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Piano Quinquennale di Gestione 2016-2020 del Cinghiale nel Parco Nazionale della Majella Documento Operativo Annuale 2017 Il presente documento, assunto e reso esecutivo con determinazione del Direttore del Parco, è previsto, nella sua formulazione e nella sua efficacia, nel Piano di Gestione approvato con Deliberazione del Consiglio Direttivo del Parco Nazionale della Majella n. 22 del 26 Novembre 2015. In particolare, come risulta dall’enunciato del suddetto Piano, per ciascun anno di attività, il Direttore del Parco, sulla base delle indicazioni tecniche dei Responsabili degli Uffici incaricati, emana, con apposita Determinazione, un Documento Operativo Annuale, contenente: 1. le valutazioni inerenti l’andamento aggiornato dei danni alle colture e le relative statistiche; 2. il numero di animali e la struttura di popolazione oggetto di prelievo per l’annualità di riferimento; 3. la definizione delle Aree di Intervento per catture con chiusini e abbattimenti selettivi, e le eventuali modifiche alle Aree di Intervento, sulla base di valutazioni di vulnerabilità o di particolari esigenze di conservazione; 4. le indicazioni operative particolari relative alle modalità di svolgimento delle catture, degli abbattimenti selettivi, agli operatori abilitati, all’organizzazione delle attività, al ruolo del CTA e dei tecnici del Parco sul campo, alla definizione delle procedure di alienazione e delle filiere delle carni. Il Documento Operativo Annuale è trasmesso per opportuna conoscenza all’ISPRA, al MATTM e alla Regione Abruzzo. 1. Valutazioni inerenti l’andamento aggiornato dei danni alle colture e le relative statistiche. Per quanto attiene alle valutazioni di cui al p.to 1, queste sono ampiamente riportate nel succitato Piano Quinquennale, poiché rappresentano l’analisi del fenomeno inerente, per l’appunto, gli ultimi anni di rilevamento, fino al 2014. Si evita pertanto di riportare le rappresentazioni grafiche e i dati analitici già compresi nel documento di Piano. Le rappresentazioni grafiche ivi riportate, permettono di formulare alcune importanti considerazioni: 1. il picco dei danni, per quanto ovviamente concentrato nel periodo primaverile – estivo, è piuttosto variabile, su base mensile, di anno in anno;

Piano Quinquennale di Gestione 2016-2020 del Cinghiale nel ... · gestione. In particolare, sotto la diretta gestione del personale dell’Ente saranno effettuate la posa in opera

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Piano Quinquennale di Gestione 2016-2020

del Cinghiale nel Parco Nazionale della Majella

Documento Operativo Annuale 2017

Il presente documento, assunto e reso esecutivo con determinazione del Direttore del Parco, è previsto,

nella sua formulazione e nella sua efficacia, nel Piano di Gestione approvato con Deliberazione del Consiglio

Direttivo del Parco Nazionale della Majella n. 22 del 26 Novembre 2015.

In particolare, come risulta dall’enunciato del suddetto Piano, per ciascun anno di attività, il Direttore del

Parco, sulla base delle indicazioni tecniche dei Responsabili degli Uffici incaricati, emana, con apposita

Determinazione, un Documento Operativo Annuale, contenente:

1. le valutazioni inerenti l’andamento aggiornato dei danni alle colture e le relative statistiche;

2. il numero di animali e la struttura di popolazione oggetto di prelievo per l’annualità di

riferimento;

3. la definizione delle Aree di Intervento per catture con chiusini e abbattimenti selettivi, e le

eventuali modifiche alle Aree di Intervento, sulla base di valutazioni di vulnerabilità o di

particolari esigenze di conservazione;

4. le indicazioni operative particolari relative alle modalità di svolgimento delle catture, degli

abbattimenti selettivi, agli operatori abilitati, all’organizzazione delle attività, al ruolo del CTA e dei

tecnici del Parco sul campo, alla definizione delle procedure di alienazione e delle filiere delle carni.

Il Documento Operativo Annuale è trasmesso per opportuna conoscenza all’ISPRA, al MATTM e alla

Regione Abruzzo.

1. Valutazioni inerenti l’andamento aggiornato dei danni alle colture e le relative statistiche.

Per quanto attiene alle valutazioni di cui al p.to 1, queste sono ampiamente riportate nel succitato Piano

Quinquennale, poiché rappresentano l’analisi del fenomeno inerente, per l’appunto, gli ultimi anni di

rilevamento, fino al 2014.

Si evita pertanto di riportare le rappresentazioni grafiche e i dati analitici già compresi nel documento di

Piano. Le rappresentazioni grafiche ivi riportate, permettono di formulare alcune importanti considerazioni:

1. il picco dei danni, per quanto ovviamente concentrato nel periodo primaverile – estivo, è piuttosto

variabile, su base mensile, di anno in anno;

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2. i danni alle colture foraggere, in aumento negli ultimi quattro anni, avvengono soprattutto nei mesi

primaverili, fatto che risulta facilmente spiegabile in quanto queste colture sono le prime fonti

alimentari a disposizione dei selvatici dopo l’inverno;

3. le patate sono la coltura maggiormente interessata dai danni alla semina o nel periodo immediatamente

successivo; i danni comunque si protraggono in maniera abbastanza uniforme, anche se inferiore, per tutto

il periodo di presenza in campo della coltura.

4. i cereali vengono danneggiati soprattutto a partire nell’epoca della maturazione delle cariossidi, e sono

pertanto concentrati soprattutto nei mesi estivi. In misura minore, si verificano danni a fine inverno

dovuti principalmente all’attività di grufolazione.

5. i danni al mais avvengono in gran parte nel periodo autunnale. Va evidenziato comunque che questo

tipo di danni incide assai poco sul totale, anche perché, analogamente a quanto avviene per il vigneto,

l’attività di prevenzione mediante l’uso di recinzioni elettrificate promosse negli ultimi anni dall’Ente

Parco si concentra soprattutto su queste colture.

6. i danni al vigneto si concentrano ovviamente all’epoca della maturazione dell’uva, spesso poche

settimane o addirittura pochi giorni prima della vendemmia. Anche in questo caso, l’uso di recinzioni

elettrificate ha fornito riscontri positivi, anche in considerazione del fatto che il periodo critico per questa

coltura è di breve durata;

7. Risulta evidente la necessità che gli interventi preventivi siano attivati in un lasso temporale piuttosto

lungo, e siano attivati preferibilmente a partire da inizio primavera. Laddove invece si decida di

intervenire essenzialmente per la prevenzione dei danni alle colture di pregio (vigneto, mais e patate), gli

interventi possono essere attivati anche a partire dal mese di agosto.

2. Numero di animali e struttura di popolazione oggetto di prelievo per l’annualità 2017.

Anche per quanto attiene il punto 2 i dati di recente rilevazione, fino al 2015, con aggiornamento per il

2016, sono riportati nel Piano. Per quanto preannunciato dunque già in sede di pianificazione, in relazione

alla stima di popolazione ottenuta per il 2015, e confermata anche per il 2016, che è pari a circa 325

animali nell’area di gestione, la quota massima ammissibile di cinghiali che è possibile rimuovere

dalla popolazione nel corso delle attività di cattura programmate per il 2017 è di circa 130 animali, avendo

come riferimento il valore soglia del 40 %, cosi come è stato individuato e contestualizzato anche nel

“Piano di gestione della popolazione di cinghiale nel territorio del Parco Nazionale della Majella - Anno

2007”, come la soglia massima ammissibile di animali che è possibile catturare e rimuovere dalla

popolazione senza alterare la dinamica della popolazione di cinghiale nell’area.

3. Definizione delle Aree di Intervento per catture con chiusini e abbattimenti selettivi.

In riferimento alle aree di intervento, invece, nell’Allegato 6 al Piano sono riportate cartograficamente

quelle che sono state individuate come aree di intervento, dove è necessario prioritariamente

effettuare delle attività aventi la finalità di risolvere o almeno ridurre in maniera significativa il

danneggiamento dei cinghiali alle colture e/o la presenza dei cinghiali in aree urbane.

In queste aree oltre a proseguire le attività di prevenzione dei danni attraverso varie tipologie di recinzioni

o dissuasori, sarà possibile eseguire il prelievo del cinghiale nelle due modalità sopra descritte. Nello

specifico queste aree sono state definite secondo i criteri seguenti:

1. aree nelle quali si rileva un danneggiamento cronico, ripetuto nel tempo ed oneroso dal punto di vista

degli indennizzi erogati dall'Ente;

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2. aree a prevalente vocazione agricola nelle quali i costanti danni recati alle colture dal cinghiale

compromettono significativamente la produttività aziendale e la persistenza di attività agricole

tradizionali e sostenibili;

3. aree urbane o periurbane nelle quali è rilevata una presenza costante, non sporadica o accidentale, del

cinghiale.

Al di là dell’attivazione dei prelievi in queste aree, resta inteso che i chiusini potranno essere attivati in

ogni caso a ridosso dei centri abitati (zone D del Piano del Parco) qualora se ne rilevasse la necessità,

ovvero ne sia segnalata, da parte delle autorità di pubblica sicurezza, la necessità di intervento per

ragioni di tutela della pubblica incolumità.

L’Ente Parco avrà cura di gestire direttamente tutte quelle fasi ritenute critiche in quanto a rispetto degli

standard operativi, al benessere animale, alla diretta conoscenza dell’andamento delle operazioni di

gestione. In particolare, sotto la diretta gestione del personale dell’Ente saranno effettuate la posa

in opera delle trappole e recinti, gli allettamenti alimentari, la conduzione e manutenzione ordinaria

delle trappole, tutte le operazioni inerenti il recupero e trasferimento degli animali catturati fino al

mezzo di trasporto dell’affidatario, compresa la fornitura di casse per il trasporto, nonché le operazioni di

riconoscimento individuale o marcatura degli animali catturati, in presenza del Veterinario Ufficiale della

ASL competente e del Corpo Forestale dello Stato.

Sarà invece necessario procedere all’affidamento a personale esterno di altre competenze tecnico-

organizzative, quali, il montaggio, smontaggio e posa in opera delle trappole e recinti, lo stoccaggio e

manutenzione ordinaria delle casse in legno per il trasporto degli animali, la gestione e trasporto delle

casse dal mezzo di trasporto alle trappole, attraverso l’utilizzo di mezzo agricolo gommato o cingolato

con rimorchio (secondo indicazioni dei tecnici), l’esecuzione delle attività di cattura, nonché l’assistenza

alla ditta aggiudicataria del ritiro dei cinghiali nel carico e scarico delle casse da trasporto sul mezzo.

L’Ente provvederà poi alla selezione di ditte, secondo le procedure previste dalla legge, per il ritiro degli

animali catturati e per la cura di tutte le operazioni successive al conferimento degli animali catturati.

Gli animali catturati dovranno essere trasportati nel più breve tempo possibile, conformemente alla

vigente normativa in materia sanitaria e di benessere animale, presso uno stabilimento di macellazione

autorizzato o presso aziende agricole o agro-faunistico venatorie recintate.

Per quanto riguarda, invece, le modalità per le operazioni di prelievo selettivo, esse sono effettuate ai sensi

dell’art. 11, comma 4, della L n. 394/1991, necessarie per ricomporre squilibri ecologici e al fine di tutelare

le attività agricole tradizionali ai sensi dell’art. 1, c.2, lett. b), sulla base di criteri tecnici e delle indicazioni

derivanti dai competenti uffici del Parco ad esito del monitoraggio e dell'attività scientifica condotta in

coerenza ai fini istituzionali dell'Ente.

Per l’anno 2017, le attività di cattura mediante chiusini saranno effettuate nelle aree indicate di seguito,

evidenziate in colore azzurro, mentre quelle di abbattimento selettivo saranno effettuate nelle aree

evidenziate in rosso, sulla mappa che integra e modifica parzialmente l’allegato 6 del Piano

Quinquennale, sulla base delle esigenze di tutela attualizzate ai dati di monitoraggio faunistico, con

particolare riguardo alla presenza dell’Orso bruno marsicano nell’area di intervento.

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Aree di Intervento

Le aree di intervento sono state individuate tenendo conto della distribuzione, tipologia, concentrazione ed

entità dei danni, unitamente alla geografia ed orografia dei luoghi ed alla zonazione. Nella Tabella 1 e nella

Figura 1 sono riportate le 26 aree di intervento individuate come prioritarie. Ad ognuna è associato un ID

numerico univoco che viene riportato nella cartografia. Per ogni area è stata calcolata la superficie ed il

perimetro.

Codice Identificativo Area Categoria Area Superficie Perimetro

1 A 540568,9400 4442

2 A 176178,3000 1677

3 A 367726,1100 3137

4 A 258674,9700 1901

5 A 1284556,6000 5903

6 C 512005,9300 2744

7 C 409458,2900 2417

8 C 4682831,8000 10138

9 A 655499,6400 4667

10 C 994458,4800 3870

11 C 683738,1400 3665

12 C 695741,3800 4242

13 C 1835082,3000 6650

14 C 1255225,7000 4515

15 C 638082,9400 2917

16 C 714468,1300 3413

17 C 349522,5400 2928

18 C 310702,6200 2176

19 C 172382,0000 1665

20 B 918646,3700 5898

21 C 629858,5200 3157

22 C 2279434,6000 7404

23 C 135029,0400 1427

24 C 350107,9800 2318

25 A 475580,6800 2889

26 A 676209,5900 4300 Tabella 1: Elenco Aree Critiche di Intervento

Le aree di intervento sono state suddivise in tre categorie: quelle indicate in tabella con la lettera A (in

rosso sulla carta) sono le aree in cui è potenzialmente possibile effettuare gli abbattimenti selettivi. Le aree

con il codice B (in verde) sono quelle per la quali (come nel caso di Piana Cerreto), in considerazione della

notevole importanza conservazionistica, è stato stabilito che non sono utilizzabili né i recinti di cattura né

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tanto meno gli abbattimenti selettivi e in cui prioritariamente vanno effettuati interventi di prevenzione del

danno tramite recinzioni su area vasta e con controllo intensivo del funzionamento dei presidi utilizzati.

Le aree con il codice C (in blu) sono quelle per le quali sono esclusi gli abbattimenti selettivi e, oltre alla

necessità di agire attraverso sistemi di prevenzione del danno tramite recinzioni, che sono in ogni caso da

valutare e, ove possibile, attuare, si potrà procedere anche con le catture con i chiusini dopo un’accurata

valutazione di campo da effettuare caso per caso.

Figura 1: distribuzione e tipologia di aree critiche di intervento nel PNM.

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Figura 3: dettaglio aree critiche B e C nel settore meridionale del Parco.

Figura 2: dettaglio aree critiche C nel settore centrale del Parco.

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Le aree A sono quelle, come già accennato, all’interno delle quali sono ritenuti ipotizzabili gli abbattimenti.

Per il 2017 sono state individuate 8 Aree Critiche di Intervento appartenenti a questa tipologia.

Figura 4: dettaglio area critiche A ed area abbattimenti.

Tale territorio (contornato di fucsia nella figura 4) è stato individuato e delimitato attraverso un processo di

esclusione rispetto alle aree di presenza stabile dell’Orso bruno marsicano nel PNM. Per ottenere queste

aree sono stati utilizzati i dati di presenza di Orso bruno marsicano raccolti nel periodo 2005-2015, in

particolare i 426 dati di presenza certa considerati di attendibilità di Categoria 1 (seguendo i Criteri adottati

dallo SCALP, quindi dati derivanti da genetica, videotrappole, avvistamenti diretti comprovati da materiale

fotografico, dati telemetrici indipendenti, escrementi, predazioni accertate dal veterinario dell’Ente, animali

morti). Per tener conto della situazione più attuale ed aggiornata, le aree individuate, utilizzando il periodo

più ampio, sono state poi confrontate con quelle ricavate dall’utilizzo dei soli dati degli ultimi cinque anni

(2011-2015) di monitoraggio. Visto il notevole aumento nel

numero di dati e la notevole espansione dell’area occupata

stabilmente negli ultimi anni dall’orso, questa precauzione

non ha portato a modifiche sostanziali. Per l’individuazione

dell’area di presenza stabile dell’Orso bruno marsicano

all’interno del PNM non sono state utilizzate “carte della

vocazione del territorio” o i “modelli di distribuzione

potenziale” della specie ma le localizzazioni certe a cui è

stato poi applicato l’estimatore di Kernel al 95% di

probabilità sui soli dati non autocorrelati, questo al fine di

poter passare dalle localizzazioni singole ad aree con una

Figura 5: area di presenza stabile dell’orso bruno

marsicano nel PNM aggiornato al 2015 ottenuto con

estimatore di Kernel al 95% di probabilità.

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elevata probabilità di presenza, partendo dalla distribuzione e concentrazione dei dati di presenza certa.

Tale risultato è stato poi confrontato con

l’aggiornamento dell’areale dell’orso bruno marsicano

che è stato realizzato nel corso del 2015 (Ciucci et al

2017) attraverso gli strumenti geostatistici (Kriging)

dell’analisi zonale e del Jack-knifing sul dataset finale e

media finale.

Per quello che riguarda il territorio del PNM questa

analisi ha utilizzato lo stesso set di dati con la differenza

che il periodo di riferimento è 2005-2014.

I due areali ottenuti hanno restituito una situazione

sostanzialmente simile tra loro anche se con il

metodo del Kringing l’area di presenza risulta più

estesa sia vero nord che verso ovest. Allo stato

attuale oltre al tratto terminale del fiume Orta, solo

parte del settore nord e di quello orientale del Parco

non costituiscono area stabile di presenza della

specie. Queste ultimi due settori non sono stati

comunque considerati come aree in cui è possibile

effettuare abbattimenti sia perché in queste aree

sono registrati danni alla agricoltura di entità tale da

non necessitare interventi (nell’area è stata

individuata una sola zona critica) sia perché questi

territori presentano una elevata idoneità alla specie

e costituiscono fondamentali aree di rifugio. Stante la

tendenza in atto, questi territori, in fase di

colonizzazione sia da nord ovest che da sud est da parte della specie, molto probabilmente

costituiranno nel breve-medio periodo aree di utilizzo stabile da parte dell’Orso bruno marsicano

Figura 6: celle di presenza certa periodo 2005-2014.

Figura 7: area di presenza stabile dell’orso bruno

marsicano nel PNM aggiornato al 2014

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nel PNM, per le quali vanno quindi prese tutte le necessarie precauzioni volte a tutelare il processo

in atto. Dal confronto tra i due areali e dalla sovrapposizione degli stessi con l’area in cui sono

ritenuti realizzabili gli abbattimenti e le aree critiche di intervento di tipo A si nota come una

porzione di entrambi gli areali di presenza stabile della specie, ricada all’interno di queste ultime.

Tenendo conto della caratteristiche dei confini del Parco in queste aree, del livello di

sovrapposizione tra aree antropizzate, aree coltivate ed aree naturali, dell’elevato grado di

urbanizzazione/antropizzazione nelle aree esterne al Parco, in questi contesti territoriali, è stato

comunque reputato possibile nel corso del 2017, fermo restante l’attuale situazione, effettuare

eventuali abbattimenti di cinghiali all’interno delle 8 aree critiche individuate.

Considerazioni generali sul disturbo

Con il termine disturbo si intende una qualsiasi attività antropica in grado di alterare il

comportamento e/o lo stato fisiologico di un animale. La questione del disturbo antropico sulla

fauna selvatica è una problematica difficile da comunicare, che genera sempre molto dibattito a

livello sociale. Spesso, infatti, gli effetti di un disturbo non sono immediatamente visibili

sull’animale e di conseguenza i “disturbatori” restano con la convinzione di non aver arrecato

nessuna alterazione nel comportamento degli animali semplicemente perché questi non sono

Figura 8: sovrapposizione tra gli areali di presenza dell’orso bruno marsicano, area abbattimenti ed aree critiche di intervento di

tipo A.

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fuggiti. Le fonti di disturbo di natura antropica, seppur difficili da quantificare e da definire, sono

molteplici e possono avere effetti sia sul comportamento che sulla fisiologia degli animali.

L’orso, tra i grandi carnivori, è quello che risulta più vulnerabile a fattori di disturbo associati alla

presenza dell'uomo. Molto spesso il disturbo incide negativamente sui processi di uso delle risorse

da parte degli orsi (Olson et al. 1997, White et al. 1999, MacHutchon 2001, Smith et al. 2002, Dick

& Baydack 2004, Nevin & Gilbert 2005a, 2005b, Herrero et al. 2005, Rode et al. 2006a, 2006b,

2007) e questo può avere conseguenze negative sia sul successo riproduttivo sia sulla

sopravvivenza degli individui. In una popolazione unica e ad alto rischio di estinzione, i fattori di

disturbo che incidono negativamente sui bilanci energetici e nutrizionali, soprattutto a carico delle

femmine, possono ripercuotersi negativamente su tutta la popolazione (Craighead et al. 1995) con

conseguenze negative, anche gravi, sullo stato di conservazione della specie.

Sebbene sia abbastanza complesso misurare gli effetti del disturbo sulla fauna selvatica e sebbene

nella comunità scientifica i dati circa la capacità dell’orso di adattarsi agli stimoli negativi siano

discordanti, è indubbio che:

- la tranquillità durante l’alimentazione primaverile è fondamentale per permettere all’orso

di riacquistare la massa corporea persa durante l’inverno, ridurre il rischio di abbandono

dei piccoli da parte delle femmine e garantire ai maschi le esigenze nutrizionali necessarie

per la riproduzione (Hellgren 1998, Rode et al. 2006a, 2006b,2007);

- la tranquillità durante il periodo iperfagico è fondamentale poiché gli orsi accumulano il

grasso necessario per superare l’inverno, per favorire lo sviluppo del feto nelle femmine e

per favorire lo sviluppo dei piccoli (Hellgren 1998; Rode et al. 2006a, 2006b, 2007);

- la tranquillità in tana riduce il rischio di abbandono dei cuccioli da parte della femmina

(Hellgren 1998; Rode et al. 2006a, 2006b, 2007);

- l’assenza di disturbo in generale favorisce la permanenza degli animali nelle aree più

favorevoli (Olson et al. 1997; Smith et al. 2002; Rode et al. 2006a, 2006b, 2007).

Anche se apparentemente l’animale disturbato non mostra particolari reazioni comportamentali, a

livello fisiologico le reazioni sono molteplici. I fattori stressanti colpiscono i recettori dell’organismo

e il sistema nervoso analizza gli impulsi ed elabora una risposta adattativa. Se lo stimolo avviene

per periodi di tempo prolungati, l’organismo può esaurire le risposte adattative necessarie a

controbilanciare l’azione del fattore stressante. Nel caso della risposta che interessa il sistema

neuroendocrino, se lo stimolo è eccessivo e/o la risposta non è idonea a soddisfare l’esigenza di

equilibrio e di stabilità dell’organismo si manifestano alterazioni patologiche o comportamentali.

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Un livello elevato e continuato di cortisolo produce effetti negativi a catena che si ripercuotono

sulla sopravvivenza e sulla riproduzione e quindi influenzano le dinamiche di popolazione degli

animali selvatici (Scott et al. 2002).

Come evidenziato in letteratura, sebbene su orsi sottoposti a prelievo venatorio (Ordiz et al.,

2012), ma cautelativamente assimilando questa attività agli abbattimenti selettivi per

appostamento del cinghiale, gli orsi reagiscono drasticamente all'inizio del la stagione di caccia e

modificando il loro comportamento quotidiano. Gli animali possono rimodulare la propria capacità

antipredatoria attraverso un’intensificazione qualitativa e temporale delle attività di vigilanza, il

che implica deficit per altre attività essenziali quali il foraggiamento e il riposo (Brown e Kotler,

2004).

Valutazione dei danni, delle aree e delle procedure di intervento

Stante le considerazioni fino ad ora fatte, in relazione all’obiettivo della riduzione dei danni

all’agricoltura, si ritiene opportuno indicare, nelle carte di seguito riportate, l’ammontare degli

indennizzi versati nel quadriennio 2011-2014 per ogni unità di territorio corrispondente al reticolo

UTM 1 x 1 km, secondo le seguenti classi, dal colore più chiaro al più scuro:

- Fino a 1.000 €;

- Da 1.001 a 5.000 €;

- Da 5.001 a 10.000 €;

- Da 10.001 a 25.000 €;

- Più di 25.000 €.

Esse evidenziano quindi come le aree di intervento individuate effettivamente corrispondano a

quelle caratterizzate da una maggiore intensità dai danni e, indirettamente, una maggiore

necessità di intervento in termini di prevenzione dei danni e/o di controllo della popolazione.

Se, da un lato, appare opportuno intervenire per quanto possibile in maniera uniforme sul

territorio, anche al fine di mitigare il conflitto sociale generato dai danni da cinghiale, per quanto

riguarda la riduzione del danno – e quindi degli indennizzi versati – si può decidere di concentrare

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gli sforzi maggiormente laddove siano presenti colture di pregio. A tal fine sono state individuate

le seguenti cinque tipologie di colture, per le quali è stato individuato il danno medio per ettaro di

superficie (dati 2014):

- Patate e ortaggi d. m. 4.212,74 €/ha;

- Vigneto e frutteto d. m. 3.640,85 €/ha;

- Mais d. m. 1.726,79 €/ha;

- Cereali d. m. 736,54 €/ha;

- Foraggere d. m. 519,15 €/ha.

Come rappresentato in figura 10 le colture di maggior valore per unità di superficie si concentrano

soprattutto nella porzione più settentrionale del Parco, e precisamente nei comuni di S. Valentino

Bolognano e Caramanico Terme (a valle del centro abitato). Vanno però tenute in debita

considerazione anche quelle aree che, sebbene in larga parte occupate da colture a bassa

redditività come le foraggere (prati stabili) e cereali a bassa resa, sono comunque tutt’ora

diffusamente coltivate e tuttavia a forte rischio di abbandono in quanto, essendo l’attività agricola

Figura 9: intensità dei danni per unità territoriale (area nord)

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già di per sé economicamente poco o per nulla remunerativa vista la marginalità dei territori, la

presenza di danni diffusi compromette quasi del tutto la sua sostenibilità.

.

Queste aree sono in particolare quelle di Decontra – Piano dei Valli tra Caramanico ed Abbateggio,

S. Nicolao di Caramanico, Piana Cerreto di Cansano e Pizzoferrato. Va tenuto presente che, al di là

dell’aspetto socioeconomico del fenomeno, l’abbandono dei terreni avrebbe impatto negativo

anche sugli habitat presenti in queste aree, spesso prioritari ai sensi delle direttive europee. In

alcune di queste aree potrebbero a tal proposito essere sperimentati metodi di prevenzione

alternativi al controllo numerico, come la recinzione fissa di grandi superfici, intervento che

Figura 11: intensità dei danni per unità territoriale (periodo 2011-2014)

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chiaramente potrà essere attivato solo a seguito di concertazione con le amministrazioni locali ed i

proprietari dei terreni. In particolare allo stato attuale risulta prioritario effettuare questo

intervento nell’area di Piana Cerreto, dove le emergenze faunistiche presenti rendono

inapplicabili forme di controllo diretto sulla locale popolazione di cinghiale.

Alla luce delle diverse risultanti derivanti dalle analisi effettuate e delle considerazioni fatte,

escludendo le 8 aree critiche in cui per il 2017 si ritiene sia possibile eventualmente effettuare

abbattimenti, all’interno del PNM sono presenti altre 17 aree (oltre a Piana Cerreto di cui si è già

detto) in cui è necessario realizzare interventi che determino una riduzione del danno, da

individuare tra recinzioni a scopo preventivo o catture con chiusini per riduzione locale delle

densità di cinghiale (o un loro utilizzo contemporaneo nelle aree più critiche identificate in base ai

criteri su enunciati). È necessario quindi prevedere le risorse economiche indispensabili ad

ottenere una efficace riduzione del danno e un impatto praticamente nullo sulla popolazione di

orso bruno marsicano del PNM in queste aree. La individuazione di quale strategia sia quella più

idonea tra recinzioni e catture con chiusini per ognuna delle 17 aree è rimandata ad una

successiva analisi puntuale delle caratteristiche di ognuna delle aree e delle considerazioni legate

Figura 12: distibuzione dei danni differenziata per tipologia di coltura – anni 2011-2014

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all’impatto di una riduzione della densità di cinghiale sui branchi di lupi territoriali presenti

all’interno del Parco.

Di seguito vengono riportate delle stime dei costi per recinzioni elettrificate per grandi superfici ed

una stima dei costi di gestione di recinti di cattura:

CALCOLO DEL COSTO DI UNA RECINZIONE ELETTRIFICATA PER GRANDE SUPERFICIE

perimetro: m 6.000

paletti in legno (distanza 4 metri) = 1500 x € 6,00 = € 9.000,00 filo m 6.000 x 3 = 18000 = 45 bobine da 400 m = € 850 circa elettrificatori n° 3 = € 600,00 pannelli solari n° 3 = € 600,00 isolatori n° 4500 = 60 confezioni da 50pz = € 350,00 batterie n° 3 = € 300,00 altri accessori = € 300,00 totale € 12.000,00 circa (iva inclusa)

CALCOLO GESTIONE RECINTI DI CATTURA

costo recinto: € 5.500 – 6.000 costo allettamento (per 5 recinti): 5 x 7 = 35 h/settimana x €/h 15,00 = €/settimana 525,00 costo attivazione trappole (2 gg/settimana per 5 recinti): 1 * 2 * 5 = 10 h/settimana = 150 €/settimana cattura e prelievo (2 gg/settimana per 2 recinti): 6 * 4 * 2 * 2 = 96 h/settimana = 1050 € settimana (6 = ore/recinto; 4 = n° operatori coinvolto; 2 = giorni alla settimana; 2 = n° recinti) trattore (12 h/settimana x 22 €/h) = 264 €/settimana trasporto (a carico del destinatario???) totale gestione recinti = 1989 €/settimana x 12 settimane = € 23.868,00 + acquisto mais

risultato atteso (dati estrapolati dalle attività svolte nel pngsl): media cinghiali catturati per cattura: 10 (4 striati, 3 rossi, 3 adulti); n° catture (2/settimana * 2 recinti/settimana * 12 settimane) = 48 tot. cinghiali catturati: 480 spesa / cinghiale = € 50,00 circa

Indicazioni operative per gli abbattimenti selettivi.

Il Responsabile dell'organizzazione e delle operazioni di abbattimento selettivo è, su delega del

Direttore dell'Ente, il Responsabile dell'Ufficio Veterinario e Zootecnia.

Con la Deliberazione del C.D. n. 22 del 2015, di approvazione del Piano del Cinghiale, si è anche

istituito l’Albo degli operatori di selezione del cinghiale del Parco Nazionale della Majella.

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Accedono all'Albo soltanto coloro che abbiano conseguito l’abilitazione all'abbattimento

selettivo, dopo aver frequentato l’apposito corso organizzato dal Parco e coordinato dal

Responsabile.

L’abilitazione viene conferita dal Direttore sulla base del giudizio emesso dalla Commissione

composta dai Responsabili degli Uffici VET, AGRO, ZOO, da un esperto di armi e balistica e da

eventuali professionisti esterni o collaboratori nominati dal Direttore.

Il corso è valido per:

- l'abilitazione alla caccia di selezione della specie cinghiale, secondo la vigente normativa e parere

dell'ISPRA;

- l'abilitazione e l'iscrizione all’Albo degli operatori di selezione del cinghiale del Parco

Nazionale della Majella;

D’intesa con le AASSLL competenti per territorio, si potrà includere nel corso anche il modulo

didattico per il riconoscimento di "Cacciatore formato in materia di igiene, sanità e sicurezza"

previsto dalla vigente normativa e il cui modulo sarà da realizzarsi in collaborazione con la

ASL competente.

Non sono ammessi all'iscrizione all'Albo i cacciatori che, pur essendo già in possesso

dell'abilitazione alla caccia di selezione della specie cinghiale, non abbiano frequentato il corso del

PNM e superato le prove finali.

Le domande di iscrizione al corso potranno essere inoltrate all'Ente Parco a seguito di un apposito

avviso pubblico e saranno accolte sulla base delle necessità gestionali definite dal Piano,

dall'organizzazione delle operazioni e dal piano di prelievo ridefinito come in questo DOA.

Le domande di iscrizione al corso saranno accolte, fermo restando il rispetto degli obblighi di

legge, in quota:

a) dell'80% riservata ai cittadini residenti all'interno dei comuni interessati dagli interventi (si

intende i territori comunali interessati dalle aree di intervento riportate in cartografia);

b) del 20% riservata ai cittadini residenti nei comuni del Parco.

Con apposita determinazione del direttore del Parco si provvederà a fissare i requisiti ed i

parametri di valutazione dei candidati che saranno ammessi al corso.

In caso di carenza di iscritti/operatori di cui alla lettera a), la quota destinata agli operatori di cui

alla lettera b) potrà aumentare; saranno accettati al corso cittadini non residenti all’interno

del Parco solo nel caso in cui si dovesse verificare anche una carenza di iscritti/operatori di

cui alla lettera b).

L'iscrizione al corso è gratuita per i residenti dei comuni del Parco, mentre qualora

dovessero essere ammessi i non residenti, questi dovranno versare una quota di iscrizione di €

100,00, una volta ricevuta l'eventuale comunicazione di ammissione al corso.

Ai fini dell'organizzazione delle operazioni il territorio del Parco viene suddiviso in settori di

intervento: l'assegnazione degli operatori ai diversi settori di intervento avviene

prioritariamente secondo i criteri di residenza all'interno o nelle vicinanze del distretto stesso; in

caso di esubero di operatori abilitati e disponibili rispetto alle postazioni definite dal Responsabile,

si applicherà il criterio della rotazione e/o del sorteggio, e comunque l'assegnazione avverrà a

giudizio insindacabile del Responsabile.

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Anche gli agenti del CTA del CFS, compatibilmente con le proprie disposizioni organizzative

interne, potranno partecipare al corso ed essere abilitati alle operazioni di abbattimento, se non

già abilitati con percorsi formativi equipollenti.

Dell’iter su indicato, si riportano brevemente gli atti amministrativi salienti conclusi nel 2016:

- Determinazione n. 335 del 4/4/2016 “Convenzioni per la realizzazione di corsi di

abilitazione all'abbattimento selettivo del cinghiale previsto nel piano quinquennale di

gestione della specie nel Parco Nazionale della Majella. Determinazioni e impegno di

spesa”;

- Avviso Pubblico per il Corso per operatori abilitati agli abbattimenti selettivi del Cinghiale

nel Parco Nazionale della Majella, nr. Rep. 2016/599, pubblicato sull’Albo Pretorio Online

del Parco dall’11 Aprile 2016 al 27 Aprile 2016;

- Parere favorevole ISPRA prot. n. 27967 del 12 maggio 2016 (Allegato II) in riferimento alla

richiesta inoltrata da codesto Ente con nota Prot. N. 5368 del 27 aprile ed alla successiva

nota integrativa prot. n. 5898 del 6 maggio 2016;

- Determinazione del Direttore n. 607 del 13/06/2016 “Corso per operatori abilitati agli

abbattimenti selettivi del Cinghiale nel Parco Nazionale della Majella. Ammissione, esito

delle prove ed autorizzazione al trasporto armi per la prova di tiro”, che contiene anche il

verbale della prova scritta e orale del giorno 11 Maggio 2016;

Infine, con Determinazione del Direttore N. 833 DEL 08-08-2016 è stata data approvazione dei

verbali delle prove d'esame previste dal "Corso per operatori abilitati agli abbattimenti selettivi del

cinghiale nel Parco Nazionale della Majella" e pubblicazione dell'Albo degli operatori di selezione

del cinghiale del Parco Nazionale della Majella, per l’anno 2016.

L’Albo degli Operatori è attualmente composto da 17 abilitati. Si ritiene opportuno, non appena le

attività saranno avviate e meglio definite operativamente, istituire un secondo corso di

formazione, in modo da poter disporre di operatori in grado di coprire una turnazione opportuna

per i mesi di attività che saranno individuati.

Gli abbattimenti sono effettuati per aspetto da siti di appostamento scelti dai tecnici del Parco,

sentito il personale del Comando Stazione del CTA CFS competente per territorio, dagli operatori

abilitati.

I siti di appostamento sono scelti dai tecnici del Parco, anche avvalendosi di consulenze di

carattere balistico tese ad assicurare il rispetto delle norme di sicurezza per gli operatori, per

gli avventori e per i turisti del Parco.

I siti di appostamento possono essere ricavati in sedi naturali idonee oppure essere

corredati di apposita altana realizzata dall'Ente Parco, previa autorizzazione del proprietario del

fondo e nel rispetto delle procedure amministrative del caso. Qualora le condizioni tecnico-

amministrative lo consentano, saranno impiantate temporaneamente altane in legno di idonea

altezza e con due posti operatore, in modo che possa appostarsi l’incaricato dell’abbattimento

insieme ad un verificatore (CFS).

In casi limitati che verranno valutati in maniera specifica e puntuale, e comunque solo per periodi

di tempo limitato e non nelle aree ove si dovesse ravvisare una frequentazione assidua di animali

selvatici non target, per facilitare la riuscita delle operazioni e la selettività del prelievo, il

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Responsabile potrà disporre un'attività di foraggiamento attrattivo mediante operatori o

foraggiamento automatico.

In ciascun sito di appostamento le operazioni sono effettuate da un singolo operatore di selezione

il quale, per motivi di sicurezza o per rendere più funzionali le operazioni, deve essere

accompagnato sul sito da un agente del CTA o da un tecnico del Parco, previa

comunicazione al Responsabile e al CTA.

Ogni operatore, in caso di sito senza altana, può muoversi all’interno di un raggio di

tolleranza la cui distanza è stabilita dal Responsabile, sentito il CTA, caso per caso.

Le operazioni sono effettuate in conformità ad un calendario almeno mensile predisposto dal

Responsabile e comunicato al CTA del CFS. Il calendario, redatto sulla base degli obiettivi

fissati dal piano di gestione, stabilisce il periodo, i giorni, gli orari nonché i settori e gli eventuali

luoghi di appuntamento per ciascun gruppo.

E’ in ogni caso fatto divieto di svolgere attività di abbattimento selettivo nei seguenti periodi:

- nei giorni festivi e prefestivi;

- dal 23 dicembre al 6 gennaio;

- dal giovedì santo al martedì dopo Pasqua;

- dal 25 aprile al 1 maggio;

- dal 1° Agosto al 16 agosto.

L’Ente Parco inoltre si riserva di interrompere l’attività di abbattimento selettivo per motivate

ragioni di tutela della fauna, in relazione al ciclo biologico delle specie o di siti

particolarmente critici (aree che dovessero essere frequentate dall’orso se non già segnalate, siti

di tana e di rendez vous del lupo, siti di riproduzione di altre specie oggetto di tutela ecc.).

Il Responsabile, in caso di attivazione contemporanea di più settori di intervento, può

affidare a uno o più tecnici del Parco o agenti del CTA il coordinamento di singole zone con più siti

di prelievo.

Il Responsabile deve altresì autorizzare, per ciascun settore di intervento, e favorire, il

recupero degli eventuali cinghiali feriti mediante l’utilizzo di cani da traccia e conduttori

specificatamente formati. Il conduttore di cane da traccia, nell'esercizio delle proprie

funzioni, deve essere munito di arma a canna rigata. L'abilitazione dell'ausiliare deve essere

prodotta al Responsabile delle operazioni e l’impiego dei cani da traccia va autorizzato con

apposito provvedimento del Direttore.

Qualora il conduttore giudichi il recupero particolarmente impegnativo può farsi coadiuvare da

un altro conduttore, senz'arma e privo di cane, dandone comunicazione al Responsabile.

L’Ente Parco può riservarsi di vietare l’uso del cane da traccia qualora il recupero non sia avvenuto

entro la sera stessa dell’abbattimento, ove sussistano particolari condizioni di disturbo.

Qualora dovesse registrarsi un numero eccessivo di cinghiali feriti e non recuperati, l’Ente Parco si

riserva la facoltà di sospendere le attività di abbattimento e di verificare di nuovo le condizioni di

contesto e di perizia degli operatori.

Per il prelievo selettivo del cinghiale ed eventuali attività di recupero sono utilizzabili

esclusivamente armi ad anima rigata, ad una o più canne, conformi per l'uso venatorio munite di

ottica di puntamento a ripetizione non semiautomatica. Il calibro minimo è pari a 7 mm o a 250

millesimi di pollice.

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Immediatamente dopo aver raggiunto il capo abbattuto, l'operatore deve inserire al tendine

calcaneale comune (c.d. tendine di Achille) sinistro un apposito contrassegno numerato, conforme

alle prescrizioni ISPRA e appositamente prodotto e assegnato dal Parco della Majella.

Il capo abbattuto deve essere rapidamente eviscerato sul sito di abbattimento ed un analogo

contrassegno numerato a quello applicato al tendine sinistro deve essere applicato al

pacchetto intestinale.

Il capo abbattuto, presentato o messo a disposizione, in forma di carcassa eviscerata, ai tecnici del

Parco nell'ora e nel posto indicato dal Responsabile, deve essere accompagnato dal pacchetto

viscerale univocamente identificato nelle modalità su esposte.

Effettuate le verifiche del caso e controllata la scheda di abbattimento del capo, la carcassa e il

pacchetto viscerale sono caricate su un automezzo frigorifero, d'ora in poi chiamato Centro di

Sosta mobile, che effettuerà il trasporto di tutte le carcasse ottenute nella sessione di

abbattimento presso il mattatoio autorizzato e convenzionato con l'Ente Parco.

Norme di sicurezza.

La carabina può essere estratta dal fodero e caricata solo nel sito prescelto ed assegnato per

l'appostamento. Al di fuori delle operazioni di tiro la carabina è sempre tenuta in sicura.

Il tiro è eseguito solo quando si verificano entrambe le seguenti condizioni:

a) l’animale selezionato è completamente visibile, chiaramente distinguibile, non in corsa e

posizionato di fianco;

b) nell’eventualità che l’animale non venga colpito la palla deve potersi conficcare in terra entro

pochi metri e comunque deve essere completamente visibile l'intera traiettoria.

In particolare è vietato tirare:

- in direzione di strade, sentieri, case, boschi, crinali, specchi d’acqua, pareti rocciose;

- in situazioni atmosferiche, quali nebbia, neve o pioggia, che comportano una diminuzione

nella visibilità tale da pregiudicare le condizioni di sicurezza;

- in condizioni di scarsa luminosità nell’ottica;

- a braccio libero;

- più di due colpi in rapida sequenza.

All’orario stabilito di chiusura della giornata di prelievo l’operatore scarica la carabina nel sito di

appostamento e si reca senza ritardo nel punto di ritrovo.

Destinazione dei capi catturati o delle carcasse degli animali abbattuti.

L’Ente Parco pubblicherà un invito a presentare domande di manifestazione d’interesse per la

creazione di una graduatoria di ristoranti/agriturismi, al fine di alienare capi della specie cinghiale

provenienti da attività di cattura e rimozione con chiusini.

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La procedura sarà conforme ai Reg. CEE n. 852/2004 e 853/2004 del Parlamento Europeo che

stabiliscono norme in materia specifica di igiene per gli alimenti di origine animale.

Potranno presentare domanda di partecipazione al seguente avviso pubblico i soggetti interessati

proprietari o gestori di ristoranti di un ristorante/agriturismo sito in uno dei Comuni del Parco

Nazionale della Majella.

Una volta catturati, i capi saranno trasportati con automezzi autorizzati presso il mattatoio e

quindi macellati. I ristoratori verranno avvisati della disponibilità dei capi eventualmente macellati

seguendo l’ordine della graduatoria, per via telefonica, e-mail o fax. Sarà, a tal proposito,

comunicato il peso morto dei capi, intesi come carcasse eviscerate, scuoiate e private della testa.

Una volta comunicata la disponibilità dei capi macellati e da alienare, il ristoratore interessato

dovrà, senza ritardo, effettuare un versamento della somma dovuta.

La quota da versare, da intendersi come rimborso spese per le attività di cattura, rimozione e

trasporto dei cinghiali, a favore dell’Ente Parco, è stabilita in € 1,00 (uno/00) /kg peso morto, per

l’anno 2016-2017. Con apposita Determinazione del Direttore, qualora se ne verificasse

l’opportunità, la quota potrà essere modificata ovvero istituito un prezzo a base d’asta.

La quota dovrà essere versata sul conto corrente dell’Ente Parco Nazionale della Majella, IBAN

IT30F0760115500000019576651 indicando come causale “Alienazione di capi di cinghiale:

rimborso spese”. Il mancato pagamento entro le 24 h successive alla comunicazione è da

intendersi come una rinuncia.

Il prezzo euro/kg peso morto indicato per l’alienazione dei capi è da intendersi come rimborso

spese per le attività di cattura, rimozione e trasporto di cinghiali vivi dai siti di cattura al mattatoio

con automezzo autorizzato, a favore dell’Ente Parco.

Una quota equivalente, derivante dall’alienazione dei capi, verrà destinata dall’Ente per la

gestione della specie e la prevenzione dei danni causati dalla specie all’interno dell’area protetta.

Il ristoratore, una volta pagato il bollettino, può disporre del/i capo/i e, tramite accordo per le vie

brevi con il Centro di Macellazione individuato, può decidere:

a) di ritirare la carne in mezzene o tre pezzi, qualora in possesso dei necessari requisiti

normativi inerenti il trasporto di carni;

b) di richiedere eventuali lavorazioni di sezionamento e/o di trasformazione delle carni,

nonché il trasporto delle carni in mezzi autorizzati e refrigerati presso il ristorante/agriturismo.

Tutte le altre spese eventuali, relative a lavorazioni diverse dalla mezzena, alle attività di trasporto

carni ecc. saranno concordate con il centro di macellazione e a carico dei ristoratori interessati.

L’Ente Parco valuterà inoltre la possibilità di attivare anche il sistema di alienazione di capi vivi, in

favore di aziende agricole o agro-faunistico-venatorie, nel rispetto della vigente normativa e

sentita la ASL competente per territorio relativamente alla sorveglianza sanitaria dei capi da

trasferire.

Anche per quanto riguarda la destinazione dei capi oggetto di abbattimento selettivo, la

destinazione delle carcasse deve essere prevalentemente indirizzata alla creazione di una filiera

corta di carni di qualità a beneficio delle comunità locali e con la prevalente partecipazione degli

operatori agroalimentari e turistici del Parco.

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A tal proposito i capi sono trasportati, mediante automezzo autorizzato, presso uno dei

mattatoi autorizzati alla macellazione ed alla lavorazione degli animali selvatici per poi

essere ceduto a ditte autorizzate nelle modalità di seguito descritte.

Ciascun operatore può, tuttavia, entrare in possesso di massimo 1 capo/anno per

autoconsumo, purché la carcassa abbia seguito la procedura prevista di trasporto al

mattatoio e di certificazione sanitaria: gli operatori, dunque, entreranno in possesso solo delle

mezzene, lavorate e commercializzabili, restituite dal mattatoio. Essi potranno prendere

accordi direttamente con i mattatoi per il trasporto delle carni presso le proprie abitazioni o per la

commercializzazione di tali mezzene.

Il numero dei capi che potranno essere destinati agli operatori potrà aumentare qualora non si

dovessero riscontrare richieste da parte degli operatori di filiera.

Per quanto detto, dunque, le carni dei cinghiali abbattuti in attività di controllo devono essere

destinate esclusivamente all’invio della carcassa ad un mattatoio e centro di lavorazione della

selvaggina. Il capo, una volta abbattuto, deve essere (se possibile) ulteriormente dissanguato,

privato al più presto di stomaco ed intestino e trasportato nel Centro di Sosta mobile previa

marcatura, come sopra descritto.

La carcassa deve essere scortata dalla dichiarazione del cacciatore attestante la data, l’ora ed il

luogo dell’abbattimento e tutti i campi così come indicato nel modello di Dichiarazione post-

abbattimento (Reg. 853/2004 CE, allegato III, sez. IV, cap. II).

La carcassa può essere inviata al centro di lavorazione della selvaggina sempre con testa e

accompagnata dai visceri toracici e dal diaframma perché il veterinario ufficiale possa effettuare il

prelievo per la ricerca di Trichinella e il controllo dalla documentazione sopra indicata.

Al fine di avviare il processo di refrigerazione dei capi nel più breve tempo possibile

dall’abbattimento e consentire il raggiungimento di una temperatura in tutta la carcassa inferiore

o uguale a +7°C, le carcasse verranno senza ritardo conferite e stoccate nel Centro di Sosta mobile,

con il quale si provvederà al trasporto al mattatoio/centro di lavorazione carni di selvaggina.

All'atto del conferimento il Responsabile o suo delegato, insieme al CTA CFS, effettua il controllo

per la verifica della conformità del capo abbattuto rispetto a quello assegnato all’operatore.

Una volta al centro di lavorazione il veterinario ufficiale provvederà all’ispezione dei visceri, al

prelievo dei campioni per la Trichinella al controllo della documentazione ed alla bollatura

sanitaria. Nel centro di lavorazione della selvaggina in accordo con il Veterinario Ufficiale, il

Veterinario del Parco o suo delegato preleverà le matrici biologiche da sottoporre ad analisi così

come previsto dall’apposito piano di monitoraggio del Parco.

Le carcasse saranno alienate mediante una procedura amministrativa così riassunta:

- l'Ente Parco pubblica un avviso per manifestazione di interesse rivolta a ristoranti,

agriturismi, alberghi, aziende agroalimentari, con priorità a quelle dei comuni del Parco,

fissando un prezzo a base d'asta a titolo di rimborso spese per le attività di gestione

effettuate;

- definita e pubblicata la graduatoria, le ditte idonee saranno preavvertite del calendario dei

prelievi e dovranno comunicare la loro disponibilità a ricevere i capi;

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- il giorno successivo ad ogni sessione di abbattimento, il Responsabile comunicherà la

disponibilità dei capi e l'eventuale assegnazione alle ditte, utilizzando, di volta in volta, il criterio di

turnazione;

- per procedere all'alienazione del capo la ditta dovrà versare, entro 24 h dal ricevimento della

comunicazione, la quota stabilita, da intendersi come rimborso spese per le attività di

cattura/abbattimento, rimozione e trasporto dei cinghiali, a favore dell’Ente Parco.

La ditta potrà così disporre del capo nelle medesime modalità descritte sopra per le catture con

chiusini.

A garanzia della tracciabilità di prodotto e della corretta esecuzione delle procedure relative

all'alienazione di capi di cinghiale, il mattatoio/centro di lavorazione trasmetterà senza ritardo per

e mail, alla ditta e al Ufficio Veterinario e Zootecnia dell'Ente Parco:

- la bolla di reso conto lavorazione;

- il documento c.d. "mod. 17" di macellazione riferito alla carcassa consegnata

(Certificazione esito visita veterinaria ai sensi art. 17 del R. D. 3298/28).

Ogni altro dettaglio operativo sarà definito con appositi provvedimenti del Direttore dell’Ente

Parco.

Sulmona, lì 10 Luglio 2017

IL DIRETTORE DELL’ENTE PARCO

Arch. Oremo Di Nino

IL RESPONSABILE DEL PROCEDIMENTO

Dott. Simone Angelucci

IL RESPOSABILE UFFICIO GESTIONE FAUNISTICA

Dott. Antonio Antonucci