Le Conferenze episcopali nazionalistanno iniziando a pubblicare le sinte-
si delle riposte al questionario su matrimonio efamiglia inviato alle diocesi in vista del Sinodo.Le prime risposte giungono dalla Svizzera, dallaGermania, dall’Austria e dal Belgio.Sono molti i fedeli che hanno partecipato all’in-chiesta, e numerosesono le istanze di uncambiamento nell’in-segnamento circa lamorale sessuale cat-tolica.In Germania si auspi-ca un superamentodei divieti e pregiudi-zi sul sesso prematri-moniale e in molticasi si considera “unatto di giustizia” ilriconoscimento delleunioni tra persone dello stesso sesso. In Belgio èforte la richiesta di un “adeguamento della posi-zione cattolica allo spirito del tempo”.In Francia proseguono le polemiche all’internodella compagine socialista al governo dopo ladecisione di rinviare il disegno di legge che rivolu-ziona il diritto di famiglia in seguito alla “Manifpour tous” di domenica scorsa. Molti deputati delpartito di maggioranza hanno fatto sapere cheriproporranno presto il testo in Assemblea nazio-nale, nonostante lo stop giunto da Palazzo Mati-gnon.Il Comitato per la difesa dei minori delle NazioniUnite ha pubblicato un documento dai toni moltoduri nei confronti della Santa Sede, “colpevole” di
non aver fatto abbastanza per contrastare e repri-mere la piaga della pedofilia. L’organismo dell’O-nu chiede che il Vaticano consegni alle autoritàcivili i responsabili degli abusi e punisca anche chiha coperto tali crimini. Il rapporto dell’Onu va benoltre, sottolineando che deve essere rivista anchela posizione della chiesa su aborto ed omosessual-
ità. Ed è su questo, in partico-lare, che si sono concentrate lerisposte della Santa Sede.Padre Federico Lombardi dellaSala stampa vaticana ha criti-cato l’interferenza del Comita-to nell’insegnamento cattolicoe, per dimostrare che la Chiesaè stata fortemente coinvoltanella vicenda, conferma chenegli anni scorsi, (2010-2012),grazie agli interventi ealle misure adottate daPapa Benedetto XVI,
ben 382 preti sono stati ridotti allo statolaicale.Tra le molteplici questioni presenti sultavolo delle discussioni, oggi soltanto suimatrimoni gay c’è molta convergenza.Infatti, tranne che negli Stati Uniti e inSpagna, la maggior parte dei cattolici nelmondo si oppone all’unione fra due perso-ne dello stesso sesso.Sulle altre questioni: valorizzazione delruolo delle donne, accoglienza dei divor-ziati risposati e delle persone omosessua-li, uso dei contraccettivi e aborto, le visio-ni e i pareri sono spesso contrastanti e nontutti allineati alle indicazioni tradizionali
della morale cattolica.Nel prossimo Sinodo sulla famiglia, nel mese diottobre, saranno discusse alcune questioni delicaterelative alla pastorale e alla dottrina della Chiesasul matrimonio e la vita di coppia. Molti auspica-no che la Chiesa si rinnovi in risposta alle esigen-ze del mondo contemporaneo, come avvenne conil Concilio Vaticano II, quando si pensava che lecose sarebbero cambiate di poco, invece è avvenu-to un vero e proprio stravolgimento nella chiesacattolica.Spero che non prevalga la linea di modificare lamorale e l’etica cattolica solo in relazione alleistanze più o meno forti della base.La modernità non può contrapporsi all’essenza dei
La modernità non è strumento di selezione dei valoriLe sfide della Chiesa oggi: Onu, famiglia, morale cattolica
È già giorno pieno, nell’anniversa-rio del martirio della Patrona, quan-do le reliquie rientrano in Duomoper attendere la celebrazione delSolenne Pontificale presieduto dalCardinale Angelo Bagnasco, Presi-dente della Conferenza EpiscopaleItaliana, invitato a rendere memora-bile la festa in onore della primamartire della Sicilia. L’episcopatosiculo fa corona al Presidente dellaCEI che all’omelìa rievoca il signifi-cato del sacrificio di Agata davantiad una folla di autorità e di devotiche affollano la Basilica Cattedraledi Catania. Di seguito si riporta iltesto dell’omelia del Card. Bagna-sco.
Cari Confratelli nell’Epi-scopato e nel Sacerdozio,Autorità, Fratelli e Sorel-le nel Signore:
1. Sono lieto di condividere con lanobile Città di Catania la festa diSant’Agata. Ringrazio di cuore S. E.
Mons. Arcivescovo per il cordialeinvito, e sono certo di poter esprime-re la vicinanza fraterna dei VescoviItaliani. II nostro Paese e ricco diquella pietà popolare che il SantoPadre Francesco spesso ricordacome un patrimonio da amare e pro-muovere, perche segno della fede inGesù, della devozione filiale allaMadonna, dell’affetto ai Santi. I San-ti del Cielo, infatti, sono i nostricompagni di viaggio, i fratelli mag-giori, gli amici più veri. È con questafede, a voi ben nota da secoli e mil-lenni, che anche oggi guardiamo aSant’Agata, testimone di fede ecoraggio cristiano. La sua storia - perquanto e possibile - ci e nota: essa elegata alla persecuzione dell’Impera-tore Decio nel terzo secolo. Non haceduto a lusinghe e minacce perrimanere fedele allo sposo della suaanima, Cristo. La giovinezza dei suoianni ne fa risaltare la forza, e la fer-mezza nei tormenti e ci incoraggiaad essere anche noi forti discepoli
ALLE PAGG. 5/6
SPECIALEVISITA
PASTORALE
Catania - anno XXX - n. 6 - 16 febbraio 2014 - Euro 0,60 - www.prospettiveonline.it
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L’AFFRESCO
DELLA
CATTEDRALE
IN DIGITALE
a pagina 9(segue a pagina 2)
ALLO STABILE“MISERIAE NOBILTÀ”
a pagina 12
RIFLESSIONEsulla EVANGELIIGAUDIUM
a pagina 3
Giuseppe Adernò
(segue a pagina 2)
“Educarci alla vita buona
del VANGELO”
S. Agata: Il solenne Pontificale presieduto dal Presidente della Conferenza Episcopale Italiana
di S. Em.za Rev.ma Card. Angelo Bagnasco
Sede dell’ONU
Prospettive - 16 febbraio 20142
PRIMO PIANO10 febbraio “Giornodel ricordo” delle vittimedelle foibe _______________3
Don Nino Visalli, insignedocente, infaticabile pastore _4
INFORMADIOCESINotizie in breve___________7
Dalla Caritas _____________7
Dall’UPG________________7
DIOCESIS. Agata davanti alla chiesadi san Benedetto __________7
Ricordo di Mons. D’Arrigo__9
In giro per le saledel Museo diocesano______11
Dibattito sulla “CittadellaGiudiziaria di Catania” ____11
Una magnifica retrospettivadi Antonio Santacroce _____12
sommario al n. 6
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Questo numero è stato chiuso
alle ore 13.00 di mercoledì 12 febbraio 2014
del Signore.2. Abbiamo tutti bisogno di essereincoraggiati per non diventare cri-stiani timidi e paurosi: e questo perfedeltà a Dio e all’uomo. II mondo,infatti, ha bisogno della nostra testi-monianza: l’uomo moderno e spessosmarrito davanti ad una cultura cheesalta il potere e il denaro, il succes-so facile e l’apparenza. Sono, questi,fantasmi che mietono morte, chegenerano delusione e tristezza. Nonsi può costruire la vita e la società suvalori apparenti o fragili: e come edi-ficare sulla sabbia, prima o poi tuttocrolla. Sant’Agata ha costruito i suoigiovanissimi anni sulla roccia di Dio,e per questo ha resistito alle seduzio-ni e alle violenze nella serenità.Viviamo noi la fede come gioia?
3. Per essere cristiani generosi e for-
ti, però, bisogna curare la propriaformazione. Come per fare un uomobisogna educarlo con pazienza efiducia, cosi per diventare un verocristiano bisogna educare ed educar-ci continuamente. Abbiamo a cuorela nostra formazione cristiana?Oppure pensiamo di poter vivere direndita, crediamo che un segno dicroce o una messa ogni tanto sianosufficienti? La fede non e un oggettoche si può tenere in qualche cassettodell’anima e ritrovarlo quando sivuole; e qualcosa di vivo e, come tut-to ciò che è vivo, chiede cura, atten-zione, alimento. Altrimenti deperiscee muore! Non e cosi anche per l’a-more, l’amicizia, la bontà del cuore?4. Sant’Agata ci è maestra: ci educaalla fede e quindi alla vita buona delVangelo di Cristo. Ci aiuta con ilsostegno della sua intercessione econ il suo esempio: ella ha pregatocon il cuore sempre; si è cibata dellaParola di Dio e dei Sacramenti; ha
esercitato le virtù cristiane della bon-tà quotidiana, dei sentimenti nobili,dei pensieri alti. Ed ha lottato anchelei, come tutti noi, contro le tentazio-ni del male, specialmente quelle pic-cole che sembrano non importanti, dipoco conto, e quindi sono più insi-diose. Sono i piccoli cedimenti ripe-tuti che preparano i grandi tradimen-ti, cosi come sono i piccoli gesti buo-ni che preparano gli atti eroici. Se cisi abitua alle piccole bugie si diven-terà dei bugiardi, inaffidabili; e se cisi allena a piccoli atti di generosità,si diventerà santi. Nella luce dellafede, nulla e troppo piccolo o insi-gnificante; tutto e bello e grande. Si,dobbiamo riprendere la cura dellepiccole cose: e lì che, giorno dopogiorno, si fortifica la fede e si tempral’anima.II nostro tempo ha bisogno di vederedei testimoni che con gioia fannovedere che essere cristiani non solo epossibile, ma e bello, conviene, cor-risponde al cuore. Tutti desideriamodi essere amati e felici! Ha bisognodi sentirsi dire che “Gesù Cristo tiama, ha dato la sua vita per salvarti,e adesso e vivo al tuo fianco ognigiorno, per illuminarti, per rafforzar-ti, per liberarti” (Papa Francesco,Evangelii gaudium 164). Non è forsequesta la radice della forza e delcoraggio di sant’Agata davanti aicarnefici? È il sentirsi amata infinita-mente da Dio che le dà quella temprache sorprende i persecutori e noi sia-mo qui. Dove c’e amore, tutto diven-ta possibile, tutto il bene, perfino imiracoli.5. Cari genitori che ascoltate, i vostrisacerdoti conoscono le vostre gioie ele preoccupazioni per i vostri figli, isacrifici che fate per loro, le ansieper il loro domani specialmente inquesti tempi difficili per il lavoro.
Ma non scoraggiatevi mai: la Chiesavi è vicina nella vostra missione dieducatori; si mette al vostro fianco evi offre la sua esperienza. Per questo,i Vescovi Italiani hanno posto comeobiettivo del decennio la sfida educa-tiva, avendo come stella polare lavita buona che il Vangelo indica.Camminiamo insieme: la tradiziona-le processione che si svolgerà tra levostre case con la venerata immagi-ne di Sant’Agata, ci ricordi che sia-mo pellegrini verso la patria celeste,che siamo fratelli, che dobbiamosostenerci nel viaggio, che nessuno eorfano perche tutti siamo figli dellostesso Padre. Le pene e le faticheresteranno, ma saranno meno pesan-ti, perche portate con Gesù e con glialtri. La Chiesa e un popolo in mar-cia, viviamo con gioia il nostro esse-re popolo:la fede, la famiglia - ine-guagliabile grembo della vita - ilsenso del dovere, la fierezza di esse-re onesti nonostante tutto, la capaci-ta di dedizione e di sacrificio, fannola storia di tanta gente umile e sem-plice che non fa notizia ma fa storia.Sono il patrimonio che abbiamo rice-vuto dai nostri padri.6. Ai giovani che partecipano a que-sta cara solennità, noi Pastori voglia-mo dire una parola di particolareaffetto: nella comunità cristiana fatesentire la vostra giovinezza, la vostravoce, portate il vostro entusiasmo avolte turbolento ma bello; noi adultivi siamo vicini con rispetto, offren-dovi una parola - e speriamo unesempio - di sapienza e di speranza,di doveroso e responsabile aiuto.Noi abbiamo bisogno di voi, e voiavete bisogno di noi. Ne avete dirit-to! Non temiamo: Sant’Agata ci pre-cede e ci indica la strada della gioiache e Cristo.
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(continua da pag. 1)
EDUCARCI...
valori e non perché certe cose sonocomuni e diffuse, automaticamentediventano positive e accettabili.L’espressione “lo fanno tutti”, “lodicono tutti” non giustifica l’errore ela Chiesa Mater et Magistra dovràesercitare il suo “potere” dottrinalealla luce della Tradizione.Gestire le nuove sfide: a livello edu-cativo quali quelle delle unioni trapersone dello stesso sesso o l’altapercentuale di ragazzi che studianonelle scuole e che hanno i genitoriseparati, sollecita la Chiesa e il Magi-stero a trovare strategie adeguate.“Come annunciare Cristo a questi
ragazzi e ragazze? A questa genera-
zione che cambia? Bisogna stare
attenti a non somministrare ad essi
un vaccino contro la fede”.
Questi interrogativi formulati daPapa Francesco meritano una parti-colare attenzione che non vuol direpoiché la situazione va alla deriva,svendiamo i valori della famiglia edell’educazione e seguiamo la sciadell’andazzo comune o adottiamo imodelli facili e comuni in alcuniPaesi.L’antivirus va preparato utilizzandola ricchezza della Tradizione cristia-na e la testimonianza dei Santi chehanno aperto nel sentiero della Chie-sa strade sempre nuove per evange-lizzare e conquistare tutti a Cristo.
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(continua da pag. 1)
LA MODERNITÀ...
La Svizzera dice noall’immigrazione di
massa. La vittoria nel referendumpromosso dal partito di destra edantieuropeista dell’Unione democra-tica di centro (Udc/Svp) reintroducetetti massimi e contingenti per l’im-migrazione degli stranieri nel paeseelvetico. Stando ai dati definitivi, ilfronte del Sì, l’ha spuntata grazie aduna manciata di voti con soli 19.516schede, grazie a 1.463.954 voti afavore, contro 1.444.438 voti contra-ri. Favorevoli all’iniziativa 17 canto-ni, compreso il Ticino che ha prodot-to la percentuale più elevata di con-sensi (68,17%); nove invece i canto-ni a maggioranza francofona chehanno espresso voto contrario. Cosila Svizzera gestirà autonomamentel’immigrazione degli stranieri. Ilnumero di permessi di dimora saràregolato, infatti, da tetti massimiannuali e contingenti che sarannoapplicati ai cittadini dell’Ue, ai fron-talieri e ai richiedenti asilo. Criterideterminanti per il rilascio del per-messo di dimora saranno in partico-lare la richiesta da parte di un datoredi lavoro, la capacità d’integrazionee una base esistenziale sufficiente eautonoma. Il referendum sancisce,altresì, come non possono essereconclusi trattati internazionali checontraddicano il recente testo appro-vato. In generale, il voto svizzeroevidenzia un paese spaccato in due,da un lato i cantoni francofoni(filoeuropei), dall’altro i cantoni di
lingua tedesca che hanno votato asostegno dell’iniziativa popolare.Significativi i voti arrivati dal canto-ne italofono, circa il 68,17 % dei Sì,giunti da un territorio che ogni annoregistra un flusso continuo di circa
60mila frontalieri provenienti daiconfini italiani. I partiti di estremadestra – Udc/Svp – escono, dunque,vittoriosi a fronte di una campagnain cui paventavano l’immagine di unPaese indebolito dai recenti flussiimmigratori. Da segnalare, poi,come i promotori del “sì” avrebberoriconosciuto, durante le fasi dellacampagna referendaria, che “il lavo-ro degli immigrati e nella fattispeciequello degli italiani, fornisce aglisvizzeri prestazioni di alta qualità a
prezzo concorrenziale ma che limita,però, i posti di lavoro a disposizionedei cittadini svizzeri”. Con la vittoriadel referendum in futuro le impresedovranno dare la preferenza ai citta-dini elvetici. E in definitiva ha vinto
questa grande paura, insieme a quel-la legata alla crisi economica chenon ha risparmiato neppure la “ric-ca” Svizzera. Tuttavia “il nuovo testocostituzionale non definisce né l’en-tità dei contingenti né l’autorità chia-mata a fissarli o i criteri da applicare.I dettagli vanno ora disciplinati nella
legge. Il Consiglio federale (gover-no) e il Parlamento avranno tre anniper l’attuazione”, ha ricordato ilgoverno. L’esecutivo lo sottoporrà abreve al Parlamento con una propo-sta di attuazione e, visto che la vitto-ria del referendum è in netto contra-sto con l’Accordo sulla libera circo-lazione delle persone in vigore conl’Ue dal 2002, saranno avviati deinuovi negoziati con Bruxelles.Proprio dal parlamento europeogiungono parole di perplessità daparte del presidente Martin Schulz:“C’è grande rammarico per il fattoche un’iniziativa per l’introduzionedi limiti quantitativi all’immigrazio-ne sia stata approvata. Questo vacontro il principio della libera circo-lazione delle persone tra l’Ue e laSvizzera”.A margine dell’esito referendariosull’immigrazione di massa vasegnalato come sia stato bocciato iltesto sul finanziamento privato del-l’aborto. L’iniziativa, che chiedevache l’interruzione di gravidanza el’embrio-riduzione non fossero piùcoperte dall’assicurazione obbligato-ria di base, è stata bocciata da unamaggioranza dei cantoni. Secondo leproiezioni diffuse nelle ultime orealmeno il 70% dei votanti ha respin-to il testo grazie alle pressioni delgoverno svizzero e della maggioran-za del parlamento che avevano rac-comandato di respingere l’iniziativa.
Filippo Cannizzo
La Svizzera CHIUDE agli immigrati
Frontalieri al confinecon la Svizzera)
Piccolo campanello di allarme per l UE
Una società senza pas-sato è una società
destinata a non avere né un presen-te né un futuro. Dalla storia, da tut-to ciò che è stato, da tutto ciò che halasciato un segno, la collettività traela linfa necessaria per vivere il pre-sente e poter maturare una nuovacoscienza per affrontare prospettivefuture. Se tutto questo viene a man-care, la società non ha radici e col-lassa, ritraendosi all’interno di unascura coltre asfittica, senza la ben-ché minima possibilità di trovareuno spiraglio di luce o una via d’u-scita. Questa riflessione, da definireforse come una lapalissiana consta-tazione, dietro l’apparente signifi-cato superficiale, racchiude un sen-so profondo: fino a pochi anni fa, lanostra società civile ometteva, die-tro alte ed invalicabili mura di silen-zio, una parte importantissima dellamemoria storica del nostro paese,ovvero la strage degli italiani infoi-bati nel 1943 e nel 1945 dai titini.Di questo segmento di storia, fino apoco tempo fa, la maggior parte del-l’opinione pubblica non si occupa-va, anzi non ne parlava affatto:un’atroce pagina di passato relegatadietro l’indifferenza o la mancanzadi coraggio di chi evitava di parlar-ne, adducendo ingiustificabili moti-vazioni di stampo marcatamentepolitico, prive di ogni fondamento.Approfondire questo passato signi-
fica riconsegnare alla storia dell’Ita-lia un avvenimento che, seppur ter-ribile, non si può negare d’essereesistito: le foibe sono state il fruttodella mera violenzaperpetrata da ungruppo ai danni dicirca 6.000 - 7.000innocenti, colpevolisoltanto di essere ita-liani o di non condivi-dere le scelte politi-che dei loro aguzzini.Al di là dei colori del-le bandiere e deglischieramenti ideolo-gico - politici bisognacomprendere fino infondo quello che èaccaduto: la ferociadi uomini che hannotorturato e ucciso iloro simili buttandoli dentro cavitànaturali, come se fossero spazzatu-ra.Con l’approvazione della legge n.92del 30 marzo 2004, la RepubblicaItaliana ha istituito il 10 febbraioquale “Giorno del ricordo”, “al finedi conservare e rinnovare la memo-ria della tragedia degli italiani e di
tutte le vittime delle foibe, dell’eso-do dalle loro terre degli istriani, fiu-mani e dalmati nel secondo dopo-guerra e della più complessa vicen-
da del confine orientale”. Con l’isti-tuzione del “Giorno del ricordo”,gli approfondimenti storici, le testi-monianze di sopravvissuti e di testi-moni oculari, l’organizzazione dimanifestazioni e visite guidate ailuoghi delle violenze, soprattutto almonumento della Foiba di Basoviz-za, in cui è stato realizzato un cen-
tro di documentazione…la divulga-zione e la sensibilizzazione intornoa questa vera e propria strage stacoinvolgendo maggiormente la
società, lasciandointravvedere segnipositivi per il futuro.Proprio dal senato, loscorso 10 febbraio,con la celebrazionedel “Giorno del ricor-do”, a cui hanno par-tecipato le più altecariche dello Stato, èstato scandito unmessaggio chiaro esignificativo, attra-verso le parole pro-nunciate dal presi-dente del senato Pie-tro Grasso: “l’Italianon può e non vuole
dimenticare e cancellare nulla; nonle sofferenze inflitte alle minoranzenegli anni del fascismo e della guer-ra, né quelle inflitte a migliaia emigliaia di italiani”. Queste paroleracchiudono il senso e l’importanzadella perpetuazione della memoriada consegnare alle nuove generazio-ni: dietro i vessilli di diverse e con-
trapposte ideologie politiche si sonoconsumate tragedie di portata uni-versale che devono essere costante-mente approfondite e trasmesse, alfine di maturare attraverso il ricordouna più giusta coscienza civile checi aiuti a porre le basi per unasocietà migliore. La trasmissionealle nuove generazioni delle tantestorie che si sono intrecciate tragi-camente in quegli anni, concluden-dosi con gli epiloghi più atroci, ser-va loro da monito; storie comequella dell’appena ventiquattrenneNorma Cossetto, in questi annidivenuta l’emblema delle foibe,laureanda in lettere e filosofia pres-so l’università di Padova: prelevatadai titini il 26 settembre 1943, dopoindicibili torture e violenze, troveràla morte in una foiba tra il 4 ed il 5ottobre dello stesso anno; periodoin cui perderanno la vita anche suopadre ed altri parenti. Non basta ilconferimento della medaglia d’oroavvenuto nel 2005: come per tuttele altre vittime innocenti di questastrage, per Norma non bastano soloriconoscimenti istituzionali, frasiad effetto e sfoggi di retorica inoccasione del “Giorno della memo-ria”, ma un impegno civile che,attraverso la memoria e l’esempio,vada a costruire una società piùgiusta.
Antonella Agata Di Gregorio
Prospettive - 16 febbraio 2014 3
Una barbarie inutile
Il 10 febbraio, dal 2004, “Giorno del ricordo” in memoria delle vittime delle foibe
Ogni Esortazione Apo-stolica pontificia, per
la sua dirompente carica teologico-pastorale, è destinata a segnare un’e-poca, a dare orientamenti nuovi alcammino della Chiesa.Così è stato per la formidabile Evan-
gelii Nuntiandi di Paolo VI, che hapromosso e intensificato in manieradecisa e decisiva la natura della mis-
sione congenita evangelizzatrice
della Chiesa: «La Chiesa esiste per
evangelizzare» (n. 14). Così è e saràper l’Evangelii Gaudium di PapaFrancesco, nella quale in tempi emodi diversi si afferma che la ragiond’essere della Chiesa e quindi deicristiani consiste nel compito mis-
sionario di vivere e far vivere a tuttiil Messaggio del Vangelo. La meta èpertanto la realizzazione di unsogno: «il sogno missionario di arri-vare a tutti» (EG, 31).Come realizzare questo sogno?Papa Francesco nella sua corposaEsortazione apostolica indica diver-se strade da percorrere. Tra queste –come già per Paolo VI e per Giovan-ni Paolo II – spicca la parrocchia
«che non è una struttura caduca»(EG, 28). Essa non è da considerarsifuori moda, anzi «proprio perché hauna grande plasticità, può assumereforme molto diverse che richiedonola docilità e la creatività missionariadel pastore e della comunità» (EG,28).L’attenzione che il Santo Padre dàalla parrocchia ci interpella.Come vede la parrocchia Papa Fran-cesco?La parrocchia nel pensiero di Papa
Francesco si pone sulla stessa lun-ghezza d’onda già indicata da papaGiovanni XXIII e che la definì «fon-
tana del villaggio a cui tutti ricorro-
no per la loro sete» (cfr. GiovanniPaolo II, ChL 27), da Paolo VI che
l’ha vista come lievitazione suppor-tata da tante piccole comunità eccle-siali di base o CEB da lui stesso defi-nite profeticamente «una speranza
per la Chiesa universale» (EN 58) eda Giovanni Paolo II, che la concepìcome una realtà dinamica posta aservizio del popolo di Dio e la indi-cò come realtà da ramificarsi stabil-mente nel territorio.Papa Francesco, probabilmente,risentendo certamente della splendi-
da esperienza vissuta in AmericaLatina dove le CEB sono una sceltapastorale dell’intero episcopato lati-no-americano definisce la parrocchia«comunità di comunità, dove gliassetati vanno a bere per continuare
a camminare, e centro dicostante invio missiona-rio» (EG, 28). Il decentra-mento della pastorale nelterritorio attraverso le pic-cole comunità ecclesialidi base (CEB) da alcunidecenni è presente anchein Europa. Il positivoriscontro di questa meto-dologia pastorale è daattribuirsi al fatto che – inun contesto in cui lasocietà soffre a causa del-la massificazione – le pic-cole comunità rendonopresente e operante laChiesa nelle parrocchieurbane spesso soprappo-polate e anonime.Si tratta di un’intuizionemolto pertinente allasituazione della Chiesaattuale chiamata ad evan-
gelizzare in una società ormai da uncanto fortemente anonima, indiffe-renziata e massificata e dall’altroindividualizzata ad oltranza.Tracciare le strade è fondamentale,soprattutto perché sono tanti i peri-coli che l’uomo incontra lungo il suocammino, pericoli che possonoanche fargli smarrire la via. Il Papa,infatti, prima ancora di indicarci ilnuovo cammino, ci mette in guardiadi fronte ai pericoli del mondo attua-
le con la sua molteplice ed oppri-mente offerta di consumo, della tri-stezza individualistica che scaturiscedal cuore comodo e avaro, dellaricerca malata di piaceri superficiali,della coscienza malata. E precisaancora: «Quando la vita interiore si
chiude nei propri interessi non vi è
più spazio per gli altri, non entrano
più i poveri, non si ascolta più la
voce di Dio, non si gode più della
dolce gioia del suo amore, non pal-
pita l’entusiasmo di fare il bene»(EG 2).Alla luce della mia esperienza pasto-rale, della riflessione teologica e delprofondo amore che nutro per CristoBuon Pastore e per la sua Chiesa,vorrei provare a rileggere alcuni deicontenuti che Papa Francesco offreattraverso questa Esortazione a tuttala Chiesa nelle sue varie manifesta-zioni, applicandoli alla parrocchiaattraverso le cinque tappe dellaPedagogia pastorale: la meta, lestrade. i mezzi, i viveri e i modelli.Quale la meta da raggiungere nella econ la parrocchia?I) La meta che la parrocchia è chia-mata a conquistare è il sogno missio-nario di portare a tutti la Buonanovella. Sì. È lo stesso sogno dellaChiesa, perché la parrocchia – comeafferma il Concilio Vaticano II –«localizza la chiesa in una determi-
nata parte della Diocesi presieduta
dal Vescovo, ed è essa stessa “Chie-
sa locale” a pieno titolo» (cfr LG26, SC 4, AG 37); la parrocchia è laChiesa stessa che vive in mezzo alle
case dei suoi figli e delle sue figlie
(ChL, 26).
II) Le strade: «In questa Esortazio-
ne desidero indirizzarmi ai fedeli
cristiani, – afferma Papa Francesco– per invitarli a una nuova tappa
evangelizzatrice marcata da questa
gioia e indicare vie per il cammino
della Chiesa nei prossimi anni» (EG,1).Quali le strade per arrivare a portareavanti innovazioni nella Chiesa dioggi? Le strade che il Papa indicaalla Chiesa, e quindi anche alla par-rocchia, ci sembrano sostanzialmen-te due:1) La consapevolezza che l’annuncioappartiene all’intero Popolo di Dio.Urge prendere consapevolezza che«Essere Chiesa significa essere
Popolo di Dio, in accordo con il
grande progetto d’amore del Padre.
Questo implica essere il fermento di
Dio in mezzo all’umanità» (EG,114).2) La scelta preferenziale dei poveri.Già dalla scelta del suo nome PapaFrancesco ha voluto annunziare almondo il sogno di una «Chiesapovera per i poveri».Scrive il papa: «Per la Chiesa l’op-
zione per i poveri è una categoria
teologica prima che culturale, socio-
logica, politica o filosofica. Dio con-
cede loro “la sua prima misericor-
dia». Questa preferenza divina ha
delle conseguenze nella vita di fede
di tutti i cristiani, chiamati ad avere
«gli stessi sentimenti di Gesù” (Fil
2,5). Ispirata da essa, la Chiesa ha
fatto una opzione per i poveri intesa
come una «forma speciale di prima-
zia nell’esercizio della carità cristia-
La parrocchia centro di costante invio missionario
I nuovi orizzonti dell’Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium
(segue a pagina 4)
Nel trigesimo della mor-te, avvenuta all’età di
90 anni, ricordiamo il sacerdote sale-siano don Antonino Visalli per tantianni professore di latino e greco alLiceo Don Bosco di Cibali e primoparroco di Santa Bernadetta in Line-ri, della cui originaria missionepastorale è stato il carismatico fon-datore. Tanti sono ancora gli ex allie-vi e quanti hanno conosciuto edapprezzato la sua opera di docentenell’Istituto S. Francesco di Sales edi pastore nella popolare frazione diMisterbianco.In occasione della s. Messa di suffra-gio, don Giuseppe Raimondo, giova-ne sacerdote ed ex alunno di donVisalli nonché direttore dell’Oratoriodi via Cifali, ha tracciato un profilobiografico del caro defunto nato aMessina in una famiglia di sani prin-cipi umani e religiosi che permise alpiccolo Nino di frequentare tre Casesalesiane del capoluogo peloritanodove sbocciò la chiamata alla vitareligiosa e sacerdotale, alla sequeladi Don Bosco.La sua formazione iniziò a Pedara inpiena preadolescenza e a San Grego-rio compì gli studi liceali e il novi-ziato sotto la guida del Maestro donGirolamo Giardina, conseguendo lamaturità classica e il diploma magi-
strale a Catania. Il tirocinio a Ran-dazzo fu un’esperienza forte segnatada grande responsabilità, dalla guer-ra e dalla morte del padre. Dopo unperiodo a Palermo svolse gli studiteologici a Catania Cibali dove s’im-pegnò per i ragazzi poveri e abban-donati della città e maturò nel sensoapostolico e nella missione giovani-le.Il 15 giugno 1947 fu ordinato sacer-dote con dispensa pontificia nellachiesa monastica benedettina SanBenedetto ai Crociferi dall’Arcive-scovo mons. Carmelo Patanè. Consi-gliere temuto e stimato e cultore del-la classicità, don Visalli, dopo averconseguito la laurea in lettere classi-che, intraprese l’attività educativaper quasi 40 anni come insegnante dilettere, latino e greco al S. Francescodi Sales dopo brevi periodi a Paler-mo e a Randazzo.Nell’immediato post-concilio si regi-strò per don Nino un’esemplare con-versione esistenziale e pastorale:all’inizio del 1969 avviò in un gara-
ge la Missione Lineri (contradasopra Nesima Superiore ed estesa aPoggio Lupo e Monte Palma), unprogetto di promozione umana edevangelizzazione. Nel maggio 1982fu nominato parroco e qualche mesedopo la chiesa fu intitolata a SantaBernadette. Il suo servizio pastoralefu intensissimo sul piano educativo,sportivo e ricreativo, catechetico,liturgico e della formazione profes-sionale, sulla scia del carisma sale-siano di Don Bosco.Il momento della prova arrivò nel1994 ma piena fu la solidarietà daparte dei parrocchiani e dei liceisti. Iltrasferimento a Messina, l’annodopo, che gli costò molto: una nuova
sterzata si imponeva nell’esi-stenza di questo pioniere alquale il comune di Mister-bianco conferì la cittadinan-za onoraria per le beneme-renze sociali, educative e cul-turali. Ripreso l’insegnamen-to, ebbe ancora modo di eser-citare pure il servizio pasto-rale e di curare assieme alfratello don Giuseppe,anch’egli sacerdote salesia-no, la sorella ammalata diAlzaimer. Ritiratosi alla Casa“Mamma Margherita” dell’I-stituto Teologico salesiano“San Tommaso d’Aquino” inMessina, accettò la sofferen-za degli ultimi anni di vita. IlSignore lo ha chiamato a sédopo 74 anni di professione
religiosa e 66 anni di sacerdozio.Gli ex allievi lo rimpiangono e loricordano con affetto e riconoscenza.È stato un docente molto preparatoculturalmente e didatticamente, rigi-do, come lui stesso riconosceva, manon fiscale o troppo severo: preten-deva studio serio e continuo, disci-plina mentale e metodo di studio per-sonalizzato, in grado di diventare infuturo metodo di lavoro. A Lineri èstato un pastore amato da tutti peraver donato con generosità ed abne-gazione la ricchezza delle sue noncomuni doti sacerdotali.Il neo ispettore Don Giuseppe Rutain due memorabili omelie ha descrit-to con acutezza la personalità di don
Visalli: <un maestro perché discepo-lo di Cristo, un insegnante perché,letteralmente, ha “impresso il segno”non solo nelle menti ma nel cuoredegli allievi, nonostante il carattereche tutti abbiamo conosciuto, forte etalora duro, esigente, ma segnatodalla coerenza con il Vangelo e ilcarisma di Don Bosco.L’ispettore ha ricordato pure qualchebrano di uno scritto autobiografico didon Visalli a proposito dell’esperien-za di Lineri: “La più bella scoperta èstata quella del sacerdozio nellaautentica dimensione: prima lo repu-tavo intimamente legato alla scuolamentre poi compresi che si dovevaproiettare in uno spazio di umanitàpiù ampio e con voce profetica attin-ta al Vangelo. Per questa scopertadevo dire grazie a don BonaventuraLi Pira, maestro impareggiabile divita e di cultura, ma soprattutto aLei, all’Ausiliatrice che mi ha coper-to con il suo manto, salvandomi damolti pericoli incombenti e indican-domi la nuova strada verso una fron-tiera sbriciolata di un popolo nuo-vo…”Testimonianza toccante di un’espe-rienza straordinaria che ha segnato lavita di un sacerdote straordinario cheda colto e rigido docente di latino egreco si ritrovava inspiegabilmenteprete di frontiera, alla sequela di Cri-sto del quale ha accettato di condivi-dere fino in fondo il peso della Croce.
Blanc
Prospettive - 16 febbraio 20144
PRIMOPIANO
na, della quale dà testimonianza tut-ta la tradizione della Chiesa» (EG,198).III) Una volta tracciate le strade ènecessario percorrerle con dei mez-
zi. Quali?a) Porre la comunità ecclesiale instato di uscita, perché la Chiesa sia«con le porte aperte» (cfr n. 46) pergiungere alle periferie umane (EG,46).b) Inculturare la fede e il messaggioevangelico (EG, 68). «Nell’incultu-razione, la Chiesa «introduce i popo-li con le loro culture nella sua stessacomunità», perché «i valori e le for-me positivi» che ogni cultura propo-ne «arricchiscono la maniera in cuiil Vangelo è annunciato, compreso evissuto». In tal modo «la Chiesa,assumendo i valori delle differenticulture, diventa “sponsa ornatamonilibus suis”, “la sposa che siadorna con i suoi gioielli” (Is61,10)» (ib 116).c) La pietà popolare: « Si può direche “il popolo evangelizza continua-mente sé stesso”. Qui riveste impor-tanza la pietà popolare, autenticaespressione dell’azione missionariaspontanea del Popolo di Dio. Si trat-ta di una realtà in permanente svi-luppo, dove lo Spirito Santo è il pro-tagonista (EG,.122).d) Altro mezzo insistentemente sug-gerito da Papa Francesco è quellodella gioia. È come un leit-motiv chepervade tutta l’Esortazione apostoli-ca e che coincide con la continuaraccomandazione che Egli fa durantele sue Omelie e le sue udienze in
Piazza S. Pietro. Così Egli scriveall’inizio dell’esortazione apostoli-ca: « La gioia del Vangelo riempie ilcuore e la vita intera di coloro che siincontrano con Gesù. Coloro che silasciano salvare da Lui sono liberatidal peccato, dalla tristezza, dal vuo-to interiore, dall’isolamento. ConGesù Cristo sempre nasce e rinascela gioia….(EG, 1).e) La predicazione (omelia). Il SantoPadre si sofferma non poco sull’op-portunità di valorizzare l’omeliacome mezzo provvidenziale perrispondere al bisogno di conoscenzadella Parola di Dio e al bisogno dicrescita catechistica del popolo diDio. Raccomanda molta incisività dicontenuti, da esprimere con sempli-cità e con espressioni brevi e incisi-ve, possibilmente ricche di immaginie di costante riferimento ai segni deitempi: «La preparazione della predi-cazione è un compito così importan-te che conviene dedicarle con tantoamore un tempo prolungato di stu-dio, preghiera, riflessione e creativi-tà pastorale» (EG, 145).IV) Non bastano però i mezzi perpercorrere le strade; sono necessari iviveri per nutrire e sostenere la fati-ca del cammino. Il papa ne sottolineadue:1) Recuperare la centralità dellaParola di Dio. «Non solamente l’o-melia» scrive papa Francesco «devealimentarsi della Parola di Dio. Tut-ta l’evangelizzazione è fondata su diessa, ascoltata, meditata, vissuta,celebrata e testimoniata. La SacraScrittura è fonte dell’evangelizzazio-ne. Pertanto, bisogna formarsi conti-nuamente all’ascolto della Parola.La Chiesa non evangelizza se non si
lascia continuamente evangelizzare.È indispensabile che la Parola di Dio“diventi sempre più il cuore di ogniattività ecclesiale”» (EG, 174).2) Una catechesi kerygmatica e
mistagogica. «L’incontro catechisti-co è un annuncio della Parola ed ècentrato su di essa, ma ha semprebisogno di un’adeguata ambienta-zione e di una motivazione attraente,dell’uso di simboli eloquenti, dell’in-serimento in un ampio processo dicrescita e dell’integrazione di tutte ledimensioni della persona in un cam-mino comunitario di ascolto e dirisposta» (EG, 166). Il papa nel sottolineare l’importanzadella catechesi non si riferisce maiad una particolare età, né tanto menoalla preparazione ai sacramenti: que-sto sottintende che la catechesi nonsolo per i piccoli e non solo in fun-zione dei sacramenti, ma è un cam-mino permanente di conversione ver-so Dio e verso i fratelli.
V) Ed infine, quali i modelli da tenerpresenti nell’iter di tale ministero? Anzitutto Gesù nella testimonianzacostante della sua predicazione interra di Palestina. E poi lo stessoPapa Francesco nella testimonianzaquasi quotidiana che ci dà a partiredalle omelie nella cappella della«Casa Santa Marta» a Roma, perarrivare agli incontri in piazza S. Pie-tro e nelle parrocchie romane. Ilnostro proposito consiste proprio nelsaper fare tesoro di questo dono chelo Spirito ci sta facendo giorno dopogiorno con la presenza e la testimo-nianza carismatica di Papa France-sco.Potremmo dire con S. Paolo: «Hora
est nos de somno surgere» (è ora disvegliarci dal sonno), rimboccarci lemaniche e dare un volto nuovo allapastorale delle nostre parrocchie allaluce dell’ecclesiologia conciliare,fatta propria e rilanciata in versione
rinnovata e attuale dalla splendidaEsortazione Apostolica «EvangeliiGaudium» di Papa Francesco. Deogratias!
Mons. Antonio Fallico
(continua da pag. 3)LA PARROCCHIA...
Un EDUCATORE zelante
Don Nino Visalli, insigne docente, infaticabile pastore, maestro di vita
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Archivio ProspettiveAvviso ai lettori
La gioia e la trepidazio-ne con la quale il
nostro Arcivescovo nell’omelia del-la Messa Crismale del 9 aprile 2009dava l’annunzio della Visita pasto-rale, ci ha contagiati e ci ha resicome araldi di un messaggio chedalla basilica cattedrale dovevaessere proclamato in ciascuna dellenostre parrocchie. Presbiteri e dia-coni anticipammo questo dono digrazia vivendo, sulle tracce del San-to Curato D’Ars, l’Anno Sacerdota-
le con spirito di comunione sacerdo-tale e di particolare incontro perso-nale con il Vescovo. Ed è stata que-sta una buona e provvidenziale pre-messa, dalla quale è scaturito l’im-pegno di mettere bene a fuoco e dianalizzare con il nostro ConsiglioPastorale Parrocchiale Il volto mis-
sionario delle parrocchie in un
mondo che cambia. Come prepara-zione remota, la parrocchia S. Mariadella Salute partiva con un provvi-denziale e largo margine di vantag-gio. Da molti anni, infatti, la penul-tima domenica di settembre siamosoliti tenere l’incontro di una gior-nata fuori sede con gli operatori del-la pastorale, in un luogo idoneo pertenere l’Assemblea parrocchiale
annuale; un incontro di comunionetra le varie realtà esistenti in parroc-chia per programmare l’anno pasto-rale in armonia con le indicazionidella Conferenza Episcopale Italia-na e che normalmente costituisconola base del piano pastorale diocesa-no.Nella assemblea parrocchiale del2005 abbiamo impostato la giornatasulla relazione che la Prof.ssa Car-mela Corradini ci ha tenuto, con lasua solita competenza e chiarezza,commentando la Nota della C.E.I Ilvolto missionario delle parrocchie
in un mondo che cambia. Da questopunto di partenza, nel corso deglianni, abbiamo impostato gli incontriassembleari sui seguenti temi: 1.Compresenza, complementarietà,corresponsabilità; 2. L’eucaristiaradice e cardine della Comunità par-rocchiale; 3. Nell’ascolto dellaParola la sorgente della missione; 4.Ascoltare, celebrare e vivere il Ver-
bo della vita; 5. La Parrocchia Chie-sa che vive tra le case degli uomini;6. Diversità di carismi, … uniti nel-la carità: 6. La Visita pastorale nel-l’ottica della Chiesa.Alla preparazione di base ha fatto
seguito la preparazione prossima. Apiù riprese, in varie sedute del Con-siglio pastorale parrocchiale, abbia-mo esaminato i punti dei sette obiet-tivi della Nota Pastorale della C.E.I.come spinta perché ciascun membro
del Consiglio curasse la relazionedel lavoro del proprio gruppo diappartenenza.Nell’ultima assemblea parrocchialedel settembre scorso sul tema “Veri-fica sui sette obiettivi”, abbiamoascoltato le relazioni scritte cheogni gruppo della parrocchia ha let-to e consegnato al segretario delC.P.P, perché assieme ad una com-missione ne potesse fare una rela-zione sintetica, che costituisse latraccia della relazione che il parrocodovrà tenere davanti al vescovo nel-la assemblea in conformità al pro-gramma della Visita pastorale.Tutti i fedeli con la preghiera, l’ado-razione eucaristica del giovedì mat-tina e la Lectio divina del venerdìsera, ci hanno aiutato ad accoglierecon gioiosa serenità l’Arcivescovoche viene nel nome del Signore.
IL PARROCO
Sac. Franco Longhitano
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DOCUMENTI EINFORMAZIONI
dell’Ufficiodi Segreteriaper la VisitaPastorale
Come la parrocchia S. Maria della Salutesi è preparata alla visita pastorale
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Se la Visita Pastorale delVescovo nelle singole
parrocchie è l’occasione perché esseverifichino la propria vitalità e la sin-tonia con l’intera chiesa diocesana,non meno importante è la “Visitapastorale reale” che precede l’incon-tro con il Pastore, perché essa è l’oc-casione per fare chiarezza sullasituazione amministrativa e patrimo-niale dell’ente parrocchiale. La Visi-ta pastorale reale, ovvero delle res,
cioè dei beni che appartengono alpatrimonio della parrocchia, è statapreparata nella nostra diocesi conriflessione e responsabilità. Una vol-ta indetta la Visita pastorale, il 3 otto-bre 2009, il Vicario Generale ed ilgruppo di convisitatori che lo coa-diuvano - il Cancelliere arcivescovi-le, l’Economo diocesano, i direttoridell’Ufficio Amministrativo, Liturgi-co e dei Beni Culturali – si sono con-frontati sulle potenziali problemati-che che si sarebbero potute riscontra-re e sulle finalità da raggiungere. Aquesto punto è stato predisposto unquestionario capace di orientare la
visita.La Visita Reale avviene in tre fasi:nella prima il Vicario Generale con-voca negli uffici di curia, i parrocidel vicariato da visitare e consegnaloro il questionario, disponibileanche nella versione informatizzata,dando brevi spiegazioni sulla suacompilazione. Le domande in essocontenute riguardano tutti gli aspetti
gestionali dell’ammini-strazione della parroc-chia: patrimoniale, archi-vistico (ovvero relativoalla conservazione didocumenti antichi e con-temporanei), storico arti-stico, liturgico, etc. Gliallegati richiesti per ognimodello, oltre ad attesta-re quanto dichiarato, rap-presentano uno strumen-to valido per aggiornaregli archivi di curia e perriordinare quello parroc-chiale. Attraverso ladocumentazione richie-sta si concretizza la fun-
zione stessa della Visita Reale:accertare la diligente amministrazio-ne della parrocchia. In alcuni casi lostudio della documentazione fornitadalla parrocchia ha fatto emergerel’esistenza di problematiche alla cuisoluzione hanno prontamente prov-veduto la curia e la parrocchia in feli-ce sinergia. Ci si riferisce, ad esem-pio, alla mancata catastazione dell’e-
dificio parrocchiale e/o locali annes-si o di altri cespiti di proprietà dellaparrocchia, ad infiltrazioni d’acqua,alla regolamentazioni di concessionidi spazi da parte degli enti locali,ecc. Naturalmente gli uffici dellacuria sono disponibili, ognuno per ilproprio settore di competenza, a col-laborare con le parrocchie per la dili-gente compilazione del questionarioe la preparazione dei documenti daallegare.Qualche giorno prima della Visita, ilquestionario è riconsegnato in curia,in doppia copia firmato dal legalerappresentante della parrocchia perdar modo ai convisitatori di preparar-si al compito che li aspetta in ogniparrocchia.La seconda fase è la visita nelle par-rocchie del vicariato dove i convisi-tatori hanno l’opportunità di verifi-care ciò che è stato dichiarato nelquestionario e di osservare lo statodell’edificio e dei beni posseduti.La terza fase prevede, infine, la reda-zione di una lettera a firma del Vica-rio Generale nella quale vengono
annotate le osservazioni che i convi-sitatori ritengono utile condividerecon il parroco quale legale rappre-sentante dell’Ente e la consegna diuna copia del questionario firmatodal Cancelliere in ogni sua parte econtrofirmato dal Vicario Generale.Da quel momento esso assume laforma di documento ufficiale.La Visita Reale è certamente unmomento importante per la parroc-chia; infatti, essa è la giusta occasio-ne perché la comunità parrocchiale sistringa attorno al parroco e lo colla-bori, ma è anche un momento educa-tivo e comunitario anche per i convi-sitatori che in molte parrocchie han-no potuto verificare la maturità dellacollaborazione serena, attiva e moti-vata di molti laici che partecipanoalla piena espressione della comuni-tà parrocchiale.Alcuni dati statistici: Vicariati visi-tati 8 (1°, 2°, 3°, 4°, 5°, 8°, 10°,13°) - Totale parrocchie visitate 72
Arcidiocesi di Catania
Settore Amministrativo
Verifica della diligente amministrazione della parrocchiaLe fasi della Visita Pastorale Reale
Prospettive - 16 febbraio 2014 5
Il bello della dottrina cristiana,
intesa nel senso alto e completo, è
che si può partire da mille punti,
come in un cerchio. Se al centro di
questo mettiamo Gesù Cristo, da
qualunque punto della circonfe-
renza si parta, si arriva sempre a
Lui. Quindi, è indifferente il modo
in cui si arriva al centro ma è
importante arrivare a Gesù, cen-
tro della nostra vita! I vari stili
devono essere vie che portano a
Cristo.
Il Battesimo ci fa rinascere, ci fa
diventare figli di Dio, ci trasforma
in figli di Dio. Proprio perché
diventiamo una sola cosa con
Gesù, le membra del suo corpo,
diventiamo la Chiesa, diventiamo
tempio dello Spirito Santo. Tutto
questo lo fa il Signore: ci dà questo
grande dono. Noi che cosa dobbia-
mo fare? Dobbiamo capire tutto
questo, dobbiamo cercare ogni
giorno di vivere tutto questo: ecco
la nostra trasformazione.
Anche noi siamo chiamati afissare il nostro sguardo suGesù: immaginiamolo cosìcome Pietro, Giacomo e Gio-vanni l’hanno visto. Soprat-tutto pensiamo che noi siamochiamati a vivere questa tra-
sfigurazione, questa trasformazioneproprio vivendo quello che abbiamoricevuto nel Battesimo: figli di Dio,fratelli, Chiesa.
Se noi ci trasformiamo, se noi vivia-mo la vita nuova, diamo testimo-nianza che è possibile vivere unavita più buona in qualsiasi posto citroviamo: in questo quartiere, nella
nostra città, nella nostra Sicilia, nelnostro paese, dappertutto. E poi loSpirito Santo cosa fa? Ci spinge acontinuo impegno per rendere sem-pre più missionario il volto dellanostra Chiesa.
La Visita pastorale deve fare in modoche il volto della nostra Chiesa, del-le nostre parrocchie, delle associa-zioni, dei gruppi, dei movimentidiventi più missionario.
Viviamo con gioia oggi, nel tempo incui il Signore ci chiama a vivere edoperare.
Presenza significa che ci siamo e chedobbiamo esserci per servire, ci qua-lifica. Ci qualifica tutti, dal Papa aogni membro del popolo santo diDio: tutti siamo qualificati per il ser-vizio. Un servizio che deve esseresempre più all’altezza. Che cosasignifica? È il Signore che ci dàl’impagabile onore di lavorare nellasua Chiesa.
Quando siamo tentati di scoraggiarcipensiamo che se non ci fosse il posi-tivo che noi possiamo registrare, conla grazia di Dio e col nostro impe-gno, ci sarebbe una cosa in meno.
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LA VISITA
PASTORALE
in flash
Prima di addentrarsi nelsentire teologico dei
sapienti è necessario ricordare checos’è e che cosa realizza l’ascoltoreciproco nella visita pastorale. Percomprenderlo possiamo rifarci aquanto insegna l’antropologia bibli-ca: l’atto dell’ascoltare ci rendesimili a Dio, ci fa a sua immagine, cisvela com’è l’uomo secondo Dio.Certo, conosciamo l’uomo a partiredagli uomini ma qui importa cono-scere com’è l’uomo che Dio ha pen-sato. Se guardiamo a quello che dicela Scrittura, si trova quella parolasolenne sopra ricordata: «facciamol’uomo a nostra immagine e somi-glianza». Espressione sorprendente,densa di suggestioni e ricca di signi-ficati. Tra le tante spiegazioni possi-bili, quale è utile richiamare in que-
sta riflessione biblica sull’accoglien-za reciproca che richiede il vicende-vole ascolto.Per l’uomo creato a immagine diDio, sembra che proprio l’atto del-l’ascolto sia il luogo originario ecostitutivo che meglio rivela il sensovero della sua natura e l’orientamen-to definitivo della sua esistenza asomiglianza del suo amabile Creato-re. L’ascolto nella Bibbia è la via diaccesso privilegiata per una relazio-ne personale con Dio. Si vede giàdalla parola poetica e carica di stu-pore del primo uomo, quel gridointrattenibile di Adàm davanti alladonna, per la scoperta gioiosa di unarelazione finalmente possibile conchi era «carne della sua carne e ossodelle sue ossa». Il mutismo di Ada-mo diventa suono, voce, parola per-
ché la presenza di Eva faprorompere in lui quelparlare che permette l’in-contro, la relazione, rive-landogli l’immagine ori-ginaria impressagli daDio in principio e maiannullata. Ma anche Dio ascoltal’uomo; soprattutto il gri-do dei poveri, dei piccoli,di chi grida a Lui con tut-to il cuore. Ascolta lavoce del Figlio, fino alsuo grido in croce. La
scena appena evocata ci mostra chel’ascolto nella Scrittura comincia econclude la corsa della Parola. Perquesta ragione il paradigma biblicodell’ascoltare/comprendere, conferi-sce all’atto di fede un ancoraggiorealistico perché rimanda a una con-creta esperienza dell’irromperefecondo della Parola di Dio nelsilenzio ricettivo del credente. Nel-l’accoglimento libero e valutativodell’ascolto della fede, il soggettoreligioso, sperimentando personal-mente l’iniziativa gratuita di Dio, sidichiara disponibile a incontrarloascoltando la sua parola. La relazio-ne parola/ascolto della fede generauna disposizione fiduciosa verso ilprossimo, verso l’altro, permettendouna comunicazione aperta e leale.L’articolazione teologica dell’ascol-
to rivela un’antropologia complessae articolata che richiede un insiemedi atteggiamenti soggettivi e di avve-nimenti oggettivi.Al rivelarsi di Dio risponde l’ascoltodell’uomo che nella fede diventarelazione personale e fruttuosa,modulata sul modello della recipro-cità esistente tra chi parla e chiascolta.È una proprietà peculiare della reli-gione d’Israele e, a maggior ragionedella fede cristiana, il rapporto paro-la/ascolto per quel farsi di Dio veraparola in Cristo Gesù. Gli uomini
ascoltano la parola di Dio, ma ancheDio ascolta le parole dell’uomo cheaddirittura, nel Figlio, le riconoscecome parole divine. Ascoltare èsegno di una sorprendente reciproci-tà che non può essere compresa inmodo univoco e riduttivo, interpre-tando l’ascolto all’interno di un rap-porto di subordinazione impersonaledove da una parte c’è un Dio cheascolta solo per «esaudire» e dall’al-tra un uomo che ascolta solo per«ubbidire».
Don Giuseppe Bellia
Dopo settimane di inten-sa preparazione che
hanno coinvolto tutti i membri dellacomunità parrocchiale, sabato 7aprile l’Arcivescovo Mons. Gristinaha varcato la soglia della Chiesa Par-rocchiale di Sant’Agata a Borgo periniziare la visita pastorale con unagrande concelebrazione. Accoglien-do il Vescovo, il parroco Don EnzoFatuzzo ha mostrato una comunitàche alimenta la sua fede con la cele-brazione domenicale, l’adorazioneEucaristica, la Lectio Divina e ilsacramento della riconciliazione,consapevole che senza Gesù, man-cando d’intimità con Lui, non pos-siamo far nulla. La visita, preparatanei dettagli dal Consiglio parroc-chiale, ha visto numerosi incontricon altrettante realtà appartenentialla comunità: famiglie, scout delCatania 19, bambini del Catechismo,appartenenti all’associazione agatinaSant’Agata al Borgo e gli ammalati.Nel suo intervento la segretaria delConsiglio Parrocchiale Maria RosaNicotra ha presentato una parrocchiache desidera essere amata, aiutata,sollevata in tutta la sua realtà, che siadopera e continua a farlo nell’aiuta-re i poveri, i bisognosi, gli ammalatie chi, per diversi motivi, si è allonta-nato dalla fede; la segretaria ha volu-to anche evidenziare le difficoltàeconomiche e la necessità di ristrut-turazione dei locali parrocchiali.All’incontro con le famiglie eranopresenti, oltre alle coppie dei duegruppi della parrocchia, alcune cop-pie di fidanzati che si preparano almatrimonio; sono state mostrate del-
le comunità vive,formate da giovanicoppie e coppie piùanziane, dove alcu-ni sono impegnaticome catechisti,formatori nei corsiper i fidanzati,ministri per la dis-tribuzione dell’Eu-carestia, o attivi nella Caritas parroc-chiale. Diversi i temi ai quali ilVescovo ha dovuto rispondere, incal-zato dalle numerose domande poste:la situazione economica delle fami-glie e il lavoro precario di alcuni, lesituazioni matrimoniali “difficili”, iseparati e i divorziati, la paternitàresponsabile e l’uso dei metodi natu-rali per la regolazione delle nascite,la preoccupazione per i figli piùgrandi che talvolta sembrano allon-tanarsi dalla fede.A tutte le domande il nostro Arcive-scovo ha risposto con la sua paterni-tà, sempre confermando e incorag-giando a proseguire nella fede e conla comunità il cammino di coppia, digenitori e di educatori. Anche i bam-bini del catechismo, accompagnatidai catechisti e dai genitori, con laloro spontaneità hanno voluto porrenumerose domande, mentre gli scouthanno donato il fazzolettone con icolori del Catania 19, che l’Arcive-scovo ha indossato volentieri e por-tato per tutta la sera anche negliincontri successivi.Alcuni momenti della visita hannoriguardato l’incontro con realtà posteall’esterno della Chiesa, ma ricaden-ti nel territorio parrocchiale: la piaz-
za antistante alla Chiesa, normal-mente frequentata da anziani e popo-lazione non italiana, la scuola MariaAusiliatrice e, particolarmente signi-ficativo, l’incontro con i dipendentidella ferrovia Circum Etnea pressola vicina stazione Borgo.La visita è terminata con una grandeassemblea parrocchiale, nel corsodella quale è stata posta all’Arcive-scovo ogni tipo di domanda e nonsono mancati fedeli che hanno pub-blicamente dichiarato l’apprezza-mento per aver incontrato il Vescovoal di fuori delle celebrazioni ufficialie di avere potuto riconoscere in lui ilvolto paterno.Al termine dell’assemblea è statadonata all’Arcivescovo una riprodu-zione di un quadro conservato a S.Agata al Borgo, rappresentante unafase del martirio della nostra patro-na, infine Mons. Gristina ha firmatoil manifesto che rappresentava lavisita al IV vicariato con la sua dedi-ca personale: “A ricordo della visitapastorale che il Signore ci ha dato lagioia di condividere – continuate ilcammino nella libertà cristiana e nel-la carità”.
Carlo Russo
La visita pastorale alla ParrocchiaS. Agata al Borgo
Prospettive - 16 febbraio 2014666
SPECIALE VISITA PASTORALE
Ècon grandegioia che la
Parrocchia Corpus Domini diBelpasso, guidata dal parro-co Don Pasquale Munzone,ha vissuto nel novembre2011 la Visita Pastorale,“dono del Padre” che ci hafatto sperimentare momentiunici di crescita e di rinnova-mento. Fin dal momento incui siamo venuti a conoscen-za della data, abbiamoaffrontato la preparazionecon tanto fervore ed in parti-colare è stato esaminato conmolta attenzione il questio-nario, relazionando tutto ciòche intendevamo evidenzia-re. Ci auguriamo che durantelo svolgimento della visitasia emerso un quadro com-pleto della nostra “giovane”comunità parrocchiale e del suo arti-colato territorio. Sono state giornateindimenticabili per quanti hanno vis-suto questo tempo nella “sua veranatura” e le esortazioni che il nostroVescovo ci ha delineato nella letteraconclusiva della Visita saranno sen-z’altro di stimolo per il tempo avenire e di incoraggiamento per l’in-tera comunità parrocchiale. Nellalettera Mons. Gristina evidenzia lasoddisfazione per la cura prestata dalnostro parroco nella preparazionedella visita rispettando tutti i puntisuggeriti dal Direttorio per il Mini-stero Pastorale dei Vescovi e dallaNota “Il volto missionario delle par-rocchie in un mondo che cambia”.Non mancano gli elogi per l’operosi-tà del gruppo liturgico i cui effetti siestendono su tutta la comunità el’apprezzamento per la scelta dellacatechesi di tipo catecumenale.Esempi che, come dice ancora l’Ar-civescovo, possono essere di “emu-lazione per tante altre parrocchie”. IlDopo visita, vissuto alla luce del-l’Anno della Fede, ha certamentecontribuito a rendere più profondi irapporti di comunione e di fraternitàtra i fedeli. Altro impegno suggerito-ci da Mons. Gristina è la collabora-zione con le altre parrocchie delVicariato in modo tale da seguireuna linea comune che si articola nel-la prosecuzione della Preghiera per
la Visita Pastorale, l’esercizio dellaLectio Divina e la formazione deglioperatori pastorali delle singole par-rocchie. Ma le indicazioni che dob-biamo privilegiare come comunitàparrocchiale sono: il promuovere neivillaggi esperienze di chiese dome-stiche affinché negli abitanti maturiil senso di identità parrocchiale;avvicinarci ancor di più ai sofferenticoinvolgendo anche i giovani dellaparrocchia in servizi di volontariato;non scoraggiarci di fronte alle diffi-coltà; curare soprattutto i nostri gio-vani e ragazzi affinché vedano nellaparrocchia un punto di aggregazionee di crescita nella fraternità. Consa-pevoli che la Visita Pastorale sia sta-ta per tutta la comunità un tempo digrazia, non vogliamo che si affievo-lisca l’entusiasmo iniziale e la fre-schezza di santità che ci ha avvoltoin quei giorni: a tal proposito abbia-mo già iniziato ad intraprendere lastrada indicataci continuando con gliimpegni che ci siamo prefissati e coni suggerimenti impartitici amorevol-mente dall’Arcivescovo, affinché laricchezza di questo dono possa esse-re fruttuosa nel donarci abbondanzadi frutti e di carismi che realizzinonella parrocchia il vero volto missio-nario.
Carmela Cavallaro
Catechista
Il dopo-visitavissuto nel climadella comunione…
La parola rende possibile la relazioneL’ascolto nella visita pastorale
Verso la conclusione del-
la processione di san-
t’Agata i devoti sono invitati a racco-
gliersi in preghiera, insieme alla
comunità monastica
delle monache di clau-
sura, le Benedettine
dell’Adorazione perpe-
tua del SS. Sacramento.
Anche quest’anno l’a-
scolto del tanto atteso
loro canto, della loro
invocazione a sant’A-
gata, è stato preceduto
da un invito alla rifles-
sione.
Il vangelo di Matteo(25,1-13) narra di ungruppo di donne saggee di un gruppo di donnestolte. Le donne saggesono quelle che hannosaputo attendere il Signore consapienza, con perseveranza, che han-no saputo accoglierlo quando ilSignore si è reso presente. Le stolte sisono lasciate vincere dalla stanchezzadell’attesa e altri interessi.Anche nel racconto della passione disant’Agata ci sono presentate duedonne, due modelli di donna: unadonna saggia e una donna stolta. Ladonna saggia è sant’Agata, perché inCristo ha la sua “riserva di olio” pervivere nella luce e per illuminare nelbuio della notte e sa che il Signorenon abbandona e, anche se ritarda,viene certamente a visitare la vita e lastoria. La donna stolta è Afrodisia, ladonna che venduta al potere cerca dicorrompere Agata. Afrodisia è la don-na opportunista, menefreghista, checerca e ottiene ciò che le piace, chenon si cura di se stessa, del propriofuturo, della certezza che il Signore
viene.Sant’Agata è una donna saggia per-ché resiste a tutte le forme di tenta-zione e a tutte le offerte che le vengo-
no fatte. Le vengono offerte gemmepreziose, ornamenti, vestiti, perfinoville, palazzi, mobili preziosi, schiaviecc. E sant’Agata rifiuta tutto questoperché è innamorata di Gesù, è inna-morata della sua dignità di donna.Leggiamo nel racconto della passionedi sant’Agata: «Afrodisia, fatta espe-rienza della fermezza dell’animo dilei, riferisce a Quinziano: “È più faci-le rammollire i sassi e rendere il ferroduttile come il piombo, che distoglie-re l’animo di questa fanciulla dall’i-dea cristiana”». Infatti, «ai vari e ripe-tuti allettamenti, Agata risponde: “Lamia persona è saldamente legata aCristo”».C’è un aspetto della festa di sant’A-gata che abbiamo bisogno di ricorda-re sempre. Ed è che sant’Agata ciriconsegna la grandezza e la bellezzadella dignità della donna. La donnadevota di sant’Agata ripropone il
modello di vita di sant’Agata.Non è devota di sant’Agata la donnache accetta lo stile di vita di Afrodi-sia. E questo, in modo particolare a
Catania, abbiamo ildovere di ricordar-celo. Il rispetto delladignità della donnae la grandezza delladignità della donna,che viene dal suoinnamoramento aCristo e dalla suadevozione a sant’A-gata, nella nostracittà ha un chiaropunto di riferimen-to. Per tutte le don-ne. In special modoper le donne devotedi sant’Agata. Lafesta ogni anno vuo-
le dire in modo particolare alle donnedi Catania: siate degne figlie di san-t’Agata. Non lasciatevi trarre ininganno dalle Afrodisie del nostrotempo. Non vendete la vostra dignitàdi fronte alle cose che vi vengonoofferte in cambio della vostra dignità.Resistete agli allettamenti dei Quin-ziani del nostro tempo.Papa Giovanni Paolo II scrivendo unabella lettera alle donne, Mulieris
dignitatem (1988), aveva scritto che«la Chiesa ringrazia per tutte le mani-
festazioni del “genio” femminile
apparse nel corso della storia». E con-cludeva: ringraziamo «per tutti i frut-
ti di santità femminile».
Sant’Agata è il frutto più bello dellasantità femminile a Catania. E dietroa lei quante mamme, quante mogli,quante figlie, quante sorelle - di cui lecronache non si occupano mai - sonostate e sono ancora oggi genio femmi-
nile di questa città di Catania, sull’e-sempio di sant’Agata, e sono le degnefiglie di sant’Agata, le vere e degnedevote di sant’Agata.A loro dobbiamo guardare, a sant’A-gata dobbiamo guardare, per impara-re la grandezza della dignità delladonna, da vivere da parte delle donne,da rispettare da parte degli uomini.Ecco! Questo messaggio quest’annovogliamo che la festa di sant’Agata,da qui, dal luogo in cui ci sono delledonne che hanno consacrato la lorovita a Cristo a vantaggio di tutta l’u-manità e a vantaggio in modo partico-lare di questa città, questo messaggiovogliamo quest’anno ribadire.Per intercessione di sant’Agata ilSignore conceda alla nostra Chiesa di
Catania di lasciarsi educare alla vitabuona del Vangelo e, in special modoalle donne catanesi, il coraggio dellasantità, per resistere ai doni che fannoperdere la dignità di persone umane edi figli di Dio.L’inno che cantano le monache, infi-ne, ricorda come sant’Agata in mezzoalle difficoltà e alla sofferenza haalzato le mani al Signore per ricevereda lui sostegno e forza. Da sinceridevoti impariamo anche noi ad alzarele nostre mani al Signore, a pregarlocon tutto il cuore perché ci sostenganella vita di ogni giorno, perché si tra-sformi in vita buona e degna del Van-gelo di Gesù.
Gaetano Zito
L’olio della saggezza invita alla vigilanzaUltima tappa della processione di S. Agata davanti alla chiesa di san Benedetto in via Crociferi
Prospettive - 16 febbraio 2014 7
Lunedì 17-Mercoledì 19
•• Palermo: prende parte ai lavori della ConferenzaEpiscopale Siciliana.
Giovedì 20
•• Ore 9.30 Catania, parrocchia S. Maria della Salute:Visita pastorale.
•• Ore 17.30 Catania, parrocchia S. Maria della Salu-te: Visita pastorale.
Venerdì 21
Ore 9.30Catania, parrocchia S. Maria della Salute:Visita pastorale.
Ore 19.00 Catania, Chiesa S. Camillo: celebra la S.Messa.
Sabato 22
•• Ore 10.00 Catania, Seminario: presiede l’incontrocon il Clero in occasione della XV Assemblea dio-cesana di Azione Cattolica.
•• Ore 18.00 Catania, parrocchia S. Maria della Salu-te: Visita pastorale.
Domenica 23
•• Ore 9.00 S. Giovanni La Punta, Chiesa Madre:prende parte alla XV Assemblea diocesana di Azio-ne Cattolica.
•• Ore 18.00 Catania, parrocchia S. Maria delle Graziein Carruba: celebra la S. Messa in occasione dell’a-pertura della Visita pastorale.
®
Dall’Agenda dell’Arcivescovo
Noti
zie
in b
reve d
al 17 a
l 23 febbra
io
Foto di Orietta Scardino Ufficio di Pastorale Giovanile
Invito per il servizio canto dell’Uffi-
cio di Pastorale Giovanile, equipe
città
Cari giovani catanesi,l’Ufficio di Pastorale Giovanile dellaDiocesi di Catania vi invita al serviziodel canto per gli eventi organizzati nel-la zona città, al fine di portare Gesù ainostri giovani. Chiediamo a chi haavuto in dono dal Signore il carismadel canto, di metterlo al Suo servizioper arrivare ai cuori dei giovani,soprattutto quelli più bisognosi del Suoamore, e che potrebbero incontrarLoper tramite nostro.Il primo di questi eventi è la Festa del
Perdono, che si svolgerà la sera del 13Marzo, in periodo di Quaresima, edesideriamo offrire la nostra preghieramigliore per lodare la misericordia delSignore.Ecco perché ci ritroveremo per le pro-ve, tra Febbraio e Marzo, per scegliere
e provare dei canti da intonare col cuo-re. Le prove si terranno nella sede dio-cesana UPG – Via Raciti,2 Catania.Saranno molto gradite le vostre ade-sioni e le proposte di canti riguardantil’amore misericordioso di Dio, che ciha amati per primo ed è sempre dispo-sto a perdonarci quando ci allontania-mo da Lui.A fronte di un impegno leggero pos-siamo ottenere grandi risultati se gui-dati dallo Spirito, e mettere a frutto inostri talenti.Speranzosi nelle vostre adesioni, viabbraccio nel Signore.Per maggiori informazioni, contattate-mi:P. Salvo Gulisano cell.3498311049 –e-mail [email protected]– direttore upg catania su Facebook.Un caro saluto a voi tutti e…VIASPETTIAMO.
P. Salvo Gulisano
Lo scorso lunedì 10 feb-
braio 2014, presso la
sagrestia della Basilica Cattedrale di
Catania, alla presenza di numerosi
esponenti ecclesiastici e del mondo
culturale, nonché di molti giornalisti
ed operatori dell’informazione terri-
toriale, è stato presentato il Gigapixel
dell’affresco realizzato nel 1669, su
commissione del vescovo Michelan-
gelo Bonadies, collocato su una pare-
te del locale. Alla presentazione han-
no partecipato, in ordine di interven-
to: mons. Barbaro Scionti, delegato
arcivescovile per la Cattedrale; mons.
Gaetano Zito, vicario episcopale per
la cultura; la prof.ssa Barbara Mancu-
so, docente di storia della critica d’ar-
te moderna e di storia sociale dell’ar-
te, presso l’Università degli Studi di
Catania; il fotografo Antonino Del
Popolo, autore del Gigapixel; il dott.
Francesco Mannino, presidente di
Officine Culturali.
La realizzazione di questo progetto, a
cui hanno collaborato sinergicamente
l’ente Basilica Cattedrale ed Officine
Culturali, si deve alla professionalità
ed alle competenze del fotografo
Antonino Del Popolo che ha voluto
fortemente rendere omaggio alla città
in cui è nato: il Gigapixel non è il pri-
mo lavoro che Del Popolo realizza a
Catania, infatti, ha realizzato anche il
Virtual Tour dell’Etna, dell’Orto
Botanico e, lo scorso anno, del Mona-
stero dei Benedettini di San Nicolò
l’Arena.
Il Gigapixel, a cui si può facilmente
accedere attraverso un link inserito
nel sito della Basilica Cattedrale, rap-
presenta la possibilità concreta di
poter osservare un oggetto o un sog-
getto, in questo caso specifico l’affre-
sco, attraverso una riproduzione foto-
grafica digitale che permette di poter-
ne analizzare i singoli particolari con
un’ottima risoluzione. La riproduzio-
ne è il mezzo attraverso il quale si può
intraprendere una sorta di viaggio tra
i meandri della medesima opera d’ar-
te. Il fotografo, scegliendo di realiz-
zare questa operazione, applicabile
all’interno di molteplici settori, avvia
l’analisi dell’opera frazionandola in
una quantità ingente di scatti che, gra-
zie ad un software specializzato, in
particolare alla fase dello “stitch”,
vengono riuniti in un’unica immagi-
ne.
Questa realizzazio-
ne, come ha sottoli-
neato il dott. Man-
nino, è la risposta
all’interrogativo
sorto in relazione
alle possibili moda-
lità da adoperare
per rendere fruibile
a tutti questo affre-
sco: “L’accessibili-
tà al patrimonio
culturale è una que-
stione fondamenta-
le, in quanto rap-
presenta la nostra
memoria, la nostra storia, la città ed il
territorio”.
Tutelare e valorizzare il patrimonio
culturale significa soprattutto render-
lo noto, attraverso molteplici stru-
menti che riescano a renderlo accessi-
bile al maggior numero di individui.
Proprio in tal senso opera Officine
Culturali, associazione per la valoriz-
zazione del patrimonio culturale nata
nel 2009, attraverso molteplici servizi
(quali le visite guidate, il bookshop e
l’info point; l’organizzazione di
mostre, manifestazioni culturali e di
iniziative promozionali di ricerca; la
didattica museale e la formazione
professionale), con l’obiettivo di ren-
dere fruibile il patrimonio culturale
presente nel territorio (in convenzione
con l’Università di Catania, dal 2010,
si occupa, in termini di tutela, valoriz-
zazione e fruizione, del Monastero
dei Benedettini di San Nicolò l’Arena
e, dal 2012, del Museo di Archeolo-
gia, del Museo della Fabbrica e del
suo Archivio).
L’espressione ‘patrimonio culturale’ è
da preferire a quella di ‘beni cultura-
li’, perché secondo mons. Zito “il ter-
mine ‘bene’ implica qualcosa che si
produce per essere consumato. Parla-
re di patrimonio culturale, significa
esprimere maggiormente ciò che ci è
stato consegnato dai padri, ciò che
siamo chiamati a tutelare ed a valo-
rizzare nel presente, ciò che siamo
chiamati a consegnare alle generazio-
ni successive”. Il vicario episcopale
per la cultura ha affermato, inoltre,
che questa realizzazione è la testi-
monianza dell’attenzione che la
Chiesa rivolge al patrimonio cultura-
le e del suo intento di voler maggior-
mente rendere fruibile quest’ultimo.
Soprattutto in relazione al patrimo-
nio culturale ecclesiastico, bisogna
considerare nello specifico le inten-
zioni della committenza di una
determinata opera artistica.
“Il vescovo Michelangelo Bonadies,
vescovo dal 1665 al 1686, fa realiz-
zare questo affresco perché vuole
conservare memoria di quello che è
accaduto grazie all’intercessione di
S. Agata, dunque non per il dato sto-
rico, geografico, vulcanologico”.
Il Gigapixel rappresenta un ulteriore
passo compiuto verso una maggiore
fruizione del patrimonio culturale
che, auspichiamo, possa in un futu-
ro, più o meno breve, rendere la cit-
tà di Catania ed il suo territorio un
importante polo attrattivo per la
valorizzazione delle testimonianze
storico - artistiche in essa presenti ed
uno snodo centrale per un crescente
dibattito che abbia al centro impor-
tanti tematiche culturali.
A.DiG.
Nel V anniversario della
morte dell’indimenti-
cabile mons. Santo D’Arrigo di
venerata memoria, è stato un Vesco-
vo catanese nativo del rione e della
parrocchia San Giuseppe in Ognina,
mons. Giuseppe Marciante, ausiliare
di Roma settore est, a commemorare
commosso e grato nella bella chiesa
parrocchiale Santi Angeli Custodi in
San Cristoforo, gremita di tanti par-
rocchiani, il compianto, amato e
carismatico parroco.
L’illustre prelato -che da bambino ha
frequentato la III classe elementare
della benemerita “Città dei Ragazzi”
di via Gramignani, fondata assieme
all’Istituto Catechistico Annuncia-
zione di Maria (ICAM) e al Villaggio
San Giuseppe in Monterosso Etneo
Centro di riabilitazione di disabili
psicofisici e sensoriali- ha presieduto
la solenne concelebrazione eucaristi-
ca con il parroco padre Duilio Melis-
sa e i sacerdoti Filippo Gismondo,
Giuseppe Meli e Renato Minio
rispettivamente parroci in Santa
Lucia al Fortino, Santa Maria del
Carmelo in Pisano, Santa Maria del
Rosario in Bronte. Non poteva man-
care la partecipazione delle signori-
ne “nunziatine” consacrate, con la
presidente signorina Francesca
Leanza e la direttrice signorina
Marianna Ricupero, di una folta rap-
presentanza degli ospiti delle due
istituzioni con educatori, assistenti
ed animatori e di tanti parrocchiani
giovani ed anziani, molti dei quali
hanno conosciuto e stimato il leg-
gendario e misericordioso apostolo
del quartiere di San Cristoforo, il
padre degli orfani, dei diversamente
abili e dei poveri.
I fedeli hanno riscoperto con com-
mozione e stupore gli stretti legami,
esistenziali ed ideali, tra mons. Mar-
ciante e l’amato Padre Santo nell’a-
zione pastorale, ministeriale e socia-
le del vescovo ausiliare di Roma che
due giorni prima, nel santuario Santa
Maria di Ognina del quale da giova-
nissimo sacerdote è stato vicario par-
rocchiale, aveva tenuto un’affollata
conferenza ai parrocchiani e ai mem-
bri della Famiglia Ecclesiale Missio-
ne “Chiesa-Mondo” su “Le ‘perife-
rie esistenziali’ e la carità nel magi-
stero di Papa Francesco”.
Mons. D’Arrigo ha percorso un iti-
nerario di fede e di carità
proprio nelle periferie
emarginate della città e
quelle invisibili del cuore
umano.
Nell’attiguo teatro par-
rocchiale intitolato a
Padre Santo è avvenuta la
cerimonia di premiazione
dei ragazzi e dei giovani
che hanno partecipato
alle gare sportive del “V
Memorial Mons. D’Ar-
rigo”, svoltosi nei gior-
ni scorsi per onorare
degnamente e nella sua
parrocchia di frontiera
la memoria di un indi-
menticato pastore e
benefattore del popolo
fedele e semplice del-
l’Angelo Custode.
Antonino Blandini
Pastore e benefattore dei sempliciRicordo di Mons. D’Arrigo nel 5° anniversario della morte
Prospettive - 16 febbraio 2014 9
DIOCESI
9
Per una maggiore fruizionedel patrimonio culturale
Presentato il Gigapixel dell’affresco della sagrestia della Basilica Cattedrale di Catania
GIORNO 22 FEBBRAIO 2014
Ore 10:00 presso il Seminario Arcivescovile
di Catania incontro con il clero per riscopri-
re l’importanza dell’A.C. in parrocchia.
GIORNO 23 FEBBRAIO 2014
ore 9,00 Registrazione dei partecipanti e
verifica poteri;
ore 9,45 Preghiera iniziale tenuta dall’Ar-
civescovo di Catania
ore 10,00 Saluti da parte del presidente
Diocesano
ore 10,15 Intervento da parte di un membro
della Presidenza Nazionale
ore 10,45 Relazione Presidente Diocesano
ore 11,00 Presentazione e lettura Bozza
Documento programmatico 2014/2016
ore 11,15 Dibattito in Assemblea e stesura
definitiva Documento programmatico per il
triennio 2014/2016
ore 12,00 Angelus
ore 12,30 Presentazione candidati al Consiglio
Diocesano e Insediamento della Commissione
elettorale;
ore 13,00 Pranzo in fraternità
ore 13,00/15,30 Votazioni;
ore 15:30 Scrutinio
ore 14:30/15:30 Continuazione dibattito
ore 16,00 Lettura del Documento programma-
tico assembleare, triennio 2014/2016
ore 16:30 Santa Messa
ore 17,30 Proclamazione degli eletti al Consi-
glio Diocesano. Designazione dei delegati
all’Assemblea nazionale;
Ore18,00 Saluti
Il Presidente Diocesano
Giuseppe Cavallo
®
PROGRAMMA DELLA XV ASSEMBLEA DIOCESANA DI CATANIA
EconomatoPer sostenere il progetto umanitario e diaccoglienza ai migranti che sbarcano pressoil porto di Catania, intitolato Maria Corrao,la cui organizzazione e gestione sono nonlucrative, di utilità sociale e umanitaria, sipuò donare tramite versamenti intestatia: “Arcidiocesi di Catania”. Con la causa-le: “ Pro immigrati progetto Maria Cor-rao”.- Bollettino C.C.P. n. 11105954;
- Bonifico conto corrente Banco PostaPoste Italiane filiale Catania via Etnea Cod.IBAN IT95N0760116900000011105954,per versamenti dall’estero BIC:BPPIITRRXXX; - Con bonifico bancario Unicredit Bancas.p.a. filiale Catania Duomo Cod. IBAN:IT05L0200816929000300318180, per ver-samenti dall’estero BIC: SWIFT:UNCRITM1H20
Prospettive - 16 febbraio 201410
Riflessioni sul Vangelo
Concludendo la lettera Paolo afferma: “Quelloche è vero, quello che è nobile, quello che è giu-sto, quello che è puro, quello che è amabile,quello che è onorato, ciò che è virtù e ciò chemerita lode, questo sia oggetto dei vostri pen-sieri”. È chiaro che queste sono affermazioniche, oltre ad essere vere, si addicono al caratte-re, fermo e deciso, di Paolo e che costituiscono
dei punti fermi di comportamento. L’afferma-zione seguente lo dichiara apertamente: “Lecose che avete imparato, ricevuto, ascoltato eveduto in me, mettetele in pratica. È il Dio del-la pace sarà con voi”. Si propone ancora unavolta senza infingimenti come modello di vita.
L.C.
San Paolo in briciole
LA SAPIENZA
L’oggetto dei nostri pensieri Fil 4.8-9
La radice
“Avete inteso che fu detto, ma io vidico...”.Queste, che sono tra le pagine piùradicali del Vangelo, sono anche lepiù umane, perché qui ritroviamo laradice della vita buona. Siamo invitati ad attrezzare le nostrecomunità di strumenti più agili, piùcapillari, più efficaci di pronto inter-vento per casi difficili che non rie-scono ad essere affrontati dai norma-li mezzi dell’assistenza sociale. Occorre creare raccordi tra questistrumenti di pronto intervento cosìda rendere più sollecito il passaggiodal pronto intervento all’interventoorganico e prolungato.È necessario ribadire l’importanza divivere la vicinanza agli ultimi in unaprospettiva di fede: la carità che siaccosta deve radicarsi, mediante lafede, nell’amore pasquale di Gesù.
Amore
Altrimenti si rischia l’entusiasmopasseggero, che non ha tenuta.Oppure si rischia l’enfatizzazionesentimentale o ideologica degli ulti-mi, cadendo in una strana contraddi-zione: da un lato, in nome del Van-gelo, si vogliono levare gli ultimidalla loro condizione di povertà; dal-l’altro si dichiara che la loro condi-zione permette una vita più vicina alVangelo.La contraddizione si supera com-prendendo che il vero valore è lacarità radicata nella fede . La mortedi Cristo ci insegna paradossalmentea non volere e insieme a volere la
morte. Ci insegna a non volere quel-la morte che è frutto di odio, diingiustizia, di peccato. Anche oggi simuore per la solitudine, per l’abban-dono, il disprezzo della vita che ini-zia o finisce, per l’aggressione ingiu-sta, per l’egoismo di chi non pensa aigravi bisogni degli altri, per l’inos-servanza o la carenza delle leggi. Lamorte di Cristo ci insegna a nonvolere con tutte le nostre forze que-ste morti. E insieme ci insegna avolere la morte nel senso di prepa-rarci, giorno per giorno, alla morte,nel senso di essere pronti a servire ifratelli fino al dono della vita, fino aspendere giorno per giorno tutte leenergie della nostra vita non nellaricerca del nostro interesse egoistico,ma nella dedizione incondizionata albene dei fratelli.
L’amore
Possiamo dire che il vero valore nonè la condizione povera in sé e per sé,né la lotta per venirne fuori, ma quelpotenziale di amore che si può svi-luppare nel viverla o nell’ uscirne.Ed è la sapienza della fede, internaalla carità, che ci dice di volta in vol-ta quando e come viverla e quando ecome uscirne. O quando e come sce-gliere liberamente noi stessi didiventare gli ultimi, sull’esempio diGesù il quale era come Dio, ma nonpensò di dover conservare gelosa-mente il fatto di essere uguale a Dio.Rinunciò a tutto; scelse di esserecome servo e diventò uomo fra gliuomini. Tanto che essi lo riconobbe-ro come uno di loro. Abbassò se stes-
so e fu ubbidiente a Dio sino allamorte, alla morte in croce .
Nella nostra società complessa, lacarità deve congiungere l’impegnopersonale diretto e immediato con unintervento più vasto e articolato nel-le strutture stesse della vita associa-ta. Possiamo considerare tre tappe:l’animazione sociale, il discernimen-to spirituale e l’impegno politico.L’animazione sociale comporta tuttiquegli interventi che tendono a crea-re una umana sensibilità nella socie-tà, un’attenzione più vera ai bisognidelle persone, un insieme di pro-grammi economici, di iniziative assi-stenziali e di attività culturali, chefavoriscano l’accoglienza, l’inseri-mento sociale, la crescita libera ditutti i membri della società. Nella nostra società complessa, siparla di strutture sociali, di leggieconomiche, di condizionamenti psi-cologici. Spesso si pensa che lalibertà o è totalmente estenuata intutto ciò o deve semplicemente lotta-re contro alcune strutture mediantestrutture opposte. C’è invece un altrolivello, il livello della persona libera.Essa accetta da Dio la libertà comeun dono e come una responsabilità.Essa sa realisticamente che la pro-pria libertà cresce in un contesto dieventi, di condizioni, di relazioni chela interpellano. Essa sa che la fiduciain Dio aiuta ad attraversare anche imomenti più drammatici. Essa sache, comunque, non deve pagare unapropria affermazione con la diminu-zione del fratello. Questi valori pro-
fondi, che sono la base della vitamorale, sanno poi rendere nel con-creto. Là dove incontrano strutture,forze, leggi, programmi contrappo-sti, sanno scoprire nuove vie, cheprendono ciò che c’è di buono inogni cosa e dischiudono la strada anuove strutture, forze, leggi più favo-revoli alla libertà e alla dignità diogni uomo.Ci chiediamo se una visione piùampia dell’uomo non permetta dimettere in discussione queste leggi,di assumerne gli aspetti positivi eli-minando le rischiose limitatezze, diinventare vie più complesse, più effi-caci, più libere, più umane per risol-vere i problemi che esse tentanoinvano di risolvere. Ci sono le per-sone portatrici di handicap. Una
visione della vita esclusivamente inchiave di benessere porta o a esclu-dere questi fratelli diversamente abi-li, perché inadatti a usufruire delbenessere, o a tentare delle socializ-zazioni, nel senso di forzate immis-sioni nel mondo del benessere. Inve-ce una visione etica , senza rinnega-re i vantaggi del benessere, dischiu-de più ampie possibilità di vita e direale valorizzazione sociale di questepersone .C’ è il problema della terza età. Unainterpretazione della vita come effi-cienza porta o a escludere gli anzianiperché inefficienti o a cercare sem-plicemente i modi più o meno artifi-ciosi di prolungarne l’efficienza..
Padre Angelico Savarino
Da Gesù la radice della «vita buona»
“A nessuno ha comandato di essere empioe a nessuno ha dato il potere di peccare”.Il brano del Siracide è un inno alla liber-tà: “se vuoi osservare…se tu hai fiducia..ti ha posto davanti fuoco e acqua: là dovevuoi tendi la mano…davanti agli uoministanno la vita e la morte, il bene e il malea ognuno sarà dato ciò che a lui piace-rà…” Sono tutte espressioni che inneggia-no alla nostra libertà nei nostri rapporti
con Dio. Siamo del tutto liberi di rappor-tarci come vogliamo anche se Lui potreb-be costringerci.Invece no. Siamo del tutto liberi: di fronteal bene e al male ognuno può scegliere ciòche gli piacerà. Perché tutta questa liber-tà? Sono un mistero i rapporti con Dio,nonostante che lui sia l’autore della vita cilascia liberi e come se non fossimo convin-ti l’autore afferma con forza: “a nessunoha comandato di essere empio e a nessunoha dato il potere di peccare”.Cosa ha dato invece sempre nella sualibertà e nella nostra libertà? Ha dato l’a-more.Se vogliamo dirigiamo i nostri passirispettando tutti e amandoci vicendevol-
mente. Gesù nel vangelo fa una lunga listadi comportamenti e di atteggiamenti chebisogna avere o non avere: dalla conside-razione che dobbiamo avere nei confrontidei nostri fratelli ai rapporti con i nostrinemici, dall’accordo col nostro avversarioalla considerazione della donna e delmatrimonio, dai giuramenti ai comporta-menti sociali soprattutto nei confronti deipiù piccoli. Dai rapporti spirituali e sacri-ficali al tempio allo stato dei rapporti chemanteniamo con gli altri. Sono casi veri econcreti in cui ogni cristiano deve espri-mere la sua fede comportandosi secondol’amore.San Paolo ribadisce, ancora di più, che trai perfetti parla di sapienza ma di una
sapienza che non è di questo mondo né deidominatori di questo mondo, che vengonoridotti a nulla. Parla della sapienza di Dioche è nel mistero, che è rimasta nascosta,e che Dio ha stabilito prima dei secoli perla nostra gloria.Non è stata conosciuta da nessuno deidominatori di questo mondo: se l’avesseroconosciuto, afferma san Paolo, non avreb-bero crocifisso il Signore della gloria. Maa noi Dio ha rivelato la sapienza per mez-zo dello Spirito.Lo Spirito infatti conosce ogni cosa, anchele profondità di Dio. Amore e Spirito diDio costituiscono la sapienza da seguire.
Leone Calambrogio
VI DOM T.O. /A - Sir 15,15-20; Sal 118,1-2.4-5.17-18.33-34; 1Cor 2,6-10; Mt 5,17-37
Il Sacerdote è convinto che il Discorso della Montagna vuole condurci alla radice della vita buona
DIOCESI
L’arte sacra carpisce
ancora l’attenzione del
visitatore, al Museo Diocesano cata-
nese, fra arredi ecclesiastici e opere
pittoriche. Si diffonde un’atmosfera
di spiritualità che promana in parti-
colare da alcuni dipinti, al terzo pia-
no dell’istituzione, diretta dalla
dott.ssa Grazia Spampinato. Fra que-
sti ultimi, nella sala attigua alla Cap-
pella dell’ex Seminario dei Chierici,
colpisce un olio su tela della prima
metà del secolo 19°, proveniente dal
palazzo arcivescovile di Catania, dal
titolo “Ecce Homo”, di ignoto pitto-
re dell’Italia centro-meridionale.
Una frase fatidica, quest’ultima, pro-
nunciata nel Vangelo di Giovanni dal
governatore della Giudea Ponzio
Pilato, nel mostrare Gesù flagellato
al popolo dei giudei che volevano
giustiziarlo dopo l’arresto, sebbene
lo stesso Pilato lo reputasse innocen-
te. La raffigurazione del
dolore, sublimato ancor più
a materia d’arte nella pas-
sione di Cristo, trascende i
limiti della ragione umana
e si fa prezioso oggetto di
meditazione, inducendo lo
spirito a compenetrarsi in
un dolore universale. L’u-
manità intera, afflitta dalla
sofferenza fisica e morale,
può rispecchiarsi nel volto
provato del Cristo nel
dipinto, con gli occhi umidi
protesi al cielo sotto ampie
sopracciglia. La fronte è
rigata dal sangue procurato
dalla corona di spine che
cinge il capo, mentre
un’aureola di luce lo rischiara. Le
labbra sono socchiuse e la barba con-
torna il volto di Cristo, che con
espressione d’angoscia invoca pietà
al Creatore per la fragilità della con-
dizione umana, della quale vuole far-
si carico di tutti i peccati. La prostra-
zione del Cristo, nella tematica del-
l’Ecce homo, è stata oggetto
di grandi artisti, quali Tizia-
no Vecellio, nel 1548 (al
Museo del Prado di Madrid)
e Michelangelo Merisi da
Caravaggio, nel 1605 (nei
Musei di Palazzo Bianco a
Genova). Il primo lo ritrae
col capo chino verso il bas-
so, a sinistra; il secondo,
invece lo pone accanto a
Pilato, mentre un soldato lo
riveste del mantello. Quel
mantello purpureo, che nel
dipinto del museo ricopre la
spalla sinistra di Gesù, men-
tre scivola da quella destra,
disvelandone un gioco di
chiaroscuri. La mano sini-
stra con le dita distese, pog-
giata sulla destra, sostiene la
canna, la cui estremità alta
si perde nel buio del fondo
scuro, nell’ovale del dipinto, circo-
scritto da luminosa cornice dorata.
Quella canna che fu posta in mano a
Cristo, insieme alla corona di spine
sul capo e al mantello sulle spalle,
perché egli venisse deriso come re
dei giudei. Motivo anche questo, di
una riflessione ancora più profonda,
che mette a nudo il lato iniquo del
genere umano, nel prototipo dell’uo-
mo beffardo che osa sfidare i proget-
ti di Dio. La corona di spine, quale
strumento di passione, sarebbe stata
ritrovata secondo la tradizione dal-
l’imperatrice Elena, madre dell’im-
peratore Costantino I. Diversi san-
tuari, come quello di Pompei, o basi-
liche come quella di San Nicola a
Bari, o la diocesi di Andria, accolgo-
no sacre spine della corona che cinse
il capo di Cristo. Particolare, ad
Enna, la processione del Cristo fla-
gellato, una bella statua lignea poli-
croma del 1653, che, realizzata dallo
scultore Giovanni Calcagno di Aido-
ne, viene esposta all’adorazione dei
fedeli sin dal venerdì che precede la
domenica delle Palme, in cui si ha
“A scinnuta da Passioni”. La statua è
venerata fino al Giovedì Santo, con
l’allestimento dei 24 Misteri Proces-
sionali che commemorano l’agonia
del Cristo. Nella processione della
Domenica delle Palme, Il Cristo fla-
gellato si incontra con la Vergine
Addolorata, suscitando la commo-
zione di numerosi fedeli. Ecce
Homo, mentre ci ricorda la meschi-
nità di Pilato e dei sommi sacerdoti
che fecero crocifiggere Gesù, ci dis-
chiude la ricchezza della sofferenza
negli orizzonti infiniti di un dolore
mai fine a se stesso, che dal travaglio
interiore attinge l’inesauribile forza
di rinnovare lo spirito.
Anna Rita Fontana
Prospettive - 16 febbraio 2014 11
Alla recente tavola
rotonda sulla carenza e
frammentazione delle sedi giudizia-
rie “La cittadella giudiziaria di Cata-
nia” di Adiconsum, il presidente
Emanuele Bonomo ha ricordato l’i-
potesi anni ’90 di allocazione a
Librino (scartata per problemi logi-
stici), l’acquisto del palazzo delle
poste di viale Africa, la vicenda di
via Guardia della Carvana (tribu-
nale del lavoro), l’ipotesi Somma-
ruga e quella dell’ex presidio ospe-
daliero Ascoli-Tomaselli conclu-
dendo amaramente che la questione
portata all’ordine del giorno è stata
sottovalutata dal Comune almeno
sino al 2008. Notarbartolo, a sua
volta, ha protestato il mantenimento
in vita di 33 onerosi contratti di
locazione e il mancato collegamento
del tema col piano della mobilità e
della logistica intercomunale. A
seguire, in un’atmosfera surreale,
l’assessore Di Salvo, confermando
la contrarietà all’ipotesi Librino e
l’attenzione dell’amministrazione
sulla delocalizzazione della caserma
Sommaruga, auspicava un confronto
col Ministero anche per il palazzo di
viale Africa; il vicepresidente del
Consiglio Arcidiacono un tavolo di
lavoro o conferenza dei servizi per
“stabilire un metodo”; il sottosegre-
tario Berretta ribadiva la responsa-
bilità primaria del Comune e,
lamentando il mancato coinvolgi-
mento del Ministero per l’Ascoli-
Tomaselli, dava la disponibilità isti-
tuzionale per la conferenza dei ser-
vizi. Nessuno si è sbilanciato sul
crono-programma.
Una “cittadella della giustizia” effi-
ciente deve prevedere, oltre
ai“palazzi nei quali si amministra la
legge e si fa giustizia” corredati di
locali adeguati per archivi e deposi-
to corpi di reato, anche un efficiente
raccordo con l’edilizia carceraria. Il
contesto problematico di Librino o
l’enucleazione/emarginazione
all’Ascoli-Tomaselli lascerebbero
irrisolte ampie problematiche.
Il progetto-città organico che guardi
al futuro suggerito dall’arch. Gia-
como Leone (implicita critica alla
parcellizzazione dei problemi) sug-
gerisce l’eliminazione di due ele-
menti di pericolosità inurbati al cen-
tro della città: il carcere di piazza
Lanza (ricordiamo le rivolte dei
detenuti) e la caserma dei pompie-
ri (dalla quale spesso escono con
urgenza i mezzi di intervento e di
soccorso). Il primo potrebbe diven-
tare sede delle sezioni penali, la
seconda ospitare (con piazza Verga,
le scuole di piazza Spedini ed altri
plessi facilmente individuabili) le
sezioni civili, del lavoro e il Tar,
avvicinandosi al Tribunale per i
Minorenni. Oltretutto, la topono-
mastica della zona celebra intelli-
genze che si sono occupate di delit-
ti e pene.
La caserma Sommaruga, in virtù
della contiguità con i pompieri,
potrebbe ospitare le sezioni di poli-
zia giudiziaria e, facilmente raccor-
data con la circonvallazione, la nuo-
va questura; tangenziale e asse dei
servizi collegano agevolmente con
gli istituti di pena.
Così, dando respiro al centro
moderno della città, ci si porrebbe in
linea con la delocalizzazione delle
caserme dell’esercito, la posa (un
paio di anni fa) della prima pietra
per la nuova caserma dei pompieri,
la chiusura dei 33 contratti di loca-
zione e l’auspicato collegamento
della logistica intercomunale e del
trasporto con mezzi pubblici di cui
all’intervento di Notarbartolo, col
facile reperimento di aree per par-
cheggi e la vicinanza con altri già
attivi, considerando pure la realizza-
zione del nuovo stadio a sud della
città che libererebbe l’area del
“Massimino”.
Il limite di tutte le ipotesi esposte,
anche quella che concentra con sem-
plicità, risolve numerose questioni
logistiche (poiché la città non è un
insieme di moduli da assemblare),
sono i consistenti investimenti (ope-
re murarie e tecnologie) necessari.
Carlo Majorana Gravina
Ecce Homo: La raffigurazioneIn giro per le sale del Museo diocesano
Un progetto che guarda lontanoMA CON POCHE RISORSE
Il dibattito sulla “Cittadella Giudiziaria di Catania”
omnibus
del dolore
Foto di Orietta Scardino
Prospettive - 16 febbraio 201412
cultura
Non si attraversano le“stanze del sogno” di
Santacroce (collocate, in questocaso, presso la Galleria “La Vite” diVia V. Emanuele 102, a Catania)senza esser scossi nel proprio esse-re; ovvero, nel mistero dell’essere!E che tale scotimento sia prodottodalle opere più antiche come daquelle più recenti è il criterio che,credo, abbia guidato lo “storico”gallerista catanese dell’artista,Mauro Lombardo; che per allestireegregiamente questa retrospettivaha messo da parte ogni velleità cro-nologica, accostando opere dei tem-pi lontani a lavori nuovi. Ottenendoun raro effetto di mitopoiesi artisti-ca, caro in primo luogo allo stessoSantacroce. Ma chi è Antonio San-tacroce? Ultimo tra i cinque figli diGiovanni ed Antonietta Moncada, ènato a Rosolini (SR) nel 1946. Lasua iniziazione all’arte è avvenutatramite i disegni con i quali il padre
illustrava i suoi scritti di satira poli-tica in difesa dei diritti dei contadi-ni; e per mezzo dei bozzetti trattidalle storie dei paladini diFrancia, che sempre il padredipingeva.Nel 1959, un anno dopo lamorte del genitore, si trasfe-risce a Catania e si iscriveall’Istituto Statale d’Arte; con-temporaneamente, la sera fre-quenta una Scuola di artigia-nato artistico, dove conosce letecniche del mosaico e dellevetrate. Comincia così la suavita errabonda e dai tanti mestie-ri (ossia: pittore, incisore, scultore,ceramista, disegnatore di sceno-grafie teatrali, operaio in unaferriera svizzera, attore,insegnante al Liceo Artisticodi Catania e di Zurigo...) che sem-bra rassomigliare a uno di quei suoidipinti in cui un personaggio/corpodi luce si ritrova ad agire di fronte
ad un affresco classico sotto il qua-le se ne intravede un altro e poi unaltro ed un altro ancora… Conside-rando, anche, che la sua primigenia“iniziazione” all’arte avvenne attra-verso un «sogno archeologico» fat-to ad occhi aperti all’età di sei anni,mentre festeggiava con il padre laredistribuzione delle terre del neti-no; infatti, in quel mattino di soledel 1952 il piccolo Antonio trovò,nella fenditura di un vecchio carru-bo, le sue basilari “pietre magiche”,perdute però quello stesso giorno!Suggestionato da quei microcosmicromatici giunti da età mitiche finoalla sua età dell’oro, il Santacroceadulto ha fatto di quelle suggestio-ni volontà artistica e destino delsuo operare. Infatti, in virtù di unsegno pittorico che può «oscillare
- come scrive lui - tra unaforma e un’altra, tra segnosottile e segno a macchia;
tra oggetto e fondo»; ed a ragio-ne di una forza espressiva in cuiconvergono eredità importanti qualiquelle del mondo classico (dalla pit-tura vascolare attica e della MagnaGrecia ai dipinti di Pompei), nonchélasciti a noi più recenti quali quellidi un Füssli, di un Daumier o di unKlee; a motivo di tutto ciò, dunque,ci si può spingere a situare l’operadi Santacroce in un luogo in cui«l’irrazionalità» del mito classico si
coniuga ad una sorta di preromanti-cismo sublime, dando vita ad opereche, oltre ad avere la consistenzadel sogno, parrebbero poter placareuna certa infaticabile insonnia dellaragione. E tutto questo la retrospet-tiva in questione ben documenta,con numerosi e vari lavori, qualipitture, sculture, incisioni e cerami-che. Che purtroppo non possiamoillustrare qui per ragioni di spazio;con una eccezione, però: ossia lascultura dal titolo “Madre e figlio”,realizzata nel 2002, che in questaesposizione è rappresentata dal suomodello originale in terracotta(posto giusto all’entrata). È un’ope-ra in bronzo che campeggia nellapiazza principale di Aci Castello,ammirata dai locali e dai viaggiato-ri; ed amata dai bambini che posso-no “familiarizzare” con essa (attor-no vi è posto un sedile che loro pos-sono facilmente “scalare”). Chiscrive ne ha rintracciato le originiellenistiche (in un saggio del 2003)e la considera un capolavoro! Rea-lizzato da quell’Antonio Santacroceche, non a caso, Vincenzo Consoloha definito «il pittore sognante, rab-domante ispirato, contro il grigioinsonoro, la stasi che prelude alsilenzio». E che con la sua arte ciscuote nell’essere!
Giovanni Miraglia
Miseria e nobiltà è unodei titoli più famosi
della drammaturgia universale di tut-ti i tempi. Cavallo di battaglia dei piùgrandi attori napoletani (e non) delsecolo scorso, viene presentato inte-gralmente in italiano, quasi a sottoli-neare l’universalità del tema sempreattuale della miseria e della fame.Il nuovo allestimento è firmato daGeppy Gleijeses, nella doppia vestedi regista e di interprete dell’irresisti-bile maschera di Felice Sciosciamoc-ca, realizzando un divertente e argu-to incastro tra il testo originale diScarpetta, l’adattamento di EduardoDe Filippo e la sceneggiatura delcelebre film di Mario Mattoli conTotò. Nel ruolo altrettanto esilarantedi Pasquale un beniamino del pubbli-co come Lello Arena, mentre Maria-nella Bargilli veste i panni della con-turbante e pretenziosa Luisella conun cast di alto rilievo, e gli attori siimpossessano perfettamente dellamateria narrativa, esaltandone lacomponente comica.“Il primo atto di Miseria e Nobiltà èdegno della firma di Molière”, scri-veva su “Nuova Antologia” Ferdi-nando Martini, celebrando il testo diScarpetta, il più importante autore eattore napoletano tra la fine dell’Ot-tocento e i primi del Novecento.Padre di Eduardo, Peppino e TitinaDe Filippo, è anche il creatore diFelice Sciosciammocca, mascheradella borghesia che spodesta quellestoriche di Antonio Petito e Pulcinel-la. Talento polemico, celebrato daBenedetto Croce, protagonista nel1904 di una causa intentatagli daGabriele D’Annunzio, scrive Mise-
ria e nobiltà nel 1887, mettendolo inscena l’anno successivo con Eduardo
De Filippo al suo debutto nel ruolo diPeppiniello.La trama gira attorno all’amore delgiovane nobile Eugenio per Gemma,figlia di un cuoco arricchito. Il ragaz-zo ha però paura di non ottenere ilconsenso alle nozze da parte dellapropria famiglia. Si rivolge quindial “salassatore” Pasquale per tro-vare una soluzione. Pasquale eFelice, un altro spiantato, assiemealle rispettive famiglie, s’intro-durranno a casa del cuoco fingen-dosi i parenti nobili di Eugenio.La situazione s’ingarbuglia poi-ché il padre di Eugenio, il veroMarchese Favetti, è innamorato diGemma, al punto di frequentarnela casa sotto le mentite spoglie diDon Bebè.Spettacolo riuscito e accolto dalunghi applausi del pubblico, cheha risposto con risate calorose,complice anche la realizzazionedei costumi di Adele Bargilli chesottolinea “Per i costumi di“Miseria e nobiltà” ho rinnovatocon creatività una tradizione con-validata ottenendo un risultato posi-tivo ed apprezzato nella sua ironicitàseguendo le valide indicazioni delregista Geppy Gleijeses che avevaespresso la preferenza per dei costu-mi originali.
Intervista a Geppy Gleijeses
Farsa travolgente, ricca di travesti-menti e alimentata dal contrasto tracomportamento plebeo e atteggia-mento aristocratico, celebrazione deivalori tradizionali della famiglia;fuoco di fila di trovate teatrali digrande attualità e punti di contattocon l’edizione di Eduardo De Filip-po. “Siamo inguaiati oggi più di ieri
– ironizza Gleijeses che intanto siprepara a debuttare a febbraio nellospettacolo “L’importanza di chia-marsi Ernesto” di Oscar Wilde – lapovertà ha assunto nuove forme:oggi forse non si va più al monte dipietà ma è sotto gli occhi di tutti la
crescita esponenziale dei “comprooro”. La realtà dei nostri giorni è ter-ribile, alla miseria materiale si som-mano la tristezza e la mancanza disperanza nel futuro. Il Teatro è chia-mato a far riflettere ma anche adivertire sia pure per una sera”. Con-tinua sottolineando “È questo ilcapolavoro di Scarpetta, una delleopere sue più originali, Sciosciam-mocca è la maschera popolare piùfelice e qui l’ho voluta avvicinare aPulcinella per la sua fame antica el’eterna fatica di sbarcare il lunario”.Fra due realtà contrapposte, emergo-no azioni dove si ride amaro, infattichiarisce il regista “Nel primo tempo
la scena è spoglia, più vicina aBrecht e a Gor’kij.Una pedana, untavolo, sedie malandate e una gratasospesa da cui traluce un raggio disole, unica speranza di queste duefamiglie che convivono in un basso.Nel secondo atto tutto diventa finzio-
ne, dai fondalini dipinti, al padronedi casa che è un pezzente “sagliuto”,ai finti nobili. Sono contento del feli-ce successo che ha già riscosso que-sto allestimento che conferma il frut-tuoso sodalizio con Lella Arena”.
Intervista a Marianella Bargilli
L’esuberante artista Marianella
Bargilli, torna a Catania per questoimportante spettacolo, dove già haavuto tanti successi e sul palco attra-verso un lavoro di bravura gestuale edi timbri vocali crea dei giochi sceni-ci riuscendo a rendere vivace l’agilesnodarsi degli eventi. L’attrice evi-denzia “L’esperienza di Miseria e
Nobiltà è stata importante per meche come formazione teatrale nonavevo mai pensato di affrontare ilrepertorio Napoletano e che reperto-rio...... Ho iniziato con Io l’Eredequalche anno fa, poi Lo Scarfalietto,Santa Lucia e dopo Miseria e Nobil-tà.Il mio personaggio in quest’ultimospettacolo lo hanno interpretato lepiù grandi attrici partenopee una pertutte Dolores Palumbo.Abbiamo seguito una nuova strada,più stilizzata e meno napoletana,che poi rispecchia il mio stile direcitazione.Non è stato facile, mi trovo semprea condividere il palco con bravissi-mi attori di grande esperienza e chesono cresciuti con questi testi. Hometabolizzato la loro cultura in que-sti anni, mi sento leggermente napo-letana!!”In scena si mette in gioco con unanuova identità, l’artista fa notare“Costruire il percorso di un perso-naggio rabbioso, scontroso e segna-to dalla vita non è stato facile e non
rispecchia il mio carattere. Peròandare a cercarsi dove non si è soli-tamente è una grande esperienza” epoi aggiunge “il primo atto era mol-to bello da interpretare, palco vuoto,solo noi, si sentivano i sentimenti lepulsioni dei pensieri e la verità dellamiseria. Il secondo una grande esplo-sione di energia, comicità ma poi ilmio personaggio se ne andavalasciando un pensiero e rivelando laverità: la nostra è fame vera, il restoè una sceneggiata, noi siamo cinquemorti di fame ci azzanniamo l’unocon l’altro per la fame...”.
Lella Battiato
Una magnifica retrospettiva documenta mezzo secolo di attività e di “sogni archeologici” di Antonio Santacroce
In scena un capolavoro della cultura popolareAl Teatro Stabile di Catania “Miseria e nobiltà” di Edoardo Scarpetta
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