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Pioppi sulla sponda dell’Epte Nel 1891 Claude Monet espose nella galleria Durand-Ruel una serie di rappresentazioni dei pioppi lungo il fiume Epte. Tali opere riscossero un notevole successo presso la critica e rimasero note come uno dei numerosi esempi di dipinti in serie raffiguranti il medesimo oggetto in diverse condizioni climatiche, ore del giorno, stagioni. I “Pioppi sulla sponda dell’Epte” risultarono il frutto di un faticoso lavoro che il pittore portò avanti per un tempo prolungato con ingenti sacrifici, anche economici. Non a caso è passato alla storia l’aneddoto che vede Monet protagonista di sentite trattative per ritardare l’abbattimento degli alberi fino alla conclusione dei dipinti. Imbarcandosi spesso su battelli e portando con pesanti attrezzature e cavalletti, l’artista era solito lavorare su diverse tele nella medesima giornata al fine di cogliere in tempo reale le variazioni di luce e gli effetti che essi producevano sull’ambiente circostante. “Mi stordisco davanti a una serie di effetti, ma il sole in questa stagione cala così presto che non posso seguirlo (…) divento così lento nel lavoro che mi esaspero, ma più proseguo, più vedo che bisogna lavorare molto per riuscire a rendere quanto cerco, l’istantaneità, soprattutto l’involucro, la stessa luce diffusa ovunque e più che mai mi disgustano le cose semplici, quelle che si ottengono facilmente al primo tentativo.” Con queste parole lo stesso Monet cristallizza i fondamenti della sua arte in serie. Ciò che egli cerca di cogliere non sono soltanto le più sottili variazioni di luce, le forme e i colori che giocano tra loro ma la fugacità stessa del

Pioppi sulla sponda dell'Epte

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Page 1: Pioppi sulla sponda dell'Epte

Pioppi sulla sponda dell’Epte

Nel 1891 Claude Monet espose nella galleria Durand-Ruel una serie di rappresentazioni dei pioppi lungo il fiume Epte. Tali opere riscossero un notevole successo presso la critica e rimasero note come uno dei numerosi esempi di dipinti in serie raffiguranti il medesimo oggetto in diverse condizioni climatiche, ore del giorno, stagioni.I “Pioppi sulla sponda dell’Epte” risultarono il frutto di un faticoso lavoro che il pittore portò avanti per un tempo prolungato con ingenti sacrifici, anche economici. Non a caso è passato alla storia l’aneddoto che vede Monet protagonista di sentite trattative per ritardare l’abbattimento degli alberi fino alla conclusione dei dipinti. Imbarcandosi spesso su battelli e portando con sé pesanti attrezzature e cavalletti, l’artista era solito lavorare su diverse tele nella medesima giornata al fine di cogliere in tempo reale le variazioni di luce e gli effetti che essi producevano sull’ambiente circostante. “Mi stordisco davanti a una serie di effetti, ma il sole in questa stagione cala così presto che non posso seguirlo (…) divento così lento nel lavoro che mi esaspero, ma più proseguo, più vedo che bisogna lavorare molto per riuscire a rendere quanto cerco, l’istantaneità, soprattutto l’involucro, la stessa luce diffusa ovunque e più che mai mi disgustano le cose semplici, quelle che si ottengono facilmente al primo tentativo.” Con queste parole lo stesso Monet cristallizza i fondamenti della sua arte in serie. Ciò che egli cerca di cogliere non sono soltanto le più sottili variazioni di luce, le forme e i colori che giocano tra loro ma la fugacità stessa del tempo, i minuti della vita e la poesia dei paesaggi. Nella serie dei “Pioppi” Monet si allontana dalla precisione delle forme geometriche, che tuttavia rimangono ben evidenti, per inquadrare la mutevolezza del paesaggio con una abilità quasi fotografica. La verticalità della vegetazione è accentuata dal formato delle tele e dallo slancio dei pioppi intersecati da verdeggianti diagonali. I riflessi delle foglie e del cielo vibrano di chiazze colorate e le pennellate si fanno nervose e vivaci per cogliere l’istantaneità della luce. Il colore acquista una propria consistenza e si fa materia tangibile. Il pittore segna per l’ennesima volta un’innovazione rispetto alla tradizione grazie alla sua rapidità di esecuzione, l’assenza di schizzi preparatori, la realizzazione en plein air, l’elaborazione mentale delle percezioni sensoriali che coprono le tele di un velo poetico e fanno della natura la gioiosa compagna di una competizione all’inseguimento del tempo. Gli occhi del pittore scorgono il soggetto dapprima nel mondo fisico per poi modificare il tutto con il tocco inconfondibile dell’arte.