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Giovanni Lenci - portfolio 2009 -2015 Via de’ Carracci 29, 40129 Bologna [email protected] +39 3393921367

Portfolio2015 Giovanni Lenci

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Giovanni Lenci -

portfolio2009 -2015

Via de’ Carracci 29, 40129 [email protected]+39 3393921367

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indice

cv

Teatri di guerra trame di sguardiprogettazione architettonica e urbana

A sacred space for S. Giorgio in Alga workshop

Palazzo Minotto a Venezialaboratorio integrato conservazione 1

AT-TESA 113laboratorio integrato conservazione 2

Ex panificio a santa marta, Veronalaboratorio integrato conservazione 3

Experience of elementsEIP fortified places workshop

TokyoVenice WaterCityAIAC 2013 competition

Il paesaggio culturale di Cortina d’Ampezzo (Bl)tesi di laurea

artwork e graphic design

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formazione

07/2015 -11/2015Master Energy Management & Habitat RestylingSida Group

09/2010 - 03/2014Corso di laurea magistrale in Architettura, indirizzo ConservazioneUniversità IUAV di Venezia110/110

03 - 09/2013Concorso internazionale “Atelier International de l’ar-chitecture construite”project: “TokyoVenice WaterCity”

11-15/04/2013International workshop for built architecture @TokyoKeio University

10-21/09/2012Internationale Sommerakademie Venedig 2012, Uni-versità IUAV di Venezia, TU Hamburg/HCU Hamburg, TU Dortmund, Hochschule Ostwestfalen Lippe (Detmold), Politecnico Torino

13-27/05/2012EIP “Fortified Places”, Università IUAV di Venezia, Ecole nationale supérieure d’architecture Paris-Malaquais , ETSA Universidad De Sevilla

10/2005 - 09 2010Corso di laurea triennale in Scienze dell’ArchitetturaUniversità IUAV di Venezia106/110

09/2000 - 07/2005Diploma di maturità classicaLiceo Ginnasio Giulio Perticari, Senigallia89/100

Giovanni Lenci

nat. 01/10/1986 a Senigallia (AN)ind. Via de Carracci 29, Bolognatel. +39 3393921367mail. [email protected] web. issuu.com/giovanni-lenci

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pubblicazioni

Lazzaretti europei: da luoghi di sanità a reti di rap-porti internazionali, atti del convegno, Venezia 2015

World Students Rethink Nihonbashi AIAC Internatio-nal Architecture Design Studio 2013 Keio University, Tokyo 2014

Architettura e paesaggio delle Dolomiti d’Ampezzo, Catalogo della mostra, Cortina d’Ampezzo 2013

Fortified Places in the Venetian Lagoon, a cura di M. Marzo, Festival Architettura Edizioni, 2012

Palazzo Minotto a Venezia, proposte per un restauro, 2011, Ed. Stilus

WS 2009, a cura di E. Giani, 2009, ed. Marsilio

software

PhotoshopIllustratorIndesignAutoCAD3D Studio MaxArcGISRDFOffice Suite

lingue

italiano /madrelinguainglese B2francese A1

esperienza lavorativa

da 06/2013Associazione Archeoclub Venezia, Isola del Lazzaretto Nuovosocio volontario

da 05/2010 a 07/2010arch. L. V. Cioffi/MA.FRA. gestioni, Cantiere Ex Banco di Napoli, Bacino Orseolo, VeneziaCollaborazione in qualità di assistente alla Direzione Lavori

da 05/2009 a 07/2009Zuanier associati s.r.l., San Polo 2605, 30125 Venezia Cantiere Seminario patriarcale di Venezia, Collaborazione in qualità di assistente alla Direzione Lavori

da 02/2008 a 12/2009Studio tecnico Geom. G. Fiorese, Via S. Gallo, 174/a 30125 Venezia (Ve)Collaborazione in qualità di disegnatore

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teatri di guerra trame di sguardiprogettazione architettonica e urbanaaa.2008/2009prof. Alberto Ferlenga

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A sacred space - San Giorgio in Algaaa.2008/2009prof. Markku Kommonen

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Palazzo Minotto

Università IUAV di Venezia > ClamARCH >Con-servazione > aa 2010/11 >Laboratorio Integrato di Conservazione -1/A

Giorgio Galeazzo> tecnologia del recupero edilizio; Attilio Santi> Composizione Architettonica; France-sco Guerra> Rilievo e Rappresentazione; Francesco Trovò > Restauro

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legenda

1 reception 2 biblioteca 3 bar 4 guardaroba 5 area espositiva 6 receprion foresteria 7 bo-okshop 8 servizi 9 collegamen-to verticale di progetto ordine avvocati 10 sala conferenze 11 sala riunioni 12 segreteria 13 archivio 14 uffi-cio 15 area relax 16 servizi 17 ufficio presidente 18 foresteria 19 studioloordine notai 20 uffici 21 ufficio presidente 22 sala riunioni 23 servizi 24 relax

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at-tesa 113 Restauro e Riuso Tesa n.113

Università IUAV di Venezia > ClamARCH >Conserva-zione > aa 2010/11 >Laboratorio Integrato di Con-servazione - 2/A

Giuseppina Scavuzzo> Architettura degli Interni; Mario PIana> Restauro; Anna Saetta> Progettazione strutturale dell’edilizia storica; Piercarlo Romagnoni > Impianti tecnici nell’edilizia storica

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concept

1/Il progetto intende sovrapporsi ai diversi ordini e ritmi dell’esistente allineandosi però coi suoi caratteri princi-pali: serialità, assialità, semplicità di linguaggio. Il per-corso espositivo privilegia la vista tangenziale e ravvi-cinata dei paramenti murari, in accordo con l’intenzione di sviluppare il tema del testo e della scrittura/tessitura2/definizioni di due figure indipendenti al centro della tesa, una maggiore e una minore, messe in relazione da un corpo scala. La rotazione del corpo minore è funzio-nale al suo carattere di eccezionalità, essendo destinata agli artigiani ospiti

3/l’accesso: il muro dell’elemento minore indirizza il percorso espositivo, la visibilità è parziale e localizzata su pochi elementi.4/i percorsi sono lineari, ora vincolati ora liberi, percor-rono il perimetro della tesa fino a guadagnare la quota del soppalco dal quale si stabilisce una relazione visiva complessiva dello spazio.5/l’illuminazione è naturale e diffusa. All’interno degli atelier arriva filtrata attraverso una lamiera forata a causa dalla necessità di servirsi di luce elettrica.

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Ex Panificio a Santa Marta, Verona

Università IUAV di Venezia > ClamARCH >Conser-vazione > aa 2011/12 > laboratorio integrato con-servazione 3

prof. Massimo Carmassi

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Experience of elements

EIP fortified places - Ruolo dei luoghi fortificati della laguna di Venezia nella costruzione di paesaggi urbani e naturali.

Università Iuav di Venezia, Ecole Nationale Supérieure d’Architecture Paris Malaquais, Escuel tecnica superior de Arquitectura Sevilla

prof. Alberto Ferlenga, Maria Salerno, Antonio Tejedor Cabrera, a cura di Mauro Marzo

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Il Forte di Mazzorbetto è oggi un elemento estraneo al contesto naturale dell’isola. Le sue forme geometriche, schematiche e chiare si sommano ai segni (anch’essi geometrici) delle preesistenze (sempre militari) e generano all’interno dell’isola un ordine geometrico netto, in contrasto con lo spazio fluido e naturale del terrapieno e della laguna. L’isola, che pure dall’esterno ha carattere di segretezza e impenetrabilità, ha una chiara vocazione ricettiva, confermata dall’uso corrente, che però oggi è limitato al solo corpo del Forte e che deve confrontarsi con l’esiguità di spazio a disposizione

Mazzorbetto’s Fort is a foreign element in the island’s natural enviroment. Its geometrical, schematic and clear shapes get along with the signs (being themselves geometrical as well) left by history (by the army, after all). Together, they generate a straight geometrical order on the island, in clear contrast with the fluid natural space represented by the embankment and the surrounding lagoon. The island, seen from the outside as an impenetrable, secret unit, is instead open to various uses. This can be noticed also in today’s lagoon exploitation patterns, which are however limited just to Mazzorbeto’s Fort building and are continuously forced to deal with the scarcity of the available space.

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Il progetto intende sviluppare una programmazione che da un lato implementi la capacità ricettiva dell’isola, dall’altro la riconnetta con il sistema lagunare e le sue relazioni. Si è scelto di delocalizzare le funzioni che erano concentrate all’interno del forte, nel terrapieno che cinge l’isola, scavando al suo interno ambienti sotterranei e comuni, in cemento poroso, recuperando dove possibile i resti delle fortificazioni napoleoniche: una cucina, una mensa, un ricovero per piccole imbarcazioni, un piccolo spazio sacro e un osservatorio ornitologico. Questo modo di procedere ricavando spazi per sottrazione di materiale anziché per aggiunta, richiama i modi dell’edificazione militare, pertanto i nuovi spazi sono assimilabili a quelli del forte. Questi ambienti comunicano con l’ambiente naturale esterno attraverso tagli, feritoie, passaggi.

The project has been developed in order to improve the receptive capacity of the island and to make it part of the whole lagoon’s relations network. Our choice was to relocate the activities that were based inside the fort on the embankment surrounding the island: shared subterranean areas will be dug and built in permeable cement, reusing when possible the remains of the old Napoleonic fortifications, such as a kitchen, a dining hall, a shelter for small boats, a tiny sacred area and a bird observatory. This methodology, which will build new areas through digging instead of adding new material, is similar to the one used by military constructions. By doing so, the new spaces will not be different from the ones already existing in the fort. These spaces are linked to the natural environment through cuts in the walls, loopholes and passages.

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A questo layer sotterraneo e segreto si contrappone il trattamento dello spazio interno dell’isola e della sommità del terrapieno, che è stato pensato come uno spazio fluido e flessibile, costituito da una griglia di pali di alluminio, destinato a ospitare strutture abitative temporanee disposte secondo l’ordine geometrico generato dal forte. Sul terrapieno è stato allestito un semplice percorso in doghe lignee e terra di riuso, che include il camminamento sulla sommità del forte, intervallato da sedute e tre punti di sosta e osservazione, in corrispondenza dei sottostanti ambienti sotterranei.

n opposition to such a hidden, underground layer, the space on the island and on the top of the embankment has been conceived as a fluid and flexible space. It consists of a grid of alluminium stakes, capable to host temporary facilities that will be set out in harmony with the geometrical order established by the Fort. On the embankment, a simple path builth with wodden staves and earth has been set up. The path includes the walkways on the fort’s top, spaced out by seatings and three viewpoints corresponding to the underlying underground areas.

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27TokyoVenice WaterCityAIAC l’Atelier International de L’Architecture Construite 2013

competition “World student rethink Nihonbashi”

Università Iuav di Venezia, Keio University, Ecole Nationale Superieure D’Architecture de Paris La Vilette

Prof. Benno Albrecht, Prof. Sara Marini

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La tesi si propone di indagare l’evoluzione del paesaggio culturale ampezzano e di precisarne e aggiornarne la descrizione al fine di contribuire al Piano paesaggistico, strumento prescritto dal Codice dei beni culturali e del paesaggio. Questo orientamento muove dal corso di Restauro urbano 2012/2013 che, con il contributo di tutti gli studenti e in coordinamento con l’Amministrazione comuna- le, ha elaborato il rilievo generale del patrimonio edilizio di Cortina d’Ampezzo utilizzando lo strumento GIS (Geographic Information System) e precisato le caratteristiche dell’edificio, dell’intorno urbano, dell’edificio rispetto al lotto e la presenza di permanenze paesaggistiche storiche. La stessa Amministrazione ha promosso una mostra presso il Municipio di Cortina d’Ampezzo che ha esposto il lavoro svolto dal corso, distillato dai laureandi

in dieci tavole tematiche curate dalla docenza con i suoi collaboratori. Le tavole sono state presentate anche all’Expo Dolomiti 2013 .

Il paesaggio culturale è esito di continue trasformazioni e la sua manutenzione è volta a preservare la matrice che l’ha generato. Non è possibile parlare di restauro del pae- saggio nel senso materico del termine, ma “nel riconoscimento del valore del fatto pa- esistico”(2) dal quale ”scaturisce un’esigenza di conservazione, intesa non come mera conservazione di uno status quo, d’altronde irrecuperabile, ma come valorizzazione di una forma di territorio (o paesaggio) che attraverso il farsi della storia ne è diventata la sostanza, l’essenza stessa.”(3)

(1) Codice dei beni cul- turali e del paesaggio (Decreto Legislativo 22 Gennaio 2004, n. 42), G.U. 24.02.2004(2) GIANIGHIAN G, Case e Colture a Castelcuc- co (Asolo), 1713-1841, in <<Parametro>> 90 (1980)(3) Ibidem (4) TURRI E., 1974, Antropologia del pae- saggio, Edizioni di co- munità, Milano.

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Lo studio si concentra sul paesaggio culturale di Cortina d’Ampezzo inteso come prodotto dalla dialettica tra dinamiche naturali e storico/sociali che si sedimentano nel paesaggio e si propone di individuare le matrici antiche leggibili nel paesaggio contemporaneo, che contiene in sè la storia(4) al fine di produrre dei contributi utili alla sua tutela e alla sua valorizzazione. Le caratteristiche del territorio vengono indagate dal punto di vista geomorfologico- ambientale così come da quello della normativa vigente e della storia della tutela, precisando ambiti e competenze. L’area oggetto di studio è circoscritta all’ambito di sviluppo delle viles che configurano il paesaggio culturale di Cortina d’Ampezzo, fino all’Ottocento era esito di un’economia basata sulla policoltura di sussistenza. Tale assetto

ha regolato il disegno del fondovalle: i campi e gli orti si distribuivano attorno alle viles, mentre la gran parte del territorio era proprietà collettiva amministrata dalle Regole, associazioni di famiglie comproprietarie che, almeno dall’età medievale, regolano lo sfruttamento delle risorse. Dalla metà del XIX secolo il paesaggio si trasformò semplificandosi e le attività economiche si rivolsero all’allevamento e allo sfruttamento del bosco, abbandonando gli zappativi di versante in favore di superfici continue di prati a foraggio. Fino ai primi anni del Novecento non c’era in Ampezzo la cesura funzionale tra fabbricati e intorno, che oggi distingue edificato e verde.La casa ampezzana e i terreni circostanti, sia pubblici che privati, lavoravano insieme in modo integrato, e vicendevolmente si condizionavano con il comune scopo

(4) TURRI E., 1974, Antropologia del pae- saggio, Edizioni di co- munità, Milano.

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di garantire la sussistenza. L’avvento del turismo come economia dominante dalla seconda metà del XX secolo, comportò da un lato l’antropizzazione del paesaggio per effetto dell’espansione edilizia e infrastrutturale, dall’altro la rinaturalizzazione dovuta all’abbandono dei versanti come risorsa produttiva e l’avanzata del bosco. La ricostruzione dell’uso del suolo al 1845 è stata possibile grazie allo studio e alla rielaborazione dei dati relativi al Catasto Tavolare austriaco del 1845 redatti dagli architetti M. Apollonio e F. Luchetti e messi a disposizione per il corso di Restauro urbano(6). Ad ogni particella corrisponde una “qualità” e il mosaico di queste particelle dà luogo alla mappa dell’ uso del suolo al 1845. Questa ricostruzione è stata sovrapposta alla mappa dell’uso del suolo 2013 redatta a partire da

Carta Tecnica Regionale, dati Corine Land Cover e foto aeree. Dal confronto che ne deriva vengono illustrate le trasformazioni del paesaggio in modo grafico e quantitativo, mostrando permanenze e variazioni dell’uso del suolo. Per la redazione di queste tavole è stato utilizzato lo strumento GIS, la cui base informativa aggiornata costituisce uno degli esiti della tesi. Il 96% degli edifici presenti nel catasto del 1845 è ancora esistente con un grado di conservazione generalmente buono (74,4%) e il contesto in cui questi episodi si svol- gono è spesso coerente a quello originario: a Cortina infatti l’assetto annucleato delle viles è ancora apprezzabile e il pericolo della diffusa saldatura urbanistica è stato finora generalmente scongiurato grazie a un susseguirsi di interventi normativi a partire dal D.M. del 10 giugno 1952 che dichiarava il “notevole interesse pubblico

(6) APOLLONIO M. e LUCHETTI L., A.A. 2002-2003 , Paesag- gio e conservazione a Cortina d’Ampezzo, relatore: G. GIANI- GHIAN Tesi di laurea- Università IUAV di Venezia.

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dell’intero territorio del comune di Cortina d’Ampezzo”. La permanenza dei nuclei delle viles è un aspetto notevole considerando il radicale cambiamento delle attività economiche che avevano prodotto quel tipo di organizzazione territoriale: gli episodi di permanenza dell’uso del suolo relativamente a prati da sfalcio e pascoli sono, infatti, meno diffusi e sono da considerarsi in modo relativo, in quanto la riduzione delle attività agricole e zootecniche ha determinato anche una semplificazione in termini di biodiversità. Fanno eccezione i nuclei dei boschi antichi, pressoché integri e che presentano un incremento del 15,2 % della superficie, dato emergente nelle variazioni e coerente alla tendenza nazionale (7).L’approfondimento in scala 1:5000 delle viles di Col e

Mortisa copre un ambito paesaggistico che riteniamo significativo perchè va dal torrente Boite alle cime, comprendendo gli elementi identitari del paesaggio culturale ampezzano e permette di dettagliarneelementi identitari del paesaggio culturale ampezzano e permette di dettagliarne la conoscenza, ponendo le basi per rilevare criticità e formulare ipotesi relative alle linee guida per il Piano paesaggistico. Il lavoro relativo alla rappresentazione si è concluso processando i disegni con in modo da renderli compatibili con la piattaforma Google Earth che permettono di visualizzare il paesaggio antico, latente nel paesaggio attuale, in modo tridimensionale e dinamico di grande efficacia per la divulgazione, rispondendo agli obiettivi di diffusione e fruizione raccomandati dal Codice dei beni culturali e del paesaggio.

(7) Dal 1990 al 2000 l’aumento delle zone boscate ha supera- to il 25% rispetto al territorio nazionale ed è assimilabile a quello delle superfici artificiali secondo dati ISTAT.CONTI G., FAGARAZZI L., 2005, Avanzamento del bosco in ecosistemi montani: sogno degli ambientalisti o incubo per la società? Cause, aspetti ed impatti di una delle princi- pali trasformazioni ambientali, territoriali e paesistiche del XX secolo in Italia, IN <<PLANUM: The European on line- journal of planning>> Vol. XI

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Workshop ARA 2013, Isola del Lazzaretto Nuovo, Ekos Club

Workshop ARA 2014, Isola del Lazzaretto Nuovo, Ekos Club

Lazzaretti europei, da luoghi di sanità a rete di rapporti internazionale, atti del convegno 2015