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a.a. 2011-2012 Corso di Storia moderna Modulo 2 Re e regalità nell’età moderna

Re e regalità - UniBG 4 I due corpi del re... · Nel tardo medioevo e nella prima età moderna, in Francia soprattutto, si ricorre allEFFIGIE del re morto, presente durante i funerali

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a.a. 2011-2012

Corso di Storia moderna Modulo 2

Re e regalità

nell’età moderna

I due corpi del re XVI secolo

4

Riferimenti storiografici

• Charles H.McIlwain, Costituzionalismo antico e moderno (New York 1947), trad. it. Il Mulino, Bologna 1990

• Ernest H. Kantorowicz, I due corpi del Re. L'idea di regalità nella teologia politica medievale (1957), Einaudi, Torino 1989

• Marie Axton, The Queens two bodies: drama and the Elizabethan succession, Royal Historical Society, London 1977

• Susan Brigden, Alle origini dell’Inghilterra moderna. L’età dei Tudor (1485-1603), Il Mulino, Bologna 2000

• Maria Antonietta Visceglia, Riti di corte e simboli della regalità: i regni d'Europa e del Mediterraneo dal Medioevo all'età moderna, Salerno, Roma 2009

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Dottrine della regalità: cronologia

- regalità cristocentrica [secc. X-XI]

- regalità giuricentrica [secc. XII-XIII]

- regalità politocentrica [secc. XIII-XV]

- dottrina giuridica dei Due corpi del re [Inghilterra, età Tudor – XVI secolo]

- torsioni della dottrina dei Due corpi nell’età Stuart [XVII secolo]

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Unità e dualità nella dottrina regia di derivazione teologica

a) debito della cultura della regalità nei confronti della teologia, ecclesiologia e liturgia della Chiesa medievale

b) struttura duale delle figure-modello:

- Cristo

- il sacerdote

- la Chiesa

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La regalità politocentrica (XIII-XV secolo)

- PONE AL CENTRO LA RELAZIONE MONARCA (uno) – COMUNITA’

(molti)

- risolve il rapporto attraverso il concetto di corpus mysticum

- questo proviene dalla riflessione sull’eucaristia [il corpo di Cristo / la comunità dei credenti / l’eucaristia che rende

la comunità uno con Cristo, un corpus mysticum → il corpus mysticum è la CHIESA ]

- il concetto di corpo mistico nel XIII secolo viene trasferito dalla

comunità ecclesiale a quella politica

→ politicizzazione del concetto di corpo mistico

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La regalità politocentrica (XIII-XV secolo) / b

Papa Bonifacio VIII, bolla Unam Sanctam, 1302

«Sollecitati dalla fede, siamo indotti a credere in una santa Chiesa, cattolica e apostolica […], senza cui non vi è salvezza, né remissione dei peccati […], e che rappresenta un corpo mistico, il cui capo è Cristo, e capo di Cristo è Dio».

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La regalità politocentrica (XIII-XV secolo)

Luca da Penne (Penne, 1325-1390) giurista

«E’ contratto un matrimonio morale e politico tra il

principe e la res publica. Inoltre, allo stesso modo in cui è contratto un matrimonio divino e spirituale tra il vescovo e la Chiesa, così tra il principe e lo Stato si conclude un matrimonio temporale e terreno. E come la Chiesa è nel prelato e il prelato nella Chiesa … così è il principe nello Stato e lo Stato nel principe».

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Il PARLAMENTO INGLESE come corpo mistico

1401 – lo Speaker dei Comuni, in chiusura della sessione, paragona il

Parlamento con i suoi 3 rami [Re, Lords, Commons] alla Trinità; 1522 – Il giudice John Fineux, capo del tribunale del King’s Bench

con Enrico VII ed Enrico VIII, asserisce: «il Parlamento del re, dei Lord e dei Comuni è una

corporation». 1542 – il re Enrico VIII afferma, rivolgendosi al suo Consiglio: «Dai nostri giudici sappiamo che mai nella nostra regale

condizione noi siamo posti così in alto come durante i lavori del Parlamento, ove noi come capo e voi come membra siamo congiunti e uniti in un solo CORPO POLITICO» (196).

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Il corpo politico e i 2 corpi del re

La metafora del corpo è utilizzata per rappresentare la riduzione del molteplice (i sudditi) all’uno (la Comunità = Re).

E’ un’idea tradizionale nel Medioevo. La dottrina dei Due corpi è uno sviluppo ulteriore,

databile all’età Tudor. Essa scaturisce dalle condizioni specifiche dei regni dei

figli di Enrico VIII: - Edoardo, re minore - Maria ed Elisabetta, donne

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La dottrina dei due corpi

- risolve l’antinomia che l’applicazione della dottrina corporativa generava, fra una comunità politica intesa come corpo mistico, sovraordinato ed eterno, e un re inteso come individuo mortale

- attinge alle precedenti concezioni dualistiche della regalità (re come Cristo; re come giudice, vicario di Dio in terra)

- si appoggia all’ipotesi che in una persona possano essere presenti due persone, sul modello di Cristo dotato di due nature, umana e divina

- e’ attenta all’elemento temporale.

L’età di Edoardo VI

Documento

Discussione dei giuristi della Corona riuniti nella Serjeant’s Inn, Londra 1562 (a proposito di una causa riguardante il territorio del ducato di Lancaster in cui il re è parte)

«… Secondo il diritto comune nessun atto che il re compie come re potrà essere annullato a causa del suo difetto di età. Perché il re ha in sé due corpi, cioè il corpo naturale e il corpo politico. Il corpo naturale (se deve essere considerato di per sé) è un corpo mortale, soggetto a tutte le infermità naturali e accidentali, alla debolezza dell’infanzia e della vecchiaia e a tutti i consimili inconvenienti cui vanno incontro i corpi naturali delle altre persone. Ma il suo corpo politico è un corpo che non può essere visto o toccato, consistente di condotta politica e di governo e costituito per la direzione del popolo e la conservazione del bene pubblico, e questo corpo è palesemente privo di infanzia e di vecchiaia e di tutti gli altri difetti e debolezze cui è soggetto il corpo naturale e, per questo motivo, ciò che il re fa con il suo corpo politico non può essere invalidato o annullato a causa di alcuna debolezza del suo corpo naturale». (Kantorowicz, p. 7) [trascritto da Edmund Plowden, Reports, seconda metà XVI secolo]

Edmund Plowden (1518-1585) – giurista e avvocato Reports, 1571

Critici della monarchia femminile

“To promote a woman to beare rule, superioritie, dominion or empire above any realme, nation, or citie, is repugnant to nature, contumelie to God, a thing most contrarious to his reveled will and approved ordinance, and finallie it is the subversion of good order, of all equitie and justice”.

Promuovere una donna al governo, alla sovranità e al dominio o all’impero su

qualsiasi regno, nazione o città, è ripugnante alla natura, ingiuria a Dio, una cosa del tutto contraria alla sua volontà rivelata e alle sue ordinanze, e finalmente è la sovversione del buon ordine, di tutta l’equità e la giustizia.

[John Knox, First blast of the trumpet, 1558]

Kantorowicz - Axton I due corpi della regina

“Sono solo un corpo, dal punto di vista naturale, ma, con il permesso di Dio, un Corpo politico fatto per governare”

(Elisabetta I, Discorso dell’investitura, 1559; citato in S.

Brigden, Alle origini dell’Inghilterra moderna. L’età dei Tudor (1485-1603), Bologna 2000, p. 288)

I due corpi, la temporalità e il genere

Mentre sotto Edoardo VI la dottrina dei 2 corpi serve a superare l’inadeguatezza d’età del re, sotto Elisabetta rimedia alla ‘tara’ di genere che la regina sa che può esserle imputata.

La dottrina risente di influssi neoplatonici e elabora

una proiezione ideale della regalità, volta a trascendere l’imperfezione del reale.

Essa conferisce alla concezione della regalità una

maggiore astrattezza e indipendenza dalla persona fisica che la incarna.

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La dottrina dei due corpi e la morte La duplicazione del corpo del re consente infine di risolvere il problema

dell’interregno, di quell’intervallo temporale in cui il re era morto e il successore non ancora divenuto pienamente re.

Nel tardo medioevo e nella prima età moderna, in Francia soprattutto, si ricorre all’EFFIGIE del re morto, presente durante i funerali con tutte le insegne della regalità. Nel momento in cui terminava la sepoltura del re i re d’arme dalla fossa urlavano “le roi est mort, vive le roi” [cfr. Visceglia]

La dottrina dei due corpi rende inutile questo espediente e assicura la

continuità della regalità, il suo trasferimento istantaneo. Da qui l’uso delle frasi:

“the King as King never dies” “le roi ne meurt jamais”

il re come corpo politico non muore mai

Il re non muore mai

Documento Verbale legale, con argomentazioni del giudice Southcote, nel caso Willion vs

Berkeley [XVI secolo] «Il re ha due capacità, perché ha due corpi, uno dei quali è un corpo naturale, fatto di membra naturali come quelle di qualsiasi altro uomo, e per questo lato egli è soggetto alle passioni e alla morte come lo sono gli uomini; l’altro è un corpo politico e le sue membra sono i suoi sudditi, ed egli e i suoi sudditi formano insieme la corporation, come dice Southcote, ed egli fa tutt’uno con loro ed essi con lui, ed egli è il capo e loro sono le membra ed egli è l’unico ad avere governo su di essi; e questo corpo non è soggetto a passioni come l’altro, né alla morte, perché nei confronti di questo corpo il re non muore mai, e la sua morte naturale non viene chiamata alla nostra legge (come ha detto Harper) “la morte del re”, ma la demise del re, e il termine non significa che il corpo politico del re è morto, ma che vi è una separazione dei due corpi e che il corpo politico è trasferito e trasmesso dal corpo naturale, ora morto e così privato della dignità reale, ad un altro corpo naturale. Cosicché ciò significa il trasferimento del corpo politico del re di questo reame da un corpo naturale ad un altro».

[trascritto da Edmund Plowden, Reports, fine XVI secolo, cit. in Kantorowicz, p. 12]

Enrico III morente designa Enrico di Borbone, re di Navarra, come

erede 2 agosto 1589

[arazzo del XVI secolo]

Kantorowicz Declianzioni rivoluzionarie della dottrina dei 2 corpi

La dottrina dei Due Corpi è ambivalente:

• nell’età Tudor rafforza la posizione del re sotto il profilo giuridico; la forza della persona ficta, dell’ente astratto e imperituro, dell’ufficio, viene utilizzata per sostenere le ragioni della persona fisica

• sotto gli Stuart le viene impressa una torsione per cui essa va a giustificare la sedizione. La struttura duale del concetto permette infatti alla cultura politica rivoluzionaria di separare i due elementi, il corpo politico dal corpo naturale, giustificando extrema ratio l’esecuzione del re Carlo I, senza violare la regalità in principio.

Anthonis van Dyck

Triplo

ritratto di Carlo I Stuart

1635-36