65
Quaderno I LUOGHI DELL’ACCOGLIENZA CRISTIANA Prospettive e strategie I BISOGNI DELL’ANZIANO 24 gennaio 2017 Circolo San Pietro - Palazzo San Calisto, Roma

Quaderno I LUOGHI DELL’ACCOGLIENZA CRISTIANA … · Malattia e solitudine ... (quasi 20.000 nel 2015) Ultracentenari 2002 -2014 over 65 su totale popolazione anni 2002 e 2014 uomini

  • Upload
    vukien

  • View
    213

  • Download
    0

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: Quaderno I LUOGHI DELL’ACCOGLIENZA CRISTIANA … · Malattia e solitudine ... (quasi 20.000 nel 2015) Ultracentenari 2002 -2014 over 65 su totale popolazione anni 2002 e 2014 uomini

Quaderno

I LUOGHI DELL’ACCOGLIENZA CRISTIANAProspettive e strategie

I BISOGNI DELL’ANZIANO

24 gennaio 2017

Circolo San Pietro - Palazzo San Calisto, Roma

Page 2: Quaderno I LUOGHI DELL’ACCOGLIENZA CRISTIANA … · Malattia e solitudine ... (quasi 20.000 nel 2015) Ultracentenari 2002 -2014 over 65 su totale popolazione anni 2002 e 2014 uomini

I LUOGHI DELL’ACCOGLIENZA CRISTIANAProspettive e strategie

I BISOGNI DELL’ANZIANO

24 gennaio 2017

Circolo San Pietro - Palazzo San Calisto, Roma

Page 3: Quaderno I LUOGHI DELL’ACCOGLIENZA CRISTIANA … · Malattia e solitudine ... (quasi 20.000 nel 2015) Ultracentenari 2002 -2014 over 65 su totale popolazione anni 2002 e 2014 uomini

2 NOVA RES

Una serie di incontri e di quaderni, volti a proporre studi e confronti su alcuni degli aspetti più critici che Vescovi, Superiori Generali ed Economi sono oggi chiamati ad affrontare nella gestione delle opere di carità e del patrimonio sottostante.I grandi cambiamenti sociali ed economici del nostro tempo impongono agli amministratori degli Enti Ecclesiastici attente riflessioni su:• i tanti aspetti organizzativi e patrimoniali che le opere comportano;• la loro capacità di essere autentica espressione del Vangelo e dei carismi da

Esso ispirati;• la loro sostenibilità sociale, ambientale ed economica;• i modelli di gestione oggi offerti e molto spesso imposti dal contesto

globalizzato nel quale si opera.

In stretta collaborazione con la Chiesa Cattolica, un qualificato gruppo di professionisti ispirati ha voluto raccogliere le forze e le idee per promuovere un dialogo aperto e consapevole che consenta di costruire prospettive e strategie che conservino o restituiscano ai luoghi dell’accoglienza cristiana il pieno significato evangelico della missione e della concretezza. Il secondo si è tenuto presso la sede del Circolo di San Pietro a Palazzo San Calisto. La giornata è stata un’occasione di dialogo alla quale tutti i partecipanti hanno potuto offrire il proprio contributo, sia prima degli incontri, sia attraverso interventi diretti durante l’evento. Questa pubblicazione rappresenta una sintesi di quanto emerso durante la giornata.

Rolando Zorzi

Presidente di NOVA Res

PREMESSA

Page 4: Quaderno I LUOGHI DELL’ACCOGLIENZA CRISTIANA … · Malattia e solitudine ... (quasi 20.000 nel 2015) Ultracentenari 2002 -2014 over 65 su totale popolazione anni 2002 e 2014 uomini

I BISOGNI DELL’ANZIANO 3

I LUOGHI DELL’ACCOGLIENZA CRISTIANAProspettive e strategieI BISOGNI DELL’ANZIANO24 GENNAIO 2017

Introduce Cristina DE LUCAModera Luigi FABBRI

Intervengono

Carla COLICELLIAumento della popolazione anziana: effetti sociali ed economici

Camillo MARRAL’anziano fragile: dignità della vita e occorrenza dei bisogni

Mons. Giampietro FASANIIl ruolo “missionario” delle strutture religiose in risposta ai bisogni degli anziani. Le sinergie necessarie

Lorenzo PILONL’accordo pubblico - privato per coniugare il precetto cristiano della carità e l’obbligo costituzionale di solidarietà

Rolando ZORZIOpportunità e modalità di riconversione del patrimonio immobiliare degli enti ecclesiastici in strutture a servizio dell’anziano

Conclude Padre Sebastiano PACIOLLA

Page 5: Quaderno I LUOGHI DELL’ACCOGLIENZA CRISTIANA … · Malattia e solitudine ... (quasi 20.000 nel 2015) Ultracentenari 2002 -2014 over 65 su totale popolazione anni 2002 e 2014 uomini

4 NOVA RES

NOVA Res Rolando ZorziPaola UrbaniCristina De LucaLuigi FabbriLorenzo PilonFabrizio RindiPieluigi SassiGuido SilvestroniLuca TufarelliAndrea Urbani

© 2016 NOVA Res

Page 6: Quaderno I LUOGHI DELL’ACCOGLIENZA CRISTIANA … · Malattia e solitudine ... (quasi 20.000 nel 2015) Ultracentenari 2002 -2014 over 65 su totale popolazione anni 2002 e 2014 uomini

I BISOGNI DELL’ANZIANO 5

Aumento della popolazione anziana: effetti sociali ed economici

Carla COLICELLI

I bisogni della popolazione affetta da Demenza tra SSN e famiglia

Camillo MARRA

Il ruolo “missionario” delle strutture religiose in risposta ai bisogni degli

anziani. Le sinergie necessarie

Giampietro FASANI

L’accordo pubblico - privato per coniugare il precetto cristiano della

carità e l’obbligo costituzionale di solidarietà

Lorenzo PILON

Opportunità e modalità di riconversione del patrimonio immobiliare degli enti ecclesiastici in strutture a servizio

dell’anziano

Rolando ZORZI

INDICE

6

24

28

42

54

Page 7: Quaderno I LUOGHI DELL’ACCOGLIENZA CRISTIANA … · Malattia e solitudine ... (quasi 20.000 nel 2015) Ultracentenari 2002 -2014 over 65 su totale popolazione anni 2002 e 2014 uomini

6 NOVA RES

Le “povertà” della modernità

Povertà materiali- Esclusione sociale degli

outsider (“vite di scarto”)- Malattia e solitudine

- Famiglie monoreddito senza patrimonio e senza entrate autonome e da sommerso

- Lavoratori precari, specie se single

- Anomia e mancata integrazione sociale

- Fragilità sociale

Povertà istituzionali

Povertà post-materialistiche

2

AUMENTO DELLA POPOLAZIONE ANZIANA: EFFETTI SOCIALI ED ECONOMICICarla COLICELLI

Page 8: Quaderno I LUOGHI DELL’ACCOGLIENZA CRISTIANA … · Malattia e solitudine ... (quasi 20.000 nel 2015) Ultracentenari 2002 -2014 over 65 su totale popolazione anni 2002 e 2014 uomini

I BISOGNI DELL’ANZIANO 7

Malattia e solitudine• Una nuova povertà assoluta e

immateriale• Una povertà spesso invisibile e nascosta• Una povertà che non dipende dalle

condizioni economiche• Una povertà familiare, se la famiglia c’è

3

0-14 anni 15-64 anni 65 anni ed oltre

80 anni ed oltre

85 anni ed oltre

2001 14,2 67,1 18,7 4,4 2,2

2010 14,0 65,7 20,3 6,0 2,8

2030 12,6 60,8 26,7 8,8 4,62050 12,6 54,3 33,1 13,9 7,9

L’onda grigia degli anzianiTrend della struttura della popolazione italiana

(Anni 2001-2010-2030-2050, val. %), Fonte: Istat

Quasi 20.000 ultracentenari nel 2015

4

Page 9: Quaderno I LUOGHI DELL’ACCOGLIENZA CRISTIANA … · Malattia e solitudine ... (quasi 20.000 nel 2015) Ultracentenari 2002 -2014 over 65 su totale popolazione anni 2002 e 2014 uomini

8 NOVA RES

I grandi anzianiGli Over 85 vs gli over 65

(Bartorelli, Collicelli)

• Il 50,5% ha problemi di salute (vs 30,5% over 65)

• Il 25% ha problemi a uscire (vs 13%)• Il 65% è aiutato dai figli (vs 61%)• Il 31,4% non ha amici (vs 5,9%)• Il 12,2% va in vacanza (vs 50,2%)• L’utilizzo dei servizi pubblici si dimezza

(posta 35% vs 72%)6

Gli ultracentenari (quasi 20.000 nel 2015)

Ultracentenari 2002-2014

over 65 su totale popolazione anni 2002 e 2014

uomini su popolazione over 65 anni 2002 e 2014

+190,7%

+58,2%

+22,1%

+5,1%

Ultracentenari

oltre 90 anni

65 anni e oltre

60-64 anni

18,7%

21,4%

2002 2014

41,2%

42,8%

2002 2014

5

Page 10: Quaderno I LUOGHI DELL’ACCOGLIENZA CRISTIANA … · Malattia e solitudine ... (quasi 20.000 nel 2015) Ultracentenari 2002 -2014 over 65 su totale popolazione anni 2002 e 2014 uomini

I BISOGNI DELL’ANZIANO 9

Le tendenze della disabilità

4,1

4,8

6,7

6,7%

7,9%

10,7%

0,0

2,0

4,0

6,0

8,0

10,0

12,0

0,0

1,0

2,0

3,0

4,0

5,0

6,0

7,0

8,0

9,0

2010 2020 2040

val.

% ta

sso

val.

ass.

mili

oni

Summit Unipol CENSIS - Roma 6 luglio 2011

7

Famiglie con almeno un non autosufficiente (2013 - 6 anni e più)

8

v.a.(mgl.) %

Puglia 241 15,4Umbria 55 15,1Sicilia 289 14,7Molise 18 14,1Campania 297 14,1Calabria 110 13,7Sardegna 92 13,4Abruzzo 67 12,5Basilicata 29 12,5Marche 79 12,4Emilia-Romagna 224 11,6Toscana 183 11,4Liguria 81 10,7Friuli-Venezia Giulia 55 10,2Lazio 252 10,1Veneto 198 9,9Piemonte 182 9,3Lombardia 372 8,9Trentino Alto Adige 33 7,7Italia 2.862 11,4

Fonte: elaborazione Censis su dati Istat

Page 11: Quaderno I LUOGHI DELL’ACCOGLIENZA CRISTIANA … · Malattia e solitudine ... (quasi 20.000 nel 2015) Ultracentenari 2002 -2014 over 65 su totale popolazione anni 2002 e 2014 uomini

10 NOVA RES

Disabili per regione (2013, 6anni e più) (*)

9

Per 100 personev.a.

(mgl.)

Puglia 7,7 281Campania 7,1 333Sicilia 7,1 325Sardegna 6,8 105Calabria 6,5 120Basilicata 5,8 32Umbria 5,7 59Molise 5,6 19Abruzzo 5,4 75Lazio 5,3 280Marche 5,2 86Veneto 4,9 219Emilia-Romagna 4,8 241Toscana 4,8 200Friuli-Venezia Giulia 4,5 60Lombardia 4,3 413Liguria 4,2 85Piemonte 4,1 192Trentino - Alto Adige 4,0 37Valle d'Aosta 3,7 5Italia 5,5 3.167

(*) Per persone con limitazioni funzionali si intendono coloro che hanno difficoltà permanenti (e non temporanee) nelle funzioni della vita quotidiana, del movimento e della locomozione, e della comunicazione).Fonte: elaborazione Censis su dati Istat

Malati cronici per area territoriale e età

Popolazione con malattie croniche gravi(*)per ripartizione geografica

Persone con almeno una malattia cronica grave

Persone di 65 anni e più con almeno una malattia cronica grave

Per 100 persone v.a. (mgl.) Per 100 persone v.a. (mgl.)

Nord-Ovest 15,0 2.385 42,0 1.504

Nord 15,2 1.756 42,4 1.073

Centro 15,1 1.793 43,9 1.154

Sud 15,2 2.146 49,4 1.308

Isole 15,6 1.046 49,4 649

Italia 15,2 9.127 44,8 5.688

Fonte: elaborazione Censis su dati Istat

(*) Per malattie croniche gravi si intende: diabete; infarto del miocardio; angina pectoris; altre malattie del cuore; ictus, emorragia cerebrale; bronchitecronica, enfisema; cirrosi epatica; tumore maligno (inclusi linfoma/leucemia); parkinsonismo; Alzheimer, demenze senili.

Page 12: Quaderno I LUOGHI DELL’ACCOGLIENZA CRISTIANA … · Malattia e solitudine ... (quasi 20.000 nel 2015) Ultracentenari 2002 -2014 over 65 su totale popolazione anni 2002 e 2014 uomini

I BISOGNI DELL’ANZIANO 11

Graduatoria per malattia cronica grave (*), per età (dati in migliaia)

Persone con almeno una malattia cronica grave

Persone di 65 anni e piu con almeno una malattia cronica grave (a)

Lombardia 1.478 902Campania 832 500Lazio 847 527Sicilia 766 489Veneto 718 429Piemonte 648 418Puglia 657 402Emilia-Romagna 724 445Toscana 546 363Calabria 312 189Sardegna 280 160Liguria 240 172Marche 248 167Abruzzo 211 133Friuli-Venezia Giulia 189 125Trentino - Alto Adige 125 74Umbria 152 97Basilicata 88 55- Bolzano-Bozen 55 32- Trento 70 43Molise 45 29Valle d'Aosta – Vallée d’ Aoste 20 12Italia 9.127 5.688

(*) Per malattie croniche gravi si intende: diabete; infarto del miocardio; angina pectoris; altre malattie del cuore; ictus, emorragia cerebrale; bronchite cronica, enfisema; cirrosi epatica; tumore maligno (inclusi linfoma/leucemia); parkinsonismo; Alzheimer, demenze senili. Fonte: elaborazione Censis su dati Istat

La domanda dei disabili

Persone con limitazioni funzionali

di cui

In Confinamento

3.167.000

1.436.000

12

Page 13: Quaderno I LUOGHI DELL’ACCOGLIENZA CRISTIANA … · Malattia e solitudine ... (quasi 20.000 nel 2015) Ultracentenari 2002 -2014 over 65 su totale popolazione anni 2002 e 2014 uomini

12 NOVA RES

I costi della disabilità

Diretti

spese direttamente monetizzabili sostenute per l’acquisto di

beni e servizi

Indiretti

non costituiscono

una spesa vera e

propria, ma una perdita di

risorse (tempo, lavoro)

Intangibili

sofferenza fisica e

psicologica del paziente e dei familiari,

non monetizzabili, ma di grande

rilevanza

1414

14

La spesa pubblica per disabilità è una delle più basse tra le economie avanzate europee

13

Fonte: elaborazione Censis su dati Eurostat

Page 14: Quaderno I LUOGHI DELL’ACCOGLIENZA CRISTIANA … · Malattia e solitudine ... (quasi 20.000 nel 2015) Ultracentenari 2002 -2014 over 65 su totale popolazione anni 2002 e 2014 uomini

I BISOGNI DELL’ANZIANO 13

La crisi della famiglia

15

Ci sono evidenti segnali di SCOMPOSIZIONE familiare

• Rallentamento dei flussi: - matrimoni tardivi- procreazione tardiva

• Tipologie atipiche: - separazioni e divorzi- famiglie piccole

• Diaspore e cittadelle• Isole generazionali

FAMIGLIE E PERSONE SOLE• Un terzo delle famiglie italiane è costituito da persone sole• L’incremento, in termini assoluti fra il 2011 e il 2014, è stato

del 6,2%• Le persone sole di 60 anni e più sono il 16,6% del totale, con

un incremento del 7,9% nel periodo• Le donne sole con almeno 60 anni sono il triplo degli

uomini…• …ma gli uomini, fra il 2011 e il 2014, sono cresciuti del 2,6%• Il numero medio dei componenti delle famiglie si attesta a

2,3• Una famiglia su 10 è costituita da monogenitori

16

Page 15: Quaderno I LUOGHI DELL’ACCOGLIENZA CRISTIANA … · Malattia e solitudine ... (quasi 20.000 nel 2015) Ultracentenari 2002 -2014 over 65 su totale popolazione anni 2002 e 2014 uomini

14 NOVA RES

Le reti di aiuto informale sono in crisi

• La rete di parentela è sempre più “stretta e lunga”

• Diminuiscono le famiglie aiutate (dal 23% al 16%)

• Aumenta l’età dei care giver (da 43 anni a 50)

• Aumentano gli aiuti economici (48% di anziani ai giovani e 47% dei giovani agli anziani)

• Calano gli aiuti diretti (32% degli anziani)17

Il territorio per i cittadini è una "giungla" non facile da esplorare….

Le famiglie non sanno bene a chi rivolgersi

Si fa ricorso a chi costa meno e/o aiuta a superare gli ostacoli e le lacune nel bisogno di assistenza

Page 16: Quaderno I LUOGHI DELL’ACCOGLIENZA CRISTIANA … · Malattia e solitudine ... (quasi 20.000 nel 2015) Ultracentenari 2002 -2014 over 65 su totale popolazione anni 2002 e 2014 uomini

I BISOGNI DELL’ANZIANO 15

19

BOOM DELLASPESA SANITARIA PRIVATA nel 2015

201534.506.000.000

euro

2013-2015variaz. reale

+3,2%

Spesa alimentare

-0,1%2013-2015

Spesa totaleper consumi

+1,7%2013-2015

La privatizzazione della tutelaConsapevolezza della necessaria INTEGRAZIONE PUBBLICO-PRIVATO

44,252,3

48,042,0 45,6 44,7

45,838,4

38,5 50,1 44,6 46,1

7,2 7,16,3

3,4 5,7 7,12,8 2,2 7,2 4,5 4,1 2,1

Nord Ovest Nord Est Centro Sud e Isole Italia Lazio

Farà affidamento principalmente suiservizi privati, anche grazie ad uno opiù strumenti assicurativi

Integrerà i servizi pubblici con quelliprivati, grazie a strumenti integrativie/o assicurativi

Integrerà i servizi pubblici con quelliprivati quando necessario, pagandodi tasca propria

Ritiene che la sanità pubblica offriràcopertura sufficiente

Fonte: indagine Censis – Unipol 2012

Gli strumenti sui quali la famiglia potrà contare per affrontare i rischi e le future necessità assistenziali (per ripartizione geografica)

20

Page 17: Quaderno I LUOGHI DELL’ACCOGLIENZA CRISTIANA … · Malattia e solitudine ... (quasi 20.000 nel 2015) Ultracentenari 2002 -2014 over 65 su totale popolazione anni 2002 e 2014 uomini

16 NOVA RES

I cosiddetti BADANTI

22

Numero di famiglie che ricorrono a un collaboratore domesticoe/o assistenza ad anziano/disabile e/o baby sitter, 2003-2015 (v.a. e val. %)

9,110,2 10,2

11,0 10,7 10,2 10,6 10,49,1 8,7 8,3

2.0292.165 2.143

0

2

4

6

8

10

12

14

16

18

20

0

500

1000

1500

2000

2500

3000

2003 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2015 (*)

% sul totale delle famiglie Numero di famiglie (migliaia)

(*) dati stimatiFonte: elaborazione e stime Censis su dati Istat

Lavoratori nel comparto care e assistance

• L’Ocse stima per l’Italia circa 1 milione di lavoratori stranieri nella Long term care, 72% di tutti i c.d. care workers

• 700.000 migranti che lavorano nella Long term care svolgono attività di assistenza domiciliare

21

Page 18: Quaderno I LUOGHI DELL’ACCOGLIENZA CRISTIANA … · Malattia e solitudine ... (quasi 20.000 nel 2015) Ultracentenari 2002 -2014 over 65 su totale popolazione anni 2002 e 2014 uomini

I BISOGNI DELL’ANZIANO 17

Un solco generazionale che cresce

Da una persona di un’altra generazione

18,3%

Da una persona di un’altra etnia8,3%

Da una persona di un’altra classe sociale

6,5%

Da una persona di un’altra regione d’Italia

4,3%

ERA IL 7,8% NEL 2002

Da chi si sentono più distanti gli anziani:

23

Il disagio psichico Tra 2005 e 2013 secondo Istat:

Migliorano le condizioni di salute fisica misurate con l’indice di stato fisico(l’indice aumenta in media di 0,8 punti)

Peggiora il benessere psicologico. L’indice decresce di 0,7 punti percentuali. Diminuisce in particolare tra i giovani fino a 34 anni (in particolare uomini),

gli adulti di 45-54 anni e i residenti al Sud Per gli stranieri non migliora lo stato fisico, quasi annullandosi il vantaggio

del capitale di salute registrato in passato, e lo stato psicologico peggiora dipiù (-1,7), quando si tiene sotto controllo l’effetto dell’età

L’indice di salute mentale (Mental Health Index - MHI) diminuiscemediamente di 1,6 punti (71,8 controllato per età) a segnalare unpeggioramento della salute mentale

Decremento maggiore tra i giovani fino ai 34 anni (-2,7), in misura maggioretra i maschi, e tra gli adulti di 45-54 anni (-2,6)

Tra i problemi di salute mentale più diffusa la depressione, circa 2 milioni600 mila persone. Un anziano su 5 soffre di depressione. Tra le donne laquota raddoppia rispetto agli uomini in tutte le fasce di età.

24

Page 19: Quaderno I LUOGHI DELL’ACCOGLIENZA CRISTIANA … · Malattia e solitudine ... (quasi 20.000 nel 2015) Ultracentenari 2002 -2014 over 65 su totale popolazione anni 2002 e 2014 uomini

18 NOVA RES

Le paure nelle metropoli• Hanno delle paure il 90,2 %• Hanno almeno una paura molto forte il

42,4%• La paura descrive al meglio

l’atteggiamento verso la vita per l’11,9%

In Italia prevale l’incertezza (46%)

25

L’interferenza dei modelli di comunicazione

• Virtualità, fatuità• Feticismo del “vedere”, “indistinta

allucinazione”• Allentarsi delle connessioni• Soft power dell’omologazione televisiva• Ampia informazione, ma carente

comprensione

26

Page 20: Quaderno I LUOGHI DELL’ACCOGLIENZA CRISTIANA … · Malattia e solitudine ... (quasi 20.000 nel 2015) Ultracentenari 2002 -2014 over 65 su totale popolazione anni 2002 e 2014 uomini

I BISOGNI DELL’ANZIANO 19

SPESA PUBBLICA IN PROTEZIONE SOCIALE

• In crescita fino al 2009; in discesa dal 2010 più che negli altri Paesi europei

• % su PIL inferiore a Francia, Germania, Svezia, Paesi Bassi; superiore a GB e Spagna

• Spesa per pensioni (vecchiaia e superstiti): +15% rispetto a media UE• Spesa per famiglia, maternità e disoccupazione al di sotto della media

UE

FONDO NAZIONALE PER LE POLITICHE SOCIALI • Storica debolezza: da € 520 milioni (2009) a € 263 milioni (2014)

FONDO NAZIONALE PER LA NON-AUTOSUFFICIENZA

• In decremento (da € 400 milioni nel 2009 a € 340 milioni nel 2014) a fronte di una dinamica crescente del numero di disabili presenti e futuri (4,1 milioni nel 2010, 4,8 milioni nel 2020, 6,7milioni nel 2040

EROSIONE RETI INFORMALI DI ASSISTENZA

• Attualmente 7,5 milioni di persone vivono sole (+36,6% rispetto al 2002; anziani + 24,8%)

INVECCHIAMENTOPOPOLAZIONE

• Ultra-65enni: da 20,3% (oggi) a 33% nel 2030 • Ultra-80enni: da 2,9 milioni (oggi) a 7,7 milioni nel 2030

SPESA SANITARIA PRIVATA DEI CITTADINI

• Solo in parte coperta da meccanismi di tipo assicurativo: la spesa privata aggiuntiva per prestazioni non coperte è per l’87% a carico dei pazienti (Germania 56,8%; Francia 34,2%; Stati Uniti 23,9%)

LA DIFFICILE SOSTENIBILITA’ DEL WELFARE ITALIANO

27

28

Page 21: Quaderno I LUOGHI DELL’ACCOGLIENZA CRISTIANA … · Malattia e solitudine ... (quasi 20.000 nel 2015) Ultracentenari 2002 -2014 over 65 su totale popolazione anni 2002 e 2014 uomini

20 NOVA RES

Statualità, socialità, mercato

LE TRE ANIME STORICHE DEL WELFARE

1. Beneficenza cattolica

2. Mutualità operaia

3. Assicurazioni pubbliche

30

30

29

E l’area della sanità negata si allarga…Italiani che in un anno hanno dovuto rinunciare o

rinviare prestazioni sanitarie

9 milioni nel 201211 milioni nel 2016

+ 2 milioni 2011-2016

Page 22: Quaderno I LUOGHI DELL’ACCOGLIENZA CRISTIANA … · Malattia e solitudine ... (quasi 20.000 nel 2015) Ultracentenari 2002 -2014 over 65 su totale popolazione anni 2002 e 2014 uomini

I BISOGNI DELL’ANZIANO 21

Il vero federalismo: sussidiarietà orizzontale

Istituzioni territoriali Enti di ricerca Dirigenza pubblica e privata Rappresentanti degli

operatori Rappresentanti degli utenti Rappresentanti dei

produttori Terzo settore

Cooperazione

Indirizzo

Controllo

Sviluppo

31

Capire i cambiamenti della domanda ed orientare le azioni per la sostenibilità

Perché le priorità sono cambiate e perché al

contenimento del pubblico corrispondono aumento di

disagi e spesa privata

Per cui la ricerca della sola sostenibilità

economica genera razionamento e

iniquità e, a lungo andare,

insostenibilità

32

32

Page 23: Quaderno I LUOGHI DELL’ACCOGLIENZA CRISTIANA … · Malattia e solitudine ... (quasi 20.000 nel 2015) Ultracentenari 2002 -2014 over 65 su totale popolazione anni 2002 e 2014 uomini

22 NOVA RES

Puntare alla sostenibilità sociale a lungo termine

• Sviluppare un concetto di sostenibilità di ampio respiro e di lungo raggio

• Connettere le politiche di bilancio alle più ampie strategie di innalzamento della qualità e delle performance dei servizi sanitari, pena un ampliamento delle fratture regionali e di quelle sociali all’interno del paese

• Dare massima importanza e massimo spazio agli obiettivi finali di salute e benessere, alle esigenze reali degli utenti (empowerement), al buon uso delle risorse, all’etica professionale, all’innovazione 33

Le opzioni tecniche: usare meglio la spesa ospedaliera e farmaceutica, spendere di

più per prevenzione e territorio

34

Spesa Aumentare le risorse

Utilizzaremeglio le

risorseOspedaliera 19,6 59,6Farmaceutica 15,2 53,2Territoriale 63,0 44,7

Prevenzione 65,2 17,0

Fonte: indagine Censis 2010

34

Page 24: Quaderno I LUOGHI DELL’ACCOGLIENZA CRISTIANA … · Malattia e solitudine ... (quasi 20.000 nel 2015) Ultracentenari 2002 -2014 over 65 su totale popolazione anni 2002 e 2014 uomini

I BISOGNI DELL’ANZIANO 23

Altro corollario: integrazione sistemica

energia

agricoltura

occupazione

economia

educazione

politiche sociali

Integrare il welfare con le politiche per:

35

35

Rafforzare i fattori di protezione sociale (famiglia, valori, fiducia, speranza)

Creare comunità e dialogo per la condivisione, il mutuo aiuto, la solidarietà

Promuovere l’equità Promuovere l’integrazione dei servizi, la continuità

sociale e formativa Promuovere la cultura della sobrietà e del vero

benessere

Lavorare in termini promozionali e non riparativi

36

Page 25: Quaderno I LUOGHI DELL’ACCOGLIENZA CRISTIANA … · Malattia e solitudine ... (quasi 20.000 nel 2015) Ultracentenari 2002 -2014 over 65 su totale popolazione anni 2002 e 2014 uomini

24 NOVA RES

I BISOGNI DELLA POPOLAZIONE AFFETTA DA DEMENZA TRA SSN E FAMIGLIAGiampietro FASANI

In Italia si stimano essere affetti da demenza circa un milione di individui, questo è una delle più alte frequenze mondiali di popolazione demente anche per il costante invecchiamento della popolazione rispetto a quella di altri paesi europei e del nord America.Nella regione Lazio si stimano circa 90.000 persone affette da demenza (circa 1 milione in Italia), la metà è affetta da malattia di Alzheimer.La gestione di queste patologie rappresenta una sfida per i servizi assistenziali ma anche un grosso impegno per le famiglie in cui il tessuto sociale si è profondamente modificato negli ultimi 50 anni. Questo cambiamento è legato da un lato alla riduzione delle nascite e dall’altra alla diversa organizzazione sociale della famiglia. Nel 1975 i nuclei familiari in cui lavoravano marito e moglie erano il 33% del totale mentre attualmente sono circa il 70% del totale. A questo si aggiunga che la composizione media dei nuclei famigliari è passata da 3.9 persone a 2.4 persone in media (dati Istat 2011).Se passiamo alla gestione sociosanitaria di questi pazienti dobbiamo ricordare che il SSN garantisce i requisiti minimi assistenziali soprattutto nella fase di diagnosi e nella terapia farmacologica. Alla fine del percorso clinico a questi malati sono garantite la possibilità d'istituzionalizzazione in RSA o lungodegenza.Mancano al momento tutta una serie di servizi di assistenza, riabilitazione, stimolazione cognitiva che sono necessari nelle fasi intermedie tra la diagnosi e l’istituzionalizzazione del paziente.Questi servizi avrebbero il duplice scopo di garantire delle possibilità di mantenimento di capacità, relazioni e attitudini che il paziente nelle condizioni

Page 26: Quaderno I LUOGHI DELL’ACCOGLIENZA CRISTIANA … · Malattia e solitudine ... (quasi 20.000 nel 2015) Ultracentenari 2002 -2014 over 65 su totale popolazione anni 2002 e 2014 uomini

I BISOGNI DELL’ANZIANO 25

attuali perde prima del tempo. Infatti il paziente demente, sempre più spesso, è solo per gran parte della giornata o in compagnia di una badante, spesso straniera, con cui non comunica. Questo determina il fenomeno della deafferentazione cognitiva e sensoriale di queste soggetti che conseguentemente accelera tutti i processi involutivi.Da queste osservazioni nasce il bisogno per il paziente e per la propria famiglia di poter avere quel supporto assistenziale che in aggiunta alla terapia farmacologica sia in grado di ridurre i deficit cognitivi nel tempo, mantenere un maggiore livello funzionale, garantire una migliore stato emotivo alle famiglie e ridurre infine l’insorgenza nel paziente di disturbi comportamentali e l’uso eccessivo di calmanti.Una prova dell’efficacia di tali azioni è dalla continua nascita nel nord Europa di iniziative promosse anche da politiche inserite in programmi quadro per la salute della Comunità Europea tesi a sviluppare iniziativa di stimolazione cognitiva e occupazionale per i pazienti dementi come i “caffè Alzheimer” e le “Dementia friendly community”.A tal proposito la Fondazione Policlinico Agostino Gemelli è impegnata a migliorare la qualità di vita del paziente e della sua famiglia. Infatti presso la FPAG è stato programmato un Centro Servizi Demenze (CSD) con lo scopo di fornire il supporto terapeutico, formativo e assistenziale nello spazio successivo alla diagnosi e prima della possibile Istituzionalizzazione del paziente con Demenza.Moltissimi bisogni del malato e dei familiari e tutta una serie di presidi terapeutici e riabilitativi sono al momento nella regione Lazio scarsamente presenti e poco fruibili anche a fronte delle bassissime tariffe con cui il SSN rimborsa i costi gestionali di tali attività.La necessità di intervenire con una terapia non farmacologica in fase lieve moderata di malattia è giustificata da una serie di evidenze scientifiche che dimostrano come tali attività riducano disturbi cognitivi e comportamentali, aiutino a mantenere le autonomie della vita quotidiana, riducano il care-givers burden e allontanano i tempi dell’istituzionalizzazione totale e finale.

Page 27: Quaderno I LUOGHI DELL’ACCOGLIENZA CRISTIANA … · Malattia e solitudine ... (quasi 20.000 nel 2015) Ultracentenari 2002 -2014 over 65 su totale popolazione anni 2002 e 2014 uomini

26 NOVA RES

Presso la FPAG abbiamo ipotizzato quindi un modello di CSD con lo scopo di offrire un modello assistenziale semiresidenziale e ambulatoriale che possa offrire sollievo ai familiari e interventi riabilitativi “tailored” per ogni paziente. Questi interventi comprendono quindi sia un trattamento in Centro diurno con attività multiple disegnate su ogni paziente sulla base del piano delle attività individuali, sia prestazioni a domanda ambulatoriali specifiche per determinati interventi sul paziente (logopedia, Riabilitazione motoria, trattamenti con rTMS) e sul caregivers (supporto psicologico, corsi formazione, gruppi di ascolto)-I Centri Servizi Demenza dovrebbero contenere un parco utenti non eccessivo ma tale da garantire la gestibilità con un numero di utenti semiresidenziale non maggiore di 50 pazienti e da 100 utenti (caregivers e pazienti) per trattamenti ambulatoriali specifici.La enorme sfida che si incontra è la mancanza di una normativa sulla costituzione di questi centri che è varia e spesso difforme nelle varie regioni. Per il Lazio esistono dei criteri regionali su cui basare i requisiti minimi di creazione dei CDS. In particolare (a) la Delibera Regione Lazio 23/12/2004 n° 1304 «Requisititi per il rilascio dell’autorizzazione all’apertura e al funzionamento delle strutture………e Centri Diurni, di cui all’art. 2a punto 2 della Legge regionale 41/03; (b) la L.R. Lazio n° 6 del 12/06/2012 «piano regionale in favore di soggetti affetti da malattia di Alzheimer-Perusini ed altre forme di demenza»; e infine (c) il Decreto del Commissario ad Acta U0090 del 10/11/2010 Regione Lazio e Allegato 1 "Requisiti minimi autorizzativi per l’esercizio della attività sanitarie e socio-sanitarie".I CDS devono essere dotati di un regolamento, criteri di ammissione e di dimissione. Modalità di ingresso e modalità di formulazione del piano di attività. I tempi di permanenza dovrebbero essere limitati a pochi mesi con un programma di attività di 5 giorni su 7 allo scopo di attuare un programma di riattivazione e non una istituzionalizzazione. Devono essere prevista la possibilità di erogazione di trattamenti accessori (trasporto, Visita musei, podologo, Servizi igienici, nutrizionista). Gli spazi standard per una popolazione di 50 soggetti semiresidenziali è di 600 m2 + un giardino Alzheimer. Per l’erogazione dei servizi

Page 28: Quaderno I LUOGHI DELL’ACCOGLIENZA CRISTIANA … · Malattia e solitudine ... (quasi 20.000 nel 2015) Ultracentenari 2002 -2014 over 65 su totale popolazione anni 2002 e 2014 uomini

I BISOGNI DELL’ANZIANO 27

in regime ambulatoriale è prevedibile una superficie di ulteriori 250 m2 per un totale di 850 m2. La creazione di CSD rappresenta una sfida per tutti gli operatori dei servizi sociosanitari ma anche una opportunità per intervenire in un ambito di bisogni crescenti da parte sia del sistema socio-sanitario per poter fornire di un continuum assistenziale sul paziente e sia da parte della famiglia che per la sua attuale costituzione e attuale intrinseca debolezza non è in grado di garantire al paziente l’assistenza adeguata.

Page 29: Quaderno I LUOGHI DELL’ACCOGLIENZA CRISTIANA … · Malattia e solitudine ... (quasi 20.000 nel 2015) Ultracentenari 2002 -2014 over 65 su totale popolazione anni 2002 e 2014 uomini

28 NOVA RES

IL RUOLO “MISSIONARIO” DELLE STRUTTURE RELIGIOSE IN RISPOSTA AI BISOGNI DEGLI ANZIANI. LE SINERGIE NECESSARIEGiampietro FASANI

Quando mi è stato chiesto di fare un intervento sul RUOLO MISSIONARIO delle strutture religiose in risposta ai bisogni delle Persone anziane spiegando alcune esperienze di sinergie possibili, di cui una in particolare, quella di ADOA (Associazione Diocesana Opere Assistenziali), che in questi anni sta maturando buoni frutti, ho accettato con gioia, sentendo forte la responsabilità di dover parlare di questo tema in un periodo così cruciale della nostra storia, periodo nel quale veniamo incoraggiati quotidianamente dal Santo Padre come presbiteri, religiosi o laici ad essere CHIESA in USCITA, CHIESA VIVA NEL MONDO PER UN NUOVO UMANESIMO.

Quest’oggi ci soffermeremo su tre spunti chiave, tre FOCUS, per confrontarci su:1. IL RAPPORTO TRA LE STRUTTURE RELIGIOSE SANITARIE E

SOCIO-ASSISTENZIALI CATTOLICHE E LA SOCIETÀ: Ci chiederemo se HA ANCORA SIGNIFICATO PARLARE DELLA

PRESENZA DI LUOGHI DELL’ ACCOGLIENZA CRISTIANA QUANDO SI CONSIDERANO LE MODERNE STRUTTURE SANITARIE E SOCIO-SANITARIE A SERVIZIO DELLA PERSONA?

2. IL RUOLO MISSIONARIO DELLE STRUTTURE RELIGIOSE, IN PARTICOLARE DI QUELLE CHE SI OCCUPANO DI PERSONE ANZIANE: CI CHIEDEREMO COME E SE È POSSIBILE CONIUGARE OGGI MISSIONE E GESTIONE

Page 30: Quaderno I LUOGHI DELL’ACCOGLIENZA CRISTIANA … · Malattia e solitudine ... (quasi 20.000 nel 2015) Ultracentenari 2002 -2014 over 65 su totale popolazione anni 2002 e 2014 uomini

I BISOGNI DELL’ANZIANO 29

3. LE SOLUZIONI PROSPETTICHE: ESPERIENZE SINERGICHE DI VALORE. PER CONTINUARE AD ESSERE “LUCE DEL MONDO E SALE DELLA TERRA”.

Il rapporto tra le strutture religiose sanitarie e socio-assistenziali cattoliche e la societàInquadramento generale sulla significatività del tema

La presenza delle confessioni religiose nello svolgimento di attività sociali e assistenziali è sempre stata rilevante, sia negli ordinamenti europei che in quelli non europei e si è concretizzata nella storia attraverso molte Istituzioni.In Italia i settori sanitario e socio-assistenziale sono sicuramente i campi dove sono maggiormente presenti le istituzioni cattoliche.Gli Ospedali, le strutture residenziali per persone anziane o disabili gestite da Enti o Istituti Religiosi si pongono in un rapporto di cooperazione con la sanità pubblica, offrendo i propri servizi ad un’utenza pluralistica. Come evidenzia un articolo del “Sole 24 ore” dal titolo “il welfare cattolico sotto pressione”, riprendendo i dati del IV Censimento Nazionale delle Opere Sanitarie e Sociali Ecclesiastiche promosso dalla CEI e dalla Consulta degli organismi socio-assistenziali, nel 2009 il Welfare della Chiesa risultava composto da oltre 14.214 servizi sparsi per il paese, il 2% nati prima del Novecento.Secondo questa ricerca le opere cattoliche sono dedicate per il 62,3% ai servizi socio-sanitari e sociali NON residenziali, il 31,2% ai servizi socio-sanitari residenziali e solo il 6,4% delle opere è dedicato specificatamente all’assistenza sanitaria. I servizi censiti sono distribuiti per il 47,9% al Nord (di cui il 26% al Nord Ovest), il 23,6% al Centro e il 28,6% al Sud.Si tratta di una particolare rete ricca ed articolata di interventi che vedono come soggetti promotori le Parrocchie, le Diocesi, le Associazioni di fedeli, gli Istituti di Vita consacrata, società di vita apostolica (come istituti religiosi maschili e femminili), altre realtà ecclesiali e soggetti ad esse legati della società civile.

Page 31: Quaderno I LUOGHI DELL’ACCOGLIENZA CRISTIANA … · Malattia e solitudine ... (quasi 20.000 nel 2015) Ultracentenari 2002 -2014 over 65 su totale popolazione anni 2002 e 2014 uomini

30 NOVA RES

Al 31/12/2009 operavano inoltre nel sistema oltre 420 mila persone, nella quasi totalità laici (il 96,1%) ed oltre i DUE TERZI a titolo di volontariato (66,5%).Da questi numeri si evince l’enorme significatività degli Enti Religiosi e delle opere che gli stessi gestiscono all’interno della Società mondiale, europea ed Italiana. Andando a restringere la nostra analisi sulle strutture religiose che si prendono cura delle Persone Anziane rischiamo di rimanere sorpresi dalla portata, per incidenza sui servizi e per quantità, del fenomeno.Come oramai tutti sappiamo la popolazione mondiale sta invecchiando in maniera vertiginosa. Il declino della fecondità associato all’aumento dell’aspettativa di vita della seconda metà del Novecento ha prodotto una crescita esponenziale del mondo delle persone anziane non autosufficienti. Nel 2000 l’Italia è stata la nazione con il maggior numero di anziani non autosufficienti del mondo, tra i quali il 18% della popolazione superiore a 65 anni (nel 1950 era l’8%). L’Europa è il continente leader per la più alta proporzione di non autosufficienti e verosimilmente manterrà tale record per tutto il 21° secolo; si prevede che l’Europa del sud raggiungerà una percentuale di anziani del 32,5 % nel 2050. Nel 2030 il numero di anziani ultraottantenni infermi, disabili o comunque non autosufficienti passerà dagli attuali 4 milioni a 9 milioni. Ogni anno si spendono circa 6.700 milioni di euro per l’assistenza sociale a fronte di un fabbisogno stimato di 15 milioni. Nel nostro paese solo l’1.8% del PIL viene destinato agli anziani disabili contro una media europea del 2.3% . Il 2015 ha visto l’assunzione nelle famiglie italiane di 900 mila tra colf e badanti in regola, il doppio rispetto al 2006 (479 mila assunzioni).Questa sorta di “rivoluzione silenziosa”, che va ben oltre i dati demografici, pone problemi di ordine sociale, economico, culturale, psicologico e spirituale, la cui portata è ormai da tempo oggetto di puntuale attenzione da parte della Comunità internazionale. Già nel 1982 – nel corso dell’Assemblea mondiale sui problemi dell’invecchiamento della popolazione convocata dalle Nazioni Unite e svoltasi a Vienna, in Austria, tra il 26 luglio e il 6 agosto – veniva elaborato un Piano internazionale d’azione, che resta a tutt’oggi un punto di riferimento

Page 32: Quaderno I LUOGHI DELL’ACCOGLIENZA CRISTIANA … · Malattia e solitudine ... (quasi 20.000 nel 2015) Ultracentenari 2002 -2014 over 65 su totale popolazione anni 2002 e 2014 uomini

I BISOGNI DELL’ANZIANO 31

a livello mondiale. Ulteriori studi avevano poi condotto alla definizione di diciotto Principi delle Nazioni Unite per gli anziani (raggruppati in cinque voci: indipendenza, partecipazione, cure, realizzazione personale, dignità) e alla decisione di dedicare agli anziani una Giornata mondiale, la cui data è fissata al 1° ottobre di ogni anno.Questi dati ci costringono a prendere coscienza che il presente, e più ancora il futuro, si presentano come il tempo in cui il confronto quotidiano con la malattia, l’infermità, la non autosufficienza sono e saranno la sfida costante alla nostra civiltà, ai sistemi sociali di assistenza, ai sistemi sanitari. In tutto il mondo l’emergere della condizione di infermità dovrà confrontarsi, per l’inevitabile scarsità di risorse economiche, con la necessità di una oculata programmazione sociosanitaria che già oggi, ma ancora di più in futuro, chiede razionalizzazione e gerarchizzazione delle scelte. La discussione allora si orienta necessariamente su quali siano i criteri con cui operare scelte adeguate e su quali prospettive condurre i necessari processi di razionalizzazione1. La sfida più importante per la Chiesa e la Sua missione sanitaria e socio-sanitaria, pertanto, è e sarà sempre di più coniugare la nostra specifica MISSIONE con la CORRETTA GESTIONE DI BENI E SERVIZI.

Il ruolo missionario delle strutture religiose, in particolare di quelle che si occupano di persone anziane: come è possibile coniugare oggi missione e gestione?

Gli enti ecclesiastici italiani ed europei in genere presentano sempre più problemi di risorse scarse sia umane che finanziarie, il tutto amplificato anche dalla carenza di vocazioni. Proprio per questi motivi gli enti ecclesiastici hanno oggi necessità di coniugare sempre più obiettivi, vincoli e ragionamenti di carattere finalistico (dimensione spirituale, pastorale e sociale) con obiettivi, vincoli e ragionamenti di carattere economico, evitando che i secondi prevalgano sui primi, ma anche che i primi considerino con superficialità i secondi.

Page 33: Quaderno I LUOGHI DELL’ACCOGLIENZA CRISTIANA … · Malattia e solitudine ... (quasi 20.000 nel 2015) Ultracentenari 2002 -2014 over 65 su totale popolazione anni 2002 e 2014 uomini

32 NOVA RES

Per tutti gli enti ecclesiastici la situazione obiettivo è rappresentata dal contemporaneo raggiungimento di condizioni di sostenibilità economica e di rilevanti risultati di missione, mentre la dimensione più problematica viene espressa da una situazione di disequilibrio economico e scarso perseguimento della missione. Tra questi due antipodi si trovano la maggior parte degli enti religiosi: due dimensioni che comunque non esiterei a definire come molto delicate se non, addirittura pericolose:1. Una dimensione in cui l’Equilibrio economico dell’ente ecclesiastico è

ottenuto a scapito della missione (con atteggiamenti che spesso ledono la finalità più alta e l’identità stessa dell’ente ecclesiastico);

2. Un’altra dimensione in cui la missione spirituale, pastorale e sociale è ottenuta a scapito dell’aspetto economico (causando così una situazione instabile nel tempo in condizioni di autonomia).

Se gli Enti ecclesiastici permangono in queste due dimensioni per molto tempo rischiano di scivolare nella fase della chiusura o della dismissione, pertanto sarà di importanza vitale per loro saper intervenire con urgenza e fermezza attraverso correttivi specifici in relazione rispettivamente alla dimensione finalistica oppure all’aspetto economico della gestione.Per declinare tali principi nel settore che esamina il convegno di oggi dobbiamo partire da un’analisi sintetica delle forze in campo: di chi gestisce questo mondo così importante e strategico per il futuro delle nostre comunità come quello della cura della persona, in particolare della persona anziana.Oggi, il sistema di cura organizzato per la persona anziana si compone principalmente di tre attori:1. Lo stato;2. Le organizzazioni Profit;3. Le organizzazioni NO Profit, tra le quali vi sono anche le Istituzioni sanitarie

e assistenziali cattoliche.

Che cosa distingue un’Organizzazione rispetto ad un’altra?

Page 34: Quaderno I LUOGHI DELL’ACCOGLIENZA CRISTIANA … · Malattia e solitudine ... (quasi 20.000 nel 2015) Ultracentenari 2002 -2014 over 65 su totale popolazione anni 2002 e 2014 uomini

I BISOGNI DELL’ANZIANO 33

Quali sono gli elementi, se ce ne sono, che devono far emergere la differenza – ad esempio – fra organizzazioni pubbliche e organizzazioni no profit cattoliche o, ancor più delicato, tra organizzazioni no profit ed organizzazioni no-profit cattoliche?La risposta è: I VALORI.I Valori definiscono la MISSIONE dell’Ente/opera, e questa, a sua volta, (in base a quanto essa risulti condivisa e radicata nell’organizzazione) ispira le decisioni di medio-lungo periodo (STRATEGICHE) e quelle di tutti i giorni (OPERATIVE), degli Organi, ma soprattutto delle persone (cioè delle risorse umane) che determinano il modo di operare di quella realtà nella comunità e nel tempo.I Valori devono essere continuamente tradotti a tutti i livelli in quanto sono il vero DNA dell’Opera, essi sono pertanto da preservare, valorizzare e rispettare concretamente nelle decisioni di tutti i giorni, pena la perdita dell’IDENTITÀ ORIGINARIA.Il problema principale delle opere sanitarie e socio-assistenziali cattoliche, e più in generale di tutte le organizzazioni no profit, è quindi far diventare la MISSIONE, da un concetto astratto presente solo nei documenti ufficiali e originari degli enti, nella mente dei fondatori e/o dei loro più stretti collaboratori, a un vero e proprio criterio di gestione e di scelta a tutti i livelli dell’organizzazione, in grado cioè di guidare qualsiasi scelta strategica ed operativa.Certamente in un contesto come quello occidentale attuale non possono esistere opere con una missione “forte” senza una sostenibilità economica e finanziaria altrettanto “forte”.Spesso viene confuso il rapporto tra MISSIONE e GESTIONE ritenendo che l’una non possa permeare l’altra per “INCOMPATIBILITÀ GENETICHE”: l’una (la MISSIONE) si permea di valori, enuncia principi alti ed eterni col rischio che diventi inarrivabile, quasi eterea e, quindi, patrimonio solo di pochi, l’altra (la GESTIONE) concreta, pragmatica, schiacciata sul “qui ed oggi”, spesso mossa da finalità utilitaristiche e “secolari”, rivolta al raggiungimento di obiettivi quantitativi.

Page 35: Quaderno I LUOGHI DELL’ACCOGLIENZA CRISTIANA … · Malattia e solitudine ... (quasi 20.000 nel 2015) Ultracentenari 2002 -2014 over 65 su totale popolazione anni 2002 e 2014 uomini

34 NOVA RES

Questa convinzione, che molti di noi oggi hanno, costituisce un errore che non ci possiamo più permettere il lusso di compiere: l’unico modo per le organizzazioni cattoliche di stare adeguatamente in questa società senza perdere o “barattare” la propria identità è quello di ricontestualizzare continuamente la propria missione nelle proprie attività.La missione quindi non può essere vissuta solo ai piani alti dell’opera o tra i religiosi. Tanto meno, la missione può essere vissuta solo dal fondatore o dai suoi più stretti collaboratori. La missione deve essere PERVASIVA, cioè vissuta dal personale religioso, dal personale laico e a tutti i livelli dell’opera, ed in primis dal personale “di contatto”. Il rischio più grande per le opere sanitarie e assistenziali cattoliche è quello della standardizzazione e dell’omologazione, non tanto quella deliberata che probabilmente risulta difficile se la governance religiosa è forte e presente, oltre che competente, ma quella graduale che si verifica quando le organizzazioni usano criteri di gestione standard mutuati da altri contesti ed organizzazioni, o utilizzano consulenti esterni magari competenti ma non sintonizzati sulla MISSION dell’Ente, o ancora si trovano in situazioni di debolezza organizzativa e finanziaria tali da dover subire quotidianamente compromessi operativi per dare continuità alla propria attività.Il contesto attuale, proprio perché caratterizzato da logiche di competizione e non raramente anche di spersonalizzazione, tende a causare una chiusura ed un isolamento delle singole opere di missione che, deboli sotto diversi profili (economico, organizzativo, nella capacità di mettersi in rete con realtà aventi la medesima MISSIONE) perdono identità, carisma e finiscono con il perdere la MISSIONE stessa che svolgono nella società, sorgente della loro attività e del loro carisma se non addirittura di perdere se stesse.Possiamo pertanto, infine, affermare che gli Enti Religiosi e le opere cattoliche in genere per avere una missione “forte” sono necessarie governance forti e propulsive e, viceversa, senza Missioni pervasive, distintive e praticate a tutti i livelli dell’Organizzazione, anche l’attività dell’Organizzazione ben organizzata, se di organizzazione cattolica si tratta, è destinata a confondersi tra le altre e, perdendo di slancio, a spegnersi lentamente.Il triangolo delle performance delle attività svolte dalle opere sanitarie e

Page 36: Quaderno I LUOGHI DELL’ACCOGLIENZA CRISTIANA … · Malattia e solitudine ... (quasi 20.000 nel 2015) Ultracentenari 2002 -2014 over 65 su totale popolazione anni 2002 e 2014 uomini

I BISOGNI DELL’ANZIANO 35

socio-assistenziali cattoliche. Ogni attività svolta dalle opere sanitarie e socio-assistenziali cattoliche deve essere realizzata avendo a riferimento le seguenti tre dimensioni inter-dipendenti rilevanti per il mantenimento dell’IDENTITÀ DELL’OPERA e per la sua sostenibilità economica attuale e prospettica:

Le soluzioni prospettiche: esperienze sinergiche di valore. Per continuare ad essere “luce del mondo e sale della terra”.

• «In questo momento di crisi non possiamo preoccuparci soltanto di noi stessi, chiuderci nella solitudine, nello scoraggiamento, nel senso di impotenza di fronte ai problemi». «Noi dobbiamo andare all’incontro e dobbiamo creare con la nostra fede una “cultura dell’incontro”, una cultura dell’amicizia, una cultura dove troviamo fratelli, dove possiamo parlare anche con quelli che non la pensano come noi, .... ». (Papa Francesco)

• “La sfera economica non è né eticamente neutrale né di sua natura disumana e antisociale. La grande sfida che abbiamo davanti a noi, fatta emergere dalle problematiche dello sviluppo in questo tempo di globalizzazione e resa ancor più esigente dalla crisi economico-finanziaria, è di mostrare, a livello sia di pensiero sia di comportamenti, che non solo i tradizionali principi dell’etica sociale, quali la trasparenza, l’onestà e la responsabilità non possono venire trascurati o attenuati, ma anche che nei rapporti mercantili il principio di gratuità e la logica del dono come espressione della fraternità possono e devono trovare posto entro la normale attività economica. (Caritas in Veritate - Benedetto XVI)”

MISSIONE

Eccellenza tecnica e organizzativa

Sostenibilitàeconcomica

Page 37: Quaderno I LUOGHI DELL’ACCOGLIENZA CRISTIANA … · Malattia e solitudine ... (quasi 20.000 nel 2015) Ultracentenari 2002 -2014 over 65 su totale popolazione anni 2002 e 2014 uomini

36 NOVA RES

Nei documenti della Santa Sede e dei massimi organismi di coordinamento degli istituti religiosi, redatti nell’ultimo ventennio sul tema dell’incontro di oggi, si riscontrano continui inviti se non addirittura esplicite sollecitazioni a trovare le modalità più opportune affinché l’equilibrio tra MISSIONE E GESTIONE sia un’esperienza strutturale e tipica tra le opere sanitarie e socio-assistenziali cattoliche.Per poter far sì che tale esperienza virtuosa di equilibrio tra MISSIONE E GESTIONE divenga l’ordinario anche in tempi di crisi, risulta quanto mai necessario esplorare ed investire su strumenti capaci di:1. Accompagnare le singole realtà cattoliche senza che le stesse perdano

l’autonomia, spronandole con efficacia affinché non rimangano “schiacciate sul qui ed oggi” ma recuperino la forza della visione di un investimento autentico non solo sul loro futuro, ma su quello delle Comunità in cui svolgono la loro missione;

2. Permettere lo sviluppo di un sistema di monitoraggio e vigilanza su base diocesana (o di provincia se parliamo di istituti religiosi) che consenta l’armonia tra una gestione “forte” e la loro missione;

3. Consentire lo sviluppo di sinergie di primo, secondo e terzo livello che consentano di condividere le difficoltà, le speranze, le buone prassi e le forze specifiche, per un fine comune:a. Ove il Primo livello è rappresentato da Enti che si incontrano per compiere

azioni comuni a livello territoriale (diocesi, provincia religiosa…);b. Ove il Secondo livello viene rappresentato da Organizzazioni sovra-

territoriali ove gli Enti e gli Istituti siano rappresentati nelle loro istanze e aspettative, al fine di condividere la correttezza dei percorsi da intraprendere, affinché si possano rafforzare, partendo dalla dimensione diocesana, le dinamiche culturali, organizzative e della gestione dei rapporti con le pubbliche amministrazioni, i media, i fornitori e le relazioni con la società in senso lato;

c. Ove il Terzo livello sia incardinato nella CEI (o nei dicasteri pontifici) per consentire una risintonizzazione bidirezionale dei sistemi di gestione

Page 38: Quaderno I LUOGHI DELL’ACCOGLIENZA CRISTIANA … · Malattia e solitudine ... (quasi 20.000 nel 2015) Ultracentenari 2002 -2014 over 65 su totale popolazione anni 2002 e 2014 uomini

I BISOGNI DELL’ANZIANO 37

con la missione, tale da provocare un effetto di contaminazione nella conoscenza, nella condivisione e nello sviluppo di sinergie, buone prassi, esigenze di approfondimento etico-morale emerse “sul campo”, per un confronto continuo tra il centro e le periferie.

Diversi sono i tentativi posti in essere per consolidare un metodo di ri-equilibrio costante tra MISSIONE E GESTIONE degli Enti religiosi, ma oggi vi vorrei parlare in particolare di un’esperienza nata a Verona nel 2000, l’Associazione Diocesana delle Opere Assistenziali, conosciuta come A.D.O.A. Tale associazione nasce sedici anni fa con lo scopo di tutelare gli interessi, stimolando le sinergie possibili tra gli enti ecclesiastici che si occupavano della cura alle persone anziane. ADOA viene costituita dalla Diocesi di Verona, da due importanti Enti Religiosi impegnati nel settore assistenziale e da due Fondazioni di diritto privato di espressione diocesana.Nel 2012 l’associazione apre le proprie attività non solo ad enti che si occupano di anziani, ma anche ad enti che si occupano di disabilità, psichiatria e di marginalità sociale. Oggi l’associazione conta al proprio interno 39 Enti, per un totale di circa 25.000 utenti, solo nella provincia di Verona.L’associazione, utilizzando la forma della banca del tempo e delle professionalità, chiede agli Enti che vi aderiscono di mettere a disposizioni le proprie professionalità migliori per costituire tavoli tecnici permanenti che offrano supporto, specialmente agli enti meno strutturati, in tre ambiti:1. Giuridico.2. Economico/gestionale.3. Etico/Culturale e formativo.In questi ultimi cinque anni l’associazione si è affiancata agli Enti che Vi aderiscono, supportandoli in diversi ambiti, con buoni risultati: a. in ambito gestionale, recuperando alcune situazioni aziendali compromesse

senza sostituirsi agli Organi Statutari delle stesse; b. nei rapporti con gli Enti Pubblici che regolano il settore di riferimento,

ottenendo programmi di finanziamento su progettualità condivise;c. in ambito Culturale e formativo, proponendo la selezione e lo sviluppo di

Page 39: Quaderno I LUOGHI DELL’ACCOGLIENZA CRISTIANA … · Malattia e solitudine ... (quasi 20.000 nel 2015) Ultracentenari 2002 -2014 over 65 su totale popolazione anni 2002 e 2014 uomini

38 NOVA RES

una risorsa umana di alta qualità, anche attraverso investimenti formativi con particolarmente attenzione alla Mission.

Il tutto in un rapporto di reciproco rispetto e di collaborazione tra Enti aventi la medesima missione e, spesso, le medesime difficoltà tecniche.Le buone prassi di ciascun Ente stanno diventando patrimonio condiviso di tutti e la forza del singolo non è nulla rispetto alla forza di ADOA. Forza che si esprime attraverso uno stile umile, mite ma fermo.ADOA_Verona può essere definita come un’esperienza di sinergia concreta che sta aiutando gli Enti che svolgono il proprio servizio sul territorio della Diocesi di San Zeno recuperando:• innanzitutto una consapevolezza perduta sulla significatività che per tutto il

sistema della cura alla persona hanno gli enti cattolici • e poi una capacità di essere di esempio e da traino alle altre Organizzazioni

non cattoliche nei servizi alla Persona, in quanto portatori di valori autentici e di una missione pervasiva (dobbiamo essere “sale della terra e luce del mondo”).

Tale cambiamento verso un nuovo modo di affrontare le problematiche degli Enti Cattolici che consenta di passare da un APPROCCIO EMERGENZIALE ad un APPROCCIO DI PREVISIONE delle difficoltà congiunturali future, consentendo al nostro mondo di organizzarsi per tempo, sarà tanto più efficacie quanto più saprà dare valore alla territorialità, facendo partire dalle Diocesi o dalle singole provincie ecclesiastiche/religiose, esperienze di autentica e leale sinergia. Da qui si potrà ripartire per sostenere culturalmente e coordinare un fenomeno di rilancio della significatività dei nostri enti su base territoriale, mettendosi al fianco delle strutture con una “equipe di esperti”, laici e religiosi, i quali, competenti ed in sintonia con la missione cattolica degli enti stessi, avranno il compito di accompagnare nella crescita quanti in essi operano a tutti i livelli supportandoli nelle scelte di breve, ma soprattutto di medio e lungo periodo.Dal consolidamento dell’esperienza diocesana e/o territoriale, potrà quindi svilupparsi un ADOA_regionale o per provincie ecclesiastiche/religiose la

Page 40: Quaderno I LUOGHI DELL’ACCOGLIENZA CRISTIANA … · Malattia e solitudine ... (quasi 20.000 nel 2015) Ultracentenari 2002 -2014 over 65 su totale popolazione anni 2002 e 2014 uomini

I BISOGNI DELL’ANZIANO 39

quale, come realtà di secondo livello potrà portare alla Conferenza Episcopale Italiana o ai dicasteri pontifici a ciò incaricati tale patrimonio di conoscenze ed esperienze nel servizio alla Persona Fragile.Tali Organi di Vertice, che hanno già il compito di vigilare, potranno rafforzare presso i livelli centrali il lavoro sinergico che viene svolto a livello territoriale ove i servizi sanitari, socio-assistenziali e residenziali si sviluppano e si organizzano nel rapporto costante con gli Enti Territoriali dello Stato.

Conclusione

INVITO TUTTI I PRESENTI AFFINCHÈ TORNANDO ALLE VOSTRE ATTIVITÀ QUOTIDIANE, OGNUNO NEL PROPRIO RUOLO, possiate contrapporre al mito di Ulisse che ritorna ad Itaca, la storia di Abramo che lascia per sempre la sua patria per una terra sconosciuta2. Ulisse è l’immagine simbolo dell’antropologia classica, dell’uomo che ricerca se stesso, che ha dei progetti ben delimitati e chiari, che pone la sua fiducia solo nelle sue forze. Abramo, invece, è il simbolo dell’uomo che esce da sé, che si fida dell’Altro, che interpreta la vita come un continuo “esodo” nell’ottica della “responsabilità”. Potrebbe essere questa la metafora-simbolo di un’autentica svolta verso una nuova antropologia per un nuovo umanesimo, affinché la Persona seppur vecchia, logora o malconcia non perda mai il Suo inestimabile valore, quel valore che i nostri Enti hanno il dovere di continuare a tutelare, oggi e per sempre.

NOTE1 Nel 1998 con la “Dichiarazione di Barcellona”, 22 esperti europei di bioetica, dopo tre anni di lavoro per la Commissione Europea hanno proposto il principio di vulnerabilità come uno dei quattro principi della bioetica assieme ad autonomia, integrità e dignità umana. Di questi quattro principi, la vulnerabilità costituisce il principio innovatore ed esprime due concetti fondamentali: vulnerabilità come dimensione del limite intrinseco e della fragilità della condizione umana e vulnerabilità come oggetto di un appello morale a prendersi cura di chi è infermo. I principi di Barcellona rappresentano una critica ed un’alternativa ai tradizionali quattro principi della bioetica nord-americana: autonomia, non maleficienza, beneficialità e giustizia, dove l’enfasi

Page 41: Quaderno I LUOGHI DELL’ACCOGLIENZA CRISTIANA … · Malattia e solitudine ... (quasi 20.000 nel 2015) Ultracentenari 2002 -2014 over 65 su totale popolazione anni 2002 e 2014 uomini

40 NOVA RES

sull’autonomia ha allontanato un’attenta valutazione dell’esperienza della vulnerabilità umana.2 Lévinas, La traccia dell’altro, 30.

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

Documenti• Codice di Diritto Canonico, 1983.• Congregazione per il Clero, Lettera Circolare del 23 luglio 2007 (Prot. N. 20071479).

CONFERENZA EPISCOPALE MARCHIGIANA, Concilio Plenario Marchigiano, 1989.• Lettera Apostolica in forma di Motu Proprio del S.P. Emerito Benedetto XVI. Lettera Enciclica

Deus in caritas est. , S.P. Emerito Benedetto XVI.• Conferenza Episcopale Italiana - I beni culturali della chiesa in Italia. Orientamenti, 9

dicembre 1992.• Assemblea del 2002 dell’ Unione dei Superiori Generali (U. S. G.).• Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, Lettera circolare Biblioteche

ecclesiastiche nella missione della Chiesa, 19 marzo 1994.• Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, Lettera circolare La funzione

pastorale degli archivi ecclesiastici, 2 febbraio 1997.• Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, Disposizioni sui prestiti dei beni

culturali di pertinenza ecclesiastica in Italia, 24 marzo 1999.• Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, lettera circolare Necessità e urgenza

dell’inventariazione e catalogazione dei beni culturali della Chiesa, Città del Vaticano, 8 dicembre 1999.

• Conferenza Episcopale Marchigiana - Norme per il prestito e la riproduzione dei beni culturali di proprietà ecclesiastica, Loreto, 3 marzo 1999.

• Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, La funzione pastorale dei musei ecclesiastici, lettera circolare, Città del Vaticano, 15 agosto 2001.

• Repubblica Italiana, D.Lgs. 22 gennaio 2004, n. 42 - Codice dei beni culturali e del paesaggio,• ai sensi dell’articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137.• Decreto 25 gennaio 2005 - Criteri e modalità per la verifica dell’interesse culturale dei beni

immobili di proprietà delle persone giuridiche private senza fine di lucro, ai sensi dell’articolo 12 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42.

• Intesa fra il Ministro per i beni e le attività culturali e il Presidente della Conferenza episcopale italiana relativa alla tutela dei beni culturali di interesse religioso appartenenti a enti e istituzioni ecclesiastiche, 26 gennaio 2005.

• Accordo tra la Direzione Regionale per i Beni e le Attività culturali delle Marche e la Conferenza Episcopale Marchigiana riguardante la Verifica dell’Interesse Culturale dei beni immobili di proprietà degli Enti Ecclesiastici, 09 giugno 2005.

Page 42: Quaderno I LUOGHI DELL’ACCOGLIENZA CRISTIANA … · Malattia e solitudine ... (quasi 20.000 nel 2015) Ultracentenari 2002 -2014 over 65 su totale popolazione anni 2002 e 2014 uomini

I BISOGNI DELL’ANZIANO 41

• Protocollo d’Intesa tra la Regione Marche e la Conferenza Episcopale delle Marche per la salvaguardia e la valorizzazione dei beni culturali compresi musei, archivi, biblioteche appartenenti ad enti ed istituzioni ecclesiastiche, 10 marzo 2009.

Testi• BINAGHI OLIVARI M. T., Come conservare un patrimonio. Gli oggetti antichi nelle chiese,

Electa, Milano 2001.• AZZIMONTI C., I beni culturali ecclesiastici nell’ordinamento canonico e in quello

concordatario italiano, Edizioni Dehoniane Bologna, 2001.• GRUMO M., La gestione delle opere sanitarie e assistenziali cattoliche in contesti di mercato

e di crisi economica. Missione, competitività e gestione differente. G. Giappichelli Editore – Torino, , Collana ALTIS – Non profit, Torino 2015.

• BERLUTI A., La gestione dei beni culturali della Chiesa in Italia, Dissertatio ad lauream in Facultate Iuris Canonici apud Pontificiam Universitatem S. Thomae in urbe, Senigallia 2001.

• VASCO ROCCA S., Beni culturali e catalogazione. Principi teorici e percorsi di analisi, Gangemi editore, Roma 2002.

• DELLA TORRE S., VALERIA P., Le chiese come beni culturali. Suggerimenti per la conservazione, Electa, Milano, 2003.

• BOAGA E., PALESE S., ZITO G., Consegnare la Memoria. Manuale di archivistica ecclesiastica, Giunti, Firenze, 2003.

• BELLINATI C. e CACCIAVILLANI I., Vademecum per gli operatori nei Beni Culturali Ecclesiastici, Giunta regionale dei Veneto-CEDAM 2003.

• COPPOLA A., La Legislazione sui Beni Culturali e del Paesaggio, Edizioni Giuridiche Simone, IV Edizione, 2005.

• SESSA V. M., La disciplina dei beni culturali di interesse religioso, Electa, Milano, 2005.• MADONNA M., Patrimonio Culturale di interesse religioso in Italia. La tutela dopo l’Intesa del

26 gennaio, Marcianum Press, 2007.

Page 43: Quaderno I LUOGHI DELL’ACCOGLIENZA CRISTIANA … · Malattia e solitudine ... (quasi 20.000 nel 2015) Ultracentenari 2002 -2014 over 65 su totale popolazione anni 2002 e 2014 uomini

42 NOVA RES

L’ACCORDO PUBBLICO/PRIVATO PER CONIUGARE IL PRECETTO CRISTIANO DELLA CARITÀ E L’OBBLIGO COSTITUZIONALE DI SOLIDARIETÀLorenzo PILON

Introduzione

Anche i temi dell’invecchiamento e della situazione dell’anziano nella nostra società, come già hanno fatto quelli della salute e della sanità in occasione del precedente incontro organizzato da Nova Res, ci offrono – in quanto enti della Chiesa - degli utili spunti per valutare la nostra concreta capacità di testimoniare nel tempo e nello spazio il messaggio di salvezza che abbiamo ricevuto.La mia riflessione odierna vuole sfruttare gli stimoli così provocati per tentare di individuare una “modalità” di strutturazione del servizio all’anziano (ma anche, al malato, al migrante, al povero, all’indifeso, al disperato) che non sia autoreferenziale, ma si inserisca efficacemente in una politica sociale responsabile.

Cercherò, cioè, di rispondere a queste domande:• che cosa gli enti ecclesiastici hanno sino ad oggi messo in campo e sono in

grado di continuare a mettere in campo in questo ambito di azione sociale?• come eventuali apporti peculiari possono arrecare beneficio alla comunità

civile?• esiste un comune denominatore tra il precetto cristiano della carità ed il

dovere laico della solidarietà?• qual è lo strumento giuridico per l’attivazione di modalità di intervento idonee

a valorizzare e mettere al centro un “progetto comunitario” e una chiara assunzione di responsabilità anche sociale per le sorti del fratello?

Page 44: Quaderno I LUOGHI DELL’ACCOGLIENZA CRISTIANA … · Malattia e solitudine ... (quasi 20.000 nel 2015) Ultracentenari 2002 -2014 over 65 su totale popolazione anni 2002 e 2014 uomini

I BISOGNI DELL’ANZIANO 43

Il contributo concreto e possibile degli Enti ecclesiastici alle politiche di sostegno per gli anziani

Rilevante e risalente nel tempo è l’attenzione delle comunità cristiane ai bisogni delle persone anziane (anche dei religiosi anziani) e diffuse nei vari territori sono le opere via via realizzate in tale ambito, sia da congregazioni religiose sia attraverso legati di benefattori affidati alla gestione di enti ecclesiali e parrocchie.Anche in questo settore di attività si è trattato di iniziative (i) che inizialmente hanno sopperito a politiche pubbliche inesistenti o gravemente carenti; (ii) che hanno in seguito stimolato il sorgere di una sensibilità pubblica; (iii) che hanno nel frattempo sperimentato modelli organizzativi poi mutuati anche da soggetti laici, sia pubblici che privati; (iv) che sempre hanno saputo intercettare e orientare la vocazione e la generosità di molti.Esse hanno rappresentato in passato e continuano ancora oggi a rappresentare un patrimonio comunitario imprescindibile, sia pure spesso da rinverdire e, a volte, anche con urgenza.Gli enti ecclesiastici sono, quindi, portatori dell’esperienza di chi ha saputo innervare i vari tessuti sociali di specifiche sensibilità; stimolare la disponibilità alla presa in carico comunitaria dei bisogni e mettere a punto risposte socialmente responsabili.È da dentro questa storia di carità vissuta che gli enti ecclesiastici possono trarre utili contributi da mettere a disposizione della politica sociale.Ritengo opportuno spendere qualche minuto su questo, per tre motivi principali:I° - perché è utile (e forse, necessario) che chi governa un ente ecclesiastico operante anche con iniziative di politica sociale sia consapevole delle proprie caratteristiche e dei propri punti di forza;II° - perché tale consapevolezza è condizione necessaria per instaurare con tutti gli altri coprotagonisti (ivi comprese le pubbliche amministrazioni) rapporti equilibrati, evitando il rischio di andare a pietire ciò che spetta di diritto o quello opposto di rivendicare come diritto ciò che, invece, può essere o apparire un privilegio;

Page 45: Quaderno I LUOGHI DELL’ACCOGLIENZA CRISTIANA … · Malattia e solitudine ... (quasi 20.000 nel 2015) Ultracentenari 2002 -2014 over 65 su totale popolazione anni 2002 e 2014 uomini

44 NOVA RES

III° - perché, di fronte ad un bisogno generale, l’individuazione e l’offerta di un ben preciso vantaggio per la comunità è condizione per attivare una negoziazione anche con le pubbliche amministrazione, come dirò in seguito. Ai fini del tema che mi propongo di trattare, mi sento di individuare nell’esperienza cattolica – tra i tanti altri - i seguenti punti di forza trasferibili nei progetti di intervento sociale.1. Una particolare predisposizione a coinvolgere le persone quali principali

risorse a disposizione dei progetti di intervento attivati. È infatti, connaturale al concetto stesso di persona giuridica canonica il porsi in relazione con le persone.

2. Se l’ente ecclesiastico è necessariamente proiettato a costruire positive relazioni con gli altri, nella logica cristiana ciò non si può che esprimere in una dimensione comunitaria.

La Costituzione Apostolica Gaudium et spes è quanto mai esplicita sul punto: “Come Dio creò gli uomini non perché vivessero individualisticamente, ma perché si unissero in società, così a lui anche «... piacque santificare e salvare gli uomini non a uno a uno, fuori di ogni mutuo legame, ma volle costituirli in popolo, che lo conoscesse nella verità e santamente lo servisse».” (n. 32).

3. Appartiene, ancora, in modo altrettanto connaturale all’esperienza cristiana non già il sezionare il bisogno in sé, isolandolo, quanto piuttosto la concreta presa in carico della persona nella sua integrità: questa cioè è considerata immagine di Cristo, portatrice di dignità e meritevole di amore in proprio e per l’insieme delle situazioni e della relazioni che ne denotano la sua unicità.

4. Infine, la frequente disponibilità da parte degli enti ecclesiastici di beni temporali destinati o da destinare a servizio della carità. Non si tratta né di volgarizzare la nobiltà dei primi tre contributi possibili sin qui evidenziati, né di banalizzare la cosa.

L’efficace attuazione di un progetto di carità richiede la disponibilità delle risorse necessarie a realizzarlo e, ove queste esistano, va evitato lo spreco di ricorrere ad inutili duplicazioni.

Page 46: Quaderno I LUOGHI DELL’ACCOGLIENZA CRISTIANA … · Malattia e solitudine ... (quasi 20.000 nel 2015) Ultracentenari 2002 -2014 over 65 su totale popolazione anni 2002 e 2014 uomini

I BISOGNI DELL’ANZIANO 45

Il precetto della carità ed il dovere costituzionale della solidarietà.

L’art. 2 della Costituzione così testualmente tratta il tema della solidarietà: “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali, ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”. Nella formula, sono declinati in sintesi i seguenti principi:• la persona è titolare non solo dei diritti che sono specificamente riconosciuti

e trattati nella Costituzione stessa, ma anche di “tutti gli altri diritti naturali e storicamente preesistenti alla stessa formazione dello Stato” (così nei lavori preparatori della I^ Sottocommissione dell’Assemblea Costituente);

• a tali diritti inviolabili corrispondono, per effetto dell’elemento della socialità connaturale all’uomo, i correlativi doveri, anch’essi da individuarsi al di là della specifica trattazione contenuta nella stessa Costituzione e per la loro caratteristica di doveri naturali preesistenti allo Stato. Questi diritti e doveri confluiscono insieme nel generale obbligo di solidarietà "politica, economica e sociale";

• diritti inviolabili e correlativi doveri di solidarietà riguardano la persona non solo come individuo, ma anche nel suo porsi in relazione dinamica e comunitaria con ogni altra persona.

Il dovere di reciproca solidarietà codificato dalla Costituzione, pur radicato su solide basi filosofiche, viene volutamente tenuto estraneo ad ogni tipo di connotazione religiosa e contribuisce ad affermare la laicità dello Stato.Quando il cittadino è anche cristiano, tende a trasferire nel proprio agire sociale dei contenuti che vanno oltre il dovere di solidarietà sancito dalla Costituzione Italiana perché ispirati al precetto evangelico della carità.È quanto mai efficace la definizione di carità ribadita dal Concilio Vaticano II°: “Iddio, che ha cura paterna di tutti, ha voluto che tutti gli uomini formassero una sola famiglia e si trattassero tra loro come fratelli. Tutti, infatti, creati ad immagine di Dio «che da un solo uomo ha prodotto l’intero genere umano affinché popolasse tutta la terra» (At17,26), sono chiamati al medesimo fine, che è Dio stesso. Perciò l’amor

Page 47: Quaderno I LUOGHI DELL’ACCOGLIENZA CRISTIANA … · Malattia e solitudine ... (quasi 20.000 nel 2015) Ultracentenari 2002 -2014 over 65 su totale popolazione anni 2002 e 2014 uomini

46 NOVA RES

di Dio e del prossimo è il primo e più grande comandamento. La sacra Scrittura, da parte sua, insegna che l’amor di Dio non può essere disgiunto dall’amor del prossimo, «e tutti gli altri precetti sono compendiati in questa frase: amerai il prossimo tuo come te stesso. La pienezza perciò della legge è l’amore» (Rm13,9); (1Gv4,20)” (Gaudium et Spes, n. 24). E la stessa Costituzione Apostolica più avanti fornisce precise indicazioni circa il modo di esprimere in concreto il precetto della carità: “Soprattutto oggi urge l’obbligo che diventiamo prossimi di ogni uomo e rendiamo servizio con i fatti a colui che ci passa accanto: vecchio abbandonato da tutti, o lavoratore straniero ingiustamente disprezzato, o esiliato, o fanciullo nato da un’unione illegittima, che patisce immeritatamente per un peccato da lui non commesso, o affamato che richiama la nostra coscienza, rievocando la voce del Signore: « Quanto avete fatto ad uno di questi minimi miei fratelli, l’avete fatto a me» (Mt25,40)” (Gaudium ed Spes, n. 27).

Il principio di sussidiarietà

Se appare di immediata evidenza che il comandamento dell’amore non esclude, ma anzi ricomprende ed arricchisce, il dovere laico della solidarietà, va ricercato, a livello pratico, quale sia il terreno dove l’agire cristiano può incontrare l’agire laico e con esso integrarsi efficacemente.La strada ci viene indicata dai lavori preparatori della Costituzione Repubblicana.

Prima di passare alla votazione, in sede di I^ Sottocommissione, della formulazione finale dell’art. 2 da proporre poi al voto plenario dell’Assemblea Costituente, infatti, l’On. Dossetti volle riassumere il dibattito sviluppato nel seguente ordine del giorno: “La Sottocommissione … ritiene che la sola impostazione veramente conforme alle esigenze storiche, cui il nuovo Statuto dell’Italia democratica deve soddisfare, è quella che:

a) riconosca la precedenza sostanziale della persona umana (intesa nella completezza dei suoi valori e dei suoi bisogni, non solo materiali ma anche spirituali) rispetto allo Stato e la destinazione di questo a servizio di quella;

Page 48: Quaderno I LUOGHI DELL’ACCOGLIENZA CRISTIANA … · Malattia e solitudine ... (quasi 20.000 nel 2015) Ultracentenari 2002 -2014 over 65 su totale popolazione anni 2002 e 2014 uomini

I BISOGNI DELL’ANZIANO 47

b) riconosca a un tempo la socialità di tutte le persone, le quali sono destinate a completarsi e a perfezionarsi a vicenda mediante una reciproca solidarietà economica e spirituale: anzitutto in varie comunità intermedie, disposte secondo una naturale gradualità (comunità familiari, territoriali, professionali, religiose, ecc..) e, quindi, per tutto ciò in cui quelle comunità non bastino, nello Stato;

c) che per ciò affermi l’esistenza sia dei diritti fondamentali delle persone, sia dei diritti delle comunità anteriormente ad ogni concessione da parte dello Stato”.

Giuseppe Dossetti si mostra in ciò portatore dell’insegnamento della Dottrina Sociale della Chiesa. Essa già nel 1891, con l’Enciclica Rerum Novarum di Papa Leone XIII, aveva individuato nel principio di sussidiarietà il più giusto criterio di organizzazione dell’intervento statale: “Non è giusto, come abbiamo detto, che il cittadino e la famiglia siano assorbiti dallo Stato: è giusto invece che si lasci all’uno e all’altra tanta indipendenza quanta se ne può, salvo il bene comune e gli altrui diritti” (Rerum Novarum n. 28).È stato, poi, Pio XI nel 1931 con l’Enciclica Quadrigesimo anno a riprendere e sviluppare tale principio: “Ma deve tuttavia restare saldo il principio importantissimo nella filosofia sociale: che siccome è illecito togliere agli individui ciò che essi possono compiere con le forze e l’industria propria per affidarlo alla comunità, così è ingiusto rimettere ad una maggiore e più alta società quello che dalle minori ed inferiori comunità si può fare. Ed è questo insieme un grave danno e uno sconvolgimento del retto ordine della società; perché l’oggetto naturale di qualsiasi intervento della società stessa è quello di aiutare in maniera suppletiva le membra del corpo sociale, non di distruggerle e di assorbirle” (Quadrigesimo anno, n. 80). Nonostante tutto questo, la politica sociale nel nostro Paese è rimasta ancorata per molti anni al concetto di beneficienza proprio dell’ideologia liberale e recepito alla fine del XIX secolo nella c.d. “Legge Crispi”, definitivamente riformata solo nel 2000.Abbiamo poi dovuto attendere la Legge Costituzionale n. 3 del 18.10.2001, perché il principio di sussidiarietà orizzontale venisse recepito nel nostro ordinamento ed inserito all’articolo 118, IV° comma, della Costituzione con questa formula: “Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa

Page 49: Quaderno I LUOGHI DELL’ACCOGLIENZA CRISTIANA … · Malattia e solitudine ... (quasi 20.000 nel 2015) Ultracentenari 2002 -2014 over 65 su totale popolazione anni 2002 e 2014 uomini

48 NOVA RES

dei cittadini, singoli ed associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà”.In altre parole, con tale norma si afferma che nell’esercitare l’attività amministrativa di propria competenza, le varie autorità pubbliche devono, ogni volta che ciò risulti oggettivamente possibile, incoraggiare le iniziative autonomamente intraprese dai singoli consociati e dalle loro aggregazioni anziché farsi carico in via diretta della soluzione dei problemi.In questa prospettiva il principio di sussidiarietà integra l’art. 2 della Costituzione. Su un piano metagiuridico è proprio quanto afferma Papa Benedetto XVI: “Il principio di sussidiarietà va mantenuto strettamente connesso con il principio di solidarietà e viceversa, perché se la sussidiarietà senza la solidarietà scade nel particolarismo sociale, è altrettanto vero che la solidarietà senza la sussidiarietà scade nell’assistenzialismo che umilia il portatore di bisogno” (Caritas in veritate n. 58).

Principio di sussidiarietà orizzontale e principi di legalità imparzialità nell’azione amministrativa

L’introduzione anche formale di tale principio in Costituzione ha, tuttavia, messo in evidenza il problema di coniugare l’autonomia e l’autorganizzazione dei livelli inferiori con gli altri principi su cui si fonda l’azione delle pubbliche amministrazioni (“L’attività amministrativa persegue i fini determinati dalla legge ed è retta da criteri di economicità, di efficacia, di imparzialità, di pubblicità e di trasparenza secondo le modalità previste dalla presente legge e dalle altre disposizioni che disciplinano singoli procedimenti, nonché dai principi dell’ordinamento comunitario”: art. 1 della Legge 7 agosto 1990, n. 241 recante Nuove norme in materia di procedimento amministrativo e di diritto di accesso ai documenti amministrativi).In altre parole la questione è combinare il verbo “favoriscono” usato dall’art. 118 della Costituzione con il corretto agire amministrativo tutte le volte in cui l’autonomia dei privati si esprima in forma di impresa o, comunque, quando per l’esercizio di una data attività sia richiesto dalla legge il rilascio di provvedimenti

Page 50: Quaderno I LUOGHI DELL’ACCOGLIENZA CRISTIANA … · Malattia e solitudine ... (quasi 20.000 nel 2015) Ultracentenari 2002 -2014 over 65 su totale popolazione anni 2002 e 2014 uomini

I BISOGNI DELL’ANZIANO 49

autorizzativi, di accreditamenti o sia prevista l’erogazione di contributi o la stipula di convenzioni con contenuto anche economico. Il tema è, invero, complesso sul piano giuridico poiché l’approccio voluto dal vigente art. 118 della Costituzione rappresenta un radicale capovolgimento dei criteri sin qui utilizzati in materia di affidamento dei servizi a terzi: le amministrazioni pubbliche, in pratica, non sono più chiamate ad essere gestore diretto (in proprio o attraverso intermediari) dei servizi, ma diventano registi e promotrici, in un rapporto di uguali fra uguali, di reti condivise e partecipate di risposte comunitarie.Su questo fronte, cioè, l’obiettivo al centro del nuovo modello sembra essere duplice: da un lato superare il rischio che ad aggiudicarsi i servizi siano soggetti forti sul piano economico ed organizzativo, e quindi capaci di competere sul piano delle condizioni contrattuali e del prezzo, ma spesso carenti su quello dei contenuti e della prospettiva progettuale; dall’altro, favorire l’affermazione della vitalità comunitaria ed il consolidarsi di “capitali sociali propri” nei vari territori, quale alternativa concreta all’azione mercantile di soggetti estranei che possano farne terreno di speculazione economica. In pratica, il principio di sussidiarietà orizzontale sollecita a modalità di rapporto tra pubblico e privato che attenuino la rigidità di forme propria delle gare, per sperimentare spazi e strumenti di coprogettazione e partecipazione più impattanti sulle cause dei bisogni e quindi più efficaci nelle risposte. Ciò, tuttavia, comporta anche l’abbandono dei sicuri binari tracciati da una prassi ed una giurisprudenza consolidate per applicare in modo nuovo il principio di legalità. Nel tentativo di circoscrivere i termini della questione è intervenuto il Consiglio di Stato affermando che: “Affinché un ente privato possa beneficiare di ausili finanziari pubblici secondo la logica della sussidiarietà orizzontale è necessario che sussistano tutte le condizioni che implicitamente sono poste dai precetti (costituzionali e ordinari) in materia, e cioè: 1) sussistenza di un’attività a cura ed iniziativa di cittadini, famiglie, associazioni, comunità che si riveli adeguata e di interesse generale; 2) tipicità della stessa attività e sua riferibilità esclusiva a quei soggetti; 3) giudizio da parte dell’ente pubblico della necessità che il servizio o l’attività possano continuare

Page 51: Quaderno I LUOGHI DELL’ACCOGLIENZA CRISTIANA … · Malattia e solitudine ... (quasi 20.000 nel 2015) Ultracentenari 2002 -2014 over 65 su totale popolazione anni 2002 e 2014 uomini

50 NOVA RES

per beneficio della comunità di riferimento; 4) erogazione dell’ausilio quale forma di concorso per l’implicita utilizzazione dei benefici dell’intera collettività, anche politica di riferimento” (Parere n. 1440/03 del 25.08.2003). Orbene, nella vigenza del principio di sussidiarietà ed attenendoci alle indicazioni fornite dal Consiglio di Stato, possiamo allora giungere ad una prima conclusione: soprattutto nel settore dei sevizi alla persona, le procedure di affidamento da parte delle pubbliche amministrazioni solo eccezionalmente potranno rifarsi al sistema tradizionale delle gare, dovendo invece in via ordinaria privilegiarsi percorsi negoziati con i soggetti a base comunitaria che già operano o si propongono di operare nel territorio di riferimento per soddisfare bisogni sociali riconosciuti di utilità generale.

L’accordo pubblico-privato

Sulla base di quanto sin qui argomentato, nel tentativo di fornire una concreta indicazione sullo strumento giuridico più efficace legittimamente fruibile per quegli enti ecclesiastici che già operano nel contesto dei servizi alla persona o che si accingono a farlo, mi arrischio allora ad esplorare interpretazioni ed applicazioni del principio di sussidiarietà orizzontale un po’ più coraggiose, a scapito anche di qualche prudenza scientifica.Il punto di partenza normativo è dato dalla già citata L. n. 241/1990 sul procedimento amministrativo che all’art. 11 prevede che “In accoglimento di osservazioni e proposte presentate a norma dell’art. 10, l’amministrazione procedente può concludere, senza pregiudizio dei diritti dei terzi, e in ogni caso nel perseguimento del pubblico interesse, accordi con gli interessati al fine di determinare il contenuto discrezionale del provvedimento finale ovvero in sostituzione di questo”.La norma ora citata individua una procedura amministrativa negoziata che sfoci nel perfezionamento di un patto (dalla dottrina definito “accordo- procedimentale”) avente le caratteristiche di contratto, ma con natura mista pubblica e privata. Sul piano operativo, tale strumento giuridico:a) è applicabile in tutti i procedimenti amministrativi dove ci sia un contenuto

discrezionale da definire, ad eccezione solo di quelli per i quali la legge lo

Page 52: Quaderno I LUOGHI DELL’ACCOGLIENZA CRISTIANA … · Malattia e solitudine ... (quasi 20.000 nel 2015) Ultracentenari 2002 -2014 over 65 su totale popolazione anni 2002 e 2014 uomini

I BISOGNI DELL’ANZIANO 51

escluda espressamente;b) esso, tuttavia, può essere attuato solo dopo il compimento di una fase

esclusivamente pubblica nella quale l’amministrazione: (i) verifica che alla base della proposta di accordo vi sia il perseguimento di un obiettivo generale e non privato; (ii) dichiara conseguentemente la sussistenza di un pubblico interesse, indentificandolo e nominandolo (ciò che viene sottoposto a negoziazione, infatti, non è la individuazione delle finalità pubbliche da perseguire, ma solo la modalità di loro perseguimento); (iii) valuta in modo compiuto quali siano gli eventuali altri interessi in campo e li bilancia tra loro; (iv) individua l’esistenza di eventuali controinteressati ed indica le modalità di loro coinvolgimento;

c) esaurita la prima fase, individuato il livello di compatibilità complessiva del progetto proposto da parte privata ma avente finalità pubblica, si dà vita alla fase della negoziazione tra soggetto pubblico e soggetto privato che, attingendo allo strumentario giuridico del diritto privato, fissi il punto di equilibrio più idoneo ad assicurare il più efficace perseguimento dell’interesse in gioco;

d) l’effetto finale della fase negoziata può essere duplice: o meramente integrativo, attraverso i contenuti discrezionali risultati dalla negoziazione, di un provvedimento amministrativo autonomamente posto in essere; oppure sostitutivo dello stesso provvedimento amministrativo i cui contenuti restano inglobati nell’accordo stesso.

Va a questo punto opportunamente richiamata, in tema di politiche sociali, la Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali (L. 08.11.2000 n. 328). In essa il legislatore ha recepito ampiamente all’art. 1 il principio di sussidiarietà orizzontale e, in materia di affidamento dei servizi, ha introdotto all’art. 5 un criterio di selezione incentrato sulla qualità delle prestazioni e non solo sulla loro convenienza economica (“Ai fini dell’affidamento dei servizi previsti dalla presente legge, gli enti pubblici, fermo restando quanto stabilito dall’art. 10, promuovono azioni per favorire la trasparenza e la semplificazione amministrativa nonché il ricorso a forme di aggiudicazione o negoziali che consentano ai soggetti operanti nel terzo settore la piena espressione della propria progettualità, avvalendosi

Page 53: Quaderno I LUOGHI DELL’ACCOGLIENZA CRISTIANA … · Malattia e solitudine ... (quasi 20.000 nel 2015) Ultracentenari 2002 -2014 over 65 su totale popolazione anni 2002 e 2014 uomini

52 NOVA RES

di analisi e di verifiche che tengano conto della qualità e delle caratteristiche delle prestazioni offerte e della qualificazione del personale”).

Conclusione

Al termine di questo articolato ragionamento, voglio allora prefigurarmi il caso di una Congregazione religiosa che disponga in un dato territorio (sia esso cittadino o periferico) di un immobile ove già ospiti ed assista i propri membri anziani; che intenda ristrutturare detto immobile per consolidare tale servizio o per ampliarlo, magari aprendolo anche all’accoglienza di soggetti terzi; che, pertanto, essa necessiti nell’ordine (i) dell’accreditamento professionale, se già non ce l’abbia; (ii) del permesso a costruire (previo eventuale mutamento della destinazione d’uso) per consentire i necessari interventi di adattamento dell’immobile; (iii) dell’autorizzazione al funzionamento quale struttura di accoglienza per anziani in conformità di una o più delle varie tipologie di servizio previste; (iv) di un contributo finanziario che integri le risorse proprie; (v) dell’inserimento della struttura nel piano di zona, onde consentire il suo convenzionamento.In una tale situazione, onde evitare di dover attivare separatamente tanti procedimenti amministrativi quanti sono i provvedimenti necessari perdendo così anche il collegamento funzionale tra loro, si potrà attivare lo strumento dell’accordo procedimentale di cui all’art. 11 della L. 241/1990.Proseguendo nella simulazione:I) la Congregazione presenterà il proprio progetto all’autorità amministrativa competente chiedendo di attivare lo strumento dell’accordo;II) l’amministrazione darà corso alla fase propedeutica pubblica di valutazione del progetto, individuazione e dichiarazione del pubblico interesse perseguito, verifica dell’esistenza di eventuali contrinteressati ed indicazione delle modalità di loro coinvolgimento;III) esaurita positivamente tale fase, verrà dato corso alla fase di negoziazione del contenuto discrezionale del progetto in funzione della migliore e più ampia ricaduta sociale dello stesso;

Page 54: Quaderno I LUOGHI DELL’ACCOGLIENZA CRISTIANA … · Malattia e solitudine ... (quasi 20.000 nel 2015) Ultracentenari 2002 -2014 over 65 su totale popolazione anni 2002 e 2014 uomini

I BISOGNI DELL’ANZIANO 53

IV) all’esito della negoziazione, verrà stipulato un contratto che potrà integrare oppure contenere in sé i vari provvedimenti necessari. Ove tali provvedimenti siano di competenza di autorità diverse, potrà essere assicurata l’unitarietà funzionale complessiva del percorso, utilizzando gli altri strumenti amministrativi ordinari a ciò preordinati, quali la conferenza di servizi e l’accordo di programma.A monte di tutto ciò, tuttavia, e al fine di formulare adeguatamente la proposta di accordo, vanno ricordate le condizioni poste dal Consiglio di Stato nel suo parere prima citato. In sintesi (e sempre proseguendo nella simulazione posta) occorre cioè che: (i) la proposta della Congregazione costituisca una risposta adeguata ad un bisogno generale effettivamente esistente; (ii) che abbia contenuti tali da rientrare in una delle tipologie di servizi all’anziano previsti dalla normativa specifica; (iii) che gli effetti del progetto abbiano una concreta ed esclusiva ricaduta nella comunità proponente; (iv) che la pubblica amministrazione ritenga quel servizio necessario per la comunità di riferimento; (v) che dall’attivazione del progetto derivi un beneficio generalizzato alla comunità di riferimento tale da giustificare il contributo, procedurale ed economico, di parte pubblica.Ed è proprio la necessità di rendere evidente il beneficio complessivo che deriva alle comunità dall’azione caritativa degli enti ecclesiastici che conferma l’importanza per loro, da un lato, di caratterizzare sempre in modo chiaro, trasparente e tracciabile, il metodo operativo peculiare loro proprio (e che abbiamo individuato nella capacità di coinvolgere risorse umane, di provocare risposte a base comunitaria e di farsi carico in modo integrato dei bisogni della persona) e, dall’altro, di mettere a disposizione dei singoli progetti (e attraverso di essi della politica sociale complessiva) i propri immobili ed i propri patrimoni. In un tempo quale quello attuale di preoccupazione e confusione diffuse che rischiano di travolgere anche i fondamenti della stessa coesione sociale; un tempo nel quale aumenta il numero dei portatori di bisogno che bussa quotidianamente alle nostre porte e ci interpella, ribadire il proprio agire socialmente responsabile significa anche affiancare ad una sempre vigile (ed anzi accresciuta) trasparenza gestionale, la ricerca di soluzioni realmente partecipative e comunitarie quale quella ora indicata.

Page 55: Quaderno I LUOGHI DELL’ACCOGLIENZA CRISTIANA … · Malattia e solitudine ... (quasi 20.000 nel 2015) Ultracentenari 2002 -2014 over 65 su totale popolazione anni 2002 e 2014 uomini

54 NOVA RES

OPPORTUNITÀ E MODALITÀ DI RICONVERSIONE DEL PATRIMONIO IMMOBILIARE DEGLI ENTI ECCLESIASTICI IN STRUTTURE A SERVIZIO DELL’ANZIANORolando ZORZI

Verso nuovi stili di accoglienza

“Gli anziani sono una ricchezza, non si possono ignorare.” dice il Santo Padre. E ancora: “Una comunità cristiana in cui prossimità e gratuità non fossero più considerate indispensabili, perderebbe con esse la sua anima. Dove non c’è onore per gli anziani, non c’è futuro per i giovani.”È forse arrivato il momento che anche in Italia si propongano nuovi modelli di residenze per garantire i servizi alle persone anziane: altri paesi europei già da tempo hanno consolidato esperienze innovative in questo settore, abbandonando i vecchi modelli istituzionalizzanti. Questo percorso di cambiamento non può che partire dalla considerazione che molti dei modelli attuali non rispondono ai reali desideri delle persone: a partire dagli anziani che risiedono nei diversi centri e di chi vi deve entrare, spesso intimoriti dalla prospettiva, sino ad arrivare agli stessi familiari che, obbligati alla situazione di non poter più assistere il proprio familiare in casa, si trovano in difficoltà sia nel momento in cui occorre riflettere su come, quando, dove e cosa fare, sia successivamente quando il loro familiare è in struttura, a vivere sensi di colpa più o meno manifesti. Così succede che le persone anziane e i loro familiari fanno ricorso alle residenze quando non rimane altro rimedio possibile.Questa percezione diffusa dipende evidentemente dal modello secondo il quale si stanno ancora costruendo e organizzando strutture residenziali per anziani: centri di elevata capienza con 100 e più posti letto, che funzionano secondo gli schemi

Page 56: Quaderno I LUOGHI DELL’ACCOGLIENZA CRISTIANA … · Malattia e solitudine ... (quasi 20.000 nel 2015) Ultracentenari 2002 -2014 over 65 su totale popolazione anni 2002 e 2014 uomini

I BISOGNI DELL’ANZIANO 55

della istituzione totale: assistenza uniforme poco personalizzata, insufficiente privacy, assistenza basata sui processi della organizzazione e non sulla persona, alzarsi e lavarsi a un certa ora, mangiare in orari impensabili in casa propria. E spesso l’istituzionalizzazione è totale. Il dibattito sulla ridefinizione del modello residenziale in alcuni paesi del nord Europa è iniziato più trent’anni fa. Danimarca e Svezia sono considerati paesi tra più avanzati nel campo della assistenza degli anziani. In questi paesi, ma anche in Germania, Gran Bretagna e Francia già da tempo non si costruiscono più residenze tradizionali come noi le conosciamo.I principi che hanno stimolato questo progresso nei modelli residenziali e che saranno alla base delle future strategie di cambiamento anche in Italia sono strettamente legati all’evolversi dell’immagine dell’anziano. Tra i concetti su cui si fonda questa evoluzione in primis vi è quello dell’anziano attivo: è necessario promuovere la sua autonomia piuttosto che l’assistenzialismo e il rispetto del suo diritto di libera scelta del modo e del luogo in cui desidera trascorrere questa fase della propria vita. È necessario, inoltre, considerare le congiunture economiche e la necessità di coniugare risorse sempre più esigue rispetto a bisogni sempre più crescenti con l’invecchiare generalizzato della popolazione. La possibilità di trasformare i vecchi modelli per ottenerne di nuovi è vincolata ovviamente dal livello di crescita culturale e politica della società, oltre che dalla mediazione tra interessi pubblici e interessi privati, che in questo settore sono fisiologicamente presenti.

Il cohousing

Per gli anziani il futuro non è tanto o soltanto una questione economica, ma innanzitutto di compagnia e di sentirsi possibilmente utili e non “di peso”.Nel 2030, ovvero tra meno di 15 anni, la quota di popolazione europea over 60 sarà pari al 25 per cento degli abitanti, e molti di loro, circa i due terzi, vivranno

Page 57: Quaderno I LUOGHI DELL’ACCOGLIENZA CRISTIANA … · Malattia e solitudine ... (quasi 20.000 nel 2015) Ultracentenari 2002 -2014 over 65 su totale popolazione anni 2002 e 2014 uomini

56 NOVA RES

nelle città.Quando si parla di smart city, e quindi di innovazione tecnologica al servizio dei cittadini, si tende a pensare spesso solo a interventi che riguardano le nuove generazioni.Non è così. Una città non può essere smart se le sue funzioni non sono collegate innanzitutto agli anziani che rappresentano la quota di popolazione in maggiore crescita.Una vera smart city, la città del futuro prossimo, deve essere una città dove si prova a non essere mai soli e inutili, specie da vecchi, quindi una città su misura anche per gli anziani.Oggi un italiano su tre vive da solo. E sono 3,5 milioni gli over 60 che abitano da soli in una casa, e in molti casi hanno problemi di depressione legati proprio all’effetto della solitudine. In gran parte si tratta di donne (circa il 75 per cento) che non hanno più un’attività lavorativa e non godono di reti familiari larghe, e in molti casi hanno pensioni inferiori a 1.000 Euro al mese.L’abitare è una esigenza fondamentale della nostra vita, al pari di salute, affetti, lavoro, … Forse mai come in questi anni viviamo rapide trasformazioni epocali sul senso del vivere.In linea generale si stanno definendo nuovi orizzonti, orientandosi sempre di più su forme di eco-sostenibilità, di raziocinio, di multiculturalismo, di invenzione di nuovi stili di vita, con la consapevolezza che ci vuole coraggio nel cambiare, nell’innovare ma anche nel conservare, valorizzando il “bello” che ci è stato lasciato in eredità.Tra gli innumerevoli aspetti su cui concentrare l’attenzione rispetto ai nuovi modelli di sviluppo dell’abitare, uno è intimamente legato al vivere dell’anziano.Forse qualcuno avrà visto, pochi anni fa, E se vivessimo tutti insieme?, un film in cui cinque vecchi amici (vecchi in tutti i sensi) decidevano di risolvere il problema della solitudine vivendo insieme nella casa di una di loro. L’idea, nella sua semplicità, è alla base del cosiddetto silver cohousing.

Page 58: Quaderno I LUOGHI DELL’ACCOGLIENZA CRISTIANA … · Malattia e solitudine ... (quasi 20.000 nel 2015) Ultracentenari 2002 -2014 over 65 su totale popolazione anni 2002 e 2014 uomini

I BISOGNI DELL’ANZIANO 57

Il cohousing, termine anglosassone che in italiano si può tradurre con “coabitazione”, è una pratica abitativa nata in Danimarca a metà anni Sessanta, diffusasi nel nord Europa nel decennio successivo, che consiste nella realizzazione di comunità residenziali nelle quali i singoli soggetti condividono spese e oneri, ma anche spazi comuni e mutua solidarietà. Silver è l’aggettivo recentemente aggiunto con esplicito riferimento ai capelli “d’argento” degli anziani.Si tratta di una particolare forma di vicinato elettivo in cui coesistono spazi privati e servizi comuni.Tra i tanti vantaggi della coabitazione nella terza età c’è quello delle migliori condizioni psicofisiche che assicura. Una ricerca statunitense dimostra, per esempio, che farsi compagnia e condividere le giornate tra persone anziane può garantire anche 10 anni in più di autosufficienza.Nella formula coabitativa gli spazi sono armonizzati in modo tale da salvaguardare la privacy di ciascuno e, nel contempo, soddisfare il bisogno di socialità, consentendo una risposta efficiente alla gestione di svariate questioni pratiche del vivere, sempre più complesse.A volte può essere una “necessità imposta” per anziani con scarsi mezzi che, in un periodo di drastica riduzione del welfare, accettano forme di coabitazione per risparmiare, in grado di vicariare servizi e di offrire socialità, in precedenza affidati alle famiglie d’origine o a servizi offerti dall’amministrazione comunale. A volte la coabitazione è una “scelta” vera e propria, non imposta dalle necessità, di aprirsi alla collettività, di fare cose insieme agli altri, pur conservando un proprio spazio di abitare privato. Così come per molti fenomeni sociali, anche il cohousing è nato come risposta innovativa di base ad alcuni bisogni specifici delle società occidentali in cui l’affermazione dell’individualismo ha comportato la graduale dissoluzione delle reti parentali tradizionali, di fatto non supportate dalla fragilità dei servizi di welfare.Ma già nel periodo rinascimentale importanti opere di saggistica come l’”Utopia” di San Tommaso Moro (1516) o “La cittá del sole” del frate domenicano Tommaso

Page 59: Quaderno I LUOGHI DELL’ACCOGLIENZA CRISTIANA … · Malattia e solitudine ... (quasi 20.000 nel 2015) Ultracentenari 2002 -2014 over 65 su totale popolazione anni 2002 e 2014 uomini

58 NOVA RES

Campanella (1623) presentavano la vita comunitaria come un’alternativa concreta alla deriva individualistica della civiltà occidentale.Oggi il cohousing può essere considerato come un tentativo originale di reintrodurre relazioni sociali tipiche delle società pre-industriali nella realtà post-industriale odierna, anonima e impersonale. Nelle società pre-industriali i villaggi erano strutturati con solidi legami interpersonali e tutt’oggi, nei paesi meno industrializzati, le comunità presentano significativi legami di interdipendenza: le persone si frequentano abitualmente e maturano una approfondita conoscenza di sé e degli altri in funzione dei contesti vissuti. Le persone sono, in tal modo, più responsabilizzate per le proprie azioni ma ricevono in cambio, dalla comunità, sicurezza e senso di appartenenza.Il cohousing propone un modello di coesistenza abitativa che consente di riportare questo senso d’appartenenza a un luogo e a una comunità specifici, preservando, nel contempo, le esigenze di autonomia e indipendenza di ciascuno.Coabitare consente di poter ovviare alle tante difficoltà indotte dalla crescente complessità della vita urbana, rappresentando concretamente un nuovo modello di abitare e vivere la città e un’occasione per riscoprire socialità, cooperazione e solidarietà.I fattori di successo sono svariati. Tra questi: • la solitudine degli anziani conseguente alle trasformazioni della famiglia, alla

bassa natalità e alla mobilità occupazionale;• la maggiore longevità con possibilità di relativa autonomia;• l’esiguità dei nuclei familiari. L’idea del silver cohousing per il nostro Paese appare in prospettiva una strada obbligata, perché prima di altri ci troveremo a far fronte al problema dell’invecchiamento della popolazione e delle crescenti difficoltà abitative. Gli anziani che vivono da soli sono 3,5 milioni, ben 2,3 hanno più di 75 anni e in poco meno di un terzo dei casi abitano in case di proprietà che sei volte su dieci hanno più di quattro vani. Spesso in condizioni mediocri se non addirittura pessime perché i proprietari, per

Page 60: Quaderno I LUOGHI DELL’ACCOGLIENZA CRISTIANA … · Malattia e solitudine ... (quasi 20.000 nel 2015) Ultracentenari 2002 -2014 over 65 su totale popolazione anni 2002 e 2014 uomini

I BISOGNI DELL’ANZIANO 59

quasi la metà, hanno pensioni inferiori ai 1.000 Euro al mese e non sono dunque in condizione di provvedere nemmeno a una manutenzione ordinaria.Il modello della coabitazione può contribuire ad affrancare la popolazione anziana dalla solitudine, dall’isolamento e dall’esclusione sociale, superando i problemi di incuria e di scarsa assistenza.

Una nuova residenzialità per gli anziani. Una opportunità per gli Enti religiosi

Ora, coniugare il carisma proprio degli Enti religiosi con la disponibilità di patrimonio immobiliare e il fabbisogno di nuova residenzialità degli anziani può costituire una importante occasione di riflessione.In un momento in cui – come anche sottolineato dal Santo Padre – c’è un grande bisogno di allargare la dimensione di accoglienza propria della Chiesa, il patrimonio immobiliare può costituire uno strumento attraverso il quale rinnovare e ampliare la presenza caritatevole propria della Chiesa stessa nel tessuto sociale.Gli Enti ecclesiastici possiedono un vastissimo patrimonio immobiliare. Si tratta di un patrimonio unico, di straordinaria ricchezza funzionale ed economica e in molti casi di eccezionale valore storico e artistico, anche in termini di possibilità di pubblico godimento e di irrinunciabile memoria storica. Questa cospicua quantità di beni immobili risulta oggi in parte sottoutilizzata, se non dismessa o comunque in precarie condizioni di manutenzione. Al contempo, tuttavia, tale patrimonio innesca una vera e propria sfida sotto il profilo gestionale e comporta un forte impegno per la sua conservazione, che deve necessariamente passare in molti casi per il tramite di un’attenta ridefinizione delle funzioni e dello stanziamento di ingenti risorse finanziarie per la riqualificazione, la gestione e la manutenzione.L’avanzata età media dei Religiosi e al contempo la riduzione delle attività tradizionali, quali per esempio in primis la formazione e l’assistenza, nonché la carenza di vocazioni che rende difficile dedicare persone a un percorso gestionale che garantisca adeguate competenze, mettono oggi seriamente a rischio la conservazione di tale patrimonio.

Page 61: Quaderno I LUOGHI DELL’ACCOGLIENZA CRISTIANA … · Malattia e solitudine ... (quasi 20.000 nel 2015) Ultracentenari 2002 -2014 over 65 su totale popolazione anni 2002 e 2014 uomini

60 NOVA RES

Nel breve periodo non è da escludere l’accelerazione di processi di dismissione a valori molto bassi, che rischiano di compromettere l’efficacia delle azioni di apostolato degli stessi Enti religiosi e talvolta anche la loro sussistenza. L’incontrollato aumento dei costi di gestione impoverisce diverse realtà, spingendole a mettere mano al loro patrimonio, procedendo a vere e proprie repentine svendite.Parte del patrimonio potrebbe oggi essere convertito in modelli innovativi di accoglienza per anziani, dove i Religiosi possono efficacemente valorizzare il senso caritatevole del proprio carisma.Si tratta di pensare complessi residenziali dedicati ad anziani autosufficienti composti da appartamenti mono, bi e trilocali, dotati di misure di controllo non invasive e spazi comuni per la vita comunitaria, per la ristorazione, per l’esercizio fisico, per le attività ricreative e per le attività produttive o di servizio alla collettività.A tale fine risultano maggiormente idonei complessi immobiliari inseriti in contesti cittadini, dove servizi come farmacie, trasporti pubblici, supermercati, spazi verdi, ospedali siano a minima distanza.Gli anziani potrebbero altresì avere in questo modo una funzione attiva nella vita della collettività, per esempio presso le scuole di quartiere o svolgendo a loro volta attività di sostegno e assistenza, valorizzando la propria persona e dando un senso anche al vivere quotidiano.In queste nuove strutture l’ospitalità potrà essere normalmente destinata ad anziani che hanno delle fragilità soprattutto psicologiche: da chi è rimasto vedovo a chi non si sente più in grado di vivere da solo, a chi non ha facilità di socializzazione, a chi ha difficoltà a risolvere da solo i problemi della vita quotidiana, quali la pulizia e manutenzione della casa, il funzionamento degli elettrodomestici, il pagamento delle bollette, la partecipazione alla gestione del condominio. Ma anche a chi si rende conto che la sua casa è diventata difficile da vivere perché ha, per esempio, la zona notte al piano superiore e non riesce a fare le scale, perché lo spazio è troppo grande o perché il bagno è diventato rischioso da usare.O semplicemente perché la solitudine è diventata insopportabile!Il contesto attivo e solidale permetterà di contenere le situazioni di potenziale

Page 62: Quaderno I LUOGHI DELL’ACCOGLIENZA CRISTIANA … · Malattia e solitudine ... (quasi 20.000 nel 2015) Ultracentenari 2002 -2014 over 65 su totale popolazione anni 2002 e 2014 uomini

I BISOGNI DELL’ANZIANO 61

emergenza degli anziani “fragili” che ne faranno parte, rendendo disponibile una soluzione moralmente accettabile e sostenibile anche per i figli. L’obiettivo è mantenere gli anziani nelle condizioni di benessere e autonomia il più a lungo possibile, ritardandone conseguentemente l’accesso a strutture a elevata intensità assistenziale e sanitaria, grazie alle relazioni che si sviluppano in un ambiente collaborativo e caritevole.Per favorire il senso di appartenenza al luogo, l’abitante sarà coinvolto nelle scelte di personalizzazione del proprio spazio: l’alloggio sarà fornito delle dotazioni di base, mentre per il resto l’anziano potrà scegliere di portare degli arredi propri oppure richiedere di allestirli in modo completo o parziale. Per la fornitura e la gestione di servizi, quali per esempio il personale, la pulizia, la cucina, il supporto sanitario, l’assistenza alla persona, la gestione delle incombenze amministrative è auspicabile il coinvolgimento del mondo del volontariato e delle associazioni non profit, promuovendo e valorizzando sistemi a rete, quale fattore indispensabile per il successo di qualsiasi iniziativa di questo tipo.Il personale dovrà essere composto preferibilmente da persone che abbiano una formazione in discipline sociali affinché abbiano attenzione all’anziano e alle sue esigenze, senza invasività. Lo staff dovrebbe avere un basso turnover per permettere di imparare a conoscere i vari inquilini e le loro abitudini. Per rendere economicamente sostenibile le iniziative e consentire di proporre tariffe di locazione contenute è indispensabile una valutazione preventiva delle potenzialità di trasformazione degli immobili e una preliminare valutazione dei costi di ristrutturazione e di successiva gestione, da includere in un dettagliato piano economico e finanziario.Non tutti gli immobili sono adeguati a ospitare questo modello di coabitazione. Si potranno utilizzare solo quegli immobili che, a una specifica valutazione, potranno garantire di contenere sensibilmente i costi di adattamento architettonico e distributivo.Non esiste un unico modulo, un rigido modello di riferimento per il cohousing: vi è versatilità, flessibilità e adattabilità agli immobili preesistenti, sia nella

Page 63: Quaderno I LUOGHI DELL’ACCOGLIENZA CRISTIANA … · Malattia e solitudine ... (quasi 20.000 nel 2015) Ultracentenari 2002 -2014 over 65 su totale popolazione anni 2002 e 2014 uomini

62 NOVA RES

configurazione degli spazi sia nella gestione.Le dimensioni complessive della residenza di coabitazione potranno quindi variare in relazione alla tipologia dell’immobile da adeguare, così come potranno variare le tipologie delle unità abitative, sia per dimensione che per distribuzione e numero di spazi.L’assenza della componente sanitaria rende più agevole l’iter amministrativo e autorizzativo e consente di contenere i costi di realizzazione.Sono, inoltre, possibili e auspicabili convenzioni con le Amministrazioni comunali. Con l’accreditamento una parte degli alloggi potrà accogliere persone in disagio abitativo provenienti dalle graduatorie comunali e valutate compatibili con il progetto abitativo.Da non trascurare l’opportunità di trasformazione delle strutture sanitarie oggi non più adeguate, anche per la loro dimensione, rispetto alla nuova normativa sanitaria nazionale. In molti casi, queste strutture richiederebbero costi elevatissimi di adeguamento, mentre potrebbero essere più agevolmente trasformate in nuove strutture di accoglienza per anziani autosufficienti, senza pertanto la componente sanitaria.Un efficace modello attuativo in situazioni di debolezza finanziaria, utile però anche ai fini della conservazione patrimoniale del bene immobile, potrebbe prevedere l’adozione della concessione. Utilizzare lo strumento della concessione significa affidare a un soggetto l’immobile per un numero concordato di anni, da stabilirsi in relazione alla valutazione del ritorno economico dell’investimento, che assuma l’onere della ristrutturazione, della riqualificazione e della rifunzionalizzazione, nonché il compito di gestire il bene e retroceda una quota dei proventi della gestione all’Ente religioso, senza che l’attività di gestione comporti la modifica del regime proprietario del bene. Non addentrandoci ulteriormente, in questa sede, nei molteplici aspetti tecnici ed economici che caratterizzano iniziative di questo tipo, possiamo concludere che numerose sono le modalità possibili per realizzare progetti che uniscano la dimensione dell’accoglienza e della carità a quella di un utilizzo intelligente ed economicamente sostenibile del patrimonio immobiliare.

Page 64: Quaderno I LUOGHI DELL’ACCOGLIENZA CRISTIANA … · Malattia e solitudine ... (quasi 20.000 nel 2015) Ultracentenari 2002 -2014 over 65 su totale popolazione anni 2002 e 2014 uomini

I BISOGNI DELL’ANZIANO 63

La suggestione che oggi ho delineato può diventare progetto concreto. Sulla base delle nostre esperienze, serve un preciso approccio che coniughi una visione strategica, una coraggiosa volontà da parte degli Enti religiosi e appropriate competenze professionali.

Page 65: Quaderno I LUOGHI DELL’ACCOGLIENZA CRISTIANA … · Malattia e solitudine ... (quasi 20.000 nel 2015) Ultracentenari 2002 -2014 over 65 su totale popolazione anni 2002 e 2014 uomini

Via della Conciliazione, 44 Roma, IT 00193Email: [email protected]

Telefono: +39 (06) 89563218Fax: +39 (06) 87655771