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Formazione insegnanti Rimini 2008 in collaborazione con Associazione culturale e Centro Pedagogico Rimini PROPOSTA DI ATTIVITA’ DI LETTURA PER LA SCUOLA PRIMARIA SCHERZO DEGLI AEROPLANI DI CARTA 1. Aprire di nascosto i cassetti della scrivania di papà; 2. Prendere le fatture, bollette, lettere e anche fogli bianchi; 3. Fare aeroplani di carta e lanciarli dalla finestra; 4. Insegnare anche al fratellino piccolo a costruire aeroplani di carta; 5. Ridere di gusto; 6. Alle prime grida fuggire e lasciare solo il fratellino; 7. Dire che di aeroplani tu non ne sai niente. Mio padre si è arrabbiato come una iena: ha detto che sono un’irresponsabile e che costruire aeroplani di carta con i fogli delle fatture è un’ autentica pazzia. A me questo non sembra davvero: le fatture sono stampate su carta leggera che vola benissimo. Se devo immaginare un materiale adatto per costruire aeroplani di carta, la prima cosa che mi viene in mente sono i fogli delle fatture. Mio padre ha detto pure che per quello che ho fatto lui potrebbe anche finire in prigione. Io questo non lo credo proprio: quando mai si è sentito che qualcuno è finito in prigione per aver costruito aeroplani di carta? Mio padre certe volte esagera. Per esempio un mese senza paghetta e senza dolce mi sembra una punizione veramente esagerata per una ventina di aeroplani di carta. Anzi, più che esagerata è ingiusta, se si tiene conto che Alessio, il mio fratellino, non è stato punito affatto. (da BORDIGLIONI, S. Scherzi, istruzioni per l’uso , Einaudi Ragazzi) ATTIVITA’ Domande di comprensione: 1. Con che cosa ha fatto gli aeroplani di carta il bambino?

PROPOSTA DI ATTIVITA’ DI LETTURA PER LA SCUOLA PRIMARIA › multimedia › 172 › LAB... · C’era una volta una bambina che si chiamava Verde. Lei amava andare da sola dentro

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Formazione insegnanti Rimini 2008

in collaborazione con Associazione culturale e Centro Pedagogico Rimini

PROPOSTA DI ATTIVITA’ DI LETTURA PER LA SCUOLA PRIMARIA

SCHERZO DEGLI AEROPLANI DI CARTA

1. Aprire di nascosto i cassetti della scrivania di papà;

2. Prendere le fatture, bollette, lettere e anche fogli bianchi;

3. Fare aeroplani di carta e lanciarli dalla finestra;

4. Insegnare anche al fratellino piccolo a costruire aeroplani di carta;

5. Ridere di gusto;

6. Alle prime grida fuggire e lasciare solo il fratellino;

7. Dire che di aeroplani tu non ne sai niente.

Mio padre si è arrabbiato come una iena: ha detto che sono un’irresponsabile e che

costruire aeroplani di carta con i fogli delle fatture è un’ autentica pazzia.

A me questo non sembra davvero: le fatture sono stampate su carta leggera che vola

benissimo. Se devo immaginare un materiale adatto per costruire aeroplani di carta, la

prima cosa che mi viene in mente sono i fogli delle fatture.

Mio padre ha detto pure che per quello che ho fatto lui potrebbe anche finire in prigione. Io

questo non lo credo proprio: quando mai si è sentito che qualcuno è finito in prigione per

aver costruito aeroplani di carta?

Mio padre certe volte esagera. Per esempio un mese senza paghetta e senza dolce mi

sembra una punizione veramente esagerata per una ventina di aeroplani di carta. Anzi, più

che esagerata è ingiusta, se si tiene conto che Alessio, il mio fratellino, non è stato punito

affatto.

(da BORDIGLIONI, S. Scherzi, istruzioni per l’uso, Einaudi Ragazzi)

ATTIVITA’

Domande di comprensione:

1. Con che cosa ha fatto gli aeroplani di carta il bambino?

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2. Sai cos’è una fattura? Una bolletta? Una lettera?

3. Quale scherzo ha fatto il bambino?

4. Quale punizione gli ha dato il papà?

5. Tu hai mai fatto aeroplani di carta?

Attività da proporre all’alunno di livello pre A1 – A1:

Sottolineare la parola padre tutte le volte che appare nel testo.

Testo ridotto da proporre all’alunno non italofono: (LIV A1 – A2)

Mio padre si è arrabbiato, ha detto che costruire aeroplani di carta con i fogli delle fatture è

un’autentica pazzia.

Mio padre ha detto pure che, per quello che ho fatto, lui potrebbe finire in prigione.

Mio padre certe volte esagera, un mese senza paghetta e senza dolce mi sembra una

punizione veramente esagerata per una ventina di aeroplani di carta.

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NELL’ORTO DELLE FATE

C’era una bambina avventurosa che si chiamava Verde e che amava fare le cose che di solito i bambini non fanno, come per esempio andare da sola nel bosco dietro casa. In genere è una cosa altamente sconsigliata, perché un bosco è pur sempre un posto pieno di sorprese e non è detto che siano tutte piacevoli (basta pensare ai serpenti, ai funghi velenosi, agli gnomi ruba capelli e a cose così). Ma Verde non aveva paura di niente, o almeno così credeva. E andando nel bosco da sola finì senza volerlo e senza saperlo a calpestare un orto delle fate. All’occhio umano un orto delle fate è praticamente invisibile, perché le fate non piantano le loro erbe e verdure tutte in fila come soldatini, alla maniera degli umani: preferiscono spargerle e lasciarle venir su come vogliono, libere e indipendenti. Ecco perché Verde non si accorse che ci si trovava in mezzo: credeva semplicemente di essere in un posto pieno di erbacce un po’ troppo alte. Il problema è che calpestò un grosso cespo di erba smarrita, che serve alle fate per preparare una pozione che le fa sparire a piacere, ma sugli umani fa un altro effetto: loro non smarriscono il corpo, smarriscono soltanto la strada. Se la calpesti, insomma, ti perdi. E così Verde, anche se era nel bosco dietro casa, continuò a girare in tondo e a prendere direzioni sbagliate, attraversando e riattraversando l’orto senza saperlo e volerlo, e alla fine del pomeriggio, quando le ombre si allungano, era ancora lì nel bosco e non riusciva a tornare a casa. Era preoccupata e anche, doveva ammetterlo, un po’ impaurita. Intanto le fate erano uscite dai loro nascondigli, timorose che a forza di pestare e ripestare in giro Verde riducesse il loro orto in poltiglia. Ma contro l’effetto dell’Erba Smarrita non si poteva fare niente… - Almeno facciamola uscire dall’orto, - disse una fata violetta. Tutte furono d’accordo e trovarono che c’era un modo semplicissimo per farlo: mostrarsi alla bambina. - Ma poi dobbiamo consolarla poverina. Non vedete che sta per piangere? E anche questa proposta fu accolta da tutte le fate, che non amano veder piangere i bambini a meno che non se lo siano proprio meritato. Fu così che quella sera, al tramonto, Verde assistette ad uno spettacolo che pochi bambini possono dire di aver visto: fate che cadevano in picchiata verso di lei e poi schizzavano via, fate che scoppiavano a ridere e agitavano i ditini verso di lei come per dirle ”vieni, vieni….”. Rapita, la bambina cominciò a seguirle senza nemmeno accorgersene. E almeno smise di calpestare l’Erba Smarrita e le altre piante care alle fate, come il Cavolo canterino, la Patata sentenziosa e il Cetriolo cubico. Le fate si fermarono in una radura che sembrava fatta apposta per uno spettacolo notturno, e infatti alla luce delle lucciole, fu proprio quello che fecero: uno spettacolo incantevole per una bambina smarrita. Danze, cori, una gara di salto in alto, una gara di coccinelle… alla fine sparsero nell’aria un po’ di Polvere d’Oblio e Verde cadde addormentata. Nel frattempo (erano le otto e mezzo) i suoi genitori si erano accorti della sua sparizione e, sapendo che amava andare nel bosco da sola, erano venuti a cercarla proprio nel bosco. Per fortuna evitarono di calpestare l’Erba Smarrita (ma si sa che ai grandi non piace andare nell’erba alta) e la trovarono che dormiva nella radura con un bel sorriso beato e tranquillo stampato sulla faccina. Fine dell’avventura. Verde tornò nel bosco un sacco di volte, perché era inevitabile, ma le fate intanto avevano disposto attorno al loro orto una bella siepe di ortiche, e quelle le riconoscono anche i bambini e sanno che è meglio stare lontani se si tiene alla pelle. Della serata magica si era dimenticata, per via della Polvere d’Oblio, ma le era rimasta come una sensazione di dolcezza dentro che le fece amare il suo bosco ancora di più. E faceva bene ad amarlo, perché non capita a tutti di avere un bosco abitato dalle fate dietro casa.

(da MASINI, B. Che fata che sei, , Einaudi Ragazzi)

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Attività da proporre a tutta la classe:

• Prima della lettura mostrare un disegno che rappresenti una bambina, un piccolo bosco con un orto e delle fate

• Chiedere ai bambini di immaginare di cosa parlerà il testo • Far leggere il testo

Attività per l’alunno non italofono:

• Far ricercare e cerchiare, nel testo, le parole orto, fate, bambina, bosco • Presentare all’alunno la versione sintetizzata e semplificata del testo fornita di

seguito per la lettura individuale • Chiedere di ripetere quello che ha capito

TESTO RIDOTTO (LIV B1 – B2) C’era una volta una bambina che si chiamava Verde. Lei amava andare da sola dentro il

bosco dietro casa perché un bosco è sempre un luogo pieno di sorprese. Verde non aveva

paura di niente e andando nel bosco da sola finì a calpestare un orto delle fate. Un orto

delle fate è praticamente invisibile perché le fate non piantano le loro erbe e verdure tutte

in fila, ma libere e indipendenti. Verde calpestò l’Erba Smarrita, che serve alle fate per

preparare una pozione che le fa sparire, ma sugli umani fa un altro effetto, se la calpesti ti

perdi.

Verde continuò a girare in tondo e non riusciva a tornare a casa. Le fate erano uscite dai

loro nascondigli .

- Facciamola uscire dall’orto! – disse una fata violetta. C’era un modo per farlo: mostrarsi

alla bambina. Così Verde assistette ad uno spettacolo: fate che calavano in picchiata, fate

che giocavano a nascondino, fate che scoppiavano a ridere. La bambina cominciò a

seguirle e smise di calpestare l’Erba Smarrita; alla fine Verde cadde addormentata. I suoi

genitori erano venuti a cercarla nel bosco e la trovarono che dormiva. Verde tornò nel

bosco un sacco di volte, ma le fate avevano disposto attorno al loro orto una siepe di

ortiche. Della serata magica Verde si era dimenticata, ma nel suo cuore è rimasta una

dolcezza che le fece amare il suo bosco ancora di più.

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LE FATE FOTOGRAFATE

Tanto tempo fa in Inghilterra, c’erano due ragazzine, due cugine, che avevano una gran passione per le fate. A quel tempo i libri per bambini pullulavano di fate e di folletti molto più di adesso, e quindi era naturale che anche le teste dei bambini fossero piene di quel genere di cose. Però le due cugine, Elsie, che aveva sedici anni, e Frances, che ne aveva dieci, dicevano a tutti di averle viste sul serio, vicino al ruscello che scorreva nel bosco, e nessuno credeva loro, anzi venivano prese in giro. Così Elsie si fece prestare dal suo papà la macchina fotografica e andò nel bosco con Frances, e tornarono esultanti dicendo di aver visto le fate e di averle anche fotografate! A quel tempo la fotografia era una tecnica a un’arte quasi nuova, e non era proprio consueto che una ragazzina sapesse maneggiare una macchina fotografica: quindi era davvero stranissimo che proprio una ragazzina fosse riuscita a fotografare degli esseri inafferrabili, veloci e misteriosi come le fate. Il papà infatti non le credette nemmeno quando ebbero sviluppato insieme le foto e apparve la faccina della cugina Frances, e davanti a lei un branco intero di fatine danzanti dotate di ali e di leggerissimi vestiti trasparenti. Secondo papà era uno scherzo escogitato dalle due cugine; le sgridò un po’, e chiuse le foto in un cassetto senza pensarci più. Invece la mamma ci credeva, che erano vere foto di fate… Frances ed Elsie fotografarono le fate anche alcuni anni dopo e ci furono un sacco di persone molto serie che cedettero loro: ci fu chi venne da Londra apposta per stare seduto nel bosco dove erano state avvistate le fate, nella speranza che apparissero di nuovo. E ci fu chi fece studiare i negativi delle foto e disse che erano foto vere, senza trucchi o inganni…e allora? Elsie e Frances tennero sempre la bocca sigillata su quello che veramente era successo nel bosco vicino a casa, anche quando diventarono grandi. Da vecchietta una delle due ammise che si era trattato di uno scherzo, e che lei e la cugina avevano disegnato e ritagliato delle sagome di fatine per poi fissarle nell’erba con dei lunghi spilli e fotografarle, ma disse che lei aveva sempre creduto nell’esistenza delle fate, comunque, e le aveva anche viste per davvero. L’altra non disse un bel niente. Questa non è una storia inventata, è una storia vera. Le due ragazzine sono esistite davvero, abitavano in un posto chiamato Cottingley, e la loro storia è il mistero delle fate di Cottingley. Un bellissimo mistero, non è così?

(da MASINI, B. Che fata che sei, , Einaudi Ragazzi)

Attività da proporre al livello pre A1:

• Mostrare un disegno che introduca la lettura e fare alcune domande (cosa vedi? dove sono? cosa succede?)

Trascrivere alla fine del testo le seguenti parole: ragazzina, papà, fate, mamma. Dare la prima parola già cerchiata e chiedere all’alunno non italofono di cercare all’interno del testo tutte le altre.

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Attività per il livello A1:

• Mostrare un disegno che introduca la lettura e fare le stesse domande suggerite per il livello pre-A1

• Far leggere all’alunno la parte sottolineata del testo • Trascrivere alla fine del testo le parole: bambine, papà, mamma. • Chiedere all’alunno di cercarle all’interno del testo e di cerchiarle. • Chiedere di scrivere una frase con ognuna delle parole sottolineate.

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IMPARARE, CHE FATICA! La maestra che è arrivata quest’anno è come le poesie che ci fa studiare a memoria: non

la sopporto! Lei le sceglie sempre così lunghe che ci vuole una settimana per impararne

una, e quando sono arrivata alla fine non mi ricordo più l’inizio. L’ultima si intitolava “Il

sabato del villaggio” e l’unica cosa che ci ho capito è che, secondo questa poesia, ci si

diverte più il sabato che la domenica. Che è una solenne bugia, prima di tutto perché il

sabato si va a scuola e la domenica no, e poi perché, se devo fare dei compiti, li faccio il

sabato pomeriggio, ma la domenica no, mi diverto e basta.

Invece quella volta, per quella maledetta poesia che non mi entrava nella testa, ho dovuto

studiare anche la domenica. Per fortuna il lunedì l’ho saputa ripetere bene e il pomeriggio

sono andata a comprare l’acquario con mio padre Leo. Ma un po’di merito ce l’ha avuto

anche Massimo, che mi ha suggerito quello che non ricordavo.

(da NANETTI, A. Veronica , Emme Edizioni)

Attività da proporre al LIV pre A1 – A1: Sottolineare nel testo i nomi dei giorni della settimana, poi completare la tabella.

COMPLETA CON I GIORNI DELLA SETTIMANA

……………

…………….

…………...

GIOVEDI’

…………….

…………….

DOMENICA

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COLLEGA LE ATTIVITA’ AL GIORNO, PENSANDO ALLA TUA SETTIMANA

LUNEDI’

MARTEDI’

MERCOLEDI’

GIOVEDI’

VENERDI’

SABATO

DOMENICA

BIBLIOTECA

MUSICA

LAB. TEATRO

RIPOSO

PALESTRA

MENSA

COMPUTER

Leggi che cosa dice una maestra: < Vado a scuola per tre giorni alla settimana e precisamente il lunedì, il mercoledì e il venerdì. Ovviamente sono a casa a giorni alternati. Ecco, per descrivere lo stato d' animo che mi pervade, dovrei aggiungere che mi sento in un "perenne sabato del Villaggio" e non è per niente male. ;-))) Si va il lunedì, ma si pensa "Beh, domani sarò a casa" e via andare per tutta la settimana.>

dal blog: http://lequartierdeslilas.splinder.com/archive/2006-09

Quando la maestra NON va a scuola?

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DA SOLI E’ PIU’ BELLO! O NO? Babbo e mamma non ti vogliono mandare in vacanza da solo? Be’, dipende dall’età, ma non solo: hai la testa sulle spalle? di te si possono fidare? come è stata la pagella? Se durante l’anno hai fatto il diavolo a quattro e a scuola sei stato un disastro, forse non hai meritato una vacanza premio. Ma tentare non nuoce… Porta l’esempio di tuoi amici/amiche, di cui i tuoi vanno pazzi: anche loro vanno in vacanza da soli! Rassicurali: ti sai comportare bene e non corri pericoli inutili. Questa esperienza potrà arricchirti. Ricorda loro tutte le cose buone che hai fatto (e se non le hai fatte prometti che le farai...): hai fatto da baby sitter alla sorellina, hai portato i sacchi della spesa alla mamma, hai apparecchiato la tavola, hai lavato i piatti… Non impuntarti, non sbraitare. L’ultima parola è loro: meglio cercare un compromesso.

(Tratto da Focus Junior)

Possibili attività da proporre: (SI suggerisce di proporre questa attività ad un LIV A2 o superiore)

• Invitare l’alunno non italofono a leggere soltanto le parti del testo sottolineate • Per stimolare la conversazione, far leggere il testo semplificato fornito di seguito • Proporre una drammatizzazione con i compagni sull’argomento.

TESTO RIDOTTO (SI suggerisce di proporre questa attività ad un LIV A2 o superiore) Babbo e mamma non ti vogliono mandare in vacanza da solo? Ma di te si possono fidare? Ti sei impegnato nella scuola? Prova comunque a convincerli dicendo che:

1. Gli amici che piacciono loro vanno in vacanza da soli 2. Che sei grande e sei in grado di evitare i pericoli 3. Che hai fatto tante buone cose

Ricorda di non insistere troppo!

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SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO E SECONDO GRADO

Attività per il laboratorio di L2

Proposta di attività di lettura

Carlton Myers nasce a Londra, il 30 marzo 1971. E’alto 1 metro e 92 e pesa 89 kg. Si trasferisce in Italia a dieci anni dopo aver passato i primi anni della sua infanzia coltivando passioni per karate e squash. A Rimini scopre il basket all’età di 11 anni. Debutta con la Marr Rimini nella stagione 1988-'89, il giorno prima del suo diciottesimo compleanno, segnando due punti nella vittoria sulla Sangiorgese per 99-76. Nel ’90-’91 trascina Rimini al ritorno in A con 19 punti a partita, vincendo anche il tricolore juniores. Un anno dopo arriva la promozione in A-1, con il titolo di miglior realizzatore italiano con quasi 27 punti di media. Tutte le grandi squadre lo vogliono: finisce a Pesaro dove gioca due stagioni consacrandosi ai massimi livelli, arrivando alla finale per il titolo nel’93-’94. Nel ’94-’95 torna a Rimini, in A-2: è l’anno degli 87 punti (record per il nostro campionato) contro Udine. In estate la Fortitudo lo porta a Bologna dove ha conquistato il suo primo scudetto nel 2000. Con la maglia azzurra ha vinto l’argento agli europei di Barcellona ’97 e l’oro a quelli di Parigi ’99.

(dalla Gazzetta dello sport)

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Possibili attività da proporre nel laboratorio di L2 Livello pre-A1

• Trovare tutti i numeri presenti nell’articolo, sottolinearli e trascriverli in lettere Livello A1

• Sottolineare nell’articolo le parole che si conoscono, poi confrontarle con un compagno

• Completare la scheda biografica che segue

SCHEDA BIOGRAFICA

Carlton Myers nasce……………………………………………………………………………… Scopre il basket…………………………………………………………………………………… Debutta a Rimini…………………………………………………………………………………… Segna 2 punti……………………………………………………………………………………… Trascina Rimini in A………………………………………………………………………………. Torna a Rimini in A2………………………………………………………………………………. Ha conquistato il suo primo scudetto …………………………………………………………… Ha vinto l’argento agli europei…………………………………………………………………… Ha vinto l’oro a Parigi……………………………………………………………………………... Ha conquistato il suo primo scudetto ……………………………………………………………. Ha vinto l’argento agli europei……………………………………………………………………. Ha vinto l’oro a Parigi………………………………………………………………………………. Completare con le caratteristiche fisiche di Carlton Myers: Pesa………………… E’ alto……………….

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Ulteriori attività da proporre:

• Rispondere a domande Vero o Falso

• Chiedere di evidenziare gli sport menzionati nel testo Livello A2

• Far sottolineare nel testo - I sostantivi - I verbi - Gli aggettivi

Far confrontare il lavoro svolto con quello dei compagni • Rispondere a semplici domande aperte (quanto è alto Carlton Myers.? dov’è nato?

a quanti anni inizia a giocare a basket?)

• Chiedere di sottolineare nel testo i nomi di città, poi invitare l’alunno a rintracciarli sulla cartina geografica

• Far descrivere le proprie caratteristiche fisiche

• Far raccontare le tappe principali della propria vita