il motto “Pezzo toccato, pezzo giuo-cato”, valeva già nel Settecento come dimostra il capitolo dedicatoalle mosse dei pezzi contenuto nei “Giuochi delle Minchiate, om-bre, scacchi, ed altri d’ingegno” edito a Roma nel 1747.

Chiara Giacomelloscrivi@bibliotecabertoliana

A sinistra:

Battuta di caccia indiana,dipinto a olio di Edwin LordWeeks, coll. privata