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RICCARDO VIGANÒ Genesi, storia e archeologia di un feudo neretino in Terra d’Otranto EBOOK GRATUITI PICCOLA GUIDA ALLA STORIA DI TABELLE Culturasalentina.it Prefazione di Vincenzo DAurelio

Piccola guida alla storia di Tabelle

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Tabelle fu un antico feudo ricadente in territorio di Nardò (Le). Come spesso accade e nonostante il ruolo storico avuto nei secoli passati, molti luoghi spariscono dalla memoria comune diventando parte dei ricordi obliati. Questo è ciò che potrebbe accadere anche per Tabelle ma il lavoro di Riccardo Viganò rappresenta uno dei primi contributi importanti per riportare alla luce le vicende di un feudo già attivo dall’XI secolo. Lo studio si propone per essere una guida ma dagli spunti e dalle riflessioni dell’autore si ha la netta sensazione di leggere la prima parte di un vero e proprio saggio microstorico. Difatti è lo stesso autore a sollecitare ulteriori indagini, specialmente dal punto di vista archeologico, le quali potrebbero dare certezza alle tante ipotesi che il Viganò formula nel corso dell’esposizione. “Genesi, storia e archeologia di un feudo”, pertanto, sono da considerarsi gli spazi d’indagine nei quali l’autore si è mosso non superando mai il limite di ciò che può essere documentato. È proprio questo rigore scientifico utilizzato nella ricerca che permette di dare peso alle presupposizioni formulate. Chi comprende l’importanza del nostro vivere quale propagazione di ciò che la storia ha promosso per l’avvenire di una certa società, non è solo sensibile alla ricostruzione del passato locale ma, soprattutto, è fortemente intenzionato a far rivivere, attraverso la narrazione, quei luoghi dove il passato è lo sfondo di una umanità della quale noi conserviamo i retaggi. È questa, credo, la filosofia del “fare” ricerca microstorica ed è la stessa che si sposa con l’irrefrenabile passione del Viganò ovvero quella di scrutare nei meandri del tempo al fine di rimuovere la polvere dei secoli. La microstoria non è nuova a indagini che abbracciano un lungo periodo pur evadendone le periodizzazioni fondamentali, com’è evidente in tale guida, e l’importanza di questo lavoro risiede proprio nella volontà di voler ricostruire minuziosamente la storia di una piccola comunità che sfuggendo alla storia di vasta scala è comunque effetto di essa. Molti elementi contenuti nel testo si rivelano indizi minimi, a volte casi individuali, ma se interpolati con le conoscenze storiche che già si possiedono dei nostri luoghi, sarà facile confermare l’esistenza di un fenomeno dal carattere generale che proviene dalla grande storia e si realizza, secondo precisi schemi e modelli sociali, nel locale. Lo studio del Viganò, dunque, apre la strada ad un ampio studio microstorico che potrà portare a conoscere molto meglio il territorio di Tabelle e ciò sarà fattibile solo se il territorio sarà investigato sia dal punto di vista archeologico e statistico-quantitativo, sia da quello storico-sociologico. L’intersezione delle notizie assunte con quelle forniteci dalla storia “tradizionale” potrà allora dare l’effettiva dimensione della portata di quei fatti che tanto influirono sulla vita della comunità di Tabelle.

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Page 1: Piccola guida alla storia di Tabelle

RICCARDO VIGANÒ

Genesi, storia e archeologia di un feudo neretino in Terra d’Otranto

EBOOK

GRATUITI

PICCOLA GUIDA ALLA

STORIA DI TABELLE

Culturasalentina.it

Prefazione di Vincenzo D’Aurelio

Page 2: Piccola guida alla storia di Tabelle

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Page 3: Piccola guida alla storia di Tabelle

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Prefazione

Tabelle fu un antico feudo ricadente in territorio di Nardò (Le).

Come spesso accade e nonostante il ruolo storico avuto nei secoli

passati, molti luoghi spariscono dalla memoria comune diventando

parte dei ricordi obliati. Questo è ciò che potrebbe accadere anche

per Tabelle ma il lavoro di Riccardo Viganò rappresenta uno dei

primi contributi importanti per riportare alla luce le vicende di un

feudo già attivo dall’XI secolo.

Lo studio si propone per essere una guida ma dagli spunti e dalle

riflessioni dell’autore si ha la netta sensazione di leggere la prima

parte di un vero e proprio saggio microstorico. Difatti è lo stesso

autore a sollecitare ulteriori indagini, specialmente dal punto di

vista archeologico, le quali potrebbero dare certezza alle tante

ipotesi che il Viganò formula nel corso dell’esposizione. “Genesi,

storia e archeologia di un feudo”, pertanto, sono da considerarsi gli

spazi d’indagine nei quali l’autore si è mosso non superando mai il

limite di ciò che può essere documentato. È proprio questo rigore

scientifico utilizzato nella ricerca che permette di dare peso alle

presupposizioni formulate.

Chi comprende l’importanza del nostro vivere quale propagazione di

ciò che la storia ha promosso per l’avvenire di una certa società,

non è solo sensibile alla ricostruzione del passato locale ma,

soprattutto, è fortemente intenzionato a far rivivere, attraverso la

narrazione, quei luoghi dove il passato è lo sfondo di una umanità

della quale noi conserviamo i retaggi. È questa, credo, la filosofia

del “fare” ricerca microstorica ed è la stessa che si sposa con

l’irrefrenabile passione del Viganò ovvero quella di scrutare nei

meandri del tempo al fine di rimuovere la polvere dei secoli.

La microstoria non è nuova a indagini che abbracciano un lungo

periodo pur evadendone le periodizzazioni fondamentali, com’è

evidente in tale guida, e l’importanza di questo lavoro risiede

proprio nella volontà di voler ricostruire minuziosamente la storia di

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4

una piccola comunità che sfuggendo alla storia di vasta scala è

comunque effetto di essa.

Molti elementi contenuti nel testo si rivelano indizi minimi, a volte

casi individuali, ma se interpolati con le conoscenze storiche che già

si possiedono dei nostri luoghi, sarà facile confermare l’esistenza di

un fenomeno dal carattere generale che proviene dalla grande storia

e si realizza, secondo precisi schemi e modelli sociali, nel locale.

Lo studio del Viganò, dunque, apre la strada ad un ampio studio

microstorico che potrà portare a conoscere molto meglio il territorio

di Tabelle e ciò sarà fattibile solo se il territorio sarà investigato sia

dal punto di vista archeologico e statistico-quantitativo, sia da

quello storico-sociologico.

L’intersezione delle notizie assunte con quelle forniteci dalla storia

“tradizionale” potrà allora dare l’effettiva dimensione della portata

di quei fatti che tanto influirono sulla vita della comunità di Tabelle.

Vincenzo D’Aurelio Società di Storia Patria per la Puglia

sez. del Basso Salento “N. G. De Donno”

Maglie, 22 settembre 2014

Page 5: Piccola guida alla storia di Tabelle

5

RICCARDO VIGANÒ

PICCOLA GUIDA ALLA STORIA DI TABELLE

Genesi, storia e archeologia di un feudo neretino in Terra d’Otranto

Galatone (LE), 2014

Page 6: Piccola guida alla storia di Tabelle

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Referenze

Foto: Fernando Spirito, n. 6-7-8-18-26 Massimo Negro (per gentile concessione),

Riccardo Viganò, Carlo Rizzo n. 1.

Rilievi: Leonardo Beccarisi, Riccardo Viganò.

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“La storia nostra è storia della nostra

anima; e storia dell'anima umana è la

storia del mondo”.

(Benedetto Croce, La storia come

pensiero e come azione, 1938)

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ABBREVIAZIONI:

ACVN: ARCHIVIO CURIA VESCOVILE NARDÒ

ADO: ARCHIVIO DIOCESI DI OTRANTO

APG: ARCHIVIO PARROCCHIALE GALATONE

ASDN: ARCHIVIO STORICO DIOCESANO NARDÒ

ASL: ARCHIVIO DI STATO LECCE

c: CARTA

cc: CARTE

f: FOGLIO

ff: FOGLI

Page 9: Piccola guida alla storia di Tabelle

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1. INQUADRAMENTO GEOGRAFICO E FISICO

Il sito dove una volta sorgeva il casale medievale di Tabelle1 è

geograficamente posto a tre chilometri a Nord Est dall’odierno

abitato di Galatone, nella provincia di Lecce, e diviso per la sua

estensione dai territori comunali della stessa Galatone e il territorio

comunale della città di Galatina.

Quello che rimane a noi è solo una piccolissima parte dell’antico

casale e coincide in parte con le masserie li Doganieri e Monacelle.

L’originale estensione del feudo, allo stato delle nostre conoscenze

attuali, è difficilmente calcolabile. I pochi dati ci indicano che

territorialmente confinava con i feudi di San Cosma, Seclì e

Fulcignano fino ai limiti del territorio di Collemeto. Facevano parte

del territorio di Tabelle le contrade Padulaci, Tardii, Spina, Rutti,

Macarlama e le masserie Doganieri, Caserosse, Malevindi,

Monacelle, Latronica e Spina.2

Il casale era diviso, in alcuni punti, da limiti territoriali ricadenti nel

feudo di Fulcignano, nel “Limes Noncupato” - conosciuto anche

come Limitone delle zuse -, nel feudo di Tabelluccio con il Paretone

e con la motta medievale - ora non più esistente - e la “Specchia di

Mosco”3.

L’area archeologica è topograficamente suddivisa sia nell’attuale

territorio dei comuni di Galatina sia in quello di Galatone. Vi erano

presenti, inoltre, numerosi feudi e casali oggi non più esistenti4.

1 Il feudo era conosciuto anche con altri nomi come Tauella, Tavelle,

Tanelle. 2 V. ZACCHINO, Galatone antica, medioevale, moderna. Congedo Ed.,

Galatina 1990, p. 59. 3 Archivio Storico Diocesano Nardò, da ora ASDN, Acta 1578, f.129.

4 I casali tutti nell’odierno territorio galatonese erano conosciuti con i

seguenti nomi: Fulcignano, Corillo, Morice, Renda, San Cosma con

l’importante abazia di san Nicola di Pergoleto.

Page 10: Piccola guida alla storia di Tabelle

10

Traccia di essi rimane solo nella denominazione dei toponimi mentre

gli originali impianti strutturali si sono evoluti in edifici o masserie5.

Tra questi, escluso Nardò, il solo centro di Galatone è presente nella

forma evoluta di un centro urbano moderno.

In passato, come ancor oggi, il casale era attraversato dal canale

dell’Asso ovvero da uno di quei corsi d’acqua più importanti del

Salento leccese6.

Geograficamente il bacino dell’Asso occupa una superficie di 280

kmq e comprende i centri abitati di Collepasso, Aradeo, Neviano,

Seclì, Galatone e Nardò attraversando i territori comunali di

Cutrofiano, Galatina e Santa Barbara. A nord-est passa dal Villaggio

Resta e dalla Masseria dell’Alto per correre, poi, lungo le serre

Campilatini, Fiusco e Sant’Eleuterio.7

Con una direzione in senso nord ovest - sud est, il ramo principale è

drenato da una serie di canali, principalmente dal Colaturo e dal

Sirgole - da cui ha origine - i quali raccolgono le acque pluviali di

altri due fossi presenti: il Ruga ed il Fontana. Il canale dell’Asso,

dopo aver attraversato il territorio di Nardò, convogliato

artificialmente termina a Nord presso la voragine naturale presente il

contrada Parlatano dove le acque vengono disperse nelle falde.

Geograficamente il nostro canale, attraversando il casale di Tabelle,

costeggia la linea di demarcazione tra i comuni di Galatina e

Galatone.

La presenza di questo canale fu uno dei fattori principali che permise

del casale. Le acque trasportate dall’Asso, che in alcuni punti si

impaludava, potevano assicurare la nascita di un ambiente capace al

paesaggio macchioso e boschivo, ricco di fauna e tipico del Salento,

alla nascita di un insediamento umano. Anche la toponomastica è

indicativa di tale ambiente, sia paludoso con i toponimi come

5 V. ZACCHINO, Galatone antica op. cit., pp. 60 e segg.

6 Il “Canale” fu conosciuto attraverso le documentazioni d’archivio del

XVIII secolo come Raschione o anche Reale. 7 G. LAGNA, Gestione dei bacini Idrici: il torrente Asso, sta in «Atti del

convegno: difesa del suolo e gestione delle acque pubbliche nel Salento»,

Galatone 25 maggio, 1996, p. 13.

Page 11: Piccola guida alla storia di Tabelle

11

Padulaci e Macarlama8, che carsici come il toponimo li rutti che

testimonia la presenza nel territorio di inghiottitoi naturali o “vore”.

La composizione del terreno è argillosa e molto fertile, dovuta a

continue esondazioni stagionali, con roccia affiorante che ne

caratterizza il paesaggio. La natura calcarenitica di età pleistocenica

del sito influenzerà la vita del feudo in periodo moderno con la

presenza di importanti attività estrattive subito dopo la scomparsa del

casale.

Un altro fattore topograficamente importante è la strategica posizione

dello stesso casale all’incrocio di antichi ed importanti assi viari

pubblici9, sia medievali e sia moderni, con importanti direttive come

Nardò, Galatina, Cutrofiano, Otranto e S. Maria di Leuca.

1. Galatone, Canale Asso

8 V. ZACCHINO, Galatone antica op. cit. p. 59. Cfr. R. VIGANÒ, Contrada

Monacelle: La cripta De Giorgi, ”Il Giornale di Galatone” n°28 luglio-

agosto 2000. 9 CODICE GALATONESE 5, c.43: « […] nel feo di Tabelle in loco de Via

Tabelle, iuxta le terre di Cola di Tabelle per tramontana, e dui vie publice

per girocco e tramontana […]».

Page 12: Piccola guida alla storia di Tabelle

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2. Tabelle nel Salento

Page 13: Piccola guida alla storia di Tabelle

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3. Veduta aerea del sito del canale Asso e del sito di Tabelle. In rosso la viabilità medievale

2. GENESI E MORTE DI UN CASALE MEDIOEVALE

Nel caso di Tabelle si riscontrano tutte le peculiarità che distinguono

un casale medievale. Questi era un insediamento stabile, dotato di

tutti quegli strumenti assolutamente necessari per la conservazione e

la trasformazione dei prodotti agricoli, con un’economia

fondamentalmente chiusa in un periodo dove ogni contatto era

limitato solo alle comunità strettamente circonvicine. Fatti salvi i

diritti dei feudatari, il prodotto fondamentalmente serviva alla

sussistenza interna degli abitanti dello stesso casale. In linea di

massima il casale medievale aveva un territorio di sua pertinenza ben

delimitato, con la presenza di uno o più luoghi di culto, più luoghi

per la sepoltura della popolazione, granai, recinti, stalle per gli

animali, pozzi e cisterne per immagazzinare stagionalmente le

riserve idriche. Questa sommaria descrizione di una casale medievale

rispecchia in pieno quello che era l’impianto del casale di Tabelle.

Page 14: Piccola guida alla storia di Tabelle

14

La prima e più antica testimonianza scritta del casale medievale

risale a un documento del 1092 quando il normanno Goffredo, conte

di Conversano e signore di Nardò, donava all’abate del monastero di

Santa Maria di Neritono, il benedettino Everardo, i casali di Tabelle,

Arneo e Lucugnano.10

Altre attestazioni precedenti sono inesistenti

considerata anche la carenza di documenti d’archivio relativi al

periodo Altomedievale.

Nel 1092 il nucleo insediativo doveva essersi già formato. Non

sappiamo quanti e quali tipi di costruzioni vi fossero nel casale non

essendo stati ancora effettuati degli scavi archeologici. Un qualche

indizio su di esse, però, ci può venire dalle numerose buche,

ipoteticamente da palo, di forma circolare e ricavate nel banco

roccioso. Esse farebbero pensare a delle strutture, probabilmente in

legno e laterizi o materiale deperibile come copertura, destinate ad

uso abitativo11

.

Del tutto sconosciuta, invece, l’origine del casale. Come già è stato

affermato in passato12

, i ritrovamenti di superficie e le tante cavità

naturali fanno attribuire l’inizio della frequentazione umana dell’area

adiacente al canale dell’Asso ad un periodo compreso tra l’età del

bronzo e il periodo protostorico.

«In più casi chiese (e villaggi) medievali sembrano occupare lo stesso

luogo di insediamenti apparentemente databili all’Età del

Bronzo. È possibile che qualche fattore, come la presenza di

acqua sorgiva, la localizzazione di questi siti, forse anche

come luoghi di culto associati all’acqua».13

Si può quasi certamente affermare un’origine bizantina che in prima

analisi verrebbe confermata dai nomi dei santi legati strettamente alla

10

ASDN, Doc. n. XXVI. 11

R. VIGANÒ, Il caso archeologico esemplare di Contrada Monacelle, “Il

Giornale di Galatone”, n°24 novembre-dicembre 1999. 12

V. ZACCHINO, Galatone antica op. cit., pp. 59-60 13

P. ARTHUR, Verso un modellamento del paesaggio rurale dopo il Mille

nella Puglia meridionale, sta in «Archeologia Medievale», XXXVII, 2010,

pp. 215-228.

Page 15: Piccola guida alla storia di Tabelle

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stessa liturgia bizantina e ai quali erano titolati i nove luoghi di culto

appartenenti a tale feudo14

. Ma tale attribuzione, soprattutto, viene

attestata dalla ceramica di quel periodo, precisamente VIII sec.,

ritrovata in loco15

. La nascita del nostro casale, dunque, sarebbe

legata alla civiltà greco-bizantina ascrivibile ad un periodo compreso

tra i secoli VII e IX secolo. Il casale, pertanto, è un esempio specifico

della ristrutturazione agraria bizantina che segna il passaggio dalla

agricoltura latifondistica romano-tardoantica ad una cultura

autarchica strettamente legata ai vari nuclei familiari. Difatti:

«[…] la coincidenza, in alcuni casi, tra insediamenti rurali

esistenti in età bizantina e piccoli insediamenti rurali di età

tardo antica (principalmente fattorie?) potrebbe indicare

anche qualche forma di continuità fondiaria, ancora tutta da

esplorare. Per esempio, il villaggio medievale abbandonato di

Apigliano (è da notare il toponimo cosiddetto prediale), già in

via di formazione durante il corso del VII secolo secondo le

datazioni ottenute al 14C, insiste su una piccola area di

frammenti fittili di età tardo romana che, per la sua ristretta

distribuzione, è stata interpretata come i resti di una possibile

fattoria monofamiliare. Il villaggio di Quattro Macine,

anch’esso esistente dall’età bizantina (VII o VIII secolo),

giace a pochi metri di distanza da un’altra ristretta area di

frammenti fittili databile all’età tardo antica. Ancora, il

villaggio bizantino in loc. Sant’Elia (Corigliano d’Otranto) si

è sviluppato nelle vicinanze di un insediamento (villaggio?)

caratterizzato da ceramica databile principalmente tra IV e VI

secolo. Il villaggio bizantino stesso sembra essere stato

abbandonato entro il IX o gli inizi del X secolo […]»16

14

In particolare S. Nicola di Myra, S. Eleuterio, S. Costantino, S. Demetrio,

S. Onofrio; ZACCHINO V., Galatone antica op. cit., p. 59. 15

v. G. RESTA, Il palazzo marchesale di Galatone: note storiche ed

architettoniche contestualizzate sino all’anno 2002, Congedo Ed., Galatina

2003; R. VIGANÒ, Il caso archeologico art. cit.; R. VIGANÒ, La cripta De

Giorgi art. cit.; R. VIGANÒ, I materiali archeologici quotidiani di Contrada

Monacelle, ”Il Giornale di Galatone” n°30 novembre dicembre 2000. 16

P. ARTHUR, Verso un modellamento del paesaggio rurale art. cit., pp.

215-228.

Page 16: Piccola guida alla storia di Tabelle

16

Sicuramente il casale di Tabelle non era l’unico ad essere interessato

da questo fenomeno perché, se si esclude il casale di Fulcignano17

,

ve ne erano certamente altri. D’altronde vi furono molti altri casi del

genere nel Salento ed essi non dovettero essere solo villaggi ma:

«[…] altri esempi di siti con apparente continuità insediativa,

vale la pena notare anche alcuni centri monastici noti dalle

fonti documentarie di età basso medioevale, che presentano

abbondante ceramica di età bizantina e che giacciono sopra o

nelle vicinanze di sostanziali insediamenti di età tardo antica.

È il caso almeno di San Nicola di Casole (Otranto), la cui

fondazione è stata tradizionalmente assegnata all’età

normanna, di San Nicola di Pergoleto (Galatone) e di San

Giovanni Malcantone (Otranto). Viene il sospetto che alcuni

di questi erano fondazioni monastiche tardo antiche, come nel

caso del monastero dei SS. Cosma e Damiano, identificato nel

sito di Le Centoporte a Giurdignano, e che forse

rappresentano la punta dell’iceberg di un paesaggio

monastico esistente ben prima del Mille. Nel contesto della

continuità insediativa, possiamo, infine, osservare come il

Salento detiene un’alta presenza di toponimi prediali,

stimabili intorno al 36% degli attuali toponimi comunali.» 18

La riorganizzazione territoriale portò alla predilezione di siti con le

caratteristiche fisiche precedentemente descritte come, ad esempio,

la presenza di acqua, la fertilità del suolo, visibilità e, soprattutto,

furono prediletti quei siti dove era presente una buona viabilità che,

generalmente, era stata realizzata in periodi storici precedenti e

garantiva una buona possibilità di movimento.

«[…] è verosimile che pure una parte della rete stradale

secondaria (le vie di campagna) è stata in buona parte

tracciata durante il Medioevo per collegare i villaggi e per

17

Nell’area in cui sorgeva il casale di Fulcignano non sussistono, al

momento, dati archeologici che attestino delle preesistenze di periodo

romano o tardo antico. 18

P. ARTHUR, Verso un modellamento del paesaggio rurale art. cit., pp.

215-228.

Page 17: Piccola guida alla storia di Tabelle

17

fornire accesso ai campi e ad altre aree di risorse disponibili

nel territorio (sorgenti, boschi, cave, approdi, ecc), nonché per

articolare la rete commerciale e di mercato. Anche in questo

caso in questo caso, possiamo ipotizzare una certa misura di

continuità dall’età romana, visto anche gli stretti rapporti

intercorrenti tra confini e viabilità. Come è stato dimostrato,

alcune tracce della centuriazione impiantata nel II secolo a.C.

rimangono a tutt’oggi visibili nel paesaggio. Le linee di

demarcazione fra le centurie dovevano essere spesso tracciate

da viottoli campestri di accesso agli appezzamenti agricoli. Le

tracce sopravvissute presumibilmente indicano una continuità

d’uso dei percorsi, mentre quelle non più visibili

indicherebbero il loro abbandono.»19

In questo periodo così scarno di fonti, non ci si può esonerare

dall’ipotizzare che il casale di Tabelle non abbia condiviso il destino

del territorio neretino e dell’intera regione ovvero il tempo delle

conquiste da parte degli arabi dalle quali passò illeso. Tra la seconda

metà del IX secolo, difatti, con la fondazione dell’emirato di Taranto

(840) fino alla seconda metà dell’XI secolo, il territorio soffrì le

conseguenze delle guerre endemiche tra gli Arabi intenti a costituire

una stabile colonia continentale e i Bizantini protesi a difendere i

propri territori in modo efficace.20

«[…] Secondo le cronache dello storico Ibn al-Athīr, il

principe aglabita ‘Abd Allah, fautore della guerra sacra e

figlio del più feroce Ibrahim Ibn Ahamad, dopo l’impresa

della distruzione delle mura di Messina e la conquista di

Taormina, “ il 20 Luglio del 901 d.C. si recò poi a Naritinu, e

se ne insignorì alla fine di ragàb. Ei diè esempi di giustizia e

di buona condotta verso i sudditi”. Non mancarono altre

incursioni: le cronache di Lupus Protospatarius narrano che

Nardò fu presa d’assalto nell’anno 924 d.C. da una

19

P. ARTHUR, Verso un modellamento del paesaggio rurale art. cit., pp.

215-228. 20

G. D. DE PASCALIS, Nardò il centro storico, Besa, Nardò 1999, pp. 19-20.

Page 18: Piccola guida alla storia di Tabelle

18

spedizione tra le maggiori che uno stato musulmano lanciasse

nel nostro Mezzogiorno […]»21

Durante tale periodo i Normanni approfittarono della situazione di

confusione politico-militare, scaturita dalle continue rivolte anti

bizantine in Puglia, per conquistare quei territori. La caduta nel 1056

di Otranto, ultima roccaforte, portò all’inevitabile insediamento al

potere dei conquistatori e con essi, di conseguenza, al mutamento

politico-strutturale ed alla trasformazione agraria del Salento

medievale. I Normanni, come nuovi e incontrastati padroni,

stabilirono istituzioni feudali del tutto inesistenti nell’assetto

politico-sociale precedente le quali cambiarono radicalmente il

regime delle terre, i rapporti di produzione e le relazioni sociali. Nel

Salento, partendo dalla nascita delle contee di Lecce e Nardò, vi fu

una ridistribuzione della proprietà terriera, una diffusa ed estesa

feudalità laica e la nascita di grandi signorie ecclesiastiche.

L’investitura di Nardò a contea trasformava questo centro nella

principale entità territoriale locale divenendone il centro maggiore.

Dunque la contea, tra le altre22

, esercitava la sua giurisdizione su

Tabelle e sul confinante casale di Fulcignano, e sottoposta al governo

di Goffredo, signore di Nardò e conte di Conversano, il quale donava

Tabelle, come anticipato, al monastero di Santa Maria di Neritono.

Le fonti continuano a fare menzione del nostro casale durante il

periodo svevo. In un documento dell’agosto 1223, fatto transuntare

nel 1695 dal vescovo neretino Orazio Fortunato, l’imperatore

Federico II di Svevia concedeva al medesimo monastero il casale di

Tabelle23

.

Divenuta Tabelle signoria fondiaria della chiesa abbaziale di Nardò,

quest’ultima ne esercitò sia la cura animarum sia la riscossione delle

prestazioni decimali ad essa dovute. Questa tassazione viene

confermata da alcuni documenti come il “Registro delle

Obbedienze”, compilato dell’abate Federico, e da un successivo atto

21

G. D. DE PASCALIS, Nardò op. cit., pp. 19-20. 22

La contea aveva un territorio di pertinenza che andava dall’Arnèo a

Lucugnano e da qui sino a Matino e Racale. 23

ASDN, Doc. n XXVII, Pergamena 143.

Page 19: Piccola guida alla storia di Tabelle

19

datato 1373 e intitolato le “Rationes Decimarum”24

. Quest’ultimo ci

informa che il protopapa della chiesa di Santa Lucia di Tabelle era

soggetto al pagamento di una ratio decimarum pari a due ducati25

.

Dopo il XIV la signoria di Tabelle, sino allora appartenuta alla sola

della chiesa abbaziale di Nardò, viene frammentata in diverse

proprietà e ciò a causa di diverse donazioni fatte a favore della

piccola nobiltà terriera e laica. Ipoteticamente una delle cause di

questa frammentazione fu la seconda scomunica (1239) inviata a

Federico II dal pontefice Gregorio IX. Scomunica che portò

sicuramente a pesanti ritorsioni da parte dell’imperatore verso la

chiesa e, principalmente, verso i suoi possedimenti presenti nel

Regno dello Svevo. Proprio nell’anno 1239, Tabelle è infeudata da

Guido Sambiasi26

e nel 1316 a Vinciguerra e a suo figlio Guido. La

signoria laica del territorio continuò fino al XVI secolo con Giovanni

de Sancto Blasio27

. Sarà di questo periodo la costruzione di due

piccole fortificazioni ai due estremi e opposti confini del casale che

assolveranno, come si vedrà in seguito, alla funzione di controllo sia

del territorio e sia della viabilità di Tabelle.

Oltre i documenti prima citati vi è anche la “Cedula Taxationis” del

1276 – una tassazione voluta in Terra d’Otranto da Carlo I D’Angiò

per la circolazione della nuova moneta di denari – che indica come

abitati i casali di Tabelle, di Fulcignano e di Galatone e San Cosma.

Lo scomparso cedolario angioino28

racconta, inoltre, che nel

24

Registro delle Obbedienze dell’abate Federico (1149-170): Summarium,

Roma, 1737, p. 23. 25

Rationes Decimarum, Italiae nei Sec XII e XIV: Apulia, Lucania,

Calabria, Domenico Vendola (a cura di), Città del vaticano 1939, rist. 1970,

p.123. 26

v. A. FOSCARINI, Armerista e notiziario delle famiglie nobili, notabili e

feudatarie di Terra d'Otranto estinte e viventi, Lecce 1903, (rist. an.) Forni

Ed., Bologna 1987, I. 27

M.A. VISCEGLIA I materiali archeologici quotidiani di Contrada

Monacelle, ”Il Giornale di Galatone” n°30 novembre dicembre 2000, p.

263. 28

Documento perduto ma trascritto dal Coco. A. P. COCO, Cedularia

Terrae Idronti (1378) con note di geografia, demografia e paleontologia

Page 20: Piccola guida alla storia di Tabelle

20

territorio di Nardò solo 20 casali, tra cui Tabelle29

, risultano ancora

abitati nonostante fosse già iniziato, secondo alcune ipotesi, uno

spopolamento dei centri agricoli a causa della trasformazione agraria

in atto nel feudo di Nardò. Lo spopolamento, però, avvenne con

buona probabilità in epoca successiva a differenza di quanto

precedentemente scritto30

. Difatti l’ipotesi cozza pesantemente con i

risultati di ricognizioni sistematiche avvenute negli ultimi anni sul

sito del casale. Tra le cause scatenanti l’abbandono si deve

considerare sì considerare la crisi agraria del Duecento31

ma anche

l’oppressione fiscale perpetuata dal regnante sulla popolazione. La

recessione, dovuta alle scelte politico-economiche della feudalità

legata alla monarchia Sveva, aveva orientato l’economia agricolo-

rurale verso la monocultura estensiva di cereali e verso l’allevamento

perché richiedevano un più basso uso di manodopera. La minor

richiesta di forza lavoro, pertanto, portò la popolazione a cercare

impiego oltre il feudo e quindi si verificò una sorta di migrazione

che, conseguentemente, svuotò l’insediamento. In aggiunta, la

fiscalità penalizzava sempre più la popolazione rurale e ciò portava i

contadini a cercare rifugio verso altri casali e verso le cosiddette

“Terre chiuse” limitrofe. Centri di tale genere, difatti, potevano

garantire un rifugio sicuro e, forse, una maggior stabilità economica.

Inoltre, si aggiungano le continue guerre e le scorrerie ad esse legate

che martoriarono nella prima metà del XV, il regno di Giovanna II.

Negli atti che riguardano la Visite Pastorali svolte dai vescovi

neretini De Pennis e De Giustinis, rispettivamente negli anni 1452 e

1485, Tabelle assieme a numerosi casali non compare.

linguistica di terra d'Otranto nei secoli XIII e XIV, Lodeserto Ed., Taranto

1915, pp.16 - 28. 29

Otto casali in meno di quelli riportati nel documento del 1273. 30

Si ipotizzava un iniziale spopolamento del casale e la dispersione dei

contadini che iniziò dalle repressioni operate nel 1156 da Guglielmo il Malo

contro le rivolte antinormanne. V. ZACCHINO, Galatone antica op. cit., p.

62. 31

v. C. D. POSO, Nardò e il suo territorio nel basso medioevo, sta in

«Annali del dipartimento delle scienze storiche e sociali (Università di

Lecce), VI(1988-1989), Lecce 1990.

Page 21: Piccola guida alla storia di Tabelle

21

«È possibile che alcuni villaggi furono abbandonati per via

della nuova ondata di peste che colpì il territorio nel 1481, ma

per questo non abbiamo molti dati. Altri, nelle vicinanze di

Otranto, potevano essere scomparsi per via delle scorrerie

turche in seguito alla presa della città nel 1480 da parte delle

forze ottomane.»32

4. Galatone, Masseria Doganieri, veduta dell'antico sito del casale

32

P. ARTHUR, Verso un modellamento del paesaggio rurale art. cit., p. 226.

Page 22: Piccola guida alla storia di Tabelle

22

3. TABELLE: VIABILITÀ E LUOGHI DI CULTO

Nel Medioevo il centro dell’abitato di Tabelle era attraversato da vie

ritenute importanti sia per i commerci verso i centri come Lecce,

Copertino, Nardò, San Pietro in Galatina, Cutrofiano e Otranto sia

per il passaggio dei tanti fedeli che si recavano in pellegrinaggio

verso il principali luoghi di culto del Salento come, ad esempio,

Santa Maria di Leuca.

«La nostra terra salentina era soggetta a questa rete di percorsi

obbligati, dal vicino oriente e dalla terra santa, dal Gargano e

a Roma e viceversa. Si spiega così l’esistenza di Ospedali,

Ospizi, Xenodochia. A Galatone, a dimostrazione dell’antica

posizione nodale sui percorsi pellegrini e commerciali, ne

rimangono tracce di varie epoche, più o meno conservate, a

Fulcignano, presso la chiesa di Odegitria, in via Ospedale, nei

dintorni del santuario del SS. Crocefisso, e nei vari conventi

maschile e femminili.»33

Il viaggiatore, in qualunque direzione si muovesse era, difatti,

obbligato ad attraversare l’interno del casale di Tabelle. Lungo

questa interna via del casale, difesa dalla piccola fortificazione del

Doganieri, si costruirono cinque delle dieci chiese di Tabelle le quali

erano, con la chiesa archipresbiteriale di Santa Lucia, sub titolo di

Santa Maria, San Nicola di Myra, San Marco, Sant’ Eleuterio, San

Costantino, San Demetrio, Sant’ Onofrio, San Vito della latronica34

,

San Pietro di Tabelle. La presenza di questi edifici religiosi fa

ipotizzare all’esistenza di una vera e propria rete ospedaliera e infatti:

«La creazione e lo sviluppo della rete ospedaliera medievale

derivavano da un concetto di assistenza assai diverso da

quello moderno: non un luogo di cura, ma un edificio dove

33

G. RESTA, Il palazzo marchesale di Galatone op. cit., p. 32. 34

T. VANNA, Il regno delle due Sicilie descritto e illustrato, Napoli 1854,

p. 44, alla voce “Galatina”; V. ZACCHINO Galatone antica op. cit., p. 61

nota 142.

Page 23: Piccola guida alla storia di Tabelle

23

veniva offerta ospitalità temporanea a poveri e pellegrini e

dove erano esercitate, all’occorrenza, rudimentali pratiche

mediche svolte nell’ambito della carità cristiana.»35

La presenza della chiesetta di San Nicola di Myra è testimoniata da

quanto scritto nel “Codice Galatonese 5”, compilato tra il 1501e il

1526, in cui si legge: «[...] l’ecclesia de santo Nicola di tabelle extra

moenia dictae terrae, diruta […]»36

. Nella visita pastorale effettuata

dell’arcivescovo di Otranto nel 1538, il quale su di essa vantava una

collatio che fu causa di uno scontro con il primate di Nardò, è ancora

descritta come “diruta”37

.

Anche nello “Inventario dè Benefici eclesiastici” del 1678, ovvero

centoquaranta anni dopo la visita pastorale, è indicato che la

«Ecclesia S. Nicola di Tabelle […] ad presens diruta»38

. Un

importante documento notarile rogato nel 1775 dal notaio neretino

Bona Nicola, non solo ci puntualizza che l’edificio è ancora esistente

ma, soprattutto, ci fa conoscere il sito dove la chiesa insisteva. L’atto

ci indica che il famoso faenzaro neretino Domenico Perrone

possedeva «orte due di terra [in] feudo Tavelle in loco detto Santo

Nicolicchio prope ecclesia iuxta massaria col nome di Santo

Nicolicchio»39

. La visita pastorale del 1538, aggiunge oltre

all’esistenza della chiesa di San Nicola, anche la chiesetta di San

Pietro di Tabelle “totaliter diruta” e quella di Santa Maria che, al

contrario della precedente, in quegli anni era ancora in piedi e,

35

M. AURORA – M. LAVORINI, All’ostello del Pellegrino, in “Medioevo”,

1(2002). 36

Archivio Parrocchiale Galatone, da ora APG, Codice Galatonese 5, c. 53. 37

Archivio Diocesano Otranto, da ora ADO, Visitatio Hidruntynae Diocesis

facta anno 1538, f. 55v. L’arcidiocesi idruntina vantava la collatio sulle

chiese di San Nicola e di Santa Maria. L’arcidiocesi si spinse ad accusare di

usurpazione la chiesa di Nardò; V. ZACCHINO, Galatone antica op. cit., p.

63. 38

APG, Inventario dè Benefici eclesiastici 1678, c. 29. 39

ASL, sezione notarile Nardò, Protocollo 66/27, notaio Bona Michele,

anno 1775, c, 160 r/v. Il toponimo sembra coincidere con la masseria

Monacelle. L’ipotesi è suffragata anche da testimonianze orali.

Page 24: Piccola guida alla storia di Tabelle

24

secondo lo storico locale Vittorio Zacchino, ancora tale sino metà

dell’Ottocento40

.

Attualmente la cripta denominata De Giorgi41

, ricadente nel territorio

di Galatina, è di diversa conformazione rispetto alle altre cripte

presenti nell’area salentina. Originariamente era un inghiottitoio

carsico molto simile alla cripta della “Madonna della Grottella”

presente in Nardò. L’aspetto della cripta galatinese fu sicuramente

modificato intorno ai secoli XI-XII per essere destinata ad un uso

cultuale. Di forma tronco-piramidale, l’antica copertura a blocchi

piatti e bandati42

è stata negli anni Ottanta del secolo scorso

sostituita con copertura in cemento.

Vi si accede attraverso una rampa di gradini e si sviluppa per una

lunghezza massima di ventidue metri terminante con un cunicolo

naturale di circa novanta cm che prosegue fino al distacco della

volta. Le ridotte dimensioni dell’ambiente e dell’iconostasi fanno

pensare ad una cripta ad uso privato. Le maestranze che hanno

scavato l’originale cavità carsica per ricavarne un luogo di culto,

hanno sfruttato il più possibile le caratteristiche naturali del banco

roccioso per la suddivisione dello spazio sacro.

L’iconostasi presenta palinsesti o affreschi sovrapposti, di cui il più

recente parrebbe ascrivibile al tardo XV secolo, mentre il più antico

mostra caratteri bizantineggianti e in particolarmente nelle corone dei

santi e nei tratti dei panneggi. L’interrompersi dell’iconostasi con

taglio e stacco netto all’ingresso su parte delle strutture murarie della

cripta fa ipotizzare un edificio di culto costruito sub Divo perché al di

sopra della cripta e, contestualmente, dirimpetto a un’importante

strada del casale stesso. Successivamente all’abbandono dell’abitato

medioevale e alla trasformazione in cave di una buona parte di esso,

la rimanente cripta divenne riparo per pastori e cava monti sino alla

definitiva occlusione effettuata con gli scarti delle stesse cave.

40

V. ZACCHINO, Galatone antica op. cit., p 61. 41

R. VIGANÒ, La cripta De Giorgi art. cit. 42

AA.VV., Un’indagine conoscitiva sulla campagna di Galatone, sta in

«Antiqua», VIII, 28(1983), pp. 29-32.

Page 25: Piccola guida alla storia di Tabelle

25

La disostruzione avvenne attorno agli anni 1940-43 quando gli

attuali proprietari la utilizzarono come rifugio antiaereo43

.

Le funzioni religiose di questi edifici dovettero sicuramente essere

raccolte nella rimanente chiesa archipresbiteriale di Santa Lucia di

Tabelle. Attualmente sconsacrato, questo edificio religioso è l’unico

ad essere sopravvissuto in alzato. Esso è il risultato di continue

modifiche e di ristrutturazioni operate tra il XVI e XVII secolo. Si

presenta come una costruzione di piccole dimensioni con volumi

semplici e volta a botte e pertanto molto diversa dalla struttura

quadrata originaria con una tettoia lignea a doppio spiovente.

Dell’antica chiesa, tuttavia, rimangono conservate solo due facciate

ossia quella laterale sinistra e quella posteriore. La prima mostra una

piccola porta architravata, ora tamponata, sormontata da un archetto

cieco a tutto sesto e nella cui lunetta sono presenti tracce di affresco:

un aura perlata e un piatto con gli occhi della santa titolare. Il tutto è

dipinto secondo il gusto bizantineggiante. Straordinariamente di

questa porta si trovano confronti con la cappella della masseria del

Crocefisso a Lecce44

ed con la più vicina chiesa galatonese della

Madonna dell’Odegitria.

Il secondo lato è in corrispondenza di un’abside interna non

sporgente con una monofora interna non strombata ma, attualmente,

decentrata anche se doveva un tempo costituire, insieme all’altare ed

alla porta frontale, l’asse simmetrico del precedente edificio sacro.

In seguito la struttura ha subito, grazie alle numerose e pesanti

ristrutturazioni, un accorciamento del corpo di fabbrica che ha così

trasformato l’originale pianta quadrata in quella rettangolare

attualmente visibile. Lungo il lato dell’antica parete, ora mancante, si

notano, affioranti dal terreno, alcuni conci di fondazione. La facciata

destra è stata, quindi, ricostruita ex novo, ravvicinata al lato parallelo

ed inspessita per ottenete una nuova volta la cui forma a botte ha reso

ceca la monofora laterale.

43

R. VIGANÒ, I materiali archeologici art. cit. 44

C. MARTINO, Nuovi confronti per la cappella extra urbana di masseria

del Crocefisso, sta in «Quaderni del Museo della Ceramica di Cutrofiano»,

Congedo Ed., Galatina, 12(2009), pp.96-106.

Page 26: Piccola guida alla storia di Tabelle

26

La chiesa è curata sia nei dettagli e sia nella scelta del materiale

costruttivo – nello specifico è stata utilizzata calcarenite carparina

estratta da cave dell’immediate vicinanze – ma presenta nelle

strutture posteriori una grande grossolanità nell’esecuzione muraria.

Ciò, probabilmente, fu dovuto alla necessità di fare una veloce

ricostruzione per restituire il luogo di culto alla numerosa

popolazione di pastori, contadini e cavamonti presenti nelle masserie

vicine.

L’essenzialità del prospetto frontale, risalente alla seconda fase

ricostruttiva, evidenzia fortemente un unico elemento decorativo

corrispondente all’architrave dell’ingresso ricavata da un blocco

calcareo scolpito sulla superficie esterna.

Il rilievo, ormai corroso dal tempo, si sviluppa in senso orizzontale,

con un motivo a denti di sega e sotto al quale vi sono otto figure

scolpite. Cinque di questo sono di chiara simbologia vegetale mentre

le restanti altre suggeriscono stemmi e volti regali oltre ad una croce

greca45

; il tutto sembrerebbe essere legato al potere temporale.

Guardando l’insieme si può notare il senso di estraneità

dell’architrave e dell’ingresso, erroneamente ritenuto come accesso

originario, con la semplicità della restante facciata. Ciò conferma

l’ipotesi del riutilizzo di questo pezzo proveniente da un altro

edificio pubblico oppure dal portale originale. All’interno la chiesetta

mostra una struttura a vano unico, semplice ed essenziale, con

pavimentazione in coccio pesto. È in gran parte distrutta da atti

vandalici che ne hanno sconvolto le eventuali stratigrafie interne.

L’altare di fattura barocca, anche questo in gran parte distrutto,

conserva sottostrati di scialbature di calce e tracce di affresco. Dietro

si trova una nicchia che appartiene alla fase più antica dell’edificio,

anch’esso coperto da una spesso strato di calce, e mostra tracce di

affresco nelle tonalità giallo e rosse raffiguranti tralci .

Una volta sconsacrata, la chiesa diviene abitazione stagionale e

deposito di tabacco, in tempi recenti un fienile e ciò fino agli ultimi

anni ottanta quando, per interessamento dell’Archeoclub locale, la

45

V. ZACCHINO Galatone antica op. cit., p. 61

Page 27: Piccola guida alla storia di Tabelle

27

struttura venne sottoposta ad alcuni interventi di restauro volti a

garantirne la staticità46

.

5. Viabilità medievale Nardò-Tabelle-Otranto ricavata sulla base del lavoro di A. Costantini

46

AA.VV., Un’indagine conoscitiva art. cit., pp. 29-32.

Page 28: Piccola guida alla storia di Tabelle

28

6. Tabelle, tracciato dell'antica viabilità

Page 29: Piccola guida alla storia di Tabelle

29

7. Tabelle, cripta De Giorgi, particolare dell'apparato decorativo

8. Tabelle, cripta De Giorgi, particolare dell’affresco con cavallo

Page 30: Piccola guida alla storia di Tabelle

30

9. Tabelle, cripta De Giorgi, particolare dei resti raffgurante una iconostasi

10. Vista della chiesa di Santa Lucia di Tabelle

Page 31: Piccola guida alla storia di Tabelle

31

11. Chiesa di Santa Lucia di Tabelle, particolare facciata est

12. Chiesa di Santa Lucia di Tabelle, particolare dell'ingresso originario

Page 32: Piccola guida alla storia di Tabelle

32

13. Chiesa di Santa Lucia di Tabelle, particolare della lunetta

14. Chiesa di Santa Lucia di Tabelle, vista facciata nord

Page 33: Piccola guida alla storia di Tabelle

33

15. Chiesa di Santa Lucia di Tabelle, particolare della monofora

16. Chiesa di Santa Lucia di Tabelle, fregio

Page 34: Piccola guida alla storia di Tabelle

34

Page 35: Piccola guida alla storia di Tabelle

35

Page 36: Piccola guida alla storia di Tabelle

36

17. Chiesa di Santa Lucia di Tabelle, particolare del fregio con decori vegetali

18. Chiesa di Santa Lucia di Tabelle, particolare del fregio con decori antropomorfi

Page 37: Piccola guida alla storia di Tabelle

37

19. Interno chiesa di Santa Lucia di Tabelle

20. Ingresso principale chiesa di Santa Lucia di Tabelle

Page 38: Piccola guida alla storia di Tabelle

38

21. Pianta della cripta De Giorgi a Tabelle

4. TABELLE IN PERIODO POST MEDIEVALE E MODERNO

Come prima anticipato, nei documenti della visita pastorale del 1485

effettuata dal vescovo neretino De Justinis, Tabelle non è

menzionato. Tuttavia, nonostante i limiti delle fonti documentarie, la

mancata attestazione può agevolmente indicare che, come avvenuto

in molti casali del territorio neretino, Tabelle subì un concreto

processo di spopolamento.

Il casale pur disabitato, però, continua ad essere sottoposto

all’esercizio della cura animarum da parte dell’archipresbiteriato

rurale. Certamente non si può assolutamente parlare di un totale

abbandono perché se vengono lasciate le abitazioni non è detto che

Page 39: Piccola guida alla storia di Tabelle

39

sono necessariamente abbandonate anche le terre che, quindi,

continuavano ad essere coltivate. Nel XVI secolo si determinò la

riattivazione dell’area sotto la fisionomia di impianto masseriale,

nuova espressione di una forma di utilizzazione del suolo e di ri-

organizzazione dell’abitato a carattere permanente. Il feudo di

Tabelle, certamente, non dovette rimanere a lungo abbandonato se

nella metà del XVI, essendo questi uno dei feudi più cospicui di

Nardò, attirò l’attenzione del vescovo Ambrogio Salvio il quale

promosse la riorganizzazione dell’assetto agrario ed economico.

«il Vescovo Ambrogio Salvio (1569-1577) estese la sua

accorta politica alla situazione agraria e patrimoniale di

tabelle, concedendo quelle terre in enfiteusi e concordando

con i contadini la rotazione delle colture e le decime dovute

alla mensa vescovile.»47

I successori del presule, seguendone l’esempio, continuarono a

interessarsi di Tabelle in funzione prevalentemente patrimoniale

lasciandone memoria negli atti delle loro visite pastorali come, ad

esempio, quelli compilati dai monsignori Bovio nel 157848

, Chigi nel

163649

e Sanfelice nel 1719.50

Nella documentazione riguardante la visita pastorale del 1637 svolta

dal vicario Granafei per conto di monsignor Fabio Chigi - il futuro

pontefice Alessandro VII - sono inseriti i “Capitoli della Bagliva”

che forniscono un quadro dettagliato della ruralità del periodo51

.

47

V. ZACCHINO, Galatone antica op. cit., p.63: «Contro le decisioni dei

baglivi incaricati della sorveglianza del feudo si poteva ricorrere in appello

alla corte Marchesale di Galatone. Alla fine del cinquecento, un contenzioso

tra l’università di Galatone e il vescovo Fabio Fornari, in materia di decime

sulle olive, benne composto una transazione in virtù della quale l’università

si impegnava a versare la somma di venti ducati annui alla mensa

vescovile.» 48

ASDN, Acta 1578, f. 129 49

ASDN, Acta 1637, ff. 40-54 50

ASDN, Acta 1719, f. 35 51

ASDN, Acta 1637, ff. 40-54. I capitoli della Bagliva di Tabelle sono

contenuti all’interno del documento scritto su carta bambagina; V.

Page 40: Piccola guida alla storia di Tabelle

40

Altre carte del XVII sec., invece, ci informano sulla presenza, nel

territorio di Tabelle, di duecento quaranta coloni e i relativi censi da

loro dovuti. Tra questi documenti, compilati sempre dal Granafei, ve

n’è uno, transuntato nel 1778, nel quale viene riportata una preziosa

testimonianza relativa al pagamento delle decime sul vino e sul

mosto:

«Tenentur etium Coloni Habente Vinea in dicto Feudo ad

dictam decimam Vini Musti, asportandam per eos in Civitate

Neritonem intus cellarium […] vel in terra Galatone intus

cellarium Arrenditioni eiusdem feudi»52

.

Nella trascrizione dello stesso documento vi sono le testimonianze,

riportate anche in un atto notarile del 1778, di cinque cittadini della

terra di Galatone sulla inveterata e adusa modalità di pagamento

delle decime dovute per il vino e il mosto:

«[…] debbano j possessori del medesimo pagare la decima di

tutto il frutto del vino, che nasce dentro lo stesso feudo, qual

decima di vino gli stessi possessori debbano trasportarla a

loro spese nel cellaro del vescovo esistente in questa suddetta

terra di Galatone, e questo lo sanno perché qualunque anno

del tempo delle vendemmie il de cimatore, o sia l’affittatore,

del detto feudo l’anno essi confitati attestati per più, e più

anni veduto coi loro propri occhi assiso nella porta della

terra suddetta per ricevere dette decime, e farli dalli stessi

possessori, e conduttori trasportare nel suo cellaro, siccome si

è praticato sino all’anno passato nella guisa appunto, che suol

fare l’altro possessore di detta terra di Galatone, fando la

persona da lui destinata unitamente col detto affittatore del

detto feudo della Reverenda Mensa nella suddetta porta a

ZACCHINO, I Capitoli della bagliva di Tabelle, sta in «Studi linguistici

Salentini», 1(1965), Lecce 1970. 52

ASL, Scritture Atti Diversi, busta, Fascicolo 62/20, anno 1778.

Page 41: Piccola guida alla storia di Tabelle

41

recevere le suddette rispettive decime di jusso, e farlo portare

al di lui cellaro […]»53

La presenza di molte vasche o palmenti, di indubbia fattura moderna,

nell’area dell’ex casale indicano una grande produzione di vino e

mosti. Scavate nella roccia su vari livelli, esse venivano

impermeabilizzate con un rivestimento in opus signinum o coccio

pesto. Di questo rivestimento sono stati rinvenuti più di quattro strati

che ancora oggi garantiscono una buona impermeabilizzazione.

Alcune vasche presentano anche gradini all’interno ed all’esterno atti

a facilitare l’accesso ad una piccolissima fossa, di forma variabile,

posta in fondo e destinata a raccogliere l’ultima parte del mosto.

I “Capitoli della Bagliva” ci danno anche l’indicazione circa la

varietà e la quantità dei prodotti agricoli, come grano, orzo, fave,

avena, lino, cotone, avena e cipolle, coltivati dai coloni del feudo.

Inoltre nello “Inventario dei Beni” del defunto marchese Cosimo

Pinelli sono elencati i prodotti che nel territorio di Tabelle erano

soggetti a decima:

«Grano, orgio, fave, avena,lini, vini musti, lenticchia

zafarana, e ogli, ma anche cepolle, miloni, cocomeri, cucuzze,

ciciri, fasoli, dolica, bombace, pastinache.»54

Per la costruzione delle masserie, certamente, il casale medievale

dovette essere smantellato mutandone, di conseguenze, l’aspetto. Il

materiale derivante dalla demolizione dell’antico casale fu spesso

riutilizzato per l’innalzamento dei nuovi edifici. Ciò potrebbe essere

testimoniato da una lastra di pietra originariamente lavorata per

essere usata come tavola per il gioco del filetto e successivamente

reimpiegata per la costruzione di una struttura ad uso agricolo. Il

tavoliere è costituito da tre quadrati concentrici i cui lati sono tagliati

da un segmento che li lega tra loro. Caratteristica fondamentale di

questo manufatto è che non è graffito, come nella maggior parte

53

ASL, Scritture Atti Diversi, busta, Fascicolo 62/20, anno 1778. 54

Cfr. ZACCHINO V., I Capitoli della bagliva di Tabelle, sta in «Studi

linguistici Salentini», 1(1965), Lecce 1970.

Page 42: Piccola guida alla storia di Tabelle

42

degli esemplari ritrovati nel Salento, ma scolpito nella lastra di

carparo e ciò fa di esso un unicum nel suo genere.55

Forse dalla fine del XVI secolo gran parte del territorio di Tabelle

divenne oggetto di importanti attività estrattive. Da un documento

notarile redatto il 16 luglio del 1606, si viene a conoscere che

l’oggetto di tale attività estrattiva era la cosiddetta pietra negra la

quale, probabilmente, corrisponde al nostro carparo56

. Per lo

svolgimento di tale attività, la viabilità del casale dovette essere

modificata totalmente comportando l’allargamento in alcuni punti e,

in tal modo, assunse le fattezze dell’attuale sistema stradale. Anche

le cisterne, ottimo indicatore cronologico discriminante, sono

coinvolte avendo anch’esse subito un notevole cambiamento. Se

quelle di più antiche risalenti al medievale erano di forma circolare,

piriforme in sezione, coperte con una vera lapidea quadrangolare,

scavate completamente nel banco roccioso e poi impermeabilizzate

con intonaco di calce idraulica, quelle costruite o riadattate nel

periodo successivo all’abbandono del casale (XV e XVII secolo),

sono di forma oblunga, con sezione tronco piramidale, profonde e

con la copertura fatta di grossi lastroni. Queste ultime, pertanto,

offrivano la possibilità di conservare più acqua rispetto a quelle più

antiche. Il riutilizzo di piccole cavità d’interstrato, caratteristica

presente in tutta l’area, generatesi in corrispondenza di un piano di

55

L’esemplare fu ritrovato nel 1983 dall’associazione culturale galatonese

“Archeoclub”, si tratta di un gioco molto diffuso nell’antichità conosciuto

anche come tris, smerelli o mulino. AA.VV., Un indagine conoscitiva art.

cit., pp. 29-32. Per un elenco del resto dei ritrovamenti nella zona Cfr. G.

GRAVILI, Il Gioco, sta in P. Arthur (a cura di) «Da Apigliano a Martano

(LE). Tre anni di archeologia medioevale (1997-1999)», Congedo Ed.,

Galatina, 1999. 56

ASL, Atti del notaio G. B. De Martinis. Il documento oltre le cave di

Tabelle menziona un'altra in contrada Vasce, nel feudo di Galatone.

D’altronde l’importanza di tale materiale nell’edilizia sacra oltre che civile,

estratto a Tabelle è riportato nell’atto di convenzione per il completamento

della chiesa dei frati conventuali di Nardò, redatto nel 1598, nella parte

riguardante il materiale di costruzione è riportata «(…)che lo carparo sia di

Tavelle(…)» (cfr. notaio Santoro Tollemeto di Nardò anno 1598, cc.64r-

69r. L’atto è già stato pubblicato).

Page 43: Piccola guida alla storia di Tabelle

43

strato e, soprattutto, lungo i piani di separazione tra un bancone e

l’altro come nei casi della grotta detta del Noce e di molte altre

presenti lungo le rive del canale dell’Asso, in gran parte vennero

precedentemente utilizzate come abitazioni e depositi per essere, poi,

riadattate a stalle per gli animali o a rifugi temporanei.

La scomparsa di Tabelle quale terra legata al sistema feudale

tradizionale diede luogo alla frammentazione del suo territorio e alla

costituzione di due aree ben distinte. Una di queste conservò l’antico

nome di Tabelle e l’altra fu detta Tabelluccio. Quest’ultima, dal XVI

secolo, fu infeudata da famiglie appartenenti alla nobiltà galatinese: i

De Magistris e, dal 1678, i Leuzzi che col titolo di barone la

detennero sino al 180657

. Una ulteriore parcellizzazione del feudo di

Tabelle si compì nei primi dell’Ottocento. Durante il decennio

francese nel Regno di Napoli, difatti, lo Stato dispose

l’incameramento dei beni ecclesiastici che, in parte, furono poi

acquisiti dalla ricca borghesia agraria.

57

V. ZACCHINO, Galatone antica op. cit., p. 64.

Page 44: Piccola guida alla storia di Tabelle

44

22.Tabelluccio, Galatina, Chiesa dell'Esaltazione della Croce o Cristo di Tabelle

23. Tabelluccio, Galatina, Chiesa dell'esaltazione della croce o Cristo di Tabelle, particolare del campanile

Page 45: Piccola guida alla storia di Tabelle

45

24. Tabelle Localitá "le Bonesere", viabilitá moderna

25. Tabelle, Antico palmento

Page 46: Piccola guida alla storia di Tabelle

46

26. Tabelle,interno grotta del noce

Page 47: Piccola guida alla storia di Tabelle

47

287. Tabelluccio, Galatina, Chiesa dell'esaltazione della croce o Cristo di Tabelle, interno, Affresco

Crocifissione

5. LE MASSERIE

5.1 - Masseria Monacelle o Munacèddhe

In alcuni documenti e nella memoria di pochi anziani, è conosciuta

anche col nome di Santu Nicolicchiu. L’attuale struttura, ormai

fatiscente, non è che una piccola parte dell’originario complesso

della masseria scampato da quella “furia” edificatoria che distrusse

anche il cimitero e le ultime evidenze della chiesa di San Nicola di

Myra. In particolare, resta di questo monumento solo il piccolo

nucleo centrale ed un arco ad ogiva. Con un’estensione pari a un

ettaro, Monacelle fu edificata su un pendio del canale Asso e

29. Particolare, Ecce Homo 27. Particolare Vergine Maria

Page 48: Piccola guida alla storia di Tabelle

48

recintata da un muro a secco aggettante, di cui si può ancora vedere

qualche rudere, la cui tecnica costruttiva è quella detta volgarmente

paralupi.

Vi è una cavità artificiale profonda la cui assenza di strutture in

superficie fa pensare che possa essere stata adibita a stalla per gli

armenti. Poco distante vi è un altro ipogeo che, probabilmente

adibito allo stesso uso della precedente, mostra un ambiente

campaniforme con una rampa d’accesso. La copertura della cavità

doveva essere costituita da grossi blocchi simili per tipologia a quelli

utilizzati, come prima descritto, per le coperture delle cisterne di quel

periodo. Attualmente la stanza è completamente distrutta.

5.2 - Masseria Doganieri

Posta ad occidente dell’antico casale di Tabelle, al di là del canale

dell’Asso, strategicamente il punto più alto del territorio e all’esatto

incrocio di due importanti vie di comunicazione, essa è

economicamente e strutturalmente più importante della precedente.

L’attuale nome de li Doganieri si potrebbe far risalire all’esistenza di

un luogo destinato a dogana o ad una abitazione di baglivi ovvero di

quegli addetti al controllo doganale ed alla riscossione dei dazi fiscali

sui pedaggi e sulle merci in passaggio su tali feudi.

Nonostante siano rare le fonti documentarie che ci possano

raccontare la nascita e la vita di questo impianto, quelle poche che

esistono forniscono preziose indicazioni.

Nel 1722 la masseria era nei possedimenti del conservatorio, eretto

dal vescovo Sanfelice, di Santa Maria della Purità di Nardò. Nel

catasto Onciario di Galatone, redatto nel 1745, l’impianto viene

registrato col prediale Donfederico e risulta di proprietà della

famiglia Castriota di Parabita. Viene così descritta:

«Massaria in Tabelle detta Donfederico, e parte in

Tabelluccio, consistente in curti ad uso de bestiami, casa

Page 49: Piccola guida alla storia di Tabelle

49

numero quattro, una per uso dei massari, altra per uso de

‘merci e due superiori, con stalle per uso de ‘bovi, cisterne

numero tre, aia e giardino murato.»58

La nascita dell’impianto destinato ad uso di masseria si deve

collocare in uno spazio temporale compreso tra la seconda metà del

XVI e il XVII secolo e, sicuramente, non prima dello spopolamento

di Tabelle quanto, invece, nell’ambito di quella trasformazione

dell’habitat rurale che subì il casale.

Il complesso edilizio è riferibile alla tipologia delle masserie con una

piccola e modesta costruzione unicellulare intorno alla quale si

sviluppa l’intero complesso59

. Simile a tale struttura è la masseria di

Nardò detta li Pagani.

Il nucleo centrale della costruzione consiste in una massiccia torre a

base quadrangolare. Questo edificio, come si osserva dall’interno del

cortile, è munito di una caditoia posta in asse con la porta di ingresso

del pian terreno. Probabilmente era un edificio destinato ad

accogliere merci.

La struttura è arricchita dalla presenza di un’elegante torre colombaia

a base quadrata, coronata da merli graziosamente disposti e databili

probabilmente ai primi anni del XVIII secolo.

Il piano terra del corpo centrale è composto da tre vani coperti da

volte a spigolo. Da essi si accede alla corte mediante un vano carraio

posto nella parte centrale dell’edificio. Anche il primo piano è

coperto da volte a spigolo, consta di un vano addossato alla torre

oltre ad altri quattro allineati e accoppiati.

Quasi sicuramente il primo impianto della masseria fu di tipo

monocellulare, costruito ex novo sulle rovine di una precedente

costruzione basso medioevale che doveva consistere, probabilmente,

in una fortificazione. Se così fosse, questa doveva essere a capo dei

limiti geografici del casale, nello specifico sarebbe ricaduta nei pressi

del cosiddetto Paritone mentre, verso l’esterno, il confine del feudo

di Tabelle era rappresentato dalla specchia di Mosco.

58

ASL, Catasto Onciario Galatone, 1745, vol. II., f. 805. 59

A. COSTANTINI 1995, Le Masserie fortificate, Congedo Ed., Galatina,

1995 pp. 53.

Page 50: Piccola guida alla storia di Tabelle

50

Il nucleo originario della masseria era costituito probabilmente da

una recinzione fabbricata a secco con legno e pietre e conteneva una

piccola torre diversa da quella attuale perché eretta ex novo. I segni

dell’impianto medievale sono riconoscibili dalla cospicua presenza

di numerosi granai a grappolo e da una cisterna circolare. In tutta

l’area del casale sono riscontrabili strutture, nello specifico muri e

muraglie, spesso costituite da blocchi di riutilizzo. Il costone

roccioso, sul quale si erge massiccia la costruzione, presenta pesanti

interventi antropici i quali modificarono l’aspetto naturale del luogo

e ciò anche attraverso l’intercettazione di diverse cavità naturali che

furono in parte distrutte. In breve, quindi, la conformazione rocciosa

del costone subì una vera e propria squadratura che permise di

ricavare un corpo avanzato con pareti a spiombo. Ciò permise di

impiantare una grossa torre aggettante sul canale dell’Asso. A sud-

est vi è, invece, un possente muraglione lungo metri novanta e spesso

otto, rialzato dal piano su cui giace la campagna sottostante. Questi

fa corpo unico con il costone roccioso dal quale avanza per altri

settanta metri. Il canale dell’Asso, da parte sua, fungeva da struttura

difensiva rappresentando una sorta di fossato naturale. Inoltre, le

importanti arterie della viabilità di allora venivano fatte convogliare

negli immediati dintorni della torre e questo testimonia il costante

controllo sia del territorio in generale e sia dei flussi di uomini e di

merci.

In sintesi, dunque, dirigendosi verso Galatone o partirsi da esso

significava necessariamente passare da questo luogo recintato,

probabilmente, da un muro o da un’opera il legno oppure realizzato

con ambedue le tecniche costruttive come a formare quello che si

definisce un “bailey” cioè un cortile chiuso circondato da una

recinzione di legno e sormontato dalla torre ricavata sul promontorio

di roccia. È probabile che la fortificazione avesse più di un bailey; in

genere erano uno interno e uno esterno.

Delle antiche abitazioni non resta traccia anche per via dei successivi

lavori per la realizzazione della masseria i quali hanno arrecato molti

danni alla stratigrafia dell’area. Da qualche lacerto di muro ancora

esistente e dai molti buchi da palo realizzati nel banco roccioso, si

può comunque desumere che, per tipologia costruttiva, le case si

Page 51: Piccola guida alla storia di Tabelle

51

avvicinassero molto alle tecniche di realizzazione delle comuni

abitazioni del casale con le loro tettoie usate come copertura dei

granai.

La fortificazione, pertanto, venne realizzata sul punto considerato

strategicamente più funzionale al controllo dei tre punti fondamentali

della comunità ovvero un corso d’acqua, una strada e un agglomerato

urbano. Inoltre, insistendo di per sé sul luogo geograficamente più

alto dell’intero territorio del feudo, era inutile la creazione di un

terrapieno artificiale che, invece, fu necessario per innalzare la motta

tuttora visibile a Specchia di Mosco. Nella vicinissima Nardò, per

esempio, già durante il periodo normanno esistevano alcune motte,

come Specchia Normanna - ora in agro di Copertino – e, in

particolare, venne anche realizzato un enorme terrapieno nella stessa

città:

«La città di Nardò, per esempio, conserva ancora i resti di un enorme

terrapieno costruito sulle antiche mura nell’area dell’attuale

chiesa dell’Immacolata. Solo nel 1271 la motta sembra essere

stata definitivamente dismessa quando il terreno viene donato

dall’allora potente signore di Nardò, Filippo de Toucy (It.

Tuzziaco), ai monaci dell’ordine dei Francescani.»60

In ambito rurale la realizzazione di questi terrapieni non era cosa rara

poiché dalla loro altezza era garantita un’ampia visione del territorio

circostante e difatti:

«In ambito rurale, motte di dimensioni minori sono attestate

nell’area del Bosco di Belvedere e verso la sommità di una serra

che dominala pianura di Presicce, in località Pozzo Mauro. È

ipotizzabile che queste fortificazioni siano state uti-lizzate per

controllare le risorse del territorio come il Bosco di Belvedere

e la piana che collegava Gallipoli e Lecce con S. Maria di Leuca,

finibus terrae, ultimo punto delle penisola salentina ed importante

centro di pellegrinaggio. Altre motte probabilmente rimangono da

identificare o sono state distrutte, come Specchia dell’Alto ad Alliste,

che apparentemente sovrastava un sito di età romana, o le varie

60

P. ARTHUR, Verso un modellamento del paesaggio rurale art. cit., p. 226.

Page 52: Piccola guida alla storia di Tabelle

52

località che sono note con il toponimo “motta” a Vaste

(Poggiardo), Aurio (Surbo), Nociglia[…]»61

Non è noto sia stato l’artefice principale della prima fase costruttiva.

Tuttavia, pur non dovendo a priori il concorso degli abati di Nardò,

essa fu con buona probabilità eretta dai signorotti feudatari che la

ressero fino agli inizi del XVI secolo. A tal proposito è da ricordare

che proprio Tabelle fu infeudata per oltre due secoli da famiglie

neretine della piccola nobiltà terriera come, ad esempio, i Sambiasi, i

Vinciguerra e i Sancto Blasio.

«Questo tipo di fortificazioni, da un punto di vista meramente

politico possono distinguersi in diverse categorie: di quelli

che avendo il pubblico potere governa direttamente; quelli

che a grandi linee ha infeudato i suoi i suoi

sodales,ufficiali,vassalli,parenti,e fedeli; infine sono le

fortezze private, illegali,erette illecitamente o all’insaputa del

potere centrale o territoriale, da avventurieri, o come nel

nostro caso da potenti.»62

Le fortificazione, a causa dello spopolamento del casale, perderà poi

di importanza e proprio in questa fase inizia la trasformazione della

stessa in masseria. Questa dovette restare in uso fino agli inizi del

Cinquecento come testimonia la presenza di vasche, palmenti e

materiale ceramico databile proprio agli inizi del XVI secolo (dei

torchi non rimane altro che i contrappesi). In questi stessi anni,

quando l’abbandono del casale da parte dei suoi abitanti ebbe fu nel

culmine, determinò anche l’abbandono della fortificazione con

conseguente e immediato spoglio dei materiali edili da riutilizzare

per nuove strutture. Durante la seconda fase, ovvero quando

l’impianto abitativo della masseria si era sviluppato sul modello

monocellulare, avviene l’obliterazione e il totale smantellamento

della torre che, anche in questo caso, portò al riuso del materiale per

61

Ibidem 62

P. CONTAMINE P., La guerra nel Medioevo, Ed. Il Mulino, Bologna 2005,

pp. 73-74.

Page 53: Piccola guida alla storia di Tabelle

53

la realizzazione del nuovo impianto. Questo materiale lapideo di

reimpiego è tuttora visibile, oltre che nel muraglione, anche nelle

murature esistenti. Anche la fotografia aerea evidenzia tracce, non

ben visibili dal piano stradale, di tali strutture.

Un sapiente restauro ha permesso all’impianto di ritornare a

splendere e qui ancora oggi, come in passato, trova spazio la

cerealicoltura, l’olivicoltura e l’apicoltura. In quest’ultima sono stati

reimpiegati numerosi apiari antichi.

Page 54: Piccola guida alla storia di Tabelle

54

30. Masseria Doganieri, ricostruzione ipotetica della fortificazione medievale. In rosso il perimetro dell'area

fortificata

Page 55: Piccola guida alla storia di Tabelle

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31. Masseria Monacelle vista dall'alto

32. Galatone, Masseria Monacelle o di San Nicolicchio, muro antilupo

Page 56: Piccola guida alla storia di Tabelle

56

33. Galatone Masseria Monacelle

34. Galatone Masseria Doganieri, ingresso principale

Page 57: Piccola guida alla storia di Tabelle

57

35. Galatone Masseria Doganieri, Casa dei massari

36. Galatone Masseria Doganieri, ovili

Page 58: Piccola guida alla storia di Tabelle

58

37. Galatone Masseria Doganieri, torre del XVII secolo, particolare caditoia

38. Galatone Masseria Doganieri, Particolare

Page 59: Piccola guida alla storia di Tabelle

59

Page 60: Piccola guida alla storia di Tabelle

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Page 61: Piccola guida alla storia di Tabelle

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Si ringraziano i proprietari

dell’Azienda Agrituristica MASSERIA DOGANIERI di Galatone

per la pazienza dimostrata nei nostri confronti

durante le ricerche oggetto di questo lavoro

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RICCARDO VIGANÒ

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