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L e Conferenze episcopali nazionali stanno iniziando a pubblicare le sinte- si delle riposte al questionario su matrimonio e famiglia inviato alle diocesi in vista del Sinodo. Le prime risposte giungono dalla Svizzera, dalla Germania, dall’Austria e dal Belgio. Sono molti i fedeli che hanno partecipato all’in- chiesta, e numerose sono le istanze di un cambiamento nell’in- segnamento circa la morale sessuale cat- tolica. In Germania si auspi- ca un superamento dei divieti e pregiudi- zi sul sesso prematri- moniale e in molti casi si considera “un atto di giustizia” il riconoscimento delle unioni tra persone dello stesso sesso. In Belgio è forte la richiesta di un “adeguamento della posi- zione cattolica allo spirito del tempo”. In Francia proseguono le polemiche all’interno della compagine socialista al governo dopo la decisione di rinviare il disegno di legge che rivolu- ziona il diritto di famiglia in seguito alla “Manif pour tous” di domenica scorsa. Molti deputati del partito di maggioranza hanno fatto sapere che riproporranno presto il testo in Assemblea nazio- nale, nonostante lo stop giunto da Palazzo Mati- gnon. Il Comitato per la difesa dei minori delle Nazioni Unite ha pubblicato un documento dai toni molto duri nei confronti della Santa Sede, “colpevole” di non aver fatto abbastanza per contrastare e repri- mere la piaga della pedofilia. L’organismo dell’O- nu chiede che il Vaticano consegni alle autorità civili i responsabili degli abusi e punisca anche chi ha coperto tali crimini. Il rapporto dell’Onu va ben oltre, sottolineando che deve essere rivista anche la posizione della chiesa su aborto ed omosessual- ità. Ed è su questo, in partico- lare, che si sono concentrate le risposte della Santa Sede. Padre Federico Lombardi della Sala stampa vaticana ha criti- cato l’interferenza del Comita- to nell’insegnamento cattolico e, per dimostrare che la Chiesa è stata fortemente coinvolta nella vicenda, conferma che negli anni scorsi, (2010-2012), grazie agli interventi e alle misure adottate da Papa Benedetto XVI, ben 382 preti sono stati ridotti allo stato laicale. Tra le molteplici questioni presenti sul tavolo delle discussioni, oggi soltanto sui matrimoni gay c’è molta convergenza. Infatti, tranne che negli Stati Uniti e in Spagna, la maggior parte dei cattolici nel mondo si oppone all’unione fra due perso- ne dello stesso sesso. Sulle altre questioni: valorizzazione del ruolo delle donne, accoglienza dei divor- ziati risposati e delle persone omosessua- li, uso dei contraccettivi e aborto, le visio- ni e i pareri sono spesso contrastanti e non tutti allineati alle indicazioni tradizionali della morale cattolica. Nel prossimo Sinodo sulla famiglia, nel mese di ottobre, saranno discusse alcune questioni delicate relative alla pastorale e alla dottrina della Chiesa sul matrimonio e la vita di coppia. Molti auspica- no che la Chiesa si rinnovi in risposta alle esigen- ze del mondo contemporaneo, come avvenne con il Concilio Vaticano II, quando si pensava che le cose sarebbero cambiate di poco, invece è avvenu- to un vero e proprio stravolgimento nella chiesa cattolica. Spero che non prevalga la linea di modificare la morale e l’etica cattolica solo in relazione alle istanze più o meno forti della base. La modernità non può contrapporsi all’essenza dei La modernità non è strumento di selezione dei valori Le sfide della Chiesa oggi: Onu, famiglia, morale cattolica È già giorno pieno, nell’anniversa- rio del martirio della Patrona, quan- do le reliquie rientrano in Duomo per attendere la celebrazione del Solenne Pontificale presieduto dal Cardinale Angelo Bagnasco, Presi- dente della Conferenza Episcopale Italiana, invitato a rendere memora- bile la festa in onore della prima martire della Sicilia. L’episcopato siculo fa corona al Presidente della CEI che all’omelìa rievoca il signifi- cato del sacrificio di Agata davanti ad una folla di autorità e di devoti che affollano la Basilica Cattedrale di Catania. Di seguito si riporta il testo dell’omelia del Card. Bagna- sco. C ari Confratelli nell’Epi- scopato e nel Sacerdozio, Autorità, Fratelli e Sorel- le nel Signore: 1. Sono lieto di condividere con la nobile Città di Catania la festa di Sant’Agata. Ringrazio di cuore S. E. Mons. Arcivescovo per il cordiale invito, e sono certo di poter esprime- re la vicinanza fraterna dei Vescovi Italiani. II nostro Paese e ricco di quella pietà popolare che il Santo Padre Francesco spesso ricorda come un patrimonio da amare e pro- muovere, perche segno della fede in Gesù, della devozione filiale alla Madonna, dell’affetto ai Santi. I San- ti del Cielo, infatti, sono i nostri compagni di viaggio, i fratelli mag- giori, gli amici più veri. È con questa fede, a voi ben nota da secoli e mil- lenni, che anche oggi guardiamo a Sant’Agata, testimone di fede e coraggio cristiano. La sua storia - per quanto e possibile - ci e nota: essa e legata alla persecuzione dell’Impera- tore Decio nel terzo secolo. Non ha ceduto a lusinghe e minacce per rimanere fedele allo sposo della sua anima, Cristo. La giovinezza dei suoi anni ne fa risaltare la forza, e la fer- mezza nei tormenti e ci incoraggia ad essere anche noi forti discepoli ALLE PAGG. 5/6 SPECIALE VISITA PASTORALE Catania - anno XXX - n. 6 - 16 febbraio 2014 - Euro 0,60 - www.prospettiveonline.it settimanale regionale di attualità (conv. in L. 27/02/ 2004 n o 46) art. 1, c. 1, DCB - Fil. di CT - Taxe perçue - Tassa riscossa - ISSN: 1720-0881 “Poste Italiane s.p.a.” - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 “In caso di mancato recapito rinviare al CMP/CPO di Catania, per la restituzione al mittente previo addebito. Il mittente si impegna a pagare la tariffa vigente” L’AFFRESCO DELLA CATTEDRALE IN DIGITALE a pagina 9 (segue a pagina 2) ALLO STABILE “MISERIA E NOBILTÀ” a pagina 12 RIFLESSIONE sulla EVANGELII GAUDIUM a pagina 3 Giuseppe Adernò (segue a pagina 2) “Educarci alla vita buona del VANGELO” S. Agata: Il solenne Pontificale presieduto dal Presidente della Conferenza Episcopale Italiana di S. Em.za Rev.ma Card. Angelo Bagnasco Sede dell’ONU

RIFLESSIONE “Educarci alla vita buona sulla EVANGELII del ... · RIFLESSIONE sulla EVANGELII GAUDIUM na 3 Giuseppe Adernò (segue a pagina 2) “Educarci alla vita buona del VANGELO”

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Page 1: RIFLESSIONE “Educarci alla vita buona sulla EVANGELII del ... · RIFLESSIONE sulla EVANGELII GAUDIUM na 3 Giuseppe Adernò (segue a pagina 2) “Educarci alla vita buona del VANGELO”

Le Conferenze episcopali nazionalistanno iniziando a pubblicare le sinte-

si delle riposte al questionario su matrimonio efamiglia inviato alle diocesi in vista del Sinodo.Le prime risposte giungono dalla Svizzera, dallaGermania, dall’Austria e dal Belgio.Sono molti i fedeli che hanno partecipato all’in-chiesta, e numerosesono le istanze di uncambiamento nell’in-segnamento circa lamorale sessuale cat-tolica.In Germania si auspi-ca un superamentodei divieti e pregiudi-zi sul sesso prematri-moniale e in molticasi si considera “unatto di giustizia” ilriconoscimento delleunioni tra persone dello stesso sesso. In Belgio èforte la richiesta di un “adeguamento della posi-zione cattolica allo spirito del tempo”.In Francia proseguono le polemiche all’internodella compagine socialista al governo dopo ladecisione di rinviare il disegno di legge che rivolu-ziona il diritto di famiglia in seguito alla “Manifpour tous” di domenica scorsa. Molti deputati delpartito di maggioranza hanno fatto sapere cheriproporranno presto il testo in Assemblea nazio-nale, nonostante lo stop giunto da Palazzo Mati-gnon.Il Comitato per la difesa dei minori delle NazioniUnite ha pubblicato un documento dai toni moltoduri nei confronti della Santa Sede, “colpevole” di

non aver fatto abbastanza per contrastare e repri-mere la piaga della pedofilia. L’organismo dell’O-nu chiede che il Vaticano consegni alle autoritàcivili i responsabili degli abusi e punisca anche chiha coperto tali crimini. Il rapporto dell’Onu va benoltre, sottolineando che deve essere rivista anchela posizione della chiesa su aborto ed omosessual-

ità. Ed è su questo, in partico-lare, che si sono concentrate lerisposte della Santa Sede.Padre Federico Lombardi dellaSala stampa vaticana ha criti-cato l’interferenza del Comita-to nell’insegnamento cattolicoe, per dimostrare che la Chiesaè stata fortemente coinvoltanella vicenda, conferma chenegli anni scorsi, (2010-2012),grazie agli interventi ealle misure adottate daPapa Benedetto XVI,

ben 382 preti sono stati ridotti allo statolaicale.Tra le molteplici questioni presenti sultavolo delle discussioni, oggi soltanto suimatrimoni gay c’è molta convergenza.Infatti, tranne che negli Stati Uniti e inSpagna, la maggior parte dei cattolici nelmondo si oppone all’unione fra due perso-ne dello stesso sesso.Sulle altre questioni: valorizzazione delruolo delle donne, accoglienza dei divor-ziati risposati e delle persone omosessua-li, uso dei contraccettivi e aborto, le visio-ni e i pareri sono spesso contrastanti e nontutti allineati alle indicazioni tradizionali

della morale cattolica.Nel prossimo Sinodo sulla famiglia, nel mese diottobre, saranno discusse alcune questioni delicaterelative alla pastorale e alla dottrina della Chiesasul matrimonio e la vita di coppia. Molti auspica-no che la Chiesa si rinnovi in risposta alle esigen-ze del mondo contemporaneo, come avvenne conil Concilio Vaticano II, quando si pensava che lecose sarebbero cambiate di poco, invece è avvenu-to un vero e proprio stravolgimento nella chiesacattolica.Spero che non prevalga la linea di modificare lamorale e l’etica cattolica solo in relazione alleistanze più o meno forti della base.La modernità non può contrapporsi all’essenza dei

La modernità non è strumento di selezione dei valoriLe sfide della Chiesa oggi: Onu, famiglia, morale cattolica

È già giorno pieno, nell’anniversa-rio del martirio della Patrona, quan-do le reliquie rientrano in Duomoper attendere la celebrazione delSolenne Pontificale presieduto dalCardinale Angelo Bagnasco, Presi-dente della Conferenza EpiscopaleItaliana, invitato a rendere memora-bile la festa in onore della primamartire della Sicilia. L’episcopatosiculo fa corona al Presidente dellaCEI che all’omelìa rievoca il signifi-cato del sacrificio di Agata davantiad una folla di autorità e di devotiche affollano la Basilica Cattedraledi Catania. Di seguito si riporta iltesto dell’omelia del Card. Bagna-sco.

Cari Confratelli nell’Epi-scopato e nel Sacerdozio,Autorità, Fratelli e Sorel-le nel Signore:

1. Sono lieto di condividere con lanobile Città di Catania la festa diSant’Agata. Ringrazio di cuore S. E.

Mons. Arcivescovo per il cordialeinvito, e sono certo di poter esprime-re la vicinanza fraterna dei VescoviItaliani. II nostro Paese e ricco diquella pietà popolare che il SantoPadre Francesco spesso ricordacome un patrimonio da amare e pro-muovere, perche segno della fede inGesù, della devozione filiale allaMadonna, dell’affetto ai Santi. I San-ti del Cielo, infatti, sono i nostricompagni di viaggio, i fratelli mag-giori, gli amici più veri. È con questafede, a voi ben nota da secoli e mil-lenni, che anche oggi guardiamo aSant’Agata, testimone di fede ecoraggio cristiano. La sua storia - perquanto e possibile - ci e nota: essa elegata alla persecuzione dell’Impera-tore Decio nel terzo secolo. Non haceduto a lusinghe e minacce perrimanere fedele allo sposo della suaanima, Cristo. La giovinezza dei suoianni ne fa risaltare la forza, e la fer-mezza nei tormenti e ci incoraggiaad essere anche noi forti discepoli

ALLE PAGG. 5/6

SPECIALEVISITA

PASTORALE

Catania - anno XXX - n. 6 - 16 febbraio 2014 - Euro 0,60 - www.prospettiveonline.it

settimanale regionale di attualità

(conv. in L. 27/02/ 2004 no 46) art. 1, c. 1, DCB - Fil. di CT - Taxe perçue - Tassa riscossa - ISSN: 1720-0881“Poste Italiane s.p.a.” - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003

“In caso di mancato recapito rinviare al CMP/CPO di Catania, per la restituzione al mittente previo addebito. Il mittente si impegna a pagare la tariffa vigente”

L’AFFRESCO

DELLA

CATTEDRALE

IN DIGITALE

a pagina 9(segue a pagina 2)

ALLO STABILE“MISERIAE NOBILTÀ”

a pagina 12

RIFLESSIONEsulla EVANGELIIGAUDIUM

a pagina 3

Giuseppe Adernò

(segue a pagina 2)

“Educarci alla vita buona

del VANGELO”

S. Agata: Il solenne Pontificale presieduto dal Presidente della Conferenza Episcopale Italiana

di S. Em.za Rev.ma Card. Angelo Bagnasco

Sede dell’ONU

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Prospettive - 16 febbraio 20142

PRIMO PIANO10 febbraio “Giornodel ricordo” delle vittimedelle foibe _______________3

Don Nino Visalli, insignedocente, infaticabile pastore _4

INFORMADIOCESINotizie in breve___________7

Dalla Caritas _____________7

Dall’UPG________________7

DIOCESIS. Agata davanti alla chiesadi san Benedetto __________7

Ricordo di Mons. D’Arrigo__9

In giro per le saledel Museo diocesano______11

Dibattito sulla “CittadellaGiudiziaria di Catania” ____11

Una magnifica retrospettivadi Antonio Santacroce _____12

sommario al n. 6

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Questo numero è stato chiuso

alle ore 13.00 di mercoledì 12 febbraio 2014

del Signore.2. Abbiamo tutti bisogno di essereincoraggiati per non diventare cri-stiani timidi e paurosi: e questo perfedeltà a Dio e all’uomo. II mondo,infatti, ha bisogno della nostra testi-monianza: l’uomo moderno e spessosmarrito davanti ad una cultura cheesalta il potere e il denaro, il succes-so facile e l’apparenza. Sono, questi,fantasmi che mietono morte, chegenerano delusione e tristezza. Nonsi può costruire la vita e la società suvalori apparenti o fragili: e come edi-ficare sulla sabbia, prima o poi tuttocrolla. Sant’Agata ha costruito i suoigiovanissimi anni sulla roccia di Dio,e per questo ha resistito alle seduzio-ni e alle violenze nella serenità.Viviamo noi la fede come gioia?

3. Per essere cristiani generosi e for-

ti, però, bisogna curare la propriaformazione. Come per fare un uomobisogna educarlo con pazienza efiducia, cosi per diventare un verocristiano bisogna educare ed educar-ci continuamente. Abbiamo a cuorela nostra formazione cristiana?Oppure pensiamo di poter vivere direndita, crediamo che un segno dicroce o una messa ogni tanto sianosufficienti? La fede non e un oggettoche si può tenere in qualche cassettodell’anima e ritrovarlo quando sivuole; e qualcosa di vivo e, come tut-to ciò che è vivo, chiede cura, atten-zione, alimento. Altrimenti deperiscee muore! Non e cosi anche per l’a-more, l’amicizia, la bontà del cuore?4. Sant’Agata ci è maestra: ci educaalla fede e quindi alla vita buona delVangelo di Cristo. Ci aiuta con ilsostegno della sua intercessione econ il suo esempio: ella ha pregatocon il cuore sempre; si è cibata dellaParola di Dio e dei Sacramenti; ha

esercitato le virtù cristiane della bon-tà quotidiana, dei sentimenti nobili,dei pensieri alti. Ed ha lottato anchelei, come tutti noi, contro le tentazio-ni del male, specialmente quelle pic-cole che sembrano non importanti, dipoco conto, e quindi sono più insi-diose. Sono i piccoli cedimenti ripe-tuti che preparano i grandi tradimen-ti, cosi come sono i piccoli gesti buo-ni che preparano gli atti eroici. Se cisi abitua alle piccole bugie si diven-terà dei bugiardi, inaffidabili; e se cisi allena a piccoli atti di generosità,si diventerà santi. Nella luce dellafede, nulla e troppo piccolo o insi-gnificante; tutto e bello e grande. Si,dobbiamo riprendere la cura dellepiccole cose: e lì che, giorno dopogiorno, si fortifica la fede e si tempral’anima.II nostro tempo ha bisogno di vederedei testimoni che con gioia fannovedere che essere cristiani non solo epossibile, ma e bello, conviene, cor-risponde al cuore. Tutti desideriamodi essere amati e felici! Ha bisognodi sentirsi dire che “Gesù Cristo tiama, ha dato la sua vita per salvarti,e adesso e vivo al tuo fianco ognigiorno, per illuminarti, per rafforzar-ti, per liberarti” (Papa Francesco,Evangelii gaudium 164). Non è forsequesta la radice della forza e delcoraggio di sant’Agata davanti aicarnefici? È il sentirsi amata infinita-mente da Dio che le dà quella temprache sorprende i persecutori e noi sia-mo qui. Dove c’e amore, tutto diven-ta possibile, tutto il bene, perfino imiracoli.5. Cari genitori che ascoltate, i vostrisacerdoti conoscono le vostre gioie ele preoccupazioni per i vostri figli, isacrifici che fate per loro, le ansieper il loro domani specialmente inquesti tempi difficili per il lavoro.

Ma non scoraggiatevi mai: la Chiesavi è vicina nella vostra missione dieducatori; si mette al vostro fianco evi offre la sua esperienza. Per questo,i Vescovi Italiani hanno posto comeobiettivo del decennio la sfida educa-tiva, avendo come stella polare lavita buona che il Vangelo indica.Camminiamo insieme: la tradiziona-le processione che si svolgerà tra levostre case con la venerata immagi-ne di Sant’Agata, ci ricordi che sia-mo pellegrini verso la patria celeste,che siamo fratelli, che dobbiamosostenerci nel viaggio, che nessuno eorfano perche tutti siamo figli dellostesso Padre. Le pene e le faticheresteranno, ma saranno meno pesan-ti, perche portate con Gesù e con glialtri. La Chiesa e un popolo in mar-cia, viviamo con gioia il nostro esse-re popolo:la fede, la famiglia - ine-guagliabile grembo della vita - ilsenso del dovere, la fierezza di esse-re onesti nonostante tutto, la capaci-ta di dedizione e di sacrificio, fannola storia di tanta gente umile e sem-plice che non fa notizia ma fa storia.Sono il patrimonio che abbiamo rice-vuto dai nostri padri.6. Ai giovani che partecipano a que-sta cara solennità, noi Pastori voglia-mo dire una parola di particolareaffetto: nella comunità cristiana fatesentire la vostra giovinezza, la vostravoce, portate il vostro entusiasmo avolte turbolento ma bello; noi adultivi siamo vicini con rispetto, offren-dovi una parola - e speriamo unesempio - di sapienza e di speranza,di doveroso e responsabile aiuto.Noi abbiamo bisogno di voi, e voiavete bisogno di noi. Ne avete dirit-to! Non temiamo: Sant’Agata ci pre-cede e ci indica la strada della gioiache e Cristo.

®

(continua da pag. 1)

EDUCARCI...

valori e non perché certe cose sonocomuni e diffuse, automaticamentediventano positive e accettabili.L’espressione “lo fanno tutti”, “lodicono tutti” non giustifica l’errore ela Chiesa Mater et Magistra dovràesercitare il suo “potere” dottrinalealla luce della Tradizione.Gestire le nuove sfide: a livello edu-cativo quali quelle delle unioni trapersone dello stesso sesso o l’altapercentuale di ragazzi che studianonelle scuole e che hanno i genitoriseparati, sollecita la Chiesa e il Magi-stero a trovare strategie adeguate.“Come annunciare Cristo a questi

ragazzi e ragazze? A questa genera-

zione che cambia? Bisogna stare

attenti a non somministrare ad essi

un vaccino contro la fede”.

Questi interrogativi formulati daPapa Francesco meritano una parti-colare attenzione che non vuol direpoiché la situazione va alla deriva,svendiamo i valori della famiglia edell’educazione e seguiamo la sciadell’andazzo comune o adottiamo imodelli facili e comuni in alcuniPaesi.L’antivirus va preparato utilizzandola ricchezza della Tradizione cristia-na e la testimonianza dei Santi chehanno aperto nel sentiero della Chie-sa strade sempre nuove per evange-lizzare e conquistare tutti a Cristo.

®

(continua da pag. 1)

LA MODERNITÀ...

La Svizzera dice noall’immigrazione di

massa. La vittoria nel referendumpromosso dal partito di destra edantieuropeista dell’Unione democra-tica di centro (Udc/Svp) reintroducetetti massimi e contingenti per l’im-migrazione degli stranieri nel paeseelvetico. Stando ai dati definitivi, ilfronte del Sì, l’ha spuntata grazie aduna manciata di voti con soli 19.516schede, grazie a 1.463.954 voti afavore, contro 1.444.438 voti contra-ri. Favorevoli all’iniziativa 17 canto-ni, compreso il Ticino che ha prodot-to la percentuale più elevata di con-sensi (68,17%); nove invece i canto-ni a maggioranza francofona chehanno espresso voto contrario. Cosila Svizzera gestirà autonomamentel’immigrazione degli stranieri. Ilnumero di permessi di dimora saràregolato, infatti, da tetti massimiannuali e contingenti che sarannoapplicati ai cittadini dell’Ue, ai fron-talieri e ai richiedenti asilo. Criterideterminanti per il rilascio del per-messo di dimora saranno in partico-lare la richiesta da parte di un datoredi lavoro, la capacità d’integrazionee una base esistenziale sufficiente eautonoma. Il referendum sancisce,altresì, come non possono essereconclusi trattati internazionali checontraddicano il recente testo appro-vato. In generale, il voto svizzeroevidenzia un paese spaccato in due,da un lato i cantoni francofoni(filoeuropei), dall’altro i cantoni di

lingua tedesca che hanno votato asostegno dell’iniziativa popolare.Significativi i voti arrivati dal canto-ne italofono, circa il 68,17 % dei Sì,giunti da un territorio che ogni annoregistra un flusso continuo di circa

60mila frontalieri provenienti daiconfini italiani. I partiti di estremadestra – Udc/Svp – escono, dunque,vittoriosi a fronte di una campagnain cui paventavano l’immagine di unPaese indebolito dai recenti flussiimmigratori. Da segnalare, poi,come i promotori del “sì” avrebberoriconosciuto, durante le fasi dellacampagna referendaria, che “il lavo-ro degli immigrati e nella fattispeciequello degli italiani, fornisce aglisvizzeri prestazioni di alta qualità a

prezzo concorrenziale ma che limita,però, i posti di lavoro a disposizionedei cittadini svizzeri”. Con la vittoriadel referendum in futuro le impresedovranno dare la preferenza ai citta-dini elvetici. E in definitiva ha vinto

questa grande paura, insieme a quel-la legata alla crisi economica chenon ha risparmiato neppure la “ric-ca” Svizzera. Tuttavia “il nuovo testocostituzionale non definisce né l’en-tità dei contingenti né l’autorità chia-mata a fissarli o i criteri da applicare.I dettagli vanno ora disciplinati nella

legge. Il Consiglio federale (gover-no) e il Parlamento avranno tre anniper l’attuazione”, ha ricordato ilgoverno. L’esecutivo lo sottoporrà abreve al Parlamento con una propo-sta di attuazione e, visto che la vitto-ria del referendum è in netto contra-sto con l’Accordo sulla libera circo-lazione delle persone in vigore conl’Ue dal 2002, saranno avviati deinuovi negoziati con Bruxelles.Proprio dal parlamento europeogiungono parole di perplessità daparte del presidente Martin Schulz:“C’è grande rammarico per il fattoche un’iniziativa per l’introduzionedi limiti quantitativi all’immigrazio-ne sia stata approvata. Questo vacontro il principio della libera circo-lazione delle persone tra l’Ue e laSvizzera”.A margine dell’esito referendariosull’immigrazione di massa vasegnalato come sia stato bocciato iltesto sul finanziamento privato del-l’aborto. L’iniziativa, che chiedevache l’interruzione di gravidanza el’embrio-riduzione non fossero piùcoperte dall’assicurazione obbligato-ria di base, è stata bocciata da unamaggioranza dei cantoni. Secondo leproiezioni diffuse nelle ultime orealmeno il 70% dei votanti ha respin-to il testo grazie alle pressioni delgoverno svizzero e della maggioran-za del parlamento che avevano rac-comandato di respingere l’iniziativa.

Filippo Cannizzo

La Svizzera CHIUDE agli immigrati

Frontalieri al confinecon la Svizzera)

Piccolo campanello di allarme per l UE

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Una società senza pas-sato è una società

destinata a non avere né un presen-te né un futuro. Dalla storia, da tut-to ciò che è stato, da tutto ciò che halasciato un segno, la collettività traela linfa necessaria per vivere il pre-sente e poter maturare una nuovacoscienza per affrontare prospettivefuture. Se tutto questo viene a man-care, la società non ha radici e col-lassa, ritraendosi all’interno di unascura coltre asfittica, senza la ben-ché minima possibilità di trovareuno spiraglio di luce o una via d’u-scita. Questa riflessione, da definireforse come una lapalissiana consta-tazione, dietro l’apparente signifi-cato superficiale, racchiude un sen-so profondo: fino a pochi anni fa, lanostra società civile ometteva, die-tro alte ed invalicabili mura di silen-zio, una parte importantissima dellamemoria storica del nostro paese,ovvero la strage degli italiani infoi-bati nel 1943 e nel 1945 dai titini.Di questo segmento di storia, fino apoco tempo fa, la maggior parte del-l’opinione pubblica non si occupa-va, anzi non ne parlava affatto:un’atroce pagina di passato relegatadietro l’indifferenza o la mancanzadi coraggio di chi evitava di parlar-ne, adducendo ingiustificabili moti-vazioni di stampo marcatamentepolitico, prive di ogni fondamento.Approfondire questo passato signi-

fica riconsegnare alla storia dell’Ita-lia un avvenimento che, seppur ter-ribile, non si può negare d’essereesistito: le foibe sono state il fruttodella mera violenzaperpetrata da ungruppo ai danni dicirca 6.000 - 7.000innocenti, colpevolisoltanto di essere ita-liani o di non condivi-dere le scelte politi-che dei loro aguzzini.Al di là dei colori del-le bandiere e deglischieramenti ideolo-gico - politici bisognacomprendere fino infondo quello che èaccaduto: la ferociadi uomini che hannotorturato e ucciso iloro simili buttandoli dentro cavitànaturali, come se fossero spazzatu-ra.Con l’approvazione della legge n.92del 30 marzo 2004, la RepubblicaItaliana ha istituito il 10 febbraioquale “Giorno del ricordo”, “al finedi conservare e rinnovare la memo-ria della tragedia degli italiani e di

tutte le vittime delle foibe, dell’eso-do dalle loro terre degli istriani, fiu-mani e dalmati nel secondo dopo-guerra e della più complessa vicen-

da del confine orientale”. Con l’isti-tuzione del “Giorno del ricordo”,gli approfondimenti storici, le testi-monianze di sopravvissuti e di testi-moni oculari, l’organizzazione dimanifestazioni e visite guidate ailuoghi delle violenze, soprattutto almonumento della Foiba di Basoviz-za, in cui è stato realizzato un cen-

tro di documentazione…la divulga-zione e la sensibilizzazione intornoa questa vera e propria strage stacoinvolgendo maggiormente la

società, lasciandointravvedere segnipositivi per il futuro.Proprio dal senato, loscorso 10 febbraio,con la celebrazionedel “Giorno del ricor-do”, a cui hanno par-tecipato le più altecariche dello Stato, èstato scandito unmessaggio chiaro esignificativo, attra-verso le parole pro-nunciate dal presi-dente del senato Pie-tro Grasso: “l’Italianon può e non vuole

dimenticare e cancellare nulla; nonle sofferenze inflitte alle minoranzenegli anni del fascismo e della guer-ra, né quelle inflitte a migliaia emigliaia di italiani”. Queste paroleracchiudono il senso e l’importanzadella perpetuazione della memoriada consegnare alle nuove generazio-ni: dietro i vessilli di diverse e con-

trapposte ideologie politiche si sonoconsumate tragedie di portata uni-versale che devono essere costante-mente approfondite e trasmesse, alfine di maturare attraverso il ricordouna più giusta coscienza civile checi aiuti a porre le basi per unasocietà migliore. La trasmissionealle nuove generazioni delle tantestorie che si sono intrecciate tragi-camente in quegli anni, concluden-dosi con gli epiloghi più atroci, ser-va loro da monito; storie comequella dell’appena ventiquattrenneNorma Cossetto, in questi annidivenuta l’emblema delle foibe,laureanda in lettere e filosofia pres-so l’università di Padova: prelevatadai titini il 26 settembre 1943, dopoindicibili torture e violenze, troveràla morte in una foiba tra il 4 ed il 5ottobre dello stesso anno; periodoin cui perderanno la vita anche suopadre ed altri parenti. Non basta ilconferimento della medaglia d’oroavvenuto nel 2005: come per tuttele altre vittime innocenti di questastrage, per Norma non bastano soloriconoscimenti istituzionali, frasiad effetto e sfoggi di retorica inoccasione del “Giorno della memo-ria”, ma un impegno civile che,attraverso la memoria e l’esempio,vada a costruire una società piùgiusta.

Antonella Agata Di Gregorio

Prospettive - 16 febbraio 2014 3

Una barbarie inutile

Il 10 febbraio, dal 2004, “Giorno del ricordo” in memoria delle vittime delle foibe

Ogni Esortazione Apo-stolica pontificia, per

la sua dirompente carica teologico-pastorale, è destinata a segnare un’e-poca, a dare orientamenti nuovi alcammino della Chiesa.Così è stato per la formidabile Evan-

gelii Nuntiandi di Paolo VI, che hapromosso e intensificato in manieradecisa e decisiva la natura della mis-

sione congenita evangelizzatrice

della Chiesa: «La Chiesa esiste per

evangelizzare» (n. 14). Così è e saràper l’Evangelii Gaudium di PapaFrancesco, nella quale in tempi emodi diversi si afferma che la ragiond’essere della Chiesa e quindi deicristiani consiste nel compito mis-

sionario di vivere e far vivere a tuttiil Messaggio del Vangelo. La meta èpertanto la realizzazione di unsogno: «il sogno missionario di arri-vare a tutti» (EG, 31).Come realizzare questo sogno?Papa Francesco nella sua corposaEsortazione apostolica indica diver-se strade da percorrere. Tra queste –come già per Paolo VI e per Giovan-ni Paolo II – spicca la parrocchia

«che non è una struttura caduca»(EG, 28). Essa non è da considerarsifuori moda, anzi «proprio perché hauna grande plasticità, può assumereforme molto diverse che richiedonola docilità e la creatività missionariadel pastore e della comunità» (EG,28).L’attenzione che il Santo Padre dàalla parrocchia ci interpella.Come vede la parrocchia Papa Fran-cesco?La parrocchia nel pensiero di Papa

Francesco si pone sulla stessa lun-ghezza d’onda già indicata da papaGiovanni XXIII e che la definì «fon-

tana del villaggio a cui tutti ricorro-

no per la loro sete» (cfr. GiovanniPaolo II, ChL 27), da Paolo VI che

l’ha vista come lievitazione suppor-tata da tante piccole comunità eccle-siali di base o CEB da lui stesso defi-nite profeticamente «una speranza

per la Chiesa universale» (EN 58) eda Giovanni Paolo II, che la concepìcome una realtà dinamica posta aservizio del popolo di Dio e la indi-cò come realtà da ramificarsi stabil-mente nel territorio.Papa Francesco, probabilmente,risentendo certamente della splendi-

da esperienza vissuta in AmericaLatina dove le CEB sono una sceltapastorale dell’intero episcopato lati-no-americano definisce la parrocchia«comunità di comunità, dove gliassetati vanno a bere per continuare

a camminare, e centro dicostante invio missiona-rio» (EG, 28). Il decentra-mento della pastorale nelterritorio attraverso le pic-cole comunità ecclesialidi base (CEB) da alcunidecenni è presente anchein Europa. Il positivoriscontro di questa meto-dologia pastorale è daattribuirsi al fatto che – inun contesto in cui lasocietà soffre a causa del-la massificazione – le pic-cole comunità rendonopresente e operante laChiesa nelle parrocchieurbane spesso soprappo-polate e anonime.Si tratta di un’intuizionemolto pertinente allasituazione della Chiesaattuale chiamata ad evan-

gelizzare in una società ormai da uncanto fortemente anonima, indiffe-renziata e massificata e dall’altroindividualizzata ad oltranza.Tracciare le strade è fondamentale,soprattutto perché sono tanti i peri-coli che l’uomo incontra lungo il suocammino, pericoli che possonoanche fargli smarrire la via. Il Papa,infatti, prima ancora di indicarci ilnuovo cammino, ci mette in guardiadi fronte ai pericoli del mondo attua-

le con la sua molteplice ed oppri-mente offerta di consumo, della tri-stezza individualistica che scaturiscedal cuore comodo e avaro, dellaricerca malata di piaceri superficiali,della coscienza malata. E precisaancora: «Quando la vita interiore si

chiude nei propri interessi non vi è

più spazio per gli altri, non entrano

più i poveri, non si ascolta più la

voce di Dio, non si gode più della

dolce gioia del suo amore, non pal-

pita l’entusiasmo di fare il bene»(EG 2).Alla luce della mia esperienza pasto-rale, della riflessione teologica e delprofondo amore che nutro per CristoBuon Pastore e per la sua Chiesa,vorrei provare a rileggere alcuni deicontenuti che Papa Francesco offreattraverso questa Esortazione a tuttala Chiesa nelle sue varie manifesta-zioni, applicandoli alla parrocchiaattraverso le cinque tappe dellaPedagogia pastorale: la meta, lestrade. i mezzi, i viveri e i modelli.Quale la meta da raggiungere nella econ la parrocchia?I) La meta che la parrocchia è chia-mata a conquistare è il sogno missio-nario di portare a tutti la Buonanovella. Sì. È lo stesso sogno dellaChiesa, perché la parrocchia – comeafferma il Concilio Vaticano II –«localizza la chiesa in una determi-

nata parte della Diocesi presieduta

dal Vescovo, ed è essa stessa “Chie-

sa locale” a pieno titolo» (cfr LG26, SC 4, AG 37); la parrocchia è laChiesa stessa che vive in mezzo alle

case dei suoi figli e delle sue figlie

(ChL, 26).

II) Le strade: «In questa Esortazio-

ne desidero indirizzarmi ai fedeli

cristiani, – afferma Papa Francesco– per invitarli a una nuova tappa

evangelizzatrice marcata da questa

gioia e indicare vie per il cammino

della Chiesa nei prossimi anni» (EG,1).Quali le strade per arrivare a portareavanti innovazioni nella Chiesa dioggi? Le strade che il Papa indicaalla Chiesa, e quindi anche alla par-rocchia, ci sembrano sostanzialmen-te due:1) La consapevolezza che l’annuncioappartiene all’intero Popolo di Dio.Urge prendere consapevolezza che«Essere Chiesa significa essere

Popolo di Dio, in accordo con il

grande progetto d’amore del Padre.

Questo implica essere il fermento di

Dio in mezzo all’umanità» (EG,114).2) La scelta preferenziale dei poveri.Già dalla scelta del suo nome PapaFrancesco ha voluto annunziare almondo il sogno di una «Chiesapovera per i poveri».Scrive il papa: «Per la Chiesa l’op-

zione per i poveri è una categoria

teologica prima che culturale, socio-

logica, politica o filosofica. Dio con-

cede loro “la sua prima misericor-

dia». Questa preferenza divina ha

delle conseguenze nella vita di fede

di tutti i cristiani, chiamati ad avere

«gli stessi sentimenti di Gesù” (Fil

2,5). Ispirata da essa, la Chiesa ha

fatto una opzione per i poveri intesa

come una «forma speciale di prima-

zia nell’esercizio della carità cristia-

La parrocchia centro di costante invio missionario

I nuovi orizzonti dell’Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium

(segue a pagina 4)

Page 4: RIFLESSIONE “Educarci alla vita buona sulla EVANGELII del ... · RIFLESSIONE sulla EVANGELII GAUDIUM na 3 Giuseppe Adernò (segue a pagina 2) “Educarci alla vita buona del VANGELO”

Nel trigesimo della mor-te, avvenuta all’età di

90 anni, ricordiamo il sacerdote sale-siano don Antonino Visalli per tantianni professore di latino e greco alLiceo Don Bosco di Cibali e primoparroco di Santa Bernadetta in Line-ri, della cui originaria missionepastorale è stato il carismatico fon-datore. Tanti sono ancora gli ex allie-vi e quanti hanno conosciuto edapprezzato la sua opera di docentenell’Istituto S. Francesco di Sales edi pastore nella popolare frazione diMisterbianco.In occasione della s. Messa di suffra-gio, don Giuseppe Raimondo, giova-ne sacerdote ed ex alunno di donVisalli nonché direttore dell’Oratoriodi via Cifali, ha tracciato un profilobiografico del caro defunto nato aMessina in una famiglia di sani prin-cipi umani e religiosi che permise alpiccolo Nino di frequentare tre Casesalesiane del capoluogo peloritanodove sbocciò la chiamata alla vitareligiosa e sacerdotale, alla sequeladi Don Bosco.La sua formazione iniziò a Pedara inpiena preadolescenza e a San Grego-rio compì gli studi liceali e il novi-ziato sotto la guida del Maestro donGirolamo Giardina, conseguendo lamaturità classica e il diploma magi-

strale a Catania. Il tirocinio a Ran-dazzo fu un’esperienza forte segnatada grande responsabilità, dalla guer-ra e dalla morte del padre. Dopo unperiodo a Palermo svolse gli studiteologici a Catania Cibali dove s’im-pegnò per i ragazzi poveri e abban-donati della città e maturò nel sensoapostolico e nella missione giovani-le.Il 15 giugno 1947 fu ordinato sacer-dote con dispensa pontificia nellachiesa monastica benedettina SanBenedetto ai Crociferi dall’Arcive-scovo mons. Carmelo Patanè. Consi-gliere temuto e stimato e cultore del-la classicità, don Visalli, dopo averconseguito la laurea in lettere classi-che, intraprese l’attività educativaper quasi 40 anni come insegnante dilettere, latino e greco al S. Francescodi Sales dopo brevi periodi a Paler-mo e a Randazzo.Nell’immediato post-concilio si regi-strò per don Nino un’esemplare con-versione esistenziale e pastorale:all’inizio del 1969 avviò in un gara-

ge la Missione Lineri (contradasopra Nesima Superiore ed estesa aPoggio Lupo e Monte Palma), unprogetto di promozione umana edevangelizzazione. Nel maggio 1982fu nominato parroco e qualche mesedopo la chiesa fu intitolata a SantaBernadette. Il suo servizio pastoralefu intensissimo sul piano educativo,sportivo e ricreativo, catechetico,liturgico e della formazione profes-sionale, sulla scia del carisma sale-siano di Don Bosco.Il momento della prova arrivò nel1994 ma piena fu la solidarietà daparte dei parrocchiani e dei liceisti. Iltrasferimento a Messina, l’annodopo, che gli costò molto: una nuova

sterzata si imponeva nell’esi-stenza di questo pioniere alquale il comune di Mister-bianco conferì la cittadinan-za onoraria per le beneme-renze sociali, educative e cul-turali. Ripreso l’insegnamen-to, ebbe ancora modo di eser-citare pure il servizio pasto-rale e di curare assieme alfratello don Giuseppe,anch’egli sacerdote salesia-no, la sorella ammalata diAlzaimer. Ritiratosi alla Casa“Mamma Margherita” dell’I-stituto Teologico salesiano“San Tommaso d’Aquino” inMessina, accettò la sofferen-za degli ultimi anni di vita. IlSignore lo ha chiamato a sédopo 74 anni di professione

religiosa e 66 anni di sacerdozio.Gli ex allievi lo rimpiangono e loricordano con affetto e riconoscenza.È stato un docente molto preparatoculturalmente e didatticamente, rigi-do, come lui stesso riconosceva, manon fiscale o troppo severo: preten-deva studio serio e continuo, disci-plina mentale e metodo di studio per-sonalizzato, in grado di diventare infuturo metodo di lavoro. A Lineri èstato un pastore amato da tutti peraver donato con generosità ed abne-gazione la ricchezza delle sue noncomuni doti sacerdotali.Il neo ispettore Don Giuseppe Rutain due memorabili omelie ha descrit-to con acutezza la personalità di don

Visalli: <un maestro perché discepo-lo di Cristo, un insegnante perché,letteralmente, ha “impresso il segno”non solo nelle menti ma nel cuoredegli allievi, nonostante il carattereche tutti abbiamo conosciuto, forte etalora duro, esigente, ma segnatodalla coerenza con il Vangelo e ilcarisma di Don Bosco.L’ispettore ha ricordato pure qualchebrano di uno scritto autobiografico didon Visalli a proposito dell’esperien-za di Lineri: “La più bella scoperta èstata quella del sacerdozio nellaautentica dimensione: prima lo repu-tavo intimamente legato alla scuolamentre poi compresi che si dovevaproiettare in uno spazio di umanitàpiù ampio e con voce profetica attin-ta al Vangelo. Per questa scopertadevo dire grazie a don BonaventuraLi Pira, maestro impareggiabile divita e di cultura, ma soprattutto aLei, all’Ausiliatrice che mi ha coper-to con il suo manto, salvandomi damolti pericoli incombenti e indican-domi la nuova strada verso una fron-tiera sbriciolata di un popolo nuo-vo…”Testimonianza toccante di un’espe-rienza straordinaria che ha segnato lavita di un sacerdote straordinario cheda colto e rigido docente di latino egreco si ritrovava inspiegabilmenteprete di frontiera, alla sequela di Cri-sto del quale ha accettato di condivi-dere fino in fondo il peso della Croce.

Blanc

Prospettive - 16 febbraio 20144

PRIMOPIANO

na, della quale dà testimonianza tut-ta la tradizione della Chiesa» (EG,198).III) Una volta tracciate le strade ènecessario percorrerle con dei mez-

zi. Quali?a) Porre la comunità ecclesiale instato di uscita, perché la Chiesa sia«con le porte aperte» (cfr n. 46) pergiungere alle periferie umane (EG,46).b) Inculturare la fede e il messaggioevangelico (EG, 68). «Nell’incultu-razione, la Chiesa «introduce i popo-li con le loro culture nella sua stessacomunità», perché «i valori e le for-me positivi» che ogni cultura propo-ne «arricchiscono la maniera in cuiil Vangelo è annunciato, compreso evissuto». In tal modo «la Chiesa,assumendo i valori delle differenticulture, diventa “sponsa ornatamonilibus suis”, “la sposa che siadorna con i suoi gioielli” (Is61,10)» (ib 116).c) La pietà popolare: « Si può direche “il popolo evangelizza continua-mente sé stesso”. Qui riveste impor-tanza la pietà popolare, autenticaespressione dell’azione missionariaspontanea del Popolo di Dio. Si trat-ta di una realtà in permanente svi-luppo, dove lo Spirito Santo è il pro-tagonista (EG,.122).d) Altro mezzo insistentemente sug-gerito da Papa Francesco è quellodella gioia. È come un leit-motiv chepervade tutta l’Esortazione apostoli-ca e che coincide con la continuaraccomandazione che Egli fa durantele sue Omelie e le sue udienze in

Piazza S. Pietro. Così Egli scriveall’inizio dell’esortazione apostoli-ca: « La gioia del Vangelo riempie ilcuore e la vita intera di coloro che siincontrano con Gesù. Coloro che silasciano salvare da Lui sono liberatidal peccato, dalla tristezza, dal vuo-to interiore, dall’isolamento. ConGesù Cristo sempre nasce e rinascela gioia….(EG, 1).e) La predicazione (omelia). Il SantoPadre si sofferma non poco sull’op-portunità di valorizzare l’omeliacome mezzo provvidenziale perrispondere al bisogno di conoscenzadella Parola di Dio e al bisogno dicrescita catechistica del popolo diDio. Raccomanda molta incisività dicontenuti, da esprimere con sempli-cità e con espressioni brevi e incisi-ve, possibilmente ricche di immaginie di costante riferimento ai segni deitempi: «La preparazione della predi-cazione è un compito così importan-te che conviene dedicarle con tantoamore un tempo prolungato di stu-dio, preghiera, riflessione e creativi-tà pastorale» (EG, 145).IV) Non bastano però i mezzi perpercorrere le strade; sono necessari iviveri per nutrire e sostenere la fati-ca del cammino. Il papa ne sottolineadue:1) Recuperare la centralità dellaParola di Dio. «Non solamente l’o-melia» scrive papa Francesco «devealimentarsi della Parola di Dio. Tut-ta l’evangelizzazione è fondata su diessa, ascoltata, meditata, vissuta,celebrata e testimoniata. La SacraScrittura è fonte dell’evangelizzazio-ne. Pertanto, bisogna formarsi conti-nuamente all’ascolto della Parola.La Chiesa non evangelizza se non si

lascia continuamente evangelizzare.È indispensabile che la Parola di Dio“diventi sempre più il cuore di ogniattività ecclesiale”» (EG, 174).2) Una catechesi kerygmatica e

mistagogica. «L’incontro catechisti-co è un annuncio della Parola ed ècentrato su di essa, ma ha semprebisogno di un’adeguata ambienta-zione e di una motivazione attraente,dell’uso di simboli eloquenti, dell’in-serimento in un ampio processo dicrescita e dell’integrazione di tutte ledimensioni della persona in un cam-mino comunitario di ascolto e dirisposta» (EG, 166). Il papa nel sottolineare l’importanzadella catechesi non si riferisce maiad una particolare età, né tanto menoalla preparazione ai sacramenti: que-sto sottintende che la catechesi nonsolo per i piccoli e non solo in fun-zione dei sacramenti, ma è un cam-mino permanente di conversione ver-so Dio e verso i fratelli.

V) Ed infine, quali i modelli da tenerpresenti nell’iter di tale ministero? Anzitutto Gesù nella testimonianzacostante della sua predicazione interra di Palestina. E poi lo stessoPapa Francesco nella testimonianzaquasi quotidiana che ci dà a partiredalle omelie nella cappella della«Casa Santa Marta» a Roma, perarrivare agli incontri in piazza S. Pie-tro e nelle parrocchie romane. Ilnostro proposito consiste proprio nelsaper fare tesoro di questo dono chelo Spirito ci sta facendo giorno dopogiorno con la presenza e la testimo-nianza carismatica di Papa France-sco.Potremmo dire con S. Paolo: «Hora

est nos de somno surgere» (è ora disvegliarci dal sonno), rimboccarci lemaniche e dare un volto nuovo allapastorale delle nostre parrocchie allaluce dell’ecclesiologia conciliare,fatta propria e rilanciata in versione

rinnovata e attuale dalla splendidaEsortazione Apostolica «EvangeliiGaudium» di Papa Francesco. Deogratias!

Mons. Antonio Fallico

(continua da pag. 3)LA PARROCCHIA...

Un EDUCATORE zelante

Don Nino Visalli, insigne docente, infaticabile pastore, maestro di vita

È possibile consultare l’archivio completo dei numeri precedenti diProspettive inerenti all’intero anno 2012 e parte del 2013 direttamente sulsito del settimanale diocesano ww.prospettiveonline.it. Mentre l’acquistodi copie in archivio avviene solo nella sede del periodico. Inoltrel’abbonamento può effettuarsi anche online.

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La gioia e la trepidazio-ne con la quale il

nostro Arcivescovo nell’omelia del-la Messa Crismale del 9 aprile 2009dava l’annunzio della Visita pasto-rale, ci ha contagiati e ci ha resicome araldi di un messaggio chedalla basilica cattedrale dovevaessere proclamato in ciascuna dellenostre parrocchie. Presbiteri e dia-coni anticipammo questo dono digrazia vivendo, sulle tracce del San-to Curato D’Ars, l’Anno Sacerdota-

le con spirito di comunione sacerdo-tale e di particolare incontro perso-nale con il Vescovo. Ed è stata que-sta una buona e provvidenziale pre-messa, dalla quale è scaturito l’im-pegno di mettere bene a fuoco e dianalizzare con il nostro ConsiglioPastorale Parrocchiale Il volto mis-

sionario delle parrocchie in un

mondo che cambia. Come prepara-zione remota, la parrocchia S. Mariadella Salute partiva con un provvi-denziale e largo margine di vantag-gio. Da molti anni, infatti, la penul-tima domenica di settembre siamosoliti tenere l’incontro di una gior-nata fuori sede con gli operatori del-la pastorale, in un luogo idoneo pertenere l’Assemblea parrocchiale

annuale; un incontro di comunionetra le varie realtà esistenti in parroc-chia per programmare l’anno pasto-rale in armonia con le indicazionidella Conferenza Episcopale Italia-na e che normalmente costituisconola base del piano pastorale diocesa-no.Nella assemblea parrocchiale del2005 abbiamo impostato la giornatasulla relazione che la Prof.ssa Car-mela Corradini ci ha tenuto, con lasua solita competenza e chiarezza,commentando la Nota della C.E.I Ilvolto missionario delle parrocchie

in un mondo che cambia. Da questopunto di partenza, nel corso deglianni, abbiamo impostato gli incontriassembleari sui seguenti temi: 1.Compresenza, complementarietà,corresponsabilità; 2. L’eucaristiaradice e cardine della Comunità par-rocchiale; 3. Nell’ascolto dellaParola la sorgente della missione; 4.Ascoltare, celebrare e vivere il Ver-

bo della vita; 5. La Parrocchia Chie-sa che vive tra le case degli uomini;6. Diversità di carismi, … uniti nel-la carità: 6. La Visita pastorale nel-l’ottica della Chiesa.Alla preparazione di base ha fatto

seguito la preparazione prossima. Apiù riprese, in varie sedute del Con-siglio pastorale parrocchiale, abbia-mo esaminato i punti dei sette obiet-tivi della Nota Pastorale della C.E.I.come spinta perché ciascun membro

del Consiglio curasse la relazionedel lavoro del proprio gruppo diappartenenza.Nell’ultima assemblea parrocchialedel settembre scorso sul tema “Veri-fica sui sette obiettivi”, abbiamoascoltato le relazioni scritte cheogni gruppo della parrocchia ha let-to e consegnato al segretario delC.P.P, perché assieme ad una com-missione ne potesse fare una rela-zione sintetica, che costituisse latraccia della relazione che il parrocodovrà tenere davanti al vescovo nel-la assemblea in conformità al pro-gramma della Visita pastorale.Tutti i fedeli con la preghiera, l’ado-razione eucaristica del giovedì mat-tina e la Lectio divina del venerdìsera, ci hanno aiutato ad accoglierecon gioiosa serenità l’Arcivescovoche viene nel nome del Signore.

IL PARROCO

Sac. Franco Longhitano

5

DOCUMENTI EINFORMAZIONI

dell’Ufficiodi Segreteriaper la VisitaPastorale

Come la parrocchia S. Maria della Salutesi è preparata alla visita pastorale

5

Se la Visita Pastorale delVescovo nelle singole

parrocchie è l’occasione perché esseverifichino la propria vitalità e la sin-tonia con l’intera chiesa diocesana,non meno importante è la “Visitapastorale reale” che precede l’incon-tro con il Pastore, perché essa è l’oc-casione per fare chiarezza sullasituazione amministrativa e patrimo-niale dell’ente parrocchiale. La Visi-ta pastorale reale, ovvero delle res,

cioè dei beni che appartengono alpatrimonio della parrocchia, è statapreparata nella nostra diocesi conriflessione e responsabilità. Una vol-ta indetta la Visita pastorale, il 3 otto-bre 2009, il Vicario Generale ed ilgruppo di convisitatori che lo coa-diuvano - il Cancelliere arcivescovi-le, l’Economo diocesano, i direttoridell’Ufficio Amministrativo, Liturgi-co e dei Beni Culturali – si sono con-frontati sulle potenziali problemati-che che si sarebbero potute riscontra-re e sulle finalità da raggiungere. Aquesto punto è stato predisposto unquestionario capace di orientare la

visita.La Visita Reale avviene in tre fasi:nella prima il Vicario Generale con-voca negli uffici di curia, i parrocidel vicariato da visitare e consegnaloro il questionario, disponibileanche nella versione informatizzata,dando brevi spiegazioni sulla suacompilazione. Le domande in essocontenute riguardano tutti gli aspetti

gestionali dell’ammini-strazione della parroc-chia: patrimoniale, archi-vistico (ovvero relativoalla conservazione didocumenti antichi e con-temporanei), storico arti-stico, liturgico, etc. Gliallegati richiesti per ognimodello, oltre ad attesta-re quanto dichiarato, rap-presentano uno strumen-to valido per aggiornaregli archivi di curia e perriordinare quello parroc-chiale. Attraverso ladocumentazione richie-sta si concretizza la fun-

zione stessa della Visita Reale:accertare la diligente amministrazio-ne della parrocchia. In alcuni casi lostudio della documentazione fornitadalla parrocchia ha fatto emergerel’esistenza di problematiche alla cuisoluzione hanno prontamente prov-veduto la curia e la parrocchia in feli-ce sinergia. Ci si riferisce, ad esem-pio, alla mancata catastazione dell’e-

dificio parrocchiale e/o locali annes-si o di altri cespiti di proprietà dellaparrocchia, ad infiltrazioni d’acqua,alla regolamentazioni di concessionidi spazi da parte degli enti locali,ecc. Naturalmente gli uffici dellacuria sono disponibili, ognuno per ilproprio settore di competenza, a col-laborare con le parrocchie per la dili-gente compilazione del questionarioe la preparazione dei documenti daallegare.Qualche giorno prima della Visita, ilquestionario è riconsegnato in curia,in doppia copia firmato dal legalerappresentante della parrocchia perdar modo ai convisitatori di preparar-si al compito che li aspetta in ogniparrocchia.La seconda fase è la visita nelle par-rocchie del vicariato dove i convisi-tatori hanno l’opportunità di verifi-care ciò che è stato dichiarato nelquestionario e di osservare lo statodell’edificio e dei beni posseduti.La terza fase prevede, infine, la reda-zione di una lettera a firma del Vica-rio Generale nella quale vengono

annotate le osservazioni che i convi-sitatori ritengono utile condividerecon il parroco quale legale rappre-sentante dell’Ente e la consegna diuna copia del questionario firmatodal Cancelliere in ogni sua parte econtrofirmato dal Vicario Generale.Da quel momento esso assume laforma di documento ufficiale.La Visita Reale è certamente unmomento importante per la parroc-chia; infatti, essa è la giusta occasio-ne perché la comunità parrocchiale sistringa attorno al parroco e lo colla-bori, ma è anche un momento educa-tivo e comunitario anche per i convi-sitatori che in molte parrocchie han-no potuto verificare la maturità dellacollaborazione serena, attiva e moti-vata di molti laici che partecipanoalla piena espressione della comuni-tà parrocchiale.Alcuni dati statistici: Vicariati visi-tati 8 (1°, 2°, 3°, 4°, 5°, 8°, 10°,13°) - Totale parrocchie visitate 72

Arcidiocesi di Catania

Settore Amministrativo

Verifica della diligente amministrazione della parrocchiaLe fasi della Visita Pastorale Reale

Prospettive - 16 febbraio 2014 5

Il bello della dottrina cristiana,

intesa nel senso alto e completo, è

che si può partire da mille punti,

come in un cerchio. Se al centro di

questo mettiamo Gesù Cristo, da

qualunque punto della circonfe-

renza si parta, si arriva sempre a

Lui. Quindi, è indifferente il modo

in cui si arriva al centro ma è

importante arrivare a Gesù, cen-

tro della nostra vita! I vari stili

devono essere  vie che portano a

Cristo.

Il Battesimo ci fa rinascere, ci fa

diventare figli di Dio, ci trasforma

in figli di Dio. Proprio perché

diventiamo una sola cosa con

Gesù, le membra del suo corpo,

diventiamo la Chiesa, diventiamo

tempio dello Spirito Santo. Tutto

questo lo fa il Signore: ci dà questo

grande dono. Noi che cosa dobbia-

mo fare? Dobbiamo capire tutto

questo, dobbiamo cercare ogni

giorno di vivere tutto questo: ecco

la nostra trasformazione.

Anche noi siamo chiamati afissare il nostro sguardo suGesù: immaginiamolo cosìcome Pietro, Giacomo e Gio-vanni l’hanno visto. Soprat-tutto pensiamo che noi siamochiamati a vivere questa tra-

sfigurazione, questa trasformazioneproprio vivendo quello che abbiamoricevuto nel Battesimo: figli di Dio,fratelli, Chiesa.

Se noi ci trasformiamo, se noi vivia-mo la vita nuova, diamo testimo-nianza che è possibile vivere unavita più buona in qualsiasi posto citroviamo: in questo quartiere, nella

nostra città, nella nostra Sicilia, nelnostro paese, dappertutto. E poi loSpirito Santo cosa fa? Ci spinge acontinuo impegno per rendere sem-pre più missionario il volto dellanostra Chiesa.

La Visita pastorale deve fare in modoche il volto della nostra Chiesa, del-le nostre parrocchie, delle associa-zioni, dei gruppi, dei movimentidiventi più missionario.

Viviamo con gioia oggi, nel tempo incui il Signore ci chiama a vivere edoperare.

Presenza significa che ci siamo e chedobbiamo esserci per servire, ci qua-lifica. Ci qualifica tutti, dal Papa aogni membro del popolo santo diDio: tutti siamo qualificati per il ser-vizio. Un servizio che deve esseresempre più all’altezza. Che cosasignifica? È il Signore che ci dàl’impagabile onore di lavorare nellasua Chiesa.

Quando siamo tentati di scoraggiarcipensiamo che se non ci fosse il posi-tivo che noi possiamo registrare, conla grazia di Dio e col nostro impe-gno, ci sarebbe una cosa in meno.

®

LA VISITA

PASTORALE

in flash

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Prima di addentrarsi nelsentire teologico dei

sapienti è necessario ricordare checos’è e che cosa realizza l’ascoltoreciproco nella visita pastorale. Percomprenderlo possiamo rifarci aquanto insegna l’antropologia bibli-ca: l’atto dell’ascoltare ci rendesimili a Dio, ci fa a sua immagine, cisvela com’è l’uomo secondo Dio.Certo, conosciamo l’uomo a partiredagli uomini ma qui importa cono-scere com’è l’uomo che Dio ha pen-sato. Se guardiamo a quello che dicela Scrittura, si trova quella parolasolenne sopra ricordata: «facciamol’uomo a nostra immagine e somi-glianza». Espressione sorprendente,densa di suggestioni e ricca di signi-ficati. Tra le tante spiegazioni possi-bili, quale è utile richiamare in que-

sta riflessione biblica sull’accoglien-za reciproca che richiede il vicende-vole ascolto.Per l’uomo creato a immagine diDio, sembra che proprio l’atto del-l’ascolto sia il luogo originario ecostitutivo che meglio rivela il sensovero della sua natura e l’orientamen-to definitivo della sua esistenza asomiglianza del suo amabile Creato-re. L’ascolto nella Bibbia è la via diaccesso privilegiata per una relazio-ne personale con Dio. Si vede giàdalla parola poetica e carica di stu-pore del primo uomo, quel gridointrattenibile di Adàm davanti alladonna, per la scoperta gioiosa di unarelazione finalmente possibile conchi era «carne della sua carne e ossodelle sue ossa». Il mutismo di Ada-mo diventa suono, voce, parola per-

ché la presenza di Eva faprorompere in lui quelparlare che permette l’in-contro, la relazione, rive-landogli l’immagine ori-ginaria impressagli daDio in principio e maiannullata. Ma anche Dio ascoltal’uomo; soprattutto il gri-do dei poveri, dei piccoli,di chi grida a Lui con tut-to il cuore. Ascolta lavoce del Figlio, fino alsuo grido in croce. La

scena appena evocata ci mostra chel’ascolto nella Scrittura comincia econclude la corsa della Parola. Perquesta ragione il paradigma biblicodell’ascoltare/comprendere, conferi-sce all’atto di fede un ancoraggiorealistico perché rimanda a una con-creta esperienza dell’irromperefecondo della Parola di Dio nelsilenzio ricettivo del credente. Nel-l’accoglimento libero e valutativodell’ascolto della fede, il soggettoreligioso, sperimentando personal-mente l’iniziativa gratuita di Dio, sidichiara disponibile a incontrarloascoltando la sua parola. La relazio-ne parola/ascolto della fede generauna disposizione fiduciosa verso ilprossimo, verso l’altro, permettendouna comunicazione aperta e leale.L’articolazione teologica dell’ascol-

to rivela un’antropologia complessae articolata che richiede un insiemedi atteggiamenti soggettivi e di avve-nimenti oggettivi.Al rivelarsi di Dio risponde l’ascoltodell’uomo che nella fede diventarelazione personale e fruttuosa,modulata sul modello della recipro-cità esistente tra chi parla e chiascolta.È una proprietà peculiare della reli-gione d’Israele e, a maggior ragionedella fede cristiana, il rapporto paro-la/ascolto per quel farsi di Dio veraparola in Cristo Gesù. Gli uomini

ascoltano la parola di Dio, ma ancheDio ascolta le parole dell’uomo cheaddirittura, nel Figlio, le riconoscecome parole divine. Ascoltare èsegno di una sorprendente reciproci-tà che non può essere compresa inmodo univoco e riduttivo, interpre-tando l’ascolto all’interno di un rap-porto di subordinazione impersonaledove da una parte c’è un Dio cheascolta solo per «esaudire» e dall’al-tra un uomo che ascolta solo per«ubbidire».

Don Giuseppe Bellia

Dopo settimane di inten-sa preparazione che

hanno coinvolto tutti i membri dellacomunità parrocchiale, sabato 7aprile l’Arcivescovo Mons. Gristinaha varcato la soglia della Chiesa Par-rocchiale di Sant’Agata a Borgo periniziare la visita pastorale con unagrande concelebrazione. Accoglien-do il Vescovo, il parroco Don EnzoFatuzzo ha mostrato una comunitàche alimenta la sua fede con la cele-brazione domenicale, l’adorazioneEucaristica, la Lectio Divina e ilsacramento della riconciliazione,consapevole che senza Gesù, man-cando d’intimità con Lui, non pos-siamo far nulla. La visita, preparatanei dettagli dal Consiglio parroc-chiale, ha visto numerosi incontricon altrettante realtà appartenentialla comunità: famiglie, scout delCatania 19, bambini del Catechismo,appartenenti all’associazione agatinaSant’Agata al Borgo e gli ammalati.Nel suo intervento la segretaria delConsiglio Parrocchiale Maria RosaNicotra ha presentato una parrocchiache desidera essere amata, aiutata,sollevata in tutta la sua realtà, che siadopera e continua a farlo nell’aiuta-re i poveri, i bisognosi, gli ammalatie chi, per diversi motivi, si è allonta-nato dalla fede; la segretaria ha volu-to anche evidenziare le difficoltàeconomiche e la necessità di ristrut-turazione dei locali parrocchiali.All’incontro con le famiglie eranopresenti, oltre alle coppie dei duegruppi della parrocchia, alcune cop-pie di fidanzati che si preparano almatrimonio; sono state mostrate del-

le comunità vive,formate da giovanicoppie e coppie piùanziane, dove alcu-ni sono impegnaticome catechisti,formatori nei corsiper i fidanzati,ministri per la dis-tribuzione dell’Eu-carestia, o attivi nella Caritas parroc-chiale. Diversi i temi ai quali ilVescovo ha dovuto rispondere, incal-zato dalle numerose domande poste:la situazione economica delle fami-glie e il lavoro precario di alcuni, lesituazioni matrimoniali “difficili”, iseparati e i divorziati, la paternitàresponsabile e l’uso dei metodi natu-rali per la regolazione delle nascite,la preoccupazione per i figli piùgrandi che talvolta sembrano allon-tanarsi dalla fede.A tutte le domande il nostro Arcive-scovo ha risposto con la sua paterni-tà, sempre confermando e incorag-giando a proseguire nella fede e conla comunità il cammino di coppia, digenitori e di educatori. Anche i bam-bini del catechismo, accompagnatidai catechisti e dai genitori, con laloro spontaneità hanno voluto porrenumerose domande, mentre gli scouthanno donato il fazzolettone con icolori del Catania 19, che l’Arcive-scovo ha indossato volentieri e por-tato per tutta la sera anche negliincontri successivi.Alcuni momenti della visita hannoriguardato l’incontro con realtà posteall’esterno della Chiesa, ma ricaden-ti nel territorio parrocchiale: la piaz-

za antistante alla Chiesa, normal-mente frequentata da anziani e popo-lazione non italiana, la scuola MariaAusiliatrice e, particolarmente signi-ficativo, l’incontro con i dipendentidella ferrovia Circum Etnea pressola vicina stazione Borgo.La visita è terminata con una grandeassemblea parrocchiale, nel corsodella quale è stata posta all’Arcive-scovo ogni tipo di domanda e nonsono mancati fedeli che hanno pub-blicamente dichiarato l’apprezza-mento per aver incontrato il Vescovoal di fuori delle celebrazioni ufficialie di avere potuto riconoscere in lui ilvolto paterno.Al termine dell’assemblea è statadonata all’Arcivescovo una riprodu-zione di un quadro conservato a S.Agata al Borgo, rappresentante unafase del martirio della nostra patro-na, infine Mons. Gristina ha firmatoil manifesto che rappresentava lavisita al IV vicariato con la sua dedi-ca personale: “A ricordo della visitapastorale che il Signore ci ha dato lagioia di condividere – continuate ilcammino nella libertà cristiana e nel-la carità”.

Carlo Russo

La visita pastorale alla ParrocchiaS. Agata al Borgo

Prospettive - 16 febbraio 2014666

SPECIALE VISITA PASTORALE

Ècon grandegioia che la

Parrocchia Corpus Domini diBelpasso, guidata dal parro-co Don Pasquale Munzone,ha vissuto nel novembre2011 la Visita Pastorale,“dono del Padre” che ci hafatto sperimentare momentiunici di crescita e di rinnova-mento. Fin dal momento incui siamo venuti a conoscen-za della data, abbiamoaffrontato la preparazionecon tanto fervore ed in parti-colare è stato esaminato conmolta attenzione il questio-nario, relazionando tutto ciòche intendevamo evidenzia-re. Ci auguriamo che durantelo svolgimento della visitasia emerso un quadro com-pleto della nostra “giovane”comunità parrocchiale e del suo arti-colato territorio. Sono state giornateindimenticabili per quanti hanno vis-suto questo tempo nella “sua veranatura” e le esortazioni che il nostroVescovo ci ha delineato nella letteraconclusiva della Visita saranno sen-z’altro di stimolo per il tempo avenire e di incoraggiamento per l’in-tera comunità parrocchiale. Nellalettera Mons. Gristina evidenzia lasoddisfazione per la cura prestata dalnostro parroco nella preparazionedella visita rispettando tutti i puntisuggeriti dal Direttorio per il Mini-stero Pastorale dei Vescovi e dallaNota “Il volto missionario delle par-rocchie in un mondo che cambia”.Non mancano gli elogi per l’operosi-tà del gruppo liturgico i cui effetti siestendono su tutta la comunità el’apprezzamento per la scelta dellacatechesi di tipo catecumenale.Esempi che, come dice ancora l’Ar-civescovo, possono essere di “emu-lazione per tante altre parrocchie”. IlDopo visita, vissuto alla luce del-l’Anno della Fede, ha certamentecontribuito a rendere più profondi irapporti di comunione e di fraternitàtra i fedeli. Altro impegno suggerito-ci da Mons. Gristina è la collabora-zione con le altre parrocchie delVicariato in modo tale da seguireuna linea comune che si articola nel-la prosecuzione della Preghiera per

la Visita Pastorale, l’esercizio dellaLectio Divina e la formazione deglioperatori pastorali delle singole par-rocchie. Ma le indicazioni che dob-biamo privilegiare come comunitàparrocchiale sono: il promuovere neivillaggi esperienze di chiese dome-stiche affinché negli abitanti maturiil senso di identità parrocchiale;avvicinarci ancor di più ai sofferenticoinvolgendo anche i giovani dellaparrocchia in servizi di volontariato;non scoraggiarci di fronte alle diffi-coltà; curare soprattutto i nostri gio-vani e ragazzi affinché vedano nellaparrocchia un punto di aggregazionee di crescita nella fraternità. Consa-pevoli che la Visita Pastorale sia sta-ta per tutta la comunità un tempo digrazia, non vogliamo che si affievo-lisca l’entusiasmo iniziale e la fre-schezza di santità che ci ha avvoltoin quei giorni: a tal proposito abbia-mo già iniziato ad intraprendere lastrada indicataci continuando con gliimpegni che ci siamo prefissati e coni suggerimenti impartitici amorevol-mente dall’Arcivescovo, affinché laricchezza di questo dono possa esse-re fruttuosa nel donarci abbondanzadi frutti e di carismi che realizzinonella parrocchia il vero volto missio-nario.

Carmela Cavallaro

Catechista

Il dopo-visitavissuto nel climadella comunione…

La parola rende possibile la relazioneL’ascolto nella visita pastorale

Page 7: RIFLESSIONE “Educarci alla vita buona sulla EVANGELII del ... · RIFLESSIONE sulla EVANGELII GAUDIUM na 3 Giuseppe Adernò (segue a pagina 2) “Educarci alla vita buona del VANGELO”

Verso la conclusione del-

la processione di san-

t’Agata i devoti sono invitati a racco-

gliersi in preghiera, insieme alla

comunità monastica

delle monache di clau-

sura, le Benedettine

dell’Adorazione perpe-

tua del SS. Sacramento.

Anche quest’anno l’a-

scolto del tanto atteso

loro canto, della loro

invocazione a sant’A-

gata, è stato preceduto

da un invito alla rifles-

sione.

Il vangelo di Matteo(25,1-13) narra di ungruppo di donne saggee di un gruppo di donnestolte. Le donne saggesono quelle che hannosaputo attendere il Signore consapienza, con perseveranza, che han-no saputo accoglierlo quando ilSignore si è reso presente. Le stolte sisono lasciate vincere dalla stanchezzadell’attesa e altri interessi.Anche nel racconto della passione disant’Agata ci sono presentate duedonne, due modelli di donna: unadonna saggia e una donna stolta. Ladonna saggia è sant’Agata, perché inCristo ha la sua “riserva di olio” pervivere nella luce e per illuminare nelbuio della notte e sa che il Signorenon abbandona e, anche se ritarda,viene certamente a visitare la vita e lastoria. La donna stolta è Afrodisia, ladonna che venduta al potere cerca dicorrompere Agata. Afrodisia è la don-na opportunista, menefreghista, checerca e ottiene ciò che le piace, chenon si cura di se stessa, del propriofuturo, della certezza che il Signore

viene.Sant’Agata è una donna saggia per-ché resiste a tutte le forme di tenta-zione e a tutte le offerte che le vengo-

no fatte. Le vengono offerte gemmepreziose, ornamenti, vestiti, perfinoville, palazzi, mobili preziosi, schiaviecc. E sant’Agata rifiuta tutto questoperché è innamorata di Gesù, è inna-morata della sua dignità di donna.Leggiamo nel racconto della passionedi sant’Agata: «Afrodisia, fatta espe-rienza della fermezza dell’animo dilei, riferisce a Quinziano: “È più faci-le rammollire i sassi e rendere il ferroduttile come il piombo, che distoglie-re l’animo di questa fanciulla dall’i-dea cristiana”». Infatti, «ai vari e ripe-tuti allettamenti, Agata risponde: “Lamia persona è saldamente legata aCristo”».C’è un aspetto della festa di sant’A-gata che abbiamo bisogno di ricorda-re sempre. Ed è che sant’Agata ciriconsegna la grandezza e la bellezzadella dignità della donna. La donnadevota di sant’Agata ripropone il

modello di vita di sant’Agata.Non è devota di sant’Agata la donnache accetta lo stile di vita di Afrodi-sia. E questo, in modo particolare a

Catania, abbiamo ildovere di ricordar-celo. Il rispetto delladignità della donnae la grandezza delladignità della donna,che viene dal suoinnamoramento aCristo e dalla suadevozione a sant’A-gata, nella nostracittà ha un chiaropunto di riferimen-to. Per tutte le don-ne. In special modoper le donne devotedi sant’Agata. Lafesta ogni anno vuo-

le dire in modo particolare alle donnedi Catania: siate degne figlie di san-t’Agata. Non lasciatevi trarre ininganno dalle Afrodisie del nostrotempo. Non vendete la vostra dignitàdi fronte alle cose che vi vengonoofferte in cambio della vostra dignità.Resistete agli allettamenti dei Quin-ziani del nostro tempo.Papa Giovanni Paolo II scrivendo unabella lettera alle donne, Mulieris

dignitatem (1988), aveva scritto che«la Chiesa ringrazia per tutte le mani-

festazioni del “genio” femminile

apparse nel corso della storia». E con-cludeva: ringraziamo «per tutti i frut-

ti di santità femminile».

Sant’Agata è il frutto più bello dellasantità femminile a Catania. E dietroa lei quante mamme, quante mogli,quante figlie, quante sorelle - di cui lecronache non si occupano mai - sonostate e sono ancora oggi genio femmi-

nile di questa città di Catania, sull’e-sempio di sant’Agata, e sono le degnefiglie di sant’Agata, le vere e degnedevote di sant’Agata.A loro dobbiamo guardare, a sant’A-gata dobbiamo guardare, per impara-re la grandezza della dignità delladonna, da vivere da parte delle donne,da rispettare da parte degli uomini.Ecco! Questo messaggio quest’annovogliamo che la festa di sant’Agata,da qui, dal luogo in cui ci sono delledonne che hanno consacrato la lorovita a Cristo a vantaggio di tutta l’u-manità e a vantaggio in modo partico-lare di questa città, questo messaggiovogliamo quest’anno ribadire.Per intercessione di sant’Agata ilSignore conceda alla nostra Chiesa di

Catania di lasciarsi educare alla vitabuona del Vangelo e, in special modoalle donne catanesi, il coraggio dellasantità, per resistere ai doni che fannoperdere la dignità di persone umane edi figli di Dio.L’inno che cantano le monache, infi-ne, ricorda come sant’Agata in mezzoalle difficoltà e alla sofferenza haalzato le mani al Signore per ricevereda lui sostegno e forza. Da sinceridevoti impariamo anche noi ad alzarele nostre mani al Signore, a pregarlocon tutto il cuore perché ci sostenganella vita di ogni giorno, perché si tra-sformi in vita buona e degna del Van-gelo di Gesù.

Gaetano Zito

L’olio della saggezza invita alla vigilanzaUltima tappa della processione di S. Agata davanti alla chiesa di san Benedetto in via Crociferi

Prospettive - 16 febbraio 2014 7

Lunedì 17-Mercoledì 19

•• Palermo: prende parte ai lavori della ConferenzaEpiscopale Siciliana.

Giovedì 20

•• Ore 9.30 Catania, parrocchia S. Maria della Salute:Visita pastorale.

•• Ore 17.30 Catania, parrocchia S. Maria della Salu-te: Visita pastorale.

Venerdì 21

Ore 9.30Catania, parrocchia S. Maria della Salute:Visita pastorale.

Ore 19.00 Catania, Chiesa S. Camillo: celebra la S.Messa.

Sabato 22

•• Ore 10.00 Catania, Seminario: presiede l’incontrocon il Clero in occasione della XV Assemblea dio-cesana di Azione Cattolica.

•• Ore 18.00 Catania, parrocchia S. Maria della Salu-te: Visita pastorale.

Domenica 23

•• Ore 9.00 S. Giovanni La Punta, Chiesa Madre:prende parte alla XV Assemblea diocesana di Azio-ne Cattolica.

•• Ore 18.00 Catania, parrocchia S. Maria delle Graziein Carruba: celebra la S. Messa in occasione dell’a-pertura della Visita pastorale.

®

Dall’Agenda dell’Arcivescovo

Noti

zie

in b

reve d

al 17 a

l 23 febbra

io

Foto di Orietta Scardino Ufficio di Pastorale Giovanile

Invito per il servizio canto dell’Uffi-

cio di Pastorale Giovanile, equipe

città

Cari giovani catanesi,l’Ufficio di Pastorale Giovanile dellaDiocesi di Catania vi invita al serviziodel canto per gli eventi organizzati nel-la zona città, al fine di portare Gesù ainostri giovani. Chiediamo a chi haavuto in dono dal Signore il carismadel canto, di metterlo al Suo servizioper arrivare ai cuori dei giovani,soprattutto quelli più bisognosi del Suoamore, e che potrebbero incontrarLoper tramite nostro.Il primo di questi eventi è la Festa del

Perdono, che si svolgerà la sera del 13Marzo, in periodo di Quaresima, edesideriamo offrire la nostra preghieramigliore per lodare la misericordia delSignore.Ecco perché ci ritroveremo per le pro-ve, tra Febbraio e Marzo, per scegliere

e provare dei canti da intonare col cuo-re. Le prove si terranno nella sede dio-cesana UPG – Via Raciti,2 Catania.Saranno molto gradite le vostre ade-sioni e le proposte di canti riguardantil’amore misericordioso di Dio, che ciha amati per primo ed è sempre dispo-sto a perdonarci quando ci allontania-mo da Lui.A fronte di un impegno leggero pos-siamo ottenere grandi risultati se gui-dati dallo Spirito, e mettere a frutto inostri talenti.Speranzosi nelle vostre adesioni, viabbraccio nel Signore.Per maggiori informazioni, contattate-mi:P. Salvo Gulisano cell.3498311049 –e-mail [email protected]– direttore upg catania su Facebook.Un caro saluto a voi tutti e…VIASPETTIAMO.

P. Salvo Gulisano

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Lo scorso lunedì 10 feb-

braio 2014, presso la

sagrestia della Basilica Cattedrale di

Catania, alla presenza di numerosi

esponenti ecclesiastici e del mondo

culturale, nonché di molti giornalisti

ed operatori dell’informazione terri-

toriale, è stato presentato il Gigapixel

dell’affresco realizzato nel 1669, su

commissione del vescovo Michelan-

gelo Bonadies, collocato su una pare-

te del locale. Alla presentazione han-

no partecipato, in ordine di interven-

to: mons. Barbaro Scionti, delegato

arcivescovile per la Cattedrale; mons.

Gaetano Zito, vicario episcopale per

la cultura; la prof.ssa Barbara Mancu-

so, docente di storia della critica d’ar-

te moderna e di storia sociale dell’ar-

te, presso l’Università degli Studi di

Catania; il fotografo Antonino Del

Popolo, autore del Gigapixel; il dott.

Francesco Mannino, presidente di

Officine Culturali.

La realizzazione di questo progetto, a

cui hanno collaborato sinergicamente

l’ente Basilica Cattedrale ed Officine

Culturali, si deve alla professionalità

ed alle competenze del fotografo

Antonino Del Popolo che ha voluto

fortemente rendere omaggio alla città

in cui è nato: il Gigapixel non è il pri-

mo lavoro che Del Popolo realizza a

Catania, infatti, ha realizzato anche il

Virtual Tour dell’Etna, dell’Orto

Botanico e, lo scorso anno, del Mona-

stero dei Benedettini di San Nicolò

l’Arena.

Il Gigapixel, a cui si può facilmente

accedere attraverso un link inserito

nel sito della Basilica Cattedrale, rap-

presenta la possibilità concreta di

poter osservare un oggetto o un sog-

getto, in questo caso specifico l’affre-

sco, attraverso una riproduzione foto-

grafica digitale che permette di poter-

ne analizzare i singoli particolari con

un’ottima risoluzione. La riproduzio-

ne è il mezzo attraverso il quale si può

intraprendere una sorta di viaggio tra

i meandri della medesima opera d’ar-

te. Il fotografo, scegliendo di realiz-

zare questa operazione, applicabile

all’interno di molteplici settori, avvia

l’analisi dell’opera frazionandola in

una quantità ingente di scatti che, gra-

zie ad un software specializzato, in

particolare alla fase dello “stitch”,

vengono riuniti in un’unica immagi-

ne.

Questa realizzazio-

ne, come ha sottoli-

neato il dott. Man-

nino, è la risposta

all’interrogativo

sorto in relazione

alle possibili moda-

lità da adoperare

per rendere fruibile

a tutti questo affre-

sco: “L’accessibili-

tà al patrimonio

culturale è una que-

stione fondamenta-

le, in quanto rap-

presenta la nostra

memoria, la nostra storia, la città ed il

territorio”.

Tutelare e valorizzare il patrimonio

culturale significa soprattutto render-

lo noto, attraverso molteplici stru-

menti che riescano a renderlo accessi-

bile al maggior numero di individui.

Proprio in tal senso opera Officine

Culturali, associazione per la valoriz-

zazione del patrimonio culturale nata

nel 2009, attraverso molteplici servizi

(quali le visite guidate, il bookshop e

l’info point; l’organizzazione di

mostre, manifestazioni culturali e di

iniziative promozionali di ricerca; la

didattica museale e la formazione

professionale), con l’obiettivo di ren-

dere fruibile il patrimonio culturale

presente nel territorio (in convenzione

con l’Università di Catania, dal 2010,

si occupa, in termini di tutela, valoriz-

zazione e fruizione, del Monastero

dei Benedettini di San Nicolò l’Arena

e, dal 2012, del Museo di Archeolo-

gia, del Museo della Fabbrica e del

suo Archivio).

L’espressione ‘patrimonio culturale’ è

da preferire a quella di ‘beni cultura-

li’, perché secondo mons. Zito “il ter-

mine ‘bene’ implica qualcosa che si

produce per essere consumato. Parla-

re di patrimonio culturale, significa

esprimere maggiormente ciò che ci è

stato consegnato dai padri, ciò che

siamo chiamati a tutelare ed a valo-

rizzare nel presente, ciò che siamo

chiamati a consegnare alle generazio-

ni successive”. Il vicario episcopale

per la cultura ha affermato, inoltre,

che questa realizzazione è la testi-

monianza dell’attenzione che la

Chiesa rivolge al patrimonio cultura-

le e del suo intento di voler maggior-

mente rendere fruibile quest’ultimo.

Soprattutto in relazione al patrimo-

nio culturale ecclesiastico, bisogna

considerare nello specifico le inten-

zioni della committenza di una

determinata opera artistica.

“Il vescovo Michelangelo Bonadies,

vescovo dal 1665 al 1686, fa realiz-

zare questo affresco perché vuole

conservare memoria di quello che è

accaduto grazie all’intercessione di

S. Agata, dunque non per il dato sto-

rico, geografico, vulcanologico”.

Il Gigapixel rappresenta un ulteriore

passo compiuto verso una maggiore

fruizione del patrimonio culturale

che, auspichiamo, possa in un futu-

ro, più o meno breve, rendere la cit-

tà di Catania ed il suo territorio un

importante polo attrattivo per la

valorizzazione delle testimonianze

storico - artistiche in essa presenti ed

uno snodo centrale per un crescente

dibattito che abbia al centro impor-

tanti tematiche culturali.

A.DiG.

Nel V anniversario della

morte dell’indimenti-

cabile mons. Santo D’Arrigo di

venerata memoria, è stato un Vesco-

vo catanese nativo del rione e della

parrocchia San Giuseppe in Ognina,

mons. Giuseppe Marciante, ausiliare

di Roma settore est, a commemorare

commosso e grato nella bella chiesa

parrocchiale Santi Angeli Custodi in

San Cristoforo, gremita di tanti par-

rocchiani, il compianto, amato e

carismatico parroco.

L’illustre prelato -che da bambino ha

frequentato la III classe elementare

della benemerita “Città dei Ragazzi”

di via Gramignani, fondata assieme

all’Istituto Catechistico Annuncia-

zione di Maria (ICAM) e al Villaggio

San Giuseppe in Monterosso Etneo

Centro di riabilitazione di disabili

psicofisici e sensoriali- ha presieduto

la solenne concelebrazione eucaristi-

ca con il parroco padre Duilio Melis-

sa e i sacerdoti Filippo Gismondo,

Giuseppe Meli e Renato Minio

rispettivamente parroci in Santa

Lucia al Fortino, Santa Maria del

Carmelo in Pisano, Santa Maria del

Rosario in Bronte. Non poteva man-

care la partecipazione delle signori-

ne “nunziatine” consacrate, con la

presidente signorina Francesca

Leanza e la direttrice signorina

Marianna Ricupero, di una folta rap-

presentanza degli ospiti delle due

istituzioni con educatori, assistenti

ed animatori e di tanti parrocchiani

giovani ed anziani, molti dei quali

hanno conosciuto e stimato il leg-

gendario e misericordioso apostolo

del quartiere di San Cristoforo, il

padre degli orfani, dei diversamente

abili e dei poveri.

I fedeli hanno riscoperto con com-

mozione e stupore gli stretti legami,

esistenziali ed ideali, tra mons. Mar-

ciante e l’amato Padre Santo nell’a-

zione pastorale, ministeriale e socia-

le del vescovo ausiliare di Roma che

due giorni prima, nel santuario Santa

Maria di Ognina del quale da giova-

nissimo sacerdote è stato vicario par-

rocchiale, aveva tenuto un’affollata

conferenza ai parrocchiani e ai mem-

bri della Famiglia Ecclesiale Missio-

ne “Chiesa-Mondo” su “Le ‘perife-

rie esistenziali’ e la carità nel magi-

stero di Papa Francesco”.

Mons. D’Arrigo ha percorso un iti-

nerario di fede e di carità

proprio nelle periferie

emarginate della città e

quelle invisibili del cuore

umano.

Nell’attiguo teatro par-

rocchiale intitolato a

Padre Santo è avvenuta la

cerimonia di premiazione

dei ragazzi e dei giovani

che hanno partecipato

alle gare sportive del “V

Memorial Mons. D’Ar-

rigo”, svoltosi nei gior-

ni scorsi per onorare

degnamente e nella sua

parrocchia di frontiera

la memoria di un indi-

menticato pastore e

benefattore del popolo

fedele e semplice del-

l’Angelo Custode.

Antonino Blandini

Pastore e benefattore dei sempliciRicordo di Mons. D’Arrigo nel 5° anniversario della morte

Prospettive - 16 febbraio 2014 9

DIOCESI

9

Per una maggiore fruizionedel patrimonio culturale

Presentato il Gigapixel dell’affresco della sagrestia della Basilica Cattedrale di Catania

GIORNO 22 FEBBRAIO 2014

Ore 10:00 presso il Seminario Arcivescovile

di Catania incontro con il clero per riscopri-

re l’importanza dell’A.C. in parrocchia.

GIORNO 23 FEBBRAIO 2014

ore 9,00 Registrazione dei partecipanti e

verifica poteri;

ore 9,45 Preghiera iniziale tenuta dall’Ar-

civescovo di Catania

ore 10,00 Saluti da parte del presidente

Diocesano

ore 10,15 Intervento da parte di un membro

della Presidenza Nazionale

ore 10,45 Relazione Presidente Diocesano

ore 11,00 Presentazione e lettura Bozza

Documento programmatico 2014/2016

ore 11,15 Dibattito in Assemblea e stesura

definitiva Documento programmatico per il

triennio 2014/2016

ore 12,00 Angelus

ore 12,30 Presentazione candidati al Consiglio

Diocesano e Insediamento della Commissione

elettorale;

ore 13,00 Pranzo in fraternità

ore 13,00/15,30 Votazioni;

ore 15:30 Scrutinio

ore 14:30/15:30 Continuazione dibattito

ore 16,00 Lettura del Documento programma-

tico assembleare, triennio 2014/2016

ore 16:30 Santa Messa

ore 17,30 Proclamazione degli eletti al Consi-

glio Diocesano. Designazione dei delegati

all’Assemblea nazionale;

Ore18,00 Saluti

Il Presidente Diocesano

Giuseppe Cavallo

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PROGRAMMA DELLA XV ASSEMBLEA DIOCESANA DI CATANIA

EconomatoPer sostenere il progetto umanitario e diaccoglienza ai migranti che sbarcano pressoil porto di Catania, intitolato Maria Corrao,la cui organizzazione e gestione sono nonlucrative, di utilità sociale e umanitaria, sipuò donare tramite versamenti intestatia: “Arcidiocesi di Catania”. Con la causa-le: “ Pro immigrati progetto Maria Cor-rao”.- Bollettino C.C.P. n. 11105954;

- Bonifico conto corrente Banco PostaPoste Italiane filiale Catania via Etnea Cod.IBAN IT95N0760116900000011105954,per versamenti dall’estero BIC:BPPIITRRXXX; - Con bonifico bancario Unicredit Bancas.p.a. filiale Catania Duomo Cod. IBAN:IT05L0200816929000300318180, per ver-samenti dall’estero BIC: SWIFT:UNCRITM1H20

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Prospettive - 16 febbraio 201410

Riflessioni sul Vangelo

Concludendo la lettera Paolo afferma: “Quelloche è vero, quello che è nobile, quello che è giu-sto, quello che è puro, quello che è amabile,quello che è onorato, ciò che è virtù e ciò chemerita lode, questo sia oggetto dei vostri pen-sieri”. È chiaro che queste sono affermazioniche, oltre ad essere vere, si addicono al caratte-re, fermo e deciso, di Paolo e che costituiscono

dei punti fermi di comportamento. L’afferma-zione seguente lo dichiara apertamente: “Lecose che avete imparato, ricevuto, ascoltato eveduto in me, mettetele in pratica. È il Dio del-la pace sarà con voi”. Si propone ancora unavolta senza infingimenti come modello di vita.

L.C.

San Paolo in briciole

LA SAPIENZA

L’oggetto dei nostri pensieri Fil 4.8-9

La radice

“Avete inteso che fu detto, ma io vidico...”.Queste, che sono tra le pagine piùradicali del Vangelo, sono anche lepiù umane, perché qui ritroviamo laradice della vita buona. Siamo invitati ad attrezzare le nostrecomunità di strumenti più agili, piùcapillari, più efficaci di pronto inter-vento per casi difficili che non rie-scono ad essere affrontati dai norma-li mezzi dell’assistenza sociale. Occorre creare raccordi tra questistrumenti di pronto intervento cosìda rendere più sollecito il passaggiodal pronto intervento all’interventoorganico e prolungato.È necessario ribadire l’importanza divivere la vicinanza agli ultimi in unaprospettiva di fede: la carità che siaccosta deve radicarsi, mediante lafede, nell’amore pasquale di Gesù.

Amore

Altrimenti si rischia l’entusiasmopasseggero, che non ha tenuta.Oppure si rischia l’enfatizzazionesentimentale o ideologica degli ulti-mi, cadendo in una strana contraddi-zione: da un lato, in nome del Van-gelo, si vogliono levare gli ultimidalla loro condizione di povertà; dal-l’altro si dichiara che la loro condi-zione permette una vita più vicina alVangelo.La contraddizione si supera com-prendendo che il vero valore è lacarità radicata nella fede . La mortedi Cristo ci insegna paradossalmentea non volere e insieme a volere la

morte. Ci insegna a non volere quel-la morte che è frutto di odio, diingiustizia, di peccato. Anche oggi simuore per la solitudine, per l’abban-dono, il disprezzo della vita che ini-zia o finisce, per l’aggressione ingiu-sta, per l’egoismo di chi non pensa aigravi bisogni degli altri, per l’inos-servanza o la carenza delle leggi. Lamorte di Cristo ci insegna a nonvolere con tutte le nostre forze que-ste morti. E insieme ci insegna avolere la morte nel senso di prepa-rarci, giorno per giorno, alla morte,nel senso di essere pronti a servire ifratelli fino al dono della vita, fino aspendere giorno per giorno tutte leenergie della nostra vita non nellaricerca del nostro interesse egoistico,ma nella dedizione incondizionata albene dei fratelli.

L’amore

Possiamo dire che il vero valore nonè la condizione povera in sé e per sé,né la lotta per venirne fuori, ma quelpotenziale di amore che si può svi-luppare nel viverla o nell’ uscirne.Ed è la sapienza della fede, internaalla carità, che ci dice di volta in vol-ta quando e come viverla e quando ecome uscirne. O quando e come sce-gliere liberamente noi stessi didiventare gli ultimi, sull’esempio diGesù il quale era come Dio, ma nonpensò di dover conservare gelosa-mente il fatto di essere uguale a Dio.Rinunciò a tutto; scelse di esserecome servo e diventò uomo fra gliuomini. Tanto che essi lo riconobbe-ro come uno di loro. Abbassò se stes-

so e fu ubbidiente a Dio sino allamorte, alla morte in croce .

Nella nostra società complessa, lacarità deve congiungere l’impegnopersonale diretto e immediato con unintervento più vasto e articolato nel-le strutture stesse della vita associa-ta. Possiamo considerare tre tappe:l’animazione sociale, il discernimen-to spirituale e l’impegno politico.L’animazione sociale comporta tuttiquegli interventi che tendono a crea-re una umana sensibilità nella socie-tà, un’attenzione più vera ai bisognidelle persone, un insieme di pro-grammi economici, di iniziative assi-stenziali e di attività culturali, chefavoriscano l’accoglienza, l’inseri-mento sociale, la crescita libera ditutti i membri della società. Nella nostra società complessa, siparla di strutture sociali, di leggieconomiche, di condizionamenti psi-cologici. Spesso si pensa che lalibertà o è totalmente estenuata intutto ciò o deve semplicemente lotta-re contro alcune strutture mediantestrutture opposte. C’è invece un altrolivello, il livello della persona libera.Essa accetta da Dio la libertà comeun dono e come una responsabilità.Essa sa realisticamente che la pro-pria libertà cresce in un contesto dieventi, di condizioni, di relazioni chela interpellano. Essa sa che la fiduciain Dio aiuta ad attraversare anche imomenti più drammatici. Essa sache, comunque, non deve pagare unapropria affermazione con la diminu-zione del fratello. Questi valori pro-

fondi, che sono la base della vitamorale, sanno poi rendere nel con-creto. Là dove incontrano strutture,forze, leggi, programmi contrappo-sti, sanno scoprire nuove vie, cheprendono ciò che c’è di buono inogni cosa e dischiudono la strada anuove strutture, forze, leggi più favo-revoli alla libertà e alla dignità diogni uomo.Ci chiediamo se una visione piùampia dell’uomo non permetta dimettere in discussione queste leggi,di assumerne gli aspetti positivi eli-minando le rischiose limitatezze, diinventare vie più complesse, più effi-caci, più libere, più umane per risol-vere i problemi che esse tentanoinvano di risolvere. Ci sono le per-sone portatrici di handicap. Una

visione della vita esclusivamente inchiave di benessere porta o a esclu-dere questi fratelli diversamente abi-li, perché inadatti a usufruire delbenessere, o a tentare delle socializ-zazioni, nel senso di forzate immis-sioni nel mondo del benessere. Inve-ce una visione etica , senza rinnega-re i vantaggi del benessere, dischiu-de più ampie possibilità di vita e direale valorizzazione sociale di questepersone .C’ è il problema della terza età. Unainterpretazione della vita come effi-cienza porta o a escludere gli anzianiperché inefficienti o a cercare sem-plicemente i modi più o meno artifi-ciosi di prolungarne l’efficienza..

Padre Angelico Savarino

Da Gesù la radice della «vita buona»

“A nessuno ha comandato di essere empioe a nessuno ha dato il potere di peccare”.Il brano del Siracide è un inno alla liber-tà: “se vuoi osservare…se tu hai fiducia..ti ha posto davanti fuoco e acqua: là dovevuoi tendi la mano…davanti agli uoministanno la vita e la morte, il bene e il malea ognuno sarà dato ciò che a lui piace-rà…” Sono tutte espressioni che inneggia-no alla nostra libertà nei nostri rapporti

con Dio. Siamo del tutto liberi di rappor-tarci come vogliamo anche se Lui potreb-be costringerci.Invece no. Siamo del tutto liberi: di fronteal bene e al male ognuno può scegliere ciòche gli piacerà. Perché tutta questa liber-tà? Sono un mistero i rapporti con Dio,nonostante che lui sia l’autore della vita cilascia liberi e come se non fossimo convin-ti l’autore afferma con forza: “a nessunoha comandato di essere empio e a nessunoha dato il potere di peccare”.Cosa ha dato invece sempre nella sualibertà e nella nostra libertà? Ha dato l’a-more.Se vogliamo dirigiamo i nostri passirispettando tutti e amandoci vicendevol-

mente. Gesù nel vangelo fa una lunga listadi comportamenti e di atteggiamenti chebisogna avere o non avere: dalla conside-razione che dobbiamo avere nei confrontidei nostri fratelli ai rapporti con i nostrinemici, dall’accordo col nostro avversarioalla considerazione della donna e delmatrimonio, dai giuramenti ai comporta-menti sociali soprattutto nei confronti deipiù piccoli. Dai rapporti spirituali e sacri-ficali al tempio allo stato dei rapporti chemanteniamo con gli altri. Sono casi veri econcreti in cui ogni cristiano deve espri-mere la sua fede comportandosi secondol’amore.San Paolo ribadisce, ancora di più, che trai perfetti parla di sapienza ma di una

sapienza che non è di questo mondo né deidominatori di questo mondo, che vengonoridotti a nulla. Parla della sapienza di Dioche è nel mistero, che è rimasta nascosta,e che Dio ha stabilito prima dei secoli perla nostra gloria.Non è stata conosciuta da nessuno deidominatori di questo mondo: se l’avesseroconosciuto, afferma san Paolo, non avreb-bero crocifisso il Signore della gloria. Maa noi Dio ha rivelato la sapienza per mez-zo dello Spirito.Lo Spirito infatti conosce ogni cosa, anchele profondità di Dio. Amore e Spirito diDio costituiscono la sapienza da seguire.

Leone Calambrogio

VI DOM T.O. /A - Sir 15,15-20; Sal 118,1-2.4-5.17-18.33-34; 1Cor 2,6-10; Mt 5,17-37

Il Sacerdote è convinto che il Discorso della Montagna vuole condurci alla radice della vita buona

DIOCESI

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L’arte sacra carpisce

ancora l’attenzione del

visitatore, al Museo Diocesano cata-

nese, fra arredi ecclesiastici e opere

pittoriche. Si diffonde un’atmosfera

di spiritualità che promana in parti-

colare da alcuni dipinti, al terzo pia-

no dell’istituzione, diretta dalla

dott.ssa Grazia Spampinato. Fra que-

sti ultimi, nella sala attigua alla Cap-

pella dell’ex Seminario dei Chierici,

colpisce un olio su tela della prima

metà del secolo 19°, proveniente dal

palazzo arcivescovile di Catania, dal

titolo “Ecce Homo”, di ignoto pitto-

re dell’Italia centro-meridionale.

Una frase fatidica, quest’ultima, pro-

nunciata nel Vangelo di Giovanni dal

governatore della Giudea Ponzio

Pilato, nel mostrare Gesù flagellato

al popolo dei giudei che volevano

giustiziarlo dopo l’arresto, sebbene

lo stesso Pilato lo reputasse innocen-

te. La raffigurazione del

dolore, sublimato ancor più

a materia d’arte nella pas-

sione di Cristo, trascende i

limiti della ragione umana

e si fa prezioso oggetto di

meditazione, inducendo lo

spirito a compenetrarsi in

un dolore universale. L’u-

manità intera, afflitta dalla

sofferenza fisica e morale,

può rispecchiarsi nel volto

provato del Cristo nel

dipinto, con gli occhi umidi

protesi al cielo sotto ampie

sopracciglia. La fronte è

rigata dal sangue procurato

dalla corona di spine che

cinge il capo, mentre

un’aureola di luce lo rischiara. Le

labbra sono socchiuse e la barba con-

torna il volto di Cristo, che con

espressione d’angoscia invoca pietà

al Creatore per la fragilità della con-

dizione umana, della quale vuole far-

si carico di tutti i peccati. La prostra-

zione del Cristo, nella tematica del-

l’Ecce homo, è stata oggetto

di grandi artisti, quali Tizia-

no Vecellio, nel 1548 (al

Museo del Prado di Madrid)

e Michelangelo Merisi da

Caravaggio, nel 1605 (nei

Musei di Palazzo Bianco a

Genova). Il primo lo ritrae

col capo chino verso il bas-

so, a sinistra; il secondo,

invece lo pone accanto a

Pilato, mentre un soldato lo

riveste del mantello. Quel

mantello purpureo, che nel

dipinto del museo ricopre la

spalla sinistra di Gesù, men-

tre scivola da quella destra,

disvelandone un gioco di

chiaroscuri. La mano sini-

stra con le dita distese, pog-

giata sulla destra, sostiene la

canna, la cui estremità alta

si perde nel buio del fondo

scuro, nell’ovale del dipinto, circo-

scritto da luminosa cornice dorata.

Quella canna che fu posta in mano a

Cristo, insieme alla corona di spine

sul capo e al mantello sulle spalle,

perché egli venisse deriso come re

dei giudei. Motivo anche questo, di

una riflessione ancora più profonda,

che mette a nudo il lato iniquo del

genere umano, nel prototipo dell’uo-

mo beffardo che osa sfidare i proget-

ti di Dio. La corona di spine, quale

strumento di passione, sarebbe stata

ritrovata secondo la tradizione dal-

l’imperatrice Elena, madre dell’im-

peratore Costantino I. Diversi san-

tuari, come quello di Pompei, o basi-

liche come quella di San Nicola a

Bari, o la diocesi di Andria, accolgo-

no sacre spine della corona che cinse

il capo di Cristo. Particolare, ad

Enna, la processione del Cristo fla-

gellato, una bella statua lignea poli-

croma del 1653, che, realizzata dallo

scultore Giovanni Calcagno di Aido-

ne, viene esposta all’adorazione dei

fedeli sin dal venerdì che precede la

domenica delle Palme, in cui si ha

“A scinnuta da Passioni”. La statua è

venerata fino al Giovedì Santo, con

l’allestimento dei 24 Misteri Proces-

sionali che commemorano l’agonia

del Cristo. Nella processione della

Domenica delle Palme, Il Cristo fla-

gellato si incontra con la Vergine

Addolorata, suscitando la commo-

zione di numerosi fedeli. Ecce

Homo, mentre ci ricorda la meschi-

nità di Pilato e dei sommi sacerdoti

che fecero crocifiggere Gesù, ci dis-

chiude la ricchezza della sofferenza

negli orizzonti infiniti di un dolore

mai fine a se stesso, che dal travaglio

interiore attinge l’inesauribile forza

di rinnovare lo spirito.

Anna Rita Fontana

Prospettive - 16 febbraio 2014 11

Alla recente tavola

rotonda sulla carenza e

frammentazione delle sedi giudizia-

rie “La cittadella giudiziaria di Cata-

nia” di Adiconsum, il presidente

Emanuele Bonomo ha ricordato l’i-

potesi anni ’90 di allocazione a

Librino (scartata per problemi logi-

stici), l’acquisto del palazzo delle

poste di viale Africa, la vicenda di

via Guardia della Carvana (tribu-

nale del lavoro), l’ipotesi Somma-

ruga e quella dell’ex presidio ospe-

daliero Ascoli-Tomaselli conclu-

dendo amaramente che la questione

portata all’ordine del giorno è stata

sottovalutata dal Comune almeno

sino al 2008. Notarbartolo, a sua

volta, ha protestato il mantenimento

in vita di 33 onerosi contratti di

locazione e il mancato collegamento

del tema col piano della mobilità e

della logistica intercomunale. A

seguire, in un’atmosfera surreale,

l’assessore Di Salvo, confermando

la contrarietà all’ipotesi Librino e

l’attenzione dell’amministrazione

sulla delocalizzazione della caserma

Sommaruga, auspicava un confronto

col Ministero anche per il palazzo di

viale Africa; il vicepresidente del

Consiglio Arcidiacono un tavolo di

lavoro o conferenza dei servizi per

“stabilire un metodo”; il sottosegre-

tario Berretta ribadiva la responsa-

bilità primaria del Comune e,

lamentando il mancato coinvolgi-

mento del Ministero per l’Ascoli-

Tomaselli, dava la disponibilità isti-

tuzionale per la conferenza dei ser-

vizi. Nessuno si è sbilanciato sul

crono-programma.

Una “cittadella della giustizia” effi-

ciente deve prevedere, oltre

ai“palazzi nei quali si amministra la

legge e si fa giustizia” corredati di

locali adeguati per archivi e deposi-

to corpi di reato, anche un efficiente

raccordo con l’edilizia carceraria. Il

contesto problematico di Librino o

l’enucleazione/emarginazione

all’Ascoli-Tomaselli lascerebbero

irrisolte ampie problematiche.

Il progetto-città organico che guardi

al futuro suggerito dall’arch. Gia-

como Leone (implicita critica alla

parcellizzazione dei problemi) sug-

gerisce l’eliminazione di due ele-

menti di pericolosità inurbati al cen-

tro della città: il carcere di piazza

Lanza (ricordiamo le rivolte dei

detenuti) e la caserma dei pompie-

ri (dalla quale spesso escono con

urgenza i mezzi di intervento e di

soccorso). Il primo potrebbe diven-

tare sede delle sezioni penali, la

seconda ospitare (con piazza Verga,

le scuole di piazza Spedini ed altri

plessi facilmente individuabili) le

sezioni civili, del lavoro e il Tar,

avvicinandosi al Tribunale per i

Minorenni. Oltretutto, la topono-

mastica della zona celebra intelli-

genze che si sono occupate di delit-

ti e pene.

La caserma Sommaruga, in virtù

della contiguità con i pompieri,

potrebbe ospitare le sezioni di poli-

zia giudiziaria e, facilmente raccor-

data con la circonvallazione, la nuo-

va questura; tangenziale e asse dei

servizi collegano agevolmente con

gli istituti di pena.

Così, dando respiro al centro

moderno della città, ci si porrebbe in

linea con la delocalizzazione delle

caserme dell’esercito, la posa (un

paio di anni fa) della prima pietra

per la nuova caserma dei pompieri,

la chiusura dei 33 contratti di loca-

zione e l’auspicato collegamento

della logistica intercomunale e del

trasporto con mezzi pubblici di cui

all’intervento di Notarbartolo, col

facile reperimento di aree per par-

cheggi e la vicinanza con altri già

attivi, considerando pure la realizza-

zione del nuovo stadio a sud della

città che libererebbe l’area del

“Massimino”.

Il limite di tutte le ipotesi esposte,

anche quella che concentra con sem-

plicità, risolve numerose questioni

logistiche (poiché la città non è un

insieme di moduli da assemblare),

sono i consistenti investimenti (ope-

re murarie e tecnologie) necessari.

Carlo Majorana Gravina

Ecce Homo: La raffigurazioneIn giro per le sale del Museo diocesano

Un progetto che guarda lontanoMA CON POCHE RISORSE

Il dibattito sulla “Cittadella Giudiziaria di Catania”

omnibus

del dolore

Foto di Orietta Scardino

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Prospettive - 16 febbraio 201412

cultura

Non si attraversano le“stanze del sogno” di

Santacroce (collocate, in questocaso, presso la Galleria “La Vite” diVia V. Emanuele 102, a Catania)senza esser scossi nel proprio esse-re; ovvero, nel mistero dell’essere!E che tale scotimento sia prodottodalle opere più antiche come daquelle più recenti è il criterio che,credo, abbia guidato lo “storico”gallerista catanese dell’artista,Mauro Lombardo; che per allestireegregiamente questa retrospettivaha messo da parte ogni velleità cro-nologica, accostando opere dei tem-pi lontani a lavori nuovi. Ottenendoun raro effetto di mitopoiesi artisti-ca, caro in primo luogo allo stessoSantacroce. Ma chi è Antonio San-tacroce? Ultimo tra i cinque figli diGiovanni ed Antonietta Moncada, ènato a Rosolini (SR) nel 1946. Lasua iniziazione all’arte è avvenutatramite i disegni con i quali il padre

illustrava i suoi scritti di satira poli-tica in difesa dei diritti dei contadi-ni; e per mezzo dei bozzetti trattidalle storie dei paladini diFrancia, che sempre il padredipingeva.Nel 1959, un anno dopo lamorte del genitore, si trasfe-risce a Catania e si iscriveall’Istituto Statale d’Arte; con-temporaneamente, la sera fre-quenta una Scuola di artigia-nato artistico, dove conosce letecniche del mosaico e dellevetrate. Comincia così la suavita errabonda e dai tanti mestie-ri (ossia: pittore, incisore, scultore,ceramista, disegnatore di sceno-grafie teatrali, operaio in unaferriera svizzera, attore,insegnante al Liceo Artisticodi Catania e di Zurigo...) che sem-bra rassomigliare a uno di quei suoidipinti in cui un personaggio/corpodi luce si ritrova ad agire di fronte

ad un affresco classico sotto il qua-le se ne intravede un altro e poi unaltro ed un altro ancora… Conside-rando, anche, che la sua primigenia“iniziazione” all’arte avvenne attra-verso un «sogno archeologico» fat-to ad occhi aperti all’età di sei anni,mentre festeggiava con il padre laredistribuzione delle terre del neti-no; infatti, in quel mattino di soledel 1952 il piccolo Antonio trovò,nella fenditura di un vecchio carru-bo, le sue basilari “pietre magiche”,perdute però quello stesso giorno!Suggestionato da quei microcosmicromatici giunti da età mitiche finoalla sua età dell’oro, il Santacroceadulto ha fatto di quelle suggestio-ni volontà artistica e destino delsuo operare. Infatti, in virtù di unsegno pittorico che può «oscillare

- come scrive lui - tra unaforma e un’altra, tra segnosottile e segno a macchia;

tra oggetto e fondo»; ed a ragio-ne di una forza espressiva in cuiconvergono eredità importanti qualiquelle del mondo classico (dalla pit-tura vascolare attica e della MagnaGrecia ai dipinti di Pompei), nonchélasciti a noi più recenti quali quellidi un Füssli, di un Daumier o di unKlee; a motivo di tutto ciò, dunque,ci si può spingere a situare l’operadi Santacroce in un luogo in cui«l’irrazionalità» del mito classico si

coniuga ad una sorta di preromanti-cismo sublime, dando vita ad opereche, oltre ad avere la consistenzadel sogno, parrebbero poter placareuna certa infaticabile insonnia dellaragione. E tutto questo la retrospet-tiva in questione ben documenta,con numerosi e vari lavori, qualipitture, sculture, incisioni e cerami-che. Che purtroppo non possiamoillustrare qui per ragioni di spazio;con una eccezione, però: ossia lascultura dal titolo “Madre e figlio”,realizzata nel 2002, che in questaesposizione è rappresentata dal suomodello originale in terracotta(posto giusto all’entrata). È un’ope-ra in bronzo che campeggia nellapiazza principale di Aci Castello,ammirata dai locali e dai viaggiato-ri; ed amata dai bambini che posso-no “familiarizzare” con essa (attor-no vi è posto un sedile che loro pos-sono facilmente “scalare”). Chiscrive ne ha rintracciato le originiellenistiche (in un saggio del 2003)e la considera un capolavoro! Rea-lizzato da quell’Antonio Santacroceche, non a caso, Vincenzo Consoloha definito «il pittore sognante, rab-domante ispirato, contro il grigioinsonoro, la stasi che prelude alsilenzio». E che con la sua arte ciscuote nell’essere!

Giovanni Miraglia

Miseria e nobiltà è unodei titoli più famosi

della drammaturgia universale di tut-ti i tempi. Cavallo di battaglia dei piùgrandi attori napoletani (e non) delsecolo scorso, viene presentato inte-gralmente in italiano, quasi a sottoli-neare l’universalità del tema sempreattuale della miseria e della fame.Il nuovo allestimento è firmato daGeppy Gleijeses, nella doppia vestedi regista e di interprete dell’irresisti-bile maschera di Felice Sciosciamoc-ca, realizzando un divertente e argu-to incastro tra il testo originale diScarpetta, l’adattamento di EduardoDe Filippo e la sceneggiatura delcelebre film di Mario Mattoli conTotò. Nel ruolo altrettanto esilarantedi Pasquale un beniamino del pubbli-co come Lello Arena, mentre Maria-nella Bargilli veste i panni della con-turbante e pretenziosa Luisella conun cast di alto rilievo, e gli attori siimpossessano perfettamente dellamateria narrativa, esaltandone lacomponente comica.“Il primo atto di Miseria e Nobiltà èdegno della firma di Molière”, scri-veva su “Nuova Antologia” Ferdi-nando Martini, celebrando il testo diScarpetta, il più importante autore eattore napoletano tra la fine dell’Ot-tocento e i primi del Novecento.Padre di Eduardo, Peppino e TitinaDe Filippo, è anche il creatore diFelice Sciosciammocca, mascheradella borghesia che spodesta quellestoriche di Antonio Petito e Pulcinel-la. Talento polemico, celebrato daBenedetto Croce, protagonista nel1904 di una causa intentatagli daGabriele D’Annunzio, scrive Mise-

ria e nobiltà nel 1887, mettendolo inscena l’anno successivo con Eduardo

De Filippo al suo debutto nel ruolo diPeppiniello.La trama gira attorno all’amore delgiovane nobile Eugenio per Gemma,figlia di un cuoco arricchito. Il ragaz-zo ha però paura di non ottenere ilconsenso alle nozze da parte dellapropria famiglia. Si rivolge quindial “salassatore” Pasquale per tro-vare una soluzione. Pasquale eFelice, un altro spiantato, assiemealle rispettive famiglie, s’intro-durranno a casa del cuoco fingen-dosi i parenti nobili di Eugenio.La situazione s’ingarbuglia poi-ché il padre di Eugenio, il veroMarchese Favetti, è innamorato diGemma, al punto di frequentarnela casa sotto le mentite spoglie diDon Bebè.Spettacolo riuscito e accolto dalunghi applausi del pubblico, cheha risposto con risate calorose,complice anche la realizzazionedei costumi di Adele Bargilli chesottolinea “Per i costumi di“Miseria e nobiltà” ho rinnovatocon creatività una tradizione con-validata ottenendo un risultato posi-tivo ed apprezzato nella sua ironicitàseguendo le valide indicazioni delregista Geppy Gleijeses che avevaespresso la preferenza per dei costu-mi originali.

Intervista a Geppy Gleijeses

Farsa travolgente, ricca di travesti-menti e alimentata dal contrasto tracomportamento plebeo e atteggia-mento aristocratico, celebrazione deivalori tradizionali della famiglia;fuoco di fila di trovate teatrali digrande attualità e punti di contattocon l’edizione di Eduardo De Filip-po. “Siamo inguaiati oggi più di ieri

– ironizza Gleijeses che intanto siprepara a debuttare a febbraio nellospettacolo “L’importanza di chia-marsi Ernesto” di Oscar Wilde – lapovertà ha assunto nuove forme:oggi forse non si va più al monte dipietà ma è sotto gli occhi di tutti la

crescita esponenziale dei “comprooro”. La realtà dei nostri giorni è ter-ribile, alla miseria materiale si som-mano la tristezza e la mancanza disperanza nel futuro. Il Teatro è chia-mato a far riflettere ma anche adivertire sia pure per una sera”. Con-tinua sottolineando “È questo ilcapolavoro di Scarpetta, una delleopere sue più originali, Sciosciam-mocca è la maschera popolare piùfelice e qui l’ho voluta avvicinare aPulcinella per la sua fame antica el’eterna fatica di sbarcare il lunario”.Fra due realtà contrapposte, emergo-no azioni dove si ride amaro, infattichiarisce il regista “Nel primo tempo

la scena è spoglia, più vicina aBrecht e a Gor’kij.Una pedana, untavolo, sedie malandate e una gratasospesa da cui traluce un raggio disole, unica speranza di queste duefamiglie che convivono in un basso.Nel secondo atto tutto diventa finzio-

ne, dai fondalini dipinti, al padronedi casa che è un pezzente “sagliuto”,ai finti nobili. Sono contento del feli-ce successo che ha già riscosso que-sto allestimento che conferma il frut-tuoso sodalizio con Lella Arena”.

Intervista a Marianella Bargilli

L’esuberante artista Marianella

Bargilli, torna a Catania per questoimportante spettacolo, dove già haavuto tanti successi e sul palco attra-verso un lavoro di bravura gestuale edi timbri vocali crea dei giochi sceni-ci riuscendo a rendere vivace l’agilesnodarsi degli eventi. L’attrice evi-denzia “L’esperienza di Miseria e

Nobiltà è stata importante per meche come formazione teatrale nonavevo mai pensato di affrontare ilrepertorio Napoletano e che reperto-rio...... Ho iniziato con Io l’Eredequalche anno fa, poi Lo Scarfalietto,Santa Lucia e dopo Miseria e Nobil-tà.Il mio personaggio in quest’ultimospettacolo lo hanno interpretato lepiù grandi attrici partenopee una pertutte Dolores Palumbo.Abbiamo seguito una nuova strada,più stilizzata e meno napoletana,che poi rispecchia il mio stile direcitazione.Non è stato facile, mi trovo semprea condividere il palco con bravissi-mi attori di grande esperienza e chesono cresciuti con questi testi. Hometabolizzato la loro cultura in que-sti anni, mi sento leggermente napo-letana!!”In scena si mette in gioco con unanuova identità, l’artista fa notare“Costruire il percorso di un perso-naggio rabbioso, scontroso e segna-to dalla vita non è stato facile e non

rispecchia il mio carattere. Peròandare a cercarsi dove non si è soli-tamente è una grande esperienza” epoi aggiunge “il primo atto era mol-to bello da interpretare, palco vuoto,solo noi, si sentivano i sentimenti lepulsioni dei pensieri e la verità dellamiseria. Il secondo una grande esplo-sione di energia, comicità ma poi ilmio personaggio se ne andavalasciando un pensiero e rivelando laverità: la nostra è fame vera, il restoè una sceneggiata, noi siamo cinquemorti di fame ci azzanniamo l’unocon l’altro per la fame...”.

Lella Battiato

Una magnifica retrospettiva documenta mezzo secolo di attività e di “sogni archeologici” di Antonio Santacroce

In scena un capolavoro della cultura popolareAl Teatro Stabile di Catania “Miseria e nobiltà” di Edoardo Scarpetta

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L’arte che scuote

nell’essere