4
VITA CONSACRATA Eco dei Barnabiti 3/2014 6 L o scenario nel quale desi- dero collocare queste rifles- sioni si riferisce a due im- portanti presupposti: da un lato gli Educare alla vita buona del Vangelo, dall’altro la lunga tradizione educati- va e l’impegno continuo della Vita Consacrata, in ogni sua fase storica, sempre in prima linea nell’avventura educativa delle diverse genera- zioni. Da sempre le congrega- zioni religiose maschili e fem- minili sono state protagoniste nel servizio educativo: lo atte- stano la storia e la spiritualità di ogni singolo istituto religio- so, lo attestano le diverse co- stituzioni e direttori. Due presupposti che non possono lasciare indifferente la Vita Consacrata e che ri- chiedono una qualche atten- zione e approfondimento. la questione educativa Nell’attuale decennio la Chie- sa italiana, attraverso la sua Conferenza Episcopale, sarà impegnata a riscoprire la que- stione educativa come obiettivo primario della cura pastorale. Papa Benedetto XVI aveva manifestato la sua attenzione al tema il 21 gennaio 2008 con una lettera alla diocesi e alla città di Roma sul compito urgente dell’educare. La Conferenza episcopale si è espressa con diversi interven- ti per aiutare a interpretare le dinamiche educative in atto e per incoraggiare a intensificare ogni impegno possibile. Richiamo l’in- tervento di Mons. Agostino Superbo alla 58° Assemblea generale della CEI nel maggio del 2008, e il comunicato finale in cui si rileva «l’esigenza che gli adulti ritrovino il coraggio delle pro- prie convinzioni e sappiano accreditar- si davanti ai giovani come compagni di viaggio avvicinabili e autorevoli». Va ricordato, inoltre, l’importanza di credere nelle potenzialità evange- lizzatrici dei giovani stessi, e di porre ai loro fianchi soggetti qualificati, non soltanto giovani sacerdoti, ma anche pastori maturi, e uomini e donne, lai- ci e religiosi, che facciano dei giova- ni la loro passione educativa. Le stesse parole di Papa Benedetto XVI ai fedeli della chiesa di Roma, «si parla di una grande emergenza educativa, confer- mata dagli insuccessi cui trop- po spesso vanno incontro i no- stri sforzi per formare persone solide, capaci di collaborare con gli altri e di dare senso alla propria vita», dicono evidente- mente come una riflessione sul senso dell’educare sia urgente nel quadro di tutta quanta la Chiesa cattolica, e in particolar modo nella Vita Consacrata. Con educazione, anzitutto, dobbiamo intendere, sempre e in ogni caso, una qualche in- fluenza sullo sviluppo e sulla crescita della personalità. In- fluenza e sviluppo verso un fi- ne preciso, voluto secondo un certo ordine di valore e di priorità che qui in termini ge- nerali chiamiamo la formazio- ne della personalità: «Educare al gusto dell’autentica bellez- za della vita». Nessuno può darsi la vita e nessuno può attribuirsi da so- lo l’identità: come nessuno è all’origine di se stesso, così nessuno può diventare adulto da solo. Ciò che più caratte- rizza l’uomo non si trasmette QUALCHE LUCE NELLA NOTTE: OVVERO COME USCIRE DALLA CRISI La sfida educativa nella vita consacrata Proseguendo la riflessione sullo stile con cui la Vita Consacrata è chiamata a vivere il tempo della crisi e avendo indicato il «lasciarsi educare dai poveri» come prima luce da recuperare nel quotidiano della Vita Consacrata, il p. Eugenio Brambilla propone ora una riflessione su un altro importante presupposto perché la Vita Consacrata possa ritrovare slancio ed energia: l’educare come sfida strategica per i prossimi anni. Marc Chagall, La creazione dell’uomo

QUALCHE LUCE NELLA NOTTE: OVVERO COME USCIRE …QUALCHE LUCE NELLA NOTTE: OVVERO COME USCIRE DALLA CRISI La sfida educativa nella vita consacrata Proseguendo la riflessione sullo stile

  • Upload
    others

  • View
    6

  • Download
    0

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: QUALCHE LUCE NELLA NOTTE: OVVERO COME USCIRE …QUALCHE LUCE NELLA NOTTE: OVVERO COME USCIRE DALLA CRISI La sfida educativa nella vita consacrata Proseguendo la riflessione sullo stile

VITA CONSACRATA

Eco dei Barnabiti 3/20146

Lo scenario nel quale desi-dero collocare queste rifles-sioni si riferisce a due im-

portanti presupposti: da un lato gliEducare alla vita buona del Vangelo,dall’altro la lunga tradizione educati-va e l’impegno continuo della VitaConsacrata, in ogni sua fase storica,sempre in prima linea nell’avventuraeducativa delle diverse genera-zioni. Da sempre le congrega-zioni religiose maschili e fem-minili sono state protagonistenel servizio educativo: lo atte-stano la storia e la spiritualitàdi ogni singolo istituto religio-so, lo attestano le diverse co-stituzioni e direttori.

Due presupposti che nonpossono lasciare indifferentela Vita Consacrata e che ri-chiedono una qualche atten-zione e approfondimento.

la questione educativa

Nell’attuale decennio la Chie-sa italiana, attraverso la suaConferenza Episcopale, saràimpegnata a riscoprire la que-stione educativa come obiettivoprimario della cura pastorale.

Papa Benedetto XVI avevamanifestato la sua attenzioneal tema il 21 gennaio 2008con una lettera alla diocesi ealla città di Roma sul compitourgente dell’educare.

La Conferenza episcopale siè espressa con diversi interven-ti per aiutare a interpretare ledinamiche educative in atto eper incoraggiare a intensificare

ogni impegno possibile. Richiamo l’in-tervento di Mons. Agostino Superboalla 58° Assemblea generale della CEInel maggio del 2008, e il comunicatofinale in cui si rileva «l’esigenza chegli adulti ritrovino il coraggio delle pro-prie convinzioni e sappiano accreditar-si davanti ai giovani come compagnidi viaggio avvicinabili e autorevoli».

Va ricordato, inoltre, l’importanzadi credere nelle potenzialità evange-lizzatrici dei giovani stessi, e di porreai loro fianchi soggetti qualificati, nonsoltanto giovani sacerdoti, ma anchepastori maturi, e uomini e donne, lai-ci e religiosi, che facciano dei giova-ni la loro passione educativa.

Le stesse parole di Papa BenedettoXVI ai fedeli della chiesa diRoma, «si parla di una grandeemergenza educativa, confer-mata dagli insuccessi cui trop-po spesso vanno incontro i no-stri sforzi per formare personesolide, capaci di collaborarecon gli altri e di dare senso allapropria vita», dicono evidente-mente come una riflessione sulsenso dell’educare sia urgentenel quadro di tutta quanta laChiesa cattolica, e in particolarmodo nella Vita Consacrata.

Con educazione, anzitutto,dobbiamo intendere, sempre ein ogni caso, una qualche in-fluenza sullo sviluppo e sullacrescita della personalità. In-fluenza e sviluppo verso un fi-ne preciso, voluto secondo uncerto ordine di valore e dipriorità che qui in termini ge-nerali chiamiamo la formazio-ne della personalità: «Educareal gusto dell’autentica bellez-za della vita».

Nessuno può darsi la vita enessuno può attribuirsi da so-lo l’identità: come nessuno èall’origine di se stesso, cosìnessuno può diventare adultoda solo. Ciò che più caratte-rizza l’uomo non si trasmette

QUALCHE LUCE NELLA NOTTE:OVVERO COME USCIRE DALLA CRISI

La sfida educativa nella vita consacrataProseguendo la riflessione sullo stile con cui la Vita Consacrata è chiamata a vivere il tempodella crisi e avendo indicato il «lasciarsi educare dai poveri» come prima luce da recuperare nelquotidiano della Vita Consacrata, il p. Eugenio Brambilla propone ora una riflessione su un altroimportante presupposto perché la Vita Consacrata possa ritrovare slancio ed energia: l’educarecome sfida strategica per i prossimi anni.

Marc Chagall, La creazione dell’uomo

Page 2: QUALCHE LUCE NELLA NOTTE: OVVERO COME USCIRE …QUALCHE LUCE NELLA NOTTE: OVVERO COME USCIRE DALLA CRISI La sfida educativa nella vita consacrata Proseguendo la riflessione sullo stile

per via biologica, ma attraverso rela-zioni qualificate.Questo è lo spazio dell’iniziativa

educativa come indispensabile presain consegna della vita umana.Educare significa rendere l’uomo

capace di scoprire e di assumere laverità profonda di sé: quella di esserel’unica realtà del creato che ha lapossibilità di arricchirsi attraverso lapartecipazione alla costruzione dellacomunità. Solo l’uomo è personaperché è costruttore, e non solo insenso etico, ma anche ontologico.L’educazione ha, dunque, a che fa-

re con la nascita dell’uomo e con isuoi più semplici e profondi interro-gativi, quelli che accompagnanol’enigma del venire al mondo.In secondo luogo, rivolgendosi alla

personalità, l’educazione intende pro-muoverla, non solamente adattarlao misurarla alle esigenze di con -servazione, di stabilità, di migliora-mento sociale e culturale. Il soggettoche è possibile generare nella rela-zione educativa è ritenuto dotato diuna consistenza interiore e, quindidi una capacità relazionale, che lagrande tradizione culturale dell’Oc-cidente ha chiamato persona.La promozione della personalità

deve poter essere in cima alle priori-

tà di ogni processo educativo: sia sitratti di mantenere disposizioni o par-ti della personalità giudicate vitali,sia si tratti di svilupparle o di crearnedelle nuove, sia si tratti di eliminarle,o limitarne il peso, perché giudicatenocive o disfunzionali. In ogni caso

c’è sempre presente l’idea di perfe-zionamento e di portare la personali-tà di chi è in crescita al meglio dellesue possibilità.L’educazione di cui stiamo parlan-

do è un concreto e complesso eserci-zio di umanità, una sintesi in via dicostituzione che ha al suo centro ilsoggetto-persona inteso come un tut-to perché considerato, a sua volta,capace di totalità.Ciò è fatto secondo un quadro di ri-

ferimento generale più o meno orga-nico, più o meno coerente, al cuicentro sta un modo di intendere l’es-sere umano, in connessione con unavisione globale di società, di cultura,di realtà, di storia, di sviluppo sociale.Ogni educazione «deve promuove-

re la formazione della persona umana,sia in vista del suo fine ultimo, sia peril bene delle varie società di cui l’uo-mo è membro e in cui, divenuto adul-to, avrà mansioni da svolgere» (Vatica-no II, Gravissimum Educationis, 1).In terzo luogo, penso sia importan-

te richiamare come la sostanza del-l’educare non è una tecnica per pro-durre qualcosa in qualcuno, ma unagire per attivare la capacità di azio-ne degli altri: in questo senso un agi-re generatore, che suscita l’identitàattiva attraverso una relazione coin-volgente e comunicativa. «Sarebbeuna ben povera educazione quellache si limitasse a dare delle nozioni e

VITA CONSACRATA

Eco dei Barnabiti 3/2014 7

educazione è esercizio di umanità

compito dell’educatore è quello di suscitare e aiutare un’attività che non èlui a svolgere, ma chi è educato

Page 3: QUALCHE LUCE NELLA NOTTE: OVVERO COME USCIRE …QUALCHE LUCE NELLA NOTTE: OVVERO COME USCIRE DALLA CRISI La sfida educativa nella vita consacrata Proseguendo la riflessione sullo stile

delle informazioni, ma lasciasse daparte la grande domanda riguardo al-la verità, soprattutto a quella veritàche può essere di guida alla vita».L’intero processo educativo deve ri-

svegliare la persona, orientarla a sestessa, alla sua capacità di compren-dere il vero, di voler bene, e di agirecon il massimo della sua libertà.L’educatore ha anzitutto il compito disuscitare e aiutare un’attività che nonè lui a svolgere, ma chi è educato, co-me soggetto primo dell’educazione.In questo modo l’educazione non

può non essere educazione alla li-bertà e della libertà. Educare alla li-bertà che significa anzitutto non farediscorsi sulla libertà, ma costruireesperienze di vera libertà. Educare lalibertà significa liberare la libertà dal-la disastrosa idea di essere tutta e so-lo potere di scelta e non anche capa-cità di adesione al bene, e capacitàdi relazione con libertà diverse.

ci vuole educazione e ci voglionomaestri capaci di insegnare

Partiamo dal presupposto che lasfida educativa nella Vita Consacratapassa anzitutto dalla comunità e dal-la consistenza dei singoli consacratie consacrate. Per educare adulti si-gnificativi bisogna essere persone ecomunità significative. A queste con-

dizioni le comunità religiose hannoin sé la possibilità di offrire indica-zioni preziose per il rinnovamentodell’impegno educativo nella societàcontemporanea.

il coraggio di essere adultisignificativi

Adulto è chi non rinuncia alla vitae interpreta la propria esistenza riccadi valori e d’interessi, ed è in gradodi partecipare, a quanti gli sono vici-ni, questa sua personalità armonica.Adulto è chi manifesta disponibili-

tà al cambiamento. La “resistenza” aicambiamenti è sempre sintomo di ri-piegamento su se stessi e sul propriopassato, che impedisce di guardareavanti e aprire orizzonti nuovi, capa-ci di leggere il presente e proiettarsinel futuro.L’adulto è sempre intraprendente,

coraggioso, intelligente, nel senso dipossedere un’acuta capacità di legge-re in profondità i cambiamenti e lenuove sfide, che non si accontenta dianalisi superficiali, ma che scava inprofondità. Non è ripetitivo! Non ètempo di riprodurre modelli educativipassati che non hanno più rilevanza.Non è un rassegnato: è più facile

crogiolarsi nel già fatto e sperimenta-to che aprirsi al confronto, al dialo-

go, allo scambio sereno sulle stradeda intraprendere.I Consacrati e le Consacrate, devo-

no poter essere persone veramente“risorte”, le comunità religiose devo-no essere capaci di vivere e incarna-re il mistero straordinario della Risur-rezione, unico in grado di comunica-re vita. E qui dovremmo domandarciquanto la Vita Consacrata è luogo diRisurrezione o piuttosto rischia di es-sere “tomba” dell’annuncio di unavita nuova e di una speranza solida.L’adulto non si chiude e difende in

una continua lamentela, in un pe-renne essere contro, ma con intelli-genza e onestà mette a disposizionedi tutti il proprio pensiero, la propriaidea, in una logica di confronto emagari di conflitto, quel “sano con-flitto” che tanto manca e che para-dossalmente genera nuova armoniae intesa. L’abitudine alla lamentelasterile e distruttiva non aiuta la VitaConsacrata a essere punto di riferi-mento certo e soprattutto modelloper le giovani generazioni.Nell’ottica educativa, penso, che le

comunità religiose debbano tornarea essere laboratori di pensiero, dinuove sperimentazioni pastorali, divitalità, comunità “esplosive” evitan-do il rischio di “implodere” senza ge-nerare nuova vita.È solo incontrando adulti significa-

tivi che i giovani possono essere sol-lecitati verso orizzonti nuovi di riferi-mento, possono individuare modelliconcreti che gli indichino la possibi-lità di comporre le proprie esigenzecon un quadro ampio di riferimento.Non è facile trovare o essere adultisignificativi, perché una tale persona-lità non si può inventare da un gior-no all’altro ed è frutto di una grandecrescita personale e comunitaria.Tutto ciò per non rischiare, come ci

ricorda il documento Educare alla vitabuona del Vangelo al n° 12, che «i gio-vani si trovino spesso a confronto configure adulte demotivate e poco autore-voli, incapaci di testimoniare ragioni divita che suscitino amore e dedizione».

il coraggio e la capacitàdi leggere i segni dei tempi

Dobbiamo avere la sapienza diamare questo nostro tempo, questanostra cultura, quest’uomo di oggi erileggere il Vangelo anche alla lucespecifica che promana. Il tempo di

VITA CONSACRATA

Eco dei Barnabiti 3/20148

essere adulti significativi

Cristo modello di Maestro della veracomunità cristiana

Page 4: QUALCHE LUCE NELLA NOTTE: OVVERO COME USCIRE …QUALCHE LUCE NELLA NOTTE: OVVERO COME USCIRE DALLA CRISI La sfida educativa nella vita consacrata Proseguendo la riflessione sullo stile

oggi, come già ci ammoniva PaoloVI, ha bisogno più di testimoni chedi maestri (EN 41). Siamo chiamati aricreare una riserva di credibilità,una riserva di autenticità cui attinge-re, una riserva che rende reale la no-stra parola. Una riserva che permettadi evidenziare che tra parola e fatto,in noi, non v’è scissione. (DV, 2)Se la nostra testimonianza non sa-

rà attraente, non interrogherà gli uo-mini del nostro tempo che sarannoportati a chiederci ove sono le ragio-ni della nostra vita, sarà inutile pen-sare che possiamo ancora inciderein un mondo secolarizzato con glistrumenti intellettuali e pastorali diuna civiltà tipica di cristianità omo-genea e costituita.La Vita Consacrata nella Chiesa si

trova a percorrere le differenti situazio-ni esistenziali dell’uomo annunciandola parola del Vangelo nelle incertezzee nelle sfide che la storia le presentanel cammino di una nuova evangeliz-zazione con la funzione speciale di re-cuperare la memoria universale dellaChiesa nell’ottica di un processod’amore e condivisione del “non solodare, ma anche saper ricevere: tutte leChiesa particolari, giovani e antiche,sono chiamate a dare e a ricevere perla missione universale e nessuna devechiudersi in se stessa” (RM, 85).Nella difficile situazione presente

non è più consentito perdere altrotempo, è giunto il momento di deci-dere responsabilmente che cosa cia-scuno di noi può e deve fare in posi-tivo, senza inutili rimpianti che fini-scono col negare tutto e col nonproporre nulla.Possiamo raccogliere tre sfide di

lettura dei segni dei tempi della VitaConsacrata per il prossimo decennio:

La sfida culturale: è necessario ripar-tire dalla cultura. È necessario cioè ri-cuperare un’antropologia autentica,un’immagine vera e profonda dell’uo-mo con i suoi valori forti e decisivi. Ènecessario ricreare la cultura dell’uo-mo vero, autentico, dell’uomo che safar fatica, che lotta per conquistare se-riamente il senso del proprio esistere.Oggi diventa rilevante ogni interventosulla formazione culturale vera dellepersone. Non dimentichiamo che ilfuturo è in mano a chi ha idee!

La sfida sociale: è la capacità di in-tervenire nella società complessa, dinon rinunciare all’intervento solo

perché è difficile e rigoroso, perchéchiede salti di qualità straordinari.Non possiamo rifugiarci nella scusadella complessità per rinunciare allasfida dell’intervento nel sociale a tuttii livelli e con le diverse competenze.

La sfida politica: È la capacità e ildesiderio di intervenire negli ingra-naggi della macchina politica, per-ché da qui è possibile sperare di su-scitare una nuova cultura dell’uomo,da qui deve partire il desiderio di ri-fondare la nostra cultura e il nostromodo di intendere la vita e le sceltedella vita. In questo senso la VitaConsacrata non può tacere, ci deveessere un nesso inscindibile tra an-nuncio del Vangelo e liberazionedell’uomo: non si può evangelizzaresenza che l’uomo progredisca anchecivilmente. Se il messaggio di libera-zione di Dio all’uomo non si traducenei valori, nel costume, nel linguag-gio e nei simboli della cultura, essorimane muto e incomprensibile per ildestinatario.

A volte attribuiamo i nostri falli-menti educativi, e la crisi della pro-posta vocazionale, alla complessitàdi questo nostro tempo, o peggio allasuperficialità delle nuove generazio-ni o alla mancanza del senso religio-

so, penso piuttosto sia opportuno ri-flettere su questo importante passag-gio del documento Educare alla vitabuona del Vangelo nelle ultime bat-tute del n° 32:

«La comunità cristiana si rivolge aigiovani con speranza: li cerca, li co-nosce e li stima; propone loro uncammino di crescita significativo. Iloro educatori devono essere ricchidi umanità, maestri, testimoni e com-pagni di strada, disposti a incontrarlilà dove sono, ad ascoltarli, a ridesta-re le domande sul senso della vita esul loro futuro, a sfidarli nel prenderesul serio la proposta cristiana, facen-done esperienza nella comunità».

Eugenio Brambilla

VITA CONSACRATA

Eco dei Barnabiti 3/2014 9

è necessario ricuperare un’immagine vera e profonda dell’uomo