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Periodico dell’Associazione Maggio Eugubino Pro Gubbio - Gubbio Perugia Anno LXIV, n. 5 - Ottobre 2013 - Sped. in abb. 45%, Legge 662/96, at. 2, comma 20/B, Filiale di Perugia. www.maggioeugubino.com

Pro Gubbio - Gubbio Perugia Periodico dell’Associazione ... · chiaro cosa significa fare industria di qualità oggi. ... Chiuso il tribunale, chiuso il Teatro Romano, chiuso il

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Il Rapporto di Sostenibilità Colacem comunica in modo

chiaro cosa significa fare industria di qualità oggi.

Guardando con forza e determinazione al futuro.

Il Rapporto ha ottenuto per il terzo anno consecutivo il livello A+, secondo le linee guida GRI, Global Reporting Initiative, versione G3.1.Il documento è stato revisionato da Deloitte ERS, ente terzo indipendente, a garanzia della massima trasparenza e completezza ed è pubblicato nel sito www.colacem.it.

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CritiConi!

editoriale

sommarioattualità storia arte e CulturaPolis eugubina 5

ostinarsi, arrendersi o rinnovarsi.Vogliamo ripensare il prossimo 14 agosto? 6

iustitiam pietas vincit 8

orribilia urbis 11

Gubbio citata da san Girolamo e da mazzini 13

«Pax huic domui» 14

san Francesco e il lupo di Gubbio: cinque acqueforti di Farpi Vignoli (1979) 16

vita dell’assoCiazione 1823vita Cittadina

Una considerazione in cerca di risposta per esplorare e approfondire!!!

Si è acquisita da parte di moltissimi una ragguardevole capacità di critica, di solito non costruttiva ma piuttosto esercizio inservibile, nei confronti degli altri, delle loro azioni ed attività. Mi riferisco in particolare ad argomenti che riguardano il nostro territorio e che spaziano dall’urbanistica al turismo, dalla cultura al sociale, dalla tradizione al folklore, etc. etc. La critica tocca spesso anche chi si impegna, quasi sempre gratuitamente, nei diversi compiti in tali ambiti. L’esercizio di critica risulta ideale in particolare per quanti non fanno nulla perché si escludono così le possibilità di essere a propria volta criticati. Per molti è un compito quotidiano sviluppato talvolta in modo smodato anche più volte al giorno al di là di ogni più scrupolosa prescrizione. La smodatezza nell’esercizio è altresì precipua di chi non produce nulla perché si ha certamente a disposizione più tempo da dedicare al biasimo, al rimprovero, alla disapprovazione. Una risposta - proposta potrebbe essere questa: possono esprimere giudizi solo quelli che riescono a dimostrare di aver costruito, prodotto, realizzato almeno una cosa, anche piccola, negli ultimi tre anni per Gubbio o per la sua comunità.

Sono possibili anche altre risposte - proposte naturalmente!

Anno LXIV, n. 5 - ottobre 2013In copertina: A. Stoppoloni e C. Menichetti, San Francesco e il Lupo, ca. 1916-1918. Gubbio Cattedrale, Cappella del beato Villano Direttore Editoriale: Lucio LupiniDirettore Responsabile: Ubaldo GiniIn Redazione: Michela BiccheriLayout: L’ArteGraficaStampa: Tipografia DonatiRedazione: Piazza Oderisi - 06024 Gubbio (Pg)Tel. e Fax 075 9273912 - CC Postale n. 15463060Aut. Trib. Perugia n°. 334 del 15/01/1965.Sped. in abb. postale 45%, comma 20/B, legge 662/96, filiale di Perugia.

di luCio lupini

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> attualità

polis eugubina> di MassiMo riserbo

Se “il Sentiero di Francesco” ha fatto il boom di presenze e segna una crescita costante ogni anno, dobbiamo parlarne ancora. E sì perché Gubbio è la Città di San Francesco e perché Gubbio è la Città di Sant’Ubaldo e perché Gubbio è la nostra eredità. “Sem-pre quelle” si può immaginare sentirvi dire. Sono “sempre quel-le” perché sono le nostre costanti migliori alle quali ci congiun-giamo spiritualmente, ma anche materialmente. Ma non quella materialità grossolana e fine a se stessa, materialità in armonia con quanto abbiamo da offrire. C’è (finalmente) la riscoperta del contatto umano con la natura e da questa verso un Dio creatore. C’è un risveglio in direzione del rispetto di questa natura di cui San Francesco è il protettore e lo dimostrano i numeri di quanti hanno scelto di essere presenti e attivi dentro ad una realtà viva. E allora dovremmo anche noi, dal nostro giardino, dalla piazza, dal nostro vicoletto, dal sem-plice pianerottolo adoperarci e attivare quel miglioramento che viene dal nostro saper fare. Miglioramento estetico, pratico, utile alla vita, utile al cuore, di buon esempio. La cura della nostra preziosa Gubbio è un tributo che possiamo offrire. Ma fino a che

punto? Fino al punto di sostitu-irci all’amministrazione? E poi perché! Senza l’ausilio dell’infor-mazione, senza il chiarimento di chi fa cosa o del perché contribu-ire col pagamento delle tasse se poi ci richiedono anche di pulire le nostre vie, senza questa infor-mazione siamo costretti a “chiu-dere”. Chiuso il tribunale, chiuso il Teatro Romano, chiuso il Ci-nema Italia, a rischio di chiusura il Torneo dei Quartieri, chiusa l’Amministrazione comunale e nessuna iniziativa culturale di spessore da anni ormai. Il problema di fondo è che urge la presenza di persone con valo-ri che amministrino la Città con l’unico obiettivo di sovrinten-dere ed essere i portavoce degli abitanti e che sappiano costruire progetti concreti e di spessore volti a far crescere Gubbio, vol-ti a far parlare la nostra città e

della nostra città al di fuori delle mura. L’esempio è dato dalle Associazioni, come questa, che portano lustro alla nostra città con progetti di qualità e di spessore culturale oltre che sociale. Quando riusciremo a camminare da soli, allora potremo parla-re di progresso cittadino, di impegno costruttivo e soprattutto di coinvolgimento armonico tra le parti.

”il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: per questo è detto democrazia. le leggi assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo i meriti dell’eccellenza. Quando un cittadino si distingue, allora egli sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo stato, non come un atto di privilegio, ma come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento. la libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l’uno dell’altro e non infastidia-mo mai il nostro prossimo se preferisce vivere a modo suo. Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e le leggi, e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono un’offesa. e ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte la cui sanzione risiede solo nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di buon senso.la nostra città è aperta al mondo; noi non cacciamo mai uno straniero. Noi siamo liberi di vivere proprio come ci piace, e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo.Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private. Un uomo che non si interessa dello stato non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benché soltanto pochi siano in grado di dar vita a una politica, noi siamo tutti in grado di giudicarla. Noi non consideriamo la discussione un ostacolo sulla strada dell’azione politica. Crediamo che la felicità sia il frutto della libertà e la libertà sia solo il frutto del valore”.anche a noi eugubini piacerebbe essere amministrati così!

disCorso di PeriCle sUlla demoCrazia (Città di atene, V sec. a.C.)

> attualità 5

Le vicende accadute in riferimento all’organizzazione del Torneo dei Quartieri 2013 esigono una riflessione serena, disincantata e puntuale. Nel luglio 2005, per rispondere ad una sollecitazione dell’allora Assessore alla Cultura del Comune di Gubbio Maria Clara Pascolini, l’Associazione Maggio Eugubino si è assunta l’onere dell’organizzazione e del coordinamento delle componenti della manifestazione, cioè Quartieri cit-tadini, Società Balestrieri, Gruppo Sbandieratori, Ammini-strazione Comunale.Ricordiamo che, dopo i fasti degli anni novanta, ve-nivamo da un periodo di forte divisione tra le compo-nenti della festa, con la concreta eventualità della fine della stessa.

Pazientemente, abbiamo cercato, come Maggio Eugubino, di ricostruire delle relazioni corrette ed una procedura operativa basata sul voto a maggio-ranza che ha sostituito i “poteri di veto” a turno adoperati un po’da tut-ti. Nel corso degli anni abbiamo portato le sera-te della manifestazione da una a sei, triplicato il parco costumi, coinvolto fino a trecento figuranti, il tutto con un notevole riscontro di pubblico (ol-

tre mille spettatori ad edizione in Piazza Grande, qualche altro migliaio in tutte le feste delle sere precedenti, centina-ia di figuranti, con il coinvolgimento di associazioni, scuole di danza, artigiani locali, ecc…Tutto, ogni volta, contando sulla ostinata volontà di poche persone che hanno sfidato l’indifferenza programmatoria dell’amministrazione comunale, l’atteggiamento osteggian-te anche di alcune delle associazioni stesse coinvolte nel Torneo, l’indifferenza economica e collaborativa di molti commercianti, quella operativa delle forze di polizia locale; quasi a far percepire una “sensazione di disturbo” provo-cata da tanto attivismo, dalle migliaia di persone in giro per la città, dal fastidio di dover pulire, abbellire, organizzare, preparare le vie e le piazze all’evento!

Le vicende di questa edizione hanno rappresentato a mio avviso il punto di non ritorno:• Agli impegni presi lo scorso anno dall’amministra-

zione comunale circa la costituzione dell’Ente Torneo

dei Quartieri sono seguiti estenuanti mesi di “tirite-ra” istituzionale e la crisi della Giunta Guerrini, che ha decretato la fine delle speranze dato che nessuna iniziativa è stata presa dal Commissario Prefettizio;

• Organizzareuneventocomequestocomportaanzitut-to una programmazione economica impossibile senza la certezza finanziaria del Comune; e noi ci ritroviamo ogni anno non a gestire un budget, ma a presentare un rendiconto di spesa che, se Dio vuole e la situazione economica lo consente, verrà saldato o verrà limitata la perdita! Con tempi di erogazione dei contributi che arrivano a trecento giorni! L’anticipo economico è so-stenuto dal Maggio Eugubino che rischia i soldi degli associati del suo misero bilancio (già per altro in rosso) per carità di patria e spirito di servizio alla Città;

• Nel2005abbiamoiniziatoconunbudgetdicirca15.000€, garantito per 6.000 € dal Comune che si accollava anche gli oneri per il montaggio delle tribune, pulizia del-la piazza, ecc… in seguito il contributo è stato ridotto a 4.000 € ma ci siamo dovuti far carico di integrare il per-sonale comunale con altri collaboratori occasionali per il montaggio delle tribune e la gestione della piazza, quindi in sostanza rimangono solo 2.000 €;

• Quest’anno, pochi giorni prima del Torneo, l’Ammi-nistrazione Comunale (che da sempre concede il pa-trocinio alla manifestazione) ha improvvisamente pre-teso un adeguamento normativo delle manifestazione con imposizioni che, se non fossero ridicole, sarebbero quantomeno grottesche: il certificato di conformità e di corretto montaggio per strutture proprie e montate da propri operai; la certificazione per il tiro con la bale-stra (arma antica, non catalogabile come manifestazio-ne agonistica, folklorica, spettacolo teatrale, musicale, di danza o altro), la messa a norma di locali prestati alle associazioni dei Quartieri da privati per due giorni l’anno (il motivo per il quale è venuta meno la parteci-pazione del Quartiere di Sant’Andrea) e via continuan-do. Dopo un’iniziale disponibilità immediata abbiamo dovuto aspettare, con il fiato sospeso, il 13 agosto per l’autorizzazione alla manifestazione! È mai concepibile organizzare serate, spettacoli, figuranti, coreografie e scene in questo contesto a dir poco approssimativo?!?

• Inoltre, inmezzoa tuttociò,undribbling tradatedialtre eventi, iniziative e serate estemporanee, forzature varie, dissipazione di risorse in miriadi di iniziative, più per tentare d’accontentare tutti che altro;

• Daanniormailottiamoperpoterfarsvolgereilcorteostorico ricco di centinaia di partecipanti, con dame, ca-valieri, cavalli, armigeri, bambini, carri, animali, ecc… in un contesto urbano libero da autovetture, ciclomo-

> di robert satiri

ostinarsi, arrendersi o rinnovarsi.vogliaMo ripensare il prossiMo 14 agosto?

6 > attualità

tori ed occupazioni di suolo pubblico invasive: è mai possibile che una Città che si proclama medioevale non riesca per qualche giorno l’anno a liberarsi del traffico? E che la polizia municipale non riesca mai a prendere in tempo una delibera in questo senso e farla rispettare?

• Unclimaostileepococollaborativoinprimoluogodaparte di chi dal Torneo dei Quartieri trae benefici im-mediati: bar, alberghi, ristoranti, pizzerie, tavole calde, venditori di souvenir, ecc… quasi che riuscire a muovere migliaia di persone, attrarle, farle girare in Città e offrire loro una ragione in più per soggiornare fosse un uggio di qualche eugubino rompiscatole piuttosto che una linfa essenziale per tutti, anche per chi non vive direttamente di turismo!

Dicevamo un punto di non ritorno! Ma è bene riflettere su quello che rischiamo di buttare prima di farlo:• Trentacinqueannidirievocazionefolkloristicaannove-

rata tra quelle più vecchie del registro della L. R. 16/2009 non possono essere liquidati a cuor leggero, specialmen-te quando riempiono la Città nella prima quindicina d’Agosto di migliaia di persone, in grandissima parte turisti; pensiamo di surrogare il Torneo dei Quartieri con una festa paesana? Forse questo è nei desideri di tanti denigratori, ma non corrisponde propriamente al bene della Città!

• L’esperienzaacquisita,ilparcocostumi,lecompetenzematurate, le relazioni proattive cresciute tra le realtà as-sociazionistiche cittadine meritano rispetto, attenzione e collaborazione;

• Cisonodeglielementidaperfezionare:portamentodeifiguranti, qualche dettaglio ed accessorio non propria-mente appropriato, un orologio di troppo mentre si sfi-la, le suonate dei tamburini, la lettura dei bandi per le vie… vale la pena guastare la casa se non si riescono a mettere in fila le tegole del tetto?

Quello che serve è una presa di coscienza collettiva delle componenti cittadine (la cosiddetta società civile organiz-zata): la volontà di offrire uno spaccato di storia, arte, tra-dizione, cultura e folklore eugubino al mondo nel mese di agosto. Programmare con basi economiche certe e congrue,

avere l’obiettivo di un costante miglioramento, affinamento della manifestazione, creare eventi artistico/culturali corre-lati, veicolare la manifestazione nei circuiti che oggi attirano flussi turistici (Est Europeo, Asia, Cina, Giappone, Brasile, Argentina), rinvigorire le relazioni con le terre storicamente interessate dai nostri flussi migratori.Le componenti cittadine, queste grandi silenti! L’Ammini-strazione Comunale in primo luogo; le associazioni degli al-bergatori e ristoratori, gli artigiani, quelle culturali, i Quar-tieri! Questi ultimi devono consapevolizzare che il tutto non può nascere ed esaurirsi con una serata gastronomica! Questa diventa possibile, ripetibile e redditizia solo se vive in funzione del Torneo e non viceversa!

Noi crediamo, a queste condizioni, che una ripartenza sia auspicabile e possibile, proficua per tutti. Senza questa pre-sa di coscienza e coinvolgimento collettivo di risorse ed in-telligenze, ogni soluzione non sarebbe altro che l’inizio di un’agonia, che possiamo rallentare ma non invertire.

7> attualità

iustitiaM pietas vinCit> di giovanni raMpini

I personaggi appaiono solenni, nobi-li, austeri; tutto in loro, aspetto e ab-bigliamento, è improntato a magnifi-cenza, decoro, autorevolezza. Eppure umilmente li vediamo prostrati ai pie-di della figura muliebre che raffigura la rispettiva Arte d’appartenenza. Tutti sono atteggiati a profondo os-sequio, a umile sottomissione, a una deferenza assoluta e obbediente qua-si improntata a religioso rispetto. “Vedi”, dice a loro riguardo l’ele-gante iscrizione che in esametri e pentametri latini corre lungo il mar-gine superiore della “boiserie” del-lo studiolo eugubino di Federico da Montefeltro, “vedi come gli immor-tali allievi della veneranda madre, uomini sommi per sapere e per in-gegno, non esitano a inginocchiarsi al cospetto della loro genitrice, sup-plichevolemente e a capo scoperto. Degna di reverenza, la religiosità supera la giustizia e nessuno si pen-te di essersi sottomesso alla propria nutrice”. Nulla meglio di questi versi potrebbe illustrare con maggiore in-cisività ed evidenza, di quale stima, di quale considerazione, di quale ve-nerazione godessero presso la corte urbinate-eugubina le Arti Liberali, tutte indistintamente, anche quelle ritenute nell’età di mezzo di rango in-feriore, quelle dette del “quadrivio”, in quanto attinenti alla pratica di di-scipline di carattere tecnico scientifi-co (matematica, geometria, astrono-mia e musica). Anzi saranno proprio queste ultime a godere di particolare attenzione nella raggiunta consape-

volezza che tut-te le cose che ci circondano sono rette da un rigo-roso ordine ma-tematico fatto di regole immuta-bili in quanto di per sé necessarie e da sempre esi-stenti e pertanto partecipi di un superiore ordine ideale, una at-

tenzione documentata ed esplicata, oltre che dalle sublimi proporzioni d’ogni elemento architettonico del Palazzo e dalle sapienti scorciature prospettiche delle tarsie, da altre elo-quenti testimonianze: la dedica a Fe-derico da parte di Piero della France-sca, grande pittore, ma anche esperto matematico, del trattato “De pro-spectiva pingendi”, la dedica, sempre da parte del medesimo, a Guidubaldo del “Libellus de quinque corporibus regularibus” nonché la destinazione, ancora a quest’ultimo, della “Sum-ma de Arithmetica” del matematico Luca Pacioli, elementi tutti che han-no indotto Andrè Chastel a coniare la fortunata e ben nota definizione di “umanesimo matematico”. Ma certamente praticato fu da par-te di Federico il culto di tutte le arti, sia “maggiori “ che “minori” e quin-di anche di quelle del “ trivio” (dia-lettica, grammatica e retorica), coe-rentemente con gli ammaestramenti ricevuti da Vittorino da Feltre, come comprovato dalla variegata ricchezza della sua Biblioteca e dalla frequen-tazione del Palazzo ducale da parte dei più illustri rappresentanti della cultura del tempo. Al riguardo Ve-spasiano da Bisticci ricorderà come Federico “ebe grandissimo iudicio universale in ogni cosa” spaziando in ogni campo del sapere ed è proprio tale “iudicio” che troverà la sua ce-lebrazione nei due studiolì: in quello di Urbino attraverso la raffigurazio-ne degli uomini illustri per dottrina, in quello di Gubbio con l’esaltazione

delle Arti Liberali. Chiedo venia ai lettori per questa premessa, ma ritengo che la medesi-ma possa essere utile per illuminare lo spirito che, quale riflesso di quel mondo culturale, anima tutta la iscri-zione sopra riportata e attraverso essa tentare di decifrare l’enigmatica espressione “IUSTITIAM PIETAS VINCIT” che figura all’inizio del ter-zo esametro. Tutta l’eletta aura intellettuale che, come si è visto, si respirava a quel tempo presso talune corti principe-sche, non poteva non improntare di sé anche la creazione di così com-plesse e sofisticate imprese creative. Responsabile del loro programma iconografico era di regola un perso-naggio di alto profilo culturale come sappiamo essere avvenuto per altri celebri studioli quali quello appar-tenuto a Isabella d’Este nel castello di San Giorgio ideato, secondo gli studiosi, dall’umanista Paride da Ce-resara e quello elaborato per France-sco I a Palazzo Vecchio dall’erudito Vincenzo Borghini. Non conosciamo l’ideatore dello studiolo eugubino, ma sappiamo bene che la corrente di pensiero che nella seconda metà del quattrocento impregnava di sé larga parte della cultura del momento, era rappresentata dal neoplatonismo, un sistema filosofico risalente a Plotino le cui lezioni, raccolte dall’allievo Porfirio sotto il titolo di “Enneadi”, avevano incontrato grande favore propagandosi fino al V° secolo. Il “revival” rinascimentale di tale si-stema filosofico, ritenuto utile per conciliare cristianesimo e paganesi-mo, era stato favorito in parte dal-la traduzione che dalla lingua greca ne aveva fatto l’umanista fiorentino Marsilio Ficino, autore anche di altre rare traduzioni, quale quella dei testi iniziatici di Ermete Trismegisto (il tre volte grande) acquistata da Cosimo il vecchio. Federico da Montefeltro ben co-nosceva il Ficino che tra l’altro gli dedicò, poco prima che il predetto morisse, la traduzione del “Politico”

> attualità 8

di Aristotele e quindi sicuramente possedeva anche la traduzione delle Enneadi, e forse anche il loro testo in lingua greca. Secondo Plotino, come è noto, il principio di tutto ciò che è, è l’Unità assoluta. Tutto nasce dall’Uno per emanazione. Il primo essere così creato è il Logos, il Verbo, l’Intelligenza che racchiude tutte le idee delle cose possibili. Poi l’Intelligenza genera l’Anima, prin-cipio del movimento e della natura. L’Uno, l’Intelligenza e l’Anima sono le tre ipostasi del sistema trinitario neoplatonico. L’Uno, che è anche il Bene, è al di là non solo dell’Anima ma anche dell’Intelligenza e dell’Es-sere; non solo è il Principio da cui tutto dipende, ma anche il fine a cui tutto tende. Gli esseri naturali dipen-dono dall’Anima e ad essa tendono; l’Anima dipende dall’Intelligenza e ad essa tende; mediante l’Intelligenza l’Anima dipende dal Bene e ad esso tende. Attraverso questi passaggi Plotino indica quella via di elevazio-ne spirituale che comporta il progres-sivo distaccarsi dell’individuo dalle cose materiali fino a giungere a quel-la radicale astrazione da tutte le cose che porta l’Anima a contatto con il Bene, che è la vera luce, e a contem-plarlo facendosi una sola cosa con esso. Sono evidenti le istanze misti-che provenienti dalle religioni orien-tali presenti nel pensiero di Plotino e che tendono all’unione del soggetto contemplante con la la cosa contem-plata e cioè all’estasi, una condizione spirituale che il filosofo asserisce di aver raggiunto almeno tre volte at-traverso un’unione intima con la più alta ipostasi. A questo punto torniamo alla fra-se in questione e al suo contenuto all’apparenza abnorme e incompren-sibile, secondo cui la giustizia deve sottostare alla “pietas”. La giusti-zia, e cioè tutto ciò che è conforme al diritto, allo ius, alla norma e che per tale ragione deve ritenersi giu-sto, rappresenta un valore assoluto e pertanto non può essere sopraffatta da ciò che è ad essa estraneo, anche se esso rappresenta a sua volta altro valore assoluto quale è appunto la

“pietas” e cioè la devozione, la ve-nerazione, il rispetto, quando essi assumono una valenza religiosa. Si tratta di quei beni che oggi chiamia-mo “non negoziabili” come ad esem-pio la libertà personale e le cautele processuali che impongono in taluni casi, espressamente previsti dalla leg-ge, di limitarla; il diritto al lavoro e al contempo il diritto alla salute, termi-ni questi ultimi alla cui drammatica contrapposizione abbiamo assistito nelle vicende di un grande centro si-derurgico del sud, beni e valori tut-ti che meritano di essere posti sullo stesso piano o, al più, contemperati tra loro. Eppure quella espressione non poteva non rivestire, nella sua centralità nel discorso, un senso ben preciso per chi allora la leggeva e tanto più per chi l’aveva concepita, il quale, illuminato dal pensiero filo-sofico che abbiamo sopra illustrato, sapeva bene la ragione giustificativa di quella subordinazione e il perché di quella reverente genuflessione da parte di uomini tanto illustri dinanzi alla loro grande Madre e cioè dinanzi alla loro Arte, madre in quanto ge-neratrice di sapere. Costoro, nel loro deferente gesto, sono consapevoli che la consuetudine, la regola, il costu-me consolidato (non dimentichiamo che ancora oggi gli usi sono previsti dal nostro ordinamento tra le fonti del diritto) e perciò la Giustizia, non consentirebbero loro per la posizione eminente che occupano tale atteggia-mento di umiltà; ma sanno altrettan-to bene che, posti dinanzi al sapere elargito dalla loro Arte e cioè dall’In-telligenza, resta loro di compiere solo l’ultimo passo che li separa dall’Uno e cioè dal Bene e dal bello. Val bene perciò la pena, anzi è doveroso, cade-re in ginocchio dinanzi a quella pro-spettiva di assoluto; val bene la pena che dinanzi alla “pietas”, alla religio-sità, a quel raggiungimento estatico, la umana giustizia ceda il passo. Se nelle altre corti la conoscenza delle cose era fine a se stessa, bene al più da ostentare per riceverne ammira-zione e prestigio, per Federico e il suo seguito di sapienti diventa essa oggetto di culto e di venerazione,

esperienza non diversa da quella che discende dalla pratica di una religio-ne. Nel palazzo di Urbino lo studio-lo è a palese glorificazione del Duca, sia nei contenuti dell’iscrizione de-dicatoria, sia nell’apparato pittorico che attraverso la raffigurazione degli uomini illustri celebra il sapere e le virtù dell’illuminato uomo di Stato. A Gubbio il mirabile ambiente è in-nanzi tutto un luogo sacro, un luogo di culto, una chiesa.

NOTA. Come risaputo, il grave stato di ab-bandono a lungo sofferto dal Palazzo Ducale aveva determinato il danneggiamento di taluni pannelli dello studiolo nonché la cancellazione di parte della iscrizione come già risulta dalla trascrizione contenuta nel manoscritto del Ga-brielli risalente alla fine del secolo XVI (man-cano in esso le parole “ora parentis supplic” reintegrate sulla base del senso del discorso e in forza di ragioni metriche). Per quanto concerne specificatamente l’espressione “iustitiam pietas vincit” essa fu in tali termini pubblicata nel 1851 dal Denni-stoun e così fu ugualmente trascritta dall’ar-chitetto e storico dell’arte tedesco Laspeyrs nel 1873 quando visitò il Palazzo eugubino. La stessa inoltre appare ben leggibile in al-cune foto dello studiolo scattate nel 1938 in occasione del restauro fatto eseguire a Venezia dall’antiquario Loewi. Nel citato documento del Gabrielli la parola “iustitiam” dovrebbe invero leggersi come “iustitia”, soluzione que-sta adottata dai restauratori del Metropolitan Museum di New York. Ritengo però che non esistano ragioni sufficienti per giudicare erra-ta la trascrizione effettuata dal Laspeyrs, non solo per lo scrupolo e la cura con cui l’illustre architetto eseguì molti altri rilievi del Palazzo Ducale, ma anche perché in tutto simile a quel-la già pubblicata dal Dennistoun e coinciden-te con l’iscrizione che figura nelle foto sopra menzionate. Inoltre è da notare che il testo del Gabrielli si presenta con i caratteri di un ap-punto vergato in maniera disordinata e affret-tata. In ogni caso anche accogliendo la scelta operata dai responsabili del Museo americano, resta sostanzialmente immutato, pur se con un linguaggio palesemente banalizzato (perché mai “il reverenziale rispetto” avrebbe necessi-tà di esplicarsi “con l’ausilio della giustizia”? Non si attua esso forse da se stesso nell’intimo dell’animo indipendentemente da ogni fattore esterno?), il senso di profonda religiosità pro-prio del pensiero neoplatonico. Improponibile la tesi avanzata dal Wilme-ring secondo cui al tempo in cui il Laspeyrs lesse l’iscrizione, questa era stata manomessa in occasione di non meglio precisati restauri ottocenteschi. Evidentemente l’illustre restau-ratore del Metropolitan Museum ignora di che risma fossero i proprietari a quel tempo del Palazzo eugubino, intenti alla sistematica spoliazione del mirabile monumento di quan-to di più pregiato vi si conteneva e non di certo preoccupati della sua conservazione. Molto saggiamente pertanto i curatori eugu-bini del ripristino dello studiolo hanno adotta-to la versione “iustitiam”.

> attualità 9

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eugubino

era meglio quando era peggioAlla fine del 1968 un gruppo di volenterosi eugubini, con grande umiltà, si pre-figgeva un compito straordinario: il restauro di porte, finestre, facciate, fonti, archi dei palazzi di Gubbio. Si chiamava Gubbio Nostra e viveva della forza di volontà e delle libere donazioni degli eugubini. E’ vero che erano altri tempi e che si poteva fare, è vero che Gubbio versava in condizioni precarie, ma proprio per questo sale la rabbia. Oggi la città rispecchia condizioni migliori di 40/50 anni fa, molti restauri sono stati eseguiti dopo i due terremoti, ma non possiamo tollerare la mancanza di cura che ne è seguita. E’ noncuranza. E’ negligenza. I cornicioni che pendono sulle nostre teste (sono stati 2 gli interventi dei Vigili del fuoco in due quartieri e in un solo mese!) e che in un caso si schiantano a terra, le strade con spaccature, buche e pietre sollevate, sono l’immagine di Gubbio della moder-nità. Dobbiamo credere davvero che la crisi ne sia la causa? Oppure dobbiamo ricercare la carenza nella pigrizia, nella faciloneria? Non vogliamo dover trovare un giorno cartelli affissi con su scritto “AAA Vendesi intero Centro Storico di Gubbio”… chiaramente da ristrutturare.

già segnalato e Mai risolto: viale della rimembranza 2Un nostro lettore ci ha inviato moltissime foto dei pali della luce di Viale della Rimembranza che versano ancora, nonostante le nostre segnalazioni, in condizioni deplorevoli. Con grande sensibilità, lo stesso lettore, inoltre, scrive di non riuscire nemmeno a commen-tare lo stato di abbandono che da tempo domina la via di ingresso a Gubbio, perché superfluo, tanto è visibile. Il viale, per di più, è monumento ai caduti per noi eugubini e passaggio privilegiato per i pedoni che escono ed entrano dal e nel Centro Storico. Ah già….il Centro Storico….vedi sopra. Continuate a mandarci le vostre se-gnalazioni per il bene della nostra Città.

torna la rubrica delle ombre che incupiscono la nostra Gubbio. Una rubrica aperta alle vostre segnalazioni dei disagi incontrati nel vivere la città, questo per migliorarla. la rubrica offre lo spunto per discutere, per trovare insieme delle soluzioni. È un modo costruttivo di segnalare e perché no risolvere i problemi di vita comune. Nella rubrica auspichiamo che trovino largo spazio le “luci” di Gubbio: angoli della nostra città meritevoli di essere osservati, interventi e soluzioni intelligenti, propositi, progetti, idee attuabili a favore della nostra città. È una rubrica che aspetta la vostra collaborazione, per ciò potete spedire le vostre lettere o fotografie al sito [email protected] o presso la sede di piazza oderisi.

orribilia urbis

vogliono chiudere l’edificio scolastico?Educazione stradale o semplicemente accanimento didattico? Altro che si-curezza stradale, per tutto il tratto perimetrale di Via Perugina dell’Edificio Scolastico campeggia dall’inizio dell’anno (scolastico) un bel divieto di so-sta udite, udite! dalle 7 e30 alle 8 e 30 (del mattino chiaramente). A quale fine? Ma a chi è venuto in mente? Vogliono far chiudere l’Edificio Scolastico scoraggiando anche nei parcheggi, le iscrizioni a questo istituto scolastico storico per la Città di Gubbio? I Vigili Urbani sono stati sempre con carte e verbali alla mano puntuali nell’applicare con rigidità questo nuovo divieto che non si ripete stranamente all’uscita: come mai all’entrata dei bambini alle lezioni e non all’uscita? E i residenti come fanno a fare a meno di questi spazi per parcheggiare o ad alzarsi alle 7 e 30 per evitare le contravvenzioni? La politica indica queste soluzioni scolastiche? O peggio qualche funzionario “inurbano” si alza la mattina e dispone di certi divieti? Tante domande quasi fossero interrogazioni. Il voto per tale decisione datelo pure voi. Aspettiamo le prime piogge stagionali sperando che portino via questi provvedimenti. Prevenire non vuol dire punire, prevenire vuol dire anche educare alla sicurezza stradale.

gubbio Citata da san girolaMo e da Mazzini> di fabrizio CeCe

«Siete tutti incorreggibili, guasti dal materialismo, pun-to commossi a vedere la più grande questione del secolo ridotta alla più piccola, ad una questione territoriale. Roma [conquistata] così non significa più di Gubbio».Così affermava Giuseppe Mazzini (1805-1872) nell’in-fuocato dibattito che agitava i patrioti italiani alla vigi-lia della conquista di Roma ad opera del neonato Regno d’Italia. Secondo Mazzini il fatto po-litico che stava dietro al definitivo ab-battimento del potere temporale dei papi non poteva certo essere offusca-to dalla mera e semplice occupazione territoriale dell’Urbe. Roma, consi-derata solo come bene materiale non avrebbe avuto più valore di una città o di una località qualsiasi, periferica, e poco conosciuta, quale egli riteneva fosse Gubbio.Di certo la nostra città non doveva essere del tutto ignota al grande ge-novese anche se egli se ne servì per instaurare questo paragone che, di-ciamolo pure, risulta sostanzialmente derisorio. Mazzini, però, ricordava certamente il deputato Ubaldo Marioni che egli nel 1849 spedì in Inghilterra quale am-basciatore della Repubblica Romana

presso la corte della regina Vittoria. E forse rammen-tava anche il fatto di aver tenuto nascosto il rapporto trasmessogli dall’eugubino nel quale il governo inglese criticava l’operato del triumviro e negava la richiesta spedizione di armi.Mazzini, ad ogni modo, in questo suo modo di raffron-tare la “grandezza” di paesi e città, era stato preceduto da un illustre personaggio. Mi riferisco, ovviamente, a San Girolamo (347-419/20) che nella sua celebre lettera indirizzata ad Evagrio scrisse: «Ubicumque fuerit Episcopus, sive Romae, sive Eugubii, sive Costantinopoli, sive Rhegii, sive Alexan-driae, sive Thanis, ejusdem est meriti, ejusdem est Sa-cerdotii». «In qualsiasi luogo c’è un vescovo, sia a Roma, sia a Gubbio, sia a Costantinopoli, sia a Reggio, sia ad Ales-sandria, sia Tanis, è dello stesso merito e del medesimo sacerdozio». «La ricchezza o la povertà – proseguiva San Girolamo –, l’umiltà o la sublimità, non fanno del vescovo un inferiore. Del resto tutti sono successori de-gli apostoli».Insomma, l’importanza e la rilevanza di un vescovo è dettata unicamente dalla sua carica e non certo dal luo-go in cui egli è chiamato ad esercitarla. I vescovi sono tutti dello stesso merito, qualsiasi sia il luogo nel quale sono chiamati a svolgere il ruolo che fu degli apostoli: a Roma come a Gubbio, ad Alessandria d’Egitto come a Reggio Calabria, a Costantinopoli come a Tanis [in Egitto, oggi non più esistente]. Il raffronto Gubbio – Roma, dunque, ha avuto degli il-lustri natali.

Grazie a don Ubaldo Braccini.

San Girolamo.

Giuseppe Mazzini

> storia arte e cultura 13

Questa particolare tipologia di mattonelle in maiolica (FIGG. 1, 2, 3) venne probabilmente ideata dai Vasellari Mastrogiorgio del Bargello in occasione del Settimo Centenario Francescano (1926), anche se non risulta che la ditta eugubina, diretta da Cesare Carlo Faravelli (Stradella, 1886 – Gubbio, 1964), abbia partecipato alla Mostra Internazionale Francescana che si svolse in Assisi tra il maggio e l’ottobre del 1927, nella quale furono esposte diverse ceramiche artistiche.In una piastrella quadrata di medie o piccole dimensioni (cm 15 x 15,

10 x 10 e, solo a volte, 20 x 20), per lo più di produzione industriale, si trova inscritta una formella quadrilobata, generalmente campita in monocromia (di blu, verde, bruno, arancio …). All’interno della formella sono raffigurati a risparmio San Francesco e il Lupo, posti l’uno di fronte all’altro e visti di profilo mentre sono intenti a stipulare il patto di pace. Nel lobo inferiore è presente il monte a cinque colli, stemma della città di Gubbio. Un cornice a ‘denti di lupo’ anticipa i bordi della mattonella. Negli spazi compresi tra la cornice e il contorno

mistilineo della formella centrale corrono quasi sempre un’iscrizione (in alto) e una o due date (in basso). L’iscrizione originaria, coerente con il soggetto raffigurato, è «PAX / HVIC // DO/MVI», tratta dal Vangelo di Luca (10, 5): «In quamcumque domum intraveritis, primum dicite: Pax huic domui» («In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa»). Le date ricorrenti sono «1226 / 1926» (Settimo Centenario Francescano), «1182 / 1226» (nascita e morte di San Francesco d’Assisi) o, semplicemente, «1226».In via del tutto ipotetica si potrebbe supporre che il profilo mistilineo della formella centrale sia stato

ricavato, per rotazione di 45°, dalla cornice quadrilobata del logo della Mostra Internazionale Francescana del ’27 in Assisi (FIG. 4). La cornice a ‘denti di lupo’, documentata nella ceramica romana dell’eclettismo (che Faravelli conosceva bene), potrebbe invece alludere all’ornato con piccoli ‘diamanti’ piramidali il quale abbellisce le facciate di alcuni edifici medievali eugubini: si pensi, in particolare, alla cornice marcapiano del Palazzo del Bargello, sede della manifattura di cui stiamo discorrendo.Di questo tipo di mattonelle vennero prodotti anche esemplari

in piccolissimo formato (cm 7,5 x 7,5 ca.) (FIG. 5), particolarmente congeniali al pennello di Luisa Damiani (Gubbio, 1910-1991), che a lungo lavorò per i Vasellari del Bargello e poi continuò autonomamente a decorare ceramiche. In essi mancano date e iscrizioni; il Lupo, di norma, poggia le zampe anteriori sullo scaglione più alto del monte.Fin dall’inizio della loro storia, le mattonelle con San Francesco e il Lupo riscossero un grande successo di vendita, specie nelle versioni provviste di cornice

«pax huiC doMui» Mattonelle eugubine Con san franCesCo e il lupo

> di ettore a. sannipoli

1. Gubbio, Vasellari Mastrogiorgio del Bargello, mattonella con San Francesco e il Lupo, maiolica, cm 15 x 15. Gubbio, collezione privata.

2. Gubbio, Vasellari Mastrogiorgio del Bargello, mattonella con San Francesco e il Lupo, maiolica, cm 15 x 15. Gubbio, collezione privata.

3. Gubbio, Vasellari Mastrogiorgio del Bargello, mattonella con San Francesco e il Lupo, maiolica, cm 15 x 15. Gubbio, collezione privata.

4. Logo della Mostra Internazionale Francescana di Assisi (dal Catalogo Ufficiale, Perugia 1927).

> storia arte e cultura14

lignea, come oggetti beneauguranti o di devozione domestica, ma anche come semplici souvenir di Gubbio. Furono, dunque, realizzate anche da altre ditte eugubine di ceramica attive nel secolo scorso, in particolar modo dalla C.A.M. di Giovanni Notari (Gualdo Tadino,

1895 – Gubbio, 1966) e dalla C.M. di Marsilio Biagioli (Gubbio, 1912-1980), condotta poi dal figlio Valentino. Alcuni degli esemplari prodotti in queste manifatture seguono lo standard descritto sopra. Altri, invece – e sono la maggior parte –, ci propongono significative varianti. Il tipo più diffuso (FIG. 6) presenta come decori secondari dei tralci in ‘fiorato eugubino’ al posto della cornice a ‘denti di lupo’, a volte assenti nei lati superiore e inferiore della piastrella. Roselline e/o piccole foglie fungono da ornati di riempimento. Le date e la scritta «PAX HVIC DOMVI» si fanno più rare, e al loro posto compare

l’iscrizione «BEATA SOLITUDO / SOLA BEATITUDO» («beata solitudine, unica beatitudine»), che rimanda a una frase pronunciata da San Bernardo di Chiaravalle riguardo alla vita ascetica dei monaci, ma che fu cara anche ai frati minori. Queste mattonelle sono in genere patinate a freddo, come capita di vedere in buona parte delle ceramiche decorate a ‘fiore Gubbio’.Nel lungo periodo durante il quale sono state prodotte (dal 1926/27 ca. fin quasi alle soglie del nostro secolo), queste mattonelle hanno dunque subito modifiche e trasformazioni. In alcuni casi lo schema compositivo originale, con il quadrilobo e la cornice a ‘denti di lupo’, è stato adattato addirittura ad altri soggetti. Si conoscono infatti esemplari realizzati dai Vasellari del Bargello con San Francesco a mezzo busto (FIG. 7), con la predica di San Francesco agli uccelli e la scritta «PAX / HVIC // DO/MVI // 1221», con una suora che annaffia un arbusto di vite con una rosa accanto e la scritta «NON / EGO // DIVI/TIIS // SED / MIHI // DIVI/TIAE», con il patrono di Gubbio e la scritta «S. VBA/LDVS // MCLX» (FIG. 8): quest’ultimo pezzo databile forse al 1960, ottavo centenario della morte del grande vescovo taumaturgo. Anche nel caso di San Francesco e il Lupo è documentata almeno un’altra versione, che si avvale – per quanto riguarda il soggetto centrale – della celebre illustrazione di Louis-Maurice Boutet de Mounvel (Orléans, 1850 – Parigi 1913): con il Poverello d’Assisi che abbraccia e quasi sembra voler baciare il Lupo, reso – al contrario di quanto abbiamo visto finora – con molta naturalezza, e non stilizzato come se fosse una chimera ritratta in posa di araldica burbanza.

Bibliografia essenzialeSulla ceramica eugubina tra le due Guerre, del secondo dopoguerra, e sulle ditte e i ceramisti citati, cfr., tra l’altro: La ceramica eugubina tra le due Guerre. Aspetti dell’antico e del nuovo a confronto, a cura di E.A. Sannipoli, catalogo della mostra di

Gubbio, Gubbio 2006; La ceramica a Gubbio dal 1946 al 1959. Tradizione artigiana e rivoluzione espressiva, a cura di E.A. Sannipoli, catalogo della mostra di Gubbio, Gubbio 2007.Sulla mostra di Assisi del 1927 cfr. Mostra Internazionale Francescana in Assisi. Maggio – Ottobre MCMXXVII. Catalogo ufficiale illustrato […], Perugia 1927.Sull’iconografia eugubina di San Francesco e il Lupo cfr., tra l’altro, Fratello Lupo, Sorella Arte. Il Cap. XXI dei Fioretti di san Francesco nell’iconografia eugubina, a cura di E.A. Sannipoli, catalogo della mostra di Gubbio, Gubbio 2013.

7. Gubbio, Vasellari Mastrogiorgio del Bargello, mattonella con San Francesco, maiolica, cm 10 x 10. Gubbio, collezione privata.

8. Gubbio, Vasellari Mastrogiorgio del Bargello, mattonella con Sant’Ubaldo, maiolica, cm 10 x 10. Gubbio, collezione privata.

6. Gubbio, C.A.M., mattonella con San Francesco e il Lupo, maiolica, cm 20 x 20. Gubbio, collezione privata.

5. Gubbio, Luisa Damiani, Bargello, mattonella con San Francesco e il Lupo, maiolica, cm 7,5 x 7,5. Gubbio, collezione privata.

> storia arte e cultura 15

Ottobre 2013: l’VIII centenario della consegna della chiesa della Vittorina ai francescani si coniuga con il IV decennale dell’inaugurazione del monumento a San Francesco e il Lupo voluto dall’Associazione Maggio Eugubino, in particolare da monsignor Origene Rogari, e realizzato con pubblica sottoscrizione nell’area sistemata a verde pubblico (ora Parco della Riconciliazione) di fronte alla chiesa ove avvenne – secondo la tradizione – l’incontro tra il poverello d’Assisi e il «grandissimo, terribile e feroce» animale.Si tratta di un pannello bronzeo in altorilievo del noto scultore bolognese Farpi Vignoli (1907-1997), nel quale sono raffigurati al centro il patto di pace tra San Francesco e il Lupo, a destra delle persone e degli animali in fuga, a sinistra dei cittadini che assistono al miracolo in un contesto naturale ormai acquietato. «Esso ci presenta – insomma –, come in un trittico, la città pervasa dal terrore del feroce lupo, il suo prodigioso ammansimento, la città ritornata alla sua vita serena e sicura» (Rogari 1973). È questo il primo dei tre monumenti bronzei che gli eugubini, in tempi recenti, hanno voluto dedicare al patto di pace con il Lupo narrato nei Fioretti. Gli altri due, con figure a tutto tondo, sono stati collocati rispettivamente nel giardinetto antistante alla chiesa

di San Francesco (l’opera – del 1997 – si deve all’artista eugubino Roberto Bellucci) e nell’area verde a monte della Vittorina (l’opera – del 2000, ma inaugurata nel 2002 – si deve allo scultore eugubino, di origine siciliana, Francesco Scalici).Per celebrare il quarantennale del pannello di Farpi Vignoli, e anche la ricorrenza centenaria della consegna

ai francescani della Vittorina, abbiamo deciso di pubblicare sulle pagine de «L’Eugubino» cinque stampe all’acquaforte ispirate al monumento eugubino, edite a cura di Farpi Vignoli in Bologna nel gennaio 1979 (trenta copie numerate da 1 a 30, cinque copie fuori commercio numerate da I a V) e stampate con torchio a mano

da Alberto Bettini. Trascriviamo di seguito la presentazione della poco conosciuta cartella, dovuta al pittore e incisore bolognese Paolo Manaresi (1908-1991).«Dire di Farpi Vignoli uomo e artista dopo una esemplare presentazione di Alfonso Gatto del 1975 per una sua Mostra di acquarelli; scritto commovente per stima, affetto e

bellezza di concetti intuitivi è per me avvilente, pensando alla povertà del mio scrivere … Ma Farpi, con tanta generosità, ha questo desiderio pensando che per una cartella di sue incisioni io possa essere adatto, anche per il carattere e l’affinità dell’opera. Con Lui, uomo, sono unito fin dalla lontana giovinezza da un fraterno affetto che, da parte mia, è sempre stato spontaneo per il carattere suo aperto e scoperto che induce all’entusiasmo e al bene; di Lui, artista ammiro l’opera cui ha dedicato tutta la vita. Ebbe già importanti successi giovanissimo specie come scultore, poi come acquarellista singolare per forza e ricchezza tonale,

per quell’impronta di una sua tecnica immediata ed istintiva per esecuzione, senz’altro rara».«Ed ecco il grafico; in verità sempre lo è stato per quel disegno nitido, sicuro e sensibile, che fin dalla giovinezza destava ammirazione; ora presenta questa cartella di stampe, ove è evidenziata questa sua fondamentale

san franCesCo e il lupo di gubbio: Cinque aCqueforti di farpi vignoli (1979)

> di ettore a. sannipoli

1. F. Vignoli, Monumento a San Francesco e il lupo di Gubbio, 1973, bronzo. Gubbio, Parco della Riconciliazione.

2. F. Vignoli, senza titolo, 1979, acquaforte, mm. 238 x 324.

> storia arte e cultura16

qualità avendole eseguite tutte a morsura “piana” senza pentimenti o coperture. Ispirate da una sua grande opera scultorea “S. Francesco e il lupo”, eseguita per la città di Gubbio, esse denotano nella grafia della punta una sicurezza e una conoscenza profonda del tema poetico. Pure nelle altre stampe la sua coerenza ed il suo temperamento completano e integrano la serie con una freschezza di segno istintivo e sicuro».«Così l’opera felice di Farpi Vignoli è lo specchio di un mondo amato e vissuto con gioia, tradotto nella visione poetica di forme e colori, entro schemi compositivi profondamente sentiti. Vignoli, ora, in queste stampe, ha ricreato l’atmosfera di suggestioni poetiche delle sue opere scultoree e pittoriche; artista attuale e sempre presente per chi, nel fulgore della bellezza, sente ancora il conforto di un mondo valido ed eterno».

Bibliografia essenzialeL’inaugurazione del Monumento a S. Fran-cesco e il lupo di Gubbio, «L’Eugubino», XXII, 1973, n. 5, p. 2; P. Pizzichelli, Gub-bio francescana e Sentiero Francescano della Pace, Gubbio 1999; F. Cece, E.A. Sannipoli, La chiesa di Santa Maria della Vittorina a Gubbio. Note storiche, deco-razione pittorica, scultorea e arredi. Con un’appendice sull’iconografia eugubina di San Francesco e il Lupo, Gubbio 2007; Fratello Lupo, Sorella Arte. Il Cap. XXI dei Fioretti di san Francesco nell’iconogra-fia eugubina, a cura di E.A. Sannipoli, ca-talogo della mostra, Gubbio 2013; http://it.wikipedia.org/wiki/Farpi_Vignoli; http://it.wikipedia.org/wiki/Paolo_Manaresi.

4. F. Vignoli, senza titolo, 1979, acquaforte, mm. 325 x 237.

6. F. Vignoli, senza titolo, 1979, acquaforte, mm. 323 x 237.

5. F. Vignoli, senza titolo, 1979, acquaforte, mm. 325 x 238.

3. F. Vignoli, senza titolo, 1979, acquaforte, mm. 327 x 254.

dal prossimo 4 ottobre, ricorrenza di san Francesco di assisi, la Biblioteca Comunale sperelliana ospita l’esposizione di cinque acque-forti del noto artista bolognese Farpi Vignoli (1907-1997), scultore del monumentale pannello bronzeo in altorilievo con san Francesco e il lupo di Gubbio installato nel 1973, per volontà dell’associazione maggio eugubino, di fronte alla chiesa di santa maria della Vittorina ove avvenne – secondo la tradizione – l’incontro tra il poverello d’assisi e il «grandissimo, terribile e feroce» animale. l’evento, che vuole celebrare l’Viii centenario della consegna della chiesa della Vittorina ai francescani e il quarantennale dell’inaugurazione dello stesso monumento di Farpi Vignoli, è promosso dal Comune di Gubbio, dall’associazione maggio eugubino, dal Centro di documentazio-ne sulla simbologia e la mitografia del lupo “san Francesco e lupo di Gubbio”, in collaborazione con la diocesi di Gubbio, l’ordine dei Frati minori Conventuali di Gubbio e l’Università dei muratori e scalpellini. le rarissime incisioni all’acquaforte, come si potrà vedere in Biblioteca, sono proprio ispirate al pannello bronzeo del Parco della Vittorina (ora Parco della riconciliazione) e furono stampate in po-chissime copie con torchio a mano nel gennaio del 1979. Un appuntamento di rilievo, dunque, che ancora una volta rilancia il fortissimo legame della nostra terra con il poverello d’assisi per mezzo del tanto amato episodio di san Francesco e il lupo di Gubbio immortalato, come noto, nella poesia dei “Fioretti”. l’esposizione si protrarrà fino al 4 novembre (orari: dal martedì al sabato 9-13/15-19).

FarPi ViGNoli iN mostra

> storia arte e cultura 17

torneo dei quartieri 2013> di robert satiri

2013, un’altra edizione del Torneo dei Quartieri; Gubbio ha nuovamente sa-puto stupire per organizzazione, coin-volgimento, spettacolo e festa ... un’oc-casione incomparabile per assaporare un ritaglio della nostra grande storia e tradizione anche in estate!Con il Patrocinio del Comune di Gub-bio, il coordinamento dell’Associazione Maggio Eugubino e la collaborazione dei Quartieri, Balestrieri, Sbandieratori e Scuola di Danza Città di Gubbio, nel-la splendida cornice della Città ci siamo ritrovati immersi nell’atmosfera incan-

tata del medioevo non solo per assistere ad una sfida ma per confrontarsi con le nostre radici ed origini e per concedersi l’opportunità di accostarsi alle più ge-nuine e sentite espressioni della cultura e della tradizione umbra.Nei giorni immediatamente prece-denti la manifestazione siamo stati chiamati ad uno sforzo considere-vole per ottemperare in pochissimo tempo a degli adeguamenti normativi imposti alla manifestazione di piazza Grande dal Commissario comunale; questo ha creato qualche corto cir-

cuito tra le componenti la festa e portato il Quartiere di Sant’Andrea a non partecipare al Torneo.Ognuno dei Quartieri rimanenti ha le-gato il proprio Corteo Storico – che ha percorso le vie del centro cittadino con cavalli e cavalieri, figuranti, balestrieri e tamburini, per poi tornare nella sug-gestiva cornice di Piazza Grande - alle coreografie che la Scuola di danza Cit-tà di Gubbio ha presentato durante lo svolgimento del Torneo, interpretando come tema il simbolo di ciascun Quar-tiere: la rosa per San Pietro, il falcone per San Giuliano e la corona per San Martino.Nei giorni precedenti le piazze eugu-bine si sono riempite quando a San Martino, a San Pietro e a San Giulia-no, abitanti e turisti hanno potuto go-dere delle prelibatezze culinarie, dei giochi e degli intrattenimenti allestiti dai Quartieri.La competizione in Piazza Grande tra i Quartieri è iniziata alle ore 18.00, inizio scandito dagli immancabili e suggestivi rintocchi del Campanone abilmente “sonato” dalla Compagnia dei Campanari di Gubbio ed ha re-galato “scintille” prodotte, oltre che dai “balistari”, dalle verette scagliate contro il tasso, non offuscate dall’ab-baglio delle luci. Preziosi e sempre ammalianti i nu-

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> vita dell’associazione18

meri ed i volteggi delle bandiere del Gruppo Sbandieratori guidato dal Prof. Giuseppe Sebastiani, che oltre alla forza di gravità hanno dovuto contrastare il fastidioso vento levato-si improvvisamente dopo le 19.L’abilità e la sorte, quest’ultima spesso insostituibile ma non sufficiente com-pagna, hanno premiato Ubaldo Or-landi, del Quartiere di San Giuliano primo classificato, Alessandro Mancini sempre del Quartiere di San Giuliano secondo classificato e Francesco Men-carelli del Quartiere di San Martino

terzo classificato.Al Quartiere di San Giu-liano quindi è andato lo splendido e prezioso Palio realizzato dall’artista eugu-bina Lucia Picchi.Per il secondo anno è stato premiato anche il Quar-tiere che ha meglio inter-pretato il tema assegnato: la giuria presieduta dal nostro Consigliere Giam-

pietro Rampini ha attribuito il rico-noscimento (un’opera ceramica da lui stesso disegnata e realizzata) al Quar-tiere di San Martino. Un successo insomma, al di là degli oltre mille spettatori in piazza, dei tre-cento figuranti e delle altre migliaia di eugubini e turisti che sono stati a vario titolo “coinvolti” nei vari eventi che sta già facendo pensare ad evoluzioni dell’appuntamento per i prossimi anni.Tra la fine del 2012 ed il 2013, anche per le vicende che hanno travolto l’Am-ministrazione Comunale cittadina, non

s’è concretizzato il progetto di creazio-ne dell’Ente deputato alla gestione ed all’arricchimento dell’evento, con un ulteriore sforzo scenografico e coreo-grafico per la Piazza ed i costumi dei figuranti.Il coordinamento del Torneo composto da Comunale, Associazione Maggio Eugubino, Società Balestrieri, Società Sbandieratori, Quartieri, Gruppi Musi-cali, Scuole di Danza e da tutti coloro i quali, privati ed associazioni, vorranno condividere il percorso di preparazione del Torneo dei Quartieri del 2014 si ri-unirà a breve per definire sin dai prossi-mi mesi le tappe di avvicinamento alle prossime edizioni.

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Capitani e Capodieci per il 2012di Michela Biccheri

Come amici, collaboratori e soci non potevamo non pub-blicare con massimo orgoglio la notizia che ha coinvolto il nostro Direttore e Consigliere del Maggio Eugubino, Ubal-do Gini. Il Senato santantoniaro lo ha proclamato Primo Capodieci del Cero di Sant’Antonio per l’anno 2013! Una lunga carriera ceraiola degnamente coronata, un mani-

festato attaccamento al Cero giustamente riconosciuto ora, ma innegabilmente da sempre e soprattutto da parte di tutti i ceraioli; una scelta inevitabile e naturale alla quale ci unia-mo per l’affetto che ci lega a lui e per la condivisione di una passione comune verso la Festa più bella del mondo.

Eccoci ancora in quel periodo dell’anno che si affaccia trepi-dante sui preparativi per la Festa più bella del mondo. Eccoci dunque a presentare ai lettori, agli eugubini, ai ceraioli tut-ti, coloro che saranno i protagonisti della Festa dei Ceri del 2012.Guarderemo guidare a cavallo la varie fasi della Festa i signori, Massimo Faramelli “de Peppebello” e Stefano Vagnarelli “Spa-ra”, rispettivamente Primo e Secondo Capitano, estratti dal bussolo pubblicamente lo scorso anno. I santubaldari hanno affidato il compito di alzare il Cero di Sant’Ubaldo al ceraiolo Giovanni Barbetti, per la zona est, ma-nicchia di San Marco. Ha guidato il Cero di Sant’Ubaldo lun-go il secondo pezzo del Corso e nella seconda girata della sera a punta d’avanti. Dopo due anni di attesa, Giovanni si troverà a vivere in prima persona l’esclusivo compito unificatore, ad essere la guida dei ceraioli. Giovanni realizzerà la prima vera

e forte emozione di questa straordinaria e unica esperienza, la prima domenica di marzo, durante la solenne celebrazione della S. Messa in occasione della canonizzazione di Sant’Ubal-

p. p

anfil

i> vita dell’associazione 19

stiaMo lavorando per voi:il periodico presto volerà direttoanche nella tua posta elettroniCa!

viii Centenario della vittorina: risCopriaMo la sua iMportanza

Il 2013 ha visto riuniti ancora una volta il Maggio Eu-gubino per realizzare un grande progetto, quasi a coro-namento dell’impegno protratto per anni alla valorizza-zione dell’area verde intorno alla Vittorina. Il mondo religioso festeggia l’VIII centenario dell’affidamento da parte del Vescovo di Gubbio, beato Villano della Chiesa di Santa Maria della Vittoria (la Vittorina) ai frati francescani, la prima fraternità eugubina: era il 1213; anno giubilare ricco di appuntamenti aperto il 14 settembre. Un luogo, la Vittorina, riscoperto da poco tempo in realtà: a Gubbio Francesco di-venne Santo e proprio sull’erba di quel prato che Francesco praticò la riconciliazione, esemplificò il gesto massimo della fede e dell’amore, divenuto il simbolo universale della pace e del dialogo con il Crea-to ed è ancora su quel prato che si conclude ogni anno il cammino dei fedeli sulle orme del Santo. E’ da questa città che prendono vita le radici del francescanesimo, da qui che si protrae l’evoluzione spirituale e storica del santo, in un’altra Assisi. Così la città di Gubbio ha voluto celebrare degnamente l’incontro storico tra San Francesco e il Lupo con una speciale mo-stra di opere che ha offerto ai visitatori l’interpreta-zione dei vari artisti. La mostra intitolata “Fratello Lupo, Sorella Arte - Il capitolo XXI dei Fioretti di San Francesco, nell’iconografia eugubina” è sta-ta allestita nel Chiostro della Pace del Convento di San Francesco a Gubbio, dall’11 agosto al 6 ottobre, esposizione presentata da Ettore A. Sannipoli e promossa dal Comitato della Vittorina composto dalla Diocesi, dal Comune di Gubbio, dal Maggio Eugu-bino, dall’Università dei Muratori, dai frati conventuali della chiesa di San

Francesco, le famiglie ceraiole, e dagli altri enti e associa-zioni cittadine. Il Comitato ha proposto fotografie delle opere d’arte raffiguranti il momento dell’ammansimento del Lupo da parte di Francesco: dipinti, sculture e cera-miche, custodite a Gubbio. Altra peculiarità della mostra era rappresentata dal catalogo, preziosa guida alle opere, (46 illustrazioni) ma anche un’interessante cartina alla

scoperta dei luoghi che le custodiscono.Riscopriamo la sua importanza, continua il tito-lo dell’oggetto, poniamo l’accento sul rilievo e

sull’influenza che la chiesa della Vittorina ha e che ispira, come se essa avesse voluto at-tendere tempi fecondi per attirare a sé l’inte-resse dei fedeli, degli attenti. Tempi fecondi e luminosi data la forte partecipazione dei pellegrini al percorso francescano, svoltosi dal 1 al 3 settembre e sempre in aumento; tempi favorevoli per la sensibilizzazione riser-

vata da e per l’attività produttiva, ricordiamo il premio “Lupo di Gubbio” a Novamont per la fabbricazione di mater-Bi, una famiglia di bioplastiche contenenti materiali rinnovabili, plastiche utilizzate anche dai pellegrini lungo il percorso e nella stessa occasione citiamo il riconoscimento concesso all’ENPA che da 140 anni lavora per la tutela dei diritti degli animali. Concludendo non si può non nota-re il fermento e l’entusiasmo dei molti che si adoperano per la salvaguardia del creato an-

che in questo senso, nella divulgazione, vale a dire, di una parte di storia, degli episodi di San Francesco che contribuisco anche oggi, dopo otto secoli, a originare cam-biamenti nel mondo.

> di MiChela biCCheri

alcune immagini della mostra

> vita dell’associazione20

ConosCere gubbio 13L’Associazione Maggio Eugubino vi propone un altro appunta-mento di CONOSCERE GUBBIO. Dopo lo straordinario succes-so delle edizioni precedenti e dell’ultima nel mese di aprile del 2013, vi invita a partecipare numerosi anche il prossimo 13 otto-bre alla scoperta della nostra Gubbio, nell’itinerario archeologico (seconda parte).

Prenotazioni e info presso la sede del Maggio Eugubino T. 075/ 927 39 12

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È giunta alla XXVI edizione, la consegna delle Borse di Studio istituite dall’As-sociazione Maggio Eugubino e da Co-lacem S.p.A, volta al riconoscimento dell’impegno scolastico degli alunni più meritevoli degli Istituti eugubini, affin-chè siano sollecitati ad approfondire i propri interessi culturali e a contribuire, dunque, allo sviluppo della nostra socie-tà. La consegna delle Borse di Studio è avvenuta alla presenza del Presidente del Maggio Eugubino, Lucio Lupini; del Presidente di Colacem S.p.A, Giovanni Colaiacovo; dell’Amministratore Delega-to di Colacem S.p.A, Carlo Colaiacovo; del Vescovo di Gubbio, Mons. Ceccobelli e dell’Assessore alla Cultura del Comune di Gubbio, Marco Bellucci. L’incontro è stato coordinato dal Dirigente scolastico dell’Istituto Superiore “G. Mazzatinti”, Dario Missaglia. I vincitori delle Borse di Studio per l’anno scolastico 2009-2010: Elisa Castellani (ITIS), Arianna Fioruc-

ci (Liceo Socio Psico Pedagogico), Gre-ta Goracci (Liceo Classico-Scientifico), Chiara Rondoni (IPSIA), Elisa Monac-chi (ITC), Isabel Poeta (ISA); i vincitori delle Borse di Studio per l’anno scolastico

2010-2011: Angela Binacci (ITIS), Fede-rica Rossi (Liceo Socio Psico Pedagogico), Davide Lispi (Liceo Classico-Scientifico), Laura Ferranti (IPSIA), Valerio Miozzi (ITC), Hafid Assia (ISA).

Consegnate le Borse di Studio Maggio Eugubino-Colacem

Non sono più tra noial presidente lucio lupini

Carissimo presidente, i consiglieri del Maggio Eugubino e i soci, la redazione de “L’Eu-gubino, i sostenitori dell’Associazione si uniscono a lei e alla sua famiglia, alle sorelle Gabriella e Rosanna, ai nipoti per ricordare la cara mamma, la signora ELDA Filippini in Lupini. Coscienti del vuoto e del dolore derivanti dalla preziosa perdita, sappiamo altresì ritrovarne la tenerezza, sappiamo che la vita di una madre non è mai fatta di egoismo e che per questo riconoscerete presto, svanito il dolore più acuto, i preziosi frutti, gli insegnamenti e le grazie che lei ha saputo concedere.

dante ambrogi

Ricordiamo con grande ammirazione il dr. Dante Ambrogi, nostro socio e consigliere distintosi per la particolare attenzione rivolta alle tradizioni eugubine, legame espresso con finezza per mezzo della sua consolidata cultura, che completava anche in poesia. Si è spento all’età di 89 anni un celebrato ceraiolo di San Giorgio, attiva parte della Fami-glia sangiorgiara e del quartiere di San Martino, membro della Confraternita di Santa Croce, del Rotary Club e socio onorario della Società Operaia di Mutuo Soccorso. Il Maggio Eugubino e la redazione de “L’Eugubino” esprimono il più profondo cordoglio e si uniscono ai famigliari in questo particolare momento.

> vita dell’associazione 21

CineMa italia (nuovo CineMa paradiso)> di pina pizziChelli

Un altro pezzo di storia e di costume che se ne va. Dopo circa 90 anni il Cinema Ita-lia chiude, lasciando il ri-cordo del passato ed il vuo-to del presente. I proprietari davanti ad incassi ridotti al lumicino rispetto a qualche anno fa con presenze medie del venerdì sulle 8/9 perso-ne, per diventare poco più la domenica o a Natale con “i panettoni” sfiorare il 20% degli incassi degli anni precedenti hanno pen-sato per ora di non riaprire dopo la pausa estiva.D’altra parte la crisi colpisce duro dappertutto, ma special-mente in realtà piccole come la nostra. Il centro storico si sta spogliando giorno dopo giorno: dopo il tribunale se ne andranno le due farmacie con il corollario degli ambulatori medici e parecchi servizi. In queste condizioni è impossibile investire nelle nuove tecnologie, come il passaggio al digitale per arginare così la inarrestabile concorrenza di internet (oggi; e domani?), che propone quasi in contemporanea all’uscita sul mercato film che si possono vedere comodamente, senza uscire di casa e con quasi nessuna spesa , sono situazioni in-sostenibili. E poi i giovani: per loro il cinema, come struttura è ovvio, è decisamente fuori moda, non rispecchia più il loro modo di vivere.Così il Cinema Italia invece, se ne va portandosi dietro anche un pezzetto della nostra storia personale.“Quando ho letto la notizia della chiusura del Cinema Italia - ci ha detto al telefono il prof. Pierluigi Neri (appassionato di cinema e grande collezionista di pellicole) - mi sono senti-to doppiamente colpito, perché la riorganizzazione del suo spazio interno è stata realizzata sulla base di una intesa con l’amministrazione comunale. Lo ricordo bene perché allora ero sindaco. A proposito vorrei ricordare che il primo nome del Cinema Italia quando nacque negli anni Trenta era Ci-nema Eden, poi cambiato nel 1936 per non incorrere nella censura fascista, poiché la pronuncia di Eden poteva asso-migliare a quella del nome del primo ministro britannico.Il mio primo film? Lo ricordo ancora, è stato “Il libro della giungla” a colori. Bellissimo.Per ritornare ad oggi prima che sia troppo tardi vorrei che venisse salvata la macchina delle proiezioni, perché è un ci-melio che va assolutamente conservato.”Perché il cinema è un’esperienza che purtroppo i giovani rifiuta-no e non conoscono quindi il suo valore umano e culturale?“Non lo so, certo è che i giorni che viviamo oggi corrono più in fretta e diversamente dai giorni di allora, della nostra giovinezza. Allora il cinema rappresentava una fonte inesau-ribile di conoscenza, di emozioni individuali e collettive e di vicinanza, con chi in quel momento nel buio della sala, senti-vamo partecipe delle nostre stesse emozioni, mentre oggi i ra-

gazzi non conoscono quella atmosfera specialissima che “accadeva” allo spegnersi delle luci, nell’attesa bre-vissima dell’inizio del film. Per fortuna ancora ci sono tante sale cinematografiche dove è possibile provare quelle “emozioni!”.Prima di tutto un grazie va a Giuseppe Carbone del Ci-nema Astra che con corag-gio visti i tempi continua a lavorare molto bene.Professore, per ritornare a

noi, vedere un film a casa in televisione non è assolutamente la stessa cosa, manca la vicinanza magari di perfetti scono-sciuti.“Ecco anche per questo renderei obbligatorio lo studio del cinema a scuola. I ragazzi imparerebbero parecchio.”Tra i tanti personaggi che hanno popolato la vita del Cinema Italia c’è “la Laura del cinema”, la signora Mantovani, di giorno segretaria efficientissima presso uno studio notarile, e la sera per 39 anni dentro il botteghino a staccare bigliet-ti e riempire borderò. Oggi splendida novantenne, lucida e naturalmente ricca di ricordi. “Lo sa? Non ricordo di aver visto mai un film per intero. Io e il bigliettaio entravamo in sala all’ultimo spettacolo quando la biglietteria era chiusa e non sarebbe venuto più nessuno, e potevamo gustarci solo le ultime scene. Ricordo che il primo film a colori fu portato a Gubbio nel 1944 dagli alleati, e se non vado errata era “Bellezze al bagno”, mentre il nuovo cinema ristrutturato fu inaugurato con il film di Zeffirelli girato tra l’altro a Gubbio “Fratello Sole Sorella Luna”.Come dicevo prima, molti i personaggi che si ritrovavano al ci-nema. Per esempio chi non ricorda il mitico Gettulio Brunetti-ni. Gettulio faceva l’operatore, rinchiuso nel suo “bugigattolo” immerso nel ronzio della pellicola che scorreva sullo schermo in sala. Appariva almeno a noi bimbetti, come una specie di mago. Qualche volta la pellicola si inceppava o si rompeva. Il pubblico allora lo invocava a gran voce sollecitandolo a fare presto, perché magari l’interruzione avveniva sul più bello del-la storia. Altro personaggio famoso il “Barbato” (preferisco ricordarlo con questo simpatico soprannome) dalla battuta fa-cile e mordace, con cui riusciva a sdrammatizzare anche il film più strappalacrime del mondo. Una battuta del Barbato detta a voce alta riportava tutto ad una realtà familiare con una risata generale nel buio della sala. O la bontà di Peppino Monacelli, il bigliettaio. Sai le volte che ci faceva entrare senza biglietto!Forse le loro presenze sono ancora lì nel buio a ragionare del più e del meno, come è costume fare tra vecchi amici.Che cosa accadrà domani? Su questo giustamente i proprie-tari non si sbilanciano, ma tutti si spera che tra un po’ il Cinema Italia ritorni a regalarci altre emozioni ed altri sogni in una ipotesi culturale diversa.

> approfondimento23> vita cittadina 23

la Magia delle logge

Un altro passo in avanti verso la realizzazione del progetto che porterà alla riqualificazione delle Logge dei Tiratori, un monumento che diventerà di fruizione pubblica, per la pri-ma volta dalla sua costruzione (1603). Le Logge servivano a tirare, tingere ed asciugare la lana, poi nel tempo la proprietà della corporazione si è frantumata e sono subentrati tanti piccoli proprietari fin quando le Logge furono acquistate nel 1982 dalla allora Cassa di Risparmio di Perugia, che a sua volta ha rivenduto ora le Logge alla Fondazione Cassa

di Risparmio di Perugia. Con delibera del commissario prefettizio n° 37 del 10 set-tembre il Comune ha dato il via libera al piano attuati-vo del “Progetto di restauro, rifunzionalizzazione e riuso delle Logge dei Tiratori “ e presentato alla Fondazione; da dove ritornerà al Comu-ne che destinerà le Logge ad uso pubblico. In particolare il progetto prevede interventi significativi al secondo pia-no dell’edificio, con la rea-lizzazione di una passerella pedonale che consentirà di attraversare il Camignano e di collegare Piazza 40 Mar-tiri a Piazza S.Giovanni. Le grandi meravigliose aperture delle Logge saranno chiuse con vetrate in materiale ad alta trasparenza antiriflesso e del tipo autopulente, secon-

do quanto prescritto dalla Sovrintendenza ai Beni culturali di Perugia. In un momento di grande difficoltà per il centro storico ed il suo depauperamento continuo questo spazio riveste una importanza fondamentale per la vita culturale e sociale della nostra città. Al primo piano invece sarà man-tenuta l’attuale sala convegni mentre l’ala est occupata ora dagli uffici sarà destinata a locali di servizio. Inoltre il pro-getto comprende il restauro dei parametri murari ed il colle-gamento degli impianti con una nuova centrale termica.

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> vita cittadina24

> approfondimento 25

A

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citta

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La popolazione eugubina non solo cala, anche se di poche

unità, tredici per la precisione, ma invecchia sempre più; un

dato da analizzare con attenzione è quello relativo ai matri-

moni. Diminuiscono quelli celebraticon rito civile, aumen-

tano quelli dinanzi al sacerdote. Questo dicono le cifre della

così detta dinamica demografica dell’anno da poco conclu-

so. Alla data del 31 dicembre 2011 il totale dei residenti am-

monta a 32.991 unità, contro le 33.004 del 31 dicembre del

2010. è frutto e conseguenza dell’andamento naturale, con i

morti superiori ai nati, senza il correttivo, nella circostanza,

d ella compensazione proveniente mdal saldo tra immigrati

ed emigrati. Infatti rispetto al 2010 gli

stranieri immigrati sono stati 178, contro 253, quelli emi-

grati 159, contro 164, con un differenza attiva che diminu-

isce da 99 ad appena 19 unità Più pesante il raffronto nati/

morti: nel 2011 sono venuti alla

luce 329 nuovi concittadini, mentre 474 (meno 145) han-

no concluso il loro cammino terreno; nel 2010 i numeri

erano di 363 contro 513 ( -150). Interessanti, a seconda del

proprio punto di vista, le cifre relative ai matrimoni: calano

quelli civili (49 contro 53 del 2010), aumentano quelli reli-

giosi (123 rispetto a 113).

Dati anagrafici

Dopo la partecipazione del Santo Padre alla tradi-zionale accensione dell’albero più grande del mon-do, il nostro eugubino ha fatto il giro del mondo. Un messaggio di pace e di fratellanza dalla terra di Sant’Ubaldo e di San Francesco è partito proprio dalla nostra città, grazie allo sforzo di tutte quelle persone che con amorevole e instancabile lavoro han-no permesso che l’opera di grandi dimensioni, anche per spessore umano, tornasse ogni anno ad illumi-nare il Monte del nostro amato Patrono. L’ultima accensione è avvenuta per mano di Papa Benedetto XVI, una serata emozionante e indimenticabile sug-gellata dalla firma dello stesso sul registro dei nomi che hanno acceso l’Albero più grande del mondo dal 1981. Merito a tutti coloro che hanno reso possibile questa esperienza.

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il lupo italiano> di giuseppe farinelli - presidente a.a.a.l.i.

Nel 1966 da una lupa selvatica dell’alto Lazio accop-piata ad un pastore tedesco nasceva “ZORRO”.“ZORRO” dimostrò di possedere tutte le migliori ca-ratteristiche del lupo selvatico (coraggio,robustezza, resistenza alla fatica protratta,acutezza di tutti i sensi,in particolare olfatto e vista) unitamente a tutte le miglio-ri qualità del cane pastore tedesco (docilità,stabilità caratteriale,affidabilità e capacità di apprendimento) addirittura esaltandole. Fu allora avviato un esperimen-to per ottenere dall’accoppiamento tra una lupa selvati-ca ed un cane soggetti che, nel tempo e nelle successive cucciolate, conservassero intatte,armonizzandole tra loro,le migliori caratteristiche dei progenitori. Per una fortunata e fortuita combinazione genetica,da ritenersi finora unica e molto probabilmente non ripetibile, fu constatato lo stabilizzarsi nelle successive cucciolate di caratteri intermedi e definitivi tra lupo e cane che ve-devano privilegiata la componente lupina senza peral-tro che fossero pregiudicate le doti indispensabili di domesticità e di adattabilità,proprie del cane, alle più diverse situazioni scaturenti dalla convivenza con l’uo-mo. Oggi,dopo oltre quaranta anni dall’inizio dell’espe-rimento che hanno visto la nascita di 2081 Lupi Italiani di cui oggi viventi 146 maschi e 137 femmine, si può affermare che “ZORRO” è stato il capostipite di una razza di cani di grande affettività,diffidente verso gli estranei ma né timido né aggressivo, adattissimo alla vita in famiglia,dotato di grande e forte personalità e con grande propensione all’addestramento e all’appren-dimento. Il Lupo Italiano è un animale con una grande resistenza alla fatica,alla fame e alla sete. Ha fiuto finis-simo che lo rende particolarmente idoneo alla ricerca su pista a terra e,soprattutto, nell’aria e sotto macerie. Non è soggetto al riverbero da neve, caratteristica mol-

to utile per le ricerche di persone travolte da slavine e/o valanghe in montagna. La razza del “Lupo Italiano” è stata riconosciuta ed è tutelata dallo Stato che ha af-fidato, con D.M. n°651 in data 11.2.2012,la gestione del Registro Anagrafico Ufficiale,sulla base di apposi-to “Disciplinare” che fissa lo “standard di razza”, alla ASSOCIAZIONE DEGLI AFFIDATARI ALLEVATORI DEL LUPO ITALIANO – APS istituita con atto pubbli-co in data 9.7.2010.

> vita cittadina 25

lettera pastorale> di giaMpiero bedini

Un maggiore e più convinto coinvolgimento degli adulti nel-la catechesi, richiami alle comunità parrocchiali per una più puntuale adesione alle indicazioni che arrivano dal Vescovo, riflessioni amare sulla condizioni attuale della politica loca-le: queste le tre direttrici fondamentali della lettera pastora-le 2013-2014 “La gioia di educare alla fede” di Monsignor Mario Ceccobelli, la nona dal suo arrivo sulla cattedra di S.Ubaldo ad oggi, diffusa al termine della recente assemblea ecclesiale. Da un lato indica e propone al mondo ecclesiasti-co linee operative per una evangelizzazione in linea con i più avanzati orientamenti attuale, dall’altro rileva con preoccu-pazione “le divisioni e le rivalse faziose” che attraversano il mondo della politica eugubina. Un documento interessante che coinvolge la diocesi nella sua globalità e come tale merita di essere studiato ed approfondito. Ricordando che “la lettera pastorale”, oltretutto espressione e sintesi di un lavoro di costante confronto all’in-terno della Diocesi e delle sue strutture, “ è uno dei modi con cui il Vescovo esercita il suo servizio di guida”. Nella “lettera” il richiamo al ruolo essenziale dei parroci nel farla conoscere “per recepirne le indicazioni e cercare di individuare le modalità per raggiungere gli obiettivi puntua-lizzati” nonché l’ insistito invito alle parrocchie a “superare le tentazioni di chiudersi nei loro confini come se fossero delle isole, ignorando le indicazioni del Presule, le attività della me-desima zona pastorale e dell’intera diocesi”. “Purtroppo in questi nove anni - la considerazione amara di Ceccobelli - a me parrebbe che alle lettere del Vescovo non sia stata riservata molta attenzione”. Sia per ripetere “quanto fatto nel passato” come se “il mondo si fosse fermato”, sia per il timore di “la-sciare il vecchio”. Le indicazioni per il nuovo anno riguardano

ancora la catechesi, da condurre secondo le modalità indicate dall’Ufficio Catechistico, per passare da una dimensione “pue-rocentrica” ad una “adultoentrica”, affiancando “i soggetti interessati, cioè i catechisti, nella ri-scoperta di un cammino di fede perché si riapproprino del loro ruolo di accompagnato-ri”. “Cambiare impostazione - si legge - è l’obiettivo pastorale dei prossimi anni”. Un cambiamento di rotta per “un maggior coinvolgimento e valorizzazione dei laici e in particolare del-la famiglia, che deve crescere appropriandosi del suo valore specifico”. Un richiamo accorato alla responsabilità di ciascu-no: la presenza della Chiesa nel nostro territorio “dipenderà

anche da noi”. “L’invito pressante per i parroci e le comunità è di studiare come attrezzarsi, aiutati dagli uffici diocesani, per essere in grado di svolgere al meglio la loro missione”. In conclusione rivolge un pensiero preoccupato al mondo della po-litica locale. Riferendosi alla presenza di un Commissario prefettizio alla guida del Comune, “segno che gli uomini chiamati dal voto popolare a guidare la nostra cit-tà” non hanno “saputo o potuto svolgere al meglio i loro compiti”, annota.”Le

divisioni e le rivalse faziose hanno creato questa condizione che deve far riflettere. C’è una via di uscita a quanto successo? Sapranno gli uomini della politica mettere in secondo piano le loro appartenenze” per operare “scelte condivise, miranti al bene comune, capaci di valorizzare l’immenso patrimonio di cui la nostra città va orgogliosa e che molti ci invidiano? E’ proprio difficile fare un programma approvato dai più se non da tutti per far uscire la nostra città dall’ingovernabilità?”. Ceccobelli analizza e pone interrogativi; di suo garantisce la preghiera “ per il bene del nostro territorio, per lai concordia tra i cittadini, per il lavoro e il futuro dei giovani”.

> vita cittadina26

bandi, questi sConosCiuti> di pina pizziChelli

Nella conferenza stampa dell’ 11 settembre scorso la Presidente della Regione Catiuscia Marini ha sì assi-curato alla presenza del commissario prefettizio Maria Luisa D’Alessandro e i rappresentanti del tavolo delle forze sociali e dell’impresa che non manche-rà l’appoggio della Regione a Gubbio in questa fase delicata della sua vita istituzionale ma che è ne-cessario che tutti “si diano una mossa” con progetti e propo-ste. Per ora vediamo da vicino i bandi con il Dott. Umberto Lepri che conosce molto bene questi meccanismi perché opera nella elaborazione e nello sviluppo gestionale e applicativo di progetti finanziati nel quadro di programmi europei nazionali e regionali.Dott. Lepri, bandi, questi sconosciuti. Da dove inco-minciamo? La possibilità di accedere, a seconda dei casi da parte di perso-ne fisiche e/o giuridiche pubbliche e private, ad opportunità di finanziamento pubblico destinate a sostenere interventi di svi-luppo a differenti livelli e in diversi campi, costituisce principal-mente un portato del processo di integrazione europea, come dimostra il fatto che la parte più importante delle risorse finan-ziarie in questione è messa in gioco nel quadro di programmi UE, sia che si tratti di fondi gestiti direttamente dalle autorità europee, sia di finanziamenti a regia comunitaria gestiti dagli Stati membri e dalle loro Regioni (Fondi Strutturali).Si tratta di risorse molto consistenti (ad esempio, la dotazione dei Fondi Strutturali per il periodo 2014-2020 è di circa 336 miliardi di Euro mentre, limitandosi ai temi dell’istruzione, della formazione, della gioventù e dello sport, quella del nuo-vo programma UE Erasmus per tutti è di circa 19 miliardi di Euro per lo stesso periodo) e che si caratterizzano per una no-tevole articolazione tematica e organizzativa, in funzione delle diverse competenze attribuite all’UE dai trattati e rispondendo quindi direttamente alle politiche europee e alle coerenti politi-che nazionali e regionali.Ad accomunare tali programmi, pubblicizzati mediante bandi pubblici, è lo strumento di accesso, costituito dal “progetto”, che non è però solo e tanto una domanda di finanziamento, quanto invece uno strumento con specificità tecniche, metodo-logiche e operative che, se da un lato hanno il preciso scopo di massimizzare la capacità dell’intervento finanziato di produrre risultati ed impatti concreti e verificabili su una data situazione, dall’altro lato - e anche proprio per questo - richiedono tutta una serie di presupposti tecnici e culturali a livello individuale e sociale, la cui parziale o totale mancanza non può non incidere sulla effettiva possibilità di partecipare ai bandi pubblici per l’accesso ai programmi.Si favoleggia tanto dei bandi comunitari, ma perché l’Italia non ne usufruisce come gli altri partners europei?Come accennavo sopra, perché in un dato contesto sia pos-sibile lavorare efficacemente per elaborare e attuare progetti finanziati nel quadro dei programmi europei, occorrono tutta

una serie di condizioni tecniche e cul-turali a livello individuale e sociale, che evidentemente nel nostro Paese non sono ben assicurate. Le caratteristiche psico-sociali degli Italiani costituiscono spesso già un problema, visto che per lavorare per progetti occorrono perso-ne che abbiano apertura ed elasticità

mentale e capacità di ascolto, di sapersi mettere dal punto di vista dell’altro, di mettere in comune le conoscenze e le abilità personali, ecc.. Se poi ci si riferisce al contesto sociale, man-cano spesso presupposti in termini di relazioni significative fra le diverse realtà pubbliche, private e di privato sociale per valorizzare a fini comuni le competenze, i saperi e le risorse, come pure in termini di attivazione di processi di appartenen-za tramite la promozione e la sensibilizzazione, il coinvolgi-mento e l’assunzione di responsabilità. Infine, mancano spesso le competenze e le professionalità tecniche indispensabili per sostenere le diverse fasi dei processi di progettazione (analisi delle esigenze di sviluppo territoriali, settoriali, organizzative e individuali; reperimento delle informazioni sui programmi e su modalità e condizioni di accesso ai finanziamenti pubbli-ci attivabili mediante progetti; trattamento delle informazioni per assicurare completezza, esattezza, tempestività e coerenza rispetto alle esigenze verificate; orientamento e consulenza per il più proficuo incrocio fra esigenze e opportunità e per indivi-duare le progettualità da sostenere; elaborazione dei documen-ti per la presentazione dei progetti; individuazione e sviluppo del partenariato, anche transnazionale).E’ di questi giorni la notizia che il Comune di Gubbio è stato l’unico in Umbria a non aver preparato il progetto relativo per la riqualificazione del centro storico. C’è secondo lei una spiegazione?Credo che in qualsiasi contesto, si tratti di impresa, ente pub-blico o associazione, sia difficile lavorare per progetti in ma-niera continuativa ed efficace se non sono presenti le adeguate condizioni.Negli enti locali poi, sebbene negli ultimi 20 anni il processo di riforma delle autonomie locali si sia costantemente mosso ver-so una PA coerente con le esigenze del lavoro per progetti (dalle Leggi 142/90, 241/90, 81/93 e dal Dlgs 29/93 alle “Bassanini”, fino al Dlgs 150/2009 su produttività del lavoro pubblico ed efficienza e trasparenza delle PA e al Dlgs 33/2013 sugli obbli-ghi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle PA), è verificabile come i cambiamenti innescati da tali riforme non sembrino avere ancora negli enti locali italiani la necessaria copertura organizzativa e amministrativa.In sostanza, ritengo che a Gubbio come negli altri Comuni umbri e italiani vi sono problemi analoghi che ne limitano la capacità e l’efficacia progettuale e che talvolta possono deter-minare, nell’assenza di strategie e azioni adeguatamente artico-late e sostenute sui versanti culturale, sociale e tecnico, la man-cata elaborazione e presentazione nei termini e con le modalità richieste di taluni interventi progettuali.

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> approfondimento 28

È stato siglato il 30 settembre 2013 presso la Sala consiliare di Palazzo Pretorio l’atto aggiunto al Protocollo d’intesa per la realizzazione del progetto “Polo Museale” di Palazzo Ducale a Gubbio, ai fini di prorogare, alla data del 30 settembre 2014, la scadenza del documento siglato nel 2008 dal Comune di Gubbio, Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia e dal Ministero per i beni e le attività culturali. Il Polo museale di Palazzo Ducale è oggi una realtà culturale assai preziosa per Gubbio: ha infatti per-messo il recupero di più di trecento opere d’arte di proprietà comunale, per lo più in pessimo stato di conservazione, e di conseguenza anche di valorizzare lo spazio messo a disposizione dal Ministero per i beni culturali ovvero Palazzo Ducale che da museo di se stesso è passato a prezioso scrigno di arte e cultura e, quindi, un’ulteriore oppor-tunità di cultura per il visitatore. L’importante operazione di tutela e valorizzazione del patrimonio storico ed artistico cittadino, è stata possibile grazie al prezioso ed ingente contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia che da tempo e con attenzione si rivolge al recupero del patrimonio culturale di Gubbio. La proroga e il conseguente slittamento della data di scadenza dell’operazione Polo museale, siglata dalla Dott.ssa Maria Luisa D’Alessandro per il Comune di Gubbio, l’Arch. Francesco Scoppola per il Ministero per i beni e le attività culturali e il Cav. Carlo Colaia-covo per la Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, permetterà di recuperare le ultime economie derivanti dai lavori sino ad ora eseguiti e procedere con il restauro di due tavole dipinte (tra XV-XVI sec.) di alto valore storico ed artistico.

realizzazione del progetto “polo Museale” di palazzo duCale

Il comune corre ai ripari per “proteggere” il Palazzo dei Consoli. I competenti uffici infatti hanno completato il progetto esecutivo e predisposto il bando per l’assegnazione dei lavori necessari per eliminare la penetrazione di acqua piovana dal tetto del trecentesco capolavoro di Angelo da Or-vieto, emblema della città e monumento di importanza mondiale. L’intervento è indispensabile per risolvere in maniera radicale una situazione di precarietà che coinvolge non solo la struttura muraria, ma le diverse opere d’arte ospitate nelle sottostanti sale del museo civico. Il progetto prevede infatti il rifacimento del tetto, con la messa in opera di una nuova ed adeguata guaina protettiva che ne aumenti la impermeabilizzazione ed eviti in futuro infiltrazioni preoccupanti come quelle registrate ormai da diverso tempo. L’importo dei lavori è di 250 mila euro, duecento derivanti da un contributo erogato dalla Regione dell’Umbria e 50 garantiti direttamente dal bilancio della civica amministrazione. Tra gli interventi programmati ci sono pure il rifacimento di qualche gradino della scalea di accesso, insidiato dall’azione degli agenti atmosferici, oltre alla realizzazione di un diverso percorso di entrata e di uscita per agevolare il flusso dei visitatori; il

Palazzo dei Consoli infatti è uno dei parametri più attendibili per monitorare la qualità e l’intensità del movimento turistico, il cui anda-mento non è quest’anno certamente dei migliori. Il celebre monumento sollecita però un intervento di revisione e consolidamento generale delle facciate; da tempo è stato predisposto un dettagliato piano sottoposto all’attenzione del Ministero dei beni culturali. L’attesa fino ad oggi è andata delusa, ma la speranza si sa è l’ultima a morire. G.B.

interventi a favore del palazzo dei Consoli

In Via Cairoli (ex biblioteca Sperelliana), si trova la SALA PROVE MUSICALI “RICCAR-DO MONACELLI” realizzata, all’interno del Polo Associativo Musicale richiesto dalle varie Amministrazioni Comunali, dal gruppo giovanile “INSIEME A

RICCARDO PER I GIOVANI E PER GUBBIO” o “ASSOCIA-ZIONE INSIEME”. E’ uno straordinario progetto che accoglie tutti i giovani eugubini amanti della musica che intendano lavo-rare per realizzare i propri sogni legati alla musica. Ricordiamo il successo riscosso sia in termini di presenze che in termini di emo-zione del concerto “RICKY’S FRIENDS FOR GUBBIO” suona-to in Piazza Grande con l’intento di ricavare quanto più denaro possibile utile alla concretizzazione di un progetto per la messa in sicurezza di Piazza Grande.

La nostra città si è arricchita di un moderno archivio librario che ospita tutta la collezione di testi del vescovo emerito Bottaccioli, un’emeroteca che raccoglie rivi-ste di settore e di carattere locale, nuovi spazi per i libri e la lettura, una rete wi-fi aperta al pubblico.

Nella biblioteca potremo trovare, divise per aree tematiche, tutta la storia locale, la storia dell’arte sacra, la storia della chiesa, della teologia, la mariologia, le vite di santi e beati, la patristica, diritto canonico e una raccolta dei documenti emessi dai vescovi locali. Tra i progetti futuri della biblioteca ci sarà: la creazione di un inventario digitale di tutti i fondi, l’acquisizione della documentazione presente nelle parrocchie della Diocesi e l’inserimento del materiale prodotto dalla Curia e dai suoi diversi uffici. La biblioteca è aperta al pubbli-co dal 28 settembre 2013 (via F. da Montefeltro già via Ducale).

biblioteCa dioCesana fontisala prove MusiCali “r. MonaCelli”

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Dopo diversi anni, la diocesi eugubina ha an-nunciato in maniera ufficiale la realizzazione di una nuova chiesa; quella della parrocchia di Madonna del Ponte, una volta periferia ed ormai parte integrante del capoluogo per via di un’espansione edilizia che ne ha modifica-to vocazione e fisionomia. Un momento que-sto atteso da quattro anni che si lascia alle spalle tutta la lunga e delicata fase prepara-toria, necessaria per far fronte alle rinnovate esigenze della parrocchia. L’attuale chiesa, seicentesca, pur molto bella, non garantisce più quanto nessario per consentire lo svolgi-mento dell’attività in tutte le sue esigenze. Il progetto è dell’architetto eugubino Augusto Solano, simbolicamente una nave che inqua-dra orizzonti infiniti; la chiesa, rivestita con un materiale speciale in grado di assicurare acustica e isolamento termico, ha una capienza di seicento posti seduti ed altri duecento in piedi. E’ abbellita da tre artistiche vetrate, commissionate alle suore laiche, quasi tutte architetto, del centro “Ave arte” di Loppiano. Il complesso comprende la casa canonica, un salone parrocchiale ed una foresteria, dodici aule su due piani per la catechesi, un chiostro sul quale si apre un locale multiuso di cento posti, spazi per la pro loco, ampi parcheggi ed aree verdi. I lavori dovrebbero avere la durata di

tre anni e saranno eseguiti da imprese e maestranze locali, per le loro qualità e per rilanciare l’economia. L’opera comporta un investimento di € 3.500.000, finanziato dalla Cei con i fondi dell8x1000 (€ 2.600.000) e dalla diocesi di S.Ubaldo. La par-rocchia è attualmente guidata da don Gabriele Pauletto, della comunità dei canonici regolari lateranensi di San Secondo, che ha raccolto l’eredità di don Pietro Benozzi, tra i primi a proporre l’esigenza di una nuova chiesa. G.B.

realizzazione di una nuova Chiesa

Mostra franCo gavirati

Inaugurata a Chiari, allestita nel museo della città, la personale di Gianfranco Ga-virati, il celebre fotografo eugubino da anni ormai apprezzato anche come pittore. Con spatole e pennelli, grazie ad un uso sapiente di colori e forme, ad una tecnica raffinata, riesce a trasmettere autentiche emozioni. La mostra, coordinata da Eugenio Molinari e curata da Franca Calzavacca, rimarrà aperta fino al 13 ottobre; La perso-nale propone una sessantina di opere, comprese quelle di più recente produzione, che sviluppano il filone dell’”origine” dell’uomo e delle cose. G.B.

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Dentro la crisi un ritrovato ottimismoAbbiamo l’occasione di ricominciare: da più vicino, appena intorno a noi, da dentro il nostro giardino, dalla via, dalla piazza. La crisi può essere un’opportunità di vita.La crisi è in corso. La recessione è inevitabile. La bancarotta è la conclusione? Si sente gridare “la crisi, la crisi”…. La si sente nominare solo in termini economici, quasi a circoscrivere il significato per svuotarne il senso e accodare le persone come tante pecorelle dietro a spauracchi apocalittici che, manco a farlo a posta, coincidono con l’arresto economico generaliz-zato che viviamo.Allora ricominciamo da capo un’altra volta. Serviamoci di questo momento di stallo per fare il punto della situazione. Della situazione morale e sociale. Sulla crisi morale della nos-tra società che ha imparato a sedersi e farsi imboccare, che ha imparato a tapparsi gli orecchi ed aspettare. Ricominciamo da capo e facciamolo da eugubini, senza presunzione, con l’abituale spontanea premura; guardiamoci intorno con occhi ceraioli di uomini e di donne pronti a reagire, quella capacità radicata in noi, la reazione, una forza donataci dai secoli di storia tramandati attraverso i sentimenti veri e la fede; servi-

amoci del momento di stasi che sembra aggredirci per ritrovare il nuovo-abituale slancio che conosciamo, che siamo coscienti di caricarci sulle spalle dopo una caduta, dopo uno scivolone o solo perché travolti dal peso. Che cos’è quella voglia di rag-giungere la Cima che ci gonfia le vene della fronte, che spinge le gambe ad andare nonostante il pianto in gola, ingabbiato tra i denti e l’animo atterrito? Sebbene abbiamo sopra i nostri occhi quell’esempio martoriato dal “botto”, penzoloni, a volte spogliato, quasi alla cieca sappiamo strapparlo al destino, sap-piamo lasciarci alle spalle la svogliatezza e sollevare gli animi e abbattuti dal dolore e dalla fatica sappiamo ricondurlo alla vetta. È proprio lì che riconosciamo la nostra “forza”, il nostro sapere, il nostro essere. Il legame umano al divino che ci dà il vigore utile a superare i cedimenti.A finire nel vortice del panico economico dovrebbe essere su tutto la stanchezza. Serve credere, desiderare il bene senza condizioni, senza tornaconti. Bisogna dare spazio alle piccole cose, ai piccoli gesti senza le luci abbaglianti o la propaganda, dargli spazio dentro di noi, nel nostro piccolo e ricominciare da più vicino, appena intorno a noi, dal nostro giardino.

di Michela Biccheri

Il Nordic Walking o camminata nordica è l’attività fisica che ha conquistato milioni di praticanti nel mondo e da un po’ di tempo anche le strade, i percorsi, i parchi di Gubbio ven-gono frequentati da camminatori con i bastoncini. Nessuna controindicazione, praticabile in ogni stagione e con l’im-mancabile uso degli appositi bastoncini. Il NW è un modo di fare sport all’aria aperta nel pieno rispetto dell’ambiente, lasciandosi sorprendere dalla natura che si attraversa e Gub-bio, con i paesaggi e i percorsi meravigliosi a pochi passi dalle sue mura medioevali, è davvero la location ideale. I benefici di questa attività sono innumerevoli, sotto ogni aspetto sia fisico

che mentale, riabilitativo che educativo, amatoriale che agonista. Usato nella preparazione atletica ad altre discipline sportive, nelle scuole, nelle asl, nelle università di scienze moto-rie, nei recuperi funzionali dopo interventi chirurgici, nella perdita e controllo del peso, nella riduzione dell’osteo-porosi, nel miglioramento posturale,etc..

il nordiC Walking

riCordata la figura dello studioso eugubino giuseppe Maria nardelli

Fabio Stirati è nato a Gubbio il 20/11/1988; ha conseguito la Maturità classica nella sua città e la Laurea triennale in Lettere Classiche presso l'Università degli Studi di Perugia col massimo dei voti e sta frequentando i corsi magistrali presso la medesima facoltà. Ha compiuto gli studi musicali presso il Conservatorio di Musica di Perugia, con la Prof.ssa Patrizia Romano, ultimandoli nel mese di Luglio dell'anno corrente, diplomandosi con la votazione di 10 e lode. Il programma presentato prevedeva l'esecuzione di brani di Beethoven, Chopin, Debussy e Franck. Nel curriculum di Fabio Stirati ci sono alcune

esibizioni pubbliche nella sua città natale, a Perugia e a Roma.

Fabio Stirati è nato a Gubbio il 20/11/1988; ha conseguito la Maturità classica nella sua città e la Laurea triennale in Lettere Classiche presso l’Università degli Studi di Perugia col massimo dei voti e sta frequentando i corsi magistrali presso la medesima facoltà. Ha compiuto gli studi musicali presso il Conservatorio di Musica di Perugia, con la Prof.ssa Patrizia Romano, ultiman-doli nel mese di Luglio dell’anno corrente, diplomandosi con la votazione di 10 e lode. Il programma presentato prevedeva l’ese-cuzione di brani di Beethoven, Chopin, Debussy e Franck. Nel curriculum di Fabio Stirati ci sono alcune esibizioni pubbliche nella sua città natale, a Perugia e a Roma.

fabio stirati

Presso l’Università di Bologna nello storico Istituto di Chimica Industriale Toso Montanari una conferenza ha commemorato lo studioso eugubino prof. Giuseppe Maria Nardelli (1934-2010), ricordandone la vita, l’operato e i primi risultati ottenuti dallo studio dell’archivio privato storico scientifico alla presenza di un numeroso pubblico di studenti e professori universitari. Con l’occasione è stato illustrato e spiegato nei dettagli il “Progetto di Studio prof. Giuseppe Maria Nardelli” volto all’ordinamento delle foltissime carte private di natura storico scientifica giudicate per questo motivo molto rare e destinate alla notifica quale archivio di interesse storico; rivolto alla pubblicazione postuma dei lavori incompiuti o da sviluppare; destinato alla realizzazione di un premio alla memoria che è in fase di organizzazione grazie ai fondi già in parte raccolti.

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La città di Gubbio è stata una delle sedi individuate, insieme ad alti luoghi per le riprese che la società di produzione “Loren Models” effettuerà per la realiz-zazione di un “Talent show”, che verrà trasmesso dalla tele-visione cinese Guangxi TV e dal

portale della televisione di stato cinese CCTV.com, con la messa in onda di immagini registrate sulla Festa dei Ceri. Il talent show, attraverso una selezione tra oltre cinquecento ragazze cinesi, aspi-ranti modelle, eleggerà colei che avrà la possibilità di sfilare con gli abiti di una delle principali case di moda. Le 12 finaliste si sfi-deranno nelle ultime quattro puntate che saranno girate in Italia (tre in Umbria). Il programma, lo scorso anno, è stato seguito da oltre 80 milioni di spettatori cinesi.

Mostra Manuel CaMpus

riprese di un “talent shoW” Cinese le giornate europee del patriMonio

Al successo della critica colta, che ama Campus da sempre, si è aggiunto il deciso entusia-smo dei visitatori alla mostra allestita presso la Sala dell’Arengo del Palazzo dei Consoli. Vedi, nei loro volti, sguardi ed espressioni che ‘entrano’ nei dipinti e nelle sculture, ci si immergono, ed un flusso di emozioni, di ritorno, gli trasmette il mondo del Maestro. E’ uno scambio di sentimenti, come se le opere stesse ricevessero i pensieri di chi le guarda e se ne arricchissero: è l’immedesimazione intellettuale. Quando un pittore dipinge, pensa a qualcosa che ha visto, o vede in quel momento, o immagina: qualcosa di vivo, un’espres-sione, un’emozione. Il genio riesce a trasmettere quella sua emozione a chi vede, o ascolta, le sue opere, figurative o non, magari dopo decenni, o secoli, dal momento della creazione dell’opera, e vi si immedesima. Manuel Campus è uno di questi geni. Ti porta nella Bar-

bagia, o in un vicoletto buio ma pieno di luci, nella piazzetta di un paesino dove, la domenica mattina, due operai, vestiti a festa, ascoltano un comizio. O sui Golgota storici: quello che Origene ritiene essere il luogo della sepoltura di Adamo, o sulla collina di Gerusalemme dove Gesù fu crocifisso; o, e qui lo stupore, sui tanti Golgota di oggi: la fame, la guerra, la violenza, il buco dell’ozono, il degrado ambientale, i problemi dei giovani, l’indifferenza. Manuel Campus è un cantastorie dotato di capacità di introspezione e di immaginazione. Quando vede una cosa, una o più persone, una situazione, lui vede tante cose che noi umili mortali non vediamo. La sua capacità di introspezione è tale che a lui basta vedere un bracciante che passa, guardarlo negli occhi, per vederci dentro la faccia della moglie e come di solito va in giro vestita; i figli, due, un maschio ed una femmina, e sa chi dei due fa ancora le elementari e chi le medie. E vede anche la madre, del bracciante, e la sua casa, le terre che lavora. E racconta, mirabilmente, tutto questo; tutto quello che noi non vediamo ma che lui, il Maestro, vede; e rappresenta. Manuel Campus è un meraviglioso cantastorie innamorato della vita e di tutto ciò che ne fa parte. Ettore Cardoni

Le Giornate Europee del Patrimonio rappresentano un’occasione impor-tante per i nostri studenti alla scoper-ta dei Beni Storici e Architettonici del territorio che costituiscono un valore universale, da tutelare e proteggere, da vivere e promuovere. Così in occasione dell’inaugurazione dei lavori eseguiti al Teatro Romano di Gubbio avvenuta il 30 settembre, è stata richiesta la colla-borazione dell’Orchestra e dei Labo-

ratori Musicali della Scuola Media “Mastro Giorgio-Nelli” per arricchire con la spontaneità dei ragazzi e la gioia della musica una celebrazione che intende trasformarsi in festa. La Scuola e la cultura rappresentano il futuro delle nuove generazioni, il reale e certo sviluppo della società.

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non sono più tra noi

Guglielmina Roncigli è scomparsa qualche settimana fa, con quella discrezione che l’aveva caratterizzata anche quando aveva assunto la presidenza dell’Associazione Famiglie dei 40 Martiri. Eppure è riuscita nella sua semplicità a fare ciò che non è facile fare: intrecciare un’amicizia con il figlio del proprio nemico. Guglielmina, in una delle sue visite frequenti al Mausoleo dei Quaranta Martiri dove è seppellito il padre, aveva notato circa 9 anni fa sul registro dei visitatori una firma: Pieter Staudaker con accanto “figlio del tedesco ucciso”. Si può immaginare lo sbigottimento e l’insieme dei sentimenti provati, ed anche il dilemma: chiudere lì o andare avanti? Guglielmina seguì l’istinto ed iniziò tra molte difficoltà le ricerche in Germania dello sconosciuto Pieter Staudaker, aiutata anche da don Ubaldo Braccini. E finalmente un giorno Guglielmina lo incontrò a Pomezia nel camposanto dove sono sepolti i militari tedeschi morti nel nostro Paese nel corso della seconda guerra mondiale. A ricordo della giornata fu scattata una foto dove erano ritratti Guglielmina e Pieter con sua moglie ormai non più giovanissimi, ma con quel dolore sempre cocente dentro pur nascosto dalle vicende della vita. Fu come un

ritrovarsi, dopo tanto tempo; una di qua e l’altro di là, nel turbine crudele ed insensato della guerra; ma alla fine due orfani, accomunati proprio da quell’essere rimasti orfani a pochissimi anni, a due anni Guglielmina, ad un anno Pieter. Iniziò così una lunga e fraterna amicizia che ha portato alla luce quel dolore nascosto, e lo ha come sciolto nella commozione e nel dolore dell’altro, come lei privato della presenza del proprio padre. Non si sono incontrati mai più, ma sono state le lettere a riprendere nell’ultima parte della vita, quel filo interrotto con la propria storia nel giugno terribile del 1944.Guglielmina se n’è andata con un ultimo pensiero proprio per Pieter che le aveva scritto una lettera a Natale. Rimane solo Pieter per raccontare la guerra dall’altra parte, e la ricerca della pace attraverso una dolcissima italiana, colpita come lui da una tragedia perenne e sempre uguale nella follia che la ispira. Una donna che ha coltivato come un fiore prezioso e raro l’amicizia con il “nemico” in nome della pace e del superamento delle barriere. Che sono esse stesse guerra.

Pina Pizzichelli

Ricordando Guglielmina Roncigli

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