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PREVENZIONE ANTINCENDI BOSCHIVI IN ZONA DI INTERFACCIA URBANO FORESTA Giovanni Bovio, Andrea Camia, Raffaella Marzano, Davide Pignocchino DIPARTIMENTO AGROSELVITER - UNIVERSITÀ DI TORINO REGIONE PIEMONTE Aprile 2001

PREVENZIONE ANTINCENDI BOSCHIVI IN ZONA DI ......rischio di incendio in interfaccia con particolare riferimento agli aspetti stazionali e forestali che costituiscono l’oggetto principale

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PREVENZIONE ANTINCENDI BOSCHIVI IN

ZONA DI INTERFACCIA URBANO FORESTA

Giovanni Bovio, Andrea Camia, Raffaella Marzano, Davide Pignocchino

DIPARTIMENTO AGROSELVITER - UNIVERSITÀ DI TORINO

REGIONE PIEMONTE

Aprile 2001

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INDICE

1 INCENDI BOSCHIVI E INTERFACCIA URBANO-FORESTA ...............................................4

1.1 DEFINIZIONE ...................................................................................................................................4

2 OBIETTIVI .......................................................................................................................................8

3 RISCHIO DI INCENDIO IN ZONA DI INTERFACCIA: FATTORI INFLUENTI E

MISURE PREVENTIVE...........................................................................................................................9

3.1 TOPOGRAFIA ..............................................................................................................................9

3.1.1 Localizzazione delle strutture ...............................................................................................9

3.1.2 Accesso alle strutture..........................................................................................................10

3.2 VEGETAZIONE..........................................................................................................................12

3.2.1 Spazio Difensivo .................................................................................................................13

3.2.1.1 Definizione ................................................................................................................................... 13

3.2.1.2 Gestione........................................................................................................................................ 15

3.3 CARATTERISTICHE DEGLI INSEDIAMENTI CIVILI ..........................................................18

4 L’INTERFACCIA URBANO FORESTA IN PIEMONTE ........................................................19

4.1 METODOLOGIA ........................................................................................................................19

4.2 RISULTATI.................................................................................................................................27

5 INDAGINI DI DETTAGLIO.........................................................................................................35

5.1 OBIETTIVI..................................................................................................................................35

5.2 AREE DI STUDIO .....................................................................................................................36

5.3 METODOLOGIA ........................................................................................................................37

5.4 CARATTERIZZAZIONE TIPOLOGICA DELL’AMBIENTE DI INTERFACCIA .................39

5.4.1 Caratteristiche generali delle zone rilevate........................................................................39

5.4.2 Principali caratteristiche dell’intorno degli insediamenti civili.........................................44

5.4.3 Lo spazio difensivo .............................................................................................................46

5.4.4 Transects.............................................................................................................................47

5.5 RISULTATI.................................................................................................................................59

5.5.1 Indice di pericolosita’ specifica in area di interfaccia (I.P.S.I.) ........................................59

5.5.2 Priorità di intervento ..........................................................................................................64

6 CONCLUSIONI..............................................................................................................................66

7 BIBLIOGRAFIA ............................................................................................................................67

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8 ALLEGATI .....................................................................................................................................71

Ringraziamenti Si ringrazia il Corpo Forestale dello Stato per aver fornito i dati relativi agli incendi della serie storica esaminata.

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Prevenzione antincendi boschivi in zona di Interfaccia urbano foresta

Giovanni Bovio, Andrea Camia, Raffaella Marzano, Davide Pignocchino

Dipartimento Agroselviter – Università di Torino

1 INCENDI BOSCHIVI E INTERFACCIA URBANO-FORESTA Gli incendi boschivi da sempre costituiscono una minaccia per gli insediamenti umani, tuttavia solo di recente si è cominciato ad affrontare il problema tenendo conto della grande importanza che una corretta gestione selvicolturale può rappresentare in sede di prevenzione. Negli ultimi decenni si è assistito all’incremento degli insediamenti turistici e residenziali in prossimità di aree naturali ed al conseguente incremento del numero di incendi di vegetazione che coinvolgono tali insediamenti. Si è pertanto reso necessario uno studio approfondito del fenomeno, volto soprattutto a definire le linee di gestione da applicare nella zona di interfaccia urbano foresta (dall’inglese wildland/urban interface).

1.1 Definizione

Secondo la definizione della National Wildland/Urban Fire Protection Conference (NW/UFCP) del 1987, con tale termine si intende il luogo geografico dove due sistemi, ovvero l’area naturale e quella urbana, si incontrano e interferiscono reciprocamente. Più recentemente (Perry, 1990), si è proposto l’utilizzo del termine interfaccia ogni qualvolta si abbia un contatto tra vegetazione naturale ed infrastrutture combustibili. Il problema degli incendi nell’interfaccia tra bosco ed abitato presenta una duplice valenza. Da un lato, infatti, si concretizza quando causa d’incendio sono le attività svolte negli insediamenti abitativi o in loro prossimità, quindi l’incendio si propaga dalle case al bosco circostante; dall’altro, vanno considerati gli incendi che iniziano in bosco ed interessano successivamente gli insediamenti civili. Saranno proprio questi ultimi il principale oggetto delle presente trattazione.

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L’area di interfaccia può essere differenziata in funzione delle diverse tipologie insediative presenti; è possibile pertanto distinguere l’interfaccia classica (1), in cui le case presentano un ampio fronte di contatto ed una divisione netta rispetto alla vegetazione naturale, e l’interfaccia mista (2), caratterizzata da abitazioni relativamente isolate all’interno di aree boscate.

Fig.1: Interfaccia classica (1) e interfaccia mista (2).

La ricerca bibliografica effettuata ha evidenziato come la letteratura straniera sia relativamente ricca ed ha permesso di acquisire le esperienze di altri Paesi nell’affrontare gli incendi di interfaccia; la letteratura americana, in particolare, si è rivelata particolarmente utile e dettagliata ed ha fornito spunti interessanti. Negli Stati Uniti, infatti, il problema dell’interfaccia urbano-foresta è molto sentito ed acuito dalle particolari tipologie costruttive adottate per le abitazioni residenziali, caratterizzate da struttura portante e rivestimenti interni in legno. La frequenza e l’intensità degli eventi che si sono verificati in tale Paese, coinvolgendo abitazioni, infrastrutture e vite umane, hanno portato, seppure in tempi recenti, ad una maggiore attenzione per il problema ed all’intensificarsi degli studi relativi alla problematica degli incendi in ambito di interfaccia, consentendo di comprendere il ruolo fondamentale di una corretta attività preventiva svolta soprattutto nell’ambito del combustibile vegetale.

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Gli incendi in zona di interfaccia sono stati in questi anni analizzati sostanzialmente da due punti di vista, considerandoli di volta in volta come incendi civili oppure forestali. Questa diversità di approccio mostra ragioni adeguate soprattutto nella realtà americana. L’estensione e le proporzioni del fenomeno degli incendi boschivi hanno infatti favorito lo sviluppo dell’approccio prettamente forestale; d’altro canto, poichè le caratteristiche progettuali dell’ingegneria edile precedentemente sottolineate espongono le abitazioni presenti ad un rischio maggiore in caso di incendio, l’attenzione è stata molto spesso focalizzata sulle strutture. Per questa ragione a partire dalla fine degli anni ‘80 sono stati messi a punto modelli per prevedere l'innesco ed il comportamento del fuoco nelle infrastrutture, quali il SIAM, Structural Ignition Assessment Model (Cohen, 1991). In generale si è comunque notato un certo ritardo nello studio degli aspetti forestali connessi al fenomeno degli incendi di interfaccia, a favore dell’approccio civile. Gli studi effettuati hanno evidenziato che i parametri principali da tenere in considerazione per la difesa delle abitazioni sono la lunghezza di fiamma e la sua permanenza. Parametri quali la velocità di avanzamento del fronte di fiamma e l'intensità di calore emanata hanno maggiore importanza in fase di estinzione e difesa delle persone, mentre per la prevenzione sono meno importanti, pur se strettamente collegati con gli altri parametri del comportamento del fuoco. Infatti per le costruzioni il problema comincia a presentarsi quando l'incendio boschivo giunge in prossimità della strutture, indipendentemente dalla velocità che lo caratterizza. Il presupposto da cui si parte è che l'abitazione sia potenzialmente danneggiabile quando è lambita dalle fiamme, a prescindere dall'intensità che queste assumono. Parallelamente sono stati condotti studi sulla stima della pericolosità di incendio in zona di interfaccia, intesa come risultante dei fattori di insorgenza, propagazione e difficoltà di contenimento degli incendi boschivi, tenendo in maggior considerazione ora l'aspetto civile, ora quello forestale. Mappe del rischio sono state realizzate su larga scala, combinando le capacità di calcolo dei Sistemi Informativi Geografici (GIS), con i modelli di previsione del comportamento del fuoco. La zonizzazione del pericolo/rischio in zona di interfaccia è stata spesso condotta scegliendo un parametro descrittivo del comportamento del fuoco, calcolato grazie a software di simulazione del comportamento del fuoco, quale FARSITE (Finney,1998) ed utilizzando i GIS per realizzare analisi temporali e spaziali dei principali fattori di rischio (Close, Wakimoto, 1994, 1995; Green, Finney, 1995).

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Sono stati redatti manuali specifici e specialistici rivolti ai proprietari di abitazioni situate in zona di interfaccia ed alle squadre impegnate in operazioni di spegnimento in tali zone. A livello europeo il problema dell’interfaccia è caratterizzato da una ridotta frequenza e gravità degli eventi registrati nel recente passato rispetto al caso americano. Tuttavia, a seguito della aumentata domanda di aree verdi e della conseguente crescente urbanizzazione negli spazi rurali, il fenomeno sta iniziando ad assumere proporzioni tali da meritare approfondimenti e studi specifici.

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2 OBIETTIVI Il presente studio si propone di analizzare il problema degli incendi in area di interfaccia urbano foresta in Piemonte, approfondendone in particolar modo gli aspetti forestali. Si intende pertanto definire, localizzare e descrivere le aree di interfaccia urbano foresta del Piemonte, che verranno analizzate soprattutto in funzione delle caratteristiche vegetazionali, in modo da dimensionare il problema e caratterizzarne la distribuzione spaziale e l’entità, evidenziando le zone più colpite. Si vuole altresì fornire uno strumento di pianificazione generale, che consenta di valutare la pericolosità specifica in interfaccia. Si intende inoltre individuare un criterio utile alla definizione delle priorità di intervento, fornendo nel contempo indicazioni di prevenzione antincendio boschivo e di gestione del combustibile.

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3 RISCHIO DI INCENDIO IN ZONA DI INTERFACCIA: FATTORI INFLUENTI E MISURE PREVENTIVE

Con il termine rischio in protezione civile si intende indicare il prodotto della frequenza per la magnitudo dell’evento (Lovati, 1994) mentre nella protezione dagli incendi boschivi si intende per rischio di incendio l’insieme delle cause determinanti e predisponenti gli incendi (Bovio, 1993). Nel presente capitolo verranno descritti i fattori che maggiormente influiscono sul rischio di incendio in interfaccia con particolare riferimento agli aspetti stazionali e forestali che costituiscono l’oggetto principale dello studio, e facendo brevi cenni ai caratteri degli insediamenti civili..

3.1 TOPOGRAFIA

La morfologia del territorio influenza notevolmente il comportamento del fronte di fiamma, pertanto la locazione delle infrastrutture sul territorio è sicuramente uno degli elementi critici da considerare, soprattutto se si opera in ambiente montano. Contemporaneamente l’accidentalità del terreno e le caratteristiche della viabilità possono influire notevolmente sulle operazioni di estinzione ed evacuazione.

3.1.1 Localizzazione delle strutture

La pendenza è un elemento che influenza in maniera determinante il comportamento del fuoco. Poiché la colonna di convezione tende alla verticalità, potrà investire in misura differente i combustibili a seconda che si trovino su un piano orizzontale od inclinato. Se il combustibile sito in pendenza è a monte della fiamma sarà più vicino al luogo della combustione e quindi sarà maggiormente soggetto ad irraggiamento. Questo fatto comporta un preriscaldamento del combustibile cui consegue l’inizio anticipato della pirolisi ed un’accelerazione del fronte di fiamma. Appare perciò evidente come, a seconda della posizione orografica dell’infrastruttura, il fattore di rischio sarà sensibilmente differente.

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Significativo a tal proposito risulta uno studio statistico condotto dalla National Fire Protection Association (NFPA, 1990), i risultati del quale mostrano come in caso di incendio le probabilità di non riportare danni siano minime per le strutture situate in aree con pendenze maggiori del 20 %. In tali situazioni orografiche occorre prestare maggiore attenzione alla prevenzione, ed in particolare allo spazio difensivo (par.3.2.1).

3.1.2 Accesso alle strutture

Le caratteristiche della rete viaria intorno alle infrastrutture sono sicuramente un aspetto di fondamentale importanza, potendo queste influire sulla possibilità di intervento delle forze antincendio e di conseguenza sulle operazioni di estinzione e di evacuazione. Il fattore di rischio varia in funzione del tipo di interfaccia che ci si trova ad affrontare, ovvero se ci si trova di fronte ad un caso di interfaccia classica o mista.

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L’interfaccia mista, caratterizzata dalla presenza di singole case o comunque da un numero ristretto di abitazioni, presenta una connotazione di rischio diversa rispetto all’interfaccia classica, in cui le case presentano un ampio fronte di contatto ed una divisione netta rispetto alla vegetazione naturale. Infatti, pur essendo minore il numero di abitazioni che possono essere interessate dall’incendio, le operazioni di estinzione risultano tendenzialmente più difficili poiché l'incendio tende a circondarle; inoltre la viabilità è solitamente meno sviluppata rispetto ad insediamenti più vasti e quindi l'uso di mezzi di estinzione pesanti risulta essere maggiormente difficoltoso.

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3.2 VEGETAZIONE

Per la riduzione del rischio di incendio in zona di interfaccia è necessaria ed indispensabile un'accurata gestione del combustibile, sia nelle immediate vicinanze della struttura (spazio difensivo), sia in bosco. Per impostare una corretta prevenzione è fondamentale innanzitutto conoscere il comportamento del fuoco. Esso può essere previsto impiegando specifici software di simulazione, per l'uso dei quali è però necessaria una banca dati aggiornata, relativa alle caratteristiche territoriali: topografia, pendenze, esposizioni, modelli di combustibili (Anderson,1982), densità della copertura arborea. Per il Piemonte è attualmente disponibile un modello digitale del terreno grazie al quale è possibile ricavare le informazioni topografiche, mentre è incompleta la mappatura dei modelli di combustibile, indispensabile per l'analisi del rischio e per la pianificazione antincendi. Mediante la riduzione della biomassa bruciabile è possibile contenere in sede di prevenzione selvicolturale l’intensità attesa del fronte di fiamma, che in prossimità delle costruzioni dovrà tendere a zero. La prevenzione deve prefiggersi di mantenere un eventuale incendio di chioma ad almeno 50 metri dall’abitazione. In tal senso l'esperienza maturata nella progettazione dei viali tagliafuoco è estremamente preziosa. E' chiaro che la gestione del combustibile su area vasta, tramite la realizzazione di viali tagliafuoco, tende parafuoco o altre misure preventive, richiede un dispiego di risorse finanziarie notevole, sia nel tempo che nello spazio, essendo necessaria una costante manutenzione delle opere realizzate. Per questo motivo assume una grande importanza la gestione dello spazio difensivo (par. 3.2.1) situato nell’immediato intorno della casa.

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3.2.1 Spazio Difensivo

3.2.1.1 Definizione Con il termine spazio difensivo si vuole indicare l’area (lo spazio), compresa tra la struttura e la vegetazione boschiva limitrofa, che, se opportunamente gestita, può impedire all’incendio di raggiungere l’abitazione medesima in assenza di interventi di estinzione da parte delle squadre antincendio, nonché impedire la propagazione di incendi dall’abitazione alla vegetazione circostante. In altri termini può essere definito come lo spazio necessario per impedire all’incendio boschivo di raggiungere la struttura, anche in assenza di interventi di estinzione, partendo dal bosco che si assume debba essere comunque gestito. La presenza di un tale spazio agevola inoltre il lavoro delle squadre impegnate nelle operazioni di estinzione. Per consentire a tale area di assolvere alle sue funzioni, è necessario che la quantità di biomassa bruciabile presente sia minima; la vegetazione presente all’interno dello spazio difensivo deve essere pertanto modificata seguendo criteri ben definiti Molti autori concordano sull’estensione e le caratteristiche che tale spazio deve assumere, distinguendo due fasce, fra loro concentriche, differentemente gestite.

30 m

Fig.2: Spazio difensivo.

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In una prima fascia di circa 10 metri l’unica vegetazione ammissibile è il prato sfalciato, di altezza non superiore ai 15 cm, riconducibile al modello di combustibile n.1 (tab.19). Questa è la zona più importante, che da sola garantisce buone possibilità di ridurre i danni alla struttura, anche in caso di incendio di chioma. La seconda fascia, concentrica alla prima, prevede la riduzione del combustibile vegetale, nel caso che questo abbia una densità rilevante, ad un’altezza massima di 45 cm, per una estensione di circa 20 metri. Tale prescrizione non è prevista nel caso di singoli alberi o piante ornamentali eventualmente presenti. In questo caso è però necessario effettuare la spalcatura dei rami più bassi fino ad un’altezza pari a 2.5 m, mentre la spaziatura tra le chiome deve essere di almeno 2.5 metri. La larghezza complessiva dello spazio difensivo può essere modificata, soprattutto in funzione della topografia del luogo. Per esempio nel caso di pendenze superiori al 20% è previsto un’ulteriore estensione dello spazio difensivo pari a 15 m a monte e 30 m a valle, ovvero rispettivamente del 50% e del 100% (Tab.1). Come accennato, è importante comunque tenere conto della collocazione relativa della struttura rispetto al combustibile ritenuto pericoloso e nel contesto di una data morfologia del terreno. A questo riguardo si deve ricordare che l’incendio che inizia da una struttura e si propaga nella vegetazione circostante, attraversa fasi di accelerazione del fronte che sono tipiche delle fasi iniziali delle combustioni forestali.

Estensione Spazio Difensivo in funzione della pendenza

Pendenza % Monte Lati Valle

0-20 30 metri 30 metri 30 metri 21-40 45metri 45 metri 60 metri > 40 60 metri 60 metri 100 metri

Tab.1: Estensione dello spazio difensivo in funzione della pendenza

(adattata da Simmeran and Fisher, 1990)

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Fig.3: Direzione lungo le quali sviluppare lo spazio difensivo.

3.2.1.2 Gestione La corretta gestione dello spazio difensivo costituisce certamente la principale azione preventiva da effettuarsi in area di interfaccia. L’estensione dello spazio difensivo deve essere calcolata, come precedentemente sottolineato, in funzione della pendenza. Al crescere della pendenza aumenta la superficie da destinarsi a spazio difensivo. Dopo avere individuato lo spazio difensivo adeguato rispetto alle condizioni stazionali presenti nell’intorno della singola abitazione, bisognerà fare in modo che tale area possa assolvere alle proprie funzioni. Pertanto nei primi 10 metri misurati a partire dall’abitazione dovranno essere eliminati tutti gli alberi ed arbusti, mantenendo semplicemente il prato sfalciato (riconducibile al modello di combustibile n.1), che non dovrà superare un’altezza di 15 cm. Nello spazio rimanente la densità degli alberi eventualmente presenti dovrà essere tale da permettere una spaziatura tra le singole chiome non inferiore a 2,5 metri, mentre l’altezza dei rami da terra dovrà essere pari ad almeno 2,5 metri. Nel caso in cui vengano effettuate delle utilizzazioni, dovranno essere tassativamente asportati tutti i residui presenti al suolo.

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La gestione dello spazio difensivo è ovviamente legata ai modelli di combustibili vegetali presenti. Le precauzioni da prendere e l'entità degli interventi da effettuare sono pertanto direttamente collegati al tipo di vegetazione localizzato nei dintorni dell'abitazione. Indicazioni di massima verranno fornite per alberi, arbusti e siepi. Specie, densità e caratteristiche vegetazionali influenzano il tipo di intervento da effettuare nello spazio difensivo. Gli interventi possono essere suddivisi in tre categorie: rimozione, riduzione, sostituzione (fig. 4). Queste misure preventive hanno come scopo fondamentale mantenere un eventuale incendio di chioma a distanza di almeno 50 metri ed un incendio radente ad almeno 10 metri.

RIMOZIONE

RIDUZIONE

SOSTITUZIONE

Fig.4: Misure preventive da adottare all’interno dello spazio difensivo.

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La rimozione di parte della vegetazione è necessaria laddove siano presenti piante che per loro caratteristiche e per la loro vicinanza alla struttura costituiscono fattore di rischio tale da dovere essere eliminate. Le distanze limite sono le stesse precedentemente indicate. Andranno pertanto rimosse le piante situate a ridosso dell’abitazione, soprattutto se si tratta di sempreverdi o a foglia secca persistente, dal momento che in Piemonte la stagione degli incendi si concentra nel periodo invernale. La riduzione della biomassa bruciabile può avvenire eliminando intere piante o semplicemente parte di esse, in modo da creare soluzioni di continuità nella copertura vegetale. Nel caso in cui le piante più vicine alla struttura siano specie sempreverdi è consigliabile il loro abbattimento, altrimenti possono risultare sufficienti operazioni di potatura e spalcatura. La sostituzione della biomassa bruciabile consiste nella ricollocazione delle specie presenti, in modo che conifere ed arbusti sempreverdi vengano a trovarsi a distanze maggiori rispetto alle latifoglie, riducendo pertanto sensibilmente il rischio di incendi di chioma. E’ di fondamentale importanza interrompere la continuità della copertura, creando delle isole di vegetazione in modo da arrestare il percorso del fuoco verso la casa. E’ inoltre estremamente importante eliminare i rami morti, gli accumuli di materiale secco e gli arbusti eventualmente presenti sotto gli alberi, onde evitare il possibile passaggio dell’incendio in chioma.

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3.3 CARATTERISTICHE DEGLI INSEDIAMENTI CIVILI

Nelle aree di interfaccia urbano-foresta la prevenzione e l’estinzione degli incendi può essere affrontata sia con l’impostazione tecnica dell’incendio civile sia forestale. In questa sede si è seguito l'approccio forestale, considerando i manufatti civili come beni eventualmente danneggiabili dall'incendio forestale. Si deve peraltro tenere conto del fatto che l’incendio può interessare l’ambiente forestale avendo avuto origine dalle attività svolte presso gli insediamenti civili. Pertanto indipendentemente dalle caratteristiche strutturali delle abitazioni, l’aspetto più importante da tenere in considerazione resta comunque legato alla gestione del combustibile vegetale presente in prossimità delle case. Fondamentali risultano quindi la corretta gestione dello spazio difensivo, il taglio dei rami che sovrastano gli edifici o che si trovano a meno di 3 metri dai comignoli, l’eliminazione dal tetto del combustibile morto (aghi di conifere, foglie di specie decidue). Per quanto sopra, non si intendono fornire prescrizioni ed indicazioni costruttive relative agli insediamenti civili, per i quali esiste una consolidata normativa di riferimento. In linea generale si dovrà comunque tenere conto delle caratteristiche strutturali (ed in particolare gli elementi esterni quali tetto, comignoli, rivestimenti, balconi e gli elementi dell’intorno quali le recinzioni) delle abitazioni presenti in area di interfaccia. Inoltre è opportuno rispettare una distanza tra le singole infrastrutture non inferiore a 10 m.

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4 L’INTERFACCIA URBANO FORESTA IN PIEMONTE

4.1 METODOLOGIA

Per definire l’interfaccia urbano foresta in base alle caratteristiche della Regione Piemonte si è approntata una metodologia d’indagine a scala regionale, basata su un’analisi territoriale in più fasi. In una prima fase è stata realizzata un’indagine conoscitiva generale di inquadramento del fenomeno degli incendi in zona di interfaccia, attraverso l'analisi delle serie storiche degli eventi. L’indagine conoscitiva generale svolta ha consentito di individuare le zone più o meno intensamente urbanizzate che, nel corso degli anni considerati, siano state in qualche misura interessate, direttamente od indirettamente, dagli incendi boschivi. Tale indagine è stata condotta in ambiente GIS, sovrapponendo opportuni livelli informativi, come verrà illustrato nel seguito. Si è scelto di considerare un periodo di 20 anni, dal 1980 al 1999 compresi. I dati sugli incendi boschivi, forniti dal Corpo Forestale dello Stato, relativi alla serie storica considerata ed archiviati in database Access, hanno costituito il primo livello informativo analizzato. L’unità territoriale di indagine è, in questa fase, corrispondente alla risoluzione con cui vengono rilevati ed archiviati i dati sugli incendi boschivi in Piemonte. Pertanto si è fatto riferimento al reticolato chilometrico UTM con una griglia a celle quadrate di 1000 m di lato (superficie pari ad 1 km2 o 100 ha). E’ importante sottolineare che di ciascun incendio si conosce solo la cella dal quale è iniziato e non le eventuali celle confinanti coinvolte. Pertanto a ciascuna cella sono attribuiti solo gli incendi boschivi iniziati dalla celle stessa. Nella figura 5 viene rappresentata la distribuzione spaziale delle celle interessate da almeno un evento nel periodo considerato.

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Fig.5: Celle chilometriche interessate da incendi boschivi nel periodo1980-1999.

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Per individuare le zone del Piemonte ove è presente il problema degli incendi boschivi in area di interfaccia urbano-foresta si è considerato come secondo livello informativo l’urbanizzazione del territorio. Le aree urbane sono state desunte dalla Carta dell’Uso del Suolo (1:100.000) del repertorio cartografico della Regione Piemonte e sono riportate nella figura 6. Fig.6: Estratto delle aree urbane dalla Carta dell’Uso del Suolo del repertorio cartografico della Regione Piemonte.

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Le aree urbane del livello informativo uso del suolo sono state sovrapposte al reticolo chilometrico degli incendi boschivi per selezionare le celle con presenza contestuale di elementi insediativi e vegetazione naturale. E’ stata quindi realizzata una prima stratificazione selezionando le celle con area urbana al loro interno e sovrapponendole alle celle con incendi boschivi; sono state pertanto escluse tutte le celle caratterizzate esclusivamente da area urbana, non potendo queste ultime contenere anche superficie forestale percorsa da incendi. In tale modo, partendo dal totale degli incendi boschivi del Piemonte dal 1980 al 1999, è stato possibile individuare tutte le celle chilometriche all’interno delle quali si sono verificati incendi in prossimità di aree urbane (fig.7). Per tenere conto della minaccia potenziale costituita da incendi boschivi che si verificano in celle ad alto rischio di incendio che, pur essendo prive di aree urbane al loro interno, sono prossime a celle contenenti aree urbanizzate, si è introdotto un ulteriore criterio di selezione. Si sono selezionate le celle con numero di incendi boschivi maggiore di 3 ovvero superficie complessiva percorsa da incendio maggiore di 10 ha, distanti non più di 1000 m da zone urbane situate in celle adiacenti (fig.8). In tale modo non sono state considerate soltanto le aree direttamente colpite, ma si è estesa l’indagine alle zone urbane comprese entro una certa distanza dal luogo in cui gli incendi si sono sviluppati, potenzialmente soggette ad incendi di interfaccia.

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Fig.7: Celle chilometriche con incendi boschivi e con presenza di aree urbane.

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Fig.8: Celle chilometriche con numero di IB maggiore di 3 o superficie complessiva percorsa da incendio maggiore di 10 ha, distanti non più di 1000 m da zone urbane.

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Il terzo livello informativo considerato è relativo ai boschi. Il problema degli incendi boschivi di interfaccia è infatti particolarmente rilevante laddove vi siano formazioni forestali minacciate dal fuoco in prossimità di aree abitative. Si è così deciso di operare un’ulteriore selezione includendo, tra le celle precedentemente individuate, soltanto quelle aventi una superficie forestale superiore al 5%, calcolata in base alla Carta dell’Uso Suolo (1:100.000). Le celle selezionate con relativa superficie boscata sono riportate in figura 9.

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Fig.9: Superficie boscata (in ettari) presente nelle celle chilometriche selezionate.

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4.2 RISULTATI

Sovrapponendo i livelli informativi relativi ad incendi boschivi, aree urbane e boschi, è stato possibile selezionare gli ambiti territoriali ove aree di interfaccia sono potenzialmente minacciate dagli incendi boschivi. Le elaborazioni svolte hanno portato ad individuare, su un totale di 8.875 incendi che hanno coinvolto una superficie complessiva di 146.004 ettari dal 1980 al 1999, 5.178 eventi definiti come “incendi di interfaccia”, per una superficie totale percorsa pari a 75.964 ettari. Nelle tabelle seguenti sono riportati alcuni dati statistici riferiti al totale degli incendi boschivi ed ai soli incendi di interfaccia avvenuti in Piemonte nel periodo compreso tra il 1980 ed il 1999.

Tabella 2. – Incendi di interfaccia in Piemonte (1980 – 1999)

Totale Media annua Numero incendi di interfaccia 5.178 259 Superficie totale percorsa 75.964 ha 3.798 ha Superficie boscata percorsa 49.583 ha 2.479 ha Superficie non boscata percorsa 26.381 ha 1.319 ha Superficie media percorsa dall'incendio

14,7 ha

Tabella 3. – Incendi boschivi totali in Piemonte (1980 – 1999)

Totale Media annua Numero incendi boschivi 8.875 444 Superficie totale percorsa 146.004 ha 7.300 ha Superficie boscata percorsa 83.386 ha 4.169 ha Superficie non boscata percorsa 62.618 ha 3.131 ha Superficie media percorsa dall'incendio

16,5 ha

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Il risultato delle elaborazioni svolte secondo i criteri precedentemente descritti è rappresentato in fig.10, attraverso la quale è possibile evidenziare la distribuzione e l’entità del fenomeno sull’intera superficie regionale. Per ciascuna cella selezionata è stato calcolato il livello di incidenza degli incendi boschivi. Nella tabella successiva è riportata la corrispondenza tra il livello di incidenza ed il numero di incendi boschivi occorsi.

Livello di incidenza N° incendi boschivi Livello 1 1 –2 Livello 2 3 – 5 Livello 3 6 – 11 Livello 4 12 - 25

Tab.3: Livelli di incidenza degli incendi boschivi in aree di interfaccia.

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Fig. 10: Aree di interfaccia urbano-foresta interessate da incendi boschivi e relativi livelli di incidenza.

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Per poter meglio inquadrare il fenomeno, sono state inoltre individuate, nell’ambito dell’area del Piemonte selezionata come area di interfaccia, tutte le celle chilometriche all’interno delle quali si sono verificati incendi con superficie percorsa superiore a 15 ettari e successivamente tutte le celle con incendi caratterizzate da superficie percorsa superiore a 30 ettari. Sono state scelti come discriminanti questi due valori di superficie percorsa, poichè un incendio di 15 ettari risulta già particolarmente preoccupante in interfaccia, mentre 30 ettari corrispondono alla superficie di un grande incendio secondo la definizione del Piano regionale per la difesa del patrimonio boschivo dagli incendi (Bovio et al., 1999). In tal modo è stato possibile caratterizzare le zone nelle quali gli incendi di interfaccia presentano una connotazione particolarmente grave. In totale si sono verificati nel corso del periodo considerato 1.041 incendi con superficie percorsa maggiore di 15 ettari e 625 incendi con superficie percorsa maggiore di 30 ettari. I risultati ottenuti sono riportati nelle carte tematiche che seguono (fig.11 e fig.12).

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Fig.11: Celle chilometriche nelle quali si sono verificati incendi con superficie percorsa >15 ha.

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Fig.12: Celle chilometriche nelle quali si sono verificati incendi con superficie percorsa >30 ha.

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Sulla base dei criteri precedentemente descritti si è proceduto ad una zonizzazione della frequenza di incendi di interfaccia a livello comunale, realizzando la mappa riportata in figura 13. In funzione degli eventi registrati negli ultimi venti anni, sono state individuate 5 classi di frequenza (tabella 4), definite in base al numero di incendi che hanno interessato zone di interfaccia. La classe 1 è riferita ai comuni nei quali non ci sono stati incendi di interfaccia; le restanti 4 classi sono state individuate implementando un algoritmo di raggruppamento dei valori in classi, che minimizza la varianza entro ciascuna classe. L’elenco completo dei comuni con le relative classi di frequenza è riportato in allegato.

Classe N° incendi 1 0 2 1 - 7 3 8 - 19 4 20 - 41 5 42 - 114

Tab.4: N° di incendi di interfaccia per ciascuna classe di frequenza.

Questa prima fase di indagine ha consentito di dimensionare il problema e caratterizzarne la distribuzione spaziale e l’entità, evidenziando le aree più colpite. Si è quindi proceduto alla realizzazione della seconda fase dell’indagine territoriale, selezionando alcune aree ove effettuare rilievi di dettaglio al fine di caratterizzare le diverse tipologie di interfaccia presenti in Piemonte.

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Fig. 13: Frequenza degli incendi di interfaccia a livello comunale.

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5 INDAGINI DI DETTAGLIO

5.1 OBIETTIVI

La seconda fase dell’analisi territoriale prevede la realizzazione di indagini di dettaglio all’interno di aree campione opportunamente selezionate. Obiettivo di tali indagini è caratterizzare le aree di interfaccia in Piemonte attraverso analisi mirate alla messa a punto di un metodo per la valutazione speditiva della pericolosità specifica in area di interfaccia.

Fig.14:Abitazione con spazio difensivo.

Fig.15: Abitazione priva di spazio difensivo.

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5.2 AREE DI STUDIO

Sono state individuate 3 aree campione nelle quali effettuare rilievi di dettaglio, ciascuna caratterizzata da una diversa classe di frequenza relativa agli incendi di interfaccia, situate rispettivamente nei comuni di Piossasco (TO), Cafasse (TO) e Roccabruna (CN). I comuni di Piossasco e Cafasse sono stati scelti in quanto entrambi interessati di recente (1999) da un incendio di proporzioni ed intensità notevoli, che ha coinvolto una vasta zona di interfaccia; il comune di Roccabruna è invece stato scelto in funzione dell’elevato numero di incendi verificatisi in zone di interfaccia nel periodo storico considerato.

Fig.16: Comuni selezionati per le indagini di dettaglio

Incendi boschivi totali Incendi di interfaccia Aree di studio Numero Sup.percorsa Numero Sup.percorsa

Piossasco 17 381.83 9 364.05 Cafasse 9 942.95 3 936.70

Roccabruna 67 1289.40 45 984 Tab.5: N° totale di incendi boschivi verificatisi nei tre comuni considerati dal 1980 al 1999; n° di incendi di interfaccia e relative superfici percorse [ha].

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5.3 METODOLOGIA

La metodologia prevede l’indagine su aree locali di interfaccia ed il rilievo del contesto specifico nel quale ciascuna abitazione si inserisce. Per ciascuna area campione sono state individuate le celle chilometriche, selezionate mediante le analisi descritte nel paragrafo 4.1 , all’interno delle quali effettuare indagini di dettaglio. Ciascuna cella è stata suddivisa in 25 zone, corrispondenti a quadrati di 200 metri di lato, pari a 4 ettari di superficie. Pertanto il termine zona verrà da questo momento utilizzato per indicare una cella quadrata di superficie pari a 4 ettari. Sono stati presi in considerazione tre livelli di indagine, relativi rispettivamente al contesto generale della zona, alle caratteristiche delle case presenti all’interno della zona ed alle caratteristiche stazionali dell’intorno di ciascuna struttura, analizzate mediante l’esecuzione di transects. In primo luogo si è voluto quindi descrivere il contesto locale, corrispondente ad una superficie di 4 ettari, nel quale il problema di interfaccia si manifesta. Sono stati individuati parametri descrittivi per caratterizzare il contesto urbano, pirologico e selvicolturale di ciascuna zona. I moduli di rilievo utilizzati sono riportati in allegato. Le zone sono state descritte dal punto di vista fisiografico e vegetazionale, esaminando anche i rapporti spaziali esistenti tra le infrastrutture presenti. Sono stati rilevati per ogni zona le caratteristiche topografiche, l’uso suolo, la composizione dendrologica del soprassuolo arboreo, la forma colturale, la struttura, il grado di copertura, l’altezza media, l’altezza delle chiome da terra ed il tipo forestale (Mondino et al.,1996). La vegetazione è stata inoltre analizzata dal punto di vista del comportamento del fuoco, mediante osservazioni qualitative generali e descrivendo dettagliatamente la componente arbustiva, la componente erbacea e la componente lettiera, con indicazione delle specie prevalenti, della continuità, della superficie percentuale occupata e dell’eventuale presenza di accumuli localizzati. Il secondo livello di indagine ha interessato gli edifici presenti nelle zone; di ciascuno è stato descritto il contesto stazionale nell’immediato intorno, individuando la distanza da altre strutture, la destinazione d’uso, la posizione topografica, la presenza e le caratteristiche di eventuali recinzioni, balconi, portici, tetti e rivestimenti. Si è inoltre

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prestata particolare attenzione allo spazio difensivo, anche se incompleto, rilevandone la presenza e descrivendolo dettagliatamente. Mediante il terzo livello di indagine si sono considerate le caratteristiche dell’intorno di ciascuna abitazione. Poiché, come già sottolineato in precedenza, è di fondamentale importanza mantenere un eventuale incendio di chioma a distanza di almeno 50 metri dalla casa, si è voluta approfondire la conoscenza della vegetazione presente in un raggio di 50 metri a partire dalla casa stessa. Inoltre, poiché risulta altresì fondamentale mantenere un eventuale incendio radente a distanza di almeno 10 metri dall’abitazione e poiché tale tipo di incendio risulta essere il più frequente in Piemonte, particolare attenzione è stata rivolta all’analisi di questo primo tratto. Per ciascuna struttura sono stati eseguiti almeno due transects di 50 m, partendo dall’edificio e procedendo lungo la linea di massima pendenza rispettivamente verso monte e verso valle. All’interno del transect sono stati rilevati tutti i modelli di combustibile e usi del suolo presenti, misurandone l’estensione e la pendenza nel tratto interessato. Laddove ritenuto necessario sono stati eseguiti ulteriori transects nelle altre direzioni.

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5.4 CARATTERIZZAZIONE TIPOLOGICA DELL’AMBIENTE DI INTERFACCIA

5.4.1 Caratteristiche generali delle zone rilevate

Nelle 3 aree campione individuate sono state analizzate nel complesso 66 zone di 4 ettari, di diversa densità abitativa, all’interno delle quali sono state riscontrate complessivamente 336 case di diverse tipologie costruttive e inserite in contesti di interfaccia differenti, come verrà descritto nel seguito. Sono state individuate opportune classi riferite alla densità delle case, espressa come numero di case presenti per km2. Nel 19% delle zone è presente soltanto una casa, corrispondente ad una densità abitativa di 2,5 case per km2, nel 64% delle zone il numero di case è compreso tra 2 e 10 (densità abitativa compresa tra 5 e 25 case per km2), mentre nel restante 17% delle zone sono presenti più di 10 abitazioni, con una densità abitativa superiore a 25 case per km2. Nella tabella successiva sono riportati le densità abitative delle zone, il numero medio di case presenti in tali zone ed il numero medio di case per le quali sono stati effettuati i rilievi di dettaglio, nonché la percentuale di case rilevate ed il loro numero totale.

Densità [case per km2]

n° zone n° medio case

n° medio case rilevate

% case rilevate Tot case rilevate

2.5 13 1 1 100% 13 5 14 2 2 104% 29

7.5 9 3 3 100% 27 10 6 4 3 75% 18

12.5 1 5 5 100% 5 15 1 6 6 100% 6

17.5 2 7 2 21% 3 20 5 8 6 80% 32

22.5 4 9 4 39% 14 25 4 10 7 65% 26

27.5 1 11 11 100% 11 30 1 12 1 8% 1

32.5 1 13 3 23% 3 35 2 14 2 11% 3

47.5 1 19 5 26% 5 50 1 20 1 5% 1

Tab.6: Densità abitativa e numero medio di case delle zone oggetto di rilievo.

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Per quanto riguarda il livello minimo di urbanizzazione per potere considerare un’area di interfaccia, va sottolineato che anche una singola abitazione può dare origine ad una zona di interfaccia poichè rientra nell’ambito dell’interfaccia mista o intermix. Le principali caratteristiche stazionali delle zone oggetto di studio sono per maggiore chiarezza presentate in forma grafica qui di seguito.

Figura 17: Principali caratteristiche stazionali delle 66 zone.

0%20%40%60%80%

100%

<20% 21 - 40% >40%

classi di pendenza

Pendenza

Morfologia

88%

4% 8%

in pendiceimpluviodispluvio

Posizione sul versante

9% 5%

73%

5%

2%6% fondovalle

al piedein pendicein terrazzoin valicocacuminale

0%20%40%60%80%

100%

350-700 700-1000 1000-1300

[m s.l.m.]

Quota

Per quanto riguarda la morfologia e la posizione sul versante, dai grafici sopra riportati si evidenzia che la grande maggioranza delle zone è situata in pendice. Sono state individuate opportune classi di pendenza ed i rilievi sono stati distribuiti in modo da comprendere tutti i casi considerati.

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Per ciascuna zona sono state rilevate le percentuali dei diversi usi del suolo presenti. Sono stati presi in considerazione 9 usi del suolo, elencati nella tabella 7, individuati sulla base del diverso grado di pericolosità di incendio ad essi connesso, laddove per pericolosità si intende la risultante dei fattori di insorgenza, propagazione e difficoltà di contenimento degli incendi boschivi. Tali usi suolo potenzialmente rinvenibili in area di interfaccia sono riferiti al tipo di vegetazione (distinguendo tra boschi, arbusteti, praterie e seminativi) ed alla presenza di eventuali spazi difensivi e tratti caratterizzati da insediamenti abitativi e infrastrutture.

Uso del suolo Codificabosco con lettiera A bosco con sottobosco B bosco con molto sottobosco C arbusteto D prateria E prateria con arbusti F seminativo G non combustibile H spazio difensivo L

Tab.7: Usi del suolo considerati nell’esecuzione dei rilievi di dettaglio

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I boschi delle zone di interfaccia rilevate possono essere ricondotti a 14 tipi forestali, elencati nella tabella successiva, nella quale si indica anche il comune di rilevazione. Codice Descrizione Comune BS22B Betuleto montano - St. d'inv.- Var. con nocciolo Roccabruna BS21X Betuleto montano - St.pioniero Roccabruna FA40X Faggeta eutrofica Roccabruna CA20X Castagneto a struttura irreg. - St. acidofilo Roccabruna CA20I Castagneto ceduo o/a struttura irregolare - var. con abete e/o picea Roccabruna CA20C Castagneto a struttura irreg. - Var. con faggio Roccabruna CA20B Castagneto a struttura irreg. - Var. con latifoglie d'invasione Roccabruna CA20D Castagneto a struttura irreg. - Var. con rovere Cafasse QV10C Querceto di rovere a Teucrium scor. - Var. con castagno Cafasse QR50A Querceto mesoxerofilo di roverella - var. con castagno Roccabruna QR50B Querceto mesoxerofilo di roverella - var. con latifoglie miste Cafasse QR70X Querceto xero-acidofilo di roverella Piossasco RI20D Rimboschimento del piano montano - var. a picea Roccabruna RI10B Rimboschimento del piano montano - var. a pino nero Piossasco

Tab.8: Tipi forestali riscontrati nel corso dei rilievi.

Per indicare i tipi forestali si sono utilizzati i codici dei Piani Territoriali Forestali della Regione Piemonte. Le caratteristiche principali di tali boschi vengono riportate in forma aggregata nei grafici che seguono. Si tratta per lo più di boschi irregolari, non gestiti, invasioni o cedui invecchiati, nei quali il rischio di incendio aumenta sensibilmente rispetto ai boschi regolarmente gestiti.

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Struttura

9% 6%

52%

33% monoplanabiplanapluristratificatairregolare

Presenza di specie sempreverdi

86%

3% 9% 2%0-25%25-50%50-75%75-100%

Copertura

36%

32%

24%

8%0-25%25-50%50-75%75-100%

Altezza media

14%

68%

18%

3 - 8 m8 - 13 m13 - 18 m

Fig.18: Caratteristiche principali dei boschi analizzati presentate in forma aggregata.

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5.4.2 Principali caratteristiche dell’intorno degli insediamenti civili

Sono state analizzate in dettaglio 197 case, scelte tra le 336 presenti all’interno delle zone studiate in funzione della loro localizzazione sul territorio. Sono stati considerati tutti i casi di interfaccia mista, mentre per le aree di interfaccia classica sono state individuate soltanto le abitazioni direttamente confinanti con il bosco. A partire da ciascuna di queste case, oltre ai rilievi riguardanti le caratteristiche strutturali, sono stati eseguiti i transects relativi all’uso del suolo ed ai modelli di combustibile presenti nel loro intorno. Più del 90% delle strutture esaminate vengono utilizzate come abitazione civile, mentre le restanti sono destinate ad altri usi. Da quanto emerge dai grafici presentati in figura 19, si può notare che la maggior parte delle case (72%) è caratterizzata da una posizione topografica di versante e che prevalentemente sono rappresentati nuclei abitativi in cui le distanze tra le singole strutture sono inferiori a 20 m.

Distanza da altre strutture

79%

14%7%

< 20 m20-50 m> 50 m

0%

20%

40%

60%

80%

100%

crinale versante fondovalle

Posizione topografica

Fig.19: Posizione topografica delle case esaminate e loro distanza da altre strutture, espresse come distribuzione percentuale sul totale.

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Per quanto concerne le caratteristiche strutturali delle abitazioni e quindi gli aspetti più strettamente connessi alla probabilità di propagazione degli incendi, appare evidente, in base a quanto riportato in figura 20, come i principali elementi di pericolo, ovvero il tetto, la recinzione, i balconi ed i rivestimenti esterni, siano generalmente non combustibili.

Recinzione

3%

43%

54%

ostacolonon ostacoloassente

Tetto

51%46%

3%mistonon combustibilecombustibile

Balconi

25%

75%

combustibilenon combustibile

Rivestimento

20%

80%

combustibilenon combustibile

Fig.20: Principali caratteristiche strutturali delle abitazioni in area di interfaccia.

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5.4.3 Lo spazio difensivo

La presenza dello spazio difensivo è stata riscontrata nel 95% delle case considerate, tuttavia soltanto nel 5% dei casi si presentava completo in termini di estensione, secondo quanto previsto nella tabella 1. Analizzando i dati raccolti, si è infatti ottenuto un valore medio di spazio difensivo, (inteso qui come area nell’immediato intorno della casa con caratteristiche adeguate di spazio difensivo secondo quanto descritto nel paragrafo 3.2.1) pari a 7,22 m nel transect a monte e 8,23 m in quello a valle, contro i 30 m considerati necessari nei casi in cui la pendenza sia inferiore al 20%. Tale estensione, come già precedentemente sottolineato, dovrebbe poi essere aumentata del 50%, raddoppiata o addirittura triplicata per pendenze superiori (tab. 1). Le caratteristiche degli spazi difensivi rilevate inoltre non risultano del tutto rispondenti a quanto riportato nel paragrafo 3.2.1. Si è infatti potuto constatare come venga per lo più trascurata la corretta manutenzione del combustibile vegetale, ignorando le precauzioni necessarie affinchè tale spazio possa assolvere alla propria funzione.

Fig.21: Spazio difensivo

Spazio difensivo

5%

90%

5%

completoincompletoassente

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5.4.4 Transects

I transects eseguiti per le case selezionate sono risultati in totale 381. Ad ogni modello di combustibile ed uso del suolo rilevati in ciascun transect è stato attribuito un punteggio, crescente al crescere della pericolosità, intesa come risultante dei fattori di insorgenza, propagazione e difficoltà di contenimento degli incendi boschivi. I codici ed i punteggi utilizzati per l’uso del suolo sono riportati nella tabella 9, mentre nella tabella 10 sono elencati i codici ed i punteggi relativi ai modelli di combustibile, descritti più dettagliatamente in tabella 19. Rispetto ai modelli elencati, sono stati utilizzati 2 ulteriori codici: il numero 99 riferito alla presenza di una casa e il numero 100 riferito alla presenza dello spazio difensivo.

Uso Suolo Descrizione Codice PunteggioBosco con lettiera A 4 Bosco con sottobosco B 5 Bosco con sottobosco alto C 6 Arbusteto D 2 Prateria E 0 Prateria con arbusti F 1 Seminativo G 0 Non comb. (casa) H 0 Spazio difensivo L 0 Tab.9: Punteggi attribuiti per ciascun uso suolo.

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modello di combustibile

punteggio

1 0 2 2 3 3 4 5 5 4 6 4 7 4 8 1.5 9 2 10 3 11 3.5 12 4 13 5 99 0 100 0

Tab.10: Punteggi assegnati ai modelli di combustibile. Un terzo punteggio è stato assegnato alla pendenza. Tale punteggio è stato calcolato sulla base di quanto riportato in tabella 1, la quale prevede incrementi di estensione dello spazio difensivo, in funzione della classe di pendenza e della direzione (monte, valle o lati). Pertanto si è calcolato un punteggio che tenesse conto di queste 2 variabili, combinando il dato riferito alla pendenza con quello riferito alla direzione. I codici riferiti alla pendenza ed alla direzione sono riportati in tabella 11, mentre i punteggi assegnati sono riportati nella tabella 12.

Classi di pendenza Direzione Valore Codice Valore Codice 0-20 % 1 monte M 21-40% 2 valle V > 40% 3 lato L

Tab.11: Codici utilizzati per le classi di pendenza e per le direzioni.

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pendenza-direzione punteggio

1L 1 1M 1 1V 1 2L 1.5 2M 1.5 2V 2 3L 2 3M 2 3V 3

Tab.12: Punteggi assegnati alle classi di pendenza, considerando anche l’apporto della direzione. In base alle estensioni previste per lo spazio difensivo ed alla sua suddivisione in fasce concentriche, poste rispettivamente, in caso di pendenza compresa tra 0 e 20 %, nei primi 10 metri a partire dalla casa e nei 20 metri successivi, si è deciso di suddividere il transect in 3 tratti: da 0 a 10 m, da 10 a 30 m e da 30 a 50 m, e di valutarne separatamente i risultati. Per ogni tratto si è verificato quali usi e modelli di combustibile fossero presenti e quale fosse la loro estensione. Sono poi stati moltiplicati il punteggio assegnato ad ogni modello per il punteggio dell’uso, nonché per quello della relativa pendenza. I punteggi così ottenuti sono stati ponderati in base alla parte occupata dei 3 tratti e sono stati sommati in modo da ottenere un unico punteggio per ciascun tratto del transect. I punteggi dei 3 tratti sono stati a loro volta sommati, attribuendo a ciascuno un peso diverso, in funzione della vicinanza alla casa e quindi della maggiore o minore pericolosità. Pertanto il punteggio del tratto più vicino alla casa è stato moltiplicato per 3, quello del tratto centrale è stato moltiplicato per 2, mentre quello del tratto più esterno è rimasto immutato. Utilizzando il punteggio finale così ottenuto, si è scelto tra i transects riferiti alla stessa casa quello che presentava il punteggio più alto, rappresentativo della situazione più pericolosa.

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Per ogni casa è stata quindi calcolata l’estensione complessiva degli usi e dei modelli di combustibile presenti nei 3 tratti di cui sopra. Si è poi ottenuta l’estensione media degli usi e dei modelli di combustibile per ciascun tratto. Nella tabella successiva sono riportate le estensioni medie degli usi suolo della zona immediatamente circostante le case, calcolate in rapporto alle classi di densità individuate.

Uso suolo (tratto tra 0 e 10 m) Densità

[case/km2] A B C D E F G H L

2.5 15% 8% 7% 4% 17% 49% 5 15% 9% 6% 11% 7% 3% 50%

7.5 7% 8% 4% 7% 38% 36% 10 5% 26% 6% 7% 1% 7% 46%

12.5 42% 28% 30% 15 10% 20% 70%

17.5 7% 67% 27% 20 29% 1% 10% 4% 13% 43%

22.5 4% 11% 6% 79% 25 12% 17% 4% 15% 50%

27.5 9% 32% 39% 20% 30 70% 30%

32.5 10% 27% 63% 35 10% 27% 23% 40%

47.5 6% 42% 52% 50 100%

Tab.13: Estensione media degli usi suolo nel primo tratto, espressa in percentuale, in base alla densità di case presenti. Analizzando i dati contenuti nella tabella 13 è possibile osservare, in base alla densità abitativa, quali siano le situazioni di maggiore pericolo.

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Fino ad una densità di circa 10 case per km2 sono presenti, oltre ad una quota di spazio difensivo, soprattutto gli usi del suolo relativi al bosco ed agli arbusti; tra le 10 e le 30 case per km2 continuano a prevalere gli usi del suolo relativi al bosco ed agli arbusti, ma si riduce la presenza dei boschi ed aumenta l’importanza degli arbusteti; oltre le 30 case per km2 sono presenti soprattutto usi del suolo riferiti a situazione di minore pericolo, quali prateria (E), prateria con arbusti (F) e seminativi (G). Ne consegue che in zone con minore densità abitativa si possono riscontrare situazioni di maggiore pericolo, poichè il bosco si trova tendenzialmente più vicino alle case, molto spesso circondandole completamente.

Uso suolo (tratto tra 0 e 10 m) Punteggio A B C D E F G H L

0 23% 75% 3 4% 1% 5% 41% 1% 47% 6 23% 3% 1% 23% 17% 33% 9 30% 7% 41% 4% 18% 12 31% 33% 6% 15% 14% 15 80% 20% 18 22% 23% 17% 17% 22% 21 30% 25% 45% 24 40% 30% 30% 27 100% 30 70% 30% 36 100%

Media generale

12% 6% 3% 11% 7% 15% 46%

Tab.14: Estensione media degli usi suolo, espressa in percentuale rispetto al tratto di 10 m immediatamente adiacente alla casa, in base al punteggio ottenuto per tale tratto. I dati riportati nella tabella 14 permettono di evidenziare quale sia il peso dei diversi usi suolo nel tratto di 10 m misurato a partire dalla casa.

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Lo spazio difensivo (L) occupa in media il 46% del tratto, quindi misura circa 5 m, mentre è di fondamentale importanza che questo primo tratto di 10 metri a ridosso della casa sia interamente occupato dallo spazio difensivo. Gli usi più rappresentati sono poi la prateria con arbusti (F) e il bosco con lettiera (A). E’ possibile inoltre notare che i punteggi più alti si ottengono quanto sono presenti alte percentuali di bosco, soprattutto bosco con sottobosco (B) e bosco con molto sottobosco (C), che corrispondono quindi alle situazioni di maggiore pericolo.

Uso suolo (tratto tra 10 e 30 m) Punteggio A B C D E F G H L

0 34% 2% 31% 3 1% 1% 8% 4% 66% 10% 6 31% 7% 20% 8% 29% 4% 9 40% 18% 4% 20% 6% 10% 1% 12 31% 40% 6% 15% 1% 6% 2% 15 14% 77% 4% 3% 3% 18 34% 13% 13% 32% 8% 21 23% 53% 11% 4% 10% 24 39% 19% 9% 14% 4% 14% 27 20% 25% 43% 13% 30 100% 33 67% 30% 3% 36 5% 94% 1% 42 100% 45 90% 10% 60 100%

Media generale

22% 20% 7% 13% 7% 17% 8%

Tab.15: Estensione media degli usi suolo, espressa in percentuale rispetto al tratto compreso tra 10 e 30 m, in base al punteggio ottenuto per tale tratto. Nel tratto successivo (tra 10 e 30 m), si nota un aumento dell’importanza relativa del bosco e degli arbusteti, mentre diminuisce la presenza dello spazio difensivo, che rappresenta solo l’8%, pari a 1,6 m.

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E’ importante sottolineare che anche in questo caso l’intero tratto di 20 m dovrebbe essere interessato dallo spazio difensivo. Ancora una volta i punteggi più elevati si raggiungono quando il bosco occupa buona parte dell’estensione del tratto.

Uso suolo (tratto tra 30 e 50 m) Punteggio A B C D E F G H L

0 18% 2% 8% 3 2% 5% 89% 3% 6 64% 2% 4% 3% 28% 9 53% 21% 4% 3% 14% 4% 12 44% 33% 8% 10% 4% 15 7% 84% 5% 3% 1% 18 19% 47% 17% 14% 6% 1% 21 29% 71% 24 80% 10% 10% 27 100% 30 25% 74% 1% 33 100% 36 100% 42 100% 48 100% 60 100%

Media generale

31% 32% 10% 3% 6% 10% 2%

Tab.16: Estensione media degli usi suolo, espressa in percentuale rispetto al tratto compreso tra 30 e 50 m, in base al punteggio ottenuto per tale tratto. Nell’ultimo tratto, come evidenziato dalla tabella 16 aumenta ulteriormente l’importanza dei boschi, che tendono ad occupare interamente il tratto, soprattutto per quanto riguarda i punteggi medio-alti.

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Tab.17: Estensione media degli usi suolo, espressa in percentuale rispetto all’intero transect (50 m), in base al punteggio ottenuto per tale tratto.

Uso suolo (transect intero) Punteggio

complessivo A B C D E F G H L

0 18% 4% 33% 5 7% 25% 5% 14% 10 5% 14% 20% 29% 27% 15 14% 6% 10% 49% 7% 20 12% 14% 14% 8% 16% 22% 25 29% 9% 1% 6% 9% 33% 10% 30 26% 26% 2% 8% 5% 21% 13% 35 16% 29% 4% 22% 1% 14% 14% 40 44% 23% 2% 12% 1% 10% 8% 45 34% 26% 7% 7% 2% 14% 10% 50 32% 30% 11% 14% 1% 9% 3% 55 60% 21% 8% 5% 7% 60 18% 57% 5% 14% 1% 6% 65 38% 20% 17% 8% 2% 16% 70 32% 51% 12% 9% 4% 4% 75 15% 35% 17% 22% 11% 80 68% 12% 20% 85 56% 14% 13% 18% 90 21% 29% 28% 5% 4% 14% 100 48% 28% 24% 105 45% 19% 25% 11% 110 35% 12% 20% 19% 14% 120 61% 30% 9% 125 94% 6% 135 76% 24% 155 92% 8% 165 48% 50% 2% 175 46% 46% 8% 180 80% 20% 220 100% 240 90% 10% 265 94% 6%

Media generale

24% 22% 8% 10% 5% 14% 13%

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Dai dati riportati in tabella 17 è possibile ricavare le caratteristiche medie di un transect di 50 m. Si ricorda che il punteggio complessivo dell’intero transect si ottiene dalla somma del punteggio del primo tratto (costituito dai primi 10 metri a partire dalla casa) moltiplicato per 3, del punteggio del secondo tratto (compreso tra 10 e 30 metri) moltiplicato per 2 e del punteggio del terzo tratto (compreso tra 30 e 50 metri). Gli usi suolo risultano così distribuiti: 12 m di bosco con lettiera 11 m di bosco con sottobosco 8 m di prateria con arbusti 7 m di spazio difensivo 5 m di arbusteto 4 m di bosco con molto sottobosco 3 m di prateria.

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Tab.18: Frequenza dei tipi forestali riscontrati in base al punteggio totale calcolato (la descrizione dei codici è riportata in tabella 8).

Punteggio BS21X BS22B CA20B CA20C CA20D CA20I CA20X FA40X QR50A QR50B QR70X QV10C RI10B RI20D 0 4 1 2 1 1 5 1 2

10 3 1 1 4 3 1 15 1 1 1 3 2 1 1 1 20 2 1 1 2 4 25 1 3 3 1 1 2 1 1 3 1 1 30 2 3 4 2 2 1 1 35 3 1 3 10 2 1 40 1 1 2 2 2 2 4 1 2 45 1 1 2 1 1 50 3 1 1 2 55 3 1 60 3 1 1 2 1 1 65 1 1 3 2 1 70 3 1 75 3 1 1 2 1 1 80 1 85 2 1 1 1 90 1 2 2

100 1 105 1 1 1 110 2 1 1 1 120 1 1 125 1 135 1 155 1 165 1 1 175 1 1 180 1 220 1 1 240 1 265 1

Totale 8 9 47 1 2 11 21 5 1 37 32 3 12 8

Poiché il castagno e le querce sono le specie più frequentemente colpite dal fuoco in Piemonte, i rilievi sono stati localizzati in modo da interessare in prevalenza tali specie. Nelle zone rilevate il tipo forestale più rappresentato è pertanto il Castagneto a struttura irregolare - variante con latifoglie d'invasione (CA20B), seguito dal Querceto mesoxerofilo di roverella - variante con latifoglie miste (QR50B) e dal Querceto xero-acidofilo di roverella (QR70X).

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Tab.19: Modelli di combustibile

Gruppo Modello Descrizione Pascoli 1 Pascolo secco o quasi secco, costituito da erbe fini di altezza

inferiore ai 30-40 cm, che ricoprono completamente il suolo. Possono essere presenti sporadicamente cespugli molto bassi o piante arboree comunque occupanti meno di un terzo della superficie.

2 Pascolo secco o quasi secco, costituito da erbe fini di altezza inferiore ai 30-40 cm, che ricoprono completamente il suolo. Sono presenti specie legnose che occupano da uno a due terzi della superficie, ma la propagazione del fuoco è sostenuta dallo strato erbaceo.

3 Pascolo costituito erbe secche e dense, di altezza superiore al metro. E' il modello tipico della savana e delle zone umide con clima temperato-caldo. I campi di cereali non mietuti sono rappresentativi di questo modello.

Cespugliati 4

Macchia o piantagione giovane molto densa, di altezza pari o superiore ai due metri. I rami morti presenti all'interno contribuiscono in maniera significativa ad aumentare l'intensità delle fiamme. la propagazione del fuoco avviene a carico delle chiome.

5 Macchia densa e verde, di altezza inferiore al metro; la propagazione del fuoco è sostenuta principalmente dalle lettiera e dallo strato erbaceo presenti.

6 Simile al modello 5 ma costituito da specie più infiammabili. Il fuoco è sostenuto dallo strato arbustivo ma richiede venti moderati o forti. Una ampia gamma di situazioni di macchia bassa è rappresentabile con questo modello.

7 Macchia costituita da specie molto infiammabili che costituiscono il piano inferiore arbustivo di boschi di conifere, di altezza variabile tra 0,5 e 2 m di altezza.

Lettiere di boschi 8

Bosco denso, privo di sottobosco arbustivo. Propagazione del fuoco sostenuta dalla lettiera compatta, costituita da aghi o foglie di ridotte dimensioni. I boschi densi di pino silvestre sono esempi rappresentativi.

9 Bosco denso, privo di sottobosco arbustivo ma con lettiera meno compatta del modello 8, costituita da conifere ad aghi lunghi e rigidi o da latifoglie a foglia grande. Sono esempi rappresentativi i boschi di pino marittimo e di castagno.

10 Bosco con grandi quantità di biomassa bruciabile a terra (rami, alberi schiantati) accumulatasi a seguito di eventi quali forti venti, attacchi parassitari, ecc.

Residui di utilizzazioni forestali

11

Bosco rado o fortemente diradato. Residui dispersi di spalcature o diradamenti, frammisti ai ricacci delle piante erbacee.

12 I residui prevalgono sugli alberi in piedi ricoprendo tutto il suolo in conseguenza di potature intense o diradamenti.

13 Grande accumulo di residui di grosse dimensioni che ricoprono completamente il suolo.

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Le elaborazioni svolte hanno consentito di approfondire il fenomeno degli incendi di interfaccia e di descriverlo nel dettaglio. I punteggi attribuiti hanno permesso di definire mediante un valore numerico il grado di pericolosità relativo ad una determinata situazione. Tuttavia, data la complessità dei rilievi e delle elaborazioni richieste, si è considerata l’opportunità di formulare un metodo speditivo di valutazione della pericolosità, individuato sulla base di quanto sinora osservato.

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5.5 RISULTATI

5.5.1 Indice di pericolosita’ specifica in area di interfaccia (I.P.S.I.)

Al fine di favorire l’attività di pianificazione si è deciso di mettere a punto un sistema semplificato per definire in modo rapido la pericolosità di una data zona. A tale scopo si propone un metodo ispirato a quello già da tempo utilizzato nella contea di Shenandoah in Virginia, denominato Woodland Home Forest Fire Hazard Rating, adattandolo alla specifica situazione piemontese. Il metodo prende in considerazione le caratteristiche del combustibile presente, delle strutture e dei relativi spazi difensivi, della topografia e della viabilità di ciascuna zona, attribuendo a ciascuno di questi fattori un punteggio. I valori utilizzati per tali punteggi sono stati definiti in base ai risultati ottenuti mediante le elaborazioni precedentemente descritte. Attraverso un algoritmo si ottiene la pericolosità specifica della zona, in funzione della quale si potranno programmare interventi di prevenzione mirati. La zona da considerare corrisponde ad una cella quadrata di 200 m di lato; la struttura del metodo è tuttavia tale da consentirne l’applicazione su superfici di diversa estensione. Nella figura 21 è riportato il modulo da utilizzarsi per il calcolo dell’indice. Combustibile (A) E’ necessario individuare il tipo di combustibile predominante all’interno della cella, scegliendo tra quelli previsti. I combustibili ed i relativi punteggi sono qui di seguito elencati. Prateria, prateria con pochi cespugli, seminativi 1 pt Arbusteti, terreni abbandonati con arbusti 2 pt Bosco con lettiera, privo di sottobosco arbustivo 3 pt Bosco con sottobosco arbustivo 4 pt Bosco caratterizzato da elevata quantità di biomassa bruciabile

a terra (rami, alberi schiantati…), ricco di sottobosco arbustivo 5 pt

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Pendenza (B) Sono state considerate 3 classi di pendenza; è necessario individuare quella predominante all’interno della cella. Pendenza moderata, 0 – 20 % 1 pt Pendenza media, 20 – 40 % 2 pt Pendenza elevata, > 40 % 3 pt

Struttura (C) E’ necessario verificare quale tra le combinazioni previste, relative alle caratteristiche strutturali delle infrastrutture, sia più rappresentata in ciascuna cella. Tetto non combustibile e rivestimenti non combustibili 1 pt

Tetto non combustibile e rivestimenti combustibili 3 pt

Tetto misto e rivestimenti non combustibili 4 pt

Tetto misto e rivestimenti combustibili 6 pt

Tetto combustibile e rivestimenti non combustibili 7 pt

Tetto combustibile e rivestimenti combustibili 10 pt

Spazio Difensivo (D) E’ necessario scegliere tra le percentuali proposte quella che meglio rappresenta il numero di abitazioni che non hanno almeno 10 metri di spazio difensivo tra la casa ed il combustibile. 30 % delle abitazioni 3 pt 31 – 60 % delle abitazioni 6 pt 61 – 100 % delle abitazioni 10 pt

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Il punteggio finale si ottiene dalla seguente equazione: A * B + C + D = I.P.S.I. Viabilità La viabilità deve presentare caratteristiche tali da permettere l'accesso e la manovrabilità dei veicoli di soccorso, ivi comprese le autobotti di tipo pesante, e possibilmente consentirne l'incrocio. Vengono di seguito fornite alcune indicazioni di ordine progettuale: Vie di accesso ed evacuazione larghe almeno 5 metri oltre le banchine;

Pendenza massima non superiore al 12% e pendenza lungo la curva di livello non

superiore al 5%; Curve di raggio non inferiore ai 15 metri, per consentire la svolta a qualsiasi mezzo;

In caso di strade in salita assicurarsi della presenza di rotonde di larghezza non

inferiore ai 30 metri.

15 m

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Qualora siano presenti una o più delle situazioni elencate qui di seguito, relative alle caratteristiche della viabilità e quindi legate alle operazioni di estinzione, l’indice può essere aumentato di ulteriori 3 punti. E’ presente una sola strada d’accesso 3 pt La larghezza della strada non consente il traffico 3 pt

a doppio senso di marcia La pendenza massima della strada è superiore al 15 % 3 pt

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Il metodo proposto è stato applicato nelle zone in cui sono stati eseguiti i rilievi di dettaglio; i valori di I.P.S.I. ottenuti sono stati analizzati alla luce del punteggio assegnato a ciascuna zona, ottenuto dalla media dei punteggi delle singole case della zona; in tale modo è stato possibile stabilire a quali valori di I.P.S.I. attribuire i diversi livelli di pericolosità. Entrambi i punteggi sono proposti nella tabella successiva.

Zone I.P.S.I. Punteggio medio case

n° case Zone I.P.S.I. Punteggio medio case

n° case

P7 7 15 1 P11 19 76 3 R12 8 12 1 P12 19 128 2 C18 11 16 4 P9 19 94 2 C10 14 21 1 R1 19 43 1 R15 14 21 8 R19 19 43 2 C1 15 63 4 R31 19 45 10 C16 15 9 1 R33 19 180 1 C2 15 33 3 R9 19 86 4 C3 15 63 4 P5 20 86 3 R10 15 15 2 C12 20 61 1 R20 15 24 5 R27 20 61 2 C15 16 36 4 R6 20 29 3 R11 16 48 1 R8 20 26 3 R14 16 72 1 P10 21 134 1 R17 16 43 2 P13 21 38 3 R2 16 33 3 P2 21 24 9 R21 16 66 1 P3 21 19 6 R3 16 20 1 P8 21 117 2 P14 17 39 1 P4 22 94 4 P15 17 70 2 R7 22 29 3 P6 17 42 3 R25 23 51 8

R16 17 23 8 R26 23 42 4 R4 17 23 1 R34 23 106 1 C17 18 32 2 R13 24 129 3 R22 18 25 11 R18 24 71 1 R23 18 53 2 R5 24 28 2 R24 18 43 10 P16 25 46 1 C13 19 21 2 R32 26 170 4 P1 19 23 1 R30 29 152 2

Tab.20: Valori di I.P.S.I. delle zone ottenuti e media dei punteggi calcolati per le singole case di ciascuna zona.

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L’indice consente di evidenziare la situazione predominante della zona e non quella di ciascuna casa, pertanto possono essere presenti nella zona una o più abitazioni la cui situazione individuale sia più grave rispetto a quella dell’intera zona e viceversa. Poiché in alcune zone non sono state rilevate tutte le case, ma soltanto quelle che presentavano la situazione peggiore dal punto di vista degli incendi di interfaccia, nella tabella 20 emergono diversi casi in cui il punteggio medio delle case è piuttosto alto rispetto al relativo I.P.S.I., calcolato invece in base alle caratteristiche medie delle zone.

5.5.2 Priorità di intervento

In base all’I.P.S.I. è possibile definire la priorità di intervento. Al crescere di tale indice corrisponde un aumento della pericolosità della zone e conseguentemente aumenta la necessità di provvedere alla realizzazione di interventi di prevenzione ed alla programmazione di eventuali attività di estinzione. L’indice proposto prevede un valore massimo di 35 punti, suscettibili di un ulteriore aumento qualora le condizioni della viabilità comportino difficoltà di accesso, ed un valore minimo di 5 punti. Sono state individuate 4 classi di valore dell’I.P.S.I. corrispondenti a 4 diversi livelli di pericolosità specifica. La priorità di intervento risulta pertanto definita dalla classe in cui rientra l’I.P.S.I. calcolato per la zona in esame.

I.P.S.I. Pericolosità specifica 5 – 10 pt BASSA 11 – 16 pt MEDIA 17 – 20 pt ELEVATA

> 20 pt MOLTO ELEVATA

Tab.21: Classi di pericolosità definite dal valore dell'I.P.S.I..

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Fig.22: Modulo per il calcolo dell’Indice di Pericolosità Specifica in area di interfaccia.

CTR Data

Zona n. Comune

N°Edifici Rilevatori

A - COMBUSTIBILE C - STRUTTUREScegliere il tipo predominante. Scegliere la combinazione predominante.

Prateria, prateria con arbusti ricoprenti 1 pt Tetto non combustibile e rivestimenti 1 ptfino al 30 % della superficie, seminativi non combustibili

Arbusteti, terreni abbandonati con 2 pt Tetto non combustibile e rivestimenti 3 ptarbusti combustibili

Bosco con lettiera, privo di sottobosco 3 pt Tetto misto e rivestimenti 4 ptarbustivo non combustibili

Bosco con sottobosco arbustivo 4 pt Tetto misto e rivestimenti 6 ptcombustibili

Bosco caratterizzato da elevata quantità 5 pt Tetto combustibile e rivestimenti 7 ptdi biomassa bruciabile a terra (rami, alberi non combustibilischiantati…), ricco di sottobosco arbustivo

Tetto combustibile e rivestimenti 10 ptcombustibili

B - PENDENZA D - SPAZIO DIFENSIVOScegliere la classe di pendenza predominante. Scegliere la classe percentuale che meglio rappresenta

il numero di abitazioni che non hanno almeno 10 metri di spazio difensivo tra la casa ed il combustibile.

Pendenza moderata [0 – 20 %] 1 pt 30 % delle abitazioni 3 pt

Pendenza media [20 – 40 %] 2 pt 31 – 60 % delle abitazioni 6 pt

Pendenza elevata [> 40 %] 3 pt 61 – 100 % delle abitazioni 10 pt

INDICE DI PERICOLOSITA' SPECIFICA IN AREA DI INTERFACCIAI.P.S.I.

A B C D I.P.S.I.

x + + =

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6 CONCLUSIONI Il problema degli incendi in area di interfaccia risulta di estrema attualità, soprattutto considerando l’incremento degli insediamenti turistici e residenziali in prossimità di aree naturali registrato negli ultimi decenni ed il conseguente incremento del numero di incendi di vegetazione che coinvolgono tali insediamenti. Mediante l’analisi territoriale svolta è stato possibile dimensionare il problema a livello regionale e caratterizzarne la distribuzione spaziale e l’entità, evidenziando le aree più colpite. Con il metodo di valutazione della pericolosità specifica proposto nel presente lavoro (I.P.S.I.), si è voluto fornire un criterio utile per individuare le zone nelle quali risulta prioritario intervenire e, contemporaneamente, uno strumento di valutazione puntuale per l’applicazione di linee di pianificazione generale sull’argomento. Il lavoro svolto ha voluto focalizzare l’attenzione sugli aspetti forestali connessi al fenomeno degli incendi di interfaccia, sottolineando l’importanza della prevenzione finalizzata alla riduzione del combustibile vegetale. E’ stato in particolar modo evidenziato il ruolo fondamentale dello spazio difensivo degli insediamenti presenti in interfaccia, la cui corretta gestione costituisce il cardine dell’intera attività di prevenzione.

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8 ALLEGATI Elenco comuni del Piemonte divisi per classe di frequenza degli incendi di interfaccia CLASSE 1 (n° incendi = 0) Acqui Terme, Agliano, Airasca, Aisone, Alagna Valsesia, Alba, Albano Vercellese, Albaretto della Torre, Albiano d'Ivrea, Albugnano, ALESSANDRIA, Alice Bel Colle, Alluvioni Cambio', Alpignano, Altavilla Monferrato, Alzano Scrivia, Andezeno, Antignano, Antrona Schieranco, Arborio, Arguello, Arignano, Asigliano Vercellese, ASTI, Avolasca, Azzano d'Asti, Bairo, Baldichieri d'Asti, Baldissero d'Alba, Balme, Balocco, Balzola, Banchette, Barbaresco, Barolo, Basaluzzo, Bassignana, Beinasco, Beinette, Bellino, Belvedere Langhe, Belveglio, Bene Vagienna, Benevello, Bergamasco, Berzano di San Pietro, Berzano di Tortona, Biandrate, Bianze', Bibiana, Bistagno, Borgaro Torinese, Borgo San Martino, Borgo Vercelli, Borgolavezzaro, Borgomale, Borgoratto Alessandrino, Borriana, Bosco Marengo, Bosconero, Bosia, Brandizzo, Briaglia, Briona, Brozolo, Bruino, Bruno, Buriasco, Buronzo, Busano, Buttigliera d'Asti, Calamandrana, Calliano, Calosso, Caltignaga, Camagna, Cambiano, Camburzano, Camerano Casasco, Cameri, Camo, Campiglione Fenile, Canale, Candiolo, Canelli, Canosio, Cantarana, Caprauna, Capriata d'Orba, Capriglio, Caramagna Piemonte, Carbonara Scrivia, Carcoforo, Carde', Carentino, Caresana, Caresanablot, Carezzano, Carignano, Carisio, Carmagnola, Carpeneto, Carpignano Sesia, Carrosio, Carru', Casal Cermelli, Casalbeltrame, Casale Monferrato, Casaleggio Boiro, Casaleggio Novara, Casalgrasso, Casalino, Casalnoceto, Casalvolone, Casanova Elvo, Casasco, Caselle Torinese, Casorzo, Cassano Spinola, Cassine, Castagneto Po, Castagnito, Castagnole delle Lanze, Castagnole Monferrato, Castagnole Piemonte, Castel Boglione, Castel Rocchero, Castellania, Castellar, Castellar Guidobono, Castellazzo Bormida, Castellazzo Novarese, Castellero, Castelletto d'Erro, Castelletto d'Orba, Castelletto Merli, Castelletto Molina, Castelletto Monferrato, Castelletto Stura, Castellinaldo, Castello di Annone, Castelnuovo Belbo, Castelnuovo Bormida, Castelnuovo Calcea, Castelnuovo di Ceva, Castelnuovo Don Bosco, Castelspina, Castiglione Falletto, Castiglione Tinella, Castiglione Torinese, Cavaglietto, Cavagnolo, Cavallerleone, Cavallermaggiore, Cavatore, Cavour, Cella Monte, Cellarengo, Celle di Macra, Celle Enomondo, Centallo, Cerano, Cercenasco, Cereseto, Ceresole d'Alba, Ceresole Reale, Cerreto d'Asti, Cerreto Grue, Cerro Tanaro, Cervatto, Cervere, Cherasco, Chieri, Chiusa di San Michele, Chiusano d'Asti, Chivasso, Ciconio, Cigliano,

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Cigliano, Cinaglio, Cinzano, Cirie', Cissone, Clavesana, Claviere, Coazzolo, Cocconato, Colcavagno, Collegno, Colleretto Giacosa, Collobiano, Coniolo, Conzano, Corneliano d'Alba, Corsione, Cortandone, Cortanze, Cortazzone, Cortiglione, Cossano Belbo, Cossombrato, Costa Vescovato, Costanzana, Costigliole d'Asti, Costigliole Saluzzo, Cremolino, Crescentino, Cressa, Crissolo, Crosa, Crova, Cuccaro Monferrato, CUNEO, Cunico, Cureggio, Denice, Desana, Diano d'Alba, Dogliani, Druento, Dusino San Michele, Elva, Fara Novarese, Farigliano, Faule, Favria, Feisoglio, Feletto, Felizzano, Ferrere, Foglizzo, Fontaneto Po, Fontanile, Formazza, Formigliana, Fossano, Francavilla Bisio, Frascaro, Frassinello Monferrato, Frassineto Po, Fresonara, Frinco, Frugarolo, Fubine, Gaglianico, Galliate, Gamalero, Gambasca, Garbagna Novarese, Garzigliana, Gavazzana, Gavi, Genola, Ghislarengo, Giarole, Gifflenga, Gorzegno, Govone, Grana, Granozzo con Monticello, Grazzano Badoglio, Greggio, Grinzane Cavour, Grugliasco, Guarene, Guazzora, Guazzora, Igliano, Incisa Scapaccino, Ingria, Isasca, Isola d'Asti, Isola Sant'Antonio, Isolabella, La Loggia, La Morra, Lagnasco, Lamporo, Landiona, Lauriano, Leini', Lequio Tanaro, Lerma, Lerma, Lesegno, Lignana, Livorno Ferraris, Lombardore, Lombriasco, Lu, Lusernetta, Macello, Macugnaga, Magliano Alfieri, Magliano Alpi, Mandello Vitta, Mango, Manta, Manta, Maranzana, Marene, Marentino, Maretto, Margarita, Masio, Massello, Melazzo, Merana, Mirabello Monferrato, Moasca, Molino dei Torti, Mombaldone, Mombarcaro, Mombaruzzo, Mombello di Torino, Mombello Monferrato, Mombercelli, Momo, Momperone, Monale, Monastero Bormida, Monasterolo di Savigliano, Moncalvo, Moncenisio, Moncestino, Monchiero, Monesiglio, Monforte d'Alba, Mongardino, Montabone, Montafia, Montaldeo, Montaldo Bormida, Montaldo Roero, Montaldo Scarampi, Montaldo Torinese, Montanaro, Montanera, Montecastello, Montechiaro d'Asti, Montegrosso d'Asti, Montelupo Albese, Montemagno, Monteu da Po, Monteu Roero, Monteu Roero, Montezemolo, Monticello d'Alba, Montiglio, Morano sul Po, Moransengo, Moretta, Moriondo Torinese, Morozzo, Morsasco, Motta dei Conti, Murello, Murisengo, Muzzano, Muzzano, Narzole, Neive, Neviglie, Nibbiola, Nichelino, Nizza Monferrato, None, NOVARA, Novello, Novi Ligure, Occhieppo Inferiore, Occimiano, Odalengo Piccolo, Oglianico, Olcenengo, Oldenico, Olivola, Olmo Gentile, Orbassano, Osasco, Osasio, Oviglio, Ozegna, Ozzano Monferrato, Paderna, Palazzo Canavese, Palazzolo Vercellese, Pancalieri, Parella, Paroldo, Pasturana, Pavarolo, Pecetto di Valenza, Penango, Perlo, Perosa Canavese, Pertengo, Pezzana, Pianezza, Piasco, Piatto, Piea, Piedicavallo, Pietra Marazzi, Pietraporzio, Pila, Pino d'Asti, Piobesi d'Alba, Piobesi Torinese, Piova' Massaia, Piovera, Piozzo, Pisano, Piscina, Poirino, Polonghera, Pomaro Monferrato, Ponderano, Pontechianale,

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Pontecurone, Pontestura, Portacomaro, Pozzolo Formigaro, Pragelato, Pralormo, Prarolo, Predosa, Priocca, Quaranti, Quargnento, Quattordio, Quinto Vercellese, Racconigi, Rassa, Recetto, Refrancore, Revigliasco d'Asti, Ricaldone, Rimasco, Rimella, Riva presso Chieri, Rivalta Bormida, Rivarone, Rive, Roascio, Roatto, Robassomero, Rocca d'Arazzo, Rocca Grimalda, Roccaverano, Rocchetta Palafea, Rocchetta Tanaro, Roddi, Rodello, Roletto, Romano Canavese, Romentino, Rondissone, Ronsecco, Rosignano Monferrato, Rovasenda, Ruffia, Sabbia, Sala Monferrato, Salasco, Salassa, Sale, Sale San Giovanni, Sali Vercellese, Salmour, Saluggia, Saluzzo, Sambuco, Samone, San Benedetto Belbo, San Benigno Canavese, San Damiano d'Asti, San Germano Vercellese, San Giacomo Vercellese, San Gillio, San Giorgio Monferrato, San Giusto Canavese, San Martino Alfieri, San Marzano Oliveto, San Maurizio Canavese, San Nazzaro Sesia, San Paolo Solbrito, San Pietro Mosezzo, San Ponso, San Raffaele Cimena, San Sebastiano da Po, San Secondo di Pinerolo, Sandigliano, Sanfre', Sant'Agata Fossili, Sant'Albano Stura, Santena, Santhia', Santo Stefano Belbo, Santo Stefano Roero, Sarezzano, Savigliano, Scalenghe, Scandeluzza, Scarnafigi, Scurzolengo, Seppiana, Serralunga d'Alba, Sestriere, Settime, Settimo Torinese, Sezzadio, Sillavengo, Silvano d'Orba, Sinio, Sizzano, Soglio, Solero, Solonghello, Sommariva del Bosco, Sommariva Perno, Sozzago, Spineto Scrivia, Strambino, Strevi, Stroppiana, Susa, Tagliolo Monferrato, Tarantasca, Tassarolo, Terdobbiate, Terruggia, Terzo, Ticineto, Tigliole, Toceno, Tonco, Tonengo, Tornaco, Torrazza Piemonte, Torre San Giorgio, Tortona, Treiso, Treville, Trezzo Tinella, Tricerro, Trinita', Trino, Trisobbio, Trofarello, Tronzano Vercellese, Usseaux, Vaglio Serra, Valdengo, Valenza, Valfenera, Vallanzengo, Vallanzengo, Valmacca, Valmala, Valprato Soana, Venaria, VERCELLI, Verduno, Verolengo, Verrone, Verzuolo, Vespolate, Viale d'Asti, Viarigi, Vicolungo, Vigliano d'Asti, Vignale Monferrato, Vignole Borbera, Vigone, Viguzzolo, Villa San Secondo, Villafalletto, Villafranca d'Asti, Villafranca Piemonte, Villalvernia, Villamiroglio, Villanova Canavese, Villanova d'Asti, Villanova Monferrato, Villanova Solaro, Villarboit, Villareggia, Villaromagnano, Villastellone, Villata, Vinchio, Vinovo, Vinzaglio, Virle Piemonte, Vische, Visone, Volpeglino, Volpiano, Volvera, Vottignasco. CLASSE 2 (n° incendi = 1 - 7) Acceglio, Aglie, Ailoche, Ala di Stura, Albera Ligure, Alfiano Natta, Alice Castello, Alpette, Alto, Ameno, Anzola d'Ossola, Aramengo, Argentera, Arizzano, Arquata

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Scrivia, Aurano, Azeglio, Baceno, Bagnasco, Baldissero Torinese, Balmuccia, Bannio Anzino, Barbania, Bardonecchia, Barengo, Barone Canavese, Bastia Mondovi', Battifollo, Baveno, Bee, Belforte Monferrato, Belgirate, Bellinzago Novarese, Benna, Bergolo, Bernezzo, Bobbio Pellice, Boca, Boccioleto, Bognanco, Bogogno, Bolzano Novarese, Bonvicino, Borghetto di Borbera, Borgo d'Ale, Borgo San Dalmazzo, Borgomasino, Borgone di Susa, Bosio, Bossolasco, Boves, Bozzole, Bra, Breia, Bricherasio, Briga Alta, Brignano Frascata, Brondello, Brusasco, Brusnengo, Bruzolo, Bubbio, Burolo, Busca, Buttigliera Alta, Cafasse, Callabiana, Caluso, Cambiasca, Camerana, Camino, Campertogno, Campiglia Cervo, Candelo, Cannero Riviera, Cantalupa, Cantalupo Ligure, Cantoira, Caprezzo, Caprile, Caraglio, Caravino, Carema, Cartignano, Cartosio, Casalborgone, Casapinta, Cascinette d'Ivrea, Cassinasco, Cassinelle, Casteldelfino, Castell'Alfero, Castelletto sopra Ticino, Castelletto Uzzone, Castellino Tanaro, Castelmagno, Castelnuovo Scrivia, Castino, Cavaglia', Cavaglio d'Agogna, Cavaglio Spoccia, Cavallirio, Ceppo Morelli, Ceres, Cerreto Castello, Cerretto Langhe, Cerrina, Cerrione, Cervasca, Cesana Torinese, Cessole, Chialamberto, Chiomonte, Ciglie', Cisterna d'Asti, Civiasco, Colazza, Comignago, Cortemilia, Cossano Canavese, Cossato, Cossogno, Cravagliana, Cravanzana, Craveggia, Crevoladossola, Crodo, Cursolo Orasso, Demonte, Dernice, Divignano, Dormelletto, Dorzano, Dronero, Entracque, Envie, Exilles, Fabbrica Curone, Falmenta, Fenestrelle, Fiorano Canavese, Fobello, Frassino, Frossasco, Gabiano, Gaiola, Garbagna, Gargallo, Gassino Torinese, Germagno, Ghiffa, Giaglione, Gottasecca, Graglia, Grognardo, Gromiasco, Groscavallo, Grosso, Guardabosone, Gurro, Intragna, Inverso Pinasca, Issiglio, La Cassa, Lemie, Lenta, Lequio Berria, Levice, Levone, Limone Piemonte, Lisio, Loranze', Loreglia, Lusiglie', Macra, Maggiora, Maglione, Malesco, Malvicino, Marano Ticino, Marmora, Marsaglia, Martiniana Po, Masera, Massiola, Mathi, Mattie, Mazze', Meana di Susa, Meina, Melle, Meugliano, Mezzana Nortigliengo, Mezzenile, Mezzomerico, Miagliano, Miasino, Miazzina, Moiola, Mollia, Mombasiglio, Mompantero, Monastero di Lanzo, Monasterolo Casotto, Moncalieri, Moncrivello, Moncucco Torinese, Mondovi', Mongiardino Ligure, Monleale, Monta', Montacuto, Montalenghe, Montechiaro d'Acqui, Montecrestese, Montegioco, Montemale di Cuneo, Montemarzino, Monterosso Grana, Montescheno, Mornese, Mosso Santa Maria, Mosso Santa Maria, Murazzano, Netro, Niella Belbo, Niella Tanaro, Noasca, Nole, Nomaglio, Nonio, Novalesa, Nucetto, Occhieppo Superiore, Oleggio, Oncino, Ornavasso, Orsara Bormida, Ostana, Ottiglio, Pagno, Pallanzeno, Pamparato, Pareto, Parodi Ligure, Paruzzaro, Passerano Marmorito, Pecetto Torinese, Perletto, Pertusio, Pessinetto, Pezzolo valle Uzzone, Pianfei, Pinasca, Pinerolo, Pino Torinese, Piode, Pistolesa,

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Pocapaglia, Pomaretto, Ponti, Ponzano Monferrato, Porte, Portula, Postua, Pozzol Groppo, Pradleves, Prali, Pramollo, Prarostino, Prasco, Prato Sesia, Prazzo, Premia, Priero, Priola, Prunetto, Quagliuzzo, Quaregna, Quarna sopra, Quarna sotto, Quassolo, Quincinetto, Reano, Revello, Ribordone, Rifreddo, Rima San Giuseppe, Rittana, Riva Valdobbia, Rivalba, Rivarolo Canavese, Rivarossa, Rivoli, Roaschia, Robella, Robilante, Roburent, Rocca Canavese, Rocca Ciglie', Rocca de' Baldi, Roccaforte Ligure, Roccavione, Rocchetta Belbo, Rocchetta Ligure, Roddino, Ronco Biellese, Ronco Canavese, Rora', Roreto Chisone, Rosazza, Rossa, Rossana, Rosta, Sala Biellese, Sale delle Langhe, Salerano Canavese, Saliceto, Salussola, Salza di Pinerolo, San Cristoforo, San Didero, San Francesco al Campo, San Germano Chisone, San Giorgio Canavese, San Giorio di Susa, San Martino Canavese, San Mauro Torinese, San Michele Mondovi', San Paolo Cervo, San Pietro Val Lemina, San Salvatore Monferrato, San Sebastiano Curone, Sangano, Santa Maria Maggiore, Santa Vittoria d'Alba, Sant'Ambrogio di Torino, Sant'Antonino di Susa, Sardigliano, Sauze d'Oulx, Sciolze, Scopa, Scopello, Selve Marcone, Serole, Serralunga di Crea, Serravalle Langhe, Serravalle Scrivia, Sessame, Settimo Rottaro, Somano, Soprana, Sordevolo, Sparone, Strambinello, Stroppo, Suno, Tavagnasco, Ternengo, Torazzo, TORINO, Torre Bormida, Torre Pellice, Torresina, Trana, Trarego Viggiona, Trasquera, Trausella, Traversella, Traves, Trecate, Usseglio, Vaie, Valdieri, Valduggia, Valgioie, Valgrana, Valle San Nicolao, Valle San Nicolao, Vallo Torinese, Valloriate, Valstrona, Vanzone con San Carlo, Vaprio d'Agogna, Varisella, Varzo, Vauda Canavese, Veglio, Venasca, Venaus, Vernante, Verrua Savoia, Veruno, Vesime, Vestigne', Vezza d'Alba, Vicoforte, Vidracco, Viganella, Vigliano Biellese, Villa del Bosco, Villadeati, Villanova Biellese, Villanova Mondovi', Villar Pellice, Villar Perosa, Villarbasse, Villette, Vinadio, Viola, Viu', Viverone, Vocca, Volpedo, Voltaggio, Zumaglia.

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CLASSE 3 (n° incendi = 8 - 19) Agrate Conturbia, Alice superiore, Andorno Micca, Angrogna, Arola, Bagnolo Piemonte, Baldissero Canavese, Barge, Beura Cardezza, Bioglio, Borgiallo, Borgomanero, Briga Novarese, Brossasco, Brosso, Cabella Ligure, Calasca Castiglione, Camandona, Candia Canavese, Canischio, Caprie, Carrega Ligure, Casale Corte Cerro, Caselette, Castelletto Cervo, Cellio, Ceva, Chianocco, Cintano, Coassolo Torinese, Coggiola, Colleretto Castelnuovo, Corio, Crevacuore, Cuceglio, Domodossola, Druogno, Fiano, Fontaneto d'Agogna, Forno Canavese, Frabosa sottana, Fraconalto, Frassinetto, Front, Gattico, Germagnano, Gignese, Givoletto, Gravellona Toce, Gravere, Grignasco, Grondona, Ivrea, Lanzo Torinese, Lessolo, Loazzolo, Lozzolo, Lugnacco, Luserna S. Giovanni, Madonna del Sasso, Magnano, Massazza, Massino Visconti, Mercenasco, Molare, Monastero di Vasco, Montalto Dora, Morbello, Mottalciata, Nebbiuno, Odalengo Grande, Oggebbio, Oleggio Castello, Orio Canavese, Ormea, Orta San Giulio, Ovada, Pavone Canavese, Pecco, Pecco, Perosa Argentina, Perrero, Pettenasco, Piedimulera, Pieve Vergonte, Piossasco, Piverone, Pombia, Ponzone, Pralungo, Pratiglione, Premeno, Premosello Chiovenda, Quittengo, Re, Rivalta di Torino, Rivara, Roasio, Romagnano Sesia, Roppolo, Rubiana, Salbertrand, San Bernardino Verbano, San Carlo Canavese, San Colombano Belmonte, San Damiano Macra, San Giorgio Scarampi, San Maurizio d'Opaglio, Sauze di Cesana, Scagnello, Scarmagno, Serravalle Sesia, Settimo Vittone, Soriso, Sostegno, Sostegno, Spigno Monferrato, Stazzano, Strona, Tavigliano, Tavigliano, Torre Mondovi', Trontano, Valle Mosso, Valle Mosso, Valperga, Vignolo, Vignone, Villadossola, Villar Dora, Vistrorio, Vogogna, Zimone, Zubiena. CLASSE 4 (n° incendi = 20 - 41) Andrate, Armeno, Avigliana, Balangero, Bollengo, Borgo Ticino, Borgofranco d'Ivrea, Borgosesia, Brovello Carpugnino, Bussoleno, Cannobio, Castelnuovo Nigra, Cesara, Chiusa di Pesio, Coazze, Condove, Cumiana, Curino, Donato, Frabosa soprana, Garessio, Gattinara, Ghemme, Giaveno, Gozzano, Invorio, Lesa, Lessona, Locana, Mergozzo, Montaldo di Mondovi', Oulx, Pella, Pettinengo, Peveragno, Pogno, Pollone, Pont Canavese, Prascorsano, Pray, Quarona, Roccaforte Mondovi', Roccasparvera, Rueglio, Sagliano Micca, Sampeyre, Sanfront, Stresa, Tollegno, Torre Canavese, Trivero, Val della Torre, Varallo, Varallo Pombia, VERBANIA, Vialfre', Vico Canavese, Villar Focchiardo, Villar San Costanzo.

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CLASSE 5 (n° incendi = 42 - 114) Almese, Arona, BIELLA, Castellamonte, Chiaverano, Chiesanuova, Cuorgne', Masserano, Mongrando, Omegna, Paesana, Roccabruna.

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MODULO A - DESCRIZIONE ZONA

CTR Data

Zona n. Comune

N°Edifici Rilevatori

Topografia Zona Soprassuolo arboreo

Quota [m] Composizione dendrologica (somma delle % a 100)Specie arboree % Specie arbustive %

Pendenza media [%]

Esposizione PianoNordSudEstOvest

Morfologia pianeggiante % sempreverdiin pendiceimpluviodispluvio Forma colturale fustaia coetanea

fustaia disetaneaPosizione sul versante fondovalle fustaia sopra ceduo

al piede ceduo in pendice ceduo invecchiatoin terrazzo ceduo in conversionein valico invasionecacuminale irregolare (non gestito)

rimboschimentoPiano altitudinale basale

montano inf. Struttura monoplanamontano sup. biplanasubalpino pluristratificata

irregolare

Uso suolo (%) Grado di copertura (1) [%]Altezza media [m]

bosco con lettiera (A) Altezza chiome da terra (2) [m] bosco con sottobosco (B) bosco con molto sottobosco (C) arbusteto (D) prateria (E) prateria con arbusti (F) seminativo (G) non comb. (H) Defensible space (L)

Note descrittive (4)

(1) Grado di copertura % delle chiome verdi (nella stagione vegetativa)

Tipo forestale

(somma % specie sempreverdi)

ammessa scelta multipla

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MODULO A (segue)COMBUSTIBILI

Osservazioni qualitative generali

Condiz. sottobosco pulito Contributo delle parti vive (arbusti) nessunomediamente occupato alla propagazione medioabbondante alto

Tipo di combustibili erbacei Componente che "porta" il fuoco erbacealettiera lettieraarbusti arbustiramaglia ramaglia

Componente arbustivaArbusti completamente spogli in inverno Arbusti - suffrutici tipo calluna, mirtilli, ginepri...Specie prevalenti Specie prevalenti

Continuità dispersa Continuità dispersadisp. a chiazze disp. a chiazzecontinua continuacont. a chiazze cont. a chiazze

Superficie occupata (5) [%] Superficie occupata (5) [%]

Accumuli localizzati (6) (S/N) Accumuli localizzati (6) (S/N)

Componente erbacea Componente lettiera

Continuità dispersa Continuità dispersadisp. a chiazze disp. a chiazzecontinua continuacont. a chiazze cont. a chiazze

Superficie occupata (5) [%] Superficie occupata (5) [%]

Accumuli localizzati (6) (S/N) Accumuli localizzati (6) (S/N)

Note(1) Grado di copertura % delle chiome verdi (nella stagione vegetativa)(2) L'altezza delle chiome da terra è un parametro per valutare la possibilità di passaggio in chioma dell'eventuale incendio(3) Area basimetrica ad ettaro: da misurare con area relascopica in mezzo alla zona fotografata (vicino al transect n. 5)(4) Indicazioni di sintesi di integrazione alla descrizione stazionale, relative alle condizioni ecologiche, a fattori locali rilevanti o al

dinamismo evolutivo del soprassuolo. Da curare in particolare la compilazione in caso di punti in aree non boscate

(5) Superficie occupata al momento attuale per lettiera, erbe ed arbusti tipo calluna, mentre nel periodo vegetativo per gli altri arbusti(6) Annotare eventuali presenze di accumuli della componente, rilevanti al di là del normale pattern di dispersione della componente

punteggio da 1 a 10 secondo importanza relativa di presenza

(10 al principale e gli altri in proporzione)

in ordine di importanza: 1 alla più importante, 2 alla eventuale secondaria e così via (scrivere solo le comp. rilevanti)

indicare solo le principali in ordine di importanza

Page 80: PREVENZIONE ANTINCENDI BOSCHIVI IN ZONA DI ......rischio di incendio in interfaccia con particolare riferimento agli aspetti stazionali e forestali che costituiscono l’oggetto principale

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MODULO B - DESCRIZIONE STRUTTURA

Zona n. UTM NORD

ID Struttura UTM EST

Distanza altre Strutture [m] < 20 Uso abitazione civile20-50 altro> 50

Posizione topofrafica crinale Recinzione presenteversante ostacolo prop.fondovalle non di ostacolo

distanza strutturaassente

Balconi / Portici combustibile Tetto combustibilenon combustibile non combustibile

Defensible Space completoincompleto Rivestimenti combustibileassente non combustibile

Descrizione Defensible Space

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MODULO B2 - TRANSECT

Zona n.

ID Struttura

Direzione Direzione Direzionemonte vallegradi gradi gradi

Pend%

m 50

m 40

m 20

m 10

m 30

Uso Uso UsoModello Modello Modello