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PIANO DI PROTEZIONE CIVILE DELLA CITTA’ DI LAMEZIA TERME (art. 108 D. Lgs. 112/1998; del. G.R. 24/7/2007, n. 472) RISCHIO SISMICO SCHEDA N. 3.1 REV. N. AGGIORNATO AL 19 novembre 2011 FILE PPCLamezia\scheda_3.1 IL REDATTORE DEL PIANO L’AUTORITA’ DI PROTEZIONE CIVILE ING. PASQUALINO NICOTERA SINDACO GIOVANNI SPERANZA

PIANO DI PROTEZIONE CIVILE DELLA CITTA’ DI LAMEZIA TERME · Il territorio comunale di Lamezia Terme si estende per circa 160 kmq dal livello del mare fino alla quota di .311 m e

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PIANO DI PROTEZIONE CIVILE DELLA CITTA’ DI LAMEZIA TERME

(art. 108 D. Lgs. 112/1998; del. G.R. 24/7/2007, n. 472)

RISCHIO SISMICO

SCHEDA N.

3.1

REV. N. AGGIORNATO AL

19 novembre 2011

FILE PPCLamezia\scheda_3.1

IL REDATTORE DEL PIANO L’AUTORITA’ DI PROTEZIONE CIVILE ING. PASQUALINO NICOTERA SINDACO GIOVANNI SPERANZA

Piano di Protezione Civile della Città di Lamezia Terme

Rischio Sismico (stampa del 19/XI/2011) 2

Parte generale

IL CONTESTO DI RIFERIMENTO

IL RISCHIO SISMICO E LE POSSIBILI STRATEGIE DI MITIGAZIONE DEGLI EFFETTI

Gli equilibri dinamici che si scambiano la placca africana e la placca eurasiatica sono all’origine di un’intensa

attività sismica che interessa, in generale, il bacino del Mediterraneo e, in particolare, la penisola italiana.

Tutto il territorio nazionale è per lo più interessato da effetti almeno del VI grado della scala MCS1

In queste aree sismogenetiche i terremoti tendono sistematicamente a ripetersi nel tempo, come si evince

dalle registrazioni della Rete Sismica Nazionale dell'INGV

, con

esclusione di alcune zone delle Alpi Centrali, della Pianura Padana, del Salento e della Sardegna. Le aree

maggiormente colpite, con eventi che hanno raggiunto il X ed XI grado d'intensità, sono le Alpi Orientali,

l’Appennino settentrionale, il promontorio del Gargano, l'Appennino centro meridionale, l'Arco Calabro e la

Sicilia Orientale.

2

Negli ultimi anni la distruzione dei beni e i danni alla popolazione sono aumentati per un uso dissennato del

territorio e delle risorse che hanno elevato in maniera critica il valore esposto e, quindi, l’entità del rischio

in aree notoriamente pericolose. Se la ciclicità è un fattore costante per un fenomeno calamitoso, l’entità

del danno e il tipo di soccorsi sono parametri variabili; per questo si dice che le emergenze non sono mai

uguali fra loro a parità di intensità dell’evento che si manifesta. Quindi, proprio per questo, gli operatori di

protezione civile debbono essere pronti a gestire “l’incertezza”, intesa come l’insieme di quelle variabili che

di volta in volta caratterizzano gli effetti reali dell’evento. La “gestione dell’incertezza” si affronta con le

stesse regole con cui la scienza medica affronta il pericolo o il rischio di contagi nelle malattie: applicando,

.

Le attuali conoscenze scientifiche non consentono ancora di stabilire quando un terremoto avrà luogo,

attraverso l'osservazione dei fenomeni precursori a medio-breve termine. Al contrario di come può essere

fatto con altri rischi, non è quindi possibile mettere in atto azioni per contrastare il fenomeno terremoto.

In questo quadro di incertezza si muove un’amministrazione comunale il cui territorio è a marcata sismicità,

chiamato ad attuare strategie in materia di contenimento degli effetti di un terremoto, soprattutto in

questi periodi in cui le finanze locali sono costantemente in affanno. Ma gli effetti di danno non sono

riconducibili solo a politiche pubbliche.

1 Scala Mercalli – Cancani – Sieberg (MCS), utilizzata nell’Europa Occidentale e di più facile comprensione nell’opinione pubblica rispetto alla Richter 2 Il censimento dei terremoti è tenuto nel Centro Nazionale Terremoti dell’INGV – Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, consultabile al seguente indirizzo: http://cnt.rm.ingv.it/

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cioè, il principio della massima prevenzione attraverso il ricorso alla vaccinazione di massa. Nell’attività

preparatoria della protezione civile questo principio corrisponde a gestire in maniera corretta il territorio ad

organizzare una corretta informazione alla popolazione sui rischi e all’adozione, nel piano locale di

protezione civile di linguaggi e procedure unificate fra le componenti e le strutture operative che

intervengono nei soccorsi.3

• nella conoscenza, per quanto concerne il territorio di riferimento, dei parametri del Rischio:

Pericolosità

In materia di contenimento degli effetti di danno, le strategie più efficaci da attuare sia in fase preventiva,

ossia in “tempo di pace”, sia all’insorgere dell’emergenza post sismica possono sintetizzarsi:

4, Vulnerabilità5 ed Esposizione6

• nell’adeguamento degli strumenti urbanistici diretto ad operare un riassetto del territorio, che

tenga conto sia del fenomeno sismico e dei suoi effetti locali, sia della pianificazione di emergenza

relativa al rischio sismico;

;

• nell’introduzione (e la verifica) di normative finalizzate alla riduzione della vulnerabilità degli edifici

esistenti, in particolare per l’edificato più antico e di interesse storico, per i centri storici nel loro

complesso, per i beni architettonici e monumentali, dando soprattutto priorità all’adeguamento

degli edifici strategici;

• nella costruzione di edifici pubblici (e l’obbligo del rispetto in quelli di iniziativa privata), in linea con

le vigenti norme tecniche per le costruzioni in zone sismiche;

• nella formazione del personale dell’Amministrazione Comunale, in materia di protezione civile;

• nella valorizzazione ed il sostegno delle forze di volontariato esperte nel campo degli interventi di

protezione civile;

• nella predisposizione di un piano comunale di emergenza, al fine di gestire gli interventi di soccorso

ed assistenza alla popolazione in caso di terremoto;

• nell’informazione alla popolazione sulle situazioni di rischio, sulle iniziative dell’Amministrazione e

sulle procedure di emergenza, fornendo le norme corrette di comportamento durante e dopo il

terremoto;

• nell’organizzazione e la promozione di periodiche attività addestrative per sperimentare ed

aggiornare il piano e per verificare l'efficienza di tutte le strutture coinvolte nell’organizzazione

dell'emergenza.

3 Elvezio Galanti - Il Metodo Augustus 4 La Pericolosità misura la sismicità di un territorio 5 La Vulnerabilità dà una misura della propensione al danneggiamento degli oggetti esposti al fenomeno sismico 6 L’Esposizione definisce la quantità e la qualità dei diversi elementi antropici che costituiscono la realtà territoriale: popolazione, edifici, infrastrutture, beni culturali, etc., le cui condizioni ed il cui funzionamento possono essere danneggiati, alterati o distrutti dall’evento sismico

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Le azioni sopra elencate vanno necessariamente distinte in strategie a medio-lungo periodo ed a breve-

medio periodo.

Rientrano nel prima tipologia l’adeguamento degli strumenti urbanistici e il conseguente riassetto del

territorio in funzione dei possibili effetti locali legati al fenomeno sismico, la costruzione di edifici nel

rispetto delle vigenti norme sismiche, la riduzione della vulnerabilità degli edifici esistenti, in particolare per

l’edificato più antico e il conseguente adeguamento strutturale degli edifici. Queste, appena citate,

rappresentano strategie attuabili con forte dispendio di risorse pubbliche e private e rientrano

evidentemente nelle scelte di pianificazione del governo del territorio a livello comunale.

Accanto a queste azioni si collocano nel breve-medio periodo, l’elaborazione e l’assimilazione di efficaci

procedure d’emergenza, di norme corrette di comportamento per la popolazione, durante e dopo il

terremoto, che rappresentano nella sostanza, l’essenza della pianificazione di Protezione Civile.

I CONTENUTI DEL PRESENTE LAVORO

Il presente lavoro parte da un’analisi di carattere generale sulla vulnerabilità sismica del territorio

comunale e definisce una possibile organizzazione del piano di intervento in caso di evento sismico e

fornisce le principali norme di comportamento che deve assumere la popolazione nei confronti degli effetti

di un evento terremoto.

Costituiscono i contenuti del presente lavoro:

- l’Analisi dello scenario di riferimento e valutazione della vulnerabilità sismica del territorio

- l’organizzazione di un piano di intervento in caso di evento

Nelle pagine che seguono sono riportati i contenuti metodologici che hanno portato alla comprensione

dell’importanza dell’assunzione della componente sismica in un vero e proprio processo di pianificazione,

visto come un reale strumento di programmazione ma anche di prevenzione.

Ovviamente per motivi di spazio sono state tracciate soltanto le linee essenziali della sequenza logica di

strutturazione del metodo, al fine di agevolare la comprensione del procedimento seguito per garantire una

corretta corrispondenza tra obiettivi ed analisi significative.

Il presente lavoro resta sempre e comunque uno strumento di pianificazione dell’emergenza, ovviamente

da comprendere per chi volesse approfondirne i contenuti tecnici e di prevenzione, ma con l’intento

principale di essere utilizzato proficuamente, e quindi in forma chiara e sintetica, soprattutto nella fase

operativa.

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ANALISI DELLO SCENARIO DI RIFERIMENTO E

VALUTAZIONE DELLA VULNERABILITÀ SISMICA DEL TERRITORIO

1. INQUADRAMENTO TERRITORIALE

Il comune di Lamezia Terme ha sede nella pianura costiera detta piana di Sant'Eufemia, posta al

centro della costa tirrenica in Calabria, a metà strada fra la costa tirrenica e l'Appennino calabrese ed è

posizionato all'imboccatura occidentale dell'istmo di Marcellinara, la striscia di terra più stretta d'Italia,

dove il Mare Tirreno dista in linea d'aria circa 30 km dal Mare Ionio.

Fig.1 – Inquadramento territoriale

La città di Lamezia Terme si trova in posizione baricentrale, a breve distanza dai capoluoghi di

provincia della regione: 38 km da Catanzaro, 45 km da Vibo Valentia, 74 km da Cosenza, 105 km

da Crotone e 134 km da Reggio Calabria. Il territorio comunale di Lamezia Terme si estende per circa 160

kmq dal livello del mare fino alla quota di 1.311 m e comprende vaste aree di pianura, di collina e di

montagna con suoli molto fertili, una disponibilità ingente di acqua e una ricchezza termale rilevante.

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Il Comune di Lamezia Terme nasce, come noto, dall’unificazione di tre municipalità (Nicastro,

Sambiase e Sant’Eufemia). Attorno all’unico agglomerato urbano di Nicastro e Sambiase, dove sono per lo

più concentrate le principali funzioni pubbliche e terziarie, si trovano numerosi centri minori con

caratteristiche varie, quali il centro termale di Caronte, l’agglomerato turistico residenziale balneare della

costa lametina (Marinella, Cafarone, Ginepri), l’agglomerato industriale (detto anche area ex SIR), le

contrade agricole e le aree a valenza archeologica di Terina e dell’Abbazia Benedettina. Il centro urbano di

Sant’Eufemia costituisce un agglomerato a sé stante, sorto a seguito delle opere di bonifica della piana del

secolo scorso, ed è noto perché sede di primarie infrastrutture di trasporto aereo, su strada e su rotaia.

Fig. 2 – L’area centrale della Calabria

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Di seguito si riassumono alcuni degli elementi caratterizzanti il quadro territoriale/antropico del

territorio comunale di Lamezia Terme.

DESCRIZIONE TERRITORIALE

Estensione territoriale 160,64 kmq

Confini

NORD: Martirano Lombardo, Martirano, Conflenti, Platania EST: Serrastretta, Feroleto Antico, Maida, SUD: Curinga, S. Pietro a Maida OVEST: Mar Tirreno, Gizzeria, Falerna, Nocera Terinese.

ALTIMETRIA

Variabilità altimetria Da quota 0,00 m s.l.m. a quota + 1.311 m s.l.m.

Da quota 0 a 200 m s.l.m. 112,92 kmq (70,29%)

Da quota 201 a 400 m s.l.m. 15,18 kmq (9,45%)

Da quota 401 a 700 m s.l.m. 18,94 kmq (11,79%)

Oltre quota 701 m s.l.m. 13,59 kmq (8,46%)

MORFOLOGIA

Porzione di territorio prevalentemente pianeggiante 130,10 kmq (81,25%)

Porzione di territorio prevalentemente collinare 14,94 kmq (9,34%)

Porzione di territorio prevalentemente montuoso 15,59 kmq (9,41%)

POPOLAZIONE

(Fonte Anagrafe Comunale - dato aggiornato al 31 ottobre 2011) Totale residenti n. 71351 al 31 ottobre 2011

Nuclei familiari n. 26340 al 31 ottobre 2011

Stima della popolazione variabile stagionalmente

Circa 2.000 unità

Popolazione aggiuntiva non residente Circa 3.000 unità

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PRINCIPALI FRAZIONI E RELATIVO NUMERO DI ABITANTI

(Fonte Anagrafe Comunale – dato aggiornato al 31 ottobre 2011)

PRINCIPALI VIE DI COMUNICAZIONE STRADE AUTOSTRADA A-3 SA-RC

S.S. 280 DEI DUE MARI S.S. 18 TIRRENICA S.P. 19 PICCOLA SILA

FERROVIE FERROVIA DELLO STATO RFI Compartimento RC FERROVIA DELLA CALABRIA

AEROPORTO AEROPORTO INTERNAZIONALE LAMEZIA TERME

Quartiere Popolazione NICASTRO 46.908 SAMBIASE 18.717 S. EUFEMIA 5.726 BELLA 3.374 FRONTI 936 S. EUFEMIA VETERE 659 ZANGARONA 856 BUCOLIA 635 ACQUAFREDDA 569 GABELLA 211 SAN MINA’ 329 VALLERICCIARDO 72 SERRA CASTAGNA 122 CARONTE 830 ACQUADAUZANO 422 S. PIETRO LAMETINO 781 TOTALE 71.351

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2. INQUADRAMENTO GEOLOGICO

L’attuale assetto territoriale è il risultato di complessi processi geomorfologici avvenuti nel corso

delle ere geologiche passate e che sono ben lungi dall’essere concluse, come le alluvioni e le erosioni del

suolo, legate a fenomeni meteorologici, i fenomeni sismici e il vulcanismo legati a processi geotettonici.

L’assetto geostrutturale del territori lametino è caratterizzato dalla presenza di due grossi

complessi litostratigrafici che si distinguono tra loro per origine, natura ed età.

Il primo complesso si estende a nord degli abitati di Nicastro, Bella e Sambiase ed è costituito

essenzialmente da “scisti cristallini metamorfici, filladi, micascisti, gneiss, con lenti e letti di quarziti e di

calcari cristallini, a cui si associano, sotto forma di banchi o di amigdale o di filoni, rocce eruttive, quali

graniti, dioriti e serpentine”7

“Relativamente recenti sono gli enormi conoidi di deiezione, che si presentano allineati nel tratto

che si estende da Caposuvero fino a Nicastro e sono costituiti da materiali trascinati dai corsi d’acqua

sfocianti nel golfo di Sant’Eufemia. In un’epoca successiva, forse nei primi del Medioevo, per il diradamento

della popolazione e per l’abbandono delle colture, le montagne si ricoprirono spontaneamente di boschi e

diminuì di conseguenza il materiale trasportato dai torrenti, i quali incisero gole più o meno profonde nei

loro coni medesimi. Ma negli ultimi due secoli, accentua tosi il disboscamento, i corsi d’acqua ripresero con

maggiore energia la loro opera demolitrice; così per esempio, il torrente Bagni, che in una prima fase

scorreva in un profondo solco scavato nell’antico cono, in pochi anni con l’aumentato ammasso di sfasciume

non solo riempì completamente tale incisione, ma distrusse vaste estensioni di oliveti e vigne”

.

La formazione di queste rocce va fatta risalire, da alcuni autori, ai primi tempi del Paleozoico. Nelle

località Caposuvero, Gizzeria, Nicastro, Platania e Feroleto Antico, sono frequenti gli scisti filladici

contenenti lenti di calcari cristallini. Questi scisti si presentano di color grigio scuro o nerastro con una lieve

lucentezza; talvolta sono verdastri, cerulei, argentati, quasi madreperlacei. Su queste rocce cristalline sono

presenti dei sedimenti del Miocene, del Pliocene e del Quaternario. Sui sedimenti del Pliocene, o anche

direttamente sulle rocce cristalline, si adagiano altri depositi marini ghiaiosi, sabbiosi, argillosi, riferibili al

Quaternario Inferiore e costituenti dei rilievi distintamente terrazzati, che rappresentano il secondo

complesso litostratigrafico.

La serie di sedimenti, ricorrenti nelle sezioni dei terrazzi, sono costituiti dal basso verso l’alto da

argille più o meno sabbiose, da ghiaie e sabbie marnose con lenti argillose e d ciottoli e ghiaie continentali.

8

Analoghe caratteristiche del torrente Bagni si possono trovare anche negli altri corsi d’acqua che

attraversano il territorio lametino come il torrente Cantagalli, il torrente Piazza, il torrente Canne, il

.

7 G. Medici, P. Principi – Le Bonifiche di S. Eufemia e Rosarno – Ed. Nicola Zanichelli – Roma - 1939 8 G. Medici, P. Principi – op. cit.

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torrente S. Ippolito, il fiume Amato. Questi corsi d’acqua sono pressoché tutti brevi e assai ripidi; in pochi

chilometri essi superano notevoli dislivelli, esercitando una forte azione erosiva e trasportando a valle

un’enorme quantità di materiale. Quando queste acque attraversano il tratto in piano, perdono la loro

forza di trasporto, depositando il materiale detritico ed originando così imponenti coni di deiezione. Nel

caso specifico del comune di Lamezia Terme, l’impianto edilizio sorge quasi esclusivamente si siti che erano

originariamente delle conoidi di deiezione.

3. SISMICITÀ DEL TERRITORIO Ai sensi dell’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274 del 20 marzo 2003, n. 3274, il

territorio comunale di Lamezia Terme è classificato in zona sismica 1 ad elevata sismicità catastrofica.

Fig. 3 – Nuova macrozonazione sismica

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ELENCO TERREMOTI IN CALABRIA NEGLI ULTIMI 500 ANNI (estratto dal Catalogo Parametrico dei Terremoti Italiani, versione 2004 - CPTI04 - INGV, Bologna)

N.ro Anno Mese Giorno LOCALITA' Lat Lon MAGNITUDO 246 1549 5 31 VILLA S.GIOVANNI 38,250 15,667 4,83

251 1556 11 17 COSENZA 39,303 16,251 5,17 299 1601 8 10 VILLA S.GIOVANNI 38,250 15,667 4,83 305 1609 7 20 NICASTRO 38,968 16,353 5,57 316 1619 1 5 CALABRIA 39,000 16,500 5,17 319 1621 8 9 CALABRIA 39,417 16,083 5,17 327 1626 4 4 Girifalco 38,820 16,420 6,08 341 1638 3 27 Calabria 39,030 16,280 7,00 342 1638 6 8 Crotonese 39,280 16,820 6,60 361 1659 11 5 Calabria centrale 38,700 16,250 6,50 391 1687 10 2 TROPEA 38,674 15,898 5,17 443 1706 3 19 REGGIO CALABRIA 38,204 15,640 4,63 447 1707 3 3 CALABRIA 38,500 16,250 5,17

453 1712 7 16 CALABRIA MER. 38,203 16,032 4,65 458 1715 2 21 REGGIO CALABRIA 38,234 15,812 4,68 474 1720 9 12 GERACE 38,229 15,885 5,03 479 1724 8 3 VILLA S.GIOVANNI 38,250 15,667 5,17 490 1728 5 NICASTRO 39,000 16,250 4,83 506 1735 9 6 VIBO VALENTIA 38,677 16,129 4,83 522 1743 12 7 CALABRIA MERID. 38,580 16,139 5,79 529 1747 9 VILLA S.GIOVANNI 38,167 15,667 4,83 573 1767 7 14 Cosentino 39,380 16,280 5,83 577 1770 6 8 REGGIO CALABRIA 38,108 15,647 5,03 598 1777 6 6 CALABRIA 38,981 15,616 5,53 626 1783 2 5 Calabria 38,300 15,970 6,91

627 1783 2 6 Calabria meridionale 38,220 15,630 5,94 628 1783 2 7 Calabria 38,580 16,200 6,59 629 1783 3 1 Calabria centrale 38,770 16,300 5,92 630 1783 3 28 Calabria 38,780 16,470 6,94 637 1784 10 14 GERACE 38,293 16,210 5,09 639 1785 3 17 REGGIO CALABRIA 38,100 15,650 5,03 668 1791 10 13 Calabria centrale 38,630 16,270 5,92 749 1821 8 2 CATANZARO 38,944 16,452 5,37 755 1824 12 11 ROSSANO 39,540 16,588 5,53 771 1828 3 12 PALMI 38,526 15,996 5,33 789 1831 4 9 STILO 38,500 16,500 5,03 797 1832 3 8 Crotonese 39,070 16,900 6,48

808 1835 10 12 Cosentino 39,330 16,300 5,91 811 1836 4 25 Calabria settent. 39,570 16,730 6,16 812 1836 5 4 REGGIO CALABRIA 38,100 15,650 5,17 829 1839 8 18 COSENZA 39,300 16,250 4,83 830 1839 8 27 REGGIO CALABRIA 38,100 15,650 4,83 831 1840 4 24 REGGIO CALABRIA 38,100 15,650 4,83 835 1841 3 20 REGGIO CALABRIA 38,100 15,650 5,17 838 1841 8 15 REGGIO CALABRIA 38,100 15,650 4,83 857 1846 9 11 ROSSANO 39,583 16,667 4,83 865 1848 10 7 REGGIO CALABRIA 38,100 15,650 4,83 875 1851 2 15 CATANZARO 38,900 16,600 4,63 876 1851 4 11 VILLA S.GIOVANNI 38,167 15,583 4,83

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879 1852 1 23 REGGIO CALABRIA 38,100 15,650 5,17 881 1852 5 13 REGGIO CALABRIA 38,100 15,650 5,17 893 1854 2 12 Cosentino 39,250 16,300 6,15 900 1855 9 20 COSENZA 39,300 16,250 5,17 970 1870 10 4 Cosentino 39,220 16,330 6,16 979 1872 10 8 COSENZA 39,300 16,250 5,17 987 1873 9 11 COSENZA 39,300 16,250 5,17

1009 1876 9 13 REGGIO CALABRIA 38,100 15,650 5,17 1087 1883 7 25 COSENZA 39,300 16,267 4,83 1117 1886 3 6 COSENTINO 39,338 16,191 5,56

1136 1887 12 3 Calabria settent. 39,570 16,220 5,52 1153 1889 10 5 TROPEA 38,683 15,900 4,63 1216 1894 11 16 Calabria meridionale 38,280 15,870 6,05 1240 1895 9 15 SERRA S.BRUNO 38,583 16,383 4,83 1251 1896 4 1 S.EUFEMIA 38,267 15,883 4,83 1285 1897 12 6 LAGO AMPOLLINO 39,250 16,700 4,83 1346 1901 6 20 CATANZARO 38,900 16,600 4,83 1420 1905 9 8 Calabria 38,670 16,070 7,06 1463 1907 10 23 Calabria meridionale 38,130 16,020 5,93 1472 1908 3 1 NICASTRO 39,128 16,313 4,81 1495 1908 12 28 Calabria meridionale 38,150 15,680 7,24 1509 1909 7 1 CALABRO MESSINESE 38,147 15,598 5,55 1519 1909 11 20 VILLA S.GIOVANNI 38,167 15,583 5,17 1522 1909 12 8 CITTANOVA 38,367 16,083 4,63

1529 1910 3 31 CARAFFA 38,867 16,517 4,63 1535 1910 6 13 VILLA S.GIOVANNI 38,167 15,583 4,83 1539 1910 11 18 VILLA S.GIOVANNI 38,167 15,583 5,17 1540 1910 12 12 MILETO 38,600 16,033 4,63 1551 1911 6 18 VILLA S.GIOVANNI 38,167 15,583 4,83 1570 1912 11 7 FILADELFIA 38,800 16,267 4,63 1579 1913 6 27 NICASTRO 38,983 16,267 4,83 1580 1913 6 28 VILLA S.GIOVANNI 38,167 15,583 4,63 1581 1913 6 28 Calabria settentrion 39,530 16,230 5,65 1619 1915 9 11 REGGIO CALABRIA 38,100 15,700 4,83 1699 1920 1 27 COSENZA 39,300 16,300 4,83 1804 1928 3 7 CAPO VATICANO 38,544 16,037 5,90

1819 1929 2 22 VILLA S.GIOVANNI 38,200 15,600 4,63 1871 1932 1 2 CROTONESE 39,096 16,958 5,62 1913 1936 4 7 VIBO VALENTIA 38,717 16,200 4,70 1972 1941 5 28 S.EUFEMIA 38,267 15,867 4,83 1999 1946 3 15 VILLA S.GIOVANNI 38,200 15,600 4,83 2007 1947 5 11 Calabria centrale 38,650 16,520 5,71 2008 1947 6 29 COSENZA 39,300 16,250 4,83 2039 1949 12 9 REGGIO CALABRIA 38,117 15,583 4,83 2069 1953 2 25 VIBO VALENTIA 38,700 16,100 4,63 2126 1958 7 13 SERSALE 39,083 16,800 4,83 2129 1958 10 27 PIANOPOLI 38,983 16,433 5,03 2199 1963 11 12 LUZZI 39,500 16,317 4,63

2216 1965 10 1 ROGLIANO 39,250 16,250 4,63 2257 1968 7 17 VIBO VALENTIA 38,700 16,200 4,63 2283 1970 6 29 ISOLA CAPO RIZZUTO 39,000 17,100 4,90 2319 1973 4 13 SCANDALE 39,100 16,983 4,89 2384 1978 3 11 Calabria meridionale 37,967 16,183 5,36 2416 1980 12 9 VIBO VALENTIA 38,733 16,167 4,90

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Rischio Sismico (stampa del 19/XI/2011) 13

2453 1986 9 19 COSTA CALABRA OCC. 39,393 15,866 4,72 2465 1988 4 13 POLLINO 39,764 16,275 4,98 2504 1996 2 25 COSTA CALABRA OCC. 38,734 15,792 4,85 2538 2001 5 17 GOLFO DI S.EUFEMIA 38,808 15,864 5,60 2545 2002 4 17 COSTA CALABRA OR. 39,684 16,880 4,92

L’estratto del Catalogo parametrico dei terremoti italiani dell’INGV di Bologna e riferiti al solo

territorio calabrese negli ultimi 5 secoli, riporta un numero veramente alto (maggiore di 100 episodi

registrati) di eventi con magnitudo Richter superiore a 4,50.

Tra questi, sono numerosi i terremoti di una certa significatività. Il secolo appena trascorso ha fatto registrare terremoti fra i più catastrofici in Calabria: il terremoto del Golfo di Sant’Eufemia del 1905 (XI

MCS), il terremoto di Reggio Calabria e Messina del 1908 (XI MCS), ed altri ancora, con epicentri molto

vicini al territorio di Lamezia Terme.

Nonostante tali terremoti distruttivi abbiano interessato vasti territori della regione e siano stati numerosi e anche molto recenti, quelli che hanno contrassegnato la storia sismica del comune lametino e

che a memoria d’uomo vanno ricordati come i più distruttivi e rovinosi sono accaduti nel 1638 e nel 1783.

Il terremoto del 27-28 marzo 1638 fu un terremoto catastrofico che colpì un’area molto vasta della Calabria attraverso tre differenti scosse principali che hanno comportato la distruzione di oltre 100

villaggi e la morte di un numero di persone stimato fra 10.000 e 30.000.

La prima scossa si verificò alle ore 22 del 27 marzo 1638 e interessò soprattutto la zona

dell'alto Crati, alle pendici della Sila, della Valle del Savuto e centri lungo la costa tirrenica poco a nord del golfo di Sant'Eufemia. In numerose località si raggiunse un'intensità epicentrale di 11 (MCS); vennero

distrutte fra l'altro Martirano, Rogliano, Santo Stefano di Rogliano, Grimaldi, Motta Santa

Lucia, Marzi e Carpanzano.

Furono distrutti più o meno completamente 17 centri abitati sulla costa tirrenica, per es. Amantea; ma danni lievi furono rilevati perfino a Maratea (a nord) e a Reggio Calabria (a sud). Secondo la relazione

ufficiale del consigliere Ettore Capecelatro, inviato nelle Calabrie dal viceré spagnolo, complessivamente

furono distrutte oltre 10 000 abitazioni e altre 3 000 circa divennero inabitabili.

Il giorno successivo, 28 marzo 1638, due nuove scosse di terremoto si verificarono più a sud. L'epicentro del più violento dei due eventi del 28 marzo si verificò nei pressi di Nicastro. A Nicastro si

verificò il maggior numero di morti, circa 3.000 persone, di cui 600 rimaste vittime del crollo della chiesa dei

Francescani, affollata a causa delle celebrazioni delle Domenica delle Palme. Furono numerosissimi i morti anche a Sambiase, Sant’Eufemia, Castiglione Marittimo e Feroleto Antico.

In seguito alle scosse, si aprirono fenditure nel terreno dalle quali in qualche caso fuoriuscirono

acqua o gas solforosi. Questi fenomeni, i contemporanei fenomeni di abbassamento del suolo, unitamente

ai preesistenti dissesti idrologici, causarono la formazione di una vasta area paludosa di circa 180 km² fra l'Amato e l'Angitola che rese malarica la Piana di Sant'Eufemia per tre secoli, fino alla bonifica

agraria del 1928.

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Rischio Sismico (stampa del 19/XI/2011) 14

Il Terremoto del 1783 fu la più grande catastrofe che colpì l'Italia meridionale nel XVIII secolo. La

prima scossa durò 2 minuti ed ebbe come epicentro una zona a sud di Polistena.

All'evento principale si attribuisce un'intensità pari all'undicesimo grado della scala Mercalli.

Alla scossa del 5 febbraio ne seguì una il 6 febbraio con epicentro a nord di Messina. Fra il 5 ed il 7 febbraio furono contate ben 949 scosse alle quali seguì alle ore 20 del 7 febbraio una nuova

scossa (con epicentro nel comune di Soriano Calabro) di intensità paragonabile alla prima, seguita 2 ore

dopo da una nuova forte scossa con epicentro questa volta a sud di Messina.

Per mesi si susseguirono scosse di intensità sempre decrescente, ma le più forti furono quelle del 1 marzo 1783, con epicentro nel territorio di Polia e quella del 28 marzo, con epicentro fra i comuni di Borgia

e Girifalco. Il numero dei morti è stimato intorno alle 50.000 persone e i danni furono incalcolabili.

Quell’anno la regione è stata oggetto di ben cinque eventi sismici in un intervallo di tempo di circa due mesi (5 febbraio, 28 marzo). Le scosse si sono succedute spostando l’epicentro dal sud della Calabria risalendo

lungo l’appennino verso il nord della regione. Questa devastante sequenza sismica, formata da cinque

terremoti ben individuabili, causò danni elevatissimi in una vasta area comprendente tutta la Calabria

centro-meridionale dall’istmo di Catanzaro allo Stretto, e, in Sicilia, Messina e il suo circondario. Il quadro cumulativo dei danni è vastissimo e di gravità straordinaria: agli effetti distruttivi sugli edifici si

accompagnarono estesi sconvolgimenti dei suoli e del sistema idrogeologico. Oltre 180 centri abitati

risultarono distrutti totalmente o quasi totalmente; gravi distruzioni interessarono anche centri urbani

importanti per la vita politico-economica e militare del Regno di Napoli e di Sicilia, quali Messina, Reggio Calabria, Monteleone Calabro e Catanzaro. Secondo le stime ufficiali, nella Calabria meridionale le vittime

furono circa 30.000 su una popolazione di quasi 440.000 abitanti (6,8%). La successione delle scosse più

violente mostra uno spostamento degli epicentri lungo la catena dell’Appennino Calabro dalla regione

dell’Aspromonte all’istmo di Catanzaro con ampie aree di sovrapposizione degli effetti distruttivi. Questo elemento ha reso molto complesso, e a volte impossibile, distinguere gli effetti di danno relativi ai singoli

eventi sismici. Va inoltre tenuta presente l’alta vulnerabilità di un patrimonio edilizio, non solo di scarsa

qualità costruttiva, ma anche fortemente indebolito da numerosissime e ravvicinate scosse. Si può dedurre che la gravità del fenomeno, non sta nell’elevato grado delle scosse, quanto nella rapidità con cui si sono

succedute, che quindi non hanno permesso agli abitanti di provvedere alla riparazione dei danni, ed allo

stesso tempo gli edifici che rimanevano in piedi ad una prima scossa, spesso crollavano con la seconda.

Quindi gran parte del patrimonio architettonico della Calabria è andato distrutto con quel terremoto, che può essere quindi considerato come un taglio netto tra ciò che c’era prima e ciò che è venuto dopo.

La storia sismica della Calabria e del territorio lametino in particolare è quindi caratterizzata da

un’intensa attività nei secoli, che lascia prevedere una chiara propensione al verificarsi di terremoti rovinosi

ed a larga scala. Nel grafico che segue sono classificati i comuni secondo le massime intensità macrosismiche osservate.

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Fig. 4 MASSIME INTENSITA’ MACROSISMICHE OSSERVATE NEI COMUNI CALABRESI

(Fonte Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dip. Protezione Civile – Servizio Sismico Nazionale)

Nel prossimo grafico è riportato il quadro di danno atteso in funzione del patrimonio abitativo: è

ovvio che il patrimonio abitativo del comune di Lamezia Terme (espresso in metri quadri equivalenti) con una certa propensione al danno in caso di sisma, è tra i più alti della Calabria, alla pari dei comuni di

Catanzaro, Cosenza e Reggio Calabria.

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Fig. 5 Danno totale annuo atteso del patrimonio abitativo per Comune (metri quadri equivalenti) (Fonte Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dip. Protezione Civile – Servizio Sismico Nazionale)

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4. LA VULNERABILITA’ SISMICA DEL TERRITORIO

La valutazione dei possibili effetti locali indotti dal sisma trae origine da una metodologia di studio

elaborata nell’anno 1991 nell’ambito del Gruppo Nazionale Difesa dai Terremoti (GNDT), Ente di Ricerca del

CNR, settore 2.4, Linea 2.4.3, Unità di ricerca 2.4.3.2 (resp. Prof. Arch. Francesco Rossi), applicata al

territorio di Lamezia Terme e di cui ha fatto parte lo scrivente redattore del presente piano9

• il Suolo (S)

.

La mitigazione della vulnerabilità sismica di un territorio comunale è stata ricercata assumendo la

componente sismica a tutti i livelli interpretativi dell’organizzazione territoriale, imponendo la valutazione

dell’impatto della variabile sullo spazio antropizzato, integrando le analisi classiche proprie di uno

strumento di pianificazione urbanistica, individuando degli indicatori specifici e pervenendo ad un quadro

di soluzioni facilmente verificabili e concretamente perseguibili.

Per ottenere ciò è stato scomposto il Sistema Urbano nelle seguenti componenti costitutive (o settori): 10

• l’Organizzazione Edilizia (OE)

; 11

• le Infrastrutture a Rete e puntuali (IR)

; 12

Sono stati fissati due livelli di obiettivi: l’obiettivo generale (o di piano), coincidente con la riduzione della

vulnerabilità sismica del territorio comunale intesa come propensione del sistema urbano a subire danni al

verificarsi dell’evento terremoto e gli obiettivi di settore, di seguito specificati:

.

- Obiettivo settore suolo: classificazione del territorio comunale in zone a diversa pericolosità sismica

e definizione della risposta sismica locale per ciascun tipo di terreno secondo una scala di

amplificazione del moto del suolo

- Obiettivo settore organizzazione edilizia: conoscenza dei livelli generali di vulnerabilità del

patrimonio pubblico e privato con particolare attenzione alle sedi di funzioni pubbliche e di quelle

di primaria importanza per le necessità della Protezione Civile

- Obiettivo del settore infrastrutture a rete e puntuali: conoscenza della funzionalità e della

vulnerabilità delle reti tecniche in condizioni di emergenza

Il raggiungimento dell’obiettivo di piano avviene attraverso il perseguimento dei vari obiettivi nei settori in

cui il sistema è stato scomposto. 9 Rif. P. Nicotera - Piano di Mitigazione della Vulnerabilità Sismica del Comune di Lamezia Terme – GNDT Rende - Anno 1991 10 Il suolo è l’elemento fisico naturale su cui insistono gli elementi fisici artificiali, come il patrimonio edilizio (detto anche Organizzazione Edilizia) e le infrastrutture di servizio. 11 L’organizzazione edilizia rappresenta l’insieme del patrimonio abitativo pubblico e privato e delle strutture adibite ad attività produttive. 12 Le infrastrutture a rete sono costituite dalle direttrici di trasporto e dalle reti tecniche, mentre quelle puntuali sono i manufatti sedi di centrali di produzione e distribuzione e di stazioni.

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Rischio Sismico (stampa del 19/XI/2011) 18

Per conseguire l’obiettivo del singolo settore sono stati individuati dei parametri indicatori atti ad

esprimere il comportamento del singolo settore sotto gli effetti del sisma. Noti i parametri indicatori si è

risalito alle analisi necessarie alla loro definizione, scartando a priori quelle indagini che non contribuiscono

alla conoscenza dei comportamenti sotto l’azione sismica. Adottando questa metodologia di studio a

ritroso (o top-down) si è pervenuti ad un insieme di analisi che comunemente risultano proprie della fase

ricognitiva di un strumento urbanistico generale, a riprova della ipotesi palesata che i metodi della

pianificazione urbanistica sono del tutto simili a quelli della pianificazione dell’emergenza e che la

pianificazione urbanistica può correttamente occuparsi di misure di prevenzione del rischio sismico.

Come già accennato, il Sistema Urbano (S.U.), assunto come unità territoriale di riferimento, è stato

disaggregato in quattro settori. Per ciascun settore sono stati individuati i fattori funzionali e i parametri

indicatori atti a consentire l’identificazione dei caratteri di vulnerabilità del settore.

La vulnerabilità di ciascun settore è stata restituita attraverso mappe di microzonazione in cui è

direttamente rilevabile la diversa propensione della singola area subire danni in quel settore.

Le aree all’interno delle quali cause simili producono effetti simili, rappresentano delle entità sub-comunali

(zone omogenee) su cui impostare una successiva fase di intervento da gestire con la programmazione

delle Opere Pubbliche pluriennale.

La sovrapposizione delle mappe di microzonazione della vulnerabilità d settore ha consentito di pervenire

all’elaborazione di una “Mappa di Microzonazione della Vulnerabilità Sismica del Sistema Urbano”, sulla

quale sono evidenziate le diagnosi dello stato attuale, utili a dare indicazioni per un programma di strategie

di intervento finalizzato alla riduzione della vulnerabilità.

4.1 VULNERABILITA’ DEL SETTORE SUOLO

4.1.1 Analisi dei parametri indicatori

Elemento fondamentale, il suolo è visto nel suo duplice profilo di mezzo in cui si trasmettono le onde

sismiche e contemporaneamente piano di posa delle strutture, delle infrastrutture e di tutte le attività

umane che su di esso si svolgono. E’ chiara quindi la forte interazione tra il suolo e gli altri settori; pertanto

ne è conseguita l’esigenza di uno studio il più completo possibile per migliorare la comprensione degli

effetti che il sisma può arrecare, in termini di danni, sulle strutture edilizie e sulle vite umane.

Utilizzando gli studi tipici della fase di analisi di un piano urbanistico comunale, sono stati approfonditi i

seguenti aspetti fondamentali (parametri indicatori) del suolo:

- le unità litogenetiche ricavabili dalle carte geolitologiche;

- la localizzazione di fenomeni erosivi e/o gravitativi ricavabili dalle carte geomorfologiche;

- la distribuzione delle pendenze ricavabili dalle carte dell’acclività.

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Sono di seguito riportate le citate tavole di analisi per ciascun parametro indicatore:

Stralcio Carta Geolitologica13

13 Tav. S1 (analisi) del Piano di Mitigazione della Vulnerabilità Sismica del Comune di Lamezia Terme – P. Nicotera – GNDT – Rende Anno 1991

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Stralcio Carta Geomorfologica14

14 Tav. S2 (analisi) del Piano di Mitigazione della Vulnerabilità Sismica del Comune di Lamezia Terme – P. Nicotera – GNDT – Rende Anno 1991

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Stralcio Carta delle Acclività15

15 Tav. S3 (analisi) del Piano di Mitigazione della Vulnerabilità Sismica del Comune di Lamezia Terme – P. Nicotera – GNDT – Rende Anno 1991

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4.1.2 Determinazione della Risposta Sismica Locale

Dalla sovrapposizione delle tre tavole (Carta Geolitologica, Carta Geomorfologica e Carta delle Acclività), ne

discende una prima Tavola di sintesi, che rappresenta la sovrapposizione degli effetti delle anzidette

caratteristiche del suolo.

Tavola di sovrapposizione degli effetti 16

16 Tav. S1 (sintesi) del Piano di Mitigazione della Vulnerabilità Sismica del Comune di Lamezia Terme – P. Nicotera – GNDT – Rende Anno 1991

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La caratterizzazione del grado di vulnerabilità del suolo è stata ottenuta facendo riferimento al criterio

adottato dalla Regione Marche (Bollettino Ufficiale Regione Marche anno XXI n. 120 – Ancona, 24

settembre 1990) e dalla Regione Emilia Romagna (Assessorato Edilizia ed Urbanistica Regione Emilia

Romagna: Formazione di nuovi strumenti urbanistici ai fini della prevenzione e della riduzione del rischio

sismico)

Tale classificazione conduce a cinque gruppi di comportamento (effetto atteso) di seguito specificati:

I° Gruppo: tutte le possibili situazioni franose in atto, potenziali per normale evoluzione del versante o

indotte da fenomeni di instabilità dinamica quali possono verificarsi appunto a seguito di un

terremoto.

II° Gruppo: riunisce gli effetti più propriamente di tipo morfologico, nel senso che l’amplificazione

dell’effetto sismico è dovuta al verificarsi di riflessioni multiple delle onde sismiche in ragione

appunto di particolari conformazioni morfologiche del substrato.

III° Gruppo: l’amplificazione della risposta sismica è dovuta alla presenza di depositi superficiali.

IV° Gruppo: contempla effetti di amplificazione-cedimento definiti sia dalle caratteristiche intrinseche delle

diverse lito-facies, che dalle condizioni geologiche-morfologiche del sito.

V° Gruppo: la inconsistenza di tale gruppo nel caso emiliano ne rende superflua la rappresentazione. Nel

caso lametino, viceversa, rappresentando una situazione ricorrente, diventa un gruppo di

comportamento significativo. Gli effetti di questo gruppo sono subordinati al substrato e si

assommano alle caratteristiche scadenti del terreno. L’effetto atteso andrà ad unificarsi a

quello del gruppo precedente avendo caratteristiche simili.

La classificazione del territorio comunale in zone a diversa pericolosità sismica e definizione della risposta

sismica locale per ciascun tipo di terreno secondo una scala di amplificazione del moto del suolo

rappresenta a tutti gli effetti il raggiungimento dell’obiettivo del settore Suolo, per come è facile desumere

dalla seguente Tavola della Risposta Sismica Locale

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Rischio Sismico (stampa del 19/XI/2011) 24

Tavola della Risposta Sismica Locale17

17 Tav. S2 (sintesi) del Piano di Mitigazione della Vulnerabilità Sismica del Comune di Lamezia Terme – P. Nicotera – GNDT – Rende Anno 1991

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4.2 VULNERABILITA’ DEL SETTORE ORGANIZZAZIONE EDILIZIA

4.2.1 Analisi dei parametri indicatori

Per giungere alla vulnerabilità del patrimonio edilizio sono stati valutati i seguenti parametri indicatori:

1. la destinazione d’uso prevalente

2. la normativa antisimica

3. la configurazione plano-altimetrica

4. la struttura portante

Per quanto concerne la destinazione d’uso, gli edifici sono stati classificati in:

- totalmente residenziali

- residenziali con attività terziarie in genere

- attività produttive industriali ed artigianali

Sono stati altresì localizzati gli esercizi pubblici, le emergenze storico-artistiche e le emergenze con funzioni

di protezione civile. Si riporta di seguito uno stralcio della tavola di analisi.

Stralcio della Tavola delle Destinazioni d’Uso18

18 Tav. OE1 (analisi) del Piano di Mitigazione della Vulnerabilità Sismica del Comune di Lamezia Terme – P. Nicotera – GNDT – Rende Anno 1991

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Rischio Sismico (stampa del 19/XI/2011) 26

La collocazione temporale dell’epoca di costruzione costituisce un parametro indicatore significativo per

giungere alla vulnerabilità degli edifici, tenendo conto di quale normativa è stato necessario osservare per

ottenere il titolo abilitativo per la realizzazione del manufatto. Sono stati individuati i seguenti intervalli

temporali:

Dal 1100 (primo impianto) al 1638 (terremoto di Nicastro) – colore marrone

Dal 1638 al 1782 (inondazione torrente Piazza) – colore lilla

Dal 1782 al 1870 (prima carta ufficiale) – colore grigio

Dal 1870 al 1950 (prime realizzazioni in cemento armato) – colore rosso

Dal 1950 al 1963 (prima legge sismica – legge 25 novembre 1962, n. 74) – colore giallo

Dal 1963 al 1975 (aggiornamento normativa sismica mediante la Legge 64/74) – colore verde

Dal 1975 in poi – colore celeste

Stralcio della Tavola dell’Epoca di Costruzione19

19 Tav. OE (analisi) del Piano di Mitigazione della Vulnerabilità Sismica del Comune di Lamezia Terme – P. Nicotera – GNDT – Rende Anno 1991

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Rischio Sismico (stampa del 19/XI/2011) 27

La classificazione del patrimonio edilizio a seconda della configurazione plano altimetrica, riportata nella

tavola che segue, è importante per sapere se un edificio è isolato o aggregato, se ha una pianta regolare o

meno, se ha un’altezza contenuta o meno

Stralcio della Tavola della Configurazione Plano-Altimetrica20

20 Tav. OE3 (analisi) del Piano di Mitigazione della Vulnerabilità Sismica del Comune di Lamezia Terme – P. Nicotera – GNDT – Rende Anno 1991

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Rischio Sismico (stampa del 19/XI/2011) 28

Il quarto indicatore riguarda i materiali da costruzione impiegati per la realizzazione dell’edificio, pertanto

il patrimonio edilizio viene distinto a seconda della struttura portante in muratura in pietra, muratura di

laterizi, cemento armato ed acciaio.

Nella tavola che segue è riportato uno stralcio cartografico dei risultati ottenuti dalla specifica analisi.

Stralcio della Tavola dei Materiali da Costruzione21

21 Tav. OE4 (analisi) del Piano di Mitigazione della Vulnerabilità Sismica del Comune di Lamezia Terme – P. Nicotera – GNDT – Rende Anno 1991

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Rischio Sismico (stampa del 19/XI/2011) 29

Completata la fase di analisi dei parametri indicatori, si passa alla valutazione della vulnerabilità di ciascun

parametro indicatore.

4.2.2 Determinazione dei Livelli di Vulnerabilità

Per quanto concerne il parametro indicatore destinazione d’uso, il territorio viene ad essere classificato in

tre tipologie di zone:

- ZONA DU1 zona a destinazione prevalentemente residenziale

- ZONA DU2 zona a forte concentrazione residenziale con diffusa presenza di attività terziarie

- ZONA DU3 zona caratterizzata dalla presenza marcata di istituti scolastici (polo scolastico)

Stralcio della Tavola della Vulnerabilità per destinazione d’uso22

22 Tav. OE5 (sintesi) del Piano di Mitigazione della Vulnerabilità Sismica del Comune di Lamezia Terme – P. Nicotera – GNDT – Rende Anno 1991

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Rischio Sismico (stampa del 19/XI/2011) 30

In sintesi, si assegna il livello di vulnerabilità medio alla zona a prevalenza residenziale DU1 ed il livello alto

alla zona DU2 (mista) ed alla zona DU3 (polo scolastico).

Per quanto attiene al parametro indicatore epoca di costruzione, si ottiene la seguente classificazione:

- ZONA EC1 zona costituita da edifici realizzati in epoche antecedenti all’emanazione della prima

normativa sismica nazionale (Legge 25 novembre 1962, n. 74)

- ZONA EC2 zona con coesistenza caotica di edifici realizzati in epoche differenti, di difficile

caratterizzazione

- ZONA EC3 zona con edifici realizzati secondo le norme sismiche di cui alla L. 25.11.1962, n. 74

- ZONA EC4 zona con edifici realizzati secondo la L. 64/74 ed i DD.MM. 3/3/1975 e 24/1/1986

Nella Tavola dell’assegnazione della Vulnerabilità per Epoca di Costruzione, di cui si riporta uno stralcio, il

territorio è suddiviso in zone ad alta, media e bassa Vulnerabilità (ved. legenda):

Piano di Protezione Civile della Città di Lamezia Terme

Rischio Sismico (stampa del 19/XI/2011) 31

Stralcio della Tavola della Vulnerabilità per epoca di costruzione23

23 Tav. OE6 (sintesi) del Piano di Mitigazione della Vulnerabilità Sismica del Comune di Lamezia Terme – P. Nicotera – GNDT – Rende Anno 1991

Piano di Protezione Civile della Città di Lamezia Terme

Rischio Sismico (stampa del 19/XI/2011) 32

Nell’assegnazione dei livelli di Vulnerabilità si è inteso classificare a Vulnerabilità alta quelle zone

caratterizzate da edifici il cui impianto costruttivo risale ad epoche precedenti all’emanazione di leggi

sismiche, mentre sono state classificate rispettivamente a Vulnerabilità media o alta le zone caratterizzate

da una prevalenza di costruzioni costruite dopo la prima legge sismica ovvero dopo la legge quadro del

1974.

Nella tavola d’analisi che segue è riportata la distribuzione territoriale del parametro indicatore

configurazione plano-altimetrica, secondo le cinque tipologie di zone:

- ZONA PA1 zona caratterizzata da un tessuto edilizio continuo, costituito da edifici aggregati con piante

irregolari e asimmetriche. L’altezza media risulta essere inferiore al limite di quella consentita dalle norme

- ZONA PA2 zona dove l’aggregazione dei vari edifici è avvenuta dando luogo a configurazioni

planimetriche regolari e ordinate. I limiti di altezza di questa zona sono in genere rispettati

- ZONA PA3 zona caratterizzata da una variazione continua sia di stati di aggregazione sia delle altezze

degli edifici

- ZONA PA4 zona con edifici distinti gli uni dagli altri con sensibili variazioni di altezza all’interno della

zona

- ZONA PA5 zona caratterizzata da edifici isolati e distinti, formanti un tessuto urbano a larghe maglie

proprio di un’edilizia di tipo estensiva. Le altezze si presentano abbastanza uniformi e non eccessive.

Anche per questo parametro indicatore è stata elaborata una restituzione grafica, rappresentata dalla

Tavola dell’assegnazione della Vulnerabilità per Configurazione Plano Altimetrica, di cui si riporta uno

stralcio.

Si osserva dalla Tavola la classificazione del territorio comunale in zone ad alta, media e bassa Vulnerabilità,

per come riportato nella legenda riportata in successione:

Piano di Protezione Civile della Città di Lamezia Terme

Rischio Sismico (stampa del 19/XI/2011) 33

Stralcio della Tavola di Vulnerabilità per Configurazione Planoaltimetrica24

L’ultimo parametro indicatore dell’Organizzazione Edilizia, ossia i materiali da costruzione, restituisce una

zonizzazione composta da quattro tipi di zone:

24 Tav. OE7 (sintesi) del Piano di Mitigazione della Vulnerabilità Sismica del Comune di Lamezia Terme – P. Nicotera – GNDT – Rende Anno 1991

Piano di Protezione Civile della Città di Lamezia Terme

Rischio Sismico (stampa del 19/XI/2011) 34

- ZONA MC1 zona caratterizzata da costruzioni realizzate in pietra naturale e argilla o misti di pietra di

fiume e scaglie di laterizi

- ZONA MC2 zona di edifici in muratura di laterizi o di pietrame e laterizi listati

- ZONA MC3 zona in cui esiste una coesistenza di edifici in muratura e di edifici in cemento armato

- ZONA MC4 zona caratterizzata da costruzioni esclusivamente in cemento armato

Segue cartografia e relativa assegnazione dei livelli di Vulnerabilità Stralcio della Tavola della Vulnerabilità per materiali da costruzione25

25 Tav. OE8 (sintesi) del Piano di Mitigazione della Vulnerabilità Sismica del Comune di Lamezia Terme – P. Nicotera – GNDT – Rende Anno 1991

Piano di Protezione Civile della Città di Lamezia Terme

Rischio Sismico (stampa del 19/XI/2011) 35

Nell’assegnazione dei livelli di Vulnerabilità si è inteso classificare a Vulnerabilità alta quelle zone (MC1 e

MC2) caratterizzate da costruzioni in pietrame o in argilla cotta al sole (i cosiddetti bresti) tipici delle

abitazioni contadine, mentre le zone caratterizzate da una prevalenza di costruzioni in muratura (MC3)

ovvero in cemento armato (MC4) sono state rispettivamente classificate a Vulnerabilità media o alta.

4.3 VULNERABILITA’ DEL SETTORE INFRASTRUTTURE A RETE E PUNTUALI

4.3.1 Analisi dei parametri indicatori

Per giungere alla vulnerabilità del settore in interesse sono stati valutati i seguenti parametri indicatori:

1. larghezza carreggiate viabilità interna

2. flussi veicolari orari nelle tre fasce di punta (8:00-9:00 – 12:30-13:30 – 17:30-18:30)

3. parametro H/L (altezza edifici / larghezza strade)

4. attraversamento impianti tecnici (rete elettrica, metano, fognante e idrica)

Si riportano di seguito gli stralci di alcune tavole d’analisi appositamente redatte per lo specifico settore:

Piano di Protezione Civile della Città di Lamezia Terme

Rischio Sismico (stampa del 19/XI/2011) 36

Stralcio della Tavola dell’Analisi della viabilità interna26

26 Tav. IR1 (analisi) del Piano di Mitigazione della Vulnerabilità Sismica del Comune di Lamezia Terme – P. Nicotera – GNDT – Rende Anno 1991

Piano di Protezione Civile della Città di Lamezia Terme

Rischio Sismico (stampa del 19/XI/2011) 37

Stralcio della Tavola di Analisi della mobilità nella fascia oraria 12:30 – 13:3027

27 Tav. IR3 (analisi) del Piano di Mitigazione della Vulnerabilità Sismica del Comune di Lamezia Terme – P. Nicotera – GNDT – Rende Anno 1991

Piano di Protezione Civile della Città di Lamezia Terme

Rischio Sismico (stampa del 19/XI/2011) 38

Stralcio della Tavola di Analisi degli attraversamenti degli impianti tecnici28

28 Tav. IR5 (analisi) del Piano di Mitigazione della Vulnerabilità Sismica del Comune di Lamezia Terme – P. Nicotera – GNDT – Rende Anno 1991

Piano di Protezione Civile della Città di Lamezia Terme

Rischio Sismico (stampa del 19/XI/2011) 39

4.3.2 Determinazione dei Livelli di Vulnerabilità

Per quanto concerne il parametro indicatore altezza edifici / larghezza strade (H/L), l’assegnazione dei

livelli di Vulnerabilità (bassa, media, alta) avviene come specificato nella seguente Tavola:

Stralcio della Tavola di Vulnerabilità nel rapporto H/L29

29 Tav. IR1 (sintesi) del Piano di Mitigazione della Vulnerabilità Sismica del Comune di Lamezia Terme – P. Nicotera – GNDT – Rende Anno 1991

Piano di Protezione Civile della Città di Lamezia Terme

Rischio Sismico (stampa del 19/XI/2011) 40

Stralcio della Tavola di Vulnerabilità nella mobilità30

30 Tav. IR3 (sintesi) del Piano di Mitigazione della Vulnerabilità Sismica del Comune di Lamezia Terme – P. Nicotera – GNDT – Rende Anno 1991

Piano di Protezione Civile della Città di Lamezia Terme

Rischio Sismico (stampa del 19/XI/2011) 41

Dalla sovrapposizione degli effetti delle singole Tavole della Vulnerabilità di ciascun settore discende la

Carta della Vulnerabilità Sismica allegata al presente Piano, a cui si rimanda per ogni maggior dettaglio.