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Comune di Borzonasca Provincia di Genova PIANO COMUNALE DI EMERGENZA E PROTEZIONE CIVILE PIANO COMUNALE DI EMERGENZA E PROTEZIONE CIVILE Ai sensi della DPCM del 27/11/2004 e DGR 877 del 06/08/2004 N. RIF B149/06 (1) geoSARC STUDI ASSOCIATI DI RICERCHE E CONSULENZE GEOLOGICHE via Rimassa, 39/18 - 16129 GENOVA - tel/fax 010.589.810 e-mail: [email protected] – www.geosarc.it dr geol. Alessandro De Stefanis & dr geol. Pietro De Stefanis - P. IVA/C.F. 01465460994 Rilevamento di carte geologiche, geologico-tecniche e tematiche - Aerofotointerpretazione e aerofotorestituzione - Geologia della pianificazione: piani di sviluppo, P.U.C., strumenti urbanistici attuativi e piani di protezione civile – Geologia ambientale: studi ecologici, studi di impatto ambientale, discariche e geologia sanitaria - Geomorfologia: studi generali, indagini puntuali, programmazione degli interventi di sistemazione e di bonifica dei versanti - Geologia applicata alla difesa del suolo, piani di bacino - Indagini geologiche applicate alle opere di Ingegneria Civile - Idrogeologia: piani e ricerche generali, progettazione di pozzi e captazioni sorgentizie - Ricerche di materie prime per costruzioni e per l’industria - Geologia mineraria - Cave - Studi geologici marini e progettazioni per litorali - Consulenze geologiche nel contenzioso e geologia economica - Programmazione di campagne geognostiche e assistenza - Prospezioni geofisiche - Consulenza geologica nei collaudi – Informatizzazione e GIS

Provincia di Genova PIANO COMUNALE DI EMERGENZA E ... · Provincia di Genova PIANO COMUNALE DI EMERGENZA E ... possibili coinvolgimenti di opere di sbarramento artificiale esistenti

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PIANO COMUNALE DI EMERGENZA E

PROTEZIONE CIVILE

PIANO COMUNALE DI EMERGENZA E PROTEZIONE CIVILEAi sensi della DPCM del 27/11/2004 e DGR 877 del 06/08/2004

N. RIF B149/06 (1)

geoSARC – STUDI ASSOCIATI DI RICERCHE E CONSULENZE GEOLOGICHEvia Rimassa, 39/18 - 16129 GENOVA - tel/fax 010.589.810 e-mail: [email protected] – www.geosarc.itdr geol. Alessandro De Stefanis & dr geol. Pietro De Stefanis - P. IVA/C.F. 01465460994

Rilevamento di carte geologiche, geologico-tecniche e tematiche - Aerofotointerpretazione e aerofotorestituzione - Geologia della pianificazione:piani di sviluppo, P.U.C., strumenti urbanistici attuativi e piani di protezione civile – Geologia ambientale: studi ecologici, studi di impattoambientale, discariche e geologia sanitaria - Geomorfologia: studi generali, indagini puntuali, programmazione degli interventi di sistemazione e dibonifica dei versanti - Geologia applicata alla difesa del suolo, piani di bacino - Indagini geologiche applicate alle opere di Ingegneria Civile -Idrogeologia: piani e ricerche generali, progettazione di pozzi e captazioni sorgentizie - Ricerche di materie prime per costruzioni e per l’industria -Geologia mineraria - Cave - Studi geologici marini e progettazioni per litorali - Consulenze geologiche nel contenzioso e geologia economica -Programmazione di campagne geognostiche e assistenza - Prospezioni geofisiche - Consulenza geologica nei collaudi – Informatizzazione e GIS

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SOMMARIO

1 INTRODUZIONE .......................................................................................................... 4

1.1. LA STRUTTURA DEL PIANO.................................................................................................4

1.2. IL PROCESSO DI FORMAZIONE DEL PIANO.......................................................................5

1.3. ADOZIONE E APPROVAZIONE DEL PIANO .........................................................................8

2 ASPETTI E CRITICITÀ DEL TERRITORIO COMUNALE............................................. 9

3 MODELLO DI INTERVENTO ..................................................................................... 12

4 SCENARI ................................................................................................................... 15

4.1. INTRODUZIONE..................................................................................................................15

4.2. PROCESSO FORMATIVO ...................................................................................................15

4.3. SCENARI DEI DISSESTI IDROGEOLOGICI DI TIPO IDRAULICO.......................................17

4.3.1 A1 - Piena ordinaria ......................................................................................................17

4.3.2 A2 - Piene straordinarie con possibili limitate esondazioni .............................................17

4.3.3 A3 - Esondazione con possibile interessamento delle aree perimetrate Tr50 .................18

4.3.4 A4 - Esondazioni con probabile interessamento delle aree perimetrate con Tr50...........19

4.3.5 A5 - Esondazioni con probabile interessamento delle aree perimetrate con Tr50, Tr200 eTr500............................................................................................................................20

4.3.6 A6 - Allagamento per colate di fango lungo i colatori minori ...........................................21

4.3.7 A7 - Allagamento per anomala gestione o per crollo di sbarramenti artificiali .................23

4.3.8 A8 - Allagamento per per crollo di sbarramento per frana ..............................................26

4.4. SCENARI DEI DISSESTI IDROGEOLOGICI DI TIPO GEOMORFOLOGICO........................29

4.4.1 B1 - Franosità in corrispondenza di corpi di frana attivi o quiescenti o di neoformazione didimensioni plurimetriche e velocità bassa......................................................................29

4.4.2 B2 - Franosità connessa con fenomeni di erosione spondale.........................................33

4.4.3 B3 - Franosità diffusa con dimensioni metriche e velocità elevate..................................34

4.4.4 B4 - Colamento rapido di detrito....................................................................................36

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ALLEGATI

ALLEGATO 1 – MODELLO DI INTERVENTO - ELENCO PROCEDURE GENERALI -CATENA DI COMANDO E CONTROLLO

ALLEGATO 2 – I DATI DI BASE

ALLEGATO 3 – MODULISTICA

ALLEGATO 4 – MANUALE SISTEMA INFORMATIVO

TAVOLE FUORI TESTO

TAV.1 – CARTA DI SINTESI DEL PIANO

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1 INTRODUZIONE

L’Amministrazione del comune di Borzonasca ha ritenuto di dotarsi di un piùaggiornato Piano Comunale di Emergenza e di Protezione Civile (in seguito semplicementePiano) conforme ai più recenti indirizzi forniti dal Settore Protezione Civile ed Emergenzadella Regione Liguria, fruendo di tutti i supporti e di tutti i dati conoscitivi contenuti nelmateriale contestualmente messi a disposizione dalla stessa Regione.

Non ignorando né trascurando altri rischi, tuttavia il Piano prende in considerazione eaffronta i soli due rischi fondamentali che in Provincia di Genova sono oggetto dellaconsolidata competenza della Protezione Civile e che per il Comune di Borzonascaconsistono nel rischio di frana e nel rischio di esondazione, ivi incluse le interferenze e ipossibili coinvolgimenti di opere di sbarramento artificiale esistenti sul territorio comunale.

1.1. LA STRUTTURA DEL PIANO

Secondo gli indirizzi regionali il Piano, che rappresenta il progetto (condiviso,compatibile e calato nella oggettiva dimensione e realtà del comune) di tutte le attività che,secondo preordinate procedure debbono consentire di raggiungere il massimo livellopossibile di efficienza ed efficacia nel fronteggiare, prima di tutto le “calamità” sopraevidenziate, più in generale anche altri eventi calamitosi a scala comunale, è strutturatosulla base di due elementi principali:

- il modello di intervento- i dati di base e gli scenariElementi portanti del “Modello di Intervento” sono, ovviamente, le funzioni, i

responsabili delle stesse, le procedure, l’organizzazione della catena di comando econtrollo nelle diverse fasi fino al superamento dell’emergenza.

Le informazioni, che riguardano il territorio e chi lo abita, necessarie per gestirel’emergenza, sono state raccolte ed organizzate in un data base informaticamenteconnesso alle procedure e al quadro delle pericolosità e dei connessi scenari a formare untutt’uno “interattivo e intelligente” che può ben dirsi il cuore stesso del Piano. Ovviamente,tra i molteplici “dati” raccolti organizzati e posti al servizio del Piano spiccano per incidenzaquelli che si riferiscono alle caratteristiche e pericolosità del territorio e dell’ambientecomunale, alla distribuzione della popolazione con accentuazione dei riferimenti aiprevedibili bersagli e alla quota di cittadini bisognosi di assistenza varia, alla dotazione edistribuzione dei servizi, ai diversi gradi di vulnerabilità e ai livelli di rischio connessi allapericolosità e vulnerabilità vuoi di area, vuoi per quanto possibile puntuale e personale, e aiconseguenti e connessi scenari di evento/rischio.

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Lo schema strutturale e funzionale di questo Piano, inoltre e nel dettaglio, rispondead alcuni criteri che l’Amministrazione ha posto sin dall’inizio come limiti e obiettivi dellavoro preparatorio:- il Piano riesce a conciliare il maggior livello di completezza con il massimo grado

possibile di semplicità;- il Piano è totalmente gestibile e gestito dalle risorse umane e strumentali del Comune;- i costi di gestione del Piano sono oggettivamente minimi - ovviamente al di fuori delle

risorse, sempre imprevedibili e spesso assai cospicue, che è necessario reperire eimpegnare in corso d’evento e, ad evento concluso, per il risarcimento dei danni;

- il Piano è aggiornabile con continuità e con la massima semplicità e facilità;- il Piano, totalmente informatizzato, non ha impegnato alcuna risorsa economica

dell’Amministrazione né in termini di software né in termini di hardware; esso infattifruisce di computer già in dotazione e altrimenti utili e impegnati e di programmidisponibili in versioni gratuite o compresi nei pacchetti d’ufficio già acquisiti e in usoanche nel Comune di Borzonasca;

- il Piano, totalmente informatizzato come si è detto, è tuttavia proposto e verràapprovato dal Consiglio Comunale in una contestuale e integrale versione su supportocartaceo; esso, peraltro, è predisposto per una fruizione doppia, a video e su carta, nonsolo nella versione integrale ma anche in ogni momento, fase, episodio, necessità,funzione o procedura;

- il Piano considera adeguatamente, favorisce e organizza operativamente il livello piùalto possibile di integrazione con i Piani, le risorse e le decisioni degli Organisovraordinati, dalla Provincia, alla Prefettura, alla Regione;

- il Piano è largamente predisposto per favorire un costante e automaticointerfacciamento con i sistemi informativi degli organi sovraordinati di cui sopra;

- infine, il Piano, che si è pur palesemente giovato dell’apporto di forze specialisticheesterne, è stato tuttavia redatto col costante e diretto coinvolgimento delle strutturecomunali che, pertanto, ne sono incondizionate fruitrici e concettualmente consapevoli.

1.2. IL PROCESSO DI FORMAZIONE DEL PIANO

Nel processo di formazione del nuovo Piano si è sviluppata la seguenteconcatenazione di attività:- innanzitutto si è approfonditamente esaminata la documentazione disponibile inerente il

piano di Protezione Civile esistente.- sono state analizzate e massimamente valorizzate le procedure già attualmente seguite

dal Servizio Comunale di Protezione Civile;- sono stati coinvolti in prima persona e soprattutto il f.f. di Responsabile del Servizio di

Protezione Civile, alcuni rappresentanti della struttura comunale di Protezione Civile, ilSindaco, l’Assessore delegato e in virtù di questo ampio coinvolgimento si è potutoacquisire un gran numero di conoscenze dirette, complete ed affidabili, finalizzate:

- alla valutazione dell’adeguatezza delle procedure già in vigore presso il Comunedi Borzonasca rispetto alle recenti linee guida regionali per la PianificazioneComunale di Emergenza;

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- alla raccolta di informazioni sull’attuale organizzazione delle strutture comunalicon riferimento alle attività connesse alla gestione dell’emergenza;

- all’individuazione dei funzionari e del personale tecnico e amministrativopreposto a svolgere le mansioni previste dalle nove funzioni di Protezione Civile,ivi incluse le informazioni sulle dotazioni informatiche;

- alla raccolta di informazioni e analisi dell’organizzazione delle sedi e strutture diProtezione Civile;

- alla raccolta e all’analisi di dati conoscitivi relativamente ad eventi, ad areecritiche e alla presenza di elementi a rischio;

- alla raccolta di informazioni sulla frequenza e sulle più condivise modalità disvolgimento delle esercitazioni;

- alla conoscenza delle modalità in uso per la prevenzione dei rischi el’informazione della popolazione;

- alla presenza nella struttura comunale e, solo in subordine, esternamente adessa di esperti in emergenze particolari, coinvolgibili in fase di evento e/o di postemergenza (fase di rilevamento dei danni);

- alla raccolta e all’analisi di dati conoscitivi relativamente alla presenza eall’ubicazione di fornitori e gestori di mezzi e materiali e dei principali presidisanitari e di soccorso;

- all’elenco dei nominativi e rispettivi recapiti di soggetti anziani o disabili;- alla raccolta di informazioni sull’organizzazione della viabilità interna al Comune

e sui principali nodi del sistema viario;- alla raccolta di informazioni sulla gestione dei servizi essenziali (acqua, gas,

luce, telecomunicazioni).- Per la raccolta dei dati sono state predisposte e utilizzate apposite schede che sono

state estremamente utili come supporto ai tecnici comunali nella loro ricerca eorganizzazione delle informazioni.

- Nel Piano, poi, è stata rivista integralmente l’organizzazione delle nove funzionifondamentali, arrivando a definire, prima ancora dei nomi, le figure professionalidisponibili alle quali attribuirne la responsabilità;

- sono stati prefigurati gli scenari d’evento e di rischio, pertinenti alla realtà specifica delcomune;

- sono state determinate le procedure secondo le linee guida regionali.

Come si è detto il Piano è totalmente informatizzato. Ciò ha comportato unasuccessione di elaborazioni e realizzazioni originali, che si possono indicaresommariamente, per titoli, come segue:- Progettazione e realizzazione (struttura e contenuti) di un Sistema Informativo

consistente in una banca dati alfanumerica (database relazionale in formato MSAccess) per l’archiviazione dei dati acquisiti.

- Progettazione e realizzazione di un’interfaccia (maschere) per l’inserimento el’aggiornamento dati, in ambiente MS Access.

- Inserimento dati nel Sistema Informativo.- Progettazione e realizzazione di un sistema di consultazione guidata, consistente in

un’interfaccia sviluppata in linguaggio ASP e html, con le seguenti funzioni/finalità:

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- interrogazione e consultazione dinamica del Piano, sia della banca dati sia delleprocedure;

- accesso ai documenti di Piano (testo integrale, atti e delibere, etc);- accesso alla modulistica (per segnalazione danni, ordinanze, etc);- accesso alla normativa (testi di leggi nazionali e regionali in materia di Protezione

Civile);- collegamenti a siti internet di importanza strategica e/o utili ai fini della Protezione

Civile;- accesso alle linee guida regionali per la pianificazione comunale di emergenza;- accesso ai contenuti del Piano Provinciale di Protezione Civile;- accesso al sistema di inserimento e aggiornamento dati.

- Progettazione e realizzazione di un sistema di consultazione cartografica construmentazione GIS, anch’essa direttamente accessibile dall’interfaccia di cui al puntoprecedente, che consente:- la visualizzazione del territorio comunale (limiti amministrativi) ed una sua

suddivisione in zone di attenzione, sorveglianza e monitoraggio e in aree a rischio aifini della Protezione Civile;

- la visualizzazione e interrogazione dei centri abitati (capoluogo e nuclei frazionali);- la visualizzazione e interrogazione della rete viaria e dei nodi della viabilità con

suddivisione delle strade in funzione della loro importanza e strategicità ai fini dellaProtezione Civile, con specifica indicazione dei percorsi per il raggiungimento delle“aree di attesa della popolazione”, delle “aree di ricovero della popolazione” e delle“aree di ammassamento soccoritori e risorse”;

- la visualizzazione e interrogazione di sedi e centri di Protezione Civile (C.O.C.,presidi sanitari, etc);

- la visualizzazione e interrogazione delle aree a rischio idraulico (con 50, 200 e 500anni di Tempo di Ritorno) e delle aree a rischio geomorfologico (distinte in aree arischio “elevato” e “molto elevato”), come indicate nella cartografia a corredo delleLinee Guida Regionali, nonché ubicazione delle dighe, invasi e siti industriali arischio, di incidenza rilevante ove indicate nella stessa cartografia;

- la visualizzazione automatica della cartografia di base per diversi fattori di scala(CTR in scala 1:25.000 e in scala 1:5.000 della Regione Liguria georeferenziate incoordinate Gauss-Boaga);

- in generale, funzioni di: “Pan” e “Zoom”; interrogazione dinamica degli elementicartografici e visualizzazione degli attributi alfanumerici associati; ricerca libera distringhe di testo e visualizzazione degli elementi grafici corrispondenti; costruzionedi query semplici; visualizzazione di specifici attributi al passaggio del mouse suglielementi grafici; misurazione di distanze parziali e totali in diverse unità di misura(metri o chilometri, etc); restituzione delle coordinate X, Y (Gauss-Boaga) diqualunque punto sulla carta (ad esempio, per localizzazione evento);tematizzazione degli elementi grafici in funzione degli attributi associati; stampa sulayout predefinito del contenuto della vista con possibilità di inserimento del titolodella carta e con associata legenda, freccia del Nord, scala grafica e data.

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1.3. ADOZIONE E APPROVAZIONE DEL PIANO

Una prima versione del Piano è stata illustrata ai responsabili della Protezione Civileregionale ottenendo importanti indicazioni ottimizzanti che sono state integralmenterecepite.

Dopo un ulteriore coinvolgimento dell’Amministrazione comunale, il Piano ha vistoluce nella versione finale che è stata adottata dalla Giunta e, successivamente, propostaall’approvazione del Consiglio Comunale.

L’approvazione del Consiglio Comunale è avvenuta nella seduta del……………………

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2 ASPETTI E CRITICITÀ DEL TERRITORIO COMUNALE

Per quanto attiene alle problematiche tipiche della Protezione Civile, il territorio delComune di Borzonasca presenta le seguenti peculiarità e criticità essenziali, che vengonoproposte in termini necessariamente sintetici.

Si tratta, innanzitutto, di un territorio estremamente esteso; com’è noto, infatti, la suasuperficie lo pone al terzo posto nella specifica graduatoria dei comuni della Provincia diGenova.

Pressoché interamente collinare e montano, questo vasto territorio, che passa inpochi chilometri di sviluppo assiale dai 150 metri circa sul livello del mare del settoremeridionale, a confine col sottostante Comune di Mezzanego, ai 1702 metri della vetta delM. Aiona, si segnala altresì per l’ampio sviluppo di vette, catene e creste poste al di sopradei 1000 metri di quota e per un grande sviluppo, persino prevalente, della fascia compresatra i 500 e i 1000 metri.

Tracce di glacialismo quaternario significative quanto rare per l’Appennino Ligure,foreste e boschi di notevole pregio ed estensione, morfologie e ambienti oggettivamenteinteressanti anche sul piano scientifico (le numerose “aree umide”, per fare un esempio),forme del paesaggio naturale e antropizzato tanto più gradevoli in quanto poste lungo unospartiacque principale (Tirreno/Adriatico) che consente di affacciarsi su panorami talvoltadavvero molto estesi, aperti da una parte, a mezzogiorno, sul prossimo mare dell’AltoTirreno, dall’altro, verso settentrione, sulle molteplici quinte dell’ambiente padano/alpino,fanno del settore settentrionale del Comune di Borzonasca presidio geografico di rilevanzaoggettiva, opportunamente inserito in uno dei più vasti Parchi Naturali della RegioneLiguria.

A ricordare passati presidi antropici ben più incidenti di oggi, restano numeroseimportanti frazioni, tutte ancora abitate, che riducono a ben poca cosa l’estensione diterritorio comunale realmente disabitato e, in conseguenza, di effettiva minore rilevanza aifini della Protezione Civile.

Un territorio modellato su litologie e formazioni geologiche davvero particolarmentenumerose e tra loro assai diverse per origine e comportamento:- dalle “Rocce verdi”, o Ofioliti, qui rappresentate essenzialmente da serpentiniti e basalti

sia massicci, filoniani, sia in pillows e da un corteo di brecce di varia composizione,- alle arenarie, tenaci e in banchi potenti, della più nota e comune Formazione delle

“Arenarie del Gottero”, o “di M. Zatta”, ma anche “di M. Ramaceto” a seconda degliAutori;

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- passando attraverso formazioni a comportamento variabile, spesso tenace, comequelle dei cosiddetti ”Scisti Zonati”, vuoi nella facies arenacea, vuoi in quella marnosapseudoardesiaca (Formazione di Borzonasca);

- attraverso formazioni a comportamento tendenzialmente plastico, assai poco resistenti,come le cosiddette “Argille a Palombini” (particolarmente note e tipiche quelle che lastessa letteratura chiama “del Lago di Giacopiane”), o come i cosiddetti “ScistiManganesiferi”, o come le Argilliti di Giaiette (“Scisti policromi”), dall’omonima frazionedell’estremo NE del Comune;

- o attraverso litotipi decisamente predisposti alla detrizione come gli olistostromi, nellatipica facies “a blocchetti”, appartenenti all’Unità delle Arenarie di Casanova, o i variscisti marnosi, arenacei e tufacei del M. Bregaceto;

- o, ancora, attraverso le “Marne di Sopralacroce”.

Un territorio nel quale non sono assenti vere e proprie pareti rocciose ma abbondanosoprattutto versanti molto acclivi, e nel quale non mancano settori a pendenza ridottissima,talvolta suborizzontali, riconducibili non solo a sequele di relitti di terrazzi strutturali eprobabilmente anche fluviali, ma anche a corpi di frana di dimensioni e di origine tutt’affattoparticolari.

Un territorio, in breve, nel quale l’energia del rilievo è diffusamente molto alta, coninevitabili connessi e vasti fenomeni di versante. E’ intensa e diffusa l’erosione selvaggiapoco o nulla incanalata, e le correlate condizioni di indisciplina e/o dissesto idrogeologico.Non sono peraltro eccessivamente meno rappresentati i settori di versante fittamenteboscati e quelli, pur minori, posti a coltura, in entrambi i casi profondamente controllatiidrogeologicamente e geomorfologicamente da un fitto e storico presidio antropicorappresentato, prima di tutto, dalle terrazzature (“seggi” e “fasce”, nel gergo locale).

Un ambito climaticamente a tinte forti, caratterizzato da piovosità elevate, che siattestano sui valori massimi per l’intera Regione e notevoli escursioni termiche trafondovalle e zone montane oltre i 1000 metri, spesso innevate per svariate settimaneall’anno.

Un territorio, infine, solcato da due corrivi principali: il T. Sturla e il suo più importanteaffluente principale, il T. Penna. Due torrenti caratterizzati da prolungati periodi di morbidasignificativa, che una diffusa pratica di derivazione (sia a scopo irriguo, sia, soprattutto, afine di produzione idroelettrica) riconduce per lunghi periodi, soprattutto invernali, a regimedi magra, tuttavia con portate sempre apprezzabili (alcune centinaia di mc al secondoall’altezza del Capoluogo), ma caratterizzati altresì da prolungati periodi di piena ordinaria,con altezza della sezione di deflusso ben oltre il metro e, infine, caratterizzati da ritornantipiene di altezza plurimetrica, che nei soli ultimi cinquant’anni hanno raggiunto e superato lesponde disegnate dalle piene ordinarie per invadere (e spesso drammaticamente erodere) inumerosi terrazzi rialzati riconducibili, quanto meno, ad un primo e ad un secondo ordine.

Non è decisamente superfluo rimarcare, nel caso sia delle peculiaritàgeomorfologiche sia di quelle fluviali, un aspetto decisamente incidente ai fini delle

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problematiche di Protezione Civile: il territorio del Comune di Borzonasca è interessato dafenomenologie in qualche misura esasperate. Ancora più semplicemente e chiaramente:- alcune frane sono, in questo specifico ambito, molto grandi, per superficie coinvolta, per

lunghezza assiale, per sviluppo dell’unghia, per profondità della superficie principale,per il livello di pericolosità potenziale; e complesse, non solo nella accezione scientificadel termine, ma anche per l’attuale particolare fase del loro sviluppo. Frane come quelladi Bertigaro-Cugne, o di Campori-Temossi, o di Prato di Caregli, o di PratoSopralacroce, sono da inserire a buon diritto e senza alcun dubbio, nel novero delle piùgrandi frane della Liguria;

- nelle ritornanti piene disastrose, come fu tipicamente nel 1962, tra il momento in cui unvero e proprio ciclone occluso si rovesciò sul passo della Forcella (fortunatamentesuddividendo il suo abnorme apporto per metà sull’alto bacino dello Sturla e per metàsu quello dell’Aveto) e il momento in cui, accompagnato da un tuono (prodotto daimassi anche plurimetrici mobilitati sul fondo dell’alveo), un muro d’acqua di altezzaplurimetrica (non meno di cinque, stimabili in corrispondenza del ponte a fianco delMunicipio) passasse rovinosamente attraverso il Capoluogo, trascorse un tempobrevissimo, probabilmente poco più di un’ora.

Infine, non può essere sottaciuta la presenza di ulteriori due elementi di pericolositàparticolare e – seppure potenzialmente – di entità eccezionale. Si allude ai laghi artificiali diGiacopiane e di Pian Sapejo, ai ben più piccoli di Zolezzi e di Malanotte, da una parte e allapaleofrana riattivata di Prato di Caregli (ma anche a quelle di Campori-Temossi e diBertigaro) dall’altro.

Entrambe le tipologie di pericolosità sono prese in considerazione nell’ambito delleelaborazioni fatte in materia di “scenari”; in questa sede, preliminare e introduttiva, tuttavia,è il caso di sottolineare un loro aspetto tutt’altro che secondario: gli scenari di rischioprefigurabili – ancorché siano stati considerati a parte per evidenziare l’opinione che sianoaffetti da un livello di probabilità particolarmente basso - si riferiscono, nel primo caso alcrollo della o delle dighe (segnatamente a quelle di Giacopiane/Pian Sapejo) e, nelsecondo, al cedimento rapido e rovinoso di un possibile sbarramento per franaconseguente ad una riattivazione massiccia di uno dei mega-corpi di frana sopra segnalati.Ebbene, in tutti questi casi anche parti significative e abitate del territorio comunalesarebbero coinvolte e colpite dagli effetti delle paventate catastrofi, ma non v’è alcundubbio che le conseguenze più rovinose, soprattutto in termini di persone e beni a rischio,riguarderebbero i territori e i comuni posti a valle nel lungo tragitto che va dalla confluenzaPenna in Sturla fino alla confluenza Sturla in Lavagna e Lavagna in Entella, fino alla focemarina di quest’ultimo. Ciò induce a ritenere che la fattispecie di evento, di pericolosità e dirischio debba assumere carattere e competenza sovra comunale, presumibilmenteprovinciale.

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3 MODELLO DI INTERVENTO

Come si è detto, il Piano è stato predisposto recependo nella loro interezza ledirettive emanate dal Settore Protezione Civile ed Emergenza della Regione Liguria. Nonresta quindi che rinviare alla sua consultazione e utilizzazione per qualsiasi verifica vuoi diconformità vuoi di funzionalità. Del resto sarà la gestione quotidiana che – sola – potràfornire un giudizio pertinente, completo e incontrovertibile della sua maggiore o minorefunzionalità.

In questo capitolo, dedicato ad una sintetica introduzione al Piano certamentedoverosa e utile, è sufficiente evidenziare caratteri e scelte essenziali e determinanti.

Il Piano contiene, ancor prima della attribuzione delle responsabilità e dei compiti neivari livelli di comando e controllo in capo a persone fisiche e funzionali definite e disponibili,una esplicitazione e puntualizzazione delle diverse funzioni. I Responsabili delle Funzionisono individuati; ma, volutamente, si lascia ampia capacità al Sindaco di determinare conordini di servizio già abbozzati gli effettivi e contingenti Responsabili di volta in voltasecondo disponibilità ed esigenze, seppure all’interno di rose ben definite e garantite.

Sono previste specifiche procedure atte a garantire uno scambio costante diinformazioni tra il Comune, il sistema centrale della P.C. e con tutti i Centri Operatividislocati o dislocandi sul territorio.

Determinato e allestito, peraltro è solo il C.O.C.; C.O.M. e C.C.S. non risultanostabilmente e definitivamente individuati e allestiti in sede locale. L’adeguamento del Pianoall’eventuale futura istituzione e strutturazione di C.O.M. in termini e in fase di emergenza,ma anche in termini organicamente inseriti in una catena operativa provincialmentecoordinata, non comporterà difficoltà particolari o ostacoli nella strutturazione data.

Il C.O.C. – Centro Operativo Comunale è stato individuato e allestito – per quantonecessario – nei locali del Municipio, che si trova nel centro del capoluogo in PiazzaSeverino al n. 1. In caso di inagibilità della sede comunale, il C.O.C. verrà insediato pressola sede del Parco Naturale Regionale dell’Aveto in via Marrè 75A.

Nell’Ufficio Tecnico, al primo piano del palazzo, ha sede in tempo di pace come nellevarie fasi di un’allerta e in corso d’evento, la sala per le operazioni di supporto e quella perle telecomunicazioni ed è presidiato da personale specifico secondo le procedurechiaramente contenute nel Piano. In questo stesso ufficio dovranno essere presenti ledotazioni previste per la sede del C.O.C.

La sala del Consiglio Comunale, posta nello stesso palazzo al piano superiore èmessa a disposizione e allestita in termini minimali ma essenziali, come sala per le riunionie anche come sala per il volontariato.

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Al Sindaco, che è e resta responsabile primo anche di tutta la struttura, il Pianoaffianca, tuttavia, sia l’Assessore alla P.C., sia il Responsabile della Funzione Tecnica ePianificazione, al quale ultimo viene conferito il compito di “Coordinatore Funzionale”dell’intera struttura e del Piano.

Le altre otto funzioni sono state verificate e dettagliate per adattarle in termini ottimalialle specifiche esigenze di Borzonasca e sono state tutte affidate ad un funzionarioresponsabile, anche se – per ovvi limiti comuni a tutti i comuni della dimensionedemografica di Borzonasca - un solo funzionario deve assumere la responsabilità di più diuna funzione.

L’articolazione generale e dettagliata delle procedure nelle diverse condizioni (dallastessa Preallerta, alla Cessata Allerta, attraverso le fondamentali possibili fasi dell’Allerta 1e Allerta 2 e del “Corso di Evento”) caratterizza l’aspetto più direttamente “operativo” efunzionale del Piano (vedi Allegato 1).

Come richiesto dalle linee guida regionali, le procedure e le sottoprocedureconiugano, in un armonico flusso di efficaci, previste e predeterminate azioni (primo tra tuttiun ordinato concatenamento di comandi e controlli):- Le disponibilità e capacità organizzative e decisionali del Sindaco, dell’Assessore e

dell’Amministrazione tutta;- le disponibilità offerte dalla struttura comunale di Protezione Civile (rappresentata non

solo dalla struttura tecnico-amministrativa dei dipendenti comunali), organizzataattraverso le su ricordate nove funzioni e i rispettivi responsabili;

- le disponibilità offerte da un patrimonio di strutture, mezzi e uomini, individuati, definiti,“prenotati” e via via sempre più specializzati, ordinatamente inseriti nel data base e resifacilmente allertabili e/o attivabili;

- gli apporti, vuoi di informazioni vuoi di sostegno, sui quali il comune può contaredall’esterno in virtù soprattutto di un codificato flusso di rapporti e interscambiinformativi con la Struttura Regionale, con la Prefettura, con la Provincia, con numerosealtre realtà amministrative, sociali, sanitarie, d’ordine pubblico.

- Le disponibilità anche strumentali dell’organizzazione del volontariato;- Le disponibilità fondamentali del sistema della Protezione Civile con particolare

riferimento alla componente provinciale e, ovviamente, a quella regionale.- Le possibili sinergie che derivano da un coordinato uso delle disponibilità del COM e del

CCS (con le precisazioni già introdotte).

Ma il Piano dispone e rende fruibile un quadro di procedure e di sottoprocedure chesono state già finalizzate a fornire la risposta migliore possibile “alle necessità indotte dallecalamità” non già in termini generici e astratti, ma in relazione agli “scenari di riferimento”anche essi individuati appositamente in fase di allestimento del Piano.

Al riguardo, sono state prese in considerazione, prima per “categoria”, poi per zona disorveglianza e monitoraggio, poi per singola area a rischio, le criticità proprie del territorio diBorzonasca con doveroso riferimento, come s’è detto, alle indicazioni e cartografie fornite

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dalla Regione e si sono fornite risposte – le più argomentate e documentate possibile – alledomande evidenziate nel documento regionale e davvero non solo a quelle:- “che cosa succederà o sta succedendo”, di fronte all’evento paventato, previsto a

scadenza nota, o già scatenatosi, nel territorio di Borzonasca, nelle diverse zone, nellesingole aree a rischio;

- “cosa si deve fare per mitigare i danni attesi”;- in particolare “quali azioni intraprendere per assicurare l’incolumità dei cittadini”;- “quali sono le risorse necessarie di cui non disponiamo e che dobbiamo chiedere

affinché siano commisurate all’evento che stiamo affrontando”;- da dove è meglio iniziare le operazioni di ripristino dei danni, e di quali strutture è

necessaria la disponibilità per assicurare alloggi temporanei.

Nella determinazione degli scenari si sono messi a frutto il massimo numero di dati e diconoscenze di cui si dispone, attingendo in primo luogo dalla banca dati e seguendoineludibilmente la sequenza logica già posta in evidenza nel documento regionale:- informazioni generali sul territorio;- informazioni generali e particolari relative ad ogni tipologia di rischio presente sul

territorio;- considerazioni sulla vulnerabilità, relativamente a: persone, cose, servizi, infrastrutture,

attività economiche emergenze ambientali, grandi impianti.

Dalla correlazione di tutte queste informazioni con i livelli di riferimento operativo econ informazioni sulle aree di emergenza, sulle strutture idonee all’accoglienzatemporanea, sulla viabilità alternativa, sui servizi di pronto intervento e soccorso e con leinformazioni in merito ai mezzi e agli uomini di Protezione Civile disponibili, si sono definitialcuni scenari globali che hanno consentito di apprezzare possibili quadri di danno attesoe di possibili risposte assistenziali, tutelative, accertative, e di aiuto concreto e contingentenel contesto delle procedure fissate dal Piano.

A questo primo livello se n’è aggiunto, come detto, un altro che ha portato a definirealcuni scenari d’evento specifici, ove possibile persino locali, talvolta, invece, ancora acarattere diffuso.

Ovunque sia stato possibile si sono individuati gli “elementi a rischio”, ovvero lepersone, ma anche animali e beni collocati in aree a rischio, con specifica indicazione degliabitanti bisognosi di assistenza.

Per quanto possibile si sono incrociati gli scenari locali con le zone e aree a rischio,con gli elementi a rischio e si sono potute determinare sottoprocedure specifiche modulate,altresì, in relazione alle possibili risposte contingenti degli indicatori di evento.

Questo processo, tutto sommato lineare ancorché non facile, viene descritto nelcapitolo seguente e viene gestito in forma guidata tramite il Sistema Informativoappositamente realizzato.

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4 SCENARI

4.1. INTRODUZIONE

Dalle “Linee Guida” regionali per il Piano Comunale di protezione civile: Del Piano devononecessariamente far parte gli SCENARI …..

“che determinino nel modo più realistico possibile gli effetti che un determinatoevento calamitoso potrebbe produrre sul territorio, al fine di poter predisporre adeguaterisposte operative per l’organizzazione dei soccorsi, l’assistenza alle persone e la tutela deibeni esposti al rischio medesimo”.

4.2. PROCESSO FORMATIVO

Per arrivare alla determinazione di scenari congrui con l'impostazione regionale,pertanto e come già altrimenti descritto, è stata compiuta una specifica analisi del territoriocomunale di Borzonasca e dei possibili “eventi calamitosi” desumibili dalla documentazioneufficiale trasmessa dal Settore Protezione Civile ed Emergenza della Regione Liguria eassunta a base del Piano (tipo, dimensioni, caratterizzazioni dinamiche, diffusione,localizzazione degli elementi di pericolosità e degli elementi a rischio).

Da questa analisi, che si è giovata altresì del bagaglio di conoscenze generali epuntuali dell'ambiente fisico e antropico che il Comune ha accumulato in anni di rilevamenti,studi e strumenti di pianificazione, sono derivati alcuni ulteriori indirizzi specifici e, infine,sono stati determinati gli scenari.

Tenuto conto che, almeno in questa fase, gli eventi calamitosi di cui si occupa il PianoComunale sono soltanto quelli connessi con fenomeni di dissesto idrogeologico secondol'accezione del termine chiaramente indicata nel testo del D.L. 180/98 convertito in Leggen. 267/98 e s.m.e i. come dissesto idraulico e come dissesto geomorfologico, ovvero rischiodi esondazioni e rischio di frane, gli indirizzi specifici sono sintetizzati in appresso, iniziandodalla tipologia idraulica per finire con quella geomorfologica.

Peraltro è opportuno evidenziare preliminarmente quanto segue: per il territorio delComune di Borzonasca le condizioni che predispongono ad un possibile dissestoidrogeologico di tipo idraulico di entità e diffusione eccezionali possono essere individuatenelle seguenti due fondamentali (indicatori di evento):

• I - periodo di siccità eccezionalmente prolungato (più o meno oltre sei mesi diaridità assoluta o sostanziale) durante il quale, per esempio, si siano verificati piùd'un incendio boschivo di sviluppo complessivo chilometrico, al quale segua unevento tipico da Allerta 2 con persistenza per più giorni (oltre due) sul territoriocomunale della perturbazione data;

• II – periodo prolungato di continue piogge di medie ed elevate intensità cheabbiano prodotto sia una elevata imbibizione del terreno, sia un ingrossamento di

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gran parte dei torrenti fino a raggiungere condizioni di piena ordinaria, ovviamenteancora in alveo, rispetto al quale si avvicini o arrivi un evento tipico dell'Allerta 2secondo la definizione regionale.

Per quanto riguarda i dissesti idrogeologici di tipo geomorfologico nel territorio delcomune di Borzonasca si evidenziano le seguenti peculiarità:

• I - eccezionale diffusione, estensione e rilevanza dei grandi fenomeni franosiriconducibili alla fattispecie delle paleofrane, quindi di corpi tendenzialmente eprevalentemente in condizioni di quiescenza o di raggiunta stabilità, ma riattivabilie riattivati per settori;

• II - presenza di frane attive sia di dimensioni minime, sia di medie e grandidimensioni, sia interne ai mega-corpi sopra ricordati, sia di scivolamento (siatraslativo, sia rotazionale) caratterizzate da velocità bassa di spostamento e daattività discontinua sia con mesi sia con anni di stasi seguiti da periodi diriattivazione più spesso brevi e brevissimi (da pochi giorni ad alcuni mesi);

• III - presenza ridotta di frane di crollo e ribaltamento.

A fronte di queste peculiarità si possono individuare i seguenti indicatori di eventosempre estremamente utili in particolare per le operazioni di sorveglianza e monitoraggio:

• I - apertura e riapertura di cavillazioni e di lesioni anche plurimillimetriche nelleabitazioni e nei manufatti rigidi di ogni tipo insistenti sui corpi di frana in occasionedi fenomeni di riattivazione, con particolare significato per le aperture oaccentuazioni di lesioni a carico di soglie e architravi delle aperture (finestre eporte) spesso in lastroni unici di arenaria o di ardesia;

• II - scricchiolii avvertibili ovviamente soprattutto di notte e distacco di parti ancheminime di intonaco dalle pareti e dal soffitto;

• III – accentuazione improvvisa e significativa di lesioni sulle sedi stradali e neimuri di sostegno e di contromonte annessi con o senza fuoruscita di acqua anchezampillante;

• IV - accentuazione rapida di rigonfiamenti e lesioni nei muri “di fascia” in conci siaa secco sia cementati ed eventuali improvvisi crolli di porzione degli stessi con osenza fuoruscita di acqua anche zampillante;

• V – crollo, ribaltamento, rotolamento di massi, ciottoli e ghiaia dalle paretirocciose.

Nella definizione degli scenari d'evento, degli scenari di rischio e delle sottoprocedureconnesse, salvo casi specifici che verranno appositamente evidenziati, la registrazionedegli indicatori di evento (come sopra elencati e di cui all'apposita scheda di rilevamento)costituirà presupposto per una valutazione delle condizioni specifiche locali, in base allaquale il Responsabile della Funzione Tecnica e Pianificazione, eventualmente col confortodi altri responsabili di Funzione potrà definire lo “scenario contingente” da indicare alSindaco e in base al quale verranno conformate le specifiche procedure e sottoproceduresia in fase di “In Corso di Evento” ma assai utilmente anche in fasi precedenti di Allerta 2 odi Allerta 1.

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4.3. SCENARI DEI DISSESTI IDROGEOLOGICI DI TIPO IDRAULICO

Gli eventi calamitosi di tipo idraulico, possibili e probabili nel territorio del Comune diBorzonasca sono riconducibili ai seguenti tipi fondamentali:

4.3.1 A1 - Piena ordinaria

Piene ricorrenti con tempi di ritorno nettamente inferiori ai 50 anni che noncomportano in condizioni normali esondazioni significative del corso d'acqua, ancorchéesso dovesse risultare in condizioni di morbida prima dell'evento meteorologico.

Procedura DI NORMALE ALLERTA 1

Se connesse a stati dichiarati di Allerta 1 comporta oltre all'allertamento dellapopolazione, anche l'attuazione delle misure di autoprotezione per la popolazione residentein aree a rischio cautelativamente estese fino alle fasce di cui alle piene con tempo diritorno 50 anni.

4.3.2 A2 - Piene straordinarie con possibili limitate esondazioni

Piene con possibile esondazione in corrente veloce ed eventuale elevato trasportosolido in sospensione e in rotolamento con frequentissima intensa erosione di sponda e difondo nel più ampio alveo dei torrenti e sulle terrazzature dell'ordine inferiore, mediamenterialzate di alcuni metri (fino a 3-5) rispetto al greto attuale, assai diffuse sia lungo il T.Sturla, sia lungo il T. Penna, sia lungo altri affluenti minori. Questo specifico fenomenoidrogeologico di tipo idraulico assume rilevanza per la Protezione Civile, soprattutto per iprocessi che induce e che sono spesso connessi con naturali tendenze evolutive dellamorfologia torrentizia, o altrettanto spesso con opere antropiche sia idrauliche sia di assettodei terreni perifluviali non mantenute in buono stato, o idrogeologicamente e idraulicamenteerrate o non perfettamente integrate, quali, ad esempio: demolizione di briglie e pennelli;erosione e crollo di muri di sostegno di terrazzature incombenti sugli alvei; perdita di unitàimmobiliari soprattutto storiche (mulini o ricoveri per attrezzi, piccoli opifici …); riattivazionedi fenomeni franosi e di diffusi fenomeni di versante anche veloci; accompagnati daincremento abnorme del trasporto solido con esasperazione della tendenza alla formazionedi ostruzioni; perdita di stalle e di capi di bestiame. Rispetto agli eventi idrometeorologici eidraulici presunti e in qualche misura prefigurati nelle linee guida regionali, possiamo riferirequesto scenario a quello delle ritornanti piene sub-cinquantennali, segnatamente decennalie trentennali, che interessino il territorio comunale in condizioni non eccezionalmentepredisposte al dissesto tuttavia con indicatori già in fase precedente all'evento mediamenteaggravanti.

Procedura DI ATTENZIONE DA ALLERTA 1

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A questo scenario d'evento possono corrispondere scenari di rischio ovviamentemolteplici a seconda delle specifiche aree perifluviali che potranno essere interessate.Tuttavia, ai fini della P.C. e segnatamente del Piano, atteso che il massimo interesserisiede nella essenzialità e semplicità delle procedure da porre in atto, analizzate le variearee del comune che potrebbero essere coinvolte in questo scenario d'evento e l'assenzadi elementi a rischio quanto meno per la componente antropica (abitanti), comporta:

• l'allertamento della popolazione;

• l'attuazione delle misure di autoprotezione per la popolazione residente in aree arischio cautelativamente estese fino alle fasce di cui alle piene con tempo diritorno 50 anni;

• lo sgombero delle aree a rischio e dei locali interrati da beni e automezzi.

4.3.3 A3 - Esondazione con possibile interessamento delle aree

perimetrate Tr50

Piene con esondazione, prevalentemente in corrente veloce, del T. Sturla e/o del T.Penna in località Capoluogo, nell'ambito delle aree perimetrate nelle cartografie del Pianodi Bacino Stralcio del Rischio Idrogeologico. Il fenomeno comporta classico allagamento diaree limitate, concentrate nella porzione meridionale del centro abitato, in particolare avalle, ma anche a monte della copertura retrostante il palazzo del comune, eimmediatamente a monte della confluenza del T. Penna nel T. Sturla (anche peroccasionali probabili fenomeni di rigurgito), fenomeno abbastanza frequente (ripetutosi trevolte, pur con diversa intensità, negli ultimi 50 anni), al quale si accompagnano spessoazioni di accentuata erosione con parziale o persino integrale asportazione delle copertureincoerenti (sia naturali sia ormai più diffusamente artificiali) che coprono i terrazzi fluvialisospesi dell'ordine inferiore, in destra e soprattutto in sinistra del T. Sturla stesso. E'possibile il coinvolgimento di edifici di civile abitazione. Lo scenario prevede che le areeallagate siano interessate da battenti inferiori al metro, comunque con fenomenologieaffrontabili senza assoluta necessità di sgombero eventualmente sempre comunque riferitoai soli residenti dei piani terreni. Questo scenario è determinato da condizioni tipiche dellafase e connesso evento di Allerta 2 senza particolari indicatori di aggravio oppure dacondizioni della fase e connesso evento di Allerta 1 con significativi indicatori aggravanti.

Procedura DI NORMALE ALLERTA 2

Le procedure di intervento comportano:

• l'allertamento della popolazione;

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• l'attuazione delle misure di autoprotezione per la popolazione residente in aree arischio estese fino alle fasce di cui alle piene con tempo di ritorno 50 anni;

• lo sgombero delle aree a rischio e dei locali interrati da beni e automezzi;

• l'avvertimento della popolazione dei piani terra o interrati in aree a rischio (TR50)con particolare attenzione per persone non autosufficienti e bambini (fino etàscuola elementare) in agglomerato (scuole materne; elementari; asili nido, etc).

4.3.4 A4 - Esondazioni con probabile interessamento delle aree

perimetrate con Tr50

Piene con esondazione largamente coincidenti con quelle descritte in A3, tuttaviaconnesse con dichiarato stato di Allerta 2 e condizioni al contorno determinate da indicatoridi gravità medio-alta. Ciò determina un grado più elevato di probabilità che si verifichino ifenomeni sopradescritti e pertanto impone una maggiore attenzione nell'attuazione delleprocedure di intervento:

Procedura DI ATTENZIONE DA ALLERTA 2

• l'allertamento della popolazione;

• l'attuazione delle misure di autoprotezione per la popolazione residente in aree arischio estese fino alle fasce di cui alle piene con tempo di ritorno 50 anni;

• lo sgombero delle aree a rischio e dei locali interrati da beni e automezzi;

• l'avvertimento della popolazione residente ai piani terra o interrati in aree arischio (TR50);

• l'evacuazione delle persone non autosufficienti e bambini (fino età scuolaelementare) in agglomerato (scuole materne; elementari; asili nido, etc) residentiai piani terra o interrati in aree a rischio (TR50);

• la previsione di chiusura delle attività produttive, commerciali, ricreative (etc)ospitate nei piani terra o interrati in aree a rischio (TR50);

• la limitazione o anche eventuale chiusura della circolazione su strade in aree arischio (TR50).

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4.3.5 A5 - Esondazioni con probabile interessamento delle aree

perimetrate con Tr50, Tr200 e Tr500

Piene con esondazione, prevalentemente in corrente veloce, del T. Sturla e/o del T.Penna in località Capoluogo, nell'ambito delle aree perimetrate nelle cartografie del Pianodi Bacino Stralcio del Rischio Idrogeologico con tempo di ritorno 200/500 anni. In talescenario si prevede:

• oltre all'esondazione in corrente veloce della parte terminale del centroCapoluogo sia interna sia immediatamente a valle della confluenza Sturla-Penna,

• esondazione di acque meno veloci, fino a lente da parte del T. Sturla e del T.Penna su porzioni più estese delle precedenti sempre del centro abitatoCapoluogo,

• alluvionamento integrale o parziale delle fasce perimetrate nelle cartografie delPiano di Bacino Stralcio del Rischio Idrogeologico con tempo di ritorno 200/500anni in funzione dell'entità del fenomeno meteorologico, delle condizioni alcontorno e degli indicatori con particolare riguardo ad eventuali fenomeni dirigurgito a loro volta connessi con ostruzione della sezione idraulica del T. Sturlasoprattutto, ma non solo, in corrispondenza dei ponti e della già citata coperturapresente all'altezza del palazzo del Municipio.

Procedura DI MASSIMA ATTENZIONE DA ALLERTA 2

La procedura prevede in questi casi, oltre all'allertamento della popolazione, leseguenti azioni:

• l'attuazione delle misure di autoprotezione per la popolazione residente in aree arischio estese fino alle fasce di cui alle piene con tempo di ritorno 200/500 anni

• lo sgombero delle aree a rischio e dei locali interrati da beni e automezzi(TR200/500)

• l'avvertimento della popolazione residente ai piani terra o interrati in aree arischio (TR200/500), con invito all'evacuazione per i residenti dei piani terra ointerrati in aree a rischio elevato (TR50) presso le aree di emergenzaappositamente allestite.

• l'evacuazione delle persone non autosufficienti e bambini (fino età scuolaelementare) in agglomerato (scuole materne; elementari; asili nido, etc) residentiai piani terra o interrati in aree a rischio (TR200/500) presso le aree diemergenza appositamente allestite.

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• la previsione di chiusura delle attività produttive, commerciali, ricreative (etc)ospitate nei piani terra o interrati in aree a rischio (TR200/500)

• la limitazione o anche eventuale chiusura della circolazione su strade in aree arischio (TR200/500)

4.3.6 A6 - Allagamento per colate di fango lungo i colatori minori

Fenomeni di allagamento da parte di acque fangose e spesso con ingenti quantità disedimenti eterometrici anche grossolani velocemente trascinati da parte di colatori minori,rilasciati soprattutto in corrispondenza di perdite di velocità e di capacità di trasporto;fenomeni molto frequenti, diffusi e pericolosissimi soprattutto, ma non solo, lungo le stradedi ogni ordine, non solo per carenze, pur esistenti, delle relative opere idrauliche a corredo,ma anche per effetto di mutata cura del bosco e soprattutto delle associazioni vegetaliripariali, nonché per episodi di invasione della sezione idraulica dei rii da parte di discaricheabusive di inerti e rifiuti vari. Si tratta di una fenomenologia, spesso erroneamente ascrittaalla categoria delle frane, ma talvolta assai prossima a quest'ultima, i cui effetti dannosisulle infrastrutture e sulle abitazioni sono quasi sempre puntuali ma altrettanto spessoingenti e, soprattutto, non escludono affatto il rischio per la vita umana, sia dei residentinelle abitazioni coinvolte, sia dei passanti, pedoni e non, lungo le strade colpite.

Gli elementi a rischio pertinente sono - allo stato – non determinabili in modopuntuale. E' appena il caso di evidenziare, infatti, che sul piano teorico ciascunattraversamento del reticolo idrografico da parte di una arteria viaria (ma anche di strutturee infrastrutture diverse) che non sia effettuato a mezzo di un ponte o di altra appositastruttura (tombino) idraulicamente verificati, può essere bersaglio di questo evento. Lestesse più recenti alluvioni del 2000 e 2002 hanno tuttavia dimostrato quanto il fenomenosia diffuso e quanto rilevanti siano i rischi ad esso congiunti anche per l'incolumità dellepersone .

In carenza di una puntuale determinazione degli elementi a rischio anche laprefigurazione di scenari di rischio perde di significato, oltre che essere irrealizzabile.Conseguentemente la predeterminazione di sottoprocedure non può avere riferimentipuntuali, ma può egualmente essere proposta secondo una iniziale articolazione moltosemplice ed essenziale, tuttavia in grado di aiutare la struttura comunale di protezione civilead affrontare nel miglior modo possibile l'emergenza che si dovesse realizzare in concreto.In questo quadro si prevede:

Procedura DI OSSERVAZIONE IN ALLERTA 2 E CORSO DI EVENTO

• non ritenendosi normalmente necessario un particolare impegno sul terreno intutte le fasi fino a quella dell'Allerta 1 compresa, per la fase di Allerta 2 simetterà in attuazione una sotto-procedura unica imperniata essenzialmentesull'osservazione e sul monitoraggio da parte dei Referenti di Zona, delle

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maestranze tecniche del comune e del Responsabile della Funzione StruttureOperative Locali e Viabilità dei punti sensibili per il momento costituiti da tutti gliattraversamenti stradali di torrenti che non siano fatti a mezzo di ponti o ditombini di diametro superiore a m 2 e dotati di strutture in calcestruzzo e/o incalcestruzzo e pietre ben ancorate al substrato roccioso e poste a monte e avalle dei tubi di tombinamento. L'elenco e l'ubicazione dei predetti punti sensibilisarà oggetto di apposito programma di adeguamento del Piano, rinviato ad altrasuccessiva fase di elaborazione. L'osservazione diretta e il monitoraggiosaranno svolti una volta nel corso del primo giorno di Allerta 2 inserendo notiziein merito fruendo della stessa scheda per il Monitoraggio degli Indicatori diEvento annotando quanto pertinente e comunicando il più sollecitamentepossibile al Responsabile della Funzione Tecnica e Pianificazione il quale lavaluterà in collaborazione col Responsabile della Funzione Strutture OperativeLocali e Viabilità. Nei giorni successivi osservazioni e monitoraggioriguarderanno soltanto i punti critici che saranno emersi in pericolo dall'esame edalla valutazione di cui sopra. Nei giorni successivi al primo e fino alla cessataAllerta, o al passaggio alla Fase di In Corso di Evento, la scheda dovrà esserecompilata e inviata al C.O.C. (solo per gli elementi e punti a rischio di cui sopra),una volta al giorno.

• In fase di In Corso di Evento (o, a giudizio del Sindaco e/o del responsabile dellaFunzione Tecnica e Pianificazione, in particolari condizioni anche in fase diAllerta 2) l'osservazione e il monitoraggio dei punti particolarmente sensibiliselezionati dall'esame e dalla valutazione delle prime schede inviate al C.O.C.dalla periferia dovrà avvenire due volte al giorno, la seconda delle quali pocoprima dell'imbrunire. All'inizio e alla fine del tratto di strada interessata da unpunto particolarmente sensibile dovranno essere sistemati cartelli di avviso dipericolo con lanterna persistente.

• In fase di In Corso di Evento e in presenza di condizioni di puntuale evento inatto, o di segnali coerenti di incipiente attivazione dell'evento a cura delResponsabile della Funzione Strutture Operative Locali e Viabilità si dovràprocedere al presidio dell'elemento a rischio specifico fruendo di personale delcomune e/o del volontariato; in carenza di personale e/o in caso di eventoscatenato, si applicherà l'Ordinanza sindacale di interruzione della circolazionenel tratto interessato, provvedendo a sistemare opportune transenne. IlResponsabile della Funzione Strutture Operative Locali e Viabilità dovràaggiornare il Responsabile della Funzione Tecnica e Pianificazione e questi, nelcaso specifico, predisporrà per l'ordinanza sindacale, come da proceduragenerale.

A queste tipologie di scenario d'evento, fondamentali perché più frequenti edocumentate, non possono non essere aggiunte ulteriori due tipologie (A7 e A8) specificheper l'area del Comune di Borzonasca, una delle quali ineludibile e giustificata da elementari

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norme di prudenza, l'altra per riconosciuta attivazione, anche reiterata, in epochegeomorfologicamente non poi tanto lontane.

4.3.7 A7 - Allagamento per anomala gestione o per crollo di sbarramenti

artificiali

E' noto, infatti che nel territorio comunale sono presenti i due grossi invasirispettivamente di Giacopiane e di Pian Sapejo (sottesi al bacino del T. Gasparelle e allavalle del Calandrino, affluente del T. Penna), per complessivi 4,840 milioni di metri cubi dicapienza, ma anche i ben più piccoli invasi di Malanotte, Tigliolo (sul T. Sturla) e di Zolezzi(sul T. Penna). Un ulteriore piccolo specchio d'acqua artificiale è presente in localitàGiaiette, quest'ultimo, peraltro, gravita sul bacino del T. Taro. Nella richiestapredeterminazione degli “effetti” che potrebbe avere sul territorio comunale una similetipologia di dissesto idraulico (certamente accompagnato da una congerie di fenomeni didissesto geomorfologico) sono state prese in considerazione essenzialmente le sorti delsistema Giacopiane-Pian Sapejo. I laghi di Malanotte, Tigliolo e di Zolezzi, d'altro canto,hanno altezza delle opere di sbarramento molto contenuta e condizioni al contorno,soprattutto d'ordine geomorfologico e geologico-tecniche, che consentono di porre l'eventocalamitoso ad un livello di probabilità estremamente basso. L'improvviso cedimento diquesti tre sbarramenti minori, inoltre, potrebbe rappresentare causa di esondazionianomale e disastrose solo se coincidesse con piene rispettivamente del T. Sturla per i primidue e del T. Penna per il terzo, per loro conto disastrose, ossia assimilabili a piene contempo di ritorno almeno duecentennale. Queste considerazioni, pur non consentendo dieliminare evento e rischio connesso contribuiscono a renderlo certamente meno probabile.Stesse considerazioni si possono fare per il laghetto di Giaiette. Per tutti e quattro,viceversa, è vigente e provato un effetto dannoso sull'entità (e sugli effetti) delle pienemaggiori dei rispettivi torrenti, nel caso in cui infelici e sprovvedute scelte nelle manovre dirilascio in alveo facciano coincidere operazioni di svaso con piene naturali dei torrentistessi.

Per quanto riguarda il sistema Giacopiane, non appare innanzitutto probabile unfenomeno di cedimento improvviso e irreparabile della cosiddetta “controdiga” (o digalaterale), ovvero di un muro in calcestruzzo a gravità che è posto in sponda destra del lagomaggiore e finalizzato a consentire il raggiungimento della quota di massimo invaso,compromesso, altrimenti, dalla presenza locale di una accentuata inflessione del marginedella conca naturale che ospita l'invaso stesso.

Gli interventi di consolidamento della diga maggiore, ripetuti due volte negli ultimitrent'anni, e i molteplici sistemi di controllo in atto da parte della Società di gestioneconsentono di collocare le dighe in questione tra gli impianti a norma, sicuri e ben gestiti. Laconsiderazione, quindi, del pericolo di crollo e del connesso altissimo livello degli effetti chepotrebbe avere sulle popolazioni, sul patrimonio zootecnico, sull'ambiente in generale esulle cose, è “dovuto per legge” e non, a nostro avviso, per una concreta probabilità.

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In questo senso, tra i possibili scenari d'evento, riteniamo sia plausibile prevedere :

• Lo sversamento in alveo di volumi relativamente contenuti di acque in tempi nonbrevissimi, per apertura degli scarichi ovvero per cedimento parziale diGiacopiane, le cui caratteristiche costruttive (piuttosto rare e originali)propongono concretamente la possibilità di una perdita significativa, o addiritturadi una, almeno iniziale, rottura parziale del manufatto.

• Il crollo improvviso (o comunque molto rapido) e integrale, pur necessariamentea catena, delle due opere di contenimento e lo sversamento quindi di 4-4,5milioni di mc (4,840 al massimo) di acque nel sistema Penna in tempiconseguentemente rapidi (scenario catastrofico). Ovvero crollo improvviso (ocomunque molto rapido) e integrale di una sola delle due opere consversamento, quindi, in un caso (crollo di Pian Sapejo) di un massimo di160.000 metri cubi di acqua nel Penna, e nell'altro (crollo della diga diGiacopiane) di circa 4,68 milioni di metri cubi che dovrebbero prima scaricarsi suPian Sapejo e quindi tracimare dal coronamento della relativa diga, con ulterioripericoli per la stabilità futura di quest'opera.

E' sufficiente considerare gli effetti piuttosto significativi che sulle piene del T. Sturlae via via del T. Lavagna e del F. Entella ha, già oggi e in condizioni comunque controllate,l'eventuale non accorto rilascio di volumi sempre comunque limitati delle acque invasate, incorrispondenza di piene gravi del sistema Entella, per intuire quali effetti davverocatastrofici potrebbe avere un evento del tipo 2 sopra supposto, ma anche del tipo 1.

Nel “Piano di emergenza per interventi di protezione civile a salvaguardia delterritorio e tutela delle popolazioni delle valli Sturla e Lavagna - Entella nell’ipotesi dicollasso o piena artificiale della diga di Giacopiane” predisposto nel 2000 dalla Prefettura diGenova sono riportati alcuni dati di interesse in ordine alla propagazione dell'onda di pienasia nel caso di piena artificiale per apertura degli scarichi (solo di quelli profondi ovvero siaprofondi sia di superficie) sia nel caso di collasso dell'opera di ritenuta.

In termini di Elementi a Rischio e di Scenari di rischio, peraltro, l'analisi degliinsediamenti antropici esistenti lungo le sponde degli assi di corrivazione chenecessariamente dovrebbero smaltire i catastrofici sversamenti supposti, induce aridimensionare largamente gli effetti che i medesimi potrebbero avere sugli abitanti e sulleloro proprietà in Comune di Borzonasca; mentre i danni maggiori si dovrebbero avere neiterritori degli insediamenti di Mezzanego e Carasco. Per San Salvatore, Lavagna eChiavari, si potrebbe contare su di un effetto di inevitabile calmierazione, mitigazione edilatazione dei tempi di transito della piena, conseguente alle distanze rilevanti cheseparano i laghi in questione dai territori dei diversi citati comuni, comunque gravitantilungo le sponde dei torrenti interessati. Viceversa, è evidente che dovremmo ricorrere ascenari prossimi a quelli disegnati per piene con tempo di ritorno anche cinquecentennalenel caso in cui il crollo delle dighe di Giacopiane si accompagnasse ad una pienaeccezionale del sistema Entella. Con riferimento ai dati riportati nel Piano prefettizio, nello

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scenario tipo 1 (rilascio degli scarichi) nei pressi di Carasco (confluenza Sturla/Lavagna) siavrebbe un'altezza dell'onda di piena di circa 1,5 m con tempi di arrivo variabili da 3 a 4 oree mezza circa, mentre alla foce dell'Entella l'onda di piena avrebbe altezza di circa 1 m incirca 6 ore e mezza; nel caso dello scenario tipo 2 (collasso improvviso) vengono inveceindicati: circa 11 m di altezza dell'onda di piena presso la loc. S. Maria di Sturla cheverrebbe raggiunta in circa 18 minuti, circa 7 m presso Rivarola dove giungerebbe dopomeno di 40 minuti e oltre 4,5 m presso il viadotto (autostradale) sull'Entella che verrebberaggiunto dopo circa 50 minuti.

Per quanto riguarda il Comune di Borzonasca, l'onda di piena anomala, colpirebbeassai probabilmente gran parte del centro del Capoluogo con effetti tuttavia disastrosi soloper il cosiddetto “borgo di sotto”, per gli insediamenti, spesso recenti, realizzati sul primo esul secondo ordine di terrazzi fluviali sospesi, fino ai confini col territorio del Comune diMezzanego, e con effetti più contenuti e limitati alle cantine interrate, ai locali seminterrati eal primo piano per gli edifici posti in destra e in sinistra dell'arteria principale (via A. Grilli)fino a Piazza Severino, quindi a tutto “il Villetto”, soprattutto per le abitazioni lato valle di ViaA. Raggio. Il citato Piano della Prefettura prevede nell'ipotesi dello scenario tipo 1 (rilasciodegli scarichi) un'altezza dell'onda di piena presso la confluenza Penna/Sturla di circa 1 mcon tempi di arrivo di circa 35-40 minuti, mentre nel caso dello scenario tipo 2 (collassoimprovviso) a S. Michele si avrebbe un'onda di piena di oltre 12,5 m dopo appena 3 minutie mezzo.

Per questi ed altri motivi il “problema” affrontato in questo scenario appareineludibilmente di dimensioni e, quindi, di competenza sovracomunale.

PROCEDURA SPECIFICA

Procedure e sottoprocedure devono essere affrontate e concordate a più alto livellosecondo quanto definito dalla Prefettura di Genova nel già citato “Piano di emergenza perinterventi di protezione civile a salvaguardia del territorio e tutela delle popolazioni delle valliSturla e Lavagna - Entella nell’ipotesi di collasso o piena artificiale della diga diGiacopiane”.

Secondo la classificazione per l'emergenza dighe ivi contenuta (in ottemperanzaalle direttive di cui alla circ. LL.PP. 352/87 e P.C.M. - DSTN del 19/03/1996) sono distinte leseguenti fasi con relative annesse procedure (per la cui descrizione si rimanda al testo delpiano):

1. fase di PREALLARME: VIGILANZA ORDINARIA

2. fase di ALLERTA: VIGILANZA RINFORZATA

3. fase di ALLERTA-PERICOLO: ALLARME TIPO 1

4. fase di ALLERTA-COLLASSO: ALLARME TIPO 2

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Peraltro nel caso di collasso e relativa propagazione dell'onda di piena, le primemisure di emergenza dovranno necessariamente essere assunte autonomamente dalSindaco coadiuvato dalla struttura comunale di Protezione Civile e da tutte le risorsedisponibili localmente, visto che è poco probabile un intervento esterno in tempi così brevi.

Nel caso dunque di scenario catastrofico che coinvolga il crollo della diga diGiacopiane - che presume la comunicazione d'allarme da parte della Società Tirreno Powere/o della Prefettura, e/o dei referenti di zona, e/o di cittadini qualificati - debbono essereimmediatamente attivate le procedure di evacuazione di tutti gli abitanti bisognosi diassistenza delle aree a rischio del Capoluogo estese, in questo caso specifico, a tuttol'abitato gravitante su Via A. Grilli, fino all'altezza della Piazza Severino, a tutto l'abitatogravitante su Via A. Raggio (fino ad oltre la Chiesuola), a tutto il “Borgo di Sotto” posto sulterrazzo del T. Penna in destra e in sinistra a monte (fino alla località San Michelecompresa), e a valle (fino ai confini con il Comune di Mezzanego) del ponte sul T. Penna inlocalità Oratorio e immediatamente diffuso l'avviso a tutta la popolazione dell'area sopradelimitata, oltre che ai Comuni posti a valle, con la massima mobilitazione ed efficacia(megafoni, campane, sirena), affinchè provvedano a raggiungere aree poste a quote disicurezza.

La Procedura, pertanto, comporta la mobilitazione diretta e particolare deiresponsabili di tutte le funzioni .

4.3.8 A8 - Allagamento per per crollo di sbarramento per frana

Con riferimento al corso del T. Sturla, tale scenario è assai più che un'ipotesi, siaper il passato sia per il futuro. Evidenti e note testimonianze di episodi di questo tipo, infatti,si trovano a monte dell'unghia della grande paleofrana riattivata di Campori-Temossi e incorrispondenza dell'unghia della Unità di Cugne, appartenente alla grande e complessapaleofrana riattivata di Bertigaro.

Con riferimento al bacino del T. Penna, testimonianze meno evidenti delleprecedenti, tuttavia assai plausibili, si rinvengono a monte dell'attuale terminazione inferioredel grande e complesso corpo di paleofrana, anch'essa riattivata, di Sopralacroce, nellaomonima località e, seppure con minore evidenza, a valle della frazione di Vallepiana.

Per quanto riguarda il futuro (ma anche il recentissimo passato) un episodio diquesto tipo ha avuto un doppio segnale premonitore in occasione delle due ultime“alluvioni”, quella del 2000 e quella del 2002, con riferimento ad un ulteriore mega-corpo difrana complessa, del tipo “paleofrana riattivata”, quello di Prato di Caregli. Si tratta di unfenomeno che interessa un vasto comprensorio, posto immediatamente a monte dellalocalità Chiesuola, a poche decine di metri sempre a monte delle prime case del Capoluogodi Borzonasca e che coinvolge direttamente la frazione di Codiola e diverse case sparse.

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Le testimonianze passate e le più recenti conoscenze, acquisite vuoi con unapposito doppio programma di prospezioni e di monitoraggio iniziato una decina di anniaddietro e tuttora in essere nella località Campori-Temossi, vuoi, con simile interventoancora più recente e in corso, nella località di Prato di Caregli, consentono di prefigurare,tra gli eventi possibili, la riattivazione di grandi corpi di frana in terre e in roccia, ascrivibili altipo delle grandi frane di scorrimento rotazionale e planare. La caratteristica specifica,comune a tutte le unità geomorfologiche citate poco sopra, sta nel fatto che esse, puralmeno in parte sospese, gravitano direttamente sul solco erosivo-fluviale del T. Sturla, osu quello del T. Penna. Una loro riattivazione in grande, con mobilitazione di scagliestimabili in svariate decine di migliaia di metri cubi di terre e rocce, produrrebbe conelevatissima probabilità l'accumulo in alveo di volumi tanto ingenti di materiali di frana davenire a costituire veri e propri sbarramenti in asse. La formazione di laghi di sbarramentoper frana diventerebbe con ciò conseguente e del tutto prevedibile, così come prevedibilesarebbe la seguente loro evoluzione traumatica: a) iniziale tracimazione con progressivaerosione del coronamento dello sbarramento per frana; b) contestuale indebolimentodell'edificio per filtrazione accentuata soprattutto lungo la superficie di contatto tra alveooriginario e fondo dell'edificio stesso; c) erosione del paramento di valle dell'edificio a causadelle acque tracimanti, con ulteriore indebolimento della delicatissima zona di appoggio delcorpo di frana; d) improvviso cedimento in massa dello sbarramento; e) fluitazione rovinosadi un'onda di piena (di acque e terre) di altezza del tutto anomala; f) effetti, dunque, rovinosilungo tutto il tratto vallivo e conseguente oggettivo rischio molto elevato per tutti gliinsediamenti antropici siti sulle rive o in loro prossimità, dalle zone di frana fino alla focedell'Entella.

PROCEDURA SPECIFICA

Per quanto attiene alle procedure e sottoprocedure, il Piano – per il momento eprevedendo appositi futuri approfondimenti – si attesta su una Procedura non moltodissimile da quella A7, con le seguenti peculiarità:

• la località Capoluogo, può essere coinvolta dagli effetti del verificarsi di eventi diquesto tipo a carico di ciascuno dei corpi citati nall'ambito del bacino del T.Sturla, a partire da quello di Prato di Caregli fino a quello di Bertigaro-Cugne egli elementi a rischio sono gli stessi indicati sub A7, per cui deve essereimmediatamente allertata tutta la popolazione ed evacuati tutti gli abitantibisognosi di assistenza delle aree a rischio del Capoluogo residenti in abitazioniposte lungo l'intera Via A. Grilli, fino all'altezza della Piazza Severino, in quelleposte lungo Via A. Raggio (fino ad oltre la Chiesuola), ma può essere coinvoltoanche dagli effetti di eventi che colpissero la frana di Prato Sopralacroce e, inquesto caso, la procedura prevede che debba essere immediatamente allertatatutta la popolazione ed evacuati tutti gli abitanti bisognosi di assistenza dellearee a rischio del Capoluogo residenti in abitazioni poste nel “Borgo di sotto”all'interno dell'inviluppo del limite esterno dell'area esondabile con tempo diritorno 500ennale; con estensione, ovviamente della stessa procedura a tutti i

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corpi di frana qui segnalate e assumendo che il fenomeno (frana-sbarramento,formazione del lago e crollo della diga con improvviso scarico a valle di acque edetriti del lago e dello sbarramento) possa interessare qualsiasi corpo ancorchéin termini diversi dall'uno all'altro soprattutto per quanto riguarda gli “effetti” sugli“elementi a rischio”.

• Nel caso di evento che riguardi la sola Unità Geomorfologica di CamporiTemossi, oltre alle azioni sopra descritte per il Capoluogo, dovrà essereimmediatamente allertata tutta la popolazione ed evacuati tutti gli abitantibisognosi di assistenza delle aree a rischio delle frazioni di Campori, Temossi,Tigliolo, Brizzolara e case sparse, individuando gli elementi a rischio negliabitanti che occupano le case di civile abitazioni site in destra e soprattutto insinistra del T. Sturla tra la confluenza del Rio dei Gatti nello Sturla e la localitàChiesuola e che siano collocate entro la fascia di +7 metri di quota rispetto aquella del greto del torrente.

• Nel caso di evento che riguardi la sola Unità Geomorfologica di Bertigaro-Cugne, oltre alle azioni sopra descritte per il Capoluogo, e per le località a valledella unità di Campori-Temossi, dovrà essere immediatamente allertata tutta lapopolazione ed evacuati tutti gli abitanti bisognosi di assistenza delle aree arischio delle località Le Ghiare, Malanotte, Campori Basso e case sparse,individuando gli elementi a rischio negli abitanti che occupano le case di civileabitazioni site in destra e soprattutto in sinistra del T. Sturla tra la confluenza delRio Cugne nello Sturla e la confluenza del Rio dei Gatti nello Sturla e che sianocollocate entro la fascia di +7 metri di quota rispetto a quella del greto deltorrente.

• Nel caso di evento che riguardi la sola Unità Geomorfologica diPratosopralacroce, valgono le azioni descritte per il Capoluogo.

Peraltro, è necessario porre in evidenza quanto segue:

il fenomeno descritto, possibile e paventato, non ha eguale grado di probabilità intutti i casi ed ha grado minimo (pressoché nullo) riguardo all'Unità di Vallepiana, moltobasso, per opere ultimate di consolidamento, riguardo all'Unità di Sopralacroce, medio perl'Unità di Bertigaro-Cugne; medio/alto per l'Unità di Temossi-Campori, tuttavia limitatamenteal corpo della cosiddetta Frana Veloce; alto (con possibilità di passare a medio e basso pereffetto degli interventi di consolidamento in parte attuati) per l'Unità di Prato di Caregli.Minimo (tanto da essere stato trascurato, ma non ignorato) per l'Unità di Pian Ballerino, chela cartografia fornita dalla regione classifica tra i corpi in PG3.

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4.4. SCENARI DEI DISSESTI IDROGEOLOGICI DI TIPO

GEOMORFOLOGICO

Gli eventi calamitosi di tipo geomorfologico, possibili e probabili nel territorio delComune di Borzonasca, sono riconducibili ai tipi in appresso descritti .

4.4.1 B1 - Franosità in corrispondenza di corpi di frana attivi o quiescenti

o di neoformazione di dimensioni plurimetriche e velocità bassa

Evoluzione di frane allo stato attive; neo-sviluppo di frane; riattivazione di frane allostato quiescenti e riattivazioni su paleofrane. Si tratta di un complesso davvero vasto emultiforme di fenomeni e manifestazioni di dissesto. Vengono unificate da una caratteristicache è quella di avere dimensioni medio-elevate, inoltre come il Piano ha già accennato, sitratta, nella stragrande maggioranza dei casi, di frane di tipo scivolamento traslativo, orotazionale e di frane complesse. Un'ulteriore caratteristica comune è quella della velocitàdi spostamento della massa in movimento che è bassa e sempre discontinua. Attivazione,riattivazione, acutizzazione, sono per lo più conseguenza diretta di episodi di elevatapiovosità, più rari, nello specifico territorio, gli episodi dovuti agli sbalzi termici o al disgelo.Sono incluse in questa macro-classe le frane riattivate o attivate a causa di interventiantropici di rimodellamento della morfologia (scassi o sovraccarichi). Sono esclusi ifenomeni connessi con l'erosione spondale i quali trovano considerazione in altra classe.Gli effetti, in termini di problematica di Protezione Civile, possono essere distinti in tre tipi:

• A carico di tessuto edificato o di singole abitazioni. In questo caso nel Comunedi Borzonasca sono particolarmente frequenti gli edifici che si trovano all'internoo immediatamente a valle dei corpi di frana di questo tipo, e talvoltaimmediatamente ai lati del corpo stesso e che risentono in misura piuttosto variadel rapporto col corpo di frana, anche in relazione all'età e alla tipologiacostruttiva. In questo caso, particolarmente significativi ai fini della ProtezioneCivile appaiono due aspetti tra loro contrastanti: da una parte la lentezza mediae complessiva dei movimenti, che consente spesso forme di “convivenza”,seppure a patto di frequenti interventi consolidativi e per tempi comunquelimitati; dall'altra l'episodicità dei fenomeni più acuti di accelerazione o diattivazione e la loro corrispondenza con fenomeni meteorologici estremi,durante i quali il movimento avviene con una certa rapidità, seppure, per fortuna,quasi sempre per un tempo di durata contenuto. Gli edifici coinvolti mostranospesso tipiche forme irregolari dei muri, intrecci di robuste “chiavi” e, seabbandonati, degenerano in pochi lustri, fino a parziali o totali crolli a partiredalle coperture.

• A carico di strade e di servizi essenziali (acquedotti, acquedotti irrigui anche acanaletta, fognature, più recenti tubazioni del gas, del telefono, della luce).

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Frequenti, per esempio, i tratti di acquedotti (soprattutto ma non solo irrigui) chevengono tranciati o lesionati dal processo evolutivo del fenomeno franoso e che,tuttavia, riescono a convivere a prezzo di frequenti interventi di ripristino.Peraltro, spesso e volentieri, il movimento franoso apre lesioni non appariscentinella condotta che, tuttavia, attivano perdite modeste ma costanti, le quali, a lorovolta, ingenerano fenomeni di deterioramento del materiale della frana, degradodei parametri geotecnici e accelerazione del fenomeno franoso. Si tratta di unafenomenologia che ha rilevante peso nel panorama delle richieste di indennizzosoprattutto pubblico in caso di danni cosiddetti “alluvionali” e assai spesso sitratta di richieste più che opportune anche ai fini della prevenzione.

• A carico dei versanti vegetati o meno e variamente modificati dal modellamentoantropico. In questo caso e per le prerogative geomorfologiche del territorio delComune di Borzonasca l'incidenza ai fini delle problematiche di Protezione Civileè trascurabile in ragione della relativa lentezza di evoluzione dei fenomenifranosi.

Gli elementi a rischio, in questo caso, sono rappresentati dalle case di civileabitazione collocate sul corpo di frana, o a valle dello stesso in area che puòragionevolmente essere raggiunta dal corpo di frana in movimento, o a monte della coronaprincipale entro una fascia variabile da corpo a corpo, qui provvisoriamente fissata in m 20misurati sul terreno anche in pendenza, ai fianchi del corpo di frana a distanza di meno di m5 dal margine laterale del corpo stesso. Alle case devono essere aggiunte le strade per itratti che attraversano i corpi di frana ma anche per tratti a confine secondo lo stessocriterio indicato per le costruzioni in elevazione. Infine, debbono essere considerati elementia rischio delicatissimi e spesso poco noti quali, condotte interrate di ogni finalità, tipo emateriale, piloni della luce, del telefono ed altri servizi e sottoservizi.

Per quanto riguarda le riattivazioni su corpi di paleofrana, in questa sede èopportuno evidenziare quanto possa essere conveniente, anche ai fini del miglior impiegodelle specifiche risorse finanziarie nazionali (che va di pari passo col carattere preventivodelle azioni), incrementare e protrarre nel tempo gli interventi finalizzati allo studioapprofondito di queste grandi Unità Geomorfologiche e al monitoraggio costante della lorodinamica evolutiva. Per quanto riguarda gli elementi a rischio per il momento – fermorestando l'obiettivo di procedere con studi puntuali e specifici, anche articolati in priorità –non è possibile discriminare tra abitazione ed abitazione all'interno delle perimetrazioniindicate dalle carte fornite dalla Regione. Per le specifiche conoscenze acquisite edisponibili presso il Comune si possono tuttavia introdurre le seguenti grossolanelimitazioni:

Per la Unità di Bertigaro-Cugne si ritiene che la sotto-Unità di Cugne non propongaal momento segnali o sintomi di possibile riattivazione se non per porzioni marginali postein fregio al corso del sottostante T. Sturla e, pertanto, senza alcun pericolo dicoinvolgimento di elementi antropici a rischio. Per la stessa Unità di Bertigaro-Cugne siritiene opportuno procedere alla sovrapposizione di tre elementi di conoscenza: a) la

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cartografia regionale, b) la cartografia con il rilevamento delle abitazioni lesionate di cui allapubblicazione1; c) la carta annessa allo studio CNR sui Centri Abitati Instabili della Liguria,definendo elementi a rischio gli abitanti delle case che risultino “su” frana attiva o lesionatecontemporaneamente su almeno due delle cartografie indicate.

Per l'Unità di Campori-Temossi si considera attiva la sola pur vasta area nota come“Frana Veloce” e, quindi, come elementi fisici a rischio le abitazioni e le strade, i servizi e isottoservizi ricadenti in quel contesto; infine elementi a rischio gli abitanti interessatispecificatamente.

Per l'Unità di Prato di Caregli sono elementi a Rischio gli abitanti del nucleo diCodiola e gli abitanti delle case, già segnalate, poste in sponda sinistra del T. Sturla nelsettore antistante (o in faccia) all'Unità Geomorfologica stessa, nonché elementi fisici arischio le relative strutture infrastrutture, servizi e sottoservizi compresi.

Per l'Unità di Prato-Sopralacroce, con i limiti più volte segnalati che derivano dallaassunzione del fatto che sono stati eseguiti significativi interventi di consolidamento, sonoelementi a rischio gli abitanti dell'intera frazione.

Per l'Unità di Vallepiana sono elementi a rischio gli abitanti delle case poste aconfine con il corpo di paleofrana entro una fascia di m 10.

Infine, indipendentemente dalla loro appartenenza o meno alla categoria dellepaleofrane riattivate, si segnalano i corpi classificati in frana attiva sulla cartografiaregionale e qui identificati come unità di Acero (presso l'omonima località), Il Pozzo (pressoSopralacroce) e Perazzi (presso la località Levaggi) per le quali si considerano a rischio gliabitanti delle case all'interno dell'area perimetrata e quelle poste al confine entro una fascianon inferiore a 10-15 metri.

Su queste aree devono essere avviati i programmi di monitoraggio secondol'articolazione prevista .

Con queste indicazioni e limitazioni le sottoprocedure sono le seguenti:

Procedura DI NORMALE ALLERTA 1 O ALLERTA 2

In fase di Allerta 1 o di relativo evento in corso senza evidenze di fenomeni in attoancorché con condizioni al contorno non favorevoli, ovvero in fase di Allerta 2 o di relativoevento in corso senza evidenze di fenomeni in atto e con condizioni al contorno del tuttofavorevoli, oltre ad avviare e proseguire i programmi di monitoraggio previsti e al generaleallertamento della popolazione, si dovrà provvedere ad avvertire le persone residenti inaree di frana attiva affinché attuino le misure di autoprotoezione. 1 Brandolini P., De Stefanis A, Terranova R. e Tessore E. (1991) - Le paleofrane riattivate diBertigaro in Valle Sturla e le loro conseguenze sugli insediamenti abitativi e sulla viabilità (Liguriaorientale). Studi e Ricerche di Geografia, n. XIV, Fasc. 1

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Procedura DI ATTENZIONE

Qualora tuttavia in fase di Allerta 2 o di relativo evento in corso, si dovesseroregistrare condizioni al contorno anche solo minimamente sfavorevoli si dovrà attuare laprocedura di Attenzione che prevede, oltre a tutto quanto sopra descritto, anche losgombero delle aree e dei locali in area di frana attiva da beni e automezzi.

Procedura DI PARTICOLARE ATTENZIONE

In fase di Allerta 2 o di relativo evento in corso senza evidenze di fenomeni in atto,ma con condizioni al contorno da mediamente a molto sfavorevoli, oltre ad avviare eproseguire i programmi di monitoraggio previsti e al generale allertamento dellapopolazione, si dovrà applicare la seguente procedura

• avvertire le persone residenti in aree di frana attiva affinché attuino le misure diautoprotoezione;

• sgombero delle aree e dei locali in area di frana attiva da beni e automezzi;

• effettuare un sopralluogo tecnico;

• evacuazione delle persone non autosufficienti e bambini (fino età scuolaelementare) in agglomerato (scuole materne; elementari; asili nido, etc) dazone/edifici a rischio nell'ambito dell'area in frana attiva

• predisposizione dell'evacuazione totale da zone/edifici a rischio nell'ambitodell'area in frana attiva

• limitazione circolazione lungo le strade in aree a rischio di frana attiva.

Procedura DI MASSIMA ATTENZIONE

In fase di Allerta 2 o di relativo evento in corso senza evidenze di fenomeni in atto,ma con condizioni al contorno massimamente sfavorevoli, ovvero in qualsiasi fase, ma conevidenze di fenomeni in atto, oltre ad avviare e proseguire (eventualmente intensificando) iprogrammi di monitoraggio previsti e al generale allertamento della popolazione, si dovràapplicare la seguente procedura ( Procedura di Massima Attenzione ):

• avvertire le persone residenti in aree di frana attiva affinché attuino le misure diautoprotoezione;

• sgombero delle aree e dei locali in area di frana attiva da beni e automezzi;

• effettuare un sopralluogo tecnico-specialistico;

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• evacuazione delle persone non autosufficienti e bambini (fino età scuolaelementare) in agglomerato (scuole materne; elementari; asili nido, etc) dazone/edifici a rischio nell'ambito dell'area in frana attiva, presso le aree diemergenza appositamente allestite

• evacuazione totale da zone/edifici a rischio nell'ambito dell'area in frana attiva,presso le aree di emergenza appositamente allestite

• limitazione o chiusura della circolazione lungo le strade in aree a rischio di franaattiva.

4.4.2 B2 - Franosità connessa con fenomeni di erosione spondale

Frane connesse con accentuati fenomeni di erosione spondale. Ai fini dellaProtezione Civile questo tipo, più diffuso di altri, interessa soltanto quando la frana, in tuttoo in parte, coinvolga insediamenti umani, strade, servizi. Si tratta di fenomeni le cuicaratteristiche prevalenti per incidenza e diffusione sono le seguenti: frane di tiposcivolamento traslativo; frane superficiali (talvolta persino meno di un metro di spessore dimateriale mobilitato); velocità relativamente elevata; mobilitazione assolutamentediscontinua, episodi traumatici intervallati da lungi periodi di quiescenza; dimensionilongitudinali e trasversali comprese tra i pochi metri e poco più di cento metri. Gli effetti intermini di problematica di Protezione Civile, possono essere distinte in due tipi:

• a carico di tessuto edificato o di singole abitazioni. In questo caso nel Comune diBorzonasca sono particolarmente frequenti gli edifici che si trovano all'intornodei corpi di frana di questo tipo, soprattutto che vengono “lambiti” dalle zone dicorona e che risentono in misura maggiore o minore, in relazione all'età e allatipologia costruttiva. Le più antiche, in conci di pietra con più o meno malta alegarli, sono spesso interessate da “chiavi” di evidente significato consolidativopregresso.

• a carico di strade e di servizi essenziali, acquedotti, acquedotti irrigui anche acanaletta, fognature, più recenti tubazioni del gas del telefono della luce.Valgono le sesse considerazioni fatte sub B1 tipo 2, seppure con la specificaconsiderazione del caso, spesso diffuso, di coinvolgimento della sede stradaleper cedimento della scarpata.

Per quanto riguarda gli elementi a rischio, allo stato delle conoscenze - fermorestando l'obiettivo di successivi studi e rilevamenti di approfondimento che consentirannouna revisione specifica del Piano – non appare possibile una individuazione affidabile alivello puntuale. Ciò comporta la scelta di considerare a rischio tutti i possibili obiettivi obersagli, seppure con una qualche discrezionalità di fondo dettata dall'esperienza eadottata per dare una qualche definizione anche a questo elemento del Piano. In questa

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ottica, costituiscono elementi a rischio tutte le abitazioni poste su versante contiguo con uncorso d'acqua perennemente umido (percorso cioè da una fluenza idrica avvertibile in ogniperiodo dell'anno e comunque appartenente al reticolo idrografico significativo secondo ilPiano di Bacino) e fino a quota + m 50 dalla sponda dell'alveo perennemente bagnato.Costituiscono elemento a rischio anche le strade di ogni ordine (escluse le pedonali, lecarrarecce e le interpoderali, nonché i rami privati di collegamento con le strade pubbliche)che si sviluppino in una fascia compresa al di sotto di quota + 100 metri dalla spondadell'alveo perennemente bagnato.

Per consentire alle strutture comunali di Protezione Civile di poter far fronte aglieventi connessi con tale scenario, tenuto conto come detto della estemporaneità deifenomeni in esame e della attuale non individuazione puntuale delle aree potenzialmenteaffette da questa specifica fenomenologia, occorre sensibilizzare la popolazione affinchédirettamente o tramite i Referenti di Zona comunichi tempestivamente al C.O.C. eventualicriticità in atto.

In caso di confermate segnalazioni comunque giunte alla Sala Operativa, ilResponsabile della Funzione Tecnica e Pianificazione, sentito il Sindaco e di concerto conil Responsabile della Funzione Strutture Operative Locali e Viabilità, dispone affinchépersonale volontario e/o i Referenti di Zona o loro delegati provvedano ad avviare ilprogramma di monitoraggio previsto per le aree a rischio geomorfologico compilando lascheda per il Monitoraggio degli Indicatori di Evento almeno 2 volte nelle 24 ore.

PROCEDURA SPECIFICA

In caso di riscontrata perdurante criticità, per disposizione del Responsabile dellaFunzione Tecnica e Pianificazione ed eventualmente a seguito di Ordinanza sindacale, iReferenti di Zona:

• provvederanno ad avvertire la popolazione a rischio (già comunque allertata)affinché metta in atto misure di autoprotezione assistendo in particolar modo lepersone non autosufficienti,

• e, con il coordinamento del Responsabile della Funzione Strutture OperativeLocali e Viabilità, provvederanno alla interdizione dell'area e alla limitazionedella circolazione nei tratti di strada potenzialmente coinvolti.

4.4.3 B3 - Franosità diffusa con dimensioni metriche e velocità elevate

Frane di crollo o di ribaltamento e di scorrimento rotazionale (e menofrequentemente planare) caratterizzate da piccole o piccolissime dimensioni, elevatafrequenza, notevole diffusione, con particolare riferimento alle ripe di monte lungo le arterieviarie e più raramente a monte di centri abitati. Si tratta di fenomeni rilevanti ai fini dellaProtezione Civile perché improvvisi e diffusi con concreta possibilità di coinvolgere

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l'incolumità pubblica. Peraltro, almeno lungo le principali arterie, è da anni in esecuzione unprogramma di presidio con reti protettive.

Per il momento – in attesa che si possano attivare studi specifici e puntuali – non èpossibile individuare, localizzare e quantificare gli elementi a rischio specifici.

Per consentire alle strutture comunali di Protezione Civile di poter far fronte aglieventi connessi con tale scenario, tenuto conto come detto della estemporaneità deifenomeni in esame e della attuale non individuazione puntuale delle aree potenzialmenteaffette da questa specifica fenomenologia, occorre sensibilizzare la popolazione affinchédirettamente o tramite i Referenti di Zona comunichi tempestivamente al C.O.C. eventualicriticità in atto.

In caso di confermate segnalazioni comunque giunte alla Sala Operativa, ilResponsabile della Funzione Tecnica e Pianificazione, sentito il Sindaco e di concerto conil Responsabile della Funzione Strutture Operative Locali e Viabilità, dispone affinchépersonale volontario e/o i Referenti di Zona o loro delegati provvedano ad avviare ilprogramma di monitoraggio previsto per le aree a rischio geomorfologico compilando lascheda per il Monitoraggio degli Indicatori di Evento almeno 2 volte nelle 24 ore.

PROCEDURA SPECIFICA

In caso di riscontrata perdurante criticità, per disposizione del Responsabile dellaFunzione Tecnica e Pianificazione ed eventualmente a seguito di Ordinanza sindacale, siprovvederà:

• ad allertare e avvertire la popolazione in un intorno di 100 m dalla frana affinchémetta in atto misure di autoprotezione assistendo in particolar modo le personenon autosufficienti,

• ad apporre apposita segnaletica con lanterna perenne all'inizio e alla fine deltratto di strada interessato dal fenomeno franoso,

• a transennare la strada in caso di fenomeno franoso che abbia ingombrato lasede stradale, e a chiudere la stessa al traffico, con attivazione immediata diinterventi di sgombero e assistenza alla popolazione che dovesse con ciòessere rimasta isolata.

• Applicazione di altre procedure pertinenti tra quelle sopra indicate,segnatamente sub B1

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4.4.4 B4 - Colamento rapido di detrito

Scatenamento di eventi di franosità superficiale diffusa anche con tipologia di colatarapida di detrito. Si tratta di uno scenario sempre più frequente in Liguria e anche sulterritorio del Comune di Borzonasca, caratterizzato: a) da stretta correlazione di causa edeffetto con eventi di piogge ad elevata intensità concentrata, soprattutto se successivi aperiodi prolungati di piovosità significativa; b) dallo spessore dei materiali coinvolti sempremolto contenuta; c) dalla dimensione piccola e media delle aree scoscese, ma dalla intensadiffusione su areali anche vasti; d) dalla velocità di frana che è sempre elevatissima rispettoalla velocità dei fenomeni più comuni; e) dal coinvolgimento assolutamente prevalente diaree disboscate o abbandonate e spesso terrazzate ex-coltive; f) dalla frequentissimaconnessione con tombini di sedi stradali di neo-inserimento, o addirittura con scarichi nondisciplinati di sentieri, piste, strade secondarie non adeguatamente presidiate dal punto divista idrogeologico o addirittura per nulla presidiate. Gli effetti nell'ottica della ProtezioneCivile sono molteplici: frequente invasione delle incisioni torrentizie, soprattutto secondarie,con riduzione delle sezioni di deflusso e perdita della officiosità idraulica e conseguenzeidrauliche intuibili (peraltro già considerate); invasione di sedi stradali e spazi percorsidall'uomo con pericolo per la sua incolumità; invasione delle intercapedini e degli spazi traedificato e ripe di monte con rischi connessi anche per l'incolumità delle persone; vere eproprie modifiche del reticolo idrografico minore con la nascita di solchi, nonadeguatamente connessi alla rete maggiore e scomparsa di altri viceversa integrati;coinvolgimento di infrastrutture e servizi, spesso alloggiati nelle coltri di copertura aprofondità di pochi decimetri.

Per consentire alle strutture comunali di Protezione Civile di poter far fronte aglieventi connessi con tale scenario, tenuto conto come detto della estemporaneità deifenomeni in esame e della attuale non individuazione puntuale delle aree potenzialmenteaffette da questa specifica fenomenologia, occorre sensibilizzare la popolazione affinchédirettamente o tramite i Referenti di Zona comunichi tempestivamente al C.O.C. eventualicriticità in atto.

In caso di confermate segnalazioni comunque giunte alla Sala Operativa, ilResponsabile della Funzione Tecnica e Pianificazione, sentito il Sindaco e di concerto conil Responsabile della Funzione Strutture Operative Locali e Viabilità, dispone affinchépersonale volontario e/o i Referenti di Zona o loro delegati provvedano ad avviare ilprogramma di monitoraggio previsto per le aree a rischio geomorfologico compilando lascheda per il Monitoraggio degli Indicatori di Evento almeno 2 volte nelle 24 ore,eventualmente disponendo anche per un sopralluogo tecnico e/o tecnico-specialistico.

PROCEDURA SPECIFICA

In caso di riscontrata perdurante criticità, per disposizione del Responsabile dellaFunzione Tecnica e Pianificazione ed eventualmente a seguito di Ordinanza sindacale,essi:

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• provvederanno ad allertare ed avvertire la popolazione a rischio affinché mettain atto misure di autoprotezione assistendo in particolar modo le persone nonautosufficienti,

• con il coordinamento del Responsabile della Funzione Strutture Operative Localie Viabilità, provvederanno alla interdizione dell'area e alla limitazione dellacircolazione nei tratti di strada potenzialmente coinvolti;

• qualora se ne ravvisasse la necessità e l'opportunità, a seguito di eventualesopralluogo tecnico e/o tecnico-specialistico, si procederà alla evacuazionetotale da zone/edifici a rischio compresi nell'area ritenuta potenzialmenteinstabile, conferendo le persone evacuate presso le aree di emergenzaappositamente allestite. A tale proposito, fermo restando che le valutazioni dimerito andranno effettuate in base al singolo evento, occorre sottolineare che sitratta di fenomeni tendenzialmente veloci, ma non privi di indizi precursori siapure nel breve termine e non necessariamente esauriti in un unico episodio.Pertanto si raccomanda la tempestività nell'applicazione delle procedure erelative azioni che saranno doverosamente improntate al principio di massimacautela, sia nella valutazione della pericolosità del fenomeno sia delconseguente rischio.