Renato Gentili, Brevissima Et Utilissima Istruttione Del Modo Che Ha Da Tener Il Cortegiano o Cittadino ... Tivoli, appresso Domenico Piolato, 1578; curavit Roberto Borgia 2010

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    DEL MODO C HE HA DA TENERIL CORTEGIANO, 0 CITTADINO,

    Per faperfi rettamente, & conuenientementegouerna re nelle Corti 3 O nella fua C ita.Ritratta da iprecetti ciuili di Plutarco

    PER RENATO GENTILI.

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    TYBVR SVPERBVW

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    ALL' ILLV ST RISSIMOET REVERENDISSIMO

    MONSIG. L'ARCIVESCOVO, ( ; 1 1 - 'DI SIENAIL SIG. D. FRANCESCO BANDEPICCOLOMNIMit) SIG. &c.

    NC OR the mi parePcofa & Pile non folo tra.durre, m a far evnfom m ario d' rola operetta tantoc o ' n p e n d i o f a c o m e 2 ' q u e l -I , n ella pa le Plutarcoh reuifiim am ente in parole ,ecopioppmamtnte in

    ` P ntenz e infe gna et refiringe tutui precetti, the deecferuare corn p ito Politico , N on dim erio per noncontradire A q uejli noilri Academ ics ,ne ho volutopigfiar affunto ,et con la g ratiabcondotto.6ifine con ifjoeran di ej-e r e f c u f a t o d a l o r o , e t p e r d onatim i gli errori com m elkui per obedirli . M a eff en-d o r n i p b i c o m a n d a t oueflam ia fciocca fatica etfarnecvnprefente-aVS...1110rifl.m'i, p a r f 6 c op uriflim.1,fapendo c b ' e g a n o n h a t e m p o d a p e r d e -re in finviii ba ffez ,K , et[ pure per fua folita co rtefiAdvivoleffeperdere alculiboralipotrebbe rec-arpiapreA z

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    go fa il id io e t nau fa che vnaiintillapiace re o co nfola t ione , _M aa quei tom i hanno ancorifia o.f lo c he S. i llufiriF non potrebbe m ai & m ere adifi-aro qua lunqu e.co fil ancorc he goFim a.,m anda.tale c on tanta affettione da c hi non defidera .411 '9 c herum/. Im ente firuirke t tantop iii ch e q ue f lai pa rte d e lfrut to godu to per la M era gratia di (pm Ila , per la cu iprefenKa , ,e t au t toritae f ta to ta ntofau ori to q uef fo nof fro 'nuo l i qu e f ta e .da pa f fa ta di Fraich e , e t d i va .rth lettioni, et tra .1 altre d i qu elle del D ottiffim o Sig.-114 arc ' Antonio ild oreto d alle qualrerica ua to gueflof im niar io: Goj i f o rK eyo e t v into d a qu e0a v it im aragione ,rdire d i inuiar le q ue f ta maleabbreuiataoperetta . , la uale re in altro le re ca ra te-rlio , le- po tra a lm eno reneter e aku n diletto in rinfre,

    f car le la -m em or i a del l ' intico proc edere di V. S.ne' fuo i p rim ianni,ne' qu ali ef lata im p ie t4 im aggior i a f ir i d e l t a repu b l ica c rO iana e t f im .pre riufc itane . con fom m a lod e e t glories , laqua le feA la fer.bam aggiore dada rupprema 214 aes7 .4 pregatadam e in ozni tem po per la fe l ice f la t di quel la a cu iba d 'er . ;rnilM ente le m ans . D a T iuo l i al prim o dig g i o . .4XXVI

    D . V . S .t e u c r e n d i f s .- &e t ' .. Renato Lentil;

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    B R E V I S S I M A,ET VTILISSIMAISTRVTTI ONE

    DEL MODO CHE HA DA TEN ER IL CORTEGIANO,Cittadino , per faperfi retrarnente , & conuenicntemcuccocluetnare nelle Corti , o Della fua Citti,

    Ritratta da i prcatti ciuili di Plutarco.PER RENATO GL,NTILI.

    OME a colo..o the inconfideratamentes'inbarcano in mare per prendere fpairo,fuole fpeffo accadere tutto ii contrariopercioche non piu prefto entrati neilabarca, fileua vna tempeflache li butta intar., a4aa.L 51icot urba tutri,neli Ialcia tornar al defiato porta . Colifpeffo fuole interuenir a quelli the ba-lordefcamentes'ingerifcono nelle Corti,6 ne i negotij publi-

    ci , a guifa di chi dilcende in vn profondo pozzo, fenza prima-confiderare molto bene, & apparar it modo & via di fcender-ui fenza pericolo, & poi di tornar in dietro fecuramente..

    dunque motto beneogn' uno chi vuol entrare nell' v--no 6 nell'altro dt 'peal labirin6,& fopra tutto lafci ogni pat--fione,come delve di gloria, d'ambitione, di vZ.'detta, & di guadagno Pere:oche gli due primi fanno fpeflb feruire, dour21tri voleua comandare, & offendere in !nog di corn piacere,guifaecitanti di comedia, i due vitimi fpeffo rouina-no in tutto , &canto piu coloro the penrimo entrar in vna re-pubiica , come in vna fiera come s' intendeuano Stratocle , &Drornoctidc,i quail 'inuitaua.no l'vn 1' altro alle raccoltero , volendo dire al trattar de' negatij publici per vfurpare.Adunquc it fine del Politico a del Col:md:Tian fia I &per

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    ?ER IL CORTECIANO& per confeguir quello cominci deftramente & non a rutia d itentare gli vmori & coilumi del fuo popolo , f(condandolo,& andandogli a verio , fin' a tanto che acquiflato habbia cre-dit & fe ne fia impadronito,percioche varij fono i ceruelliokandamenti de i popoli & delle Corti chi fi diletta de i giuo-chi, & di buffonerie, come gli Ateniefi, chi l'odia come i Car.taginefi, quelli fono prontilacarfi renitenti a rued magiftrati,& piaceuoli a i fudditi & a gli nimici quaftitardi all'ira & obedienti a' fuoi fuperiori , infefli & crudelifudditi,di modo che non harrebbono fopportato Cleone co-me fixer() gli Ateniefi, (pale hauendo connocato tutto cl Sc-nato, fubito lo piante con dire the gli con ueniva bachetrare,W: meno Alcibiade , a chi in publico parlamento Icam-6 vnavalente quaglia dal Petto ne r Tebani haurebbono lafciatopallar le lettere de gli Ateniefi fenza aprirle come effi la.fciorno pafrare quelle che Filippo fcriueua alla moglie, flim5do cola inciuile lcoprir gli fecreti tra marito & moglie; & birogna confiderare quefle diuerfita de i coftumi non folo nelleRepubliche , ma aneor neue coLappt qua kyc'haida fare & quello c'hai da fuggireEt fe alcuna cola ti parera degna di emendatione need-fario , the la vadi fopportando , & corregcndo poco a pocbper non romperla, & fopra tutto bifogna leuar tutti i tuol de.fetti, percioche gli occhi di tutti ti faranno adoffo come a co.Iui che fta in meno della fcenaEt fi come ogni piccolo Neo in faccia par motto piu , thequal voglia altra macchiane gli altri membri colt ancoraogni poco errore in vn primario Cittadino,&Cortegiano pargrandiffimo, giudicando ognuno quello tale douer' effeteireprenfibilePer quello Temiltocle & Pericle quando 13 introdufieronegli ncgotij publici lafciarono tutto t1 for paffato mode di

    . viuere, eioe l'otio, i banchetti, le vanita &cicalerie, & fi die-dcra alit vigilie , lobrieta ,grauita & modeflia. Perciochefuole it Popolopormente, non folo alle core impOrtantiquello the fanno pitblicamente gli adminiftraturi della rep.u-- blica

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    ET CITT ADIN 0.blica,ttia ancora a quello che fanno belle camere con refteficrhogliDi maniera che Alcibiade , Cimone Ater iefe &Scipione ,grandi'

    & valenti Capirani, fono Itati pero riprefi, & mancoitimatida i lor Popolirimp come molto licentiolo nel vi-Dere , it fecondo come troppo dato al vino , &1 vItimo cometroppo data al fonno, ancor che nel reito fuffero irreprentibi-ti & fin a Gneo Pompeio era appofto the fpeffo fi grattaua ticapo con vn detoAt contrario it Publicolaru rommamente lodato perche toneua la cafa tantoaperta, the dalla piazza fi poffeua vedere &fcorgere tutro quello the fi faceua in cafa fua, & dicendoli vnA rchiretto , the rot) cirque talenti l'haurebbe racconciata dimanicra the no fi iarebbe veduto plena the fi faceua in cafa ,g!i 61pole , che gli ne darebbe died, le faceffe che non folovidni , ma tutti i Cittadini poteffero fempre vedere comeYitleua in cafa f ua, i1 the denotaualomma integrityNon hail-Ann i buoni coftumi del Politico o Cortegiano,bifogna fia ancora eloquente, che fi come ii Caualier o nopup manegiar a No modo ii Cauallo fenza 11 freno,l pa-drone la Naue fenza it temone, cofiil buon Citradino no piarnai fenza la facondia contener it Popolo rid fuo othrioImpero fi traua fcritto in Omero , & altri buoni Auto-ri , che gli Eroi & Re antichi non facrificauano fob() a Marre& a Minerua , ma ancOra a Gioue configliero & a CalliopePea della faconcha,& fi effercitauano non foto nelle armi,naanco net ben dire, it quale fuote dare , & torre la victoria invna Cita., Di modo che !aerate fuperato dalla eloquenza diAriftofonte foleua dire che la caufa fua era piit gi ufta , maEA,uuerfario migliore Oratore & Efialte domandato da Ar-chidamo Re degli Sparti , chi era miglior lottatore Periclea.egli, rifpofe ch'era dad! giudicio, percioche fe ben eol - but-rani a terra & vinceua Pericle, noclimeno it detto Pericle erabaftante a perfuadereal Popolo ircontrario, fi the no fcmpre

    vero quel verfo di Menandro, it dual vuole the non le paro-le, ma i fatti. & coftumi perfuadano perche rhuorno noncome

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    tEk it Cellt.TEIANOcome ii Iupo , a altri animali che non fi pigliano per orechi,ma per la gola Pero tengo per piu arnbitiofi , che popolaricolor , che attendono a carar la berieuolentia del popolo nocon ragioni efficaci,& accorte pat ole,ma co bancherri & altrevanity cofe p u prefto da pigliar animali bruti che huomini

    E ben vero, che it ragionar del Politico,& Cortegiano nondeue effere troppo ifquifiro, ne troppo affetrato, ma chiarofemplice, non calor, 6 limulato, ma puro & veridico, orna.to di parole communi, & vfare , & di prudenti fentenze fenzafpregiar , fecondo occafione , qualche ftoria , 6 fauola ,qualche bet motto, it qual fuole atle volte motto comrnouerel popolo , come e queflo che fu detto in vn configlio : Digratia non fate, che la Grecia perda l'alcr'occhio:oueto auuercite che'I Ian di Tanralo non cicada fopra, & f mill, de' qualne fono piene le Filippiche di Demoftene & altre orationi.di valenti Oratori , & non fara alcuna volts fuor di propofi-,to che l l ragionar del Politico, o Cortegiano habbia vn poccrdel mordente, per6 con deftrezz.a , fi che'l rnrittreiare no firnoftri effer-efpreffo per ingiuriare 6 ucro buffonegiare, Cetappaia affettato , ma come accaduto all'improuifo & come adice per botta rifpolta percioche fpefre voite foglionodiofi quelli,che sbeffano gli altri & comincian ad offender al;la fcoperta, al c5trario fe danno alcuna mordere rifpofla a chiglihaura incitati, piaceri fommamentee Cori fu grandemeatto lodato Demoflene, ii quate ad vno che haueua nome di la..;dro , he gli rinfaccio che le fue fatiche nocturne ,&_compori.tioni puzzauano d'olio rirpoie gratiofamente che tapeua be.;ne di no fargli tropperpiacere ad accendere la lucerna di not. te . Cosi Leone Bifantino huomo piccolino,& bruttO,volen,do perfuadere la concordiaa' fuoi Cittadini comoffe da prink:cipio per la fua piccolezza & deformita rutto ii popolo a ride are, & egli pigliando l'occafione fenzapenfarui troppo,cornin66 a dire, oh Signori? che ridete per cosi poca coJa Oh fcvoi vedefte ancor mia moglie , la qual a fatica m'arriva al giinochio chefarefte? per il the iI rifo fi fece tuttauia maggiore& cot foggiunfe Ft no dimeno fe fra noi.clue cosi piccoli &

    brutti

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    IT C I T T A D I N 0.brutti fare dircordia non capereffemo in tutta gala Citticoil li fece attenti ally concordia

    In quell() modo volendo gli Atheniefi ornar di onori ap.partenenti alli Dei Alefiandro, & contradicendo co ogni sforzo Pitea dicirore giouane , vno 1 0 riprefe con dirli , che nonRain bene ad vno cofi giouane opporfi in publico a cote di tito grandeimportanza , Et egli rilpofeche marauiglia puo etrere quefta fe voi aIrri cercatecrattribuire onori diuini ad A lei:fandro, ii quote e motto piu giouane di me?

    Impere fea fimil modo di dire fora congiunta Ia breuiti c5vna buona c canora voce, non e dubio che riukira di grandcwile a chi lo poffiedera, & a gli alcoltatori

    Come il politico fi e fondato bene lopra nate le core detteha due vie da incaminarfi al regimenro della Republica , vnabreve e pericolora,l'altra lunghetta , ma fccura , la prima e diquelli i quali (come dice Pindaro) corninciando l'opera buttano grandi fondamenti,& fono tanto piu grati al popolo quan.to di rua natura egli e mobile, & vago di fubite mutationiQueiti adunqur, Lucmuu e gran tanto iubitoacquifiano gloria, hanno vn gran varaggio,chefuggono ogniinuidia,effendo chiaro che ne fiamma lubiro accela partorifcefurno, ne gloria fubito acquifiata inuidia, conciofia , the nonda tempo ad altrui di poilerui penfare, come fa quella che condebiti mezzi a poco a poco va crcfcendo . Per fimile firadaPompeio trionfo auanti the fuffe Senatore , ributrando Sillache lo voleua impedire con dirgli the pin nation' adorationit forgente, the l'occidente foie, colt Scipione fu lotto Conic)le contra le leggi per le fubite, e belle vittorie chc hebbe inIipagna, & a cartagine, di modo the Catone rener non fi puoto che fdegnolamente non dicciie folo vede Scipione graltrici fon per ombra

    Ma dira alcuno hoggidi the lmperio Romano a patrondel tutto fono ceffate quefle vie, non effendo pin guerre, fat-tioni, ne Tiranni da cacciare,efimilit occalioni di potereacquiIlar fubito gloria, ma vi fono pur de gli Offitij lvlagiftrati &Ambalciaric, alle:quali bifognanoperfone ingegnofe prati_

    che,

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    6ER iLCORTEG1ANOthe, &eloquend vi fono ancora altre occafioni, Iequaf i fi hdD C paiono difineffe nel)c Cirri, & Cord , nondimeno fe fi fapranno rimetteI sii,porraranno grand'onore . Come fe altridifenciefre Iiberatnente alcun poucto oppreffo da vn grancie6 uero fe giudicaffe in teramente , & prud'etemente vna caulad .fficile,& di erandcimporranza,6 cofi come,fe qual fi vogliagrande pigliaffe qualche caufa contra vn'huorno da bene,, &di fommaintegrita,anchor the per pochi giorni pareffe di vincello & opprimere it giufto nondimeno al fine farebbe fco-.tierto& rouinaro. Cali ancora fe qual fx voglia baflo, & ignobiles'opponeffe gagliardamenre con vn farriolo potenre,& digrande,ma inuidiolaauttorira,porrebbe al fine acquifiare gragloria, leuandola da quel potente , & appropriandola a to .Ma quanto quefia via,che non fempre riefce,fia pericoloila advno the principia di introduth nelle come publiche, tanto cluefealtrai che fiegue, e piu facile & piu ficura. Et fi come l'elleraper inalzarfi fuole auuitichiarfi prima ad vn albero ,ua-le trefce & faglie poco a poco cofi it giouaneo principiantedeue accollarfi ad alcun principaic, & d'auttorita nclla Rcpublicaleguirandolo , & feruendofi dell'aurtorita & configlicdi quello , a pato modo facilmente s' inalzera poco a poco ,& al fine arrivara al fupremo grado Douearrivato nontie imitar A leffandro , ilqualefprezzo & ingiuri6 Agefilaogia fuo maeftro, & Capirano , ma fi come i corpi foggetti aItale riflettono quanto poffono it contraca.mbio dello fplen.dor che ne riceuono, cofi (Nei , che hanno riceuuto o riceuotoo benefitio d'altri non debbono mai effer ingrati, motto maco cercare di leuar onore a coloro , lotto la fcorta de' quailhanno acquiftata gloria, come fi legge nelle fa uole di Efopothe fccc lo fcricciolo all'Aquila, chelo porta fin' a Gioue , &qui arrivato diffe mal di lei;Afranio benche fuffe di baffa conditione ambiva per6ronfolato al tempo chePompeo fuo condottiero, & amicifsi-mO lo procuraua per alrri,ilche fapendo Afranio,lafci6 fubi_to tale imprefa, dicendo chc'l cololato non gli haurebbepor,tato tanta gloria,quato difpiacere,fellatlelle fatten L AO fenzait

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    0 tT CITTAD/N O.1 ,ii C0t1renrO, & aim di Pompeo, ii quaI poi glie To fete conic.guire l'anno feguente . Bifogna ancora attendere i feruirebelie prima, fccondo it precetto di Platone , per poter poi co-'Bandar meglio . Ma fi come non ogni albero e Buono 1. folicner lc viti , anzi alcuni ye ne folio tanto mal atti che in luogc:di giouar loro, le fuffocano : Coil non ogni natura di perfonafaccomoda a riceucre ,& fauorire i virtuofi giouani , & prin-cipianti, anzi tali vi fono, che come vedono giouani di buonariufcita,qualiattedono alle viral, & cominciano ad acquiaargloria,li cercano di abaffare, & alle voice gli opprimono, perribifogna itar ben auuertiro ad clegerfi vna icorra no tan to ric-ea & poffente , quanto dabene, &arnatrice di virtu . Da qui'mile che fi porto alrrimenti Silla con Pompeo , che Marionon s'cra portato con e. lui ; Perciochc Mario veduto cheSilla s'incaminaua a grade gloria, cad) fempre di finaccarlocome fece pigliado occafione dell'imagine di Giugurta,laquale Silla vn poco borioferto, s'era facto fcolpire nell'Anello, infee,no delta victoria, che egli hebbe contrail derto Giugurta ,silquale ft m en at prigione.n: 'Al contrario Silla fauori fempre non Edo Pompeo rain tar)Aolo ogni volta, che lo vedeua ,& incirandolo a cofegrandi ,m a aricora inOtti akri giouani di buona afpetratione.Seguita clic colui,che entra al gouerno della republica O diqualchc officio in corteoon reculi,nesbandifca l'arnicitie an.lichr;C;nrie Ece Cleoffache von fcacciai tutti gli amid qui-:'do ,en.tro in m agirtrato , & ritenne i fuoi.vitij,q uali poi lo pre.-fcipitarono-, bitogna dunque ritener gli amid per feruirfenecoipicidA inente ne i b.ifogni della republica, & isbandir le pal-fi oni, & vani appetitt, i quail fono quelli,thefulano, & toglio.no gli _viltciali dalla via retta, Z b en vero c he net m inifirar delta giuftiOa nail bifogna volerne piu per gli amici , che per gli:alai.. Per it che Temiflocle I Simonide filo amico ,che lo a-t crcaua d i cola men c heoneita , cliffe che non gli pareua buo aPoeta quello,che nelle fue compofitioni faceuadiffonanze, a`talcue altro errore, & manco gli pareua buon giudice q uello,41ic cominetteffeper qual ii voglia cola alcuna ingiunitia ;B 2 bifo2na1443 Lia

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    PER IL CO itTEGIANObilogna adunque the chi gouerna la Republica 11 rerua de Ifuol amid come inftrumenti congrui , & ragioneuoli, i quaill'aiutino a far le coic conuenienti , & perfette come fanno Iibuoni Marinari al Nochiera,6 altro retrore, & padrone dellaNaue,& li Muratori, & altri Lauoranti al Architerto, & Mae.tiro dell'opera, & non alIa ri uerfa come fecero li find amid diSolone,i1 quale affai inconfideratamente precliffe loro 1' Edit_to the valeua publicare dell' anullatione de crediti paffati ,cglino malitiofamente accaratorno gran forma di denari daparecchi auanti the fi publicaffeil prefato Editto . Di mod()che publicato I'Editto, li creditori furno delufi, & ne fu datamacchia a Solone,qual pero non v'haueuatanta colpa, guarsto Agefilao,'Febida, & altri Iimili,i quali per voler troppo gratificare gli amid cafcarono in molti inconuenienti.

    11.che no fecegia Focione per to fuo genero Carillo,a1 quale'eflendo accufato di rapina, &eftorfioni di denari diffe thel'haucua eletto genero per huomo da bene, & fubito, dettoquefto l'abandon 6 fenza aiutarlo . A ncora Tirnoleone Carattio, poi che piu volte hebbe tentato vano di rimouereil fratell dal tirannico penfiero al fine lo conduffealla morte-.1%leper quefto fi toglie la faculta di giouare alli amid , aili quillneiroccalioni do tic non flake inuidia, 6 offefa alla republica$fi poffono procurare Ambafciarie , :offitij &altri marreggiperconleguir glorie & vtilita.E ben bells & gioueuole occafienedi aiurar L'amico quando tie commeffo alcunl caricodifficileda tuoi Cittadini, it qual habbia bifogno di compagno,.comequando fu commefro da C reel a Diomede , ii riconofcerccarnpo de' Troiani , egli s' eleffe per compagno Vliffe ,ilquaipoi per rendergli it con tracambio gli voile attribuire auantiNeftore tuna la gloria de' caualli tracij acquifiati & dellarnorte del for padrone con i luoi dodici copagni; cofi par chelbenefitio,& lode dell'Amico rirorni nell'altroamica,a1 contrario eller fenza amide cola da perfona folitaria, & inumana.

    Ma fe pet fortuna Ii tuoi amici faranno fcarretti li deuimendare con ogni patientia & fe ti dimandaranno cofaingiu-ila, non 1 a deui nc gar loro acc erbarneptc) w ax folcua far C*etone,

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    trr -tt T T A:15`1 N 15:3 3tone ma rcurarti con ogni modenia dimanitrando con viue=ragioni che quanta din)andano non fi deuc conceder e per laOccorrono ancora make occafioni di aiutar gli amid poue

    ri , 6 con prcfenti che non.ti collano , come fece Temiltacle ,donando nel camp) ad vn fuo pouero arnica la collanad'vnnemico vinto, micro di fargli hauer de Clienri ricchi,6 cauffadi qualcheguadagna, & altri fimili affai bcnefitij che all e vol-tc ti fi prefenrano da beneficar gli amici fenza danno della Republica & ruo, i qua!i fono promeffiMa poi che,fi come dice 5imonide gni ladala ha it fuo ca-pelt . to tengo cheitclognimagifirara nafchano odij, e difseper6 bifogna diforrere diligentemenre fopraSi ladana Ariitide , e Temiflocle, i quail nella patria lorafemprehaueuano qualche gara infieme, nandimeno agni volto che viduano Canfoli, 6 Capitani , 6 in qualch'altra ferui_do per la Coro r e p ublica,foleuano nelli confini della patria la.fciar turti li loraifpareri, i quoit poi anito i1 fcruitiopublic ii repigliauano,fe lora patella.Parimente fi loda motto Ia rifolutione di Ermia ptrianaambitiofa, ma Paco pratrica nelle cafe della guerra. Percheffendo ven uto l'affedia di Mi tridate , e dicendogli Cretin asimam prattle nelletccife della guerra, ma filo nemicovero Ermiafeltaffe ,i'defendelfe Citta,'vfci..rebbe, che fe4eandaffd che egli reftarebbe , accioche per leloro dienfioni non fitletdeffeagni cdfa . Voile Ermiararfi conafcendo iI nemico piiiartoalla di fefa,come fh,che fattiO la Citta hauEdo prima cortefiffitnamil!re prouedura Ermiadi tutto quell() the gli era niceffario per lo volonrario eflilio.

    Et certo fe it renere che)Varnor della patria debba eller maggiorc di quelloroprifistitioli, a rep utata cala,d'animo generofo,rnalta tnaggiormentedeue effer War (Vella che nolarcia per eitterti o 'odic) , cheoorta altrui cii giouare alia padtrio, ancorche in imica n' habbia a riceuere vtilefi come parcofa inhumana ,& beftiale non lafciarquelle inimici tie, perlc q uali ancor l'am ico ahabbia rict RC M la nun te Cato ne,

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    - .ssargi l 'EA, IL CO ITS,GI-ANO;Catone, & Focione erano 'amidfra lorO nelle core

    jrivatc non era mai VII minitino difparere , ma doue andaua1' intereffe della republica non ft perdonauano l'vn I altro,di modo chealle volte pareuanoe bcn ti a lorocrano concordiffimi.negli affiri.domeffici . I mperal'i ntereG.fe del public fi ha da anteporre ad egni am ici , &in imici-tia; ne fi deuc hauer aleuno per inimico nella republica,o ue.ro in cone fe non vn Catilina , o d' Iftrione )6 d'aitro fimilethe foffe come vna pecora infetta,& f4 occorrono alcuni dtipzyeti, come alle volte foglio no occorrere., ancora fra" buoni,.&amici,bifogtia accOrdarli infieme,come fan no i mu fici co doI-ci motti,& foaui parole. in qucack modo . Io fa che penfiglio,che non dici , lo non vorrei gia parer piu fauio . Tutendi meglio,& fomiglianti .

    Er fe alcu no in public accura ingiuitamEtea,ncoralto tuocapital nimico, farai fauiamente fe lo.clifenderai con_ .la ragio-ne, come fece ancor Nerone4,Trafe.a., fe1411 poil(Ifite.re the meal nd oio win d'inginflitriateplicii,pAertrintlefreiddio che Trafea am life tantolne,

    Al contrario deui riprendcrel'amigo i;6(0.}4.ttcadQgli avariti gli occhi, che vn fuovr1 trift9tonolcinoc oo hdth.rebbe fatto, v non farebbe fiinil co.1.4.4'raotdandugii4 virtu.de' fuoi antecelloti., con dire 6 e. C 4 P . 01 30. PP C4 d ufimil' erroriAche fe folfioprtie nti.,:lo,rgpreAderRIAlliono.gdemente, & ne farebbono-fo'nmarn quit

    Ma fe alcu no ingiutlamenteJtiaCcuf4i Pipubii0.410eiro.of-fende di parole , puoiimitar FOCi,one;, qual: eftodc unmaledico interrotto ncl- mczo klia-fua Orationt to larcia.gracchiare tato, che fi ttracto, kf.,ocione: poi come-ref-0e itato impedito per l'abaiar,4nCAP8taitroMuri7Wozifenz'a1tra rifpoita,ripiglio Cag.g.iitpentgitfprfp ; kie114ulatione csfimili parole ,.Habbiaimiiiectc9:101144a,t4erikomdidamodella fantcria Ei:000140941e;11413 ftzutp_retivu'or tarciaripa&fare coil, ma all'occalionefriffoodere , put ilafeoa dimoftra,.tion. dt collera,& con.br_euitiA.piaccuolezza Inqueflomers.do urpofc Epamin,ond4 4 ..C4Iiiapteiitqual vicuperaua i 71 " t =baai

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    minniminupETCTTAT)j and psm.1i Parricidij cl'Edip6:&Oene, dicendon42,t/pacria naiceuano fiml trini,ma queiti tali(rifpofcda)noi gli habbiaito fcacciati,&voi gli haucte ricetrati. Lorator Craffo ad vn Domtio the fi burlaua di lui,perche haucuapianto la morte di vn fuo dornefiico Nce alleuato in vna pc-lchiera diirenon mi maraui4;dio che to ti burli di queilo,nonhatiendo to buttata vna 1-acrima per tre mogli, che ti fondmorte, ma di queno baiti fin qui.Sono alcuni tanto ambitiofi de'gouerni,che fogliono ac cettar' ogni minima carico della republics, giudicando che'I Po-litico non debba lafciar' cofa per laquale penfi parer fare vtileAla fua Cittl. Per queflou lodato Epaminonda,a cui effenda fldto dato rofficio di Tclearco,che vuoldire foprananre alpurgardelle (trade, per malignity &inuidia de'fuoi Emoliraccetto lietamenrc,dicendo, checofi l'huomo honora, &di-titoftra it maginraro , come ail Mgiltrato huomo &vi fiports di maniera, the quctloffitio,che prima era tenutovilifiimo,fu da poi in fomma riputationc. E fe vno per fcruire-se ffefFo,non fi vergu6,,c, ci; Far core vili)tliCCEIdUli commune-mente chi fa i fatti fuoi, no s'mbratta le many, come Antineat porrado vn pezzo di falame in mano per la firadapublicachefene marauigliaua, the lalciaffe di marauigliarfi perche lo portaua per fe fteifo, & non per altri , tanto mencicue eller biafimatoquello,ches'adopra ad ogni cola , quan-tunquc vile per lo feruitio della republicaSono alrri, th e vogliono come Terniftocle non effere ado-perati re non in cafe the, &generofea guifa de i Bucentori,6daltri varcelli riferbati, i quali nofi buttano in mare per ognifattione . Ma io non intendo approuare quelliua]; f vo..gliono fiti bondamenteintromettce in ogni affare della It epublica, e fogliono conlaloro importunity, &curiofira venire afaflidioIrutti, come vn Mtiocouale era tam irriportu,no the voleuamettere it nal per tutto Onde nacque vnacanzone che diceua. Mtioco conduce 1effercito MtiocoCopra gli forni, &attcnde allay farina, Mtioco e vn fer facceda &kayoailaafiro&Ha via , Maieco.e iimaranno , cheiddioI

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    fr.p. 1L CORTEGIANo;Iddio gli dia,& queft'altra Muioco non Imo far fenza Ia cotte, tie la cone fenza Metioco.

    Per fimilepecca di voler metter le man' per tutto Timcfiaquantunque nel tell hae huorno di valores'Jccorfe per leparolcd'vn putto dctte a cafo giocando con alai per la itradach'egli era venutoin odio a tutti Ondcdelibero partirdalla

    patria con tuna la ftia farneglia,benche is plebe habbi qucIto vitio, per k quale Temifiocle cfclamaua , o popolo ingra.to, perche dopo tanti feruitij mieifatrofelice,te ne fei flanco?Son dung ue di parere, che'l Politico, a Cortegiano non 'in.gerifca cosi da ie in ogni cola , nerccufi in tutto quando n'ericercato, & fe iI pefo e grande , potra parrirlo fi a ie, & i fuoi2mici,atti pere a cio, percoche, chi troppo abbraccia(hinge permetta adunque the altri aneora habbino la for parte delle amminifirationi , & de gli onori , come fa it (Atomdella naueuale Weill bifogni non fblort adopera cgii neltgouerno del Timone, ma to lalcia ad vno per vn poco, & alculna volta cone in qua, & in la , cornanda a queflo vna,eofaquell'airte vuaditid; Sari anfnr3 1-1-1r,chs:ii Pulititu falienti dalla Cirri per far venir defiderio di fe, come fuol fate la cofa amara all'arnante , & folcua far Scipione African per darluogo a gli inuidiofi,& lafciarsfogargli nialapiriti,peraepare giufto the vno folo nella fua Cicti rengai rnancg -gi & con la fua boa perfona path lodisfare zitutti far tutudecreti, tutte l'Arrenghe dar turd, i confegli, epor fine a tut.ti gli negotij publici , ma deue , a per fuggir l' inuidia & perl'vtile public , fame parte a gli& fuggir qua'altro in-conueniente,d'effer forzaro allc volted'impicgarfi in cote a fe& alla natura fua impoffibili, come leggono di Clcone ma l'armigero Filopemene mai' marinaro, & Anibale fciocco Oratore con i quail ti pu6appropriar quel detto di Euripide, Se feiFalegname larcia Liar carte del Ferraro, fc non fai patine, noaccettar Ambafciarie, be non fai gouernar cafa rua, non ti metrue a gouernar Ia Citti lc non fai contare , non ti metre/.Ifare il banchiero , fe fei balk a debolelalciar mi 3 faraiaclunque belle in ozsoi negotio attencicm a quello die puoi

    454 ile

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    ET CITTADINO:i4 2 )5& ne gli altri pigliar compagno, come feu Pericle,ilquale cr.fendo buon Politico reel at gouerno della Citta. , & mand6Cirnon e piU atto all'arm i,a guerreggiarfuori,& corn e gia habbiamo detto di Diomede & Vliffe, & di qui nalccra vn'altro

    r- bene, the canciofiachepur detto,che lemprc i gouernato.& principali amminifiratori delra republicafono odiati &inuidiari, nondimeno, come hanno pal amici , & piucompa-gni le ne difendono piu facilmcnte. Percioche quantiamici , tanti piu fano i difinfori quail pero hanno da%liar quell' artedi non dander fubito & apertamente ami.co in ogni cola, 6 fubitoconcordare nel Inc parere, ma aleu.ne voltccontradire , & poco a poco in core di grande impor_tanza fingere d i lalciarfi vincere per Ia ragione, perche a que_ilo modo, it volgo entrain opinionc che vcramente latia voglia cofi, ma in tole di poco momcnto, non rata male attuna volts contradire all' amico apertamente per potere in cole maggiori haucr piq fleck & piuauttorita &Cofi I I bifognifar vencereell'amico. Conchiudiamo dunque , the cofi come non e cora conue.niente ambire, & voter abbracciareogni cola nellaepu-Mica, cofi ancora non a onefto ricufar i carichi che Ia tua pa-tria ti porge da fe tiefla , ben che ti paiano vili , the quelli talioifcij li deui inafrare,& tcncrein reputatione per non larciarti ipregiam, ii come alle yoke in alti inagiftrati,e bene di vmi_liarfi per non acquiftare inuidia . Ma ibpra tutto in quefli go-uerni birogna ben c ofiderare,& a uu ertire co chi ii ha d a fare,

    qual hia la natura di coloro,ch'hai darcggerc mallimc oggi_di,che ord inariam Ete it prim a m agittrato d i qual fi vaglia Citto ha fuperiori fopra di le,a' quail hai d a red ere conto,& fi co me quello the recita in fcena , fe berm vi porta da lequel ma.do, & graria dei geili , nondimeno non fi fcofia puma dall'o.be,dienza,& parole d el pocta; a queflo modoi dei icoria re punto da i comandamenti &ordini di quelli he lonafopra di te, & dal quail dipendi Percioche vicendone non tiauuerra come a quello , the red to che Colo alb beffito conbateiturc d i mani,& c iuffoli ,m a ti ci andera d i Ca vita,

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    14ER IL CORTEGIANO,la vita, come A m olti della nolira patria c accaduto. Perehe feci burliamo de' putti, clue fi vogliono calzar le (-carpeocopad' i, 6 coprir della for berretta,tato pi u deuono eller' hurlati , quelli the vogliono imitar i fatti croici dc gli antecelforifuoi nelle hrauerie, & cofe allora lecite perche oggidi nonhanno piu luogo,ma piu ?tato le dolcezze, & vmiltaquells generale dimenticanza dell' offefe publicata in A tens& femiglianti. Deur appreffo dal-curio quanto piu pa), mo-ftrare non fnlo fe fteifo fuor d' h ogni errore, & affettionato alPrincipe, ma ancor la patria.S imilmente cercar d i guadagnarfi l'amicitiarandi , ac-cloche fe occorrc ifc qualche d ifgrati a ci foccorano, com e feceAgu fto A gli Allefandrini perdonido loco doppo cfpugnata

    debellata la for Citta per amor di vn Cittadi no Toro , fUoarniCO, it quale mcnaua a canto per mano, =nue circondatia la Citta vittoriofo .Et certo fe fi ha d alarciar le cafe propric per fcru ire altrui,fe fi ha. da corteggiareagioneonefta fi pito far quell, che per vtile,& comodo della patriaLaqual bifogna per6 mantener nelfuogrado, & non digradare troppo perche fe fuire attaccata per lo piede alla d iuotioned i alcun grand c no bifogna cercar d i attaccarla ancora per locollo com e fogliono fare alcuni, ie quali per me tterfi in gratinabbaffano di maniera, & fe, & la patria, che 1 2 rendono rantopaurofa & fuddita, che la privano di ogni forza , & configliorimcttendo ogni minima cola al Principe, & non commettendo cola veruna,nefacendo manco configlio tra fe fenza fapu.to di quel grande , quelli raffomigliono a quelli, quali nonfanno mangiar fenza it medico, di modo checonuertono lafor raniti in continouamalatia.Et quefto auuiene per troppa am bitione d i quelli, i qualigars , a vogliono in tutto fcacciar i mediocri , v cercano conlauttorita d e' grand i, di far ciafcuno inferiors A fe,dalche fo.gliono nafcere lc tante rouine delle republiche, nelle quali fidebbonoi piu baffi ritcnere con benignity & facility, & i piggrandi con offeruanza,&continouioffequibElimourando n6acre

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    ET CITTADINTO.fof :re coca piu pernicida, che la d ifcord ia perche C ha d a fareit contrario de Medici , i quail fogliono curando 1 infermitiincurab ili cerc ar di d iuettire it m ale, per l'eftrem ita. d el mem .bri , perche capi delle Citta , quando non poffono del tuttotener la for patriaquieta debbono quelle pa ions , the la per.turban() fcppellire in tel Mk, cercando di remediarc era tan.toil rneglio the fi put, & non palefarle per non darad inters.dere the vi bifognino aiuti ftranieri.A ncora buon Cittadino dee effer di animo intrepido nei trauagti della fua C itta', & au uertire the fopra tutto egli o lapatria fua no fi partorifca it m ale da fe feffo, m a fe pure occu rre ii bifogno, 6 contra nimici, 6 in aitre cote difficili, 6 ne' tE-pi dubiofi, & pericoloii, non bifogna perderfi d'animo,ma re.fifiere gagliardamente ad ogni tempefta , fenza per mettereI rumore troppo la Citta , 6 buttar la fatica , & pericoli adof-fo ad altri , ma pigliando d a fe fteffo cluel carico aiutando confarti, & c6 parole efporfi ad ogni pericolo come lcggiamo chefece Stenone quando Pompeo voleua gaftigar i Manacrtinidella low ribellione 10V4i U44iLcdttieegli) ch it giufto pad.fca per l'ingiu(lo. lo fon quello folo,che fbno Mato cagione ditutto it ma to , con perfuadere a gli amid & forzar i nim icilei modo che Pompeo fi moire a perdonare a gli altri, & vfarcortefia a StenoneO irre a qua() a neceffario d' hauer concordia con gli fuoicompagni nell'officio,& lc fono inferiori aggradirli,& fe fonpari ()D ora' 1i, fe fono luperiori riuerirli, & generalmente mo-ftrare beneuolza a turd & pigliare ellempio dal gra biafimo,the Scipione quanrunquc perfona di grandc flima riceuettefoto per hauerc in vn conuito , the fece nella dedicatione delTempio d'Ercole, inuiratimolti ,& non Mummio fuo Colic-ga, col quale haueua qualche difparere, dicendo ogn i vnO chein quell cafo doueua ScipiOne portar rifpetto alla cO pagniadel magiftratolporpofta ogni nimicitia,per fuggir fimili

    Mi ricordo the hauend o io fenza clue! com pagnol it quale non mi puote feguire, finita la m ia im barc iaria min padremi comande,the nella mia relationeparlaiii per cliffimo,& fe.C 3 CiECIO

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    PER iL CORTEtIANO,cimo 3 & non per dull & feci accioche it mio compagno vibaue& parte the in quell modo io non me noma ua la glo-ria mia, & fuggiva ogni inuidia moftrando grande , & lode-uole inodeflia . Di qui auuiene the i faui fogliono fempre attribuirc i taro generofi fatti alla gratia ds Dio fops arutto , & doppo ancora ad alai , per il the Teopompo HHe de'Lacedomoni) ad vno che diceua Sparta care in buonoto, & Felice eercheera gouernatada Principi intelligenri, ri.fpofe the piu preflo natreua quefto perche era ripiena di po.polo obediente , ben cher vno & r altro fia infieme media.rio , & the quelli che gouernano gouernino bene ,& i go-uernati fieno obedienti . Ma ii prima e piu &fir& , perchefono manta quei che gouernano the quei che fono go.uernati, & quei durano poco , & quefti afiai. Per e colavtiliffima in vna Republica che ogn vno fi difponga ad ono-rare & obedire colui the tiene magiftrato, ancor che vengada vile parte .

    Perche efuori d' ogni ragione the nelte Tragedie, oue o.gni cola 6 finta colui cheThaatro part alle volteumilmente, &con riuerenza a certi iftrioni condotti per viiprezzo,perche hanno fcettro in mano. Et net gouerno divna Republicafi habbia da fpregiare it magiftrato ; net chela degnita della reptiblica fi conculca, da chi gli dourebbeaccreiCere della gloria propria , di modo chc in quefto cafo ,piu onorato quello the onora , che altro Perche mot-to maggior onore fi acquifta vn potcntc s' egli accompagnaaffibilmentc l'offidale della fua Cita she fe vuole da quei-lo effere accompagnato ,& fe non fi turbaffe ancora per pa.role afpre & ingiuriofe dettegli dal magiftrato per ira lamb-be vie piu lodato , guardandofi ben at contrario di ingiuriarcolui ch' e in officio , accia non gli ha rifpofto come rifpofeDemohne ad vno the l'ingiuriaua , dicendogli , to non faiingiuria a Demoftene, ma al Capo di quefto luogo. Se dun..clue nafce ira contra il magiftrato differifchi la al tempo diehaura finito rofficio , percioche all' ora ti Para piu facile yen-dicarti & fe pur ti fara poi paffata la collcra, ti rallegrarai

    d'haucc

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    ET CITTADIN 7d' hitter guadagnato quell . E ben veto the &nevalira public t , non bicogna in core che to conoici apertamen-te nuocere al publico , cedere a' magiftrati fe fono oftina.ti , ma contradir low liberamenre ricordando, & moftran-do a gli altri Cittadini, i quali non hauranno per auentu.ra cofi penetrata la co la 'it pericolo & l'vrilei debbafug-gire ,eguire. Ne bilogna lalciar di far quefto con pen-.faro dire, che non conuiene ad vn Cittadino privato corn-etere con i magifirati , percheogn' tine obligato all' vtiledella fua republica , pur the fiaeuidente & importante, per-the non bilogna muoucrfi per ogni poca cora .

    Fra gli alai precetti ciuili ft fuole dar quell() per:buono& vtile ch' e di non moararfi in tutto ritrofo & troppo feue-ro , &di fua tefia effendo bene alle volte cedere nelle cotedi poca importanza per vincere nella maggiori Perche itpopolo folito ad effer ributtato in ogni cola ft fale, & piu pertinace, per6 bifogna trattarlo come tratriamoalle voice i purti nelle cafe nofire, che fingiamo come fannoveergli . E gli vuole adun-lcun picc:olo errore ,lUL1tOpealle volte laiciar correre & far come quell che notan-dox Wog all' onde maffimamente quando it venterrinforza : ora profpero , ora contrario. Ma pur bifogna inogni cofa ferbar to tnediocrita , & non care troppo Ore-mo nell' vna , ne manco nell' altra parte , come fece A leflan-dro verfo Ia forella , la quale intenclendo the pratticaua convn giouanc fe ne bark') dicendo che ancor elia baueua a go-der del regno I 6 come quegli the troppo feueramente de-negano at popolo alcuni onefti , e foliti giuochi , ma fe it po-polo entra in vmore di cafe mono the onefte fi come fa 1pef-fe volte , & contra'l fuo proprio vtile , fan bene che cerchi;--mo di voltarlo ad altrefaccende come fece Diomede , it q ua-le effendo Camerlengo & maneggiando entrate publi-che, era ftimolato dal popolo di mandar Galee armate perfoccorrer color the pur all' ora s' erano ribellati contraAleffandro Magno & vedendo the quefto poteua nuo-cerc trandemente a gli Atenicfioro the i danati

    cram)

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    toEP. IL COR.TEGIANTO;trano in efiere per armare,ma cheerano deftinati alla difiributione da full ad effi d'vn tem per vno : pur fe voleuana 0103ito fpenderli peraltri gli lafciarebbe gittar ancora in mate, _leithe fpcnderli come a loro pit; piaceffe, & c o quefla arte raffreno 1' empito del papolo , the per non perdet fi clue! donatiuolafci6 per quella volts mandar l'aiuto , & di offender' A leffandro, it quale ne farebbe flato grandemente offefo

    Di modo the tu vedi mold danni poterfi deftramete, & fatto couerta leuarfi,i quail fcouertamente fi rederebbano mag-giori. Cofi Focione effendogli ordinato dalla fua Citta chlv-icicle con efferciti contra la Beotia, conofcendo che tornauaquefta vleita a danno della Republica mand6 bandi che tuttida i quattordici fin' alli fettant' anni earmaffero & vicifferofeco Di mod the lamentandofi i Vechi di queflo band,rifpore loro the non fi doueuano lamentare gia che di eta diottant'anni anch' egli haueua da marciare. In quell() modopotrai reprimere alle volre it furor de' popoli fe ti vier) da lorocomandata alctinn rnfz firauagante,& chiamandoui per com-pagni perfone al tuttoinabili,o principaImente color che faiO'er' autori del male, &ado the fei apparecchiato a far' ognicola, pur che quell tali ti ieguitino ; di modo the re quell' ia-ii recuferanno,iuita cag;one di mettere folk pra iI con-fglio ,& fe verranna, hauranno ancor eglinn parte della fati.ca,& del danno,ma feti pareticolau potraiapar de gli amici tuoi i pal atti come fi e detto di fopta , & an-cora di diuerfe viral came fere Diomede , percioche natural-rnente auuiene che minor inuidia nalce tra quei che fono didifferenti virtu , che fra quei the fono di iludio & virtu fimi-li & vgua li

    Onde fe net feruigio. , the hai da fare alb patria fi hi da proporre,& perluadere alcuna cola & tu ti conofci inabile perquell effetto tu dci pigliar per compagno vno the fia attocie:fe fei d i natura feuero, piglia tcco vno di natura benigna& piaceuole,fe fei debole,piglia vn robufto, &adi modo checome Gerione con molti membri fia vn anima folo & vna co-cardia , non facendo come gli Argonauti, i quail non craneCOfIcor.

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    L

    C I T-T -D 1st 0 .teoncordi con ErCcile , & lo piantarono di modo,uronoper perdere is fatica del viaggio loro, & l'haurebbono perdu.ta le non fuffero (tad aiutari da gli incanti di Medea .Bifognaadunque raffrenar tutti i tuoi appetiti per lo fer-uitio della Republica, per laquale fi dee efporre la tobba , &la vitafcacciando in tutto,& per tutto l'auaritia,tenendo percola certa che l'auaro non fara mai, ne giudice intiero ne fcd ale configliero , & molto meno l'ambitiofo , perche, fe ben ,l'ambitione pare haver manco del fordido,chel'auaritia,nondimeno, non 6 niente manco clan sofa, anti alle voice per ellere ne gli animi piu alti& manco odiata, fuole apporrare,& generar gra ui danni . Dice Platone the fi vuole ricordarc a i giouani in fin da'primi anni, che non e lecito portare, 6 poffede.re efteriormente oro a colui , che to ha dentro rid bell'animofuo,volendo fignificar la virtu, la quale h a l'huomo come terti femi in fe fteffo the lo poffonoageuolmente condurre allyperfertione di lei . Ora a quefto modo giudico the fi debbaricordarc a sii atribirinG_ ther,4 1 1 ,1c titto yin In fc vn'oro fen-za macchia, chc no'I pita inuidiatorrompere , ne fozzura al-tuna imbrattare , non terchino quello che non e , ma pareoro, come fanno mold, the fono dcfiderofi di ftatoue,& d'al.tri onorioda piu lo Scoltore o'l Fabro,chequello che fignificano. Per quell() effendo gia piena Roma diftatoue,non voile Catone che gli fe. nedrizzaffe alcuna,vol'E-do che piu preflo fi domandaffe perche none (tam fitta la Ita.toua di Catone, the ,pche gli folic tiara fatta Perche tali onori portano con feco grande inuidia & i1 popolo fi fente viepiu obtigato a chi non li richiede, & al contrario odiofo a chili vuole & gli ha receuuti , ma fe l'huomo fi troua in terminethe non pa) ricufare alcune cortefie dal popolo, fi dee con.tentare di quelle che fono fenza grande fpefa come fece vuEpimenide,il (pale poi ch' hebbe purgata la Citta ben thegli preparaffen gran prefenti non voile ear' onorato c6 altroche con vn ramo dell' oliuo piltato da Pallade nella Rocca diAtene ; Anaffagora ancora non voile i trionfi decretatiglipublicamentc 3 ma folo the I pu tti haueffero fc ita ogni an no

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    20' r .L CORTEGIA:I\TO,nel giorno , nel quale egli morrebbe . A i fate Perflani cheammazzarono i Maggi tiranni,bafto the i loro difadenti portaller quella incmoria it Diadema dinanzi,il quale in quella flittione era Plato loro per contrafegno 3 Non dceadunqueI'onore effere it premio per fe della cola ben fatta , ma ft benevn fegno per durarevn gran tempo , come gli honori gia det-ti durarno

    Al contrario di trecento fiatoue dirizzate a Dernerrio Fa.lerio , per onorarlo non ne inuechia alcuna tanto che la rug.gine la cominciaffe a rodere Perche per la mutation dc' uoicoflumi furono tutte rouinate nel fuo tempo; & soli d'infini_ti altri , & pero i1 piii fel mo ,& tniglior modo per iftabilire glionori, e la modeftia,altrimenti faranro piu prello difonori

    Ma non ci e cola she faccia vn Cittadirio effcre pat amato,cheropinione della bonta,giuffitia,& fede fua, ne puo MUGatutarlo quanta la beniuolenza de.iuoi Cittadint , la qualenon altrimenti fuole difenderlo da ogni buralca crinuidia,chefuole la madre chi-ender uatrl.;rin rilvis.i1C2 intiMICdorme, & fa it plebe() pari al patririo, & it pouero.al riccofignobileal nobile. Ma 1a maliuolenzarouina & diftruggeogni cola , Teitimonio n'e Dionifio Niracufanowale nonfolo fu cacciaro dal R egno, ma violatagli la moglie,& i figliuoli in diuerft modi ingiuriati,& al fine vccifi,& butcati in mare.

    Al contrario Menandro Re de Battti fu kph() onorata-menre,& le ceneri del corpo fuo dittribuite ,'& tenure fra tutricome reliquie. Gli Agrigentini'feccro Edisto doppo la roarto di Falaride, che nefluno andafkauonazzo,per.the quelli chel'acopagnauano andauano Mild a quel modo.

    Ma i Pert fin al di dioggi hanno amato & onorato queidel nafo aquilino , in onore & memoria di Ciro for tato ama-to . Re Dal the C puo conofcere che quello e vero & perfec-to amoreuale crefce per mezo della virtu (fella, non per1 1 banchetti & donatiui.O fate the fi fanno al popolo , fe bene11 volgo naturalmente in vn fubito applaude a chi dona , & fadi fimili cofe, ma dura poco. Et ancor the paia the colui hab.Ima molt ben conofciuto la natura del volgo, it qu4l ha data

    chc

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    ET CITTAIYIWO'..the dop6 chef-ono itati trouati donatiui popolo ha comin..L- ciao a perdu la liberty, nondimeno voglio auuifar quefti ra-li,i quail col donar corromponoil popolo, che rouinano principalmente fe fieffi, & gli altri & danno ad intender al popolod'effere grandi fignori, & di pater' dare , & torte ogni cola co-me for place .Isle per quell voglio inferire che'I Poliricafia , 6 fi moffriin alcun modo fordido anti dee nellecoleordinarie, & v f a -temoftrarf liberale,& benigno ; Perche la plebe ha aloha pik

    --- in odio vn ricco auaro the vn pouero, che qualche volta fgraffigna del public, penlando checluegli per efpreffa maligniti o& difpregio no vie cortefia,& quefti (pato faccia per mera neceirna. Moftrari adunqueliberale prima fponranearnente,&icnza alcuna occafione the cofi guadagnarai factImentela be-niuoienza di Curti , poi le occorrera vfar liberality per onorarDei vials allegramenre & largamente she cot-) iarai caufache la plebe fi renderi piu diuora, cffendo folira pigliar cffempoda ~~a. rinn6 rr;opinrit& 1. rriAt , che rid u-corm pi pretio a luffuria o terocu ,bifogna 6in tutro laiciar

    le , o aimeno fuggii le , cuanco fia porf bile ,. ma quell fia der_toal ricco,che fe farai tanto pouero,che dacilmenre no palfouuenire a' proprij bifogni, no Cara male confefiar liberame-te la tua pouerra,& cedere a' ricchi, non competendo con lo-to in alcun modo,perche non farel:!be cola durabile,ne facile

    fare . Ma chi e virtuolo, & in tutto s'appoggia, & fida Copra,l'arrioni virtuofe,&coferagioneuoli, fe ben fats pouero, po_try facilmenrecompetereconqual fi voglia gran ricco & ac-quifiarne gratia, & beniuolfta appreflo it popolo,fc folk 01deco che Crefo .

    Perche l'huomo fauio, non infolente, ne troppo amante dife Itcfro Cara fempre ben veduto in vna Cirri perche egli 6affabile, & commie a tutti,trattabile,& no den la cafa ferrata,n e s'alconde, ma s'offerifce,&'gioua a turri,di modo,che la cafa fua a come vn port dauggir ogni tempefla , Ctconduole con gli afflitti,fi rallegra con gh fortunati,non e im-portuno, non faitid iofo, no = bike i primi luoghiuoghi1 . 4ubli-

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    $16ER IL CORTECIANO;public' , non e troppo delicato, ne boreolo nello ipendere:In lamina e di coitumi di viuere,di veftire, con la moglie,&gliuoli, tanto affegnato, che par veramente popolare , di mo-do che to lo vedrai la maggior parre del giorno in Palazzo adal mar la fua rcpublica,& ne'tribunali gli amici,& rurto it reitdella fua vita difpenfar di _maniera che paia it vero rifugio ditutti queiche hanno di bildgno di configlio , & aiuro iniitaa-do Cecia, it quale contra la natura de gli altri venti fpirandotira a fe le nugole;perche no fi darn come alcuni altri,all'otio,

    s'impieghera tutto al feruigio della fua republics, & perquella fpedera Ia propria vita .Queito tale fe ben al principiono fara cofi forfe conoiciuto dal popolo,n6 reitera per6 mot-to,che no fi faccia conofcere,& infierne molltera quanta diflerEza fia trail vero popolare,& republicone,& tra i malcheratiZzfalfi Cirtadini,& volteri gli occhi di tutti in fe,come vn Socrate , & fe ben glialtri faranno le fpefe di banchetti, & giuoochi, egli pero Cara quegli, che fara lodato &iitimatoQua1 M d unyuc c iaIb1 L at...ia PolitiC0non Cpeiia the acquifta perfeite, per giuochi & pertocine.Et feoCcorreriqualche partialita nella fua patria, no do u-ia ftai:ii con le mani a cintola abbandon ado l'vna,el'altra parte , ne manco fi accoftera ad vna parte piu che air airra, comevoleua Solone, mouendofi da vna ragione Fifica , che vuoleche in vn corpo infermo no venga mai principio di fanitii dalle membra inferme,ma dalle fane,per it che pcnfaua che fe vnPolitico come membro fano fi ritiraua, & non fit accoitaua advna parte per rifanarla, che mai non folk po#fihile the fi rifa-nat e, & ritornaffe in concordia ; ma pat prefto fi accomoderacome lo itinale di Tercimene,chefi poteua calzare nell'vna,&l'altra gamba & s'accoftera tanto all'vna,quanto all'altra panecercando di concordare quefta & quella, & principalmEte at-tenders a for via ogni partialita ,& che Copra tutto vi fia la cocordia. Eifenclo che non fi pith dcfiderar core migliore in vnaCitta,che la liberty & pace, & di fuori fertility di cerreni &

    fopratutto la cOcordia,la quale e cola Ia piu propria al Politico d'oggiieado clic Ia pace &liberta dipecla da'Principi

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    tit CITTAnt146:4Prineipi Romani,& fertilita da gli Del, utiertIrl dqul;

    fenafceri alcuna gara,di abboccarfi primmieramEte,,andar a trouar quell() che fi tente offer, & c6Colarlo primaparole,& moftrar di dolerli cell'offefa riceuu-ta,& riputarla come propria , poi cominciara placa.rlo co mo-

    Itrargli the l'oftinatione e fempre mai biafimata. Al contrariolodatiquei, quail canpatienza, & fortezza d'anirno fopportano l'ingiurie, moftrando non fold manCuetudine, ma ancoraprudenza poi che ccclendo & fpregiando cafe di poco mom&ito, non filafciano ncile grandi,& di iciii vincere . Poi douraammonire turd in generale, & in particolare,& mcrter auantigli occhi-la malignita de' nottri tempi, ricordando la calamirache ordinariamente accadaino per le difcordie. Perche nonfempre i grandi incendij nalcono da grandi Palagi , & gran-di Tempii, ma alle volte da vn vii fenile & baffa cafuccia , oneattaccarofi iI fuoco, poco a poco crefce fin tanto chegran rouina nefiegue Cofi nelle Citta non fempre le totali for roui-nenalcono ("Ate difccitriipeNniciri publici & grandi, mailp i u delle olteda' i privati rancori & odij,i quail poi rifoltanoin pefte & rouina publ.ica.Per quefto fara necetfario 5ero PolitiOactfatiehtfinorzar limit' prime fcintitledi difcordie che h r a iov

    fe non fi poffono impedire che no vi nal-chino, frafrOgilinciprima che fi lomentino , & crefchino di maniera che metranoogni cola in rouina', come fece la difcordia di Orgilao & Cra-tefe in Delfi,perche hauendo Orgilao da pigliar per moglie lafiglia di Crarefe, la rinoncie, tenedo per malo augurio Fellerfi rotta la tazza con la quale facrificaua nelle nozze . Del cheCratefe ftizzato ammazzo Orgilao, & it padre, & poco da poiancoragli amid di Orgilao, che lagnauano di fimil facto.Di modo che quei di Delfi affaltarono poi Cratere, & 2111 [112ZZarno lui & rutti 'cOrapeuoli del fatto. Vn giouane in Siracufa sforze vna Faciulla che vn fuo arnica gli hauea raccom5.data,il chefaputoti dall'amico per vedicarfi f giacque con ia moglie del giouane & diuolgara la cola, vn Vecchio tenth diperfuadere at 5enato , che amedue fi icacciaffero dalla accia

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    Nota del curatoreAvevamo proposto allattenzione per primi giy nellanno 20081 che il primo libro stampato a Tivoli non

    era n Lucta Tyburtina 2 n Il Cortegiano 3 , entrambi conosciuti e giy citati dallamico e maestroRenzo Mosti (1924-1997)4 , stampati appunto a Tivoli da Domenico Piolato nel 1578, ma un testo di RoccoBenedetti5 e di Mutio Lumina6 dal titolo Raguaglio minutissimo del successo della peste di Venetia. Con glicasi occorsi, prouisioni fatte, & altri particolari infino7 alla liberatione di essa. Et la relatione particolaredella publicata liberatione, con le solenni et deuote pompe., stampato sempre a Tivoli da DomenicoPiolato, ma nellanno precedente, il 1577. Avevamo inoltre aggiunto la novity che il tipografo piemontese(che lavor a Roma a partire dal 1574 e che proprio nel 1577 aveva ottenuto dal Comune di Tivoli ilpermesso di aprire bottega e di usare lo stemma della citty come marca) aveva stampato a Tivoli, nelfortunato anno 1578, un ulteriore libricino dal titolo Avisi particolari della battaglia del re di Portugallo,co'l re Malucco. Nella quale sono morti quattro R .

    Siamo lieti perci di pubblicare, per tutti coloro che seguono la nostra collana, la riproduzione delCortegiano che senza dubbio uno dei pi importanti testi storici stampati nella nostra citty, pregevoleper la vetusty e per il num ero delle pagine, che la dissertazione sviluppa.

    Ispirazione naturalmente Il Cortegiano, il trattato scritto da Baldassarre Castiglione (1478-1529) tra il1508 e il 1516 e pubblicato definitivamente nel 1528, poco prima della sua morte. La prima edizione del1 Nellintroduzione alla riproduzione del testo di ESTIENNE THEVENET, Lucta Tyburtina, ad Illustriss. et Re u e r e nd is s . D .D. Aloysium Cardinalem Estensem. Authore Steph. Theueneto Gallo. Tybure, Apud Dominicum Piolatum. 1578. Cumlicentia Superiorum, con la traduzione di Laura Di Lorenzo, Collana Contributi alla conoscenza del patrimoniotiburtino, volume IV, Tivoli, 2008, contenente anche la riproduzione del fondamentale articolo di RENZO MOSTI, Unopuscolo sconosciuto di Domenico Piolato primo stampatore in Tivoli, dagli Atti e Memorie della Society Tiburtina diStoria e dArte, volume XLIV, 1971, pp. 149-173.2 Per la collocazione, rimasta invariata, delle due copie conosciute allepoca cfr. il saggio di Renzo Mosti a pag. 159,nota 32. Aggiungiamo ora che una copia presente anche nella Biblioteca Angelica di Roma (Miscell. 1192).3 Breuissima et vtilissima istruttione del modo che ha da tener il cortegiano, o cittadino, per sapersi rettamente, &conuenientemente gouernare nelle corti, o nella sua Citti. Ritratta da i precetti ciuili di Plutarco per Renato Gentili.Oltre la copia citata dal Mosti presente nella Biblioteca Apostolica Vaticana, unaltra copia presente nella BibliotecaUniversitaria di Bologna (Collocazione: A.V.Tab.I.M.II.209/7, di cui avevamo riprodotto, nel testo citato a nota 1, ilfrontespizio, linizio della trattazione e due capilettera, inserendoli nel saggio di Mosti). Nelle pagine precedentiabbiamo ristampato ora lintera opera. Ringrazio la Direzione della Biblioteca Universitaria di Bologna e la Ditta FotoRoncaglia di Modena per la riproduzione. Unulteriore copia presente nella Biblioteca Angelica di Roma(Collocazione C.7.8/23). Una copia digitale dellesemplare della Biblioteca Universitaria di Bologna presente nellaBiblioteca del Dipartimento di Filogia Greca e Latina dellUniversity Sapienza di Roma (in pratica la stessa copiadigitale che noi pubblichiamo ora in cartaceo).4 Abbiamo giy scritto che la scomparsa di Renzo Mosti ha purtroppo segnato la pausa (speriamo non la fine) degli studisui registri notarili, sulle sacre visite ed altri documenti di fondamentale importanza per la storia della nostra citty.Come si espresse il Consiglio Direttivo della Society Tiburtina di Storia e dArte: Tutti gli scritti del Mosti hannoavuto la caratteristica della leggibiliti, perch la ricerca non mai diventata grave ed erudita, grazie ad uno stilescorrevole e giornalistico nel senso genuino del termine Cfr. Atti e Memorie della Society Tiburtina di Storia edArte, vol. LXX, 1997, pag. 5.5 Per il notaio e letterato veneziano Rocco Benedetti si pu consultare il web relativamente al Censimento nazionaledelle edizioni italiane del XVI secolo (EDIT16) che ha lo scopo di documentare la produzione italiana a stampa del XVIsecolo e di effettuare la ricognizione degli esemplari a livello nazionale (http://edit16.iccu.sbn.it/web_iccu/imain.htm)6 Allo stesso modo per Mutio (o Muzio) Lumina, autore attivo nel 1577, anno in cui sottoscrive un paio di opuscoli chedescrivono la peste di Venezia fra il 1575 e il 1577, si pu utilizzare il link sopra segnalato. Da considerare che laBiblioteca Apostolica Vaticana in possesso del Raguaglio (opera di Rocco Benedetti) con lappendice dellaliberatione di Venetia (opera di Mutio Lumina), nella Sez. MAG., Fondo Stampati, Collocazione R.I.V. 1551,int.102, La Biblioteca Apostolica Vaticana in possesso anche dellaltro opuscolo di Mutio Lumina, La liberatione diVinegia , stampato sempre nel 1577. (Sez. MAG., Fondo Stampati, Collocazione R.I.V. 1551, int.101). Una copia delRaguaglio con la liberatione altres conservata nella Biblioteca Marciana di Venezia in Misc. 2421.2..Dellesemplare presso la Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia abbiamo riprodotto nella ristampa dei Lucta(vedi nota 1) la copertina, due xilografie e tre capilettera.7 Infino in luogo di insinopresente nel catalogo EDIT16.8 Anche per questo testo (del quale egualmente riproducemmo la copertina ed una xilografia dellesemplare della stessaBiblioteca Marciana) si pu utilizzare la ricerca web di EDIT16. Accenno solo che lesemplare della Marciana collocato in Misc. 2421.3.

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    Libro del Cortegiano di Castiglione fu pubblicata a Venezia presso il famoso editore Aldo Manuzio nellaprimavera del 1528: il testo fu composto sulla base del manoscritto contenuto nel codice LaurenzianoAshburnhamiano 409, e dato alle stampe senza che il suo autore, a quell'epoca impegnato in una ambasciatain Spagna come nunzio pontificio (il Castiglione morl poi a Toledo), potesse controllarne direttamente lebozze. Nel medesimo anno, il celebre trattato usciva a Firenze per i tipi dei Giunta. Il Cortegiano a compostodi quattro libri: i protagonisti del trattato sono illustri e dotti personaggi che, impegnati in piacevoli giochi ein liete conversazioni, passano virtuosamente il tempo libero della sera, dopo le occupazioni quotidiane, edecidono di dedicarsi al gioco di `formar con parole un perfetto cortegianos 9 . La corte idealizzata a quelladi Urbino, dove Castiglione aveva soggiornato dal 1504 al 1513: il dialogo s'immagina avvenuto nel 1507,alla presenza di Elisabetta Gonzaga, duchessa di Urbino1 0 e della sua dama di compagnia ed amica EmiliaPio di Montefeltro. Non meno illustre fu certamente la "corte" che influenz6 Renato Gentili nella stesura delsuo "Cortegiano", anche se le indicazioni nel suo breve opuscolo sono estremamente generiche e adatte piual Politico, che al Cortigiano, appesantite inoltre da esempi di illustri personaggi dell'antichity classica1 1presi da quel prolifico scrittore greco, che era stato Plutarco (46-127)1 2 . Nella corte estense, brillava quel

    9 La struttura dell'opera 6 modulata sul De oratore di Cicerone, sulla Repubblica di Platone e sulla Ciropedia diSenofonte, testi cui si riferisce esplicitamente l'autore nella dedica a monsignor Michele De Silva; l'opera risulta,inoltre, profondamente imbevuta di una cultura umanistica che fa capo al De sermone di Giovanni Pontano e alleFacetiae di Poggio Bracciolini. La scelta della forma dialogo rappresenta, inoltre, un implicito riferimento allaconversazione cortigiana di cui, nel corso del trattato, si rappresentano le regole: la discussione sulle materie di volta involta prescelte dal gruppo che si 6 riunito pur sempre per intrattenimento reciproco, non pub oltrepassare il limite diun'esposizione non professionale, e deve sempre tener conto delle circostanze comunicative in cui i dialoghi sicompiono. Dall'esigenza di riqualificare la figura del cortigiano deriva la trattazione che Ludovico di Canossa fa nelprimo libro, dove sono definite le caratteristiche fisiche e morali del perfetto "uomo di corte": viene sottolineata lanecessity di comportamenti prudenti, sapientemente ispirati ad una mediocritas che si traduce in equilibrato senso dellamisura. Categoria centrale di questo sistema di norme 6 la grazia, cui dovranno conformarsi i modi di vestire e diparlare, di muoversi e di mangiare, di apparire e di essere: il cortigiano, esperto conoscitore di armi e di lettere, nobiledotato di ogni virtu fisica e morale, avry come compito precipuo quello di dissimulare ogni artificio, in nome di quellasprezzatura che 6 specifica forma del suo vivere in corte. Nel corso del secondo libro, la parola passa da FedericoFregoso, impegnato ad illustrare le modality di applicazione dei precetti delineati in precedenza, a Bernardo Dovizi daBibbiena, che propone il tema delle facezie come forma propria dell'intrattenimento cortigiano. Giuliano de' Mediciillustra, nel terzo libro, i tratti della perfetta "donna di palazzo", immagine speculare a quella dell'"uomo di corte" cuiappartengono discrezione e decoro. Il quarto ed ultimo libro affronta una serie di tematiche che si differenzianosensibilmente dalle precedenti, in quanto 6 in questa sede che vengono analizzati i rapporti fra principe e cortigianoall'interno della struttura politica e sociale della corte. Ottaviano Fregoso enuncia, infatti, i compiti di colui che, graziealle sue quality intellettuali, diviene l'"istitutore" del suo signore, il consigliere in cui 6 agevole riconoscere lecaratteristiche dei filosofi classici. Nella seconda parte del libro, Bembo viene interpellato sul tema dell'amoreplatonico, che, a differenza di quello cortese, descritto soprattutto come forma di galante intrattenimento, viene esaltatoin termini filosofici e invocato come sola strada possibile per giungere al bene divino. Conosciuto ancor prima che fossepubblicato, il Cortegiano conobbe una rapida diffusione europea che testimonia il ruolo da esso ottenuto come modellodi comportamento e compiuta forma del vivere nelle society di antico regime: considerato un classico, tradotto inspagnolo da J. Boscan Almogaver nel 1534, poi in francese da Jacques Colin nel 1537 (una seconda traduzionefrancese 6 compiuta da Gabriel Chappuys nel 1580), in seguito, nel 1561, in inglese (l'autore 6 Thomas Hoby) e nel1593 in tedesco, il testo di Castiglione fonda la grammatica del comportamento cortigiano destinata a costituire nonsolo il punto di riferimento per i trattati posteriori, quali, ad esempio, il G a l a t e o e la Civil conversazione, ma anche ilmanifesto esemplare del perfetto "uomo di corte" fino alla Rivoluzione francese. Le letterature europee del Seicentodocumentano, infatti, una diffusione capillare del testo di Castiglione: se in Spagna il Cortegiano assume le fattezze delDiscreto (1646) e dello Heroe (1647) del gesuita Baltasar Gracian, in Francia diviene il Gentilhomme di NicolasPasquier (1611), il Courtisan franpais (1632) di un autore rimasto anonimo, l' "honnete homme" de L'art de plaire a lacour di Nicolas Faret stampato nel 1630.1 0 Elisabetta ed Emilia Pio accompagnarono Lucrezia Borgia nel viaggio verso Ferrara, dove la figlia del papaAlessandro VI, avrebbe sposato Alfonso I d'Este nel 1502. Da questo matrimonio nacque il fondatore della villa d'Este,il cardinale Ippolito II.1 1 In effetti solo il titolo ricorda il "Cortegiano" di Baldassarre Castiglione, tutto il resto (struttura dell'opera, mancanzadi interlocutori, dissertazioni, etc.) 6 completamente assente.1 2 Ricordiamo che nel Medioevo cristiano e con lo scisma d'Oriente che separb la Chiesa greca da quella romana nel1054, le opere di Plutarco, scrittore anche di etica, ma in lingua greca, furono ben presto dimenticate nell'occidentecattolico. I suoi scritti cominciarono a riaffiorare nel XIV secolo, con la ripresa dei contatti tra Occidente ed Oriente efurono tradotti in latino o in volgare tra il Quattrocento e l'inizio del Cinquecento, col fervore dell'umanesimo.

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    "chiarissimo lume"1 3 del cardinale di Ferrara Ippolito II d'Este (1509-1572) e successivamente il suo nipoteLuigi d'Este (1538-1586), corte ispirata a quella francese1 4 piuttosto che a quella spagnola. Seppure ilcardinale Ippolito II d'Este dimorasse non in maniera stabile presso la Villa Estense a Tivoli1 5 l'influenzapresso la nostra citta dell'ambiente che ruotava intorno la corte stessa fu notevole ed un toccasana perstimolare gli studiosi, non solo locali, che vivevano all'ombra del cardinale. La fama della villa ebbe benpresto una diffusione notevole, grazie anche alla pianta a volo d'uccello di Duperac e alle riproduzioni chefurono stampate negli anni successivi. Nel settembre 1563 vi fu ospitato per alcuni giorni, Pio IV e nelsettembre del 1572 Gregorio XIII. Notevole fu anche lo stimolo della costruzione della villa per la decadenteedilizia cittadina del XVI secolo, decadenza gia testimoniata da alcuni capitoli dello statuto comunale,confermati da Innocenzo VIII il 23 settembre 1486, con i quali si riconoscevano particolari privilegi edesenzioni a tutti coloro che si fossero trasferiti a Tivoli, citta, che per le pestilenze, per i terremoti esoprattutto per le lotte tra fazioni comunali aveva visto la popolazione ridursi a circa 2000 abitanti, con lemura urbane che ormai recingevano una citta troppo vasta per una popolazione cosi esigua. La corte estensedivenne allora un centro culturale di assoluto rilievo, sede di incontri, di rappresentazioni, di accademie eperfino sede di gare di lotta! Nel 1571 l'arcivescovo di Siena Francesco Bandini Piccolomini, esule dallaRepubblica di Siena, fondava proprio a Tivoli l'Accademia degli Agevoli1 6 che riuni tutte le persone colteche facevano da contorno alla corte estense. Ricordiamo che fu socio dell'Accademia il filosofo FlaminioNobili1 7 che era stato chiamato dalla citta natale Lucca al servizio del cardinale Ippolito II d'Este e che fu,insieme al Card. Scipione Gonzaga, il primo revisore della Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso1 8 , cheveniva ospitato, a sua volta, nel Palazzo estense di Monte Giordano1 9 . Ma ricordiamo soprattutto UbertoFoglietta, uno tra i maggiori storiografi italiani del secolo XVI, esule da Genova e Marcantonio Mureto,famoso latinista di Francia, fuggito in Italia in seguito a condanna capitale. Proprio da questi studiosi fu datol'impulso per l'impegno dell'Accademia degli Agevoli e l'apertura di un alunnato ("la scuola superiore di13 Per la magnificenza della villa d'Este e della corte ivi ospitata valgano su tutte le parole di Ercole Cato nell'orazionepronunciata per la morte di Ippolito II d'Este, recentemente ripubblicata e commentata nel numero V di questa collana:7n memoria del cardinale di Ferrara 7ppolito 77 d'Este nel cinquecentesimo anniversario della nascita (1509-2009), acura di ROBERTO BORGIA, Tivoli, 2009. "Concludasi che la sua Casa era un'Academia, un senato, o piu tosto untheatro del mondo pieno d'huomini singolari, e atti al governo d'ogni Republica, e Prencipato", pag. 11.14 Da rilevare che proprio durante le sue spedizioni in Italia Francesco I di Francia aveva letto il "Cortegiano" delCastiglione e ne era rimasto cosi colpito da farlo tradurre in francese. Ne fece fare varie copie, che distribui tra i suoicortigiani. L'amore del cardinale Ippolito II d'Este per la corte francese, piuttosto per la morigerata corte spagnola gliimpedi, piu di ogni altra cosa, di essere eletto al soglio pontificio.15 Si rimanda al testo fondamentale di VINCENzO PACIFICI, p p o l i t o 7 7 d ' E st e , c a r d i na l e d i F e r r a r a , Tivoli, 1920.16 Con l'appoggio e l'idonei a guidare e farsi promotori di un progresso culturale. La Society Tiburtina di Storia e d'Arte, fondata nel 1921 daVincenzo Pacifici, avendo posto come programma operativo lo studio della storia locale e la tutela e salvaguardia delpatrimonio artistico e delle tradizioni del nostro territorio, a senz'altro la continuatrice dell'attivity dell'Accademia degliAgevoli.17 Nacque a Lucca nel 1533 e mor~ nel 1590, dopo essere stato professore di logica a Pisa. Membro dell'accademia degliOscuri, tradusse in latino il testo di Aristotele "De generatione et interitu". Oltre a vari commenti di testi sacri ereligiosi segnaliamo, perche di argomento simile, per taluni aspetti, al "Cortegiano" il "Trattato dell'amore humano",che dopo la prima versione stampata a Lucca nel 1567 usci arricchita nell'edizione bolognese del 1580 con il titolo"Trattato dell'amore humano dell'eccellente signor Flaminio Nobili. Con alcuni discorsi del medesimo sopra le piuimportanti quistioni in materia d'honore. Da i quali si vede come vn vero cauagliero si debba regolare nelle sue attioni.Con due tauole, delle cose notabili, che in essi si contengono".18 Proprio del Tasso occorre ricordare un gruppo di prose conosciute come le "Conclusioni amorose", che consistono inuna serie di cinquanta tesi o argomenti sottoposti a discussione aperta nell'ambito di una seduta presso l'Accademia diFerrara, presieduta in quel tempo da Renato Cato. La proposta di discutere le cinquanta proposizioni, riguardanti invario modo il tema dell'amore, era offerta dai festeggiamenti che si svolsero nel 1570 in occasione delle nozze dellaprincipessa Lucrezia d'Este, una delle due figlie di Renata di Francia (cognata del cardinale Ippolito II d'Este) conFrancesco Maria della Rovere, duca di Urbino. Il Tasso conosceva non pochi punti di riferimento, a partire dallequestioni d'amore del Fi l oco l o di Boccaccio fino a testi recenti, come quello ora citato del Nobili, rivisto dal Tasso conparticolare impegno per la scrittura delle cinquanta tesi, come dimostrano le fitte postille sopra una copia dell'edizionedel trattato del Nobili, ripubblicata proprio con le postille autografe del Tasso da Pier Desiderio Pasolini nel 1895 inRoma per l'editore Loescher.1 9 Si tratta dell'attuale Palazzo Taverna, situato in via di Monte Giordano, nel cuore di Roma, tra Piazza Navona eCastel S. Angelo, residenza di ambasciatori e cardinali, come il cardinale Ippolito II d'Este che vi ricevette Bernardo eTorquato Tasso.

    incoraggiamento del cardinale Ippolito II. Il nome di "Agevoli" simboleggiava coloro che erano

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    humanity"), dove accorsero molti giovani tiburtini. Tra coloro che accorsero all'Accademia come soci ediscenti, ricordiamo come allievo lo storico ed erudito Antonio Del Re; Orazio Gentili, attore e scrittore;Renato Gentili, appartenente ad una nobile famiglia tiburtina2 0 , autore di questo opuscolo; il latinista edarcheologo gesuita Fulvio Cardoli2 1 ; Antonio Fornari, cultore di lettere; Giovanni Andrea Croce, coltovescovo di Tivoli e forse anche Marc'Antonio Nicodemi2 2 , medico umanista e storico di Tivoli. Tutti costoroebbero dagli eruditi della corte estense consigli, guida ed incoraggiamento per riesumare la storia dell'anticaTibur dalle opere dei classici2 3 Non mancarono persone meno eccelse, ma certamente dalla mente sveglia edalla notevole capacity di osservazione come l'annalista tiburtino Giovanni Maria Zappi.

    L'opuscolo del Gentili presenta sulla copertina l'arma dell'arcivescovo Francesco Bandini Piccolomini2 4 ,al quale a dedicata nel retro l'arma di Tivoli con il motto: "Tybur Superbum". L'impostazione tipografica esimile a quella dei Lucta Tyburtina con qualche variante. Entrambi i frontespizi delle due pubblicazioni deltipografo Piolato, incorniciati da filo tipografico, recano al centro, come detto, l'arma del personaggio alquale risulta dedicata la pubblicazione. Il frontespizio dei Lucta risulta essere piu curato in quanto presentauna testata silografica, anche se abbastanza comune, ispirata al gusto manieristico, con mascheroni: icaratteri corsivi sono presenti invece nel Cortegiano e non nei Lucta. Il verso del frontespizio a occupato, inentrambi gli opuscoli, dalla stemma del Comune di Tivoli, con i tre elementi caratteristici consistentinell'aquila, nel ponte e nel fiume, che lo stampatore era stato autorizzato ad "Imprimere". Esso trae evidenteispirazione dal medesimo "clichV2 5 , disegnato a penna negli "Annali e Memorie di Tivoli" di GiovanniMaria Zappi, eletto capomilizia circa il 1569, per intervento del cardinale Ippolito II d'Este. L'unica variante,20 Per la ricerca sul web, vedi quanto detto a nota 5 per Rocco Benedetti. Lo ricorda naturalmente G. CASCIOLI, Gliuomini illustri o degni di memoria della citta di Tivoli, Tivoli, 1927-1 928, volume secondo, pag. 321 sg.21 Apprezzabile la sua descrizione di villa d'Este, contenuta nel testo "Passio Sanctorum Martyrum, Getulij, ...",stampato a Roma nel 1 588.22 Per questo ed altri personagg i rimando alla bibliografia locale, visto il poco spazio a disposizione.23 L'Accademia purtroppo ebbe b reve vita, pur se incoragg iata dal cardinale Luigi d'Este, successore di Ippolito II nelpossedimento della Villa d'Este e nel governatorato di Tivoli. Occorre rilevare che alla morte di Luigi nel 1587 la stessaVilla d'Este ed i possedimenti del colle Quirinale passarono al decano del Sacro Collegio, in virtu proprio di unaclausola testamentaria contenuta nel testamento del fondatore della Villa, fino al 3 m arzo 1 599, q uando fu elevato allaporpora cardinalizia Alessandro d'Este (1 568- 1 624), che riusci solo nel 1 621 a far si che il possesso assoluto della villad'Este fosse assicurato in perpetuo ai componenti laici della casa d'Este, sostituendo ai decani del Sacro Collegio iduchi di Modena (gli Este avevano perso gia da tempo Ferrara a favore della Chiesa) pro tempore. L'accademia furinnovata nella prima meta del secolo XVII dal canonico Francesco Marzi, che accolse gli Accademici nelle sale del suopalazzo, curando i rapporti con l'Accademia romana dei L incei, che operava, specie in estate, nel palazzo tiburtino deiCesi. D ell'Accademia orig inaria rimase comunq ue il ricordo delle tornate accademiche e delle adunanze nel Palazzo enei giardini estensi, proprio da un piccolo cenno nostalgico contenuto in una lettera che Antonio De Re (AntichitaTiburtine, 16 1 1 ) scrive, a mo' di dedica al cardinale Luigi d'Este: "... Noi giovanetti pendevamo dalle bocche di quellafamosissima Scuola come da Oracoli, e particolarmente in cose ch' alla nostra citta spettavano. Imperil che per lorostudio dishumate (per disseppellire, portare alla luce) furono molte cose egregie dell'antico Tivoli, le quali appressogravi Autori Greci, & Latini stavano sepolte, delle quali avvenga, ch'alcune sono date alla stampa, molte altre peril siconservano a penna solamente, che potrebbono di nuovo facilmente perire".24 L'arcivescovo di Siena Francesco Bandini Piccolomini (1505-1588), essendo stato impegnato e compromesso nellapolitica filo francese nel 1 552 a fianco e come luogotenente di Ippolito II d'Este (dopo che la Repubblica senese avev ascacciato gli Spag noli, consegnandosi al re di Francia che nom inb luogotenente di Siena proprio il cardinale Ippolito II),caduta nel 1555 la repubblica di Siena, si era avviato esule a Roma. Qui ritrovb l'amico cardinale, che l'accolsefraternamente e dapprima lo inser~ nel circolo della sua corte romana, che si m uoveva tra il palazzo estense di MonteGiordano e la grande villa di Monte Cavallo (Quirinale), poi lo volle con se a Tivoli, dove l'arcivescovo trovb unambiente in cui s'inser~ molto bene: oltre l'amicizia del governatore e l'ammirazione dei tiburtini, trovb alcuni emigrati,di vecchia e di nuov a data, piovuti dalla comun e terra toscana in seguito alle precedenti e frequenti lotte di parte, daFirenze, Siena, Arezzo, Pistoia. Si dice che l'arcivescovo si sia dilettato perfino di scavi archeologici, eseguiti nellerovine delle ville di Cassio e di Bruto, che qui forse, come si credeva, avevano tramato l'impresa tirannicida. In viaMaggiore l'arcivescovo si fece costruire un dignitoso palazzo, oggi Benedetti, del quale rimane ancora il bel portaled'ingresso attribuito a Sebastiano Serlio, ma una curiosity rilevante a la sistemazione del g iardino retrostante, con unlabirinto di mortella, che ha dato ad una strada il nome che ancora og gi a rimasto di "vicolo del labirinto". Da notareche l'arcivescovo avev a a disposizione due stanze nel piano nobile della villa d'Este, a destra della cosiddetta Sala delTrono, entrando dal cortile della fontana di Venere. La prim a stanza era la camera da letto, la seconda stanza fung eva dastudio e precedeva la sala d'angolo. Per l'arredamento di queste stanze vedi R. BORGIA, Inventario dei beni delcardinale Ippolito II d'Este trovati nel palazzo e giardino di Tivoli (3-4 dicembre 1572), in "Annali del Liceo ClassicoAmedeo di Savoia", vol. XXI, Tivoli, 2008, pag. 46 sg.25 Vedi figura 1 , in G. M. Z APPI, Annali e memorie di Tivoli, a cura di V incenzo Pacifici, Tivoli, 1 920.

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    quanto al verso del frontespizio, a rappresentata dalla scritta "Tybur Superbum": essa a posta su un'unicalinea sotto lo stemma, nell'opuscolo del Gentili; a spezzata in due e ciascuna parola a collocata in testa e allabase dello stemma, con maggiore equilibrio estetico nella composizione tipografica dei Lucta. Molto delicatoil capolettera che rappresenta la lettera A nell'opuscolo qui riprodotto con due angeli librati in volo chesorreggono un libro aperto. Segue la lettera dedicatoria indirizzata a Francesco Bandini Piccolomini, datata 1maggio 1578, che contiene un esplicito riferimento all'Accademia degli Agevoli, dalla quale il Gentili hatratto incoraggiamento per la stesura dell'opuscolo. Infatti, rivolgendosi al prelato, raffigurato in uncapolettera a pag. 1 dell'opuscolo mentre riceve il testo del "Cortegiano", l'autore afferma di avere avutodifficolty nel compendiare i precetti di Plutarco. L'opuscolo nell'inizio del trattato vero e proprio propone ilfregio d'apertura che giy avevamo trovato nei Lucta (la testata silografica) ed un'altra iniziale iconograficacon la quale si apre lo svolgimento vero e proprio del saggio: l'arcivescovo, assiso su uno scanno, ricevel'omaggio di un volume da un personaggio barbuto (che simboleggia il Gentili), che s'inchinarispettosamente. Da notare che la lettera C come Cor t eg i ano appare come esplicito riferimento simbolicoall'omaggio fatto, ma ricorda anche la mezzaluna dello stemma Bandini. Il volumetto del Gentili si chiudecon la la scritta "Imprimatur Io. Andreas Episcopus Tyburtin.", cioe il vescovo di Tivoli Giovanni AndreaCroce, che, come abbiamo detto, apparteneva alla stessa Accademia degli Agevoli; da notare che i Lucta nonpresentano analogo imprimatur trattandosi di un'opera dedicata al cardinale Luigi d'Este.Le raccomandazioni iniziano mettendo in guardia sia i cortigiani ("quelli che balordescamentes'ingeriscano nelle corti", pag. 1 del testo) sia coloro che vogliono tentare la vita pubblica ( "ne i negotijpublici", ibidem) e paragonandoli con chi entri in un pozzo, senza prima considerare molto bene sia il mododi scendere tranquillamente nel pozzo stesso sia il modo di tornare indietro senza pericolo ed invita quindi anon fare come coloro che si imbarcano per "spasso", pag. 1, e rimangono invece colpiti da una fortetempesta. Passione di gloria e di ambizione spesso offendono, dove altri vogliono comandare, allo stessomodo passione di vendetta e di guadagno rovinano del tutto. Il fine del Politico o del Cortigiano deve esserel' "onesto", pag. 1, anche se puo assecondare gli umori del popolo, fin tanto da acquisire credito. Occorrepoi considerare la diversity dei costumi tra le varie corti, cosi come sappiamo che in antichity i costumi degliAteniesi non erano come quelli dei Tebani. Se qualcosa ci sembra degno di "emendatione", pag. 2, enecessario sopportare e operare a poco a poco un'opera di correzione. Come un neo sul viso risulta evidente,anche un piccolo errore in un cittadino importante o in un cortigiano sembrery grandissimo, "giudicandoognuno questo tale dover'essere ireprensibile", pag. 2. Cosi Temistocle e Pericle, al momento che sidedicarono alla vita politica, abbandonarono il precedente modo di vivere e cioe l' "otio, i banchetti, levanita & cicalerie, & si diedero alle vigilie, sobrieta, gravita, & modestia. Percioche suole il Popolo pormente, non solo alle cose importanti, o a quello che fanno publicamente gli administratori della repubblica,ma ancora a quello che fanno nelle camere con l'estesse mogli" 2 6 , pag. 2-3. Percio Alcibiade fu criticato peril viver licenzioso, Cimone per il vizio di bere, Scipione perche spesso in preda al sonno; lo stesso GneoPompeo fu piu volte ripreso perche si grattava il capo con un dito. " A l c o n t r a r i o il P u b l ic o l a f is s o m m a m e n t elodato perche teneva la casa tanto aperta che dalla piazza si posseva vedere & scorgere tutto quello che sifaceva in casa sua, ...", pag. 3. Riguardo i costumi, a necessario che il Cortigiano ed il Politico sianoeloquenti, cosi come gli antichi facevano sacrifici anche a "Giove consigliero, o a Calliope Dea dellafacondia", pag. 3, cosi che Pericle, che pur sarebbe stato vinto nella lotta da Efialte, sarebbe stato capace di"persuadere al Popolo il contrario", pag. 3. Ne la benevolenza del popolo deve essere conquistata conbanchetti e vanity, invece che con "ragioni eficaci, & accorte parole", pag. 4. Il ragionare del Politico e delCortigiano non deve essere pero troppo ricercato ne affettato, ma chiaro, non curioso o dissimulato, ma puroe semplice, ornato da parole comuni e brevi sentenze. Il motteggiare del Cortigiano deve essere fatto condestrezza, non si dia l'impressione di ingiuriare o buffoneggiare. Il Politico poi ha davanti a se due strade"da incamminarsi al reggimento della Repubblica, una breve a pericolosa, l'altra lunghetta, ma secura" ,pag. 5. Anche se al momento non ci sono guerre o tiranni da cacciare, occorre costruire grandi fondamenta esono disponibili magistrature ed ambascerie per le quali c'e bisogno di politici onesti. Si puo incominciare lastrada a piccoli passi, appoggiandosi al consiglio di una persona giy autorevole, stando attenti poi a nondisprezzare il maestro, una volta divenuti importanti, perche "bisogna ancora attendere a servire beneprima, secondo il precetto di Platone, per poter poi comandar meglio", pag. 7. Non bisogna poiabbandonare gli amici, quando si entra nel governo della cosa pubblica o in qualche importante ufficio dicorte. Ma gli stessi amici vanno trattati come tutti gli altri, per non fare particolarismi, poi ci saranno"ancora molte occasioni di aiutare gli amici poveri, o con presenti che non ti costano, come fece Temistocle,26 Conseguente il paragone con la situazione politica che stiamo vivendo in questo periodo!

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    donando nel campo ad un suo povero amico la collana d'un nemico vinto, ovvero di fargli haver de Clientiricchi, o caussa di qualche guadagno, & altri simili assai benefitij che alle volte ti si presentano dabeneficiar gli amici senza danno della Republica & tuo, i quali sono promessi", pag. 9. Bisogna anteporre ilbene pubblico ad ogni inimicizia o amicizia, cosi che se qualcuno accusa ingiustamente in pubblico un tuonemico, il Cortigiano o il Politico lo deve difendere, cosi come deve riprendere l'amico se si comporti inmodo indegno. Il Gentili poi critica (fornendo sempre esempi illustri presi dalla classicity) chi si mette inmezzo in ogni affare della cosa pubblica, percio "non s'ingerisca cosi da se in ogni cosa, ne recusi in tutto,quando n'e ricercato, & se il peso a grande, potra partirlo fra se, & i suoi amici, atti pero a cio, percioche,chi troppo abbraccia nulla stringe", pag. 12. Ma, anche