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POLITECNICO DI MILANO Scuola di Ingegneria Industriale e dell’informazione Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Energetica MODELLAZIONE TERMODINAMICA DI FRIGORIFERI DOMESTICI CON SCAMBIATORI STATICI Relatore: Prof. Luca MOLINAROLI Tesi di Laurea di: Marco MORELLO Matr. 801591 Anno Accademico 2014 - 2015

POLITECNICO DI MILANO€¦ · Ringraziamenti Desidero innanzitutto esprimere la mia più sentita gratitudine al Prof. Luca Molinaroli, relatore della mia tesi, per l’aiuto ed il

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POLITECNICO DI MILANO

Scuola di Ingegneria Industriale e dell’informazione

Corso di Laurea Magistrale in

Ingegneria Energetica

MODELLAZIONE TERMODINAMICA DI FRIGORIFERI

DOMESTICI CON SCAMBIATORI STATICI

Relatore: Prof. Luca MOLINAROLI

Tesi di Laurea di:

Marco MORELLO Matr. 801591

Anno Accademico 2014 - 2015

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Ringraziamenti

Desidero innanzitutto esprimere la mia più sentita gratitudine al Prof. Luca

Molinaroli, relatore della mia tesi, per l’aiuto ed il supporto fornitomi durante

la stesura dell’elaborato.

Vorrei ricordare e ringraziare anche tutto il personale dell’Appliances

Engineering s.r.l. per il grandissimo sostegno ricevuto durante le mie ricerche,

in particolare Federica, Fabrizio e Rolando per la loro pazienza e disponibilità

durante l’intero periodo di collaborazione.

Ringrazio poi con affetto la mia famiglia che mi ha sostenuto e sopportato

durante gli anni di università, ma anche per l’educazione che mi hanno

trasmesso durante il mio percorso fin’ora.

Infine desidero ringraziare la mia ragazza Valentina per essere sempre presente

in ogni momento, facile o difficile che sia, con quel tuo modo di fare sempre

sorprendente col quale è impossibile annoiarsi .

Ringrazio i miei “fratelli”, Teo, Simo e Della, per le innumerevoli ed

emozionanti avventure vissute assieme.

Ringrazio i ragazzi del Gianfrancioschio per le numerose grigliate e serate nerd

durante le quali il divertimento è garantito.

Ringrazio poi tutti gli amici e colleghi studenti che ho conosciuto durante questi

anni al Politecnico coi quali abbiamo trascorso tutto sommato momenti

tranquilli e rilassanti… (ironico), ma comunque alla fine siamo riusciti a

portare a termine il nostro obiettivo, anche con quella sana rivalità che ci ha

aiutato a migliorarci e ottenere sempre il massimo.

Avrei molte altre persone da ringraziare, ma non potendo elencarle tutte vi

porgo a tutti il mio più sincero GRAZIE!, consapevole del fatto che queste

persone sanno quanto contano per me.

Grazie a tutti,

Marco

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Indice

ELENCO DELLE FIGURE .................................................................................. 8

ELENCO DELLE TABELLE ............................................................................... 9

SOMMARIO ....................................................................................................... 10

ABSTRACT ........................................................................................................ 11

CAPITOLO 1

INTRODUZIONE ............................................................................................... 13 1.1 Aspetti generali dei cicli frigoriferi ................................................ 13

1.2.1 Ciclo frigorifero a compressione di vapore ........................ 14 1.2.2 Ciclo di Carnot inverso ....................................................... 15

1.2.3 Ciclo frigorifero reale ......................................................... 16 1.2 Fluidi refrigeranti ........................................................................... 17 1.3 Classificazione dei refrigeranti ....................................................... 18

1.4 Tipologie dei frigoriferi domestici ................................................. 19

CAPITOLO 2

CARICO TERMICO ........................................................................................... 21

2.1 Calcolo del coefficiente di scambio termico convettivo interno .... 26 2.2 Calcolo del coefficiente scambio termico convettivo esterno ........ 28 2.3 Calcolo della potenza termica radiativa interna ............................. 29 2.4 Calcolo della resistenza termica conduttiva ................................... 32

2.5 Calcolo della convergenza delle temperature interne ..................... 33 2.6 Calcolo della potenza assorbita dall’evaporatore ........................... 34 2.7 Codice di convergenza per il calcolo del carico termico ................ 35

CAPITOLO 3

CAPILLARE ....................................................................................................... 37 3.1 Tipologia dell’organo di laminazione ............................................ 38 3.2 Equazioni costitutive ...................................................................... 39

3.3.1 Calcolo del fattore d’attrito ................................................. 39 3.3.2 Sviluppo delle equazioni ..................................................... 41

3.3 Calcolo della potenza termica scambiata ....................................... 42 3.4 Soluzione del problema numerico .................................................. 45

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3.5 Calcolo della carica di refrigerante ................................................ 47 3.6 Codice di convergenza sul capillare .............................................. 50

CAPITOLO 4

EVAPORATORE ............................................................................................... 53 4.1 Inizializzazione dei parametri geometrici ...................................... 53 4.2 Calcolo della potenza termica specifica all’unità di lunghezza ..... 55

4.3 Calcolo del coefficiente di scambio termico convettivo interno ... 57

4.4 Valutazione della temperatura media di parete .............................. 60

4.5 Calcolo delle perdite di carico ....................................................... 63 4.6 Codice di convergenza sull’evaporatore ........................................ 66

CAPITOLO 5

COMPRESSORE ............................................................................................... 67 5.1 Scelta del compressore ................................................................... 67 5.2 Utilizzo dei polinomi caratteristici ................................................ 68

CAPITOLO 6

CONDENSATORE ............................................................................................ 71

6.1 Tipologia di condensatore utilizzata .............................................. 71

6.2 Calcolo della potenza termica scambiata ....................................... 72 6.3 Calcolo della parte convettiva e radiativa esterna.......................... 73

6.4 Flusso bifase .................................................................................. 76 6.4.1 Regimi di moto in condotti orizzontali .............................. 77

6.5 Calcolo del coefficiente convettivo interno ................................... 78

6.5.1 Fluido monofase ................................................................. 78

6.5.2 Fluido bifase ....................................................................... 78 6.6 Verifica della temperatura del tubo esterno ................................... 80 6.7 Considerazioni finali ...................................................................... 81 6.8 Codice di convergenza sul condensatore ....................................... 82

CAPITOLO 7

CONVERGENZA GLOBALE ........................................................................... 85 7.1 Inizializzazione dei parametri in input ........................................... 85 7.2 Impostazione delle ipotesi iniziali ................................................. 86 7.3 Raggiungimento del risultato ......................................................... 87

7.4 Schema generale riassuntivo .......................................................... 89 7.5 Valutazione dei risultati ................................................................. 90

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CONCLUSIONI .................................................................................................. 93

NOMENCLATURA ........................................................................................... 94

BIBLIOGRAFIA................................................................................................. 97

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Elenco delle Figure Figura 1.1 Schema semplice del ciclo a compressione di vapore...................... 14 Figura 1.2 Ciclo inverso di Carnot rappresentato sul piano T-s ........................ 15 Figura 1.3 Raffigurazione sul piano P-h di un ciclo frigorifero reale ............... 16 .

Figura 2.1 Indicizzazione lati esterni della macchina ........................................ 21

Figura 2.2 Indicizzazione spessori della macchina............................................ 21 Figura 2.3 Indicizzazione delle superfici interne ............................................... 23 Figura 2.4 Bilancio parete senza evaporatore .................................................... 26

Figura 2.5 Bilancio parete con evaporatore ....................................................... 26 Figura 2.6 Fattore di vista per superfici parallele .............................................. 30 Figura 2.7 Fattore di vista per superfici perpendicolari ..................................... 30 Figura 2.8 Rete rappresentativa dello scambio radiativo interno ...................... 31 .

Figura 3.1 Diagramma logaritmico pressione-entalpia del capillare. ................ 37

Figura 3.2 Schematizzazione della disposizione laterale del capillare .............. 38

Figura 3.3 Schema del processo di espansione .................................................. 42 Figura 3.4 Andamento in controcorrente delle temperature lato capillare e lato

tubo di ritorno ..................................................................................................... 44 Figura 3.5 Andamento della pressione lungo il capillare .................................. 47 Figura 3.6 Sezione trasversale con fluido bifase ............................................... 48 Figura 3.7 Elementino contenente flusso bifase ................................................ 48 .

Figura 4.1 Parametri principali evaporatore ...................................................... 54 Figura 4.2 Diagramma temperatura-entropia lato evaporatore.......................... 57

Figura 4.3 Andamento del coefficiente di scambio termico convettivo interno 60 Figura 4.4 Sezione evaporatore ......................................................................... 61 Figura 4.5 Rappresentazione tratto infinitesimo per l’analisi differenziale. ..... 61

Figura 4.6 Andamento delle tre temperature caratteristiche lungo il tubo

dell’evaporatore. ................................................................................................. 63 . Figura 5.1 Compressore ermetico alternativo .................................................... 67 . Figura 6.1 Condensatore Wire and Tube ........................................................... 71

Figura 6.2 Andamento dei coefficienti di scambio termico convettivo, radiativo

e totale. ................................................................................................................ 76 Figura 6.3 Distribuzione delle fasi in flusso bifasico ........................................ 77

Figura 6.4 Andamento della temperatura del tubo e del refrigerante lungo il

condensatore. ...................................................................................................... 81

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Elenco delle Tabelle

Tabella 2.1 Schermata di input per la geometria. ............................................... 22 Tabella 2.2 Elenco identificativo del numero relativo alle pareti interne. ......... 24 Tabella 2.3 Esempio di calcolo delle temperature e potenze riferite alle singole

pareti .................................................................................................................... 24

Tabella 2.4 Esempio di variazione di temperatura superficiale e carico termico

............................................................................................................................. 28

Tabella 3.1 Sezione di input della geometria del capillare. ............................... 38 Tabella 3.2 Esempio di calcolo della portata smaltita dal capillare in diverse

condizioni ............................................................................................................ 46 Tabella 3.3 Schermata output lato capillare ....................................................... 49 .

Tabella 4.1 Parametri di input dell’evaporatore. ................................................ 53 Tabella 4.2 Esempio del calcolo della potenza termica entrante nelle superfici56 Tabella 4.3 Esempio del calcolo della lunghezza i-esima del tubo per ogni

superficie, ............................................................................................................ 57 . Tabella 5.1 Temperature caratteristiche imposte dalla normativa ..................... 68 Tabella 5.2 Calcolo delle grandezze caratteristiche del compressore utilizzando

i polinomi a e . ................................................. 69 .

Tabella 6.1 Tabella per l’inserimento dei dati geometrici ................................. 72 .

Tabella 7.1 Intervallo di temperature delle classi climatiche ............................. 86

Tabella 7.2 Andamento della portata in funzione delle temperature ................. 87 Tabella 7.3 Tabella di comparazione tra i dati sperimentali e quelli simulati di

tre frigoriferi a diversa geometria. ...................................................................... 90

Tabella 7.4 Valutazione di massima del rendimento isoentropico dei

compressori. ........................................................................................................ 91

Tabella 7.5 Risultati ottenuti dalle prove di simulazione e sperimentali

riguardanti le grandezze principali. ..................................................................... 92

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Sommario

L’idea originaria che ha prodotto la stesura di questo elaborato è stata maturata

durante il tirocinio presso la AE s.r.l. - Appliances Engineering di Gavirate in

provincia di Varese, nella quale serviva uno strumento in grado di simulare

l’andamento e le prestazioni delle macchine frigorifere ottenendo una

valutazione iniziale sul dimensionamento dell’impianto termodinamico nei suoi

componenti principali. La complessità dell’argomento è giustificata anche dal

fatto che sul mercato sono presenti ben pochi software che trattano questo tema.

Il programma sviluppato sarà utilizzato per simulare il funzionamento di

macchine frigorifere doppia porta in condizioni di funzionamento massimali,

ovvero al 100% col compressore sempre in funzione, così da fornire al cliente

che acquisterà la macchina un’ulteriore giustificazione delle scelte progettuali

effettuate.

Come linguaggio di programmazione per la composizione dei codici è stato

utilizzato Visual Basic for Applications (VBA) associato al programma prodotto

dalla Microsoft, Microsoft Excel, col quale si riesce a gestire facilmente tutta la

parte di input e output del sistema, modificandone rapidamente ed

intuitivamente i parametri.

La parte termodinamica è stata gestita interamente da REFPROP 9.1, un

programma della NIST in grado di valutare tutte le proprietà termodinamiche e

di trasporto di molti refrigeranti ed interagendo coi codici di calcolo si è rivelato

uno strumento molto potente ed essenziale per lo sviluppo del progetto.

Lo studio dei componenti è stato sviluppato principalmente suddividendoli in

elementi più piccoli e applicando i bilanci di materia ed energia iterativamente

su di essi per valutarne lo stato termodinamico. Questo metodo è stato applicato

per il condensatore, l’evaporatore ed il tubo capillare, mentre per il compressore

sono state utilizzate formulazioni empiriche acquisite direttamente dai fornitori

dei compressori.

Sono state effettuate tre prove sperimentali su vecchi progetti ottenendo riscontri

accettabili nonostante le numerose incertezze intrinseche nel problema, fornendo

una panoramica generale sul dimensionamento dell’impianto associato alla

struttura del frigorifero.

Infine i prodotti verranno testati nel laboratorio presente all’interno del

dipartimento per attestarne la veridicità e migliorare così la sensibilità del

programma grazie ai dati sperimentali, in quanto la letteratura a riguardo è al

momento sprovvista di riscontri numerici se non su alcuni componenti isolati.

Parole chiave: Frigorifero domestico, modellizzazione componenti,

refrigerazione, calcolo termodinamico, ciclo frigorifero.

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Abstract

The original idea for this thesis came during the stage that took place in AE s.r.l.

- Appliances Engineering in Gavirate, province of Varese, where an instrument

able to simulate the performance of refrigeration equipment getting an initial

assessment on the thermodynamic system design in its main component was

needed. The topic is very complex, that is justified by the fact that there are not

many software around that treats it.

The program will be used to simulate the performance of double door

refrigerators with the maximum condition, which is 100%, with a compressor

always working in order to give the client who will buy the machine one more

justification of the project choices made.

As a programming language for the composition of codes was used Visual Basic

for Applications (VBA) associated with the program produced by Microsoft ,

Microsoft Excel, with which you can easily handle all the input and output parts

of the system, rapidly modifying each parameter.

The part of thermodynamics was handled entirely by REFPROP 9.1 , a program

of the NIST that can evaluate both thermodynamic and transport properties of

many refrigerants, and interacting with the computer codes was proved to be a

very powerful tool and essential for the development of the project .

The study of components was developed primarily by dividing them into smaller

elements and doing mass and energy balances iteratively to evaluate the

thermodynamic state. This method was applied for the condenser, the evaporator

and the capillary tube, while was used a series of empirical formulas for the

compressor, which were acquired directly from providers of the compressors

itself.

Three experimental tests were carried out on old projects obtaining findings

acceptable despite the many uncertainties inherent in the problem, providing a

general overview on system design associated with the structure of the

refrigerator.

Lastly, the products will be tested inside the laboratory of the department to

verify the truthfulness and improve the convergence of the program in the future

thanks to the experimental data, because there are no comparison in literature

but a few isolated components.

Keywords: Domestic refrigerator, components modeling, refrigeration,

thermodynamic calculation, refrigeration cycle

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Capitolo 1

Introduzione

1.1 Aspetti generali dei cicli frigoriferi Lo scopo degli impianti frigoriferi è quello di mantenere un ambiente confinato

ad una temperatura inferiore rispetto a quella esterna. La temperatura interna

dipende dalla particolare applicazione, mentre quella esterna è la temperatura

ambiente.

Per ottenere questo effetto è necessario sottrarre una certa potenza, detta

“potenza frigorifera”, dall’ambiente da raffreddare pari alla potenza termica che

entra spontaneamente dall’esterno attraverso le pareti.

Per affrontare questo studio sono fondamentali le formulazioni del secondo

principio della termodinamica e quella che prevale in ordine di importanza è

l’enunciato di Clausius, il quale afferma che è impossibile realizzare una

trasformazione il cui unico risultato sia quello di trasferire calore da un corpo

più freddo a uno più caldo senza l’apporto di lavoro esterno

Un’altra formulazione chiave per trattare questo argomento è la variazione di

entropia, la quale rappresenta l’irreversibilità dei processi e del ciclo totale,

(1.1)

Si può quindi affermare che in un sistema reversibile l’entropia rimane costante,

invece aumenta per un sistema irreversibile.

Si passa quindi a definire un coefficiente di prestazione ( ) in quanto per

raffreddare un ambiente bisogna spendere energia. In questo modo si è in grado

di confrontare la bontà dei cicli frigoriferi.

(1.2)

Questo coefficiente di prestazione di un impianto frigorifero è definito come il

rapporto tra la potenza termica sottratta all’ambiente da raffreddare (ovvero

quella assorbita dall’evaporatore che rappresenta l’effetto utile) e la potenza

elettrica spesa per far funzionare l’intero ciclo.

Tra le varie tipologie di impianti frigoriferi, come quelli a compressione di gas o

ad assorbimento, verranno valutati quelli a compressione di vapore, i quali

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Capitolo 1

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operano sfruttando il fatto che quando un liquido evapora assorbe calore per poi

cederlo quando condensa.

1.2.1 Ciclo frigorifero a compressione di vapore

Questa tipologia di impianti (vedi Fig. 1.1) utilizza il fluido in fase vapore e ha

quindi bisogno di qualche modifica ,rispetto al caso ideale (riportato in Fig. 1.2),

per riuscire a lavorare senza incombere in problemi di malfunzionamento. I

principali problemi sono dovuti al fatto che per portare il

fluido dalla pressione di evaporazione a quella di condensazione viene

compresso utilizzando un compressore volumetrico, per questo motivo bisogna

evitare la condizione bifase in quanto andrebbe ad ostacolare la corretta

lubrificazione delle parti mobili con una conseguente usura inaccettabile.

Questa soluzione comporta si un aumento dell’effetto frigorifero, in quanto

l’evaporazione procede sino a saturazione del fluido ed oltre, ma anche un

aumento del lavoro di compressione che, essendo in proporzioni maggiori, causa

una diminuzione del coefficiente prestazionale rispetto all’ideale.

Un altro accorgimento risiede nel meccanismo inverso a quello del compressore,

dove bisogna espandere il fluido di lavoro per ridurre la pressione fino ad

arrivare a quella di evaporazione; qua non si usa un processo reversibile

isoentropico, bensì una trasformazione isoentalpica, la quale si può ottenere o

con una valvola di laminazione o, come nel presente studio, con un “semplice”

tubo capillare. A causa di questa variazione si ottiene un effetto utile inferiore

rispetto all’ideale in quanto a pari temperatura di evaporazione, considerando

una trasformazione isoentalpica, si termina con un titolo maggiore rispetto

al’isoentropica e di conseguenza si ha a disposizione un salto entalpico inferiore

per assorbire calore nell’evaporatore.

Figura 1.1 Schema semplice del ciclo a compressione di

vapore

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Introduzione

15

1.2.2 Ciclo di Carnot inverso

Il ciclo di Carnot, come ciclo ideale, fornisce il criterio più rigoroso per valutare

le prestazioni della singola macchina o per confrontare le macchine l’una con

l’altra; infatti in termodinamica il teorema di Carnot afferma che non è possibile

realizzare una macchina termica operante tra due sorgenti che abbia un

rendimento maggiore di quello della macchina di Carnot operante tra le stesse

sorgenti. Una macchina termica ideale che ha il massimo rendimento è

descrivibile dal seguente ciclo detto appunto di Carnot (vedi Fig. 1.2) che è

composto da due trasformazioni isoterme, dove avvengono gli scambi di calore

con le sorgenti, e da due trasformazioni isoentropiche, dove il fluido viene

condotto da una temperatura all’altra.

Valutando quindi il coefficiente di prestazione di una macchina inversa

reversibile si vede che dipende solo dalle temperature di evaporazione e

condensazione.

(1.3)

Mentre proprio per il teorema di Carnot nessuna macchina reale inversa può

avere un maggiore al , nel migliore dei casi può essere pari a

quello di Carnot, ma allora diventa una macchina ideale.

(1.4)

4 1

2 3

TC

TE

T

s

Ciclo di Carnot

Figura 1.2 Ciclo inverso di Carnot rappresentato

sul piano T-s

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Capitolo 1

16

1.2.3 Ciclo frigorifero reale

Quando però si passa alla realtà si incontrano diversi fattori che intervengono ad

influenzare il ciclo frigorifero teorico, si può vederne una rappresentazione

grafica nella figura seguente, Fig. 1.3,

Figura 1.3 Raffigurazione sul piano P-h di un ciclo frigorifero reale

I principali fattori che intervengono a modificare il ciclo ideale sono

sostanzialmente quattro:

Perdita di carico nella linea di aspirazione del compressore

Comportamento non isoentropico del compressore

Perdita di carico nella linea di mandata del compressore

Perdite di carico entro gli scambiatori a superficie finita

Il primo fattore può essere molto limitato grazie alla bassa densità del

refrigerante lato evaporatore, però va comunque verificato e nella pratica si fa in

modo che la perdita di carico, tramutata in variazione di temperatura, non superi

il valore di 1°C. L’abbassamento della pressione di aspirazione causa un

aumento del volume specifico, il quale comporta una diminuzione della portata

del refrigerante e quindi una riduzione della capacità frigorifera del

compressore.

Il secondo fattore riguarda la non isoentropicità del compressore,dovuta alle

inefficienze inevitabili nel funzionamento del compressore stesso e questo va ad

influire sullo stato termodinamico d’uscita; la conoscenza di questo punto è

molto importante sia perché coincide con l’ingresso del condensatore sia per

2

3

4 5

6 1

P

h

Esempio marcato di perdite di carico

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Introduzione

17

verificare che non vengano superati i limiti di temperatura oltre i quali si arriva

alla carbonizzazione dell’olio lubrificante, deformazione di valvole e altri

fenomeni connessi.

Il terzo fattore che differenzia il ciclo reale da quello ideale, come il primo, nella

pratica viene limitato alla diminuzione massima di 1°C; in questo caso la perdita

di carico lato mandata viene riflessa in termini prestazionali in un aumento di

lavoro speso dal compressore rispetto ad una condizione ideale.

Infine il quarto ed ultimo fattore viene anch’esso limitato al grado centigrado ed

esalta le conseguenze del terzo fattore.

Un’ultima considerazione che verrà valutata in seguito, ma che non è

rappresentata in figura 1.3, è il considerare il capillare non adiabatico in quanto

essendo a contatto con l’aspirazione del compressore, scambia calore con esso.

Questo accorgimento comporta molti vantaggi in quanto il raffreddamento lato

capillare consente di entrare nell’evaporatore con un titolo più basso,

aumentando la capacità termica (effetto utile), e scaldando invece la parte di

aspirazione aumenta il surriscaldamento del vapore limitando maggiormente il

rischio di trovare goccioline nell’aspirazione del compressore.

1.2 Fluidi refrigeranti L’elemento principale che permette il funzionamento di tutto il sistema è il

refrigerante, il quale ha il compito di trasferire in maniera ottimale la potenza

termica dalla sorgente calda a quella fredda e di conseguenza deve possedere

determinate proprietà che gli consentono di operare in modo efficiente e sicuro.

Di seguito si possono osservare le principali caratteristiche da valutare per un

fluido refrigerante:

- Composizione chimica stabile, così da evitare reazioni chimiche tra

fluido e materiali del circuito.

- Elevata temperatura critica.

- Bassa temperatura di solidificazione, il fluido non deve congelare nelle

condizioni operative.

- Elevata entalpia di evaporazione, in quanto si ottiene un elevato effetto

frigorifero.

- Bassa viscosità, limitando così le perdite di carico.

- Elevata conduttività termica, in modo da ottimizzare lo scambio termico

negli scambiatori di calore.

- Basso costo per un’ottimizzazione tecnico-economica.

- Basso impatto ambientale in caso di dispersione del fluido.

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Capitolo 1

18

Questi fluidi frigorigeni possono essere sia naturali che artificiali; in origine

durante la loro nascita nel 1834, pochi anni dopo la formulazione delle teorie di

Sadi Carnot, erano tutti naturali: acqua, ammoniaca, anidride carbonica, eteri.

Successivamente nel 1930, a causa della loro pericolosità, fanno la comparsa i

primi fluidi clorurati come il Freon 11 e il Freon 12 che sono chimicamente più

stabili, non tossici, non infiammabili e con buone proprietà termodinamiche.

Tutto procede bene fino all’avvenuta del problema del buco dell’ozono e

dell’effetto serra che costringe ad un nuovo cambiamento nel mondo dei

refrigeranti in quanto sia il cloro che il fluoro sono gas climalteranti.

Successivamente si è cercato di sostituire gli atomi di cloro con quelli di

idrogeno così da ridurre l’effetto serra, ma come conseguenza si sta rendendo

meno stabile la molecola.

Attualmente vengono proposte nuove miscele di HFC (idrofluorocarburi) e HC

(idrocarburi) che permettono il retrofit degli impianti senza dover sostituire

l’olio.

Nel futuro comunque gli HCF sono destinati ad estinguersi e si pensa ad una

nuova famiglia di gas, gli HFO (idrofluoroolefine) che presentano un basso

GWP (Global Warming Potential) e un ritorno ai gas naturali, specialmente gli

idrocarburi che sono già ampiamente commercializzati negli impianti domestici.

1.3 Classificazione dei refrigeranti La classificazione dei refrigeranti pubblicata nel 1992: “Designation and Safety

Classification of Refrigerants” è riconosciuta a livello internazionale e si fonda

sullo standard 34 dell’ANSI/ASHRAE.

La sigla caratteristica di ogni refrigerante è composta da una lettera, “R”, seguita

da una sequenza di numeri che caratterizzano la natura del fluido: fluido puro,

miscela, composto organico o composto inorganico.

- Fluidi puri: la sequenza di numeri è formata da due o tre cifre; la prima

cifra rappresenta il numero degli atomi di carbonio diminuito di uno,

questa prima viene omessa se uguale a zero, la seconda cifra rappresenta

il numero degli atomi di idrogeno aumentato di uno e la terza indica il

numero di atomi di fluoro che compongono la molecola. Grazie alla

prima cifra che ci suggerisce il numero di atomi di carbonio si può

parlare di serie di refrigeranti, es. serie R100 composti derivati

dall’etano, R200 composti derivati dal propano e così via.

- Miscele: si distinguono tra le zeotropiche,che appartengono alla serie

400, e le miscele azeotropiche, che invece appartengono alla 500.

- Composti organici ed inorganici: qua si trovano con la sigla 600 gli

idrocarburi aventi però una catena composta da almeno quattro atomi di

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Introduzione

19

carbonio, mentre con la sigla 700 vengono rappresentati i fluidi naturali

come l’idrogeno (R-702) o l’acqua (R-718).

Nel caso di isomeri si aggiunge una lettera alla fine della sigla (a,b,c…) che

aumenta in ordine alfabetico a seconda della complessità dell’asimmetria

rispetto alla molecola base, un esempio è l’R134a che ha due atomi di idrogeno

e fluoro invertiti rispetto all’R134.

1.4 Tipologie dei frigoriferi domestici Sul mercato sono presenti varie tipologie di frigoriferi domestici, le tre

principali sono:

Frigoriferi a doppia porta, i quali presentano un vano congelatore in alto,

consentendo un costo limitato e una elevata efficienza energetica grazie

alle dimensioni ridotte del vano freezer, per contro hanno la scomodità

pratica di dover situare molti alimenti sul fondo.

Frigoriferi combinati, in questo modo si ottiene una maggior praticità

perché al contrario del doppia porta questa tipologia ha il vano del

congelatore in basso, però lo svantaggio si presenta in termini di costo.

Frigoriferi side-by-side, quest’ ultimi sono i più affascinanti dal punto di

vista estetico in quanto possiedono due scomparti molto ampi affiancati

l’uno all’altro che contengono uno la cella frigo e l’altro la cella freezer,

possono disporre di accessori supplementari come la macchina del

ghiaccio però saranno ovviamente soggetti ad un costo molto superiore.

Delle tre tipologie quella alla quale si può attualmente utilizzare il programma

sviluppato in questo elaborato è il primo, il frigorifero doppia porta, esso deve

inoltre essere munito di un sistema di raffreddamento statico, ovvero

l’evaporatore scambia calore con l’aria presente nelle celle tramite convezione

naturale senza circuiti di ventilazione e canalizzazione dell’aria. In sostanza è il

classico frigorifero della tipologia più economica.

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Capitolo 1

20

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Capitolo 2

Carico Termico

In questa prima parte di modellizzazione viene calcolato il carico termico della

macchina, ovvero la potenza termica che dovrà assorbire l’evaporatore per

mantenere una voluta temperatura interna di cella, essendo imposta la geometria

della macchina e la temperatura ambiente.

L’inserimento dei parametri geometrici viene effettuato seguendo la simbologia

raffigurata nella figura 2.1 e 2.2 sottostanti.

Figura 2.1 Indicizzazione lati esterni della macchina

Figura 2.2 Indicizzazione spessori della macchina

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Capitolo 2

22

Nella tabella seguente, tab. 2.1, si può osservare un esempio di layout per

l’inserimento dei parametri geometrici necessari per la caratterizzazione della

parte strutturale.

Tabella 2.1 Schermata di input per la geometria.

Lati esterni

1 Altezza totale 1650 [mm]

2 Larghezza totale 590 [mm]

3 profondità totale 565 [mm]

4 Altezza zona compr 250 [mm]

5 Profondità zona compr 180 [mm]

6 Profondità del fondo 375,5 [mm]

7 Altezza cella inferiore 979,5 [mm]

8 Altezza cella superiore 420,5 [mm]

9 Distanza porta-cabina 77,5 [mm]

Spessori

10 Fondo 50 [mm]

11 Retro cella inferiore 48 [mm]

12 Destra cella inferiore 45 [mm]

13 Sinistra cella inferiore 45 [mm]

14 Top cella inferiore 80 [mm]

15 Sopra compr 52 [mm]

16 Fronte compr 51 [mm]

17 Destra cella superiore 75 [mm]

18 Sinistra cella superiore 75 [mm]

19 Retro cella superiore 70 [mm]

20 Top cella superiore 70 [mm]

21 Porta cella superiore 66 [mm]

22 Porta cella inferiore 45 [mm]

Nella tabella 2.1, come in tutte le altre sezioni di input, le caselle a sfondo verde

sono quelle entro le quali va inserita la grandezza nota di progetto, le altre

saranno tutte derivate in quanto dipendenti.

Per effettuare questo calcolo verranno considerati, oltre agli scambi termici

convettivi e conduttivi, anche gli scambi termici radiativi scambiati dalle pareti

interne, in quanto possiedono lo stesso ordine di grandezza della convezione

naturale nella cavità e quindi non sono trascurabili[1].

Nella Fig. 2.3 è riportata la vista frontale e quella di lato del frigorifero con

l’indicizzazione delle pareti. Le prime sei sono rappresentative della cavità

superiore, dove risiede la cella freezer, mentre dalla settima alla diciottesima

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Carico Termico

23

rappresentano le pareti della parete frigo sottostante. La parete numero nove,

indicata con una linea di spessore maggiore rispetto alle altre nella vista di lato,

è quella che rappresenta la piastra dell’evaporatore lato frigo.

Il numero identificativo della parete è cerchiato con un cerchio di diametro

maggiore per le pareti anteriori, mentre con un cerchio di diametro più piccolo

per le pareti posteriori rispetto alla vista. Quelle riquadrate sono invece riferite

alla superficie tangente al riquadro.

Vista frontale Vista di lato

Figura 2.3 Indicizzazione delle superfici interne

La numerazione di queste pareti è utile al fine di poterle trattare singolarmente

nel calcolo delle temperature superficiali.

Nella tabella 2.2 vengono identificate le superfici interne delle pareti

considerando come riferimento la vista frontale del frigorifero.

Ogni parete è trattata singolarmente così da valutarne la propria potenza termica

e l’influenza sul sistema generale. Verranno considerate poi sia la zona

comprendente il compressore che quella affiancata al condensatore come caso

particolare in quanto soggette ad una maggiorazione della temperatura ambiente.

Come ipotesi di base è considerata costante la temperatura delle superfici

contenenti l’evaporatore e pari alla temperatura di evaporazione; questa

approssimazione è verificata nel capitolo 4 dove viene dimensionato

l’evaporatore. Questo vale in realtà per le superfici della cella freezer, mentre

per la superficie della parte frigo verrà considerata una temperatura media in

quanto riceve una potenza termica radiativa e convettiva superiore rispetto al

freezer e nell’ultimo tratto, anche se limitato in lunghezza percentualmente

rispetto alla lunghezza totale, il fluido sarà in condizioni di vapore surriscaldato.

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Capitolo 2

24

La tabella 2.3 riporta un esempio del risultato del calcolo ove sono indicate le

temperature delle pareti e le potenze in gioco con le quali viene calcolato il

carico termico.

Tabella 2.2 Elenco identificativo del numero relativo alle pareti interne.

Superficie Descrizione

FR

EE

ZE

R

1 Parete frontale anteriore (sportello superiore)

2 Parete superiore

3 Parete frontale posteriore

4 Parete inferiore

5 Parete di sinistra

6 Parete di destra

FR

IGO

7 Parete frontale anteriore (sportello inferiore)

8 Parete superiore

9 Parete frontale posteriore (con evaporatore)

10 Parete inferiore (sopra la zona compressore)

11

Parete frontale posteriore (davanti al

compressore)

12 Parete inferiore (base)

13 Parete di sinistra (parte alta del frigo)

14 Parete di destra (parte alta del frigo)

15 Parete di sinistra (parte bassa del frigo)

16 Parete di destra (parte bassa del frigo)

17 Parete frontale anteriore (parte bassa del frigo)

18 Parete frontale posteriore (senza evaporatore)

Tabella 2.3 Esempio di calcolo delle temperature e potenze riferite alle singole pareti

Superficie

interna

Parete con

l’evaporaore

Tparete

[°C]

Qconv,int

[W]

Qrad,int

[W]

Qamb-parete,int

[W]

1 0 -19,23 -0,49 -2,93 3,42

2 1 -27,00 3,43 1,62 4,05

3 0 -19,57 -0,38 -2,88 3,25

4 1 -27,00 1,72 1,62 /

5 1 -27,00 2,53 1,66 3,87

6 1 -27,00 2,53 1,66 3,87

7 0 0,21 -0,68 -7,82 8,47

8 0 -4,20 1,87 -0,52 /

9 1 -26,16 20,93 25,66 11,93

10 0 2,31 -1,01 -1,40 2,41

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Carico Termico

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11 0 4,54 -1,86 -1,38 3,24

12 0 2,84 -1,95 -0,79 2,74

13 0 0,64 -1,10 -7,47 8,58

14 0 0,64 -1,10 -7,45 8,58

15 0 3,67 -0,99 -0,56 1,55

16 0 3,67 -0,99 -0,56 1,55

17 0 2,16 -0,92 -1,48 2,40

18 0 3,27 -1,64 -2,23 3,88

Nella seconda colonna della tabella 2.3 viene indicato in quale parete è presente

l’evaporatore (uno se presente ,zero se assente), mentre per le potenze il numero

indicato risulterà positivo se la potenza è entrante nella superficie e negativo se

uscente. Questi dati sono stati ottenuti utilizzando le seguenti condizioni al

contorno: temperatura ambiente pari a 35°C, temperatura di condensazione

50°C, evaporazione -27°C, le temperature delle celle sono -21°C per quella

freezer e -1°C per quella frigo e la temperatura media dell’evaporatore nella

cella frigo calcolata al valore di -26,16°C.

Si può notare come le temperature delle celle sono più basse rispetto a quelle di

esercizio, questo perché la prova sperimentale viene effettuata con le celle vuote

e il compressore sempre in funzione. Nello specifico esempio, calcolando tutte

le potenze entranti nelle pareti con l’evaporatore, risulta una potenza di 85,72

W.

La convergenza del calcolo del carico termico verrà ottenuto ricavando prima le

radiosità dall’eq. (2.15) utilizzando il metodo di Oppenheim, così da ottenere le

potenze radiative scambiate tra le pareti e successivamente ricavare le

temperature superficiali delle pareti interne grazie al bilancio di potenza, eq.

(2.19), sulle superfici senza l’evaporatore dove la temperatura superficiale

risulta incognita, come mostrato in Fig. 2.4. Una volta giunti a convergenza

delle temperature si procede iterativamente ripetendo l’analisi prima sul bilancio

radiativo, in quanto sono variate le temperature superficiali poi su bilancio di

potenze finché si ottiene un bilanciamento da entrambi i sistemi. Infine si può

calcolare il carico termico come la sommatoria delle potenze termiche entranti

nelle superfici contenenti l’evaporatore, come si può vedere in Fig. 2.5, in

quanto ora sono noti tutti i flussi di potenza.

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Capitolo 2

26

Figura 2.4 Bilancio parete senza evaporatore Figura 2.5 Bilancio parete con evaporatore

Come temperatura di primo tentativo per le superfici senza evaporatore viene

impostato un sistema automatico che assegna alla parete la temperatura di cella

sommando o sottraendo un valore che varia da parete a parete a seconda della

posizione all’interno della cavità.

2.1 Calcolo del coefficiente di scambio termico convettivo

interno Le correlazioni utilizzate in questo capitolo sono tratte da [2].

Si parte quindi con la valutazione del coefficiente di scambio termico convettivo

interno in regime di convezione naturale avendo ragionevolmente ipotizzato

inizialmente la temperatura di tutte le pareti interne, così si è subito in grado di

valutare il numero di Rayleigh per le varie superfici.

(2.1)

Una volta valutato questo numero adimensionale, si può valutare il numero di

Nusselt medio per pareti verticali valido per temperature di parete imposte

(correlazione di Churchill).

RaL < 109

(2.2)

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Carico Termico

27

RaL > 109

(2.3)

Passando poi alle pareti orizzontali cambia la lunghezza caratteristica dove non

è più l’altezza delle pareti, ma il rapporto tra l’area e il perimetro.

In questo caso bisogna distinguere due tipologie di comportamento in base al

segno della differenza di temperatura tra superficie-ambiente e se l’aria è

presente sulla faccia superiore o inferiore della parete.

superficie superiore calda o superficie inferiore fredda

Per questa prima configurazione si può valutare il numero di Nusselt

medio in funzione del numero di Rayleigh con le seguenti formule:

104

< RaL < 107

(2.4)

107

< RaL < 1011

(2.5)

superficie superiore fredda o superficie inferiore calda

105

< RaL < 1010

(2.6)

Valutato quindi anche per questa configurazione il numero di Nusselt medio e

verificato il range di validità del numero di Rayleigh, si può passare al calcolo

del coefficiente di scambio termico interno grazie alla nota relazione:

(2.7)

dove tutte le proprietà termodinamiche e di trasporto dell’aria sono calcolate con

REFPROP 9.1[3] associato ad Excel, in questo modo si determina la resistenza

termica convettiva interna per ogni parete,

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Capitolo 2

28

(2.8)

Per poter utilizzare queste correlazioni bisogna assumere come ipotesi che l’area

delle singole superfici sia molto più piccola rispetto all’area totale della cavità,

questo perché le correlazioni usate sono valide per superfici piane e nonostante

in letteratura ci siano alcuni modelli tridimensionali che trattano convezione

naturale entro cavità, questa trattazione, effettuata sulle singole superfici,

richiede molto meno tempo e carico computazionale nella logica complessiva

del codice.

2.2 Calcolo del coefficiente scambio termico convettivo

esterno Per quanto riguarda il calcolo della potenza termica scambiata per convezione

naturale con le pareti esterne del frigorifero e l’ambiente, dopo aver verificato

(vedi tabella 2.4) che variando il coefficiente di scambio termico convettivo da 1

a 15 [W/m2K] il carico termico e le temperature superficiali variano di una

quantità trascurabile rispetto al considerare l’esatto coefficiente in quanto la

parte preponderante risiede nella resistenza conduttiva delle pareti, si può

considerare il coefficiente di scambio termico convettivo esterno per ogni

superficie costante e pari a 3 [W/m2K]. Questo valore è ragionevole in virtù del

fatto che il software verrà applicato su macchine testate in condizioni controllate

ove la velocità dell’aria esterna è mantenuta nulla come vuole la normativa.

Tabella 2.4 Esempio di variazione di temperatura superficiale e carico termico

Coefficiente di scambio termico convettivo esterno

[W/m2K]

Superficie

Temperatura

di parete

corretta [°C]

1 3 5 10 15

1 -17,36 -0,492 +0,001 +0,066 +0,199 +0,162

2 -25 / / / / /

3 -17,33 -0,483 -0,001 +0,144 +0,166 +0,31

4 -25 / / / / /

5 -25 / / / / /

6 -25 / / / / /

7 -0,38 -1,24 +0,001 +0,375 +0,673 +0,803

8 -5,27 -0,55 +0,001 +0,133 +0,241 +0,277

9 -23,64 -0,017 +0,006 +0,015 +0,021 +0,023

10 1,92 -1,245 +0,001 +0,306 +0,553 +0,639

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Carico Termico

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11 4,26 -1,405 0 +0,339 +0,614 +0,704

12 2,66 -0,988 0 +0,242 +0,436 +0,505

13 0,27 -1,556 +0,001 +0,35 +0,634 +0,722

14 0,27 -1,573 +0,001 +0,349 +0,633 +0,718

15 3,7 -1,002 0 +0,246 +0,442 +0,515

16 3,7 -1,002 +0,001 +0,245 +0,442 +0,514

17 2,53 -0,986 +0,001 +0,289 +0,524 +0,609

18 2,94 -1,005 +0,001 +0,219 +0,396 +0,453

Carico

Termico

Potenza

termica

corretta [W]

1 3 5 10 15

Solo

freezer 31,1 -1,757 +0,218 +0,679 +1,052 +1,141

Solo frigo 67,46 -3,889 +0,299 +1,35 +2,195 +2,477

Totale 98,56 -5,646 +0,517 +2,03 +3,247 +3,618

I valori riportati nella tabella 2.4 rappresentano lo scostamento in termini

assoluti della temperatura delle superfici interne (primo gruppo) e del carico

termico (secondo gruppo), rispetto ai valori corretti ottenuti inserendo anche la

temperatura delle pareti esterne come variabile, nello specifico le superfici

numero 2, 4, 5 e 6 non presentano alcun scostamento in quanto esse contengono

l’evaporatore. Si può quindi notare come ipotizzando il coefficiente di scambio

termico i valori si discostano di una quantità trascurabile ed in questo modo la

velocità di esecuzione del programma viene notevolmente migliorata.

2.3 Calcolo della potenza termica radiativa interna Definita inizialmente una temperatura superficiale per ogni superficie interna, la

quale verrà iterata successivamente per mandare a convergenza il sistema, con

l’aiuto dei fattori di vista tridimensionali si può calcolare la potenza termica

radiativa scambiata risolvendo il sistema nell’eq. (2.15) per tutte le i-esime

superfici. Questo passaggio è possibile ipotizzando le superfici isotrope ed

opache con un’emissività costante e pari a 0,9[1]. Successivamente sono

riportate le correlazioni utilizzate per il calcolo dei fattori di vista tra tutte le

coppie di superfici presenti all’interno delle celle frigorifere.

Si parte col valutare i fattori di vista per superfici parallele, dove i parametri

geometrici utilizzati nell’eq. (2.9), tratta da [2], sono riferiti alla Fig. 2.6 e

tradotti in formule sono: X=x/L e Y=y/L.

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Capitolo 2

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Figura 2.6 Fattore di vista per superfici parallele

(2.9)

Passando poi alle coppie di superfici perpendicolari con un lato in comune,

come mostrato in figura 2.7, si può procedere alla stessa maniera variando i

parametri geometrici, (H=Z/x ; W=y/x).

Figura 2.7 Fattore di vista per superfici perpendicolari

(2.10)

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Carico Termico

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Grazie a queste due correlazioni, eq. (2.9) e (2.10), si riescono a ricavare quasi

tutti i fattori di vista, però ci sono alcune coppie di superfici che non

rispecchiano queste due geometrie, per esempio le superfici 14 e 15

rappresentate nella Fig. 2.3 e vanno quindi inserite le seguenti equazioni, eq.

(2.11) e (2.12), per valutare i fattori di vista di tutte le coppie di superfici.

(2.11)

(2.12)

Ora si può passare alle equazioni del calcolo della potenza termica scambiata

per irraggiamento utilizzando il metodo delle reti elettriche equivalenti (metodo

di Oppenheim), come mostrato in Fig.2.8.

(2.13)

(2.14)

Figura 2.8 Rete rappresentativa dello scambio radiativo interno

Si può quindi effettuare un bilancio di potenza sul “nodo” (Ji), vedi eq.(2.15),

così da ottenere come uniche incognite le radiosità,

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Capitolo 2

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(2.15)

in quest’ equazione, eq. (2.15), Ebi rappresenta il potere emissivo che sarebbe

emesso da un corpo nero alla stessa temperatura della parete i-esima, vedi eq.

(2.16).

(2.16)

Dopo aver raggiunto la convergenza di tutto il sistema di equazioni descritte

dall’eq. (2.15), viene ricavata la radiosità di tutte le superfici e di conseguenza si

può determinare la potenza termica radiativa assorbita/emessa dalla parete i-

esima attraverso o l’eq.(2.13) o con l’eq. (2.14).

(2.17)

2.4 Calcolo della resistenza termica conduttiva Per il calcolo della resistenza termica conduttiva la formulazione è semplice ed

immediata essendo nota a priori la geometria ed i materiali utilizzati per

l’isolamento della struttura ed avendo una distribuzione di temperatura lineare in

quanto sono presenti pareti piane e parallele senza generazione o distruzione di

potenza al loro interno.

Ricordando poi che la condizione di lavoro della macchina su cui sarà applicato

il programma è al 100% con il compressore sempre in funzione e in assenza di

transitori, è lecito considerare il flusso termico costante ricavando quindi la

resistenza termica conduttiva per tutte le superfici grazie alla seguente

equazione,

(2.18)

In quest’ equazione, (2.18), il pedice “ ” indica le i-esime superfici interne,

mentre con j e N si sta valutando una resistenza globale essendo la parete

composta da più materiali con ognuno un proprio spessore e conduttività

termica, essi sono tutti parametri di input in quanto noti a priori.

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Carico Termico

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2.5 Calcolo della convergenza delle temperature interne Per ottenere la temperatura interna della i-esima parete si effettua un bilancio

energetico sulle pareti ove non c’è l’evaporatore, vedi Fig. 2.4, (in quanto dove è

presente l’evaporatore, Fig. 2.5, si assume come temperatura di parete quella di

evaporazione, sia per una questione di carico computazionale che per il fatto che

effettivamente è molto simile come si vedrà in seguito).

Il bilancio consiste nel considerare un volume di controllo attorno alla superficie

interna della parete e risolvere l’equazione di bilancio sulle potenze ottenendo

così la temperatura superficiale, essendo l’unica incognita del sistema.

(2.19)

(2.20)

(2.21)

(2.22)

Infine è già nota dal calcolo precedente sulla potenza radiativa con però

le vecchie temperature superficiali.

Grazie alla risoluzione a cascata di questo set di equazioni,eq (2.19), rivolte a

tutte le pareti interne, si possono calcolare le temperature i-esime delle superfici.

Una volta determinate queste nuove temperature bisogna necessariamente

rimandare a convergenza tutto il sistema sostituendo la nuova temperatura

interna calcolata con quella ipotizzata inizialmente e risolvere di nuovo le

equazioni sulla radiazione, in quanto funzione della temperatura superficiale, ma

procedendo con questo ciclo ed ottenendo sia la convergenza sul bilancio

radiativo che sul bilancio di potenza termica scambiata nelle pareti senza

evaporatore, si riesce a determinare la temperatura effettiva delle pareti e la

potenza che esse assorbono od emettono.

Per migliorare infine il tempo computazionale ed evitare divergenze sulla parte

radiativa alla nuova iterazione non verrà impostata la nuova temperatura

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Capitolo 2

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determinata dal bilancio di potenza, eq. (2.19), ma una temperatura mediata tra

la nuova temperatura e quella precedente.

2.6 Calcolo della potenza assorbita dall’evaporatore In quest’ ultima sezione si arriva al calcolo della potenza che deve assorbire

l’evaporatore.

Dopo aver verificato la convergenza delle temperature interne di parete, come

anticipato precedentemente, si effettua un bilancio sulle pareti che ora

contengono lo scambiatore di calore ed essendo già nota la temperatura

superficiale, assunta pari a quella di evaporazione, si calcola facilmente la

somma delle potenze, eq. (2.23), entranti in questo volume di controllo che

racchiude la parete, vedi Fig. 2.5.

(2.23)

La potenza totale che deve assorbire l’evaporatore, eq. (2.24), si ottiene

sommando le potenze entranti in tutte le i-esime pareti.

(2.24)

Nell’eq. (2.24) “ ” rappresenta il numero totale delle pareti interne che

racchiudono l’evaporatore e il risultato di quest’ultima equazione rappresenta il

carico termico dell’intero frigorifero.

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Carico Termico

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2.7 Codice di convergenza per il calcolo del carico termico Si riporta ora lo schema a blocchi per il calcolo del carico termico totale del

frigorifero.

Note: Tamb, Tcond, Teva, Tcella_frigo, Tcella_freezer

HP Ti superficie ; T=Teva per superfici contenenti l’evaporatore

Solver parete

Varia ji ciclicamente fino a convergenza di tutte le pareti

Solver parete

Si

No

Calcolo della radiazione interna

Bilancio su pareti dove non c’è l’evaporatore

Media tra le temperature per migliorare la convergenza

Verifica di tutti gli indici di convergenza

parete

parete

parete

Si ipotizza una temperatura superficiale ragionevole per ogni parete

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Capitolo 2

36

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Capitolo 3

Capillare

Il tubo capillare è il componente più complesso da valutare e modellizzare in

quanto il refrigerante che lo attraversa effettua una brusca espansione dalla fase

liquida sottoraffreddata a quella di vapor saturo umido, passando per una fase

metastabile in cui il fluido persiste in fase liquida in condizioni di

sottosaturazione, come mostrato in fig 3.1. In questo diagramma logaritmico si

nota anche la diminuzione di entalpia del refrigerante ad opera del vapore in

uscita dall’evaporatore che a sua volta subisce un riscaldamento prima di entrare

nel compressore.

Figura 3.1 Diagramma logaritmico pressione-entalpia del capillare.

L’obiettivo di questo capitolo risiede nel determinare la portata che riesce a

smaltire questo organo di laminazione avendo come parametri prefissati: la

pressione di condensazione, quella di evaporazione, il sottoraffreddamento in

uscita dal condensatore, il surriscaldamento in uscita dall’evaporatore e la

geometria di capillare come mostrato, a titolo di esempio, nella tabella 3.1.

65

130

260

520

1040

2080

100 150 200 250 300 350 400 450

P [kPa]

h [kJ/kg]

Diagramma Pressione-entalpia

Entalpia liq_sat [kJ/kg]

Entalpia vap_sat [kJ/kgK]

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Capitolo 3

38

Tabella 3.1 Sezione di input della geometria del capillare.

INPUT CAPILLARE NON ADIABATICO

Diametro interno 0,0007 [m]

Diametro esterno 0,002 [m]

Portata primo tentativo

(elevata) 10 [kg/h]

Len 0,4 [m]

Lhx 1 [m]

Ltot 2 [m]

Diametro tubo di ritorno 0,006 [m]

Questo set di parametri è stato studiato per riuscire a tenere come input le

pressioni di ingresso e uscita, in quanto sarà proprio la loro ottimizzazione a

determinare la convergenza tra la portata dettata dal capillare e quella dettata dal

compressore per la soluzione macroscopica del processo.

3.1 Tipologia dell’organo di laminazione Per questo componente viene considerato un tubo capillare non adiabatico

laterale, ovvero con il capillare che corre lungo la faccia esterna della linea di

aspirazione del compressore come si può vedere nella schematizzazione in Fig.

3.2.

Figura 3.2 Schematizzazione della disposizione laterale del capillare

Il codice di calcolo prevede in realtà la determinazione della lunghezza totale

del tubo capillare partendo da un’assegnata portata, ma tenendo comunque fisse

la lunghezza di entrata (Len) e la lunghezza di contatto tra capillare e linea di

aspirazione (Lhx) in quanto note e determinando quindi la lunghezza totale. La

convergenza sarà raggiunta facendo variare la portata fino a quando la

lunghezza totale calcolata eguaglierà quella reale assegnata in input.

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Capillare

39

3.2 Equazioni costitutive Le equazioni che governano questo fenomeno derivano dalle leggi di

conservazione della massa, della quantità di moto e dell’energia[4].

(3.1)

(3.2)

(3.3)

(3.4)

(3.5)

3.3.1 Calcolo del fattore d’attrito

Il calcolo del fattore d’attrito va differenziato a seconda delle condizioni del

refrigerante, in quanto all’entrata del capillare è presente solo liquido

sottoraffreddato monofase, mentre all’uscita si trova una condizione bifasica con

la compresenza di liquido e vapore.

per le condizioni monofase viene utilizzata la correlazione di

Churchill[5].

(3.6)

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Capitolo 3

40

(3.7)

(3.8)

mentre per la parte bifase si utilizza la correlazione di Lin (1991)[6]

(3.9)

(3.10)

(3.11)

(3.12)

(3.13)

(3.14)

Per il calcolo del numero di Reynolds nelle due condizioni, una solo liquido

e una bifase , vengono utilizzate le viscosità dinamiche appropriate.

Per la condizione di solo liquido si utilizza la viscosità dinamica in condizioni di

liquido saturo, mentre per il calcolo di Reynolds in condizione bifase bisognerà

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Capillare

41

scegliere una correlazione opportuna tra le varie correlazioni disponibili in

letteratura[7]. Nello specifico si è scelto di utilizzare la relazione di Cicchitti, eq.

(3.15), in quanto rispecchia meglio i dati sperimentali.

(3.15)

3.3.2 Sviluppo delle equazioni

Manipolando le equazioni differenziali ed introducendo le opportune

sostituzioni si ottiene:

(3.16)

(3.17)

Le derivate parziali sono state impostate rispetto alla pressione e non rispetto

alla lunghezza come fatto tradizionalmente perché, considerando la pressione

come variabile indipendente, si riesce a costruire un modello di risoluzione

molto veloce in termini di tempo computazionale e risulta anche una soluzione

comoda essendo imposto il salto di pressione a cavallo del capillare. Si va

quindi a suddividere il capillare in tanti elementini aventi ognuno lo stesso delta

di pressione. In questo modo viene valutata la lunghezza i-esima di ogni

elementino lungo tutto il capillare ottenendo così, alla fine dell’iterazione, una

lunghezza come output equivalente alla sommatoria delle i-esime lunghezze per

un’assegnata portata.

Tornando al calcolo delle grandezze per calcolare il volume specifico bifase,

necessario per risolvere l’equazione, un metodo interessante è quello proposto

da Zhang e Ding (2004)[8].

(3.18)

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Capitolo 3

42

dove: (3.19)

Figura 3.3 Schema del processo di espansione

Come si può vedere dalla Fig. 3.3, e sono il volume specifico e la

pressione nel punto in cui il fluido entra nella condizione bifase, ovvero

sull’intersezione con la curva di saturazione del liquido.

Si procede quindi col sviluppare le derivate parziali sulla (3.18) per poterle

inserire nell’eq. (3.16) e (3.17).

Derivando si ottiene:

(3.20)

(3.21)

A questo punto rimane da determinare la potenza termica scambiata nella parte

non adiabatica, dove il capillare è affiancato alla ‘suction line’ del compressore.

3.3 Calcolo della potenza termica scambiata Per valutare questa grandezza viene utilizzato il metodo ε-NTU considerando

uno scambio in controcorrente con profili di temperatura lineari e grazie a

questa soluzione si evita il ciclo iterativo per far convergere la temperatura di

uscita della linea di aspirazione.

v* .

h

P

P*

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Capillare

43

Per il lato ‘suction line’ la valutazione delle proprietà risulta più semplice

essendo il fluido che scorre vapore surriscaldato e quindi monofase.

Le proprietà termodinamiche e di trasporto del vapore nella sezione di ingresso

sono note essendo imposto il surriscaldamento e sono considerate costanti lungo

tutto il tratto di scambio col capillare. In tal modo si riesce a calcolare

facilmente e velocemente il coefficiente di scambio termico convettivo interno

( ), con un buon grado di approssimazione proprio perché essendo monofase

le proprietà non cambiano molto.

Si può così giungere all’efficienza di scambio tra i due flussi in controcorrente,

considerando per semplicità come resistenza termica solo le due resistenze

convettive interne.

(3.22)

(3.23)

(3.24)

(3.25)

Grazie al calcolo dell’efficienza si può calcolare il calore scambiato e la

temperatura di uscita della linea di aspirazione.

(3.26)

(3.27)

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Capitolo 3

44

Un’ulteriore semplificazione, atta a migliorare il tempo computazionale, è quella

di linearizzare il profilo entalpico, in questo modo si riesce a conoscere questa

grandezza in ogni sezione grazie ad una semplice proporzione.

Dalla definizione di flusso termico areico:

(3.28)

Si calcola l’entalpia linearizzata che viene iterata ad ogni passaggio e si può

vederne una rappresentazione nella Fig.3.4.

(3.29)

Figura 3.4 Andamento in controcorrente delle temperature lato capillare e lato tubo di ritorno

Nella figura soprastante, Fig. 3.4, si può notare l’andamento lineare della

temperatura nel tratto non adiabatico, dove il capillare scambia calore col tubo

di ritorno, mentre nel tratto finale è mostrata la brusca diminuzione di

temperatura quando il refrigerante entra nella zona bifase. Nella figura 3.4 si

può notare la lunghezza totale tipica per questa tipologia di frigoriferi, che è di

circa due metri, e la lunghezza nel tratto di scambio che arriva solitamente al

metro di lunghezza.

-30

-20

-10

0

10

20

30

40

50

0 0,5 1 1,5 2 2,5

[°C]

Lunghezza capillare [m]

Andamento della Temperatura T_capillare T_sl

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Capillare

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3.4 Soluzione del problema numerico A questo punto si può passare alla soluzione dell’equazione differenziale

dividendo il capillare in tanti elementini a pari caduta di pressione, andando poi

a valutarne la lunghezza ed infine sommando le i-esime lunghezze ricavando

quella totale per quelle determinate condizioni.

Il numero degli elementini è inizialmente fissato e pari a 200, numero

ottimizzato considerando la precisione dei risultati ed il tempo di calcolo.

Si può quindi procedere integrando le equazioni, avendo come estremi la

pressione di condensazione e quella di evaporazione.

(3.30)

A questo punto si deve procedere considerando tre zone differenti dettate dalle

differenti condizioni al contorno, tra le quali solo in quella centrale viene

scambiato calore, vedi Fig. 3.1.

Per la prima parte monofase di liquido sottoraffreddato si considera

(3.31)

in quanto con queste condizioni del fluido si possono trascurare semplificando

l’equazione di integrazione.

Lo svolgimento del processo iterativo è effettuato utilizzando il metodo di

Runge Kutta e andando quindi a mediare la soluzione agli estremi ottenendo

così l’equazione cardine che governa questo processo di espansione:

(3.32)

dove: è il numero di elementini con cui viene suddiviso il capillare e

l’integrale agli estremi è definito nell’eq. (3.33) seguente.

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Capitolo 3

46

(3.33)

Il salto entalpico in questa prima parte, così come per l’ultima, è nullo visto

l’adiabaticità del processo, mentre si trasforma nell’equazione (3.34) nel tratto

di scambio termico. Avendo considerato precedentemente il profilo linearizzato

tale equazione assume la forma seguente:

(3.34)

In questo modo l’iterazione procede elementino dopo elementino fino a quando

si verifica una delle seguenti condizioni:

Il flusso diventa supersonico ( ), il

che significa che la lunghezza diventerebbe negativa col proseguire

dell’iterazione e quindi si interrompe l’iterazione.

Si raggiunge la pressione minima (Peva), la quale è imposta dalle

condizioni iniziali e non deve essere superata.

Un esempio di variazione di portata in funzione di alcuni parametri caratteristici

del ciclo è riportata nella tabella 3.2.

Tabella 3.2 Esempio di calcolo della portata smaltita dal capillare in diverse condizioni

Refrigerante: R134a

Diametro

interno [m]

Lunghezza

totale [m]

Tcond

[°C]

ΔTsc

[°C]

ΔTsh

[°C]

Teva

[°C]

Portata

[kg/h]

0,0007 2 50 8 5 -27 6,84

0,0007 2 50 8 5 -25 6,81

0,0007 2 45 8 5 -25 5,65

0,0007 2 45 6 5 -25 5,97

0,0007 2 45 6 2 -25 6,03

0,00061 2 45 6 2 -25 4,18

0,0007 2,5 45 6 2 -25 5,33

Si ricorda che non viene vincolata la lunghezza del capillare perché verrà

utilizzata come strumento di convergenza per il sistema iterando la portata.

Alla fine del ciclo verrà aggiornata la portata diminuendola di 1 [Kg/h] per

raggiungere velocemente circa la lunghezza richiesta, una volta verificata questa

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Capillare

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condizione si affina l’ordine di grandezza della portata iterata a 0.1 [Kg/h] e

infine a 0.01 [Kg/h] per ottenere un risultato più apprezzabile.

La caduta di pressione lungo il capillare procede in maniera abbastanza ordinata

fino a quando giunge alla condizione bifase dove si presenta una caduta di

pressione più marcata fino a raggiungere la pressione di evaporazione, vedi Fig.

3.5.

Questo sistema di calcolo della lunghezza totale del capillare assegnandone la

portata risulta così veloce e stabile da permettere il raggiungimento della

convergenza effettuando più cicli di calcolo variandone, come visto, la portata

fino alla verifica finale positiva sulla lunghezza.

Un’ulteriore vantaggio di quest’analisi è il calcolo della temperatura del

refrigerante in ingresso al compressore, in quanto grazie ad essa si riesce a

valutare la temperatura lato mandata perché, assieme alla pressione di

evaporazione, ne determina univocamente lo stato termodinamico.

Inoltre si può ora conoscere, oltre al punto d’ingresso del compressore, anche il

punto d’ingresso dell’evaporatore in quanto considerando adiabatico l’ultimo

tratto risulta nota anche l’entalpia d’uscita dal capillare, pari all’entalpia del

refrigerante in uscita dal tratto centrale non adiabatico.

Figura 3.5 Andamento della pressione lungo il capillare

3.5 Calcolo della carica di refrigerante Per il calcolo della carica si considera quella presente nel capillare, nel

condensatore e nell’evaporatore, non si tiene invece conto della quantità di

0

200

400

600

800

1000

1200

1400

0 0,5 1 1,5 2 2,5

[kPa]

Lunghezza capillare [m]

Andamento della pressione Caduta di press Pcond Peva

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Capitolo 3

48

refrigerante presente nel compressore in quanto decisamente trascurabile

lavorando esso con solo fluido in fase vapore e quindi con bassa densità.

Le formule per calcolare la carica sono sostanzialmente due, una utilizzata nei

tratti ove il fluido è monofase e una per i tratti bifasici. Il calcolo di questa

grandezza risulta agevolato grazie al sistema generale di bilancio, infatti tutta la

struttura del codice è basata sul calcolo iterativo di elementi che evolvono passo

passo con una lunghezza ben definita. In questo modo si può, dopo aver

effettuato il bilancio sul tratto di tubo e calcolate le proprietà del refrigerante,

trovare la quantità di carica contenuta in esso.

L’utilizzo di questi tratti elementari è necessario specialmente nelle parti con

fluido bifase, in quanto con l’avanzamento del fluido si ottiene un innalzamento

od abbassamento di frazione di liquido, il quale ha il ruolo preponderante per la

determinazione di questa grandezza.

Passando alla parte numerica è necessario introdurre una nuova grandezza, la

frazione di vuoto. Essa rappresenta la quantità di vapore in termini di area

occupata all’interno della sezione trasversale del tubo, rispetto all’area totale, eq.

(3.35). Per calcolare questa grandezza viene utilizzato il modello omogeneo

tenendo conto della bassa portata del refrigerante.

(3.35)

Figura 3.6 Sezione trasversale con fluido

bifase

Figura 3.7 Elementino contenente flusso

bifase

Grazie quindi alla frazione di vuoto si riesce ad esplicitare la massa di

refrigerante entro il volumetto, eq. (3.36).

(3.36)

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Capillare

49

Per quanto riguarda poi le zone con solo fluido in fase liquida la frazione di

vuoto assume il valore nullo e la formulazione si trasforma semplicemente nella

seguente equazione,

(3.37)

integrando poi tali equazioni su tutta la lunghezza si ottiene la carica di

refrigerante che scorre all’interno dell’intero impianto.

Nella tabella successiva si può vedere un esempio del layout di output dei

risultati sul calcolo del capillare,

Tabella 3.3 Schermata output lato capillare

Calcolo lato capillare

Portata massica 6,01 [kg/h]

Portata

volumetrica 5,63 [litri/min]

Ltot calcolata 2,00 [m]

Calcolo lato “suction line”

ΔTsl 23,61 [°C]

Tout,ct,hx 1,61 [°C]

Calcolo carica refrigerante

Carica 24,18 [g]

Nel paragrafo successivo vengono schematizzati i passaggi logici del codice di

calcolo, nel quale vengono mostrate le iterazioni effettuate fino alla prima

verifica di portata di 1 [kg/h], in quanto le altre due iterazioni si ripetono

medesime assottigliando solamente il gradino di variazione della portata a 0,1

[kg/h] ed infine a 0,01 [kg/h].

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Capitolo 3

50

3.6 Codice di convergenza sul capillare

Note: Pcond, Peva, ΔTsc, ΔTsh Tin_sl, hin_ct

HP: , geometria capillare (dct, Len, Lhx, Ltot), dsl;

Calcolo dell’ efficienza di scambio capillare/suction line con metodo NTU

Calcolo della caduta di pressione nel primo tratto adiabatico ( )

verifica

Si ipotizza inizialmente una portata abbastanza elevata e 200 elementini

No

Si

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Capillare

51

Calcolo della caduta di pressione nel tratto non adiabatico ( )

verifica

No

Si Si passa poi all’ultimo tratto adiabatico

verifica

No

Si

verifica

No

Si

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Capitolo 3

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Capitolo 4

Evaporatore

La tipologia di evaporatore utilizzata nei frigoriferi domestici oggetto del

presente studio è quella classicamente utilizzata degli evaporatori statici Roll-

Bond situato all’interno di una parete schiumata.

I parametri che descrivono questo componente sono quelli che riguardano la

parte geometrica, vedi tab. 4.1, anche se essi sono molto standardizzati e già

indirizzati dall’esperienza.

Tabella 4.1 Parametri di input dell’evaporatore.

INPUT EVAPORATORE

Diametro interno del tubo 0,006 [m]

Altezza evaporatore frigo (Sup. 9) 0,65 [m]

Passo tra i tubi (2d) 0,05 [m]

c 0,01 [m]

e 0,01 [m]

g 0,01 [m]

R 0,025 [m]

I parametri “c” ed “e” corrispondono ai bordi esistenti tra la piastra

dell’evaporatore e i contorni della superficie interna, vedi Fig. 4.1. Essi sono

riferiti sia alle superfici contenenti l’evaporatore nella cella freezer,

rappresentate dalle superfici 2, 4, 5 e 6 in Fig. 2.3, che alla superficie contenente

l’evaporatore nella cella frigo, vedi superficie 9 sempre in Fig. 2.3.

Per quanto riguarda l’evaporatore nella parte frigo bisogna inserire un’ulteriore

informazione per caratterizzarlo, questa informazione è l’altezza della piastra

(seconda riga in tab. 4.1) in quanto non riveste tutta la superficie anteriore, ma

ne copre solo una parte.

4.1 Inizializzazione dei parametri geometrici Nel secondo capitolo, durante il calcolo del carico termico, si è già

implicitamente definita la potenza termica entrante in ogni superficie e quindi in

ogni superficie che contiene l’evaporatore, vedi tab. 2.3.

Si può di conseguenza partire con il calcolo della potenza termica che deve

smaltire ogni tratto dello scambiatore contenuto nelle i-esime pareti per poterle

trattare singolarmente.

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Capitolo 4

54

(4.1)

Nell’eq. (4.1) il pedice ‘i’ rappresenta le i-esime superfici interne che

contengono l’evaporatore e sono quindi soggette alla verifica della temperatura

superficiale per confermare l’ipotesi iniziale di considerare tali superfici a

temperatura costante e pari a quella di evaporazione.

Definita inizialmente la geometria si può calcolare il numero di righe formate

dal ripiegamento del tubo a serpentina sulla parete e successivamente la

lunghezza totale del tubo, parametro necessario per il codice di calcolo.

Figura 4.1 Parametri principali evaporatore

Nella figura 4.1 si possono vedere i parametri che caratterizzano la geometria,

dove sono tutti input tranne “a” e “b” che sono derivati da “c”, “e” e le

grandezze geometriche iniziali definite nella tab. 2.1.

A titolo di esempio per determinare la lunghezza in direzione dell’avanzamento

del fluido (parametro “a”) della superficie interna numero 5, vedi Fig. 2.3, si

sottrae alla lunghezza esterna 3 lo spessore 19 (numerati nella tab. 2.1 e

raffigurati nelle Fig. 2.1 e Fig. 2.2) e successivamente sottraendo il parametro

“e” moltiplicato per due.

Noti questi parametri si va quindi a calcolare il numero di file di tubi prendendo

il valore intero ricavato dall’eq. (4.2),

(4.2)

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Evaporatore

55

ricordando che è il passo del tubo. In questo modo noto il numero delle file

di tubi per ogni superficie interna che contiene l’evaporatore si può calcolare la

lunghezza del tubo, eq. (4.3), e la potenza termica che ogni fila di tubo deve

assorbire, eq. (4.4),

(4.3)

(4.4)

4.2 Calcolo della potenza termica specifica all’unità di

lunghezza A questo punto si va a valutare la potenza termica per unità di lunghezza, vedi

l’eq. (4.5), così facendo si riesce a trovare la potenza che entra lungo la

superficie laterale e ricavando il coefficiente di scambio termico convettivo

interno dalle correlazioni per il flusso bifase si ottiene la temperatura del tubo

mettendo a sistema le seguenti equazioni.

(4.5)

(4.6)

La potenza termica, , entrante nella superficie varia da parete a parete

perché ogni superficie assorbe potenze termiche differenti a seconda della

posizione, vedi tab. 4.2,

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Capitolo 4

56

Tabella 4.2 Esempio del calcolo della potenza termica entrante nelle superfici

contenenti l’evaporatore dall’ambiente e dalla cella

Superficie

interna

Parete con

evaporatore

Qamb-parete

[W]

Qparete-cella

[W]

Qeva tot

[W]

1 0 4,3 -4,3 0

2 1 3,7 5,3 9,1

3 0 4,5 -4,5 0

4 1 1,5 3,7 5,2

5 1 3,8 4,6 8,4

6 1 3,8 4,6 8,4

7 0 12,5 -12,4 0

8 0 1,5 -1,5 0

9 1 15,3 52,2 67,5

10 0 2,9 -2,9 0

11 0 4,7 -4,8 0

12 0 2,8 -2,8 0

13 0 8,7 -8,7 0

14 0 8,7 -8,7 0

15 0 1,6 -1,6 0

16 0 1,6 -1,6 0

17 0 3,8 -3,8 0

18 0 5,8 -5,8 0

Qeva,freezer 31,10 [W]

Qeva,frigo 67,46 [W]

Qeva,tot 98,56 [W]

di conseguenza occorre tener conto di questo tramite la lunghezza del tubo

dell’evaporatore specifico di ogni parete (seconda colonna della tab. 4.3), tale

lunghezza è utilizzata come verifica per aggiornare il valore del flusso di

potenza termica entrante nella i-esima superficie.

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Evaporatore

57

Tabella 4.3 Esempio del calcolo della lunghezza i-esima del tubo per ogni superficie,

della potenza termica per unità di lunghezza e del flusso termico areico.

Superficie

interna

Lunghezza

i-esima [m]

Lunghezza

cumulata [m]

Q't

[W/m]

q''s

[W/m2]

2 5,36 5,36 1,69 55,19

6 3,4 8,76 2,47 47,01

4 5,36 14,12 0,98 31,83

5 3,4 17,52 2,47 47,01

9 9,66 27,18 6,70 182,07

In questo modo si riesce a definire la parte di potenza attribuita alla cella frigo e

alla cella freezer, vedi Fig.4.2, in quanto le superfici 2, 4, 5 e 6 sono situate nella

cella freezer, mentre la superficie 9 si trova nella cella frigo.

Lo stato termodinamico d’ingresso nel primo tratto viene stabilito dal calcolo

effettuato precedentemente sul capillare.

Figura 4.2 Diagramma temperatura-entropia lato evaporatore.

4.3 Calcolo del coefficiente di scambio termico convettivo

interno Il calcolo del coefficiente di scambio termico convettivo interno durante il

deflusso del fluido richiede di suddividere l’evaporatore in un tratto bifase

(evaporazione) ed uno monofase (surriscaldamento), che, a loro volta, sono

suddivisi in elementini. Nella prima parte del tubo, dove sussiste la condizione

bifase, si utilizza la correlazione ottenuta da Kandlikar[2], eq. (4.7) e (4.8), per il

calcolo del coefficiente di scambio termico convettivo interno in cui inoltre,

visto la bassissima portata, si riadatta la correlazione considerando il parametro

di stratificazione f(Fr)=1. Tra i due valori calcolati si tiene per buono quello

maggiore.

200

220

240

260

280

300

0,5 1 1,5 2

T [K]

s [kJ/kgK]

Diagramma temperatura-entropia Parte_freezer Parte_frigo

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Capitolo 4

58

(4.7)

(4.8)

Viene riportato nella Fig. 4.3 un esempio dell’andamento del coefficiente di

scambio termico convettivo lungo il tubo dell’evaporatore.

Il calcolo del coefficiente di scambio termico secondo la correlazione di

Kandlikar prevede di calcolare il numero di ebollizione ed il numero di

convezione necessari per valutare la tipologia con la quale in fluido sta

evaporando,

(4.9)

(4.10)

poi si va a valutare il coefficiente di scambio termico convettivo considerandolo

come se il fluido fosse solo liquido, parametro necessario che rientra nella

correlazione di Kandlikar.

(4.11)

Nell’eq. (4.11) il numero di Nusselt viene calcolato considerando l’eq. (4.12) nel

caso di regime di moto laminare con flusso termico imposto,

(4.12)

mentre se il flusso è turbolento viene utilizzata la correlazione di Gnielinski,

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Evaporatore

59

(4.13)

dove f è il fattore d’attrito definito da Petukhov;

(4.14)

A questo punto si è in grado di calcolare il coefficiente di scambio termico

convettivo nelle due condizioni tipiche precedentemente descritte: ebollizione

nucleata dominante, eq. (4.7), ed ebollizione convettiva dominante, eq. (4.8).

Il parametro dipende dalla coppia fluido/superficie, il quale si può trovare in

tabelle[9],[10], nel caso non si riesca a determinare si può assumere unitario.

Noto il coefficiente di scambio termico, è calcolata l’entalpia d’uscita

dall’elementino, necessaria per poter procedere con l’iterazione. Per ottenere

questa grandezza bisogna mettere a sistema le equazioni seguenti che

rappresentano il bilancio di energia ipotizzando che ogni elementino,

appartenente alla stessa superficie, scambia la medesima potenza. Infine la

lunghezza infinitesima è data semplicemente dal rapporto tra la lunghezza

totale e il numero di elementi infinitesimi impostati.

(4.15)

(4.16)

Risulta pertanto:

(4.17)

Mentre con la eq. (4.18) si riesce a ricavare il profilo di temperatura del tubo

durante l’iterazione.

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Capitolo 4

60

(4.18)

Per quanto riguarda il calcolo del coefficiente di scambio termico convettivo

interno della parte monofase con vapore surriscaldato viene utilizzata, se

laminare l’eq. (4.12) se turbolento l’eq. (4.13) con le proprietà calcolate per il

vapore.

Figura 4.3 Andamento del coefficiente di scambio termico convettivo interno

4.4 Valutazione della temperatura media di parete È ora possibile passare al calcolo della temperatura media di parete e valutare se

può essere considerata prossima a quella del refrigerante in condizioni di

saturazione, questo perché, come già anticipato, il calcolo del carico termico è

effettuato ipotizzando che le superfici contenenti l’evaporatore siano alla

temperatura di evaporazione.

Per effettuare questo calcolo si utilizza un bilancio differenziale calcolando la

temperatura massima sulla parete che si trova a metà tra due tubi, considerando

come flusso incidente solo quello convettivo e radiativo interno. La superficie

della parete viene trattata come un’aletta di lunghezza finita con apice

adiabatico. Come apice viene considerato proprio il punto con temperatura

massima dove la derivata del profilo di temperatura può essere considerata pari

a zero in quanto in presenza di un massimo.

Si può vederne una schematizzazione nella figura 4.4.

0

100

200

300

400

500

600

700

800

900

0 5 10 15 20 25

hi [W/m2K]

Lunghezza evaporatore [m]

coefficiente di scambio termico convettivo interno

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Evaporatore

61

Figura 4.4 Sezione evaporatore

Considerando il flusso termico monodimensionale entro la lastra, si può

effettuare un’analisi differenziale per valutarne la temperatura massima

raggiunta. Si inizia impostando un bilancio infinitesimo, come mostrato in Fig.

4.5, per poi integrarlo sul tratto che va da Ttubo a Tmax.

Figura 4.5 Rappresentazione tratto infinitesimo per l’analisi differenziale.

L’equazione generale effettuata sul volume di controllo, evidenziato in rosso

nella Fig. 4.5 soprastante, può essere tradotta nell’eq. (4.19),

(4.19)

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Capitolo 4

62

nella quale l’incremento del flusso termico lungo la coordinata è approssimato

col polinomio di Taylor troncato al primo ordine, mentre rappresenta la

profondità della superficie.

Semplificando e ed introducendo l’equazione di Fourier,

(4.20)

si ottiene l’equazione differenziale seguente,

(4.21)

a questo punto si va ad integrare due volte la (4.21) per determinare il profilo di

temperatura lungo la coordinata longitudinale e, per chiudere il sistema, si

utilizzano due condizioni al contorno per definire le due costanti che si vengono

a formare dalle due integrazioni:

In si pone

In si pone

in quanto adiabatico

sostituendo le due condizioni al contorno si trova il profilo di temperatura in

funzione della distanza dal tubo,

(4.22)

e di conseguenza la temperatura massima,

(4.23)

dove, come riportato in Fig. 4.4, d è la distanza tra tubo e apice, mentre e

sono la conduttività termica e lo spessore della parete superficiale, noti dalla

definizione iniziale sulla geometria.

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Evaporatore

63

Una volta determinati questi parametri il calcolo sulla temperatura media viene

svolto utilizzando semplicemente la media aritmetica tra la temperatura massima

e quella del tubo nella posizione i-esima durante l’iterazione.

(4.24)

La temperatura media così calcolata viene mediata successivamente a sua volta

lungo la serpentina, in questo modo si ottiene con buona approssimazione la

temperatura media superficiale che dovrà essere prossima alla temperatura di

evaporazione, altrimenti bisognerà rivalutare i parametri geometrici

dell’evaporatore, in primis il passo della serpentina che andrà diminuito.

Un esempio delle temperature è riportato nella figura seguente.

Figura 4.6 Andamento delle tre temperature caratteristiche lungo il tubo dell’evaporatore.

Nella Fig. 4.6 alla lunghezza di circa 17m dell’evaporatore si vede un aumento

della temperatura superficiale, questo avviene perché è la zona dell’evaporatore

situato nella cella frigo, con una potenza termica incidente superiore rispetto a

quella freezer e per questo nel calcolo del carico termico nel secondo capitolo si

utilizza questa temperatura media e non quella di evaporazione come

temperatura superficiale.

4.5 Calcolo delle perdite di carico Per il calcolo della caduta di pressione lungo il tubo viene utilizzato il modello

di Bansal e Chin[11] utilizzato anche per il condensatore.

-30

-25

-20

-15

-10

-5

0

0 5 10 15 20 25 30

[°C]

Lunghezza evaporatore [m]

Andamento delle temperature Temp tubo Tmax Tref

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Capitolo 4

64

In questo modello la caduta di pressione è composta da tre fattori:

uno dovuto all’attrito del fluido con le pareti

(4.25)

(4.26)

(4.27)

(4.28)

(4.29)

con che rappresenta il parametro di Martinelli

(4.30)

uno dovuto alla componente gravitazionale,

(4.31)

Il termine gravitazionale però si può tranquillamente trascurare in quanto i tubi

degli scambiatori sono posti orizzontalmente per cui ( è l’angolo

compreso tra l’orizzontale e la direzione del flusso).

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Evaporatore

65

l’ultimo fattore è dovuto all’accelerazione o rallentamento del fluido.

(4.32)

Passando poi alla parte monofase il calcolo della perdita di carico si semplifica

nell’equazione seguente,

(4.33)

Arrivati a questo punto si riesce a valutare la caduta di pressione totale lungo

l’evaporatore e va verificato che essa non corrisponda ad un abbassamento della

temperatura di saturazione superiore al grado centigrado.

(4.34)

Infine per quanto riguarda il calcolo della carica si riutilizza il metodo descritto

nella sezione 3.5, nella quale viene calcolata la carica presente nel capillare

sfruttando la frazione di vuoto, eq. (3.35).

Si riporta in seguito lo schema a blocchi per il calcolo della temperatura media

delle superfici interne delle pareti contenenti l’evaporatore.

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Capitolo 4

66

4.6 Codice di convergenza sull’evaporatore

Grandezze note: geometria, Tamb, Teva, Tcella_frigo, Tcella_freezer, ΔTsh e flusso

termico areico su ogni superficie.

Inizializzazione di pressione ed entalpia in uscita dal capillare

Calcolo del coefficiente di scambio termico convettivo interno bifase

Iterazione all’elementino successivo

Verifica del titolo

Passo a monofase (vapore surriscaldato)

No No

Si

Si

Iterazione all’elementino successivo

Verifica

No No

Si

Si

Calcolo la temperatura media di parete mediando passo la e la

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Capitolo 5

Compressore

Il compressore è tanto fondamentale quanto complesso da gestire visto le

svariate tipologie con differenti caratteristiche presenti sul mercato, le quali

devono far fronte a differenti richieste come: potenza, rumorosità, efficienza e

campo di lavoro.

Le principali tipologie utilizzate sono il rotativo

a palette, il centrifugo, quello a vite e

l’alternativo, quest’ultimo si suddivide a sua

volta in aperto, semiermetico ed infine

ermetico, il quale è molto utilizzato nell’ambito

domestico in quanto proprio per la sua

ermeticità riesce a funzionare per decenni senza

alcuna perdita di refrigerante e risulta anche

molto affidabile. In questo modo si riesce a non

sostituirlo durante la vita della macchina

frigorifera.

5.1 Scelta del compressore La scelta del compressore verrà effettuata principalmente in funzione del

refrigerante in uso e del carico termico. Un’idea generale sarà comunque dettata

dall’esperienza noti i volumi della macchina frigorifera.

Una volta individuati una serie di compressori idonei alle specifiche si passa

all’inserimento delle caratteristiche termodinamiche all’interno della macchina

frigorifera. Questo passaggio si riassume nell’inserimento i polinomi

caratteristici di ogni compressore all’interno del codice di calcolo.

I polinomi sono formati da dieci componenti e sono funzione delle sole

temperature di condensazione ed evaporazione. La struttura di questi polinomi è

rappresentata dall’eq. (5.1).

(5.1)

I dieci coefficienti da a caratterizzano univocamente il funzionamento del

compressore e permettono quindi la determinazione delle grandezze d’interesse,

Figura 5.1 Compressore ermetico

alternativo

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Capitolo 5

68

che possono essere: la portata erogata, la potenza elettrica consumata o la resa,

quest’ultima rappresenta la potenza termica che l’impianto assorbe nelle

condizioni specificate dalla normativa.

Nella logica complessiva del programma la conoscenza di questi polinomi è

fondamentale per due motivi; il primo riguarda il calcolo del punto

termodinamico all’ingresso del condensatore che essendo equivalente all’uscita

del compressore è calcolabile grazie all’eq. (5.2) e (5.3), il secondo importante

motivo riguarda il criterio di convergenza, esso infatti è studiato per modificare

proprio le temperature di condensazione ed evaporazione per far convergere la

portata smaltita dal capillare e quella erogata dal compressore.

5.2 Utilizzo dei polinomi caratteristici Per poter utilizzare i polinomi precedentemente descritti bisogna dunque essere

a conoscenza dello standard utilizzato per testare il compressore, il quale si

riflette in temperature prefissate su alcuni punti del ciclo, un esempio si può

vedere in tabella 5.1.

Tabella 5.1 Temperature caratteristiche imposte dalla normativa

Standard EN12900

Cecomaf ARI 540 ASHRAE

Note: No subcooled No subcooled Subcooled

Applicazioni LBP LBP LBP

Evap. Temp. [°C] -25 -23.33 -23.33

Cond. Temp. [°C] 55 48.9 54.4

Liquid. Temp. [°C] 55 48.9 32.2

Ambient. Temp. [°C] 32 35 32.2

Suction. Temp.[°C] 32 4.4 32.2

La sigla LBP (Low Back Pressure) indica in quali applicazioni possono essere

utilizzati i compressori, nello specifico LBP significa bassa temperatura di

evaporazione quindi i compressori sono adatti ad applicazioni con temperature

di lavoro inferiori a -20°C come si riscontra regolarmente sulla tipologia di

frigoriferi descritti in questo elaborato.

Le informazioni derivate dalla tabella 5.1 sono relative alle condizioni a cui si

riferiscono i polinomi, di conseguenza la portata e la potenza ottenute vanno

riadattate utilizzando la temperatura effettiva che si verifica durante il

funzionamento.

(5.2)

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Compressore

69

Grazie all’eq. (5.2) si può determinare l’effettiva portata che riesce a fornire un

determinato compressore impostando semplicemente le temperature di

condensazione ed evaporazione.

Tabella 5.2 Calcolo delle grandezze caratteristiche del compressore utilizzando i polinomi a

e .

riferimento Modello Resa

[W]

Potenza

[W]

Portata da

normativa

[kg/h]

Portata effettiva

[kg/h]

0 Manuale 127 90 2,47 2,68

1 EMT46HLP 135,69 107,89 2,63 2,86

2 EMU50HEP 118,56 93,01 2,30 2,50

3 FFV6HAK 148,75 115,53 2,88 3,13

4 FFU70HAK 165,23 122,49 3,20 3,48

Nella tabella 5.2 viene mostrato in rosso il riferimento col quale vengono

prelevati i dati direttamente in funzione del modello più opportuno e nello

specifico sono mostrati quattro compressori della Embraco dei quali sono stati

forniti i polinomi dei compressori, mentre nella prima riga si può inserire

manualmente i valori di resa e portata per calcolare la portata effettiva per uno

specifico compressore nel caso non si fosse in possesso dei polinomi.

In fase di progettazione si può notare come la portata effettiva non varia molto

rispetto alla portata ricavata dai polinomi, come mostrato nella tab. 5.2, in

quanto il refrigerante in aspirazione si trova ad una temperatura inferiore rispetto

alla normativa, che è di 32,2°C se si considera quella ASHRAE, ma sempre in

fase vapore e alla stessa pressione derivata dalla pressione di evaporazione, ciò

comporta una maggior densità del fluido e quindi una portata massica effettiva

superiore.

Conoscere bene il comportamento di questo componente è utile inoltre per

legare il compressore al condensatore tramite il calcolo termodinamico all’uscita

del compressore.

Questo punto viene valutato considerando il compressore nella tipologia

ermetica, con una potenza termica dispersa verso l’ambiente valutata

sperimentalmente e pari al 20% della potenza elettrica entrante nel sistema.

Assunta questa ipotesi e nota la potenza e la portata dai polinomi, si riesce a

conoscere le condizioni di uscita del compressore calcolandone l’entalpia con

l’eq. (5.3)

(5.3)

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Capitolo 5

70

In questo modo si ricava il punto termodinamico nel tubo di mandata del

compressore e si può procedere col valutare il dimensionamento del

condensatore.

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Capitolo 6

Condensatore

6.1 Tipologia di condensatore utilizzata Per questo scambiatore è stato adottato il modello Wire & Tube, vedi Fig. 6.1, il

quale è ampiamente utilizzato nel settore dei frigoriferi domestici. In questa

tipologia sono presenti dei fili verticali saldati alla serpentina tubolare che

fungono da alette per aumentare la superficie di scambio, di conseguenza per

modellizzare questo componente bisognerà considerare la presenza di alette e

proprio grazie ad esse si può utilizzare come lunghezza dell’elementino

infinitesimo il passo di esse.

Figura 6.1 Condensatore Wire and Tube

Il condensatore è composto da una prima parte verticale non alettata seguita

dalla parte alettata col tubo orizzontale entro il quale scorre il refrigerante.

Essendo note a questo punto la geometria, vedi tabella 6.1, la temperatura di

uscita dal compressore, la portata, la pressione di condensazione e il ΔTsc si può

conoscere univocamente la potenza termica totale che il condensatore deve

cedere all’ambiente e la suddivisione della potenza nelle sue tre componenti:

Qcond,sup, Qcond,bifase e Qcond,sub, in quanto grazie al software REFPROP 9.1 si

conoscono tutte le grandezze termodinamiche del refrigerante lungo il

condensatore, tra cui l’entalpia nei punti di cambiamento di fase, con la quale si

calcola la potenza ceduta nei tre tratti. Il fluido che scorre nel condensatore

subisce quindi tre trasformazioni, una prima fase dove sarà in condizioni di

vapore surriscaldato, una dove cambia fase e si avrà la compartecipazioni delle

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Capitolo 6

72

due fasi, liquido e vapore, e l’ultima parte prima di entrare nel capillare dove

sarà nello stato di liquido sottoraffreddato.

In questo componente la temperatura ambiente verrà maggiorata di qualche

grado celsius in considerazione del fatto che l’aria che lambisce il condensatore,

salendo lungo la serpentina, si scalda.

Tabella 6.1 Tabella per l’inserimento dei dati geometrici

INPUT CONDENSATORE

Passo fili 0,005 [m]

Diametro fili 0,0012 [m]

Passo tubo 0,063 [m]

Diametro esterno tubo 0,00476 [m]

Diametro interno tubo 0,00356 [m]

Altezza totale 1,2 [m]

Altezza tratto verticale iniziale 1,4 [m]

Materiale fili 11 riferimenti

Materiale tubo 11 riferimenti

ε (emissività) 0,88 [/]

Nella tabella per la gestione degli input geometrici del condensatore soprastante

si può osservare in rosso l’utilizzo di numeri come riferimento dei materiali, coi

quali si possono estrapolare le caratteristiche specifiche da un foglio di calcolo

assegnato.

6.2 Calcolo della potenza termica scambiata Il modello si basa anche per questo componente sulla suddivisione della parte

tubolare in elementi più piccoli ai quali è applicato un bilancio energetico.

La potenza termica scambiata da ogni elementino può essere generalmente

descritta dall’eq. (6.1).

(6.1)

Il coefficiente globale di scambio termico, “U”, è caratterizzato da tre elementi

che rappresentano la resistenza termica convettiva interna, la resistenza

conduttiva del tubo e infine la resistenza totale esterna che come si vedrà

dipende dall’alettatura e sarà composta da una parte convettiva ed una radiativa.

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Condensatore

73

(6.2)

(6.3)

6.3 Calcolo della parte convettiva e radiativa esterna Il calcolo del coefficiente di scambio termico esterno si basa sul calcolo separato

della parte convettiva e quella radiativa, per poi sommarli ed ottenere il

coefficiente globale esterno. Questo valore globale ( ) moltiplicato per l’area

esterna dell’elementino infinitesimo ( ) restituisce la resistenza termica

esterna da inserire nell’ eq. (6.2) per il calcolo della

resistenza termica totale

Per trattare questa sezione bisogna innanzitutto definire i parametri principali

delle alette, che sono: l’efficienza dell’aletta, eq. (6.4), considerata con apice

adiabatico e lunghezza finita,

(6.4)

con che rappresenta il parametro caratteristico dell’aletta.

(6.5)

A priori però non è noto , di conseguenza inizialmente viene ipotizzato pari a

20 [W/m2K] per poi essere iterato successivamente.

Per definizione l’efficienza dell’aletta, eq. (6.6), è costruita come il rapporto tra

la differenza di temperatura di aletta-ambiente e tubo-ambiente, in questo modo

si può determinare la temperatura dell’aletta con l’eq. (6.7).

(6.6)

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Capitolo 6

74

(6.7)

Infine per poter determinare il coefficiente di scambio convettivo e radiativo

bisogna valutare la temperatura media esterna (Tex), che viene calcolata con

l’equazione seguente mediando la temperatura del tubo e quella dell’aletta sulle

superfici di scambio,

(6.8)

dove GP è il parametro geometrico,

(6.9)

Nota la temperatura media esterna si può valutare la componente radiativa.

(6.10)

dove: l’emissività viene posta pari a 0,88 per semplificare l’analisi[11].

A questo punto si può passare alla valutazione della parte convettiva esterna,

dove verranno considerate due correlazioni differenti per la parte verticale e

quella orizzontale.

Per la prima parte verticale non alettata viene usata per il calcolo del coefficiente

di scambio termico convettivo la correlazione di McAdam[12], eq. (6.11),

(6.11)

la quale è funzione del solo diametro esterno del tubo e della differenza di

temperatura tra tubo e ambiente.

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Condensatore

75

La parte convettiva orizzontale alettata invece è più complessa e per questa

modellizzazione viene utilizzato il metodo proposto da Tagliafico e Tanda[13],

nel quale vengono utilizzati come prove sperimentali, per il calcolo del

coefficiente di scambio termico convettivo esterno, condensatori a bassa

emissività proprio per cogliere meglio la parte convettiva e generare una

formulazione empirica.

La formula generale per il calcolo del coefficiente di scambio è:

(6.12)

dove è l’altezza del condensatore e per il calcolo del numero di Nusselt si

utilizza una correlazione empirica data da:

(6.13)

(6.14)

(6.15)

A questo punto, noto sia il coefficiente di scambio radiativo esterno che quello

convettivo esterno calcolato con McAdam nella parte non alettata e con

Tagliafico e Tanda per la parte alettata, si può stimare il coefficiente di scambio

termico globale esterno per tutti gli elementini infinitesimi.

(6.16)

Si giunge così ad un valore di ; questo valore va confrontato con quello

ipotizzato inizialmente ( ed infine si itera il sistema aggiornando il vecchio

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Capitolo 6

76

valore con quello nuovo fino a convergenza, ovvero quando si ottiene: .

Figura 6.2 Andamento dei coefficienti di scambio termico convettivo, radiativo e totale.

Nella figura 6.2 si riesce a distinguere molto bene la prima parte verticale non

alettata col refrigerante allo stato di vapore surriscaldato (tratto A) e le seguenti

tre parti relative al tratto orizzontale alettato nelle condizioni di: vapore

surriscaldato (tratto B), fluido bifase (tratto C) e liquido sottoraffreddato (tratto

D). In ascissa è riportato il numero degli elementi base iterati durante il ciclo e

corrispondono al passo dei fili del condensatore.

6.4 Flusso bifase Lo studio del flusso bifase è di vitale importanza per trattare queste tipologie di

impianti in quanto tra i quattro componenti principali l’unico a lavorare in

monofase è il compressore, per motivi elencati precedentemente, mentre

entrambi gli scambiatori di calore e l’organo di laminazione sono interessati da

flusso bifase.

Innanzitutto per fase si intende una regione di spazio dove si trova

sostanzialmente una sostanza con caratteristiche omogenee dal punto di vista

macroscopico e quindi quando si è in presenza di uno stato bifase si ha la

compresenza di due fasi composte dallo stesso componente che pur presentando

le stesse proprietà intensive, come la temperatura, hanno diverse proprietà

specifiche, in primis la densità.

Questa compartecipazione di più fasi causa un notevole incremento della

complessità nello studio di relazioni e meccanismi che governano per esempio le

leggi di scambio termico e le perdite di carico, dovuto principalmente

0

2

4

6

8

10

12

14

16

0 500 1000 1500 2000

[W/m2K]

Numero elementi base [#]

Coefficiente di scambio termico h_conv_est h_rad_est h_est

A B C D

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Condensatore

77

all’interazione tra le fasi in corrispondenza dell’interfaccia. Questa regione

presenta un’elevata aleatorietà di moti che causano fenomeni di instabilità

fluttuanti nel tempo.

Si può quindi facilmente dedurre come da un gas e un liquido che fluiscono

simultaneamente entro una tubazione, possano verificarsi svariati regimi di moto

dipendenti da molte proprietà come: portata, velocità, tensione superficiale,

densità, viscosità e altre proprietà termodinamiche e di trasporto che

caratterizzano il flusso bifase nelle sezioni di passaggio.

6.4.1 Regimi di moto in condotti orizzontali

Per natura impiantistica la direzione del moto all’interno dei componenti sarà

prevalentemente orizzontale, il che rende la questione più complessa rispetto al

caso verticale, questo perché il flusso non è simmetrico a causa della gravità che

agisce perpendicolarmente al moto del fluido.

I differenti regimi di moto che possono verificarsi nei tubi dell’impianto,

raffigurati nella figura 6.3 (tratta da [14]), giocano un ruolo da protagonista nella

modellizzazione dei componenti.

In letteratura sono presenti diverse mappe di natura empirica dove si può

valutarne il regime di moto in funzione di alcuni parametri caratteristici, ma per

uno studio di modellistica bisogna valutarlo utilizzando formulazioni analitiche

anch’esse proposte con varie metodologie in letteratura.

Figura 6.3 Distribuzione delle fasi in flusso bifasico

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Capitolo 6

78

In base alle tipologie dei regimi di moto che si verificano si otterrà una

condizione differente nelle sezioni di passaggio con conseguenti correlazioni

differenti per calcolare le grandezze necessarie alla realizzazione del modello.

Come vedremo in seguito i due parametri utilizzati per valutare il regime di

flusso sono: la velocità di massa adimensionale, eq. (6.19), ed il parametro di

Lockhart-Martinelli, eq. (6.20), grazie ad un metodo semplificato proposto da

Breber [15].

6.5 Calcolo del coefficiente convettivo interno Per questa sezione bisogna differenziare le tre zone distinguibili dalle diverse

condizioni del fluido, questo perché sotto condizioni di fasi differenti

corrispondono necessariamente correlazioni di calcolo differenti.

6.5.1 Fluido monofase

Il coefficiente di scambio termico convettivo interno per le zone monofase di

vapore surriscaldato e di liquido sottoraffreddato, corrispondenti alla prima ed

ultima parte (tratto B e D), si calcola facilmente con le note correlazioni per

flussi monofasici.

Il procedimento è simile a quello utilizzato per l’evaporatore, si parte calcolando

la temperatura di film, con la quale si valutano le proprietà termodinamiche e di

trasporto del fluido, ed il numero di Reynolds,

(6.17)

(6.18)

con questi valori si ricava il numero adimensionale di Nusselt con l’equazione

(4.12) o (4.13) a seconda del regime di moto suggerito dal numero di Reynolds e

infine si ottiene il coefficiente di scambio termico convettivo interno dall’eq.

(4.11).

6.5.2 Fluido bifase

Per calcolare il coefficiente convettivo interno nella zona bifase bisogna

innanzitutto stimare i regimi di moto bifasici e per fare ciò si utilizzano due

parametri caratteristici della specifica condizione del flusso:

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Condensatore

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Velocità massica

adimensionale

(6.19)

Lockhart-Martinelli

(6.20)

Con i quali si può stimare il regime di moto in cui si trova il refrigerante nel

tratto in considerazione

e flusso a bolle

e flusso misto e anulare

e flusso stratificato

e flusso ondulato

Le due tipologie che si riscontrano maggiormente all’interno di questo

componente sono quella anulare e quella stratificata.

Per il flusso anulare in tubi orizzontali si utilizza il modello di Cavallini e

Zecchin[16], utilizzando un valore equivalente per il calcolo del numero di

Reynolds in condizioni bifase.

(6.21)

(6.22)

(6.23)

Per il flusso stratificato in tubi orizzontali viene invece utilizzata la correlazione

di Joster e Josky[17].

(6.24)

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Capitolo 6

80

(6.25)

dove è la frazione di vuoto definita nell’eq. (3.35).

6.6 Verifica della temperatura del tubo esterno Una volta trovati hest e hint si può calcolare la temperatura esterna del tubo

esplicitandola combinando l’eq. (6.1) e (6.2),

(6.26)

ora, come quanto fatto per il coefficiente di scambio termico esterno, si va a

verificare che il valore calcolato non si discosti di più di 0,05 °C,

; se non è verificata questa condizione allora si va a sostituire la

vecchia temperatura con quella calcolata e si procede iterativamente fino a

convergenza.

Una volta arrivati a convergenza sia con che con si calcola l’entalpia

d’uscita dell’elementino conoscendo ora l’esatta potenza scambiata valutata

nell’eq. (6.1).

(6.27)

Si può ora procedere iterativamente proseguendo lungo tutto il condensatore

fino a quando viene smaltita tutta la potenza termica, ottenendo infine la

lunghezza totale del condensatore andando a sommare tutti i tratti elementari

moltiplicati per il passo delle alette, vedi Fig. 6.4.

Fatto ciò si aggiorna l’altezza del condensatore, ipotizzata nell’input in tabella

6.1, e se la variazione supera il 10% si ripete il codice di calcolo.

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Condensatore

81

Figura 6.4 Andamento della temperatura del tubo e del refrigerante lungo il condensatore.

6.7 Considerazioni finali Per quanto riguarda il calcolo delle perdite di carico ci si può rifare allo stesso

metodo utilizzato per il calcolo della caduta di pressione vista per l’evaporatore

nella sezione 4.5, dove per la zona bifase bisogna suddividere la perdita di

carico in tre parti, mentre per la zona monofase si usa l’equazione (4.33).

In questo modo si riesce a valutare se c’è qualche anomalia verificando la caduta

di pressione sempre in termini di abbassamento di temperatura calcolando il

delta temperatura come nell’eq. (4.34).

Per il calcolo della carica di refrigerante si può sfruttare quanto già fatto nella

sezione 3.5, ed integrare lo stesso metodo all’interno del codice del

condensatore.

Successivamente è mostrato lo schema di calcolo per l’iterazione del codice per

il condensatore e, cosi come per il capillare, anche in questo caso non verrà

riscritto il codice per tutti e tre i tratti alettati (tratto B, C e D) in quanto

medesimi, se non per il coefficiente di scambio convettivo interno e la

condizione di verifica finale, di conseguenza verrà messa una nota sulla

variazione della condizione così da renderlo più sintetico.

0

10

20

30

40

50

60

70

80

90

100

0 500 1000 1500 2000

[°C]

Numero elementi base [#]

Temperatura refrigerante e tubo T_t_est T_ref Tamb_maggiorata

A B C D

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Capitolo 6

82

6.8 Codice di convergenza sul condensatore

Note: geometria (dw, pw, dt, pt, H), Tamb, Tout_compr, ,

Inizializzazione del tratto verticale

Verifica

Verifica

No

Si

Nella prima parte avrò vapore surriscaldato

No

Si

Si passa poi alla parte alettata orizzontale del condensatore

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Condensatore

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Inizializzazione del tratto orizzontale con vapore surriscaldato

Verifica

Verifica

No

Si

No

Si

Verifica finale

No

Si

Quest’ultimo codice si ripete per la zona bifase usando le correlazioni appropriate per il

calcolo del coefficiente di scambio termico convettivo interno e successivamente si ripete

ancora per la parte di liquido sottoraffreddato, ponendo come verifica finale

e al posto di

.

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Capitolo 6

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Capitolo 7

Convergenza Globale

7.1 Inizializzazione dei parametri in input Il primo passo per la simulazione del frigorifero domestico è l’inserimento di

tutti i dati in input, ovvero le grandezze note del sistema con le quali si vanno a

definire tutte le condizioni al contorno, come, ad esempio, la temperatura

ambiente, e gli obiettivi da raggiungere, come le temperature che si vogliono

ottenere all’interno della cella frigo e freezer.

Successivamente vengono elencate tutte le grandezze che devono essere

impostate come note e quindi costanti:

Geometria; con geometria si intendono tutte le dimensioni caratteristiche

della struttura, nello specifico andranno inserite le lunghezze dei lati

esterni, vedi Fig. 2.1, e gli spessori, vedi Fig. 2.2, in questi ultimi

andranno inseriti gli spessori di tutti gli strati di cui è composta quella

specifica parete con i relativi materiali, inoltre bisogna definire anche le

dimensioni note degli scambiatori di calore e del capillare che si

intendono utilizzare.

Materiali; per questa categoria è presente un database contenente diversi

materiali tipici dei frigoriferi con le relative proprietà termiche, in questo

modo con un semplice riferimento si ottiene la grandezza voluta e si è in

grado di estendere la disponibilità dei materiali aggiornando

semplicemente il foglio di lavoro.

Refrigerante; per il calcolo delle proprietà si usa il programma REFPROP

9.1.

Temperatura ambiente; questa grandezza è standardizzata in classi

climatiche e indica le temperature ambientali entro le quali le

apparecchiature sono in grado di funzionare al meglio. La classe climatica

viene determinata dal grado di efficienza del circuito di raffreddamento e

dalla qualità dell'isolamento utilizzato., vedi tabella 7.1, e varia quindi in

base alla destinazione della macchina frigorifera.

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Capitolo 7

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Tabella 7.1 Intervallo di temperature delle classi climatiche

Classi climatiche

Tmin [°C] Tmax [°C]

SN 10 32

N 16 32

ST 18 38

T 18 43

Si vede quindi nella tabella soprastante che le classi climatiche si

raggruppano in 4 intervalli, SN - classe temperata estesa, N - classe

temperata, ST - classe subtropicale e T - classe tropicale. È buona norma

utilizzare la temperatura maggiore del gruppo di appartenenza durante lo

svolgimento del test.

Temperatura all’interno della cella frigo e quella all’interno del freezer;

queste due temperature sono a grandi linee gli obiettivi che si vogliono

raggiungere, considerando che vanno diminuite di qualche grado in

quanto le celle sono vuote e il funzionamento del compressore è

massimale. Da esse, assieme alla temperatura ambiente, deriverà la

potenza termica che deve assorbire l’evaporatore per mantenere una

condizione di equilibrio.

Compressore; per questo componente bisogna essere in possesso dei

polinomi caratteristici di portata e potenza che caratterizzano ogni

compressore.

7.2 Impostazione delle ipotesi iniziali Tra le ipotesi iniziali rientrano i valori di emissività assunte per le pareti interne

delle celle e per la parte esterna del condensatore, così da poter considerare

anche la parte radiativa in quanto non trascurabile come visto precedentemente.

Il valore dell’emissività è stato estrapolato dagli articoli scientifici

corrispondenti[1][11], i quali hanno definito questo valore sperimentalmente.

Le altre due grandezze, importanti per il raggiungimento della convergenza,

sono la temperatura di condensazione e la temperatura di evaporazione. Queste

due grandezze sono alla base di tutti i risultati perché nella prima parte

influenzano il calcolo del carico termico e nella seconda parte caratterizzano

separatamente il funzionamento del compressore e del capillare.

Le ultime due grandezze che vanno necessariamente ipotizzate sono: il valore

del sottoraffreddamento del liquido all’uscita del condensatore e il valore del

surriscaldamento del vapore all’uscita dell’evaporatore. Queste due grandezze

vengono stimate sempre grazie all’esperienza e rimangono comunque

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Convergenza Globale

87

modificabili nelle simulazioni. La stima di queste due temperature semplifica di

molto la struttura del codice ed il tempo computazionale del programma.

7.3 Raggiungimento del risultato Per il raggiungimento dei risultati bisogna passare per un processo iterativo

manuale, nel senso che, una volta completata tutta l’analisi sui componenti, sarà

necessario variare il valore della temperatura di condensazione e quella di

evaporazione manualmente seguendo piccoli accorgimenti tecnici per ottenere la

convergenza tra la portata smaltita dal capillare e quella erogata dal

compressore.

Questo passaggio è possibile proprio perché le due portate non sono dipendenti

l’una dall’altra, ma solo funzione delle due temperature di saturazione. Per

modificarle si tengono conto di alcuni accorgimenti: svolgendo delle

simulazioni si è notato come con l’aumentare della differenza tra le temperature

la portata erogata dal compressore diminuisca, mentre quella smaltita dal

capillare cresca, vedi tabella 7.2. Di conseguenza giocando con queste

grandezze si riesce a determinare la convergenza di queste due portate.

Tabella 7.2 Andamento della portata in funzione delle temperature

Teva

[°C]

Tcond

[°C]

Portata

capillare

[kg/h]

Portata

compressore

[kg/h]

-20 48 3,91 4,19

-25 48 3,95 3,12

-30 48 3,98 2,26

-25 45 3,61 3,19

-25 52 4,41 2,99

Nella tabella soprastante è mostrato un esempio sul comportamento della portata

in funzione delle due temperature, le caratteristiche dei due componenti sono:

per quanto riguarda il compressore è stato scelto il modello FFV6HAK della

Embraco, mentre per il capillare si è utilizzato un modello standard di due metri

di lunghezza con 0,6 millimetri di diametro interno nominale e un metro di

contatto col tubo di ritorno utilizzando come refrigerante l’R134a.

Come si può notare si hanno due gradi di libertà garantiti dalla possibilità di

variare entrambe le temperature e così si potrebbe raggiungere la convergenza

delle portate con diverse coppie di temperature, di conseguenza bisogna

aggiungere un’ulteriore indicazione per gestire questo problema.

L’informazione di chiusura viene ricavata dall’evaporatore, nel quale è noto lo

stato termodinamico d’ingresso grazie all’uscita del capillare, mentre dal calcolo

del carico termico viene definita la potenza termica che deve assorbire, essendo

poi definito inizialmente sia il refrigerante che il valore del surriscaldamento del

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Capitolo 7

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vapore si ricava il salto entalpico per quella determinata pressione di

evaporazione e viene così identificata una portata indicativa alla quale ci si

dovrà avvicinare.

Finita l’analisi ed arrivati a convergenza si otterranno nella schermata di output

le seguenti grandezze principali che caratterizzano la macchina:

Carico termico

Temperatura di condensazione

Temperatura di evaporazione

Potenza elettrica consumata

Portata circolante

Carica di refrigerante

Lunghezza del condensatore

Verranno inoltre visualizzate anche le seguenti grandezze per verificare il

quadro generale:

Potenza termica assorbita nella parte frigo/freezer

Temperature medie nelle varie superfici dell’evaporatore

Perdita di carico lato evaporatore/condensatore espressa in gradi celsius

Carica contenuta all’interno dei singoli componenti,

condensatore/capillare/evaporatore

Portata che fluisce attraverso il compressore/capillare

Portata definita dall’evaporatore

Temperatura del tubo di ritorno dopo lo scambio col capillare,

coincidente con la temperatura in ingresso al compressore

Temperatura lato mandata del compressore

Così facendo, grazie a queste grandezze, si riescono ad identificare le possibili

anomalie e verificare sia le ipotesi fatte che i valori limite di funzionamento,

come per esempio la temperatura in uscita dal compressore, la quale non deve

superare la temperatura massima imposta dal fornitore.

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Convergenza Globale

89

7.4 Schema generale riassuntivo

-Carica di

refrigerante

-Portata smaltita

-Potenza elettrica

consumata

-Portata erogata

-Stato

termodinamico

in uscita

-Lunghezza tubo

-Perdita di

carico

-Carica di

refrigerante

-Temperatura

media pareti

-Carica di

refrigerante

-Perdita di carico

-Portata derivata

da carico termico

Inizializzazione parametri:

-Geometria

-Temperatura ambiente

-Temperature celle freezer/frigo

-Temperatura Cond/Eva

Ricerca convergenza

modificando:

-Temperatura di Condensazione

-Temperatura di evaporazione

-Lunghezza capillare

Calcolo

Carico

Termico

Calcolo

Portata Compressore

e Portata Capillare

Portata

Effettiva

Risultati

Evaporatore Condensatore Compressore Capillare

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Capitolo 7

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7.5 Valutazione dei risultati Infine sono state effettuate tre prove sperimentali, così da valutare la sensibilità

dei risultati. La tabella seguente (tab. 7.3) è ottenuta per la parte sperimentale

osservando le grandezze conseguite in laboratorio, mentre per la parte di

simulazione sono state derivate dal programma considerando come temperature

di cella quelle effettive, ricavate sempre dal laboratorio, così da ottenere un

riscontro a pari condizioni. Per il calcolo della potenza elettrica consumata dal

compressore è stato ipotizzato un rendimento isoentropico pari a 0.7 (ricavato da

simulazioni sui compressori tramite i polinomi, vedi tab. 7.4) ed un rendimento

globale comprendente delle perdite organiche, elettriche e termiche di 0.7, in

questo modo si riesce ad avere un’idea della potenza elettrica richiesta dallo

specifico frigorifero e valutare la scelta del compressore più opportuno.

Successivamente alla scelta del compressore si può passare al calcolo

termodinamico inserendone i polinomi relativi.

Tabella 7.3 Tabella di comparazione tra i dati sperimentali e quelli simulati di tre frigoriferi a

diversa geometria.

Carica di

refrigerante

Potenza

compressore

Lunghezza

condensatore

Altezza

condensatore

[g] [W] [m] [m]

Fri

gori

fero

1

Sperimentale 70,00 94,00 15,12 1,07

Simulazione 34,88 95,04 15,58 1,12

err. -50,17 % +1,10 % +3,02 % +4,45 %

Fri

gori

fero

2

Sperimentale 76,00 101,00 16,45 1,17

Simulazione 36,89 99,40 16,38 1,27

err. -51,46 % -1,59 % -0,45 % +8,27 %

Fri

gori

fero

3

Sperimentale 58,00 77,00 13,60 1,07

Simulazione 30,87 75,79 14,97 1,27

err. -46,77 % -1,57 % +10,05 % +18,82 %

Dai risultati derivati dalla tab. 7.3 si rileva un’alta discordanza a livello

quantitativo della carica tra i dati sperimentali e quelli simulati. Questa

difformità deriva dall’aleatorietà delle correlazioni relative al calcolo del titolo e

della frazione di vuoto nel tratto bifase. Lo stato dell’arte in letteratura a

riguardo non consente di predire con precisione la carica circolante

nell’impianto, però a livello qualitativo sembra concorde, ciò suggerisce lo

sviluppo di una futura campagna di misurazione per valutarne la bontà.

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Convergenza Globale

91

Per quanto riguarda la potenza assorbita dall’impianto i risultati sono molto

ottimisti e possono essere indice che le approssimazioni fatte sono legittime.

Anche dai risultati sul dimensionamento del condensatore si può estrapolare un

buon risultato, indice che il modello utilizzato ed il calcolo della potenza che

deve smaltire sono buoni.

Tabella 7.4 Valutazione di massima del rendimento isoentropico dei compressori.

Model Pin [kPa] Tin [K] Pout [kPa] hin [kJ/kg] hout [kJ/kg] ηis

EMT46HLP 106,40 284,83 1528,20 413,21 510,15 0,68

EMU50HEP 106,40 284,83 1528,20 413,21 509,02 0,69

FFV6HAK 106,40 284,83 1528,20 413,21 508,19 0,70

FFU70HAK 106,40 284,83 1528,20 413,21 503,72 0,73

Una volta scelto il compressore, grazie all’analisi appena effettuata, si possono

inserire i polinomi caratteristici ed ottenere così il dimensionamento

complessivo del frigorifero potendo effettuare considerazioni dal punto di vista

progettuale come:

Valutazione qualitativa delle prestazioni se si intende modificare gli

spessori di isolamento ed i materiali utilizzati, (per esempio sostituendo

un elevato spessore schiumato con uno più sottile utilizzando uno strato

VIP), così da quantificare il guadagno in termini di consumo elettrico.

Valutazione degli effetti sulla carica e sul consumo se si modificano le

dimensioni degli scambiatori di calore.

Successivamente è riportata una tabella riassuntiva (tab. 7.5) con i parametri in

output del programma confrontati con quelli ottenuti sperimentalmente.

I tre frigoriferi oggetto della prova sono stati testati alla temperatura ambiente di

43°C, in quanto destinati ad una zona tropicale, ed alimentati con l’isobutano

(R600a) come refrigerante.

Alcuni parametri degni di nota, come per esempio il calcolo delle portate, sono

stati inseriti in tabella anche senza un riscontro sperimentale in quanto sprovvisti

dello strumento di misura. È comunque possibile utilizzare la portata derivata

dai polinomi del compressore come sostegno visto l’affidabilità delle

misurazioni effettuate dai costrittori.

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Capitolo 7

92

Tabella 7.5 Risultati ottenuti dalle prove di simulazione e sperimentali riguardanti le grandezze

principali.

Carico

termico

[W]

Portata

stimata da

evaporatore

[kg/h]

Portata

smaltita dal

capillare

[kg/h]

Portata

erogata dal

compressore

[kg/h]

Lunghezza

tubo

condensatore

[m]

Fri

go

rife

ro

1

Simulazione 135,34 1,72 1,75 1,73 17,29

Sperimentale [/] [/] [/] [/] 15,12

Diff. [/] [/] [/] [/] -14,35%

Fri

go

rife

ro

2

Simulazione 148,56 1,77 1,80 1,79 14,33

Sperimentale [/] [/] [/] [/] 16,45

Diff. [/] [/] [/] [/] +12,89%

Fri

go

rife

ro

3

Simulazione 101,98 1,68 1,71 1,65 13,41

Sperimentale [/] [/] [/] [/] 13,6

Diff. [/] [/] [/] [/] +1,40%

Consumo

compressore

[W]

COP

[W/W]

Carica di

refrigerante

[g]

Tcond

[°C]

Tevap [°C]

Temperatura

media cella

frigo

[°C]

Temperatura

media cella

freezer

[°C]

100,8 1,34 41 56 -24 -1 -20

94 [/] 70 56,7 [/] 0 -20,4

+7,23% [/] +41,43% +1,23% [/] [+1°C] [-0,4°C]

104,6 1,42 46 58 -23 1 -19

101 [/] 76 57,5 [/] -2,1 -19,2

+3,56% [/] +39,47% -0,87% [/] [-3,1°C] [-0,2°C]

85 1,20 32 55 -24 2 -21

77 [/] 58 52,7 [/] 0,3 -22,4

+10,39% [/] -44,83% -4,36% [/] [-1,7°C] [-1,4°C]

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93

Conclusioni

Il presente lavoro di tesi è stato sviluppato per ottenere uno strumento di calcolo

in grado di determinare informazioni riguardanti il dimensionamento di

macchine frigorifere domestiche doppia porta con raffreddamento statico, sia dal

punto di vista strutturale che impiantistico.

Lo sviluppo è stato sostanzialmente suddiviso in due macroparti, una prima che

tratta il carico termico da smaltire, concentrando l’attenzione sulla parte

strutturale della macchina, mentre la seconda sposta l’attenzione sull’analisi dei

componenti e sul dimensionamento del circuito frigorifero.

Sono stati proposti dei modelli per l’analisi del carico termico e dei componenti

principali dell’impianto quali: compressore, condensatore, tubo capillare ed

evaporatore, per definirne il funzionamento nelle condizioni d’interesse e farli

interagire tra loro per ottenere, una volta giunti a convergenza, dei risultati

quanto più attendibili possibile.

L’analisi di sensibilità dei risultati si aggira attorno al 10-20% per i componenti

presi però singolarmente, in quanto in letteratura si riescono ad ottenere dati

sperimentali su analisi effettuate solo sui componenti isolati. Per ottenere invece

dei riscontri generali sul comportamento dell’intero sistema si dovrà attendere

necessariamente il resoconto di più prove sperimentali che saranno effettuate nel

laboratorio all’interno dell’azienda coi quali si sarà in grado di migliorare ed

affinare lo strumento di calcolo.

Dei possibili sviluppi futuri atti a migliorare questo elaborato potranno essere

svolti migliorando le correlazioni dei singoli componenti per migliorarne la

sensibilità dei risultati e sicuramente un controllo parametrico di tutte le

grandezze in output nelle macchine prodotte così da individuare eventuali

divergenze con la realtà dovute all’interazione tra tutti i componenti e la

struttura della macchina frigorifera. Alcuni interessanti sviluppi futuri possono

essere introdotti per adattare il programma a differenti modelli di frigoriferi

come i combinati o i side by side con eventualmente un sistema di

raffreddamento no-frost. Infine si potrebbe considerare un funzionamento

ciclico della macchina frigorifera introducendo correlazioni variabili nel tempo.

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Nomenclatura Per ogni grandezza è stata adottata l’unità di misura del Sistema Internazionale

Lettere latine

Simbolo Descrizione Definiti a pag.

A Area superficiale 31

a Altezza evaporatore 54

b Larghezza evaporatore 54

c Margine superiore e inferiore evaporatore 54

Cp Calore specifico 43

dS Variazione infinitesima di entropia 13

dQ Potenza termica infinitesima 13

d Diametro del tubo in esame 39

e Margine laterale evaporatore 54

Ebi Potere emissivo di un corpo nero 31

f Fattore d’attrito di Darcy 39

Fij Fattore di vista tridimensionale 31

Ffl Parametro caratteristico del fluido

nell’equazione di Kandlikar 58

g Accelerazione gravitazionale 26

G Flusso massico 39

h Coefficiente di scambio termico convettivo 27

I(P,h) Integrale dell’equazione 46

J Radiosità 31

k Conduttività termica 27

L Lunghezza caratteristica 26

Massa di refrigerante 48

Portata massica 39

m Parametro caratteristico dell’aletta 73

P Pressione 39

pw Passo fili 71

pt Passo tubi 71

Perimetro 73

Flusso termico areico 39

Potenza termica per unità di lunghezza 55

R Resistenza termica 28

s Spessori 32

T Temperatura 13

U Coefficiente globale di scambio termico 43

Volume specifico 39

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Wel Potenza elettrica 13

Titolo termodinamico 40

z Coordinata longitudinale in direzione del flusso 39

Lettere greche

Simbolo Descrizione Definiti a pag.

Diffusività termica 26

Frazione di vuoto 48

Coefficiente di dilatazione termica 26

ε Emissività 31

εf Efficienza di scambio termico 43

εr Rugosità 40

w Efficienza dell’aletta 73

μ Viscosità dinamica 41

Viscosità cinematica 26

Densità 48

Costante di Stefan Boltzmann 32

Sforzo tangenziale 39

Φ2 Moltiplicatore 40

Pedici

Simbolo Descrizione

amb Ambiente

CBD Ebollizione convettiva dominante

ct Tubo capillare (capillary tube)

dis Scarico compressore (discharge)

ele Elementino

en Entrata (parte iniziale)

est Esterno

hx Regione di scambio termico (heat exchanger)

i Componente i-esimo

in Ingresso

int Interno

j Componente j-esimo

l Fase liquida

lo In condizioni di solo liquido (liquid overall)

NBD Ebollizione nucleata dominante

out Uscita

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rad Radiativa

ref Refrigerante

sat Saturazione

sl Linea di aspirazione (suction line)

sp Singola fase (single phase)

suc Aspirazione compressore (suction)

sub Sottoraffreddata (subcooled)

sup Surriscaldato (superheated)

t Tubo entro il quale scorre il fluido di lavoro

tot Totale

tp Bifase (two phase)

v Fase vapore

w Fili del condensatore (wires)

Numeri adimensionali

Simbolo Descrizione Definiti a pag.

Bo Numero di ebollizione 58

Co Numero di convezione 58

jg* Velocità di massa adimensionale 79

NTU Numero di unità di scambio termico 43

Nu Numero di Nusselt 26

Pr Numero di Prandtl 26

Ra Numero di Rayleigh 26

Re Numero di Reynolds 78

Xtt Parametro di Lockhart-Martinelli 79

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