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Preghiera di ROBERTO LAURITA
Incapaci di immaginare
una vita oltre la morte,
i sadducei si raffigurano l'eternità con
i parametri di quaggiù,
quasi si trattasse di un paese in cui
cambia lo scenario,
ma le regole rimangono le stesse.
Chiusi ostinatamente alla risurrezione
perché tutti presi
dai loro calcoli politici
e dai loro interessi economici,
non ce la fanno proprio a raffigurarsi
un cielo nuovo ed una terra nuova.
Tentazione antica la loro, Gesù, con-
trabbandata per voglia
di stare con i piedi per terra, spacciata
per senso pratico
e presentata come solido ancoraggio
a questa esistenza terrena. Se ragio-
niamo come loro,
la storiella che ti raccontano
ha un'indubbia forza umoristica. Ma
anche un tallone d'Achille: è l'oriz-
zonte ristretto
in cui continuano a muoversi e a pen-
sare.
Quasi che questo mondo
dovesse durare per sempre,
immutato nel suo funzionamento. Quasi
che fosse la morte
a dire l'ultima parola sulla storia. Quasi
che la vita eterna
fosse una favola per bambini.
DAVANTI A TE, PADRE, ANCHE I MORTI VIVONO NEL Nuovo Testamento la fede nella risurrezione dei morti è fondata sulla
risurrezione di Gesù. Il brano di Luca (Vangelo) è l’uni-co testo in cui la risurrezione, anziché sulla Pasqua di Gesù, si fonda su altro: la fedeltà di Dio alla nostra vi-
ta. Emerge così quale sia stata la consapevolezza inte-riore con cui Gesù stesso ha affrontato la morte, certo che il Padre non lo avrebbe abbandonato alla corruzio-
ne del sepolcro. Se la morte ci può strappare a una persona cara, non può strapparci dalle mani di Dio, che
è fedele e ha legato per sempre il suo nome al nostro. Egli è il Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe, di cia-scuno di noi. Siamo suoi figli e l’appartenenza alla fe-
deltà del suo amore è più forte di ogni separazione, inclusa la morte. Per questo motivo, afferma Gesù, se siamo figli di Dio siamo anche figli della risurrezione, perché apparteniamo al Dio fedele, al Dio della
vita. Con questa fede si possono vivere nella speranza situazioni di crisi, di prova, persino di persecuzione (I Lettura), perché – ricorda san Paolo nella II Lettura – «il Signore è fedele… egli vi custodirà dal Maligno» e da ogni altra
forma di male.
Fr Luca Fallica, Comunità SS.ma Trinità a Dumenza
PARROCCHIE di S. Maria delle Croci e San Cristoforo 075-694776 - 335-6188863
www.diocesi.perugia.it/parrocchie/montelaguardia/ Lunedì 11 novembre ore 17.15 S.Rosario S. Martino di Tours ore 17.30 S.Messa alla Chiesa Lett.: Sap 1,1-7; Sal 138; Lc 17,1-6 Parrocchiale a Montelaguardia —————————————————————————– Martedì 12 novembre ore 17.15 S.Rosario S. Giosafat ore 17.30 S.Messa alla Chiesa
Lett.: Sap 2,23 - 3,9; Sal 33; Lc 17,7-10 Parrocchiale a Montelaguardia ————————————————————–———————————– Mercoledì 13 novembre ore 17.15 S.Rosario ore 17.30 S.Messa alla Chiesa
Lett.: Sap 6,1-11; Sal 81; Lc 17,11-19 Parrocchiale a Montelaguardia ————————————————————————————-— Giovedì 14 novembre ore 17.15 S.Rosario ore 17.30 S.Messa alla Chiesa
Lett.: Sap 7,22 - 8,1; Sal 118; Lc 17,20-25 Parrocchiale a Montelaguardia ——————————-————————————————————- Venerdì 15 novembre S. Alberto Magno ore 17.15 Santo Rosario Lett.: Sap 13,1-9; Sal 18; Lc 17,26-37 ore 17.30 S.Messa alla Chiesa Parrocchiale a Montelaguardia
———————————————————–———————————-
Sabato 16 novembre ore 16.45 S. Rosario S. Margherita di Scozia ore 17 S.Messa alla Chiesa
Lett.: Sap 18,14-16; 19,6-9; Sal 104; Lc 18,1-8 Parrocchiale a Montelaguardia ———————————————————————————————-
Domenica 17 novembre ore 8.30 Santa Messa
XXXIII DOMENICA TEMPO ORDINARIO (C) ore 10 S. Messa a Cordigliano
Lett.: Ml 3,19-20a; Sal 97 ; ore 11.15 S. Messa alla Chiesa 2Ts 3,7-12; Lc 21,5-19 Parrocchiale a Montelaguardia ———————————–—————————–———————————-— Il pomeriggio della domenica preghiera alle ore 16 con l’Adorazione Eucaristica, poi
alle ore 17 il S. Rosario, i Vespri e la Benedizione Il Sabato ore 15 catechismo per i ragazzi - Mercoledì 13 ore 21 Rosario uniti al Messaggio Mariano di Fatima
In vita e in morte siamo confermati nella speranza della gloria
Sal.: IV
Il Papa: tutti siamo invitati a festa dal Signore,
non accontentiamoci di stare sull'elenco 2013-11-05 Radio Vaticana
L’essenza cristiana è un invito a festa. E’
quanto affermato da Papa Francesco alla Messa
di stamani alla Casa Santa Marta. Il Papa ha
ribadito che la Chiesa “non è solo per le perso-
ne buone”, l’invito a farne parte riguarda tutti.
Ed ha aggiunto che, alla festa del Signore, si
“partecipa totalmente” e con tutti, non si può
fare una selezione. I cristiani, ha dunque avver-
tito, non si accontentino di “essere nella lista degli invitati” altrimenti è come
“rimanere fuori” dalla festa. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Le letture del giorno, ha detto il Papa iniziando la sua omelia, “ci mostrano la
carta d’identità del cristiano”. Ed ha subito sottolineato che “prima di tutto
l’essenza cristiana è un invito: soltanto diventiamo cristiani se siamo invitati”.
Si tratta, ha soggiunto, di “un invito gratuito”, a partecipare, “che viene da
Dio”. Per entrare a questa festa, ha poi avvertito, “non si può pagare: o sei
invitato o non puoi entrare”. Se “nella nostra coscienza”, ha ripreso, “non ab-
biamo questa certezza di essere invitati” allora “non abbiamo capito cosa è un
cristiano”:
“Un cristiano è uno che è invitato. Invitato a che? A un negozio? Invitato a
fare una passeggiata? Il Signore vuol dirci qualcosa di più: ‘Tu sei invitato a
festa!’. Il cristiano è quello che è invitato a una festa, alla gioia, alla gioia di
essere salvato, alla gioia di essere redento, alla gioia di partecipare la vita con
Gesù. Questa è una gioia! Tu sei invitato a festa! Si capisce, una festa è un
raduno di persone che parlano, ridono, festeggiano, sono felici. E' un raduno
di persone. Io fra le persone normali, mentalmente normali, mai ho visto uno
che faccia festa da solo, no? Ma sarebbe un po’ noioso quello! Aprire la botti-
glia del vino… Questa non è una festa, è un’altra cosa. Si fa festa con gli altri,
si fa festa in famiglia, si fa festa con gli amici, si fa festa con le persone che
sono state invitate, come io sono stato invitato. Per essere cristiano ci vuole
una appartenenza e si appartiene a questo Corpo, a questa gente che è stata
invitata a festa: questa è l’appartenenza cristiana”.
Richiamando la Lettera ai Romani, il Papa ha dunque affermato che questa
festa è una “festa di unità”. Ed ha evidenziato che tutti sono invitati, “buoni e
cattivi”. E i primi ad essere chiamati sono gli emarginati:
“La Chiesa non è la Chiesa solo per le persone buone. Vogliamo dire chi ap-
partiene alla Chiesa, a questa festa? I peccatori, tutti noi peccatori siamo stati
invitati. E qui cosa si fa? Si fa una comunità, che ha doni diversi: uno ha il
dono della profezia, l’altro il ministero, qui è un insegnante… Qui è sorta.
Tutti hanno una qualità, una virtù. Ma la festa si fa portando questo che ho in
comune con tutti… Alla festa si partecipa, si partecipa totalmente. Non si può
capire l’esistenza cristiana senza questa partecipazione. E’ una partecipazione
di tutti noi. ‘Io vado alla festa, ma mi fermo soltanto al primo salottino, per-
ché devo stare soltanto con tre o quattro che io conosco e gli altri…’. Questo
non si può fare nella Chiesa! O tu entri con tutti o tu rimani fuori! Tu non
puoi fare una selezione: la Chiesa è per tutti, incominciando per questi che ho
detto, i più emarginati. E’ la Chiesa di tutti!”
E’ la “Chiesa degli invitati”, ha aggiunto: “Essere invitati, essere partecipi in
una comunità con tutti”. Ma, ha osservato, nella parabola narrata da Gesù
leggiamo che gli invitati, uno dopo l’altro, cominciano a trovare scuse per
non andare alla festa: “Non accettano l’invito! Dicono di sì, ma fanno di no”.
Costoro, è stata la sua riflessione, “sono i cristiani che soltanto si contentano
di essere nella lista degli inviti: cristiani elencati”. Ma, ha ammonito, questo
“non è sufficiente” perché se non si entra nella festa non si è cristiani. “Tu –
ha detto – sarai nell’elenco, ma questo non serve per la tua salvezza! Questa è
la Chiesa: entrare in Chiesa è una grazia; entrare in Chiesa è un invito”. E
questo diritto, ha aggiunto, “non si può comprare”. “Entrare in Chiesa - ha
ribadito - è fare comunità, comunità della Chiesa; entrare nella Chiesa è par-
tecipare a tutto quello che noi abbiamo delle virtù, delle qualità che il Signore
ci ha dato, nel servizio l’uno per l’altro”. E ancora: “Entrare nella Chiesa si-
gnifica essere disponibile a quello che il Signore Gesù ci chiede”. In definiti-
va, ha constatato, “entrare nella Chiesa è entrare in questo Popolo di Dio, che
cammina verso l’eternità”. “Nessuno – ha ammonito - è protagonista nella
Chiesa: ma ne abbiamo Uno” che ha fatto tutto. Dio “è il protagonista!” Tutti
noi, ha poi affermato, siamo “dietro di Lui e chi non è dietro di Lui, è uno
che si scusa” e non va alla festa:
“Il Signore è molto generoso. Il Signore apre tutte le porte. Anche il Signore
capisce quello che gli dice: ‘No, Signore, non voglio andare da te!’. Capisce
e lo aspetta, perché è misericordioso. Ma al Signore non piace quell’uomo
che dice di 'sì' e fa di 'no'; che fa finta di ringraziarlo per tante cose belle, ma
nella verità va per la sua strada; che ha delle buone maniere, ma fa la propria
volontà e non quella del Signore: quelli che sempre si scusano, quelli che non
sanno la gioia, che non sperimentano la gioia dell’appartenenza. Chiediamo
al Signore questa grazia: di capire bene quanto bello è essere invitati alla fe-
sta, quando bello è essere con tutti e condividere con tutti le proprie qualità,
quando bello è stare con Lui e che brutto è giocare fra il 'sì' e il 'no', dire di 'sì'
ma accontentarmi soltanto di essere elencato nella lista dei cristiani”.