Ricordo Di Un'Indagine - La Strage Di Bologna

Embed Size (px)

Citation preview

  • 8/6/2019 Ricordo Di Un'Indagine - La Strage Di Bologna

    1/33

    stragedi

    bologn

    a

  • 8/6/2019 Ricordo Di Un'Indagine - La Strage Di Bologna

    2/33

    Comune di TerniAssessorato alla cultura

    Associazione tra i familiari delle vittime della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980

    Ricordo di unindagine

    Strage di Bologna

    3

    bibliotecacomunaleterni

  • 8/6/2019 Ricordo Di Un'Indagine - La Strage Di Bologna

    3/33

    25 anni dalla strage di Bologna:unanalisi storica oramai consolidata

    Luigi Persico

    Vito Zincani

    Leonardo Grassi

    Libero Mancuso

    Claudio Nunziata

    21

  • 8/6/2019 Ricordo Di Un'Indagine - La Strage Di Bologna

    4/33

  • 8/6/2019 Ricordo Di Un'Indagine - La Strage Di Bologna

    5/33

    Il compianto mio collaboratore, maresciallo R.A., mi chiam per telefono, allora non esistevano icellulari: Scenda dottore, scenda, dobbiamo correre, saltata la stazione.Presi lautista della volante che stazionava davanti a Palazzo Bacciocchi, feci scendere gli altridue agenti (era il servizio di vigilanza istituito dopo lattentato dellItalicus), e gli ordinai di portarmialla stazione.Quel tremendo spettacolo fissato nelle riprese televisive: nel polverone sospeso nellaria, arriva-vano gli autobus dellAtc, caricavano i morti e partivano, mentre la folla dei soccorritori si prodiga-va in quella gara di generosit che, pur nel lutto, segna una delle pagine pi belle della storia del-la civile Bologna.Qualcuno prospett che forse era saltata una caldaia; mandai un sottufficiale alla centrale dellA-zienda gas (Amga di allora) a prendere la strisciata del manometro principale della erogazione delgas metano. Se si fosse rotto un tubo avrebbe registrato il picco di erogazione prima della chiusu-ra automatica delle valvole.Nessun picco. Era un attentato, come raccont poi con grande esattezza, il giorno dopo, sulle pa-gine de lUnit, il giornalista Angelo Scagliarini, autore di una delle pi forti cronache di quellagiornata.

    In uno sforzo organizzativo di concretezza, chiamai un vice questore anziano di esperienza, affi-dandogli la direzione delle operazioni sul piazzale, ma pochi minuti dopo fu colpito da un attaccocircolatorio poich la responsabilit e la tragicit del momento erano enormi.Saltando di momento in momento, ricordo larrivo di Sandro Pertini, nel pomeriggio, da Santa Cri-stina di Val Gardena; volle recarsi tra le macerie e poi ci riunimmo in prefettura.Alle sue energiche domande di notizie, tocc a me rispondere: Voglio sapere se stata una bom-ba. Subito gli esclusi lipotesi delle caldaie, in base al tracciato manometrico, e gli dissi: Signorpresidente, soltanto intorno alle ore 23 potr dirle con sicurezza se stato un attentato. Prete-

    se un chiarimento, gli risposi: Forse a quellora i vigili del fuoco, scavando secondo le mie istru-zioni, arriveranno a livello del suolo e troveranno il cratere. Rispose: Allora non parto, resto aBologna.Dorm in citt, convocando per le cinque del mattino seguente il prefetto e il questore.Mi chiam Claudio da Napoli: Gigi, posso essere utile a Bologna?. Poich avevamo compiuto in-sieme nel 1974 molti degli atti iniziali della inchiesta sullItalicus, per delega dellallora procuratore,

    24

    Luigi Persico

  • 8/6/2019 Ricordo Di Un'Indagine - La Strage Di Bologna

    6/33

    dott. Lo Cigno, gli risposi: Senza dubbio, vorrei averti qui. Riattacc la roulotte, rinunci alle fe-rie e ripart per Bologna, e cos si form la nostra banda dei quattro.Quella sera ci recammo allobitorio di via Irnerio, ove le salme erano allineate nei corridoi. Vedem-mo il bimbo con la borraccia di plastica a tracolla che stava per prendere il treno per andare al ma-re e lo scegliemmo come simbolo di tutte le vittime innocentiLincancellabile onda della memoria e della commozione mi porterebbe a superare i limiti di spazioassegnatimi e lo specifico tema dei nostri rapporti con la stampa: mi affretto verso la conclusione.Data lenormit del fatto (a quellepoca ritenemmo di indagare sulla strage pi grave di tutta la sto-

    ria europea, per numero di vittime) erano accorsi giornalisti da tutto il mondo. Le conferenze stam-pa si tenevano in questura, occorreva controllare che non circolassero le pi infondate illazioni e oc-correva anche fornire una seria comunicazione dei dati ostensibili e assicurare lopinione pubblicasullazione degli organi investigativi.Fui chiamato a Roma, a giustificarmi, poich qualcuno ritenne che si trattasse di una mia iniziativapersonale e non di una funzione delegatami.Risposi: Indico a testimone il ministro dellInterno prof. Rognoni che mi ha rappresentato lesigen-za istituzionale che io comunichi quanto necessario tenendo al mio fianco, da una parte, il questo-

    re e, dallaltra, un ufficiale dei carabinieri in divisa, perch lintero Paese constati il comune impe-gno delle forze di polizia.Mi offrirono un caff e tornai a Bologna a lavorare.Anche tale incarico non fu facile, le domande dei giornalisti erano insistenti e spesso dure.La graziosa corrispondente di uno dei pi importanti giornali degli Stati Uniti mi chiese: Quanti an-ni pensa che occorreranno per chiarire definitivamente chi ha organizzato e compiuto la strage?Le risposi, di fronte alle decine e decine di suoi colleghi: Sempre meno tempo di quanto occorre-r a voi Americani per accertare chi vi ha ucciso il presidente Kennedy. Non sappiamo ancora sela mia risposta di allora fu esatta.Confido nel fatto che Paolo Bolognesi continuer con determinazione la sua battaglia, iniziata daTorquato Secci e non ancora conclusa.

    25

  • 8/6/2019 Ricordo Di Un'Indagine - La Strage Di Bologna

    7/33

    28

  • 8/6/2019 Ricordo Di Un'Indagine - La Strage Di Bologna

    8/33

    Vito ZincaniSostituto procuratore generale di Bologna

    Ricordo i primi giorni dellautunno 1980 con sensazione di orrore e, al tempo stesso, di quellin-sopprimibile euforia che sovente accompagna la rappresentazione della tragedia.Il 2 agosto del 1980 un ordigno ad alto potenziale aveva cancellato lintera ala sinistra della stazio-ne centrale di Bologna provocando la morte di 85 persone e centinaia di feriti; lo shock fu enorme.Sul fronte delle indagini la situazione, per dirla con Flaiano, era grave, ma non seria.

    Lo stesso giorno dellattentato furono diffuse le prime notizie infondate destinate a depistare gli in-quirenti, peraltro a loro volta disorientati.Trasmesso il processo al giudice istruttore per la prosecuzione dellistruttoria con rito formale, do-vetti registrare altre stravaganze.Il consigliere istruttore era assente per ferie (molti di noi le avevano immediatamente sospese, met-tendosi a disposizione).Il consigliere aggiunto, Aldo Gentile, magistrato esperto e di non comune arguzia, aveva assegna-to a s il procedimento, designando me e Giorgio Floridia a trattare il caso con delega al compi-

    mento degli atti istruttori.Nelle spoglie stanze dellultimo piano del Palazzo di Giustizia, con lunica dotazione di alcune mac-chine da scrivere, e senza alcun dispositivo di sicurezza, fui, tuttavia, costretto ad assistere e, perqualche mese, a partecipare alla conduzione di unistruttoria priva di adeguato supporto organiz-zativo, i cui effetti si sarebbero rivelati devastanti per gli stessi magistrati.Il fatto che la personale capacit dei giudici, la loro indiscussa integrit e lo straordinario impegno

    29

  • 8/6/2019 Ricordo Di Un'Indagine - La Strage Di Bologna

    9/33

    personale portato fino agli estremi dellesaurimento fisico e intellettuale (di cui occorre dare atto) ininchieste di questo tipo non bastano, anzi, in molti casi finiscono col nuocere togliendo lucidit.Listruttoria formale sulla strage alla stazione di Bologna, era nata male. In primo luogo, Aldo Gen-tile aveva deciso di dividere in diversi tronconi lindagine, affidando a me la parte relativa alle for-mazioni eversive di estrema destra; decisione doppiamente incongrua poich impediva una visio-ne unitaria delle informazioni escludendo nei fatti il lavoro di gruppo, contribuendo alla dispersionedelle scarse energie investigative, e realizzava una abnorme ipotesi di separazione dellistruttorianon corrispondente ad alcuna ipotesi legalmente disciplinata.Cosa ancora pi grave, la scelta organizzativa, solo apparentemente di stretta natura tecnica, in-troduceva nei fatti una precisa indicazione di ricerca della prova: lindagine sulle formazioni di estre-ma destra, segnatamente di quelle formazioni in passato non lontane da logiche stragiste, venivaseparata dallindagine sullattentato, i cui autori venivano cercati nei meandri di fantomatiche pisteinternazionali e in moventi ricostruiti non gi sulla base di prove, ma di improbabili congetture.Per effetto di tale indicazione organizzativa venni, in pratica, tagliato fuori dallindagine sulla strage,contraddicendo la scelta fatta quando ero stato chiamato a far parte del pool per aver maturato

    una specifica esperienza in materia di attentati dinamitardi nellistruttoria sugli attentati del 1973-1974 (Ordine nero e treno Italicus).Nel frattempo, il corridoio dellufficio Istruzione si popol di una folla incontrollabile di giornalisti, in-vestigatori, semplici curiosi, persone convocate per essere interrogate e altri sconosciuti personag-gi tra i quali, inopinatamente, vidi un giorno, in abiti borghesi, il colonnello Musumeci, da me cono-sciuto come comandante dei carabinieri a Parma.Seppi poi che lufficiale, nel frattempo divenuto generale, era stato destinato al Sismi (il Servizio se-greto militare).

    Alla mia richiesta di chiarimenti, Gentile rispose in termini vaghi affermando che soltanto il contri-buto dei Servizi, avrebbe potuto risolvere il caso.Decisi che era venuto il momento di interrompere la mia collaborazione e inoltrai al consigliereistruttore una lettera riservata con la quale chiedevo di essere destinato ad altro incarico. Quelloche avvenne in seguito fa ormai parte della storia del nostro Paese: il micidiale intruglio di depi-staggi, fughe di notizie, incertezze investigative, unito alloggettiva difficolt di scoprire gli autori del-

    30

    Vito Zincani

  • 8/6/2019 Ricordo Di Un'Indagine - La Strage Di Bologna

    10/33

    lo spaventoso massacro e alle inadeguatezze organizzative, produsse linevitabile collasso dellin-chiesta che fin per travolgere gli stessi giudici, costretti ad abbandonare il loro incarico.A distanza di oltre due anni fui chiamato a riprendere in mano il caso.Questa volta avevo le idee ben chiare: soltanto una svolta organizzativa e un deciso cambiamen-to di metodo avrebbero potuto conseguire dei risultati.Escluso ogni preconcetto e, stabilito che spetta al giudice il compito di prosciogliere tutti coloro neicui confronti non siano state raccolte prove certe di responsabilit, rinviando a giudizio solo perso-ne la cui colpevolezza fosse stata dimostrata, furono impostate le nuove linee guida dellindagine:

    creazione di una struttura ad hoc in luogo protetto e riservato ove operare con tranquillit e sicu-rezza. A tal fine fu richiesto lintervento del Comune di Bologna, che mise a disposizione un appar-tamento in via della Zecca (subito sarcasticamente definito il bunker), e del ministero della Giusti-zia, che forn la dotazione indispensabile di attrezzature (oggi sembrano mezzi perfino patetici, manegli anni Ottanta anche la dotazione di macchine da scrivere elettroniche con memoria e un per-sonal computer di prima generazione, era una novit per gli Uffici giudiziari);

    ricostituzione di uno speciale nucleo investigativo, impegnato a seguire a tempo pieno le indagini,

    del quale vennero chiamati a far parte persone di elevate qualit professionali e di sicura lealt, affi-dati al coordinamento del col. Mori dei carabinieri e del dott. Murgolo della Digos di Bologna;

    avvio dellindispensabile lavoro di gruppo; chiesi e ottenni di essere affiancato da un collega di ec-cezionale livello: Sergio Castaldo. Furono designati a rappresentare lUfficio del pubblico ministero,per seguire a tempo pieno le indagini, magistrati di grandi capacit, Libero Mancuso e Attilio Dardani;

    gestione centralizzata di tutte le informazioni. In assenza di una apposita struttura nazionale a cidedicata, attraverso la regolamentazione di costante scambio di informazioni con tutti gli uffici giu-diziari incaricati di seguire procedimenti in materia eversiva, venne realizzato un archivio generaledelle notizie, classificate in base alla loro rilevanza sul piano degli sviluppi investigativi. Lapporto ditutti i magistrati impegnati nelle indagini sulle attivit delle formazioni eversive in Veneto e a Romasi rivel determinante;

    rigorosa disciplina di valutazione delle informazioni e dei conseguenti provvedimenti giurisdizio-nali, con riunioni di gruppo volte a definire le metodologie e i protocolli da seguire;

    31

  • 8/6/2019 Ricordo Di Un'Indagine - La Strage Di Bologna

    11/33

    disciplina rigorosa del segreto delle indagini e dei rapporti con la stampa; lavoro a tempo pieno.

    Bench sia un luogo comune difficile da sfatare quello secondo cui i responsabili delle stragi sa-rebbero rimasti avvolti nel mistero, listruttoria port allindividuazione dei responsabili, alcuni deiquali sono stati condannati con sentenza passata in giudicato.Non ho mai pensato di possedere la verit e so bene che Valerio Fioravanti e Francesca Mambroancora oggi protestano la loro innocenza e il peso del magistrato quello di convivere col dubbio

    senza mai approdare ad alcuna certezza. Potrei eludere il problema di un possibile errore giudi-ziario affermando che il mio compito non fu quello di giudicare se gli imputati fossero colpevoli,bens quello di istruire il procedimento verificando se vi fossero elementi sufficienti al giudizio.E tuttavia si tratterebbe di una risposta inadeguata e parziale.Non si pu, infatti, dimenticare che al termine dellistruttoria furono da me prosciolti tutti coloro neicui confronti non era stata raggiunta alcuna evidenza di colpevolezza e che, per conseguenza, leprove raccolte nei confronti degli imputati poi condannati per strage hanno retto al vaglio di nume-rosi giudizi dibattimentali dinnanzi a giudici popolari e in sede di legittimit. Il che non dona alla

    sentenza carattere di giudizio divino infallibile, ma legittima la certezza relativa che accompagna larealt processuale.Non pu tacersi che non sono mai stati offerti (sarei pronto a esaminarli con serenit) elementi peruna revisione del processo.Soprattutto non possono passare in secondo piano circostanze e fatti di cui, col tempo, si tende aperdere memoria, riducendo il tutto al semplice dilemma di ordine logico (che pure deve legittima-re il dubbio e che fu da me, a suo tempo, sofferto) delle ragioni per cui persone raggiunte da nu-merose sentenze di condanna allergastolo per reati gravissimi da loro confessati dovrebbero an-

    cora oggi vigorosamente respingere laccusa di strage.Si potrebbe osservare che un conto ammettere omicidi politici, sia pure efferati e insensati, ri-spetto ai quali una presa di distanza successiva sempre possibile, altro confessare una stragemostruosa di cittadini inermi, partorita da logiche occulte mai definitivamente chiarite. Ma proprioquesto il punto.Si tende a dimenticare il ruolo centrale che ebbero i Servizi segreti che immediatamente si attiva-

    32

    Vito Zincani

  • 8/6/2019 Ricordo Di Un'Indagine - La Strage Di Bologna

    12/33

    rono per depistare le indagini. Fu il col. Giovannone, allepoca capo area a Beirut, che, attraversola falsa intervista rilasciata da un noto terrorista palestinese alla giornalista del Corriere del Ticino,Rita Porreca legata allo stesso Giovannone tent di accreditare la pista del terrorismo inter-nazionale che, ripresa in piena buona fede dal giudice Gentile, si rivel del tutto inconsistente.Si tende a dimenticare che sul luogo dellesplosione si trovava, rimanendo in parte coinvolto, il mi-sterioso Picciafuoco, a sua volta rinviato a giudizio, condannato ripetutamente e infine assolto, condecisione ancora oggi controversa, per il reato di strage ma che, prescindendo dal ruolo svolto lamattina del 2 agosto 1980, fu sospettato di essere legato ai Servizi e, a sua volta, collegato al grup-po di Fioravanti sulla base di elementi di prova che hanno resistito al vaglio della Corte supremaanche se ritenuti insufficienti per dimostrare la responsabilit per il fatto di strage. il caso di ricordare che Picciafuoco, latitante da anni, si nascondeva con un documento ricondu-cibile al gruppo di Fioravanti che, con lo stesso documento, venne fermato alla guida di unauto diprovenienza furtiva e tuttavia rilasciato dopo brevi accertamenti, e che, incredibilmente, continu aservirsi della medesima identit, ormai bruciata, per registrarsi in albergo?Soprattutto passato in secondo piano il delicato profilo dindagine volto ad accertare lesistenzadi legami dello stesso Fioravanti con i Servizi segreti. Legami sempre negati, ma suggeriti da indi-cazioni indiziarie che hanno fatto parte del materiale probatorio sottoposto allesame della Cortedassise. il caso di ricordare, in proposito, che Fioravanti fu reclutato come ufficiale dellesercitobench raggiunto da gravissimi precedenti penali, e che, incredibilmente, individuato dal Serviziosegreto militare come autore del furto di unintera cassa di bombe a mano Srcm insieme al suo so-dale Alibrandi, fu lasciato libero di agire e non venne mai denunciato allautorit giudiziaria?Soprattutto non si pu dimenticare che il processo ha portato alla condanna di ufficiali di altissimorango dei Servizi segreti (Musumeci era a capo del pi delicato ufficio del Sismi e quindi tuttaltro

    che una figura di secondo piano) dimostrando il coinvolgimento degli stessi in attivit di depistag-gio il cui significato non mai stato chiarito dai responsabili dei Servizi, malgrado listituzione di unaCommissione parlamentare dinchiesta sulle stragi.Si tratta di interrogativi ai quali ancora oggi attendiamo risposta.Quel che certo invece il risultato di chiarimento che quel metodo di indagini ha apportato nonsolo nel processo per la strage del 2 agosto 1980 alla stazione ferroviaria di Bologna, ma anche

    33

  • 8/6/2019 Ricordo Di Un'Indagine - La Strage Di Bologna

    13/33

    per altri attentati a lungo rimasti avvolti nel mistero (la strage di Peteano, il cui autore confess ilfatto fornendo definitivo chiarimento sui retroscena politico-organizzativi) e per gran parte delleazioni illegali e delle attivit dei gruppi eversivi di destra.Ma qui termina lopera dei magistrati e inizia quella degli storici.

    34

    Vito Zincani

  • 8/6/2019 Ricordo Di Un'Indagine - La Strage Di Bologna

    14/33

    38

  • 8/6/2019 Ricordo Di Un'Indagine - La Strage Di Bologna

    15/33

    Leonardo GrassiSostituto procuratore generale della Corte di appello di Bologna

    Dalla fine della seconda guerra mondiale a oggi sono trascorsi sessantanni. Dalla strage di Bolo-gna ne sono trascorsi venticinque. La strage di Bologna si colloca dunque quasi a met del tempotrascorso fra la fine della guerra e il tempo presente.Come ricordarla allora? Come cronaca? Come storia? facile appiattire la memoria, soprattutto per i pi giovani, e collocare gli eventi in un tempo remo-

    to e indistinto nel quale convive, senza senso, senza nessi col presente, tutto ci che sfugge alle-sperienza diretta. Come se si trattasse di studiare una fra le tante lezioni di storia. La strage e il ri-sorgimento, le guerre coloniali e la prima guerra mondiale, i moti del Quarantotto e la scoperta del-lAmerica. Occorre invece restituire valore alla memoria e ripercorrere i nessi che legano il presenteal passato. A ci pu in qualche modo servire il ricordo diretto di chi ha vissuto determinati eventi.Chi ha vissuto il tempo della strage, come ricorda?Forse come ricordano i reduci. Come ricordavano quei vecchi che a volte si incontravano in qual-che bar o in qualche osteria e che, se avevano la ventura di poterti parlare, non la finivano pi diraccontare della loro guerra, delle loro battaglie e delle loro ferite.S, ferite.Forse, ora che la strage non pi cronaca e non ancora storia, non si pu parlare che delle fe-rite, non solo e non tanto di quelle delle vittime dellattentato che hanno segnato i loro corpi, madelle molte altre ferite che lattentato ha prodotto: ferite alle istituzioni, alla democrazia, alle co-

    39

  • 8/6/2019 Ricordo Di Un'Indagine - La Strage Di Bologna

    16/33

    scienze, alla consapevolezza, rivelatasi in qualche modo illusoria, di vivere in una societ pacificae civile.Per non parlare poi delle molte ferite arrecate alla giustizia e alla verit.Verit e giustizia, ecco cosa reclamavano, da subito, i familiari delle vittime della strage di Bolognadel 2 agosto 1980, come prima e dopo di loro hanno reclamato verit e giustizia le vittime delle mol-te stragi rimaste impunite. Pretesa questa, di verit e giustizia, soddisfatta solo parzialmente, rive-latasi troppo grande, anche se ovvia, e nello stesso tempo troppo debole rispetto ai poteri, oscuri esmisurati, cui era rivolta.

    Lapparato giudiziario italiano, del quale facevo parte al tempo della strage e del quale ancora fac-cio parte, ha risposto complessivamente in modo insufficiente a questa giusta pretesa.Ha risposto inadeguatamente perch quella pretesa, in realt, nella realt dura, concreta, dei rap-porti di forza fra i diversi poteri, ufficiali e occulti, che agivano nellItalia del tempo, non era poi co-s giusta, anzi era in un certo senso inaudita, come inaudita la pretesa del suddito di mettere indiscussione il potere di vita e di morte del sovrano.Era il tempo, quello, del doppio stato: uno Stato, quello democratico, con le elezioni, le grandi ri-forme sociali, le battaglie politiche e civili, le istituzioni e lapparato giudiziario. Cera poi un altro

    stato, questo occulto, che in sinergia con i Servizi segreti statunitensi cercava di contenere la cre-scita del comunismo in Italia con ogni mezzo, anche con gli attentati e con le stragi. Uno statoparallelo che era sia fuori che dentro le istituzioni.Sono stato trasferito a Bologna nel 1982, come giudice istruttore e, praticamente da subito, dabuon ultimo arrivato, sono stato investito dei processi collaterali a quello della strage. Pi avanti misono occupato dei processi cosiddetti bis per la strage dellItalicus del 1974 e per la strage di Bo-logna del 1980. Dal 1982 al 1994 mi sono occupato di stragi.Avevo la forza di chi vuole conoscere e capire, credo nientaltro. Mi muovevo fra capi degli uffici in-

    differenti o, addirittura, ostili e collaboratori a volte preziosi, a volte infidi.In uno di questi processi era stata sequestrata della corrispondenza intercorsa fra detenuti della-rea della destra eversiva e una pubblicazione clandestina, denominata Quex, nonch una serie didocumenti di carattere eversivo.Si trattava di leggere quei carteggi e di ricavarne indicazioni utili, se non altro per avere confermesullarea di provenienza degli autori della strage.

    40

    Leonardo Grassi

  • 8/6/2019 Ricordo Di Un'Indagine - La Strage Di Bologna

    17/33

    Venivo da Trieste, dove avevo iniziato la mia carriera di giudice, e non mi ero mai occupato di ter-rorismo. a questo punto che ha iniziato ad aprirsi una prima ferita nella mia buona coscienza dicittadino e di giudice.Le carte che leggevo erano terribili. Ricordo una lettera, scritta da un detenuto poco prima dellastrage di Bologna, in cui si parlava con compiacimento di un imminente attentato dal quale non sa-rebbero usciti che fantasmi.In molti di quei testi si esaltava il terrorismo indiscriminato, cio quella forma di terrorismo che noncolpisce un obiettivo preciso, bens, appunto indiscriminatamente, cittadini qualsiasi, colpevoli solo

    del fatto di trovarsi, in un certo momento, in un posto qualsiasi, per esempio su un treno o in unastazione. difficile comprendere le motivazioni del terrorismo indiscriminato.Perch la vita di tanti sconosciuti deve essere sacrificata? Quali forze, quali calcoli spingono a ungesto simile?Quale posta in gioco?Nelle carte che leggevo, trovavo di tutto. Dallesaltazione del gesto fine a se stesso, prova in s disupremazia e di potenza, alle nostalgie di epoche e regimi autoritari. Sudditanze a ideologie e ge-

    rarchie semplicemente assurde per un tranquillo giudice di provincia della Repubblica italiana. Gli au-tori di questi scritti erano persone che esaltavano lucidamente lodio e ispiravano la loro ideologia avarie letture, apparentemente le pi improbabili, dal Signore degli anelli allHermann Hesse delGiuoco delle perle di vetro, del quale mi parl con grande sussiego uno dei pi noti eversori di queltempo allorquando lo interrogai per avere risposte sulle stragi e ricevetti, invece, una modesta lezio-ne di letteratura. Povero Hermann Hesse, prima mito di una generazione che cercava larmonia nelviaggio in India e poi esempio per un gruppo di fanatici stragisti!In quelle carte cera di tutto, dicevo, ma non cera lessenziale. Cera la strategia stragista cos come

    veniva percepita dai fascisti extraparlamentari autori di attentati o dai loro simpatizzanti, cera une-saltazione quasi romantica del gesto estremo e della morte, ma non si parlava del senso politico del-le stragi, della loro ragione concreta, del loro senso di atto di guerra: guerra psicologica, la chia-mavano negli scritti della Cia, oppure not ortodox war oppure, ancora, guerra a bassa intensit.Da ingenuo qual ero, non sapevo neppure che ci fosse una guerra in Italia, una guerra a una soladirezione, combattuta dai Servizi statunitensi e dai loro complici italiani per contrastare non solo il

    41

  • 8/6/2019 Ricordo Di Un'Indagine - La Strage Di Bologna

    18/33

    comunismo ma anche le regole pi elementari della democrazia, come quella che il popolo so-vrano e che non si pu uccidere, a caso, una parte del popolo, per esempio in una stazione ferro-viaria, in nome di cervellotiche trame.Follia?No, assumere la strategia stragista sotto la definizione di follia significa semplicemente eludere gliinterrogativi che quella strategia ha proposto.Gli eversori che interrogavo a quel tempo erano abituati allimpunit. Avevano commesso rapine,omicidi, stupri nella convinzione di essere intoccabili. I loro scritti e le dichiarazioni di alcuni colla-

    boratori avevano aperto uno squarcio sul loro stile di vita e sulla loro mentalit; avevano rivelato laloro percezione di un senso di onnipotenza confermato dalla debolezza con cui le istituzioni ave-vano risposto ai loro crimini. Quei detenuti rappresentavano una sorta di feroce jeunesse dore,nella quale si agitava una cultura della morte divenuta ideologia, in alcuni casi spontanea (si par-lava allora di spontaneismo armato), in altri casi indotta dalle sollecitazioni che i pi lucidi di lororiconoscevano, dagli oscuri teorizzatori della strategia della tensione.Si contrapponevano due linee e una, la pi improbabile, la pi fragile, consisteva nel fare attentatie seminare il panico fra la popolazione per arrivare infine a quello che allora veniva definito il gol-

    pe nero, cio un golpe che portasse al potere un regime di tipo dichiaratamente nazifascista; la se-conda, sicuramente pi realistica, tendeva, con i medesimi mezzi, a indurre nella popolazione unostato di paura tale da consentire lavvento al potere di un governo dordine che, in nome di uni-stanza di sicurezza, cancellasse le garanzie democratiche e perseguisse con il massimo vigore gliodiati comunisti, in particolare le frange pi radicali della sinistra.Limpunit della quale lambiente di cui mi occupavo aveva sino a poco prima goduto, tuttavia, peruna complessa serie di ragioni, era in qualche misura venuta meno e quegli uomini, ora, si trova-vano in carcere grazie alle indagini di alcuni giudici, due dei quali, il giudice Occorsio e il giudice

    Amato, per vendetta, erano stati uccisi a pochi anni di distanza luno dallaltro.Il giudice Amato, in particolare, aveva indagato sui Nar (Nuclei armati rivoluzionari), organizzazio-ne che prima delle sue indagini risultava del tutto misteriosa, della quale facevano parte alcuni diquelli che poi sarebbero stati gli autori della strage di Bologna. Il giudice Amato, guardato con dif-fidenza dai propri capi, non compreso nellimportante lavoro che stava svolgendo, era stato uccisopoco tempo prima della strage di Bologna, nel contesto di un progetto di terrore e destabilizzazio-

    42

    Leonardo Grassi

  • 8/6/2019 Ricordo Di Un'Indagine - La Strage Di Bologna

    19/33

    ne che, come effettivamente avvenne, doveva culminare, dopo una serie di altri attentati, nellat-tentato della stazione.Di fronte alle cose difficili da capire occorre essere umili e io cercai di esserlo. Cercai di evitare fa-cili demonizzazioni, inutili enfasi, facili retoriche. Leggevo i loro scritti, cercavo di assimilare la lorocultura e poco alla volta compresi qualcosa forse secondario ai fini delle indagini ma importante perla mia crescita personale. Compresi cio una cosa ovvia, cui prima non avevo mai pensato e che,in genere, non oggetto delle nostre riflessioni, cio che la violenza non si trova soltanto altrove,nel passato, nella storia o in territori lontani come lAfrica, per esempio, dove popoli che alcuni sup-

    pongono incivili si massacrano e si combattono.La violenza, in realt, dentro la nostra civilt progredita e tecnologica. Il piacere del sangue dentro di noi. La guerra bella anche se fa malecanta De Gregori e Hillman intitola il suo ultimolibro Un terribile amore per la guerra. La storia delle stragi italiane ha a che fare con i torturatoridi ogni tempo, sino a oggi, sino a quelli di Guantanamo o delle carceri irachene, legittimati, da po-teri espliciti o oscuri, a usare violenza in nome di unistituzione. Il piacere di uccidere, di umiliare, dentro di noi e, se lasciato incontrollato o magari coltivato, incoraggiato, produce i suoi frutti cor-rotti. Ci che avevo cos faticosamente compreso, in realt era una banalit. Ne avevano gi par-

    lato per esempio Freud in Eros e Thanatos e Norman Mailer in un suo splendido libro sulla Cia,Il fantasma di Harlot.Fate lamore, non la guerra. Questa era stata la risposta, fragile e ingenua, che parte della miagenerazione ha dato alla scoperta del male.Compresi anche che non si devono dare per scontati i valori su cui riteniamo fondata la nostra ci-vilt, la democrazia, la pace. Compresi che questi sono valori instabili, messi costantemente in di-scussione. Compresi che i diritti possono essere cancellati molto pi facilmente di come sono sta-ti costruiti.

    La seconda ferita, forse ancora pi dolorosa, si apr con un altro processo, il processo bis sullastrage di Bologna. Qui i miei imputati erano valenti funzionari dei Servizi, gente rispettabile, concravatta e famiglia, con i problemi di molti, di carriera, di soldi, di prestigio.Laccusa contro queste persone era di aver protetto gli stragisti, di aver deviato le indagini controdi loro in nome delle ragioni di quello stato occulto che aveva incoraggiato o, se non altro, tollera-to la strategia della tensione. La banalit del male il titolo di un libro in cui Hanna Arendt de-

    43

  • 8/6/2019 Ricordo Di Un'Indagine - La Strage Di Bologna

    20/33

    scrive la rete di connivenze di gente qualunque, di gente apparentemente per bene, che ha con-sentito la consumazione dellolocausto. Ecco, avevo a che fare con la banalit del male.Ricordo strani personaggi che si atteggiavano a collaboratori e che, in un gioco intellettuale in uncerto senso raffinato ma in realt allucinante, nel senso letterale del termine, offrivano allindaginecomplesse ricostruzioni dei fatti del 2 agosto con lunico scopo di scagionare quelli che nel primoprocesso per lattentato di Bologna erano gi stati riconosciuti colpevoli.Ancor pi doloroso fu comprendere che anche alcuni miei collaboratori avevano perso di vista lor-rore della strage e lovvia istanza di verit e giustizia che ne seguiva e, in qualche modo, avevamo

    assecondato questo gioco.Insomma, annidata in qualche piega limacciosa del potere, anche del potere apparentemente bo-nario dellItalia democratica di quegli anni, sembra che debba comunque permanere la pretesa diassurgere a potere di vita e di morte sui sudditi, come sempre era stato prima che lumanit con-quistasse i diritti civili e la democrazia, prima cio che i sudditi divenissero cittadini. E sembra chequesta pretesa, in contesti storici dati, venga considerata da molti come un dato di fatto che nond scandalo, da accettare o, addirittura, da assecondare.Vorrei per concludere con una nota positiva.Lessere cittadini e non sudditi dipende in misura non secondaria da noi, dalla nostra capacit dileggere criticamente gli eventi e di far valere il diritto. Non scontato che noi, noi che viviamo nelcuore dal ritmo spesso alterato di un decrepito capitalismo, come scriveva negli anni Settanta Ro-nald Laing, dobbiamo necessariamente limitarci a cantare le nostre canzoni di sconfitta. La de-mocrazia e il diritto sono ormai parte di noi, della nostra storia.Alla forte radicazione dei valori democratici nella maggior parte degli Italiani si deve, almeno in par-te, il fatto che negli anni Settanta e Ottanta, nonostante le stragi, nonostante la strategia della ten-sione, non sia scorso altro sangue, come in Cile, come in Argentina, come nel Portogallo di Sala-zar, come nella Grecia dei colonnelli, luoghi tutti, questi, dove quelle stesse centrali che hanno ispi-

    rato la stagione delle stragi hanno consumato altri delitti, se possibile ancor pi gravi, contro la vi-ta di innumerevoli persone e contro lumanit.

    44

    Leonardo Grassi

  • 8/6/2019 Ricordo Di Un'Indagine - La Strage Di Bologna

    21/33

    46

  • 8/6/2019 Ricordo Di Un'Indagine - La Strage Di Bologna

    22/33

    Libero MancusoPresidente della Corte di assise di Bologna

    Scelsi di trasferirmi a Bologna, dopo che uninchiesta sulle Brigate rosse di Senzani aveva espostoa rischi personali non soltanto la mia persona, ma anche quella dei miei familiari.Era accaduto che, subito dopo il rapimento del presidente della regione Campania, allindomani delterremoto che aveva portato morte e distruzione in Irpinia e nel Napoletano, un coacervo dinteressiirriferibili aveva convinto la Dc a scendere a trattative con lergastolano Raffaele Cutolo e a servir-

    si di uomini di camorra inviati nel carcere di Ascoli Piceno unitamente a vertici del Sisde prima edel Sismi poi, per portare avanti quelle trattative, fino a finanziare Cutolo e le Brigate rosse consomme miliardarie. Danaro e affari per la ricostruzione del dopo-terremoto, furono le offerte mise-rabili che convinsero quelle bande di assassini, a trattare con lo Stato.Noi, che indagavamo su quei crimini, venimmo tenuti alloscuro e i Servizi, che avevano la possi-bilit a portata di mano di catturare Senzani, lo protessero, consentendogli di perpetrare altri crimi-ni e di prolungare linutile scia di sangue di cui quel bandito si era gi reso protagonista.Volli, a conclusione dellindagine, cambiare aria, la citt di Napoli era invivibile. Decidemmo conmia moglie di assicurare ai nostri figli un contesto pi civile, e scegliemmo di trasferirci a Bologna.Avevamo amici cari, e la citt era un simbolo di partecipazione democratica. Io avrei dovuto occu-parmi in Procura di affari correnti e cos riconquistare una condizione di serenit che mi consentis-se di riprendere i rapporti con i miei familiari. Ma dur poco. Venni coinvolto in un processo margi-nale di eversione istruito da Leonardo Grassi e da qui, improvvisamente, si acquisirono indizi checi portarono a immergerci nelle indagini sulla strage del 2 agosto 1980.

    47

  • 8/6/2019 Ricordo Di Un'Indagine - La Strage Di Bologna

    23/33

    Nel frattempo Claudio Nunziata aveva voluto presentarmi Torquato Secci. Cos una sera conobbiTorquato, accompagnato dallinseparabile Paolo Bolognesi. Fu unesperienza indimenticabile. At-traverso lui, i suoi occhi vivacissimi, che tradivano una sofferenza inestinguibile, il suo esile corpodi uomo ferito nel profondo dei suoi affetti, il suo dolore portato con una dignit senza pari, la suafermezza nel pretendere che lo Stato garantisse giustizia e verit e identificasse i responsabili del-la morte del suo giovane figlio e delleccidio alla stazione, ricevetti unemozione fortissima che mifece ritrovare fiducia in me stesso e nel lavoro di magistrato, una fiducia che quelle precedentiesperienze traumatizzanti avevano offuscato.

    Ripresi a lavorare con questa rinnovata forza, senza che mai quellimmagine di Torquato mi ab-bandonasse. E ancora oggi ricevo quelle stesse emozioni abbracciando sua moglie. E adesso so-no qui per rivederla e per ricordare Torquato.Potetti contare sullintero ufficio della Digos di Bologna che profuse ogni risorsa, anche personale,nelle indagini. Attraversammo il Paese con un pugno di poliziotti disposti a sacrificare tutto per ac-quisire notizie, arricchire indagini, superare difficolt della cui gravit ancora non ci rendevamo con-to. Visitavamo caserme, carceri qualunque luogo, in Italia e allestero, che ci consentisse di av-vicinarci alla verit.

    Nessuno di noi era alla prima esperienza, ma quelle indagini ci fecero perdere ogni residua inge-nuit, ci fecero sacrificare ogni innocenza.Ci trovammo di fronte a un inarrestabile rosario dinganni, una strategia di intossicazioni delle in-dagini che avrebbe dovuto consentire, nella mente di chi la predisponeva, il naufragio definitivo del-le ricerche dei responsabili della strage pi sanguinosa che abbia conosciuto il nostro Paese, chepur aveva subto stragi sin dalla fondazione della Repubblica. Non solo, ma per una sorta di inaf-ferrabile destino giudiziario, mi trovai a indagare sugli stessi uomini dei nostri apparati di sicurezzache avevano consentito quelle ignobili trattative, al centro delle quali vi era stata persino lofferta,da parte della camorra, di eliminare uno sbirro inviso alle Brigate rosse, che avrebbero rivendica-to quella uccisione.Capimmo cos, addentrandoci nella radiografia delle stragi succedutesi in Italia tra il 1947 e il 1980,che la strage unanomalia tutta italiana, scelta da gruppi politici per ragioni di consolidamento dipoteri tanto autoritari quanto clandestini; un atto di terrorismo indiscriminato volto a creare tensioni

    48

    Libero Mancuso

  • 8/6/2019 Ricordo Di Un'Indagine - La Strage Di Bologna

    24/33

    e paure nella popolazione al fine di paralizzare dinamiche progressiste e di bloccare o far regredi-re la situazione politica data.La strage, connotata da elementi elitari e gerarchici, a differenza degli atti di terrorismo selettivo,non deve essere rivendicata poich il suo scopo politico tutto nel significato di quella determina-ta condotta: panico, insicurezza, tensione, che determinano le condizioni per arretramenti dellas-setto istituzionale in senso autoritario.Se ci vero, e quanto si verificato in occasione di tutti gli episodi di stragi o di eversione sta atestimoniarlo, occorre trarre unaltra conseguenza logica: chi depista le indagini dallinterno di ap-

    parati dello Stato, non solo non vuole laccertamento della verit, in quanto dentro il progetto po-litico dei protagonisti del terrore, ma manovra linvestigazione al fine di impedire qualsiasi alternan-za politica, perseguendo, al pari dei terroristi, un disegno politico di stampo autoritario. Ecco allorale complicit, le collusioni, i reciproci ricatti, che rappresentano una costante nella storia dei nostriapparati di sicurezza, i cui esponenti di maggior rilievo sono stati condannati nei processi di stra-ge, anche quelli che, come piazza Fontana, si sono conclusi con assoluzioni.Sappiamo come tutto ci fu dovuto a una continuit tra Stato fascista e Stato repubblicano, alla vo-lont di impedire la frattura tra due assetti istituzionali antitetici, nati luno sulle ceneri dellaltro. Un

    terribile conflitto tra avanzata democratica e interessi consolidati, tra affermazione della Costituzio-ne e subalternit atlantica, che ha determinato difficolt, mai superate, per laffermazione dei valo-ri costituzionali nel nostro Paese, fino a rendere malato il nostro sistema democratico.Per far questo, si arrivati a utilizzare strategie golpiste e terrorismo stragista come metodi di in-tervento politico. Si arrivati a consolidare alleanze tra ambienti neofascisti e delicati apparati di si-curezza, come dimostra, tra laltro, il costante ricorso alla copertura delle responsabilit da partedei Servizi segreti in occasione di tutte le stragi portate a segno in Italia da esponenti del neo-fa-scismo golpista.A fornire legittimazione a tutto ci, sono gruppi di potere italiani e stranieri, i cui vertici hanno luci-damente programmato di paralizzare il cammino della nostra democrazia, di renderla incompiuta,mettendo in campo tutte le risorse a loro disposizione, anche criminali. Ecco il dilagare della disin-formazione, il gran numero di segreti di Stato, le notizie manipolate, il depistaggio delle indagini intutti i processi di criminalit terroristica ed eversiva. La linea di continuit che lega i vertici di tutti inostri Servizi segreti, si siano chiamati Gladio, Sid, Sifar, Sisde, Sismi, Affari riservati, e quantaltro,

    49

  • 8/6/2019 Ricordo Di Un'Indagine - La Strage Di Bologna

    25/33

    almeno fino al 1981, la loro appartenenza alla P2 ovvero alla massoneria di piazza del Ges e dipalazzo Giustiniani, la loro totale subalternit ai circoli atlantici americani, la loro infiltrazione conambienti neo-fascisti e mafiosi.Tutto ci senza che mai nessuno dei vertici politici che ne determinavano le scelte e avevano ilcontrollo e la responsabilit di tali organismi per legge, siano mai stati chiamati a rispondere, quan-tomeno politicamente, di quelle scelte e di quelle illegalit.Al punto che la presenza degli apparati di sicurezza italiani e americani con le organizzazioni del terrori-smo neo-fascista e mafioso nelle vicende eversive degli anni tra il 1964 e il 1980, talmente assidua, co-

    me pure lintersecarsi delle loro condotte, da non potersi definire quellintreccio criminale una semplicedevianza operata da settori inquinati dei nostri Servizi segreti, ma lesercizio di una funzione istituziona-le che legittimava nequizie e illegalit di ogni genere, nel nome della stabilit politica interna e internazio-nale. Queste e non altre le ragioni per le quali, per anni, vertici militari, Servizi segreti, apparati di preven-zione del nostro Stato, hanno collaborato, fornito protezioni, consentito a bande neo-fasciste di restare im-punite nonostante si fossero abbandonate ad atti criminali di inusitata gravit.La strage di Bologna rappresenta il massimo paradigma di quanto si detto. Non vi stato unmomento, nelle indagini sugli autori di quel misfatto, che non abbia visto la presenza dei nostri Ser-

    vizi segreti e di strutture militari, che non abbia visto allopera uomini dei nostri apparati di sicurez-za nel tentativo, per anni riuscito, di deviare le indagini proteggendo i responsabili di quel terribileeccidio. La condanna a pene severe dei massimi responsabili, palesi e occulti, del nostro Serviziosegreto militare, tutti partecipi e contemporaneamente ostaggi della Loggia di Licio Gelli, confermaun quadro tanto allarmante: si arriv, tra mille altri tentativi dintossicazione, alla collocazione, a cin-que mesi dalla strage alla stazione, da parte di personale del Sismi, di una valigia sul treno Taran-to-Milano, contenente esplosivo della medesima composizione di quello utilizzato a Bologna e didue documenti di viaggio intestati a cittadini stranieri, al fine di allontanare le indagini dagli ambientidel neo-fascismo nostrano. Si impose, ai vertici del nostro Servizio militare, la presenza di un av-venturiero come Francesco Pazienza, solo perch suggerito da una centrale dintelligence ameri-cana; si consent a costui di intervenire negli affari pi loschi, di stabilire contatti affaristici con lacriminalit mafiosa, di deviare le indagini portate avanti dai giudici di Bologna.Ma quelle intossicazioni non sono terminate. Ancora oggi un coro di sedicenti storici, utilizzando lagrande stampa nazionale, leditoria e la televisione di Stato, impegnata in questo inverecondo

    50

    Libero Mancuso

  • 8/6/2019 Ricordo Di Un'Indagine - La Strage Di Bologna

    26/33

    compito: gli autori della strage sono stranieri, i ragazzini dei Nar, oramai maturi assassini, sono in-nocenti.Per far questo ingannano gli Italiani ricorrendo allarma della disinformazione o della malafede, uncompito che vede s alternarsi uomini di ogni schieramento! Abbiamo letto le interviste fuorvianti cheil senatore Pellegrino rilascia a mani basse, o il direttore del pi prestigioso giornale italiano diffondevia Rai. E tanti altri, dei pi vari schieramenti, uniti nel tentativo di impedire la lettura delle pagine pitorbide del nostro passato: pagine che non dobbiamo girare se non dopo averle lette e capite.Pretendiamo chiarezza in nome della democrazia, in nome delle tante vittime innocenti di un pote-

    re oscuro che, per essere sconfitto, deve essere conosciuto. E che deve essere conosciuto per im-pedire che continui a intralciare la realizzazione di uno Stato di diritto e a rendere la nostra, una de-mocrazia profondamente malata.

    51

  • 8/6/2019 Ricordo Di Un'Indagine - La Strage Di Bologna

    27/33

  • 8/6/2019 Ricordo Di Un'Indagine - La Strage Di Bologna

    28/33

    Claudio NunziataConsigliere della Corte di appello di Bologna

    Le tante stragi politiche, da quella di Portella della Ginestra del 1 maggio 1947 in poi (con mag-giore intensit dal 1969 al 1984) e tutti gli altri attentati terroristici e assassinii che le hanno ac-compagnate non sono stati solo episodi di cronaca ed eventi giudiziari, ma manifestazioni dei rischiche ha corso la democrazia. Sono pezzi di storia che devono essere analizzati anche sotto il pro-filo storico, e non solo sotto quello giudiziario, per avere consapevolezza dei rischi di involuzione

    autoritaria cui il Paese ancora esposto.La nostra una democrazia giovane che sin dal suo nascere ha trovato una sorda opposizione al-laffermarsi dei princpi del patto costituzionale che dal 1 gennaio 1948 ne regola il funzionamen-to. Interessi di varia natura, da quelli della finanza parassitaria a quelli mafiosi, con tutta la zona gri-gia che fa da tessuto connettivo, si sono coagulati intorno a una comune ideologia autoritaria. Equando i portatori di questi interessi si sono resi conto che al progressivo affermarsi dei princpi co-stituzionali faceva riscontro la perdita delle posizioni di privilegio di cui avevano goduto durante ilfascismo, hanno reagito cercando occasioni per riassumere quel ruolo politico che via via nel cor-so degli anni, con la progressiva maturazione dello stato di diritto, andava sempre pi sfumando.Allemarginazione di questi interessi ha molto influito il ricambio della classe dirigente e il rinnova-mento in senso democratico delle istituzioni. Ma con laccentuarsi della tendenza alla loro emargi-nazione aumentata la spinta a reagire in modo sempre pi aggressivo, con azioni prevalente-mente dirette a lanciare alle forze politiche moderate avvertimenti e messaggi tendenti a condizio-narne in senso reazionario le scelte politiche. Poich questa strategia rispondeva anche alla esi-

    55

  • 8/6/2019 Ricordo Di Un'Indagine - La Strage Di Bologna

    29/33

    genza di mantenere inalterati equilibri internazionali, si sono realizzate condizioni favorevoli a unasua sopravvivenza protratta per un lungo arco di tempo.Vi sono sempre stati su questa materia tentativi di rimozione e deficit di analisi che hanno spinto,e spingono ancora, molti commentatori a esprimere giudizi approssimativi, spesso sulla base di in-formazioni imprecise, smentite da fatti accertati. Si tratta di valutazioni o dettate esclusivamente daopportunismo politico o suggerite dallesigenza di perpetuare quella cortina di protezione che haconsentito al fenomeno stragista di sopravvivere per un lustro e alle forze politiche che ne hannosubto linfluenza, di mascherare la propria mancanza di legittimazione democratica.

    La ricerca della verit stata lossigeno entro il quale si mossa linchiesta sulla strage del 2 ago-sto 1980 che, ovviamente, era rivolta prevalentemente ai suoi obiettivi naturali della ricerca delleresponsabilit penali personali. Ma, per delineare le finalit perseguite dagli autori della strage, laricerca si necessariamente estesa oltre le persone, ai movimenti, ai gruppi, alle complicit, alleprotezioni, agli obiettivi, agli scritti nei quali era impressa la strategia eversiva.La Commissione parlamentare di inchiesta sulle cause e le origini dello stragismo, con la parteci-pazione di rappresentanti di tutte le forze politiche, ha formulato un giudizio storico-politico che in-dividua le radici del terrorismo stragista nel fatto che lItalia stata per lungo tempo un Paese a so-

    vranit limitata i cui accordi internazionali non ratificati dal Parlamento hanno favorito la formazio-ne di organizzazioni segrete in funzione anticomunista; nellambito di queste ultime sono poi matu-rate le associazioni eversive cui stata ricondotta la responsabilit materiale delle stragi. scritto nella relazione del presidente Pellegrino: A far data dalla met degli anni 50 [] divienechiaramente percepibile un ritrarsi dei vertici politici dallassunzione di specifiche responsabilit e ilcorrelativo innescarsi di una delega sempre pi ampia da parte del vertice politico in favore di ap-parati amministrativi e burocratici. [] Un comportamento sostanzialmente abdicativo dellautorit digoverno verso lintero sistema dei servizi di sicurezza [.]. La divisione del mondo in due sfere diinfluenza contrapposte fece s che ai Servizi segreti di molti Paesi venissero affidati o che daglistessi venissero in via di fatto assunti compiti che non competevano loro, a difesa con ogni mez-zo dello status quo internazionale. nota quindi questa generale utilizzazione dei Servizi segreti inchiave marcatamente politica, in un periodo storico nel quale la situazione internazionale autorizza-va la massima spregiudicatezza [] una situazione certamente non coerente con le regole di unaeffettiva democrazia e tuttavia coerente con il carattere incompiuto che la nostra democrazia ha co-

    56

    Claudio Nunziata

  • 8/6/2019 Ricordo Di Un'Indagine - La Strage Di Bologna

    30/33

    nosciuto in conseguenza diretta della sovrastante situazione internazionale, in un contesto reso par-ticolarmente nevralgico da ragioni geografiche e politiche, queste ultime connesse da un lato allapresenza vaticana, dallaltro dal rapporto saldo che almeno sino alla met degli anni 70 legava ilmaggiore partito di opposizione presente in Parlamento allo impero nemico. Alla specificit di talesituazione si lega anche un ulteriore dato innegabile nel primo quarantennio della storia repubblica-na: e cio la costante presenza di una destra radicale in forme assai pi intense di quelle conosciu-te dalle altre democrazie occidentali; e insieme la continuit dei suoi legami con apparati istituzionalisia pure con caratteri di progressivo allentamento. [] Doveroso peraltro riconoscere che le forze

    politiche di governo, in ragione di una sempre crescente interiorizzazione dei valori democratici, ab-biano agito in modo tale da frenare, neutralizzare e infine sconfiggere le spinte verso una involuzio-ne autoritaria dellordinamento repubblicano. Le ragioni della tenuta delle istituzioni democratiche,pur sottoposte a cos difficili prove, risiedono anche in questo. Tuttavia non negabile da un lato chein alcuni casi lesistenza delle trame e delle tensioni sociali siano state utilizzate anche da esponen-ti politici democratici in funzione moderata, dallaltro che i vertici politici abbiano contribuito a impe-dire che tali trame venissero sino in fondo disvelate e che si pervenisse a una tempestiva punizionedei responsabili. Probabilmente si ritenne che una piena conoscenza dei pericoli che la democrazia

    correva avrebbe potuto avere un impatto destabilizzante e risultare alla fine controproducente. []Pi arduo poi esprimere un giudizio in ordine alla zona grigia che, soprattutto in ambito romano,ha segnato la vita del Paese nella seconda met degli anni Settanta. Trattasi di un intreccio non an-cora pienamente disvelato tra mondo politico, mondo degli affari, massoneria deviata, apparati isti-tuzionali, criminalit organizzata []. Il termine democrazia compiuta svela il suo carattere intima-mente contraddittorio, rivelandosi quasi un ossimoro, se vero che la democrazia non pu mai com-piersi, costituendo, pi che una meta, un cammino che va costantemente percorso, un valore chenon pu mai ritenersi definitivamente acquisito. in tale direzione che la Commissione ritiene di evi-denziare come la fenomenologia del doppio Stato (sostanzialmente patologica rispetto allideale de-mocratico di visibilit e trasparenza) pu essere se non eliminata, almeno limitata nei suoi effetti di-storsivi, mediante un complesso di misure atte a limitare lampiezza da un lato dellarea di invisibili-t, dallaltro dellambito temporale di indicibilit.Negli anni 79/80 fu posta in atto una sequenza impressionante di attentati terroristici che insan-guinarono il Paese nel corso di tutto il periodo del governo di solidariet nazionale che vedeva per

    57

    Cl di N i t

  • 8/6/2019 Ricordo Di Un'Indagine - La Strage Di Bologna

    31/33

    la prima volta il Pci nella maggioranza. Gli attentati si intensificarono dopo il sequestro Moro con latentata strage attuata mediante unautovettura imbottita di esplosivo, in pieno giorno, dinanzi alCsm, sventata solo per caso, sino alluccisione, appena quaranta giorni prima del 2 agosto, del giu-dice Mario Amato che proprio al Csm, pochi giorni prima, aveva denunziato la sottovalutazione del-la destra eversiva da parte della Procura della Repubblica di Roma, retta da Giovanni De Matteo,che lo aveva lasciato solo e senza scorta a fronteggiarlo.Il carattere indiscriminato dellattentato del 2 agosto 1980, cio il fatto che fosse stato rivolto con-tro degli inermi cittadini, vittime casuali che si apprestavano a partire per le vacanze, nellora e nel

    giorno di massima affluenza, evidenziava un profondo disprezzo verso il genere umano, verso isuoi sentimenti di solidariet, verso la sua disponibilit a confrontarsi con qualsiasi libera manife-stazione del pensiero. Ne rendeva evidente la matrice riferibile a una strategia politico-eversiva cheperseguiva lobiettivo di umiliare e creare un clima di intimidazione nei confronti delle masse po-polari, in particolare di quelle bolognesi cui veniva attribuito il torto di sostenere con determinazio-ne scelte politiche nettamente antifasciste e rivolte alla espansione dei diritti democratici. Sono do-cumentate notizie preventive della strage provenienti da quellarea che, per quanto tempestiva-mente veicolate verso le forze dellordine, non dettero luogo a una adeguata risposta da parte del-

    le istituzioni. Loccasione fu data dal rinvio a giudizio di Mario Tuti, alcuni giorni prima, a conclu-sione dellinchiesta sulla strage dellItalicus, peraltro con un esplicito riferimento alle protezionimassoniche di cui questi aveva goduto.Gi lattentato al treno Italicus del 4 agosto1974 solo per un ritardo verificatosi a San BenedettoVal di Sambro aveva avuto come obiettivo la citt di Bologna. Un terzo attentato a un treno fuportato a esecuzione il 23 dicembre 1984. Inquietante reiterazione di tre stragi sulla medesima trat-ta ferroviaria in poco pi di 10 anni: una quantit di morti incredibile in tempo di pace e il persi-stente coinvolgimento esclusivamente di persone che frequentavano la seconda classe. I gruppieversivi di destra erano stati gi individuati come gli autori di una serie di attentati compiuti sin dal1969 ai danni di convogli ferroviari.LEmilia rossa era stata gi indicata come territorio da umiliare nel corso del convegno organizzatodallIstituto Pollio, tenutosi nel 1965 allhotel Parco dei Principi di Roma. La destra eversiva aveva ma-nifestato con chiarezza la volont di colpire i tempi e i luoghi simbolici delle masse popolari per punir-le della determinazione con cui perseguivano lobiettivo di ridimensionare le presenze reazionarie ne-

    58

    Claudio Nunziata

  • 8/6/2019 Ricordo Di Un'Indagine - La Strage Di Bologna

    32/33

    gli apparati dello Stato, a quel tempo ancora presenti in misura consistente nonostante i trentasei an-ni trascorsi dalla liberazione del Paese dal fascismo.Il leader di Ordine nuovo, Franco Freda, aveva teorizzato in un suo libello pubblicato nel 1969 La disintegrazione del sistema una strategia che avrebbe dovuto affiancare quella del terrori-smo rosso:entrambi vogliamo compiere ci che deve essere fatto: arrivare sino alla foce. Se per noi giunge-re alla foce significa aver compiuto solo una parte del viaggio mentre per costoro il viaggio ter-minato (o segue direzioni diverse), ci non toglie che il viaggio lungo il fiume debba essere per en-

    trambi compiuto e che le correnti debbano essere per entrambi superate.Poi ciascuno riprender la sua strada.Dopo il sequestro e luccisione di Aldo Moro e della sua scorta, la destra eversiva avvert la ne-cessit di manifestare un pari livello di incisivit, di lanciare un messaggio di intimazione alle forzereazionarie che lavevano sino ad allora allevata e protetta per spingerle a recuperare quella ca-pacit di condizionamento politico che, giorno per giorno, andava sempre pi perdendo.Il Paese reag con determinazione. La dimensione dellattentato apr gli occhi alle forze politichemoderate e quando nel 1981, con linchiesta sulla P2, fu scoperto che un soggetto politico occulto

    condizionava, attraverso quella loggia massonica riservata, levoluzione politica del Paese, ne se-gu, con il governo Spadolini, una stagione politica tra le pi feconde di leggi approvate tra il1981 e 1982 rivolte a contenere i contropoteri che insidiavano la democrazia: la legge per la sin-dacalizzazione della polizia, la legge contro le associazioni segrete, la legge sulla confisca dei ca-pitali mafiosi, la legge sulle manette agli evasori fiscali.La magistratura di Bologna ha lavorato con impegno incessante per ricostruire questo pezzo di sto-ria e identificare le radici del pericolo che correvano le istituzioni. Anche se i risultati giudiziari han-no consentito di individuare solo alcune responsabilit esecutive, essi hanno contribuito a creareun patrimonio incredibile di informazioni per lapprofondimento di un periodo difficile della demo-crazia e delle dinamiche che erano rivolte a scardinarla. E latteggiamento di assoluta laicit concui i giudici bolognesi hanno condotto il loro lavoro, spogliandosi di qualsiasi possibile pregiudizioculturale e ideologico, il frutto di un imperativo categorico.Da allora ho visto tanti magistrati investiti a vario titolo in questa e in altre indagini per strage poli-tica e terrorismo, dedicarvi tutte le proprie energie e appassionarsi in questo impegno, consapevo-

    59

    Claudio Nunziata

  • 8/6/2019 Ricordo Di Un'Indagine - La Strage Di Bologna

    33/33

    li di dovere rendere al Paese anche una risposta di rilievo storico e di dover dimostrare con i fattiche la magistratura un potere autonomo e indipendente, refrattario a ogni tentativo di condizio-namento, in grado di rispondere al ruolo che le assegna la Costituzione. Ed stato certamente uncontributo importante per mantenere elevato e rafforzare il senso di legalit nelle istituzioni e nelPaese. La difesa di questa frontiera, a dispetto dei pesanti attacchi di cui ora oggetto la magi-stratura, uno dei modi per difendere anche la democrazia.Resta lamarezza di non avere potuto individuare livelli di responsabilit diversi da quelli esecutivi.

    I centri di potere che hanno utilizzato il terrorismo sono rimasti pressoch impuniti. Per preserva-re la democrazia da ulteriori possibili rischi allora necessario che si crei una memoria storica sul-le logiche e gli opportunismi politici che hanno consentito lalterazione del processo democraticonel Paese e che si solleciti una capacit critica in ordine alla possibile operativit di centri di pote-re invisibile in grado di replicare, anche se con metodi e forme aggiornate, queste alterazioni.Un punto di partenza in questa direzione capovolgere il luogo comune secondo il quale le stragisono avvolte dal mistero. Restano irrisolte solo le molte responsabilit penali, ma non altrettanto lecause, le logiche e le responsabilit degli ambienti allinterno delle quali esse sono maturate che

    sono tutte leggibili e tali sono state ritenute dallapposita Commissione parlamentare. Un altro quello di mutare radicalmente la convinzione secondo la quale una strage un gesto da folli. Nonlo perch le stragi sono chiaramente inserite in un lucido disegno politico che ha consentito lag-gregazione e la convergenza di forze diverse, i depistaggi, le coperture, le protezioni e la sintoniadegli attentati con particolari momenti di difficolt della democrazia.Ulteriore luogo comune da capovolgere la convinzione secondo la quale non sarebbero chiare eidentificabili le finalit di questi attentati. E anche questo non vero perch una strage indiscrimi-

    nata come ha scritto il saggista Gianni Flamini ha lo scopo di propagare insicurezza e tensio-ne, di piegare le istituzioni verso un possibile sbocco autoritario, lo scopo di ricattare gruppi di po-tere avversi e infine quello, favorito da connivenze e da omert istituzionali, di consolidare nellopi-nione pubblica limmagine di uno Stato incapace di reagire e fare giustizia. Obiettivo, questultimo,destinato a premiare due volte i terroristi e i loro ispiratori, dandogli impunit e credibilit politica .

    60

    Claudio Nunziata