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Contact Center 800.90.10.10 - www.unar.it Presidenza del Consiglio dei Ministri DIPARTIMENTO PER LE PARI OPPORTUNITÀ UFFICIO NAZIONALE ANTIDISCRIMINAZIONI RAZZIALI RASSEGNA STAMPA SETTIMANALE M ONITORAGGIO E APPROFONDIMENTO DEI FENOMENI DISCRIMINATORI NEI MEDIA E SUL WEB Anno IV - Roma, 11-15 Novembre 2013 A cura di Fernando FRACASSI Resp. Comunicazione Contact Center Collaborazione Monica D’Arcangelis, Alessandro Tudino

Rassegna settimanale 11- 15 novembre 2013

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rassegna stampa Unar

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Presidenza del Consiglio dei Ministri DIPARTIMENTO PER LE PARI OPPORTUNITÀ

UFFICIO NAZIONALE ANTIDISCRIMINAZIONI RAZZIALI

RASSEGNA STAMPA

SETTIMANALE MONITORAGGIO E APPROFONDIMENTO

DEI FENOMENI DISCRIMINATORI NEI MEDIA E SUL WEB

Anno IV - Roma, 11-15 Novembre 2013

A cura di

Fernando FRACASSI Resp. Comunicazione

Contact Center

Collaborazione

Monica D’Arcangelis,

Alessandro Tudino

Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 11-15/11/2013

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DIFFUSIONE DI VIDEO E IMMAGINI DI

DISCRIMINAZIONE RAZZIALE, ETNICA E

RELIGIOSA: 43ENNE NEI GUAI (15 novembre 2013)

VITERBO – (m) Nell’ambito dell’indagine nazionale denominata “Stormfront II” relativa

ai movimenti dell’estrema destra ed in particolare nella diffusione, anche attraverso il

social network “Stormfront Italia”, di video ed immagini di discriminazione razziale,

etnica e religiosa, nelle prime ore della mattina di giovedì personale della Digos di

Viterbo, insieme a quello della locale sezione di Polizia Postale, ha dato avvio ad una

operazione in esecuzione al Decreto di perquisizione e sequestro, emesso dalla Procura

della Repubblica di Roma, nei confronti di un cittadino italiano di 43 anni residente in un

paese sito sulla Cassia.

All’interno della propria abitazione è stato rinvenuto materiale informatico di vario

genere, sottoposto a sequestro giudiziario ed a disposizione dell’Autorità Giudiziaria per i

successivi accertamenti tecnici. Per il cittadino italiano si configurano i reati di diffusione

di video e immagini di discriminazione razziale, etnico e religioso.

L’attività investigativa, condotta a livello nazionale dal Servizio Polizia Postale e delle

Telecomunicazioni e dalla Digos di Roma, è stata incentrata, in particolar modo,

sull’identificazione degli autori della diffusione, sulla rete internet ed attraverso la

condivisione di canali video, di un filmato denominato “Il nemico occulto – un

documentario sulla questione ebraica”, dagli evidenti contenuti antisemiti. Sono state

effettuate complessivamente 35 perquisizioni nei confronti di altrettante persone,

residenti oltre che nel viterbese a Roma e Milano.

Nello stesso contempo sono stati condotti approfondimenti per risalire agli autori di

“post” pubblicati sempre sul succitato forum, incitanti l’odio e la violenza per motivi

razziali e/o etnici nonchè fortemente diffamatori nei confronti di personaggi pubblici

quali il noto scrittore Roberto Saviano, il sindaco di Lampedusa e l’assessore alle Politiche

Giovanili e Pari Opportunità di un Municipio di Roma.

(fonte http://www.ontuscia.it)

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RAZZISMO SUL WEB, NEI GUAI UN

LECCHESE (15 novembre 2013)

La maxi operazione "Stormfront II" condotta dalla Polizia Postale e dalla Digos contro

atti di incitazione all'odio e alla violenza razziale attraverso il web è approdata anche nel

territorio lecchese. Le indagini hanno portato a quattro arresti, denunce e 35

perquisizioni, due delle quali anche nella nostra provincia. Tra i denunciati ci sarebbe un

20enne residente nella Brianza lecchese.

(FONTE http://www.giornaledilecco.it)

LETTERA DI OFFESE A DIOP E ALLA

MINISTRA KYENGE La busta è stata spedita da Bologna dopo i congressi locali del Pd: dentro frasi

offensive come «vai a casa tua brutto scimmione». Solidarietà immediata sul

web. Il sindaco: "Profondo sdegno

(15 novembre 2013)

LIVORNO. «Vai a casa tua brutto scimmione vestito da carnevale assieme alla ministra

congolese (orangotango). L’Italia non ha bisogno di voi». E ancora: «Verrà pure qualcuno

che vi rimanderanno tutti nelle foreste assieme alle scimme». Questa lettera di offese,

scritta in un italiano sgrammaticato, è stata inviata al leader della comunità senegalese di

Livorno, Diop Mbaye.

È stato lui stesso a pubblicarla sulla sua pagina Facebook, commentando così: «Stamattina

ho trovato sulla mia scrivania questa lettera mandatami da Bologna da un vigliacco,

razzista e ignorante». Poi: «È bene che sia chiaro che non mi faccio intimidire, vado avanti

più convinto che mai sul cammino della difesa dei diritti umani». La lettera di offese a

Diop Mbaye e alla ministra Kyenge è stata trovata in una busta che ha il timbro postale di

Bologna. All’interno anche un articolo pubblicato sul "QN" all’indomani dei congressi

locali del Partito democratico. In quell’articolo Diop (poi eletto nell’assemblea territoriale

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del Pd livornese) parlava del voto degli stranieri nei circoli, respingendo le polemiche sul

boom di iscrizioni a ridosso dei congressi e spiegando anche il perché del sostegno a

Matteo Renzi. Dopo le offese, su Facebook sono piovute le parole di vicinanza e di

solidarietà, a partire dal forum immigrazione del Pd. “Esprimo il mio più profondo

sdegno per la lettera di insulti razzisti indirizzata a Mbaye Diop, presidente della

Comunità Senegalese in città , e in cui si fa riferimento anche al ministro Kyenge”. E'

quanto scrive il sindaco Alessandro Cosimi dopo avere appreso della lettera anonima

inviata a Mbaye Diop, piena di offese rivolte a lui e alla Ministra Cecilia Kyenge. “Mi

auguro – aggiunge il sindaco - che possa essere fatta luce su questo squallido episodio. Un

fatto increscioso, inqualificabile e vergognoso che non può essere accettato dalla nostra

comunità. Quanto alla ministra Kyenge – conclude il sindaco - ho già avuto occasione di

manifestare in passato tutto il mio sostegno, e lo ribadisco, a fronte degli attacchi che le

vengono ripetutamente rivolti ed ai quali ha sempre risposto con fermezza e grande

dignità”.

Ecco la foto della lettera ricevuta da Diop Mbaye (pubblicata sulla sua pagina Facebook):

(fonte http://iltirreno.gelocal.it)

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ITALIA, LISTE NERE CONTRO LE LISTE

NERE

Mentre in Commissione Giustizia si discute di un disegno di legge che potrebbe

mettere a rischio per la libertà online nel nome della lotta all'odio razziale, l'Italia

mette di nuovo a tacere Stormfront.

(15 novembre 2013)

Roma - Sulla scia delle misure disposte nei confronti dei portaliholywar.org e holywar.tv e

del forum nazista Stormfront, è stato identificato un altro sito Internet legato a

quest'ultimo, i cui utenti sono accusati di odio razziale e religioso: già 35 le perquisizioni

eseguite dalla polizia di Roma nei confronti di altrettante persone sparse in 22 diverse

province italiane.

Come nei casi di Holywar e nelle precedenti operazioni con al centro il forum

internazionale Stormfront, l'accusa è legata in particolare alla pubblicazione di una "lista

nera" contenenti nominativi di personalità di fede ebraica. Nel mirino del nuovo sito

anche lo scrittore Roberto Saviano, il sindaco di Lampedusa Giuse Nicoli e Carla Di

Veroli, già assessore alle politiche culturali, giovanili e pari opportunità di un municipio di

Roma.

Il GUP di Roma Carmine Castaldo aveva già condannato i quattro amministratori della

sezione italiana del forum neonazista Stormfront ad un totale di oltre 10 anni di arresti

domiciliari per associazione a delinquere di stampo neonazista, per le attività di

promozione e direzione di un gruppo votato alla discriminazione razziale e alla violenza

etnico-religiosa. Tra le accuse nei confronti del nuovo sito, inoltre, la diffusione di un

filmato intitolato "il nemico occulto", realizzato dagli utenti della sezione italiana di

Stormfront con lo scopo di accusare gli ebrei della crisi economica mondiale. Nel corso

delle indagini sono statiindividuati, diversi post con forti incitamenti alla violenza,

pubblicati da autori nascosti dietro pseudonimo.

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Come negli altri casi è stato disposto il sequestro preventivo tramite inibizione all'accesso

dall'Italia ai suoi indirizzi web e ai relativi IP statici "nonché ogni altro indirizzo IP

eventualmente associato anche in futuro".

Per affrontare il problema, peraltro, il Parlamento italiano rischia di creare pericolosi

ricadute sulla Rete: è stato infatti assegnato alla Commissione di Giustizia un disegno di

legge, presentato lo scorso 3 luglio da un gruppo di parlamentari di Scelta Civica, Pd, Pdl

e Sel, che con l'obiettivo di rafforzare il sistema di repressione delle discriminazioni

razziali online propone sanzioni fino a 150 mila euro, disponibili non da un giudice ma

dal Ministero dello Sviluppo Economico, ai danni dei fornitori di servizi internet (ISP)che

non segnalino tempestivamente alla Polizia Postale i reati connessi a discriminazione

razziale, etnica o religiosa che gli vengono notificati.

Una legge che appare pericolosa per diverse ragioni: innanzitutto perché si tratta di reati

(gravi) di opinione, quindi per definizione di difficile identificazione e dimostrazione, poi

perché prevede una sanzione attivabile dal potere esecutivo e non da quello giudiziario,

infine perché prevede altresì che la Polizia Postale (apparentemente anche senza l'ordine

dell'autorità giudiziaria) possa segnalare agli ISP un elenco di siti da bloccare. Una vera e

propria black list di siti stilata senza che un giudice possa valutare preventivamente la

bontà della decisione.

(fonte http://punto-informatico.it)

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INSULTI RAZZISTI ALL’ARBITRO

TIFOSI PUNITI E AVVERTITI Il giudice sportivo chiude agli spettatori con la condizionale il campo del San

Quirino: preso di mira un fischietto udinese con offese di carattere discriminatorio

territoriale

(15 novembre 2013)

Pordenone - Poteva il calcio dilettanti restare lontano

dalle censurabili vicende che stanno monopolizzando

l’attenzione attorno al mondo dei professionisti?

Ovviamente no, visto che il calcio minore non è un’oasi

felice come si vuole dipingere, ma nel suo piccolo ogni

settimana mostra isterismi e brutture che nulla

dovrebbero avere a che fare con i dilettanti.

E così per non farsi mancare nulla, ecco per la prima volta la decisione del giudice

sportivo di chiudere un campo sportivo ai tifosi a causa di offese a un arbitro per

discriminazione territoriale. Provvedimento preso con la “condizionale” cioè con la

sospensione fino al giorno delle ripetizione di tale comportarmente che automaticamente

farebbe diventare attiva la squalifica. Insomma quanto è già accaduto per le curve bollenti

e ignoranti di Juventus e Milan.

Ma qui non stiamo parlando di Olimpico o San Siro, ci riferiamo al “campetto” del San

Quirino di Pordenone, formazione che gioca nel girone A di Prima categoria. I fatti che

hanno originato il provvedimento risalgono alla gara Pravisdomini-San Quirino dello

scorso 20 ottobre, quando l’arbitro Sciortino di Udine (nato a Venezia, con padre di

origine meridionale come da lui stesso dichiarato nel referto) è stato oggetto di ripetuti

insulti da parte di un sostenitore del San Quirino che indossava la tuta della società, senza

che nessuno sia intervenuto per farlo desistere. Fatti iniziati sul finire del primo tempo

(dopo l’espulsione di mister Della Flora, andato a posizionarsi vicino al suddetto

sostenitore), e ripetutisi per una decina di minuti nell’arco della ripresa impedendo

all’arbitro di continuare con la dovuta serenità la direzione della gara. Disagio protrattosi

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anche nelle ore successive alla conclusione dell’incontro, quando la mente dell’arbitro –

come ha riferito egli stesso al giudice sportivo – era rivolta principalmente agli insulti di

cui era stato oggetto in campo e ciò per la loro particolare offensività.

A dire la verità si tratta di una novità assoluta per quanto riguarda i campionati “in

pianura” perchè si ricorderà che in estate due provvedimenti similari erano stati assunti

dal giudice sportivo per quanto riguarda il campionato Carnico: Velox e Cercivento erano

state costrette a giocare a porte chiuse in seguito alle nuove norme in materia di razzismo

per punire le intemperanze dei tifosi della Velox e dei tesserati del Cercivento nei

confronti di un giocatore di colore della Pontebbana e di un arbitro della sezione di

Maniago di origine africana.

(fonte http://messaggeroveneto.gelocal.it)

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«INSULTI RAZZISTI IN CAMPO»: RISSA AL

DERBY DI BASKET Volano pugni tra gli under 19 di Meloria e Libertas. Le società scrivono alla

Federazione. Il giudice sportivo punisce un giocatore per parte: due giornate di

squalifica

(15 novembre 2013)

LIVORNO. Per una società è nato tutto dalla

reazione «improvvisa e immotivata» di un atleta. Per

l’altra da un’«offesa pesante di chiaro stampo

razzista: gli hanno detto negro di m...». Così sono

esplose le polemiche intorno al derby tutto livornese tra Meloria e Libertas Under 19 che

lunedì è finito in rissa.

È lo stesso sito specializzato Toscana Basket Live a parlare di «finale da far west». La

partita si è accesa in casa della Libertas, in Coteto: dopo due tempi supplementari, a sei

secondi dalla fine e con i gialloblu avanti di 12 punti, due cestisti hanno iniziato a

prendersi a pugni e in campo, per dividerli, sono arrivati compagni di squadra, dirigenti,

genitori.

Dopo la rissa (che costerà due giornate di squalifica a un giocatore diciassettenne per

parte, come deciso dal giudice sportivo Andrea Benvenuti), le società hanno scritto alla

Federazione di pallacanestro. Raccontando due verità molto diverse.

«La Libertas Basket Livorno e il suo presidente Giovanni Pardini – si legge nella nota

diffusa dai gialloblu – tengono a precisare che la reazione dell'atleta del Meloria basket

2000 è stata assolutamente imprevista e immotivata. A sei secondi dal termine, con la

partita ampiamente terminata (più 12 per Libertas) il ragazzo, perdendo il controllo,

colpisce con un pugno, senza alcun senso e sotto gli occhi di tutti i presenti, un nostro

atleta». Dopo la reazione dei compagni e dei presenti, continua la nota, «il giocatore ha

continuato a sferrare pugni e calci colpendo al volto anche un altro nostro atleta. Siamo

rimasti basiti per questo assurdo comportamento, probabilmente nato dalla frustazione

data dall'esito dell'incontro, e siamo ancor più colpiti dal fatto che si tenti di giustificare

un fatto così grave con presunte offese a sfondo razzista che garantiamo non esserci state

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minimamente. I nostri ragazzi hanno subito l'inaccettabile comportamento di un ragazzo

che ha perso il controllo sotto gli occhi di tutti. Sperando che questi episodi non si

ripetano, ritenevamo giusto, nel rispetto di tutti, che si conoscesse il reale andamento dei

fatti».

Ben diversa la lettera che Simonetta Gabbriellini, presidente del Meloria, ha inviato alla

Fip. «L'impegno quotidiano dei nostri allenatori e dei nostri dirigenti – scrive – non volge

solo a una preparazione atletica e tecnica dei ragazzi: cerchiamo anche, nel nostro piccolo,

di indirizzare i nostri giovani a un atteggiamento corretto e rispettoso delle regole,

atteggiamento che possa risultare propedeutico nella società esterna allo sport.

Desideriamo sottolineare che il contesto in cui è degenerata purtroppo la partita nasce

sfortunatamente da un’offesa pesante di chiaro stampo razzista (“negro di m...”) ai danni

del nostro tesserato. L'offesa – continua la presidente – ascoltata da molti dei ragazzi in

campo ma purtroppo sfuggita agli arbitri, ha portato a una reazione del nostro tesserato

che, ovviamente, non vogliamo giustificare in questa sede. Si tenga presente però, il

contesto, non semplice in cui spesso i ragazzi di colore si trovano a giocare. Abbiamo già

stigmatizzato col diretto interessato l'accaduto – sottolinea – e ci faremo carico di

sensibilizzare ancora di più tutte le componenti societarie» perché «farsi giustizia da soli

non ha né senso né può essere accettabile». «Esprimiamo però il nostro rammarico –

conclude – nel verificare che la nostra attenzione e sensibilità verso questo tipo di

problematiche spesso non è sufficiente per evitare questi spiacevoli episodi. Siamo

speranzosi che anche tutte le altre società (Libertas Liburnia in questo caso) abbiano la

stessa sensibilità e lo stesso target di insegnamento verso i propri tesserati, consapevoli

che la piaga del razzismo si combatte, a questo livello, anche con un lavoro capillare

nell'insegnamento sportivo, e volto a non giustificare mai situazioni simili».

(fonte http://iltirreno.gelocal.it/livorno)

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BASILIANO: MINACCIA CON LA PISTOLA IL

FIDANZATO AFRICANO DELLA FIGLIA

"NON VOGLIO CHE VI VEDIATE PIÙ". (15 novembre 2013)

Sarebbe questa, secondo la ricostruzione degli inquirenti, la frase pronunciata con la

pistola in mano nei confronti del fidanzato ivoriano della figlia da parte di un 45enne

residente nel paese del Medio Friuli

È arrivato nella piazza di Basiliano con la pistola tra le mani, una Beretta calibro 40, ha

individuato la figlia minorenne assieme al suo fidanzato, un ragazzo 19enne originario

della Costa d'Avorio, residente in paese, e ha minacciato il giovane, intimandogli di non

frequentare più la ragazza, pronunciando la frase - secondo la ricostruzione degli

inquirenti - "non voglio che vi vediate più".

Si tratta di un 45enne, di professione operaio, individuato dai carabinieri della stazione di

Campoformido grazie alla testimonianza di un uomo presentatosi in caserma.

Gli uomini dell'Arma hanno perquisito la sua abitazione e lo hanno denunciato all'autorità

giudiziaria.

Non è escluso che il gesto abbia una matrice razzista, anche se l'uomo avrebbe

dichiarato che si sarebbe comportato allo stesso modo con chiunque, indipendentemente

dal colore della pelle. In casa i militari dell'Arma gli hanno trovato la pistola, regolarmente

detenuta, e 70 munizioni che invece non avrebbe potuto avere. Il materiale è stato

sequestrato. Le accuse parlano di minaccia aggravata, porto abusivo di armi e detenzione

illegale di munizionamento

Il ragazzo minacciato è regolare in Italia e parla correntemente l'italiano e addirittura il

friulano.

(fonte http://www.udinetoday.it)

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UNA PRIMA MEDIA COMPOSTA SOLTANTO

DA ALUNNI STRANIERI: ATTENZIONE AL

RISCHIO ESCLUSIONE (15 novembre 2013)

Il preside della scuola media Besta di Bologna, da quest’anno ha deciso di formare una

classe, la “1.a A sperimentale”, composta esclusivamente da alunni stranieri di differenti

nazionalità, accomunati dal solo fatto di non parlare ancora bene l’italiano.

Lo stesso preside dell’istituto ha risposto alle più che legittime critiche sulla propria

decisione, dicendo che la classe “non è un ghetto ma è stata formata per integrare”. Come

non è dato di sapere, essendo questi studenti rigorosamente non in contatto con altri

alunni italiani.

La 1.a A è composta di scolari stranieri di differenti nazionalità appunto, tra gli 11 e 15

anni, che sono arrivati in Italia attraverso i ricongiungimenti familiari.

La polemica è esplosa dopo una lettera nella quale i genitori del Consiglio d’istituto della

scuola hanno denunciato tale scelta, perché dal canto loro ghettizza questi studenti e non

li aiuta a integrarsi, perché impedisce, di fatto, il confronto tra studenti stranieri e italiani.

Una classe del genere oltre a discriminare questi ragazzini, che hanno la sola “colpa”di

non saper parlare bene l’italiano, crea esclusione e non inclusione, mentre la scuole

dovrebbe sempre essere il luogo dell’inclusione senza se e senza ma, di tutti e di tutte.

Ovviamente l’handicap della conoscenza della lingua italiana per gli scolari immigrati è un

dato di fatto ineludibile, che però va affrontato potenziando ad esempio la presenza dei

mediatori culturali nelle scuole, evitando soluzioni discriminatorie e inutili come in questo

caso.

C'è da augurarsi che il preside della scuola media bolognese ci ripensi e dia fine in tempi

brevi a tale tipo di classe.

(fonte http://www.agenziaradicale.com)

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IL TRIBUNALE DEI MINORI DI BOLOGNA

AFFIDATA UNA BIMBA A UNA COPPIA GAY Il giudice ha accolto il parere favorevole dei Servizi sociali, mentre la Procura del

capoluogo emiliano si è opposta al provvedimento

(15 novembre 2013)

L'adozione no, perché la legge lo vieta; ma a Bologna il Tribunale di minori ha affidato

una bimba di tre anni a una coppia gay. Sono due uomini di mezza età che convivono da

tempo, lavorano e hanno un buon reddito, e la piccola è loro affezionata tanto da

chiamarli "zii" benché non vi siano rapporti di parentela. Il giudice ha così deciso per il sì

all'affido dopo il parere favorevole dei Servizi sociali.

All'affido, riferisce il Corriere della Sera, si era invece opposta la Procura del capoluogo

emiliano, che aveva ritenuto i due non all'altezza del compito. E che ora, dopo la

decisione del giudice, potrebbe decidere di impugnare il provvedimento.

Il tribunale, presieduto dal giudice Giuseppe Spadaro, ha invece ritenuto che nulla

impedisse ai due gay di potersi occupare della piccola: la legge esclude le coppie non

sposate solo per quanto riguarda le adozioni, mentre per l'affido temporaneo (che non

recide il legame con i genitori naturale) la legislazione è molto meno stringente. Tanto che

è previsto che possa essere utilizzata non solo per le coppie tradizionali ma anche per una

"comunità di tipo familiare" o persino per un single.

Del resto, a gennaio, era stata addirittura la Cassazione a sancire ildiritto di una coppia gay

a ottenere in affido un minore, in quanto "sostenere che sia dannoso per l'equilibrato

sviluppo del bambino il fatto di vivere in una famiglia incentrata su una coppia

omosessuale è un mero pregiudizio".

(fonte http://www.tgcom24.mediaset.it)

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NAPOLI, DISABILI IN CORTEO:

“INDIGNATI DA ASSENZA ISTITUZIONI”

(video http://tv.ilfattoquotidiano.it/2013/11/15/napoli-disabili-in-corteo-indignati-da-assenza-

istituzioni/253746/)

(15 novembre 2013)

“Abbiamo voluto rappresentare la nostra indignazione in silenzio, perché in silenzio la politica sta al

cospetto dei disabili”. Al fianco di decine di genitori di ragazzi disabili, Toni Nocchetti, presidente

della Onlus “Tutti a scuola”, ha camminato in silenzio per le vie di Napoli, dalla sede

del Municipio alla Prefettura, per consegnare al Prefetto un foglio bianco, vuoto come le politiche

italiane nei confronti della disabilità. “Dovremmo parlare dei livelli essenziali di assistenza, della scuola

dei disabili, delle terapie di riabilitazione che non esistono più, dei centri che chiudono, del dramma del

dopo di noi che non esiste per i genitori dei ragazzi disabili – dice mentre dietro di lui sfilano decine di

persone con in mano solo una fiaccola – E’ per questo che al Prefetto consegneremo il nostro silenzio e

la nostra composta indignazione“. Tante le storie di vita che si sono intrecciate per le strade del

capoluogo campano. Dalla piccola Gaia, che ha dovuto aspettare più di 500 giorni perché il Comune le

pagasse una carrozzella adatta al suo peso che le permettesse di frequentare la scuola – “abbiamo

aspettato tanto senza nessun risultato, dice la mamma, poi una settimana dopo la nostra denuncia in tv la

situazione si è sbloccata” -, a genitori che hanno visto chiudere d’un colpo il centro riabilitativo che

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teneva in cura i figli a causa dell’assenza dei fondi. C’è pure chi ha dovuto ricorrere alla magistratura

perché l’iscrizione del proprio figlio venisse accettata dalla scuola e gli venisse affidato un insegnante di

sostegno. “Si è soli da ogni punto di vista – si sfoga una mamma – c’è la paura del dopo, ma anche del

presente, di non farcela. Io vorrei che per un attimo chi è al potere si mettesse nei nostri panni. Per un

attimo comprendesse cosa significa avere un bimbo che non sa dire quello che ha, che non si sa esprimere.

Così come noi, che non riusciamo ad esprimere in questo momento il nostro grande disagio”

di Andrea Postiglione

(video http://tv.ilfattoquotidiano.it/)

IMMIGRATI A QUOTA 5,2 MLN

di Angela Abbrescia

(14 novembre 2013)

Hanno "sfondato" il tetto dei 5 milioni gli stranieri regolarmente presenti in Italia. E una

buona parte di queste persone sono "soggiornanti di lungo periodo", autorizzati cioè a una

permanenza a tempo indeterminato, quindi immigrati con un certo livello di integrazione

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nel nostro Paese. Un dato che fa affermare al ministro per l'Integrazione, Cécile Kyenge,

che "si continua a chiamarli "stranieri" o peggio ancora 'extracomunitari' ma non ci si

accorge che gli immigrati sono cittadini di fatto". Le stime sono quelle del Dossier

Statistico Immigrazione 2013, presentato ieri a Roma alla presenza della Kyenge e del

viceministro del Lavoro e delle Politiche sociali con delega alle pari opportunità, Maria

Cecilia Guerra.

Un dossier che per la prima volta quest'anno non porta le 'firme' della Fondazione

Migrantes e di Caritas Italiana, ma nasce dalla collaborazione tra il centro studi Idos (che

ha sempre redatto la ricerca) e l'Ufficio antidiscriminazioni razziali della Presidenza

del Consiglio (Unar). La crisi, si sottolinea nel dossier, ha rallentato ma non fermato

l'aumento degli immigrati: dal 2007 a fine 2012 si è passati da quasi 4 milioni ai 5,186

milioni attuali, non solo per l'ingresso di nuovi lavoratori ma anche per via dei nati in Italia

e dei ricongiungimenti familiari. L'aumento nel 2012, però, è stato particolarmente

contenuto: +8,2% tra i residenti e +3,5% tra gli stranieri non comunitari. Più della metà

proviene dall'Europa (50,3%) e la comunità più numerosa è quella romena, circa 9 milioni

di immigrati secondo le stime del Dossier. Rilevante il numero dei bambini stranieri nati in

Italia nel 2012, quasi 80 mila, ai quali si affiancano i quasi 27 mila figli di coppie miste. Nel

complesso, tra nati in Italia e ricongiunti, i minori non comunitari sono più di 900 mila e

quelli comunitari almeno 250 mila. Per i ricongiungimenti familiari sono stati rilasciati nel

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2012 81.322 visti, poco meno dell'anno precedente (83.493). Una presenza consolidata,

dunque, che ha cambiato il volto dell'immigrazione nel nostro Paese - secondo le stime del

Dossier porta tra l'altro nelle casse dello Stato 1,4 miliardi di euro - e che fa dire al ministro

Kyenge che "le principali norme che regolano l'immigrazione e cittadinanza hanno oltre 20

anni, un lasso di tempo troppo lungo". Vanno dunque cambiate. A cominciare dalle norme

sull'asilo, sulle quali l'Italia dovrà rapidamente adeguarsi a quanto chiede l'Europa: entro il

31 dicembre, ha reso noto il ministro, "dovremo recepire tutte le norme sull'asilo, sui

profughi e sui richiedenti asilo. Questo è un dovere che abbiamo posto come priorità

nell'agenda di Governo" per arrivare, nel 2014, a "un testo unico sui rifugiati e richiedenti

asilo". (fonte ansa)

NAZISMO SUL WEB, IN CORSO PERQUISIZIONI

IN TUTTA ITALIA

VIDEO ANTISEMITI E POST CONTRO SAVIANO (14 novembre 2013)

ROMA - La polizia di Roma sta eseguendo dall'alba 35 perquisizioni nei confronti di

altrettante persone in tutta Italia, per identificare nuovi componenti e autori di un nuovo

forum nazista sulla scia di 'Stormfront', il sito già in passato oscurato. Si tratta di persone

residenti in 22 diverse province italiane, tra cui la Capitale e Milano, accusate della

diffusione sulla rete di idee fondate sull'odio razziale ed etnico e di incitamento a

commettere atti di discriminazione e di violenza per motivi razziali ed etnici.In particolare,

le indagini si sono concentrate sull' identificazione degli autori della diffusione sulla rete

internet, attraverso canali di condivisione video, di un filmato, "Il nemico occulto - un

documentario sulla questione ebraica", realizzato da utenti della sezione italiana di

"Stormfront", dai contenuti antisemiti. Il video riproduce immagini con lo scopo di

accusare gli "ebrei" della crisi economica mondiale, indicando alcuni di loro come titolari di

ruoli di apicali all'interno di banche ed altre istituzioni.

Ulteriori accertamenti hanno consentito di risalire agli autori di "post", pubblicati sempre

sul forum italiano che istigano all'odio ed alla violenza per motivi razziali, etnici nazionali

ed al contempo fortemente diffamatori contro personaggi pubblici ed in particolare contro

Roberto Saviano e il sindaco di Lampedusa Nicolini.

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I "post" sono stati pubblicati da utenti che usano pseudonimi, alcuni dei quali evocano

chiaramente una cultura della discriminazione. L'indagine fa seguito all'operazione

"Stormfront" dell novembre 2012 conclusa con l'arresto di quattro persone, tra cui Daniele

Scarpino promotore dell'associazione e moderatore del forum

www.stromfront.org/forum/f148 , Diego Masi e Luca Ciampaglia, moderatori del forum,

e Mirko Viola, utente del forum particolarmente attivo nella pubblicazione di post

"tematici". (fonte http://www.repubblica.it/)

DISSE IN CLASSE: «LA SHOAH NON È

PROVATA» ASSOLTO IL PROFESSORE

NEGAZIONISTA Per i giudici il fatto non sussiste. Contestata violazione della legge Mancino che

non sanziona ancora queste dichiarazioni

(14 novembre 2013)

ROMA - Era il novembre del 2008 quando il professore Roberto Valvo, insegnante di

Storia dell’arte al liceo artistico di via di Ripetta, venne denunciato dal padre di una

studentessa della IV C, dopo che la figlia gli aveva raccontato a casa quanto successo in

classe pochi giorni prima a proposito del suo cognome di origine ebraica: «Il professore

dopo aver affermato che bisogna stare attenti agli ebrei perché sono furbi, intendendo

disonesti, ha detto che secondo lui non erano veri i fatti dell’Olocausto e dei campi di

concentramento e che i filmati sulle deportazioni erano falsi fatti anni dopo e non nel

periodo storico originario. Ha messo in discussione il numero dei morti, dicendo che i sei

milioni non erano sicuri, che la stima era errata. E che durante la guerra tutti erano magri,

non solo chi era nei campi di concentramento».

Bufera, sospensione del prof e processo. Che ieri si è concluso con un’assoluzione «perché

il fatto non sussiste». Il pm Perla Lori aveva chiesto una condanna a cinque mesi di carcere

in base alla legge Mancino: discriminazione o odio etnico, nazionale, razziale o religioso.

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«È stato affermato un importante principio sulla libertà di opinione», commenta l’avvocato

Giuseppe Pisauro, difensore dell’insegnante. Ma in attesa delle motivazioni della sentenza,

va valutata anche la possibilità che a pesare sia stata la mancanza nel codice penale di una

specifica norma sul negazionismo.

«Sono amato, rispettato Non sono un reo che debba chiedere di andarsene. Le ragioni

della denuncia? Subcultura, ignoranza», aveva commentato Valvo al momento di essere

reintegrato, cinque mesi dopo i fatti. Con altre parole aveva ripetuto gli stessi concetti in

un consiglio di classe nel quale votò contro il viaggio d’istruzione ad Auschwitz: «I ragazzi

devono pensare con la loro testa», spiegò.

E in un’altra aula - stavolta della Cassazione - il pg ha chiesto che l’Italia riconosca

l’immunità alla Germania per tutti i crimini commessi contro cittadini militari e civili

italiani durante il nazismo e rinunci a citare in giudizio la Repubblica federale tedesca per

chiederle il risarcimento dei danni patiti dalle vittime come sancito dalla Corte

internazionale dell’Aja. La decisione entro un mese. A dibattimento c’era il ricorso della

Germania contro la sentenza con la quale la Corte di appello di Firenze, nel 2011, l’ha

condannata a risarcire con 30 mila euro più interessi a partire dal 1945 un ex deportato

italiano morto un anno fa a 87 anni.

(fonte http://roma.corriere.it)

INSULTI RAZZISTI SUL BUS PER CASTEGGIO

«PER COME PUZZI DEVI ANDARE A SEDERTI IN

FONDO», AVREBBE DETTO L’AUTISTA DELL’ARFEA

A UNA DONNA SENEGALESE. POI IL LITIGIO

(14 novembre 2013)

PAVIA. «Per come puzzi devi andare a sederti in fondo all’autobus». Una frase che

sarebbe stata pronunciata da un autista dell’Arfea ieri mattina all’autostazione di via Trieste

nei confronti di una donna senegalese. Una frase razzista che ha provocato la reazione

della passeggera che ben presto sarebbe venuta alla mani con il conducente del pullman in

partenza per Casteggio. Lui, il dipendente Arfea, ha poi raggiunto il pronto soccorso del

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San Matteo dove si è fatto medicare. I sanitari lo hanno giudicato guaribile in cinque giorni

per una distorsione cervicale e per una lieve contusione alla scapola sinistra. Sul posto è

intervenuta la polizia che ha identificato i protagonisti della vicenda, entrambi avrebbero

annunciato l’intenzione di sporgere querela di parte. L’Arfea ha spiegato che sarà ordinata

un’inchiesta interna per verificare cosa è realmente successo sul bus che stava partendo dal

marciapiede numero 3. Probabilmente alcuni passeggeri saranno sentiti come testimoni.

Ecco la ricostruzione di una movimentata vicenda avvenuta ieri mattina alle 7.45. L’autista,

un uomo di 37 anni che abita a Santa Giuletta, era al posto di guida dell’autobus Arfea

della linea Pavia-Casteggio. Dopo qualche istante è salita una donna di origine senegalese

che abita a Bressana. La donna, una 43enne, aveva pagato regolarmente il biglietto e si

stava accomodando. Secondo il suo racconto, appena salita il conducente le avrebbe

ordinato di andare a sedersi dietro per la puzza. Una frase che ha ovviamente scatenato la

reazione della passeggera. E’ così iniziato un diverbio molto violento che, ben presto, si è

trasformato in una vera e propria rissa. Naturalmente la partenza è stata ritardata e i

passeggeri hanno assistito increduli a quello che stava succedendo. All’autostazione di via

Trieste è arrivato il responsabile di zona dell’Arfea che ha subito disposto il trasferimento

dei passeggeri in un secondo autobus. Il ritardo è stato contenuto.

La donna intanto ha chiesto l’intervento della polizia con una telefonata al 113. Sono

arrivate le volanti e gli agenti hanno cercato di capire cosa fosse successo. L’autista avrebbe

confermato la versione della passeggera senegalese ma avrebbe aggiunto di essere stato

aggredito dalla passeggera che lo avrebbe anche colpito. All’inizio ha rifiutato il trasporto

in ospedale ma, successivamente, ci ha ripensato e ha raggiunto il pronto soccorso del San

Matteo con un’ambulanza del 118.

(fonte http://laprovinciapavese.gelocal.it)

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PADOVA

SCUOLA, AGGRESSIONE A SFONDO

RAZZISTA.STUDENTE PICCHIATO DA TRE

COMPAGNI Ragazzo marocchino di 16 anni finisce all'ospedale

(14 novembre 2013)

PADOVA - Un ragazzo marocchino 16enne è finito al pronto soccorso dopo una

violenta aggressione subita da tre compagni di scuola, a Padova, in seguito a un

diverbio nato per offese razziste. Il giovane è stato medicato per contusioni al capo e ad

una spalla. La famiglia si è successivamente rivolta alla polizia, che ora sta indagando

sull'episodio. Secondo il racconto dell'adolescente, i giovani che l'hanno picchiato

sarebbero tre coetanei stranieri: un romeno, che frequenta la stessa classe della vittima,

e due moldavi, che avrebbero dato manforte al primo nel raid punitivo.

L'aggressione di gruppo è avvenuta lunedì pomeriggio - ma se ne è avuta notizia solo

oggi - all'esterno del Centro professionale «Camerini Rossi», in via Beato Pellegrino. Il

tutto sarebbe scaturito dopo che il marocchino, apostrofato pesantemente dal compagno

romeno, si era rivolto ad un'insegnante per segnalare le offese. Da qui la promessa

dell'altro che la cosa non sarebbe finita lì. Una volta uscito da scuola il 16enne ha

trovato i tre ad aspettarlo, e nonostante abbia tentato di difendersi ha ovviamente avuto

la peggio. Pesto e dolorante, è tornato a casa dove ha raccontato il fatto ai genitori che

l'hanno accompagnato al pronto soccorso dell'ospedale di Padova. Dai medici è così

partita la segnalazione alla Questura. (Ansa)

(fonte http://corrieredelveneto.corriere.it)

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DALLA SVIZZERA UN APPELLO

DELL'ORGANIZZAZIONE PER I RIFUGIATI :

NON RINVIATE I RICHIEDENTI ASILO IN

ITALIA

Non ci sono le forme minime di sostegno ai bisogni primari, denuncia in un comunicato

stampa l'OSAR.

(14 novembre 2013)

L'Organizzazione svizzera di aiuto ai rifugiati (Osar) ritiene insistenibili le

riammissioni in Italia dei richiedenti asilo "dublinati". Come afferma in un comunicato

stampa l’Italia non sembra in grado di fornire "nessuna forma di sostegno, finiscono in

strada o in ruderi, nella criminalità o nella prostituzione. Anche i richiedenti l’asilo

sono colpiti dalla mancanza di alloggi e dalla difficoltà ad accedere alle procedure”.

Secondo l’Osar, la maggior parte di rinvii di richiedenti asilo verso l'Italia (83,9 per

cento) provengono dalla Svizzera. Su un totale di 3.551 persone di tutti gli Stati dello

spazio Dublino che hanno dovuto far ritorno in Italia, 3 mila provengono dalla

Svizzera. “Chi fa ritorno in Italia come rifugiato riconosciuto non ha nessuna possibilità

di trovare un alloggio, né assistenza o assistenza sociale – afferma Seraina Nufer,

giurista dell’Osar -. Ancora oggi ci sono grandi lacune nell’accesso alla procedura

d’asilo. A Milano è richiesta sistematicamente una conferma di alloggio per poter

inoltrare una richiesta d’asilo. Anche a Roma i richiedenti devono poter fornire un

indirizzo. Sia a Milano che a Roma possono passare diversi mesi fino alla registrazione

formale della richiesta d’asilo e durante questo periodo di tempo, i richiedenti

solitamente non hanno un posto in cui stare e vivono all’addiaccio”

La raccomandazione di non riammettere in Italia i richiedenti asilo "dublinati" alle

autorità svizzere arriva dopo una visita di alcuni delegati dell’Osar in Italia tra Roma e

Milano avvenuta tra il 27 maggio e il 7 giugno scorso. Un viaggio che ha permesso la

delegazione svizzera di avere colloqui approfonditi con Ong italiane e con le autorità

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sulla situazione attuale riguardo richiedenti asilo e rifugiati in Italia. “Per i richiedenti

l’asilo riconsegnati all’Italia secondo la procedura di Dublino – spiega l’Osar -, le Ong

offrono consulenza presso gli aeroporti di Roma Fiumicino e Milano Malpensa. Esse

possono fare da tramite per i richiedenti l’asilo per pochi posti in uno dei progetti

finanziati dal Fondo europeo per i rifugiati (Fer). Il numero di posti nei progetti Fer è

limitato a 220 posti all’anno, per più di 3 mila persone riconsegnate”. Per

l’organizzazione svizzera, però, la situazione per quel che riguarda l’accoglienza

garantita in Italia è drammatica. “I rifugiati riconosciuti sono legalmente equiparati ai

cittadini italiani, per quanto riguarda l’assistenza sociale. Tuttavia, l’assistenza sociale

in Italia è estremamente sottosviluppata, si basa su forti legami familiari e non può

assolutamente garantire il minimo esistenziale. Anche per le famiglie i tempi d’attesa

per un’abitazione sociale possono durare anni. Ai rifugiati manca la rete familiare e

quindi scivolano praticamente tra le maglie del sistema”.

A pesare sulla mancanza di servizi, anche la crisi. “A causa della grave crisi economica

in Italia, anche i lavori occasionali o ausiliari nella gastronomia, nell’agricoltura o

nell’industria non sono più disponibili, poiché ricoperti dai disoccupati italiani – spiega

il comunicato -. E se malgrado tutti gli ostacoli è possibile trovare un lavoro, questo

solitamente è limitato a un tempo molto breve, mal pagato o in nero. Il guadagno non è

sufficiente a pagare un affitto e a garantire la sopravvivenza. Così le persone colpite,

donne, uomini, ma anche intere famiglie, si trovano tutto il giorno per strada, a fare la

coda nelle mense sociali, per trovare un posto in cui dormire o dove potersi lavare. A

dominare le giornate sono la preoccupazione di riuscire a sopravvivere e ad espletare i

propri bisogni primari. Cercare di integrarsi, ad esempio seguendo un corso di lingua, è

praticamente impossibile. E la situazione è ancora più difficile per le madri o i padri

soli che devono occuparsi dei propri figli”.

Durante il viaggio in Italia, la delegazione svizzera ha visitato la casa occupata Selam

Palace a Roma, dove vivono circa 800 persone provenienti dall’Africa orientale, tra cui

famiglie e donne sole con i propri figli. “La casa è autoamministrata da un comitato che

attua una gerarchia ferrea – spiega il comunicato -. Le condizioni igieniche sono

precarie, c’è un bagno ogni 250 abitanti. In questi alloggi le donne non sono protette

dalle violenze sessuali. Le persone con malattie psichiche non vengono ammesse

perché il loro comportamento è ritenuto asociale. Inoltre le persone con problemi

psichici non possono essere curate in maniera adeguata se sono senza tetto”. Condizioni

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di vita al limite che hanno spinto l’Organizzazione a chiedere alle autorità svizzere di

sospendere le azioni di riconsegna dei profughi all’Italia, in quanto “infrange i suoi

obblighi internazionali”, ma al contempo chiede a tutti i paesi europei di “mostrarsi

solidali con gli Stati come l’Italia, che si ritrovano con un numero spropositatamente

elevato di persone in cerca di protezione. Se l’Europa continua nel perfezionare la sua

politica di isolamento, alle persone in cerca di protezione non resta che tentare la via

pericolosa dei barconi. La “vergogna di Lampedusa”, come l’ha chiamata Papa

Francesco, non finirebbe qui”.

Il comunicato stampa dell'OSAR

http://www.fluechtlingshilfe.ch/actualite/renvois-intenables-vers-l-italie/comunicato-

stampa-berna-il-10.10.2013

(fonte www.asgi.it)

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COMUNICATO STAMPA

(12 novembre 2013)

La Ministra Kyenge e la Viceministra Guerra, domani alla

presentazione del Dossier statistico immigrazione 2013 -

Rapporto UNAR 2013 “Dalle discriminazioni ai diritti”

La Ministra per l'Integrazione, Cecile Kyenge, e la Viceministra al Lavoro e le Politiche

Sociali con delega alle Pari Opportunità, Maria Cecilia Guerra, presenteranno domani 13

novembre alle ore 10.30 a Roma, presso il Teatro Orione, Via Tortona 7, la nuova

edizione del Dossier Statistico Immigrazione "Dalle discriminazioni ai diritti”, per la prima

volta curata dal Centro Studi e Ricerche IDOS/Immigrazione Dossier Statistico in

collaborazione con l’UNAR. Il Dossier evidenzia, con il supporto di dati statistici, come

l’immigrazione stia modificando il tessuto sociale e i modelli di sviluppo attuali, attraverso

una lente che si concentra sulla dinamica dei diritti e dei doveri. Un particolare focus sarà

dedicato al problema delle discriminazioni che ostacolano il processo di piena integrazione

delle persone di origine straniera nella società, sottolineando le tante luci ed ombre che ha

ancora l’immigrazione in Italia, ma anche le prospettive di miglioramento derivanti da una

piena attuazione dei principi di pari opportunità e parità di trattamento. Nei 75 capitoli del

Dossier, i redattori di IDOS e i numerosi esperti e studiosi esterni che sono stati chiamati a

collaborare e a fornire il proprio ausilio, tracciano un panorama completo e a più voci di

tutti gli aspetti del fenomeno migratorio, dal contesto internazionale allo scenario

nazionale, con focus specifici dedicati alle singole regioni.

Il Dossier UNAR 2013 sarà presentato in contemporanea a Roma e in tutte le città

capoluogo delle regioni d’Italia, dove sarà distribuito gratuitamente ai partecipanti.

"L’obiettivo della ricerca attraverso questa informazione a tutto campo" ha spiegato la

Viceministra Guerra "è fornire una conoscenza adeguata delle condizioni in cui versano gli immigrati

in Italia, stigmatizzando chiusure e discriminazioni ma anche indicando le buone pratiche e le prospettive

di una più fruttuosa convivenza informata ai principi della uguaglianza e delle pari opportunità per tutti" .

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Per la Kyenge “con il Dossier 2013 si compie un decisivo passo in avanti perché è importante saper

spiegare l’immigrazione a tutti, saperne parlare non solo agli addetti ai lavori ma anche a tutta la gente

comune che sente parlare di immigrazione solo dai telegiornali quando l’immigrazione diventa cronaca nera,

misconoscendo i tanti aspetti positivi che la presenza delle persone immigrate ha per il nostro Paese. La

posta in gioco è alta - prosegue la Kyenge - occorre un cambio di mentalità, un cambio di passo che

rafforzi un impegno condiviso per fare dell’Italia un Paese più aperto alle persone immigrate, dove esse

siano considerate un’opportunità e non un problema coinvolgendole maggiormente nello sviluppo del Paese”.

I giornalisti, i fotografi e gli operatori televisivi, interessati a seguire l’evento,

potranno accreditarsi direttamente domani, 13 novembre, alle 10, presso il desk

stampa del Teatro Orione.

_____________________________________________________________________

SCUOLA. KYENGE: VIA CITTADINANZA

ITALIANA IN BANDI BORSE STUDIO

IL MINISTRO A REGGIO PER RIUNIONE NETWORK 'CITTA' DEL

DIALOGO'

(12 novembre 2013)

Reggio Emilia - Nei bandi per le borse di studio scomparira' il requisito della "cittadinanza

italiana". E' una delle misure annunciate oggi a Reggio Emilia, citta' capofila del "Network

per le citta' del dialogo", dal ministro dell'Integrazione Cecile Kyenge. La riforma della

normativa sui rifugiati politici inoltre, dice il ministro "e' a buon punto, sono state

esaminate 20 proposte di legge e tutte le normative europee sono state recepite". Kyenge

informa poi che il ministero sta lavorando anche alla lotta contro il razzismo: "Unanime fra

i colleghi europei, e' stato anche il consenso intorno all'adozione del 'Patto 2014-2020 per

un'Europa della diversita' e per la lotta al razzismo'. Questo Patto deve individuare ed

enunciare alcune misure concrete non solo di contrasto al razzismo, ma

anche di sostegno alle diversita'. Si configurera' come una sorta di appello al Consiglio, alla

Commissione, al Parlamento e ai vertici dell'Ue, affinche' adottino le linee guida e le misure

da noi immaginate, con il coinvolgimento attivo delle istituzioni locali, della societa' civile,

dell'associazionismo e del volontariato". Quindi, prosegue il ministro, "misure e strumenti

concreti capaci di contrastare efficacemente una mentalita' che alimenta il discorso razzista

e discriminatorio in tutti gli ambienti, dal lavoro allo sport, alla scuola, alla vita politica". A

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Reggio il ministro Kyenge avviera' i lavori relativi al "tavolo di consultazione operativo" del

network delle citta' aderenti alla rete "citta' del dialogo", finalizzato "ad ulteriori azioni

strategiche che supportino il lavoro del dialogo interculturale nell'ottica di una politica di

convivenza e sostegno delle buone prassi".( FONTE Dire)

Lettera a Pedrotti

TETTO AGLI STRANIERI NEGLI ASILI

BOCCIATO ANCHE DAL GOVERNO (12 novembre 2013)

Doppia bocciatura per il regolamento sull’accesso agli asili nido che rischia

sempre più di subire modifiche. Dopo il parere negativo dell’associazione

studi giuridici sull’immigrazione (Asgi), è arrivata al Comune di Pordenone

– con tanto di lettera indirizzata al sindaco Claudio Pedrotti (nella foto) – la

bacchettata del Dipartimento pari opportunità (ufficio

antidiscriminazioni razziali, Unar) in seno alla presidenza del Consiglio. Una lettera che

arriva alla stessa conclusione dell’Asgi: il regolamento va cambiato.

La segnalazione all’Unar è stata messa in moto dall’Asgi stessa, come scrive al sindaco il

direttore dell’ufficio della presidenza del Consiglio, Marco De Giorgi. E la questione

del contendere è sempre quella del tetto, della “quota massima” di bambini extracomunitari

che possono accedere ai nidi pubblici. Una quota – nella realtà è solo un’intenzione visto

che le domande oggi sono in percentuale minore – che nelle intenzioni del Comune serve a

tutelare il migliore inserimento di tutti i bambini, a partire da quelli di nuove famiglie, visto

che il servizio viene comunque garantito a tutti. Qualora un bambino figlio di

extracomunitari non dovesse trovare posto in un asilo pubblico, frequenterebbe comunque

una struttura convenzionata e quindi beneficerebbe del servizio, è la tesi del Comune.

Ma l’Unar non la vede così. «Sulla questione – scrive De Giorgi al sindaco – l’Ufficio

ritiene di dover concordare con la posizione assunta dall’associazione; si evidenzia infatti

che compie un atto di discriminazione chiunque imponga condizioni più svantaggiose o si

rifiuti di fornire beni e servizi offerti al pubblico a uno straniero soltanto a causa della sua

condizione di straniero o di appartenente a una determinata razza, religione, etnia o

nazionalità». In realtà l’amministrazione, con il regolamento, non vieta l’accesso al servizio

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ma si propone di migliorare l’accesso e l’integrazione di tutti i bambini. Non per

l’organismo che conclude: «L’Ufficio auspica la modifica delle delibere comunali».

Un’ipotesi che era stata bocciata dall’assessore Vincenzo Romor. (m.mi.)

(Fonte http://messaggeroveneto.gelocal.it)

LA SENTENZA

CORI RAZZISTI CONTRO NAPOLETANI,

GIUDICE CHIUDE PER 2 TURNI LE CURVE

JUVENTINE Mano pesante del giudice sportivo Tosel. Multa pesante anche per il Napoli che dovrà

pagare per le intemperanze dei sostenitori azzurri al termine della gara di Torino

(12 novembre 2013)

NAPOLI - Punita la Juventus per i cori di discriminazione

antinapoletani. Il giudice sportivo ha disposto che le curve dello

Juventus Stadium saranno chiuse per due turni: la Nord per un

turno e la Sud per due. Questo perchè è stato revocata la

sospensione della sanzione deliberata per Juventus-Genoa.

Cinquantamila euro la multa alla società. La curva Sud resterà chiusa nelle partite contro

l'Udinese e contro il Sassuolo mentre la Nord solo contro l'Udinese.

CURVA SUD GIA' SQUALIFICATA - Il giudice Gianpaolo Tosel aveva già squalificato

la curva Sud per i cori contro i napoletani in occasione di Juventus-Genoa ma la sanzione

era stata sospesa di un anno a patto che non venisse reiterata durante questo periodo: in

caso contrario, la nuova sanzione si sarebbe sommata alla precedente. Così sono scattate le

due giornate di stop per la Sud. Nella nota del giudice vengono riportati i contenuti dei cori

di discriminazione con questa considerazione: «Tale condotta integra inequivocabilmente,

senza la necessità di ulteriori approfondimenti, gli estremi del 'comportamento

discriminatorio per origine territorialè rilevante ai fini sanzionatori per dimensione e

percettibilità».

LA MULTA AL NAPOLI - Multa salata al Napoli per il comportamento dei suoi tifosi

durante la partita contro la Juventus. La società partenopea dovrà pagare un'ammenda di 50

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mila euro per il lancio di cinque petardi ad alto potenziale e di oggetti contundenti verso la

tifoseria avversaria, «creando panico e costringendo quattro persone a ricorrere alle cure dei

sanitari». La Juventus, oltre ai 50 mila euro di multa per i cori di discriminazione territoriale,

ne dovrà versare altri diecimila per l'uso di raggi laser da parte dei suoi sostenitori.

(fonte http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it)

LOTTA AL RAZZISMO, KIA MOTORS IN

CAMPO CON AIC La casa produttrice di automobili promuove assieme all'associazione italiana

calciatori dieci scuole calcio in tutta italia dedicate ai bambini tra 8 e 12 anni.

L'obiettivo è diffondere i valori del fair play

(12 novembre 2013)

Integrazione e rispetto: a lezione dai bambini.

Questo il punto di partenza dei Kia camp,

percorsi educativi per bambini da 8 a 12 anni che

si tengono dal prossimo 30 novembre, per dieci

fine settimana, in dieci scuole calcio lungo tutta la

penisola (in allegato il programma). Organizza

l'azienda produttrice di automobili Kia Motors e

l'Aic, Associazione italiana calciatori. L'obiettivo?

"Promuovere il Fair Play, l’integrazione e la lotta al razzismo e far apprendere a bambini e

bambine, non solo con l’insegnamento ma anche attraverso il gioco del calcio, i valori che

sono alla base del Fair Play, fornendo ai giovani partecipanti gli strumenti necessari a

trasferire questi valori appresi alle proprie famiglie".

La formula dei Kia camp, studiata dai tecnici dell’Aic, prevede alcune fasi di gioco, seguite

da lezioni più teoriche ma altrettanto stimolanti, che puntano a coinvolgere gli allievi.

Basandosi sulla trasposizione dei fondamentali del calcio, appresi attraverso il gioco, nei

valori universali di Fair Play, integrazione e lotta al razzismo, i bambini avranno la

possibilità di assimilare questi temi in modo semplice e immediato. “L’esperienza della

scorsa estate, con la prima edizione degli Aic camp, ci ha confermato quello in cui

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crediamo da tempo: Prima buoni cittadini per essere poi buoni sportivi", sottolinea

Damiano Tommasi, presidente dell’Associazione italiana calciatori. "I nostri ragazzi sono la

risorsa più preziosa che abbiamo. La loro spontaneità, la loro naturale capacità di

interpretare le regole e le differenze come elementi connaturati allo sport, deve insegnarci a

giocare secondo le loro regole, senza pretendere di imporre le nostre, a tutti i costi. Da

questa esperienza, fatta sui campi di tutta l’Italia, nasce l’idea dei Camp dell’Associazione

Calciatori. L’incontro con Kia, un partner che crede nei nostri stessi valori e che è

impegnato nel mondo del calcio, ha fatto sì che questo modello formativo per ragazzi

possa essere promosso ulteriormente, coniugando l’esperienza sportiva alla scoperta

educativa”. Giuseppe Bitti, amministratore delegato di Kia Motors Italia, sottolinea come lo

sport e il calcio in particolare siano uno dei caratteri distintivi della propria azienda: "A

livello globale Kia è legata a Uefa dal 2008, siamo stati major sponsor di Euro2012 e lo

saremo anche per l’edizione del 2016 in Francia, mentre il nostro legame con Fifa e i

Mondiali è iniziato con l’edizione sudafricana e proseguirà in Brasile nel 2014. Inoltre,

l’interlocutore privilegiato della nostra comunicazione è sempre stata la famiglia, e ci è

sembrato naturale pensare ad una iniziativa che potesse coinvolgere i bambini e lo sport.

Partendo da questa idea, abbiamo progettato i Kia camp in collaborazione con Aic, per

promuovere la pratica sportiva dei più piccoli secondo i valori fondamentali del Fair play e

dell’integrazione. Pensiamo che questi valori cardine non debbano essere applicati

solamente nello sport, ma in tutte le attività che affrontiamo ogni giorno; e riteniamo che i

bambini, e le bambine, con la loro alta ricettività, siano i migliori interlocutori possibili per

diffondere, all’interno delle famiglie, questi valori”.

“Il calcio è una vera e propria scuola di vita ", commenta l'ex giocatore e campione del

mondo Paolo Rossi, Brand ambassador di Kia,"ti insegna il gioco di squadra, il rispetto per

compagni e avversari, a lottare per superare i tuoi limiti. Tutti valori che possono essere

applicati nella vita di tutti i giorni al di fuori del rettangolo di gioco. La possibilità, offerta

dai Kia Camp, di far apprendere ai bambini i valori del Fair Play e dell’integrazione

attraverso il gioco e il confronto è sicuramente un’idea vincente".

Alla fien dei Kia camp è pveisto anche un premio per un bambino che più di altri avrà

assimilato tali valori: potrà assistere insieme a uno dei suoi genitori ad una delle partite della

nazionale italiana ai prossimi mondiali di Brasile 2014.

(fonte http://www.vita.it)

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TDOR

TRANSGENDER DAY OF REMEMBRANCE

FLASH MOB / SIT IN

Per TDoR 2013 - ROMA

Domenica 17 Novembre Piazza del Popolo

(davanti alla chiesa degli artisti) ore 15.30

L’associazione Libellula e il suo nuovo Gruppo Comunicazione e Media, ha organizzato un flash

mob/sit-in di protesta in Piazza del Popolo per il giorno Domenica 17 Novembre alle ore

15.30 difronte alla chiesa degli artisti, in onore del Transgender Day of Remembrance che nasce

nel 1998 per merito di Gwendolyn Ann Smith un’ attivista transgender, per ricordare

l’assassinio di Rita Hester in Allston Massachussets. ( http://www.transgenderdor.org/ )

Da quell’anno, ogni 20 Novembre si ricordano in tutto il mondo le vittime della

Transfobia.

The Transgender Europe’s Trans murder monitoring project ha rivelato 1.123 omicidi in tutto il

mondo negli ultimi quattro anni (Dicembre2008- Dicembre 2012).

http://www.transrespecttransphobia.org/en_US/home.htm

Negli ultimi quattro anni sono 20 le vittime accertate nel nostro paese. Un numero che è di

dieci volte superiore a quello degli altri paesi e che fa così dell’Italia il secondo paese per

numero di vittime in Europa dopo la Turchia. Il sit in / flash mob nasce con l’intento di

richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica e della stampa nazionale per scuotere le

coscienze e lanciare un messaggio di riflessione contro i pregiudizi, gli stereotipi e la

negativizzazione che da anni i mass-media alimentano in maniera indiscriminata contro la

comunità transessuale.

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Il sit-in girerà intorno ad una serie di protagonisti e ognuno esporrà al pubblico dei cartelli,

con frasi sintetiche che intendono rappresentare finalmente le persone transessuali in

maniera normale e scardinare tutti i principali stereotipi associati in maniera ingiusta alla

transessualità. Ci teniamo a raccontare finalmente “la verità sulla transessualità”, in maniera

“pura” senza eccessi, forzature, morbosità e sensazionalismi, il contrario di come ci hanno

rappresentato i media negli ultimi decenni. Vogliamo rappresentare la nostra “essenza”, il

vero spirito della nostra fragile e meravigliosa condizione: quella di persone “normali”,

figli, genitori, studenti, professionisti, artisti, attivisti, contadini, amanti della lettura, del

cinema….. in poche parole quella di esseri umani. E per farlo abbiamo scelto una piazza e

un orario di punta del passeggio cittadino per essere ancora più visibili .

Il flash mob verrà documentato con un breve video che sarà divulgato in rete il 20

Novembre.

La partecipazione e il sostegno delle associazioni LGBT e delle organizzazioni politiche a

questo importante evento risulta quindi di fondamentale importanza per dare ancora più

potere e risonanza all’evento ma sopratutto alla causa transessuale in generale, un primo

passo verso un emancipazione e un rispetto che ci meritiamo in tempi brevi insieme alla

necessità di scardinare una situazione che ormai è davvero critica e violenta, sicuri di una

vostra massiccia partecipazione vi ringraziamo per l’attenzione

Cordiali saluti

“Associazione Libellula” - Via Valeriano 3F -zona S.Paolo-Roma

http://www.libellula2001.it/

Per info e contatti

Tel: +393318380140

Leila Daianis- Presidente - [email protected]

Erica Fiorentini- Responsabile comunicazione- [email protected]

DanaStable- Film maker - [email protected]

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“TUTTIDIVERSI”: IL CICLO DI

INCONTRI SULLA DIVERSITÀ

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“Tuttidiversi” è un progetto ospitato dall’ Università di Padova, realizzato da studenti ed ex

studenti con l’associazione Antéros LGBTI Padova ed il contributo dell’Azienda Regionale

per il Diritto allo Studio Universitario (ESU).

L’obiettivo è quello di affrontare tematiche ancora poco esplorate negli atenei italiani. Il

focus è incentrato sulle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di

genere, a partire dalle quali si discuterà di lavoro, migrazioni, disabilità, famiglie, inclusione

sociale, politiche locali e diritti di coppie e singoli, transessualità. Il percorso è patrocinato

da UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali presso presso la

Presidenza del Consiglio dei Ministri) ed è supervisionato dalla sociologa Beatrice

Gusmano dell’ Università di Verona.

Il comitato scientifico è composto inoltre da docenti che si occupano quotidianamente di

disuguaglianze sociali: sociologhe, psicologhe, operatrici sociali e giuristi, in alcuni casi

anche attivisti.

Si inizia giovedì 14 novembre 2013 alle 17, si prosegue con cadenza settimanale per cinque

pomeriggi alla stessa ora.

Per maggior info http://www.anterospadova.it/tuttidiversi/

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TRIBUNALE DI FIRENZE: L’INTERVENTO DI

POLIZIA VOLTO AD IMPEDIRE IL MATRIMONIO

DELLO STRANIERO IN CONDIZIONE IRREGOLARE

COSTITUISCE UNA CONDOTTA DISCRIMINATORIA

CHE COMPORTA L’OBBLIGO DEL RISARCIMENTO

DEL DANNO PATRIMONIALE E MORALE

(11 novembre 2013)

Trib. di Firenze, sentenza 6 novembre 2013, n. 3495/13.

(link http://www.asgi.it/public/parser_download/save/trib_firenze_sentenza_3495_2013_06112013.pdf)

Il Tribunale di Firenze, con sentenza n. 3495/2013 dd. 6 novembre 2013, ha accolto la

domanda proposta da una cittadina italiana e da un cittadino di nazionalità siriana e

sostenuta dall’ASGI per ottenere il risarcimento dei danni subiti a causa della condotta

tenuta dagli agenti di Polizia della Questura di Firenze, i quali nell’aprile 2009 avevano

impedito la celebrazione del matrimonio della coppia, prelevando il nubendo straniero da

luogo previsto per la cerimonia in quanto privo del permesso di soggiorno e destinatario

dell’esecuzione di un provvedimento espulsivo e traducendolo al CIE di Bologna per la

realizzazione del provvedimento espulsivo. Successivamente all’effettuazione

dell’espulsione del cittadino straniero, la coppia aveva celebrato il matrimonio in Siria ed il

cittadino siriano aveva potuto nuovamente rientrare in Italia. L’azione giudiziaria

antidiscriminazione, inizialmente proposta dalla coppia e dall’ASGI, era stata dapprima

respinta dal giudice di Firenze con decreto dell’11 agosto 2009, così il Tribunale di

Firenze, con ordinanza del 16 giugno 2010, ne aveva respinto il reclamo. Stante la natura

cautelare del procedimento, iniziato prima dell’entrata in vigore del d.lgs. n. 150/2011, gli

attori aveva introdotto dunque il giudizio ordinario di cognizione. Rovesciando le

precedenti pronunce, il giudice di Firenze ha concluso che la condotta tenuta dagli agenti

di Polizia nell’essersi presentati al Comune di Firenze nel giorno e nell’ora stabilita per la

celebrazione del matrimonio per procedere all’espulsione del nubendo cittadino straniero

in ragione delle sua presenza irregolare e della necessità di dare esecuzione alla misura di

sicurezza dell’espulsione alla quale il nubendo era sottoposto in ragione di precedenti

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penali risalenti nel tempo, ha costituito obiettivamente, nei suoi effetti, anche se non nelle

intenzioni, una condotta discriminatoria in quanto ha leso il diritto fondamentale a

contrarre matrimonio sulla base di un criterio di nazionalità della persona. I fatti si sono

svolti antecedentemente all’introduzione della norma di cui alla legge n. 94/2009 che

aveva introdotto il requisito della regolare presenza dello straniero ai fini delle

pubblicazioni e della celebrazione del matrimonio; norma poi dichiarata incostituzionale

dalla sentenza della Corte Cost. n. 240/2010 per violazione del diritto fondamentale a

contrarre matrimonio riconosciuto anche dalla Carta europea dei diritti dell’Uomo, e

come tale spettante a tutti, senza distinzione di nazionalità e sottoposto alle sole

restrizioni ed ingerenze che siano strettamente necessarie alla sicurezza pubblica, alla

protezione della salute o della morale e di diritti e delle libertà altrui.. Secondo il giudice di

Firenze il giusto bilanciamento tra le esigenze di rispetto della libertà matrimoniale da un

lato e della tutela della sicurezza dall’altro, poteva essere diversamente attuato che

procedendo al prelevamento del cittadino straniero sul luogo della cerimonia e prima della

medesima, così come non può essere addotta quale giustificazione per l’operato

dell’autorità di polizia la volontà di evitare la regolarizzazione dello straniero a seguito del

matrimonio in ragione della clausola di non espellibilità dello straniero coniugato con

cittadino dell’Unione europea, prevista dall’art. 19 del T.U. immigrazione. Questo, in

quanto non deve ritenersi corrispondente ad un interesse pubblico quello di evitare

l’applicazione di una norma di legge. Nel riconoscere il carattere obiettivamente

discriminatorio dell’operato dell’autorità di polizia, il giudice ha riconosciuto ai ricorrenti

individuali il diritto al risarcimento del danno, anche di natura morale e non patrimoniale,

per l’illecito pregiudizio subito alla loro dignità personale. Questo anche in ragione sia del

carattere plateale dell’intervento degli agenti di polizia, dinanzi ad amici e parenti

convenuti per la cerimonia, sia dell’eco che la vicenda ha avuto sulla stampa che ha

suggestivamente ed infondatamente alluso ad un matrimonio fittizio diretto ad eludere

l’espulsione del nubendo straniero. Pertanto, il giudice ha disposto la condanna della

Questura di Firenze e del Ministero dell’Interno al risarcimento del danno non

patrimoniale pari a euro 1,500 per ciascuno dei coniugi, così come, a titolo di danno

patrimoniale, il rimborso delle spese del viaggio aereo sostenute dalla cittadina italiana per

recarsi in Siria e lì contrarre matrimonio con il nubendo straniero che vi era stato espulso.

Le parti convenute sono state pure condannate al pagamento delle spese legali di lite.

(fonte www.asgi.it)

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«IL CALCIO AIUTA I BABY

NELL’INTEGRAZIONE ALTRO CHE

RAZZISMO» Vezzani: «In campo sono tutti amici, così come a scuola» Torelli: «Sono

decisamente contrario alla repressione»

(11 novembre 2013)

REGGIO. Basterebbe frequentare i campi di calcio dove si

allenano e giocano le squadre giovanili per avere le idee più

chiare sul problema del razzismo. E’ un consiglio che il mondo

calcistico giovanile trasmette a politici sportivi, amministratori e

opinionisti.

«Nel settore giovanile della Reggio Calcio – spiega Stefano

Vezzani – ci sono 490 bambini e un 15 o 20% sono ragazzi

extracomunitari che vivono assieme in campo, fuori e a scuola.

L’attività calcistica insegna a loro cosa significare stare in un gruppo, fare dei sacrifici e

divertirsi assieme. Il calcio è il loro svago e toglierlo con una maxi squalifica è una

bestialità. Si fa solo della demagogia».

«Vorrei spendere anche due parole – prosegue Vezzani – per quel ragazzino del Bibbiano

che io conosco bene. E’ fidanzato con una ragazza di colore e quel ragazzo che avrebbe

offeso è uno dei suoi migliori amici. Ma dico di più: l’arbitro è un ragazzo che di un anno

più vecchio e si conosco tutti. Questo per dire l’assurdità di questo provvedimento. La

Figc dovrebbe distinguere tra settore giovanile e professionismo. Il razzismo si combatte

portando su un campo di calcio tanti ragazzi, di tutte le razze».

Gianni Torelli, ex presidente del Comitato provinciale ha tanta esperienza per avere voce

in capitolo. Ebbene Torelli esprime due concetti forti: «Penso che la repressione non

serve per educare i ragazzi. Il razzismo non lo manifesti offendendo in ragazzo nero ma

avviene sotto tante altre forme. Di sicuro non è affibiando dieci giornate a un ragazzo di

16 anni che fai qualcosa di intelligente. Bisogna affrontarlo in modo diverso, partire dalle

scuole».

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Mario Nobile, allenatore della Casalgrandese ha una trentennale esperienza con i giovani.

«Queste squalifiche così punitice le ritengo paradossali. Si è voluto dare un segnale

colpendo un debole. Non c’è razzismo in campo, forse sugli spalti, dove ci sono i genitori

ma non tra i ragazzini. Certo, il linguaggio a volte è sboccato e scimiotta i professionisti.

Io dico sempre che i giovani non dovrebbero vedere le partite dei grandi. Non vedo

questo malessere».

Max La Rosa è il responsabile della scuola calcio della FalkGalileo. «Ogni giorno in

campo vanno circa 350 ragazzini, di tutte le razze. Mi permetto, quindi, di rimarcare che si

tratta di un problema culturale. Dare dieci giornate di squalifica non serve. La rapressione

è un paliativo, tanto per dire che abbiamo fatto qualcosa. Il calcio è un veicolo

d’integrazione ma servono altri strumenti e in primo luogo la scuola, la conoscenza della

religione».

Romano Ferretti lascia una proposta: «Affidiamo ai dirigenti e agli allenatori il compito di

punire chi sbaglia».

(fonte http://gazzettadireggio.gelocal.it)

Disabile non riesce a salire e blocca

il treno per protesta: denunciato A Calalzo, nel Bellunese, regionale fermo per 34 minuti

(11 novembre 2013)

CALALZO DI CADORE (Belluno) — Ha

discusso sempre più animatamente col capotreno

per quasi 10 minuti e si è dato per vinto soltanto

pochi secondi prima dell’orario della partenza.

Almeno in apparenza. Le porte infatti si son chiuse,

il capotreno da dato il via al convoglio ma, con un

gesto che vale più di tante parole, l’uomo è saettato con la carrozzina in testa al treno,

agganciandosi con entrambe le mani alla maniglia di uno dei portelloni. Di pieno

proposito, sotto gli occhi esterrefatti del capotreno, che di colpo ha dovuto invertire il

segnale in un disperato stop. Così un 44enne svedese disabile, in visita nei giorni scorsi

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sulle belle Dolomiti Bellunesi, ha vinto venerdì pomeriggio in stazione a Calalzo di

Cadore la sua personale sfida contro l’accessibilità dei mezzi di trasporto italiani.

Un gesto forte, caparbio, messo in atto di pieno impeto senza staccare per un solo attimo

gli occhi da quelli del capotreno. Per ben 37 minuti, tanto è rimasto aggrappato alla

maniglia del treno 5753 non attrezzato per disabili in partenza alle 15.06 per Conegliano.

Fino all’arrivo della polizia ferroviaria, che con un po’ più di sapiente dialogo rispetto

all’agguerrito capotreno, lo ha convinto a mollare la presa e lasciar partire il treno. Nel

frattempo, tutto attorno all’uomo si è via via formato un nutrito capannello di viaggiatori,

che invece di infuriarsi per il crescente ritardo, quasi faceva il tifo per l’intrepido 44enne.

Difficile capire quali parole siano volate tra lui e il capotreno, quel che è certo è che il

convoglio non era attrezzato per farlo salire a bordo e da lì si è innescata la discussione

con il capotreno fino al coraggioso epilogo finale. Gli agenti sono stati costretti a

segnalare il fatto in Procura, con una denuncia per interruzione di pubblico servizio.

Molto ben digerita però dal 44enne, che dopo varie strette di mano è salito a bordo del

treno (attrezzato) successivo, alle 16.22, questa volta sì, servito e riverito dal personale di

Trenitalia. (fonte http://corrieredelveneto.corriere.it)

'SEI BASSA'. E LA CAPOTRENO È

LICENZIATA. MOLENDINI VINCE IN

TRIBUNALE di Maria Luisa Mastrogiovanni

(11 novembre 2013)

Bari. Vittoria in Tribunale della Consigliera di Parità regionale in difesa di una

lavoratrice discriminata. 'Ora disapplicare in tutta Italia il DM88/99'.

Una sentenza storica. Per la prima volta nero su bianco una sentenza stabilisce la

disapplicazione del decreto ministeriale 88/99 perché discriminante per una lavoratrice.

La sentenza, del 25 febbraio scorso, ha trovato applicazione solo nei primi giorni di

novembre: la lavoratrice ha dovuto aspettare otto mesi per essere reintegrata sul suo

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posto di lavoro. Potrà lavorare, dunque, e continuare a fare la capotreno, perché vincitrice

di concorso pubblico, e potrà farlo anche se la sua statura è inferiore ad un metro e 60,

tetto questo stabilito proprio dal dm 88/99.

I fatti.

D'A. M. R., pur essendo risultata vincitrice in una prova selettiva per la copertura di un

posto di Capotreno presso le Ferrovie Appulo Lucane (precedentemente svolgeva la

funzione di operatrice di manovra), a soli quattro giorni dalla conclusione del periodo di

prova, ha ricevuto dalle FAL una comunicazione con la revoca del provvedimento di

nomina a Capo Treno con decorrenza immediata esonerandola dalla funzione per deficit

di statura inferiore ai parametri previsti dal D.M. 88/99 (160 cm).

La Consigliera di Parità della Regione Puglia nel luglio del 2012 ha preso in carico il caso,

affidato all'avvocata Roberta De Siati, avvocata esperta in diritto antidiscriminatorio di

genere ed iscritta nell'elenco dell'Ufficio della Consigliera regionale. La vicenda si è

rivelata piuttosto complessa perché la capotreno, prima di affidarsi alla Consigliera, aveva

già presentato due ricorsi, entrambi respinti: dapprima un ricorso gerarchico e

successivamente un ricorso cautelare d'urgenza al Giudice del Lavoro del Tribunale di

Bari ex art. 700 c.p.c che, però, non 'aggredivano' la discriminazione di genere, palese

nella vicenda: dalla entrata in vigore del DM 88 del 1999, infatti, si è assistito a una

modificazione sostanziale della giurisprudenza, delle leggi e anche della Costituzione con

riguardo alle questioni di genere, modificazioni che hanno reso tale DM in stridente

contrasto con la nuova realtà lavorativa e giurisprudenziale.

Tenuto conto che appariva necessario, alla luce della giurisprudenza della Corte

Costituzionale e della Corte di Cassazione, istruire compiutamente il giudizio allegando,

possibilmente, una chiara e inoppugnabile consulenza tecnica di parte è stato affidato

l'incarico dalla Consigliera di Parità all'Ing. Francesco Longobardi esperto in materia di

trasporti.

La perizia stilata dall'Ingegnere incaricato, si risolveva del tutto positivamente a favore

della lavoratrice.

Depositato il ricorso, con la relazione del perito e altri documenti utili, a ottobre 2012,

l'udienza per la comparizione delle parti è stata fissata per il Gennaio 2013.

All'udienza di discussione del successivo 25 febbraio il Giudice ha emesso la sentenza di

accoglimento del ricorso nella parte più importante a tutela dei diritti di parità e non

discriminazione della lavoratrice, ordinando perciò alle ferrovie il reintegro della

lavoratrice nel profilo di Capo Treno con disapplicazione del D.M. 88/99 relativamente

alla lavoratrice.

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La perizia di parte è stata pienamente accolta dal giudice che non ha ritenuto di produrre

una perizia d'Ufficio.

Ancor prima che la sentenza fosse notificata al datore di lavoro, le Ferrovie hanno

ritenuto di proporre appello con richiesta di sospensiva dell'esecutorietà della sentenza di

primo grado.

Tuttavia, anche l'istanza di sospensiva è stata rigettata e, quindi, la sentenza di primo

grado è divenuta esecutiva a tutti gli effetti.

Finalmente da appena due giorni M. R. D'A. ha ripreso a lavorare come Capo Treno nel

servizio trasporto ferrovia UTC Bari Scalo.

Per la Consigliera regionale di parità Serenella Molendini si tratta della vittoria "di grande

battaglia per l'affermazione del principio di non discriminazione.

È, dunque, arrivato il momento -dice la Molendini - che il Legislatore modifichi il

contenuto del DM 88/99 rendendolo attuale e coerente con le norme successive per

evitare che, come in questo caso, si continui ad adire i tribunali per l'affermazione di

principi di non discriminazione di genere ormai consolidati in ambito nazionale e

sovranazionale". Un plauso è venuto anche dall'assessora al Welfare e Pari Opportunità

Elena Gentile "per il lavoro svolto con passione e competenza dalla Consigliera Regionale

di Parità, vero presidio in Regione per il contrasto e la prevenzione delle discriminazioni

delle donne di Puglia".

E' arrivato davvero il tempo di superare le discriminazioni di genere, nella sostanza. Che

spesso passa da una discriminazione nella 'forma', subdolamente banale. Come l'altezza.

(fonte http://www.iltaccoditalia.info)

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CONSIGLIO X MUNICIPIO, APPROVATO DOCUMENTO CONTRO L’OMOFOBIA Serena Fantoni, vicepresidente del consiglio “Passo avanti nella lotta alle discriminazioni e alle vessazioni”

(11 novembre 2013)

Roma –Venerdì 8 novembre durante la seduta ordinaria del consiglio del X Municipio di

Roma Capitale, ad Ostia, è stato approvato un importante documento in materia di lotta

all’omofobia. Viva soddisfazione è stata espressa dalla vicepresidente del consiglio lidense e

rappresentante del circolo Pd Infernetto, Serena Fantoni. “Il documento approvato in

seduta ieri – sostiene la Fantoni – costituisce il primo fondamentale passo di un cammino

che il nuovo governo municipale sta intraprendendo per la lotta all’omofobia ed ogni

genere di discriminazione. E’, infatti, nostra ferma intenzione opporci ad ogni

atteggiamento omofobo, vessatorio e discriminante. L'Amministrazione vuole schierarsi

dalla parte di chi, indifeso ed offeso, viene emarginato e reso oggetto di schernimento. Il

nostro documento si occupa seriamente del tema dell’omofobia. Ma non ci vogliamo

fermare qui: promuoveremo, quando sarà possibile, attività negli istituti scolastici volte a

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sensibilizzare gli studenti ai temi dell’uguaglianza e della solidarietà”. La vicepresidente

vuole inoltre rivolgere un invito ai cittadini:” L’Ostia Rainbow sta organizzando incontri

sul tema dell’omofobia dei quali il primo avrà luogo ad Ostia, questa sera, al Teatro del

Lido. Auspico una forte partecipazione dei cittadini all’evento. Sarà un’occasione per

capire, comprendere e stare insieme”.

(fonte http://www.ilfaroonline.it)

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CAMPAGNA "RICONOSCI LA VIOLENZA"

(11 novembre 2013)

In occasione del 25 novembre, Giornata mondiale per l'eliminazione della violenza contro

le donne indetta dall'ONU, il Dipartimento per le Pari Opportunità presso la

Presidenza del Consiglio adotta la campagna “Riconosci la violenza”. La campagna è

stata realizzata gratuitamente da un gruppo di professioniste da sempre impegnate su

questi temi.

La campagna parte lunedì 18 novembre con affissioni in tutta Italia e presenza sul web.

Dal 25 novembre sarà anche sui quotidiani nazionali e sulla stampa periodica fino

alla seconda metà di dicembre.

Verrà poi ripresa nel corso del 2014 in due distinti periodi di pianificazione, in particolare

durante la primavera e l’autunno, garantendo così un’esposizione continuativa nell’arco di

dodici mesi. Inoltre la campagna intende puntare sulla forza virale del messaggio

sfruttando la libera circolazione in Rete.

La Vice Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali con delega alle Pari

Opportunità, prof. Maria Cecilia Guerra, commenta: "Abbiamo scelto questa campagna

perché si pone in modo chiaro, non vittimista e costruttivo il problema della violenza di

genere. Siamo orgogliose di diffondere una campagna fatta propria anche dall'ONU in un

documento importante sulle buone pratiche suggerite alle nazioni aderenti. Recentemente

la campagna è stata adottata e tradotta in spagnolo dallo Stato del Messico per la giornata

internazionale contro la violenza sulle donne 2013. Questa campagna ha incontrato il

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favore di importanti società di primario interesse nazionale che offrono servizi essenziali

per la collettività, come l'Enel, che si sono rese disponibili a ospitarla, sostenerla e

diffonderla".

La campagna "Riconosci la violenza" prevede una serie di quattro diversi soggetti i cui

protagonisti sono quattro diverse coppie di uomini e donne abbracciati. L’uomo però ha il

volto oscurato, reso irriconoscibile da un grande rettangolo nero, su cui leggiamo un invito

rivolto a ogni donna: “La violenza ha mille volti. Impara a riconoscerli”. Il significato è

chiaro: le donne devono trovare il coraggio di abbandonare la maschera forzata di

accettazione e accondiscendenza che spesso vengono costrette ad indossare, devono uscire

dal finto abbraccio protettivo dei loro compagni violenti, e capire con chi hanno a che fare

già alla prima avvisaglia di violenza. È un invito a guardare meglio, più lucidamente, chi si

ha accanto. Ogni immagine è accompagnata poi da diversi titoli che nella loro semplicità

mirano a fornire consigli concreti su come prevenire e reagire di fronte ai primi segni di

violenza.

Questi sono i titoli:

“Hai un solo modo per cambiare un fidanzato violento. Cambiare fidanzato”.

“Non sposare un uomo violento. I bambini imparano in fretta”.

“Un violento non merita il tuo amore. Merita una denuncia”.

“Gli schiaffi sono schiaffi. Scambiarli per amore può farti molto male”.

Sulla natura propositiva di "Riconosci la violenza" Paola Concia afferma: "La maggior

parte delle campagne di sensibilizzazione si sono limitate a riprodurre una serie di crudeltà

ed efferatezze con un linguaggio che va dall’onirico al realismo, dall’horror al simbolico. Il

tema in ogni caso non cambia: occhi pesti, lividi, ferite, negatività, sofferenza, vittimismo

inevitabile e quasi predestinato. La donna maltrattata non aveva via di scampo. È stata

questa osservazione che ha spinto me e tutti coloro che hanno lavorato al progetto a

proporre una campagna che non fosse esclusivamente descrittiva ma anche propositiva, di

qualche utilità concreta per offrire uno sguardo positivo e costruttivo, una via di fuga dagli

stereotipi."

Il progetto sotteso alla campagna del Dipartimento per le Pari Opportunità ha

aderito a Creative Commons: la riproduzione e la diffusione è permessa a tutti

purchè non venga modificata o usata a scopi commerciali.

(fonte http://www.pariopportunita.gov.it)

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STAMPA ESTERA

L'ITALIE COMPTE ENVIRON 5,2 MILLIONS D'ÉTRANGERS (ÉTUDE)

(14 novembre 2013)

ROME, 13 nov 2013 (AFP) - L'Italie comptait en 2012 près de 5,2 millions d'étrangers,

dont une majorité d'origine européenne, sur une population totale d'environ 60 millions

d'habitants, indique une étude rendue publique mercredi à Rome. Ce dossier sur

l'immigration et les étrangers a été réalisé par un centre d'études d'origine religieuse, l'Idos,

en collaboration avec le Département contre la discrimination raciale de la présidence du

Conseil des ministres (UNAR). Sur les 5,18 millions d'étrangers, bien plus nombreux que

les 4,38 millions recensés par l'Institut des statistiques (Istat) qui ne prend en compte que

ceux inscrits dans les registres officiels, 50,3% sont d'origine européenne, 22,2% d'origine

africaine et 19,4% d'origine asiatique. La communauté étrangère la plus nombreuse en

Italie est celle des Roumains qui sont près d'un million dans la péninsule, selon la même

source. Le nombre d'enfants étrangers nés en Italie a été de près de 80.000 l'année dernière

tandis que le total des mineurs étrangers est d'environ 1,15 millions de personnes. Les

auteurs se sont aussi penchés sur l'aspect économique de la présence des étrangers en

Italie, certains responsables politiques, de droite surtout, dénonçant les coûts que le pays

doit supporter en raison de l'immigration. Il ressort du rapport que, mis à part les

interventions d'urgence dans le domaine de la lutte contre l'immigration clandestine, l'Etat

a encaissé en 2011 environ 13,3 milliards d'euros en impôts, taxes et autres versements de

la part des immigrés et a dépensé 11,9 milliards en leur faveur, avec un bénéfice net pour

les caisses de 1,4 milliard d'euros. (AFP 131254 GMT NOV 13)

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IMMIGRATION: BRITAIN’S DOORS ARE

WIDE OPEN, AND WE CAN’T EVEN TALK ABOUT IT A wave of Romanians and Bulgarians is heading our way, thanks to the EU’s lack of democracy

By Peter Oborne

(14 novembre 2013)

Few decent people would question the nobility of the original European idea. Almost all of

us value free trade, international cooperation and mutual goodwill. None of us wants to

return to the bloodshed of earlier centuries.

In recent years, however, Europe has fallen under the control of a new ruling class that has

obtained powers which it has no democratic right to exercise.

Think of it like this: the European Union has abolished politics. Highly susceptible to

lobby groups and large corporations, it is now out of reach to political parties and national

politicians. This is far more dangerous than has yet been realised. Again and again national

leaders are finding themselves accountable for decisions they haven’t made and can’t alter.

Let’s take the example of the single currency, which seemed such a good idea to EU

bosses. The abolition of national currencies means that states can no longer manage their

own economies, and are governed instead by international bankers, in cooperation with

Brussels commissioners. This is the cause of social and political collapse in Greece, Spain,

Italy and Portugal.

Another case in point has been freedom of movement, in essence such a wonderful idea,

which makes perfect sense between convergent economies such as Britain, France, the

Netherlands and Germany

But freedom of movement between advanced economies such as Britain and

underdeveloped countries causes grotesque distortions. On January 1 transitional controls

are to be lifted, meaning that migrants from Bulgaria and Romania will be free to move

around the rest of the European Union.

The facts are eloquent: the average wage in Britain is about £20,000 a year, compared with

just over £3,000 in Bulgaria and £4,000 in Romania. This means that the vast majority of

Bulgarians are living far below what we in Britain are privileged to regard as the poverty

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line. The average earnings in these deprived Eastern European states are considerably less

than half our minimum wage.

This enormous disparity means that it would be economic madness for Bulgarians and

Romanians not to take advantage of the freedoms they are suddenly being offered. A large

number of them are certain to travel to Britain (and other EU states) next year. Exactly

how many it is difficult to say. Ten years ago, when transitional controls were lifted for

Poles, Labour ministers said that no more than 13,000 would enter Britain every year. In

the event around one million came.

There are reasons to doubt that the influx will be so large this time. Sir Andrew Green of

MigrationWatch (disgracefully treated by the BBC as a Right-wing alarmist 10 years ago)

has provided more accurate, responsible and truthful predictions than anyone else. He

guesses that around 250,000 additional migrants will travel to Britain over the next five

years.

Among them will be an unknown number of Roma, a wandering people who are thought

by some scholars to have come to Europe after a long migration from the modern Indian

state of Rajastan. They have every incentive to escape from Eastern Europe, where they

have been cruelly persecuted and are often viewed as criminals. Whether they receive a

warm welcome in Britain remains to be seen. Earlier this week, David Blunkett, a former

Labour home secretary, warned that their arrival might spark riots.

I wonder whether Mr Blunkett, who was speaking out on the basis of problems with

Roma in his Sheffield constituency, was wise to make his inflammatory remarks. Yet, he is

a politician. He surely has a duty to speak up for his voters. Nobody in Britain – or any

other European country – has voted for this fresh wave of immigration. Nobody asked for

it, and almost nobody wants it.

This is the trouble with the European Union. Decisions are made, no one knows where,

which have enormous consequences for the lives of ordinary people, and local politicians

are helpless.

The new migrants will be hungry for jobs, and are bound to price some British workers

out of the market. They will have the right to use our schools and NHS, which are already

creaking. They will need housing, and welfare benefits.

This is not a selfish Right-wing cause, as some still assert. The British Labour Party,

backed by the trade union movement, fought a great, honourable battle in the last century

for dignity of labour and fair pay. This is all being lost, thanks in part to the arrival of

waves of cheap labour from the east. Big business benefits hugely, and the affluent middle

classes get access to cheap domestic help. But there is a cost to the social fabric, and it is

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always the poor and powerless who pay the highest price. The decision will be enforced by

anonymous officials and jurists. Without intending to, the European Union is turning into

the enemy of democracy.

David Cameron is reduced to the role of a spectator in a country that he has been elected

to govern. Ed Miliband may be Labour leader, but he is an observer as well. Neither

politician has tried to defend the influx of migrant workers, which is understandable

because it wasn’t their decision. But they can’t attack it either. As a result, an important

issue that is likely viscerally to affect the lives of many British citizens has been sucked out

of public discourse and the democratic arena. Labour, Lib Dem and Conservative are

united in impotence and uselessness. There is no way out. Free movement of people is one

of the core principles of the European Union. The relevant directive gives limited scope to

exclude individuals on grounds of “public policy, public security or public health” but no

scope at all to impede the kind of large-scale migration which may occur next year. This is

madness. It brings politics into grave disrepute, and thus grants legitimacy to extremists.

This makes me wonder whether Mr Cameron, after all, might be right to attempt some

sort of action. It would probably have to be unilateral, and it would certainly mean taking a

huge risk. It is open to the Prime Minister to introduce primary legislation declaring that

Bulgarians and Romanians will not be allowed into Britain until suitable arrangements have

been made to smooth their arrival. Mr Cameron should also seek the support of fellow

European leaders, almost all of whom have just as much reason to fear further migration.

He could urge them to hold an emergency Intergovernmental Conference, which could

extend the transitional period by a few years. The moral case for such drastic action is very

strong. Despite tentative signs of recovery, Britain still faces an economic emergency.

Nearly one million young people, almost 20 per cent of the labour force under 25, are out

of work. Some of their jobs would surely go to the new Eastern European migrants. Mr

Cameron should argue that this is a situation no civilised government can tolerate.

The Commission would take Britain to court, and we would lose. But I guess Mr Cameron

would enjoy great sympathy among his fellow European national leaders. They too are

victims of the European crisis of democracy. If the Prime Minister does not act, only Ukip

will be left speaking in a language that makes any kind of sense to ordinary voters.

(fonte The Telegraph)

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LA ULTRADERECHA EUROPEA SELLA UNA ALIANZA

El holandés Wilders y la francesa Marine Le Pen aúnan fuerzas contra la UE y la

inmigración

(14 novembre 2013)

El holandés Geert Wilders, líder del antimusulmán Partido de la Libertad, y la francesa

Marine Le Pen, presidenta del ultraderechista Frente Nacional, quieren aunar fuerzas

contra la integración europea y contra la inmigración. Sonrientes, relajados y despejando

casi todas las dudas sobre su nueva afinidad, presentaron este miércoles en sociedad el

germen del nuevo grupo que desean formar tras las elecciones al Parlamento Europeo de

2014. Se trataría de una amplia alianza con otros grupos afines, capaz de plantar cara a lo

que denominan “la hidra comunitaria de Bruselas”. Pasados los comicios, el bloque

paneuropeo que perfilan “devolverá la soberanía nacional al pueblo”, según han afirmado,

deseosos de mostrar el rostro más amable del euroescepticismo.

Si bien no han entrado en el detalle de la colaboración que planean, ambos han extendido

la mano a otras agrupaciones de la derecha populista europea, ya sea el Partido del Pueblo

Danés (1 eurodiputado); la Liga Norte, italiana (9); Vlaams Belang (2), belga, o los

británicos del Independent Party. Todos son bienvenidos, porque para inscribirse como

grupo en el Parlamento Europeo, se necesitan 25 diputados. En estos momentos, el Frente

Nacional galo tiene tres, y el Partido de la Libertad holandés, cinco. Convencer al resto de

las bondades de asociarse les daría mayor peso a la hora de influir en una política europea a

la que consideran responsable del descontento ciudadano. Y sobre todo, de los ajustes

derivados de la crisis e impuestos por lo que Wilders y Le Pen llaman “élites tecnócratas

que roban el poder de decisión nacional”.

realidad, ya se conocían. A principios de año, Marine invitó a su colega holandés a unirse a

la Alianza Europea por la Libertad, una agrupación de partidos euroescépticos deseosos de

constituirse en un solo bloque dentro del Europarlamento. Pero ella es hija de Jean Marie

Le Pen, jefe del Frente Nacional desde su creación en 1972, y condenado por sus soflamas

racistas, antisemitas y xenófobas. A pesar de que sucedió a su progenitor en 2011 y se ha

distanciado de sus opiniones, el político holandés ha esperado hasta hoy para acercarse. A

la vista de que los sondeos son muy favorables para la formación gala —y el resto de los

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partidos ultras europeos— y el repunte del Partido de la Libertad después de un periodo

de oscurantismo, Wilders ha decidido que la política francesa, antigua abogada y excelente

oradora, es la pareja ideal para reclamar “el control de nuestras fronteras y evitar que los

inmigrantes lleguen en oleadas imparables”.

Para que no quedaran dudas, en este “histórico lanzamiento de una campaña europea”, de

que será capaz de pactar con una colega crítica con Israel y el matrimonio homosexual,

Wilders, que se declara admirador del primero y defensor del segundo, subrayó varias

veces las diferencias con Le Pen padre. “Aunque los discursos de su progenitor no me

gustan, Marine se ha distanciado de todo eso. Yo no le veo un ápice de antisemitismo o

racismo. Hasta creo tener más en común con su Frente Nacional que con el resto de los

partidos holandeses”, aseguró, mientras sus guardaespaldas dominaban la seguridad de la

sala dedicada a la presentación en sociedad del pacto.

Cuando Marine Le Pen, que asentía, tomó la palabra, la cita adquirió tono de mitin.

“Estamos contra una UE que nos impone los presupuestos, merma nuestra identidad, nos

dice quién debe entrar en nuestro país, impone la moneda y lanza a los trabajadores de

unos países contra otros”, aseguró de un tirón. “Ha llegado el momento de la solidaridad

entre los patriotas de Europa, el verdadero movimiento que sigue el curso de la Historia.

La UE, como todos los imperios, se derrumbará sobre sí misma. Queremos decidir

nuestro destino. Porque los políticos europeos actuales luchan por ostentar un poder que

luego no ejercen. Hay que recuperar la soberanía”, afirmó, junto a un Wilders encantado

de haberla invitado. Y cuando las preguntas tocaron de lleno en lo que les separa, los dos

trataron de salir airosos con evasivas razonadas. “Incluso en un matrimonio hay diferencias

de opinión. Francia viene de una tradición laica y es prudente con las religiones. La

identidad de los pueblos no permite uniformar”, dijo ella, para explicar que si Wilders

quiere prohibir el Corán es cosa suya. “He viajado por Europa y he visto lo que pide la

gente. No coincidimos en todo, pero somos eurocríticos y creemos que Bruselas tiene que

decidir menos. Un buen acuerdo para las elecciones europeas”, añadió, pragmático el

político holandés.

(fonte El pais)

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Roma migrants could cause riots in cities, warns Blunkett

British cities could face race riots as an influx of Roma migrants creates “frictions”

with local people, David Blunkett warns

By Matthew Holehouse,

(12 novembre 2013)

British cities could face race riots as an influx of Roma migrants creates “frictions” with

local people, David Blunkett, a former home secretary has warned.

Anti-social behaviour by Roma people in his Sheffield constituency has resulted in

“understandable tensions” among the indigenous community that must be addressed to

avert disorder, Mr Blunkett said. Roma migrants from Slovakia must “change their

culture” and send their children to school, stop dumping rubbish and loitering in the

streets in order to soothe tensions, Mr Blunkett said.

Otherwise, the community could “explode” in the same way northern towns were rocked

by disorder between Asian and white neighbourhoods in the summer of 2001, Mr Blunkett

said.

Britain is now home to 200,000 Roma migrants, one of the largest populations in Western

Europe, a recent study shows. Most have come from eastern Europe since 2004 and the

numbers are growing rapidly. Several hundred families live in the Page Hall district of

Sheffield. Locals have set up “street patrols” in response to anti-social behaviour by

migrants.

"If everything exploded, if things went wrong, the community would obviously be

devastated,” Mr Blunkett said. “We saw this is Bradford, Burnley and Oldham all those

years ago when I first became Home Secretary. If things implode it’s not outside here that

cops it, it’s the community.”

In 2001, the northern towns of Bradford, Oldham and Burnley saw serious rioting,

following tensions between the growing Asian community and far-right groups such as the

National Front and the British National Party. Shops were torched, hundreds of police

officers injured and more than 200 people jailed.

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The cultural gulf between the Roma and the settled community is 50 per cent greater than

that between white Britons and Pakistani immigrants who came to Britain a generation

ago, Mr Blunkett told BBC Radio.

“The Roma youngsters have come from a background even more different culturally,

because they were living in the edge of woods, not going to school, not used to the norms

of everyday life. We’ve got to change that,” he said.

Local police must persuade Roma people “not to spend all their time in the street” and

discourage them from throwing rubbish and living in over-crowded houses.

Indigenous locals are entitled to “grumble” about the influx of migrants, Mr Blunkett said

but must not “stir up hate”.

“I wouldn’t want other people to put up with things I wouldn’t put up with myself,” he

said. “This is nothing to do with criticising people about being racist. By all means

grumble, but don’t stir up hate. If you set a fire alight, you came from Bradford, you saw it

– nobody gained from that.”

He added: “There’s always a danger that you are right on the edge of the understandable

tensions. It’s a cry for help from very, many people: ‘please, for goodness sake, put us back

to the semblance we had before’,” he said.

In 2011 official estimates suggested “relatively few Roma citizens” lived in the UK.

The Government has is “head in the sand” over the true numbers and is failing to take

advantage of European Union funding to help cope with migration, Mr Blunkett said.

Asked about his own policies for handling migrants while Home Secretary, Mr Blunkett

said: “They weren’t as brilliant as I would have liked, but they were there.”

Local charities have done a “phenomenal job” in bringing the communities together, he

added.

(FONTE http://www.telegraph.co.uk/)