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Progetto “Valorizzazione della tipicità orticola attraverso l'agricoltura biologica - VAL.OR.BIO. ” (Bando MiPAAF Agricoltura Biologica D.M. 314/2007. Contributo D.M. 24319/7742/09 del 22/10/2009.) Coordinatore: Gabriele Campanelli Convegno, 9 Maggio 2013 Atti CRA-ORA Unità di Ricerca per l'Orticoltura Sala Convegni "L. Natali" Via Salaria 1, Monsampolo del Tronto (AP)

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Progetto

“Valorizzazione della tipicità orticola attraverso l'agricoltura biologica - VAL.OR.BIO. ”

(Bando MiPAAF Agricoltura Biologica D.M. 314/2007. Contributo D.M. 24319/7742/09 del 22/10/2009.)

Coordinatore: Gabriele Campanelli

Convegno, 9 Maggio 2013

Atti

CRA-ORA

Unità di Ricerca per l'Orticoltura Sala Convegni "L. Natali"

Via Salaria 1, Monsampolo del Tronto (AP)

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INDICE

PREMESSA

La biodiversità negli agro-ecosistemi: conservazione e miglioramento. pag. 3

S. Ceccarelli

IL PROGETTO "VALORBIO"

Introduzione " 4 G. Campanelli

Risultati - Prove agronomiche e miglioramento genetico. " 5

G. Campanelli, V. Ferrari, P. Angelini, A. Bertone, A. Falcioni, F. Leteo

- Recupero tipicità orticole dell’Emilia Romagna e prove di adattamento varietale. " 10

V. Tisselli, S. Delvecchio

- Caratterizzazione nutraceutica di germoplasma orticolo autoctono coltivato con il metodo dell'agricoltura biologica. " 15 L.F. Di Cesare, C. A. Migliori, R. Lo Scalzo, V. Picchi.

- I polifenoli come possibile claim nutrizionale/salutistico. " 20 M. Angeletti, M. Cuccioloni, E. Fioretti

- Caratterizzazione analitica della biodiversità: qualità e tracciabilità. " 23 R. Aromolo, M. Valentini

Considerazioni conclusive " 30

Contributi scientifici e divulgativi " 31

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PREMESSA

La biodiversità negli agro-ecosistemi: conservazione e miglioramento. S. Ceccarelli Consulente ICARDA

Tra i maggiori problemi di cui il mondo scientifico si occupa oggi spessissimo ci sono quelli della biodiversità, dei cambiamenti climatici e della fame nel mondo. I tre problemi sono tra loro collegati anche se a volte vengono affrontati separatamente. La diminuzione della biodiversità è stata in larga misura causata dall’agricoltura industriale che è basata su poche varietà, spesso imparentate tra di loro e che rispondono in modo uniforme a fertilizzanti, erbicidi e pesticidi. Per dare un’idea della diminuzione della biodiversità agricola basti pensare che negli Stati Uniti il 96% delle 7.098 varietà di mele descritte all’inizio del ventesimo secolo è andato perduto. Nello stesso periodo sono state perdute il 95% delle varietà di cavolo, il 95% delle varietà di granturco, il 94% delle varietà di pisello e l’81% delle varietà di pomodoro. In Messico, delle varietà descritte nel 1930, è rimasto solo il 20%. Nella Corea del Sud, solo il 26% delle varietà locali di 14 colture coltivate nel 1985 erano ancora presenti nel 1993. In Cina, nel 1949, venivano coltivate 10.000 varietà diverse di frumento: nel 1970 ne erano rimaste circa 1.000. Anche il numero di specie su cui è basata la nostra alimentazione si è radicalmente ridotta. A fronte delle circa 250.000 specie vegetali che si stima vivano sul pianeta, di cui circa 50.000 sono commestibili, noi ne utilizziamo soltanto 250. Di queste appena 15 forniscono il 90% delle calorie e 3 (mais, frumento e riso) forniscono il 60% delle calorie. Tutto ciò rende l’agricoltura molto vulnerabile e il nostro futuro alimentare insicuro.

Il miglioramento genetico convenzionale, sia pubblico che privato, è organizzato in modo da produrre varietà per questo tipo di agricoltura i cui semi gli agricoltori sono di fatto costretti ad utilizzare da leggi e regolamenti appositamente emanati. Il miglioramento genetico partecipativo è un modello messo a punto essenzialmente allo scopo di spezzare questo circolo vizioso per cui gli agricoltori non sono più completamente liberi di coltivare ciò che vogliono, e di conseguenza i consumatori non hanno più a disposizione la diversità di alimenti che è alla base della salute. Nel miglioramento genetico partecipativo la selezione di nuove varietà scaturisce da una collaborazione continua tra ricercatori e agricoltori; in questa collaborazione i ricercatori lavorano in campo insieme agli agricoltori per sviluppare varietà che rispondano alle loro specifiche necessità, coinvolgendoli nella conduzione delle prove nei loro stessi campi, nelle attività di osservazione, valutazione e selezione; ciò include anche una ampia utilizzazione delle varietà locali conservate nelle banche del seme o dalle stesse comunità rurali. In questo approccio, le conoscenze degli agricoltori vengono utilizzate all’interno del programma di costituzione varietale alla stessa stregua dell’apporto scientifico fornito dai ricercatori e le decisioni vengono prese congiuntamente. La sfida del miglioramento genetico partecipativo è quella di conciliare l’aumento di produttività, contribuendo quindi a risolvere il problema della fame nel mondo, con l’incremento della diversità coltivata, che ha effetti benefici sulla resistenza a malattie, sull’adattamento ai cambiamenti climatici e sulla salute dei consumatori.

I risultati dei progetti di miglioramento genetico partecipativo stanno aiutando non solo a mantenere e aumentare la diversità genetica, che è essenziale alla continua evoluzione ed adattamento delle varietà nelle aziende e comunità rurali in molte parti del mondo, ma anche ad aumentare la consapevolezza e quindi l’emancipazione di agricoltori sia uomini che donne. L’acquisizione da parte degli agricoltori dei meccanismi che sono alla base della costituzione varietale, così come della capacità di produrre la propria

semente, li rende infine autonomi rispetto alle grandi industrie sementiere.

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IL PROGETTO “VAL.OR.BIO.”

Introduzione G. Campanelli

La raccolta e la salvaguardia delle agro-biodiversità autoctone, pur rivestendo un indubbio interesse di carattere culturale e scientifico, perde parte della sua importanza se non viene accompagnata anche da una concreta valorizzazione delle produzioni. Questa considerazione ha stimolato nel 2009 la nascita del progetto "Valorizzazione della tipicità orticola attraverso l'agricoltura biologica - VAL.OR.BIO." finanziato dal MiPAAF, che ha avuto l’obiettivo di studiare e favorire la diffusione di alcune pregevoli tipicità orticole di Emilia-Romagna, Marche ed Abruzzo. Le tipicità esaminate sono state 20 afferenti a 9 diverse specie. Le ricerche hanno avuto il carattere dell'interdisciplinarietà comprendendo studi di ordine agronomico, genetico e qualitativo nonché la tracciabilità delle produzioni. Al progetto hanno collaborato 25 aziende agricole "biologiche" che hanno condotto oltre 100 saggi di coltivazione nel rispetto delle normali tecniche praticate. Le osservazioni degli imprenditori agricoli hanno ben integrato i dati sperimentali raccolti in 18 prove parcellari allestite presso il CRA - Unità di ricerca per l’Orticoltura di Monsampolo del Tronto (CRA-ORA) contribuendo a definire il reale valore agronomico dei materiali proposti. Inoltre, grazie al fatto che le aziende coinvolte adottavano strategie di vendita diretta, è stato possibile valutare il gradimento dei consumatori. L'insieme delle informazioni acquisite ha fornito, in definitiva, per ciascuna tipicità il reale interesse della filiera e quindi le potenzialità per un ampliamento delle superfici coltivate. Le valutazioni agronomiche hanno riguardato le tipicità (Pomodoro a Pera, Peperone dolce a Corno Rosso, Fava di Fratterosa, Cipolla di Suasa, Fagiolo Giallino di Pedaso, Cavolfiore Verde di Macerata) che erano già state sottoposte in passato a selezione conservativa e migliorativa dal CRA-ORA. Le popolazioni (Cardo, Fagiolo cannellino di Romagna, Cocomero, Sedano Gigante, Cipolla precoce di Romagna) recuperate dal Centro di Ricerca per le Produzioni Vegetali (CRPV) di Cesena e non ancora migliorate sono state invece tutte caratterizzate fenotipicamente attraverso rilievi morfologici e su alcune di esse (cardo e cipolla) sono stati avviati programmi di miglioramento genetico finalizzati alla ricostituzione delle varietà originali. La maggior parte delle azioni intraprese è stata di tipo partecipativo prevedendo il pieno coinvolgimento degli agricoltori, custodi e conoscitori storici delle tipicità in studio. Una specifica linea di ricerca sviluppata dal CRA Unità di ricerca per i processi dell’industria agroalimentare di Milano (CRA-IAA) ha indagato sulla composizione nutrizionale e nutraceutica delle produzioni ritenute più interessanti provenienti sia da coltivazione biologica che convenzionale. L’Università di Camerino (UNICAM) - Laboratorio di Biochimica e Biochimica clinica, Scuola di Bioscienze e Biotecnologie ha approfondito le indagini su alcuni polifenoli come i flavonoidi che hanno proprietà salutistiche in quanto antiossidanti e pertanto in grado di “inattivare” i radicali liberi. Altri studi sono stati condotti dal CRA Centro di Ricerca per le Relazioni tra Piante e Suolo di Roma (CRA-RPS) per la messa a punto di protocolli di tracciabilità in termini di: provenienza geografica (zona tipica vs zona non tipica), metodo di coltivazione (biologico vs convenzionale) e tipo genetico (varietà tipica vs varietà commerciale). I campioni di produzione complessivamente analizzati per studiare gli aspetti legati alla qualità e alla tracciabilità nel corso di tre anni sono stati 230. A livello scientifico il progetto ha, al momento, prodotto 27 contributi grazie alla partecipazione a convegni internazionali e nazionali e alla pubblicazione su riviste specializzate, anche con impact factor.

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Risultati

Prove agronomiche e miglioramento genetico.

G. Campanelli, V. Ferrari, P. Angelini, A. Bertone, A. Falcioni, F. Leteo Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura-Unità di Ricerca per l'Orticoltura (CRA-ORA), Via Salaria, 1 63077 Monsampolo del Tronto (AP)

In passato il CRA-ORA ha recuperato e migliorato alcune interessanti tipicità dell'Abruzzo e delle Marche; tali materiali che da diversi anni vengono riprodotti con il metodo dell’agricoltura biologica sono stati inseriti nel progetto VAL.OR.BIO. per una sperimentazione agronomica, in diversi ambienti pedoclimatici, in comparazione con le migliori varietà commerciali. L’obiettivo delle prove è stato quello di fornire agli imprenditori agricoli indicazioni operative sulla validità delle tipicità migliorate. Il CRA-ORA ha inoltre caratterizzato alcune orticole originarie dell'Emilia Romagna recuperate dal CRPV di Cesena, sottoponendo successivamente a miglioramento genetico 3 popolazioni di cardo e una di cipolla. Gli obiettivi di quest’ultima azione sono stati la riduzione dell'eccessiva variabilità, l'epurazione dei tipi non conformi all’ideotipo e l'ottenimento di piante con caratteri agronomicamente favorevoli. Ogni anno campioni di produzione sono stati raccolti ed inviati al CRA-IAA di Milano e ad UNICAM per le indagini biochimiche sulla qualità alimentare, mentre altri campioni sono stati consegnati al CRA-RPS per la messa a punto di protocolli sulla tracciabilità.

Materiali e metodi. Tab.1 - Tipicità locali studiate nei tre anni di Progetto VAL.OR.BIO.

Specie Varietà Provenienza

Pomodoro (Solanum lycopersicum L.) Var. locali da mensa “ Pera d'Abruzzo” migliorate: "GLN", "RFF", "AAD"

Abruzzo Peperone (Capsicum annuum L.)

Var. locali dolci a “Corno Rosso” migliorate: "RS08", "RTV", “CMM”

Cavolfiore (Brassica oleracea L. var. botrytis)

Var. locali migliorate tipo Verde di Macerata: "1B", "2B"; var. locale migliorata tipo "Jesino"

Marche Cipolla (Allium cepa L.) Var. locale migliorata "Rossa di Suasa" Var. locale non migliorata “Rossa di Suasa”

Fava (Vicia faba L.) Var. locale migliorata di “Fratterosa per Tacconi” Var. locale non migliorata di “Fratterosa per Tacconi”

Fagiolo (Phaseolus vulgaris L.) Var. locale migliorata "Giallino di Pedaso" Fagiolo (Phaseolus vulgaris L.) Var.locale non migliorata "Cannellino nano di Romagna"

Emilia-Romagna

Cardo (Cynara cardunculus L. var. altilis DC.)

Var. locali non migliorate: "Gigante di Romagna", "Cardo di Bologna", "Gigante Inerme” (o Calandrino)

Cocomero (Citrullus lanatus (thunb.) Mansf.)

Var. locali non migliorate: " Faenza", "da marmellata", "Bagnacavallo"

Sedano (Apium graveolens L. var. dulce Miller)

Var. locale non migliorata: "Gigante di Romagna"

Cipolla (Allium cepa L.) Var. locale non migliorata: "Precoce di Romagna"

Presso il CRA-ORA, su un terreno certificato dal 2001 ai sensi della vigente normativa sull'agricoltura biologica, sono state eseguite ogni anno prove varietali secondo lo schema sperimentale del blocco randomizzato con tre ripetizioni, per comparare le tipicità già migliorate (di Abruzzo e Marche) con le più diffuse varietà commerciali. Parallelamente gli stessi materiali sono stati forniti a 25 aziende orticole

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biologiche ubicate nelle tre regioni interessate dal progetto per effettuare saggi di coltivazione. Gli imprenditori agricoli sono stati coinvolti in osservazioni circa gli aspetti sanitari e produttivi secondo un approccio partecipativo. In questa maniera i dati raccolti dai ricercatori sono stati efficacemente integrati dai giudizi derivati dall'esperienza degli agricoltori. Gli imprenditori hanno proposto i prodotti delle varietà di maggiore interesse agronomico ai consumatori della filiera corta per valutarne il gradimento; nel caso del Pomodoro “Pera d’Abruzzo”, poiché una delle aziende coinvolte operava già la cernita e il confezionamento del prodotto, è stato organizzato un saggio di commercializzazione con la Grande Distribuzione Organizzata (GDO).

Le tipicità dell'Emilia Romagna recuperate dal CRPV e non ancora migliorate sono state tutte caratterizzate sotto il profilo bio-morfologico con l'ausilio delle schede UPOV. Successivamente è stato intrapreso un programma di miglioramento genetico, conservativo e migliorativo, su tre popolazioni di cardo e sulla cipolla “Precoce di Romagna”.

I protocolli per la raccolta dei campioni da destinare alle indagini qualitative e di tracciabilità hanno tenuto conto del livello di maturazione dei frutti, del palco fruttifero sulla pianta, dei criteri di conservazione, delle modalità di consegna ecc.. Per alcune specie (pomodoro, peperone, fagiolo, fava) i campioni sono stati prelevati oltre che dai due campi del CRA-ORA, uno biologico e l’altro convenzionale, anche dalle aziende esterne.

La riproduzione dei semi di tutte le accessioni è avvenuta sempre con il metodo dell’agricoltura biologica, sia a Monsampolo del Tronto che, in qualche caso, nelle aziende orticole.

L'elaborazione dei dati agronomici è stata eseguita con ANOVA fattoriale e le medie separate con il test di Duncan o LSD di Fisher. La caratterizzazione delle popolazioni è stata condotta mediante l'analisi della variabilità con la statistica descrittiva.

Risultati In tabella 4 per ogni specie sottoposta a valutazione agronomica è riportata la migliore varietà locale in confronto con il relativo testimone commerciale. Pomodoro da mensa “Pera d'Abruzzo”. Il dato produttivo medio triennale delle prove parcellari di Monsampolo del Tronto indica una significativa riduzione, pari a circa il 20%, della migliore var. locale "GLN" rispetto all’ibrido di riferimento Perbruzzo (Four sementi). La minore resa per pianta, 2,8 kg vs 3,5 kg, dovrebbe essere compensata da un maggiore prezzo di vendita per salvaguardare il reddito aziendale. Il giudizio degli agricoltori operanti nelle zone classiche di coltivazione, Abruzzo e sud delle Marche, è stato comunque estremamente positivo così come l’apprezzamento dei consumatori, sia della filiera corta che della grande GDO. Il risultato del saggio di commercializzazione svolto nel 2011 con la var. locale “GLN” in due punti vendita del Centro Italia ha dimostrato la sensibilità dei consumatori intervistati alla vicinanza del luogo di produzione rispetto al punto vendita e alla particolare tipologia di prodotto oltre che al metodo di coltivazione biologico. In questo caso la tipicità ha contribuito a veicolare il concetto di agricoltura biologica. La coltivazione al di fuori dell’areale classico ha confermato le ottime caratteristiche organolettiche del prodotto ma anche una accentuazione dei limiti agronomici legati sia alle rese che ad alcuni difetti quali le spaccature dei frutti. Peperone dolce a “Corno Rosso”. Le rese commerciabili di due delle tre var. locali in prova, “RTV” e “RS08”, sono risultate statisticamente uguali all'ibrido commerciale di riferimento Alceste (Four sementi) rispettivamente con 1,8, 1,9 e 2,0 kg/pianta. La var. “RTV” si è però distinta per il maggior spessore del mesocarpo (5,5 mm). Anche nel peperone, come era successo nel pomodoro, il fattore anno ha condizionato le rese sia sotto il profilo della produzione commerciabile che sotto il profilo qualitativo delle

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bacche (peso unitario, diametro massimo, n° scarto). Le var. locali hanno dimostrato di adattarsi alle diverse condizioni pedoclimatiche delle aziende esterne ed anche il livello di gradimento dei consumatori della filiera corta è stato per esse positivo. Cavolfiore tipo “Verde di Macerata”. Le var. locali di cavolfiore Verde di Macerata "1B” e “2B”hanno dimostrato nelle prove parcellari di non essere competitive con l’ibrido di riferimento Emeraude (Clause) per la scarsa vigoria delle piante che si è tradotta in una minore produzione commerciabile coronata di oltre il 30% (21 t/ha vs 31 t/ha). Sotto il profilo tecnico l’habitus contenuto delle piante consentirebbe di recuperare parte della produttività con un aumento dell’investimento per unità di superficie. Ad ogni modo i giudizi degli imprenditori che hanno testato le tipicità, anche nelle zone classiche di coltivazione, sono stati piuttosto critici sia per le rese che per le fallanze in post trapianto e quindi per tali var. locali l’inserimento negli avvicendamenti aziendali va attentamente ponderato. Fagiolo “Giallino di Pedaso” e “Cannellino nano di Romagna”. La caratterizzazione morfologica del “Cannellino nano di Romagna” ha evidenziato la buona omogeneità della varietà per i parametri esaminati. Tale tipicità è stata quindi inserita, fin dal primo anno di progetto, nelle valutazioni agronomiche parcellari accanto al “Giallino di Pedaso” e ad alcuni testimoni commerciali. Il comportamento agronomico generale di entrambe le tipicità è stato nel corso del triennio buono con rese commerciabili medie in granella secca di 2,2 t/ha per il cannellino e 2,0 t/ha per il giallino; talvolta queste rese hanno superato quelle dei testimoni commerciali. Alcuni agricoltori hanno manifestato un elevato gradimento per il “Giallino di Pedaso” e hanno avviato l’autoriproduzione delle sementi ai fini di un ampliamento della coltivazione aziendale. Fava di “Fratterosa per tacconi”. I dati agronomici sono del biennio 2010/’11 - 2011/’12 e si riferiscono alla var. originaria non migliorata, alla var. migliorata dal CRA-ORA e a un testimone commerciale. La var. non migliorata alla raccolta cerosa ha fornito produzioni ponderali per pianta statisticamente uguali, in termini di baccelli, rispetto alla varietà migliorata e al testimone rappresentato dalla cv Aguadulce Supersimonia, rispettivamente con 0,54 kg, 0,53 kg e 0,70 kg. Il dato è stato confermato dalla resa commerciabile dei semi secchi attestatasi intorno alle 9 t/ha per la tipicità e a 10 t/ha per il testimone commerciale. Riguardo al peso di 100 semi la fava di Fratterosa, rappresentata dalla varietà migliorata e dalla varietà originaria, ha invece confermato una significativa superiorità rispetto al testimone commerciale: 220 g vs 165 g. Quest’ultima caratteristica è in relazione con il minor numero di semi per baccelli della “Fava di Fratterosa” rispetto alla comune fava commerciale: 2,3 vs 4,6. L’adattamento al di fuori dell’areale di coltivazione storico è risultato in alcune aziende problematico, sia dal punto di vista agronomico sia dal punto di vista del gradimento dei consumatori che non hanno particolarmente apprezzato le dimensioni elevate dei semi e il baccello corto, caratteristiche proprie di questa tipicità. Cipolla: "Rossa di Suasa" e "Precoce di Romagna". I dati agronomici della var. "Rossa di Suasa" sono riferiti alla var. originaria non migliorata, alla var. migliorata dal CRA-ORA e a un testimone commerciale (Cipolla Rossa di Tropea). I risultati relativi al peso dei bulbi indicano la superiorità della var. migliorata (245 g) e del testimone commerciale (239 g) rispetto alla var. non migliorata (200 g). In una azienda ubicata nella zona tipica di coltivazione è stato riprodotto in purezza un lotto di seme (100 g) della varietà migliorata.

Per quanto concerne la var. "Precoce di Romagna" la caratterizzazione ha permesso di accertare una elevata variabilità per alcuni importanti caratteri morfologici quali la forma ed il peso dei bulbi. Dopo un solo ciclo di selezione c’è stata una riduzione della variabilità con un incremento dei pesi dei bulbi ed un più favorevole rapporto altezza/diametro passato da 0,70 a 0,50 (selezione per bulbi di forma schiacciata e di grosse dimensioni). Contestualmente si è verificato nei bulbi un aumento del numero dei germogli, carattere indesiderato, e sarà pertanto necessario proseguire con almeno un altro ciclo di selezione. Al

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termine del primo ciclo selettivo è stato riconsegnato al CRPV un lotto di seme (4 g) per una verifica agronomica nell'areale di origine.

Cardo. La caratterizzazione morfologica ha evidenziato una buona omogeneità dei parametri esaminati. E'

stato comunque avviato un programma di miglioramento genetico attraverso selezione fenotipica in quanto sono state riscontrate diverse piante fuori tipo e con difetti evidenti. L'obiettivo del miglioramento è stato quello di favorire per ciascuna tipologia le piante rispondenti all’ideotipo e con caratteri agronomici favorevoli come il peso del cespo commerciabile. Questo lavoro ha portato all'ottenimento di 8 progenie per complessivi 308 g di seme e la restituzione al territorio di origine di 35 g di seme delle tre popolazioni migliorate.

Tab. 2 - Caratterizzazione di tre varietà di cardo locale dell'Emilia Romagna. Anno 2010

Cocomero: "Faenza", "Bagnacavallo", "da marmellata". La caratterizzazione delle tre var. ha dimostrato la forte variabilità per la produzione/pianta, numerica e ponderale, con coefficienti di variabilità superiori a 50. Le prove varietali svolte in confronto con due ibridi commerciali (HF1 Talete e HF1 Monaco) hanno evidenziato che non ci sono differenze tra var. locali e ibridi commerciali; tuttavia l'interazione altamente significativa genotipo x anno ha testimoniato la forte suscettibilità delle varietà locali al'andamento climatico stagionale. Sedano "Gigante di Romagna". Le piante ottenute dal seme fornito dal CRPV sono state coltivate e caratterizzate al CRA di Monsampolo del Tronto; in tabella sono riportati alcuni dei parametri esaminati. I risultati indicano la rispondenza della popolazione all'ideotipo originario (taglia contenuta e costa corta) e una sufficiente omogeneità. Il dato produttivo, di ca. 500 g/cespo, è stato confermato nei tre anni di sperimentazione. Ad un riscontro olfattivo la var. è risultata sempre particolarmente aromatica.

Tab. 3. Caratterizzazione morfologica di 20 piante della var. di sedano "Gigante di Romagna".

Media n ES CV % Media n ES CV % Media n ES CV % Media n ES CV % Media n ES CV %

121,50 20 4,30 15,82 3,14 20 0,15 21,33 1,09 20 0,06 23,19 2,76 80 0,06 19,62 47,35 80 0,36 6,76

111,63 16 2,30 8,22 2,40 16 0,18 28,87 0,96 16 0,07 29,17 1,14 64 0,02 13,62 47,06 64 0,47 7,89

136,80 20 2,80 9,00 2,82 20 0,17 27,10 1,20 20 0,07 24,94 4,29 80 0,07 13,78 47,38 80 0,55 10,40

CaratterePeso cespo intero

(kg)Peso cespo commerciale

(kg)Larghezza costa

(cm)Lunghezza costa

(cm)Altezza pianta

(cm)

Gigante di Romagna

Cardo di Bologna

Gigante inerme

Genotipo

Media ES CV % Media ES CV % Media ES CV % Media ES CV %

29,25 1,55 23,73 0,49 25,37 22,94 37,80 0,74 8,74 24,95 0,66 11,92Sedano Gigante di Romagna

Genotipo

CarattereAltezza pianta

(cm)Peso cespo cimato 5 cm

sopra l'ultima diramazione

Lunghezza foglia (cm)

Lunghezza costa (cm)

Cipolla “Precoce di Romagna”: variabilità di forma e dimensione dei bulbi della popolazione

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Tab. 4. Investimenti e produzioni delle migliori varietà locali e dei relativi testimoni commerciali. Le rese di fagiolo e fava sono riferite alla granella secca; la resa del cavolfiore è riferita alla testa coronata.

1 I valori di produzione commerciabile dei genotipi della stessa specie non aventi lettere in comune sono statisticamente differenti; ns indica valori statisticamente uguali. In tabella 4 sono riportate solo le migliori varietà locali e i loro riferimenti commerciali. All’interno di ogni specie è stata eseguita l'elaborazione statistica di tutte le varietà locali e dei testimoni commerciali con ANOVA fattoriale (fattore anno, fattore varietà) e con il test di Duncan o LSD di Fisher con P=0,05 (dati non riportati).

Conclusioni L’apprezzamento e il gradimento degli attori principali della filiera, gli agricoltori e i consumatori, costituiscono i presupposti per diffondere le tipicità su una più ampia scala. Le risultanze delle prove agronomiche portano a concludere che negli avvicendamenti colturali vi sono buone possibilità di inserimento del peperone a “Corno Rosso”, con le var. locali migliorate “RTV” e “RS08”, e del pomodoro “Pera d’Abruzzo” con la var. locale migliorata “GLN”, quest’ultima solo all’interno dell’areale classico di coltivazione. Lo stesso vale per la fava di "Fratterosa per tacconi", che si presta ad essere valorizzata ma solo all’interno della zona di origine a motivo delle peculiari caratteristiche del baccello e del seme. Le tipicità di cavolfiore “Verde di Macerata” hanno scontato un importante differenziale produttivo rispetto al testimone commerciale che dovrebbe essere compensato da un maggiore prezzo di vendita se i consumatori ne riconosceranno ed apprezzeranno la superiore qualità nutraceutica. Le due tipicità di fagiolo, "Giallino di Pedaso" e "Cannellino nano di Romagna" , si sono dimostrate ottime e andrebbero diffuse su più ampi areali. Il fagiolo si presta fra l’altro ad una vendita differita in quanto, raccolto secco, è ben conservabile. Nelle piccole e medie aziende praticanti la filiera corta questa leguminosa potrebbe integrare e completare l’offerta dei prodotti orticoli di qualità, soprattutto nel periodo invernale. Interessanti appaiono anche le tre popolazioni di cardo che stante la rusticità della specie potrebbero essere efficacemente inserite negli avvicendamenti colturali. In merito alle due tipicità di cipolla: la “Rossa di Suasa” è già proponibile alle aziende che volessero aumentare la proprie referenze orticole di qualità; la “Precoce di Romagna”, dalle ottime caratteristiche organolettiche, necessita di un ulteriore ciclo di selezione per ridurre i germogli interni.

iniziale (n. semi o n. piante)

alla raccolta ( n. piante)

g/pianta t/ha

Pomodoro locale a Pera var. "GLN" 2800 b1 62,22 b1

Pomodoro commerciale a Pera HF1 Perbruzzo 3510 a 77,99 aPeperone locale a corno rosso var "RTV" 2010 44,66Peperone commerciale HF1 Alceste 1940 43,11Cavolfiore locale Verde di Macerata var. "1B" 2,08 1022 b 21,19 bCavolfiore commerciale HF1 Emeraude 2,16 1442 a 31,71 aFagiolo locale "Cannellino nano di Romagna" 21,11 10,24 ab 2,23 aFagiolo locale "Giallino di Pedaso" 22,56 9,02 bc 1,99 abFagiolo commerciale Cannellino 18,22 12,42 a 1,74 a-cFava locale "Fratterosa per Tacconi" 126 9,00Fava commerciale Aguadulce Supersimonia 144 10,26Cipolla locale "rossa di Suasa" 245 30,63Cipolla commercilae Rossa di Tropea 239 29,88

ns

2010/11 12,5 12,5 ns ns

ns

dal 2010 al 2012

33,33

dal 2010/11 al 2011/12

7,14 7,14

dal 2009/10 al 2011/12

2,38

GenotipoPeriodo di

riferimento

Investimento/m2 Produzione commerciabile

dal 2010 al 2012

2,22 2,22

dal 2010 al 2012

2,22 2,22 ns ns

Cavolfiore Verde di macerata var. locale "1B"

Cipolla var. locale "Precoce di Romagna" dopo il I° ciclo di selezione

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Recupero tipicità orticole dell’Emilia Romagna e prove di adattamento varietale.

V. Tisselli, S. Delvecchio Centro di Ricerca per le Produzioni Vegetali (CRPV), Via dell'Arrigoni, 120 47522 Cesena (FC) Il progetto VAL.OR.BIO. ha come obiettivo la salvaguardia della biodiversità e la valorizzazione del germoplasma di accessioni orticole tipiche di alcune regioni, che nel tempo hanno gradualmente perso l’interesse ad essere coltivate con il rischio di erosione genetica. La ricerca, realizzata dal CRPV in due siti sperimentali, ha preso in esame alcune popolazioni autoctone di specie orticole tipiche dell’Emilia-Romagna: Cipolla, Cocomero, Sedano, Cardo e Fagiolino cannellino. Il materiale genetico recuperato è stato sottoposto a caratterizzazione, a selezione e a moltiplicazione conservativa in pieno campo. E’ stata anche studiata l’adattabilità agronomica di alcune accessioni orticole tipiche della Regione Abruzzo, quali Pomodoro a pera e Peperone dolce a corno rosso.

Descrizione delle attività, metodologia e risultati.

Le piantine necessarie all’allestimento delle prove sono state autoprodotte partendo dal seme disponibile all’inizio del progetto e successivamente moltiplicato. I materiali reperiti presso gli agricoltori e i magazzini delle ditte sementiere sono stati inseriti all’interno di campi sperimentali la cui gestione agronomica è stata attuata secondo la direttiva del Reg. CE 834/2007. Per la maggior parte dei caratteri morfologici della pianta e del bulbo sono stati utilizzati i descrittori internazionali UPOV. Di seguito vengono riportate alcune informazioni relative alle diverse prove ed i risultati raggiunti.

Cipolla precoce di Romagna (Allium cepa L.). Nel primo anno d’attività è stato recuperato dal CRPV di Cesena un lotto di seme della popolazione autoctona di “Cipolla Precoce di Romagna” (Allium cepa L.), una tipologia longidiurna, con bulbo giallo dorato, internamente molto bianco e particolarmente dolce. E’ stata attuata la caratterizzazione e la selezione genetica al fine di raggiungere l’obiettivo di migliorare alcune caratteristiche morfologiche del bulbo che rappresentano l’ideotipo quali: Forma schiacciata/piatta Dimensione elevata

La produzione nel corso della sperimentazione triennale è stata influenzata dall’andamento stagionale; in generale è stata media, con punte che hanno raggiunto i 373,81 q/ha. I bulbi hanno presentato un peso medio di 120 grammi, con una produzione di “fuori tipo” pari a circa il 10% del totale. La sanità della pianta nelle diverse fasi fenologiche è stata complessivamente buona. La caratterizzazione morfologica, dopo il primo ciclo di selezione, ha evidenziato una maggior stabilità del bulbo di forma “schiacciata/piatta “ con un progressivo aumento percentuale del numero di tali bulbi sul totale a sottolineare che il lavoro di selezione effettuato nel corso della sperimentazione è stato efficace. Nei rilievi effettuati sui bulbi di maggiore dimensione, corrispondenti all’ideotipo cercato, il diametro equatoriale degli stessi è variato dai 62 ai 65 mm mentre il diametro longitudinale dai 43-48 mm con un rapporto dei due compreso tra 1,3-1,4. Come indicato nel Grafico 1 i bulbi sono stati classificati sulla base di classi di calibro; l’andamento nei due siti sperimentali ha mostrato una certa “uniformità”.

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Grafico 1 – Classi di calibro (mm) Foto 1 – Cipolla precoce di Romagna

Si è anche notato che il rapporto fra calibro equatoriale e longitudinale dei bulbi, selezionati in base alla maggiore dimensione, aumenta all’aumentare del diametro ciò significa che maggiore è il diametro più la forma è schiacciata/piatta (Foto 1). Il prodotto è stato molto apprezzato per le sue caratteristiche organolettiche a dimostrazione che l’elevato grado Brix, attestato su valori variabili da 8 a 10, è sicuramente indice di buona qualità. La conservazione nei diversi anni è stata effettuata a temperatura ambiente in luoghi riparati ed asciutti senza refrigerazione. Migliorare l’aspetto della conservabilità, oltre che della forma sarebbe sicuramente importante anche se il consumo di questa tipologia di cipolla avviene in un ristretto periodo dopo la raccolta che al momento non rende necessaria la refrigerazione. Nel corso del triennio è stata sviluppata l’attività di produzione di seme che ha consentito di ottenere quantitativi sufficienti per allestire le prove in campo e per proseguire la selezione.

Sedano Gigante di Romagna (Apium graveolens L var. dulce Miller). Nel corso del primo anno si è utilizzata la fonte di seme costituita da pochi grammi che era stata raccolta attraverso precedenti indagini sul territorio. Il seme utilizzato invece nel 2° e 3° anno proveniva da piante che erano state sottoposte a un ciclo di selezione. I livelli produttivi nel triennio non sono stati molto alti, nonostante il regolare sviluppo delle piante e ciò è senz’altro da attribuire allo sviluppo della pianta che è molto più contenuto rispetto a quello delle varietà attualmente coltivate e commercializzate che spesso presentano coste molto larghe ma spugnose. La popolazione recuperata appartiene alla tipologia “Gigante di Romagna” (detta anche “verde a costa piena gigante”) dove il termine Gigante serviva a contraddistinguerla da altre varietà caratterizzate in passato da minor sviluppo. La pianta si caratterizza per avere un fusto ridotto in altezza rispetto alle varietà commerciali che alla raccolta presenta un portamento prostrato con coste corte non molto spesse di colore verde intenso e fibrose, le foglie di colore verde intenso senza screziature, si presentano seghettate e molto profumate. Il peso medio delle piante si aggira attorno ai 380-400 g. Le piante di questa popolazione appaiono dotate di una certa omogeneità e rusticità. I rilievi effettuati evidenziano una buona uniformità di sviluppo delle piante e del ciclo vegetativo che è stato di circa 100 giorni. Questo presuppone una ridotta variabilità all’intero della popolazione e porta a considerare la “linea recuperata” abbastanza omogenea e stabile. Un altro elemento importante rilevato nel corso della sperimentazione riguarda le caratteristiche organolettiche della pianta ed in particolare l’aroma che è risultato molto intenso. La moltiplicazione del seme ha consentito di ottenere uno stock di materiale selezionato da mettere a disposizione di agricoltori ed hobbisti. Fagiolo cannellino nano di Romagna (Phaseolus vulgaris L.). La sperimentazione svolta sulla popolazione di Fagiolo “Cannellino nano di Romagna” è stata motivata dalla tradizionalità e particolarità della cultivar, che

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appartiene alle varietà "antiche" della Romagna, conosciuta e tramandata per secoli nell’ambito delle famiglie. Nei tre anni di sperimentazione è stata effettuata la caratterizzazione della pianta operando in due siti sperimentali. La pianta si distingue per avere un portamento basso variabile dai 35 ai 50 cm, un numero di baccelli per pianta variabile da 4 a 6, l’attaccatura del 1° baccello rilevato da terra a ca. 12 cm e un numero medio di semi pari a 5 per ogni baccello. Il seme, di colore bianco, è di forma cilindrica e leggermente reniforme ed è lungo ca. 1 cm, con dimensione più ridotta rispetto al classico fagiolo cannellino. Dai rilievi effettuati si è riscontrata una certa uniformità e si sono definite le caratteristiche salienti della varietà. Nel corso della sperimentazione una serie di elementi sfavorevoli ha impedito di valutare appieno le potenzialità agronomiche e produttive di questa specie. Le caratteristiche organolettiche sono molto apprezzate: il seme è caratterizzato da epicarpo sottile e pertanto morbido che lo rende pregevole e delicato al palato. Nel corso dei tre anni sono stati prelevati i campioni di fagioli secchi che sono stati spediti al CRA-RPS per le analisi sulla tracciabilità.

Cocomero (Citrullus lanatus thunb). L’attività di caratterizzazione ha interessato tre popolazioni di cocomero: "Bagnacavallo", "Faenza" e "da marmellata". All’interno di specifiche prove sono stati messi a confronto questi materiali di cui esistevano tracce in bibliografia, e si è valutato quale delle 2 varietà "Bagnacavallo" e "Faenza" potevano avere più interesse ai fini produttivi e di commercializzazione sul mercato fresco e quali erano le potenzialità del Cocomero "da marmellata" per la trasformazione. Le tre varietà locali hanno evidenziato elementi morfologici della pianta ben distinti ed identificativi quali ad esempio la forma e lo sviluppo della foglia, la tonalità e l’intensità del colore verde. Sulla base dei rilievi fatti si possono riassumere le caratteristiche distintive. Il cocomero di Bagnacavallo è caratterizzato da pezzatura media-grossa ed un peso medio del frutto variabile da 7 a 13 Kg. La buccia si presenta molto spessa con fondo chiaro e righe verde scuro. Si caratterizza per un seme di grandi dimensioni che a maturazione si presenta di colore bianco crema. In pieno campo inizia a maturare nella I° decade del mese d’agosto e presenta una polpa colore rosato con sapore delicato ed un grado zuccherino di circa 9,5° Bx.(Foto 2).

Foto 2 - Cocomero di Bagnacavallo Foto 3 - Cocomero di Faenza

Il cocomero di Faenza presenta un frutto di dimensione medio-grossa con un peso variabile da 5 a 8 Kg, con buccia sottile di color scuro. La polpa a maturazione è croccante, di colore rosso intenso e profumata con un grado zuccherino attorno ai 10 °Bx. I semi sono di piccole dimensioni di colore marrone (Foto 3 ). Il cocomero da marmellata ha un frutto allungato grosso con un peso medio variabile da 9 a 17 kg. La buccia è spessa e di colore verde-grigio chiaro; la polpa anch’essa di colore grigio presenta semi grossi a maturazione di colore verde scuro ed un grado zuccherino pari a 2-3°Bx. Da una serie di informazioni

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raccolte sembra che questa varietà sia utilizzata come portainnesto e continui ad essere coltivata dalle aziende interessate a trasformarla in marmellate. Durante i tre anni di prova un campione di frutti delle varietà Cocomero di Faenza e Bagnacavallo è stato inviato al CRA-IAA per le analisi nutraceutiche mettendole a confronto con i frutti di due ibridi commerciali .

Cardo gigante dell’Emilia-Romagna (Cynara cardunculus L. var. astili DSC). L’attività di sperimentazione del cardo ha interessato 3 tipologie: "Gigante di Romagna" (Foto 4); "Cardo di Bologna" (Foto 5); "Gigante Inerme" (detto anche Calandrino) (Foto 6).

Foto 4 Foto 5 Foto 6

I rilievi hanno evidenziato che all’interno della popolazione alcuni caratteri quali la lunghezza della costa sono influenzabili dall’andamento stagionale. Le tre varietà si identificano per alcuni caratteri morfologici distintivi. Il cardo "Gigante Inerme” presenta foglie con lamina poco suddivisa, coste larghe 8-9 cm, molto carnose; il "Cardo di Bologna” è una varietà caratterizzata da coste più sottili (2-3 cm di larghezza). Il cardo “Gigante di Romagna” è caratterizzato da piante di notevole sviluppo (può raggiungere oltre 1,60 m di altezza), con foglie dalla lamina abbastanza suddivisa, coste larghe (4-5 cm, misurati a 25 cm dal colletto) e di buono spessore e con spine. Le foglie sono larghe, lobate, con una forma appuntita dell’estremità. Il colore del dorso delle foglie è verde grigio. La costa è biancastra, con una lunghezza commerciale media e si caratterizza per la presenza di una forte concavità. Secondo il giudizio degli agricoltori che effettuano la vendita diretta il prodotto è stato molto apprezzato dai consumatori per le caratteristiche organolettiche. I risultati dell’attività sono stati interessanti in quanto si è riusciti a “mettere” un po’ d’ordine tra le diverse varietà, avendo così l’opportunità di salvaguardare il cardo "Gigante di Romagna". Sulle tre varietà è stata fatta una selezione massale dei carducci e dai capolini delle piante selezionate è stato estratto il seme da cui partire per un ulteriore ciclo di selezione.

Nel corso dei tre anni di sperimentazione è stato verificato anche il comportamento agronomico e l’adattabilità alla coltivazione biologica delle accessioni di due orticole non autoctone quali: Pomodoro a Pera d’Abruzzo con le varietà migliorate “GLN” e “RFF” e Peperone a corno rosso con le varietà “RS08” e “RTV”. Per entrambe le specie i materiali testati in pieno campo sono stati molto apprezzati dal punto di vista organolettico mentre dal punto di vista agronomico il pomodoro ha evidenziato limiti dovuti alle spaccature del frutto che pur essendo tipiche per l’ambiente originale di coltivazione rappresentano un limite nell’ambiente romagnolo. In generale le rese produttive sono state soddisfacenti, nonostante l’andamento stagionale a volte anomalo che ha determinato in alcuni casi l’insorgenza di fisiopatie. Nella valutazione del pomodoro da mensa la varietà "GLN" nei tre anni è risultata più produttiva rispetto a "RFF", ottenendo una maggior resa e un peso medio delle bacche pari a 250 g, con una minor quantità di bacche

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deformate e minore sensibilità alle avversità. La distribuzione delle bacche sui palchi è risultata più omogenea rispetto alla varietà “RFF”. Per quanto riguarda il Peperone a Corno Rosso le piante di entrambe le varietà valutate in prove di pieno campo si sono sempre presentate compatte, di buona vigoria, con portamento eretto e internodi medio-corti. I frutti di tipologia allungata, uniformi, hanno mostrato un peso medio variabile da 75 a 80 g per la varietà “RTV” e da 80 a 100 g per la varietà "RS08". La varietà “RS08” nel corso della sperimentazione si è dimostrata la più adatta al territorio romagnolo in quanto ha raggiunto una maggiore resa di prodotto commerciale con una percentuale contenuta di prodotto sottomisura. La bacca è stata molto apprezzata sia per le caratteristiche di struttura della polpa, di colore rosso intenso, liscia e spessa, che per le ottime caratteristiche organolettiche della stessa, risultata dolce consistente e carnosa.

Conclusione. L’attività di ricerca e sperimentazione realizzata all’interno del progetto VAL.OR.BIO., mediante interventi di selezione conservativa e migliorativa, ha permesso di caratterizzare meglio alcune varietà orticole autoctone di Cipolla, Sedano, Cardo, Fagiolo cannellino e Cocomero e di riscoprire materiali oggi non più presenti nella coltivazione specializzata. La gestione agronomica degli impianti con l’applicazione di tecniche a basso impatto ha avuto l’obiettivo di valutare la rusticità del materiale e di salvaguardare l’ambiente di coltivazione. La moltiplicazione e la conservazione in situ si è poi rivelata molto importante per la tutela della biodiversità orticola limitando il rischio dell’erosione genetica; inoltre la realizzazione di questa attività direttamente presso gli agricoltori ha permesso un loro utile coinvolgimento nella selezione del materiale da riprodurre. La caratterizzazione agronomica del materiale vegetale, integrata con informazioni legate al profilo storico e qualitativo, ha trovato infine particolarmente interessati gli agricoltori che attuano la vendita diretta, che frequentano i mercatini e che attraverso la riscoperta di vecchie varietà hanno nuove opportunità di reddito. In definitiva l’attività realizzata in un triennio all’interno del progetto VAL.OR.BIO. ha portato a condividere una metodologia di lavoro con il CRA-ORA che si è rivelata molto interessante nel momento in cui sono state coinvolte aziende agricole biologiche. Il loro rapporto diretto con il mercato ha ribadito l’importanza degli aspetti qualitativi e di gusto degli ortaggi in prova rendendo evidente come non si possa pensare ad un mercato unico ma come ci siano invece tante nicchie di consumo che potrebbero valorizzare il patrimonio genetico se opportunamente individuate ed informate.

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Caratterizzazione nutraceutica di germoplasma orticolo autoctono coltivato con il metodo dell'agricoltura biologica.

L.F. Di Cesare, C. A. Migliori, R. Lo Scalzo, V. Picchi. Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura-Unità di ricerca per i processi dell’industria agroalimentare (CRA-IAA), Via Venezian, 26 20133 - MILANO Lo scopo scientifico del CRA-IAA di Milano, nell’ambito del progetto VALORBIO, è stato quello di valutare l’influenza del sistema di coltivazione biologico sul patrimonio nutrizionale e nutraceutico in differenti genotipi di vegetali, per valorizzare, in modo particolare, le tipologie locali. A tal fine nel triennio di sperimentazione (2010-2012) sono stati analizzati ibridi o varietà commerciali e varietà locali di orticole, largamente consumate in Italia ed importanti da un punto di vista della potenzialità salutistica, coltivate in biologico e/o con il sistema convenzionale.

Materiali e metodi Sono stati presi in esame alcuni genotipi di cavolfiore (Brassica oleracea L. var. botrytis), come Emeraude (HF1 commerciale), "1B", "2B" e Jesino (var. locali migliorate), pomodoro a Pera (Solanum lycopersicum L.), come "GLN" (var. locale migliorata) e Perbruzzo (HF1 commerciale), peperone dolce a Corno Rosso (Capsicum annuum L.), come Alceste (HF1 commerciale) ed "RS08" (var. locale migliorata), cipolla (Allium cepa L.), come "Rossa di Suasa" (var. locale migliorata), Tropea e Density (var. commerciali) e "Precoce di Romagna" (var. locale) e sedano (Apium graveolens L.), come "Gigante di Romagna" (var. locale) e D’Elne (var. commerciale), coltivati in biologico (BIO) e/o convenzionale (CONV) nei campi sperimentali del CRA-ORA di Monsampolo del Tronto (AP). Alcuni genotipi di cocomero (Citrullus lanatus L.) come "Bagnacavallo" e "Faenza" (var. locali), Monaco, Talete e Farao (HF1 commerciali), sono stati coltivati in BIO, nei campi sperimentali del CRPV di Cesena (FC). Tutti i campioni, in triplo, raccolti al giusto grado di maturazione commerciale, sono stati immediatamente refrigerati, congelati e, ove necessario, liofilizzati a seconda del tipo di analisi. I componenti volatili (responsabili dell’aroma) sono stati estratti da materiale fresco o congelato mediante un metodo combinato microonde-resina-solvente e poi analizzati per via GC/MS (Di Cesare et al., 2003); mentre, i glucosinolati (Picchi et al. 2012), gli zuccheri solubili, la vitamina C (Forni et al., 1992) ed il licopene (Migliori et al., 2008) sono stati analizzati per via HPLC, partendo da campioni liofilizzati. Inoltre, i polifenoli totali sono stati determinati con l’indice di Folin (Singleton & Rossi, 1965), i carotenoidi (Marìn et al., 2004) e gli antociani totali per via spettrofotometrica (Swain e Hillis, 1959), e la capacità antiossidante con il metodo del DPPH• (Brand-Williams et al., 1995), partendo da campioni liofilizzati. Tutte le determinazioni sono state effettuate in triplo. I dati sono stati sottoposti all’analisi della varianza (ANOVA) e la comparazione delle medie è stata determinata seguendo il test di Tukey. Sono state prese in considerazione differenze significative per P<0.05. Tutte le analisi statistiche sono state effettuate usando Statistica v.6 (StatSoft Inc.).

Risultati e discussione Cavolfiore. La valutazione qualitativa dei campioni di cavolfiore, coltivati sia in BIO che in CONV, ha riguardato i composti caratteristici di questa specie che contengono zolfo e azoto, e che ne determinano non solo l’impatto organolettico, come nel caso delle sostanze volatili, che si liberano in seguito alla cottura, ma anche la potenzialità nutraceutica, come nel caso dei glucosinolati, ovvero dei precursori delle sostanze volatili che assieme ai loro prodotti di degradazione (isotiocianati) sono noti per la loro capacità

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protettiva contro diverse forme di cancro (Wu et al., 2009). Dalla Fig.1 si evince che nel triennio la coltivazione BIO ha determinato un aumento medio della concentrazione totale delle sostanze volatili caratteristiche (solfuri, nitrili, isotiocianati [resistenti a temperature elevate] e tiocianati) in tutti i genotipi di cavolfiore presi in esame e di conseguenza anche l’intensità odorosa. Nella Tab. 1 vengono riportate le medie dei tre anni di alcuni parametri nutraceutici di cavolfiori coltivati in BIO e CONV. Nell’HF1 commerciale Emeraude, l’effetto positivo della coltivazione BIO si osserva solo per i glucosinolati, nella var. locale "1B" per la vitamina C e per potere antiossidante, nella var. locale "2B" solo per i carotenoidi, mentre nello Jesino non si sono osservate differenze favorevoli ai campioni BIO.

Cipolla. I campioni di cipolla, coltivati in BIO, sono stati valutati dal punto di vista del potenziale organolettico, per mezzo della determinazione delle sostanze volatili caratteristiche e degli zuccheri solubili. Inoltre, è stata effettuata la misura del potenziale antiossidante attraverso la determinazione dei polifenoli, quercetine totali, antociani e della capacità antiossidante con il metodo del quenching del DPPH•. Infine è stata valutata la pungenza, misurandola oggettivamente attraverso la concentrazione dell’acido piruvico (Dhumal et al., 2007). Nella cipolla le sostanze volatili caratteristiche sono rappresentate dai solfuri saturi (SS) (dimetil di-, tri-, e tetra-solfuro, propil-butil disolfuro e dipropil disolfuro) ed insaturi (SI) (1(E) e (Z)-propenil metil disolfuro, 1(E) e (Z)-propenil propil disolfuro e trisolfuro, diallil disolfuro e diallilmetil trisolfuro). I solfuri insaturi, secondo recenti ricerche, sembrano possedere effetto antitumorale (Munday et al., 2009), per cui acquisirebbero anche un ruolo nutraceutico. Dalle medie dei parametri qualitativi, riportati in Tab. 2, si può evincere che le cipolle più intensamente odorose sono la varietà commerciale Tropea e la varietà locale "Precoce di Romagna", mentre quella più dolce è la var. commerciale Density. Per quanto concerne gli aspetti nutraceutici, la potenziale capacità antitumorale, data dalla concentrazione degli SI, è elevata in "Precoce di Romagna", Density e Tropea rispetto alla "Rossa di Suasa", mentre il potere antiossidante ed il contenuto in quercetine sono più esaltati nella Density. Inoltre la Tropea ha un contenuto totale in antociani di circa tre volte superiore a quello della "Rossa di Suasa". Per quanto riguarda la pungenza, i due genotipi locali saggiati si sono dimostrati a pungenza bassa (piruvico < 3 mmol/kg pf) e gli altri due a pungenza media (3-7 mmol/kg pf), secondo la classificazione di Dhumal et al. (2007).

Cocomero. Anche per questa orticola, la valutazione qualitativa ha riguardato differenti genotipi, tutti coltivati in BIO, la cui qualità nutrizionale-organolettica è stata valutata attraverso la misurazione degli zuccheri e delle sostanze volatili caratteristiche (aldeidi ed alcoli saturi ed insaturi, a 9 atomi di carbonio), mentre quella nutraceutica è stata valutata attraverso la misurazione del contenuto in licopene ed acido ascorbico. Dalla media dei parametri dei tre anni, riportate in Tab.3, si osserva che il cocomero commerciale Monaco possiede le più elevate caratteristiche organolettiche e nutrizionali, in quanto ha il più alto contenuto in sostanze volatili caratteristiche e zuccheri solubili. Per quanto riguarda la qualità nutraceutica, la var. locale "Faenza" e le var. commerciali Monaco, Talete e Farao si sono distinte nettamente dalla var. locale "Bagnacavallo" per un maggiore contenuto in licopene, considerato un potente antagonista di alcune forme tumorali ed in particolare del carcinoma prostatico umano (Giovannucci et al. 1995). Il più alto contenuto in vitamina C è stato riscontrato nel Monaco e Faenza, anche se i contenuti nel cocomero sono trascurabili rispetto alle altre orticole (peperone, cavolfiore, ecc.). In definitiva la var. commerciale Monaco è da preferire rispetto agli altri genotipi, per un giusto equilibrio tra i parametri qualitativi esaminati.

Pomodoro. Le analisi effettuate su pomodoro, coltivato sia in BIO che CONV, hanno riguardato la determinazione delle sostanze volatili caratteristiche (esanale, 2(E)-esenale, 2-isobutiltiazolo) e del licopene.

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La tab.4, dove vengono elencate le medie dei tre anni, mostra che la coltivazione BIO influenza in maniera diversa i due genotipi presi in esame: nella varietà locale "GLN" incrementa il corredo aromatico e diminuisce il licopene mentre nell'HF1 Perbruzzo determina un effetto esattamente opposto.

Peperone. Le analisi svolte sul peperone, coltivato in BIO e CONV, hanno riguardato la valutazione della qualità nutrizionale-organolettica, collegata al contenuto in sostanze volatili caratteristiche (le pirazine) ed al livello degli zuccheri solubili. In merito alla presenza dei nutraceutici sono stati misurati, per quanto riguarda la frazione idrosolubile, l’acido ascorbico e l’indice dei polifenoli, mentre per la frazione liposolubile i carotenoidi totali, principali composti antiossidanti liposolubili. Inoltre, la capacità antiossidante è stata determinata col metodo del DPPH. Dai dati medi dei tre anni di ricerca, riportati in Tab. 5, si può dedurre che nella var. locale "RS08" BIO il contenuto in pirazine totali risulta essere più basso rispetto al campione CONV, mentre i contenuti in zuccheri solubili sono simili nei due campioni. Riguardo ai parametri nutraceutici, il contenuto in vitamina C è più elevato nel campione CONV e di conseguenza anche il potere antiossidante risulta più spiccato nello stesso campione. Invece, l’effetto positivo della coltivazione BIO viene evidenziato solo nel caso dei carotenoidi totali. Nessun effetto è stato accertato per i polifenoli totali. Infine, effettuando un paragone tra l'HF1 Alceste BIO e la var. locale "RS08" BIO, i parametri nutrizionali e nutraceutici evidenziano una migliore qualità per il genotipo "RS08", grazie ad una maggiore presenza di pirazine, acido ascorbico e carotenoidi.

Sedano. Lo studio dei campioni di sedano ha riguardato la frazione volatile di due genotipi, coltivati esclusivamente in BIO, in due annate (2011-2012). Le sostanze volatili del sedano possono essere ricondotte alle classi dei terpeni e degli ftalidi, cui appartiene il sedanenolide, responsabile dell’odore caratteristico del sedano. L’analisi quali-quantitativa GC/MS media della frazione volatile (Fig.2) ha messo in evidenza che nella var. commerciale D’Elne il contenuto in sostanze volatili totali (terpeni + sedanenolide + altri ftalidi) è più elevato rispetto alla var. locale "Gigante di Romagna", per un maggiore contenuto in sedanenolide, che rappresenta mediamente l’80% della frazione totale dell’aroma di sedano. Conclusioni Nella maggior parte delle orticole esaminate, la coltivazione BIO ha evidenziato nel corso della ricerca una certa variabilità nell’andamento della qualità nutrizionale e nutraceutica. Gli effetti positivi della coltivazione BIO sono stati osservati su cavolfiore, pomodoro e peperone per quanto concerne gli aspetti nutrizionali, mentre per la qualità nutraceutica, è stato riscontrato per i campioni BIO un profilo in phytochemicals abbastanza sovrapponibile a quello dei campioni non biologici e, solo in alcuni casi, superiore al campione CONV. Le varietà locali, rispetto a quelle commerciali, si sono adattate meglio alla coltivazione BIO, come nel caso del peperone e del cavolfiore. Nelle orticole coltivate solo in BIO, come i cocomeri, la cipolla ed il sedano, la superiorità del genotipo locale è evidente solo nel cocomero, in particolare nel Faenza per gli aspetti nutraceutici e nutrizionali.

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Tab. 1 - Parametri nutraceutici medi dei cavolfiori BIO e CONV analizzati nei tre anni di ricerca. VITAMINA C

(mg/100 g p.f.) CAROTENOIDI

(mg/100 g p.f.) POLIFENOLI (mg/100 g p.f.)

DPPH* (mmol ASA/100

g s.s.)

GLUCOSINOLATI TOTALI

(µmol/g s.s.)

HF1 commerciale Emeraude CONV

40,67 a1 0,47 a 46,82 a 3,56 a 1,78 a

HF1 commerciale Eemeraude BIO 43,83 a 0,50 a 48,77 a 3,31 a 1,99 b

Var. locale "1B" CONV 41,52 a 0,66 a 50,98 a 2,88 a b 1,93 b Var. locale "1B" BIO 58,55 b 0,72 a 51,93 a 4,34 a 1,71 a

Var. locale "2B" CONV 56,05 b 0,57 a 53,14 a 4,21 a 1,90 a Var. locale "2B" BIO 49,43 a 0,65 b 57,04 a 4,44 a 1,90 a

JESINO CONV 38,96 a 0,20 a 59,06 b 4,23 a 2,35 b JESINO BIO 39,65 a 0,20 a 45,93 a 3,99 a 1,62 a 1Lettere minuscole indicano differenze statisticamente significative tra campioni BIO e CONV dello stesso genotipo.

Tab. 2 - Parametri nutrizionali e nutraceutici medi di varietà di cipolla BIO analizzate nei tre anni di ricerca.

Var. locale "Rossa di Suasa”

Var. locale "Precoce di Romagna"

Density Tropea

SOLFURI SATURI (µg/100 g s.s.) 916,54 a1 1329,83 b 1705,54 c 1284,21 b SOLFURI INSATURI (µg/100 g s.s.) 2246,62 a 3674,36 b 3188,61 b 4355,83 c SOSTANZE VOLATILI TOT. (µg/100 g s.s.) 3163,16 a 5004,19 b 4894,15 b 5640,04 c ZUCCHERI TOTALI (g/100 g p.f.) 5,16 a 5,54 a 6,21 b 5,56 a ACIDO ASCORBICO (mg/100 g p.f.) 11,04 c 4,16 a 3,93 a 4,90 b POLIFENOLI TOTALI (mg/100 g p.f.) 22,86 a 21,17 a 43,96 a 31,35 b ANTOCIANI TOTALI (mg/100 g p.f.) 5,75 a

16,26 b

QUERCITINA (mg/100 g p.f.) 14,79 a 14,49 a 43,34 c 29,50 b DPPH* (mol ASA/100 g s.s.) 13,03 a 11,72 a 27,70 c 20,67 b ACIDO PIRUVICO (mmol/Kg p.f.) 2,57 a 2,60 a 6,00 c 4,95 b

1Lettere minuscole indicano differenze statisticamente significative tra i diversi genotipi coltivati in BIO.

a

a a

a

b

b b

b

0

100

200

300

400

500

EMERAUDE 1 B 2 B JESINO

µg/

g s.

s.

Sostanze volatili totaliCONV BIO

Fig. 1 - Contenuto medio in sostanze volatili caratteristiche dei cavolfiori BIO e CONV analizzati nei tre anni di ricerca. Lettere minuscole indicano differenze statisticamente significative tra campioni BIO e CONV dello stesso genotipo.

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Tab. 3- Parametri nutrizionali e nutraceutici medi di varietà di cocomero BIO analizzate nei tre anni di ricerca.

Var. locale "Bagnacavallo"

Var. locale "Fenza"

HF1 commerciale

Farao

HF1 commerciale

Monaco

HF1 commerciale

Talete

SOSTANZE VOLATILI (µg/100 g s.s.) 3991,51 b 5421,33 c 2601,90 a 6884,19 d 2595,88 a ZUCCHERI TOTALI (g/100 g p.f.) 7,06 b 7,78 b 6,15 a 8,25 c 6,68 a LICOPENE (mg/100 g p.f.) 4,91 a 9,55 c 8,16 b 10,38 d 9,02 c ACIDO ASCORBICO (mg/100 g p.f.) 3,01 b 8,21 d 7,12 c 8,83 d 2,23 a 1Lettere minuscole indicano differenze statisticamente significative tra i diversi genotipi coltivati in BIO. Tab. 4- Parametri nutrizionali e nutraceutici medi di pomodori BIO e CONV analizzati nei tre anni di ricerca.

SOSTANZE VOLATILI CARATTERISTICHE

(µg/g s.s.)

LICOPENE (mg/100g pf)

Var. locale"GLN" CONV 249,01 a 9,26 b Var. locale"GLN" BIO 417,90 b 8,27 a HF1 commerciale PERBRUZZO CONV 508,87 b 7,12 a HF1 commerciale PERBRUZZO BIO 417,74 a 9,00 b 1Lettere minuscole indicano differenze statisticamente significative tra campioni BIO e CONV dello stesso genotipo.

Tab. 5 - Parametri nutrizionali e nutraceutici medi di varietà di peperone CONV e BIO analizzate nei tre anni di ricerca

.. HF1 commerciale ALCESTE Bio

Var. locale "RS08" Bio

Var. locale "RS08" Conv

2-metossi-3-isopropil pirazina (µg/100 g s.s.) 16,83 B 12,23 aA 30,80 b 2-metossi-3-isobutil pirazina (µg/100 g s.s.) 9,68 A 28,36 bB 18,84 a PIRAZINE TOTALI (µg/100 g s.s.) 26,51 A 40,59 aB 49,64 b ZUCCHERI SOLUBILI (g/100 g p.f.) 4,96 A 4,81 aA 4,55 a ACIDO ASCORBICO (mg/100 g p.f.) 137,33 A 157,35 aB 162,5 a CAROTENOIDI TOTALI (mg/100 g p.f.) 10,61 A 13,22 bB 10,93 a POLIFENOLI TOTALI mg/100 g p.f.) 52,78 A 50,78 aA 45,91 a DPPH* (mmoli ASA/100 g p.f.) 2,64 A 2,79 aA 3,46 b 1 Lettere minuscole indicano differenze statisticamente significative tra campioni BIO e CONV del genotipo RS08. Lettere maiuscole tra i campioni Alceste BIO ed RS08 BIO.

ab

b

a

a b

0

50

100

150

200

250

300

D'ELNE GIGANTE DI ROMAGNA

µg/g

s.s.

TERPENI Sedanenolide Altri ftalidi

Fig. 2 - Profili aromatici medi di due varietà di sedano BIO analizzate nei due anni di ricerca: var. locale Gigante di Romagna e var. commerciale D'Elne. Lettere minuscole indicano differenze statisticamente significative tra campioni BIO delle due cultivar.

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I polifenoli come possibile claim nutrizionale/salutistico.

M. Angeletti, M. Cuccioloni, E. Fioretti Laboratorio di Biochimica e Biochimica clinica, Scuola di Bioscienze e Biotecnologie, Università di Camerino

“Una delle preoccupazioni dei consumatori di prodotti biologici è che questi siano davvero migliori di quelli convenzionali dal punto di vista salutistico” (Dal documento di sintesi del Gruppo di lavoro “Comunicare il Biologico al Consumatore” portato in discussione al Convegno MiPAAF di Roma del 6 Dicembre 2012). Dimostrare le proprietà salutistiche di alcuni alimenti di origine vegetale è stata, nell’ultimo decennio, la “mission” del nostro gruppo di ricerca che opera presso l’Università di Camerino. Erano noti, infatti alla comunità scientifica, e non solo, i benefici effetti sulla salute di una dieta ricca di frutta e verdura anche se non sempre erano chiari i meccanismi che sottostavano a queste evidenze. La nostra attività si è concentrata, essenzialmente sui flavonoidi, una famiglia di molecole, forse più di 5000, di natura polifenolica che erano, e sono noti, essenzialmente come antiossidanti essendo degli ottimi “inattivatori” dei radicali liberi, in particolare dell’ossigeno. Dal momento che i fenomeni ossidativi sono legati alla insorgenza di patologie diverse, comprese quelle degenerative, si può capire come sia progressivamente cresciuta l’attenzione nei confronti dell’assunzione di antiossidanti naturali, in particolare attraverso la dieta, e quindi verso le caratteristiche “salutistiche” degli alimenti vegetali. E’ proprio in questo contesto che è nata, e si è sviluppata, la collaborazione, con l’Unità di ricerca per l'orticoltura (CRA-ORA), Monsampolo del Tronto, nella realizzazione del progetto VAL.OR.BIO. nell’ambito del quale ci è stato assegnato il compito di indagare sul possibile ruolo dei metaboliti polifenolici, presenti nelle specie oggetto del progetto, in processi fisiopatologici legati allo stress ossidativo.

Materiali e metodi Le specie sottoposte ad analisi sono state Cavolfiore, Fava (sia fresca che secca), Pomodoro, Peperone, Sedano, Cardo, Cipolla e Fagioli. Il perseguimento dell’obiettivo si è sviluppato attraverso un approccio integrato (analitico-funzionale), finalizzato alla identificazione e caratterizzazione delle molecole polifenoliche presenti nelle specie oggetto di indagine, che prevedeva le seguenti fasi: 1) la produzione di estratti vegetali; 2) la caratterizzazione fenolica degli estratti vegetali; 3) la separazione/purificazione del pattern fenolico; 4) lo studio dell’interazione cinetica e termodinamica tra estratti vegetali e sistemi enzimatici isolati. I campioni freschi sono stati utilizzati per la preparazione di estratti idroalcolici (attraverso essiccatura in stufa, estrazione in condizioni sub-critiche, liofilizzazione e successiva solubilizzazione) che venivano utilizzati sia per la determinazione del contenuto polifenolico totale che per saggiare gli effetti su sistemi enzimatici isolati. Dai campioni secchi (fave e fagioli) sono state preparate delle farine su cui sono state determinate il contenuto in aminoacidi, proteine e fibra alimentare (solubile più insolubile). I risultati ottenuti nell’arco dei tre anni della sperimentazione sono stati fortemente influenzati dalle caratteristiche intrinseche dei campioni analizzati, dal momento che i livelli delle molecole di natura polifenolica da noi osservate sono, notoriamente, sensibili alle condizioni di crescita del vegetale, alle metodiche di coltivazione, allo stato di maturazione ecc.. Ne consegue che, i dati analitici ottenuti possono essere interpretati più come un trend che non in assoluto. Sulla base di questo tipo di considerazioni appare tuttavia evidente che:

i) la coltivazione in biologico ha effetti positivi sulla sintesi dei metaboliti polifenolici e quindi sulle potenziali proprietà salutistiche delle specie coltivate (Tab. 1)

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Tab. 1 - Confronto, rispetto al contenuto in polifenoli espresso in TPC, di diversi campioni di fava.

CAMPIONE

var. locale “Fratterosa per tacconi”

non migliorata Biologico

var. locale “Fratterosa per tacconi”

non migliorata Convenzionale

var. locale “Fratterosa per tacconi” migliorata Biologico

var. locale “Fratterosa per tacconi” migliorata

Convenzionale

var. commerciale

Aguadulce Supersimonia

Biologico

var. commerciale

Aguadulce Supersimonia Convenzionale

Total Phenolic Content (TPC) (mg/100g PU)

249

217

290

205

n. d.

217

ii) le tipicità orticole selezionate nell’ambito del progetto VAL.OR.BIO. mostrano dei valori, nel contenuto in polifenoli, estremamente interessanti (Tab. 2)

Tab. 2 - Contenuto in polifenoli, espresso come TPC, delle diverse orticole oggetto del progetto VAL.OR.BIO.

CAMPIONE

Fava var. locale “Fratterosa per

tacconi” (migliorata)

Bio

Pomodoro a pera

d’Abruzzo var. “GLN”

Bio

Peperone a corno rosso var. “RS08”

Bio

Cipolla “Rossa di

Suasa” Bio

Sedano “Gigante di Romagna”

Bio

Cardo “Millefoglie di

Bologna” Bio

Total Phenolic Content (TPC) (mg/100g PU)

290

269

290

247

284

236

iii) le singole specie mostrano dei pattern polifenolici tipici, ed estremamente complessi, che ha reso assai difficile, con le risorse disponibili, l'identificazione delle singole molecole. Questa complessità molecolare ha anche limitato lo studio degli effetti su attività enzimatiche isolate.

Dal momento che i valori delle determinazioni sulle singole specie sono stati oggetto di specifiche relazioni annuali, al fine di delineare il lavoro effettuato (e da proporre per il prossimo futuro) in questa sede viene proposta, come esempio, la sperimentazione effettuata sulla fava var. locale “Fratterosa per tacconi”, una specie che per diversi motivi (dalle sue caratteristiche organolettiche alla disponibilità di campioni sia freschi che essiccati), è diventata un paradigma della nostra attività di ricerca nell’ambito di VAL.OR.BIO. Nell’arco dei tre anni, per le analisi comparative, sono state utilizzate fave della varietà Fratterosa (sia wild type, o non migliorata, che geneticamente migliorata presso il CRA di Monsampolo), coltivate sia in biologico che in convenzionale, e fave di varietà commerciali. Inoltre, sul prodotto fresco, le analisi hanno riguardato sia il seme “nudo” che la sua buccia. I dati sperimentali indicano in maniera chiara che:

1. I valori assoluti, nel contenuto in polifenoli, sono fortemente dipendenti dalla annualità. 2. La modalità di coltivazione biologica induce una maggiore sintesi di molecole di natura polifenolica. 3. La popolazione geneticamente migliorata, coltivata in biologico, è quella più ricca in polifenoli. 4. La varietà Fratterosa (sia non migliorata che geneticamente migliorata) ha un contenuto in

polifenoli più elevato rispetto alla varietà commerciale coltivata nelle stesse condizioni (convenzionale).

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5. Nella parte commestibile, il seme “nudo” presenta dei livelli di polifenoli più elevati rispetto alla sua buccia.

6. Negli estratti, i polifenoli sono presenti, principalmente, in forma (poli)glicosilata. Mentre tra gli agliconi (forme non glicosilate) è stata rilevata la presenza di epigallocatechin-3-gallato (EGCG), acido ellagico (AE), catechina (C).

7. Gli estratti di fava modulano l’attività “in vitro” di diversi sistemi enzimatici (Enzimi detossificanti, enzimi proteolitici di tipo Trypsin-like, HMG-Reduttasi) con una correlazione quantità (di EGCG)-effetto.

8. Tali dati suggeriscono che l’ingestione di fave potrebbe avere un ruolo positivo nel contrasto dell’attivazione di molecole tossiche per l’organismo, nel controllo della sintesi del colesterolo e contribuire anche al controllo della progressione di patologie degenerative.

Conclusione In conclusione, dai dati collettivamente presi, emerge in maniera chiara che specie vegetali autotoctone da sempre apprezzate, essenzialmente per le loro caratteristiche organolettiche, sono anche fonte di sostanze con potenziali effetti benefici sulla salute. Come tradurre queste evidenze in “informazione” sia per i consumatori, ma a nostro avviso anche per i produttori, resta un problema e forse anche una sfida per l’immediato futuro. Una soluzione potrebbe essere trovata integrando l’etichetta del prodotto con un documento tipo carta dei flavonoidi (da noi proposta e realizzata per alcuni vini del Piceno) dal momento che la loro quantità/qualità è strettamente correlabile sia con la territorialità che con le modalità di coltivazione. Questa specie di carta d’identità potrebbe/dovrebbe essere anche integrata da informazioni sui possibili benefici “salutistici” delle molecole indicate. Due potrebbero essere gli ostacoli pratici a questa proposta: a) la numerosità delle molecole polifenoli che; b) i costi per la preparazione di un simile documento che dovrebbe essere stilato da laboratori “adatti” allo scopo, che accanto ad una competenza analitica siano anche in grado di studiare i possibili ruoli funzionali per i metaboliti presenti nelle specie coltivate/commercializzate.

In ultima analisi, a fronte della necessità di “risvegliare” con contenuti innovativi ed “appealing” il mercato del biologico appare necessario investire delle risorse (forse neanche poche!!) sul fronte della caratterizzazione salutistica delle specie coltivate anche se, in particolare nel momento contingente, la cosa appare perlomeno problematica. Tuttavia, come risulta da una indagine di mercato recentemente da noi commissionata, i consumatori più attenti appaiono disposti anche a pagare qualcosa in più per l’acquisto di prodotti connotati oltre che da condizioni di coltivazione “naturali” anche da documentate proprietà salutistiche.

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Caratterizzazione analitica della biodiversità: qualità e tracciabilità.

R. Aromolo, M. Valentini CRA - Centro per le Relazioni tra Pianta e Suolo di Roma (CRA-RPS)

Il mercato ortofrutticolo odierno vede competere da una parte prodotti di tipo industriale, poche varietà coltivate con pratiche standardizzate, e dall’altra produzioni con una lunga storia, spesso fortemente localizzate in aree ridotte. Le ultime sono generalmente accompagnate da elevate qualità organolettiche e nutrizionali, ma hanno di contro un costo di produzione spesso alto e fanno quindi fatica a trovare spazi di mercato significativi. Un possibile volano commerciale può essere quello della caratterizzazione analitica della loro peculiarità, e l’obiettivo di questo gruppo di ricerca nell’ambito del progetto era proprio quello di verificare l’esistenza di differenze, misurabili tramite tecniche analitiche avanzate, tra le diverse produzioni, differenze che sono in modo diretto o indiretto correlabili con la qualità intesa nel senso più esteso. L'obiettivo dell’attività di questa Unità Operativa è stato quello di individuare marker molecolari caratterizzanti alcune tipicità orticole ed evidenziare differenze quali-quantitative nella concentrazione di alcuni elementi al fine di discriminare i prodotti in base alla pratica agronomica, al luogo di coltivazione e al genotipo. A tale scopo sono state impiegate alcune tecnologie analitiche avanzate, combinate con l’analisi statistica multivariata.

Materiali e metodi Sono stati esaminati i seguenti prodotti: Pomodoro “Pera d’Abruzzo”, var. locale "GLN", coltivato a Monsampolo in regime di agricoltura

biologica e convenzionale, e il rispettivo ibrido commerciale Perbruzzo, coltivato a Monsampolo in biologico;

Fagiolo var. locale "Cannellino nano di Romagna", coltivato a Cesena in regime di agricoltura biologica e in regime di agricoltura integrata, e la rispettiva varietà commerciale, Luxor, coltivata in biologico, al fine di evidenziare differenze tra varietà (var. locale vs var. commerciale) e pratica agricola (biologico vs integrato);

Peperone a “Corno Rosso” var. locale "RS08", coltivata in regime di agricoltura biologica e convenzionale a Monsampolo, in biologico a Cesena e il rispettivo ibrido commerciale Alceste coltivato in regime di agricoltura biologica a Monsampolo, con l’obiettivo di individuare differenze tra metodo di coltivazione (biologico vs convenzionale), genotipo (var. locale vs ibrido commerciale) e zona di origine (Monsampolo vs Cesena);

Fava var. locale migliorata di "Fratterosa per tacconi", coltivata in regime di agricoltura biologica a Fratterosa e a Monsampolo, e campione di fava commerciale di riferimento, varietà Aguadulce Supersimonia, coltivata con il metodo convenzionale, per rilevare eventuali differenze tra le varietà (var. locale vs var. commerciale) e la zona di origine (Monsampolo vs Fratterosa);

Cipolla var. locale "Rossa di Suasa" coltivata in regime di agricoltura biologica a S. Lorenzo in Campo (luogo di origine) e a Monsampolo e la varietà commerciale di riferimento Rossa di Tropea coltivata in regime di agricoltura biologica a S. Lorenzo in Campo per evidenziare, se presenti, differenze tra le varietà (var. locale vs var. commerciale) e la zona di origine (S. Lorenzo in Campo vs Monsampolo).

La tracciabilità di varietà autoctone e degli equivalenti ibridi/varietà commerciali in regime di agricoltura biologica e convenzionale e la caratterizzazione della loro diversità sono state indagate attraverso l’impiego di tecniche analitiche avanzate, prima tra tutte la spettroscopia di Risonanza Magnetica Nucleare allo stato semi-solido (HRMAS-NMR). Questo è un approccio innovativo che permette di ottenere spettri NMR

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altamente risolti, utilizzando minime quantità di campione (< 5 mg) e soprattutto senza alcun tipo di estrazione e purificazione. Il risultato che si ottiene è il profilo metabolico del prodotto in esame, ovvero l’insieme di tutti i metaboliti a basso peso molecolare, che possono essere considerati come una “impronta digitale” del fenotipo. Anche la Spettroscopia di Emissione Ottica al Plasma (ICP-OES) è stata impiegata nell’ambito dell’attività di ricerca; essa permette di determinare in modo quantitativo, macro- micro- e meso- elementi, in alcuni casi riportati in letteratura correlabili con la zona di origine, con la pratica agronomica e più in generale con la qualità. La combinazione di tali tecnologie con l’analisi statistica multivariata, permette di individuare parametri utilizzabili come indici della qualità dei prodotti in esame o con un aspetto che la influenza fortemente, come la pratica agronomica adottata, la cultivar di appartenenza, l’origine geografica. Per quanto riguarda le analisi effettuate con la Spettrometria di emissione al plasma, le principali differenze riscontrate tra la varietà autoctona di cipolla “Rossa di Suasa”, coltivata in regime di agricoltura biologica nella zona di origine S. Lorenzo in Campo e presso il CRA-ORA di Monsampolo, e quella commerciale di riferimento, Rossa di Tropea, coltivata in biologico presso la stessa azienda di S. Lorenzo in Campo sono un maggiore contenuto di alluminio, boro, cadmio, cromo, ferro, piombo, magnesio e calcio per la varietà commerciale, e di potassio e fosforo per la varietà autoctona. Per la discriminazione geografica tra le diverse zone di coltivazione, si evidenziano differenze tra la cipolla coltivata a S. Lorenzo in Campo, con un maggior contenuto di ferro, zinco, potassio, magnesio e fosforo, rispetto a quella coltivata a Monsampolo, che presenta un più alto tenore di alluminio, calcio e manganese.

Fig. 1 - Risultati delle analisi ICP-OES effettuate su campioni di cipolla coltivata nella zona di origine a S.Lorenzo in Campo e a Monsampolo e la varietà commerciale “Rossa di Tropea” coltivata a S.Lorenzo in Campo.

Per quanto riguarda la discriminazione varietale nei campioni di fagiolo var. locale “Cannellino nano di Romagna" (var. locale vs var. commerciale), le principali differenze rilevate tra la varietà locale e l’equivalente varietà commerciale di riferimento, coltivate entrambi in regime di agricoltura biologica, sono un maggior contenuto di alluminio, boro, nichel, calcio e sodio per la var. locale coltivata a Cesena, zona tipica di coltivazione, manganese per quella coltivata a Monsampolo (zona non di origine) rispetto all’ibrido commerciale, coltivato a Cesena, che presenta valori più elevati di ferro, zinco e fosforo. La varietà locale coltivata a Cesena in biologico, osservando le differenze di contenuti derivanti dalla diversa zona di coltivazione, risulta avere concentrazioni maggiori di alluminio, boro, nichel, sodio e fosforo rispetto alla stessa varietà coltivata a Monsampolo, in cui si rilevano contenuti maggiori di calcio, potassio e manganese. La varietà locale coltivata in regime di agricoltura integrata a Cesena, presenta valori più elevati di boro, rame, ferro, nichel, manganese e zinco, rispetto a quelle coltivate in regime di agricoltura biologica, e minore di alluminio, potassio e sodio.

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Fig. 2 - Risultati delle analisi ICP-OES effettuate su campioni di “Fagiolo nano cannellino di Romagna”, coltivato nella zona d’origine (Cesena ) e a Monsampolo, e l’equivalente commerciale di riferimento.

La determinazione di micro-, macro- e meso- elementi nei campioni di “Fava di Fratterosa”, varietà locale coltivata in biologico e in convenzionale (quest’ultima coltivata solo nel 2011) a Fratterosa (zona tipica di coltivazione) e in biologico a Monsampolo (zona non d’origine), mostra una concentrazione maggiore, rispetto al metodo di coltivazione, di alluminio, nichel, fosforo, zinco, potassio, magnesio e sodio nella coltura convenzionale, mentre il prodotto coltivato in biologico presenta contenuti maggiori di calcio e di boro. La varietà commerciale, coltivata in convenzionale a Fratterosa, presenta valori più alti di alluminio, boro, rame, ferro e zinco e valori più bassi di calcio, fosforo e magnesio. Fig. 3 - Risultati delle analisi ICP-OES su campioni di fava, coltivata nella zona di origine (Fratterosa) in biologico e in convenzionale insieme al rispettivo ibrido commerciale, e a Monsampolo in biologico.

Per quanto riguarda le indagini compiute sui campioni di peperone (var. locale vs ibrido commerciale), si riscontra una maggiore concentrazione di boro, magnesio, manganese, alluminio, rame e fosforo nelle varietà locali, coltivate in regime di agricoltura biologica a Monsampolo (zona d’origine) e a Sala di Cesenatico, rispetto all’ibrido commerciale coltivato in biologico a Monsampolo, che invece presenta un contenuto maggiore di calcio. La varietà locale coltivata con pratica agricola convenzionale a Monsampolo, contiene, rispetto alla stessa varietà coltivata in biologico a Monsampolo e a Sala di Cesenatico, quantitativi maggiori di alluminio, boro, cromo e fosforo e minori di manganese, zinco e rame. Le differenze riscontrate in merito alla discriminazione geografica, mettono in evidenza valori più elevati di alluminio, calcio e potassio nel peperone coltivato a Monsampolo e più elevati di manganese, sodio e magnesio in quello coltivato a Sala di Cesenatico.

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Fig. 4 - Risultati delle analisi ICP-OES sulla varietà locale di peperone e sull’ibrido commerciale, coltivati nella zona di origine (Monsampolo) e sulla varietà locale coltivata a Sala di Cesenatico.

Il pomodoro “Pera d’Abruzzo”, coltivato a Monsampolo in regime di agricoltura biologica e convenzionale, e il rispettivo ibrido commerciale, coltivato a Monsampolo in biologico, analizzati al fine di evidenziare differenze tra pratiche agronomiche adottate (biologico vs convenzionale) e varietà (var. locale vs ibrido commerciale), mostrano un più alto contenuto di alluminio, sodio, fosforo e zinco nella varietà locale coltivata in biologico e un più alto contenuto di calcio, cromo, potassio magnesio e manganese, in quella coltivata in convenzionale. Le principali differenze riscontrate tra la varietà locale e l’equivalente ibrido commerciale, coltivate entrambi in regime di agricoltura biologica, sono un maggiore contenuto di alluminio, ferro, zinco, sodio e fosforo nella varietà locale e un contenuto maggiore di calcio, potassio, manganese e magnesio nell’ibrido commerciale. La varietà coltivata in biologico a Monsampolo, presenta un maggiore contenuto di calcio, ferro, potassio e manganese, rispetto alla stessa varietà coltivata in biologico a Sala di Cesenatico, che invece è caratterizzata da tenori più alti di magnesio, sodio e zinco.

Fig. 5 Risultati delle analisi ICP OES su varietà locali di pomodoro coltivati nella zona d’origine (Monsampolo) e rispettivo ibrido commerciale, e varietà locale coltivata a Sala di Cesenatico.

L’analisi HRMAS-NMR ha seguito invece l’approccio della metabolomica, la quale è stata inclusa tra le dieci tecnologie emergenti in un recente articolo pubblicato su Technology Review del MIT di Boston. La metabolomica consiste nello studio sistematico delle uniche impronte chimiche lasciate da specifici processi cellulari, nello specifico nello studio dei loro profili metabolici a molecole piccole. Il metaboloma rappresenta l'insieme di tutti i metaboliti di un organismo biologico, che sono i prodotti finali della sua espressione genica. E così, mentre i dati dell'espressione genica dell'mRNA e delle analisi proteomiche non spiegano esaurientemente ciò che potrebbe succedere in una cellula, il profilo metabolico può fornire un'istantanea della fisiologia di quella cellula e quindi del fenotipo. Tale sistema è particolarmente valido

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quando si vogliono confrontare prodotti ortofrutticoli della stessa varietà ma ottenuti con pratiche agronomiche diverse, e.g. biologico vs convenzionale, o provenienti da zone distanti. i.e. tracciabilità geografica. L’approccio metodologico è stato il medesimo per tutti e 5 i prodotti analizzati e può essere riassunto nelle seguenti fasi:

1. Acquisizione spettri 1H-HRMAS-NMR del profilo metabolico. 2. Acquisizione spettri 2D-HRMAS-NMR per la corretta assegnazioni dei segnali NMR. 3. Costruzione del modello statistico PLS-DA per la classificazione delle tipologie di prodotto e per

l’identificazione dei marker molecolare significativi. La prima fase consiste nell’analisi HRMAS-NMR utilizzando i medesimi parametri sperimentali di tutti i campioni che costituiscono un dataset. La figura 7 riporta un tipico spettro HRMAS-NMR, nel caso specifico di pomodoro ma del tutto simile è quello ottenuto per gli altri 4 prodotti. Il risultato è un insieme di segnali, o picchi o risonanze, che sono indicativi della presenza di uno specifico metabolita. In pratica ad un segnale corrisponde uno ed uno solo composto, ed il loro insieme costituisce il profilo metabolico.

Fig. 7 - Spettro 1H-HRMAS-NMR di un campione di pomodoro.

Per ogni gruppo di campioni sono state acquisite 10 repliche, in totale quindi il prospetto delle analisi eseguite è di 120 campioni acquisiti per il peperone, 110 per il fagiolo cannellino, 120 per il pomodoro, 110 per la fava e 70 per la cipolla.

La fase 2 serve per assegnare in modo corretto il segnale NMR allo specifico metabolita e viene fatto tramite l’uso di spettri 2D, come riportato nella figura 8.

Fig. 8 - Spettro TOCSY-HRMAS-NMR di un campione di fava.

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Il risultato finale di questa fase è una tabella, una per ogni prodotto, nella quale vengono riportati i 40 metaboliti più abbondanti presenti. Le classi comuni a tutte le specie sono acidi organici, e.g. acetico, lattico, malico, citrico, etc., amminoacidi, quasi tutti quelli naturali sono stati individuati, alcuni zuccheri, come glucosio, fruttosio, etc., acidi grassi, C-16 e C-18 saturi, mono- e oli-insaturi, ed altre sostanze comuni negli alimenti come trigonelline, pirazine sostituite in posizione 5, etc. Infine i dati NMR ottenuti sono stati usati per costruire modelli predittivi di tipo PLS-DA, i quali servono per la classificazione dei campioni in funzione di:

- Varietà. - Zona di produzione. - Pratica agronomica.

Lo stesso modello poi fornisce come risultato ultimo l’elenco dei metaboliti che maggiormente contribuiscono alla discriminazione dei campioni, in pratica i metaboliti, o marker molecolari.

Per esigenze di spazio ed in considerazione del numero considerevole di figure, si riportano a titolo di esempio i risultati per il pomodoro. La figura 9 riporta il modello PLS-DA a 2 variabili per la discriminazione in funzione della pratica agronomica (sinistra) e della cultivar (destra).

Fig. 9 - Campioni di pomodoro classificati in base alla pratica agronomica (sinistra) ed alla cultivar (destra).

Andando nel dettaglio dei singoli prodotti e dei vari casi esaminati è stato osservato che nel caso del pomodoro i marker molecolari discriminanti la pratica agronomica sono stati alcuni amminoacidi (valina, alanina e triptofano) e 2 acidi organici (malico e citrico) presenti in quantità maggiori nel biologico.

Relativamente alla cultivar le differenze sono state trovate principalmente nell’α- e β-glucosio, nell’acido ascorbico e malico e in 3 amminoacidi, tutte sostanze presente in quantità maggiori nel varietà autoctona. Per quanto riguarda il fagiolo la discriminazione, tra varietà commerciale (Luxor) e quella locale di

Romagna, è basata su α-glucosio, un acido organico ed acidi grassi monoinsaturi, tutti presenti in quantità maggiori nella cv. Luxor. Differenze poco rilevanti sono state trovate tra i prodotti ottenuti a Sala di Cesenatico e Monsampolo, rendendo quindi non significativa la classificazione in funzione della zona geografica. Relativamente alla fava, è stata ottenuta una buona discriminazione sia per la pratica agronomica (solo Fratterosa) che per la varietà (fava di Fratterosa vs. Supersimonia). Nel primo caso asparagina, GABA, lisina, valina e uridina e suoi derivati fosforilati sono presenti in quantità maggiore nel prodotto biologico. Per la varietà si hanno più acidi grassi saturi, glucosio, acido malico e 2 amminoacidi nella fava di Fratterosa.

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Per la cipolla sono state osservate differenze molto ampie tra i 3 gruppi, forse perché abbastanza “lontani” tra di loro. Nel confronto cipolla di Suasa e precoce di Romagna è stato osservato che la prima ha contenuti maggiori di alanina, valina, isoleucina e leucina. Infine per il peperone, è stato osservato che per quanto riguarda la pratica agronomica il biologico contiene più glutammato, isoleucina, leucina, valina, alanina, acido malico e composti cinnamici, mentre per la varietà (autoctono vs Alce) le differenze sono riconducibili a valina, isoleucina, leucina, fenilalanina e acido ascorbico, presenti in maggiori quantità nella varietà autoctona. Alcune differenze sono state trovate anche per la zona di produzione, con una buona separazione tra i prodotti di Monsampolo e quelli di Sala di Cesenatico.

Conclusioni L’impiego di tecniche analitiche avanzate ha permesso di differenziare la tipicità dei prodotti studiati: peperone, cipolla, fava, fagiolo e pomodoro. L’ICP-OES ha evidenziato le differenze di contenuti di macro-, micro- e meso- elementi in relazione alle diverse variabili osservate, che nello specifico sono state la pratica agronomica (biologico vs convenzionale), la varietà (autoctona vs ibrido commerciale) e la zona di provenienza. Riguardo la tracciabilità geografica, questa tecnica analitica ha messo in evidenza un contenuto maggiore di alcuni micro e macro elementi, quali calcio, potassio, manganese e in alcuni casi alluminio, nella zona di Monsampolo, in tutte le specie studiate, indipendentemente dalla composizione del terreno. Anche la caratterizzazione dei prodotti in relazione alle varietà ed alle pratiche agronomiche ha mostrato alcune differenze nei contenuti dei diversi elementi, peculiari per ogni singola specie. La combinazione HRMAS-NMR ed analisi multivariata ha messo in evidenza l’esistenza di differenze significative tra le diverse tipologie di campioni analizzati, in particolare le differenze maggiori sono state trovate in relazione alla pratica agronomica. Anche nella separazione tra varietà autoctone ed ibridi commerciali sono state osservate differenze sostanziali, mentre per la tracciabilità geografica, solo per il peperone l’approccio dell’HRMAS ha fornito indicazioni importanti.

Pomodoro “Pera d’Abruzzo” var. locale "GLN"

Peperone a Corno Rosso var. locale "RS08" Fava locale di "Fratterosa per tacconi "

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CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

I risultati agronomici hanno evidenziato le ottime performance di alcune tipicità, paragonabili a quelle delle migliori varietà commerciali ma anche la difficoltà in taluni casi ad ampliare l’areale di coltivazione al fuori di quello tradizionale. Le varietà di Peperone a "Corno Rosso", Fagiolo "Giallino di Pedaso" e Cipolla "Rossa di Suasa" possono essere inserite in tutti gli areali testati mentre per le varietà di Pomodoro a "Pera d'Abruzzo" e di Fava "di Fratterosa per tacconi" tale inserimento è proponibile solo nelle zone tipiche di coltivazione. L’avvio di un programma di miglioramento genetico specifico ha consentito nella cipolla "Precoce di Romagna" di ridurne l’eccessiva variabilità, non compatibile con le esigenze di mercato, e di selezionare bulbi di forma piatta di elevate dimensioni come richiesto dai mercati locali. Il lavoro di miglioramento condotto sul cardo ha permesso di ottenere, per ognuna delle tre popolazioni in studio, varie linee selettive. Per entrambe le specie sono state restituite agli areali di provenienza materiali migliorati per una ulteriore verifica in loco.

Le indagini biochimiche riguardanti i polifenoli hanno individuato buoni contenuti di queste molecole nelle tipicità di VAL.OR.BIO. e generalmente valori più alti nei campioni coltivati in biologico rispetto a quelli provenienti da coltivazioni convenzionali. In merito alla qualità nutrizionale e nutraceutica le varietà locali, rispetto a quelle commerciali, hanno dimostrato di adattarsi bene alla coltivazione BIO. Nel peperone ad esempio la var. locale "RS08" ha mostrato rispetto all'ibrido commerciale Alceste una migliore qualità nutraceutica e nutrizionale grazie ad un maggior contenuto di pirazine, acido ascorbico e carotenoidi. Per quanto concerne il cavolfiore, le varietà locali di "Verde di Macerata" hanno evidenziato un maggior contenuto di vitamina C e di carotenoidi, sia rispetto alla coltivazione convenzionale sia con riferimento al testimone commerciale. Le tipicità di cavolfiore sono quelle però che, sotto il profilo agronomico, hanno fatto registrare il maggior differenziale negativo in termini di rese commerciabili rispetto al testimone di riferimento. Conseguentemente la coltivazione di tali materiali sarà strettamente legata al riconoscimento da parte del mercato della maggiore qualità. Nelle orticole coltivate solo in BIO, come i cocomeri, la cipolla ed il sedano, la superiorità del genotipo locale per gli aspetti nutraceutici e nutrizionali è stata evidente nel cocomero, in particolare nella var. "Faenza". Il sedano var. "Gigante di Romagna" che all'analisi sensoriale aveva dimostrato una buona aromaticità non ha confermato questa caratteristica con l'indagine biochimica sui profili aromatici. La combinazione HRMAS-NMR ed analisi multivariata ha messo in evidenza l’esistenza di differenze significative tra le diverse tipologie di campioni analizzati, in particolare le differenze maggiori sono state trovate in relazione alla pratica agronomica. Anche nella separazione tra varietà autoctone ed ibridi commerciali sono state osservate differenze sostanziali, mentre per la tracciabilità geografica, solo per il peperone l’approccio dell’HRMAS ha fornito indicazioni importanti.

L'esperienza ed i risultati di VAL.OR.BIO. dimostrano l'importanza di decentrare le prove di coltivazione varietale in più località, direttamente nelle aziende agricole, e di coinvolgere gli imprenditori nelle valutazioni agronomiche, qualitative e commerciali. Tali valutazioni costituiscono un concreto e reale strumento di verifica sulla validità dell’innovazione proposta e nello stesso tempo sono il primo passo per trasferimento dell'innovazione dal mondo della ricerca a quello operativo. La collaborazione diretta consente inoltre al ricercatore di avere risposte immediate ed utili ad orientare e/o riorientare i propri programmi e obiettivi di lavoro. E' pertanto auspicabile che l'approccio partecipativo venga in futuro esteso anche ad altri ambiti nel settore dell'agricoltura al fine di ridurre il rischio di autoreferenzialità della ricerca. Alcuni risultati del presente lavoro non sono da ritenersi definitivi in quanto le relative attività sono ancora in corso e verranno completate entro la scadenza del progetto prevista per il 31 luglio 2013.

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CONTRIBUTI SCIENTIFICI E DIVULGATIVI

Articoli 1. Campanelli G., 2010. “ Valorbio il valore delle tipicità”. Colture Protette, n. 10: 46-52. ISSN 0390-0444. 2. Campanelli G., Ferrari V., Caioni M., Piccinini E., Acciarri N., Leteo F., 2012. Pomodoro per il biologico: varietà di oggi e di

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onion (Allium cepa L.) organic-grown genotypes. Emirate J. of food and Agriculture 24 (Supplementary Issue):94. 6. Di Cesare L.F., Migliori C.A., Lo Scalzo R., Picchi V., 2012. Nutraceutical profile in italian varieties of cauliflower (Brassica

oleracea L., subsp. Botrytis). In corso di pubblicazione su Acta Horticolturae. 7. Lo Scalzo R., Di Cesare L.F., Migliori C.A., Campanelli G., Leteo F., 2012. Influence of climatic conditions on chemical and

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ISBN 978-88-8249-064-5