Platone - La Repubblica

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  • 8/2/2019 Platone - La Repubblica

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    Realizzato da:Alessandro Pinna

    Classe III F A.S. 2011/2012

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    Ne La Repubblica Platone teorizza un stato idealegovernato dai filosofi, essendo fermamente convintoche la filosofia al potere sia imprescindibile per

    garantire la giustizia di una comunit.

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    Il fine dello stato platonico la giustizia ed essaconsiste nel compiere ognuno unoccupazione adattaalla propria indole, diversificando il lavoro.

    Platone riteneva che lanima fosse divisa in the parti,quella razionale, quella iraconda, e quellaconcupiscibile e che dalla prima scaturisse la virtdella ragione, dalla seconda quella del coraggio e dalla

    subordinazione di tutte e tre le parti alla ragione avesseorigine la temperanza.

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    Per garantire la giustizia Platone divise gli individui intre classi a seconda della loro inclinazione: i governanti(filosofi, con inclinazione razionale e virt della

    ragione), i guerrieri (dallinclinazione iracondi e lavirt del coraggio) e i cittadini (concupiscibili etemperanti)

    Questa ferrea divisione era giustificata da Platone col

    mito fenicio delle stirpi, secondo cui le personenascono con natura aurea, argentea o bronzea.

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    Il potere in mano solo ai governanti, su cui i cittadininon esercitano alcun tipo di controllo, poich Platoneriteneva che la politica non fosse competenza di tutto

    il popolo. Infatti il suo pensiero politico senza dubbio anti-

    democratico ed egli fu estremamente critico neiconfronti della democrazia ateniese del suo tempo e

    dei suoi sostenitori.

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    Tuttavia lo stato platonico non a tutti gli effettiaristocratico perch la parte aurea della citt non taleper eredit o ricchezza, ma per la virt della sapienza;ci permetteva anche una mobilit sociale, perch dacittadini poteva nascere un individuo con un indole dagovernante e viceversa.

    Inoltre Platone definisce quattro forme di statopatologico: la democrazia, la timocrazia, oligarchia ela tirannide (che ritiene essere la peggiore di tutte).

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    La regolamentazione dello stato platonico si estende inogni aspetto della vita dellindividuo: ad esempio,affinch si dedichino solamente al bene dellacomunit, i governanti devono avere solo ci che

    essenziale per vivere e tutto deve essere in comune,perfino i coniugi sono sposi di tutti.

    Le coppie devono essere scelte a scopo prolifico inbase a criteri eugenetici per garantire una stirpe

    migliore e alla nascita la prole deve essere tolta aigenitori , per poi essere cresciuta dalla comunit comefiglia di tutti; i cittadini invece sono liberi di averepropriet privata e una propria famiglia.

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    Per Platone non necessario un controllo suigovernanti, perch ritiene che la loro indole razionale liinduca a perseguire la giustizia;

    Inoltre mentre non prerogativa dei cittadini, la classe

    aurea esse riceve una lunga istruzione in cuiacquisiscono le competenze per diventare ineccepibilicustodi.

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    Platone definisce la conoscenza vera come essere,lignoranza come non essere e lopinione comedivenire; inoltre Platone definisce la conoscenza

    come una linea divisa in due segmenti, cherappresentano la conoscenza sensibile e laconoscenza razionale, a loro volta divisi a met: aquella sensibile appartengono limmaginazione e la

    credenza, a quella razionale la ragione matematica elintelligenza filosofica.

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    Seppure Platone ritenga molto importante la ragionematematica - perch attraverso metodi di misura

    renda le cose prima mutevoli, assolute e stabili - laritiene comunque inferiore allintelligenza filosofica:infatti le discipline scientifiche hanno appigli nelmondo sensibili e partono da ipotesi indimostrate,

    senza applicazione nei problemi delluomo e dellacomunit.

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    Inoltre alcune discipline matematiche sono

    propedeutiche della filosofia nelleducazione deigiovani governanti.

    Larte invece non rientra nella loro istruzione ed demonizzata da Platone per due motivi:

    Essendo una rappresentazione delle cose sensibili, chea loro volta sono delle imitazioni delle idee,rappresenta una forma di conoscenza di bassissimovalore;

    Spesso esprime delle emozioni, le quali possono averela meglio sulla razionalit che deve governare lo stato.

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    Il mito della caverna unallegoria dellacquisizionedella conoscenza da parte del filosofo, in particolare diSocrate.

    Esso racconta di un gruppo di schiavi che sono statiper tutta la vita incatenati in una grotta potendovedere solo la parete di fronte a loro, mentre alle lorospalle si trova un muro dietro il quale degli uomini

    sfruttano un fuoco per proiettare le ombre di alcunestatuine sulla parete della grotta; gli schiavi, nonavendo mai visto nientaltro pensano che le ombresiano oggetti reali.

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    Se uno degli schiavi si liberasse e uscisse allesternodella grotta inizialmente sarebbe accecato dalla lucee potrebbe vedere solo il riflesso delle cose, tuttaviain seguito si abituerebbe ad guardarle in mododiretto, a scrutare gli astri di notte ed infine anchead osservare il Sole; vedendo la bellezza delle cosenon vorrebbe mai pi tornare nella grotta, masentirebbe il dovere di condividere con gli altrischiavi ci che avrebbe scoperto.

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    Se poi tornasse per liberarli non riuscirebbe pi adistinguere bene le ombre e i suoi compagni lo

    discriminerebbero per questo, preferendo rimanerenella grotta, piuttosto che seguirlo allesterno;potrebbero addirittura essere tanto infastiditi da lui daucciderlo.

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    Questo mito la metafora del filosofo (lo schiavo) cheabbandona le opinioni (le ombre) del mondo sensibile(la grotta), per scoprire le idee matematiche (i riflessidelle cose), le idee-valori (le cose e gli astri) e lasomma idea del bene (il Sole), per poi tornare tra gli

    uomini per condividerle la conoscenza; tuttavia essipreferiscono rimanere nella conoscenza sensibile,nellignoranza, e lo uccidono (metafora delluccisionedi Socrate) perch mette in dubbio le loro certezze (la

    realt delle ombre).