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Piano regionale per la cooperazione internazionale (L.R. 17/99) Piano regionale per la Promozione di una cultura della Pace (L.R. 55/97) 2007-2010 Programma Operativo Mediterraneo e Medio Oriente 2010 Direzione Generale della Presidenza Settore Attività Internazionali

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Piano regionale per la cooperazione internazionale (L.R. 17/99)Piano regionale per la Promozione di una cultura della Pace (L.R. 55/97)

2007-2010

Programma Operativo Mediterraneo e Medio Oriente

2010

Direzione Generale della PresidenzaSettore Attività Internazionali

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Indice:

Analisi della zona di cooperazione in termini di punti di forza e di debolezza, la strategia prescelta

Il nuovo quadro di prospettiveGli obiettivi di sviluppo del MillennioLe politiche delle organizzazioni internazionaliLe politiche dell’Unione EuropeaLe politiche del Ministero Affari EsteriAggiornamento del contesto anno 2010La cooperazione Toscana nell’area mediterranea e mediorientaleLa cooperazione sanitaria internazionale della Regione ToscanaProgetti della cooperazione sanitaria internazionale nell’area Mediterraneo-Medio OrienteLe attività di cooperazione della Toscana nell’area mediterranea e mediorientale, anno 2008 – 2009 I progetti del Tavolo Mediterraneo e Medio Oriente – 2008 Tabella di coerenza priorità Regione Toscana e progetti 2007, 2008 e 2009 del Tavolo Mediterraneo – Medio OrienteAnalisi punti di forza e debolezza, la strategia prescelta

Elenco delle sub aree (paesi /regioni/altro) nei quali si intende operareMaroccoTerritori Occupati PalestinesiSahara OccidentaleLibanoIraqAlgeria

Giustificazione delle priorità adottate alla luce delle priorità strategiche del Piano di Indirizzo ex L.R. n. 17/99 e n. 55/97, dei documenti annuali, degli orientamenti strategici del Ministero Affari Esteri, dell’Unione Europea e delle Organizzazioni Internazionali per l’area

PremessaTavola di coerenza strategica con gli orientamenti strategici delle OO.II., dell’UE, del MAE e della Regione Toscana

Priorità di intervento e obiettivi specifici

Modalità di esecuzione e gestione del ProgrammaI gruppi di lavoro tematici o di sub area geografica I gruppi di Progetto Monitoraggio e valutazione

Piano finanziario unitario (specificazione del contributo regionale, degli altri partners toscani, di contributi nazionali, comunitari e delle OO.II.)

Elenco indicativo dei progetti

Valutazione di coerenza1. Analisi della zona di cooperazione in termini di punti di forza e di debolezza, la strategia prescelta.

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Il nuovo quadro di prospettive

Il bacino del Mediterraneo e il Medio Oriente rappresentano un'area di importanza strategica per l'Italia, vista la sua collocazione geografica al centro del mar Mediterraneo, e a livello mondiale, data la disponibilità di ingenti risorse energetiche (soprattutto petrolio) e la presenza di importanti tradizioni culturali e religiose, fortemente radicate, che nei millenni si sono incontrate e/o scontrate dando forma ad una delle aree culturalmente più ricche del pianeta. È l’area – allargata verso il Medio Oriente e il Golfo Persico - da cui derivano sfide centrali per la sicurezza energetica, il controllo dei flussi migratori, la lotta al terrorismo e la gestione delle crisi. Questi elementi sono anche all'origine di numerosi conflitti e situazioni di tensione e ingiustizia che purtroppo caratterizzano tale area al giorno d'oggi.

Gli aspetti salienti dell'area del Mediterraneo e del Medio Oriente possono essere sintetizzati nei seguenti punti:

Livello socio-culturale: l'area è abitata prevalentemente da popolazioni di lingua e cultura araba, con la presenza di alcuni gruppi minoritari concentrati in particolari zone (berberi in Marocco e Algeria, ebrei in Israele, cristiani in Libano ecc.).Livello economico: tranne Israele e Libia che si situano tra i paesi ad alto indice di sviluppo umano (HDI), i restanti paesi dell'area mediterranea e mediorientale presentano un HDI medio. Per quanto riguarda la crescita economica, essa è abbastanza buona soprattutto per l'area del Maghreb (il tasso di crescita del PIL pro capite dei paesi del Medio Oriente e del nord Africa, per il periodo 2005-2007, è stato del 3,8% all’anno in media), ma è particolarmente critica nei Territori Occupati Palestinesi (TOP), la cui economia soffre della lunga occupazione militare israeliana (-2,9% medio annuo per il periodo 1990-2005).Livello politico e della governance: nonostante siano stati compiuti significativi passi verso la modernizzazione e la democratizzazione della struttura governativa, specialmente in alcuni paesi del Maghreb, l'organizzazione politica dei paesi mediterranei e mediorientali soffre, nella maggior parte dei casi, di un accentramento dei poteri in mano a élites composte da poche famiglie, di uno stato di diritto fragile, di una bassa partecipazione politica della società civile e di una limitata tutela dei diritti umani internazionalmente riconosciuti.

Dal momento che gli interventi nell'ambito della cooperazione allo sviluppo possono avere un impatto notevole sulle regioni caratterizzate da tensioni o conflitti, portando a volte anche a un peggioramento o a un escalation delle situazioni conflittuali, è importante operare un'analisi critica del contesto di intervento, cercando così di identificare, evitare e mitigare le conseguenze negative indesiderate dei progetti di sviluppo sull'andamento dei conflitti e di sostenere invece processi di pace. In questo senso, i programmi che affrontano situazioni di crisi dovrebbero ispirarsi al cosiddetto principio “do no harm”.Senza pretendere di offrire in questa sede un'analisi approfondita e sistematica delle aree di crisi caratterizzanti il contesto mediterraneo e mediorientale, elenchiamo di seguito le principali situazioni di tensione e conflitto:

Sahara Occidentale: dal 1975 è occupato dal Marocco e la sua popolazione, i Saharawi, è costretta a vivere in parte sotto occupazione del Marocco ed in parte in campi in territorio algerino, in condizioni sanitarie, economiche e sociali precarie.Israele-Palestina: schiacciati da un conflitto che dura da oltre un secolo, caratterizzato da una enorme sproporzione di forze tra le due parti, da una pericolosa radicalizzazione dell'opinione pubblica israeliana e palestinese e da una situazione di continuo degrado

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delle condizioni di vita socio-economiche della popolazione palestinese. Nonostante a novembre 2007 si sia tenuta ad Annapolis una Conferenza Internazionale per il rilancio dei negoziati, il processo di pace si trova attualmente in una fase di stallo, in particolare per la grande asimmetria esistente tra i due contendenti, che comporta la sostanziale libertà dello stato israeliano di decidere tempi, modi e oggetto del negoziato, e per la politica di colonizzazione dei territori palestinesi, mai interrotta dal 1967. Una grande responsabilità è infine da imputare alla comunità politica internazionale, il cui mancato intervento ha spesso finito per renderla complice della realtà dell'occupazione. In questa situazione, qualsiasi tentativo di processo di pace deve tener conto della molteplicità degli attori coinvolti e della necessità di un continuo aggiornamento nell'analisi critica del conflitto. Particolarmente critica è la situazione nella Striscia di Gaza, soprattutto dalla presa del potere da parte di Hamas nel giugno 2007 e dalla enorme emergenza umanitaria prodottasi con l’operazione militare israeliana “Piombo fuso” messa in atto tra dicembre 2008 e gennaio 2009, che ha causato la morte di 1307 palestinesi e 13 israeliani ed almeno 5.300 feriti. Anche dopo la cessazione unilaterale delle ostilità armate, la criticità della situazione rimane alta a causa del perdurare di una condizione di violenza a bassa intensità, con incidenti quotidiani su piccola-scala, e del blocco israeliano sulla Striscia di Gaza. Se il regime di chiusura è rimasto invariato per la maggior parte dei cittadini di Gaza, con il permanere del divieto all’entrata di materiali da costruzione e di denaro contante e delle forti limitazioni all’importazione di alcuni generi alimentari, l’accesso a cure specializzate fuori Gaza per malati cronici è drammaticamente peggiorato come anche il rischio di contrarre malattie a causa della contaminazione delle risorse idriche. Il risultato finale delle restrizioni all’accesso nella Striscia di Gaza è il calo della produzione, l’aumento dei prezzi dei generi alimentari e del tasso di disoccupazione. Infine, se è vero che il numero di razzi lanciati dalla striscia di Gaza si è notevolmente ridotto, è difficile che si possa parlare di un successo politico di Israele, anzi è probabile che il risultato politico dell’operazione “Piombo fuso” si traduca, nel medio e lungo termine, in un rafforzamento di Hamas e in un ulteriore radicalizzarsi della società civile palestinese e israeliana. Israele-Siria: i negoziati di pace tra questi due stati, relativamente al ritiro di Israele dalle Alture del Golan occupate nel 1967, iniziarono nel 1994 a Washington nel quadro delineato dalla Conferenza di Madrid. Se in linea di principio il ritiro è accettato da Israele, le principali questioni problematiche riguardano la profondità del ritiro, la sua tempistica, le sue fasi e il collegamento con una situazione di normalizzazione e gli accordi relativi alla sicurezza dell'area. Nel 2007, il Primo Ministro israeliano Ehud Olmert ha sottolineato la necessità che la Siria cessi di supportare i movimenti terroristici in Medio Oriente, come l'appoggio al movimento libanese Hezbollah, al fine di condurre serie negoziazioni di pace. Le trattative di pace indirette, che erano iniziate a maggio 2008 grazie alla mediazione della Turchia, sono state interrotte in seguito all’operazione “Piombo fuso” e rischiano di sparire dall’agenda diplomatica israeliana, almeno per ora, a causa delle posizioni del nuovo governo guidato da Netanyahu. Libano: dopo aver vissuto per anni un'intensa guerra civile tra le diverse componenti della sua popolazione (cristiani, musulmani sunniti, musulmani sciiti e drusi), il paese è ricaduto nella spirale della violenza a partire dalla guerra con Israele del 2006. Oggi, le rivalità tra le diverse minoranze nazionali si intrecciano con le tragiche condizioni di vita nei campi profughi palestinesi, il sopravvento delle forze più radicali e le contraddittorie relazioni con la Siria che ne condizionano pesantemente la politica. Un ruolo particolarmente importante ha il movimento radicale sciita Hezbollah, nato nel 1982 in reazione alla invasione israeliana. L’accordo di Doha del maggio 2008 sembra almeno in apparenza avere portato una relativa stabilità al paese, con l’elezione del presidente Michel Suleiman, e con la formazione di un governo, presieduto da Fuad Siniora, con la partecipazione di tutti i principali partiti. Tra gli ultimi eventi, risultano di buon auspicio l’apertura di rapporti diplomatici, lo scorso ottobre 2008, tra Libano e Siria e il recente avvio dell’operatività del tribunale internazionale per l’assassinio dell’ex-Primo Ministro

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Hariri.Iraq: dall'invasione dell'Iraq nel 2003 da parte delle forze armate USA, il paese si trova a vivere una situazione di violenta conflittualità interna e la sicurezza rimane nelle mani delle forze di coalizione sotto il mandato del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, sebbene dall’inizio del 2009 abbia preso forma il graduale ritiro delle truppe americane che dovrebbe concludersi entro il 2011. A livello, politico, con l’approvazione della nuova costituzione, l'elezione del Consiglio dei Rappresentanti e la nomina del nuovo Consiglio dei Ministri, nel 2006, è avvenuto il passaggio dal Governo di Transizione al primo Governo costituzionale Iracheno. Le recenti elezioni provinciali, a gennaio 2009, hanno inoltre visto la vittoria delle tendenze nazionaliste e centraliste, con l’affermarsi della coalizione guidata dal premier Nuri al Maliki: l’“Alleanza per lo Stato di diritto”. Come si diceva prima però, le forze di coalizione continuano a svolgere un ruolo chiave nel monitoraggio della sicurezza interna e delle frontiere. La situazione è resa particolarmente critica dallo scontro tra i maggiori gruppi politici iracheni e dalle tensioni esistenti con l'Iran, relativamente alla foce di Shatt-Al Arab (Tigri e Eufrate) nel Golfo Persico, e con la Turchia, relativamente allo status della popolazione kurda. Nonostante una realtà caratterizzata da un'enorme tragedia umanitaria e politica e da una violenta guerra civile, in Iraq continuano ad esistere e lottare diverse organizzazioni della società civile che tutti i giorni affrontano gravi pericoli per continuare a sostenere la pace e i diritti umani. Queste realtà richiedono, in particolare, uno sforzo di comprensione e solidarietà da parte della società civile internazionale. Iran: l'attuale questione iraniana, incastrata nella spirale del dossier nucleare, si interconnette con le diverse crisi caratterizzanti il Medio Oriente. L'Iran, diventato una potenza regionale nell'area mediorientale in seguito alla cacciata dei Talebani dall'Afghanistan e a quella di Saddam Hussein dall'Iraq, esercita oggi una grande influenza, sia politica, che economica e culturale, in molti paesi mediorientali, come l'Afghanistan, l'Iraq, i Territori Palestinesi, il Libano e la Siria. Inoltre la questione iraniana, insieme a quella irachena, ha riaperto la contrapposizione tra la componente sunnita e sciita della comunità musulmana, suscitando crescenti preoccupazioni tra i paesi arabi e mediorientali. Per tutti questi elementi è indispensabile, per la comunità internazionale, intessere un dialogo con l'Iran in un'ottica globale, e non solamente sulla sicurezza nucleare. Risultano perciò molto importanti le recenti aperture del Presidente USA Obama, il quale ha affermato la volontà della nuova Amministrazione americana di impegnarsi in un tipo di diplomazia che affronti l’intera gamma delle questioni aperte, con l’obiettivo di cercare un dialogo serrato con Teheran per la soluzione della questione nucleare. Ciò non comporterà cambiamenti significativi nella posizione statunitense, che continuerà a perseguire la sua chiara politica sulla sicurezza internazionale, quanto piuttosto nella politica iraniana, che dovrà misurarsi e confrontarsi con uno stile nuovo e con attori diversi.

Come abbiamo ricordato sopra l’area mediterranea e mediorientale, è un’area di importanza strategica, sia per la sua posizione geografica, sia per la grande presenza di risorse energetiche, e per la ricchezza e la diversità culturale. L’importanza strategica riconosciuta a questa area è molto evidente anche dalla quantità di risorse investite in politiche di sviluppo dagli attori internazionali, europei e italiani. Vediamo brevemente nei seguenti paragrafi, le principali politiche di sviluppo che riguardano l’area mediterranea e mediorientale.

Gli obiettivi di Sviluppo del Millennio

“La civiltà globalizzata del terzo millennio possiede la ricchezza, la conoscenza e i mezzi per coronare il sogno di un'umanità affrancata dalla miseria e dalla mancanza dei bisogni di base.” Questa è la filosofia che spinse i Capi di Stato e di governo di tutti gli

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Stati membri dell'ONU, riuniti dal 6 all'8 settembre 2000 a New York nel "Vertice del Millennio", la più ampia riunione di leader della storia, a porre la propria firma in calce alla "Dichiarazione del Millennio" (United Nations Millennium Declaration). In quell'occasione i leader mondiali affermarono la loro responsabilità non soltanto nei confronti dei rispettivi popoli, ma verso l'intera specie umana, definendo una serie di ambiziosi propositi da conseguire entro il 2015 (articoli 19 e 20 della Dichiarazione). Da queste affermazioni, attraverso successivi incontri diplomatici con la partecipazione delle principali agenzie delle Nazioni Unite, presero corpo gli otto Obiettivi di Sviluppo del Millennio (OSM), otto traguardi misurabili e vincolanti per l'intera comunità internazionale. Nonostante questo, oggi i progressi verso gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio hanno fatto segnare un preoccupante rallentamento che ne mette a rischio l'effettivo raggiungimento. Ma i problemi globali, rimangono ben presenti e per questo è indispensabile, ancora oggi, tener presente gli obiettivi fissati dalla comunità internazionale. Il primo obiettivo è quello di sradicare la povertà estrema e la fame attraverso la riduzione della popolazione che vive con meno di un dollaro al giorno e della popolazione che soffre la fame. Il secondo obiettivo si propone invece di garantire l’educazione primaria universale, assicurando che tutti i bambini, sia maschi che femmine, possano terminare un ciclo completo di scuola primaria. Il terzo obiettivo intende promuovere la parità dei sessi e l'autonomia delle donne, eliminando la disparità nell’accesso all'insegnamento primario e secondario. Il quarto obiettivo di sviluppo prevede la riduzione della mortalità infantile, da ottenere attraverso la riduzione di due terzi la mortalità dei bambini al di sotto dei cinque anni. Il quinto obiettivo riguarda invece in generale il miglioramento della salute materna, e fissa come obiettivo specifico la riduzione di almeno tre quarti del tasso di mortalità da parto. Il sesto obiettivo prevede la lotta all'HIV/AIDS, alla malaria ed ad altre malattie e si propone di bloccare la propagazione dell' HIV/AIDS, e bloccare l'incidenza della malaria e di altre malattie. Il settimo obiettivo si propone invece di garantire la sostenibilità ambientale, attraverso: l’integrazione dei principi di sviluppo sostenibile nelle politiche e nei programmi dei paesi; l’inversione della tendenza attuale nella perdita di risorse ambientali; la riduzione della popolazione senza un accesso all'acqua potabile e un miglioramento significativo della vita di almeno 100 milioni di abitanti degli slum. Infine, l’ottavo obiettivo si propone di sviluppare un partenariato mondiale per lo sviluppo attraverso la creazione di un sistema commerciale e finanziario che sia fondato su regole non discriminatorie. Questo obiettivo include l'ammissione senza tasse e vincoli di quantità per le esportazioni di questi paesi; il potenziamento dei programmi di alleggerimento dei debiti per i paesi poveri fortemente indebitati; la cancellazione del debito bilaterale ufficiale, e una più generosa assistenza allo sviluppo. Si prevede inoltre di occuparsi in maniera globale del problema del debito dei paesi in via di sviluppo attraverso misure nazionali ed internazionali, tali da rendere il debito stesso sostenibile nel lungo termine; la creazione di impieghi rispettabili e produttivi per i giovani. Inoltre si prevede di collaborare con le aziende farmaceutiche, per rendere le medicine essenziali disponibili ed economicamente accessibili nei paesi in via di sviluppo, e con il settore privato, per rendere disponibili i benefici delle nuove tecnologie, specialmente quelle dell'informazione e della comunicazione .

Le politiche delle Organizzazioni InternazionaliIl rapporto 2005 sullo stato di attuazione degli obiettivi di sviluppo del millennio nell’area mediterranea e mediorientale dell’UNDP (United Nation Development Program), descrive una situazione differenziata in termini di progresso nel raggiungimento degli obiettivi del Millennio. Mentre alcuni paesi, prevalentemente quelli che fanno parte del “Gulf Cooperation Council” (GCC) hanno dimostrato ampi progressi nel raggiungimento degli obiettivi del millennio; altri paesi, prevalentemente a basso sviluppo umano, tra cui Iraq e

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Palestina, falliranno il raggiungimento di molti degli obiettivi fissati per il 2015. Esiste invece, una situazione molto variabile e differenziata per quanto riguarda il raggiungimento degli obiettivi nei paesi dell’area Maghreb e Mashreq. Per questi motivi, gli sforzi dell’UNDP, nell’area sono orientati al supporto attivo nel raggiungimento degli obiettivi del millennio e nella riduzione dei livelli di povertà umana. In particolare il programma regionale UNDP per la promozione degli obiettivi del millennio è orientato verso le aree che hanno dimostrato, in questi anni, maggiori deficit. Gli obiettivi prioritari, individuati dall’UNDP nell’area sono, la riduzione della povertà (MDG1), l’equità di genere e l’empowerment delle donne (MDG3), la lotta all’AIDS (MDG6) e la gestione delle risorse idriche (MDG7). A questo proposito, il lavoro dell’UNDP in quest’area include: l’appoggio alla realizzazione di statistiche e rapporti di monitoraggio che riguardino la povertà e la disuguaglianza; la promozione di un accesso equo all’informazione e alla tecnologia; l’aumento dell’accesso all’educazione, alla salute, ai diritti umani; il miglioramento dei servizi pubblici inclusa la trasparenza; la promozione dell’equità di genere e la partecipazione delle donne; il rafforzamento della società civile, la promozione della partecipazione della società civile alla realizzazione degli obiettivi del millennio a livello nazionale e locale; la promozione di iniziative per combattere la povertà a livello locale, come il supporto al microcredito e alla micro finanza. Possiamo vedere, molto sinteticamente, alcune delle principali politiche dell’UNDP per l’area, nei diversi di settori di intervento:

Governance democratica: promozione di politiche di supporto alla governance democratica; controllo dei procedimenti elettorali; promozione di giustizia e diritti umani; sviluppo di e-governance e accesso all’informazione; appoggio al decentramento, alla governance locale, e alla lotta contro la corruzione. Inoltre, rispondendo alla richiesta dei paesi dell’area, l’UNDP ha creato il programma sulla governance nella regione Araba (POGAR), il quale ha l’obiettivo di appoggiare a livello regionale e nazionale le istituzioni, rispondendo ai bisogni prioritari, diffondere buone pratiche sulla governance, e promuovere riforme. POGAR lavora sia con i partner nazionali e regionali, che con le agenzie delle nazioni unite, donatori internazionali. In questi paesi la promozione di una governance democratica, è prioritariamente orientata all’intervento in tre aree principali: giustizia e diritti umani, decentramento e governance locale, riforma della pubblica amministrazione e lotta alla corruzione.

Riduzione della povertà: in questa area di intervento, l’UNDP cerca di aiutare l’azione dei paesi nella ricerca di risposte alle sfide di sviluppo più urgenti, sostenendo la costituzione di partenariati di istituzioni ed individui per lo scambio di conoscenze, esperienze e risorse.

Ambiente e Energia: le politiche dell’UNDP sono indirizzate in questo caso in alcuni settori considerati prioritari per la promozione di strategie per uno sviluppo sostenibile come la gestione sostenibile delle risorse idriche, lo sviluppo di energia rinnovabile e la tutela della biodiversità. Più di 13 paesi dell’area hanno ricevuto dall’UNDP supporto in alcuni settori, come biodiversità, cambiamento climatico, risorse idriche; tra i paesi coinvolti, Libano, Marocco, Oman, TOP, Siria, Tunisia. L’UNDP ha inoltre avviato un programma per la promozione e l’implementazione della convenzione per combattere la desertificazione in Asia occidentale e in Nord Africa e per rispondere ai bisogni di assistenza tecnica espressi da alcuni paesi come Algeria, Libano, Marocco, Siria. Il programma attraverso due diverse fasi ha promosso un approccio integrato al problema ambientale con attenzione anche al problema della povertà e della governance locale.

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Prevenzione e risoluzione dei conflitti: L’appoggio dell’UNDP in questo settore è molto complesso, e va dallo svolgimento di operazioni umanitarie, all’assistenza nella transizione politica e il rafforzamento delle istituzioni. L’UNDP ha lanciato la “Sub-Regional Facility for Cooperation in Disaster Reduction among Arab States,” nel giugno 2006. L’iniziativa vorrebbe rafforzare la capacità dei paesi coinvolti di prevenire e gestire le crisi. Si sono promosse anche azioni per la rimozione delle mine in alcuni paesi tra cui Iraq e Libano. Le politiche in questo settore prevedono inoltre il rafforzamento della capacità dei governi, la realizzazione di politiche per la gestione delle situazioni di conflitto, e il completamento del processo di sminamento. In particolare, l’UNDP, è impegnato nella prevenzione delle crisi e nella ricostruzione post conflitto prioritariamente in cinque paesi: Iraq, Libano, TOP, Somalia, Sudan. Il lavoro in questo caso è indirizzato al sostegno alla riabilitazione, alla ricostruzione delle istituzioni e società civile e al rafforzamento del tessuto sociale. HIV/AIDS: l’UNDP promuove politiche nell’area dirette a rafforzare le capacità nazionali nel far fronte alle cause principali dell'epidemia, promuove inoltre la partecipazione, l'uguaglianza di genere e diritti umani come elementi strategici dell’approccio alla soluzione dei problemi sanitari.

Sviluppo di genere: uno degli obiettivi dell’UNDP è quello di promuovere l’equità di genere e cercare di aiutare gli Stati a porre in essere politiche in grado di integrare l’equità nelle strategie di sviluppo. L’ufficio regionale per gli stati arabi ha messo in atto una serie di politiche che si basano sulla scelta di non realizzare politiche separate di equità, ma inserirle come asse trasversale in tutte le politiche. Infatti, il programma per Governance (POGAR) ha lanciato una iniziativa diretta a favorire la partecipazione delle donne nella vita politica e per eliminare le disuguaglianze di genere nelle legislazione dei governi. Il programma di lotta contro l’AIDS prevede di promuovere l’equità di genere, promuovendo attività specifiche. Lo stesso vale per il programma di informazione e comunicazione tecnologica per lo sviluppo nella regione (ICTDAR) che si impegna nella promozione dei diritti delle donne e dei bambini attraverso l’accesso all’informazione, con un progetto che si chiama (WRACTI). Ci sono inoltre, molti programmi UNDP che si occupano del rafforzamento dell’empowerment delle donne a livello nazionale. Ad esempio in Libano, l’UNDP, cerca di promuovere l’accesso delle donne all’informazione attraverso la produzione e la distribuzione di un CD rom che contiene informazioni che riguardano la legislazione familiare e le convenzioni internazionali sui diritti delle donne. In Marocco, l’UNDP cerca di promuovere attività imprenditoriali per le donne in zona rurale. Infine, attraverso la costituzione del “Center for Arab Women Training and Research (CAWTAR), l’UNDP si è impegnato nel sostegno alla ricerca, documentazione e formulazione di politiche che riguardino lo sviluppo di genere.Giovani: Nel 2005, l’UNDP in collaborazione con il dipartimento degli affair economici e sociali delle Nazioni Unite (UNDESA), ha promosso politiche dirette ai giovani per favorirne l’occupazione. Le politiche messe in atto in questo settore riguardano la creazione di un osservatorio sulla condizione dei giovani, l’inclusione dei problemi dei giovani nella formulazione delle politiche, la promozione di un dialogo sul tema. Per quanto riguarda le politiche trasversali indirizzate ai giovani, l’ufficio regionale per i paesi arabi ha promosso diverse iniziative a favore dei giovani all’interno dei programmi regionali che riguardano la governance, lo sviluppo tecnologico, l’AIDS e l’educazione.

Costruzione di società della conoscenza: l’UNDP lavora coi suoi partner su tre principali iniziative a sostegno dei paesi Arabi nel loro tentativo di migliorare il livello di conoscenza nelle rispettive società: miglioramento della qualità e della pianificazione istituzionale delle università arabe, in particolare grazie al supporto nell’adozione di strumenti di garanzia qualitativa per i curricula di

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Educazione, Ingegneria, Business Administration e Informatica; Tendenze negli Studi Matematici e Scientifici Internazionali (programma TIMSS), finalizzato alla crescita della cultura della valutazione e del miglioramento qualitativo nel settore dell’educazione di base degli Stati Arabi; Informazione e Comunicazione Tecnologica per lo Sviluppo nella Regione Araba (programma ICTDAR).Dobbiamo inoltre ricordare i programmi ART GOLD Marocco e ART GOLD Libano, i quali associano programmi e attività di diverse Organizzazioni delle Nazioni Unite tra cui UNDP, UNESCO, UNIFEM, OMS, UNOPS ed altre. Questi programmi traggono origine dai programmi-quadro multilaterali di sviluppo umano, realizzati dal 1989 con nomi e sigle diverse. L’idea fondamentale di questi programmi, si basa sulle opportunità offerte dalla cooperazione decentrata internazionale, che coinvolge da una parte le comunità locali europee ( regioni, province, comuni) e dall’altra i loro omologhi marocchini e libanesi in collaborazione con gli attori pubblici, privati e associativi. I programmi ART si propongono, da una parte di valorizzare il ruolo attivo delle comunità locali nei processi di sviluppo (per comunità locale si intende la popolazione che vive nei territori corrispondenti alle suddivisioni politico-amministrative degli stati, Regioni, Province, Dipartimenti, Municipi), perché proprio esse, con le loro risorse naturali, storiche, culturali e umane, con le loro istituzioni e sistemi di governo, sono un fondamentale soggetto politico dello sviluppo, che assume impegni e responsabilità, dialogando attivamente con le strutture centrali dello stato e con le Organizzazioni Internazionali. ART però sostiene allo stesso tempo anche le scelte politiche dei governi nazionali che vanno nel senso di un decentramento democratico, queste scelte infatti, vanno incoraggiate e sostenute perché costituiscono generalmente un segno della volontà politica di andare verso uno sviluppo più sostenibile, partecipato, equo e pacifico. Infine a livello internazionale Art opera per mettere a disposizione dei programmi nei paesi l’appoggio istituzionale e tecnico delle Organizzazioni delle Nazioni Unite e dei loro centri specializzati, e soprattutto per favorire concreti partenariati di cooperazione decentrata tra comunità locali e attori sociali del settore pubblico, privato e associativo del Sud e del Nord. Concretamente gli obiettivi del programma ART GOLD in Marocco, possono essere così riassunti:

Promozione della governance democratica a livello locale, attraverso l’uso di un approccio partecipativo nella programmazione dello sviluppo locale e le possibilità offerte dalle risorse provenienti dalla cooperazione internazionale. A questo proposito vengono applicati meccanismi basati sulla concertazione in materia di sviluppo locale e metodi di lavoro per la valorizzazione della dimensione locale e regionale;Sostegno al governo e agli attori locali (pubblici e privati) nella realizzazione di processi di decentramento e nella promozione di strategie di sviluppo partecipativo integrato a livello delle Regioni. Rinforzo le capacità degli amministratori locali attraverso la formazione sulla pianificazione locale dello sviluppo, il monitoraggio, e la realizzazione dei progetti;Sostegno alle amministrazioni pubbliche, alla società civile e al settore privato nei loro sforzi per promuovere un processo di decentramento e di sviluppo partecipato e integrato a livello locale; Appoggio ai processi di sviluppo locale, attraverso un migliore utilizzo delle risorse della cooperazione internazionale, della cooperazione decentrata e della cooperazione sud-sud.

Per quanto riguarda ART GOLD Libano, finanziato dal Governo italiano attraverso l’UNDP, esso copre le tre principali dimensioni dell’iniziativa globale ART GOLD, cioè quella locale, nazionale e internazionale. Il programma di intervento delineato è diventato ancor più rilevante nel contesto post-conflitto del 2006. Le tre dimensioni ricordate

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possono infatti integrarsi alla generalità degli interventi di ricostruzione preparando il terreno per la ricostruzione sostenibile nel lungo periodo, sia a livello nazionale che a livello locale, migliorando allo stesso tempo l’efficienza e l’efficacia della cooperazione internazionale. I principali obiettivi di ART GOLD Libano sono: Sostenere il Governo nazionale ed alcune comunità locali target nel raggiungimento dei MDGs, grazie all’utilizzo di metodologie partecipative;Sostenere le comunità locali nell’internazionalizzazione dello sviluppo umano locale attraverso la Cooperazione Decentrata;Sostenere i governi locali nella fornitura di servizi alla popolazione;Sostenere le comunità locali nell’offerta di lavori sostenibili ai gruppi più vulnerabiliIl programma mira quindi a stimolarne la crescita nel medio-lungo termine, attraverso azioni di recupero e crescita equilibrati, utilizzando strategie di sviluppo umano nelle aree pilota e partenariati territoriali nella regione euro-mediterranea, valorizzando il ruolo guida delle comunità locali. ART GOLD Libano opera nel nord del paese, con sede operativa a Tripoli, nel sud con sede a Tiro, nella Beqa’a occidentale a Chtourah e nell’area sud di Beirut come sede operativa e di coordinamento. La controparte nazionale libanese è rappresentata dal Cdr, Consiglio per la Ricostruzione e lo Sviluppo, che segue tutte le attività sia locali sia nazionali e internazionali del programma.

Una particolare caratteristica dei programmi ART GOLD, è quella di creare delle reti internazionali tematiche, che si propongono di intensificare gli scambi di esperienze, rafforzarle sul piano strategico e politico, e per arricchirle di contenuti innovativi. Le reti tematiche sono composte dalla rete per le innovazioni (IDEASS), la rete delle Università (UNIVERSITAS), la rete per la promozione dell’economia locale (ILS/LEDA), la rete che si occupa dell’approccio di genere (ART WOMAN), e la rete per i servizi sociali e sanitari (ART WIN). Queste reti tematiche facilitano la diffusione di conoscenze nei rispettivi campi, e la collaborazione tra i diversi attori.

Per quanto riguarda le politiche messe in atto dalla Banca Mondiale nella regione MENA (regione mediorientale e Africa del nord), il gruppo della Banca Mondiale, oltre a finanziare prestiti, crediti e donazioni (nel solo anno fiscale 2008 sono stati impegnati $1,5 milioni), fornisce assistenza tecnica e finanziaria in favore di riforme e per iniziative di emergenza e di ricostruzione nell’area. Le politiche di sviluppo realizzate dalla Banca Mondiale riguardano diversi settori di intervento:

Governance: da qualche anno le questioni che riguardano la governance e la riforma del settore pubblico sono al centro de dibattito sullo sviluppo nell’area. La situazione del settore è molto variabile da paese e paese. Secondo la Banca Mondiale, è generalmente molto carente la situazione in materia di trasparenza e di partecipazione democratica dei paesi MENA. La Banca cerca di porre rimedio a questi deficit promuovendo dei grandi programmi di prestito a Marocco, Yemen e Iraq e programmi di assistenza prestata sotto forma di doni in Cisgiordania e Gaza che agiscono per appoggiare politiche di riforma nel settore pubblico. In particolare alcune attività portate avanti da questi programmi si concretizzano nella lotta contro la corruzione, la promozione di un federalismo finanziario e del decentramento, il sostegno alla governance democratica e il diritto all’informazione. All’interno di queste iniziative il gruppo della Banca Mondiale prevede di accrescere gli studi in materia di governance e migliorare le attività di gestione e diffusione delle conoscenze in materia di governance e gestione pubblica. Settore finanziario e del settore privato: Secondo la Banca Mondiale, per ridurre la povertà è essenziale una crescita economica spinta in primo luogo dal settore

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privato, in grado di migliorare i redditi e creare impieghi per i poveri. Una delle attività principali della Banca nella regione è diretta ad aiutare i paesi ad assicurare una crescita economica rapida e sostenibile appoggiata da un sistema finanziario che funziona in maniera efficace. Per far questo, le politiche della Banca sono orientate ad instaurare un clima favorevole per gli investimenti e a favorire il dinamismo del settore finanziario. Inoltre la Banca ha promosso e finanziato dei lavori di analisi, di assistenza tecnica e programmi di sostegno per aiutare i paesi ad intraprendere riforme in questo settore. Educazione: Il rapporto 2008 della Banca Mondiale sull’educazione ha l’obiettivo di aiutare i responsabili politici della regione a concepire, ed elaborare delle strategie educative più efficaci, che si inspirano alle esperienze mondiali e regionali in materia. Il miglioramento del sistemo educativo rappresenta un importante elemento della strategia perseguita dalla Banca Mondiale, per promuovere uno sviluppo economico basato sull’innovazione. La banca lavora in particolare con questi paesi per assicurare un accesso equo all’istruzione, una migliore qualità dell’insegnamento e della formazione a tutti i livelli per rinforzare le capacità in materia di governance nel settore dell’educazione, accrescere l’efficienza della prestazione dei servizi educativi, e accrescere l’investimento pubblico nel settore educativo.Gestione sostenibile delle risorse idriche: la popolazione dei paesi della regione MENA rappresenta il 5% della popolazione del pianeta, ma dispone di meno dell’1% delle risorse di acqua dolce. Mentre la quantità dell’acqua disponibile resta costante, la domanda cresce rapidamente, traducendosi in tassi di prelievo che passano i limiti di sostenibilità ambientale. In questo settore la Banca concentra i suoi sforzi per realizzare politiche che riguardano la fornitura di servizi ai poveri in centri urbani, il decentramento nella fornitura dei servizi idrici, l’estensione dei servizi di raccolta e trattamento delle acque, la promozione dell'accesso ai servizi idrici e depurazione dell’acqua in ambiente rurale; la promozione dell’efficienza in materia di tecniche di irrigazione. Parità dei sessi e la lotta contro l’esclusione sociale: La strategia della Banca nella regione MENA cerca di favorire il miglioramento dei diritti delle donne e punta ad allargare l'accesso delle donne alle risorse pubbliche, e al mercato del lavoro. In particolare, la lotta contro la disuguaglianza sul mercato del lavoro costituisce la caratteristica principale della politica della Banca mondiale nel settore.

Le nuove linee guida della Banca Mondiale per la regione MENA, in seguito alla valutazione di quelle realizzate nel quinquennio 2002-2007, consistono nel fornire assistenza ai diversi paesi dell’area per:accelerare una crescita economica generale e la creazione di lavoro e la loro sostenibilità;accrescere l’integrazione della regione MENA nel resto del mondo e la sua posizione come partner globale;migliorare l’inclusione di donne, giovani, persone disabili e minoranze e accrescere la loro partecipazione nella sfera economica e pubblica;ricostruire infrastrutture fondamentali e istituzioni per lo sviluppo economico e sociale nelle aree colpite da conflittiInoltre, la Banca Mondiale giocherà un ruolo chiave nel sostenere i paesi MENA per affrontare la crisi globale nel breve periodo, gli effetti della crisi alimentare e di quella dei combustibili che hanno colpito il mondo nel 2008, e la crisi finanziaria in corso, il cui impatto sull’economia reale è ancora in via di evoluzione. Altrettanto importante sarà l’aiuto che la Banca Mondiale potrà fornire agli 11 paesi MENA allo scopo di rispondere alle sfide globali nel lungo periodo, come il cambiamento climatico e le conseguenze dell’invecchiamento della popolazione e degli squilibri nella forza lavoro. In particolar modo, le tematiche prioritarie per cui verrà fornita assistenza sono: il cambiamento climatico, la crisi idrica e la gestione delle risorse naturali; la vulnerabilità, i sussidi per i

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combustibili e il cibo e le reti di protezione sociale e di sicurezza; l’educazione per la creazione di un mercato del lavoro globale, la mobilità lavorativa e gli squilibri demografici e nella forza lavoro.

Le politiche dell’Unione EuropeaNei secoli, l'Europa ha sviluppato rapporti particolarmente intensi con i paesi della sponda sud e est del Mare Interno, rapporti che oggi sono rappresentati soprattutto dalle transazioni commerciali e dai massicci flussi migratori in direzione sud-nord.

L'importanza del bacino del Mediterraneo per i paesi europei e il riconoscimento del suo ruolo strategico ha trovato inizialmente riscontro nel Partenariato Euro-Mediterraneo (Euro-Mediterranean Partnership- EMP), creato a Barcellona nel 1995, il cui obiettivo è “fare del Bacino mediterraneo una zona di dialogo, di scambi e di cooperazione che garantisca la pace, la stabilità, la prosperità” (“Dichiarazione di Barcellona”, 1995) attraverso la creazione di un Partenariato globale e duraturo. Per raggiungere tale obiettivo i partner euro-mediterranei (paesi membri dell'UE, Marocco, Algeria, Tunisia, Egitto, Israele, Territori Occupati Palestinesi, Libano, Siria, Giordania e Turchia) hanno convenuto di perseguire una strategia improntata su tre vie (volet): un regolare dialogo politico rafforzato; lo sviluppo della cooperazione economica e finanziaria (finalizzata alla creazione di un'area di libero scambio entro il 2010); la cooperazione in materia culturale, sociale e umana. In linea generale, le priorità previste all'interno dei tre volet sono le seguenti:

Promuovere il principio di legalità, la democrazia, i diritti umani, le libertà fondamentali, il rispetto dei principi essenziali del diritto internazionale e un'adeguata formazione in tali materie. Assicurare il rispetto per la diversità e per il pluralismo nelle società dei paesi partner e lottare contro le manifestazioni di intolleranza, razzismo e xenofobia. Impegnarsi a favore della non proliferazione delle armi di distruzione di massa e per la lotta contro la criminalità organizzata, il traffico di droga e il terrorismo. Raggiungere una “soluzione pacifica, giusta, globale e durevole nel Medio Oriente, basata sulle pertinenti risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite” e ispirata al principio “terra in cambio di pace” (“Dichiarazione di Barcellona”, 1995).Accelerare il ritmo di uno sviluppo socio- economico sostenibile, migliorare le condizioni di vita delle popolazioni e diminuire il divario di sviluppo esistente nella regione mediterranea. Intervenire per attenuare le conseguenze sociali negative dell'accresciuta concorrenza e incoraggiare programmi a favore delle popolazioni più povere. Attuare un'opportuna cooperazione economica e un'azione concertata nei seguenti settori: investimenti, industria, ambiente, agricoltura, trasporti, energia, telecomunicazioni e tecnologia dell'informazione, pianificazione regionale, turismo, ambiente, scienza e tecnologia, acqua e pesca. Potenziare in modo consistente l'assistenza finanziaria dell'UE verso i suoi partner.

Avvicinare i popoli dei rispettivi paesi, favorire la comprensione tra di essi e migliorare la percezione reciproca attraverso la promozione di scambi a livello umano, scientifico e tecnologico, programmi e azioni di cooperazione decentrata e la partecipazione e la crescita della società civile organizzata. Come settori prioritari di intervento sono segnalati: sviluppo delle risorse umane, comuni e regioni, dialogo tra culture e civiltà, media, gioventù, scambi tra esponenti della società civile, sviluppo sociale, sanità, migrazione, terrorismo e immigrazione illegale.

Nell'ambito dell'EMP sono stati attivati numerosi e importanti programmi a

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favore dei paesi euro-mediterranei, come i programmi di cooperazione culturale (tra essi, Euromed Heritage, Euromed Audiovisual, Euromed Youth), MED-PACT (per sostenere la creazione di partenariati tra autorità locali del Mediterraneo e favorire la good governance) e MedCities (per rafforzare la capacità di gestire lo sviluppo ambientale e sostenibile delle città costiere mediterranee) per citarne alcuni. Inoltre si dà molta enfasi alla creazione di “reti” della società civile mediterranea, che si riuniscono in specifici Forum tematici, come il Comitato Permanente per il Partenariato EuroMediterraneo delle Autorità Locali e delle Regioni (COPPEM), il Forum Euro-Mediterraneo dei Sindacati, il Forum Mediterraneo delle Donne, il Forum Europeo dei Giovani, il Network Euro-Mediterraneo per i Diritti Umani (EMHRN) ecc., e nel complessivo Forum Civile Euro-Mediterraneo (FCE), che mira ad accrescere il peso della società civile organizzata all'interno dei processi decisionali dell'EMP.In seguito all'allargamento dell'UE nel 2004, l'EMP è stato inserito nella nuova Politica Europea di Vicinato (PEV o European Neighbourhood Policy, ENP), la quale mira a costruire un rapporto privilegiato tra l'UE e i paesi che confinano con le sue frontiere (quelli dell'EMP -tranne la Turchia-, Armenia, Azerbaigian, Georgia, Bielorussia, Moldavia e Ucraina) basato su un impegno reciproco a favore di valori comuni: democrazia e diritti dell'uomo, stato di diritto, buona governance, principi di economia di mercato e sviluppo sostenibile. L’obiettivo dichiarato di tale politica è quello di trasformare i nuovi confini in un’occasione di cooperazione, evitando dinamiche di esclusione e di emarginazione dei paesi che si troveranno progressivamente sul lato esterno della futura frontiera.Nell'ambito della PEV, è fornito sostegno principalmente alle riforme economiche, sociali e per il buon governo, al fine di promuovere la progressiva integrazione economica ed approfondire la cooperazione politica tra l'UE ed i paesi partner e indirizzare le specifiche opportunità e le sfide relative alla prossimità geografica tra l'Europa ed i paesi vicini. La PEV sarà realizzata, per il periodo 2007-2013, attraverso il nuovo strumento finanziario ENPI (European Neighbourhood and Partnership Instrument). Sebbene l'ENPI includa anche un programma regionale che copre tutti i paesi coinvolti nella PEV e un programma di cooperazione regionale esclusivamente per i partner mediterranei, elemento centrale della PEV sono i Piani d’Azione elaborati in modo bilaterale tra l'UE e i singoli Paesi. Essi contengono un’agenda delle priorità a breve e medio termine per i singoli Paesi partner riguardanti i seguenti settori: dialogo politico e riforme; cooperazione economica e sociale e sviluppo; questioni commerciali, riforme e regolamentazione dei mercati; cooperazione in materia di giustizia, libertà e sicurezza; trasporti, energia, società dell'informazione, ambiente, scienza e tecnologia; dimensione umana come i contatti tra le popolazioni, la società civile, l'istruzione e la salute pubblica. Relativamente ai paesi del Mediterraneo, ad oggi sono stati siglati i Piani d'Azione con Israele, Giordania, Marocco, Autorità Palestinese e Tunisia, nel 2006, e con Egitto e Libano, nel 2007. I Piani d'Azione non sono stati ancora negoziati per Algeria, Libia e Siria. Le priorità dell'assistenza ai paesi vicini sono infine precisate nei documenti generali di strategia per paese (Country Strategy Papers) per sette anni, nei programmi pluriennali più particolareggiati per tre anni (National Indicative Programmes) e nei programmi annuali dettagliati.

La PEV sostiene anche la cooperazione transfrontaliera, che verrà finanziata attraverso programmi congiunti fra regioni di stati membri e di paesi confinanti con l’UE, sia tramite confini marittimi che tramite confini terrestri. Tale forma di cooperazione si basa su precedenti esperienze di cooperazione territoriale europea, come Interreg, e i suoi obiettivi principali sono: la promozione di strategie comuni di sviluppo territoriale

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sostenibile, specialmente nei settori dell’ambiente, della salute pubblica, della prevenzione e della lotta al crimine organizzato; la sicurezza e l’efficienza delle frontiere e la promozione di azioni di cooperazione locali. È in tale tipologia di cooperazione che le autorità regionali, gli enti locali e le rispettive associazioni possono svolgere un ruolo chiave in fase di programmazione, come appare evidente nei nuovi regolamenti dell'UE

Per quanto riguarda il Mediterraneo si segnala il nuovo programma di cooperazione transfrontaliera (cross-border cooperation, CBC) “Bacino del Mediterraneo”, che comprende alcune regioni degli stati euromediterranei (Cipro, Francia, Grecia, Italia, Malta, Portogallo, Regno Unito e Spagna) e di quelli della sponda sud. L'Autorità di Gestione Comune (AGC) del Programma è la Regione Autonoma della Sardegna. Sulla base degli orientamenti comunitari per la componente cooperazione transfrontaliera dell'ENPI, i rappresentanti di tutti i Paesi coinvolti, hanno identificato le tematiche attorno alle quali si articola il Programma: promozione dello sviluppo socio-economico e rafforzamento dei territori, promozione della sostenibilità ambientale a livello di Bacino, promozione di migliori condizioni e modalità di circolazione delle persone, dei beni e dei capitali, promozione del dialogo culturale e della governance a livello locale.

La PEV, che ha sostenuto inizialmente una preminente attenzione verso i vicini orientali dell'Europa in quanto maggiormente coinvolti nella sfida dell'allargamento a Est, sta attualmente passando attraverso una fase di riequilibrio verso Sud. Infatti l’EMP è stato rilanciato nel 2008 come Unione per il Mediterraneo (UPM), al fine di superare le difficoltà, prevalentemente politiche, in cui si era arenato il Processo di Barcellona. Il lancio dell’UPM ha lo scopo di infondere nuova vitalità al Partenariato e di elevare il livello politico delle relazioni strategiche tra l’UE e i suoi vicini meridionali. Sebbene mantenga l’acquis del Processo di Barcellona, l’UPM è basato su una governance più equilibrata, una maggiore visibilità dei cittadini e l’impegno per il raggiungimento di concreti progetti regionali e trans-nazionali. A luglio 2008, l’UPM ha identificato sei progetti prioritari chiave: il disinquinamento del Mare Mediterraneo; la realizzazione di autostrade marittime e terrestri; iniziative di protezione civile per combattere i disastri naturali e causati dall’uomo; un piano mediterraneo per l’energia solare; l’inaugurazione dell’Università Euro-Mediterranea in Slovenia e l’Iniziativa mediterranea per lo sviluppo degli affari, focalizzata sulle micro, piccole e medie imprese.

Per quanto riguarda i paesi del Medio Oriente che non rientrano nella PEV, l'UE interviene con un'altra politica di assistenza esterna, la politica di cooperazione allo sviluppo, che dal 2005 possiede un quadro comune che ne sancisce i principi, gli obiettivi, la visione e le aree prioritarie. Il principio fondamentale della cooperazione allo sviluppo dell'UE è rappresentato dalla volontà di riaffermare la solidarietà della Comunità nei confronti dei PVS garantendo il rispetto dei diritti dell’uomo, dei principi democratici, dello Stato di diritto e della buona gestione della cosa pubblica. Il principio si traduce nell’obiettivo principale della riduzione e dell’eliminazione della povertà, adottando gli obiettivi di sviluppo del Millennio approvati nell’ambito delle Nazioni Unite.

Ogni Paese è ritenuto il principale responsabile per elaborare una propria strategia di sviluppo e mobilizzare proprie risorse. I principi chiave, che si pongono come priorità trasversali, sono l'ownership, il partenariato, il dialogo politico rafforzato, la partecipazione della società civile, l'uguaglianza di genere e un impegno continuo per prevenire la fragilità degli Stati. Le aree di intervento prioritarie sono: commercio e integrazione regionale; ambiente e gestione sostenibile delle risorse naturali; infrastrutture, comunicazioni e trasporto; acqua ed energia; sviluppo rurale, pianificazione territoriale, agricoltura e sicurezza alimentare; governance, democrazia, diritti umani e sostegno alle riforme economiche e istituzionali; prevenzione dei conflitti; sviluppo umano; coesione sociale e occupazione. I principali strumenti finanziari della cooperazione allo sviluppo europea

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sono il bilancio comunitario, il Fondo Europeo di Sviluppo (FES) e la Banca Europea degli Investimenti (BEI).

Per quanto riguarda i paesi del golfo, bisogna anche ricordare la relazione esistente tra l’UE e il Gulf Cooperation Coucil (GCC), organizzazione regionale nata nel 1981 e comprendente Bahrain, Kuwait, Oman, Qatar, Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti. L’UE e il GCC hanno regolamentato le loro relazioni mediante un accordo di cooperazione firmato nel 1988. Le relazioni con Iran, Iraq e Yemen avvengono invece attraverso il canale bilaterale.

È infine da ricordare, data l'importanza del conflitto Israelo-Palestinese per la stabilità dell'area mediterranea e mediorientale, il sostegno dell'UE al Processo di pace in Medio-Oriente. Relativamente a tale processo, l'obiettivo principale dell'UE è una risoluzione del conflitto basata sull’implementazione della Road Map, con la creazione di uno Stato Palestinese indipendente e democratico, entro confini sicuri e riconosciuti e che possa vivere fianco a fianco con lo Stato di Israele e gli altri paesi vicini. Questo dovrebbe avvenire in accordo con le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell'ONU n. 242, 338, 1397, 1402 e 1515 e con i principi della Conferenza di Madrid. Per raggiungere tale obiettivo, l’UE ritiene di primaria importanza la realizzazione dell’Iniziativa per la Pace Araba, dal momento che essa offre una base per il raggiungimento di una pace regionale, con la normalizzazione delle relazioni tra Israele e tutti i 22 membri della Lega Araba. Infatti, l’UE ritiene che la soluzione del conflitto mediorientale richieda una risoluzione globale e comprensiva delle questioni aperte della regione, come le tensioni esistenti tra Israele e Siria e tra Israele e Libano, una soluzione giusta al problema di Gerusalemme Est e un accordo realistico e giusto relativamente alla questione dei rifugiati palestinesi. L’UE è impegnata in numerose azioni, specialmente di assistenza tecnica e umanitaria, al fine di sostenere il Processo di pace in Medio-Oriente, ad esempio l’assistenza umanitaria alla popolazione palestinese tramite il supporto finanziario all’UNRWA e al meccanismo PEGASE; il supporto all’Autorità Palestinese attraverso iniziative di istitution building e di promozione della governance al fine di favorire la creazione del futuro Stato Palestinese; la promozione del settore economico privato palestinese; il sostegno per lo sviluppo di una politica commerciale palestinese; la realizzazione di missioni di assistenza ai confini (EUBAM Rafah, 2005-2007); la promozione di un dialogo trilaterale (Commissione Europea, Israele e Autorità Palestinese) e il supporto alle iniziative di pace provenienti dalla società civile (programma “Partnership for peace”). Infine bisogna ricordare l’importanza della recente Unione per il Mediterraneo come forum per il dialogo regionale e come unico contesto multilaterale, al di fuori del sistema ONU, dove tutte le parti coinvolte nel conflitto possono incontrarsi e lavorare insieme su numerose questioni.

Purtroppo finora l’impegno dell’UE per la pace in Medio Oriente si è tradotto più in dichiarazioni di principio che in efficaci azioni politiche. L'Europa non sembra in grado di utilizzare concretamente il peso politico che il suo coinvolgimento in termini di cooperazione ed in termini economici nell'area le dovrebbe garantire, almeno in via di principio.

Le politiche del Ministero degli Affari Esteri

Per quanto riguarda le politiche di cooperazione allo sviluppo italiane, è da ricordare innanzitutto il nuovo documento programmatico pubblicato dal MAE, in cui vengono delineate le linee-guida e gli indirizzi di programmazione per la cooperazione italiana nel triennio 2009-2011.

Gli Obiettivi del Millennio continueranno a ispirare la cooperazione italiana, i cui principi fondanti saranno costituiti anche dalla sostenibilità dello sviluppo; la tutela dell’ambiente; la

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onnicomprensività del concetto di sviluppo, basato su responsabilità condivise e gestito in trasparente collaborazione (fra donatori e riceventi, fra settore pubblico, settore privato e società civile e fra istituzioni centrali ed enti territoriali); l’ottica dell’ownership democratica dei paesi beneficiari; l’utilizzo sempre più esteso dei sistemi locali (country system) per l’attuazione dei programmi di cooperazione e la complementarietà fra l’aiuto dello Stato e quello delle Regioni e degli Enti Locali, al fine della progressiva creazione di un “Sistema Italia della cooperazione”.

La politica di cooperazione allo sviluppo italiana tenderà sempre di più, andandosi così a saldare agli impegni assunti internazionalmente, verso l’efficacia e la razionalizzazione degli aiuti, in un ottica di miglioramento qualitativo degli interventi di sviluppo e di potenziamento del sistema di valutazione dell’impatto della cooperazione e del complesso delle fonti di finanziamento dello sviluppo (development effectiveness) come richiesto anche dall’Osce. Nel triennio 2009-2011 le politiche di cooperazione allo sviluppo cercheranno di affrontare il mutato scenario internazionale e le difficoltà dovute alle limitazioni dei fondi anche attraverso l’istituzione di forme alternative di finanziamento dello sviluppo, basandosi sull’importanza della collaborazione pubblico/privato e sulla concezione dell’aiuto pubblico come leva per una crescita equa e sostenibile e come volano per la mobilitazione di risorse interne ai Pvs e di quelle disponibili nei mercati internazionali dei capitali. A tale riguardo, la cooperazione italiana nel prossimo triennio continuerà a valorizzare il ruolo delle imprese favorendo un modello di sviluppo del settore privato inclusivo, privilegiando il ruolo della micro, piccola e media impresa e le possibilità di accesso ai servizi finanziari da parte delle popolazioni più svantaggiate. Saranno a questo scopo valorizzate le buone pratiche italiane, provenienti sia dal settore pubblico che dall’imprenditorialità privata, e si promuoverà in particolare la governance, la sostenibilità in termini di sviluppo umano, la sostenibilità ambientale, lo sviluppo della micro, piccola e media imprenditorialità e le infrastrutture.

Per quanto riguarda la scelta fra canale bilaterale e multilaterale, la cooperazione italiana allo sviluppo privilegerà lo strumento bilaterale laddove ne sussistano le condizioni, sempre nell’ottica dell’ownership democratica dei paesi beneficiari, come l’esistenza di un contesto normativo adeguato e la capacità del paese partner di utilizzare rapidamente le somme ad esso destinate. Nell’ambito del canale bilaterale assumerà sempre più importanza, come anche sancito dalla Dichiarazione di Accra (2008), l’impiego del General Budget Support (Gbs), un sostegno finanziario al bilancio dello Stato partner, anche settorialmente (Sector Wide Approach- Swap), in base ad accordi col governo beneficiario. Tale forma di sostegno andrà presumibilmente a favorire sia un maggiore coordinamento tra donatori, sia, nel paese beneficiario, i processi di pianificazione e controllo della spesa pubblica e il coinvolgimento di tutti gli attori interni nelle politiche di sviluppo.

Lo strumento multilaterale e multibilaterale si concentrerà su interventi mirati e qualificanti per iniziative di particolare rilievo o in determinati paesi o in settori in cui esso risulti più efficace rispetto all’aiuto sul piano bilaterale e tenendo in prioritaria considerazione il sistema operativo Onu (System-wide coherence) e gli impegni assunti nei maggiori fori internazionali, in primis l’Agenda per il Millennio e il G8, in un’ottica di concentrazione in settori prioritari e di coordinamento tra donatori bilaterali, sistema Onu e Ifi. I settori prioritari per il canale multilaterale nel prossimo triennio saranno la sicurezza alimentare, la salute, l’istruzione e le risorse idriche, con costante applicazione delle politiche trasversali di genere e di sostenibilità ambientale.

La politica di cooperazione allo sviluppo italiana continuerà a considerare in via prioritaria il suo impegno nell’ambito dell’emergenza, continuando a fornire una pronta risposta alle crisi umanitarie e alla calamità naturali, adottando una metodologia basata sul

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radicamento delle azioni sul territorio, attraverso la partnership con organizzazioni non governative, la selezione di partner locali consolidati e la continua collaborazione con le istituzioni locali e i beneficiari di ogni azione. Verranno così rafforzate le attività di post-disaster e migliorata l’efficacia dell’aiuto di emergenza attraverso il coordinamento tra i vari Stati dell’Unione Europea, come sancito nel Consenso europeo sull’aiuto umanitario (2007). Nell’assistenza umanitaria attraverso le agenzie internazionali resteranno prioritari Africa, Medio Oriente ed Afghanistan, mentre i settori che riceveranno maggiore supporto saranno la sicurezza alimentare, la protezione di rifugiati e sfollati, la sanità, l’acqua, l’educazione, le tematiche di genere e gli interventi umanitari volti a far fronte alle sempre più numerose catastrofi naturali provocate dai cambiamenti climatici.

Come già detto, la cooperazione decentrata italiana verrà tenuta in sempre maggiore considerazione, data la sua crescente capacità di integrazione sia a livello orizzontale che verticale con il Mae e le altre Amministrazioni centrali, nell’ottica di un progressivo inserimento delle attività degli Enti Locali italiani nell’ambito del “Sistema Italia della cooperazione” che si intende costruire. Gli obiettivi della complementarietà e della sinergia fra le attività di cooperazione svolte dal Mae e dalle altre Amministrazioni centrali e quelle degli Enti Locali italiani saranno in primo luogo raggiunti grazie alla sempre più chiara condivisione di obiettivi e priorità tra tutti gli attori coinvolti e, in secondo luogo, grazie alla predisposizione di programmi, con le relative risorse, sempre più integrati fra loro. Si chiederà quindi ai sistemi di cooperazione di Regioni ed Enti Locali di svolgere un ruolo di complementarietà nelle aree prioritarie per la cooperazione allo sviluppo italiana e di sussidiarietà nelle aree non prioritarie, al fine di accrescere il valore aggiunto dell’azione di cooperazione del Sistema Italia e di evitare inutili frammentazioni e dispersioni di risorse. Aree prioritarie per il sostegno del Mae agli interventi di Regioni ed Enti locali saranno Balcani e sponda sud del Mediterraneo, seguite da America centrale e meridionale e Africa subsahariana.

Non bisogna dimenticare l’essenziale ruolo svolto dalle Ong, il cui lavoro continuerà ad essere sostenuto dal Mae per la loro capacità di raggiungere in modo diretto i beneficiari finali degli interventi e di incidere sui medi e micro contesti territoriali. I progetti promossi da Ong cofinanziati dalla Dgcs del Mae continueranno ad essere focalizzati sui settori prioritari della cooperazione italiana (vedi di seguito) e in ogni settore si favorirà in particolare l’utilizzo, da parte delle Ong, di strumenti di potenziamento del capitale umano e del capitale tecnico, nonché di quello finanziario in particolare tramite il microcredito.

Per quanto riguarda gli ambiti di intervento, nel triennio 2009-2011 la cooperazione italiana si concentrerà nei seguenti settori prioritari, in accordo con gli impegni assunti in sede Ue e in ambito internazionale, in particolare del G8: 1- agricoltura e sicurezza alimentare; 2- ambiente, territorio e gestione delle risorse naturali con particolare riferimento all’acqua; 3- salute; 4- istruzione; 5- governance e società civile, anche in relazione al sostegno all’e-government e alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (Ict) come strumento di lotta alla povertà; 6- sostegno alle micro, piccole e medie imprese. Settori di speciale rilevanza anche in ambito G8 saranno l’agricoltura e la sicurezza alimentare, focalizzandosi in particolare su infrastrutture e commercio, ricerca, interventi e coordinamento fra i vari attori internazionali; l’acqua e l’ambiente, con particolare focus sulla governance delle risorse idriche mediante lo sviluppo di meccanismi di partenariato pubblico/privato, sulla formazione per l’uso e la gestione condivisa dell’acqua e sugli strumenti per affrontare gli effetti dei cambiamenti climatici; la salute, concentrandosi sulla lotta contro le grandi pandemie (Aids, tubercolosi, malaria, poliomielite ecc.) e sul consolidamento dei sistemi sanitari nazionali e delle strutture sanitarie di base; e istruzione, con il rafforzamento del meccanismo di sostegno ai programmi nazionali di istruzione nei Pvs, in particolare tramite l’iniziativa “Education for all” e i suoi strumenti finanziari operativi, e l’avvio di una comune politica di cooperazione tra la Dgcs e le

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università italiane interessate sul trinomio formazione, ricerca e trasferimento di tecnologie.

Altre tematiche trasversali continueranno a rappresentare delle priorità all’interno dei singoli settori e delle strategie-paese della cooperazione italiana nel prossimo triennio: l’uguaglianza di genere e l’empowerment delle donne e il sostegno ai gruppi vulnerabili, in particolare i minori e i diversamente abili. Relativamente ai minori, si darà priorità a iniziative di tutela e promozione dei diritti dei bambini, degli adolescenti e dei giovani per favorire lo sviluppo sostenibile delle comunità di appartenenza e rafforzare così il decisivo ruolo delle nuove generazioni nello sviluppo della pace e della democrazia. Per quanto riguarda i diversamente abili la cooperazione italiana si ispirerà in particolare al principio dell’inclusione sociale e all’approccio alla riabilitazione su base comunitaria. Continuerà infine ad essere considerato importante per la cooperazione italiana, per la sua riconosciuta esperienza e competenza in materia, il settore della tutela e valorizzazione del patrimonio culturale ai fini di uno sviluppo sostenibile.

Per quanto riguarda più in particolare l’Area mediterranea e mediorientale, la politica di cooperazione allo sviluppo, in linea con le direttrici della politica estera italiana, attribuisce particolare attenzione al rapporto con le aree geografiche facenti parte del proprio near abroad, ossia Balcani ed Europa orientale (Albania, Bosnia Erzegovina, Kosovo, Macedonia, Serbia e Montenegro, Georgia, Armenia, Moldova, Ucraina); Nord Africa (Algeria, Egitto, Libia, Marocco, Mauritania, Tunisia) e Vicino e Medio Oriente (Giordania, Iran, Iraq, Libano, Siria, Territori Palestinesi, Yemen), destinando complessivamente a queste regioni i 25% del totale dei fondi disponibili per attività sul canale bilaterale in ciascuno degli anni del triennio 2009-2011. Relativamente al Nord Africa, i macrosettori prioritari per il prossimo triennio saranno agricoltura e sicurezza alimentare, ambiente e territorio, sanità, politiche di genere, sostegno alle micro, piccole e medie imprese, governance e società civile, ponendo particolare enfasi sulle tematiche legate alle risorse idriche e alla valorizzazione del patrimonio culturale. I paesi prioritari per la cooperazione italiana saranno Egitto e Tunisia (paesi priorità 1), in virtù delle relazioni privilegiate con l’Italia concretizzate anche in accordi già sottoscritti e in vigore, seguiti da Marocco e Mauritania (paesi priorità 2), Algeria e Libia. In Egitto, il quale, per dimensioni, tradizione di attivismo diplomatico e il suo ruolo nella Lega Araba, costituisce il legame più diretto tra Maghreb e Medio Oriente, gli interventi di cooperazione andranno a consolidarsi in particolare nei settori della formazione e della sanità, cercando così di dare un contributo alla stabilizzazione di uno dei più importanti paesi della regione. In Marocco e Mauritania si interverrà, con azioni qualificanti e innovative, in considerazione dell’importante ruolo geopolitico giocato da questi due paesi in quanto origine di ingenti flussi migratori. Infatti, l’aiuto allo sviluppo nei confronti dei paesi del Nord Africa rappresenta un elemento importante ai fini di un’efficace gestione dei flussi migratori che da tali regioni originano in direzione dell’Europa e dell’Italia. Per quanto riguarda l’Algeria, e in particolare la popolazione Saharawi, saranno favorite specifiche azioni di supporto nel campo dell’istruzione e formazione professionale e dell’assistenza umanitaria.

Relativamente al Medio Oriente, i macrosettori prioritari per il prossimo triennio saranno agricoltura e sicurezza alimentare, ambiente e territorio, sanità, sostegno alle micro, piccole e medie imprese, governance e società civile, sempre con particolare attenzione alle risorse idriche, alla valorizzazione del patrimonio culturale e alla formazione. Gli interventi della cooperazione italiana andranno a confluire in particolare su Territori Palestinesi, Libano e Iraq (paesi priorità 1) e, a seguire, su Yemen e Siria (paesi priorità 2), Giordania e Iran. L’intera area assume una rilevanza fondamentale per la cooperazione e la politica estera italiana, in ragione dell’importanza di questi paesi per la sicurezza mediterranea, europea e globale e della situazione di profonda crisi di alcune

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aree.

In generale, le aree di crisi e gli Stati fragili e post-conflitto continueranno a rimanere prioritari per la cooperazione italiana, con iniziative che si vanno a saldare con l’impegno complessivo del nostro paese a favore della pace, della stabilizzazione e del ripristino complessivo di condizioni idonee allo sviluppo, anche mediante l’impiego di risorse derivanti da provvedimenti legislativi ad hoc per i paesi interessati. Relativamente all’area mediorientale, si ricordano le leggi speciali di finanziamento delle iniziative di emergenza in alcuni paesi tra cui il Libano (legge n. 38/2007 e legge n. 45/2008) e la delibera n. 141 del 12.05.2008 con cui la Dgcs ha approvato il finanziamento di iniziative di emergenza nei Territori Autonomi Palestinesi.

Proprio Libano e Territori Palestinesi rimangono sub-regioni cruciali per l’azione italiana. In Libano, paese sul quale convergono la questione israeliana e si stanno scaricando i problemi di sicurezza del Medio Oriente, l’Italia, dopo la sua assunzione di responsabilità nell’ambito di UNIFIL II, vorrebbe continuare ad operarsi per dare un contributo alla risoluzione del conflitto arabo-israeliano. A tale scopo e per rafforzare e migliorare l’intervento italiano è stata recentemente firmata, presso l’ambasciata italiana a Beirut, un’intesa per la costituzione del “Tavolo di confronto e coordinamento civile militare italiano in Libano in materia di cooperazione”, al quale siederanno i diversi attori italiani, civili e militari, impegnati in Libano in attività di assistenza della popolazione: l’ambasciata italiana, la Cooperazione italiana, le Organizzazioni non governative (Ong) italiane e i comandi dei contingenti militari italiani di Unifil a Naqoura e Tibnine. L’organismo definirà il meccanismo di coordinamento, di fatto già esistente, tra la Cooperazione civile e quella militare (Cimic) nell’area a sud del Litani, dove è dispiegata la forza di pace delle Nazioni Unite, per la realizzazione di interventi a favore della popolazione libanese. I cardini fondamentali che continueranno a caratterizzare l’azione della cooperazione italiana in Libano sono due: una robusta iniziativa di emergenza, grazie al Programma Ross: “sostegno alla Riabilitazione, Occupazione, Servizi e Sviluppo”, e un ampio programma di sviluppo, centrato su agricoltura, acqua, patrimonio culturale, servizi socio sanitari. Il comune denominatore tra emergenza e sviluppo è costituito dalla forte azione di sostegno al decentramento e allo sviluppo locale attraverso la quale la Cooperazione italiana sta caratterizzando la propria presenza nel Paese.Per quanto riguarda i Territori Palestinesi, la lunga e proficua storia della cooperazione italiana nella regione a favore della popolazione palestinese è andata saldandosi con il sostegno all’Autorità Nazionale Palestinese, grazie al programma organico di Cooperazione lanciato nel 2007 con il Primo Ministro Palestinese Salam Fayyad. I principali obiettivi ispiratori del programma sono il consolidamento delle Istituzioni palestinesi e l’incoraggiamento dello sviluppo sostenibile, visto come fattore stabilizzante della crescita economica, dell’occupazione e del concreto rilancio del processo di pace. Si sottolinea inoltre l’attenzione posta dalla cooperazione italiana a programmi di emergenza e di carattere umanitario. A questo riguardo, a seguito dell'emergenza determinata dalla ripresa del conflitto nella Striscia di Gaza il 27 dicembre 2008, la Cooperazione ha inviato in due fasi aiuti in cibo, medicinali e corredo parasanitario per 12.3 milioni di euro. Il sostegno umanitario prevede anche la presenza in loco di medici pediatri italiani. Gli interventi della cooperazione italiana nei Territori Palestinesi si coniugano infine con un costante impegno a favore del rilancio del processo di pace, a fianco della comunità internazionale. Attualmente risultano in corso complessivamente 38 iniziative, per un importo complessivo di oltre 60 mln di Euro, articolate nei seguenti settori: settore pubblico, ambiente, sviluppo rurale – agricoltura - pesca, sviluppo sociale e umano e azioni di emergenza trasversali.

Per quanto riguarda l’Iraq sono proseguite le iniziative d’emergenza iniziate nel 2003, sul piano sia multilaterale che bilaterale, con l’erogazione di oltre 21 milioni di euro tra il 2003 e

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2004. A questi sono da aggiungere i 20 milioni di euro per la ricostruzione, erogati tra il 2004 e il 2005, a favore del Fondo internazionale per l’Iraq gestito dall’Undp (IRFFI). L’orientamento generale della cooperazione italiana in Iraq, è quello di utilizzare i programmi di emergenza come ponte per avviare più organici progetti di riabilitazione e di sviluppo da finanziare sul canale ordinario.

È infine da menzionare l’attenzione che il nostro paese pone sull’Iran, partendo dall’assunto che nuovi equilibri nel Golfo, nel dopo Iraq, debbano puntare a re-integrare un Iran che rinunci all’opzione nucleare militare nel quadro regionale. L’Italia, intende in questo caso, adottare una strategia di engagement condizionato, che riesca a incentivare la trasformazione dell’Iran, con una combinazione di pressioni negative e positive, in un attore responsabile.

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1.2 Aggiornamento contesto anno 2010

Dati socio-economici

Medio Oriente e Nord Africa: dati regionali tratti dal database WDIPopulation

millions

2007GNI per capita

Atlas a PPPb$ $

2007 2007Lifeexpectancy

at birthyears

2007Primarycompletion

rate% of relevant age2007cAccess to

improvedwater source

%

2006Carbondioxide

emissionsper capita metric tones

2005Total debt service

% of exports

2007InternetUsers

per 100 people

2007Middle East & North Africa3132,8207,4027090893.75.817.1East Asia & Pacifc1,9122,1824,9697298873.64.014.6Europe & Central Asia4466,05211,2627098957.018.721.4Latin America & Caribbean5615,8019,67873100912.516.026.9South Asia1,5228802,5326480871.112.96.6Sub-Saharan Africa8009511,8695160580.85.04.4Selected economies:

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Algeria 343,6207,6407295854.2…10.3Egypt, Arab Rep. 751,5805,370 71 98 98 2.4 4.4 14.0 Iran, Islamic Rep. 71 3,540 10,840 71 105 …6.5 ...32.4 Iraq …... ... d ...75...3.0...0.9Jordan 6 2,840 5,150 73 99 98 3.8 5.7 19.7Lebanon 4 5,800 10,040 72 82 100 4.2 18.7 38.3Libya 6 9,01014,71074......9.5...4.3Morocco 312,2904,050718383 1.6 1 1 . 4 2 1 . 4 O m a n 3 1 2 , 8 6 0 2 1 , 6 5 0 7 6 8 8 … 1 2 . 5 … 1 3 . 1 S y r i a n A r a b Republic201,7804,43074114893.6…17.4Tunisia 103,2107,14074120942.211.316.8West Bank and Gaza 41,290…738389……9.6Yemen, Rep.228702,2006360661.02.71.4Note: Figures in italics are for years or periods other than those specifed. a. Atlas method; see WDI Statistical methods. b. Data are for the most recent year available. c. Provisional data. d. Estimated to be lower middle income ($936-$3,705).Fonte: 2009 World Development Indicators database, World Bank. April 20, 2009.

Come si evince dai dati elaborati dalla Banca Mondiale per l’anno 2009, i paesi del Medio Oriente e del Nord Africa (MENA) presentano un reddito pro capite di 2,820 US$, quindi è ancora grande la disparità nei confronti dei vicini paesi europei (6,052 US$). Anche per quanto riguarda i risultati scolastici e l’accesso alle risorse idriche, le due aree presentano delle notabili differenze, rispettivamente con 8 e 6 punti percentuali in più per i paesi europei. Relativamente alle emissioni di biossido di carbonio, invece, i paesi MENA raggiungono un miglior risultato rispetto ai paesi europei, ma questo è dovuto principalmente alla minore industrializzazione dell’area MENA, non ad una diminuzione nel consumo di combustibili fossili da parte di questi paesi. Infatti, la Banca Mondiale sostiene che l’aumento nei consumi di energia per i paesi MENA (4.3% all’anno) sia il più alto a livello mondiale. La domanda di energia a livello locale sarebbe aumentata di più anche rispetto alla crescita nella produzione di energia : quest’ultima era nel 2006 del 47% maggiore rispetto al 1990, mentre il consumo di energia nella regione, sovvenzionata in molti paesi, è più che raddoppiato.

Dal Regional Fact Sheet estrapolato dal WDI 2009 della Banca Mondiale, si trovano interessanti dati anche sulla presenza delle donne nell’economia e l’integrazione dei paesi MENA nel mercato internazionale. Si riscontra come l’area del Medio Oriente e del Nord Africa sia caratterizzata dal più basso tasso di occupazione tra tutte le regioni del mondo, con un valore minore del 50%. La partecipazione delle donne è particolarmente bassa, con solo il 22% delle donne occupate rispetto al 67% degli uomini, quindi la divario di genere nei tassi di occupazione è il più grande al mondo. Inoltre molte donne sono lavoratrici autonome o familiari, che hanno meno protezioni dei lavoratori del settore formale. L’integrazione delle economie dei paesi MENA nel mercato dei capitali internazionale è relativamente bassa: nel 2007, la rendita dai mercati internazionali è stata di 16 milioni di dollari (1.7% del PIL), la somma più bassa tra tutte le regioni in via di sviluppo.Sempre relativamente alla condizione delle donne, guardando ai dati dell’UNDP, in particolare ai Rapporti sullo Sviluppo Umano 2007/2008 e 2009, si può vedere come l’andamento dell’indice dell’emancipazione di genere (GEM: gender empowerment measure) registri solamente un minimo miglioramento, se non un peggioramento, per i paesi della regione nei due anni presi in considerazione.

GEM 2007/2008 GEM 2009Arabia Saudita 0.254 0.299Bahrain - 0.605Egitto 0.263 0.287

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Emirati Arabi Uniti 0.652 0.691Iran 0.347 0.331Israele 0.660 0.705Marocco 0.325 0.318Oman 0.391 0.453Qatar 0.374 0.445Yemen 0.129 0.135

Fonte: UNDP, HDR 2007/2008 e HDR 2009

In particolare, per Iran e Marocco si registra un leggero peggioramento. Per molti paesi mediorientali e nordafricani - Algeria, Iraq, Giordania, Libano, Libia, Siria, Tunisia, Territori Palestinesi Occupati - purtroppo questo indice non è disponibile e per capire l’andamento della disuguaglianza di genere si può osservare il dato della percentuale di reddito percepito dalle donne su quello percepito dagli uomini. Per il 2007/2008 questo era: 0.34% Algeria, 0.31% Giordania, 0.31% Libano, 0.30% Libia, 0.34% Siria e 0.29% Tunisia. Nell’anno 2009 i valori sono stati: 0.36% Algeria, 0.19% Giordania, 0.25% Libano, 0.25% Libia, 0.20% Siria, 0.28% Tunisia. Ciò dimostra che anche in questi paesi (ad eccezione dell’Algeria) si è avuto un aumento della disuguaglianza di genere a livello economico. A livello demografico, alcuni paesi dell’area MENA continuano ad avere alti tassi di incremento demografico annuo (per il periodo 2005-2010 il tasso è maggiore del 2% annuo per Arabia Saudita, Giordania, Siria, Territori Occupati Palestinesi e Yemen), ma si registra un notevole rallentamento rispetto alle tendenze demografiche del passato.Infine, relativamente agli indici di povertà umana, per i paesi per cui tali dati sono disponibili nei Rapporti dell’UNDP si registra un relativo aumento delle persone che vivono con soli 2 US$ al giorno tra i periodi 1990-2005 e 2000-2007, ad eccezione dell’Egitto e della Giordania.

Persone che vivono con 2 US$ al giorno (%)

Persone che vivono sotto la linea della povertà

nazionale (%)1990-2005 2000-2007 1990-2004 2000-2006

Algeria 15.1% 23.6% 22.6% 22.6%Egitto 43.9% 18.4% 16.7% 16.7%Iran 7.3% … 8% …Giordania 7.0% 3.5% 14.2% 14.0%Marocco 14.3% 14.0% 19.0% …Tunisia 6.6% 12.8% 7.6% 7.6%Yemen 45.2% 46.6% 41.8% 41.8%

Fonte: UNDP, HDR 2007/2008 e HDR 2009

La questione migratoria

Risulta di particolare importanza esaminare gli aspetti legati alla questione migratoria, dato

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che i paesi dell’area MENA sono per la maggior parte luoghi di origine di ingenti flussi migratori diretti soprattutto in Europa. La questione migratoria è prioritaria in tema di sviluppo, come dimostrato dall’ultimo rapporto UNDP (2009) dedicato per la prima volta alle migrazioni e intitolato “Overcoming barriers: human mobility and development”. Il rapporto, partendo dalla constatazione che per molte persone dei paesi in via di sviluppo emigrare possa significare la migliore, a volte anche l’unica, opzione disponibile per migliorare le loro condizioni di vita, afferma che la mobilità umana può risultare ampiamente efficace per accrescere i livelli di reddito, salute ed educazione di una persona. Inoltre avere la possibilità di decidere dove vivere è un elemento chiave della libertà umana. Il rapporto esplora quindi come delle migliori politiche verso la mobilità umana possano favorire lo sviluppo umano; analizza ad esempio misure pratiche che possano migliorare le prospettive degli immigrati all’arrivo, che a loro volta avranno ricadute positive sia per le comunità di destinazione che per quelle di origine. La mobilità umana, anche se è un fattore importante della libertà umana, spesso è associata con dei compromessi: emigrando, le persone possono guadagnarci in qualche dimensione della libertà e perderci in altre. Ad esempio, milioni di lavoratori asiatici e mediorientali negli Stati del Golfo accettano dure limitazioni ai loro diritti come condizione per avere il permesso di lavoro. Hanno redditi più alti che nei paesi di origine, ma non possono riunirsi coi loro familiari, ottenere la residenza permanente né cambiare datore di lavoro. Molti non possono nemmeno lasciare il paese, dato che i loro passaporti sono confiscati all’entrata. Nel rapporto viene anche analizzata la relazione tra la crisi economica e finanziaria attuale e l’andamento delle rimesse, che rappresentano una quota rilevante del PIL di alcuni Stati. Infatti, la crisi, iniziata nei principali paesi di destinazione delle migrazioni internazionali e ora diventata globale, ha ridotto i flussi di rimesse diretti ai paesi in via di sviluppo. È già dimostrato un declino significativo nei flussi diretti verso paesi che dipendono ampiamente dalle rimesse, come Bangladesh, Egitto, El Salvador e Filippine. Interessante è anche l’analisi della migrazione di persone maggiormente istruite provenienti dai paesi in via di sviluppo. Questo fenomeno è spesso associato con una notevole perdita di capitale umano nei PVS e quindi con un ulteriore ostacolo allo sviluppo di quei paesi, ma il rapporto sostiene anche come la quota di investimento diretto estero verso un PVS sia positivamente correlata con il numero di laureati di quel paese presenti nel paese investitore. Altri studi hanno trovato che più è alto il numero di emigrati qualificati che vivono in un altro paese, più commercio si sviluppa tra il paese di origine e quello di destinazione. Infine, un numero significativo di emigrati altamente qualificati, circa una metà di loro, ritornano al loro paese di origine dopo circa cinque anni.È importante analizzare le conseguenze delle migrazioni di persone altamente istruite poiché queste rappresentano una quota importante del totale di emigrati provenienti dai paesi del Medio Oriente e del Nord Africa, come dimostrato nel rapporto della CARIM (Consortium for Applied Research on International Migration) “Mediterranean migration report 2008-2009”. Come si vede dalla tabella, la maggior parte degli emigrati provenienti da Giordania, Israele, Palestina e Siria hanno un livello di istruzione medio-alto, il che dovrebbe essere considerato alla luce di quello sostenuto nel Rapporto dell’UNDP.

Paese di residenza Livello di educazione Paese di nascita del M e d i t e r ra ne o s ud -orientale

Totale delle persone nate all’estero

AlgeriaEgittoIsraeleGiordaniaLibanoLibiaMauritaniaMaroccoPalestinaSiriaTunisiaTurchiaItalia- Censimento 2001Basso67971124934226988922450138105444498164343845171097140Medio32361407810127521403113204224884102902106471859676869Alto13737016734872123836211273301068562551944246925Sco n o s c i u t o … … … … … … … … … … … … …Totale 11406 32343 2088 1893 3530 37391 192 137658 257 2574 56636 7320 2020934 Totale Stati

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OECDBasso72756457974297821279911355428717957888671136384292123734554974227249089Medio36480196750601312414410599519810290233031043673950811877419430321822725Alto2151081463456954426174103806152802613209436628343336680289782516689948Sconosciuto5830978532697751217710029627493122244133319548302122150Totale131330331067416272663892335532648091518914539501551013017842746689670067883912Fonte: OECD, Database on Immigrants in OECD countries (DIOC)

Il rapporto della CARIM fornisce altri interessanti dati per comprendere il fenomeno migratorio proveniente dai paesi del Sud-Est del Mediterraneo (SEM).

Innanzitutto, il trend emigratorio sta continuando ad un livello costante. Si conta un totale di 12.7 milioni di emigrati originari dai paesi SEM: 8.2 milioni (64,7%) si trovano nell’Unione Europea, 2.7 milioni (21,4%) in paesi arabi (paesi del Golfo, Libia e altri paesi SEM) e 1.7 milioni (13,7%) in altre regioni del mondo. Il flusso di emigrazione dai paesi SEM è continuato nel 2007 e 2008, dato che può essere spiegato, da un lato, dall’esistenza di comunità della diaspora ben stabilizzate che facilitano ulteriori migrazioni, per es. attraverso il canale della riunificazione familiare. Dall’altro lato, il dato può essere spiegato dalla persistenza di forti differenziali politici ed economici tra la sponda Nord e Sud del Mediterraneo e dal crescente bisogno sentito dai giovani di viaggiare e fare esperienze all’estero. Molte ricerche hanno dimostrato come la proporzione di persone giovani desiderose o intenzionate ad emigrare, non solo è estremamente alto, ma sta aumentando rapidamente in tutti e paesi SEM. Ad esempio, nei Territori Occupati Palestinesi, quasi un terzo dei giovani con età dai 10 ai 29 anni(45% dei maschi e 18% delle femmine) sta pensando di emigrare. Le loro motivazioni sono in parte connesse alla specificità della situazione palestinese (mancanza di sicurezza dovuta al conflitto con Israele), ma per la maggior parte sono le stesse date dai giovani di tutti i paesi della regione: disoccupazione, sotto-occupazione, inadeguatezza dei lavori offerti paragonati con l’istruzione ricevuta, basse ricompense per persone competenti, mancanza di libertà e deficit di governance.Oltre ad essere paesi di continua emigrazione, i paesi SEM stanno diventando sempre più anche paesi di immigrazione: intorno al 2005, si stima che ospitassero circa 5.6 milioni di immigrati, di cui 3.6 milioni (quindi il 64%) irregolari. Però, mentre si discute molto, sulle due coste del Mediterraneo, degli immigrati clandestini diretti in Europa, originari o transitanti dai paesi SEM, poco si parla ancora dell’immigrazione irregolare diretta verso gli stessi paesi del Sud-Est del Mediterraneo. Gli immigrati irregolari presenti in questi paesi si dividono in tre grandi categorie: lavoratori migranti che rispondono alla domanda del mercato del lavoro locale (settore informale); rifugiati e richiedenti asilo che non possono avere status di residenti e sono in attesa di essere trasferiti in uno stato terzo o di tornare alle loro case; migranti transitori originariamente diretti verso un’altra regione (spesso l’Europa) che non possono raggiungere per mancanza di permessi legali.

In particolare, il rapporto evidenzia il problema dei rifugiati, in quanto la regione del Mediterraneo - Medio Oriente risulterebbe quella che produce e ospita più rifugiati al mondo. Infatti, su 15.2 milioni di rifugiati a livello mondiale, all’inizio del 2007, 5.1 milioni (34%) provenivano dai paesi SEM e 5.9 milioni (39%) erano ospitati da essi. Inoltre, sebbene in media, a livello mondiale, il numero di rifugiati stia diminuendo, nei paesi SEM esso sta aumentando. Le due principali ragioni sono: il peggioramento delle crisi politiche in Iraq e Darfur e il continuo aumento dei rifugiati palestinesi registrati dall’UNRWA. Dopo i rifugiati palestinesi, che da soli sono circa 4.5 milioni, il secondo gruppo per numerosità sono gli iracheni, che secondo le stime dell’UN High Commitee for Refugees sarebbero circa 2 milioni, sparsi tra Siria, Giordania, Egitto e Libano. Siria e Giordania, i due principali paesi ospitanti, i rifugiati iracheni sono accettati come “ospiti” temporanei, il che significa

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che non hanno diritto a lavorare né a ricevere assistenza.

Gli effetti della crisi finanziaria

Sebbene i sistemi finanziari dei paesi dell’area MENA non siano ritenuti altamente vulnerabili alla crisi, grazie alla loro limitata integrazione nelle istituzioni finanziarie globali, l’impatto della recessione globale può essere significativo in molti di essi. Infatti, la Banca Mondiale ha registrato dei primi segnali di declino nei tassi di crescita di molti paesi MENA, nell’ultimo quarto del 2008, e le proiezioni di crescita per il 2009 sono minori dei livelli del 2008 in tutti i paesi, ad eccezione del Qatar e dello Yemen. In complesso, si prevede che la regione MENA sia cresciuta solo del 2,2% nel 2009, rispetto al 6,2% del 2008 e ad una media del 5,1% nel periodo 2000-2007. L’inflazione è cresciuta dal 7,2% del 2007 al 10,6% del 2008. In alcuni paesi inoltre, la crisi sta avendo conseguenze dirette sui cittadini e i lavoratori. Ad esempio, la crescita economica in Egitto è caduta al 4,1% nel dicembre 2008, paragonata al 7,7% dell’anno precedente, e la creazione di lavoro è diminuita del 30% (la disoccupazione è aumentata dell’8,8%). A causa della cancellazione di molti progetti di costruzione a Dubai e la risultante perdita di lavoro, è stato calcolato che a marzo 2009 parecchie centinaia di lavoratori migranti hanno lasciato l’emirato.Ciononostante, si prevede che la regione MENA subirà le conseguenze negative della recessione globale in misura minore rispetto alle altre regioni in via di sviluppo, specialmente Europa Orientale e Asia Centrale, Asia Orientale e Pacifico.La crisi economico-finanziaria avrà però conseguenze importanti in relazione al fenomeno migratorio: i migranti provenienti dai paesi SEM sono diretti principalmente verso l’Europa e il Nord America, e una parte verso gli Stati del Golfo e la Libia. Bisognerà analizzare quindi attentamente l’impatto della crisi su questi paesi.L’Europa sta passando un periodo di crescente disoccupazione e si sta già osservando in alcuni paesi, come in Spagna nel settore agricolo e dei servizi, la tendenza dei lavoratori nativi ad occupare ruoli precedentemente svolti dai lavoratori migranti. Si può quindi ipotizzare che l’aumento della disoccupazione in Europa stia già riducendo il numero di posti per lavoratori immigrati di bassa qualifica. Nei paesi del Golfo, sebbene inizino a farsi sentire gli effetti della crisi e soprattutto della caduta drastica dei prezzi del petrolio, risorsa che rappresenta la loro principale esportazione, l’occupazione di lavoratori immigrati provenienti dai paesi Arabi è aumentata nel 2008, soprattutto per la presenza di molti progetti iniziati nel 2006-2007. In questo caso, si potrebbe pensare che il rovesciamento dei trend migratori atteso con la crisi, è stato semplicemente ritardato dagli effetti di una situazione particolarmente favorevole e verrà percepito nel 2009.

Infine, è probabile che la crisi avrà ripercussioni negative sulle rimesse economiche degli emigrati dirette ai paesi di origine, rimesse che rappresentano una grossa fetta del Pil di molti paesi SEM. Se consideriamo i principali paesi destinatari di rimesse, Egitto, Libano e Marocco, osserviamo tre diverse tendenze.

- Egitto: fino al 2008, una crescita spettacolare delle rimesse, provenienti soprattutto da persone emigrate nei paesi del Golfo;

- Marocco: l’inizio di un declino delle rimesse nel 2008. La maggioranza di marocchini sono emigrati in Europa.

- Libano: una situazione intermedia. Gli emigrati libanesi sono distribuiti tra i paesi del

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Golfo e il resto del mondo.

I conflitti nell’area

1. Sahara Occidentale

Il conflitto politico tra il popolo Sahrawi, rappresentato dal Fronte Polisario, e lo stato del Marocco sembra seguire, per ora, la via tracciata da Rabat. Il re marocchino Mohamed VI, prendendo in contropiede i mediatori internazionali, ha creato, nei primi giorni del 2010, una commissione ad hoc per elaborare un piano di “regionalizzazione” del paese,. L’organo dovrà presentare entro sei mesi un progetto di riorganizzazione dello stato su base decentrata, salvaguardando al tempo stesso l’unità nazionale. Pur trattandosi di un provvedimento ad ampio spettro, Rabat mira ad attuare in modo unilaterale il riconoscimento di un’autonomia prettamente amministrativa al Sahara Occidentale, chiudendo di fatto ad una nuova tornata di colloqui con il Fronte Polisario, come auspicato dall’inviato speciale delle Nazioni Unite Christopher Ross lo scorso agosto a Vienna. La rottura con il Fronte Polisario si era resa già evidente a novembre 2009, quando l’attivista del popolo saharawi Aminatou Haidar è stata espulsa dal paese. Solo dopo oltre un mese di sciopero della fame, l’attenzione dei media internazionali e l’intervento della Francia, il 18 dicembre la Haidar ha fatto ritorno nel suo paese, ma si trova attualmente agli arresti domiciliari, nel silenzio più totale.

Intanto, gli attivisti per i diritti umani Saharawi continuano a subire persecuzioni, incluso accuse per ragioni politiche, ostacoli alla libertà di movimento e ostruzioni amministrative per prevenire la registrazione legale delle loro organizzazioni. Centinaia di Saharawi sospettati di manifestare contro la legge del Marocco o di distribuire materiale pro-Polisario sono stati arrestati. Molti hanno denunciato di essere stati torturati o maltrattati dalle forze di sicurezza durante gli interrogatori che le informazioni ottenute sotto tortura sarebbero state usate come prove durante i processi.

2. Israele-PalestinaLo scenario del conflitto israelo-palestinese non ha subito variazioni significative nel corso del 2009, anche dopo l’entrata in scena della nuova politica dell’amministrazione Obama, che ha cercato di dare nuovo impulso al processo di pace senza ottenere, per ora, risultati.Infatti, il presidente statunitense aveva inizialmente suscitato le speranze dei palestinesi quando, dal suo discorso all’università del Cairo a giugno 2009, aveva richiesto a Israele, come condizione per riprendere i negoziati, di interrompere le costruzioni in tutti gli insediamenti ebraici in Cisgiordania e Gerusalemme Est. Ma, quando il Primo Ministro israeliano Netanyahu ha dichiarato di impegnarsi solamente per un congelamento parziale degli insediamenti per un periodo di 10 mesi, e che comunque escludesse Gerusalemme, Obama è indietreggiato, accettando l’offerta israeliana. Ciò significa che tutti i progetti già approvati dalle autorità israeliane saranno realizzati, e già Israele ha annunciato la prossima costruzione di 700 nuovi alloggi nella parte orientale di Gerusalemme. In risposta a ciò, i leader palestinesi hanno affermato che non potranno tenersi negoziati di pace fintantoché continuerà la colonizzazione dei territori palestinesi. Questa quindi rappresenta ancora una volta un ostacolo cruciale sulla via del processo di pace.

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Se da un lato la speranza dei palestinesi nella nuova politica USA è stata disillusa, la dichiarazione di un congelamento parziale degli insediamenti da parte del governo israeliano ha suscitato forti proteste da parte dei coloni ebrei, gli stessi che col loro voto hanno contribuito all’elezione di Netanyahu ma che ora manifestano contro la sua politica.Un’altra questione decisiva per l’esito del conflitto israelo-palestinese ma che rischia di portare a una recrudescenza dello stesso se non affrontata prontamente è quella legata alle risorse idriche, scarse nell’intera regione. La diseguaglianza tra Israele e Palestina nell’accesso all’acqua e al suo consumo è sempre più evidente. Un israeliano consuma circa 4 volte ciò che consuma un palestinese. Inoltre, dalla costruzione del muro israeliano, la situazione non ha fatto che peggiorare.Un altro fattore di forte criticità e instabilità per l’intera regione è la situazione di Gaza, dove ad un anno dalla fine dell’operazione “Piombo fuso” le condizioni di vita della popolazione continuano a peggiorare a causa del persistere del blocco israeliano all’entrata e uscita di persone, mezzi e prodotti di prima necessità. Nonostante gli ingenti fondi stanziati alla conferenza di Sharm El Sheikh per la ricostruzione di Gaza (i donatori internazionali promisero 4,5 miliardi di dollari), questa non è ancora partita, a causa del blocco israeliano ma anche dei contrasti emersi tra Hamas e Fatah per il controllo dei fondi. Inoltre il rapporto Goldstone, commissionato dal Consiglio delle Nazioni Unite per i Diritti Umani per investigare le possibili violazioni del diritto umanitario internazionale e dei diritti umani compiute durante “Piombo fuso”, ha ritenuto sia le forze armate israeliane che i gruppi armati palestinesi responsabili di crimini di guerra e possibili crimini contro l’umanità. La richiesta dell’Assemblea Generale ONU, a Israele e alla parte palestinese, di condurre proprie indagini credibili e indipendenti su tali violazioni, ad oggi non è però stata rispettata da nessuna delle due parti.Per comprendere meglio l’impatto dell’azione della comunità internazionale sul processo di pace israelo-palestinese, è interessante analizzare due casi: l’esperimento pilota di Jenin sostenuto dal Quartetto e le azioni di solidarietà operate dal basso. 1- Sede di un grosso campo profughi e città simbolo della resistenza armata palestinese (molti attentatori suicidi in passato partivano proprio da qui), Jenin è sempre stata caratterizzata da molta violenza e da un gran numero di armi in circolazione. L'idea del Quartetto, in accordo con Israele e con l'ANP, era quella di fare della città un’area modello dal punto di vista della sicurezza sia esterna (di Israele, attraverso l'eliminazione dei gruppi di resistenza armata) che interna (eliminazione delle armi e delle attività criminali), e soprattutto dal punto di vista della crescita economica. Si trattava di dimostrare come l'ANP fosse capace di controllare il territorio e di garantire lo sviluppo economico ed il benessere della popolazione e, il confronto con la situazione di Gaza, avrebbe dovuto fare perdere consensi ad Hamas. In realtà, l'unico obiettivo raggiunto finora è stato quello di un notevole miglioramento della sicurezza interna ed esterna, grazie all’impegno mostrato dall’ANP. Israele invece ha continuato a compiere incursioni alla ricerca di presunti terroristi da eliminare o da arrestare, ed i checkpoint e i blocchi agli spostamenti sono stati ridotti in modo molto marginale. Questo ha impedito lo sviluppo economico che era stato tanto sperato, non generando un reale miglioramento nelle condizioni di vita della popolazione palestinese.2- Guardando all’azione della società civile internazionale, essa ha messo in campo azioni concrete di solidarietà, per esempio organizzando la Freedom Gaza March (prevista per gli ultimi giorni del 2009) nel tentativo di rompere l’assedio di Gaza e portare aiuti alla popolazione palestinese. L’efficacia di tali azioni è stata limitata in quanto hanno avuto un’esigua, se non nulla, risonanza sui media internazionali e sono state fortemente ostacolate da Israele e Egitto.Proprio con riguardo all’Egitto, inoltre, bisogna evidenziare come, nonostante voglia ufficialmente dimostrare di lavorare per la riconciliazione dei “fratelli palestinesi”, sia sempre più legato allo stato israeliano da con una partnership strategica “di fatto”. Questo, secondo alcuni analisti, per interessi di sicurezza condivisi e dalla comune

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ostilità nei confronti dell’Iran. Inoltre, è stato confermato che l’Egitto ha iniziato a costruire una barriera sotterranea di acciaio lungo il confine con la Striscia di Gaza, per stroncare l’attività dei tunnel attraverso i quali passano le armi dirette ad Hamas, ma che tengono in vita la popolazione di Gaza.Tutto ciò ci fa concludere che l’area rimane altamente instabile e che è facile, in una situazione simile, che le tensioni tornino ad esplodere da un momento all’altro in modo violento. Allo stesso tempo è importante tenere in considerazione, cercando di capire quali conseguenze possano avere, i tentativi “altri” di gestione del conflitto messi in atto da diversi attori politici e sociali, prevalentemente dal basso, come la campagna di boicottaggio dei prodotti delle colonie israeliane, promossa prevalentemente dall’ANP; la campagna BDS (Boycott Disinvestment and Sanctions) iniziata nel 2005 da organizzazioni palestinesi e israeliane e oggi appoggiata da molti gruppi internazionali; o i percorsi di lotta dal basso basati su approcci e metodologie nonviolente (ad es. quello contro il muro messo in atto nel villaggio palestinese di Bil’in).

3. IraqDopo il ritiro delle truppe americane dalle città irachene, lo scorso giugno, e l’avvio dal primo gennaio 2010 della United States Force – Iraq (una nuova fase per la missione delle truppe Usa, che secondo la decisione di Obama si preparano a cessare tutte le operazioni di combattimento) la presenza americana in Iraq rimane nell’ordine delle 130.000 unità. Dopo agosto 2010, queste dovranno passare a circa 50.000, le quali resteranno nel paese ufficialmente per fornire sostegno e addestramento alle forze irachene, per poi lasciare definitivamente il paese entro il 2011. Il clima di tensione che si respira in tutto il paese, che si appresta ad andare verso le elezioni legislative nazionali in programma per il 7 marzo prossimo, potrebbe però far riconsiderare la decisione agli Usa.Il rischio di un’escalation della violenza politica, legata alle prossime elezioni, è un fattore preoccupante, se si considerano gli attacchi di Baghdad del 19 agosto e 25 ottobre scorsi e quello nella città santa sciita Najaf a gennaio 2010. L’insicurezza si fa sentire anche nella regione autonoma del Kurdistan, dove a fronteggiarsi sono due gruppi kurdi rivali. L’impressione è che i diversi gruppi politici e combattenti rivali cerchino di utilizzare una “strategia del terrore” per conquistarsi maggiori consensi elettorali, sulla pelle della popolazione, mentre Obama continua a perseguire l’obiettivo di Bush di avere un governo a Baghdad che sia stretto alleato degli Usa.

4. Iran

Il 2009 ha visto l’esplosione delle contraddizioni interne in Iran, dove, in seguito alle elezioni dello scorso giugno che hanno portato nuovamente al potere Ahmadinejad tra le forti contestazioni per irregolarità da parte degli avversari al voto e della popolazione, la violenza messa in atto dallo Stato contro i manifestanti e la repressione dell’opposizione politica hanno incontrato un movimento di protesta che ha impressionato il mondo per le sue dimensioni, il suo coraggio e la sua responsabilità verso i valori democratici. Tutto ciò evidenzia la ormai limitata legittimità dell’establishment tra l’opinione pubblica iraniana e la forte domanda interna di cambiamento, che porti a una rinegoziazione dei poteri politici all’interno della Repubblica Iraniana e ad un’apertura verso l’esterno. Il Movimento Verde ha ripetutamente dimostrato di essere aperto al dialogo e di non essere a favore della violenza, ma se la risposta dalle autorità iraniane continuerà a chiudere qualsiasi possibilità di mediazione, non è difficile immaginare che la contrapposizione politica possa assumere sempre più forme violente, andando a corrodere ancora di più i già fragili diritti e libertà di cui gode la popolazione.Per quanto riguarda il programma di arricchimento nucleare, non sono cessate le tensioni sul piano internazionale: a marzo, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha votato la

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proroga delle sanzioni economiche e politiche imposte negli anni precedenti.

5. Le violazioni dei diritti umaniIl rapporto 2009 di Amnesty International lancia un allarme: con la crisi aumenteranno disuguaglianze, xenofobia e insicurezza. Questo è valido anche per i paesi del Medio Oriente e del Nord Africa, dove i primi segnali della recessione hanno portato ad un’aumentata repressione e ad una maggiore violazione dei diritti e delle libertà umane. Per esempio, sempre secondo il rapporto di Amnesty, in Tunisia, Egitto e altri paesi africani i governi hanno stroncato duramente le proteste contro la situazione economica, sociale e politica. L’impunità della polizia e delle forze di sicurezza è risultata dominante.Un altro contesto pericoloso è quello migratorio: la reazione alla pressione migratoria da parte dei paesi di destinazione e di transito, accentuata dalla crisi economica, ha fatto sì che questi adottassero politiche ancora più restrittive, “con l’Europa a indicare il cammino in collusione con governi come Mauritania, Marocco e Libia”. Le tematiche che il rapporto di Amnesty International prende maggiormente in considerazione per l’area del Medio Oriente e del Nord Africa, nelle quali è più forte il rischio di violazioni dei diritti umani, sono: la violenza contro donne e ragazze, la precaria situazione di richiedenti asilo, rifugiati e migranti irregolari, la limitata azione delle organizzazioni per i diritti umani e la mancanza di libertà dei mezzi di informazione.Rispetto a quest’ultima, è da più parti denunciata la forte censura dell’opposizione e della libertà di stampa da parte di Tunisia e Marocco. In Libia invece, la Fondazione Gheddafi (fondata dal figlio del dittatore), che è molto attiva nella promozione dei diritti umani nel paese, ha denunciato per il 2009 un aumento di violazioni ed abusi, citando casi di torture, maltrattamenti e detenzioni ingiustificate.Infine, dall’ultimo rapporto di Freedom House, emerge un quadro di peggioramento complessivo e i passi indietro sarebbero stati fatti proprio in quei paesi che nel recente passato avevano dato qualche segnale di miglioramento e riformismo. Secondo l’associazione americana, i peggioramenti avvenuti nel 2009 avrebbero portato all’88% la porzione di cittadini che vivono in paesi considerati come “non liberi”. Tre paesi, Giordania, Bahrain e Yemen, sono passati dalla categoria di paesi “parzialmente liberi” a quella di paesi “non liberi”. Il Marocco ha invece visto un aumento della concentrazione di potere nelle mani delle forze alleate con il re, oltre a persecuzioni di oppositori politici e crescenti preoccupazioni circa l’erosione dei diritti politici nel paese. Miglioramenti sono stati notati, sempre secondo Freedom House, in Iraq e Libano, il primo in seguito alle elezioni provinciali dello scorso anno che sono state generalmente considerate come giuste e competitive, il secondo per la diminuzione della violenza politica, come risultato di un miglioramento nel suo livello di libertà civili. Ciononostante, la violenza rimane un tema dominante nella politica della regione e un significativo impedimento all’esercizio di libertà fondamentali in molti paesi, incluso l’Iraq.Le politiche delle organizzazioni internazionali

UNDPL’ufficio regionale UNDP per i paesi arabi, insieme alla Lega degli Stati Arabi, ha lanciato a dicembre 2009 il rapporto “Development Challenges in the Arab States: A human development approach”, che evidenzia le sei sfide chiave che la regione sta affrontando oggi: le riforme istituzionali, la creazione di lavoro, la promozione e il finanziamento di una crescita a beneficio dei poveri, la riforma dei sistemi educativi, la diversificazione economica e l’aumento della sicurezza e dell’autosufficienza alimentare entro i limiti ambientali esistenti. Si sottolinea come per affrontare queste sfide sia necessario

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adottare un modello di sviluppo globale basato sull’approccio dello sviluppo umano, che considera le libertà come base per lo sviluppo. Il rapporto fornisce dunque numerosi dati e serie analisi che delineano uno specifico percorso di azione verso il raggiungimento dello sviluppo dei paesi arabi. Tra le principali problematiche messe in risalto nel rapporto ci sono: gli scarsi risultati ottenuti nelle politiche di riduzione della povertà (i tassi di povertà nella regione araba non hanno subito diminuzioni significative negli ultimi 20 anni), il più alto tasso di disoccupazione giovanile al mondo (vi è la necessità di creare 51 milioni di nuovi posti di lavoro nei prossimi dieci anni per prevenire un ulteriore aumento dei livelli di disoccupazione), una sicurezza alimentare incerta (i paesi arabi dove la maggioranza della dipopolazione è povera sono importatori netti di cibo). Il rapporto raccomanda quindi gli stati arabi di adottare un nuovo approccio economico caratterizzato da due aspetti collegati tra loro:

Un passaggio da un modello di crescita basato sul petrolio e sulle materia prime, che non produce sviluppo, al modello dello stato evolutivo, dove la misura del successo è data dalla performance dei settori produttivi, dalla riduzione della povertà e dell’ineguaglianza, e dalla creazione di lavoro. Garantire il diritto al cibo a tutte le popolazioni arabe attraverso un contratto sociale che impegni i paesi arabi ricchi a sostenere il processo verso l’eliminazione della fame nell’intera regione, in particolare nei paesi meno sviluppati. Questo potrà essere realizzato attraverso un’alleanza per lo sviluppo dove i paesi arabi ricchi di petrolio aiutino i loro vicini meno sviluppati ad affrontare la crisi economica e ad implementare piani di sviluppo che promuovano la crescita a l’autosufficienza globale.

Il rapporto infine sottolinea come la regione araba abbia tutti gli ingredienti di cui necessità per lo sviluppo: abbondante terreno fertile adatto all’agricoltura, una gran quantità di risorse naturali ed economiche, sostanziosi flussi finanziari, e un’enorme capitale umano in cerca di opportunità lavorative.Per quanto riguarda l’UNDP, si segnalano infine alcuni interessanti documenti di recente pubblicazione: - Il documento di programmazione regionale per gli Stati Arabi, 2010-2013: sottolinea come principi-chiave per l’azione dell’UNDP nell’area, la promozione della cooperazione di tipo Sud-Sud, da implementare in tutte le aree di intervento, e lo sviluppo di conoscenze e di competenze tra i portatori di interesse per generare, acquisire e applicare la conoscenza nei processi politici. Le quattro focus areas indicate per il periodo sono: la riduzione della povertà e il raggiungimento degli Obiettivi del Millennio; la promozione della governance democratica; la prevenzione delle crisi e il loro superamento; l’ambiente e lo sviluppo sostenibile. Infine, come tematiche trasversali, si trovano l’eguaglianza di genere e l’emancipazione di donne e giovani.- “Dentro Gaza- atteggiamenti e percezioni dei residenti della Striscia di Gaza nel periodo successivo alle operazioni militari israeliane”: questo rapporto affronta principalmente il problema della povertà e le strategie per affrontarla; la situazione dell’occupazione; la sicurezza; i bisogni e l’assistenza; i danni alle infrastrutture causati dalle operazioni militari; la situazione di giovani e bambini e le loro più urgenti necessità; il settore sanitario.- Il documento di programmazione nazionale per il Libano, 2010-2014: le priorità segnalate per il periodo sono: lo sviluppo istituzionale e la governance democratica; lo sviluppo sociale e il superamento delle disparità regionali; la sostenibilità ambientale; la prevenzione dei conflitti e la ricostruzione.

Banca Mondiale

La Banca Mondiale ha approvato 1.7 miliardi di dollari per il finanziamento di progetti nel

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Medio Oriente e Nord Africa nell’anno fiscale 2009. L’aumento è dovuto in parte alla crisi alimentare, energetica e finanziaria. Durante il 2009, la BM ha fornito supporto tecnico e finanziario per la realizzazione di riforme e progetti di emergenza e ricostruzione nella regione. La strategia adottata si è basata sull’identificazione di alcune questioni trasversali, il cui impatto viene preso in considerazione nei singoli interventi sostenuti dalla BM a livello nazionale. Le aree prioritarie sono state: - sviluppo infrastrutturale: l’azione della BM nel 2009, ha cercato da un lato di rispondere alle necessità più immediate legate alla recessione globale, dall’altro ha continuato a perseguire l’obiettivo di una crescita a lungo termine. I maggiori progetti infrastrutturali sono stati approvati per l’Egitto, la Giordania, il Libano e il Marocco.- sviluppo del settore privato, della competitività e della governance: l’apposito rapporto presentato lo scorso novembre (“From Privilege to Competition: Unlocking Private-Led Growth in the Middle East and North Africa”), ha puntato sull’analisi della relazione tra governance, responsabilità e sviluppo del settore privato, con l’obiettivo di informare i decisori politici e altri stakeholders, proporre una nuova prospettiva sulle politiche concernenti il settore privato e incentivare il dibattito. Oltre a un programma globale di assistenza tecnica per rafforzare il quadro legale, normativo e amministrativo, la BM sta incoraggiando il partenariato pubblico-privato per lo sviluppo delle infrastrutture.- educazione a favore dei giovani: questa è una tematica centrale per il futuro dei paesi MENA e la riforma del settore educativo è tra le priorità dell’agenda politica di molti governi della regione. Le riforme in tale settore devono essere dirette a migliorare le capacità di fornire una educazione di qualità che prepari i giovani a competere nell’economia globale. In particolare la BM lavora con i paesi MENA per assicurare un accesso e un mantenimento alla scuola equo; migliorare la qualità e la rilevanza di tutti i livelli di istruzione e di apprendistato; rafforzare la governance del settore educativo sia nell’ambito pubblico che in quello delle comunità locali; aumentare l’efficienza dei servizi educativi; e migliorare la sostenibilità fiscale dell’investimento pubblico nel settore. Si raccomanda inoltre di prestare crescente attenzione ai bambini e ai giovani svantaggiati (abbandoni scolastici, disabili, bambini lavoratori ecc.)- sviluppo sostenibile e gestione delle risorse naturali: il cambiamento climatico, la pressione sulle risorse idriche e la gestione delle risorse naturali sono sfide chiave per i paesi MENA. La BM raccomanda di sviluppare sistemi di gestione flessibili, i quali comporteranno risposte in campo tecnico, la costruzione di istituzioni adatte e il rafforzamento di strutture trasparenti, inclusive e responsabili. - assistenza alle popolazioni nei paesi colpiti da conflitti: la risposta alla crisi di Gaza da parte della BM è stata particolarmente veloce e una raccomandazione centrale emersa dalle analisi effettuate in loco concerne lo stretto legame che deve intercorrere tra azioni di ricostruzione e recupero e azioni finalizzate ad uno sviluppo continuo. Le aree prioritarie dove lavorare a Gaza sono: acqua, sanità, elettricità, reti di sicurezza sociale, sviluppo municipale e sostegno alle organizzazioni non governative.- genere: la BM nel corso del 2009 ha iniziato o portato a termine una serie di studi e programmi sul genere. Attraverso un Fondo di Sviluppo Istituzionale, la BM sta sostenendo un programma finalizzato a misurare l’impatto delle politiche e delle strategie nazionali sull’eguaglianza di genere.Si segnalano infine i seguenti rapporti di recente pubblicazione da parte della BM:- “Sviluppo e prospettive economiche nei paesi MENA, 2009: Attraversare la recessione globale”: il rapporto analizza le implicazioni della tripla crisi alimentare-finanziaria-energetica sulle economie dei paesi MENA e discute le politiche che potrebbero previste per mitigare gli effetti della crisi nella regione. - “Uno Stato Palestinese in due anni: Istituzioni per la ripresa economica”: analizza alcune delle condizioni economiche e di sviluppo necessarie per raggiungere l’obiettivo della costruzione dello Stato Palestinese, come sancito nel programma presentato dall’ANP lo scorso agosto (“Palestine: Ending the Occupation, Establishing the State”).

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- “L’acqua nel mondo arabo: prospettive e innovazioni per la sua gestione”: offre un insieme di idee, analisi e riflessioni per gestire le risorse idriche del Medio Oriente in maniera più efficiente e sostenibile. Presenta le esperienze di diversi paesi relativamente a cinque aspetti della gestione dell’acqua: fornitura, distribuzione, governance, responsabilità e ingegneria.

Unione Europea

Il progetto dell’Unione per il Mediterraneo prosegue nella realizzazione degli obiettivi che l’UE si è data a Parigi nel 2008, cioè: il disinquinamento del Mare Mediterraneo; la realizzazione di autostrade marittime e terrestri; iniziative di protezione civile per combattere i disastri naturali e causati dall’uomo; un piano mediterraneo per l’energia solare; l’inaugurazione dell’Università Euro-Mediterranea in Slovenia e l’Iniziativa mediterranea per lo sviluppo degli affari, focalizzata sulle micro, piccole e medie imprese.

Le principali innovazione dell’UPM includono anche una co-presidenza a rotazione tra un presidente dell’UE e uno rappresentante i partner mediterranei e un segretariato con sede a Barcellona responsabile di identificare e promuovere i progetti di valore regionale, sub-regionale e transnazionale nei diversi settori.

Per quanto riguarda le priorità strategiche che l’UE si è data per la regione mediterranea, fino al 2013 saranno perseguite quelle contenute nel “Regional Strategy Paper, 2007-2013”, che insieme al “Regional Indicative Programme, 2007-2010” costituiscono i documenti fondamentali per comprendere l’attuale politica europea nel Mediterraneo.

Tra le priorità strategiche si trovano:

cooperazione in materia di giustizia, sicurezza e migrazioni, in particolare con lo sviluppo di due programmi di confidence building (protezione civile e partenariato per la pace);

sviluppo economico sostenibile, da realizzare attraverso la promozione degli investimenti e la dinamizzazione delle riforme per attivare gli investimenti, la cooperazione in materia di trasporti ed energia, l’integrazione economica regionale sud-sud, programmi per la protezione ambientale, l’assistenza tecnica al Femip (Facility to support investments in the Mediterranean partner economies) e lo sviluppo della società dell’informazione;

sviluppo sociale e scambi culturali, con particolare enfasi all’equità di genere e alla società civile, ai programmi a favore della gioventù euro-mediterranea, al dialogo

Lo stato di avanzamento degli accordi tra UE e paesi mediterranei è caratterizzato da un nuovo Accordo di Associazione con la Siria, che è stato approvato formalmente dall’UE a ottobre 2009 e che entrerà provvisoriamente in vigore dopo la firma della Siria.Per gli altri due paesi (Libia e Algeria) che ancora non hanno un Piano d’Azione con l’UE, come previsto nella Politica Europea di Vicinato, non si sono registrati passi in avanti nella negoziazione di accordi più strutturati, ma i due paesi rimangono legati all’UE da importanti programmi di cooperazione, come quelli che hanno come priorità le migrazioni e l’HIV-AIDS in Libia.

Relativamente ai paesi che non fanno parte della PEV né dell’UPM, si evidenzia l’importanza dell’impegno dell’UE a favore dei diritti umani in Iran e il continuo sostegno allo Stato Iracheno, che dal 2003 ha ricevuto più di 900 milioni di dollari dall’UE in assistenza umanitaria e per la ricostruzione. La priorità per il futuro dell’Iraq, sarà quella di aiutare il paese a utilizzare meglio le sue proprie risorse, attraverso attività di capacity

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builiding. L’UE, in particolare, ha giocato un ruolo chiave nel sostegno al processo politico iracheno (sono state finanziate due missioni di monitoraggio elettorale durante le elezioni provinciali e le elezioni regionali nel Kurdistan iracheno), allo stato di diritto e alla situazione dei rifugiati iracheni e delle persone trasferite internamente. Infine, per quanto riguarda la posizione dell’UE sul conflitto israelo-palestinese, si evidenziano le Conclusioni della Commissione sul Processo di Pace in Medio Oriente dello scorso dicembre 2009. In tale documento, l’UE afferma che Gerusalemme deve diventare la "futura capitale di due Stati" e che lo status finale della città deve essere raggiunto attraverso negoziati. Nel testo, l'UE ha ribadito anche il suo rifiuto ad accettare i cambiamenti delle frontiere avvenuti dopo giugno 1967, rifiutando implicitamente di riconoscere l'annessione di Gerusalemme est da parte di Israele. Il Consiglio dell’UE sottolinea la necessità di rilanciare l’impegno del Quartetto per il processo di pace e l’importanza chiave di un contributo attivo da parte dei paesi arabi, basandosi sulla Iniziativa di Pace Araba. Si sostiene il piano dell’ANP “Palestine: Ending the Occupation, Establishing the State”, per il quale l’UE lavorerà al fine raccogliere un maggiore sostegno internazionale. Sebbene l’UE apprezzi la recente decisione del governo israeliano di un parziale e temporaneo congelamento degli insediamenti, il Consiglio ribadisce che gli insediamenti e la barriera di separazione sono costruiti su terra occupata e la demolizione di case e gli sfratti sono illegali per il diritto internazionale. Tutto ciò costituisce un ostacolo fondamentale al raggiungimento della pace e minaccia la possibilità di una soluzione basata sui due stati. Perciò, l’UE esorta lo stato di Israele a cessare immediatamente tutte le attività coloniali, a Gerusalemme Est e nel resto della Cisgiordania e a smantellare tutti gli avamposti costruiti a partire da marzo 2001. Preoccupata per la situazione di Gaza, infine, l’UE rinnova la sua richiesta per un’apertura immediata, continua e non condizionata dei valichi per il passaggio di aiuti umanitari, prodotti commerciali e persone da e verso Gaza. In questo contesto, il Consiglio UE ricorda la necessità di una piena implementazione dell’Accordo per i Movimenti e l’Accesso.

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1.3 La cooperazione Toscana nell’area mediterranea e mediorientale

La cooperazione toscana nell’area del Mediterraneo e del Medio Oriente si ispira ai principi e agli obiettivi delineati nel Piano regionale della cooperazione internazionale e della attività di partenariato 2007-2010, i contenuti del quale sono stati ultimamente ripuntualizzati grazie al Documento di attuazione 2009. La finalità principale di tale documento è il riorientamento della programmazione per l’anno 2009 e il miglioramento della qualità dei processi di cooperazione del sistema toscano innalzando la qualità della progettazione, attraverso una valutazione degli interventi 2005-2009 e introducendo nuove procedure per la realizzazione dei Progetti dei Tavoli di area geografica e dei Progetti di interesse regionale.Il riorientamento avverrà in considerazione dell’evoluzione dello scenario internazionale (specialmente conflitto israelo-palestinese di Gaza e crisi economica mondiale); delle linee guida del MAE per la cooperazione allo sviluppo 2009-2011; delle nuove modalità di collaborazione tra MAE e Regioni per la cooperazione; della volontà di perseguire una crescente integrazione tra la cooperazione internazionale, la cooperazione sanitaria e gli interventi per la promozione di una cultura di pace ex l.r. 55/97 e della prospettiva di introdurre progressivamente un approccio operativo per “Progetti paese” e “Progetti di area regionale”. Tra gli obiettivi strategici affermati nel Piano regionale per la cooperazione 2007-2010, il Documento di attuazione 2009 mette l’accento sulla necessità di consolidare e qualificare gli interventi a partire da alcune “politiche prioritarie”, per le quali le competenze e le esperienze della cooperazione toscana hanno un valore aggiunto: il rafforzamento istituzionale e la good governance, lo sviluppo economico locale, la sanità, la gestione delle risorse idriche e la tutela ambientale, il welfare e l’inclusione sociale, il sostegno al dialogo interculturale e alle iniziative di riconciliazione.In particolare, per quanto riguarda l’area Mediterraneo-Medio Oriente, il riorientamento della programmazione dovrebbe avvenire considerando i seguenti indirizzi generali: il rafforzamento dei partenariati costituiti in questi anni con le autorità locali e la società civile palestinese ed israeliana, in un quadro complessivo di sostegno al dialogo ed ai processi di pacificazione; il consolidamento delle azioni condotte in Libano, attraverso la costituzione di una Cabina di regia allargata in Libano e l’ampliamento dell’area di intervento; il sostegno alla ricostruzione di Gaza in seguito al conflitto scoppiato tra dicembre 2008 e gennaio 2009; lo sviluppo di azioni integrate di governance delle politiche di co-sviluppo nell’area mediterranea; lo sviluppo di Progetti Paese e Progetti di area regionale.Relativamente a questo ultimo punto, si evidenzia l’importanza di muoversi verso un approccio sperimentale di “Cooperazione decentrata multilaterale”, in cui vengano messi in sinergia gli interventi della Regione Toscana, quelli del Sistema Toscano della cooperazione decentrata ma anche quelli della cooperazione decentrata italiana e delle altre Regioni europee. Prodotto di questo approccio potrebbe essere l’attivazione di una modalità operativa basata su “Programmi paese” o “Programmi regionali integrati”, i quali potrebbero essere sperimentati proprio nell’area mediterranea (specialmente Libano, Israele e Territori Palestinesi Occupati), in ragione dell’esistenza di partenariati territoriali mediterranei di dimensione transnazionale resi possibili dal programma di vicinato ENPI.Il Documento di attuazione 2009 sottolinea infine l’importanza che nel riorientamento della programmazione vengano considerate le nuove linee guida del MAE, con l’integrazione delle priorità delle azioni del Sistema toscano della cooperazione con quelle del MAE seguendo i criteri di complementarietà e sussidiarietà: nelle aree prioritarie per la Cooperazione Italiana, la Regione e il suo sistema di cooperazione svolgerà un ruolo prevalentemente complementare, mentre nelle aree non prioritarie per la Cooperazione Italiana l’intervento regionale si inquadrerà essenzialmente in un’ottica di sussidiarietà. Relativamente all’area Mediterraneo-Medio Oriente, questo approccio si traduce

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nell’adozione di un ruolo di complementarietà in Marocco e nei Territori Palestinesi e di un ruolo ispirato alla sussidiarietà per Egitto e Tunisia. Inoltre rappresentano aree prioritarie per la programmazione 2009 della Regione Toscana Libano, campi Saharawi e Libia (quest’ultima limitatamente alla cooperazione sanitaria)Si segnala infine l’apertura del primo bando nell’ambito del programma di cooperazione transfrontaliera multilaterale ENPI “Bacino del Mediterraneo” per progetti standard (si veda 1.1.3), al quale saranno destinati 32 milioni di euro provenienti da fondi FESR e risorse ENPI. Sia i progetti standard, che vedranno gli attori partecipanti impegnati sulle quattro priorità (e relative misure) specificate nel Programma e delle partnership locali comprendenti almeno 3 paesi membri, sia i progetti strategici, incentrati su settori di intervento identificati dal Comitato di Sorveglianza Congiunto e costituiti da partnership di almeno 4 paesi membri, rappresentano delle grandi opportunità per gli obiettivi di cooperazione della Regione Toscana e del suo Sistema decentrato, nonché una rilevante occasione per creare, o rafforzare, sinergie e collaborazioni tra gli attori toscani della cooperazione e quelli mediterranei.

Per quanto riguarda l’azione passata della Regione Toscana e del suo Sistema di cooperazione nell’area mediterranea e mediorientale, essa è stata caratterizzata, negli anni compresi fra il 2001-2008, da una molteplicità di interventi che hanno visto il coinvolgimento e l’attiva partecipazione di numerosi attori locali pubblici e della società civile organizzata.

In continuità con gli interventi svolti in questi anni, nell’area mediterranea e mediorientale, la Regione Toscana continuerà a sostenere l’impegno del territorio toscano in tre fondamentali aree: la promozione del dialogo tra le società civili israeliana e palestinese; il sostegno a processi di sviluppo locale sostenibile, attraverso interventi di sviluppo economico-sociale, riqualificazione urbana, pianificazione territoriale, formazione e supporto alla governance locale; il supporto all'inclusione sociale e alla piena partecipazione, in particolare dei minori. Le principali aree geografiche di intervento sono state Marocco, Libano e TOP. Inoltre è continuato l'impegno della Regione a favore del popolo Saharawi, area di cooperazione che fino al 2006 rientrava tra le competenze del Tavolo Africa.

Relativamente alla promozione di relazioni di dialogo e di pace tra israeliani e palestinesi si segnalano i seguenti interventi:

Med Cooperation (vedi § 1.4)

Forum delle ONG israeliane, palestinesi e europee (vedi § 1.4)

Per quanto riguarda il sostegno a favore di processi di sviluppo locale sostenibile e della governance locale si segnalano i seguenti programmi:

“Le ali della colomba”: Programma di Sostegno alle Municipalità Palestinesi (PSMP) finanziato dal MAE -DGMM, destinato al rafforzamento delle capacità tecniche, amministrative e gestionali degli enti locali palestinesi in due Governatorati (Betlemme, Hebron), nonché al miglioramento delle condizioni di vita della popolazione araba di Gerusalemme Est. Il programma sostiene il processo di riforma del MOLG palestinese verso un sistema decentralizzato che incoraggi il coinvolgimento della popolazione nei processi decisionali e che sia in grado di garantire i servizi di base alle comunità locali, promuovendo piani di sviluppo adeguati. Il programma durerà fino al 31/12/2011 e i settori prioritari per gli interventi futuri saranno: l’acqua e la gestione dei rifiuti, la riabilitazione motoria, la valorizzazione del patrimonio storico e istitutional building.Nell’ambito della valorizzazione del patrimonio è in fase di avvio il progetto, a titolarità della

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municipalità di Tulkarem, inerente il restauro ed il recupero funzionale del fabbricato del vecchio municipio della città. Oltre alla Regione Toscana il partenariato comprende la provincia di Pistoia, il comune di Arezzo, la scuola SEUM di Arezzo e l’associazione di ong Co-opera.

“Cabina di Regia regionale per le attività di cooperazione in Libano”: costituita nel 2006, in seguito al conflitto tra Israele e Libano nell'estate dello stesso anno, per assicurare il necessario livello di coordinamento ed integrazione tra i vari attori e per creare, secondo un comune approccio metodologico, ulteriori sinergie in grado di rendere più efficace, efficiente e visibile l'impegno toscano nel Libano. In particolare è stata ricercata la sinergia tra i vari programmi presenti sul territorio libanese come ART GOLD (UNDP), ROSS (MAE) e ARAL (UE) e gli interventi sono stati concentrati in tre aree geografiche, Beint Jbeil, Tiro e Beirut Sud. I settori di intervento identificati sono stati scelti in modo che fossero coerenti con quelli indicati dal programma ART GOLD: sviluppo economico e rurale, servizi di base, disagio giovanile e governance locale. Al fine di rinsaldare le relazioni ed i legami stabiliti fra gli enti toscani e libanesi, per dare continuità agli interventi realizzati o attualmente in corso nonché per condividere una strategia comune ed identificare nuove future iniziative da realizzarsi, durante il seminario tenutosi in Libano lo scorso novembre 2008 è emersa l’idea di lavorare allargando la rete della Cabina di Regia anche ai soggetti partner dei progetti in Libano e ai rappresentanti dei principali donatori e organi di coordinamento. Le prospettive future saranno quindi la costituzione di una Cabina di regia allargata, che funzioni come meccanismo di raccordo programmatico condiviso tra partner toscani e libanesi, e il raccordo della Cabina di Regia con gli organismi governativi libanesi e con i programmi che operano nel Paese secondo modalità analoghe. Inoltre le progettualità che saranno sviluppate all’interno della Cabina di regia si concentreranno prioritariamente sui temi della governance, del decentramento, inteso principalmente come capacity building rivolto alle istituzioni locali e comunità, e dello sviluppo locale. I criteri base per lo sviluppo di nuove progettualità saranno la continuità con gli interventi già sostenuti, principalmente nel Libano del Sud, e l’allargamento dell’operatività ad altre aree geografiche del paese (Libano Nord) per avere una maggiore copertura territoriale e inter-confessionale.

Relativamente al settore dell'inclusione sociale, in particolare gli interventi a favore dei minori, si segnalano:

Progetti quadro “Ragazzi e giovani nuovi attori sociali in Palestina” (2005) e “La Toscana per i giovani palestinesi” (2006), finanziati dalla Regione Toscana. L'evoluzione dei due programmi è rappresentata dal progetto, anno 2007 1° annualità e 2008 2° annualità, “Percorsi di inclusione sociale dei giovani palestinesi: dai fattori di rischio alla partecipazione” d'iniziativa del Gruppo di lavoro Tavolo Mediterraneo. (vedi § 1.4.1)

Per quanto riguarda la cooperazione con il Sahara occidentale, la Toscana fin dagli anni ’80 è impegnata a sostegno della causa del popolo Saharawi, sia attraverso gemellaggi di Enti Locali con le tendopoli, sia attraverso la costituzione di comitati di solidarietà, formati da cittadini ed enti pubblici. Per favorire l’efficienza nella gestione e nel coordinamento dei progetti, la regione ha costituito una sede di coordinamento dei progetti a favore del popolo Saharawi, che comprende soggetti sia pubblici che privati del territorio, denominato “Tavolo di coordinamento regionale Saharawi”. Quest’ultimo si è impegnato a sostenere politicamente la causa del popolo Saharawi ed ha individuato inoltre alcuni settori di intervento prioritari che sono l’istruzione, la sanità, lo sviluppo economico, l’accoglienza, le donne, la solidarietà, i diritti umani. Negli anni si è assistito alla mobilitazione anche di molti comuni toscani che hanno sottoscritto Patti di Amicizia e Solidarietà e gemellaggi con il popolo Saharawi. La Regione ha sempre mantenuto rapporti con il fronte Polisario incontrando i più alti livelli politici ed ospitando delegazioni

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Saharawi. Sono stati anche prodotti documenti trasmessi al governo italiano ed all’Unione Europea perché solleciti il Regno del Marocco a concordare soluzioni internazionalmente riconosciute per la risoluzione della situazione del popolo Saharawi. Tra le iniziative politiche realizzate dalla regione oltre alle varie missioni di rappresentanti della Regione sul posto, è possibile ricordare le mozioni del Consiglio Regionale della Toscana: “Sostegno al referendum nel Sahara occidentale” n.358 del 1998; “Sostenere il Piano di Pace affinché abbia luogo il referendum di autodeterminazione del popolo Saharawi” n.466 del 1999; “Sahara Occidentale: appello per il 25° anniversario della proclamazione Repubblica Araba Saharawi Democratica (RASD) e sostegno al Piano di Pace delle Nazioni Unite” n.158 del 2001; “L’attuazione del nuovo Piano di Pace per il Sahara Occidentale e per risolvere il dramma dei prigionieri e dei desaparecidos” n.696 del 2003; “L’applicazione della risoluzione ONU S/2002/161 contro lo sfruttamento delle risorse naturali in violazione dei territori del Sahara Occidentale” n.754 del 2004. La Regione insieme agli enti locali e alle associazioni di solidarietà si è impegnata negli anni a sostenere il piano di pace delle Nazioni Unite e a farsi interprete del diritto all’autodeterminazione del popolo Saharawi presso altre regioni europee e nelle varie istituzioni italiane ed europee, oltre a promuovere e sostenere progetti di cooperazione allo sviluppo. Tra i più importanti progetti realizzati dagli Enti Locali Toscani insieme alle associazioni di volontariato possiamo ricordare il progetto di accoglienza estiva dei bambini “Piccoli ambasciatori di pace, il progetto per l’affido a distanza dei bambini, il progetto per l’affido a distanza di bambini celiaci, il progetto carovana di solidarietà, con il quale vengono inviati mezzi di trasporto carichi di generi alimentari, volo charter in campi profughi, il progetto “acqua un bene prezioso” per la costruzione di pozzi, il progetto per il sostegno ai centri per disabili, il progetto “a fianco delle donne Saharawi”; infine il progetto “Scuola 12 ottobre”, che ha come scopo quello di risolvere i gravi problema della struttura scolastica, che vanno dal risanamento igienico ad un generale miglioramento delle condizioni di permanenza all’interno della scuola.

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1.3.1 La cooperazione sanitaria internazionale della Regione Toscana

La Cooperazione sanitaria rappresenta uno degli aspetti più importanti delle attività di cooperazione poiché risponde ad una esigenza primaria delle popolazioni assieme ad un miglioramento delle complessive condizioni di vita: è questo l’aspetto che rafforza e sostiene l’integrazione fra cooperazione sanitaria e tutte le altre attività di cooperazione internazionale. Nell’attuale contesto internazionale, la strategia generale cui tende il Sistema regionale toscano della cooperazione, comprende la promozione dello sviluppo umano sostenibile in una logica di approccio integrato, il rafforzamento della società civile e la creazione di reti di partenariato.

Il quadro di riferimento

Alcuni tra i testi che forniscono il quadro di riferimento per la cooperazione sanitaria internazionale toscana:

La dichiarazione di Parigi (2005)Gli obiettivi del millennio (2000)La quarta Conferenza Mondiale sulla donna (Beijing 1995) con la Dichiarazione di BeijingLa legge 49/1987La dichiarazione di Alma Ata (1978)La legge regionale n. 26 del 22/05/2009, Disciplina delle attività europee e di rilievo internazionale della Regione Toscana

I principi e la volontà

Il Piano regionale per la cooperazione internazionale 2007–2010 (L.R. 17/99) delinea le finalità dell’azione della Regione Toscana:1. promozione di interventi di cooperazione che producano riconciliazione e sviluppo, operando dalla parte delle vittime, secondo strategie dirette alla restituzione del diritto ad uno sviluppo umano e sostenibile alle vittime dei conflitti militari, economici, sociali e culturali del mondo;2. promozione di interventi diretti a sostenere percorsi di sviluppo, anche con riferimento agli Obiettivi del Millennio, nei confronti delle comunità, dei gruppi sociali e degli individui vittime dei conflitti in tutte le periferie del Nord e del Sud del sistema mondo;3. miglioramento dei processi di partecipazione dei soggetti toscani alle iniziative di cooperazione internazionale e di aiuto allo sviluppo.

In questo quadro la salute viene intesa come un diritto fondamentale dell’uomo, costantemente violato dalla guerra e dalla povertà , in particolare nella vita dei bambini e delle donne del sud del mondo. Non c’è salute senza pace. Il diritto alla salute in quanto diritto inalienabile delle persone e delle comunità, diventa impegno primario, che coinvolge la politica e che i tecnici non possono eludere.

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La programmazione delle attività di cooperazione sanitaria della Regione Toscana, riveste un ruolo decisivo nell’ambito della sfida della cooperazione come contributo alla riconciliazione e allo di sviluppo nei paesi più svantaggiati del mondo.

Tra le varie concause che alimentano tali differenze, troviamo:la debolezza finanziaria, la mancanza di risorse umane, tecniche e di buon governo dei sistemi sanitari;

la pandemia di HIV/AIDS;la persistenza di alcune malattie infettive come la malaria, la tubercolosi e altre patologieinfettive neglette per le quali la ricerca farmacologica è tuttora insufficiente.

La Regione Toscana pertanto riconosce nell’obiettivo generale di “lotta alla povertà”, nella sua più ampia accezione, il focus di tutte le sue iniziative, perché soltanto attraverso il miglioramento delle condizioni di vita delle persone si può migliorare la Salute dei popoli.

Priorità e indirizzi operativi

La strategia regionale di CSI, per il periodo 2009-2010, riafferma il suo impegno verso la Salute come strumento per lo sviluppo, obiettivo dello sviluppo e soprattutto diritto umano, delineando nei suoi principi e raccomandazioni quelli forniti, ed ampiamente condivisi, dall’OMS, quali:

intersettorialità degli interventiappropriatezza e sostenibilità nell’utilizzo delle tecnologiepromozione dell’autosufficienza locale

Tali principi dovranno orientare le azioni di cooperazione sanitaria nella consapevolezza che non basta limitarsi alla promozione di singole attività, ma che queste devono essere integrate nella rete dei servizi sanitari locali, creando le basi necessarie a garantire la sostenibilità dei nostri interventi.Non si tratta dunque solo di realizzare interventi umanitari o di emergenza, ma di costruire una vera e propria strategia il cui compito sia quello di contribuire in maniera efficiente ed efficace a creare delle condizioni che migliorino la salute delle popolazioni - soprattutto di quelle più povere e vulnerabili - riducano la povertà e promuovano lo sviluppo umano sostenibile.Il lavoro svolto in questi ultimi anni ha visto perfezionarsi ulteriormente il percorso di strutturazione della strategia regionale di cooperazione sanitaria internazionale quale strategia ad hoc, distinta da quella complessiva di cooperazione internazionale, ma con essa necessariamente coerente ed integrata sotto il profilo delle finalità da perseguire.

Il Piano Sanitario regionale 2008-2010 ha delineato compiutamente il quadro di riferimentodella propria strategia di cooperazione che fornisce precise indicazioni sul carattere dei progetti di cooperazione sanitaria internazionale.

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Tali progetti dovrebbero essere strumentali alla garanzia dei seguenti obiettivi generali:

lotta alla povertà: stato di salute e condizioni di vita sono strettamente interdipendenti.

difesa dei diritti umani: il perseguimento di massimo livello di salute possibile è di per sé un diritto umano pertanto in forte correlazione con tutti gli altri diritti legati all’esistenza dignitosa della persona. Non è pertanto pensabile pensare un progetto di cooperazione senza tener conto di questi elementi.uguaglianza di genere: le analisi di genere hanno ampiamente dimostrato la diversità esistente tra l’universo maschile e quello femminile, anche nel campo della salute e delle malattie; allo stesso modo hanno evidenziato le disuguaglianze esistenti nell’accesso ai beni e alle risorse considerati essenziali. Diventa nostro compito lavorare per ridurre sempre di più il divario attuale.

Nello specifico invece i progetti dovranno concorre a:

1.rafforzare i sistemi sanitari nel loro complesso attraversosupporto istituzionale ai sistemi sanitari pubblicimiglioramento dei servizi di PHC (Primary Health Care);rafforzamento, anche in termini di qualità delle cure, dell’assistenza materna, neonatale e infantilepotenziamento di infrastrutture e i sistemi di programmazione e controllo, di acquisto e distribuzione di farmaciformazione, motivazione e incremento delle risorse umane destinate al servizio sanitario;

2. intervenire per migliorare l’accessibilità ai farmaci essenziali (inclusi i farmaci antiretrovirali per il trattamento dell'AIDS) e ad altre prestazioni sanitarie;

3. agire sui diritti inerenti la salute sessuale e riproduttiva delle donne;

4. sostenere la lotta contro AIDS, TB e Malaria e altre malattie dimenticate;

5. intervenire sui diritti delle persone con disabilità;

6. potenziare la ricerca scientifica, lo sviluppo e l’innovazione in ambito sanitario non solo dei Paesi destinatari dei progetti, ma anche della Toscana;

7. creare sinergie con le tematiche di Ricerca e Sviluppo prevedendo strategie comuni e occasioni di contatto;

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Soggetti della rete della cooperazione internazionale sanitaria toscana

- La Regione Toscana, con ruolo interregionale e di confronto nazionale e internazionale, con funzioni di coordinamento interno e di promozione dei progetti;- La A.O.U. Meyer come ente attuatore per conto della Regione Toscana di tutta la strategia;- Le Aziende Sanitarie, come soggetti promotori ed attuatori dei progetti (propri o di interesse regionale, attraverso la programmazione di Area Vasta);- Le Aree Vaste, come livello intermedio di programmazione e proposta, con ruolo di coordinamento delle Aziende Sanitarie;- La Agenzia Regionale per la Sanità (ARS);- Le Società della Salute;- L’Università e altri centri di ricerca.- Gli Enti Locali e le aziende di gestione di servizi pubblici locali;- Il Terzo Settore, ovvero quella pluralità di soggetti, organismi ed enti di natura privatasenza fini di lucro, quali:

Organizzazioni non governative – ONGAssociazioni riconosciute e FondazioniOrganizzazioni di volontariatoAssociazioni non riconosciuteCooperative sociali

-La Croce Rossa Italiana (CRI) e altri istituzioni nazionali e internazionali impegnati a pieno titolo nell’ambito della cooperazione sanitaria internazionale.

Aree prioritarie di intervento

Medio Oriente: in questo contesto le iniziative saranno volte a tutelare il diritto alla salute delle popolazioni palestinesi nonché al miglioramento dei rapporti tra Israele e Palestina.

Africa Sub Sahariana: gli interventi avranno come contenuti prioritari la lotta all’epidemia dell’AIDS, TBC e Malaria e alle altre malattie dimenticate, il rinforzo dei sistemi sanitari pubblici con particolare attenzione alla PHC (Primary Health Care) e alla salute materno-infantile. Particolare attenzione verrà posta ai seguenti paesi: Regione dei Grandi Laghi (Uganda, Congo, Rwanda); West Africa (Senegal, Burkina Faso); Est Africa (Kenya, Eritrea); Sud Africa (Swaziland, Sudafrica).

Area Balcanica e l’Europa dell’Est: i progetti dovranno essere indirizzati al supporto e trasferimento di conoscenze e competenze per lo sviluppo dei sistemi sanitari e per la crescita complessiva della

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offerta di prestazioni sanitarie.

Paesi arabi del Mediterraneo: come nel caso dell’area balcanica e l’Europa dell’Est, le progettualità saranno mirate al rafforzamento generale e complessivo dei sistemi sanitari locali.

Non è tuttavia esclusa la possibilità di essere presenti anche in altri Paesi.

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1.3.2 Progetti della cooperazione sanitaria internazionale nell’area Mediterraneo-Medio Oriente

1. I Progetti di Iniziativa Regionale (PIR) (L.R. n. 17/99) rappresentano lo strumento a disposizione della Regione per la realizzazione di azioni cui si riconosce una particolare rilevanza nell’ambito della strategia di cooperazione sanitaria.

Progetti di Iniziativa Regionale 2007, 2008 e 2009 per la macroarea Mediterraneo – Medio Oriente:

2007TITOLO PAESE SOGGETTO

PROPONENTECONTRIBUTO RT

La Toscana per il Saharawi (2° annualità)

Algeria/Sahara Occidentale

Istituto Centro Nord-Sud

100.000

“Primary health care clinic – Sabastia”

Territori Occupati Palestinesi

Palestinian Medical Relief Society

20.000

“Salviamo i Bambini: la medicina al

servizio della Pace”

Israele/Territori Occupati Palestinesi

A.O.U. Meyer 400.000

Progetto di sostegno al Sistema sanitario

palestinese

Territori Occupati Palestinesi

A.O.U. Meyer 110.000

Progetto per il sostegno del Libya

HIV/Aids action plan 2008-2009

Libia A.O.U. Meyer 50.000

2008TITOLO PAESE SOGGETTO

PROPONENTECONTRIBUTO RT

Sostegno al Sistema Sanitario palestinese

Territori Occupati Palestinesi

A.O.U. Meyer 80.000

Azione Integrazione e rete di

cooperazione sanitaria di AVN(3a annualità)

Toscana – Gerusalemme Est –

Territori Occupati Palestinesi

Fondazione Monasterio

30.000

La Toscana per i Saharawi

(3a annualità)

Algeria/Sahara Occidentale

Istituto Centro Nord-Sud

100.000

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Cardiochirurgia pediatrica in

Palestina

Territori Occupati Palestinesi

Formed 62.000

2009TITOLO PAESE SOGGETTO

PROPONENTECONTRIBUTO RT

Gestione della situazione

d’emergenza a Gaza

Territori Occupati Palestinesi

A.O.U. Meyer 50.000

Miglioramento delle condizioni di salute dei bambini celiaci saharawi nei campi profughi in Algeria

Algeria/Sahara Occidentale

A.O.U. Meyer 50.000

Supporto al sistema sanitario

palestinese: potenziamento della

cardiochirurgia e cardiologia a

Gerusalemme e a Nablus

Territori Occupati Palestinesi

Fondazione Monasterio

25.000

Pubblica Cardiochirurgia

pediatrica in Palestina – 2a

annualità

Territori Occupati Palestinesi

Formed 30.000

Attivazione del Dipartimento di Emergenza e

Accettazione e delle attività cliniche

specialistiche ad esso connesse

all’Ospedale Alwanda, Aden

Yemen Università Firenze CUSAS

30.000

2. I Progetti a Bando sono rivolti a sostenere iniziative proposte in particolare dal terzo settore.

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Progetti a bando 2007, 2008 e 2009 per la macroarea Mediterraneo – Medio Oriente:

2007TITOLO PAESE SOGGETTO

PROPONENTEDURATA

PROGETTOCONTRIBUTO

RT in euroNon è stato finanziato nessun progetto per l’area

2008TITOLO PAESE SOGGETTO

PROPONENTEDURATA

PROGETTOCONTRIBUTO

RT in euroMiglioramento della salute riproduttiva

delle donne nel Kurdistan

Iraq Associazione Iniziative di Solidarietà

Onlus

12 mesi 23.160,23

2009TITOLO PAESE SOGGETTO

PROPONENTEDURATA

PROGETTOCONTRIBUTO

RT in euroMiglioramento

della cura delle patologie

pediatriche congenite nella

Regione del Kurdistan

Iraq Associazione Iniziative di Solidarietà

Onlus

12 mesi 25.000

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1.4 Le attività di cooperazione della Toscana nell’area mediterranea e mediorientale – Anno 2009-2010

Progetto Medcooperation - Progetto di Interesse Regionale (PIR) Promosso dalla Regione Toscana.

Med Cooperation è un programma di cooperazione tra città toscane, palestinesi e israeliane nato nel 1999 e finalizzato a promuovere il dialogo, la pace e lo sviluppo attraverso la creazione di una “Strada del Patrimonio Culturale della Terra Santa del Nord” (the Northern Holy Land Cultural Heritage Way), che unisce 6 città in Israele e Palestina.

Obiettivi e Azioni Obiettivo Generale: favorire la comprensione reciproca, la riconciliazione ed una coesistenza pacifica tra le popolazioni israeliane e palestinesi.Obiettivo Specifico: consolidare le relazioni esistenti tra i partner della rete Med Cooperation e delle loro rispettive comunità promuovendone lo sviluppo socio-economico a livello locale attraverso la valorizzazione dei contesti territoriali di riferimento nel nord della Cisgiordania e di Israele.

I settori di intervento:Patrimonio culturale architettonico: salvaguardia e valorizzazione del patrimonio culturale architettonico esistente lungo l’itinerario che unisce le 6 città mediorientali partner del programma (conservazione, formazione, recupero, sensibilizzazione);Marketing territoriale: promozione turistica e valorizzazione delle produzioni tipiche tradizionali al fine di promuovere lo sviluppo economico dei territori di riferimento.Per maggiori dettagli consultare il sito HYPERLINK "http://www.medcooperation.org" www.medcooperation.org

I PartnersIn Toscana:Comuni di Arezzo, Pisa, Borgo San Lorenzo, Pitigliano, Empoli, Pontedera, Fiesole, Quarrata, Firenze, Siena, San Giovanni Valdarno, Montevarchi;Province di Arezzo, Pisa, Firenze, Pistoia, Livorno, Siena;Fondazione Monte dei Paschi di Siena, Associazione Arte Continua, Consorzio CO.OPERA (Ong COSPE, MEDINA e UCODEP)In Israele: Comune di Acco (Acri), Comune di Haifa, Comune di Taybe, Union of Local Authorities in Israel (ULAI)In Palestina: Comune di Nablus, Comune di Tulkarem, Comune di Jericho, Multipurpose Community Resource Centre di Nablus

Le risorse2009 Fondazione Monte dei Paschi 130.0002009 Regione Toscana 147.129,792009 Partners toscani 73.000

Collegato al programma Med Cooperation, come strumento di rafforzamento della rete e di integrazione delle attività, si ricorda il progetto “La strada per la pace: turismo fra Israele e Palestina verso una coesistenza pacifica” approvato e cofinanziato dall’Unione Europea sulla linea di budget Partnership for Peace.

Le risorse

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2009-10 Unione Europea 399.986,542009-10 Regione Toscana 99.996,64

Saving Children - Sostegno ai bambini nei Territori Palestinesi. La medicina a servizio della pace - Progetto di Interesse Regionale (PIR) Promosso dalla Regione Toscana

Il progetto ha assicurato ai bambini palestinesi l’accesso ai trattamenti altamente specialistici attualmente non erogabili nelle strutture sanitarie pubbliche palestinesi.Sono state create le condizioni affinché i trattamenti terapeutici necessari siano erogati da strutture sanitarie palestinesi private o di ONG presenti nei Territori ed in Gerusalemme Est, in Israele o nell’area contermine. E’ stato rafforzato il dialogo fra il personale medico e paramedico palestinese e israeliano, anche per contribuire al reciproco scambio di esperienze ed informazioni. Attività del programma:

Identificazione del meccanismo di raccolta ed analisi dei casi cliniciSelezione delle strutture di riferimento, per area specialisticaScreening passivo dei casi cliniciOspedalizzazione nei centri di riferimento ed erogazione della prestazione clinica specialistica prevista Diffusione dell’informazione relativa ai casi trattati tra operatori sanitari ed israelianiDiffusione dell’informazione relativa al progetto tra operatori sanitari di Paesi limitrofi

Interventi realizzatiDagli stretti rapporti intercorsi fra la Regione Toscana, il Centro Peres per la Pace e un gruppo di pediatri palestinesi, è scaturita un’intensa attività di collaborazione che ha reso possibile la messo a punto delle attività del progetto.Negli ultimi tre anni sono stati raggiunti risultati di particolare rilievo per quanto riguarda la cura dei bambini: 3.200 bambini affetti da patologie non trattabili in ospedali palestinesi sono stati curati negli ospedali israeliani grazie al contributo della nostra Regione. Tra questi, 527 erano affetti da patologie cardiochirurgiche e/o cardiologiche: tutti hanno ricevuto trattamenti chirurgici o cure mediche con successo. In 73 casi è stato eseguito impianto cocleare, in 45 casi è stata iniziata la ricostruzione plastica chirurgica per labbro leporino. Sono stati effettuati inoltre 17 interventi di neurochirurgia e sono stati iniziati 148 programmi di riabilitazione motoria e psicologica; infine sono stati effettuati 87 trapianti di midollo e trattamenti chemioterapici per patologie di tipo oncoematologico.Sono stati svolti 7 incontri seminariali, mirati all’aggiornamento reciproco dei medici coinvolti nel progetto. La presenza .dei medici palestinesi non è mai stato inferiore a 40 – 50. E’ tuttora in corso un’attività di training in ospedali israeliani di 39 medici pediatri palestinesi, per migliorarne la specializzazione e le capacità di costruzione di un sistema sanitario efficiente.

I PartnersOspedale pediatrico Meyer di FirenzeCentro Peres per la Pace di Tel Aviv (Israele)Panorama Center di Ramallah (Palestina)Medici pediatri palestinesi

Le risorseRegione Toscana € 1.200.000 (2008-2010 risorse cooperazione sanitaria)

Forum ONG Palestinesi e Israeliane - Progetto di Interesse Regionale (PIR) Promosso dalla Regione Toscana

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Il Progetto ha avuto come scopo lo sviluppo ed il sostegno delle attività del "Palestinian-Israeli Peace NGO Forum". Questo coordinamento, unico nel suo genere, è nato su iniziativa congiunta di due ONG quali il “Peres Center” di Tel Aviv (Israele) e “Panorama Center” di Ramallah (Palestina) e riunisce circa 120 ONG tra quelle palestinesi e quelle israeliane. Molte di esse spiccano nelle rispettive società civili per la lotta per la pace, per la difesa dei diritti civili e per l'opposizione all'occupazione.Finalità del Forum sono:

rafforzare il dialogo fra tutti in soggetti della società civile che lavorano per la costruzione della pace e del dialogo in medio orientedefinizione di azioni per il sostegno ai percorsi di pace

Summer camp - Progetto di Interesse Regionale (PIR) Promosso dalla Regione Toscana

Il progetto nasce con l’obiettivo di creare occasioni di dialogo e convivenza tra i giovani palestinesi ed israeliani, attraverso la condivisione di momenti di incontro di carattere sportivo e ludico

Casa della Toscana a Gerusalemme - Progetto di Interesse Regionale (PIR) Promosso dalla Regione Toscana

La struttura, che ha sede presso il Consolato d’Italia a Gerusalemme, si avvale della presenza in maniera continuativa di un Focal Point che, tra l’altro, garantisce il regolare svolgimento delle attività di cooperazione sul territorio e cura i rapporti fra gli attori della cooperazione toscana ed i partner mediorientali.

I MICROPROGETTI – Anno 2008

Paese Progetto Proponente PartnerRisorse Regione Toscana

Tunisia S v i l u p p o sostenibile della p e s c a e va lo rizzazione d e l le r i s o rs e naturali

Provincia di Livorno

15.000

Anno 2009

Paese Progetto Proponente PartnerRisorse Regione Toscana

Palestina Sostegno alla p r o m o z i o n e d e l l a m i c r o imp re n d i t o r ia femminile a Nablus

Associazione Medina

15.000

INTERVENTI DI EMERGENZA

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Anno 2009

Paese Progetto Proponente PartnerRisorse Regione Toscana

PalestinaGaza

Fornitura di beni d i p r i m a n e ce ss it à e d assistenza alla p o p o l a z i o n e civile

Centro Peres per la Pace – Tel Aviv

50.000

PalestinaGaza

Sostegno alle a t t ività socio -educative rivolte a i m i n o r i d i Gaza

Ass. ProSvil di Firenze

34.999,95

1.4.1 I Progetti del Tavolo Mediterraneo e Medio Oriente - 2008

Nell’anno 2009 sono stati avviati i seguenti progetti.

Progetti relativi all’annualità 2008

PALESTINA - Percorsi di inclusione sociale dei giovani palestinesi: dai fattori di rischio alla partecipazione – II annualitàAttività avviate il 28/12/2009

Il presente progetto rappresenta la II annualità di quello avviato nell’anno 2007. La proposta scaturisce dai seminari organizzati prima a Gerico a gennaio 2008 e poi a Firenze. Da questi due momenti sono stati ridefiniti e condivisi gli obiettivi e la strategia generale.

L’obiettivo generale è già stabilito e valido per il triennio (Gerico – Firenze – 2008): Contribuire alla promozione del ben- essere e alla protezione delle comunità palestinesi, con particolare riferimento all’infanzia e alla gioventù. L’obiettivo specifico (per questa annualità)Incrementare la partecipazione dei giovani alla società civile e stimolare l’affermazione della loro identità in relazione a problemi specifici

I partnersCapofila: Ong UCODEPGruppo di progetto: Comuni di Prato, Siena e Viareggio, ARCI Comitato regionale toscano, Associazione Medina, Istituzione Centro Nord Sud, PROSVIL – CGIL Toscana, Ong COSPE e UCODEPPartners toscani: ARCI, Ass. Medina, Comune di Prato, Comune di Siena, Comune di Viareggio, Ong COSPE, Istituzione Centro Nord Sud, PROSVIL – CGIL Toscana.Partners locali: Arab Studies Society YDD (Gerusalemme), Dar Al-Tifel Al-Arabi Institute (Gerusalemme), Defense for children International (Ramallah), Ass. Nahdet Bent Al Reef Charitable Society (Hebron), Nidal Center (Gerusalemme), Palestinian Counseling Centre (Gerusalemme), Palestinian Youth Union (Gerusalemme)Le risorse155.000 € Regione Toscana 12.000 € Capofila UCODEP 21.320 € Partenariato toscano

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26.900 € Partenariato locale

SAHARAWI - Tutela della Comunità e del Territorio: educazione ambientale e gestione dei rifiuti nel campo dei rifugiati Saharawi della Wilaya di AuserdAttività avviate in data 07/05/2009

Il progetto nasce dalla lunga storia di sostegno del territorio toscano –istituzioni di governo locale ed espressioni della società civile- alla causa del popolo Saharawi rinnovandone i contenuti.Obiettivi generali del Progetto sono: 1. Contribuire al miglioramento delle condizioni di vita, igieniche e ambientali dei rifugiati nei campi Saharawi in Algeria; 2. Rafforzare le capacità istituzionali e organizzative delle autorità locali e comunitarie dei campi dei rifugiati in particolare nella gestione dei servizi alla cittadinanza e nella difesa delle condizioni di igiene pubblica delle comunità insediate; 3. Favorire un processo di “cittadinanza attiva” nelle comunità dei campi dei rifugiati attraverso l’acquisizione di modelli di autogestione comunitaria dei servizi indipendenti dagli aiuti umanitariObiettivo specifico, in particolare, si propone il miglioramento delle condizioni ambientali e igieniche del campo dei rifugiati Saharawi del Governatorato della Wilaya di Auserd attraverso la progressiva risoluzione del problema dello smaltimento dei Rifiuti Solidi e la diffusione di una coscienza individuale, collettiva e istituzionale sulla protezione e l’igiene ambientale della comunità insediata.

I partnersCapofila: Comune di PontederaGruppo di progetto: Comuni di Pontedera, Associazione Crescere Insieme.Partners toscani: Rappr. Fronte Polisario in Italia, Gruppo coordinamento regionale Saharawi, Comune di Chiesina Uzzanese, Associazione Crescere Insieme, Italservizi snc, Geofor spa.Partners locali: Governatorato Wilaya di AuserdLe risorse 65.000 € Regione Toscana 17.900 € Capofila 25.400 € Partenariato

MAROCCO – Un modello di governance locale: la riqualificazione urbana delle Medine di Fes e Tangeri.Le attività non sono state ancora avviate, nonostante che il progetto iniziato nel 2007 sia concluso e rendicontato, in quanto è in corso una ridefinizione della composizione del partenariato.

La proposta intende dare continuità alle azioni progettuali relative al progetto del Tavolo Mediterraneo - Medio Oriente 2007 sul Marocco.L’iniziativa intende creare sinergie fra le istituzioni e i gruppi precostituiti locali in un processo partecipativo che rafforzi il ruolo della cittadinanza nei processi decisionali per la pianificazione, la salvaguardia e la riqualificazione dello Medine di Fes e di Tangeri volta a migliorare le condizioni di vivibilità e la riduzione dei fattori di degrado sociale ed ambientale.Il progetto intende intervenire sulle problematiche di svuotamento e abbandono della medina da parte dei suoi abitanti e degli artigiani, sul grave degrado che la minaccia, sulla qualità dell’habitat e promuovere “buone pratiche” come modello di intervento riproducibile in altre realtà del Marocco.

I partners

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Capofila: Associazione MedinaGruppo di progetto: Ong COSPE, Associazione Medina, Associazione AltrimondiPartners toscani: Ong COSPE, Associazione AltrimondiPartners locali: Ass. ELIJ (Fès), Ass. Al-Boughaz (Tangeri),Agenzia ADER (Fès), Le risorse115.000 € Regione Toscana 15.000 € Provincia di Livorno 46.350 € Partner Toscani e Capofila 4.400 € Partner Locali

Progetti relativi all’annualità 2009

IRAQ – Sostegno a LAONF – Rete nonviolenta irachena, per la promozione di diritti umani e riconciliazione interna.Attività avviate in data 02/01/2010

Il progetto, che intende aprire un programma pluriennale di cooperazione decentrata tra la Toscana e l’Iraq, si propone come esperienza pilota in Italia di relazione diretta con società civile ed enti locali iracheni, in particolare con quegli attori che lavorano per mediare micro e macro-conflitti sul territorio o favorirne la trasformazione con modalità nonviolente.

Obiettivi generali del progetto: da una parte sostenere il coinvolgimento diretto dei soggetti di società civile nel processo di riconciliazione interna irachena e nella prevenzione di una recrudescenza del conflitto; dall’altra rafforzare il ruolo della società civile irachena nella promozione dei diritti umani e la sua influenza rispetto alla formulazione di politiche per i diritti umani e le libertà civili. L’obiettivo specifico della prima annualità è quello di rafforzare il ruolo della rete nonviolenta irachena LAONF nei processi di trasformazione del conflitto e di difesa dei diritti, e la sua influenza sulle istituzioni decentrate nella direzione della partecipazione democratica, della riconciliazione e del rispetto dei diritti umani.

I partnersCapofila: Tavola della pace e della cooperazioneGruppo di progetto: ARCI Comitato Regionale Toscano, Centro Gandhi Edizioni, Centro Interdip. Scienze per la Pace (Univ. di Pisa), Comune di Firenze, Comune di Pisa, Comune di Pontedera, Istituzione Centro Nord Sud, Progetto Sviluppo CGIL Toscana, Provincia di Firenze, Tavola della Pace e della Cooperazione, Tavolo per la Pace della Val di Cecina, Unione dei Comuni della Valdera, Un ponte per … (comitato di Pisa)Partners toscani: ARCI Comitato Regionale Toscano, Centro Gandhi Edizioni, Centro Interdip. Scienze per la Pace (Univ. di Pisa), Comune di Firenze, Comune di Pisa, Comune di Pontedera, Istituzione Centro Nord Sud, Progetto Sviluppo CGIL Toscana, Provincia di Firenze, Tavolo per la Pace della Val di Cecina, Unione dei Comuni della Valdera, Un ponte per … (comitato di Pisa)Partners locali: Al-Mesalla Organization for Human Resource DevelopmentLe risorse112.550 € Regione Toscana 12.000 € Capofila Tavola della pace e della cooperazione 30.600 € Partner Toscani 3.600 € Partner Locali

LIBANO – Cooperazione territoriale per il Libano: sostegno ai settori sociale e

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sanitario nella zona di Beirut sud.Attività avviate in data 19/01/2010

Il progetto si pone in continuità con le attività realizzate nell’ambito della Cabina di Regia per il Libano istituita dalla Regione Toscana nel 2006 all’indomani del conflitto tra Libano e Israele per coordinare gli interventi toscani in Libano e ha lo scopo di allargare le azioni già intraprese coinvolgendo un maggior numero di soggetti e promuovendo la partecipazione degli attori libanesi.

Obiettivo generale: Sostenere il percorso di decentramento amministrativo inteso come capacity building per le istituzioni e le associazioni locali, avviato dal governo centrale libanese, attraverso l’azione coordinata di una rete di attori locali toscani e libanesi.Obiettivo specifico: Consolidare e potenziare l’offerta di servizi innovativi nel settore sociale e sanitario nella periferia sud di Beirut, valorizzando le expertise, le professionalità e le strutture già esistenti in loco nonché l’apporto della rete Toscana a livello di scambio di esperienze e buone pratiche.

I partnersCapofila: UcodepGruppo di progetto: Arci Comitato Regionale Toscano, Cospe, Uisp - Peace Games, Arciragazzi Valdera, Cooperativa Il Progetto, Comune di Siena, Comune di Grosseto, Provincia di Firenze, Università di Firenze, Comune di Arezzo, Dipartimento di Scienze dell’educazione e dei processi Culturali e Formativi.Partners toscani: Arci Comitato Regionale Toscano, Cospe, Uisp - Peace Games, Arciragazzi Valdera, Cooperativa Il Progetto, Comune di Siena, Comune di Grosseto, Provincia di Firenze, Università di Firenze, Comune di Arezzo, Dipartimento di Scienze dell’educazione e dei processi Culturali e Formativi.Partners locali: UNDP Art Gold LibanoLe risorse219.679€ Regione Toscana25.450€ Capofila Ucodep21.000€ Partner toscani7350€ Partner locali (enti locali libanesi)199.604,14€ Art Gold Libano

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1.4.2 Tabella di coerenza priorità Regione Toscana e progetti 2007, 2008 e 2009 del Tavolo Mediterraneo – Medio Oriente

Priorità Piano Regionale per la cooperazione 2007/10

Priorità specifiche area MEDITERRANEO-MEDIO ORIENTE

P r o g e t t i 2007

P r o g e t t i 2008

Progetti 2009

Summary punti di forza e

debolezza cooperazio

ne (convergen

za/divergenze

)

Titolo Progetto e aree di interventoObiettivi del progettoTitolo Progetto e aree di interventoObiettivi del progettoTitolo Progetto e aree di interventoObiettivi del progettoSviluppo economico localePromuovere la definizione in forma condivisa di strategie territoriali mediterranee in materia di miglioramento e innovazione delle produzioni tipiche nel settore agricolo e dell’artigianato.7) Titolo

Cooperazione territoriale per il Libano: sostegno ai settori sociale e sanitario nella zona di Beirut Sud

PaeseLibanoPromuovere il dialogo e lo scambio di esperienze e best practices interno al Libano e Italia-Libano a favore del decentramento amministrativo e dello sviluppo locale, con particolare attenzione al settore sociale e sanitario nella periferia di Beirut sud. Parziale copertura della priorità tematica, in particolare con il sostegno allo sviluppo locale in ambito sociale e sanitario in Libano.

Scarsa attenzione a processi di sviluppo basati sul settore rurale e dell’artigiano locale.Valorizzazione e tutela delle risorse naturali, ambientali e culturalPromuovere la definizione in forma condivisa di strategie territoriali mediterranee in materia di:

- gestione dei sistemi urbani1) Titolo Processi partecipativi e governance locale: creazione di un modello

Paese

MaroccoModello organizzativo territoriale di base, integrato tra soggetti istituzionali e società civile, per definire soluzioni negoziate ai problemi di degrado urbano e di gestione dei servizi di base del sistema di welfare locale.3) TitoloUn modello di governance locale partecipata: la riqualificazione urbana delle Medine di Fes e Tangeri(II annualità)PaeseMarocco

5) Titolo Saharawi ambiente: Raccolta e smaltimento rifiuti – Wilaya di AuserdPaeseAlgeria – Campi di rifugiati SaharawiRiproduzione del modello-pilota di riqualificazione urbana, preservazione e promozione del patrimonio culturale locale in Marocco attraverso il percorso partecipativo delineato tra i soggetti istituzionali e della società civile.

Miglioramento delle condizioni ambientali, avvio di un processo di raccolta continua dei rifiuti solidi urbani, diffusione di una coscienza sulla protezione e igiene ambientaleBuona attenzione alla criticità dei processi di urbanizzazione e alla ricerca di soluzioni negoziate per la gestione dei sistemi urbani (Marocco)

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Buona attenzione alla preservazione e valorizzazione del patrimonio culturale locale (Marocco)

Discreta attenzione alle questioni ambientali di maggiore criticità (problema dei rifiuti nei campi Saharawi)

Buona attenzione ai processi partecipativi e alla formazione dei beneficiari, quali fattori indispensabili per la sostenibilità dei progetti in campo ambientale (campi Saharawi)

Nelle progettualità finalizzate alla tutela ambientale, bassa enfasi sull’importanza di sviluppare strategie capaci di interconnettere le diverse criticità in tema ambientale, al fine di muoversi nella direzione di risposta alle sfide comuni dell’area (desertificazione, risorse idriche, inquinamento dell’ambiente marittimo ecc.)- salvaguardia e valorizzazione dell’ambiente marittimo e del patrimonio culturale1) Titolo Processi partecipativi e governance locale: creazione di un modello

Paese

MaroccoModello organizzativo territoriale di base, integrato tra soggetti istituzionali e società civile, per definire soluzioni negoziate ai problemi di degrado urbano e di gestione dei servizi di base del sistema di welfare locale.3) TitoloUn modello di governance locale partecipata: la riqualificazione urbana delle Medine di Fes e Tangeri(II annualità)

PaeseMaroccoRiproduzione del modello-pilota di riqualificazione urbana, preservazione e promozione del patrimonio culturale locale in Marocco attraverso il percorso partecipativo delineato tra i soggetti istituzionali e della società civile. - risposta alle sfide comuni ambientali (desertificazione, risorse idriche ecc.).5) Titolo Saharawi ambiente: Raccolta e smaltimento rifiuti – Wilaya di AuserdPaeseAlgeria – Campi di rifugiati SaharawiMiglioramento delle condizioni ambientali, avvio di un processo di raccolta continua dei rifiuti solidi urbani, diffusione di una coscienza sulla protezione e igiene ambientaleDiritti umani e inclusione socialeRivolgere particolare attenzione:

- all’inclusione sociale;2) Titolo Percorsi di inclusione sociale dei giovani palestinesi: dai fattori di rischio alla partecipazione

Paese

Territori Occupati PalestinesiRafforzamento del dialogo e dello scambio di esperienze in una rete strutturata di ONG, istituzioni e enti locali toscani e palestinesi, sostegno della società civile palestinese attraverso iniziative a favore di infanzia e giovani

4) Titolo Percorsi di inclusione sociale dei giovani palestinesi: dai fattori di rischio alla partecipazione

(II annualità)

Paese

Territori Occupati PalestinesiProseguimento del progetto iniziato l’anno precedente, rinforzo dell’identità palestinese in relazione a problemi specifici legati alle differenze territoriali

6) Titolo

Sostegno a Laonf – rete nonviolenta irachena per la promozione di diritti umani e riconciliazione interna.

PaeseIraqRafforzare la società civile irachena nella sua capacità di promuovere una democrazia partecipativa, tramite la riconciliazione interna e la promozione dei diritti umani per tutti, in particolare attraverso il sostegno della rete nonviolenta irachena LaOnf e l’inclusione sociale e il rafforzamento delle capacità di advocacy di donne, giovani e minoranze.

Buona copertura dell’obiettivo strategico dell’inlusione sociale, con una specifica attenzione alla categoria dei giovani (Territori Palestinesi) e di donne, giovani e minoranze (Iraq).

Buona attenzione ai processi partecipativi e alla ricerca di soluzioni negoziate tra i maggiori attori coinvolti, quali fattori indispensabili di sostenibilità in campo politico e sociale.

Iniziale attenzione al problema delle violazioni dei diritti umani, in particolare in Iraq.

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Bassa enfasi sulla questione delle migrazioni e sullo sviluppo dei rapporti con l’Islam.

Bassa enfasi sulla costruzione di occasioni di dialogo tra isareliani e palestinesi, e sul sostegno ad iniziative di pace nell’area mediorientale.- ai diritti umani;6) Titolo

Sostegno a Laonf – rete nonviolenta irachena per la promozione di diritti umani e riconciliazione interna.

PaeseIraqRafforzare la società civile irachena nella sua capacità di promuovere una democrazia partecipativa, tramite la riconciliazione interna e la promozione dei diritti umani per tutti, in particolare sostenendo la rete nonviolenta irachena LaOnf e l’inclusione sociale e il rafforzamento delle capacità di advocacy di donne, giovani e minoranze.- alle migrazioni;- allo sviluppo dei

rapporti con l’Islam nel

contesto del dialogo fra le 3 grandi religioni.Continuare ad alimentare e sostenere il dialogo fra israeliani e palestinesi a livello di Municipi, delle ONG e delle Associazioni giovanili, sviluppando tematiche di interesse comune sulle quali contribuire a

rafforzare le iniziative di pace nel contesto complessivo dell’area.Governance localeRafforzare il dialogo con i governi locali e la società civile a partire dagli indirizzi strategici prioritari stabiliti dall’Unione Europea nell’iniziativa per la prossimità e dai Programmi delle Nazioni Unite.1) Titolo Processi partecipativi e governance locale: creazione di un modello

Paese

Marocco

2) Titolo Percorsi di inclusione sociale dei giovani palestinesi: dai fattori di rischio alla partecipazione

Paese

Territori Occupati Palestinesi

Modello organizzativo territoriale di base, integrato tra soggetti istituzionali e società civile, per definire soluzioni negoziate ai problemi di degrado urbano e di gestione dei servizi di base del sistema di welfare locale.

Rafforzamento del dialogo e dello scambio di esperienze in una rete strutturata di ONG, istituzioni e enti locali toscani e palestinesi, sostegno della società civile palestinese attraverso iniziative a favore di infanzia e giovani

3) TitoloUn modello di governance locale partecipata: la riqualificazione urbana delle Medine di Fes e Tangeri(II annualità)

PaeseMarocco

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4) Titolo Percorsi di inclusione sociale dei giovani palestinesi: dai fattori di rischio alla partecipazione

(II annualità)

Paese

Territori Occupati Palestinesi

Riproduzione del modello-pilota di riqualificazione urbana, preservazione e promozione del patrimonio culturale locale in Marocco attraverso il percorso partecipativo delineato tra i soggetti istituzionali e della società civile.

Proseguimento del progetto iniziato l’anno precedente, rinforzo dell’identità palestinese in relazione a problemi specifici legati alle differenze territoriali

7) Titolo

Cooperazione territoriale per il Libano: sostegno ai settori sociale e sanitario nella zona di Beirut Sud

PaeseLibano

6) Titolo

Sostegno a Laonf – rete nonviolenta irachena per la promozione di diritti umani e riconciliazione interna.

PaeseIraqPromuovere il dialogo e lo scambio di esperienze e best practices interno al Libano e Italia-Libano a favore del decentramento amministrativo e dello sviluppo locale, con particolare attenzione al settore sociale e sanitario nella periferia di Beirut sud..

Rafforzare la società civile irachena nella sua capacità di promuovere una democrazia partecipativa, tramite la riconciliazione interna e la promozione dei diritti umani per tutti, in particolare sostenendo la rete nonviolenta irachena LaOnf e l’inclusione sociale e il rafforzamento delle capacità di advocacy di donne, giovani e minoranze.Buona attenzione generale ai processi di miglioramento della governance locale, attraverso la ricerca di soluzioni negoziate su problemi specifici (degrado urbano, inclusione sociale, sviluppo rurale, socio-sanitario e socio-educativo, violazione dei diritti umani)

Ottima attenzione trasversale e diretta ai processi partecipativi. Forte enfasi specialmente sul ruolo del partenariato tra istituzioni e società civile e sullo scambio di esperienze e buone pratiche tra attori locali e toscani.

Iniziale attenzione al rafforzamento della società civile con finalità di riconciliazione interna post-conflitto e di promozione dei diritti umani.Favorire il sostegno ai processi partecipativi.2) Titolo Percorsi di inclusione sociale dei giovani palestinesi: dai fattori di rischio alla partecipazione

Paese

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Territori Occupati Palestinesi

Rafforzamento del dialogo e dello scambio di esperienze in una rete strutturata di ONG, istituzioni e enti locali toscani e palestinesi, sostegno della società civile palestinese attraverso iniziative a favore di infanzia e giovani4) Titolo Percorsi di inclusione sociale dei giovani palestinesi: dai fattori di rischio alla partecipazione

(II annualità)

Paese

Territori Occupati Palestinesi

Proseguimento del progetto iniziato l’anno precedente, rinforzo dell’identità palestinese in relazione a problemi specifici legati alle differenze territoriali

7) Titolo

Cooperazione territoriale per il Libano: sostegno ai settori sociale e sanitario nella zona di Beirut Sud

PaeseLibano

6) Titolo

Sostegno a Laonf – rete nonviolenta irachena per la promozione di diritti umani e riconciliazione interna.

PaeseIraqPromuovere il dialogo e lo scambio di esperienze e best practices interno al Libano e Italia-Libano a favore del decentramento amministrativo e dello sviluppo locale, con particolare attenzione al settore sociale e sanitario nella periferia di Beirut sud.

Rafforzare la società civile irachena nella sua capacità di promuovere una democrazia partecipativa, tramite la riconciliazione interna e la promozione dei diritti umani per tutti, in particolare sostenendo la rete nonviolenta irachena LaOnf e l’inclusione sociale e il rafforzamento delle capacità di advocacy di donne, giovani e minoranze.

1) Titolo Processi partecipativi e governance locale: creazione di un modello

Paese

Marocco

Modello organizzativo territoriale di base, integrato tra soggetti istituzionali e società civile, per definire soluzioni negoziate ai problemi di degrado urbano e di gestione dei servizi di base del sistema di welfare locale.3) TitoloUn modello di governance locale partecipata: la riqualificazione urbana delle Medine di Fes e Tangeri(II annualità)

PaeseMaroccoRiproduzione del modello-pilota di riqualificazione urbana, preservazione e promozione del patrimonio culturale locale in Marocco attraverso il percorso partecipativo delineato tra i soggetti istituzionali e della società civile.

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PROGETTI 2007:1) Processi partecipativi e governance locale: creazione di un modello2) Percorsi di inclusione sociale dei giovani palestinesi: dai fattori di rischio alla partecipazione

PROGETTI 2008:3) Un modello di governance locale partecipata: la riqualificazione urbana delle Medine di Fes e Tangeri (II annualità)4) Percorsi di inclusione sociale dei giovani palestinesi: dai fattori di rischio alla partecipazione (II annualità)5) Saharawi ambiente: Raccolta e smaltimento rifiuti – Wilaya di Auserd

PROGETTI 20096) Laonf – sostegno alla rete nonviolenta irachena per la promozione dei diritti e della riconciliazione interna.7) Cooperazione territoriale per il Libano: sostegno ai settori sociale e sanitario nella zona di Beirut Sud

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1.5 Analisi punti di forza e debolezza, la strategia prescelta

PUNTI DI FORZA PUNTI DI DEBOLEZZA STRATEGIA

DIRITTI UMANI

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1.1 Conflitto Area strategica, prossimità (“Dichiarazione di Barcellona”, 1995)Presenza di relazioni tra alcune organizzazioni della società civile israeliana e palestineseEsistenza di organizzazioni e reti della società civile che sostengono forme di lotta nonviolente (specialmente in Iraq e nei Territori Palestinesi)Lunga tradizione di rapporti con la Regione, ad es.:numerose iniziative per promuovere e sostenere il dialogo tra Israeliani e Palestinesidiversi partenariati e patti di amicizia tra EE.LL. toscani e palestinesiaccordi di amicizia e di collaborazione tra ospedali toscani, israeliani e palestinesila “Casa della Toscana” a Gerusalemme Estpresenza di numerose ONG toscane nei Territori PalestinesiPossibilità di creare sinergie tra i processi di pacificazione e di sviluppo (“Dichiarazione di Barcellona”, 1995)Possibilità di far leva sulle grandi tradizioni religiose radicate nell'area (Cristianesimo, Ebraismo ed Islam) per sostenere processi di dialogo e di pace

Situazioni di tensione e conflitto (specialmente Territori Palestinesi, Libano, Iraq, Sahara Occidentale) e persistenza di una situazione di enorme emergenza umanitaria nella Striscia di GazaCrisi intensificata dall’appartenenza ad un’area strategica (“Dichiarazione di Barcellona”, 1995)Particolare complessità del conflitto Israelo-Palestinese dovuta alle sue origini antiche e alla sua particolare evoluzione temporale, caratterizzata dalla comparsa di nuovi attori sociali e di nuovi elementi conflittuali (ad es. il muro di separazione). Questi aspetti, insieme alla crescente asimmetria tra le parti in conflitto e al forte coinvolgimento emotivo che esso provoca nella opinione pubblica internazionale, sono alla base di una sempre maggiore difficoltà nella ricerca di soluzioni di paceCircolo vizioso tra conflitti e violazione sistematica dei diritti umani. Relativamente ai TOP, drammatica situazione dell'infanzia, cui vengono negati i diritti all'istruzione, alla salute e alla protezione (centinaia di bambini sono detenuti nelle carceri israeliane) (Freedom House, 2007)Grave carenza nel rispetto dei diritti umani e intolleranza verso il dissenso da parte della maggioranza degli stati della regione (Amnesty International, 2009)I conflitti causano significativi trasferimenti di popolazioni all’interno e tra i diversi paesi dell’area, determinano il

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1.2 Genere Presenza movimenti di emancipazione (femminismo islamico)Presenza di relazioni tra movimenti femminili mediterranei ed europei(es. Forum internazionale delle donne del Mediterraneo, Forum Euromediterraneo delle donne parlamentari)

Fenomeni di emarginazione socio-culturale delle donne:- in Marocco, il 60% della popolazione femminile è analfabeta (il tasso di analfabetismo della popolazione maschile adulta è del 34%) (UNDP, 2008)- regione MENA: solo il 29% della popolazione femminile partecipa alla forza lavoro (WB, 2008)

Le donne sono ostacolate anche in termini di diritti politici e legali (WB, 2008)

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1.3 Inclusione Alti livelli di istruzione (Territori Palestinesi)Tasso di alfabetizzazione della popolazione adulta: 92,4% (paesi arabi: 70,3%) (UNDP 2008)

Forte presenza di giovani (15-24 anni) nell’area. Essi rappresentano circa un terzo del totale di tutti gli abitanti e il 20% della popolazione in Egitto, Iraq, Libano, Libia, Marocco, Siria e altri. (Arab, HDR 2005)

Presenza di popolazione giovane altamente istruita (Territori Palestinesi):tasso di alfabetizzazione giovanile: 99% (paesi arabi: 85,2%)tasso di iscrizione al livello di istruzione secondaria: 95% (paesi arabi: 59%) (UNDP, 2008)

Presenza di molteplici realtà di associazionismo civile

Possibilità di coinvolgere gli immigrati nelle politiche di cooperazione (cosviluppo)

Situazioni di disagio crescenti e complesse a seguito delle profonde fratture nel tessuto sociale causate dalle situazioni di conflittoAlto tasso di disoccupazione giovanile in tutta l'area: tutti i paesi della regione hanno alti tassi di disoccupazione giovanile, che è aumentato soprattutto negli anni tra il 1991-2004 in tutti i paesi ad eccezione di quelli del Mashreq. I giovani rappresentano quindi circa il 44% del totale dei disoccupati della regione. (Arab, HDR 2005)Critica condizione, soprattutto psicologica, dei giovani palestinesi, dovuta alla mancanza di prospettive future (alto tasso di disoccupazione) e alla forte limitazione alla mobilità. Ciò è alla base di un crescente esodo dei giovani, in particolare dei più qualificati, verso paesi stranieri. (Palestine HDR,2004)Fenomeni di crescente “urbanizzazione della povertà” , che mette in crisi la capacità delle città di rispondere ai bisogni della popolazione con adeguati servizi, infrastrutture, politiche abitative e del lavoro (WB, 2008)Emigrazione di popolazione con specifiche caratteristiche e conseguente perdita di ricchezza sociale interna (es. persone maggiormente istruite, emigrazione cristiana dalla Palestina)il 46,9% degli emigrati dai Territori Palestinesi verso i paesi OECD

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SVILUPPO LOCALE

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2.1 Contesto economico

Crescita economica abbastanza sostenuta(regione MENA):In media, alto tasso di crescita del PIL: dal 2,4% annuo (1981-1990) al 5,8% annuo (2005-2007) (WB, 2008)tasso di crescita del PIL pro capite del 3,8% annuo (2005-2007) (WB, 2008)

Seconda area al mondo per velocità nella realizzazione di riforme economiche (27 riforme nei due terzi dei paesi MENA tra giugno 2007 e giugno 2008, in particolare in Egitto e Yemen). Ciò aumenta le possibilità di intraprendere attività economiche nell’area, che è la quarta al mondo per facilità di fare affari.

Raggiungimento dell'equilibrio macroeconomico e realizzazione di importanti riforme economiche in molti paesi dell'area (ENPI/CBC- Mediterranean Sea Basin)

Adozione del Protocollo Pan-Euro-Med di cumulazione dell'origine che favorisce la cooperazione economica Sud-Sud (ENPI/CBC- Mediterranean Sea Basin)

Entrata in vigore dell'Accordo di Agadir che favorisce la cooperazione economica Sud-Sud (ENPI/CBC- Mediterranean Sea Basin)

Esperienze di microcredito nell'area

Disomogenea distribuzione della crescita economica con conseguente accentuarsi della diseguaglianza sociale:- Popolazione sotto la linea della povertà (2 US $ al giorno): 66% nei Territori Palestinesi (49% in Cisgiordania e 79% a Gaza), 43,9% in Egitto, 15,1% in Algeria, 14,3% in Marocco (MAE, 2009 e UNDP, 2008)- Paesi arabi: il 10% più ricco della popolazione consuma circa il 30% del reddito nazionale mentre il 20% più ricco ne consuma circa il 50% (UNDP, 2008)Alto livello di diseguaglianza tra i salari urbani e rurali (ENPI/CBC- Mediterranean Sea Basin)Alti livelli di disoccupazione:Paesi MENA: 11%, tra i giovani: 25% (WB, 2008)Cisgiordania: 23%, Gaza: 33% (WB, 2008)Crescita demografica sostenutaPaesi arabi: tasso annuale di crescita della popolazione: 1,9% (2005-2015); tasso di fertilità totale: 3,6 (2000-2005) (UNDP, 2008)MENA: crescita media della forza lavoro: 3,4% annuo (2002-2007) (WB,2008)Basso livello di cooperazione commerciale tra i paesi dell'area (ENPI/CBC- Mediterr. Sea Basin)Basso utilizzo delle energie rinnovabili (ENPI/CBC- Mediterranean Sea Basin)Impatto negativo della scarsità idrica sulla sicurezza alimentare. Aumento: della

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2.2 Sviluppo rurale Produzioni agroalimentari tipiche di qualità (es. olio di oliva)Vantaggio comparato nella produzione di frutta e verdura per la presenza di istituzioni e regolamenti nazionali che permettono catene di mercato efficienti In alcune zone (es. delta occidentale egiziano) buone potenzialità del settore dell'orticoltura moderna Esperienze di pianificazione integrata e gestione efficiente delle risorse idriche (WB, 2008)Esperienze di progetti di microcredito in campo rurale a favore della popolazione più povera e delle donne

Aumento della siccità e conseguente rischio di desertificazione:diminuzione nelle precipitazioni del 20% (WB, 2008)Degrado delle risorse idriche dovuto a pratiche di utilizzo inefficienti e a forti politiche di sussidio (WB,2008) e conseguente aumento delle migrazioni campagna-città (WB, 2008)Cronica povertà rurale tra determinate categorie di popolazione (famiglie condotte da donne e senzaterra) e in specifiche regioni (Egitto settentrionale, alcune regioni dell'Iraq, le zone montuose del Marocco e la Tunisia nord-occidentale) e conseguente aumento delle migrazioni campagna-cittàStrutture e organizzazioni rurali deboli e difficile accesso al mercato per i prodotti agricoli (WB, 2008)Limitato accesso al credito, soprattutto per le fasce più povere della popolazione (WB,2008)Aumento nei prezzi dei prodotti agricoli (WB,2008)Basso livello di istruzione tra la popolazione rurale (WB, 2008)

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2.3 Turismo Presenza di un ricco patrimonio storico-culturale e paesaggistico:rinomate zone balneari sul Mediterraneo e l'Oceano Atlantico e centri sciistici (Marocco e Libano)presenza di numerosi siti archeologici (rovine romane, fenicie, greche, ebraiche...)presenza di numerose e importanti testimonianze legate alle maggiori tradizioni religiose (Moschea di Al-Aqsa, tombe dei patriarchi, Chiesa della Natività ecc.)Presenza di tradizionali rotte di pellegrinaggio verso importanti luoghi sacri (es. Gerusalemme)Prezzi bassi per il soggiorno e cambio favorevole dell'Euro

Effetto frenante dei conflitti (specialmente quello Israelo-Palestinese) sullo sviluppo del turismo

Modelli di turismo e strutture ricettive spesso non socialmente e ambientalmente sostenibili e conseguente depauperamento del territorio

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3.VALORIZZAZIONE E TUTELA DELLE RISORSE NATURALI, AMBIENTALI E CULTURALI

3.1 Patrimonio culturale

Ricco patrimonio culturale, presenza di siti archeologici storici nelle regioni di Gerico, Betlemme, scavi romani e pre-romani in Marocco.Presenza di risorse artistiche e culturali e di molte aree dichiarate patrimonio mondiale dell’umanità (UNESCO, 2007)Forti tradizioni artigianali e agroalimentari (produzione di mosaici, ceramiche, manufatti, spezie, olio, pasticceria etc)Forte tradizione religiosa e culturale.

Danni sul patrimonio culturale dell’area causati dai conflitti (UNESCO, 2007)

Il ricco patrimonio sia culturale, che artigianale e agroalimentare, di cui dispone l’area non appare adeguatamente salvaguardato, valorizzato e utilizzato per lo sviluppo sociale, economico e delle relazioni tra gli stati (WB, 2008)

Estrema fragilità degli equilibri interculturali (crisi algerina e mediorientale)

Promuovere la ricerca di risposte condivise tra i paesi del mediterraneo in materia di gestione dei sistemi urbani, di salvaguardia e valorizzazione dell’ambiente marittimo e del patrimonio culturale, di risposte alla sfide ambientali

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3.2 Tutela ambientale Diversità biologica di grande valore, presenza di numerose specie si animali che vegetali peculiari. Presenza numerosa di parchi nazionali, naturali, e riserve.

Problemi ambientali legati soprattutto alla desertificazione, all’erosione del suolo, all’inquinamento marittimo e alla scarsità idrica.

La regione MENA è quella con il maggiore livello di scarsità idrica al mondo (WB 2008):quasi la metà dei paesi stanno consumando in media più acqua di quella che ricevono con le precipitazionisi prevede che la disponibilità di acqua pro-capite sarà dimezzata rispetto al valore attuale entro il 2050Ulteriore diminuzione della disponibilità idrica a causa degli effetti del cambiamento climatico (aumento delle temperature e della frequenza dei periodi di siccità) e della diminuzione della piovosità annuale (compresa tra -10% e -25%) con conseguente riduzione dell’umidità del suolo (tra -5% e -10%) e del deflusso superficiale (tra -10 e -40%) e aumento dell’evaporazione (tra +5 e +20%) (WB 2008)

Grandi rischi ambientali, soprattutto negli ecosistemi fragili, dovuti alla crescente urbanizzazione dell’intera regionesi prevede un aumento della popolazione urbana del 65% per il periodo 2008-2020, paragonato ad un aumento della popolazione rurale dell’8,5% nello stesso periodo (WB,2008)

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3.3 Conoscenze tradizionali Presenza di molte

conoscenze tradizionali che riguardano sia l’organizzazione sociale che tecniche tradizionali relative all’organizzazione idrica per la raccolta, la conservazione e la canalizzazione dell’acqua e i sistemi per la conservazione del suolo (UNESCO 2007, UNDP 2008)

Mancato riconoscimento e protezione delle conoscenze tradizionaliProcessi di perdita del sistema di sapere tradizionale.

4.GOVERNANCE LOCALE

4.1 Decentramento Processi di decentramento in atto in Marocco caratterizzati dall’allargamento progressivo dei settori di attribuzione e delle competenze delle collettività locali. A seguito alla revisione costituzionale del 1996, la Regione è diventata l’entità territoriale che beneficia di potere esecutivo. Una legge del 1997 ha infatti affidato a queste dei larghi poteri di autonomia, stabilendo delle regole di competenza (UNDP, 2008)Crescente tendenza verso la decentralizzazione dei poteri dovuta al forte fenomeno di urbanizzazione dell’intera area (tasso di crescita urbana del 4% all’anno in media negli ultimi due decenni) (WB, 2008)

Presenza di alcune realtà caratterizzate da situazioni di accentramento di poteri a livello verticale e di scarsa elettività delle autorità a livello decentrato.

Problemi legati soprattutto alla qualità delle amministrazioni e alla mancanza di responsabilità pubblica. (WB, 2003)

Esiste inoltre un ruolo frenante causato dalla presenza di strutture di potere tradizionale

Rafforzare il dialogo con i governi locali e la società civile a partire dagli indirizzi stabiliti dall’Unione Europea nell’iniziativa per la prossimità e dai Programmi delle Nazioni Unite. Favorire inoltre il sostegno ai processi partecipativi

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4.2 Competenze locali Alti livelli di formazione e cultura soprattutto per quanto riguarda l’area Mediorientale.

Nelle situazioni in cui le autonomie locali hanno proprie competenze di riscontra una forte debolezza delle strutture locali causata soprattutto dalla mancanza di competenze e formazione adeguata (UNDP, 2008)

4.3 Partecipazione della società civile

Ricchezza e dinamismo del tessuto associativo in tutta l’area

Scarso coinvolgimento e partecipazione della popolazione alla vita politica e sociale. (UNDP, 2006)

Bibliografia

Amnesty International (2009), Challenging repression- Human rights defenders in the Middle East and North AfricaConferenza Euromediterranea dei Ministri degli Affari Esteri, (1995), dichiarazione finale che istituisce il Partenariato Euromediterraneo, cd. “Dichiarazione di Barcellona”Development Studies Programme, Birzeit University & UNDP, (2004), Palestine Human Development ReportENPI/Cross Border Cooperation, (2007), Mediterranean Sea BasinFreedom House, (2007), Country Report, Palestinian Authority-Administered Territories [Israel]MAE/ICE (Istituto nazionale per il commercio estero), (2007), Rapporti Paese congiunti Ambasciate/Uffici Ice estero, MaroccoUNDP (2007), Country programme document for the Kingdom of Morocco (2007-2011)UNDP, (2005), Arab Human Development Report 2005, “Towards the Rise of Women in the Arab World”UNDP, (2008), Human Development Report 2007/2008, “Fighting climate change: Human solidarity in a divided world” World Bank, (2008), Agriculture & Rural Development BriefWorld Bank, (2008), West Bank&Gaza Country BriefWorld Bank (2008), Note sur l'environnement au Moyen-Orient et en Afrique du NordWorld Bank (2008), Note sur la gouvernance et la gestion du service public au Moyen-Orient et en Afrique du NordWorld Bank (2008) , Note sur l'agriculture et le développement rural au Moyen-Orient et en Afrique du Nord

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World Bank (2008), Doing Business 2009 – comparing regulation in 181 economiesWorld Bank (2008), Making the Most of Scarcity : Accountability for Better Water Management Results in the Middle East and North AfricaWorld Bank (2008), MNA strategic directions - Strategic directions of the World Bank Mna region in support of the Middle East and North AfricaWorld Bank (2008), Urban Challenges in the MENA Region

Sitografia

HYPERLINK "http://www.undp.org" www.undp.org HYPERLINK "http://www.amnesty.it/"www.amnesty.it HYPERLINK "http://www.forummed.org/"www.forummed.org HYPERLINK "http://www.fides.org" www.fides.orgwww.unesco.org HYPERLINK "http://www.worldbank.org" www.worldbank.org

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2. Elenco delle sub aree (paesi /regioni/altro) nei quali si intende operare

Il Tavolo di coordinamento per l’area mediterranea e mediorientale intende impegnarsi in azioni di sviluppo orientate ad una strategia per processo. Questa strategia presuppone la costruzione di rapporti e azioni di sviluppo di medio e lungo periodo all’interno delle quali i problemi e le soluzioni apportate risultano essere in continuo approfondimento e in cui i singoli progetti si collocano come strumenti di costruzione di un percorso più ampio. Per questo, nel 2008 il Tavolo Mediterraneo - Medio Oriente ha deciso di intervenire in Marocco e nei Territori Palestinesi, proseguendo i progetti Marocco/governance e Palestina/giovani avviati in continuità con l’anno precedente, e nel Sahara Occidentale (campi rifugiati in Algeria), iniziando un nuovo progetto relativo alla tutela dell’ambiente, che nasce comunque dalla lunga storia di sostegno del territorio toscano –istituzioni di governo locale ed espressioni della società civile- alla causa del popolo Saharawi. Questi interventi sono tuttora in fase di realizzazione.

Inoltre il Tavolo ritiene di fondamentale importanza che la cooperazione decentrata intervenga nei contesti di conflitto e di crisi, presenti specialmente nell’area mediorientale, contribuendo così a sostenere i processi di pace, democratizzazione e riconciliazione dei diversi paesi e, in prospettiva, dell’intera regione. Nel 2009, infatti, il Tavolo ha ritenuto prioritario intervenire in Libano, in Iraq e nella Striscia di Gaza, facendo attenzione a costruire un tipo di cooperazione che dia la possibilità agli attori che operano “in the conflict” (ossia direttamente in zona di conflitto) di inserire specifiche sensibilità nelle politiche per lo sviluppo, anche a livello settoriale, se non, addirittura, di creare un collegamento con il lavoro di peacebuilding, impegnato direttamente nel lavoro sul conflitto (“working on conflict”).

Per l’anno 2010, gli attori del Tavolo considerano come aree geografiche prioritarie per la loro azione i paesi già coperti da progettualità negli anni precedenti, ossia Marocco, Territori Occupati Palestinesi, con un’attenzione specifica per la Striscia di Gaza, Sahara Occidentale, Libano e Iraq, e decidono di inserire tra i paesi prioritari d’intervento l’Algeria, in virtù della presenza di attori toscani già operativi nella zona e della sua vicinanza strategica al Marocco e alla questione Saharawi. Anche le nuove progettualità vanno intese in un’ottica di processo a lungo termine.

Marocco

I progressi economici realizzati dal Marocco negli ultimi anni sono evidenti, basta pensare alla crescita del reddito procapite tra il 2007 e il 2009: da 4.300 a 4.600 US$ (PPP). Nel periodo 1990-2007 il tasso di crescita annuo del PIL pro capite è stato del 2%, in costante aumento (il valore più alto è infatti quello registrato nel 2007).

Nonostante questo sforzo, la crescita resta concentrata nelle aree urbane principali e in alcuni casi ha aggravato il problema della povertà, producendo una marcata disuguaglianza sociale e di genere. Infatti, si assiste a una tendenza alla femminilizzazione della povertà, con un tasso di reddito percepito dalle donne su quello degli uomini di solo 0,24 e un reddito percepito dalle donne di 1.603 US$, rispetto a quello degli uomini di 6.694 US$ (PPP) nel 2007. Non va però dimenticato l’importante passo in avanti avvenuto con la riforma del Codice di famiglia nel 2004 (Moudawana), che coinvolge diversi aspetti della vita familiare: la poligamia (che deve essere espressamente autorizzata da un giudice in presenza di alcune condizioni), gli obblighi e i doveri di entrambi gli sposi di fronte alla famiglia, il divorzio (che deve essere chiesto davanti ad una corte di giustizia, non essendo più sufficiente la semplice lettera di ripudio), l’età minima legale per il matrimonio (che è passata da 15 a 18 anni), la molestia

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sessuale (considerata come reato e punita dalla legge), il diritto della donna a sposarsi senza il consenso dei genitori, la fedeltà coniugale (ora considerata come “fedeltà reciproca” e non solo come diritto del solo marito). Nel 2006 inoltre, dopo una lunga campagna pubblica, è stata riconosciuta la possibilità per una donna marocchina di trasmettere la sua nazionalità ai figli. Segnali dei progressi del Marocco in tema di emancipazione di genere sono dati anche da una recente ricerca realizzata dall’Istituto Freedom House, che afferma che Tunisia e Marocco sono i due principali paesi arabi in cui le donne godono della maggiore libertà. Tra i fattori che hanno portato ad esprimere tale positivo giudizio vi è anche l’introduzione del sistema delle quote nelle elezioni, per favorire la presenza di donne.

Ciononostante, la disuguaglianza di genere resta alta in Marocco, caratterizzato ancora da una grossa disparità tra uomini e donne nei livelli di alfabetizzazione (43,2% per le donne e 68,7% per gli uomini con più di 15 anni nel periodo 1999-2007) e di istruzione (55,1% di donne e 64.0% di uomini iscritti ai diversi gradi di istruzione nel 2007). Anche l’indice che misura l’emancipazione di genere (GEM: Gender Empowerment Measure) registra un peggioramento negli ultimi anni: da 0,325 del 2007/2008 a 0,318 del 2009. Secondo alcuni analisti, infatti, la rappresentanza e l’integrazione cosciente delle donne nell’élites politiche nazionali sarebbero lontane dal riflettere la proporzione demografica e la misura del loro contributo economico. La maggior parte dei partiti politici marocchini sarebbero rimasti ancorati alla cultura dell’approfittare delle difficile condizioni socio-economiche delle donne per trarne profitto alle elezioni. La partecipazione delle donne nella politica, nonostante il sistema delle quote, resta quindi problematica, con il 10,8% di parlamentari e solamente lo 0,54% degli eletti comunali donne. L'assenza di partecipazione femminile al voto, il quale rappresenta un esercizio effettivo della cittadinanza, è essa stessa pregiudiziale allo sviluppo della democrazia.

Da quel che si evince, resta ancora molto da fare nel campo della libertà delle donne marocchine, in particolare nella lotta contro la violenza di genere. La violenza domestica contro le donne, in particolare, resta ancora un grave problema in tutta la regione araba. Per tale ragione, è di fondamentale importanza investire nella promozione di uno sviluppo che sia sempre più sensibile al “genere” e che favorisca e rafforzi il ruolo delle donne nella società, nell’economia e nella gestione degli affari pubblici.

Territori Occupati Palestinesi

Come analizzato nel paragrafo 1.2, la situazione di costante tensione e violenza a bassa intensità continua a caratterizzare i Territori Palestinese, in particolare la Striscia di Gaza, frapponendo molti ostacoli allo sviluppo socio-economico della zona e costringendo sia gli attori locali che internazionali ad agire spesso in un’ottica emergenziale.La situazione di Gaza dopo l’operazione militare Piombo Fuso dello scorso gennaio 2009, è particolarmente critica, poiché ai cronici problemi economici (disoccupazione, scarsità di risorse idriche, sovrappopolazione, difficoltà a sviluppare attività commerciali con l’esterno a causa del blocco israeliano ecc.) si sono aggiunte le pesanti conseguenze dell’operazione militare, soprattutto sulla sfera pisico-sociale della popolazione.In una recente indagine realizzata dall’UNDP all’indomani della dichiarazione unilaterale di cessate il fuoco da parte di Israele, si sono registrate le percezioni della popolazione di Gaza per valutare i danni causati da Piombo Fuso e comprendere quali fossero i bisogni maggiormente sentiti dalla popolazione colpita. Grazie alle più di 1.800 interviste effettuate si è potuta tracciare un’immagine abbastanza completa della situazione, analizzando in particolare le problematiche relative alla povertà, l’occupazione, la sicurezza, i bisogni e l’assistenza, i danni alle infrastrutture, la condizione di bambini e giovani e l’ambito

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sanitario.Il tasso di povertà è salito al 65% (in valore assoluto sono 920.750 persone su un totale di 1.416.543), con un ulteriore 8% delle famiglie ad alto rischio di cadere sotto la linea della povertà, come anche il livello di disoccupazione, che è sensibilmente cresciuto dopo l’operazione militare da 36% a 43% della forza lavoro. Il tasso di disoccupazione resta particolarmente alto nel settore rurale, manufatturiero e delle costruzioni, ma anche tra i lavoratori autonomi, che sono tra i più poveri della Striscia di Gaza.La sicurezza è il bisogno più sentito dalle famiglie di Gaza, seguita a distanza dalle necessità legate all’approvvigionamento di generi alimentari, l’elettricità e il lavoro. A livello comunitario, la sicurezza è identificata come la necessità più importante ed è seguita dalla sicurezza alimentare, la coesione sociale e il lavoro. Meno di un quinto delle famiglie di Gaza hanno ricevuto assistenza durante le operazioni militari israeliane e nella prima settimana dopo il cessate il fuoco. Le agenzie ONU, inoltre, sono considerate la maggiore fonte di assistenza (39%), seguite da associazioni di beneficenza (19%), i governi arabi (13%) e le ONG internazionali (8%). Data la forte presenza di bambini e giovani – più della metà della popolazione della Striscia di Gaza ha meno di 18 anni – è importante analizzare in particolare la loro condizione e le loro necessità. Il 49% dei rispondenti, afferma che i bambini delle loro famiglie avrebbero bisogno di un supporto psicosociale. Segnali di stress tra i bambini, come ansia, comportamenti aggressivi, mancanza di interesse a socializzare, bagnare il letto e incubi notturni, sono più che triplicati dall’ultima operazione militare israeliana. Il 40% dei rispondenti hanno assistito a episodi di violenza contro i bambini nel loro contesto familiare o abitativo. Mentre prima di Piombo Fuso, il conflitto israelo-palestinese e la mancanza di sicurezza interna erano considerati come le due principali fonti di violenza contro i bambini (rispettivamente al 41% e 37%), oggi il conflitto israelo-palestinese è ritenuto di gran lunga la causa fondamentale della violenza (71%), mentre la sicurezza interna è scesa al 17%. L’incapacità dei genitori a far fronte ai bisogni di cura e di protezione dei bambini è più che raddoppiata dalle operazioni militari israeliane: dal 26% al 64%. Questi dati non solo evidenziano la difficile situazione che gli adulti devono affrontare nelle loro famiglie, ma dimostrano anche come una grossa fetta di bambini e giovani nella Striscia di Gaza siano fortemente vulnerabili dal momento che i loro bisogni di cura e protezione non vengono soddisfatti. Inoltre, nell’82% delle famiglie, molti adulti necessitano anch’essi di sostegno psicosociale.Infine, va ricordata la critica condizione delle strutture e dei servizi sanitari, i quali durante le operazioni militari israeliane non sono riusciti a servire più di un quarto delle persone che li necessitavano. Inoltre, solo il 18% di quelli che hanno avuto accesso a cure mediche, ne hanno usufruito senza ritardi o limitazioni. Il 14% delle famiglie intervistate includevano almeno un membro invalido e il 16% delle disabilità sono connesse al conflitto, quindi prevalentemente di tipo fisico. Il tipo di assistenza che è più necessitato La maggior parte delle famiglie con disabili necessita delle seguenti forme di assistenza: riabilitazione e abilità motorie (22%), assistenza finanziaria (20%), strumenti e tecnologie (17%), posti di lavoro adeguati (11%), accesso all’educazione per persone con necessità particolari (9%) e sostegno psicosociale (6%).Come si può vedere, quindi, la situazione dei Territori Palestinesi e in particolare della Striscia di Gaza continua a risentire pesantemente delle conseguenze del conflitto con Israele, con effetti negativi sulla popolazione non solo in termini di benessere economico, ma anche di salute fisica e psicosociale.

Sahara Occidentale

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La critica situazione dei campi rifugiati Saharawi è legata sia alle condizioni climatiche e ambientali particolarmente dure (il territorio è caratterizzato dalla mancanza di terra coltivabile, forti carenze di risorse idriche e temperature che raggiungono persino i 50°C con frequenti tempeste di sabbia) che a una struttura organizzativa che dipende pesantemente dagli aiuti esterni. Per quello che concerne la salute, il tasso di mortalità nei campi profughi è molto alto, specialmente per i bambini, anche se, grazie a un grosso investimento nell’ambito igienico, si sono riuscite a prevenire epidemie e a controllare l’alto tasso di mortalità infantile.Relativamente al settore sanitario, due problemi principali richiedono un intervento adeguato: la gestione dei rifiuti nei campi profughi e gli impianti igienici, in particolare nelle scuole dove la condizione delle latrine è deplorevole. I rifiuti rappresentano la problematica principale legata all’igiene. Il consumo di alimenti provenenti da aiuti umanitari causa la produzione di numerosi rifiuti solidi (specialmente confezioni alimentari), che hanno un grosso impatto ambientale e creano minacce per la salute. È stato stimato che si producono 0,15 kg al giorno pro capite di rifiuti solidi, costituiti per quasi il 90% di imballaggi: plastica, carta, cartone, gomma, legno, tessuto, materiale ferroso e non ferroso. Se la raccolta dei rifiuti non è gestita attentamente, può causare seri problemi alla salute e all’ambiente. Infatti, un sistema di raccolta non adeguato può: aumentare la trasmissione di malattie o minacciare la salute pubblica, contaminare il terreno e le acque di superficie, creare emissioni di gas serra e altri inquinanti atmosferici. Questi rischi sono tanto più alti se si considera che spesso manca un piano di coordinamento nella gestione dei rifiuti, per cui la raccolta è spesso sporadica e la popolazione sono obbligate a rimuovere i propri rifiuti generando così discariche incontrollate vicino alla Wilaya. Per queste ragioni, i Saharawi, rappresentati dai loro politici e dall’unione delle donne Saharawi (UNMS) hanno spesso espresso alle organizzazioni internazionali e non governative il desiderio di realizzare un sistema di raccolta dei rifiuti efficace. Se questo accadesse, i benefici che ne deriverebbero per le condizioni di vita dei rifugiati e l’ambiente sarebbero sicuramente positivi, oltre al fatto di contribuire a migliorare il sistema di gestione e organizzazione interna dei campi. Infine, intervenire per il miglioramento della gestione dei rifiuti costituirebbe un fattore molto importante per il rafforzamento del ruolo delle donne – molto attive nella gestione dei campi - e per la sensibilizzazione della popolazione sulle tematiche ambientali.

Libano

Il Libano resta fortemente caratterizzato dalla coesistenza di molteplici diversità e fratture sociali, culturali, politiche e da enormi disparità regionali che rimangono celate dagli indicatori nazionali, ma che è invece necessario tenere in grande considerazione alla luce del potenziale di instabilità politica che sono suscettibili di innescare. In particolare, i dati UNDP sulla povertà nel Nord del Paese fanno riflettere: si calcola che la percentuale di popolazione sotto la soglia di povertà tocchi il 53% (rispetto al dato Paese pari a 29%) e arrivi a sfiorare l’85% nei pressi dei campi palestinesi di Nahr El Bared e Beddawi. La crescita economica, che da qualche anno è in tendenza positiva (circa +2% all’anno), si concentra soprattutto nelle zone urbane e specialmente a Beirut: uno studio dell’UNDP ha dimostrato che lo 0,67% dei residenti di Beirut vive sotto la soglia della povertà, mentre questa percentuale raggiunge il 17% al Nord, l’11,64% al Sud e il 10,81% nell’area della Bekaa. Un altro 5,85% della popolazione della capitale vive sotto i livelli superiori di povertà, mentre questa percentuale sale fino al 52,57 per cento al Nord e al 42,21 per cento al Sud. La disparità nei livelli di povertà può essere in parte legata alle politiche di governo che, fornendo agli investitori di Beirut maggiori incentivi e servizi, vanno a beneficio della capitale libanese e a scapito delle altre regioni. Un’altra ragione alla base del problema è data dai bassi livelli di reddito: lo stipendio medio nel paese infatti non è

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stato adeguato all’inflazione galoppante e all’erosione dei consumi. Ciò risulta più significativo nei settori meno stabili, come l’agricoltura e le industrie manifatturiere. L’effetto combinato di questi fattori è che circa il 10% della popolazione controlla il 70% della ricchezza del paese.In questo contesto, il perseguimento di uno sviluppo equo e sostenibile e la redistribuzione della ricchezza – intesa in termini di opportunità di reddito, istruzione e salute - contribuiscono in modo essenziale alla stabilità politica ed alla good governance. Per questo, intervenire a sostegno delle fasce più povere della popolazione, specialmente nelle aree più emarginate, è una priorità sempre più sentita, che potrà essere realizzata con il rafforzamento di programmi e progetti nei settori educativo, sociale e sanitario. Quest’ultimo, in particolare, è caratterizzato dalla mancanza di trasparenza nel sistema d’informazione oltre che da una forte frammentazione, poiché, pur ufficialmente regolato da vari enti governativi, ha nei fornitori privati i soggetti realmente influenti.È bene ricordare come anche per la Cooperazione Italiana, un campo di azione importante è quello sociosanitario in collaborazione con il Ministero della Sanità, quello degli Affari Sociali e il Consiglio per la Ricostruzione e lo Sviluppo libanesi, che si attua attraverso il sostegno alle politiche sanitarie nazionali e locali, la riqualificazione del personale infermieristico, una rilevante azione sociale per l’inserimento e l’accompagnamento scolastico dei bambini con ritardi nell’apprendimento a causa di disabilità. Inoltre, insieme alla Banca Mondiale, la Cooperazione Italiana finanzia un programma che contribuisce alla riformulazione del sistema di protezione sociale nazionale sulla base di criteri di trasparenza, obiettività ed efficienza. Intervenire a favore delle fasce più povere della popolazione, andando a disinnescare potenziali focolai di malcontento e violenza, andrà anche nella direzione di una maggiore sicurezza sociale e favorirà la riconciliazione della frammentata società civile libanese.

2.5 Iraq

Come visto nel paragrafo 1.2, la situazione in Iraq resta di grande conflittualità e tensione interna per il controllo del potere sul territorio, situazione che si ripercuote in un forte senso di insicurezza sociale. Il restringimento delle libertà va in particolare a discapito delle donne, la cui condizione ha iniziato a degradarsi più di venti anni fa. Il processo di peggioramento delle condizioni delle donne è stato lungo ma ha subito una forte accelerazione dalla caduta di Saddam Hussein nel 2003, con il benestare delle autorità occupanti e, in Kurdistan, dei partiti nazionalisti.Negli anni ‘50, in confronto agli altri paesi del Medio Oriente, le donne irachene hanno beneficiato di un migliore status e di maggiori libertà, senza però che la piena uguaglianza con gli uomini venisse mai riconosciuta loro. È del 1958 infatti, la legge sullo status personale, che garantisce il diritto all'educazione, al divorzio e alla tutela dei figli, mentre nel 1980 Saddam Hussein ha accordato il diritto di voto alle donne. Occorre comunque notare che la legge irachena sullo status personale prevedeva che, nei casi non previsti dalla legge, intervenisse comunque la Sharia. La situazione ha subito un ulteriore arretramento durante la guerra contro l’Iran e la guerra del Golfo del 1991, quando Saddam Hussein aveva persino lanciato la "campagna della fedeltà", che mirava all'eliminazione delle prostitute con la decapitazione. Senza dimenticare una delle più significative prese di posizione del regime di Hussein contro le donne, il nuovo codice penale del 1990, con cui si tollerava legalmente l’omicidio d'onore.Un sintomo evidente del degradarsi della situazione delle donne, nel periodo di embargo imposto dall'ONU (1991 - 2003) è costituito dall'impennata dell'analfabetismo di ritorno femminile. Questo fenomeno non è imputabile solo alla politica del Regime, ma è stato causato principalmente dalle condizioni economiche e sanitarie che sotto l'embargo avevano fatto della pura sopravvivenza la priorità essenziale. Le vedove di guerra o le

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donne troppo povere per trovare un marito sono state rese sempre più fragili. Gravi sono state anche le conseguenze fisiche dell’embargo sulla popolazione femminile: il 16% delle più giovani soffriva di severa malnutrizione e il 41% di malnutrizione cronica.Con l’occupazione da parte delle forze della coalizione guidate dagli Stati Uniti, a marzo 2003, la situazione è lontana da un miglioramento. Il caos instaurato dalla guerra tra le forze di occupazione e la guerriglia urbana ha reso la vita delle donne ancora più difficile. Il velo, considerato prima come un fastidio, è diventato una necessità per le donne che vogliono uscire da sole senza troppi rischi e diversi sono stati i tentativi, sotto la pressione delle organizzazioni islamiste, di rimpiazzare la legge sullo statuto personale con la sharia. Oggi, i casi di violenza contro le donne sono aumentati, come i rapimenti di ragazzine, da destinare al mondo della prostituzione, l’abbandono dell’università da parte di moltissime studentesse per paura di essere minacciate e maltrattate dagli islamisti e le uccisioni di alcune donne emergenti nel mondo accademico. Infatti, guardando ai dati forniti dall’UNDP, si assiste a una rilevante disuguaglianza di genere nel settore educativo: nel periodo 1999-2007 il tasso di alfabetizzazione femminile è stato del 64,2%, contro l’84,1% degli uomini, mentre il tasso di iscrizione combinato, nel 2007, era del 52,1% per le donne e del 68,5% per gli uomini.Oggi, grazie a una legge irachena, ispirata dalla Casa Bianca, alle donne spetta di diritto il 25% dei seggi (82). Ma questo non significa che vi sia una reale parità tra uomini e donne, anche perchè la maggior parte di queste ultime ricoprono ruoli di basso profilo. Guardare alla condizione femminile in Iraq e alle violenze subite dalle donne, aiuta a comprendere la situazione globale dell’Iraq ed è una delle chiavi di lettura della realtà più pertinenti. Inoltre, è importante considerare la partecipazione politica delle donne come essenziale alla rinascita di una società civile in Iraq.

Algeria

L’Algeria, il secondo paese più grande del continente africano dopo il Sudan, confina con la Libia, il Mali, la Mauritania, il Marocco, il Niger, la Tunisia e il Sahara Occidentale. Il suo ampio territorio è composto soprattutto da altopiani aridi e deserto, alcune catene montuose e una stretta fascia costiera pianeggiante, la sola superficie arabile (3,17% del territorio). Il paese, poco adatto all’agricoltura (le colture permanenti sono solo lo 0,28% del territorio), è però ricco nel sottosuolo di petrolio, gas naturale, minerali ferrosi, fosfati, uranio, piombo e zinco. Infatti, l’Algeria è tra i maggiori produttori a livello mondiale di petrolio (2,18 milioni di

barili al giorno, 2008) e gas naturale (86,5 milioni m3 , 2008), di cui è il settimo produttore mondiale.Oltre a problematiche ambientali come la desertificazione e l’erosione del suolo, dovute alla fragilità dell’ecosistema, al sovrapascolamento e a pratiche agricole inadeguate, lo stesso sfruttamento del sottosuolo dovuto all’estrazione dei metalli e degli idrocarburi causa un grave inquinamento del suolo, dei fiumi e delle acque costiere: il Mar Mediterraneo, in particolare, è fortemente inquinato a causa di scarti provenienti dalla lavorazione del petrolio, erosione del suolo e liquidi contaminati da fertilizzanti. Il paese è anche carente di fonti di acqua potabile.

La popolazione algerina, stimata in 34 milioni di persone (2009), è prevalentemente giovane. Infatti i bambini, da 0 a 14 anni, rappresentano un quarto (25,4%) della popolazione totale, mentre le persone con più di 65 anni

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sono solo il 5,1%. Il tasso di crescita demografico (1,2%, 2009), un tempo molto alto, oggi è tra i più bassi dell’area mediterraneo e mediorientale. Il tasso di fertilità totale è infatti di 1,79 figli per donna (2009). La speranza di vita alla nascita è di 74 anni, ma il tasso di mortalità infantile è abbastanza alto (27,73 morti ogni 1000 nati vivi), facendo posizionare l’Algeria al settimo posto tra i paesi dell’area mediterranea e mediorientale, dopo Sahara Occidentale, Yemen, Djibouti, Iraq, Iran e Marocco.La quasi totalità degli algerini sono di origini berbere, non arabe, e di religione islamica: l’islam sunnita, religione di stato, è professato infatti dal 99% della popolazione, mentre le minoranze cristiane ed ebraiche rappresentano solamente l’1%.I Berberi (in particolare kabili e tuareg) hanno protestato a lungo, a volte anche violentemente, al fine di ottenere l’autonomia, ma il governo, non disposto a concederla, ha sempre represso il dissenso, riconoscendo solo la possibilità futura dell’insegnamento della lingua berbera nelle scuole. La maggior parte della popolazione (65%, 2008) vive in aree urbane e il tasso di urbanizzazione è del 2,5% all’anno (stima 2005-2010). Per quanto riguarda il tasso di alfabetizzazione questo è di circa il 70%, con una grossa differenza tra maschi (79,6%) e femmine (60,1%, 2002). Questo dato, unito a quello della percentuale di reddito percepito dalle donne su quello percepito dagli uomini (0,34%, 2008), porta in evidenza come la disuguaglianza di genere in Algeria sia un aspetto di forte criticità. Anche se nel 2005 è stato introdotto un emendamento al Codice di Famiglia per permettere alle donne di avere gli stessi diritti degli uomini a trasmettere la nazionalità ai figli e siano intervenuti altri cambiamenti contro la discriminazione delle donne, come l’introduzione dello stesso limite di età per sposarsi per donne e uomini e il dovere degli uomini divorziati di mantenere l’ex moglie se questa ha la custodia di un figlio minorenne, rimangono elementi di disuguaglianza come la poligamia maschile e il diritto al divorzio unilaterale per il marito e le discriminazioni nei casi di eredità. Inoltre, la questione delle donne scomparse, di quelle con problemi psichici o di quelle che hanno subito violenze sessuali da gruppi armati rimane senza risposta.Dal punto di vista economico, il paese ha un PIL pro capite (PPP) di 7.100 US$, con un tasso di crescita annuo del 3,4% (stima 2009). Mentre l’industria è il settore che produce più ricchezza (62,5%), paragonato al settore primario (8,3%) e al terziario (29,4%), essa occupa solo il 13,4% della popolazione, la quale è prevalentemente impegnata nel settore dei servizi (costruzioni e lavori pubblici: 10%, commercio: 14,6%, governo: 32%). I tassi di disoccupazione (12,4%) e di povertà (23%) sono abbastanza alti, in aumento rispetto al passato, e la società è caratterizzata da forti disparità socio-economiche: il 10% della popolazione più povera consuma il 2,8% del reddito nazionale, mentre il 10% più ricco ne consuma il 26,8% (1995).La presenza dello Stato nell’economia continua ad essere massiccia, con stretti controlli governativi sugli investimenti esteri, nonostante sia iniziata una graduale liberalizzazione a partire dalla metà degli anni ’90. L’economia è basata essenzialmente sulla produzione e l’esportazione degli idrocarburi (30% del PIL, 95% dei proventi delle esportazioni), in particolare del gas naturale, di cui l’Algeria è il quarto più grande esportatore mondiale. Ciò però

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espone fortemente il paese alle flessioni del mercato internazionale: la diminuzione dei prezzi globali degli idrocarburi nel 2009 ha causato infatti una caduta del 40% negli introiti governativi. I partner commerciali più importanti per il paese sono Stati Uniti, Italia, Francia e Spagna, verso i quali esporta prevalentemente idrocarburi, mentre le importazioni consistono soprattutto in beni capitali, generi alimentari e beni di consumo. In particolare, l’Algeria costituisce un partner d’interesse strategico per l’Italia, in considerazione del partenariato energetico tra i due Paesi (sono legati dal 1985 da un grosso contratto di acquisto di gas naturale) e della condivisione degli obiettivi della creazione di un’area di sicurezza e prosperità nel Mediterraneo. L’Algeria è il primo fornitore di gas naturale dell’Italia, coprendo circa il 35% del fabbisogno nazionale, mentre la presenza delle imprese italiane in Algeria ha registrato un significativo aumento negli ultimi anni ed il totale ha superato le 150 società operanti in svariati settori dell’economia.Ciononostante, una legge finanziaria del 2009 ha imposto strette restrizioni sulle importazioni e la necessità, per i nuovi investimenti esteri, di essere nella forma di joint ventures con almeno il 51% della proprietà in mano a partner algerini. Lo sviluppo del settore bancario, la costruzione di infrastrutture e altre riforme strutturali sono ostacolate dalla corruzione e dalla burocrazia.

Stato, conflitti e violazione dei diritti umaniL'Algeria , diventata indipendente nel 1962 dopo otto anni di sanguinosa guerra contro la Francia, nella quale persero la vita più di un milione di civili algerini, fino al 1989 è stata governata dal Fronte di Liberazione Nazionale (Fln), il gruppo dirigente che aveva guidato la lotta anti - coloniale. Secondo la Costituzione del 1976, il paese è una repubblica presidenziale democratica, ma di fatto il ceto militare ha sempre esercitato una grande influenza. Infatti, le prime elezioni multipartitiche del 1991, vinte dal Fronte Islamico di Salvezza (Fis), vennero dichiarate nulle dall'esercito, che voleva impedire a tutti i costi la deriva islamista dell’Algeria. Nel 1992 i vertici militari presero il potere con un golpe ma questa svolta fece risaltare l’ala più estremista del Fis, il Gia (Gruppo Islamico Armato), che iniziò ad armarsi contro l’esercito dando inizio ad un lungo periodo di guerra civile, dove esercito e gruppi islamisti si confrontarono senza esclusione di colpi, con ricorrenti massacri di civili. Nel 1999, dopo sette anni di guerra e oltre 150 mila morti, il primo presidente non militare dopo la guerra, Abdelaziz Boutefilka, avviò il processo di pace, offrendo l'amnistia ai combattenti islamici in cambio del disarmo dei gruppi combattenti. Oggi, se la via della riconciliazione nazionale sembra aver dato alcuni frutti, la frangia più irriducibile del Gia, composta dai fondamentalisti del Gruppo salafita per la Predicazione e il Combattimento (Gspc), legato ad Al-Qaeda, e dai Difensori degli insegnamenti salafiti (Hsd), non ha accettato di deporre le armi e continua a colpire lo Stato e la sua struttura, spesso con attacchi suicidi ed esplosivi diretti al Governo algerino e agli interessi occidentali.Se l’arrivo di Bouteflika, nel 1999, ha rappresentato una svolta positiva per la fine delle violenze più estreme, oggi, con la sua terza rielezione consecutiva (un emendamento costituzionale del 2008 ha abolito i limiti alla candidatura presidenziale) l’Algeria si configura sempre più come uno Stato poco democratico, dove il potere è controllato da élite ristrette e diritti e libertà fondamentali spesso vengono calpestati: centinaia di persone vengono uccise e sono decine di migliaia i casi di torture, uccisioni e “sparizioni”, dal 1992 ad oggi, perpetrate dalle forze dell’ordine e da gruppi armati non ancora messi a giudizio. La libertà di espressione è ridotta allo stretto necessario, e la contestazione sociale sistematicamente repressa, in un momento in cui il malcontento sociale è forte a

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causa della critica situazione dell’occupazione e dell’economia. Grave è in particolare la condizione dei giornalisti, spesso costretti ad auto-censurarsi per non subire denunce che li condannano a multe e detenzioni.

Le relazioni Algeria-Marocco

Lo storico contrasto tra l’Algeria e il Marocco risale alla questione dei Saharawi, dato che lo Stato algerino si è sempre dichiarato per il riconoscimento dell’autodeterminazione del popolo Saharawi, rifiutandosi di riconoscere l’amministrazione marocchina sul Sahara Occidentale. Dall’altro lato, il Marocco ha sempre accusato l’Algeria di sostenere i gruppi saharawi indipendentisti fornendo loro protezione e armi. La presenza del Fronte Polisario sul territorio algerino, dove in pratica esercita i suoi poteri come governo in esilio della RASD, e della maggior parte dei rifugiati saharawi (circa 90.000 vivono nelle tendopoli di Tindouf, nel sud-ovest dell’Algeria) è un ulteriore elemento di scontro tra i due paesi. Nella realtà, non è il futuro dei Saharawi il vero elemento del contendere, bensì la supremazia geopolitica dei due paesi nell’intero Maghreb, che passa sia per il controllo delle ingenti risorse naturali che del territorio in sé, caratterizzato da traffici di armi e persone. Il contrasto tra Algeria e Marocco è anche tra le principali cause della paralisi dell’Unione del Maghreb Arabo (UMA), fondata nel 1989 ma oggi priva di qualsiasi efficacia.

Di fianco alle problematiche legate alla disuguaglianza di genere e alla violazione dei diritti umani, oggi i problemi sociali più urgenti in Algeria, ai quali il governo non sa dare risposte adeguate, sono l’ampia disoccupazione, specialmente giovanile, la mancanza di alloggi e carenze nelle forniture elettrice e idriche. Un percorso che vada nella direzione dello sviluppo deve quindi muoversi di pari passo per l’affermazione dei diritti e delle libertà umane e per il miglioramento delle condizioni di vita della popolazione, tenendo in considerazione le grandi potenzialità del paese in termini di tradizioni, cultura e risorse.

3. Giustificazione delle priorità adottate alla luce delle priorità strategiche del Piano di Indirizzo ex L.R. n. 17/99 e n. 55/97, dei documenti annuali, degli orientamenti strategici del Ministero Affari Esteri, dell’Unione Europea e delle Organizzazioni Internazionali per l’area

3.1 Premessa

Le priorità adottate dal Tavolo rispondono alle esigenze emerse dalle analisi socioeconomiche dell’area mediterranea e mediorientale. In particolare, il tavolo ha deciso di promuovere interventi che riguardano la piena inclusione delle categorie vulnerabili, attraverso proposte indirizzate a favorire azioni in grado di fornire punti di riferimento su tematiche di natura sociale, culturale o economica rivolte ad esse per promuovere la loro piena partecipazione alla società civile e i loro diritti sociali, civili e politici. Tra le priorità individuate per l’area, vi è inoltre la promozione di una migliore governance democratica. In effetti, la situazione di accentramento dei poteri a livello verticale, di scarsa elettività delle autorità a livello decentrato territoriale, di debolezza complessiva dei poteri e delle competenze delle autonomie locali impedisce il pieno sviluppo di processi democratici. Favorire processi di governance locale è importante perché permette di valorizzare il ruolo delle comunità locali nei processi di sviluppo. Proprio le comunità locali, con le loro risorse naturali, storiche, culturali e umane e grazie alle loro istituzioni e strutture di governo, sono un fondamentale soggetto politico dello sviluppo, che assume impegni e responsabilità, dialogando attivamente con le strutture centrali dello stato e con i soggetti della cooperazione internazionale. In questo campo la proposta del tavolo è rivolta a promuovere azioni congiunte fra enti locali, associazioni, ONG e società civile, in grado di rafforzare gli organi decentrati e il ruolo della società civile organizzata nello sviluppo, democratizzazione e stabilizzazione dei paesi. Allo stesso tempo, il tavolo è concorde nel

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sottolineare come la condizione complessiva della donna nella società civile richieda un salto di qualità, e che questo debba avvenire nel profondo rispetto delle specificità religiose e culturali dell'area. Così, nel perseguimento degli obiettivi di sviluppo una attenzione particolare dovrà essere rivolta al tema dell’equità di genere, per ovviare ai deficit denunciati anche dal rapporto dell’UNDP sullo sviluppo umano nel mondo arabo. Le azioni, in questo campo, sono rivolte a favorire sotto varie forme uno sviluppo del ruolo partecipativo e decisionale delle donne nella società politica e civile dei paesi di intervento. Infine, data la fragilità dell’ecosistema mediterraneo e mediorientale, caratterizzato da una scarsità di risorse idriche, spesso gestite in modo poco efficiente, una crescente erosione dei suoli, processi di desertificazione e critici problemi di inquinamento legati specialmente alle aree urbanizzate, alle attività industriali e alla cattiva gestione dei rifiuti, il tavolo sceglie come priorità trasversale quella della tutela e della promozione del patrimonio ambientale, in un’ottica di sviluppo sostenibile.

3.2 Tavola di coerenza strategica con gli orientamenti strategici delle OO.II., dell'UE, del MAE e della Regione Toscana.

Programma operativo TavoloMediterraneo - Medio Oriente

Orientamenti strategici delle Organizzazioni Internazionali, dell’Unione Europea, del MAE e della Regione Toscana nell’area mediterranea e mediorientale.

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INCLUSIONE SOCIALE

Le politiche di inclusione delle categorie più svantaggiate ed emarginate, come giovani, disabili, donne, minori, minoranze culturali/confessionali ecc., fornendo risposte in campo sociale, culturale ed economico in un contesto di equilibrio, diventano una priorità per un corretto sv iluppo. Su tale aspet to la proposta è indirizzata a favorire azioni che diano punti di riferimento, su tematiche di natura sociale, culturale o economica, rivolte a tali categorie per la loro piena partecipazione alla società civile

Organizzazioni Internazionali

Il secondo obiettivo del Millennio individua come priorità quella di assicurare che tutti ibambini e le bambine siano in grado di portare a termine un ciclocompleto di istruzione primaria.

UNDP: Favorire l’inserimento dei problemi dei giovani all’interno delle politiche; promuovere politiche dirette a favorirne l’occupazione dei giovani; inserire il tema dell’inclusione dei giovani come asse trasversale all’interno dei programmi di sviluppo.Il programma UNDP/PAPP ha come obiettivo lo sviluppo delle istituzioni educative, programmi di formazione professionale, l'istruzione superiore e la riabilitazione ed espansione delle scuole esistenti.

Banca Mondiale: Elaborare strategie educative più ef f icaci, per promuovere uno sviluppo ec onomic o bas at o s u l l ’ i nnov az ione. I n part icolare: ass icurare un accesso equo a l l ’ i s t r u z i o n e , u n a m i g l i o r e q u a l i t à dell’insegnamento e della formazione a tutti i livelli, favorire l’efficienza nella prestazione dei servizi educativi, e accrescere l’investimento pubblico nel settore educativo.

Unione Europea

ECD: Sostenere l'ampia partecipazione di tutti gli stakeholders nello sviluppo del paese. Sostenere lo sviluppo nelle competenze degli attori non statuali, al fine di rafforzare il loro impatto e promuovere il dialogo polit ico, sociale ed economico. Promuovere un'educazione primaria di qualità, la formaz ione profess ionale e l'istruzione delle bambine. Prevenire l'esclusione sociale e combattere la discriminazione contro tutt i i gruppi, promuovere la protezione di determinate categorie di persone (donne, bambini e popoli indigeni). Fare delle migrazioni un posit ivo fat tore di sv iluppo, at t raverso la promozione di misure concrete mirate a rafforzare il loro contributo alla riduzione della povertà, come facilitare le rimesse e limitare la “fuga dei cervelli”.DB- III volet: Sostenere lo sviluppo delle risorse umane, anche per quanto concerne l'istruzione e la formaz ione dei giovani; riconoscere il contributo essenziale che la società civile può f o rn i re ne l lo s v i luppo de l par t enar ia t o euromediterraneo (EMP) e l'importante ruolo svolto dalle migrazioni nelle relazioni tra i partner.ENP/SP: Accompagnare la partecipazione all'ENP con politiche attive per affrontare la povertà e la disuguaglianza. Sostenere lo sviluppo delle

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GENERE

Favorire lo sviluppo di un maggior ruolo partecipativo e decisionale delle donne nella società politica e civile dell’area.

Organizzazioni Internazionali

Obiettivi di sviluppo del Millennio: promuovere l’uguaglianza di genere e l’empowerment delle donne (MDG3);migliorare la salute materna (MDG5).

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UNDP: Promuovere l’equità di genere e favorire l’inserimento dell’approccio di genere come asse trasversale in tutte le politiche di sviluppo.

Programma UNDP/PAPP: promuovere l’empowerment delle donne e favorire la loro partecipazione attiva al processo di costruzione di uno stato democratico palestinese. A livello delle comunità locali, l’UNDP/PAPP lavora per favorire l’adozione di politiche di sviluppo socio-economico rivolte alle donne, e l’inserimento di politiche di genere nelle iniziative di lotta alla povertà.

Banca Mondiale: favorire il miglioramento dei diritti delle donne; allargare l'accesso delle donne alle risorse pubbliche, e al mercato del lavoro. Promuovere la lotta contro la disuguaglianza sul mercato del lavoro come priorità principale.

Unione Europea

ECD: Uguaglianza di genere come cross-cutting issue (priorità trasversale). Affrontare le questioni di genere in stretto collegamento con la riduzione della povertà, lo sviluppo sociale e politico e la crescita economica. Sostenere uguali diritti, promuovere l'accesso e il controllo sulle risorse e la partecipazione politica ed economica delle donne.DB - II volet: promuovere la partecipazione attiva delle donne nella vita economica e sociale e nella creazione di posti di lavoro; III volet: Rivolgere particolare attenzione al ruolo delle donne nell'ambito dello sviluppo delle risorse umane.ENPI/RSP: promuovere l'uguaglianza di genere attraverso la riforma delle legislazioni nazionali, il sostegno alle organizzazioni della società civile e attività internazionali.PGEDC: Sostenere l'approccio di genere in tutti gli ambiti della cooperazione allo sviluppo insieme a specifiche misure a favore delle donne di ogni età. Dare priorità alle organizzazioni locali di donne e alle organizzazioni che lavorano con ragazzi e ragazze per promuovere la parità di genere attraverso programmi di educazione e di sensibilizzazione. Conformità di ogni azione con i principi della Conferenza di Pechino e di Pechino +5. Priorità alle fasce più svantaggiate delle popolazioni dei PVS.IAA Palestina: Promuovere la parità di genere e una equilibrata partecipazione delle donne nei processi decisionali in ambito economico e sociale, in particolare attraverso l'educazione e i media; sviluppare la pianificazione familiare e la protezione di madri e bambini (art. 45).AP Marocco: applicare la recente riforma del Codice di Famiglia; combattere la discriminazione e la violenza contro le donne; promuovere il ruolo della donna nel progresso sociale ed economico; proteggere le donne incinte nei contesti lavorativi; incoraggiare l'accesso all'educazione della popolazione femminile.AP Libano: promuovere l'eguale trattamento delle donne, preparando un piano per accrescere la partecipazione delle donne nella vita politica ed economica e eliminando tutte le forme di discriminazione contro le donne.

Ministero degli Affari Esteri

Linee guida 2009-2011: sostenere l’uguaglianza di genere e l’empowerment delle donne come tematiche prioritarie di intervento all’interno dei singoli settori e delle strategie-paese della cooperazione italiana. Sostenere l’empowerment delle donne e il capacity building delle istituzioni nazionali, anche per favorire la partecipazione delle donne alla ricostruzione dei paesi in conflitto, in particolare in Libano e nei Territori Palestinesi. Favorire il ruolo delle donne nei programmi di lotta alla povertà, mediante azioni di mainstreaming in tema di sicurezza alimentare e ambiente e attraverso programmi per l’accesso delle donne al lavoro e all’imprenditorialità. Rafforzare la collaborazione con le agenzie multilaterali per la salute riproduttiva e la lotta a ogni tipo di violenza contro donne e bambine.Programma Mehwar (Centro per la famiglia e l’empowerment delle donne e dei bambini): garantire assistenza psicologica e legale alle donne e ai bambini vittime di violenza domestica, formazione, attività di sensibilizzazione rivolte alla comunità per diminuire l’incidenza di tale fenomeno.

Regione Toscana

Supporto alle azioni che favoriscono la partecipazione delle donne allo sviluppo.

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GOVERNANCEFavorire az ioni congiunte f ra ent i locali, associazioni, ONG e società civile, in grado di favorire un rafforzamento degli organi di gestione decentrata e delle reti di società civile impegnate per la democratizzazione del paese. Il f ilo comune conduttore di ogni azione dovrà avere come punto di riferimento il rafforzamento dei sistemi democratici ai livelli interessati dalle azioni

Organizzazioni Internazionali

UNDP: promozione di politiche di supporto alla gov ernanc e democ ra t i c a ; c on t ro l lo de i procedimenti elettorali; promozione di giustizia e diritti umani; sviluppo di e-governance e accesso all’informazione; appoggio al decentramento, alla governance locale, e alla lot ta contro la corruzione. UNDP ha intrapreso da diversi anni delle azioni a carattere “politico”, indirizzate ad appoggiare processi legislativi, le comunità di base, i rappresentanti eletti dalla popolazione locale e i servizi decentrati dello Stato, che non hanno ancora l’opportunità di prendere parte alle decisioni che riguardano lo sviluppo di base. Si tratta di intensificare l’azione statale volta a promuov ere la democ raz ia loc a le e la partecipazione nel quadro del processo di decentramento.

ART GOLD Marocco, ART GOLD Libano (UNDP, UNESCO, UNI FEM, OMS, UNOPS, et c ): Sostegno alle istituzioni locali in materia di pianificazione e gestione dei processi di sviluppo integrato e partecipato; rafforzamento, attraverso la formazione, delle capacità delle istituzioni locali.Sostegno al governo, agli attori locali (pubblici e privati), alla società civile nella realizzazione di processi di decentramento e nella promozione di strategie di sviluppo partecipativo integrato a livello locale.

PASC - Partenariati in Appoggio alla Società Civile:In linea con l’Iniziat iva Nazionale di Sviluppo Umano (INDH) avviata dal governo marocchino, l’iniziativa di Partenariati in Appoggio alla Soc ietà Civ ile (PASC) s i propone di contribuire alla riduzione della povertà e al miglioramento delle condizioni di vita nelle c o mu n i t à me n o f a v o r i t e a t t r a v e r s o i l consolidamento e l’incremento dei progetti di partenariato tra associazioni locali e associazioni internazionali. Il programma, in particolare, mira a rinforzare le capacità delle associazioni della società civile e dotarle delle conoscenze e degli strumenti che possano loro consentire un ruolo attivo nella realizzazione dell’Iniziativa Nazionale di Sviluppo Umano.

Banca Mondiale:Promozione di politiche di riforma del settore pubblico. In particolare: lotta contro la c orruz ione, promoz ione del f ederal is mo f inanziario, promozione del decentramento, sostegno alla governance democratica e il diritto all’informazione. Favorire una migliore gestione delle r is ors e umane nell ’amminis t raz ione marocchina rivolta alla razionalizzazione delle risorse finanziarie ed un controllo delle risorse pubbliche.. Il programma della Banca integra la dimens ione della governance nel set tore economico e pone l’accento sulla trasparenza, e la responsabilizzazione. La trasparenza , infatti,

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TUTELA DEL PATRIMONIO AMBIENTALEIntervenire come priorità trasversale a favore della tutela e della promozione del patrimonio ambientale, in un’ottica di sviluppo sostenibile, al fine di rispondere alle sfide comuni ambientali dell’area (desert if icaz ione, scars ità idrica, erosione e degrado dei suoli, inquinamento a causa di una urbanizzazione massiccia e della cattiva gestione dei rifiuti ecc.)

Organizzazioni internazionali

Obiettivi di sviluppo del millennio: garantire la sostenibilità ambientale (MDG7).

UNDP: il programma regionale per la promozione degli obiettivi del millennio ha tra i suoi obiettivi prioritari per l’area la gestione sostenibile delle risorse idriche (MDG7). Altre politiche prioritarie per la promozione di strategie di sviluppo sos tenibile sono: lo sv iluppo di energia rinnovabile, la tutela della biodiversità, la lotta cont ro la desert if icaz ione (promoz ione e implement az ione del la c onv enz ione per combattere la desertificazione in Asia occidentale e in Nord Africa).

UNEP: problematiche ambientali specifiche per l’area (Asia Occidentale- ufficio ROWA) sono: quantità e qualità delle acque dolci, erosione dei suoli, degrado dell’ambiente costiero e marittimo, perdita della biodiveris tà, qualità dell’aria, gestione delle sostanze chimiche e dei rifiuti, implementazione di accordi ambientali multi-laterali.

Banca Mondiale: la gestione sostenibile delle risorse idriche è tra le polit iche prioritarie dell’area. In questo settore la BM si concentra nella fornitura di servizi ai poveri nei centri urbani, il decentramento nella fornitura dei servizi idrici, l’estensione dei servizi di raccolta e t rat t ament o del le ac que, la promoz ione dell'accesso ai servizi idrici e depurazione dell’acqua in ambiente rurale, la promozione dell’efficienza in materia di tecniche di irrigazione.

Unione EuropeaDB – I I volet : raf forzare la cooperazione ambientale, sviluppare la cooperazione relativa alla gestione delle risorse idriche.ECD: Sostenere gli sforzi dei paesi partner per incorporare considerazioni ambientali nelle politiche di sviluppo e migliorare la loro capacità di implementare accordi ambientali multilaterali Promuovere la tutela dell’ambiente e la gestione sostenibile delle risorse naturali. Sostenere l’implementazione della Convezione delle Nazioni Unite sulla Diversità Biologica, della Convenzione per combattere la desertificazione e del Piano d’Azione dell’UE sul cambiamento climatico. Promuovere la gestione sostenibile dei prodotti chimici e dei rifiuti, in particolare tenendo in considerazione i loro legami con la salute.ENP/SP: Un’aumentata protezione dell’ambiente porterà benefici sia ai cittadini che all’economia nell’UE e nei paesi partner, oltre a prevenire i conflitti causati da risorse scarse, come l’acqua. I piani di azione promuoveranno una buona governance ambientale nei paesi partner per prevenire il degrado ambientale e l’inquinamento, proteggere la salute umana e raggiungere un utilizzo più razionale delle risorse naturali. Le priorità saranno identificate in aree chiave come

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Fonti Principali:

ENPI Inter-regional Programme 2007-2010

ENPI Regional Strategy Paper (2007-2013) and Regional Indicative Programme (2007-2010) for the Euro-Mediterranean Partnership

EU/Lebanon Action Plan, 2007

EU/Morocco Action Plan, 2006

EU/Palestinian Authority Action Plan, 2006

EU, Raccomandazioni per un impegno rinnovato dell'Unione europea a favore dell'Iraq, 2006

European Commission DG Development, Programming Document for 2005 and 2006, “Promoting gender equality in development cooperation”

European Neighbourhood Policy Strategy Paper, 2004

MAE/DGCS, La cooperazione italiana allo sviluppo nel triennio 2009-2011- linee-guida e indirizzi di programmazione, 2009

Rapport No. 31879-MA, Banque Internationale pour la reconstruction et le développement et société financière internationale, Département du Maghreb, Bureau régional pour le Moyen-Orient et l’Afrique du Nord «Stratégie de coopération avec le Royaume du Maroc»,30 juin 2005

Regione Toscana, L.R n.55. 30 Luglio 1997, Interventi per la promozione di una cultura di pace

Regione Toscana, Piano regionale per la cooperazione internazionale Periodo 2007-2010

UNDP Programme of Assistance to the Palestinian People

UNDP Lebanon UN Resident Coordinator System in Lebanon, United nations Development assistance framework Lebanon, A platform for collaborative action, UNDAF 2002-2011.

UNDP Maroc, Plan d’action du programme de pays entre le gouvernement du Royame du Maroc et le programme des Nations Unis pour le développement 2007-2011

World Bank, Note sur le secteur de l'éducation au Moyen-Orient et en Afrique du Nord.

World Bank, Note sur l'environnement au Moyen-Orient et en Afrique du Nord.

World Bank, Note sur la gouvernance et la gestion du service public au Moyen-Orient et en Afrique du Nord.

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World Bank, Note sur l'agriculture et le développement rural au Moyen-Orient et en Afrique du Nord.

HYPERLINK "http://www.cooperazioneallosviluppo.esteri.it" www.cooperazioneallosviluppo.esteri.it

HYPERLINK "http://www.worldbank.org/"www.worldbank.org

HYPERLINK "http://www.un.org/"www.un.org

HYPERLINK "http://www.un.org/millenniumgoals/"www.un.org/millenniumgoals/

HYPERLINK "http://www.undp.org.lb/" www.undp.org.lb/

www.undp.org.ma/

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4. Priorità di intervento e obiettivi specifici

Le priorità sono riconducibili al rafforzamento del dialogo con i Governi locali, la società civile a partire dagli indirizzi strategici prioritari stabiliti dall’Unione Europea nell’Iniziativa per la Prossimità e dai Programmi delle Nazioni Unite. Saranno sviluppate le tematiche legate alla definizione in forma condivisa di strategie territoriali mediterranee, di gestione dei sistemi urbani, di salvaguardia e valorizzazione dell’ambiente marittimo e del patrimonio culturale, di risposte alle sfide comuni ambientali (desertificazione, risorse idriche, ecc.) di miglioramento e innovazione delle produzioni tipiche dell’agricoltura e dell’artigianato. Particolare attenzione sarà rivolta alla promozione e al sostegno dei processi partecipativi, di inclusione sociale, dei diritti umani, delle migrazioni e allo sviluppo dei rapporti con l’Islam nel contesto del dialogo fra religioni.Per il Medio Oriente continuerà ad essere alimentato e sostenuto il dialogo fra Israeliani e Palestinesi e fra le parti in conflitto nell’intera area, definendo tematiche di interesse comune sulle quali contribuire a rafforzare le iniziative di pace.

SVILUPPO ECONOMICO LOCALE

VALORIZZAZIONE E TUTELA DELLE

RISORSE NATURALI, AMBIENTALI E

CULTURALI

DIRITTI UMANI E INCLUSIONE SOCIALE

GOVERNANCE LOCALE

Saranno sviluppate le tematiche legate alla def iniz ione in forma condivisa di strategie territoriali mediterraneedi mig l iorament o e i n n o v a z i o n e d e l l e p r o d u z i o n i t i p i c h e d e l l ’ a g r i c o l t u r a e dell’artigianato

Saranno sviluppate le tematiche legate alla def iniz ione in forma condivisa di strategie territoriali mediterraneedi gestione dei sistemi urbanid i s a l v agua rd ia e v a l o r i z z a z i o n e dell’ambiente marittimo e d e l p a t r i m o n i o culturaledi risposte alle sfide c omun i amb ien t a l i ( d e s e r t i f i c a z i o n e , risorse idriche, ecc.)

Particolare attenzione s a r à r i v o l t a a l l a promozione e al, di inclusione sociale, dei d i r i t t i umani , de l le m i g r a z i o n i e a l l o sviluppo dei rapport i c o n l ’ I s l a m n e l contesto del dialogo fra religioni.Per il Medio-oriente continuerà ad essere alimentato e sostenuto il dialogo fra Israeliani e Palestinesi a livello di Municipi, delle ONG e de l l e As s oc iaz ion i giovanili, sviluppando tematiche di interesse c omune s ul le qual i contribuire a rafforzare le iniziative di pace

Ra f f o r z amen t o de l dialogo con i Governi locali e la società civile a partire dagli indirizzi s t ra t eg ic i pr ior i t ar i s t abi l i t i dal l ’Unione Europea nell’Iniziativa per la Prossimità e dai P r o g r a m m i d e l l e N a z i o n i U n i t e . Sostegno dei processi partecipativi

Analizzate le direttive generali fornite dal Piano, il Tavolo Medioriente-Mediterraneo evidenzia tre obiettivi generali:

Favorire una governance democratica;

Promuovere l’inclusione sociale;

Favorire l’empowerment di genere.

Promuovere la tutela del patrimonio ambientale

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1. Favorire una governance democratica: il tavolo intende sostenere un processo di democratizzazione partecipata e di governance locale anche attraverso il sostegno di percorsi istituzionali volti al decentramento amministrativo. In effetti, le regioni e le province delle aree dei paesi considerati, possono rappresentare uno spazio prezioso per la consultazione, e la realizzazione di programmi di sviluppo economico, sociale, culturali condivisi dalla popolazione locale. Ciò nonostante, c’è ancora il problema di superare la debolezza delle capacità locali in materia di sviluppo, debolezza che si concretizza nella inadeguatezza dei metodi di diagnosi e soprattutto nel mancato coinvolgimento di tutti gli attori pubblici, privati e della società civile implicati nello sviluppo locale. In più, la maggior parte delle collettività locali soffre di una mancanza di mezzi che permettano loro di disporre di una strategia di valorizzazione del territorio, di criteri di valutazione delle opportunità per la presa delle decisioni, di una efficace mobilitazione delle risorse etc. Gli obiettivi del tavolo in questo settore saranno quindi rivolti, in particolare, al sostegno del dialogo, del confronto, e, dove possibile, alla promozione dello scambio di buone pratiche tra le amministrazioni pubbliche locali. Inoltre si intende rafforzare il dialogo e la collaborazione tra le istituzioni pubbliche e il mondo delle associazioni e la società civile e sostenere e rafforzare le realtà locali impegnate per la democratizzazione e, in contesti di conflitto, per la pacificazione del paese. La promozione della partecipazione dei cittadini ai processi decisionali e delle reti della società civile, sostenendo e rafforzando le ancora deboli capacità degli operatori delle associazioni, potrà permettere alle associazioni stesse di rivestire un ruolo attivo nella governance locale e di svolgere con più competenza, efficienza ed efficacia il lavoro svolto nelle comunità locali.

2. Promuovere l’inclusione sociale: lo sviluppo economico dell’area del Mediterraneo - Medio Oriente non può prescindere dalla ricerca di equità, equilibrio e sostenibilità all’interno delle società interessate, i soli principi che possano assicurare la costruzione di società democratiche, stabili e dove i diritti umani fondamentali siano appannaggio di tutti. Per raggiungere queste finalità è prioritario intervenire a favore della piena inclusione delle categorie sociali maggiormente vulnerabili, come minori, giovani, donne, disabili e minoranze culturali e confessionali, favorendo la loro piena partecipazione alla vita politica e sociale e promuovendo i loro diritti sociali, politici e civili. Per quanto riguarda i giovani, la forte crescita demografica dei paesi mediterranei e mediorientali, accompagnata da una forte disoccupazione, favorisce grandi esodi, clandestini o legalizzati, della fascia più giovane della popolazione. Inoltre, in alcuni contesti dei singoli paesi emergono forme di disagio sociale giovanile, aggravate soprattutto nelle aree urbane. Secondo il parere del tavolo, la stabilizzazione della situazione giovanile, fornendo risposte sia in campo sociale, culturale che economico, diventa quindi una priorità per un corretto sviluppo dei paesi. Anche relativamente alle altre categorie svantaggiate, la proposta del tavolo è indirizzata a favorire azioni in grado di dare punti di riferimento su tematiche di natura sociale, culturale o economica, rivolte a donne, giovani, minori, disabili, minoranze ecc., per favorirne la piena partecipazione alla vita comunitaria. In particolare, si cercherà di intraprendere azioni in grado di ridurre i fattori di rischio che aumentano la marginalizzazione e l’esclusione sociale, nonché il sostegno all’inserimento e alla partecipazione attiva delle categorie più vulnerabili nella società civile, in quanto portatrici di diritti particolari e in termini di sviluppo di competenze, conoscenze e abilità sociali.

3. Favorire l’empowerment di genere: il tavolo è concorde nel sostenere che, nel profondo rispetto delle differenze religiose e culturali che attraversano i paesi del mediterraneo e del medioriente, va osservato come la condizione complessiva della donna nella società civile richieda un grande salto di qualità. C’è, inoltre, la consapevolezza che sulla tematica della condizione femminile attuale nel mondo arabo esiste una sensibilità estrema che conduce a pericolose radicalizzazioni, talvolta favorite dai mass media. La delicatezza e la complessità del problema spinge, in alcuni casi, ad

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accantonare e non affrontare direttamente il problema. Ciò nonostante, il tavolo intende impegnarsi nello sviluppo di genere, ed intende farlo attraverso una più attenta lettura delle situazioni di genere all’interno dei singoli paesi, per agevolare un corretto approccio nel rispetto di ciascuna cultura. Gli obiettivi specifici in quest’area di intervento si traducono nel sostegno allo sviluppo di movimenti di emancipazione femminile e nella promozione di uno sviluppo partecipativo e decisionale delle donne attraverso azioni dirette a favorirne l’istruzione e la formazione. In ogni caso, secondo il tavolo, sono da ritenersi strategiche tutte le azioni che hanno come obiettivo quello di favorire la partecipazione delle donne nella società politica e civile.

4. Promuovere la tutela del patrimonio ambientale: il tavolo, cosciente della fragilità dell’ecosistema regionale, caratterizzato da un ambiente arido, scarse risorse idriche, degrado del suolo, perdita di biodiversità, perdita di terreno per l’agricoltura e l’allevamento, degrado e inquinamento delle limitate acque dolci, degrado dell’ambiente costiero e marittimo e deterioramento della qualità dell’aria, ritiene di prioritaria importanza intervenire a favore della tutela del patrimonio e delle risorse naturali. Il rapido incremento demografico, specialmente nelle aree urbane, che causa una crescente pressione sulle limitate risorse idriche della regione, insieme ad un aumento nei consumi pro capite e alle numerose situazioni di conflitto nell’area, presenta inoltre enormi rischi in termini di sviluppo umano, sociale ed economico. Per tutte queste ragioni, il tavolo sceglie come priorità trasversale quella della tutela e della promozione del patrimonio ambientale, in un’ottica di sviluppo sostenibile.

5. Modalità di esecuzione e gestione del Programma

5.1 - I gruppi di lavoro tematici o di sub area geograficaAll’interno del Tavolo sono operativi, già precedentemente alla sua costituzione, gruppi di coordinamento di area tematica e/o sub area geografica finalizzati ad approfondimenti di tipo tematico o disciplinare e alla costruzione di reti (nel senso di sistemi organizzati di relazioni) all’interno dell’area: 1 Gruppo di coordinamento regionale Saharawi2 Gruppo di coordinamento (Cabina di Regia) per gli interventi in Libano

5.2 - I Gruppi di ProgettoCiascun Tavolo di area geografica istituisce gruppi di progetto finalizzati alla elaborazione di progetti specifici con riferimento al proprio Programma Operativo. Con la decisione di istituzione del gruppo di progetto, il Tavolo è tenuto a indicarne la composizione (di norma molto contenuta), identificare le tematiche, l’ambito territoriale, gli obiettivi, le modalità di reperimento delle risorse e il termine temporale per la definizione della proposta di progetto che lo stesso Tavolo esaminerà e adotterà formalmente. Nella proposta progettuale deve essere chiaramente individuato il partenariato su cui si fonda l’iniziativa, sia con riferimento al territorio toscano che a quello locale in modo da valorizzare i saperi e le vocazioni di ciascun soggetto, individuando le responsabilità e i rispettivi segmenti operativi, nonchè le risorse apportate. Negli anni 2007, 2008 e 2009 il Tavolo di area geografica ha proceduto alla formulazione di progetti esecutivi sottoposti all’esame della Giunta Regionale per la valutazione finale e l’attribuzione del contributo al soggetto attuatore. In armonia con le indicazioni contenute nel Piano Operativo approvato nella forma del PIR il Tavolo Mediterraneo Medio Oriente costituisce i seguenti Gruppi di

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Progetto:1 Marocco/ Governance Palestina/Giovani Saharawi/ambiente Iraq Libano Gaza

5.3 - Monitoraggio e valutazioneIl processo di valutazione dei progetti di cooperazione si articolerà in due principali fasi (una di monitoraggio e una di valutazione ex post) e avrà i seguenti obiettivi:Seguire l’andamento dei progetti attuati da terzi rilevando lo stato di avanzamento degli stessi: attività realizzate, rispetto della tempistica, spese sostenute; il tutto confrontato con il cronogramma presentato in fase di approvazione del progetto.Valutare, dopo la loro conclusione, i progetti finanziati rilevando – presso gli attori toscani - i principali risultati e benefici ottenuti, le problematiche riscontrate, il rispetto dell’impostazione ex ante dell’intervento, le dinamiche di attuazione del progetto. Approfondire, attraverso un metodo partecipato di valutazione, i risultati ottenuti e i processi di cambiamento innescati dai progetti in un area specifica di intervento di particolare interesse nella strategia di sviluppo regionale.Creare degli strumenti di diffusione dei risultati per evidenziare le buone pratiche emerse dal sistema toscano di cooperazione decentrata.

5.3.1 - L’attività di monitoraggio dei progetti attuati da soggetti terzi, sarà realizzata attraverso la raccolta e l’analisi di dati e informazioni a circa metà del calendario previsto da ciascun progetto sui quali sarà predisposto un report. A tal fine verranno predisposte apposite schede di rilevazione dati da redigere ai soggetti proponenti i progetti. La scheda di monitoraggio sarà impostata per la rilevazione di indicatori e di informazioni utili a cogliere, in particolare, gli scostamenti tra attività previste ed i risultati attesi, lo sviluppo armonico delle attività, il rispetto della tempistica nello svolgimento delle attività, le attività già realizzate ed i risultati conseguiti nella prima fase del progetto, i fattori intervenuti nel determinare tali risultati, gli elementi di successo e quelli di difficoltà, le principali problematiche riscontrate in fase di avvio del progetto, la misurazione dello stato di attuazione finanziaria.

5.3.2 - La valutazione ex post si esprimerà sull’efficacia delle azioni realizzate rispetto agli obiettivi previsti, sui risultati, benefici e cambiamenti introdotti, sulla loro eventuale riproducibilità e sulla loro efficienza e sostenibilità.

Le dimensioni da indagare saranno, in particolare, quelle relative a:scostamenti tra quanto previsto, desiderato, atteso e quanto effettivamente realizzato;eventi ed elementi - prevedibili e non prevedibili - emersi nel corso del processo di realizzazione dei progetti; reale efficacia delle attività realizzate;funzionamento del partenariato ed il ruolo di ciascun Partner;elementi che potrebbero contribuire alla sostenibilità; elementi di successo da riproporre o riprodurre – buone prassi – in una prospettiva di elaborazione di un sistema di benchmarking.

5.3.3 - Una particolare importanza verrà attribuita alla diffusione dei risultati emersi nelle valutazioni – in termini di “lessons learnt” - e delle cosiddette “best practices” del sistema della cooperazione.

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Un fondamentale contributo dato dalla valutazione – in itinere ed ex post - consiste nella possibilità di definire alcuni parametri quantitativi e qualitativi di performance (es. sulle metodologie e modalità progettuali, sull’implementazione/gestione puntuale degli interventi, sui fattori critici di successo, ecc.). Dalle indagini sul campo e da eventuali ulteriori approfondimenti ad hoc ci attendiamo l’identificazione di “best practices”, intese come progetti che presentino elevati standard qualitativi e positive performance in termini di gestione del progetto e di contributo allo sviluppo. L’insieme delle “best practices” potrà fra l’altro consentire l’elaborazione di un sistema di benchmarking utile all’impostazione di futuri interventi (valutazione ex-ante) e per il loro controllo in fase di attuazione (valutazione in itinere).

6. Piano finanziario unitario che specifichi il contributo regionale, quello degli altri partners toscani, il contributo nazionale, comunitario e delle OO.II.

Contributo Regione Toscana

2007 2008 2009 2010335.000,00 335.000,00 335.000,00 335.000,00

Contributo Partners Toscani

Risorse Ministero Affari Esteri

Risorse Unione Europea

Altre risorse

7. Elenco indicativo dei progetti.

In armonia con le indicazioni contenute nel Piano Operativo approvato nella forma del PIR, i Tavoli di area geografica procedono alla formulazione del/i progetto/i esecutivo/i, che sottopongono all’esame della Giunta Regionale per la valutazione finale e l’attribuzione del contributo al soggetto attuatore.

A seguito delle riunioni svoltesi nel periodo febbraio – marzo da parte del Tavolo Mediterraneo – Medio Oriente (ed in attesa della sua più puntuale definizione) si è venuto al momento delineando il seguente quadro progettuale indicativo:

Vengono presentate quattro diverse proposte progettuali: Saharawi/ambiente (in proseguo delle attività finanziate nel 2008), Marocco/sviluppo locale, Striscia di Gaza (TOP)/diritti umani e inclusione sociale e Algeria/sviluppo locale.

Viene presentata la proposta di allargare il progetto del 2009, Iraq/inclusione sociale e diritti umani, con una maggiore enfasi sulla promozione del ruolo delle donne.

Nel proseguo del percorso di definizione dei progetti, è ipotizzabile la formulazione

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di ulteriori proposte afferenti alle aree tematiche individuate dal Tavolo sin dai primi documenti a suo tempo elaborati.

8. Valutazione di coerenza

Partecipazione e confronto esterno

L’elaborazione della proposta Programma Operativo 2007-2010 del Tavolo Mediterraneo Medio Oriente è stata preceduta da un’intensa attività di confronto con i soggetti toscani della cooperazione. Tutta la documentazione è stata resa disponibile sul sito della Cooperazione Decentrata Toscana - http//cdt.iao.florence.it Per l’informazione ai soggetti interessati è stata utilizzata la posta elettronica attraverso l’indirizzario completo disponibile presso il Segretariato della cooperazione decentrata toscana gestito dall’Istituto Agronomico per l’Oltremare.

Unità di analisi e programmazione, gruppo di riflessione strategica, (a cura di Marta Dassù e Maurizio Massari), “Rapporto 2020, le scelte di politica estera”, reperibile in www.esteri.it.

http://web.worldbank.orgUNDP, “Rapporto sullo sviluppo umano 2007-2008”.

OCHA, “The humanitarian monitor”, marzo 2009, reperibile in http://www.ochaopt.org United Nations, General Assembly “United Nations Millennium Declaration”, 18/09/ 2000, A/

RES/55/2 Unites Nations, League for arab states, “The Millennium Development Goals in the Arab Region

2007: A Youth Lens”, (vedi http://www.escwa.un.org/information/publications/edit/upload/ead-07-3-e.pdf).

http://www.undp.org/arabstates/mdg_arab.shtml http://www.undp.org/arabstates/

UNDP (United Nations Development Programme), UNESCO (United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization), UNIFEM (United Nations Development Fund for Women), OMS (Organizzazione mondiale della sanità), UNOPS (United Nation Office for Projects Service). Il governo italiano sostiene l’Art Gold Libano attraverso due canali di finanziamento all’Undp: un

contributo multibilaterale di 6 milioni 687mila euro per la durata di tre anni e un finanziamento di 1 milione 500mila euro sul canale dell’emergenza.

http://www.cooperazioneallosviluppo.esteri.it/pdgcs/italiano/speciali/Libano/artgold.htm www.worldbank.org

World Bank, MNA Strategic Directions, 2008(vedi http://siteresources.worldbank.org/INTMENA/Resources/MENA_Strategic_Directions_2009.pdf) Comunicazione della Commissione dell'UE, “European Neighbourhood Policy Strategy Paper”, COM

(2004) 373 final, Bruxelles, 12.05.2004Si vedano i Regolamenti CE 1083/2006 e CE 1080/2006, pubblicati su GUCE il 31.07.2006.

Si veda il Documento conclusivo del Summit di Parigi per il Mediterraneo, luglio 2008. http://www.ue2008.fr/webdav/site/PFUE/shared/import/07/0713_declaration_de_paris/Joint_declaration_of_the_Paris_summit_for_the_Mediterranean-EN.pdf

Si veda il documento “The European Consensus on development”, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale C 46/01 del 24.02.2006.

http://ec.europa.eu/external_relations/mepp/index_en.htm “La cooperazione italiana allo sviluppo nel triennio 2009-2011- linee-guida e indirizzi di programmazione”,

http://www.cooperazioneallosviluppo.esteri.it/pdgcs/italiano/LineeGuida/LineeGuida.html Ci si riferisce qui alla Dichiarazione di Roma sull’armonizzazione fra donatori del 2003, alla Dichiarazione

di Parigi sull’efficacia degli aiuti del 2005, alla Accra Agenda for Action del settembre 2008 e al Consensus europeo per lo sviluppo del 2006.

Avanti, 11/02/2009, www.cooperazioneallosviluppo.esteri.it/pdgcs/RassegnaStampa/avanti%2011-2-09.pdf

Unità di analisi e programmazione, gruppo di riflessione strategica, (a cura di Marta Dassù e Maurizio Massari), “Rapporto 2020, le scelte di politica estera”, reperibile in www.esteri.it.

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WB, Regional Fact Sheet from the World Development Indicators 2009, Middle East and North Africa.

Il GEM è calcolato combinando misure di ineguaglianze tra uomini e donne in tre aree: partecipazione politica, partecipazione economica e grado di potere sulle risorse economiche.

Reperibile in http://hdr.undp.org/en/reports/global/hdr2009. Reperibile in http://www.carim.org/index.php?callContent=9 WB, “Q&A on the Global Financial Crisis and MENA”, aprile 2009, reberibile in http://web.worldbank.org/WBSITE/EXTERNAL/COUNTRIES/MENAEXT/0,,contentMDK:22153569~pagePK:146736~piPK:226340~theSitePK:256299,00.html Carim, “Mediterranean migration report” 2008-2009. Nigrizia, “Un progetto entro sei mesi”, 04/01/2010 Amnesty International, Report 2009, reperibile in http://www.amnesty.org/en/region/morocco/

report-2009 Mourad M. Zouaoui, “Geopolitica dell’acqua: una fonte di conflitti nel Vicino Oriente – 1ª parte”, 17/11/2009, reperibile in http://www.medarabnews.com/2009/11/17/geopolitica-acqua-fonte-conflitti-prima-parte/

Giambi Giorgia, “The ‘Jenin pilot’ monitoring report”, CDCD, luglio 2009. HYPERLINK "http://www.medarabnews.com/author/mustafa-elhusseini/" \o "Articoli scritti da: Mustafa Elhusseini" Elhusseini Mustafa, “Un’alleanza strategica fra l’Egitto e Israele?”, 05/10/2009, reperibile in http://www.medarabnews.com/2009/10/05/alleanza-strategica-egitto-israele/

Waked Ali, “Fayyad helps burn settlement products”, Israel News, 05/01/2010 Boudreaux Richard, “I palestinesi che usano come arma la nonviolenza”, 19/11/2009, reperibile in http://

medarabnews.com/2009/11/19/i-paletinesi-che-usano-come-arma-la-non-violenza/ Shahryar Josh, “Iran: lo “spartiacque” nonviolento della dichiarazione di Moussavi”, 05/01/2010,

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Per ulteriori informazioni relative al Programma ENPI/CBC “Bacino del Mediterraneo” si veda http://cdt.iao.florence.it/intranet2/browse.php?parent=1217&order=name

Escluso l’Iraq. Bisogna ricordare, però, che le attività del progetto in Marocco “Un modello di governance locale partecipata: la riqualificazione urbana delle Medine di Fes e Tangeri (II annualità)” non sono ancora state avviate in quanto è in corso una ridefinizione della composizione del partenariato. Il progetto per Gaza è stato finanziato con i fondi della Regione Toscana destinati alle emergenze

umanitarie. Per ulteriori chiarimenti sul contributo che può giocare la cooperazione nelle aree di crisi si veda il discussion paper del CIRPAC “La cooperazione internazionale nelle aree di crisi: esiste un contributo specifico ai processi di pace nell’approccio decentrato?”, in http://cdt.iao.florence.it/intranet2/download.php?id=5508&parent=1299 Fonte, CIA 2009. Per maggiori informazioni sul contesto del Marocco si veda il Programma Operativo del Tavolo

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del Tavolo Mediterraneo-Medio Oriente 2009. UNDP, “Inside Gaza: attitudes and perceptions of the Gaza Strip residents in the aftermath of the Israeli military operations”, 2009.

Per maggiori informazioni sul contesto del Sahara Occidentale si veda il Programma Operativo del Tavolo Mediterraneo-Medio Oriente 2009.

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www.cooperazioneallosviluppo.esteri.it/pdgcs/italiano/iniziative/Paese.asp?id=101 Per maggiori informazioni sul contesto Iraq si veda il Programma Operativo del Tavolo Mediterraneo-

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“La cooperazione italiana allo sviluppo nel triennio 2009-2011- Linee-guida e indirizzi di programmazione”, 2008. Si veda anche “Linee guida della Cooperazione Italiana sulla Tematica Minorile”, 2004, e “L’impegno dell’Italia per i diritti di bambini, adolescenti e giovani”, 2005. http://www.cooperazioneallosviluppo.esteri.it/pdgcs/italiano/LineeGuida/LineeGuida.html. http://www.cooperazioneallosviluppo.esteri.it/pdgcs/italiano/cooperazione/PrioritaEducazione.html

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EU/Morocco Action Plan, 2006. Si veda anche il documentoo ”Linee-guida per la valorizzazione del ruolo delle donne e la promozione di un’otticadi genere nell’aiuto pubblico allo sviluppo dell’Italia”, 1998, http://sedi.esteri.it/portaledgcs/portaledgcs/italiano/LineeGuida/LineeGuida.htmlhttp:/ /www.cooperazioneallosviluppo.esteri. it /pdgcs/ italiano/iniziat ive/SchedaIniziat ivaWorld.asp?

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http://www.pnud.org.ma/pauvrete.asp?r=3&sr=130Rapport No. 31879-MA, Banque Internationale pour la reconstruction et le développement et société financière internationale, Département du Maghreb, Bureau régional pour le Moyen-Orient et l’Afrique du Nord « Stratégie de coopération avec le Royaume du Maroc,30 juin 2005. ENPI Inter-regional Programme 2007-2010. Raccomandazioni per un impegno rinnovato dell'Unione europea a favore dell'Iraq, HYPERLINK "http://

eur-lex.europa.eu/smartapi/cgi/sga_doc?smartapi%21celexplus%21prod%21DocNumber&lg=it&type_doc=COMfinal&an_doc=2006&nu_doc=283" \o "testo integrale dell'atto" \t "_blank" COM(2006) 283 def.

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Si veda anche “E-government e Ict per lo sviluppo”, http://www.cooperazioneallosviluppo.esteri.it/pdgcs/italiano/coope razione/PrioritaEgovernament.html

http://www.cooperazioneallosviluppo.esteri.it/pdgcs/italiano/iniziative/SchedaIniziativaWorld.asp?id_temi=4&id_paese=73

http://www.cooperazioneallosviluppo.esteri.it/pdgcs/italiano/iniziative/SchedaIniziativaWorld.asp?id_temi=4&id_paese=101

http://www.unep.org.bh/About%20Rowa/default.asp

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