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Racconto di un'esperienza formativaarchive.forumpa.it/forumpa2007/donnepa/cdrom/documenti/148/... · ai dipendenti del Comune di Firenze per raccontare ... Rogai Carla, Romeni Marzia,

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Abbiamo pensato a questa nuova pubblicazionedella collana "Dire Donna" rivolta alle dipendenti eai dipendenti del Comune di Firenze per raccontarel'esperienza, vissuta dal Comitato d'Ente per le PariOpportunità, condivisa con una parte di dipendentidonne.L'avventura è iniziata tre anni fa, quando dal CPOè partita la proposta all'Amministrazione Comunaledi realizzare corsi di formazione, rivolti alle donne,per potenziare la professionalità al femminile, valo-rizzare la differenza di genere e contrastare gliostacoli che si frappongono ad una effettiva ugua-glianza tra uomini e donne nella società e nel lavo-ro."Un corso, un percorso" vuol far conoscere la primaesperienza di azione positiva realizzata dalComune di Firenze.Un'iniziativa pensata in particolare per le donne,che vorremmo condividere anche con gli uominiperché convinte che il riconoscimento della ricchez-za altrui è il presupposto per la crescita personale eprofessionale di ciascuno.Il viaggio è iniziato, tante sono le persone incontra-te con cui abbiamo condiviso esperienze, emozionie timori e tante altre vorremmo che si unissero a noiperché l'avventura continua.

La Presidente del CPODaniela Lastri

Racconto di un'esperienza formativa

A cura del Comitato per le Pari Opportunità e diElettra Lorini

COMUNE DI FIRENZE

COMITATO D’ENTE PER LE PARI OPPORTUNITA’FRA DONNA E UOMO

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Giannini Donatella, Giordano Amalia, Giordano Anna Maria,Giordano Giovanna, Giorgetti Zelinda, Giorgi Maria Rina,Giovanchelli Giovanna, Giovannini Vanessa, Giuliani Franca, GoriClaudia, Grassi Cosetta, Guerriero Maria, Guiducci Patrizia,Iuliano Maria, Izzo Velia, Laghi Loretta, Landi Fiorella, LandiPaola,Lasagni Patrizia, Lebec Brigitte, Leonesi Isabella,Licciardello M.Rubina, Ligi Emilia, Lipani Bianca A., LorenzoniLaura, Lucioli Sandra, Maestrelli Rosanna, Maffei Antonella, MaitaAnita, Manzo Ermelinda, Martini Maria, Martinuzzi Anna, MassaSimona, Masti Elisabetta, Matassoni Lucia, Matteini Ornella,Mattolini Giovanna, Meggiboschi Augusta, Mescolini Rita, MiniatiMaide, Minucci Marie, Miola Anna, Misuri Elisabetta, MocaliViviana, Montagnani Maria Pia, Montelatici Marzia, Morelli AnnaMaria, Mugnaini Annalena, Nencetti Luciana, Nocentini Barbara,Novelli Wilma, Nucci Caterina, Nucci Maria, Nunziati Rossella,Olandini Angela, Ortolani Angela, Osini Paola, Paoli Paola, PapiniRoberta, Pasquini Leonia, Pegni Patrizia, Pellerito Maria Pia,Perfetto Patrizia, Pertichini Paola, Pesci Antonella, Pettini Lucia,Pinzauti Paola, Piscitelli Matilde Pia, Poggi Emilia, PoggiantiFiammetta, Poggioli Letizia, Poli Gianna, Porco Loredana, PreteMarina, Provvedi Lucia, Pugliese Maria, Puglisi Allegra EleonoraR, Quartu Mafalda, Quitti Silvia, Rapi Marta, Regi Genny, RistoriCatia, Rivara Barbara, Rogai Carla, Romeni Marzia, Romiti Elena,Romolini Gabriella, Rontani Miranda, Roseto Silvana, RossiPaola, Russo Ada, Sabatini Patrizia, Sacconi Stefania, SacristanoGerarda, Salomoni Giovanna, Salucci Letizia, Salucco Emanuela,Santoni Fiorenza, Sapienza Lucina, Sardanelli Rosanna, SarriSimonetta, Scarsella Silvia, Scheggi Patrizia, Scuffi Anna, SecciMaria Rosa, Selvi Silvia, Serafini Barbara, Serpico Maria Cristina,Sforzini Emanuela, Sgatti Serena, Simone Marusca, SinibaldiPatrizia, Socci Vedra, Spence Sales Marika, Tamborini M.Piera,Testi Floriana, Tinca Marzia, Trenti Paola, Turrini Elide, UlivieriSandra, Vadrucci Maria Francesca, Vannini Maria Cristina,Varrino Giuseppa, Vasarri Eleonora, Vaselli Vilma,Verdi Grazia,Vichi Ella, Vieri Vanna, Vigilante Antonietta, Vinoglio Cinzia, VitaleLuisa, Zanichelli Monica, Zavattaro Mariella.

Dipendenti che hanno partecipato ai corsiAcconci Isabella, Agliata Mery, Agresti Sandra, Albano Tosca,Aldrovandi Mila, Almenara Alessandra, Alterini Vera, MendoniDaniela, Andreucci Maria Luisa, Andreucci Maria Teresa,Antonuccio Francesca, Antuono Alba, Arabini Patrizia, ArmelliniMarta, Armiento Tina, Baggiani Graziella, Bagiardi Angela, BaioniAmelia, Baldi Nicoletta, Ballerini Cinzia, Banchi Donatella,Bandinelli Edy, Baracchi Monica, Barbieri Antonella, BarducciAlessandra, Barisonzo Elena, Barneschi Loredana, BaroniDaniela, Bartolini Elisabetta, Battaglia Laura, Bausi Antonella,Becagli Laura, Bendinelli Angela, Berti Monica, Bigi Luana, BiniMirella, Bisogni Flavia, Bogani Loredana, Bonzagni Michela,Borgheresi Linda, Borselli Debora, Brazzini Enrichetta,Bucciardini Emanuela, Burelli Bianca Maria, Burzacca Norma,Bussotti Monica, Butelli Patrizia, Caciolli Roberta, CalugiGiovanna, Calvisi Vania, Cammelli Silvia, Cannone Emanuela,Cannone Vittoria, Cappelletti Angela, Cappelletti Maria Grazia,Cappelli Rossella, Cappellini Silvia, Carmagnini Patrizia,Carmignani Marta, Castellani Laura, Ceccherini Daniela,Checcacci Loretta, Chiesi Anna, Chirici Brunella, Chiti Antonella,Ciancitto Angela, Ciuffi Marta, Colella Paola, Colucci Rosanna,Conti Franca, Cosi Viviana, Cresci Cristina, D'ambrogioGiuseppina, D'angelo Anna, Davi Graziella, De Bastiani MariaGrazia, De Paolis Lea, De Rosis Anna, De Troia Concetta,Degl'innocenti Rossella, Degl'innocenti Tina, Di Maggio Cinzia, DiPrinzio Maria Teresa, Di Ranni Lina, Dolfi Gabriella, DolfiGiovanna, Domingo Ivana, Donati Luana, Dori Patrizia, EspositoConcetta, Fabbri Rossella, Fabbroni Maria Silvia, Faggi Monica,

Fanetti Norisa, Fanfani Tiziana, Fanteria Simonetta, Fantini Maria,Fantoni Antonella, Fedi Manuela, Fedi Michela, Filacchione AnnaLucia, Finocchiaro Grazia, Foglia Pellegrina, Fognani Cinzia,Fossi Antonella, Francalanci Giovanna, Frediani Monica, FulignatiFiorella, Fumanti Virginia, Fumei Cristina, Funosi Brunella,Fuscagni Giovanna, Galiotou Calomira, Gallorini Elisabetta, GarroPaola, Gasperini Anna Maria, Gatrizzi Nicla, Geraci Vincenza,Gerbi Alessandra, Gherardelli Maria, Ghinassi Roberta, GiachiDaniela, Giannelli Roberta, direD

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UN CORSO, UN PERCORSO

Le dipendenti del Comune di Firenze che hanno partecipato ai corsi"Il potenziale professionale femminile come risorsa per lo sviluppoorganizzativo del Comune di Firenze". sono più di 250 e molte altrehanno presentato domanda e attendono di parteciparvi. La varietà di situazioni e la complessità dei problemi che i corsi cihanno permesso di cogliere sono state per noi del Comitato PariOpportunità una continua scoperta: abbiamo così scelto la metaforadel viaggio per raccontare la nostra esperienza e socializzarla.I contenuti del corso sono rimasti infatti gli stessi nel tempo; ma ilcontinuo cambiamento delle protagoniste, il susseguirsi dei casi chequeste portavano in aula, lo svilupparsi di dinamiche sempre nuovehanno permesso di percorrere un pezzo di strada sul cammino dellaconsapevolezza, sia per le donne che hanno partecipato al corso cheper noi che le abbiamo accompagnate.

Preparativi di viaggio..................................................................La nostra avventura è iniziata molto prima della realizzazione deicorsi.Come un viaggio, che si avvia a prendere corpo con la scelta di unadestinazione, così il percorso che ci avrebbe portate a coinvolgere unnumero così alto di dipendenti del Comune era cominciato moltotempo prima.Avevamo verificato il convergere di più elementi che ci facevano rite-nere importante un processo formativo rivolto a rafforzare il valoredella presenza femminile nella nostra Amministrazione.

I risultati della ricerca statistica

La ricerca statistica sul personale che lavora nel nostro Comune rea-lizzata nel 1999 ci aveva consentito di verificare che alla presenzaquantitativamente maggioritaria delle donne non corrispondeva unaloro valorizzazione. Emergeva inoltre una suddivisione del lavoro secondo lo stereotipo"lavoro da uomo", "lavoro da donna", con gli uomini in ruoli tecnici/

Composizione del CPO:

Daniela Lastri - Presidente, Paola Mossuto - Vice Presidente,Alessandra Alleva, Carla Bronzi, Giuliana Cecconi, Maria

Antonella La Grua, Monica Giannoni, Stefania Maffei, MariangelaMolinari, Maria Carla Orlandi, Daniela Porrati, Brigitta Puliti,

Chiara Tozzi, Alba Travagli.

Si Ringraziano le donne e gli uomini della DirezioneOrganizzazione, P.O. Formazione e Aggiornamento del personale,che hanno consentito la preparazione e la realizzazione di questoviaggio, le donne che lo hanno intrapreso, in particolare tutte colo-ro che hanno contribuito con le loro testimonianze a rendere piùviva ed autentica questa pubblicazione. Un solo rammarico: averdovuto selezionare e forzatamente ridurre un'offerta tanto genero-sa.Infine un sentito ringraziamento alle docenti ed alle tutor che hannosapientemente accompagnato le viaggiatrici.direD

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La necessità del Comune di Firenze

La complessità e il cambiamento sono oggi i valori con cui si devonoconfrontare le organizzazioni, esposte a fenomeni di continua trasfor-mazione che le costringono ad adeguarsi continuamente, di fronte arichieste sempre nuove e a sollecitazioni non sempre prevedibili.Questo fenomeno assume una rilevanza particolare quando si deveamministrare non un'azienda o una struttura, ma un'intera città, doveconvivono, si incontrano e si scontrano soggetti, bisogni, potenzialitàradicalmente diverse tra loro.Il ruolo del dipendente pubblico non può quindi essere quello di chi siattiene ad un mansionario predefinito, ma richiede continua capacitàdi risolvere problemi, di adattarsi ai nuovi scenari, di ascoltare nuovibisogni e cogliere nuove opportunità.Avere persone capaci di esprimere il loro potenziale e la loro ricchez-za umana nell'esercizio delle loro funzioni è quindi un'esigenza per laqualità delle risposte che possono essere offerte alla città.

La volontà di diffondere la cultura delle pari opportunità eil valore della differenza

Da tutto questo la nostra convinzione che affermare la cultura dellepari opportunità e il valore della differenza fosse un grande arricchi-mento. Non solo per noi.Pari opportunità non è infatti un concetto astratto. È quotidianità direlazioni, di comportamenti, di scelte che ogni giorno si rinnovano esi evolvono. Il valore della differenza non è un dato acquisito una volta per tutte:

specialistici e le donne in ruoli amministrativi/sociali, con un ricono-scimento di maggior valore professionale nei confronti dei ruoliricoperti prevalentemente da personale maschile.

La risorsa femminile per lo sviluppo organizzativodell'Ente

Il "femminile", opportunamente riconosciuto ed incanalato, potevadiventare una fonte di arricchimento professionale per le dipenden-ti e garanzia di maggior qualità nel lavoro svolto perl'Amministrazione.Le donne sono infatti esperte nel conciliare fra loro dimensionidiverse come quella della vita lavorativa e quella della vita affetti-va. Hanno imparato così a tenere insieme il rispetto delle regoleorganizzative e l'attenzione alla componente emotiva.Ritenevamo veramente qualificante per l'Ente, avere nei diversiruoli lavorativi donne capaci di esprimere appieno la loro ricchezzae la loro complessità specialmente in una fase come questa in cuisi riconosce l'importanza per le organizzazioni lavorative dei contri-buti di soggetti dotati di intelligenza emotiva; intelligenza cioè cheunisce le capacità razionali, analitiche e logiche, necessarie agarantire la definizione ed il raggiungimento di obiettivi chiari, conle capacità emotive, intuitive e comunicative, indispensabili a crea-re le relazioni umane importanti per il conseguimento dei risultati.Eravamo convinte inoltre che da un'esperienza come quella cheavevamo in mente potevano scaturire elementi di grande ricchez-za per tutti i dipendenti, donne e uomini, ai quali si riconoscesse ilvalore dei contributi di testa e di cuore che portano nel lavoro.

Quando ricevetti il questionario che precedeva la realizzazione del corsofui stupita e felice: - C'è ancora qualcuno, oltre me, che parla di specifici-tà femminile, di pari opportuniTà! - In effetti, con la maggior parte dellepersone parlare di questi argomenti provoca due tipi di reazioni: metà nonsa di cosa si parli, l'altra metà considera il tutto un vecchio problema risol-to da decenni, come il vaiolo. Allora, quelle problematiche e quel linguag-gio mi accesero subito come un segnale di riconoscimento, un segno diappartenenza alla stessa tribù. Come avrei potuto non partecipare alcorso?

Conoscevo poche delle donne che erano lì con me il primo giorno dell'av-ventura e mi colpì il fatto che c'erano persone di uffici e lavori così diversi enon comunicanti (un bel calderone, si potrebbe dire). Inutile negare che findall'inizio fui colpita, e certo non solo io, dalla formatrice, dalla sua pacatez-za e professionalità che non nascondeva la partecipazione emotiva e il calo-re umano di chi ha vissuto anche di persona le difficoltà di cui parla.

Marina P.

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I corsi sono stati voluti e proposti all'Amministrazione sulla base diquesti orientamenti.La progettazione è stata affidata allo Studio DUO di Marcella Chiesi,che già aveva svolto attività formativa per il nostro Comitato e avevacurato la ricerca statistica.L'Amministrazione ha deciso di attivare tre corsi sperimentali di 4giornate e ne ha affidato l'organizzazione all'Ufficio Formazione,dove abbiamo incontrato molto più di una generica disponibilità. Lacura e la collaborazione messe nel definire i minimi dettagli sonostate davvero straordinarie e ci hanno portato ad incontrare i primigruppi con la fiducia di poter contare su contributi di grande profes-sionalità pur con l'emozione di un'avventura impegnativa.Il successo delle prime tre edizioni ci ha consentito di proporreall'Amministrazione di organizzare nuovi corsi per accogliere le

è il frutto di un percorso, di un divenire continuo nel quale ci incon-triamo e ci influenziamo reciprocamente.Abbiamo quindi promosso i corsi nella convinzione di trovare unterreno ricco di risposte nelle donne che lavoranonell'Amministrazione Comunale; ma anche con la speranza diriuscire attraverso questo intervento a disseminare il nostro mes-saggio in maniera più larga.

Non so bene perché ho deciso di partecipare ad un corso dedicato alledonne. Quando mi è arrivato il modulo di partecipazione sono rimasta unpo' perplessa: dovevo rispondere ad un sacco di domande, spiegare per-ché desideravo partecipare . Non mi era mai capitato di dover compilareun modulo per partecipare ad un corso che si teneva in un orario di lavo-ro.Già da quel momento avrei dovuto capire che non si sarebbe trattato delsolito corso, ma ero ancora un po' scettica . A che cosa può servire uncorso organizzato dal Comitato dell'Ente per le Pari Opportunità, pensavotra me e me, ad una che , come me, non ha neanche trent'anni ed è natadopo il Movimento Femminista?Con queste perplessità e con molta curiosità ho riempito il modulo e hofrequentato il corso.Dopo la prima mezz'ora che mi ero seduta in cerchio, insieme ad altredonne, tutte diverse per età, formazione, ruolo all'interno della PubblicaAmministrazione, ho cominciato a rilassarmi e ad ascoltare veramente.Alla fine del primo giorno sono tornata a casa entusiasta perché finalmen-te, sapevo cosa rispondere ai soliti discorsi, maschili e non, sul che-cosa-ci-vanno-a-fare-le-donne-a-lavorare. E rispondevo non con le solite moti-vazioni del tipo: "Ma ne abbiamo diritto, dobbiamo realizzarci anche noi!"ma con cifre alla mano, con statistiche sull'occupazione femminile e sullaproduzione di reddito e sull'importanza del nostro ruolo per la società.Già mi sentivo più sicura e non è cosa di poco conto se si considera chedi professione faccio il vigile urbano e che il mio ambiente di lavoro è, tra-dizionalmente, di tipo maschile. Pregustavo il momento di assistere aduna qualsiasi discussione sul ruolo delle donne nel lavoro per risponderea tono!Il vero elemento di sorpresa, però, è stato il rendermi conto di quanto noidonne ci siamo ormai adattate alle regole, agli usi che abbiamo trovatoquando siamo entrate nel mondo, tipicamente maschile, del lavoro.In molti casi, noi donne stesse consideriamo perfettamente normale doveraffaticarsi e dannarsi per conciliare casa e lavoro, oppure dover adottareun modo di parlare maschile per essere prese sul serio (spesso avviene

nel mio lavoro) e non ci viene mai in mente che ci potrebbe essere un'orga-nizzazione diversa, talmente diversa da permetterci di vivere con menoaffanno. Diamo per scontate troppe cose che, invece, dovremmo cambiare!Ho osservato che, in molti casi, non si sono risolti i conflitti tra i bisogni degliuomini e quelli delle donne ma che, semplicemente, noi donne abbiamorinunciato ad apportare le nostre differenze nell'ambiente di lavoro e cisiamo appiattite sulle regole stabilite dagli uomini che, tradizionalmente,ricoprono ruoli di responsabilità.Penso che dobbiamo essere noi donne a cambiare queste regole, ma spes-so, quando siamo poste di fronte ad opportunità, faticosamente guadagna-te, di crescita professionale, ci tiriamo indietro con un misto di senso di colpae di paura, sempre in cerca dell'approvazione di qualcuno (spesso dei nostricolleghi uomini ).Prima di incontrare le altre donne al corso e di discutere con loro vivevoabbastanza distrattamente il mio ruolo, senza particolare attenzione al fattoche fossi una donna.Credo che, in fin dei conti, quello che mi sono regalata, riempiendo lo stra-no modulo di partecipazione, sia stata una grande opportunità di fermarmiun attimo ad osservare le donne, un momento di sospensione in cui hopotuto correggere la mia rotta professionale per decidere di imprimere almio ruolo un cambiamento, per fortificarmi e capire che il mondo del lavoroè un luogo in cui il mondo femminile ha diritto di cittadinanza.

Marta A.

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Abbiamo incontrato le donne che lavorano dove ci si aspetta di tro-varle, che hanno trasferito nella professione le caratteristiche propriedell'immagine tradizionale del femminile, protesa a dare risposte aibisogni degli altri: ad ascoltare, ad accogliere, a sostenere, a nutrire,ad educare... Sono le donne che "si prendono cura": dei bambini, degli anziani, deicosiddetti marginali; ma anche delle pratiche che nessuno vuole sbri-gare, delle agende e delle relazioni di dirigenti e politici. La loro pro-fessionalità si basa sulle fondamenta della sapienza antica delledonne, fatta di empatia, di pazienza, di scrupolosa precisione, digenerosa dedizione. La loro abilità può essere nell'affrontare ogni giorno mille imprevisti einventare nuove risposte e nuove soluzioni, ma anche nel pazienteesercizio della "sublime arte del rammendo" a garantire che non siprovochino vistose smagliature e disfunzioni nella complessa tramadi relazioni che curano, cercando di non apparire.Esprimono spesso nei confronti dei servizi dove operano un sensoprofondo di appartenenza, quasi che, avendo investito tanto di sé,fosse "casa" loro: è un sentimento che si può manifestare come orgo-glio per la qualità delle prestazioni offerte, ma anche come ansiarispetto ad un futuro che non si sa prefigurare.Abbiamo incontrato anche le donne dove invece non ci si aspetta ditrovarle: quelle che operano in attività e in settori tradizionalmentemaschili. Sono le donne che hanno seguito l'impulso di realizzarsisecondo le loro aspirazioni professionali e i loro interessi, oppurecoloro che non hanno esitato ad inserirsi in un ambiente estraneo, avolte ostile, per soddisfare i bisogni di emancipazione economica.

Tante piante e tanti sorrisi. Così ci hanno accolto.L'impressione è stata quella di entrare in un ambiente sereno, non forma-le. Un ambiente dove passare qualche giorno tentando di capire se lenostre opportunità sono uguali a quelle dei nostri colleghi maschi. A direla verità non credo. Il Comune di Firenze ha oltre 4000 dipendenti e la maggior parte di lorosono donne. Poche sono però ai posti che contano. Perché? La maggiorparte di noi è impiegata, usciera, segretaria… Funzionarie donne sì, ce nesono, ma quando si sale ai ruoli di dirigente o addirittura di direttore, behla differenza allora diventa davvero sensibile.

Sarà che da sempre ci siamo dovute destreggiare con una doppia vita fattadi lavoro-famiglia-figli e quindi siamo state meno disponibili a straordinari oa studiare per superare sempre più difficili concorsi interni? O forse, più real-mente, abbiamo per decenni goduto di minor fiducia nelle nostre possibilità? Se le nostre occasioni adesso sono pari a quelle degli uomini non saprei, macredo per certo che la nostra Amministrazione ci debba quantomeno conce-dere delle opportunità…

Paola L.

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domande inevase, che intanto stavano crescendo per effetto del"passa parola" di chi aveva già partecipato ai corsi, nonché di pre-vedere una quinta giornata a distanza di tempo per verificare i cam-biamenti intervenuti, così come ci era stato sollecitato dalle stessecorsiste.Il percorso continua….

Le viaggiatrici................................................................Ci incrociamo tutti i giorni: nei corridoi degli uffici, nei servizi delComune, nelle strade e nelle piazze della nostra città. Ci ricono-sciamo come appartenenti ad una stessa, grande organizzazione,ma raramente riusciamo a cogliere lo spessore umano e la varietàsoggettiva di tante donne.L'esperienza dei corsi ci ha rese più ricche proprio perché ci hapermesso di incontrarle, come quando in un viaggio ci consentia-mo il piacere dell'autenticità nel confronto con persone incontrateper la prima volta. Scopriamo il piacere della confidenza, delloscambio intenso che nasce dal sentirsi compagne di viaggio, dalcondividere le stesse intense esperienze senza portarsi dietro lafatica di relazioni a volte irrigidite nella routine e codificate in sche-mi difficili da cambiare. Così, una volta tornate a casa, i ricordi più belli non sono tanto deiluoghi che abbiamo scoperto, quanto delle persone che abbiamoincontrato, di quello che ci hanno consentito di scoprire di loro eintanto ci hanno fatto comprendere di noi…

aver incontrato, insieme, donne inquadrate in tutti i livelli professiona-li. Abbiamo così fatto tesoro dell'esperienza di donne arrivate a quel-lo che ritengono il massimo della carriera od impegnate in un percor-so di affermazione professionale e di altre che svolgono ruoli sempli-ci, che sanno di avere scarse prospettive di sviluppo, ma non perquesto sono rassegnate o demotivate.È stato grazie a tutte loro che abbiamo potuto capire cos'è quel "sof-fitto di cristallo" che consente alle donne di salire ai piani più alti, divedere da vicino i centri del potere; ma di non riuscire ancora adassumere le posizioni di maggior rilievo. Ci siamo rese conto anchedi cosa sono i "percorsi di pece" dove altre rimangono loro malgradoimpantanate, nonostante gli sforzi di crescita e il possesso di caratte-ristiche che potrebbero essere altrimenti valorizzate.Temevamo i rischi di un confronto tra posizioni e storie così diverse:eppure proprio questo ha costituito uno degli elementi più preziosiper riconoscersi e apprezzarsi. Soprattutto ci è sembrato un dato diarricchimento generalizzato la voglia di confrontarsi fuori dagli sche-mi e di darsi reciproco ascolto ed aiuto.Le nostre "viaggiatrici" non sono state per noi interessanti solo per leposizioni che ricoprono e i ruoli che svolgono, ma anche per altre lorocaratteristiche peculiari che ce le hanno fatte raggruppare in alcunegrandi famiglie.

Le raccoglitrici dell'erba voglio: donne forti, che hanno affrontatocon determinazione e coraggio situazioni non facili, sia nella vita pri-vata che nel lavoro. Non si sono perse d'animo: il superamento delledifficoltà passava attraverso la volontà di farcela. Non sono necessa-riamente donne in carriera, rampanti. Le nostre pazienti raccoglitricisono piuttosto quelle che in un certo momento della loro vita si sonorese conto che avevano un compito: realizzare se stesse. E a questonon si arrivava con la negazione degli altri: così sulla loro stradaspesso hanno saputo aprirsi al nuovo, costruire spazi d'incontro, ali-mentare la fiducia. Per questo oggi appaiono come figure di riferi-mento.

Sono le geometre dei lavori pubblici, le impiegate della mobilità, leautiste, le giardiniere; ma anche le più anziane tra le vigili, entratenella Polizia Municipale quando questa era ancora un corpo rigo-rosamente maschile.Esprimono soggettività forti, caratteristiche di determinazione e dicoraggio; ma anche tanta vulnerabilità rispetto alle chiusure e aglistereotipi contro i quali ogni giorno devono lottare. A loro siamodebitrici di alcune delle storie che ci hanno fatto capire quanto ilComune avrebbe da guadagnare se si affermasse in maniera dif-fusa il valore della differenza!Abbiamo incontrato donne che svolgono la loro attività nel rappor-to diretto con i cittadini ed altre che hanno compiti connessi al fun-zionamento dell'organizzazione e si interfacciano solo con figureinterne. Abbiamo potuto così apprezzare la varietà di competenzee di valori professionali che le dipendenti del Comune sono ingrado di esprimere.Ci siamo accorte che esistono tanti modi di interpretare, da donne,gli stessi ruoli. Sono state una rivelazione continua, ad esempio, levigili; non solo perché ci hanno offerto uno spaccato molto ricco diquanti compiti sia chiamata a svolgere la Polizia Municipale, masoprattutto perché ci hanno fatto comprendere quanta professiona-lità sia richiesta per essere soggetti autorevoli e apprezzati dallacittadinanza e ci hanno offerto un'ampia gamma di stili attraverso iquali questa riesce ad esprimersi.Abbiamo constatato nella maggior parte delle donne che hannorapporti con il pubblico un forte senso di appartenenzaall'Amministrazione e una salda convinzione dell'utilità sociale delproprio ruolo, che può assumere le forme dell'orgoglio per il livellodi qualità del servizio o di critica per come lo si vorrebbe governa-to meglio. Non meno consapevoli ci sono apparse le donne chesvolgono ruoli interni. In alcuni casi - soprattutto le più anziane -manifestano una vera e propria dedizione all'ufficio dove talvoltahanno trascorso interi decenni e trovano la principale motivazionenel far bene il proprio lavoro, nell'alimentare una rete di relazioniinterne che si trasformano in alcuni casi in relazioni amicali.

Un'altra straordinaria ricchezza dei nostri corsi è stata quella diSEMPRE E COMUNQUE DONNA

Innanzi tutto mi presento: mi chiamo Silvia, lavoro in una biblioteca.direD

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loro aspirazioni più profonde, sono le prime vittime del loro stessodolore.

Le silenti rammendatrici: la loro arte è non farsi notare e al tempostesso rimediare alle disfunzioni inevitabili in un'organizzazione com-plessa. Sono le segretarie che hanno fatto di questa caratteristicauna competenza professionale, ma anche le colleghe che non sannodire di no alle richieste di aiuto, le operatrici sociali o le educatricipronte ad accollarsi compiti impropri perché i disagi organizzativi nonsiano pagati dagli utenti, le funzionarie che mai criticherebbero undirigente ma intanto affannano per coprirne i limiti.

Le equilibriste: in perenne movimento per conciliare dimensioneprofessionale e familiare. Le troviamo presenti ovunque: funzionariealla ricerca di formule vincenti per una ottimale gestione del tempo eautiste che si alzano all'alba per avere ore preziose durante la gior-nata da dedicare a sé e alla famiglia. Hanno messo in campo le stra-tegie più varie, sono le esperte delle flessibilità orarie e dei part time,ma anche della ricerca di collocazioni più adeguate alle loro aspira-zioni di donne a tutto tondo, che non accettano di realizzarsi nellaparzialità. A volte riescono a volteggiare tra i molteplici impegni conuna leggerezza che è il frutto di una straordinaria concentrazione edi uno sforzo continuo, a volte, stanche, si sbilanciano e cadono,sempre pronte a rialzarsi e ricominciare.

Le sconfitte rassegnate: in un qualche momento della loro storiaprofessionale si sono sentite ferite, si sono ripiegate in se stesse inun angolo per paura di nuovi colpi, ma continuano a nutrire unsordo dolore per una lacerazione lontana. Sono tra le ex maestreancorate alla prospettiva di quello che avrebbero voluto essere eche a distanza di tanti anni continuano a definirsi non per quelloche oggi sono, ma come "riciclate" o peggio "rottamate". Sono trale impiegate fedeli che si sono viste scavalcare da nuove arrivate.Sono tra le operatrici sociali che hanno coltivato l'utopia di servizicapaci di risolvere le contraddizioni dei nostri tempi. Paralizzatedalla rabbia silente di donne che si sentono tradite e colpite nelle

comunale e sono disabile.Di solito le persone quando sentono la parola "disabile" immaginano tuttofuorché la realtà e questo credo dipenda proprio dal fatto che, nonostan-te i tempi siano cambiati, di persone disabili a giro se ne vedono ancorapoche, per cui è appunto l'immaginazione soggettiva ad avere la meglio.In realtà una donna disabile è una donna che deve combattere contro ipregiudizi come tutte le altre, e questo secondo me significa usare lanostra intelligenza e curare il proprio fisico, tutto questo per portare nelproprio ambiente quella presenza tutta particolare che la nostra femmini-lità emana.Le mie mansioni principali sono quelle di stare al pubblico e quindi aiuta-re gli utenti nella ricerca e nel prestito dei libri.Io ho problemi di pronuncia e nei movimenti e quindi il mio lavoro, special-mente all'inizio, è stato tutt'altro che facile.Arrossivo e balbettavo tutte le volte che entrava qualcuno in biblioteca,tanto che dopo un po' mi sentivo come se fossi stata ubriaca, probabil-mente sembravo davvero disabile totale.Il mio carattere però mi ha aiutata molto: mi piace il contatto con la gentee poi sono abituata a "lasciare a casa" i miei giramenti di scatole, per cer-care di tirar fuori il buonumore, questo perché ho sempre ritenuto impor-tante che gli altri capissero che una persona con dei problemi non ènecessariamente una persona negativa ed infelice.E i risultati ci sono: la gente mi cerca, mi fa i complimenti, ha piacere chele dia una mano, ma soprattutto è contenta di essere salutata con un sor-riso…

Silvia Q.All'inizio fu solo per far contenta una collega. Compilai il modulo e non cipensai più. Dopo qualche mese arrivò la convocazione. "18 ore da passare con colle-ghe solamente", pensavo con un senso di disagio, che crebbe quando miresi conto che ero capitata in un gruppo piccolo e questo avrebbe favoritoun coinvolgimento maggiore. In altre parole, ognuna di noi avrebbe dovutomettersi in gioco di più.L'imbarazzo crebbe quando mi accorsi di conoscere di vista tre delle colle-ghe presenti, delle quali mi ero fatto un'opinione, giusta o sbagliata chefosse, che non mi aiutava al momento.Ci fu chiesta una breve presentazione di noi stesse e, mentre cercavo leparole, fu allora che accadde. Forse fu l'attenzione che tutte mi prestavano,forse fu solo un'impressione, l'esito imprevisto di un desiderio represso,decisi di essere me stessa, sincera sincera con quelle mie compagne d

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Avrebbero i loro messaggi da mandare, potrebbero trovare contestinei quali la loro voce sarebbe la nota che occorre, non riescono peròa modularla in modo da trovare l'ascolto necessario.

Le grigie e le colorate: quelle che non amano farsi notare e quelleche esprimono i loro umori e la loro personalità. Le grigie possonoessere spente dall'assenza di luce all'intorno, ma possono ancheessere espressione di una classe sobria ed elegante, che non habisogno di apparire perché gli altri si accorgano che c'è. Così le colo-rate possono essere coloro che non rinunciano ad irradiare la loroenergia anche negli ambienti più scialbi come quelle che hanno biso-gno di darsi colore per affermare la loro presenza. Ci sono infinequelle che il colore lo prendono poco a poco: le abbiamo viste nelnostro percorso uscire da una zona d'ombra dove la loro immagineera sfocata ed assumere contorni e sfumature sempre più precise.

L'itinerario..................................................................In ogni serio viaggio preparato da tempo, il tour si svolge secondo unpreciso itinerario: così il percorso formativo si è snodato secondo letappe precise della progettazione, che ha definito i contenuti dei corsie consentito di far emergere le problematiche più significative.

Prima tappa: visione panoramica e delineazione del paesaggio

Il primo contatto è il momento magico per poter avviare un percorsocomune. Per questo è particolarmente curata l'accoglienza e la pre-sentazione reciproca delle partecipanti, la tutor, le docenti. Fino dalleprime battute si saldano insieme gli elementi della soggettività fem-minile e del ruolo svolto nel Comune, dell'attenzione alla dimensionepersonale di ognuna e alla conoscenza del contesto organizzativo.I temi storici e le riflessioni teoriche sull'identità di genere diventanocosì esperienza viva di ognuna, riecheggiano nei lavori di gruppo,suscitano esclamazioni che sgorgano dal profondo, accendono glisguardi e provocano domande.

Le voci fuori dal coro: quelle che non si uniformano agli standard.Possono essere le voci soliste, le creative che portano una venta-ta di novità in situazioni dove prevaleva la routine, che passato ilprimo momento di dissonanza provocano nuove armonie e stimo-lano nuovi ritmi. Sono anche quelle che si percepiscono diverse,che urlano troppo o si zittiscono per l'incapacità di farsi sentire.

d'avventura quanto più è possibile esserlo.Quello che accadde dopo ha la magia dei rapporti umani quando gli uomi-ni (in questo caso le donne) decidono di non usare le maschere dei ruoliche via via rappresentano.Il ruolo: è proprio questo che complica ulteriormente la nostra esistenza.Ci dividiamo fra casa e lavoro. Siamo figlie, mogli, madri, compagne, madobbiamo pur lavorare… e gli stereotipi da "lavoro per lo stipendio" a"donna in carriera" hanno fatto ormai il loro tempo e ci vanno stretti. Mentre parlavo alle mie compagne percorrevo con la mente le fasi impor-tanti della mia vita e affiorava con chiarezza sempre maggiore la consa-pevolezza che sul lavoro le mie scelte erano sempre state in funzionedella famiglia e di questo cercavo quasi di giustificarmi di fronte alle altre.Ma cosa cercavo di nascondere e soprattutto di nascondermi? Di nonvivere a pieno, di lavorare con la mente altrove, di sentire un senso dicolpa per non avere il dono dell'ubiquità.Mentre le ore passavano e lavoravamo intensamente(non senza fatica ea tratti con qualche resistenza pregiudiziale) ad analizzare la situazione dilavoro di ognuna di noi, ma anche il nostro "essere donna" dentro e fuoril'ufficio, sapientemente condotte dalle nostre guide, mi rendevo conto diquanto fosse importante mettersi alla prova con esposizioni verbali, simu-lazioni, verifiche, ma ancor più quell'impegno profuso insieme alla ricercadei meccanismi e delle motivazioni dei nostri quotidiani comportamenti sullavoro e altrove.Se lo stesso processo di condivisione dei problemi, fra donne, fra uomini,fra uomini e donne, si fosse innescato nei nostri singoli uffici, il giocosarebbe fatto. Ma prima è necessario non concedere di "essere fatte apezzi", non accettare che la mente si perda in tanti rivoli, tutelare il propriospazio fisico e soprattutto mentale. Trovare in sé la forza e nel rapportocon gli altri l'equilibrio necessari per le scelte che ognuno di noi ogni gior-no è chiamato a compiere. Obiettivi difficili? Chi lo sa. Ma quelle piantinein boccio che tutte noi abbiamo ricevuto in dono sono di buon augurio.

Rosanna M.

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Terza tappa: l'esplorazione delle zone critiche

Tra il secondo e il terzo incontro passano alcuni giorni, durante i qualile donne sono invitate a mantenere l'attenzione su di sé, a rifletteresulla propria collocazione di ruolo, ad interrogarsi sui propri desideriprofondi. Al rientro in aula sono pronte a misurarsi in prima personasulle criticità che incontrano.L'individuazione delle zone d'ombra avviene a partire da una ricogni-zione del sistema di relazioni all'interno delle quali ciascuna è inseri-ta. Questo consente di focalizzare l'attenzione su alcune criticitàricorrenti: con i colleghi, con i superiori, con i cittadini. In piccoli gruppi si scelgono i casi di particolare interesse per tutte esi esaminano a fondo, arricchendo con i suggerimenti del gruppo ilquadro delle strategie messe in atto. I casi individuati costituiranno nelle simulazioni successive la materiaviva su cui esercitarsi per capire meglio le logiche di funzionamentodell'organizzazione, per migliorare le relazioni e per sviluppare lecapacità di risolvere i problemi.

Quarta tappa: la sperimentazione di nuove modalità

Lo specchio delle compagne è lo strumento attraverso il quale siriflette su come ci si posiziona nel ruolo e ci si relaziona con le altre.Le dinamiche create nel gruppo consentono di poter godere dellacondizione di fiducia e di accoglienza reciproca che favoriscono lasincerità e permettono di fare e ricevere critiche sui comportamenti

Seconda tappa: la consapevolezza di sé nel proprio ruolo pro-fessionale

Una volta che si è entrate nell'ambiente nel quale avrà luogo il viag-gio, è possibile rivolgere lo sguardo a se stesse nello svolgimentodel proprio ruolo lavorativo. Non è semplice ed immediato definir-lo. Entrano infatti in campo elementi complessi: la collocazione nel-l'organizzazione, il sistema di relazioni in cui si opera, le attivitàsvolte, le competenze esercitate, la funzione assegnata, il modo diinterpretarla…Descriverlo bene è già un passo importante sul cammino della con-sapevolezza. Si aprono infatti prospettive di espressione di sé nonbanali a partire dalla visione chiara e precisa del proprio spazio d'a-zione. Conoscere le regole e sapersi posizionare bene nel proprio ruolo èimportante, come è necessario saper riconoscere i proprio puntiforti e i propri punti deboli nell'agire professionale. L'esercitazione SWOT, "Io nel mio ruolo professionale" diventaquindi un passaggio impegnativo del percorso, che le partecipantimostrano di affrontare con impegno a volte faticoso, quasi sempreritenuto di grande utilità sul cammino della autoconsapevolezza.

Anche se lo scopo principale ero rivolto al lavoro e alla consapevolezzadel proprio ruolo professionale, indipendentemente dall'ufficio di apparte-nenza e dei compiti da svolgere, questi incontri mi hanno permesso dianalizzare aspetti del mio carattere, i miei modi di agire, insomma il mio"io" nel "rapporto con gli altri" in qualsiasi ambiente e nucleo….Personalmente questa per me è stata un'occasione per rivedere un po' ladrasticità delle mie decisioni, dei miei atteggiamenti e soprattutto l'intran-sigenza che ho nei miei confronti e in quelli degli altri. Il corso mirava acreare un atteggiamento di autostima in noi -cosa che a me non manca-,ma ho compreso pienamente che anche troppa stima può essere un limi-te non irrilevante, soprattutto nei rapporti con sé e gli altri. Ho compresoche le debolezze non sono qualcosa di solo negativo, ma sono parte diuna persona e possono essere trasformate. Allo stesso tempo anche ipunti forti - se troppo forti - non sono del tutto positivi ma possono trasfor-marsi nei nostri punti deboli (quanti ne ho scoperti di questi). Ho capitoche ascoltare e accogliere è importante come parlare e che non esistedireD

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esiste una comunicazione se non comprende tutti questi aspetti….Forte anche di questo ho deciso di rimettermi in discussione e, spinta ancheda un evento esterno (la pensione del direttore per il quale lavoravo comesegretaria), ho deciso di ricercare una mia identità professionale. Non èstato un passo facile perché ho dovuto decidere di lasciare un ambienteumanamente positivo, nel quale mi sentivo protetta, per un salto nel buio.Ma mi sono fatta forza anche di alcune certezze acquisite nel corso e nelmio piccolo SWOT ho visto più opportunità che minaccia perché gli stimolisono positivi per crescere a tutti i livelli.

Antonella C.

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Avventure di viaggio................................................................Un viaggio di gruppo non è solo il visitare luoghi interessanti secon-do un preciso itinerario, quanto il favorire nuovi incontri, crearenuove dinamiche, affrontare insieme nuove avventure.Se il programma dei corsi e i criteri di composizione delle aule eranogli stessi, non si sono però avuti due gruppi che abbiano vissuto lestesse esperienze. Ognuno era diverso dall'altro per le caratteristichesoggettive delle partecipanti, per la loro collocazionenell'Amministrazione Comunale, per le dinamiche che sono scaturi-te.Nei primi c'era una componente di curiosità, ma anche di diffidenzaper quello che il corso poteva rappresentare che successivamente siè trasformata in un atteggiamento più aperto, anche se a volte menocoinvolto. (Che corso è? Non mi ricordavo più di aver fatto la doman-da!). Abbiamo incontrato gruppi davvero multicolori con presenze moltovariegate (per età, inquadramento, titoli di studio) e gruppi più omo-genei; gruppi dove prevaleva l'accento iniziale sul comune "esseredonne" e gruppi dove il focus era più su "essere dipendenti comuna-li"; gruppi carichi di energia positiva e gruppi di donne segnate dallastanchezza e dalla fatica; gruppi che continuano ad incontrarsi acena e gruppi che si sono persi di vista…I loro viaggi non potevano essere identici! Eppure, con spirito diverso volta per volta, ci sono state avventurecomuni.Il piacere di riflettere insieme, scoprire come lo specchio delle altreconsenta di scorgere nuove cose di sé. È avvenuto nei lavori di grup-po, dove a volte il tempo non bastava perché il racconto di una stimo-

messi in atto nelle simulazioni.Diventa così possibile sviluppare modalità di comunicazione piùefficaci ed assertive grazie all'osservazione delle parole usate,della gestualità e del movimento nello spazio, delle espressionidella mimica e dello sguardo, del modo di aprire e chiudere un col-loquio.Naturalmente la sperimentazione è relativa ad una situazione fitti-zia, ma capace di coinvolgere emotivamente: la traccia che lasciaè molto più incisiva e persistente di qualunque lezione teorica, perquanto brillantemente illustrata.I casi critici esaminati e le simulazioni costruite su questi consen-tono inoltre di individuare nuove possibilità di stare nel ruolo pro-fessionale e/o di elaborare strategie di sviluppo, con una più mar-cata attenzione al rispetto di sé e degli altri.Non è un caso che le comunicazioni di quest'ultima fase abbiamoper oggetto l'autostima e l'assertività, presupposti su cui costruirepercorsi di crescita e di sviluppo.

Negli incontri che si sono succeduti ho potuto capire quanto sia fonda-mentale avere stima di noi stessi e di conseguenza accettarsi con i propridifetti ed errori. Se abbiamo infatti un concetto positivo del proprio valorepersonale che si mantiene stabile indipendentemente dagli eventi e dalgiudizio degli altri, saremo in gradi di essere individui assertivi che affer-mano, tramite una comunicazione non aggressiva ma neanche passiva,le proprie idee, ascoltando in maniera attiva anche le esigenze degli altri.Ancora una volta ho capito quanto sia importante saper comunicare perpoter stabilire delle relazioni positive con gli altri non solo nel lavoro ma intutte le situazioni della quotidianità

Lucina S.

Quello che questo corso mi ha dato di più è sicuramente la sicurezza.Sicurezza che mi viene dal conoscermi meglio e dall'aver capito che nonè facendosi Fantozzi che si può ottenere il riconoscimento dagli altri. Hoimparato ad osare, ad avere più stima di me, a chiedere con molta genti-lezza ma anche con fermezza e determinazione. Quello che un temponell'ambito del lavoro mi sembrava insormontabile ora mi è molto più faci-le da raggiungere.Io sento che con questi incontri abbiamo iniziato un lungo viaggio ed

ed ognuna di noi, che ha partecipato, può prendere la strada che le è piùcongeniale. Nello stesso tempi sento sempre più il bisogno delle compa-gne di corso…Vorrei poter raggiungere quella serenità e tranquillità cheda sempre inseguo e che con un po' d'aiuto sento veramente di poter tro-vare dietro l'angolo:

Marie M.

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lava la voglia di esprimere (finalmente!) il proprio vissuto, dove ci siconfrontava per somiglianza, ma anche per differenza! Lo specchio diventava poi preziosissimo quando una sceglieva dimettersi sotto le luci, si trattasse di portare la propria analisi SWOTall'attenzione del gruppo oppure di esporsi in una simulazione,disposta a ricevere con gratitudine gli apprezzamenti delle colle-ghe, anche i più critici.

Quasi sempre la riflessione è stata una delle avventure più stimo-lanti e arricchenti: nel gioco delle differenti percezioni è potuto peròanche accadere che lo specchio deformasse la realtà effettiva oche chi guardava non riuscisse a vedere con sguardo limpido. Èbene ricordare infatti che lo spunto di partenza è sempre stato ilpunto di vista delle donne presenti in aula, il loro modo di vedere edi vivere la loro collocazione professionale, senza avere altre vocidi confronto e altri punti di vista, forse anche alternativi, necessariper valutare la realtà, tanto più quando sono state espresse situa-zioni di disagio o addirittura di mobbing.Quando da parte delle compagne di corso c'è stato l'invito a cerca-re di vedersi anche da un'altra prospettiva ed è stato insinuato ildubbio che forse la realtà è più complessa e contraddittoria diquanto non si presenti a prima vista, ci sono state reazioni diverse:quasi sempre c'è stata gratitudine per l'apertura di nuove prospet-tive e per l'invito ad osservarsi per come gli altri ci vedono e noncome ci sentiamo di essere; ma è potuto accadere che la propriapercezione, radicata in convincimenti profondi, non venisse messain dubbio e ribadita ad oltranza anche se considerata parziale odeformata dalle colleghe.

Voglio esprimere il mio apprezzamento al corso perché mi ha permessodi capire fino in fondo che i lati migliori della mia personalità erano e sonoquelli che io ritenevo tali, ma un conto è supporre, un altro avere la cer-tezza. Adesso lo so e ne sono convinta…..Per quanto riguarda l'aspetto umano devo dire che è stata una piacevolescoperta. Ho trovato un'amica, una collega di un altro reparto che altri-menti non avrei mai potuto "scoprire" come persona.

Maria Paola M.direD

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Mobbing: la parola, efficace come una staffilata, ti esplode in testa, la tuacondizione ti si chiarisce pur continuando ad ignorare le cause, e sai perchénon sai, non sai più chi sei, dove sei, cosa fai…Successe proprio nelmomento in cui la mia condizione di mobbinghizzata si è acclamata mi capi-tasse di partecipare al corso dedicato alle dipendenti comunali…Dal gruppo di donne, altre donne, quelle del corso, è arrivata la salvezza, ilmiele riparatore sulle mie ferite, colleghe subito amiche, nei cui occhi misono specchiata e mi sono trovata di nuovo viva ed in grado di spendermi.Del corso ho conservato la gioiosa consapevolezza di non essere sola (solaperché "stana"), visto che molte storie erano in sostanza simili alla mia, unadiversa consapevolezza, ancora, di me, insieme al cartellino con stampatoil mio nome, senza altre aggiunte o specificazioni, che conservo tuttora sullascrivania per ricordarmi costantemente chi sono e qual è il mio personalis-simo progetto di vita da non tradire assolutamente finchè avrò respiro. Hoconservato gli elenchi dei "punti forti" e di quelli "deboli", gli uni nient'altroche l'altra faccia degli altri, a segnalare l'acquisita consapevolezza del dirit-to ad esistere proprio con questa unicità ed irripetibilità che mi è propria, inun mondo di "diverse/i", come me, senza sentirsi di dover chiedere scusaper non aderire o non assomigliare ad una "norma" inesistente, talvoltadetta anche "buon senso"….

Maria Rosa S.

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Se per un verso era bello scoprirsi nello specchio delle altre, diven-tava affascinante scoprire la complessità ed accogliere le scoperteche derivavano dall'apertura al nuovo.La novità poteva avere il volto di una collega che lavorava in un ser-vizio di cui nemmeno conoscevamo l'esistenza, il fascino del raccon-to di un'esperienza avvincente, l'allegria di una presenza coloratache irrompeva nella routine, la socializzazione di una gioia o di undolore.Un ricordo soltanto, di fronte ai tanti possibili: l'arrivo in classe di unacollega sordomuta, accompagnata dalla sua interprete. Luisa ha tro-vato un'atmosfera accogliente e si è sentita ascoltata, ma la sua pre-senza ha consentito un arricchimento speciale per il gruppo. La suaallegria e il suo sorriso l'hanno resa immediatamente simpatica, lasua storia di determinazione e coraggio l'ha fatta ammirare, fuori dastereotipi sulle disabilità; anzi, proprio il suo handicap ha offerto allecosiddette normodotate del gruppo la possibilità di riflettere

sull'importanza dei gesti, sulla propria postura, sui messaggi- for-tissimi- che il nostro corpo manda senza che ce ne accorgiamo."Spengere il sonoro" per concentrarsi sugli altri aspetti della comu-nicazione ha dato stimoli importanti a tutte. Hanno colpito tuttemolti gesti del linguaggio dei sordi, con la loro valenza di fisicità cheappartiene a tutti noi: dall'esplosione di gioia delle dita agitate inalto sopra la testa per applaudire, alla carezza circolare sulla pan-cia per esprimere benessere.Luisa e la sua interprete ci hanno insegnato a giocare con i segni,ed era liberatorio consentirsi una mobilità insolita come quella del-l'agitare festosamente le dita per aria; ma il gioco ha avuto una fun-zione importante in vari momenti e, come avviene nei primi anni divita, proprio grazie all'esperienza libera e disinteressata del giocoè stato più facile per alcune sentire di fare un percorso nel qualecrescevano. Lo si è visto in alcune simulazioni, dove, soprattuttonei ruoli antagonisti, si è liberata un'autentica vena interpretativa esi è assistito a delle vere e proprie perfomances, di fronte alle qualiera difficile trattenere il riso e restare attente alla consegna dell'os-servazione scrupolosa del verbale e del non verbale!È emerso in alcune presentazioni, dove, di fronte all'input dellascelta di una foto in base alla quale presentarsi al gruppo sono sca-turite immagini di sé di solito tenute in penombra. Ha preso talvolta la forma di una gara per aggiudicarsi la pianta piùbella…I momenti giocosi sono stati importanti per sviluppare forme nuovedi consapevolezza, ma anche per alleggerire giornate decisamen-te piene ed intense. Il ritmo tra le varie attività è scandito secondoun programma preciso - dalle otto e trenta alle sei meno un quarto- e non ci sono allentamenti di tensione. Può capitare di sentirsistanche, specialmente per chi non è abituata ad attività al chiuso oche richiedono concentrazione ed attenzione.

Ricompensa però la stanchezza portarsi a casa i doni ricevuti dallealtre. I più preziosi sono quelli della fiducia e dell'apertura che pren-dono la forma delle confidenze, dei racconti, della solidarietà, del-l'ascolto, in uno scambio nel quale più si dà, più si riceve.Assumono anche forme più concrete e materiali: le piantine che direD

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hanno reso accogliente la stanza e che ci si portano a casa, i dolciche qualche compagna ha preparato per una merenda speciale, l'e-tichetta con il proprio nome da esibire sulla scrivania…Avevamo programmato un'avventura per le altre che è diventataanche la nostra!Ha avuto il fascino della scoperta e l'emozione della novità. C'eral'ansia di esporsi, di farsi conoscere ma anche giudicare.Non era affatto scontato che tutto andasse bene, né pensavamo ditrovare terreno tanto fecondo e una risposta così forte. Invece ci siamo incontrate ed è stato facile prendersi per mano.

Il programma ci assegnava il ruolo di tutor, presenze silenziose edaccoglienti, ci richiedeva di essere le "padrone di casa" mentre ci tro-vavamo in luoghi sconosciuti a noi per prime.Durante il viaggio abbiamo progressivamente scoperto la ricchezzadel nostro ruolo e sperimentato il piacere del coinvolgimento e delcambiamento. Nel gioco degli sguardi anche il nostro silenzio diven-tava parola: attraverso l'ascolto abbiamo conosciuto e siamo statericonosciute. Ognuna di noi è diventata il volto riconoscibile del CPO,che ora non è più solo una sigla.Oggi ci sentiamo rafforzate e pronte a nuovi viaggi e nuove avventu-re con chi vorrà condividerle.

Quella mattina ero felice ma un po' preoccupata: era il mio turno, ero la"tutor" del corso. Chi erano le colleghe che partecipavano? cosa avrei detto loro? Entrandooccupai il primo posto della fila di banchi "a staffa di cavallo" accanto a unacollega (Maria) che rispose al mio sorriso con un altro molto incerto... di soli-to il mio sorriso contagia, perché stavolta non funzionava? Poi le parole diapertura di quelle insegnanti particolari, quali Marcella ed Elettra, compiro-no una strana magia ed io: "Amiche, stamani in questa strana stazione delComune, c'è un treno, quello delle Pari Opportunità, montate su, a me èstata data questa opportunità e la mia voglia di viaggiare con le altre donnedel Comune è sempre più forte....."

Antonella L.G.

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I luoghi di interesse

"Da segnalare", evidenziati in modo che non possano sfuggireall'attenzione, sono in un viaggio i luoghi che non vanno tralasciatie che meritano uno sguardo particolare, per diventare oggetto diriflessione generalizzata e terreno su cui sviluppare concrete inizia-tive. Il primo dato che balza all'attenzione è la fatica e il dispendio d'e-nergia per conciliare sfera familiare e lavorativa, che tante donnemanifestano, pur con sensibili variazioni rispetto all'età. Da qui hanno origine conflitti profondamente interiorizzati, che simanifestano in un accumulo di stress che alimenta un circuito per-verso tra fatica e maggior dispendio di energie. La criticità si acui-sce nelle fasi in cui più pressante è la richiesta di presenza nell'am-bito familiare (la maternità, i genitori malati, i figli che necessitanodi particolari attenzioni) o in concomitanza di fasi particolarmentedelicate della propria storia professionale (un trasferimento, unaprospettiva di promozione, una scadenza particolarmente impor-tante).In alcuni casi si cerca di risolvere il problema con la scelta dellariduzione d'orario, che allenta la pressione dei tempi troppo stretti,ma fa nascere in molti casi la sensazione di marginalità e scarsaconsiderazione nell'ambito lavorativo. Il conflitto originario risultacosì sopito ma non risolto.Nei nostri corsi molto abbiamo lavorato sulle soggettività, per ren-dere le donne più consapevoli nell'individuare strategie funzionalialle loro personali sensibilità ed esigenze e più abili nella gestionedelle relazioni per realizzarle. Questo però non basta: occorre allargare questa riflessione in unambito più vasto, dove al protagonismo attivo delle donne corri-sponda un'adeguata capacità di motivazione e di valorizzazionedelle loro potenzialità nel contesto lavorativo. Una sfida impegnativa che abbiamo colto e dobbiamo segnalare èuna forte diffidenza nella possibilità di cambiamentonell'Amministrazione pubblica e una conseguente difficoltà daparte delle donne a darsi strategie professionali.Le resistenze statiche da parte delle donne non sono tanto il pro-

Due anni fa fummo le prime dipendenti ad essere scelte per fare l'espe-rienza di questo corso…Furono giorni molto intensi, anche difficili. Orapossiamo dire che sono stati giorni ricchi. Ci siamo conosciute: tante per-sonalità femminili molto diverse fra loro, si sono messe sinceramente difronte l'una all'altra senza troppi veli, senza troppi preconcetti. Ci siamomesse di fronte ai problemi dei nostri ruoli cercando di analizzarli e risol-verli, partendo con la consapevolezza delle nostre debolezze e dei nostripunti di forza come donne e come individue. Ritrovarsi, riflettere sulle pro-prie possibilità e sulle proprie impossibilità, imparare tecniche utili nei rap-porti sociali e di lavoro, stringere rapporti con altre: fare 'rete': riteniamoche fossero questi gli obiettivi del corso. Secondo noi sono stati raggiuntiin modo originale, un modo che ci ha colpito sia per la piacevolezza cheper l'efficacia: fra donne e come donne. Ci è servito per poter cercare dimettere in luce nostre capacità, per poter aspirare a realizzarci maggior-mente nel posto di lavoro anche a vantaggio dell'Amministrazione? Mah.... ci chiediamo quanto e come la nostra Amministrazione possa usufruiree sfruttare nuovi stili di lavoro e nuova consapevolezza e autonomia. E'vero e possibile che possa o voglia gestire mutamenti sostanziali?

Paola C., Monica F., Ornella M., Elisabetta M., Roberta P., Marzia R., Mariella Z.direD

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dotto di un profondo modo di sentire, quanto il desiderio di nondisperdere i risultati faticosamente raggiunti, si tratti di relazioni con-solidate o di servizi nei quali ci si è spese e ai quali si è affezionate.Sfugge la direzione del cambiamento, per lontananza dai centri deci-sionali e per sfiducia nelle logiche della gestione del potere. Si fa fati-ca ad esprimere le proprie aspettative e a lavorare per la loro affer-mazione, per consolidato spirito di servizio cui corrisponde scarsaabitudine a interrogarsi sui propri desideri, a darsi obiettivi propri,nella convinzione che il proprio valore debba essere di per sé ricono-sciuto; salvo arrabbiarsi profondamente quando ci si scopre ignora-te. Abbiamo sollecitato nei corsi la fiducia ad essere soggetti positivinel cambiamento e ad agire secondo proprie strategie di affermazio-ne professionale, nel rispetto profondo di sé, degli altri, delle regoleorganizzative. È stata di grande aiuto la presenza di donne prove-nienti da settori diversi e con storie professionali diverse, che ha ali-mentato il confronto e la fiducia e ha consentito di allargare gli oriz-zonti, di acquisire elementi importanti di conoscenza delle dinamichedell'Amministrazione, di stabilire nuovi contatti e sviluppare le poten-zialità di una rete.

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contato episodi dolorosi di delegittimazione in quanto donne. Ci hanno fatto sperare che grazie alla loro presenza e alla loro faticamolto potrà cambiare, ma ci hanno anche fatto riflettere su quantosono forti le resistenze culturali, anche a cambiamenti avvenuti!

…il viaggio continua..................................................................A distanza di tempo spesso si coglie il significato profondo di un viag-gio: i ricordi, le nuove amicizie, la capacità di confrontarsi con unanuova apertura a situazioni ben conosciute….Gli incontri di follow up che si sono realizzati, a volte a distanza di piùdi un anno, hanno consentito di misurare i risultati molto meglio diquanto non fosse avvenuto a caldo l'ultimo giorno del percorso.Meglio di noi parlano le testimonianze che riportiamo, che sono unaparte delle numerose storie che abbiamo raccolto.Storie individuali, di donne che ci hanno raccontato che continuare ilviaggio significa rendersi conto di come un "duro lavoro, sconfitte evittorie non possono che portare avanti un arricchimento personale eprofessionale. Ma non è mai un arrivo, è un punto da cui ripartire perandare avanti e, magari, anche per tornare un po' indietro ed ancoraavanti" Storie che ci raccontano di rapporti modificati: con i colleghi "mentreprima consideravo il confronto un momento di debolezza, dal qualepoteva trasparire la mia insicurezza, adesso lo ritengo un momentodi arricchimento e di conquista", con i superiori "riconosco loro lasuperiorità del ruolo che occupano, ma non mi sento più dipendentedalle loro richieste. Cerco di far capire loro il mio pensiero e se que-sto non coincide con le loro scelte prendo posizione e ne parlo inmodo tranquillo: mi siedo con la schiena appoggiata alla sedia, pog-gio i piedi per terra, respiro profondamente ed espongo con tranquil-lità le mie idee ed eventuali decisioni", con i cittadini "il nuovo mottoè "vedere il lato positivo ovunque è possibile", sfruttando la mia iper-sensibilità anche a loro favore, oltre che a mio, e così l'energia posi-tiva crea comunque prerogative positive"Storie che ci dicono di grandi cambiamenti sul piano professionalecome trasferimenti e modifiche di ruolo, ma anche di mantenimentodella situazione precedente con una diversa consapevolezza.

Il confronto sincero e senza pregiudizi è alla base della solidarietàche emerge nel percorso. Un confronto nel quale ha avuto largaparte anche il tema della relazione tra donne nel contesto lavorati-vo. Una relazione raramente impersonale, ma che di volta in voltasi può connotare in maniera molto diversa: dal perenne, sordo con-flitto latente ("Sento che è invidiosa, che ce l'ha con me!" "Con gliuomini mi sono sempre trovata meglio, delle donne non ci si puòfidare") ad una vera e propria complicità ("Tra di noi ci intendiamosenza parlare" "Sappiamo far fronte comune, risolviamo tra noi inostri problemi, tanto dall'alto son buoni solo a criticare!" ) a voltetendente ad escludere altri/e.Quello della relazione tra donne è un tema che ha appassionato lepartecipanti ai corsi. La molla che faceva scaturire l'interesse eraspesso nella stessa ricchezza e facilità d'incontro che animava ilconfronto in aula, dove si sono realizzate aperture e create le con-dizioni per una confidenza e una solidarietà rare, che hanno per-messo di esprimere la contraddittorietà dei sentimenti e delle per-cezioni vissute nella quotidianità.La fatica di mantenere la propria identità femminile in contesti for-temente maschili è stato un altro tema appassionante. Abbiamoraccolto a questo proposito una casistica molto interessante eabbiamo incontrato donne che con generosa sincerità ci hannoofferto le loro storie e ci hanno espresso il loro bisogno di poter(finalmente!) consentirsi il lusso di essere pienamente se stesse.Non che si tratti di donne che vivono con disagio il loro ruolo e nonamino la loro professione. Tutt'altro! Si tratta infatti di donne chespesso hanno fatto scelte diverse da quelle dello stereotipo deilavori da donna proprio perché nutrivano una forte motivazione arealizzarsi in un'attività per loro interessante. Si sono presentate come donne che sanno quello che vogliono, simuovono secondo aspirazioni ed esigenze profonde, non si sento-no vincolate ad accettare particolari condizioni ed orari di lavoro,nutrono autentica passione per la loro attività…eppure da loro sonovenute le storie di maggior disagio!Ci hanno parlato dei loro corpi "ingombranti" (tanto più se belli!), cihanno espresso la loro fatica a farsi accogliere dai colleghi con leloro sensibilità e non solo con la loro professionalità, ci hanno rac-

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te espressione compiuta.

È una consapevolezza che soprattutto apre alla possibilità di un con-fronto davvero arricchente tra tutti i dipendenti dell'Amministrazione:donne ed uomini capaci di aprirsi reciprocamente al valore della ric-chezza altrui, per continuare insieme un percorso di crescita.

Storie di gruppi, che si sono incontrati e che continuano ad alimen-tare la relazione: con modi diversi di sorridersi e salutarsi in incon-tri fugaci, ma anche con la sistematicità dei contatti, che vannodalla telefonata, all'uso delle e.mail alle cene in pizzeria, alle video-cassette da vedere e discutere insieme a casa delle colleghediventate amiche.Quando si acquisisce la consapevolezza che le relazioni positiveattivate nel gruppo sono alcune delle tante possibili tra e con ledonne che hanno partecipato ad altri corsi, si estende la percezio-ne di far parte ormai di una grande rete, che può essere vissuta edintesa da ognuna in maniera libera, ma che consente incredibilinuove possibilità: di saperne di più, di trovare stimoli e sostegnoper i propri progetti, di esprimere i propri bisogni e di offrire ascol-to ad altre, di avere occasioni di solidarietà e protezione sia perposizionarsi meglio nel proprio ruolo che per darsi strategie di cre-scita professionale o di carriera…Rendersi conto di essere ormai diventate numerose consente dipoter vedere che tanti punti isolati possono essere annodati insie-me da solide maglie, che si può cominciare a tessere una tramanuova nella quale la forza e la grazia delle donne trovino finalmen-

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Partecipare alla simulazione finale voleva essere per me una specie disfida: il tentativo di superare un aspetto del mio carattere, la timidezza, edi chiarirmi un po' più le idee in ambito lavorativo.È stata una giornata "intensa", non è stato piacevole esser messa indiscussione da più di venti donne che hanno analizzato il mio comporta-mento…Era l'insicurezza, la mancanza di determinazione a trasparire in manieraevidente ed essere colta da tutteEd è stato proprio questo il contributo più importante che questa esperien-za mi ha dato: mi ha fatto capire che era il momento di fermarsi e di riflet-tere su che cosa era il lavoro per me e cosa io volevo dal lavoro.Il giorno dopo, tornata sul posto di lavoro, la dirigente mi ha chiamata perun colloquio per propormi lo spostamento in un altro ufficio dellaDirezione. Era una coincidenza? La simulazione non voleva finire, continuava anche nella realtà.Non mi sono lasciata sfuggire l'occasione!

Silvia S.

LA RETE DEL FUTURO

"Vai al corso? A fare che? Tanto sono sempre le stesse cose, cosa vuoi chepossa cambiare?". Domande scontate, fino ad oggi. Domande senza unarisposta. Oggi però le stesse domande una risposta ce l'hanno. Perché noi- le streghe - andiamo alla riunione per vedere se ci può servire. E stop.Entriamo, ci sediamo un po' titubanti, e, anche se non ci conosciamo, pro-viamo a dare qualcosa di noi. Due giorni. Magari non credendoci fino infondo. Magari con mille altre cose per la testa, ma ci andiamo.Ed ecco compiersi la magia. Ognuna di noi si apre alle altre, racconta la suastoria, senza un secondo fine e senza la paura che la propria storia possaessere strumentalizzata. E così nasce la nostra amicizia, scevra da ognipregiudizio, libera da ruoli e livelli, siamo solo noi, tutte uguali e allo stessopari per cercare di creare valore. Un mattoncino per volta, un mattoncino peruno, per realizzare qualcosa di solido che ci possa sostenere.Un'iniziativa ambiziosa, ma con tutte le carte in regola per diventare unarealtà che possa coinvolgere molte colleghe e colleghi. Nasce grazie allosforzo di qualcuno che ci ha creduto e vuole diventare un punto d'incontroper tutti. Per fare questo c'è bisogno del contributo di ognuno di noi, e pernoi viene facile, naturale forse perché anche noi ci crediamo. Crediamo chei rapporti umani siano importanti e che altre persone ci possono aiutare ariconoscere e a cambiare i nostri punti deboli in punti di forza. Perché nonprovarci?La rete del futuro? Una rete con un gioiello ad ogni nodo. E i gioielli siamonoi. Solo che spesso non sappiamo di esserlo. La rete del futuro - per ora -all'interno della nostra azienda non ha diritto di cittadinanza, ma i gioielli cisono, meravigliosi, brillanti e pieni di potenzialità, basta solo lucidarli un po'.

Silvia C.

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poiché saper gestire le risorse umane significa anche saper poten-ziare le caratteristiche proprie della differenza di genere.

Dott.ssa Luana Bigi - Dirigente Servizio Attività Culturali

Può fare un po' di storia di come questi corsi sono nati?

La storia di questi corsi la farete meglio voi che li avete fortementevoluti e soprattutto con la vostra caparbietà li avete ottenuti.Per me condividere questa formazione ha significato un percorsoindividuale non indifferente. Devo dire che il C.P.O. ha dimostratouna grande capacità di convincimento.

Quale è stata l'accoglienza da parte dell'Amministrazione Comunaledelle proposte del C.P.O, soprattutto per quanto riguarda il prosegui-mento dei corsi, dopo i primi tre sperimentali?

La sperimentazione è stata utile per una prima fase di verifica. Si èdiffuso poi un grande consenso e questo ci ha spinto a continuare inquesta strada formativa. Le difficoltà principali, che l'A.C. dovevaaffrontare, riguardavano soprattutto il sovraccarico di formazioneconcentrata nello stesso periodo (vedi la formazione obbligatoria nel-l'anno 2001), quindi vi potevano essere degli aggravi sul lavoro quo-tidiano nei vari settori e servizi.

Lei è stata l'unica dirigente a frequentare un corso, come lo ha vissu-to?

Ho partecipato al corso convinta ma con una certa riserva! Devo direche mi sono ricreduta: la docenza non è stata mai banale. Qualsiasitema trattato è sempre stato costruttivo. Il mio giudizio è del tuttopositivo. E' stata una ricchezza aver scelto di comporre il gruppo inmodo così eterogeneo, con partecipanti provenienti da diverse aree,direzione, inquadramenti ed età. Ognuna di noi si sentiva libera di essere se stessa! L'emotività chepotevamo portare nel gruppo, veniva facilmente incanalata, dalla do-

Lo sguardo degli altri: valutazioni sui corsi da parte dialcune figure dell'organizzazione.................................................................Dott. Adolfo Guadagni - Direttore Direzione Organizzazione

Come si può valorizzare il potenziale femminilenell'Amministrazione Comunale?

Permangono sicuramente degli impedimenti ad una valorizzazionedel potenziale femminile, ma ritengo che sia stata superata quellafilosofia che escludeva le donne da certe responsabilità. Occorre individuare, con analisi appropriate, gli impedimenti anco-ra esistenti alla valorizzazione della differenza e costruire quindiazioni positive.

Che ne pensa del valore della differenza?

Ho notato, nella componente femminile, più da vicino per quantoriguarda la Direzione Organizzazione, una maggiore capacità d'in-serirsi nel lavoro con costruttività, più duttilità e maggior sicurezzadel proprio ruolo lavorativo. Le donne, oggi, non rinunciano allamaternità per la loro carriera né viceversa. Devo dire che si regi-stra anche un cambiamento in chi gestisce le risorse umane chericonosce al personale femminile qualità come la concretezza e lacaparbietà.

Rispetto ai corsi che cosa Le è ritornato dai dipendenti, dai dirigen-ti, o anche, se ci sono stati echi, dai Direttori?

Sono a capo di questa Direzione da pochi mesi, ma per quanto neposso sapere non ci sono stati echi particolari.

Come pensa che il valore della differenza possa essere incremen-tato? Ha allo studio altre iniziative oltre ai corsi?

Per quanto riguarda la Formazione rivolta ai Dirigenti, la nostradirezione ha intenzione di lavorare molto sul concetto di "Ruolo",direD

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rito che i loro Direttori si erano mostrati più restii del solito a consen-tire la partecipazione ritenendo che fossero corsi sul "femminismo".

Ci sono stati echi successivi? Se si, di che tipo? Apprezzamenti o cri-tiche?

Sì c'è stato grande apprezzamento, tanto che il tam-tam "organizza-to" dalle partecipanti, ha fatto registrare un ulteriore incremento delledomande di partecipazione.

La sua stanza è attigua alle aule dei corsi: quale percezione ha avutodel clima dei corsi, sia in aula, sia per quanto riguarda la partecipa-zione delle corsiste?

Il clima di questi corsi è sempre molto particolare: intanto l'aula stes-sa è resa meno formale dalla presenza di piante e fiori (su organiz-zazione delle docenti stesse). Soprattutto il clima che si instaura èatipico poiché non è improntato al classico rapporto docente/allievo,invece qui viene stimolato soprattutto il "lavoro di gruppo" che creaquindi un ambiente disteso in cui le relazioni tra le partecipanti assu-mono un significato importante, tanto che il gruppo rimane unitoanche nelle fasi di pausa del corso (pranzo, ecc.). Inoltre ho notatoun particolare rispetto degli orari per cui si desume una partecipazio-ne veramente sentita.

Dott.ssa Anna Palazzi - Responsabile U.O.C. Relazioni Sindacali eOrganizzazione

La sua Direzione è quella che ha avuto il maggior numero di dipen-denti partecipanti ai corsi, ha percepito eventuali risultati successivinel posizionamento in ruolo delle dipendenti?

Non ho ricevuto né avuto notizia di giudizi negativi, anzi il livello disoddisfazione delle mie collaboratrici, l'umore mi è parso positivo.

Secondo Lei qual'è stata la percezione di questo percorso da parte

cenza, come capacità operativa.In questo corso, a parer mio c'è stato un aspetto molto positivo dicircolarità delle esperienze e passaggio di informazioni dal centroalla periferia (Consigli di Quartiere, Polizia municipale, Ragioneria,Entrate, etc). le simulazioni sono state vere e proprie drammatizza-zioni di eventi lavorativi che hanno contribuito a formare lo spiritodi gruppo ed una dimensione di solidarietà. Non c'è stata sensazio-ne di strumentalizzazione né vittimismo anche perché le docentisapevano guidare in alto il gruppo stesso e le singole persone.

Ha avuto modo di percepire echi e risultati dell'attività svolta?

Nel periodo in cui ero dirigente alla Formazione non ho avuto gran-di echi da parte dei miei colleghi dirigenti. E' auspicabile che anchele Posizioni organizzative facciano il corso poiché sono loro chedevono gestire le risorse umane.Mi auguro che l'indagine statistica, da voi promossa, sia costante-mente aggiornata, poiché è molto interessante poter avere un taleosservatorio sulla composizione e la crescita professionale deidipendenti del nostro ente.

Dott. Fabrizio Fabrizzi - Responsabile U.O. Formazione eAggiornamento del personale

Qual'è stata la partecipazione ai corsi?

La partecipazione è stata molto alta, anche se dal tempo d'inoltrodelle domande sono già passati circa tre anni.

Quali sono state le positività e le difficoltà (se ci sono state) nell'or-ganizzazione dei corsi?

Le positività sono state molte perché c'è stato un costante apprez-zamento dei corsi e dei temi trattati. In alcuni casi ci hanno chiestoinformazioni e chiarimenti, perché i Direttori non avevano ben foca-lizzato i contenuti dei corsi. Alcune partecipanti ci hanno anche rife-direD

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Il Comitato d'Ente per le PariOpportunità del Comune di Firenzeè stato nominato con un Ordinanzadel Sindaco nel 1996.

Come previsto dal ContrattoCollettivo di Lavoro è formato dadipendenti comunali, appartenenti avari profili professionali, designatesia dall'Ente che dalleOrganizzazioni Sindacali Aziendali.

Il Comitato si adopera per la tuteladelle pari dignità della donna e del-l'uomo nel lavoro.

Propone azioni positive per favorirela crescita professionale e culturaledelle dipendenti.

Promuove iniziative volte a supera-re le discriminazioni fra uomo edonna.Propone interventi atti amigliorare le condizioni dell'ambien-te di lavoro.

dei dipendenti, anche uomini, che non hanno partecipato?

Non avendo partecipato al corso, non sono in grado di dare un giu-dizio o una valutazione sull'incidenza e i risultati del corso. Sonoconvinta che sarebbe opportuno e proficuo che tutti i Funzionari ele P.O., che direttamente gestiscono il personale, partecipino alme-no ad una giornata formativa su queste tematiche.

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Comitato d'Ente Pari Opportunità delComune di FirenzeCorso Tintori, 2950122 Firenze

tel. 055 276 8833 - tel.fax 055 276 8834mercoledì, giovedì, venerdì dalle 9,30 alle 14,30

e-mail: [email protected]

informazioni sono disponibili sul sito:http:www.comune.fi.it

Segreteria: Flavia Bisogni

La corrispondenza per il Comitato vainviata a:

C.P.O. c/o Direzione Organizzazionevia Nicolodi, 250137 Firenze

Organizzazione Editoriale:COMITATO PARI OPPORTUNITA’

Progetto grafico, impaginazione:LUCIA LIZZADRO

Stampa:GRAFICHE MARTINELLI, maggio 2003

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