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Presidenza del Consiglio dei Ministri DIPARTIMENTO PER LE PARI OPPORTUNITÀ
UFFICIO NAZIONALE ANTIDISCRIMINAZIONI RAZZIALI
RASSEGNA STAMPA
SETTIMANALE MONITORAGGIO E APPROFONDIMENTO
DEI FENOMENI DISCRIMINATORI NEI MEDIA E SUL WEB
Anno IV - Roma, 30 Settembre - 4 Ottobre 2013
A cura di
Fernando FRACASSI Resp. Comunicazione
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Collaborazione
Monica D’Arcangelis,
Alessandro Tudino
Monitoraggio, approfondimento fenomeni discriminatori sui media e web 30.9 - / 4.10/2013
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OGGI LUTTO NAZIONALE PER LA
TRAGEDIA DI LAMPEDUSA (4 ottobre 2013)
Proclamata per oggi una giornata di lutto
nazionale per l’immane tragedia avvenuta la
mattina del 3 ottobre, quando un barcone di
migranti è naufragato a circa mezzo miglio
dell’Isola dei Conigli al largo di Lampedusa.
Il presidente del Consiglio, Enrico Letta, ha telefonato al sindaco di Lampedusa,
Giusi Nicolini, per comunicarle personalmente la decisione del Consiglio dei
ministri di proclamare il lutto, una decisione che vuole essere un segno di attenzione
oltre che per le vittime anche per l'isola di Lampedusa.
Letta ha ringraziato il sindaco per tutto l'impegno profuso, anche in passato, e le ha
promesso che non appena le condizioni lo consentiranno andrà personalmente
sull'isola.
Il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, è stato sull'isola in rappresentanza
dell’Esecutivo per verificare la situazione sulla quale riferisce oggi alle 13.00 alla
Camera.
(Comunicato Presidenza del Consiglio dei Ministri)
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NAUFRAGIO DI LAMPEDUSA: CONFERENZA
STAMPA DELLA MINISTRA CÉCILE KYENGE (4 ottobre 2013)
Roma, 3 ottobre 2013 - Conferenza stampa della ministra per l'Integrazione
Cécile Kyenge in relazione al naufragio di Lampedusa.
GUARDA IL VIDEO
http://www.youtube.com/watch?v=ISl353yc9WY&feature=share&list=UUp8W1bzofvz
B8MfZSkYW2xw
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AL FIANCO DEI MIGRANTI TUTTI I GIORNI.
INVETTIVA CONTRO IL RAZZISMO Il pensiero di Terzo Binario davanti alla tragedia di Lampedusa. Dedicato a
tutti coloro che vogliono ancora dividere il mondo in "italiani" e "stranieri".
(4 ottobre 2013)
E siete ancora lí a dividere il mondo in italiani e stranieri. Che le stragi di migranti, come
quella di oggi a Lampedusa, riecheggino nelle vostre coscienze.Piccoli avidi ciechi.
Il non guardare al di lá del vostro cancello ci ha ridotto a questo. A viaggi della morte che
arricchiscono le tasche di chi come voi vede l’altro,colui che vive al di là del mare, come un
pericolo, alimentando le follie di chi, peggio ancora, lo vede come merce di scambio.
Seduti sulla vostra poltrona giudicate il colore e l’odore dell’altro, spaventati che possa
calpestarvi le rose del giardino, mangiare le vostre mele o peggio far sedere suo figlio,
magari nero, al banco vicino al vostro pargolo. Parlate di cittadinanze e privilegi, di corsie
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preferenzialiper chi nasce sulla “vostra” terra. Apritelo quel fottuto cancello e chiedetevi
una volta per tutte cose spinge questo mare di oppressi a cancellare onore radici e
appartenenze per affrontare partenze che non hanno arrivo.
Chiedetevi cosa ci sia al di là del mare, cosa vedono quegli occhi e cosa pensano ci possa
essere dopo l’attracco del barcone. Ma no sarebbe troppo umano. È più facile pensare che
sia meglio lasciarli li, respingerli, tanto qui verrebbero a rubare, a riempire le carceri. È
meglio lasciarli lì, ad ognuno la propria terra, ad ognuno la propria disperazione, cosí
almeno vostro figlio sarà primo nella graduatoria per l’asilo. E invece no, vengono a morire
nella “vostra” terra. Accecati da un futuro fatto di televisioni al plasma, case di mattoni e
stipendi faraonici, di suv e telefoni cellulari…e di poltrone sulle quali sprofondare e
giudicare l’altro.
Questo miei cari è quello che vedono di noi “gli altri”. Chiedetevi miseri ciechi cosa ci sia
al di là del mare. Non mi convincerete che il mondo si divide in italiani e stranieri. Proverò
invece io a convincere mio figlio che il mondo, tutto il mondo, ancora oggi, si divide in
diseredati ed oppressi da un lato e privilegiati ed oppressori dall’altro…sarà magari lui a
scegliere tra questi quale sarà la “patria” e quale “lo straniero”. Io in cuor mio ho già scelto.
(fonte http://www.terzobinario.it)
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A PROCESSO PER RAZZISMO
(4 ottobre 2013)
E’ iniziato il primo ottobre scorso a Udine il processo a Luca Dordolo, ex
capogruppo della Lega Nord nel Consiglio comunale di Udine, accusato di
“istigazione all’odio razziale”.
Nel maggio 2012, Dordolo scriveva sul suo profilo Facebook: “Maledetto: quest’uomo ha
inquinato il nostro fiume sacro”. Il commento si riferiva all’omicidio di una donna di 27
anni, indiana, uccisa e poi gettata nel fiume Po dal marito, suo connazionale.
Invitato alla trasmissione radiofonica di Radio24 “La Zanzara” del 31 maggio 2012, si era
“scusato” chiarendo che la sua “era una battuta di umore nero, volevo dire che questi qua
possono fare quello che vogliono a casa nostra”.
Per queste frasi, l’ex esponente del Carroccio era stato espulso dal partito, e accusato di
violazione dell’art.3 della legge 654 del 1975.
Durante il processo, il suo avvocato ha affermato che “si è trattato della libera espressione
di un pensiero da leggersi anche alla luce dei chiarimenti forniti il giorno successivo alla
pubblicazione del post di Facebook e durante la stessa trasmissione radiofonica”.
(fonte http://www.cronachediordinariorazzismo.org)
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BOLOGNA - IL CASO DI UN’INSEGNANTE IN UNA PRIMA ELEMENTARE
TOGLIE IL CROCIFISSO DALL’AULA
«NON ME NE FACCIO NULLA» (4 ottobre 2013)
BOLOGNA - Via un altro. L’ennesimo. Tolto dalla parete a cui era appeso da anni. E
scoppia la polemica. C’è chi parla di «strage dei crocifissi». E chi, più laicamente, si rifugia
nel concetto di tolleranza e invita al reciproco rispetto. Siamo a Bologna, nella scuola
elementare «Bombicci», classe prima B. Il simbolo religioso scompare pochi giorni prima
dell’inizio delle lezioni. Qualcuno, probabilmente dall’interno della scuola, avverte l’ex
parlamentare pdl Fabio Garagnani, personaggio piuttosto combattivo in materia, che parte
in quarta, informando della rimozione il ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, e
il vicedirettore regionale dell’ufficio scolastico, Stefano Versari.
Per nulla scandalizzato invece il preside del comprensivo di cui fa parte la scuola, Stefano
Mari: «Non esiste alcuna legge dello Stato che impone l’obbligo di ostensione del
crocifisso, ma solo un regolamento del 1928 sugli arredi scolastici, poi superato nel 1999 da
norme che conferiscono autonomia ai singoli istituti: dipende dalla sensibilità dei docenti».
A riprova di ciò, prosegue il dirigente, «negli istituti che fanno parte del mio comprensivo,
che riunisce 1.400 studenti tra elementari e medie, in moltissime aule il crocifisso non c’è
mai stato o è stato tolto, mentre in altre è presente». Un processo graduale, aggiunge,
«avvenuto negli ultimi anni e quasi passato inosservato in un clima di reciproca tolleranza
tra chi lo avrebbe voluto e chi no».
Fino ad oggi. Ora la polemica rischia di montare. Il giornale dei vescovi, Avvenire , censura
l’episodio, ricorda l’ordinanza del 2011 della Corte di Strasburgo che impose a una scuola
media di Abano Terme (Padova) di riappendere il crocifisso, ma soprattutto riporta le
parole di un calibro da novanta come il presidente emerito della Corte costituzionale
Cesare Mirabelli, il cui parere giuridico è agli antipodi di quello del preside Mari: «Non è
rimesso alla scelta di qualcuno se togliere o meno il crocifisso - afferma il giurista -, non ci
possono essere interpretazioni da scuola a scuola. Se è vero che la regolamentazione
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vigente sui simboli religiosi, che li vuole affissi nelle aule, può sembrare datata, è altrettanto
vero che, chiamato a esprimersi, il Consiglio di Stato ne ha riaffermato la validità».
Ma il preside insiste: «Credo che la questione vada risolta a livello amministrativo, è finito il
tempo in cui tutto veniva deciso centralmente dal ministero». L’insegnante che ha tolto il
crocifisso preferisce non esporsi. Raccontano che a chi le chiedeva spiegazioni sulla
rimozione del simbolo avrebbe sbrigativamente risposto «di non farsene nulla». Il preside
fa da scudo: «È inevitabile che sia turbata dalle polemiche, ma continua il suo lavoro e per
ora non si registrano proteste dalle famiglie degli alunni». Ma Garagnani incalza: «È un
problema di libertà, i genitori non si facciano intimidire».
(fonte http://www.corriere.it)
NUOVA MOSCHEA E SCUOLE D’ARABO
LA MARCA TREVIGIANA A RISCHIO
ISLAMIZZAZIONE (4 ottobre 2013)
Allarme rosso, dice qualcuno su facebook, è in corso un tentativo di “islamizzazione”
della Marca. Un indizio non farà certo una prova, ma due danno seriamente da pensare. A
distanza di pochi giorni l’una dall’altra, l’annuncio di due iniziative in provincia di Treviso
fa discutere parecchio. La prima riguarda la comunità islamica di Conegliano e la richiesta
di costruire una moschea nella tranquilla cittadina trevigiana, la seconda l’adozione da
parte di un istituto scolastico elementare di un percorso di studio orientato
all’insegnamento dell’arabo agli scolaretti di terza, quarta e quinta elementare. Ma andiamo
con ordine. Il marabout El Hadji Fansou Bodian (che è una specie di alto prelato islamico)
in questi giorni è arrivato a Conegliano per incontrare la comunità musulmana locale e
dell’Alto Trevigiano. Tra i vari incontri religiosi e “istituzionali”, il marabout Bodian
domani vedrà anche il sindaco Floriano Zambon al quale rivolgerà formalmente la
richiesta di ottenere un permesso per la costruzione di un luogo di culto islamico, in
parole povere, una moschea. Ad anticipare la notizia è stato il sito di informazione on line
trevisotoday.it che ha riportato le parole testuali dei rappresentanti islamici di Conegliano
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che, tra l’altro, hanno già a disposizione una sala in città fornita dalla Caritas, per studiare il
Corano. «Chiediamo aiuto al Comune, vorremmo una moschea», è l’appello dei
musulmani guidati da Bodian. Una notizia che, ovviamente, ha disorientato non poco i
cittadini di Conegliano e della Marca intera che hanno interpretato le richieste insistenti
dei musulmani (accade, di fatto, più volte in ogni periodo dell'anno) di estendere a ogni
città della provincia i progetti di costruzione di luoghi di culto come un tentativo di
islamizzare forzatamente una delle aree tradizionalmente più cristiane del Veneto. E,
ovviamente, come detto, le reazioni tra i coneglianesi non sono tardate ad arrivare. Sul
profilo facebook della testata on line, quattro post sono piuttosto rappresentativi di come
la pensi la gente. Giandomenico Rizzo commenta con un eloquente maiuscolo:
«ALLARME ROSSO». Antonella Giovannelli non ci crede e chiede: «A Conegliano?».
Massimiliano Contessotto che, invece, ha capito bene dove si sta andando a parare è
lapidario: «Per carità». Il saggio Andrea Cipria in poche parole dà un’analisi politica della
vicenda: «Hai ciò che voti». Altra iniziativa discutibile sul piano dell’utilità e delle
conseguenze, è quella delle scuole Coletti di San Liberale, sempre in provincia di Treviso.
A partire dalla seconda settimana di ottobre e per tutto il restante anno scolastico, agli
alunni di terza, quarta e quinta elementare dovranno frequentare un corso di arabo
durante l’orario di lezione nel “corso di lingua e cultura araba”, inserito tra le attività
didattiche dell’Istituto Comprensivo. La direzione scolastica si è subito affrettata a
precisare che il corso non costerà nulla né a genitori dei piccoli alunni, né tantomeno alla
scuola, perché le spese saranno sostenute dal governo del Marocco che, risaputamente, ha
un interesse nazionale strategico nel finanziare progetti a San Liberale in provincia di
Treviso. In entrambi i casi, il commento del capogruppo in Consiglio regionale del
Veneto, Federico Caner, è di forte critica. «La cosa che più mi sconvolge - commenta
Caner - è che si sta facendo un percorso inverso rispetto a quello che la logica detterebbe.
Nel senso che secondo uno stravagante principio - e mi riferisco specificamente alla
questione dei corsi di lingua e cultura araba - sono gli italiani, i veneti, che si devono
conformare alle necessità di integrazione degli stranieri e non viceversa. Scusate ma io dico:
sarà invece l’extracomunitario che si avvicina alla nostra cultura, alla nostra lingua e al
nostro modo di vivere se vuole integrarsi, giusto? E quindi perché quella scuola non
organizza corsi di veneto, di cultura veneta, di tradizione veneta e così via?». «Per quanto
riguarda la questione moschea, credo davvero che, prima di tutto, non vi sia proprio
necessità di costruirne una a Conegliano, secondo che non mi pare per nulla opportuno
che proposte del genere possano godere di supporti economici pubblici e nemmeno
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agevolazioni particolari come cambi di destinazione d'uso di terreni e fabbricati e così via.
È evidente che ogni sindaco dovrebbe risponderne direttamente ai propri cittadini».
(Andrea Ballarin- fonte http://www.lapadania.net)
RAPPRESENTANZA ROM INCONTRA SINDACI E
ASSESSORI IN LIGURIA (4 ottobre 2013)
Genova - Si è svolto ieri mattina un incontro tra la rappresentanza rom organizzata nel
Consiglio Nazionale Rom ed il Sindaco di Sarzana (Sp) Alessio Cavarra. Motivo
dell’incontro la convocazione del Tavolo Regionale in Liguria in attuazione della Strategia
Nazionale di inclusione dei Rom, dei Sinti e dei Caminanti varata dal Consiglio dei Ministri
il 24 febbraio 2013 in attuazione degli accordi quadro sottoscritti dallo Stato italiano con il
Consiglio Europeo. La Regione deve infatti indicare, all’Ufficio Nazionale
Antidiscriminazioni Razziali UNAR - Punto di Contatto Nazionale per l’attuazione
della Strategia, il nome del coordinatore del tavolo e la composizione dello stesso.
La Strategia prevede che la società civile rom sia presente nei tavoli istituzionali e prenda le
decisioni insieme agli amministratori sulle politiche di inclusione riguardanti il lavoro,
l’abitazione, la scuola e la sanità. La società civile rom si è organizzata da tempo nello
STATUTO del CONSIGLIO NAZIONALE ROM depositando ad UNAR, secondo gli
schemi di coinvolgimento delle Associazioni, la propria fisionomia costitutiva ed atti
legalmente redatti. Compongono il Consiglio Nazionale Rom i Consigli Regionali e Locali
e le Associazioni Rom Anticamente riconosciuta dal Comune di Genova l’11 dicembre
2011 e l’Associazione Nazione Rom riconosciuta dal Comune di Massa il 28 febbraio 2012.
Da tempo la società civile rom ha denunciato al Governo, alla Commissione Europea ed al
Consiglio d’Europa illegalità e violazioni della Strategia da parte di Conferenza delle
Regioni e delle Province, Regione Toscana, Regione Emilia Romagna, Enti Locali.
DOSSIER contenente prove e documentazione istituzionale è stato consegnato nelle mani
del Ministro per l’Integrazione Cecile Kyenge il 17 settembre 2013, durante un incontro
svoltosi al Senato della Repubblica. Denunciate PULIZIE ETNICHE,
DEPORTAZIONI, VIOLENZE e RAZZISMO anti ROM nei Comuni di La Spezia,
Roma, Firenze, Bologna, Seravezza (Lu) La rappresentanza Rom ha recentemente
sostenuto SCIOPERI della FAME in tutta ITALIA allo scopo di attirare l’attenzione
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istituzionale e della società civile e lottare per superare e sconfiggere RAZZISMO ed
APARTHEID. Da Via Salviati - Roma a La Spezia sotto il Municipio, la volontà e
l’autodeterminazione Rom hanno messo a nudo le POLITICHE di ESCLUSIONE.
Denunce alla Magistratura vedono coinvolti alti rappresentanti degli Enti Locali e
Regionali, video, foto e prove consegnati agli studi legali. L’incontro odierno con il Sindaco
di Sarzana, il work-shop “Cittadinanze e Strategie di Convivenza” recentemente tenutosi a
Genova nel Palazzo Ducale e Salone di Rappresentanza del Comune di Genova a Palazzo
Tursi, la partecipazione diretta di importanti delegazioni delle Associazioni Rom
Anticamente e Nazione Rom, gli scambi e dialoghi aperti con altre rappresentanze di
autoctoni e immigrati, il protagonismo e l’intercultura al centro dell’agire, le Assemblee
Nazionali Antirazziste svoltesi a Firenze nel luglio e settembre 2013, le attive relazioni e
collaborazioni con il Comune di Massa, la partecipazione dell’ANCI con la partecipazione
dell’Assessore alla Legalità e Diritti del Comune di Genova Elena Fiorini al TAVOLO
INTERMINISTERIALE PERMANENTE convocato dal Ministero per l’Integrazione a
Roma nella mattina del 17 settembre 2013 sembrano aprire la strada ad una effettiva e
corretta applicazione territoriale degli accordi europei e nazionali. La COMMISSIONE
EUROPEA tramite il PROGRAMMA EURO-PROGRESS ha stanziato nuovo denaro
pubblico europeo per progetti di inclusione della minoranza romanì in Italia ed Europa.
Bandi in evidenza pubblica scadranno il 30 ottobre 2013: si tratta di denaro destinato
all’inclusione sociale ed economica che se sapientemente e correttamente utilizzato potrà
creare posti di lavoro sia per la società civile rom che per gli autoctoni. Certamente dovrà
essere combattuto e contrastato ogni forma di speculazione e corruzione, illegalità, mafie e
malversazioni hanno finora impedito che il denaro dell’UNIONE EUROPEA fosse
realmente percepito dagli ultimi, dai più poveri, dagli esclusi. Solo nella città di Roma sono
andati sprecati 69,8 milioni di euro negli ultimi 6 anni con risultati disastrosi: i bambini e le
loro famiglie continuano a dormire in baracche e sotto i ponti senza acqua, luce e servizi
oppure rinchiusi nei campi della segregazione razziale e dell’APARTHEID. La corretta
convocazione del Tavolo Regionale in Liguria potrà aprire la strada all’effettiva
implementazione della Strategia in Italia ed all’attuazione del decreto legge 215/2003. Lo
stesso Sindaco di Sarzana, al termine dell’incontro odierno, ha assicurato la sua ampia
disponibilità contattando l’Assessore al Sociale della Regione Liguria Lorena Rambaudi. La
rappresentanza ROM, ha nel frattempo sollecitato lo stesso Presidente Claudio Burlando
ad una assunzione profonda di responsabilità continuando ad informare costantemente il
Governo centrale sugli sviluppi e le dinamiche territoriali.
(fonte http://www.cittadigenova.com)
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LAVORO E DISCRIMINAZIONE DI GENERE.
SIGLATO UN PROTOCOLLO D’INTESA
NELL’AMBITO DEL PROGETTO “LAVORI
REGOLARI” (4 ottobre 2013)
Reggio Calabria. Contrastare la discriminazione di genere e le irregolarità nei rapporti di
lavoro. E’ questo l’obiettivo di un protocollo d’intesa siglato in Consiglio regionale
(presente il presidente della Giunta Giuseppe Scopelliti), dal coordinatore generale
dell’iniziativa, nonchè presidente della Commissione per l’emersione non regolare,
Benedetto Di Iacovo e dall’avvocato Giovanna Cusumano, alla guida della Commissione
regionale per le Pari Opportunità. “Il documento – spiega Giovanna Cusumano – è il
primo di tre importanti intese sulla Legalità previste nell’ambito del progetto “Lavori
Regolari” finanziato con fondi POR 2007/2013 dal Dipartimento 10 – Lavoro. La Regione
Calabria intende quindi promuovere e favorire la regolarità nei rapporti di lavoro, ancorché
rimuovere ogni forma discriminatoria mediante la piena applicazione della normativa in
materia di parità e di pari opportunità tra uomo e donna. Una delle priorità del protocollo è
quella di promuovere azioni comuni e proposte progettuali mirate alla promozione ed al
consolidamento delle politiche di regolarità e legalità nel Mercato del lavoro (che è la vera
mission del progetto), e per le pari opportunità con attenzione alla condizione
dell’occupazione femminile. A questo proposito – rilancia la presidente Crpo- gli agenti e
gli esperti impegnati nel progetto coordinato da Benedetto Di Iacovo si recheranno presso
le imprese calabresi (circa 5.000 sulle 15.000 totali interessate), che hanno aderito con
apposita manifestazione d’interesse, per un’azione di tutoraggio e sensibilizzazione. Altri
specifici ed importanti punti fissati dall’intesa sono lo sviluppo di interventi per la coesione
e l’integrazione sociale; favorire la conciliazione tra tempi di vita, di lavoro e di cura,
soprattutto per le donne lavoratrici; promuovere le pari opportunità accrescendo la qualità
della condizioni lavorativa delle donne migranti; promuovere progetti ed interventi intesi
ad espandere l’accesso al lavoro e di progressione professionale delle donne eliminando gli
ostacoli che di fatto all’interno delle aziende impediscono il pieno sviluppo della
professionalità femminile”. (fonte http://www.newz.it)
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PIACENZA NELLA RETE DEI COMUNI
CONTRO LE DISCRIMINAZIONI SESSUALI
Il Comune di Piacenza aderisce a Re.A.Dy, la Rete nazionale delle pubbliche
Amministrazioni contro le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale
e l’identità di genere della persona. A illustrare il contenuto e le motivazioni della
sottoscrizione, sono intervenuti l’assessore alle Pari Opportunità Katia Tarasconi,
la consigliera comunale Giulia Piroli, Valeriano Scassa per Arcigay, Maurizio
Rivioli per Arcigay – L’Atomo e Rita Mura per l’associazione Agedo.
(4 ottobre 2013)
In questi ultimi anni diverse amministrazioni locali e regionali hanno avviato politiche per
favorire l’inclusione sociale delle cittadine e dei cittadini LGBT (persone lesbiche, gay,
bisessuali e transessuali/transgender), sviluppando azioni e promuovendo atti e
provvedimenti amministrativi per contrastare le discriminazioni basate sull’orientamento
sessuale e sull’identità di genere. In Italia, infatti, come confermano le più recenti indagini
statistiche nazionali (La popolazione omosessuale nella società italiana, Istat, 2010) le
persone LGBT vivono situazioni di discriminazione nei diversi àmbiti della vita familiare,
sociale e lavorativa a causa del perdurare di una cultura condizionata dai pregiudizi. Risulta
pertanto essenziale l’azione delle Pubbliche Amministrazioni per promuovere, sul piano
locale, politiche che sappiano rispondere ai bisogni delle persone LGBT, contribuendo a
migliorarne la qualità della vita e creando un clima sociale di rispetto e di confronto libero
da pregiudizi. Su questi presupposti nel novembre del 2005 si è svolto un primo incontro,
all’interno del COM.PA di Bologna, come momento di confronto fra le Pubbliche
Amministrazioni; nel maggio del 2006, in un successivo incontro al FORUM P.A. di
Roma, è stata annunciata l’intenzione da parte dei Comuni di Roma e Torino di
promuovere una Rete nazionale per sviluppare azioni e diffondere buone prassi finalizzate
al superamento di ogni discriminazione nei confronti delle persone lesbiche, gay, bisessuali,
transessuali e transgender.
Sono stati i primi passi che nel giugno del 2006 a Torino hanno portato i rappresentanti di
diverse Pubbliche Amministrazioni ad incontrarsi per definire una Carta di Intenti,
contenente le finalità, gli obiettivi e le azioni della nascente Rete. E’ la prima volta in Italia
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che gli Enti Locali e Regionali si mettono in rete per promuovere culture e politiche delle
differenze e sviluppare azioni di contrasto alle discriminazioni basate sull’orientamento
sessuale e sull’identità di genere, e alla Rete RE.A.DY guardano con attenzione anche
istituzioni internazionali, in particolare l’Agenzia dell’Unione Europea per i Diritti
Fondamentali (FRA).
La Rete ha fra i suoi obiettivi quello di valorizzare le esperienze già attuate e adoperarsi
perché diventino patrimonio comune degli Amministratori pubblici locali e regionali
italiani. Cerca di farlo con una struttura leggera, orizzontale e partecipata, e invita tutti i
partner a contribuire in modo attivo alla sua gestione e al suo sviluppo, promuovendo
sinergie locali, utilizzando e valorizzando le risorse già esistenti, impegnandosi nella
promozione e diffusione di buone prassi sul territorio. Possono aderire alla Rete, attraverso
propri rappresentanti legali o i loro delegati, le Regioni, le Province Autonome, le
Province, i Comuni e le Associazioni di Enti Locali; possono inoltre aderirvi le Istituzioni e
gli Organismi di Parità.
I partner attuali di RE.A.DY (in ordine alfabetico): Provincia di Agrigento, Provincia
di Arezzo, Consigliera di Parità della Provincia di Arezzo, Comune di Arzago d’Adda,
Comune di Bari, Comune di Bergamo, Comune di Bologna, Comune di Cagliari, Comune
di Capraia e Limite (Firenze), Comune di Casalecchio di Reno (Bologna), Comune di
Casalmaggiore (Cremona), Comune di Cento (Ferrara), Comune di Cremona, Provincia di
Cremona, Comune di Firenze, Provincia di Firenze, Provincia di Gorizia, Comune di
Latina, Comune di Levate (Bergamo), Regione Liguria, Comune di Magenta (Milano),
Comune di Marineo (Palermo), Comune di Messina, Comune di Milano, Comune di
Monterenzio (Bologna), Comune di Monte San Savino (Arezzo), Comune di Napoli,
Comune di Nichelino (Torino), Comune di Olbia, Comune di Osio Sopra (Bergamo),
Comune di Palermo, Comune di Parma, Comune di Perugia, Comune di Piacenza,
Legautonomie Piemonte, Regione Piemonte, Comune di Pisa, Comune di Pistoia,
Provincia di Pistoia, Comune di Reggio nell’Emilia, Comune di Rende (Cosenza), Comune
di Roma, Municipio XV del Comune di Roma, Provincia di Roma, Comune di Russi
(Ravenna), Comune di Salsomaggiore Terme (Parma), Comune di San Paolo Bel Sito
(Napoli), Comune di Savigliano (Cuneo), Comune di Sesto San Giovanni (Milano),
Provincia di Siracusa, Comune di Torino, Consigliera di Parità della Provincia di Torino,
Provincia di Torino, Comune di Torre Pellice (Torino), Regione Toscana, Comune di
Trento, Comune di Trieste, Provincia di Trieste, Comune di Udine, Comune di Venezia.
(fonte http://www.piacenzasera.it)
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FERRARA - Dal 4 al 6 ottobre dibattiti e performance in via Vaspergolo
‘TAG': FESTIVAL DI CULTURA LGBT PER EDUCARE ALLA DIVERSITÀ CONTRO
L'OMOFOBIA
(4 ottobre 2013)
"Un'occasione per educare alla diversità raccontando la quotidianità". Così il presidente di
Arcigay Ferrara Massimiliano De Giovanni ha introdotto stamani in conferenza stampa
‘Tag - Festival di cultura Lgbt' che si svolgerà dal 4 al 6 ottobre, come evento correlato al
Festival di Internazionale a Ferrara, proponendo un ricco programma di incontri su temi
legati alla cultura omosessuale e transessuale. Teatro della tre giorni, patrocinata dal
Comune di Ferrara, sarà Palazzo della Racchetta, in via Vaspergolo, dove a partire dalle 11
di venerdì 4 si susseguiranno dibattiti, presentazioni librarie, performance, aperitivi
musicali e rappresentazioni teatrali, oltre a una mostra di pittura di Armida Nardi e a una
cena-spettacolo con Alessandro Fullin (4 ottobre, ore 20,30, su prenotazione).
"Offriremo al pubblico - ha preannunciato l'ideatore del Festival De Giovanni -
l'opportunità di affrontare temi come quello della famiglia e dell'adolescenza, incontrando
anche personaggi noti come Vladimir Luxuria, Pino Strabioli e Lorenzo Cutuli. A Ferrara
esiste già - ha proseguito De Giovanni - un buon tessuto di apertura sui temi della difesa
della diversità, grazie anche al protocollo d'intesa contro l'omofobia sottoscritto due anni
fa da associazioni, istituzioni ed enti locali e la rete di collaborazioni che anche in questa
occasione si è creata testimonia la possibilità di proseguire in città con altre iniziative
simili"."Con il patrocinio del Comune a questa manifestazione - ha dichiarato il vice
sindaco Massimo Maisto - vogliamo dimostrare la nostra convinzione che Ferrara, come
città d'arte, cultura e creatività, debba essere sempre più anche città della libertà e dei diritti
e auspichiamo che il ricco programma di incontri di grande qualità proposti da Tag possa
attirare anche il pubblico del Festival di Internazionale".
(Fonte http://www.cronacacomune.it)
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OMOFOBIA, L'ONU SI SCHIERA: IL
DOCUMENTO E LA CAMPAGNA
Firmato un documento condiviso contro la violenza basata sull'orientamento sessuale e
l'identità di genere delle persone dai ministri di Argentina, Brasile, Croazia, El Salvador,
Francia, Israele, Giappone, Olanda, Nuova Zelanda, Norvegia e Stati Uniti, e dall'alta
rappresentanza dell'Unione Europea. Un'azione promossa dalle Nazioni Unite che segue la
campagna di sensibilizzazione "Free & Equal". Nel video prendono parola, tra gli altri,
Navi Pillay, commissaria per i diritti umani delle Nazioni Unite e il segretario di Stato
americano John Kerry
ll documento: http://www.state.gov/r/pa/prs/ps/2013/09/214803.htm
Sito della campagna FREE& EQUAL https://www.unfe.org/
CALCIO, LA FICG IMPUGNA LA MULTA
CURVA DEL MONZA VERSO LA CHIUSURA (4 ottobre 2013)
La curva sud dello stadio Brianteo chiusa per razzismo già dalla prossima partita in casa?
La Figc avrebbe impugnato davanti alla corte di giustizia federale la decisione della Lega
pro di punire il Monza con una multa di 9mila euro in seguito ai fatti di Monza-Rimini, con
la partita sospesa per pochi minuti per i cori rivolti dal pubblico al centravanti avversario
Ameth Fall. «Cori inneggianti alla discriminazione razziale» aveva decretato il giudice
sportivo, ma punizione «attenuata per la fattiva collaborazione della società e dei tesserati»
spiegava la motivazione della Lega pro. Non secondo la Federazione italiana gioco calcio
per la quale la sentenza minerebbe le fondamenta delle rigide norme antirazzismo imposte
dall’Uefa e potrebbe rappresentare un precedente per le altre società. La vicenda, sulla
quale Panorama.it (vai) ha richiamato l’attenzione della Figc, dovrebbe portare la corte di
giustizia federale alla chiusura della curva confermando le regole attuali (come successo a
Inter e Milan).
(fonte http://www.ilcittadinomb.it)
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BRASILE:DISCRIMINAZIONE,MULTATA WAL MART. Personale colosso Usa costretto anche a 'balletto motivazionale' (4 ottobre 2013)
SAN PAOLO - Maxi multa a Wal Mart in Brasile per discriminazione e abusi morali ai
danni dei lavoratori. Il gigante Usa della grande distribuzione dovra' pagare 7 milioni di
euro a causa di discriminazioni ''familiari, razziali, sessuali e affettivi tra dipendenti'',
secondo il giudice del lavoro Valdir Pereira da Silva. Durante il processo e' emerso che
dipendenti e funzionari erano costretti fra l'altr0 ad eseguire un 'balletto motivazionale' e a
chiedere permesso per recarsi al bagno. (ANSA)
Israele: risoluzione Ue su circoncisione alimenta razzismo Ministero Esteri chiede revoca provvedimento
(4 ottobre 2013)
GERUSALEMME - Israele ha chiesto al Consiglio d'Europa di revocare la risoluzione che
ha adottato contro la circoncisione. Lo ha detto il ministero degli Esteri, secondo il quale il
provvedimento "alimenta l'odio e le tendenze razzistiche in Europa".La circoncisione – ha
sottolineato il ministero degli Esteri israeliano - e' "un'antica tradizione di due importanti
religioni, l'ebraismo e l'Islam, ed e' anche comune in alcuni circoli cristiani". Comparare
questa tradizione - ha aggiunto - alla "barbarica pratica delle mutilazioni genitali femminili
e', al meglio, un'ignoranza abissale o, al peggio, diffamazione e odio antireligioso".
Affermare poi - ha osservato il ministero - che la circoncisione "faccia male alla salute e al
corpo dei giovani e' falso e non in linea con qualsiasi evidenza scientifica. E' vero il
contrario, invece. Per esempio un rapporto ufficiale pubblicato dall'Accademia Americana
di Pediatria nell'agosto del 2012 mostra i benefici della circoncisione alla salute dei maschi
neonati". La risoluzione dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa e' un
"intollerabile attacco sia alla rispettabile e antica tradizione che risiede alla base della cultura
europea sia alla moderna scienza medica e ai suoi risultati". Una risoluzione - ha concluso il
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ministero - che "getta una macchia morale su Consiglio d'Europa e alimenta l'odio e le
tendenze razzistiche in Europa".(ANSA).
TRIBUNALE DI BOLOGNA: DISCRIMINATORIO
IL REQUISITO DEL PERMESSO DI SOGGIORNO
CE PER LUNGOSOGGIORNANTI AI FINI
DELL’ACCESSO ALL’ASSEGNO SOCIALE (3 ottobre 2013)
Per i cittadini del Marocco va applicata la parità di trattamento prevista
dall’Accordo di Associazione CE-Regno del Marocco
Tribunale di Bologna, sez. lavoro, ordinanza 30 settembre 2013 (R.G. 2313/2013)
(http://www.asgi.it/public/parser_download/save/trib_bologna_2313_2013_30092013.p
df)
Il Tribunale di Bologna, sez. lavoro, con sentenza dd. 30 settembre 2013 (R.G.
2313/2013), ha accolto il ricorso di una cittadina marocchina ultra sessantacinquenne cui
era stato negato dall’INPS l’assegno sociale ex art. 3 comma 6 della legge n. 335/95 per
mancanza del requisito della carta di soggiorno o permesso di soggiorno CE per lungo
soggiornanti richiesto dall’art. 80 c. 19 legge n. 388/2000.
Il Tribunale di Bologna ha innanzitutto affermato che la suddetta norma introdotta dalla
legge n. 388/2000 è stata già dichiarata incostituzionale da diverse pronunce della Corte
Costituzionale con riferimento a prestazioni collegate alla disabilità (sentenza n. 306/2008
fino alla n. 40/2013), e le medesime argomentazioni sollevate dal giudice delle leggi
debbono ritenersi valide anche ai fini dell’erogazione dell’assegno sociale.
Il Tribunale di Bologna, inoltre, ricorda che i lavoratori marocchini e loro familiari godono
del principio di parità di trattamento in materia di prestazioni di sicurezza sociale per
effetto della legge 2 agosto 1999, n. 302 di ratifica ed esecuzione dell’Accordo euro-
mediterraneo di associazione tra Comunità Europee e Regno del Marocco. Tale accordo,
infatti, prevede all’art. 65 un’apposita clausola di parità di trattamento in materia di
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sicurezza sociale, nozione che va intesa nell’accezione così interpretata dalla Corte di
Giustizia europea e tale da ricomprendere non solo le prestazioni contributive ma anche
quelle cosiddette “miste” ovvero assistenziali e non sorrette da contributi, ma previste
quali diritti soggettivi dalla legislazione vigente, così come riconosciuto anche dalla
giurisprudenza di Cassazione (Cass. Sez. lavo n. 17966 del 18 maggio 2011). I beneficiari
della clausola di parità di trattamento non solo i lavoratori marocchini regolarmente
residenti in un Paese UE, ma anche i loro familiari nei quali vanno inclusi anche gli
ascendenti, così come riconosciuto dalla giurisprudenza della Corte di Giustizia europea
(causa Mesbah c. Belgio, C-179/98 dd. 11.11.1999).
Di conseguenza il giudice ha accertato il comportamento discriminatorio dell’INPS
nell’aver negato alla ricorrente l’assegno sociale e ha condannato l’amministrazione al
pagamento del medesimo dalla data di presentazione della domanda amministrativa, oltre
agli interessi legali, nonchè al pagamento delle spese legali del procedimento.
La sentenza del Tribunale di Bologna si aggiunge alle pronunce di diversi tribunali di
merito che si erano già espressi a favore dell’applicabilità diretta nell’ordinamento italiano
della clausola di parità di trattamento e non discriminazione in materia di sicurezza sociale
contenuta negli accordi di associazione euro-mediterranei. Si possono citare al riguardo
almeno le seguenti decisioni giurisdizionali: Tribunale di Genova, ordinanza 3 giugno 2009,
Ahmed CHAWQUI c. INPS (relativo all’assegno di invalidità); Tribunale di Verona,
ordinanza 14 gennaio 2010, n. 745/09 (relativo all’indennità speciale per i ciechi); Corte di
Appello di Torino, sentenza n. 1273/2007 del 14 novembre 2007 (relativa all’indennità di
accompagnamento); Tribunale di Tivoli, ordinanza 15 novembre 2011 (R.G.A.C. n.
747/2011, relativa all’ assegno di maternità comunale) ; Tribunale di Perugia, sez. lavoro,
sentenza n. 825/2011 (XX c. Ministero economia e finanze, INPS e Comune di Assisi,
relativa alla pensione civile d’invalidità); Tribunale di Lucca, sez. lavoro, sentenza n.
32/2013 del 17 gennaio 2013 (relativa alla pensione di inabilità lavorativa per disabili).
Per approfondimenti si rimanda anche al paragrafo 3.3.1.2. della guida pratica alla tutela
civile contro le discriminazioni etnico-razziali e religiose (a cura di Walter Citti - .
Aggiornata all'agosto 2013)
http://www.asgi.it/public/parser_download/save/guida_normativa_antidiscriminazione_
ago2013.pdf
(fonte http://www.asgi.it)
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IUS SOLI, L’HOCKEY SU PRATO SUPERA LA
POLITICA: “GLI STRANIERI NATI IN ITALIA
SONO ITALIANI” (3 ottobre 2013)
Sabato scorso l’assemblea federale riunitasi a Bolo gna ha approvato la
regola interna. Il ministro dello Sport Delrio si è complimentato,
apprezzamento anche dal capo della segreteria del m inistero per
l’Integrazione. Il presidente Pagliara: "E' un gran de passo, però vorremmo
che questa nostra decisione aprisse un dibattito e che la politica agisse"
Di ius soli – con la nomina di Cecile Kyenge a ministro dell’Integrazione del
governo Letta - si parla insistentemente da mesi. Ma prima della politica è arrivato lo
sport. L’hockey su prato, per la precisione: sabato scorso l’assemblea federale riunitasi a
Bologna ha approvato una sorta di ius soli sportivo, per cui la federazione considererà
italiani a tutti gli effetti i giocatori di origine straniera ma nati in Italia. “E’ un grande passo
– spiega al fattoquotidiano.it il segretario federale Fabio Pagliara -, con una duplice
valenza. Innanzitutto simbolica: per una disciplina multirazziale come la nostra, la
barriera dell’attuale normativa sulla cittadinanza agli stranieri davvero non ha senso. E poi
c’è il valore concreto: dalla prossima stagione per questi ragazzi non ci sarà più alcuna
discriminazione ai fini dell’impiego nei vari campionati”.
Nella massima serie nazionale di hockey su prato, infatti, la regola prevede che le squadre
possano schierare in campo al massimo tre giocatori stranieri contemporaneamente
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(senza distinzione fra comunitari e extracomunitari). Un limite studiato per valorizzare i
prodotti dei vivai e far crescere il movimento. Ma che finiva per penalizzare anche quei
ragazzi che in Italia sono nati e cresciuti, ma che lo Stato ancora non riconosce come
cittadini (almeno non fino al compimento del diciottesimo anno di età). La federazione ha
voluto aggirare l’ostacolo: al momento del primo tesseramento per qualsiasi società di
hockey, gli atleti di origine straniera ma nati in Italia acquisiranno lo status digiocatori
italiani.
Il provvedimento si applicherà tanto ai minorenni che militano nelle giovanili, quanto ai
maggiorenni ancora sprovvisti di cittadinanza, così da coinvolgere oltre 200 giocatori.
“Numero che cresce esponenzialmente in prospettiva”, sottolineano i vertici federali.
L’hockey su prato non è proprio lo sport nazionale in Italia. Grande tradizione, invece, ha
in Paesi come India, Pakistan, Sri Lanka, presenti nel nostro Paese con nutrite comunità
di immigrati. “I loro figli praticano la nostra disciplina con grande frequenza. Vengono da
famiglie di immigrati ma hanno nascita, cultura, formazione italiana. E’ davvero
paradossale che vivano questa condizione da apolidi fino alla maggiore età”, spiega
Pagliara.
La questione, del resto, è ben nota. Per questo la Federazione Italiana Hockey ha deciso
di intervenire. Nessuno “scavalcamento” nei confronti dell’autorità statale: “Le federazioni
hanno facoltà di regolamentare le proprie discipline. Da quel che ci risulta, un simile
provvedimento potrebbe essere adottato anche da altre discipline”, spiegano dalla Fih. La
votazione di sabato scorso, quindi, potrebbe aprire una nuova strada. Intanto ha ricevuto
la benedizione del governo: il ministro dello Sport, Graziano Delrio, si è complimentato
pubblicamente su Twitter. Una telefonata di congratulazioni è arrivata anche dal capo della
segreteria del ministero per l’Integrazione, Paolo Carletti. “Certo però – rilancia Pagliara –
vorremmo che questa nostra decisione aprisse un dibattito, e che la politica agisse
concretamente sul tema”. Il nodo fondamentale, infatti, non è risolto: nonostante il
riconoscimento da parte della federazione, per lo Stato questi ragazzi continuano a non
essere cittadini italiani. E quindi resta loro preclusa quella che, sportivamente parlando, è la
massima aspirazione di un giovane atleta: la nazionale. “Su questo non possiamo fare
nulla, purtroppo. Ma speriamo di contribuire, nel nostro piccolo, a raggiungere presto
questo grande obiettivo: ne guadagnerebbe il nostro movimento. Ma, soprattutto, siamo
convinti che ne guadagnerebbe l’Italia intera come Paese e società. Senza la seconda parte,
che dipende dalla politica, la nostra iniziativa resterà un’incompiuta”, conclude Pagliara.
(fonte http://www.ilfattoquotidiano.it)
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VARALLO. IL DIVIETO DI BURQA DI
GIANLUCA BUONANNO FINISCE IN
TRIBUNALE (3 ottobre 2013)
"Discriminatori, molesti e inospitali". I discussi cartelli di "benvenuto", che da
quattro anni occupano gli accessi stradali alla cittadina vercellese di Varallo Sesia,
finiscono così sul tavolo dei giudici del Tribunale civile di Torino. Dal 2009 i
pannelli segnalano il divieto di attività nelle aree pubbliche a "vu cumprà" e
mendicanti e proibiscono di indossare burqa, burqini e niqab.
L'ordinanza (all'epoca già osteggiata da politici e personaggi dello spettacolo) era stata
introdotta dall'allora sindaco Gianluca Buonanno, oggi ancora prosindaco e assessore del
Comune valsesiano, nonché deputato, a Roma, in quota Lega Nord. Non certo nuovo a
iniziative e boutade eclatanti: l'ultima alla vigilia di ferragosto, quando propose di regalare,
pagandoli di tasca propria, preservativi agli extracomunitari.
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Ma a decidere sulla legittimità del regolamento di Varallo, il prossimo 11 dicembre, sarà
il Tribunale civile di Torino, a cui l'”Associazione per gli studi giuridici
sull'immigrazione”, sostenuta dall'”Ufficio nazionale anti discriminazioni
razziali”, ha presentato un corposo ricorso. Ne spiega le motivazioni all'HuffPost
l'avvocato Alberto Guariso, che assieme al collega Alessandro Maiorca, rappresenterà
l'associazione: "Le direttive contro la discriminazione vietano anche le cosiddette molestie,
cioè un comportamento che finisca per ledere la dignità della persone, creando un clima
umiliante e offensivo a causa di una appartenenza a una nazionalità, una razza, una
religione. Il Comune, innanzitutto, non può legiferare in materia di tutela della sicurezza,
materia che è competenza dello Stato. La questione dell'uso del velo e del burqa, certo, è
un po' più ampia ed è discussa non solo in Italia, ma anche nel resto d'Europa. Il cartello
nel suo insieme contribuisce a creare un clima umiliante e offensivo di rifiuto verso gli
stranieri, soprattutto perchè utilizza l'espressione "vu cumprà" - espressione che
notoriamente è riferita ai soli extracomunitari - associata all'immagine di un uomo di
colore". Il ricorso è stato stimolato da un gruppo di cittadini residenti a Varallo e nei
Comuni limitrofi, che in questi anni hanno creato un comitato e raccolto quasi 3 mila
firme. Si legge nella loro petizione online: "Questo provvedimento pare soprattutto un
pretesto per indurre e legittimare un comportamento xenofobo e discriminatorio. Inoltre
riteniamo che quanto avviene a Varallo Sesia sia anticostituzionale e lesivo dei diritti
fondamentali dell'uomo".
(fonte http://www.huffingtonpost.it)
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"CONTRO L'ODIO SUL WEB REGOLE
PRECISE E COINVOLGIMENTO DELLA
SOCIETÀ CIVILE" (3 ottobre 2013)
Laura Garavini (PD) discute un'interrogazione sul neofascismo in I Commissione
"Le seguitissime pagine Facebook di matrice neofascista da me segnalate
nell’interrogazione al Ministro dell'Interno sono state rimosse, e questo è senz’altro
positivo. Tuttavia, ne rimangono in rete molte altre e nel frattempo ne sono state create di
nuove. È necessario chiedersi cosa si possa fare per arginare questo fenomeno,
particolarmente pericoloso per le giovani generazioni. Il problema va affrontato
prevedendo uno specifico quadro normativo e rafforzando i controlli delle forze
dell’ordine. Innanzitutto, il Governo dovrebbe mettere a punto, anche tramite
decretazione d’urgenza, una normativa ad hoc che riguardi il fenomeno dell’odio sul web.
Sul fronte dei controlli sarebbe opportuno costituire una specifica task force, affidata
magari ad addetti opportunamente addestrati a difendere i valori democratici e i diritti delle
persone, che monitori il cosiddetto cyberhate. A essa dovrebbe essere affidato il compito
di perseguire in modo mirato chi si renda colpevole di incitamento all’odio e alla violenza,
nonché di intrattenere un rapporto continuo con gli uffici legali dei diversi social network e
motori di ricerca, in modo da sollecitare ed ottenere la rapida rimozione di contenuti
razzisti, sessisti, omofobi e, più in generale, eversivi. Ma rispetto ad un numero giornaliero
di circa 17 milioni di utenti Facebook italiani è chiaro che non è immaginabile potere
individuare ogni singola espressione di odio via web. Ecco perché è necessario puntare
sulla prevenzione, coinvolgendo e sensibilizzando la società civile ad impegnarsi contro
l’odio su internet. Attraverso progetti ad hoc, in collaborazione con il Ministero
dell’Istruzione, bisogna rivolgersi soprattutto alle giovani generazioni, sensibilizzandole alla
difesa dei diritti umani, alla lotta alle discriminazioni e ad attivarsi in prima persona contro
forme di violenza online". Lo ha detto Laura Garavini, deputata del PD eletta nella
circoscrizione Europa, illustrando la sua interrogazione in Commissione Affari
Costituzionali. (fonte http://www.politicamentecorretto.com)
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PALERMO, È GAY: NON PUÒ ANDARE IN
CONGEDO MATRIMONIALE (3 ottobre 2013)
Un dipendente Amat ha chiesto un congedo matrimoniale ma l’azienda lo ha rifiutato
perché gay. Scopriamo i dettagli. La storia è di quelle che fa riflettere: nei giorni scorsi, alla
presenza del Sindaco Leoluca Orlando, la coppia formata da Toti Migliore e Giuseppe
Atanasio ha richiesto di essere inserita nel Registro delle Unioni civili, di cui spesso vi
abbiamo parlato su PalermoNoi.it. Non ci sarebbe, verosimilmente, nulla di strano, se non
fosse che Giuseppe, dipendente Amat, si è visto rifiutare il congedo matrimoniale. Il
perché lo si può immaginare da soli, ma la cosa strana è che, in Italia, ci sono stati casi
simili in cui le aziende hanno concesso a coppie gay il congedo senza nessun tipo di
problema. In questo caso, Giuseppe non ha ricevuto alcuna risposta dall’azienda quindi,
almeno per ora, niente congedo. Naturalmente, la notizia ha scatenato non poche
polemiche, specialmente per la vena discriminatoria che un simile atto può avere: non c’è
alcuna differenza tra una coppia formata da due donne, da due uomini o da un uomo e una
donna ma, evidentemente, certe mentalità sono ancora difficili da “sradicare”… Ad ogni
modo, speriamo che si tratti solo di “normali lungaggini burocratiche” e che Giuseppe
possa avere presto il suo congedo. Nell’attesa, facciamo tanti auguri a lui e a Toti!
(fonte http://www.palermonoi.it)
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VIOLENZA DOMESTICA. ALLA CAMERA SI DISCUTE SUL PERMESSO ALLE VITTIME Arriva in Aula il decreto contro la violenza di genere, che tutela anche le immigrate.
La Lega Nord: “Gli stranieri picchieranno le conviventi per avere il documento”
(3 ottobre 2013)
Roma – Dopo l’esame in commissione, approda oggi in aula alla Camera la conversione
del decreto legge contro la violenza di genere.
Il testo, varato ad agosto dal governo, inasprisce le pene per maltrattamenti in famiglia,
violenza sessuale e atti persecutori (stalking) e prevede misure come l’allontanamento
immediato da casa dei sospetti colpevoli o l’assistenza legale gratuita per le vittime. Un
articolo è dedicato alle donne straniere vittime di violenze domestiche, alle quali, se la loro
incolumità è in pericolo, può essere concesso un permesso di soggiorno.
Grazie al permesso di soggiorno queste donne potrebbero infatti sfuggire ai loro aguzzini e
collaborare alle indagini, un sistema già utilizzato per le vittime del racket della
prostituzione. Il documento verrebbe concesso dalla Questura, anche su segnalazione dei
servizi sociali, ma sarebbe comunque sempre necessario il parere favorevole della Procura.
Qui i dettagli.
Difficile, insomma, immaginarsi, una pioggia di permessi di soggiorno, eppure durante
l’esame in Commissione la Lega Nord ha cercato di eliminare quell’articolo dal decreto. Il
deputato Matteo Bragantini è arrivato a dire che “sarebbe incentivato il ricorso ad atti di
violenza domestica al fine di ottenere il permesso di soggiorno in favore della vittima e,
quindi, il ricongiungimento con il convivente, autore della violenza”.
(Fonte www.stranieriintalia.it)
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UN CONVEGNO PER PARLARE DI
VIOLENZA E DISCRIMINAZIONE NEI
CONFRONTI DELLE DONNE DISABILI
(3 ottobre 2013)
A promuoverlo al Cenacolo degli Agostiniani sono associazione Frida e Aias. Si
spiegheranno le azioni promosse per contrastarle
Si svolgerà martedì 8 ottobre dalle 14.30, presso il
cenacolo del Convento degli Agostiniani,
ad Empoli, il convegno sul tema della violenza contro
le donne disabili, promosso da Associazione Frida in
collaborazione con AIAS di Empoli.
La violenza di genere nei confronti delle donne disabili, come sottolineato a livello
internazionale anche dall'OCSE, rappresenta un fenomeno grave e diffuso, spesso
dimenticato e in grande parte sommerso. Essere disabile e vittima di violenza significa
spesso subire maltrattamenti da chi si prende cura o dalla persona da cui la donna dipende
per lo svolgimento di molte attività fondamentali, questo crea un rapporto di forte
dipendenza dal maltrattante e rende ancora più difficile uscire dalla relazione violenta.
Su questo e sul più generale tema della discriminazione nei confronti delle donne disabili, è
dedicato il convegno “Violenza di genere e disabilità. Dalle storie di
discriminazione alle azioni per contrastarla.”
Il convegno prevede un programma ricco di interventi con la partecipazione diesponenti
del mondo politico e delle istituzioni, quali l'Assessore Regionale al Welfare Salvatore
Allocca, il Sindaco del Comune di San Miniato Vittorio Gabbanini e l'Assessora alle Pari
Opportunità Giuditta Giunti, e distudiose ed esperte sul tema della violenza contro le
donne e della disabilità, quali la psicoterapeuta Maria Spiotta dell'associazione di Roma
Differenza Donna, Simona Lancioni del gruppo donne UILDM e responsabile della rivista
Informare un'H, Rosalba Taddeini dell'associazione Frida, Giovanni Grazzini di AIAS
Empoli.
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Protagoniste dell'iniziativa però le storie delle donne , le loro esperienze di
discriminazione e le loro difficoltà ma anche la loro forza e il loro coraggio; a raccontarci e
farci conoscere più da vicinocosa significhi'essere una donna con disabilità, due
straordinarie donne del territorio, Teresa e Valentina.
Il convegno si colloca all'interno del progetto Aurora, promosso da Associazione Frida, in
partneriato con AIAS di Empoli e Società della Salute Valdarno Inferiore, e finanziato da
Philip Morris Italia.
Aurora ha previsto l'apertura del primo sportello in Italia specializzato su violenza di
genere e disabilità, destinato ad accogliere e sostenere donne con diverse forme di
disabilità nel loro percorso di uscita dalla violenza e dalla discriminazione; lo sportello si
trova presso la sede di AIAS ad Empoli (via villani 11) ed è aperto il venerdì mattina o su
appuntamento.
Il progetto ha inoltre previsto la realizzazione di una ricerca qualitativa, in fase di
svolgimento, finalizzata a rilevare da un lato le necessità specifiche delle donne disabili
vittime di violenza e dall'altro le risposte e i servizi esistenti in tale ambito.
Per info: Associazione Frida cell. H24 346 7578833
sito web: www.associazionefrida.it / email: [email protected]
(fonte http://www.gonews.it/)
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AL VIA, A NAPOLI, LA QUINTA EDIZIONE
DI POETÈ, ARTE CONTRO LA
DISCRIMINAZIONI (3 ottobre 2013)
Riparte il ciclo di incontri poetici. La scrittura e il teatro come mezzi di contrasto
efficaci e privilegiati all'omotransfobia e a qualsiasi forma di esclusione e razzismo.
Poetè riunisce sotto il segno della poesia, l’arte contro la discriminazione: la scrittura e il
teatro come mezzi di contrasto efficaci e privilegiati all’omotransfobia e a qualsiasi forma
di esclusione e razzismo. Anche quest’anno il ciclo di rappresentazioni performance,
presentazioni di libri e letture, riparte all’arrivo della stagione fredda e ad annunciarlo sarà
una conferenza stampa prevista venerdì il 4 ottobre a Napoli per le ore 12, alla Sala
Pignatiello di Palazzo San Giacomo.
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Organizzata in collaborazione con l’Assessorato alle Pari Opportunità del Comune di
Napoli, la quinta edizione di Poetè - letture (poetiche) si svolgerà come di consueto al
Chiaja Hotel De Charme.
Interverranno nel corso della conferenza l’assessore alle Pari Opportunità del Comune di
Napoli, il direttore artistico Claudio Finelli, il patron della manifestazione Pietro Fusella, i
rappresentanti di Arcigay Napoli, Arcigay Salerno, Coordinamento Campania Rainbow,
Lalineascritta, Napoligaypress.it, associazione Vololibero alcuni degli autori e attori della
manifestazione. Modera gli interventi Giuseppe Porcelli.
Le letture, contano fra gli ospiti delle da Walter Siti a Ivan Cotroneo, da Lorenza Foschini
a Franco Buffoni, passando per Ivan Scalfarotto, Luca Bianchini, Sandro Lombardi e tanti
altri. Gli incontri, con cadenza bimensile da ottobre a giugno, iniziano alle 18.30 con
ingresso gratuito e prevedono una conversazione pubblica e informale tra l’autore ospite e
il direttore artistico Claudio Finelli seguita da una performance teatrale interpretata da noti
attori della nostra città sui temi proposti dall’autore ospite dell’incontro. Poetè si avvale del
sostegno morale dell’Assessorato alle pari opportunità del Comune di Napoli, di Arci Gay
Napoli, di Arci Gay Salerno, del Coordinamento Campania Rainbow, del CSV di Napoli,
della scuola di scrittura Lalineascritta, di Napoligaypress.it e dell’associazione Vololibero.
Info: [email protected], Claudio Finelli +39.349.478.45.4
(fonte http://www.queerblog.it/)
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FRANCIA: MINISTRI DIVISI SU QUESTIONE
ROM, HOLLANDE CHIEDE UNITA'
Parigi - Il presidente francese Francois Hollande richiama all'ordine i ministri, divisi in
questi giorni sulla questione dei nomadi bulgari e romeni. Dopo le accuse dell'opposizione,
che avevano dipinto il governo come una "barca ubriaca" per la controversia sui rom,
Hollande ha richiamato agli obiettivi di "unita', solidarieta' e responsabilita'". Il conflitto
politico era stato provocato la settimana scorsa dal ministro degli Interni Manuel Valls, che
aveva dichiarato che i 20.000 nomadi residenti in Francia non avevano interesse ad essere
integrati e dovevano essere espulsi dal Paese.
Cecile Duflot, ministro delle Politiche abitative e leader della coalizione dei Verdi, aveva
accusato Valls di offendere i principi fondamentali della Francia. Eppure, secondo un
recente sondaggio, il 77 per cento dei francesi (il 94 per cento elettori di destra e il 55 per
cento di sinistra) appoggia la politica di Valls, vicino a quella dell'ex presidente francese
Nicolas Sarkozy. La disputa tra i ministri aveva creato dei dubbi sull'autorita' di Hollande,
che secondo gli ultimi sondaggi ha l'appoggio di un terzo dei francesi.(AGI)
FRANCIA:ROM, SCUSE VALLS, FRASI
INFELICI
Ministro aveva parlato di popolazione che non vuole integrarsi
PARIGI - Il ministro dell'Interno francese, Manuel Valls, si è rammaricato con il primo
ministro Jean-Marc Ayrault per le sue frasi sui Rom, che hanno suscitato polemiche nel
paese, definendole "infelici" Lo ha reso noto la radio RTL citando un faccia a faccia fra i
due. Valls aveva suscitato una bufera dichiarando che i Rom non aspirano a integrarsi e
puntano a "tornare nel loro paese". Il ministro ha ora ammesso dinanzi ad Ayrault che non
avrebbe dovuto pronunciare quelle parole.
(ANSA)
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“RICCHIONE DI MERDA TI AMMAZZO DI
BOTTE”, BABYGANG A MILANO. VIOLENZA
E ODIO RAZZIALE (3 ottobre 2013)
Minacce messe su Facebook. Video su youtube. "Aggressioni gratuite" per la
banda di minorenni arrestati ieri. Un giovane eritreo sfugge al massacro. Pochi
giorni dopo su Fb: "Sei morto, appena ti becco ti deformo la faccia"
Pestaggi violenti. Anche a sfondo razziale. Minacce brutali. Racconti in stile “Arancia
meccanica”. Tutto postato sui profili Facebook o messo a verbale dalle vittime della
babygang che per mesi ha terrorizzato il quartiere milanese di Baggio. L’indagine del
commissariato Lorenteggiocoordinata dal pm Annamaria Fiorillo alza così il velo
sull’universo delle bande metropolitane: un mix di violenza e odio razziale. Tanto che è
stata richiesta l’aggravante prevista dalla legge Mancino sulla discriminazione. Aggravante
che però non sarà recepita dal gip del tribunale dei Minori.
Ma ciò che impressiona in questa storia sono le parole e le frasi tutte contenute nel
fascicolo della procura di Milano. Il 31 maggio 2013 nei pressi di via delle Forze Armate la
batteria di minorenni, quasi tutti residenti nei palazzoni di via Creta, prende di mira alcuni
ragazzi eritrei. Le vittime fanno parte di una band musicale. Vengono picchiate a sprangate.
Fuggono e si rifugiano in una farmacia. Verranno salvati grazie all’intervento di una
volante. Pochi giorni dopo sul profilo Facebook di uno degli aggrediti arriva questo
messaggio. “Come scappavi tuniso di merda, sei morto, appena ti becco ti deformo la
faccia. Figlio di puttana sei scappato bene dentro la farmacia. Non uscire più di casa”. Chi
scrive è uno dei picchiatori di via Creta. Lo stesso che il giorno dell’aggressione conversa in
chat: “Il vostro ha preso le botte stasera, lui e il suo amico, tutti gonfi”.
Spessore da balordi. A tal punto deformato che il giudice per le indagini preliminari non ha
trovato altra soluzione che spedirli in carcere. Totale assenza di senso dello Stato, annota il
gip. Per capire, basta guardare alcuni video su youtube. In uno di questi due ragazzi della
banda si riprendono in camera da letto, davanti al computer. Uno di loro mostra un grosso
tirapugni. Lo tiene in mano, lo indossa, lo mostra in primo piano, lo appoggia sugli
addominali.
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Le immagini, dunque. Per capire. E poi le parole. Quelle, ad esempio, che mette a verbale
un signore omosessuale picchiato e insultato dalla gang. Aggredito due volte. Durante la
seconda, oltre alle botte, ci sono anche le parole, che forse fanno più male. Leggiamo cosa
urlava l’aggressore: “Non ti posso vedere, ti ammazzo di botte, non ti sopporto perché sei
una grande puttana, troia, ricchione di merda, ti meriti questo”. Immaginare la scena non è
difficile. Risultato: la vittima, che sta su una sedia a rotelle, per mesi non esce di casa
nemmeno per comprarsi da mangiare.
Sono tanti questi ragazzi. Almeno venti. Di questi ieri quattro sono finiti dietro le sbarre.
Consapevoli di quello che facevano, ma, probabilmente, non fino in fondo. Torniamo
allora al gruppo di eritrei picchiato. Uno di loro, lo si è capito, è riuscito a fuggire
all’aggressione rifugiandosi in una farmacia. La salvezza però è solo temporanea. I
messaggi di minaccia arrivano a ondate. Abbiamo visto il primo. Ecco il secondo postato
da uno dei quattro fermati, il quale addebita alla vittima il fatto di essere finito dentro per
spaccio. “Infame, grazie a te mi hanno arrestato, sono uscito tre giorni fa, tu gira tranquillo
con la tua coscienza sporca viscida da infame che non è oggi non è domani ma tutto il
male che hai fatto torna indietro, ricordatelo bene”. Quindi per rendere esplicito il
messaggio viene postata l’immagine di un colpo di pistola. I messaggi sono tantissimi. Il
tono, però, non cambia. “Chi sbaglia paga”. E ancora: “Lo ammazzo a sto infame lurido”.
E poi ci sono i verbali, le denunce. Come quella di un giovane picchiato dalla gang davanti
all’Arco della Pace. L’aggressione avviene sui gradoni davanti al Parco Sempione. La
vittima è lì con alcuni amici. Poi arrivano loro. Sono almeno trenta persone. Gli sguardi
torvi. Si vede che vogliono attaccare briga. La vittima distoglie lo sguardo. Poi interviene
quando il branco si accanisce su un barbone. “Violenza gratuita”, si legge nel verbale.
Chiedere di piantarla è solo la miccia che dà fuoco alle polveri della violenza. I primi colpi
vengono menati con il casco. Colpi violenti che fratturano il volto e abbassano gli zigomi.
Da quel momento in poi la vista si annebbia e i pugni arrivano da tutte le parti. Così va a
finire in centro a Milano. Pochi attimi. Poi la fuga con i tirapugni in tasca. E quelle parole
gridate: “Fate sapere a Quarto Oggiaro che quelli di Baggio sono arrivati fino all’Arco della
Pace”. Parole di guerra. Che dal centro rimbalzano fin dentro ai casermoni popolari della
Barona. Altro quartiere a rischio. Altre storie. Ancora da raccontare.
(fonte http://www.ilfattoquotidiano.it)
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CONSIGLIO D'EUROPA: NUOVO RICHIAMO
A ITALIA, ESEGUA SENTENZE
(2 ottobre 2013)
Da carceri a rispetto diritti umani e ratifiche convenzioni
STRASBURGO - L'Italia e' stata di nuovo richiamata dall'assemblea parlamentare del
Consiglio d'Europa ad adempiere ai suoi obblighi come Stato membro. Nel documento
approvato oggi, in cui l'assemblea fa il punto sul rispetto dei diritti umani in tutti i suoi
aderenti e da cui comunque nessuno esce indenne, l'Italia viene innanzitutto chiamata a
mettere mano a tutte quelle misure che servono a eliminare gli ostacoli che provocano
ritardi nelle esecuzioni delle sentenze della Corte di Strasburgo.
A questo proposito viene anche chiesto al parlamento italiano di ''avviare le modifiche
legislative volte a eliminare i problemi strutturali che provano ripetute violazioni della
Convenzione europea dei diritti umani''. Secondo il documento il parlamento italiano
dovrebbe mettersi al lavoro per risolvere innanzitutto la questione della lentezza dei
processi e il sovraffollamento carcerario. Ma governo e parlamento devono anche
impegnarsi nell'approvare le leggi necessarie alla ratifica di tre testi fondamentali del
Consiglio d'Europa: la Convenzione sul riciclaggio, la ricerca, il sequestro e la confisca dei
proventi della criminalita' e sul finanziamento del terrorismo; il protocollo 12 della
Convenzione europea dei diritti dell'uomo che sancisce un divieto assoluto alla
discriminazione, e infine la Carta europea per la tutela delle lingue regionali e delle
minoranze.
(ANSA).
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AUMENTANO GLI IMMIGRATI
PROPRIETARI DI ABITAZIONI MA
RIMANGONO DISCRIMINATI NEL MERCATO
DEGLI ALLOGGI Uno studio contenuto nel libro “Stranieri e disuguali. Le disuguaglianze nei diritti
e nelle condizioni di vita degli immigrati”.
(2 ottobre 2013)
Uno degli aspetti più importanti del rapido processo di stabilizzazione della popolazione
straniera riguarda l’insediamento abitativo. Dalla prima indagine del 2001 della Fondazione
Ismu sugli stranieri in Italia, in particolare in Lombardia – una delle principali regioni di
insediamento – risultava che oltre un terzo degli intervistati viveva presso il proprio datore
di lavoro o in appartamenti condivisi con altri immigrati non parenti. Quasi un intervistato
su dieci dormiva in strutture di accoglienza, case occupate abusivamente, baracche, alloggi
temporanei o altre sistemazioni precarie. La stessa indagine ripetuta a dieci anni di distanza,
nel 2011, ha fornito un’immagine significativamente diversa: oltre un quinto degli
intervistati vive in una casa in proprietà, oltre la metà vive in un’abitazione in affitto che
condivide solo con i propri familiari. La percentuale di persone intervistate in condizioni di
forte marginalità abitativa è praticamente dimezzata. È quanto emerge dall’analisi condotta
da Claudio Daminato e Novena Kulic pubblicata in Stranieri e disuguali. Le disuguaglianze
nei diritti e nelle condizioni di vita degli immigrati per le edizioni Il Mulino, testo curato da
Chiara Saraceno, Nicola Sartor e Giuseppe Sciortino e anticipato dall’agenzia Redattore
Sociale.
Nel giro di un decennio, la popolazione straniera è divenuta pertanto un segmento stabile
del mercato delle abitazioni, con effetti di rilievo, sia su quello delle locazioni che delle
compravendite. Rispetto alle famiglie italiane, quelle straniere vivono più spesso in affitto,
in case maggiormente affollate e di qualità inferiore, per quanto riguarda sia le condizioni
interne dell’abitazione, sia la tipologia del quartiere in cui la famiglia abita. Sempre nella
ricerca, si indica che circa il 71% delle famiglie italiane vive in una casa di proprietà della
famiglia, mentre lo stesso accade soltanto per il 23% delle famiglie straniere. Il dato è
particolarmente marcato nelle fasce di età sopra i 35 anni, dove la differenza tra italiani e
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stranieri è massima. Inoltre, tra le famiglie straniere, la proprietà della casa non è distribuita
sul territorio in modo omogeneo. È, infatti, maggiormente concentrata nella zona nord-est
e nord-ovest del paese, e queste zone contribuiscono a quasi il 60% delle case in proprietà
degli stranieri.
Confrontando le famiglie della stessa situazione economica e dal profilo demografico
simile, si è osservato come sia il tasso di proprietà tra gli stranieri sia le condizioni interne
delle abitazioni si avvicinano a quelle medie degli italiani. E il maggior affollamento delle
abitazioni delle famiglie straniere resta invariato, o peggiora, quando la comparazione viene
fatta su gruppi omogenei per condizione socioeconomica. Le famiglie straniere, inoltre,
pagano maggiori costi per la casa, a parità di tutte le altre condizioni. Si è visto anche che il
tempo trascorso in Italia aumenta la probabilità di comprare una casa, ma non cambiano le
altre condizioni abitative. A conclusione dello studio, gli autori affermano che il disagio
abitativo delle famiglie straniere non può esser considerato esclusivamente come effetto
delle disuguaglianze di reddito e di ricchezza.
(fonte http://www.immigrazioneoggi.it)
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ALLE NAZIONI UNITE UN “MEETING DI
ALTO LIVELLO” SULLE MIGRAZIONI
(2 ottobre 2013)
Domani e venerdì a New York l’incontro con i massimi esponenti mondiali.
Nel 2013 i migranti nel mondo sono stati 232 milioni di persone, pari al 3,2% della
popolazione globale, contro 175 milioni nel 2000 e 154 milioni nel 1996. Lo rivelano le
Nazioni Unite presentando l’incontro “ad alto livello” sulla migrazione e lo sviluppo
internazionale che si terrà domani e venerdì a New York.
Europa e Asia assieme sono i continenti che ospitano quasi due terzi della popolazione
migrante mondiale. L’Europa resta la destinazione principale con 72 milioni di persone
contro i 71 milioni dell’Asia.
Dal 1990 il Nord America ha visto il maggior incremento della popolazione migrante con
25 milioni in più a un tasso del 2,8% annuale.
“Nuove fonti e nuove destinazioni stanno emergendo e in alcuni casi ci sono Paesi
diventati importanti punti di origine, transito e destinazione simultaneamente”, ha detto
John Wilmoth, direttore della Divisione sulla popolazione del Dipartimento per gli affari
economici e sociali dell’Onu.
Altre statistiche delle Nazioni Unite rivelano che nel 2013 metà di tutta la popolazione
migrante del mondo si è concentrata in dieci nazioni, con gli Stati Uniti in testa (45,9
milioni), seguiti da Russia (11), Germania (9,8) Arabia saudita (9,1), Emirati Arabi Uniti
(7,8), Regno Unito (7,8), Francia (7,4), Canada (7,3), Australia (6,5), e Spagna (6,5).
Per le informazioni aggiornate sul meeting si rimanda al sito delle Nazioni Unite
link: http://www.un.org/en/ga/68/meetings/migration/
(fonte http://www.immigrazioneoggi.it)
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PARLARE DI SORDITÀ ATTRAVERSO IL
CINEMA E GLI AUDIOVISIVI (2 ottobre 2013)
Incontro con Emilia Del Fante*
«Volevamo suscitare nello spettatore stupore e interesse, attraverso l’espressione artistica e
la ricerca condotta dagli autori di tre film dedicati al tema della sordità». Così Emilia Del
Fante spiega il senso della bella e riuscita iniziativa promossa il 21 settembre a Roma dalla
FIADDA della Capitale (Famiglie Italiane per la Difesa dei Diritti degli Audiolesi), prima
tappa di un profondo percorso di informazione e sensibilizzazione sulla disabilità uditiva
Fotogramma dello spot della FIADDA Roma "Vuoi parlare con me?"
Un fotogramma dello spot recentemente realizzato dalla FIADDA Roma, intitolato “Vuoi
parlare con me?”
Sono tutti film assai interessanti, dei quali anche il nostro giornale si è già ampiamente
occupato a suo tempo, quelli scelti dalla FIADDA Roma (Famiglie Italiane Associate per la
Difesa dei Diritti degli Audiolesi), il 21 settembre scorso, per animare l’interessante
iniziativa denominata “L’estate di Giacomo” – “Matilde” – “Io, straniera?”. Uno sguardo
sulla sordità. Parliamone attraverso l’audiovisivo, tenutosi con successo presso la Sala
Deluxe della Casa del Cinema di Roma.
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«L’evento – spiega Emilia del Fante, presidente della FIADDA Roma – è nato da un’idea
congiunta di Valeria Cotura e mia, con l’obiettivo di trattare finalmente il tema della
sordità, con un approccio che non fosse sanitario e ideologico, utilizzando uno strumento,
quello cinematografico e dell’audiovisivo a noi tanto caro, ovviamente anche allo scopo di
affermare sempre e comunque le nostre posizioni – riassumibili in poche parole come “il
diritto delle persone sorde alla parola” -, cercando però di farlo in una maniera pacata,
distaccandoci da quel clima “urlato” che spesso ha contraddistinto il dibattito degli ultimi
anni in questo settore».
L’incontro – patrocinato da Roma Capitale, dai Municipi II, X e XV della stessa, dalla
Provincia di Roma, dalla Regione Lazio, dall’UNAR (Ufficio Nazionale
Antidiscriminazioni Razziali) e dalla FISH (Federazione Italiana per il Superamento
dell’Handicap) – ha potuto contare sulla presenza della deputata Ileana Argentin, del
consigliere del Comune di Roma Gianluca Peciola, di Erica Battaglia, presidente della
Commissione Politiche Sociali e della Salute del Comune stesso e di Dino Barlaam,
presidente della FISH Lazio.
Rappresentate al meglio, infine, erano anche le tre opere al centro della giornata, a partire
dal regista Alessandro Comodin e dai protagonisti dell’Estate di Giacomo, pellicola di
inatteso, ma assai gradito successo del 2011. Erano poi presenti Vito Palmieri, regista del
cortometraggio Matilde, già secondo classificato all’edizione 2012 del concorso della FISH
Sapete come mi trattano?, Matilde Da Silva, protagonista del film, con la sua famiglia, il
maestro Luca Di Costanzo e a Luisa Mazzeo, presidente dell’AGFA (Associazione
Genitori con Figli Audiolesi), la Sezione di Bologna della FIADDA. E infine Alessandro
Mastrantonio, regista del corto Io, straniera? del 2010, cosceneggiato dallo stesso insieme a
Valeria Cotura, opera anch’essa partecipante a Sapete come mi trattano?
Ma torniamo a parlare dell’iniziativa con Emilia Del Fante, cercando innanzitutto di capire
meglio all’interno di quale percorso essa si inserisca. «L’evento del 21 settembre – ci spiega
– non resterà certo fine a se stesso. L’obiettivo, infatti, è quello di aprire una finestra di
comunicazione in continua evoluzione per rappresentare e quindi sensibilizzare le
Istituzioni e l’opinione pubblica sulla disabilità uditiva, spesso vittima di stereotipi,
pregiudizi e quindi di discriminazioni, proprio a causa di un’informazione scorretta e
imprecisa».
Come mai la scelta di tre film e non di un “classico” convegno, con relazioni di
esperti e altri ospiti?
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«Non volevamo parlare di disabilità in uno stile “canonico”, conforme ad analoghe
manifestazioni, piuttosto attraverso l’espressione artistica e la ricerca condotta dai tre autori
sul tema della sordità, volevamo suscitare nello spettatore stupore e vero interesse. Tre
storie, tre età e contesti diversi, tre protagonisti che danno voce alle loro emozioni, alla
voglia di vivere, di crescere, comunicare e di superare, quando altri lo creano, lo stigma
della disabilità.
L’estate di Giacomo, Matilde e Io, straniera? hanno infatti il pregio di focalizzare
l’attenzione sui protagonisti che sono persone e che come tali vivono le loro emozioni e
tensioni umane, concrete e quotidiane. Per questo ai tre autori spetta anche il merito – in
un momento in cui media, stampa e mondo artistico trattano sin troppo spesso la sordità
in modo confuso e all’insegna del pregiudizio – di fissare l’obiettivo su persone reali e
narrarle nella loro spontaneità. Al di là, quindi, della creatività artistica, emergono forza e
capacità di informazione e sensibilizzazione, con l’uso dell’audiovisivo che diventa fattore
di crescita culturale e civile. Abbiamo insomma voluto comunicare una gran voglia di
utopia».
Obiettivo centrato?
«Penso proprio di sì, anche perché il dibattito successivo alle proiezioni – condotto da
Giampiero Griffo, componente dell’Esecutivo Mondiale di DPI (Disabled Peoples’
International) e da Valerio De Simone, giovane critico e assistente di Paolo Bertetto nel
Corso di Arti e Scienze dello Spettacolo all’Università La Sapienza di Roma – pur
meritando più tempo a disposizione e lasciando aperte dinamiche e spunti per ulteriori
confronti, si è presentato intenso e anche pungente, del tutto lontano da schemi buonistici
e acritici».
Ci risulta, tra l’altro, che la vostra stessa Associazione abbia prodotto recentemente
un interessante spot…
«Sì, e l’abbiamo presentato in apertura della giornata del 21 settembre. Si chiama Vuoi
parlare con me?, lo ha diretto nel luglio scorso Alessandro Mastrantonio e sta diventando
la nostra bella “carta d’identità” di cui siamo assolutamente orgogliosi. Tutti possono
visionarlo nel nostro sito, anch’esso nato a luglio e ancora in via di costruzione o sul canale
YouTube della FIADDA Roma.
Lo spot ha suscitato nella sala un’emozione profonda. Si tratta infatti di una promozione
pacata, serena e dignitosa della nostra filosofia e lo stesso autore, in un suo intenso
intervento, ha ribadito poi il concetto del diritto delle persone sorde alla parola». (S.B.)
(fonte http://www.superando.it/)
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"MENS SANA": CONFERENZA
CONCLUSIVA DEL PROGETTO (2 ottobre 2013)
Il 17 ottobre si terrà a Roma, alle ore 9.30, presso la Sala Polifunzionale della
Presidenza del Consiglio dei Ministri (via Santa Maria in Via, 37) “Oltre la
conciliazione, per una vita ‘over’ di qualità", conferenza finale del Progetto europeo “Mens
sana in corpore sano: policies and instruments for an healthy and dignified active ageing
for elderly women”, finanziato nell’ambito del programma “Progress”.
L'evento, organizzato dal Dipartimento per le Pari Opportunità, rappresenta il momento
conclusivo di un'attività avviata nel mese di Febbraio 2012. Durante la Conferenza, che
rappresenta un’occasione per aprire un dibattito su nuove politiche per un invecchiamento
attivo delle donne, verranno presentati i risultati finali del progetto “Mens sana in corpore
sano: policies and instruments for an healthy and dignified active ageing for elderly
women”.
Il Capo del Dipartimento per le Pari Opportunità, Cons. Ermenegilda Siniscalchi, aprirà la
Conferenza che vedrà la partecipazione di un rappresentante della Commissione europea,
dei partner del Progetto, dei componenti del Tavolo Nazionale e di un gruppo selezionato
di esperte ed esperti.
Per partecipare si prega di inviare una e-mail all’indirizzo [email protected]
entro e non oltre il 15 ottobre 2013.
L’ingresso sarà consentito entro i limiti massimi di capacità della Sala.
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INFORMAZIONE E PERSONE LGBT: I
PROGRAMMI DE “L’ORGOGLIO E I
PREGIUDIZI”
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Tutti i relatori e gli argomenti dei 4 seminari di formazione per giornalisti su
genere e orientamento sessuale, previsti a Milano (15 ottobre), Roma (16), Napoli
(18), Palermo (22). Organizza Redattore sociale su incarico dell’Unar
Sono stati pubblicati i programmi de “L’orgoglio e i pregiudizi”, i 4 seminari di formazione
per giornalisti sui temi del genere e dell’orientamento sessuale previsti dal 15 al 22 ottobre
aMilano, Roma, Napoli e Palermo (dalle 9 alle 14).
Ai seminari, organizzati da Redattore Sociale su incarico dell’Unar (Ufficio nazionale
antidiscriminazioni razziali), sono attesi oltre 400 giornalisti e operatori della
comunicazione, chiamati a misurarsi – come recita il sottotitolo degli incontri – sul terreno
di una “informazione rispettosa delle persone LGBT”. Un tema di particolare attualità che
viene affrontato proprio nei giorni del dibattito sulla legge anti omofobia e delle polemiche
attorno al “caso” Barilla.
“Ogni volta che i riflettori della cronaca si accendono su ‘ambienti gay’
torbidi e devianti – si legge nell’introduzione – o l'omosessualità di qualcuno è
usata come un'arma di dileggio, ogni volta che transessualità diviene
sinonimo di prostituzione e l'orgoglio è trasformato in ‘esibizionismo’, i
media italiani allontanano di un passo la conoscenza delle persone LGBT, delle
loro lotte, delle loro vite, dei loro diritti. Talvolta è per imbarazzo, talaltra
per incompetenza. In molti casi è per pregiudizio, più o meno consapevole.
Così i mezzi di informazione possono rendersi complici di una cultura
omofobica che esclude e discrimina le persone LGBT”. Per questo è
“necessaria un'azione continua di formazione e dialogo che, senza scadere
in atteggiamenti prescrittivi o censori, metta in guardia dai rischi di un
cattivo uso delle parole e indichi la via per un'informazione corretta”.
Considerata la grande varietà dei temi da trattare, i 4 seminari sono stati pensati in parte
come paralleli, in parte come complementari l’uno all’altro. Divisi in tre sessioni, nella
prima prevedono un inquadramento di tipo storico-sociologico e un’analisi dei principali
problemi nella trattazione sui media dei fatti riguardanti le persone LGBT. La seconda
sessione è diversa per tutti: a Milano si parlerà di social media “tra hate speech ed
espressione dell’orgoglio”; aRoma di LGBT in televisione “tra informazione, reality
e fiction”; a Napoli di famiglie “contro natura”; a Palermo di omofobia e pregiudizi
di genere. La terza sessione è dedicata a una discussione sulla pratica giornalistica
quotidiana, con un approfondimento (a Napoli) sulla trattazione della transessualità in
chiave di cronaca nera.
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Ecco l’elenco completo dei relatori confermati.
Milano: Agnese Canevari, Seble Woldeghiorghis, Giovanni Rossi, Matteo Winkler,
Claudio Rossi Marcelli (anche a Roma e Napoli), Giovanni Boccia Artieri, Giuseppe
Catalano, Chiara Reali, Fulvio Zendrini, Alessandro Cannavò, Matteo Gamba, Giorgia
Serughetti.
Roma: Maria Cecilia Guerra, Alessandra Cattoi, Paola Spadari, Delia Vaccarello (anche
a Palermo), Ivan Cotroneo, Giovanni Anversa, Elena Tebano, Gianni Betto, Angela
Abbrescia, Pina Debbi, Alessandro Baracchini.
Napoli: Alessandra Barberi, Paolo Valerio, Andrea Pini, Lorenza Soldani, Ingrid
Lamminpaa,Tommaso Giartosio, Ottavia Voza, Loredana Rossi, Ida Palisi, Carmela
Maietta.
Palermo: Marco Buemi, Agnese Ciulla, Giuseppe Burgio, Ambra Pirri, Cirus Rinaldi,
Giovanni Lo Monaco, Claudio Cappotto, Titti De Simone, Davide Camarrone, Salvatore
Rizzo.
I video di tutti gli interventi dei relatori saranno messi a disposizione sul sito di
Redattore Sociale dedicato alla formazione dei giornalisti il giorno successivo a ciascuna
edizione. La partecipazione ai seminari è gratuita.
I 4 incontri sono realizzati nell’ambito del Progetto “LGBT Media and Communication”,
finanziato dal Consiglio d’Europa nel quadro della Raccomandazione CM/REC (2010)5
sulle misure volte a combattere la discriminazione fondata sull’orientamento
sessuale o sull’identità di genere e in attuazione della Strategia nazionale LGBT
2013-2015.
Per informazioni: tel. 0734
681001, [email protected], giornalisti.redattoresociale.it.
(fonte http://www.redattoresociale.it)
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IL LEADER DI ALBA DORATA OGGI IN
TRIBUNALE INCRIMINATI QUATTRO
DEPUTATI DEL PARTITO (2 ottobre 2013)
Tre dei sei del gruppo di estrema destra arrestati nel fine settimana sono stati
rimessi in libertà dal giudice. In manette l’ex comandante della polizia di Atene
Comparirà oggi davanti ai giudici inquirenti
Nikos Mihaloliakos, il leader del partito di
estrema destra greco Alba Dorata arrestato nel
quadro di una vasta operazione che ha portato
agli arresti 22 persone e che è scattata a seguito
dell’omicidio del musicista Pavlov Fyssas il 18
settembre scorso. Quattro parlamentari si sono già presentati in aula nei giorni scorsi per le
udienze preliminari. Mihaloliakos deve rispondere tra l’altro delle accuse di omicidio
aggressione e riciclaggio. Ascoltate le ragioni della difesa, è previsto che il giudice stabilisca
se concedere la libertà su cauzione o disponga la carcerazione oltre al rinvio a giudizio
dell’imputato.
Tre dei sei deputati di Alba Dorata arrestati nel fine settimana sono stati rimessi in libertà
dal giudice. Lo ha riferito la Tv Mega. I tre deputati rimessi in libertà, ma con l’obbligo di
non lasciare il Paese, sono Ilias Kasidiaris (portavoce del partito), Ilias Panayotaros e Nikos
Michos. Il quarto, Yannis Lagos, rimane invece in carcere. Per Kasidiaris il giudice ha
stabilito il deposito di una garanzia di 50mila euro. Nei giorni scorsi, il partito era stato
`decapitato´ da una serie di arresti dopo che erano emerse prove che attribuirebbero a un
simpatizzante del partito l’assassinio del rapper anti-fascista Pavlos Fyssas, avvenuto il 18
settembre.
E’ stato arrestato l’ex comandante di polizia di un popolare quartiere di Atene, terreno
d’azione privilegiato del partito neonazista greco Alba Dorata. Il graduato, che ha diretto il
commissariato di Agios Panteleimon, nel centro della capitale greca, è sospettato di avere
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coperto i militanti neonazisti durante i loro attacchi contro gli stranieri. Il poliziotto è
accusato di avere favorito la caccia ai clandestini fatta dai neonazisti nella zona, una delle
prime dove Alba Dorata si è rafforzata. Secondo una fonte di sicurezza, è sospettato di
avere ostacolato gli immigrati che denunciavano gli abusi degli estremisti di destra. Sull’ex
comandante pesano capi d’accusa pesanti, come “abuso di potere”, “falsa testimonianza”,
“commercio d’armi”.
E’ il quarto poliziotto greco arrestato negli ultimi giorni per presunti legami con il partito
greco Alba Dorata. Alti graduati della polizia greca si sono dimessi o sono stati sospesi per
lo stesso motivo la settimana scorsa.
Dopo l’uccisione rapper greco Pavlos Fyssas per le strade di Atene il 18 settembre scorso,
prosegue l’offensiva del governo greco contro il partito, che resta tuttavia la terza
formazione politica più forte nel paese. Nei giorni scorsi sei deputati di Alba dorata, tra cui
il fondatore del gruppo neonazista, e una quindicina di militanti, sono stati arrestati con
l’accusa di avere creato una “organizzazione criminale”.
(fonte http://www.lastampa.it/)
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The Burqa Affair Across Europe Edited by Alessandro Ferrari, University of Insubria, Italy and Sabrina Pastorelli,
University of Milan, Italy
(2 ottobre 2013)
In recent years, the wearing of the full-face veil or
burqa/niqab has proved a controversial issue in many multi-
cultural European societies. Focussing on the socio-legal and
human rights angle, this volume provides a useful
comparative perspective on how the issue has been dealt
with across a range of European states as well as at
European institutional level. In so doing, the work draws a
theoretical framework for the place of religion between
public and private space. With contributions from leading
experts from law, sociology and politics, the book presents a
comparative and interdisciplinary approach to one of the
most contentious and symbolic issues of recent times.
Contents: Introduction, Alessandro Ferrari and Sabrina Pastorelli; In praise of
pragmatism, Silvio Ferrari; Burqa and Islam, Roberta Aluffi Beck-Peccoz; Burqa, niqab
and women’s rights, Letizia Mancini; A besieged right: religious freedom and the Italian
war on the burqa and the niqab, Alessandro Ferrari; The burqa affair in France, Anne
Fornerod; Legal and social issues concerning the wearing of the burqa and other head
coverings in the United Kingdom, Mark Hill; Introducing a general burqa ban in the
Netherlands, Adriaan Overbeeke; The burqa affair in Spain: legal perspectives, Agustín
Motilla; The Belgian ‘burqa ban’. Legal aspects of local and general prohibitions on
covering and concealing one’s face in Belgium, Jogchum Vrielink, Saïla Ouald Chaib and
Eva Brems; A quest for open helmets: on the Danish burqa affair, Lisbet Christoffersen;
Burqa in Germany - not really an issue: a short note, Jörn Thielmann and Kathrin
Vorholzer; The anti-burqa movement in Western Europe, Ralph Grillo and Prakash Shah;
The burqa in Europe: European institutions and the comparative/interdisciplinary
approach, Daniele Ferrari and Sabrina Pastorelli; Conclusion: the European burqa debates:
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past, present and future, Maleiha Malik; The RELIGARE-Como declaration on the issue
of the burqa; Index.
About the Editor: Alessandro Ferrari teaches Law and Religion and Comparative
Religious Laws at the University of Insubria (Como-Varese) and is also a member of the
Groupe Sociétés, Religions, Laïcités (GSRL-CNRS/École Pratique des Hautes Études-
Sorbonne) and of Centre Prisme Politique, Religion, Institutions et Sociétés : Mutations
Européennes of Strasbourg. He is the coordinator of the Inter-University project 'New
Religious Presences' (www.fidr.it <http://www.fidr.it>) and member of the Conferenza
Permanente Religioni, Cultura e Integrazione at the Italian Ministry for International
Cooperation and Integration. His main research interests focus on the present changes of
the right of religious freedom in the globalized context. His latest book is Diritto e
Religione nell’Islam Mediterraneo (Law and Religion in Mediterranean Islam) (Il Mulino,
Bologna, 2012). Sabrina Pastorelli is Research Fellow at the Institute of International Law -
section of Ecclesiastical and Canon Law - University of Milan, Faculty of Law. She is also
a member of the Groupe Sociétés, Religions, Laïcités (GSRL-CNRS/École Pratique des
Hautes Études-Sorbonne) and the Centre Politique, Religion, Institutions et Sociétés :
Mutations Européennes (PRISME-CNRS/University of Strasbourg). She teaches
sociology of religion and political sociology at the University of Caen. Her research
interests include sociology of religion; new religious movements; law and religion in the
Europe; religious education; regulation of religious pluralism; state public policy and
religion. She is a member of the International Society for the Sociology of Religion (ISSR),
the Association internationale des sociologues de langue française (AISLF), the Italian
Sociological Association (AIS), the Association for the Sociology of Religion (ASR).
Reviews: ‘This book poses a substantial challenge to those who would limit religious
freedom in Europe by banning Muslim women's full-face covering, commonly called
burqa. The authors place the legal issues in a broader political, social and cultural context.
In so doing, they expose the questionable grounds for banning the burqa in France and
Belgium and of proposals elsewhere.’
Jørgen S. Nielsen, University of Copenhagen, Denmark
‘This volume is a milestone of legal and sociological research regarding one of the most
heated European debates on religion in public space. It follows a most welcome and
urgently needed pragmatic approach in accordance with European guarantees of human
rights - a benchmark for future reflections.’Mathias Rohe, Friedrich-Alexander-Universität
Erlangen-Nürnberg, Germany
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SANZIONABILE CON LA CONTRAVVENZIONE
PREVISTA DALLA ‘LEGGE MANCINO’ L’ACCESSO A
MANIFESTAZIONI SPORTIVE CON SIMBOLI O
EMBLEMI FASCISTI O DI ORGANIZZAZIONI
RAZZISTE (1 ottobre 2013)
Corte di Cassazione, sez. I - penale, sentenza n. 39860/13 dep. il 25.09.2013
(http://www.asgi.it/public/parser_download/save/cassaz_39860_13.pdf)
La Corte di Cassazione, I.a sezione penale, con la sentenza n. 39860/2013 depositata il 25
settembre scorso, ha confermato la pena pecuniaria di euro 2.280 inflitta dalla Corte di
Appello di Trento, sez. distaccata di Bolzano ad un cittadino italiano per aver fatto uso di
simboli delle organizzazioni nazionaliste indossando in occasione di un incontro sportivo
di hockey una maglietta con l’immagine richiamante motti, scritte o simboli del partito
fascista, così violando l’art. 2, comma 2, della legge n. 205/1993, meglio nota come “legge
Mancino”.
La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso presentato dall’imputato, affermando che il
reato di cui alla norma della ‘legge Mancino’ (divieto di presenziare a manifestazioni
sportive con emblemi o simboli propri o usuali delle organizzazioni, associazioni,
movimenti o gruppi che hanno tra i loro scopi finalità di discriminazione o di odio etnico,
nazionale, razziale o religioso), sussiste per il solo fatto dell’esistenza dell’elemento
oggettivo della fattispecie, ovvero l’esibizione dei simboli o emblemi, senza che nulla rilevi
che a tali gruppi o organizzazioni, l’interessato sia effettivamente iscritto o meno (così
anche Cass., sez. III penale, sentenza n. 9793 dep. Il 08/03/2007). Questo anche tenendo
conto dello specifica rilevanza dell’esibizione di simboli inneggianti a regime fascista ed ai
valori dell’ideologia fascista nel contesto interetnico dell’incontro di hockey svoltosi in
Alto Adige, tale dal far ritenere certamente sussistente la condotta vietata dalla legge n.
205/1993.
(fonte www.asgi.it)
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SCRITTE ANTISEMITE A FIUGGI NELLA
GIORNATA DEGLI EBREI (1 ottobre 2013)
Scritte antisemite a Fiuggi nella giornata europea della cultura ebraica.
Sono comparse ieri mattina davanti all’ingresso della Fonte Anticolana, nei pressi della
biglietteria. Sul caso, la procura di Frosinone ha aperto un’inchiesta contro ignoti e polizia
e Digos stanno indagando nel tentativo di risalire agli autori. Due gli striscioni con frasi
razziste. Anzi, nello specifico un lenzuolo grande circa tre metri per due e una sorta di
cartellone di circa un metro quadrato che campeggiavano alle porte della città termale. Solo
poche ore dopo, sarebbero cominciate le iniziative previste nell’ambito della giornata
promossa in varie città dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Quando c’è stata la
scoperta, subito è scattato l’allarme alla polizia e sul posto sono intervenuti gli agenti del
commissariato di Fiuggi, coordinati dal vicequestore Sergio Vassalli. Vista la situazione, è
stata immediatamente informata la Digos, guidata dal vicequestore Cristiano Bertolotti. I
poliziotti hanno effettuato un sopralluogo e i rilievi, anche fotografici. Poi quelle scritte
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offensive sono state rimosse: lenzuolo e cartone sono stati sottoposti a sequestro e messi a
disposizione dell’Autorità giudiziaria. Stando alla ricostruzione degli investigatori, non
c’erano solo quelle frasi che hanno lasciato tutti sgomenti, attoniti: «La vostra cultura è una
menzogna» e un’altra dai toni razzisti, discriminatori: «Al forno gli...». Su quella stoffa e sul
quel cartone, erano state incise anche una svastica e una Stella di Davide, quest’ultima
rappresenta la civiltà e la religiosità ebraica, barrata con una sorta di croce. Gli uomini della
Digos hanno repertato tutto il materiale ritenuto utile all’attività investigativa e hanno fatto
scattare le indagini, che vanno avanti serrate. La polizia ritiene che quelle scritte siano state
sistemate in quel luogo della città termale nella notte tra sabato e domenica scorsi. Al
momento sono in corso gli accertamenti per fare piena luce sull’accaduto. Ma non è la
prima volta che a Fiuggi spuntano striscioni di questo tipo: era già accaduto in passato e
anche in quell’occasione si era trattato di scritte antisemite contro la comunità ebraica, su
cui sempre gli uomini della questura di Frosinone avevano fatto partire un’indagine.
(fonte http://www.ilmessaggero.it )
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ROM IN SVEZIA: MESSA SOTTO ACCUSA, LA
POLIZIA AMMETTE DI AVER SCHEDATO LA
COMUNITÀ ROM (1 ottobre 2013)
Dure reazioni dal mondo politico per un atto definito “inaccettabile, illegale e
rivoltante”.
È stata la stampa svedese a rivelare l’esistenza di una lista, pubblicata integralmente
dall’agenzia Dagens Nyheter, nella quale la polizia svedese ha registrato i dati personali,
inclusi nomi, indirizzi, numeri di documento e gradi di familiarità tra i singoli individui di
oltre 4.000 rom, in una sorta di albero genealogico su base etnica che ha suscitato le
immediate proteste non solo della comunità rom, ma anche di tanti cittadini svedesi e delle
autorità. Secondo la stampa, il file della lista portava il nome “itineranti”.
I 4.029 rom, tra cui 1.000 bambini, non avrebbero mai commesso alcun crimine e il
database collezionato dalla polizia locale di Skane, nel sud della Svezia, violerebbe diverse
leggi, tra cui la Convenzione europea sui diritti umani e lo statuto della polizia. Raccogliere
informazioni su individui sulla base dell’appartenenza etnica è illegale in Svezia. La polizia
ha inizialmente negato l’esistenza della lista, per poi vedersi costretta ad ammetterne
l’esistenza, ma precisando che la sua compilazione non è stata ordinata dalla polizia. Sono
ancora in corso indagini per stabilire se la lista sia frutto di un singolo impiegato. Ma
responsabilità individuali a parte, la lista ha subito scatenato lo sdegno del ministro svedese
per gli Affari Ue, Birgitta Ohlsson, che ha tuonato: “È spaventoso, contro ogni etica,
inaccettabile e illegale […] Se vogliamo difendere i diritti umani in Europa, dobbiamo
cominciare con il farlo prima a casa nostra. La lista sui rom è rivoltante”.
Il ministro svedese per l’Integrazione, Erik Ullenhag, ha definito l’episodio
“sconvolgente”, sostenendo che “rischia di far sì che i Rom perdano la loro fiducia nella
società svedese. I rom sono stati a lungo discriminati, sono assai vulnerabili al problema
dell’esclusione ed è quindi indispensabile che la polizia ne sia cosciente e che vi siano
conseguenze legali”. In agosto, il Comitato dell’Onu per l’eliminazione della
discriminazione razziale aveva lanciato una sondaggio tra gli svedesi, dal quale era emerso
che il razzismo è ancora un problema nel Paese, soprattutto per quanto riguarda le
opportunità di lavoro per gli stranieri e per il trattamento sovente riservato loro dalla
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polizia. Il portavoce della polizia di Skane, Lars Forstell, ha poi difeso la schedatura, un pò
in contraddizione con le iniziali dichiarazioni, spiegando che si tratta di un registro
temporaneo che la polizia può fare durante indagini di prevenzione del crimine e che può
includere persone che non sono sospettate di aver commesso crimini. “Il nostro
consulente legale è stato incaricato di trasmettere il registro ad un procuratore per ottenere
una valutazione esterna se la questione è stata gestita correttamente”, ha aggiunto. Si stima
che siano circa 50.000 i rom che vivono in Svezia, in un Paese in cui il 15% della
popolazione è straniera.
(fonte http://immigrazioneoggi.it)
Sentenza 16 settembre 2013, n. 21108
KAFALAH ED INGRESSO IN ITALIA DI
MINORE STRANIERO (1 ottobre 2013)
Autore: Corte di Cassazione - Sezioni Unite
Abstract: Non può essere rifiutato il nulla osta all’ingresso nel territorio
nazionale, per ricongiungimento familiare, richiesto nell’interesse del
minore cittadino extracomunitario affidato a cittadino italiano residente in
Italia con provvedimento di kafalah pronunciato dal Giudice straniero nel
caso in cui il minore stesso sia a carico o conviva nel paese di provenienza
con il cittadino italiano ovvero gravi motivi di salute impongano che debba
essere da questi personalmente assistito.
(fonte www.olir.it)
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Sentenza 16 settembre 2013
REGNO UNITO: USO DEL NIQAB
NELLE AULE GIUDIZIARIE (1 ottobre 2013)
Autore : Crown Court
Abstract : E' consenti to indossare il velo integrale (niqab) d urante un procedimento
giudiziario, a condizione, in primo luogo, di farsi identi ficare e, in secondo luogo, di
r imuoverlo durante la deposizione. La richiesta da parte del la Corte di rimuovere il velo
potrà tener conto delle circostanze del la specie e, in ciascun caso, considerare la
possibili tà di predisporre degl i "aggiustamenti": a d esempio, si possono predisporre
degli strumenti (schermi, col legamenti live) per ev itare al soggetto di mostrarsi a viso
scoperto direttamente in pubblico; al lo stesso modo , per quanto riguarda
l 'identi ficazione, la donna può richiedere che ques ta sia effettuata da un funzionario di
sesso femmini le. Data la mancanza (sottolineata dal giudice), di una norma che regol i la
questione, si afferma da un lato la necessità di ad ottare, in ogni singolo caso, la
soluzione che sia il meno restri ttiva possibile del la libertà religiosa; dall 'al tro si
stabilisce una sorta di regola generale, in base al la quale la donna è libera di portare il
niqab durante lo svolgimento del processo, ma deve rimuoverlo durante la
deposizione. (Stella Coglievina)
(fonte www.olir.it)
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INSULTI A SFONDO RAZZISTA AI VICINI DI
CASA, COPPIA DI ANZIANI NEI GUAI PER
INGIURIE
(30 settembre 2013)
Tagliacozzo. Non sopportano la presenza nel
palazzo di una famiglia di stranieri arrivando
ad offenderli anche con parole a sfondo
razzista. Due anziani coniugi sono stati così
condannati a risarcire due immigrati. La
decisione è stata presa dal giudice di pace di
Tagliacozzo, Carla Cherubini, che ha accolto la richiesta dei due immigrati, da anni inseriti
nel tessuto sociale della Marsica e nella comunità locale, e emesso una sentenza di
risarcimento per duemila euro. Si tratta di una famiglia di bulgari che vivono in un
appartamento a Villa San Sebastiano, frazione di Tagliacozzo. Secondo quanto emerso
durante il processo, i due anziani di 76 lui e 74 lei non avevano mai accettato la presenza
dei coniugi stranieri, e così non era iniziata una interminabile fase di contrasto, con accuse
e offese. I due bulgari, difesi dagli avvocati Luca e Pasquale Motta, hanno così intentato
causa e dimostrando che l’atteggiamento degli anziani di Villa violava i diritti della persona.
(fonte http://www.marsicalive.it)
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Roma. Razzismo sul bus: in 30 insultano
ragazzo peruviano (30 settembre 2013)
Il sindaco Marino ha stigmatizzato duramente l'episodio: "Contro la violenza
razzista ci vorrebbe l'esilio".
Roma, 30 settembre 2013 - Un sabato sera di ordinaria follia, un ragazzo peruviano di 20
anni insultato e picchiato da almeno 30 italiani su un bus di linea, tra gli altri passeggeri
terrorizzati. Intorno alle 19, il ragazzo è salito sul bus 69 in via Prati Fiscali.
Sul mezzo vi era nutrito gruppo di giovani italiani, circa
30 persone, secondo il suo racconto. "Un ragazzo di circa
20 anni mi chiedeva se quella era la fermata del Foro
Italico - ha raccontato Gino - Io gli ho risposto di no e
allora lui ha cominciato ad insultarmi dicendomi: “Grazie
str..., cileno di m...”. Così sono stato apostrofato anche da
alcuni sui amici". La comitiva ha intonato canzoni razziste contro il ragazzo peruviano, che
vive a Roma da 6 anni e l'anno scorso ha preso la maturità classica.
Poi il gruppo ha vandalizzato il bus. "A un certo punto sono stato colpito di spalle alla
testa, non so se intenzionalmente e per la caduta di alcuni frammenti di plastica. Ero ferito
e quei ragazzi mi guardavano ridendo". Il ragazzo e l'autista hanno chiamato i carabinieri
dopo che la comitiva si è dileguata a piazzale Clodio. Gino se l'è cavata con 7 giorni di
prognosi.
Il sindaco Marino ha stigmatizzato duramente l'episodio: "Contro la violenza razzista ci
vorrebbe l'esilio".
(FONTE http://www.stranieriinitalia.it)
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MILAN-SAMPDORIA, FUORI DA SAN SIRO
CORI RAZZISTI E VOLANTINI ANTI NAPOLI
DELLA CURVA SUD (30 settembre 2013)
La manifestazione è iniziata alle 19 e finirà al fischio d'inizio della gara contro i
blucerchiati. Al grido di "Noi non siamo Napoletani", "La chiusura del nostro settore
non cancellerà il vostro odore" e con volantini che riportano il coro 'discriminatorio'
alla chiusura del settore
Momenti di tensione fuori dallo stadio
dove dalle 18, sono arrivati i primi
supporters rossoneri della Curva Sud.
No, nessun errore. Sanno
perfettamente che questa sera Milan-
Sampdoria per loro sarà vietata, ma si
sono dati lo stesso appuntamento per
protestare contro questa “vergognosa”
decisione presa dal Giudice Sportivo
dopo i cori innalzati contro Napoli e i
napoletani nella sfida tra il Milan e i
partenopei di Benitez. Alcune ore
prima, gli stessi ultrà del Diavolo
avevano tappezzato la zona antestante lo stadio con volantini che riprendevano le parole
dell’intero ritornello incriminato, quasi a sfidare le nuove normative varate ad inizio
stagione dalla FIGC che prevedono tolleranza zero verso situazioni inneggianti
discriminazione e razzismo.
“Che si vada a giocare a porte chiuse” - Era stata la frase-minaccia di uno dei capi ultrà
della Sud rossonera all’indomani della decisione del Giudice Tosel di fermare la Curva e
lasciarla fuori dallo stadio in occasione della sfida contro la Sampdoria, punendola per i
cori oltraggiosi cantati durante la partita persa contro i partenopei. “Si confonde lo sfottò
da stadio col razzismo” avevano azzardato i tifosi della Sud, ” e noi non ci stiamo”. Da lì,
un lungo comunicato apparso sul sito ufficiale della curva rossonera che prometteva
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altrettanta ‘tolleranza zero’ a chi voleva proibire ai tifosi di poter assistere alle partite della
propria squadra del cuore. Il primo comunicato, apparso qualche ora dopo la decisione del
Giudice sportivo ha rasentato la minaccia pura verso le istituzioni sportive. Eccone il
contenuto:
In tanti si chiedono come reagiremo di fronte alla chiusura della nostra amata Curva. Il ritrovo per la
Curva Sud è alle 19.00 davanti al cancello 14, porteremo colore, cori e tutta la nostra rabbia davanti allo
stadio nel momento in cui più sarà importante farci sentire, quando la gente starà affluendo agli ingressi.
Distribuiremo un volantino con un comunicato che riguarderà tutta la tifoseria, perché quello che sta
accadendo è assurdo. Chiunque abbia a cuore la Curva Sud, chiunque abbia a cuore il Milan, chiunque
pensa che questa decisione sia folle, è invitato ad esserci per far sentire la sua voce: facciamo sentire tutti
insieme quanto tutto questo ci faccia schifo! Resteremo davanti ai cancelli fino al fischio d’inizio, dopodiché
lasceremo lo stadio nella tristezza e la desolazione ovvia e unica conseguenza di queste decisioni che
calpestano ogni diritto. Un’ora e mezza per NOI un’ora e mezza per la NOSTRA LIBERTA’!!!
C’erano una volta, megafoni tamburi e colore… C’era un tifo fatto di passione e non di televisione…
Quello che ci avete tolto… Quello che ci riprenderemo!!!
USURPATORI BASTARDI !!!
Lotta dura senza paura - Non
contenti di ciò, gli ultrà rossoneri
anche fuori da San Siro hanno
inneggiato una protesta tutta
rivolta alla reiterazione dei cori
incriminati, uniti a volantini che
ribadiscono le parole e a
striscioni provocatori (“La
chiusura del nostro settore non
cancellerà il vostro odore”).
Ecco il testo del nuovo
comunicato della Curva Sud del
Milan che ha protestato fuori dai
cancelli di San Siro:
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LA VERGOGNA DELL’ITALIA SIETE VOI !!!!
E’ un coro che cantiamo spesso e che mai come oggi trova una giustificazione se pensiamo alla geniale idea
di inventare l’applicazione della “discriminazione territoriale” per chiudere il settore che da più di 40 anni
è identificato come il cuore pulsante del nostro stadio: la Curva Sud. Sia chiaro agli incompetenti burocrati
che hanno messo un bavaglio alla nostra voce che oggi inizia una nuova sfida. Diffonderemo a più gente
possibile l’assurdità delle “leggi speciali e le norme che regolano la vita dei tifosi allo stadio”. Che cosa sta
diventando lo stadio? Tornelli, tessere del tifoso, biglietti nominali e prezzi spropositati non hanno portato
a nulla, se non a inutili problemi durante l’acquisto dei tagliandi e a code chilometriche agli ingressi, con la
triste conseguenza, tra gli altri, proprio coloro che i fantomatici “signori del calcio” dicevano di voler
agevolare: le famiglie. Oggi è la Curva Sud a pagare , domani sarà tutto lo stadio. Non possiamo più
permetter loro di toglierci ciò che c’è di bello, spontaneo e pulito all’interno del nostro calcio! E’ palese che il
limite è stato superato. Il cuore rossonero batte ancora, la nostra lotta comincia ora!
Curva Sud Milano
(Fonte http://calcio.fanpage.it/)
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Monza-Rimini: goal, brividi e indegni
cori razzisti (30 settembre 2013)
Un Rimini orgoglioso che ha tenuto testa al Monza, beffato al 90° dal pareggio, per
2-2, ma con due bei gol all'attivo in campo avversario. Ma il risultato passa in
second'ordine quando si verificano episodi riprovevoli di razzismo. E anzi la
doppietta di Fall è la miglior risposta
Un Rimini orgoglioso che ha tenuto testa al Monza,
beffato al 90° dal pareggio, per 2-2, ma con due bei gol
all’attivo in campo avversario. Ma il risultato passa in
second’ordine quando si verificano episodi riprovevoli
di razzismo. E anzi la doppietta di Fall è la miglior
risposta. Le cronache della partita che si è disputata in
Brianza si soffermano, infatti, su due minuti di
sospensione della partita a causa degli “ululati” che dal
pubblico monzese sono stati diretti insistentemente al centravanti di colore del Rimini
Ameth Fall. Il Monza ha improntato una forte e lodevole campagna contro il razzismo in
campo, purtroppo però con risultati non brillanti. E’ dovuta intervenire l’arbitro per
redarguire la panchina monzese e minacciare provvedimenti. Solo a quel punto, sotto la
pena di una pesante penalizzazione, il pubblico lombardo si è ammutolito.
La partita, invece, ha visto belle sensazioni e continui ribaltamenti di campo, anche se i
biancorossi potevano riuscire nel colpaccio. Inizia bene per il Rimini che al 4' su azione
pasticciata dei monzesi riesce a centrare opportunisticamente la rete, con il tiro
dell'attaccante senegalese non ancora bersagliato dai “bu”. L’euforia tuttavia dura molto
poco: al 9' Sinigaglia per il Monza insacca la palla a Scotti. Nel primo tempo non mancano
le occasioni da gol, da ambo le parti, che sfumano tutte.
E’ nel secondo tempo, tuttavia, che Fall dà lezioni di testa, con un goal ben fatto e
spettacolare. Il Monza , sotto di un gol, spinge e forse è la pressione dei lombardi a
determinare un fallaccio all'89° in area di rigore, con Martinelli irregolare su Polenghi.
Inevitabile cartellino rosso e rigore. Sinigaglia non perdona. Anzi al 92° un vero brivido
con il Monza insidiosissimo che rischia di segnare il terzo e risolutivo goal. Per fortuna per
il Rimini la palla non va in rete.
(fonte http://www.riminitoday.it)
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Metro Cipro: "Sei un finocchio", e poi le
botte. Racconto di un pestaggio omofobo La denuncia di un uomo picchiato brutalmente da un gruppo di balordi mentre
aspettava il suo compagno alla fermata della metropolitana. Il racconto sul portale
lafenicegay.com
(30 settembre 2013)
Picchiato brutalmente per la sola 'colpa' di essere gay.
Un'aggressione violenta nei confronti di un uomo in
attesa del proprio compagno ad una fermata della
metropolitana di una Capitale mondiale. Il racconto
drammatico di quanto accaduto la sera del 22
settembre scorso alla fermata Cipro della linea ferrata
sotterranea di Roma da parte della stessa persona
colpito da una scarica di pugni e lasciato in una
pozza di sangue da un gruppo di balordi.
LA DENUNCIA - Una descrizione chiara di
quanto accaduto che, Ercole, L'Ipocoana nera, ha
reso pubblico sul portale www.lafenicegay.com, con
la foto del proprio volto tumefatto che ha
cominciato a circolare sui social network per chiedere l'approvazione di una legge contro
l'omofobia.
IL RACCONTO - Un racconto di un attacco omofobo reso pubblico in tutta la sua
cruenza sul portale dell'associazione gay, lesbica, bisessuale e trans italia. Drammatici
momenti raccontati nel dettaglio dalla stessa vittima: "Seduto su una panchina vicino la
fermata della metro Cipro sentendo qualcuno che mi rivolgeva la parola, smetto di
scrivere: "scusa hai una sigaretta?“. Non distolgo lo sguardo dal mio taccuino e con
noncuranza rispondo: "mi dispiace non fumo”. L’individuo che non avevo neanche
focalizzato incalza: “beh che stai a fare a quest’ora qui da solo seduto su questa
panchina?“. La mia voce esce con naturalezza così come la risposta .. Non ci penso
neanche un istante "prendo degli appunti frattanto che aspetto il mio compagno“.
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FURIA CIECA - Quindi la furia cieca, come racconta ancora l'aggredito originario di
Catania: "La voce dell’individuo si trasforma divenendo minacciosa di rabbia ..
Frustrazione di un essere incompleto. "ma allora sei un Finocchio .. un Frocio di Merda!! “.
Alzo lo sguardo: vedo un testa di cazzo dalla testa rasata e gli occhi di ghiaccio. Un
microsecondo ed un pugno centra il mio occhio destro fracassandomi l’arcata sopracciliare
il viso mi si riempie di sangue, mi chiudo a riccio intontito dal dolore altri tre pugni mi
colpiscono al naso alla nuca ed ancora sul viso. Frattanto che sento quell’essere disadattato
continuare a ringhiare.. Finocchio..Frocio di Merda. Io sto li rannicchiato seduto ancora
sulla panchina gocciando sangue copiosamente sento altri due individui avvicinarsi e dire
all’aggressore: “eddai gliele hai suonate andiamo prima che arrivi qualcuno.. Hai fatto bene
fratello sto rottinculo….”.
L'IMPORTANZA DI UN MOVIMENTO CULTURALE - Una testimonianza che la
vittima apre e chiude con due pensieri che ben racchiudono il suo stato d'animo:
"Incontrarsi ad un bar, tra amici, raccontarsi la giornata ed altro davanti ad una birra o ad
un bicchiere di vino, o semplicemente cercare qualcuno con cui scambiare due chiacchiere
ed altro ai giorni nostri sembra che sia la cosa più naturale del mondo. Così non era. Fino a
cinquanta anni fa, negli Stati Uniti, le incursioni della polizia nei bar gay e nei night club
erano all’ordine del giorno, o meglio della notte. Già prima del 1965 l’identità dei presenti
nei locali veniva registrata dalla polizia ed in alcune occasioni addirittura pubblicata sui
giornali. Grazie al contributo per i diritti civili quali quelli della MATTACHINE
SOCIETY guidati da Dick Leitsch cominciarono a cambiare le politiche della polizia che
fino a quel momento andavano in giro per la città in borghese adescando gli omosessuali
per poi denunciarli".
50 ANNI INDIETRO - Un pestaggio ricordato nei dettagli, con un racconto che si
conclude come una ferita aperta: "I tre si allontanano, gasati, sento, da lontano le loro voci
divertite. Io restò immobile dolorante e zuppo del mio sangue, lì fermo, perso nella
cognizione del tempo solo il dolore e il sangue che scorre a scandirlo. Non ho idea di
quanto tempo io sia rimasto li accasciato prima del sopraggiungere del mio compagno.. Di
sicuro so che per un attimo la mia stessa esistenza veniva riportata a cinquant’anni fa
quando essere un omosessuale era una discriminante che si pagava nei casi più estremi con
la vita stessa".
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SOCIAL NETWORK - Una denuncia che ha cominciato a fare il giro dei social network
con il chiaro intento di ottenere l'approvazione di una legge contro l'omofobia. Questo il
post di un amico dell'uomo aggredito: "Questo è il mio AMICO Ercole, siamo cresciuti
insieme a Catania e ne abbiamo passate tante che racconteremo ai nostri nipoti quando un
giorno li siederemo sulle ginocchia stanche. Lui adesso vive a Roma, ed è stato ridotto così
da qualche balordo solo perchè ha la "COLPA" di essere Gay. No, non è un omicida, ne
un infanticida, non abusa di bambini e non vende la droga. Lui Ama un altro
Uomo...Spesso pubblicate foto di cani randagi in condizioni pietose, ma adesso vi chiedo
di denunciare quanto accaduto pubblicando questa foto sulle vostre bacheche, a favore
dell'approvazione della legge contro l'omofobia...Grazie".
(Fonte www.romatoday.it)
Il critico d’arte Agazzani: «Insultato
perché gay» (30 settembre 2013)
Rissa verbale all’Accademia delle Belle Arti: lo storico reggiano membro del Cda
stava spiegando i motivi del suo esposto dopo l’elezione di Fabio Roversi Monaco
Doveva essere un incontro chiarificatore, quello che si è
svolto venerdì mattina all’Accademia delle Belle Arti di
Bologna. Salvo trasformarsi, e così è stato, in una pesante
rissa verbale con tanto di insulti omofobici. Vittima il
reggiano Alberto Agazzani, critico e storico dell’arte
nonchè rappresentante del Ministero nel consiglio
d’amministrazione dell’Accademia.
«L'epiteto usato nei miei confronti dal direttore
amministrativo Blancato, "piglia'n culo", nel suo dialetto
siculo - spiega il giorno dopo Agazzani - non ha solo leso la mia persona e ed il mio diritto
a vivere serenamente, come sempre avvenuto, la mia vita intima, ma ha dimostrato davanti
a tanti ragazzi quanta discriminazione e quanto disprezzo regnino ancora, soprattutto in un
ambiente, un'università e per giunta vocata alla libertà artistica ed espressiva».
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Come spiega questo atteggiamento da parte di Alessandro Blancato?
«L’assemblea era stata convocata per un preciso motivo. Gli studenti avevano avanzato la
richiesta di ascoltare dalla mia viva voce e ricevere chiarimenti, carte alla mano, circa
l'esposto che ho presentato in Procura su probabili irregolarità formali nella candidatura
degli aspiranti alla presidenza dell’Accademia e su appalti affidati in maniera assai dubbiosa
a parenti stretti dell'allora presidente Fabio Roversi Monaco, ora riconfermato.
Un'operazione di trasparenza e doveroso confronto richiesto dagli studenti e da me subito
accolto, trasformato in incivile corrida da chi, messo all'angolo da documenti ufficiali, non
aveva altra via d'uscita che la fuga e l'insulto».
Il tentativo è stato quindi di mettere tutto a tacere...
«Assolutamente sì. Ma io ho continuato a parlare e, ad alta voce, ho ripetuto a quanti non
avevano sentito l’epiteto con cui mi aveva apostrofato Blancato. Avevo almeno cinquanta
testimoni in quel momento e Blancato era indifendibile: infatti non ha aperto bocca e io ho
continuato a parlare illustrando i motivi per cui avevo presentato questo esposto».
Ha intenzione di presentare una denuncia?
«Ringraziando l'Arcigay bolognese per l'immediata condanna a tale gesto, ora sono pronto
a sporgere denuncia contro Blancato non tanto o solo per salvaguardare la mia libertà da
simili insulti, ma soprattutto per difendere tutti coloro che, a differenza di me ed in un'età
di estrema fragilità emotiva, proprio per episodi come questo possono vivere in maniera
traumatica (e spesso drammatica) la loro legittima, naturale e altrimenti serena sessualità.
Nella convinzione che una scuola non serva a consacrare la fama di qualcuno quanto ad
educare gli studenti».
In un momento dove l’omofobia è diventata anche motivo di scontro politico...
«Dare del "piglia'n culo" a qualcuno, rappresentante del Governo o meno, in un luogo
come l’Accademia delle Belle Arti, soprattutto in giorni nei quali il tema dell'omofobia e
delle discriminazioni sessuali sono al centro dell'azione di Governo (e del Santo Padre
stesso) e di cocente attualità (vedi il caso Barilla) è sintomo grave e pericoloso di
un'ignoranza e di una mancanza di civiltà sempre inaccettabili, soprattutto in un contesto
pubblico alla presenza di giovani studenti».
(fonte http://gazzettadireggio.gelocal.it)
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Fiera del riso e frasi sui gay .Chiesta la
sfiducia a Gazzani ISOLA DELLA SCALA. L'atto depositato nella seduta in municipio contiene
accuse per il comportamento del dirigente
(30 settembre 2013)
I consiglieri di Isola Nostra: «È un abuso di potere» Vogliono le dimissioni del presidente
dell'Ente «La srl è di tutti e non può rappresentarla così»
È campo politico minato. L'argomento sui diritti dei gay
ad avere una famiglia non risparmia la Fiera del riso, per
le dichiarazioni del suo presidente Massimo Gazzani. Tre
esponenti dell'opposizione l'altro ieri sera in consiglio
comunale hanno presentato una richiesta di sfiducia del
dirigente che in questi giorni sta celebrando i fasti della
manifestazione che accoglie centinaia di migliaia di
persone per mangiare il piatto tipico isolano. Lo accusano di aver usato termini omofobi
verso i cittadini che hanno tendenze sessuali non uguali a quelle dei componenti adulti
della famiglia cosiddetta tradizionale.
LA PREMESSA. Gazzani rilascia due giorni fa un'intervista al Corriere del Veneto. Il
titolo riporta: «La Festa del riso? Non è luogo per gay». Accade il finimondo. Interpellato
da L'Arena, il presidente dichiara che i gay, come tutte le altre persone, sono i benvenuti
alla Fiera del riso e che lui si riconosce nelle parole di Guido Barilla, l'industriale della
pasta, che mai farebbe uno spot con una coppia gay per promuovere i suoi prodotti.
Gazzani lo ribadisce, parla di riferimenti alla famiglia tradizionale, ma le sue parole sono già
finite sotto la lente d'ingrandimento della lista di opposizione «Isola nostra-Il Bene
Comune».
LA MOZIONE. I consiglieri Chiara Chiappa, Maurizio Rodegheri e Alessandro
Meneghelli chiedono che Gazzani si dimetta. Prima di tutto, spiegano che lui non ha un
ruolo come Barilla. È presidente di un ente pubblico, la Fiera del riso, di proprietà del
Comune di Isola della Scala al 100 per cento. «Ogni sua pubblica dichiarazione», scrivono i
consiglieri, «in merito all'attività della fiera, non è da intendersi a titolo personale, ma al
contrario, per conto e in rappresentanza di tutti i cittadini isolani». Con queste parole, Isola
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Nostra punta l'indice contro il fenomeno della privatizzazione delle proprietà pubbliche,
anche quando non ci sono cessioni di quote, ma soltanto cariche ricoperte. È una
questione annosa, sulla quale in consiglio comunale anche l'esponente del Movimento 5
Stelle assieme ai colleghi di opposizione, sta facendo pressing per ottenere il diritto a
visionare documenti e atti della Fiera.
RUOLO DEL PRESIDENTE. «È compito dell'Ente Fiera srl», continuano i firmatari,
«quello di promuovere e valorizzare l'economia e i prodotti locali, non certo quello di
esprimere alcun modello sociale e di famiglia. In tale contesto le gravi dichiarazioni rese da
Gazzani assumono la caratteristica dell'“abuso di potere"». La mozione che chiede le
dimissioni immediate del presidente dell'Ente prosegue con l'elenco dei diritti
costituzionali di tutti i cittadini, delle raccomandazioni dell'Unione europea su questa
materia, del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, della Corte di cassazione che
garantisce pari dignità tra una famiglia tradizionale e una formata da gay e, infine, della
legge contro l'omofobia approvata dal parlamento italiano.
SUORE, PRETI E ORFANI. I tre consiglieri chiedono a Gazzani se possono entrare in
Fiera preti, suore, orfani, chi non vuole vivere una vita di coppia, chi non può avere figli, i
divorziati e i risposati con famiglie allargate.
VOTO RINVIATO. Il sindaco Giovanni Miozzi l'altro ieri sera è andato via prima della
conclusione del consiglio comunale. È rimasto il suo vice Tiziano Arcolini che ha
annunciato la votazione sulla mozione per la prossima seduta.
LA POESIA. Chiappa, Rodegheri e Meneghelli riportano nel documento la nota poesia del
pastore Martin Niemoeller: «Prima di tutto vennero a prendere gli zingari e fui contento,
perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto, perché mi stavano
antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano
fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non ero
comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c'era rimasto nessuno a protestare».
Quando Letizia Moratti in campagna elettorale si chiese cosa sarebnbe accaduto con i rom
liberi in giro per il centro di Milano, l'altro candidato Giuliano Pisapia fece affiggere
manifesti con questa poesia. E vinse le elezioni.
(fonte http://www.larena.it)
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Frasi anti-gay, scuse di Barilla «Nessuna
discriminazione» (30 settembre 2013)
(LINK http://video.corriere.it/guido-barilla-si-scusa-video-non-ho-mai-discriminato-
nessuno/9b882606-2807-11e3-a563-c8f4c40a4aa3V
«Nella mia vita ho avuto rispetto nei confronti di tutte le persone che ho incontrato, inclusi
i gay e le loro famiglie, senza alcuna distinzione. Non ho mai discriminato nessuno». A
dirlo in un messaggio postato su Facebook Guido Barilla, che in video si scusa per le
affermazioni che hanno scatenato un polverone nei giorni scorsi.
(fonte http://video.corriere.it)
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“Ottobre africano” sbarca a Roma.
Fiorella Mannoia: “Il futuro è
multietnico” (30 settembre 2013)
Dal 6 al 27 ottobre torna il festival nato a Parma, che quest'anno tocca anche
Reggio Emilia, Milano e la capitale. Musica, letteratura, cinema, moda e
conferenze per scoprire la ricchezza e la vitalità del continente. La cantante è la
madrina dell'edizione 2013
ROMA - Dopo 10 anni a Parma, il festivalOttobre Africano quest’anno, dal 6 al 27
ottobre, si espande anche a Reggio Emilia,Milano, e sbarca a Roma. “Dall’incontro la
Cultura” è il titolo dell’edizione 2013, e anche il senso di una kermesse che, fracinema,
conferenze, letteratura, mostre, danza e musica intende creare uno spazio di
incontro e condivisione, che oltrepassi gli stereotipi per abbracciare una cultura
altra. Cleophas Adrien Dioma, direttore artistico, non nasconde l’emozione: “Noi che
partiamo dalla piccola Parma siamo arrivati a Roma, alla Camera”, e ringrazia il sostegno
dato dal ministro per l’Integrazione Cécile Kyenge (che sarà presente alla kermesse di
musica danza e teatro delle seconde generazioni “Educare contro il razzismo” l’11 otobre a
Felino) e da Kalid Chaoukideputato e presidente dell'Assemblea parlamentare
dell'Unione per il Mediterraneo, che spiega: “L’Italia è già cambiata, i nuovi
italiani non si rassegnano solo a chiedere, vogliono contribuire nel campo della
cultura”.
Gli fa eco Suzanne Diku,
rappresentante di Redani, la Rete
della Diaspora Africana Nera in
Italia: “Noi siamo i ‘diversamente
visibili’, e vogliamo invertire la
tendenza al cliché nella costruzione
della nuova Italia, essere coinvolti
nell’ideazione culturale che fa
crescere tutta la nazione, chiamare alla responsabilità di esserci in funzione culturale,
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educativa e formativa”. “Non c’è integrazione se non c’è riconoscimento della diversità, del
bisogno dell’identità altrui”, aggiunge Paola Menetti, presidente di Legacoopsociali.
“Il futuro è multietnico. Inutile opporsi – commenta la madrina di quest’anno, Fiorella
Mannoia, da tempo coinvolta in una personale ricerca del “sud”, e che racconta di aver
scoperto la figura di Thomas Sankara, definito il Che Guevara africano, e la cui
sorella Odile, presente al festival, porta avanti la sua rivoluzione di donna africana
attraverso il teatro -. Ci viene instillata la paura, ma dobbiamo conoscere le storie, che cosa
è successo, perché esistono i flussi migratori. Se vogliamo fermarli dobbiamo fare
pressione sui governi perché fermino le multinazionali che trivellano e spolpano l’Africa, le
famiglie, l’ecosistema, costringendo la gente a migrare in esodi biblici della
disperazione. Siamo tutti vittime, ed è ora che l’Europa si prenda le sue responsabilità”.
Molto ricco il programma, con 23 eventi nelle diverse sedi del festival. Fra quelli dedicati
alla letteratura, gli incontri con gli scrittori Alain Mabackou, dal Congo, Florent Couau-
Zotti, dal Benin, il 6 ottobre, e Lola Shoneyn, nigeriana, l’8, a Parma, e conKossi Komla-
Ebri, italo-toghese autore di “Imbarazzismi”, il 19, e Marie Reine Toé, del Burkina Faso,
il 20, a Roma. Sempre a Roma, in collaborazione con l’Institut Française Saint Louis, una
retrospettiva su Sotigui Kouyatè, considerato uno dei più grandi attori africani,
scomparso nel 2007.
Il concerto di Doudou Ndiaye Rose con gli African Griot, si terrà all’Auditorium Verdi
di Milano il 19, mentre a Roma si potranno vedere Zamua, che mescola in musica le
proprie origini sarde e burundesi, e Gabin Dabirè, del Burkina Faso. Spazio anche
allamoda , con due sfilate di stiliste africane a Reggio Emilia e Parma, e molte conferenze,
da “Uscire dal blog”, col collettivo Alza La Mano Adesso, scrittori di varie origini
residenti in Italia, “L’arte come mezzo di cambiamento sociale”, con Odile Sankara,
Gabin Dabirè e Fiorella Mannoia. Convegno conclusivo a Roma il 25 ottobre, con
“Idee e pratiche per ridisegnare il ruolo dei migranti in un’ottica di integrazione e
co-sviluppo”: In Italia ci sono 270mila imprese gestite da stranieri, 25mila solo nella
provincia di Roma, dove tengono in piedi un terzo dell’artigianato presente, spiegaClaudio
Capezzoli del Cna World.
(fonte http://www.redattoresociale.it)
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Festival di cultura Lgbt per contrastare
omofobia e razzismo Dal 4 al 6 ottobre tante iniziative a Palazzo della Racchetta In arrivo la figlia di
Vecchioni, Luxuria e alcuni comici di Zelig
(30 settembre 2013)
Ferrara - Ideato e promosso da Massimiliano
De Giovanni, presidente di Arcigay Ferrara,
ed Enrico Ravegnani di Palazzo della
Racchetta, Tag - Festival di cultura Lgbt, si
inaugurerà nell’ambito del Festival di
Internazionale, venerdì 4 ottobre alle 10 in
via Vaspergolo 6/a, per concludersi
domenica poi 6 ottobre.
Un’associazione pubblica ed un privato uniti per un solo obiettivo, quello di raccontare la
storia dell’omosessualità in Italia, la vita degli omosessuali, di contrastare l’omofobia e che,
con il patrocinio del Comune e la Provincia di Ferrara, sono riusciti ad organizzare
dibattiti, presentazioni di libri, spettacoli, la mostra di Armida Pupa Nardi, una cena: il
tutto affrontando diverse tematiche con prestigiosi relatori ed alcuni volti noti della stampa
e della televisione.
Nella prima giornata di venerdì, alle 11, Camilla Seibezzi, Francesca Vecchioni, figlia del
celebre cantante e la sua compagna Alessandra Brogno affronteranno il tema “Le nuove
famiglie italiane”. Alle 16, in collaborazione con Agedo Ferrara, Piergiogio Paterlini,
Vincenzo Branà, Laura Malpede e Rossana Rinaldi presenteranno il libro “Ragazzi che
amano ragazzi”, mentre alle 18 Lucio Scardino illustrerà la mostra di Armida Pupa Nardi,
curata da Enrico Ravegnani. Alle 20.30 “Pomodori sull’orlo di una crisi di nervi”, cena
preparata da Massimiliano De Giovanni alla quale parteciperà il comico di Zelig,
Alessandro Fullin.
Si arriva così a sabato 5, quando alle 11 sarà presentato il saggio di Rocco Pezzano
“Troppo amore ti ucciderà”, dove si ricorda don Marco Bisceglia, fondatore di Arcigay di
Palermo; nel pomeriggio, alle 16, “Batù - anteprima del nuovo magazine digitale di Arcigay
Ferrara” , poi alle 17.30 è invece previsto l’incontro con Vladimir Luxuria, autrice di
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“L’Italia migliore” e, alle 19.30, “Aperitivo musicale” - Brandy dj set, mentre Maura Chiulli
si esibirà in “Searching me”, una intensa performance di soli dodici minuti. La giornata si
chiuderà con “Metafisica dell’amore”, uno spettacolo teatrale di e con le Brugole, sempre
provenienti da Zelig.
Domenica 6, infine, Andrea Pini e Franco Grillini parteciperanno al dibattito sugli
omosessuali dell’Italia che fu, “Quando eravamo felici”, seguito alle 12 da “I ruoli sociali di
genere e le teorie Queer”, un incontro con Kyrahm e Julius Kaiser. Molto atteso è per
finire il racconto che Pino Strabioli farà alle 16 su Paolo Poli, per chiudere alle 18 con
“Pirandello Drag”, una proiezione del cortometraggio di Giacomo Triglia contro
l’omofobia, scritto da Nino Spirlì.
(fonte http://lanuovaferrara.gelocal.it)
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STAMPA ESTERA
"POUR UNE VISIBILITÉ MUSULMANE
DISCRÈTE", PAR L'IMAM TAREQ
OUBROU
(4 ottobre 2013)
Un nouvel équilibre sociétal laïque est nécessaire. Cependant, il ne
peut être réalisé uniquement par une approche juridique.
J'ai toujours prôné une visibilité religieuse modérée en général. Elle consiste concrètement
pour notre cas à relativiser cette pratique particulière qui obligerait la musulmane à
se couvrir les cheveux. C'est ce qu'on appelle à tort "foulard islamique" ou
"voile islamique".
Mais si j'appelle à une certaine visibilité musulmane discrète, je reste un peu libéral et
défends en même temps la liberté de conscience, les convictions et le choix volontaire
d'avoir des pratiques religieuses, tant que cela ne trouble pas l'ordre public et tant qu'elles
ne sont pas nocives pour la société de manière avérée, même si je ne les partage pas.
Lire: "Pour une visibilité musulmane discrète", par l'imam Tareq Oubrou
(http://www.lemonde.fr/idees/article/2013/10/03/sortir-du-debat-pour-ou-contre-le-
voile-par-l-anthropologue-dounia-bouzar_3488915_3232.html)
En tant que musulman théologien engagé et en tant que citoyen, je considère comme
impératif pour les musulmans de faire un peu de ménage et de mettre un peu de bon sens
dans leur pratique religieuse. Selon moi, se couvrir les cheveux, pour la musulmane, relève
d'une"prescription équivoque et mineure". Autrement dit, elle repose sur un ou
deux passages coraniques amphibologiques et sur des hadiths (communication orale) du
Prophète, dont l'authenticité n'est pas certaine.
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Rappelons que nous avons plus de textes qui demandent, par exemple, aux hommes
de garder leur barbe que de textes qui demandent aux musulmanes de couvrir leurs
cheveux, abstraction faite de leur authenticité et de leur sens discutables. Or il y a chez
certains musulmans plus de focalisation sur le foulard des femmes que sur la barbe des
hommes, lesquels ne se gênent pas pour se raser sans trop se soucier des textes. Quant à
ceux qui la portent, ils ne sont pas du tout inquiétés par les lois de la République.
La sociologie de cette pratique nous indique que de "l'ostentation islamique", le
"voile islamique" est passé à "l'ostentation esthétique" ; d'un objet de pudeur à
un objet de séduction. Une tendance. Des filles qui portent le foulard avec un pantalon
serré, ou des vêtements moulants ou transparents, laissent à penser que le sens initial du
foulard se perd peu à peu. Il est devenu une tendance un "objet culturel". Aujourd'hui, on
organise des défilés de mode du hidjab (voile laissant le visage apparent). Rien
à voir avoir avec la pudeur. On a l'impression devoyager dans un conte des Mille et Une
Nuits. Le pire, c'est que de plus en plus de filles qui portent le foulard ne font pas leurs
cinq prières canoniques quotidiennes, deuxième pilier de l'islam pourtant, après
l'attestation de foi. Faudrait-il prendre ce foulard au sérieux ?
D'autres considèrent que le foulard symbolise une consécration, un acte de baptême, un
rite de passage pour la fille. Là on pourrait vraiment parler d'un égarement.
C'est à cet égard que j'en appelle aux imams et aux prédicateurs pour qu'ils assument leur
responsabilité, remédient à ce désordre religieux et corrigent un discours importé d'ailleurs
et d'un autre âge, et qui est en train d'orienter les musulmans vers des pratiques mineures
et sans issue, des pratiques exotiques qui trouvent un terreau favorable, celui
d'une psychologie identitariste et d'opposition.
AUCUN SYMBOLE, AUCUNE COULEUR
Tous les canonistes musulmans considèrent que se couvrir les cheveux n'est pas un acte
cultuel ('ibâdâte), mais relevant du relationnel (mu'amalâte), c'est-à-dire de l'éthique
qui intègre les coutumes et les traditions, même ceux qui considèrent que cet acte est
obligatoire. Le couvre-chef de la musulmane n'est pas comme une kippa ni comme une
croix. Il n'est donc pas un signe religieux, un "objet cultuel".
L'islam étant une religion aniconique, théologiquement parlant il n'est symbolisé par aucun
objet ni par aucune couleur. Ni croissant, ni couleur verte, ni habit, ni minaret, ni voile ne
sont des symboles de l'islam, contrairement à ce qui est répandu. Donc le concept même
de "signe religieux" n'est pas approprié à la théologie musulmane. L'interdiction du foulard
dans les écoles comme "signe religieux ostensible" est une immixtion dans les affaires
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intérieures de la religion, une hérésie politique, dirais-je, dans la mesure où le politique fait
de la théologie en déterminant ce qui est modéré ou pas et ce qui est un "signe religieux"
ou pas.
En effet, l'islam est une religion qui ignore le concept d'"objet cultuel". Se couvrir les
cheveux est un comportement lié au corps, similaire par exemple à celui du port de la
barbe. Doit-on dans ce cas considérer la barbe elle aussi comme un "signe religieux
ostensible" et donc obligerles garçons musulmans au lycée à se raser ? Pourquoi donc cette
double focalisation sur la femme musulmane ?
Dans cette histoire de bras de fer, c'est la femme qui est la victime, doublement victime.
D'une part, les musulmans la culpabilisent si elle découvre ses cheveux, ce qui est, d'après
moi, théologiquement grave, d'autre part, le législateur laïque donne l'impression de
la traquerpartout, de l'école jusque dans la rue, et de l'enfance jusqu'à l'âge adulte.
Ce genre de traitement symptomatique ne fait que doper la résistance et l'entêtement chez
nos jeunes. Il est contre-productif. Nous sommes en train de faire un mauvais diagnostic
en confondant la cause avec l'effet, le symptôme avec l'éthologie. Nous croyons qu'en
cassant le thermomètre nous allons guérir notre fièvre.
Sans minimiser le problème que pose la visibilité de l'islam en France, la crise de notre
société est profonde, mais remédiable. L'islam n'en est parfois qu'un marqueur
sociologique. Réduire sa visibilité par des interdits serait passer à côté des vrais enjeux. La
solution est forcément multifactorielle et ne peut être réductible au seul aspect juridique et
aux différentes stratégies court-termistes, politiciennes et électoralistes.
Une interdiction supplémentaire du foulard dans les universités donnerait encore une
image d'une République contre sa propre démocratie qui en est une dimension
constitutionnelle. Car qui dit démocratie dit pluralisme.
Tareq Oubrou (Recteur de la mosquée de Bordeaux)
(fonte Le Monde)
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UNEQUAL PAIN RELIEF IN THE
EMERGENCY ROOM (1 ottobre 2013)
By NICHOLAS BAKALAR
Black and Hispanic children who go to an emergency room with stomach pain are less
likely than white children to receive pain medication, a new study reports, and more likely
to spend long hours in the emergency room.
The analysis, published in the October issue of Pediatrics, examined the records of 2,298
emergency room visits by people under 21, a nationally representative sample from a large
survey conducted by the Centers for Disease Control and Prevention. About 53 percent
were white, 24 percent non-Hispanic black, 21 percent Hispanic, and the rest from other
ethnic or racial groups.
Over all, 27.1 percent of white children with severe pain received analgesics, but only 15.8
percent of blacks, 18.9 percent of Hispanics and 7.1 percent of children of other races did.
Black children were about 68 percent more likely than white children to spend longer than
six hours in the emergency room, although there were no statistically significant
differences among races in results for any diagnostic test.
“This data set will not answer the question of why,” said the lead author, Dr. Tiffani J.
Johnson, an instructor at the University of Pennsylvania School of Medicine. “It could be
that white parents are more likely to ask for pain meds, or that minority patients are likely
to get care in E.R.’s that have longer wait times. And it could be racial bias.”
(fonte da New York Times)