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INDICE
1. PREMESSA
1.1. Ubicazione dell’Area
1.2. Normativa tecnica nazionale
2. ASPETTI NORMATIVI
3. INQUADRAMENTO GEOLOGICO DEL SITO DI PRODUZIONE
3.1. Inquadramento geologico generale
4. INQUADRAMENTO URBANISTICO DEL SITO DI PRODUZIONE
5. ATTIVITA’ SVOLTA ATTUALMENTE NEL SITO DI PRODUZIONE
6. DESCRIZIONE DEL PROGETTO
7. DEFINIZIONE DEI VOLUMI E DELLE MODALITA’ DI SCAVO
8. CARATTERIZZAZIONE AMBIENTALE DEL SITO
9. PIANO DI UTILIZZO
ALLEGATI
• “Ulteriori precisazioni a seguito richieste di chiarimento sull'ambito di applicazione della disciplina
semplificata di cui all’art. 41 bis del D.L. 69/2013, introdotto dalla legge di conversione n. 98/2013”
• Dichiarazione in merito al rispetto dei criteri previsti in tema di riutilizzo di terre e rocce da scavo dal
comma 1 dell’art. 41bis del Decreto Legge 21 giugno 2013, n° 69, recante disposizioni urgenti per il
rilancio dell’economia, convertito con modifiche nella Legge n° 98 del 9 agosto 2013.
Committente: Progettista: Rif. Job. Rev. Data Pag.
b 12/2014 2/13 DITTA PICIACCHIA Srl
Via Bucciarelli, 15
63096 – Arquata del Tronto (AP)
IGR Srl
Via Adriatica 111/G – 06135 - Perugia
Tel. 075.7910039 – Fax: 075.5977527 Piano di Utilizzo dei Materiali da Scavo
1. PREMESSA
La presente documentazione è stata redatta dalla società IGR Srl per conto della ditta proponente
Piciacchia Srl ed è parte integrante del progetto definitivo per la realizzazione di un nuovo impianto
micro idroelettrico ad alto salto atto a valorizzare le acque sorgive in Loc Pescara del Tronto (Toponimo
Costa le Cese), Comune di Arquata del Tronto (AP), con restituzione nel fiume Tronto.
La società proponente il progetto è Piciacchia Srl con sede in Arquata del Tronto (AP), Via Bucciarelli n.
15, CF/PI: 01671750444, PEC [email protected], nella persona dell’Amministratore Unico Sig.
Piciacchia Pier Giuseppe nato a Ascoli Piceno il 08/07/1977, CF: PCCPGS77L08A462V.
La cantierabilità del progetto verrà autorizzata con procedimento di Autorizzazione Unica ai sensi
dell’art. 12 del D. Lgs 387/03 e del DMSE 10/09/2010 come recepito dalla Regione Marche con DGR n.
255/2011.
Le opere in progetto prevedono l’assoggettamento al procedimento di Valutazione di Impatto
Ambientale ai sensi dell’art. 23 del D. Lgs n. 152/06 e s.m.i e dell’art. 12 della L.R. Marche n. 3/2012, in
quanto previste al punto n.7 lettera d dell’allegato B2 della L.R. n. 3/2012 ed interne ad Area Naturale
Protetta ai sensi della L. n. 394/1991.
Il progetto proposto prevede la valorizzazione di opere esistenti, grazie anche al recupero conservativo
di condotte e fabbricati a servizio di un vecchio impianto idroelettrico attivo fino agli anni ’60 ad oggi
risultato parzialmente dismesso.
Lo scopo del presente elaborato è quello di definire le procedure di riutilizzo dei terreni derivanti dalle
operazioni scavo necessarie alla realizzazione delle opere in progetto nel rispetto della normativa
vigente in materia.
1.1. Ubicazione dell’Area
L’area oggetto di studio è localizzata nel territorio del Comune di Arquata del Tronto (Provincia di Ascoli
Piceno), in loc. Pescara del Tronto presso il toponimo Costa le Cese, a circa tre chilometri a S-W del
capoluogo.
La zona è individuata nella Carta d’Italia Serie 25 V nel Foglio 132 II Tavoletta NO, (Tav. 005) nella Carta
Tecnica Regionale della Regione Marche nelle Sezioni n. 337040 e 337080 (Tav. 050) e nel N.C.T. del
Comune di Arquata del Tronto (vedi Tav 055): Foglio n. 44, particelle: 593, 594, 598 e 1032; Foglio n. 59,
particelle: 209, 215, 216, 223, 224, 225, 552, 553, 631, 632, 639, 640, 641, 643 e 1110 (Tav. 200/A).
Committente: Progettista: Rif. Job. Rev. Data Pag.
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1.2. Normativa tecnica nazionale
Il presente documento è stato redatto in conformità e nel rispetto delle normative nazionali vigenti, con
particolare riferimento a:
• Decreto Legislativo 3 aprile 2006 n. 152 “Norme in Materia Ambientale”.
• Decreto Ministeriale 10 agosto 2012, n. 161 “Regolamento recante la disciplina dell'utilizzazione
delle terre e rocce da scavo”.
• Decreto Legge 69/2013, convertito con Legge di conversione 98/2013 “Disposizioni urgenti per il
rilancio dell’economia”
2. ASPETTI NORMATIVI
La disciplina relativa alla Gestione delle Terre e Rocce da scavo ha subito, negli ultimi anni, numerose
variazioni ingenerando incertezze interpretative, da cui la necessità di alcuni Enti competenti di
pubblicare letture applicative in attesa di chiarimenti da parte degli organi a ciò deputati.
A tal riferimento ed in via esemplificativa, si riporta in allegato quanto pubblicato sul sito dall’Agenzia
Regionale per la Protezione Ambientale della Toscana in data 03/10/2013 con il titolo “Ulteriori
precisazioni a seguito richieste di chiarimento sull'ambito di applicazione della disciplina semplificata di
cui all’art. 41 bis del D.L. 69/2013, introdotto dalla legge di conversione n. 98/2013” (si veda:
http://www.arpat.toscana.it /notizie/notizie-brevi/2013/ancora-chiarimenti-sulla-normativa-relativa-
alle-terre-e-rocce-da-scavo).
La lettura applicativa (si veda ARPATnews 201/13), individua:
a) per cantieri di piccoli dimensioni ovvero con volumi di produzione inferiori e/o uguale a 6.000
mc, trova applicazione la disciplina semplificata dettata dall’art. 41 bis del DL 69/2013, a
prescindere dalla circostanza della tipologia dell’opere soggette ad AIA o VIA;
b) per i cantieri superiori a 6.000 mc occorre operare, invece, la distinzione di:
o opera soggetta a VIA od AIA nel cui caso si applica il D.M. 161/2012, oppure;
o opera non soggetta a VIA od AIA in cui si ha l’applicazione della disciplina di cui all’art.
41bis del DL 69/2013.
Tale interpretazione discende dalle disposizioni di cui ai commi 1 e 5 dell’art. 41bis del DL 69/2013,
nonché dalla disposizione di cui al comma 2bis dell’art. 184bis del DL 152/2006, introdotto anch’esso
dalla legge di conversione del DL 69/2013.
• Il comma 2bis dell’art. 184 bis individua in positivo l’ambito di applicazione del DM 161/2012,
stabilendo che lo stesso “si applica solo alle terre e rocce da scavo che provengono da attività o
opere soggette a valutazione d’impatto ambientale o ad autorizzazione integrata ambientale”.
• Il comma 1 e il comma 5 dell’art. 41bis del DL 69/2013 individuano l’ambito di applicazione della
disciplina semplificata, che deroga a quanto definito dal DM 161/2012 per i piccoli cantieri.
Dalla lettura integrata delle tre citate disposizioni di legge si ricava in modo esaustivo, per tutte e tre le
casistiche sopra citate, la disciplina che consente di qualificare come sottoprodotto il materiale da scavo.
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L’impianto mini idroelettrico ad acqua fluente su salto esistente proposto dalla Società Piciacchia Srl, è
un’opera che, nonostante soggetta a Valutazione di Impatto Ambientale, dal punto di vista della
Gestione delle Terre e Rocce da Scavo, rientra nella tipologia di “piccoli cantieri” dal momento che
presenta un volume di materiale movimentato riconducibile alle terre e rocce da scavo pari a circa
901,40 m3 ovvero inferiore alla soglia di 6.000 m
3.
Allo stesso modo, per i terreni movimentati per la realizzazione del progetto è possibile dimostrare il
possesso dei requisiti previsti al punto 1 dell’Art. 41-bis del D.L. n. 69/13 di seguito riportati:
a) che è certa la destinazione all’utilizzo direttamente presso uno o più siti o cicli produttivi
determinati;
b) che, in caso di destinazione a recuperi, ripristini, rimodellamenti, riempimenti ambientali o altri
utilizzi sul suolo, non sono superati i valori delle concentrazioni soglia di contaminazione di cui
alle colonne A e B della tabella 1 dell’allegato 5 alla parte IV del decreto legislativo n. 152 del
2006, con riferimento alle caratteristiche delle matrici ambientali e alla destinazione d’uso
urbanistica del sito di destinazione e i materiali non costituiscono fonte di contaminazione
diretta o indiretta per le acque sotterranee, fatti salvi i valori di fondo naturale;
c) che, in caso di destinazione ad un successivo ciclo di produzione, l’utilizzo non determina rischi
per la salute né variazioni qualitative o quantitative delle emissioni rispetto al normale utilizzo
delle materie prime;
d) che ai fini di cui alle lettere b) e c) non è necessario sottoporre i materiali da scavo ad alcun
preventivo trattamento, fatte salve le normali pratiche industriali e di cantiere
In base a quanto detto, l’impianto idroelettrico in progetto rientra tra le opere la cui gestione dei
materiali di risulta non debba essere sottoposta alle procedure del DM 161/2012, bensì alle procedure
semplificate derivanti dall’art. 41 bis del DL 69/2013.
A tal proposito, la Regione Marche, attraverso l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale, ha
definito un’apposita modulistica per la gestione delle terre e rocce da scavo provenienti dai cantieri edili
come sottoprodotto ai sensi dell'art. 41 bis del Decreto legge 69/13 cd. "fare", come convertito dalla
Legge 98/2013.
A tal proposito, si riporta in allegato bozza della “Dichiarazione in merito al rispetto dei criteri previsti in
tema di riutilizzo di terre e rocce da scavo ai sensi ai sensi dell’art. 47 e dell’art. 38 del D.P.R. 28/12/2000,
n. 445 come previsto dal DL 21 giugno 2013, n° 69, art. 41bis, comma 1, recante disposizioni urgenti per
il rilancio dell’economia, convertito con modifiche nella legge n° 98 del 9 agosto 2013”, che verrà
perfezionata a seguito del rilascio del titolo abilitativo alla realizzazione del progetto e
dell’individuazione del sito di conferimento delle terre e rocce da scavo.
La stessa documentazione sarà trasmessa all’ARPAM, Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale
della regione Marche, nei termini di legge e comunque prima dell’inizio dei lavori.
Committente: Progettista: Rif. Job. Rev. Data Pag.
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3. INQUADRAMENTO GEOLOGICO DEL SITO DI PRODUZIONE
L’area oggetto di studio, posta a circa tre chilometri a S-W dal centro abitato di Arquata del Tronto, in
loc. Pescara del Tronto e si inserisce nel contesto geologico dei Monti Sibillini, ai piedi del versante Sud-
orientale di monte Macchialta (1.753 m s.l.m.) caratterizzato dall’affioramento della porzione medio
basale della successione stratigrafica Umbro – marchigiana (Giurassico - Miocene).
3.1. Inquadramento geologico generale
La ricostruzione del quadro geologico strutturale dell’area di studio è stata possibile grazie
all’interpretazione dei molteplici dati bibliografici presenti in letteratura, di cui si riporta a seguire una
lista di quelli presi come riferimento :
• Carta Geologica d’Italia Foglio 132 - Norcia - scala 1:100.000 e relative note illustrative;
• Carta Geologica Marche - Progetto: “Unico Territoriale Geologico” 1:10.000, Sezioni n. 337040 e
337080;
• Carta Geologica del Piano di Tutela delle Acque della Regione Marche;
• Carta Geologica realizzata dal Parco Nazionale dei Monti Sibillini - 1:50.000,
• Atti della Conferenza sulle acque profonde nelle Marche, Università degli Studi di Camerino
(1989);
• La pubblicazione “Impatto delle Variazioni Climatiche sui sistemi idrogeologici: il caso della
sorgente Pescara d’Arquata (Appennino Umbro-Marchigiano, Italia), Dragoni et al. 2003;
• La pubblicazione “Studio idrogeologico per l’identificazione, la caratterizzazione e la gestione
degli acquiferi del Parco Nazionale dei Monti Sibillini”, Boni et al. 2010.
Dall’analisi bibliografica e dai rilievi in loco, è stato ricostruito il complesso quadro geologico strutturale
dell’area che è il risultato delle principali fasi deformative che hanno interessato l’Italia centrale e,
quindi, la catena appenninica umbro-marchigiana, a partire dal Giurassico (LAVECCHIA, 1985; BONI ET
AL., 1986).
La catena appenninica umbro-marchigiana, in particolare, è caratterizzata da pieghe parallele e
sovrascorrimenti neogenici a vergenza principalmente Nord-orientale (CALAMITA & DEIANA, 1986).
L’elemento tettonico più rilevante dell’area coincide con il sovrascorrimento dei Monti Sibillini a cui
sono collegate le principali strutture plicative tra cui la sinclinale di Forca di Presta e la macropiega
anticlinalica a monte dell’area di studio.
Tuttavia, numerose faglie normali dislocano o invertono le strutture compressive ivi presenti, come
quella che interseca le pendici del M. Vettoretto (direzione NW-SE) e quella nei pressi di Capodacqua
che ha dislocato il thrust dei Sibillini. Tra i sistemi di faglie normali più significativi, ovvero il sistema
Monte Vettore-Monte Bove e Monte Castello-Monte Cardosa, si colloca il Piano Grande di Castelluccio,
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una depressione tettonica allungata in direzione N30°-40°E, colmata da depositi fluvio-lacustri e
chiaramente delimitata da faglie bordiere.
I punti di scaturigine oggetto di studio sono collocati in corrispondenza dell’avanpaese del fronte di
accavallamento dei monti Sibillini, ai piedi del versante Sud-orientale di monte Macchialta (vedi Tavole
Tematiche - TAV 115A)
Il versante risulta caratterizzato da estesi affioramenti, prevalentemente calcarei, localizzati nella zona
medio sommitale riferibili alle formazione della serie delle Scaglie, delle Marne a Fucoidi e della Maiolica
(Serie Umbro – marchigiana), accavallate dall’azione compressiva del thrust dei Monti Sibillini sui terreni
riferibili ai termini basali della Formazione della Laga.
Il sovrascorrimento risulta troncato dalla presenza di una struttura di natura distensiva che ha
comportato la dislocazione verticale della scaglia tettonica Umbro – marchigiana.
Tali strutture tettoniche sono però mascherate dalla presenza di una potente coltre detritica, costituita
da ghiaie calcaree di pezzatura variabile fra le ghiaie minute ed i blocchi, contenute in matrice per lo più
sabbioso limosa.
I depositi detritici si dispongono lungo una fascia pedemontana che ricopre la porzione inferiore del
versante sud – orientale di monte Macchialta (ivi compresa l’area in esame), ed in corrispondenza del
fondovalle si interdigita con i depositi alluvionali del fiume Tronto.
Si riportano a seguire le litologie affioranti nel contesto geologico analizzato:
• Depositi quaternari continentali: costituiti da depositi lacustri, alluvionali e detritici compresi i
detriti di versante;
• Flysch della Laga (Miocene sup.): costituito da depositi torbiditici in strati da sottili a medio
spessi di arenarie, arenarie siltose e livelli argilloso-marnosi;
• Marne con Cerrogna (Burdigaliano p.p. – Tortoniano medio): è costituita da marne, marne
calcaree e marne argillose di colore marrone scuro e da torbiditi calcaree. Lo spessore
complessivo è di circa 300 m.
• Scaglia cinerea (Eocene sup-Oligocene sup.): è formata da calcari marnosi e marne di colore
grigio verdastro. La porzione inferiore è più calcarea; quella superiore è più marnosa. Lo
spessore è di circa 100-150 m;
• Scaglia Rosata (Cenomaniano-Eocene): con tale denominazione si intende l’insieme delle
formazioni della Scaglia Bianca, della Scaglia Rossa e della Scaglia Variegata. Tale unità è
costituita, nel complesso, da calcari e calcari marnosi di colore biancastro e rosato con strati di
spessore variabile dai 20 ai 40 cm e da marne e marne calcaree policrome con calcari biancastri.
Lo spessore della formazione si aggira intorno ai 350 m;
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• Marne a Fucoidi (Appiano p.p.-Cenomaniano p.p.): è formata da sedimenti calcarei, calcareo-
marnosi, marnosi ed argilloso marnosi, variamente alternati a livelli calcarenitici. La
stratificazione è piuttosto sottile, la colorazione è verdastra con toni rossastri ed il contenuto
marnoso aumenta verso l’alto; lo spessore complessivo è variabile dai 70 ai 150 m;
• Maiolica (Titonico pp.-Aptiano p.p..): è costituita da calcari micritici biancastri a frattura
concoide con selce grigia in liste e noduli. La stratificazione è compresa tra 30 e 40 cm. Lo
spessore della formazione si aggira intorno ai 300 m;
SCHEMA GEOLOGICO DELL’AREA DI ALIMENTAZIONE DEI PUNTI DI SORGENZA COSTA LE CESE (RIELABORAZIONE
DELLA “CARTA GEOLOGICA” DEL PARCO NAZIONALE DEI MONTI SIBILLINI)
Area di sorgenza Costa le Cese
Trhust dei Monti Sibillini
Faglia diretta
Trhust dei Monti Sibillini
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• Calcari diasprigni (Calloviano-Titonico inf.): è formata da calcari micritici con selce policroma in
liste e noduli e da calcari granulari silicei. La colorazione d’insieme è prevalentemente grigio-
verdastra. La stratificazione varia dai 5 ai 10 cm, mentre lo spessore complessivo della
formazione è di circa 150 m;
• Calcari e marne del Sentino (Pliensbachiano p.p.-Bathoniano): sono costituiti da alternanze di
calcareniti grigie e giallastre, marne e marne argillose grigio-verdi, in cui si rinvengono noduli o
liste di selce policroma. Gli strati hanno spessori di 15-20 cm;
• Formazione del Bosso (Pliensbachiano p.p.-Bathoniano): è formata da alternanze di calcari e
calcari marnosi di colore rosso e di marne rossastre e verdoline (Rosso Ammonitico), che, nella
parte superiore, passano a calcari micritici beigebiancastri, con selce in liste e noduli (Calcari e
marne a Posidonia). Nel complesso lo spessore è di 250 m;
• Corniola (Lotharingiano-Pliensbachiano p.p.): è costituita da calcari micritici marnosi nocciola e
spesso grigiastri, ben stratificati, con selce grigia o nerastra in liste e noduli e livelli pelitici grigio-
verdi, particolarmente abbondanti nella parte alta. Lo spessore complessivo è dell’ordine di 300-
500 m;
• Calcare massiccio(Hettangiano-Sinemuriano p.p.): è formata da calcari biancastri-avana o
nocciola in grossi banchi con ooliti organizzati in strati da spessi a molto spessi. A causa
dell’intensa fratturazione, conseguente a fenomeni tettonici, è difficile riconoscere la giacitura. I
pozzi AGIP Burano e Fossombrone, che raggiungono le evaporati triassiche consentono di
stimare lo spessore di detta formazione in circa 800-900 m.
Al fine di illustrare i rapporti tettonici e stratigrafici che mettono in contatto le formazioni geologiche
descritte si è prodotta una sezione geologica che da M. Macchialta scende fino alla S.P. N. 129 passando
per l’area sorgiva di Costa le Cese (vedi TAV 116 A).
Nella sezione geologica è evidente come la formazione della Maiolica risulti piegata a formare
un’anticlinale con fianco orientale rovescio a monte dell’area di studio, per poi piegare ancora in una
sinclinale con al nucleo la formazione della Scaglia s.l. in prossimità della master fault del
sovrascorrimento dei Monti Sibillini. Il sovrascorrimento, come anche il fianco orientale della sinclinale,
risulta tagliato da una faglia diretta (con vergenza occidentale) che abbassa la formazione della maiolica
di circa 200m mettendola in contatto con le formazioni flyschoidi dei Monti della Laga. I punti di
scaturigine di Costa le Cese sono tutti collocati a valle dei 2 sistemi di taglio descritti, mentre un’altro
punto sorgivo denominato sorgente Pescara d’Arquata è posto pochi metri a monte degli stessi.
Committente: Progettista: Rif. Job. Rev. Data Pag.
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4. INQUADRAMENTO URBANISTICO DEL SITO DI PRODUZIONE
Il sito di intervento si colloca nella zona occidentale del centro abitato di Pescara del Tronto, dal punto di
vista urbanistico, l’area di intervento si inserisce in diverse fasce di destinazione urbanistica, per la cui
consultazione si rimanda alle Tavole Tematiche - Tav 130.
5. ATTIVITA’ SVOLTA ATTUALMENTE NEL SITO DI PRODUZIONE
Allo stato attuale, la zona in esame rientra in parte nell’area di pertinenza di una cava per l’estrazione di
materiali inerti ad oggi dismessa; in parte in aree a destinazione agricola, in parte in area di espansione
da PRG, in parte lungo la viabilità esistente.
Committente: Progettista: Rif. Job. Rev. Data Pag.
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6. DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Per la descrizione delle opere in progetto si rimanda all’elaborato R01 “Relazione Tecnica” paragrafo 6.4
7. DEFINIZIONE DEI VOLUMI E DELLE MODALITA’ DI SCAVO
Il calcolo dei volumi di scavo è stato eseguito sui dati presenti nel progetto definitivo utilizzando le
sezioni tipo rappresentative di ogni tratto di trincea (vedi Tavole Tematiche - Tav 900A e 900B) e di
seguito riportati:
• Per la messa in opera delle condotte in progetto su terreni non pavimentati, è stato previsto uno
scavo con altezza massima di 1,35 m a sezione trapezoidale con base superiore pari a 1,0m ed
inferiore pari a 0,60m.
• Per la messa in opera delle condotte in progetto su terreni pavimentati (tratto di condotta
forzata lungo la S.P. n. 129), è stato previsto uno scavo con altezza massima di 1,35 m a sezione
rettangolare con base superiore ed inferiore pari a 0,60m.
• Per la messa in opera del cavidotto BT di connessione alla rete di distribuzione nazionale
dell’energia elettrica lungo il tracciato della S.S. n. 4, è stato previsto uno scavo con altezza
massima di 1,20 m a sezione rettangolare con base superiore ed inferiore pari a 0,60m.
• Per la realizzazione della vasca di carico è previsto uno scavo 5,62*3,10*1,60h m
Si riporta a seguire il calcolo dei volumi in banco di terreno movimentato ai fini del progetto.
Dalla tabella sopra riportata si evince che la realizzazione del progetto prevede la movimentazione di
901,4m3 di terreno di cui 584,40m
3 saranno utilizzati per la tombatura dello scavo stesso da cui
provengono, 219,08 m3 saranno terre e rocce da scavo in esubero e 97,92m
3 saranno rifiuti speciali non
pericolosi (manto bituminoso e/o massetto stradale) da conferire in discarica ai sensi di legge.
In riferimento alla natura del terreno oggetto di scavo, i materiali estratti non classificabili come rifiuto
sono da considerarsi terre e rocce da scavo provenienti da terreni naturali “in situ”, e quindi riutilizzabili
come rinterri in loco o in altri siti.
Si precisa che le terre e rocce da scavo in esubero potrebbero essere utilizzate per il riambientamento
dell’area di cava dismessa recependo le indicazioni degli Enti coinvolti in sede di conferenza di servizi.
Committente: Progettista: Rif. Job. Rev. Data Pag.
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Nei tratti di scavo che interessano le vie di comunicazione S.P. n. 129 e S.S. n. 4, le terre e rocce da scavo
risultano coperte da pavimentazione (spessore stimato 30cm) la cui asportazione determina la
produzione rifiuti speciali non pericolosi ai sensi del D.Lgs 152/2006.
In particolare i primi 10cm di pavimentazione asfaltata sono rappresentati da manto bituminoso a cui è
attribuibile il codice CER 170302 (miscele bituminose diverse da quelle di cui alla voce 170301).
I sottostanti 20 cm di massetto stradale possono essere potenzialmente contaminati dal sovrastante
manto bituminoso per cui è attribuibile il codice CER 170904 (rifiuti misti dell'attività di costruzione e
demolizione, diversi da quelli di cui alle voci 1709 01, 170902 e 170903)
Considerando quindi le opere previste dal progetto è possibile stimare la seguente produzione di rifiuti
speciali non pericolosi da avviare a discarica nei termini di legge:
Scavo per nuova condotta forzata lungo la S.P. n. 129:
Manto bituminoso = 144m*0,60*0,1h=8,64m3 CER 170302
Massetto stradale = 144m*0.6*0.2= 17,28m3 CER 170904
Scavo per cavidotto BT lungo S.S. n. 4:
Manto bituminoso = 400m*0,60*0,1h=24,00m3 CER 170302
Massetto stradale = 400m*0.6*0.2= 48,00m3 CER 170904
Riepilogando, si riportano a seguire i volumi calcolati per i materiali movimentati:
• Volume totale di scavo calcolato in banco: 901,40 m3;
• Terre e rocce da scavo calcolate in banco: 803,48 m3;
• Terre e rocce da scavo riutilizzate in sito: 584,40 m3;
• Terre e rocce da scavo da conferire in cava: 219,08 m3;
• Manto bituminoso (CER 170302): 32,64 m3;
• Massicciata contaminata da bitume (CER 170904) 65,28 m3;
Si precisa che le terre e rocce da scavo in esubero potranno essere riutilizzate ai sensi di legge per
concorrere al riambientamento della cava dismessa.
Committente: Progettista: Rif. Job. Rev. Data Pag.
b 12/2014 12/13 DITTA PICIACCHIA Srl
Via Bucciarelli, 15
63096 – Arquata del Tronto (AP)
IGR Srl
Via Adriatica 111/G – 06135 - Perugia
Tel. 075.7910039 – Fax: 075.5977527 Piano di Utilizzo dei Materiali da Scavo
8. CARATTERIZZAZIONE AMBIENTALE DEL SITO
L’impianto mini idroelettrico proposto dalla Ditta Piciacchia Srl, è un’opera che, nonostante soggetta a
Valutazione di Impatto Ambientale, dal punto di vista della Gestione delle Terre e Rocce da Scavo,
rientra nella tipologia di “piccoli cantieri” dal momento che presenta un volume di materiale
movimentato riconducibile alle terre e rocce da scavo pari a circa 901,40 m3 ovvero inferiore alla soglia
di 6.000,00 m3.
Si precisa che l’area in esame ricade in zona agricola ed in zona di completamento, all’interno di un
Parco Nazionale e parzialmente all’interno di un Sito di Interesse Comunitario. Allo stato dei luoghi si
può ragionevolmente assumere che gli scavi interesseranno terreno naturale in sito non oggetto di
possibili contaminazioni. Tale considerazione può essere estesa ai terreni di sedime delle strade S.P. n.
129 e S.S. n. 4 interessate dalle opere, in quanto è previsto duranti gli scavi la separazione dei primi
30cm di terreno trattati come rifiuto.
Per quanto detto sopra, si può affermare che i prerequisiti dettati dall’art. 41 bis del DL 69/2013 sono
rispettati, come di seguito illustrato:
1. è certa la destinazione all'utilizzo direttamente presso uno o più siti o cicli produttivi
determinati;
2. in caso di destinazione a recuperi, ripristini, rimodellamenti, riempimenti ambientali o altri
utilizzi sul suolo, non sono superati i valori delle concentrazioni soglia di contaminazione di cui
alle colonne A e B della tabella 1 dell'allegato 5 alla parte IV del decreto legislativo n. 152 del
2006, con riferimento alle caratteristiche delle matrici ambientali e alla destinazione d'uso
urbanistica del sito di destinazione e i materiali non costituiscono fonte di contaminazione
diretta o indiretta per le acque sotterranee, fatti salvi i valori di fondo naturale;
3. in caso di destinazione ad un successivo ciclo di produzione, l'utilizzo non determina rischi per la
salute né variazioni qualitative o quantitative delle emissioni rispetto al normale utilizzo delle
materie prime;
4. ai fini di cui alle lettere b) e c) non è necessario sottoporre i materiali da scavo ad alcun
preventivo trattamento, fatte salve le normali pratiche industriali e di cantiere.
Questa opera, dunque, rientra tra le opere la cui gestione dei materiali di risulta non debba essere
sottoposta alle procedure del DM 161/2012, bensì alle procedure semplificate derivanti dall’art. 41 bis
del DL 69/2013, per cui verrà presentata all’ARPAM, Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale
della regione Marche, nei termini di legge, apposita Dichiarazione in merito al rispetto dei criteri previsti
in tema di riutilizzo di terre e rocce da scavo ai sensi ai sensi dell’art. 47 e dell’art. 38 del D.P.R.
28/12/2000, n. 445 come previsto dal DL 21 giugno 2013, n° 69, art. 41bis, comma 1, recante
Committente: Progettista: Rif. Job. Rev. Data Pag.
b 12/2014 13/13 DITTA PICIACCHIA Srl
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disposizioni urgenti per il rilancio dell’economia, convertito con modifiche nella legge n° 98 del 9 agosto
2013.
9. PIANO DI UTILIZZO
Soggetto Proponente del Piano di Utilizzo:
Ditta Piciacchia Srl, con Sede Legale in Via Bucciarelli n. 15 – 63096 Arquata del Tronto (AP) (P. IVA
01671750444)
Soggetto esecutore del Piano di Utilizzo:
Da definirsi in fase esecutiva. Si specifica che gli estremi del Soggetto Esecutore verranno comunicati
all’Ente competente tempestivamente prima dell’inizio dei lavori.
Tale soggetto sarà responsabile del Piano di Utilizzo e dovrà redigere sia la Dichiarazione di Avvenuto
Utilizzo (D.U.A. di cui all’art. 7 del D.M. 10 agosto 2012 n. 161) alla fine dei lavori di reimpiego, sia gli
eventuali documenti di trasporto necessari a garantire la tracciabilità del materiale di scavo, qualora
esso venisse avviato presso un sito di riutilizzo differente da quello di produzione.
Volume dei materiali da scavo non contaminati prodotti durante il ciclo produttivo:
Stimato in banco da elaborati progettuali 803,48 m3.
Utilizzo dei materiali da scavo:
Le terre e rocce da scavo prodotte prodotti verranno accantonate affianco agli scavi per la repentina
tombatura, i volumi in esubero verranno accantonati in cantiere, all’interno di un’apposita area di
deposito temporaneo, che verrà individuata all’interno dell’area di cava dismessa per un periodo
temporale non superiore ad un anno.
Le terre e rocce da scavo in deposito temporaneo potranno essere riutilizzate per il riambientamento
della cava dismessa o in alternativa avviati a siti specifici indicati dalle amministrazioni competenti.
I materiali di scavo individuati come rifiuti verranno stoccati in apposita aerea, separatamente dalle
terre e rocce da scavo, e avviati a discarica nei termini di legge.
n. 201 - Venerdì 27 Settembre 2013
Terre e rocce da scavo: le principali novità, la modulistica e le FAQ di ARPAT
Nuova disciplina per le terre e rocce da scavo: si applica quanto disposto nel Regolamento di cui al DM 161/2012 per i materiali da scavo derivanti da opere sottoposte a VIA o ad AIA per materiali di scavo in quantità complessiva superiore ai 6000 mc, mentre si applica quanto contenuto nell’art. 41bis del "Decreto del fare" convertito nella L. 98/2013 per i materiali da scavo provenienti da tutti gli altri cantieri
Dal 21 agosto 2013 è nuovamente cambiata la norma di riferimento per utilizzare come sottoprodotti i materiali da scavo di tutti i cantieri (piccoli compresi). Fanno eccezione solo quelli sottoposti a Valutazione integrata ambientale (di seguito VIA) o Autorizzazione integrata ambientale (di seguito AIA) che per quantitativi superiori ai 6000 mc rimangono sottoposti al regolamento di cui al DM 161/2012 che prevede la presentazione del Piano di Utilizzo.
Le nuove disposizioni sono contenute nell’articolo 41-bis (Ulteriori disposizioni in materia di terre e rocce da scavo) del “Decreto del fare”, convertito nella legge 98/2013, in vigore dal 21 agosto 2013.
L’articolo citato detta nuove disposizioni in materia di terre e rocce da scavo, indicando come gestire i materiali da scavo a cui non si applichi il DM 161. In base all’articolo 41 bis i materiali da scavo sono sottoposti al regime di cui all’articolo 184-bis del Dlgs 152/2006 (quindi al regime dei sottoprodotti e non a quello dei rifiuti) per qualunque quantitativo, proveniente da cantieri, le cui opere non sono soggette ad AIA o VIA, per quantità inferiori o uguali ai 6000 mc anche per opere soggette a VIA ed AIA. Tutto ciò a condizione che il produttore attesti, attraverso una dichiarazione (dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà ai sensi del DPR 445/2000) alle sedi ARPAT territorialmente competenti, alcune condizioni fondamentali, quali, ad esempio, che:
la destinazione di riutilizzo delle rocce e terre da scavo sia certa e determinata, anche presso più siti;
1.
siano rispettate le concentrazioni soglia di contaminazione compatibili con il sito di destinazione e non vi sia pericolo di contaminazione per le acque di falda;
2.
l'utilizzo non comporti rischi per la salute o variazioni negative delle emissioni rispetto alle normali materie prime;
3.
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27/09/2013http://www.arpat.toscana.it/notizie/arpatnews/2013/201-13/201-13-terre-e-rocce-da-scavo...
i materiali da scavo non siano sottoposti a preventivi trattamenti fatta eccezione per la normale pratica industriale.
4.
Nell’autocertificazione il proponente dovrà altresì indicare, oltre alla qualità, la quantità di materiali destinati al riutilizzo, il sito di deposito e i tempi previsti per il riutilizzo (indicativamente un anno). Il completo riutilizzo dei materiali da scavo deve essere poi comunicato dal produttore alle sedi ARPA competenti sul territorio.
Le attività di scavo devono essere autorizzate dagli enti competenti in quanto attività edilizie e quindi il processo di autocertificazione dovrà comunque essere coordinato, a cura del proponente, con l’iter edilizio. Il trasporto (comma 4) avviene come bene/prodotto.
ARPAT ha predisposto la modulistica da utilizzare per la gestione delle terre e rocce da scavo. Il modulo fac simile, con le relative FAQ (Frequently Asked Questions), presente sul sito Web di ARPAT, vuole rappresentare un contributo finalizzato ad informare sulle dichiarazioni relative ai materiali da scavo con riferimento all'art. 41bis del Dl 69/2013 convertito con L. 98/2013.
L'utilizzo di uno specifico modulo non è un obbligo per i proponenti, ma l'adozione omogenea di modalità uniformi rappresenta un riferimento utile per le imprese e consente ad ARPAT una più efficace gestione dei contenuti delle dichiarazioni.
Le FAQ sono state formulate sulla base delle conoscenze e valutazioni ad oggi disponibili, non è da escludere che con la progressiva applicazione sorga la necessità di revisionarle ed integrarle; così come potrà essere modificato ed integrato il modulo sulla scorta della prima esperienza applicativa.
Il controllo da parte di ARPAT sarà organizzato in due fasi:
controllo a campione ai fini della verifica di veridicità delle dichiarazioni;■
approfondimento documentale ed eventualmente anche ispettivo in campo sulle dichiarazioni che presentino elementi di rischio per l'ambiente più rilevanti.
■
Approfondimenti
Modulistica■
FAQ (Frequently Asked Questions)■
Direttore responsabile: Marco Talluri Autorizzazione del tribunale di Firenze: n. 5396 del 14 febbraio 2005 Redazione: ARPAT, Via N.Porpora, 22 - 50144 Firenze - tel. 055-3206050 fax 055-5305640 Email: [email protected] Web: www.arpat.toscana.it/notizie/arpatnews
È possibile ricevere regolarmente ARPATNEWS, personalizzandone le modalità (periodicità, temi, ecc.), all'indirizzo: www.arpat.toscana.it/notizie/arpatnews/richiesta
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27/09/2013http://www.arpat.toscana.it/notizie/arpatnews/2013/201-13/201-13-terre-e-rocce-da-scavo...
MD_DG_65 a Rev. 0 Data: 02.10.2013 1
DICHIARAZIONE IN MERITO AL RISPETTO DEI CRITERI PREVISTI IN TEMA DI RIUTILIZZO DI
TERRE E ROCCE DA SCAVO DAL COMMA 1 DELL’ART. 41bis DEL DECRETO LEGGE 21 GIUGNO 2013, N° 69, RECANTE DISPOSIZIONI URGENTI PER IL RILANCIO DELL’ECONOMIA,
CONVERTITO CON MODIFICHE NELLA LEGGE N° 98 DEL 9 AGOSTO 2013
Sezione A: dati del proponente Il sottoscritto proponente PICIACCHIA PIER GIUSEPPE Cognome Nome
C.F. P C C P G S 7 7 L 0 8 A 4 6 2 V nato a: ASCOLI PICENO il: 08/07/1977 in qualità di: AMMINISTRATORE UNICO
Qualifica rivestita: proprietario, titolare, legale rappresentante, amministratore, ecc.
della: PICIACCHIA SRLU Ragione sociale ditta, impresa, società, ente, …
Residente in FRAZIONE BORGO 13
Via n° civico
63096 ARQUATA DEL TRONTO AP CAP Comune Provincia
Dichiara di:
� essere consapevole delle sanzioni penali, previste in caso di dichiarazione non veritiere e di falsità negli atti dall’articolo 76 del DPR 445/2000, e della conseguente decadenza dei benefici di cui all’articolo 75 del DPR 445/2000;
� essere informato che i dati personali raccolti saranno trattati, anche con mezzi informatici,
esclusivamente per il procedimento per il quale la dichiarazione viene resa (art. 13 d. lgs. 196/2003).
DICHIARAZIONE SOSTITUTIVA DELL’ATTO DI NOTORIETA’ (Ai sensi dell’Art. 47 e dell’Art.38 del D.P.R. n.445 del 28 dicembre 2000)
MD_DG_65 a Rev. 0 Data: 02.10.2013 2
DICHIARA Che i materiali da scavo provenienti dal sito di produzione identificato nella “Sezione B” della presente dichiarazione, rientranti nell’ambito definito all’art. 1 comma 1, lettera b) del d.m. 10 agosto 2012, n. 161, prodotti nel corso di attività e interventi autorizzati in base alle norme vigenti come indicato nella “Sezione B” della presente dichiarazione, sono sottoposti al regime di cui all’art. 184 bis del d.lgs. 152/06 poiché rispettano le disposizione di cui all’art. 41bis del decreto legge 21 giugno 2013, n° 69 convertito con modifiche nella legge n° 98 del 9 agosto 2013 Sezione B: dati del sito di produzione Sito di origine LOC COSTA LE CESE - PESCARA DEL TRONTO
Via n° civico
63096 ARQUATA DEL TRONTO AP CAP Comune Provincia
Realizzazione di un impianto mini-idroelettrico ad acqua fluente Tipo di intervento
Foglio n. 44, particelle: 593, 594, 598 e 1032; Foglio n. 59, particelle: 209, 215, 216, 223, 224, 225, 552,
553, 631, 632, 639, 640, 641, 643 e 1110 - N.C.T. del Comune di Arquata del Tronto (AP) Riferimenti catastali (Foglio, particelle, sub particelle, …)
Zona Agricola E, Zona insediamenti produttivi D, Zona di espansione residenziale C1, Zona residenziale di
completamento B Destinazione urbanistica (da PRGC) del sito di produzione
Autorizzato1 da: Autorità competente che ha autorizzato l’opera da cui originano i materiali di scavo
Mediante: Riferimenti autorizzativi concernenti l’opera da cui originano i materiali di scavo (estremi, tipologia, data e protocollo)
Dimensione dell’area: 777,97m2
Indicare la dimensione dell’area in metri quadri
Quantità prodotta: 219,08m3
Indicare la quantità prodotta in metri cubi
Sezione C: dati dell’eventuale sito di deposito intermedio I materiali di scavo, quando non direttamente destinati al sito di riutilizzo, saranno depositati: 1 Come precisato nel comma 2 dell’art. 41bis, “Le attività di scavo e di utilizzo devono essere autorizzate in conformità alla vigente disciplina urbanistica e igienico-sanitaria”.
MD_DG_65 a Rev. 0 Data: 02.10.2013 3
⌧ Presso il sito di produzione; � Presso il seguente sito di deposito intermedio: Sito di deposito intermedio
Via n° civico
CAP Comune Provincia
Di proprietà di:
Indicare la proprietà del sito di deposito intermedio
Gestito da:
Indicare il responsabile della gestione del sito di deposito intermedio
Periodo di deposito:
giustificare se superiore ad anni 1
Sezione D: dati del sito2 di destinazione I materiali di scavo verranno:
� avviati ad un ciclo produttivo
⌧ destinati a recuperi, ripristini, rimodellamenti, riempimenti ambientali o altri utilizzi sul suolo Sito di destinazione Da individuare in sede di Conferenza di Servizi
Via n° civico
CAP Comune Provincia
Tipo di intervento (ciclo produttivo, recuperi, ripristini, …)
Riferimenti catastali (Foglio, particelle, sub particelle, …)
Destinazione urbanistica (da PRGC) del sito di destinazione
Autorizzato3 da: Autorità competente che ha autorizzato l’opera che prevede il riutilizzo di materiali di scavo (se pertinente)
Mediante: 2 Nel caso siano presenti più siti di destinazione, fornire le informazioni richieste per ogni sito. 3 Si veda la nota 1 alla pagina precedente.
MD_DG_65 a Rev. 0 Data: 02.10.2013 4
Riferimenti autorizzativi concernenti l’opera di destinazione dei materiali di scavo (estremi, tipologia, data e protocollo)
Sezione E: tempi previsti per l’utilizzo I tempi previsti per il riutilizzo4 sono i seguenti: Data inizio attività di scavo: 04/05/2015 Data ultimazione attività di scavo: 30/09/2015 Data inizio attività riutilizzo: 03/08/2015 Data ultimazione attività di riutilizzo: 30/10/2015
4 Si ricorda che i tempi previsti per il riutilizzo non possono superare un anno dalla data di produzione, salvo il caso in cui l’opera nella quale il materiale è destinato ad essere utilizzato preveda un termine di esecuzione superiore.
MD_DG_65 a Rev. 0 Data: 02.10.2013 5
Sezione F: qualità dei materiali da scavo Ai fini dell’utilizzo, come previsto dal comma 1, lettera b), dell’art. 41bis, dichiara che i materiali da scavo, destinati a recuperi, ripristini, rimodellamenti, riempimenti ambientali o altri utilizzi sul suolo, rispettano i valori delle concentrazioni soglia di contaminazione di cui alle colonne A e B Tabella 1 allegato 5 del Titolo V, parte IV, del d. lgs. 152/06 e s.m.i., con riferimento alle caratteristiche delle matrici ambientali e alla destinazione d’uso urbanistica del sito di destinazione e che i materiali non costituiscono fonte di contaminazione diretta o indiretta per le acque sotterranee, fatti salvi i valori di fondo naturale. Il sito non è interessato da interventi di bonifica in corso ai sensi della parte Quarta, Titolo V, del d. lgs. 152/06 e s.m.i..
Dichiara che i materiali da scavo destinati ad essere utilizzati nei siti prescelti:
� non necessitano di essere sottoposti ad alcun preventivo trattamento, fatte salve le normali pratiche industriali e di cantiere;
� hanno caratteristiche chimico e chimico-fisiche tali che il loro impiego nei suddetti siti non
determina rischi per la salute e per la qualità delle matrici ambientali interessate;
� saranno conferiti con modalità tali da assicurare il rispetto delle norme di tutela delle acque superficiali e sotterranee, della flora, della fauna, degli habitat e delle aree naturali protette;
� non sono contaminati con riferimento alla destinazione d’uso dei rispettivi siti prescelti e sono
compatibili con i medesimi siti;
� soddisfano i requisiti merceologici e di qualità ambientale idonei a garantire che il loro impiego non dia luogo a emissioni e impatti ambientali qualitativamente e quantitativamente diversi da quelli autorizzati per l’impianto dove sono destinati ad essere utilizzati.
Dichiara di essere informato, ai sensi del comma 3 dell’art. 41bis, che il completamento delle operazioni di utilizzo dovrà essere comunicato alle Arpa territorialmente competenti, con riferimento al luogo di produzione e di utilizzo. Dichiara che il trasporto dei materiali di scavo, assoggettato al regime proprio dei beni e dei prodotti, verrà effettuato nel rispetto di quanto previsto dal comma 4 dell’art. 41bis del decreto legge 21 giugno 2013, n° 69 convertito con modifiche nella legge n° 98 del 9 agosto 2013. Dichiara che la modifica dei requisiti e delle condizioni indicate nella presente dichiarazione verrà comunicata entro 30 giorni al Comune del luogo di produzione e all’Arpa5 territorialmente competente. Data: 11/12/2014 Firma6
5 La comunicazione della variazione all’Arpa, sebbene non obbligatoria per legge, risulta utile al fine dell’aggiornamento dei dati relativi alla specifica situazione. 6 La presente dichiarazione deve essere sottoscritta dall’interessato in presenza del personale addetto, ovvero sottoscritta e presentata unitamente alla fotocopia non autenticata di un documento di identità valido del sottoscrittore.