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8/3/2019 Riflessioni Sulla Seconda Lettera Ai Corinzi
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Prefazione
Le mie riflessioni sulle lettere di San Paolo non sono altro che
riflessioni private, condivisibili o meno, ma condivise con tutti i
lettori che accedono a SCRIBD: non sono oro colato, al massimo,
in chi sente come me la necessit di rileggersi San Paolo,
considerato il vero e unico fondatore delle basi cristiane della
teologia della salvezza, possono stimolare ulteriori e proprieriflessioni, che potrebbero assurgere a considerazioni tali che
sarebbe un peccato che rimanessero nel comodino.
Rileggere o leggere per la prima volta le lettere di San Paolo
cosa necessaria per non distaccarci dalla via della salvezza a
causa di impegni mentali troppo pressanti e per uscire dai luoghicomuni che, l'abitudine a pensare in un certo modo usuale
facilita: rappresenta, questo esercizio di riflessione.
quell'attimo di silenzio necessario affinch sia mantenuta vigile
e sveglia la mente oltre che il cuore nelle cose di Cristo. Nelle
nostre cose.
[email protected] parrocchiano. Uno tra i tanti
mailto:[email protected]:[email protected]8/3/2019 Riflessioni Sulla Seconda Lettera Ai Corinzi
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Su San Paolo
Cosa dire di Saulo o San Paolo che gi non si sappia?
Originario di Tarso, antica citt dell'attuale Turchia,
nacque tra il 5 e il 10 a.C. e mor a Roma attorno al 64-67
d.C. sotto Nerone. Cittadino di Roma, Ebreo osservante,
educato alla dottrina ebraica, secondo i Farisei, daGamaliele, sacerdote, si trov coinvolto nella
persecuzione, esercitata e promossa dalla classe
sacerdotale giudaica, contro le prime comunit cristiane.
Andando a Damasco per questo, scopo venne investito da
una luce fortissima dalla quale ud le famose parole:
Saulo, Saulo, perch mi perseguiti? ; ne usctrasformato nella mente e nello spirito!! Era l'anno 36
dell'era cristiana, quando inizi la sua predicazione che
si concluse con la sua morte a Roma.
Due parole sulla sua morte. Roma ospitava da tempo una
nutrita comunit di ebrei, osservanti della legge mosaica,
integrata nella societ di allora che, sembra, non abbiamai dato motivo di preoccupazione in riferimento
all'ordine pubblico. Sotto l'Imperatore Claudio ( dal 41
al 54 d.C. ) i seguaci della religione mosaica cominciarono
a scontrarsi con gli ebrei convertiti al cristianesimo,
causando problemi di ordine pubblico, ... a causa di un
certo Chresto... come ci riferisce Tacito, fino a che,
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Claudio, decise di cacciare da Roma tutti i giudei che,
molto probabilmente, crebbero nel risentimento contro i
cristiani, ritenendoli responsabili dei loro guai. Il 18
luglio del 64, Roma si trov a combattere contro ilgrandioso incendio che la distrusse quasi del tutto;
Nerone volle i responsabili e il Prefetto del Pretorio,
Tigellino, si dette da fare per trovarli, anche se gli
storici, contrari a Nerone, scriveranno che lo stesso
incendio venne appiccato dallo stesso imperatore ( gli
incendi in quell'epoca erano frequenti a causa dellecaratteristiche delle abitazioni: soppalchi di legno e
vicinanza delle stesse. Bologna stessa fu distrutta da un
incendio poco prima che Nerone salisse al trono
imperiale). A questo tragico evento per la citt di Roma si
lega, a mio parere, la lettera di Clemente Romano,
quarto papa, che parlando di San Pietro, scrivendo aiCorinzi vent'anni dopo la sua morte, rifer che l'apostolo
venne mandato a morte ...per invidia e per gelosia....
Gelosia e invidia da parte di chi? La risposta non pu che
trovarsi tra le comunit degli ebrei osservanti della legge
mosaica, arrabbiati con i giudei cristiani e perch
traditori della legge dei padri e perch motivo della lorocacciata da Roma. E' quindi verosimile pensare che sia
Pietroche Paolo ( tra l'altro, quest'ultimo, fu ritenuto
innocente dal Prefetto Afranio Burro, sostituito poi da
Tigellino, dall'accusa di turbare l'ordine pubblico
mossagli dai sacerdoti di Gerusalemme) vennero
denunciati dagli ebrei romani probabilmente comeispiratori e quindi responsabili dell'incendio, procurando
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loro la condanna a morte, liberandosi, al contempo, di due
apostoli responsabili di molte conversioni tra i giudei e
per i miracoli che fecero. Ecco la gelosia e l'invidia
quindi. Nerone non fece alcuna persecuzione contro icristiani, (anche perch in quel tempo di loro si conosceva
poco o nulla, e poi perch non sopportava il sangue: viet i
giochi gladiatori, favorendo solo le corse dei cavalli e i
giochi di esercizio fisico, di atletica, non finalizzati alla
guerra e per questo inviso alla classe senatoriale
aristocratica e antiellenista che arriv ad eliminareNerone come fece con Caligola Vedi Storia di Anzio a
Fumetti. Dalle Origini a Nerone dello stesso autore,
pubblicata da Arduino Sacco Editore ) cosicch, i
cristiani, probabilmente, finirono per essere arrestati,
oltre che per le denunce, le delazioni da parte della
comunit ebrea, anche perch quelli che vennerocatturati confessarono di aver alimentato i focolai di
incendio: molti tra loro, infatti, erano convinti che la fine
del mondo, la venuta di Cristo, fosse imminente. E
confessarono loro stessi questa colpa, pagando con la loro
vita secondo la legge romana. Tacito sulle cause
dell'incendio espresse forti dubbi sul ruolo di Nerone.Paolo fu decapitato e non crocifisso come gli altri, perch
era cittadino romano.
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Possibile identikit di Paolo di Tarso realizzato da un nucleo della
polizia scientifica tedesca nel febbraio 2008 sulla base delledescrizioni contenute nelle pi antiche fonti storiche, con la
commissione e consulenza dello studioso Michael Hesemann . Non
sono stati esaminati i reperti ossei a lui attribuiti contenuti nel
sepolcro presente nella Basilica romana di San Paolo fuori le
mura
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Seconda lettera ai Corinzi
M'accingo a continuare le mie riflessioni e mi rendo conto come
sia indispensabile, per la fede, tornare, di tanto in tanto, alle
parole di Paolo. Sono la base teologica della nostra fede
cristiano-cattolica e sono la difesa contro le devianze che
giornalmente e instancabilmente, nuove dottrine, nuove
proposte, nuovi punti di vista ci investono dei loro contenuti e ci
disorientano. Riflettere sulle verit paoline, coerenti con il
vangelo e in piena sintonia con gli altri contenuti biblici, sono lanostra arma di difesa. Anche se dobbiamo tener conto di una
cosa altrettanto fondamentale: maggiore il nostro impegno a
comprendere, pi insidiose o meglio dire, pi articolate, si fanno
le proposte devianti. Spesso, mi sovvengono le parole che sono
contenute nel libro di Siracide: Figlio, se ti presenti per
servire il Signore preparati alla tentazione. (2, 1 ). Per questo
occorre, a mio parere riflettere senza pretendere di cercare lecose difficili con pensieri complicati e arzigogolati, poich la
sapienza umana e pallida cosa rispetto alla Sapienza divina, la
quale pu essere solo rivelata e non scoperta per ragionamento.
San Tommaso stesso, dottore della Chiesa, riferendosi ai suoi
lavori di Teologia, ebbe a dire a coloro che lo spronavano, due
anni prima della sua morte, di tornare a scrivere: le cose che
mi son state rivelate rendono le cose che ho scritto ben poca
cosa. Infatti dopo le visioni smise di insegnare e di scrivere.
Riflettere sulle sacre scritture vuole essenzialmente dire:
difendersi dalle devianze!
Ma sono altres consapevole che questo vale solo per coloro
che hanno la fede e che tramite essa hanno sviluppato una
chiave di lettura sulla propria avventura esistenziale.
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La Seconda lettera venne scritta attorno agli anni 54-57,
mentre Corinto aveva avuto la visita di altri apostoli e
evangelizzatori che non avevano una gran stima di Paolo, l'ultimo
degli apostoli, colui che perseguit i cristiani. E Paolo mette in
guardia i Corinzi da costoro, che potrebbero predicare un Cristo
di verso da quello predicato da lui stesso.
Nel primo capitolo, Paolo glorifica Dio in mezzo alle tribolazioni
avute nel frattempo e giustifica che se non and a Corinto fu
per non pesare, per non far pesare la sua presenza, poich:
...noi non intendiamo far da padroni sulla vostra fede;
siamo invece collaboratori della vostra gioia, perch nellafede voi siete gi saldi. ( 1, 23-24 ).
Il capitolo 2 una riflessione su argomenti che hanno
rattristato Paolo e sembra che l'apostolo, riguardo alla
questione che sta trattando, abbia gi scritto una lettera che
non ci arrivata, scrive infatti: ...perci vi ho scritto in quei
termini che voi sapete... ( 2, 3 ). La corrispondenza con i
Corinzi fu molto pi ricca di quello che abbiamo ora. Paolo
continua citando la causa di tale tristezza; egli parla di: ...per
quel tale per gi sufficiente il castigo che gli stato
versato... ( 2, 6 ) e invita la comunit a trattarlo con carit.
Chiss cosa avr combinato quel tale.
Il discorso che poi affronta, rapportandolo alla possibilit dicomprendere il disegno di salvezza di Dio mediante Cristo, Paolo
col capitolo 3, un esporre il senso vero, in termini di Sapienza
svelata, della luce che Dio impresse sul volto di Mos, il quale
dovette coprirsi con un velo per evitare che gli ebrei di allora
rimanessero accecati, da una luce che in fin dei conti era
effimera, una pallida anticipazione della luce di Cristo. E quel
velo la chiave di lettura del passo: il velo simbolo
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dell'attesache venga svelata la realt di Cristo, vera luce.
Paolo appare il solo apostolo in grado di dare giusta lettura ai
libri veterotestamentari, alla luce di Cristo. Ma lo stesso
Vangelo, quello predicato da Paolo, rimane a volte velato come
il volto di Mos: ...se il nostro vangelo rimane velato, lo
per coloro che si perdono, ai quali il dio di questo mondo ha
accecato la mente incredula, perch non vedano lo splendore
del glorioso vangelo di Cristo... ( 4, 3-4 ). Questo passo pone
il problema della fede: se uno non ha fede non capir mai il
vangelo la cui luce non aprir il suo intelletto. La conversione
avviene attraverso la fede che permette alla psich, allafunzione mentale, di aprirsi alla luce dell'azione dello Spirito.
Paolo prosegue, indicando che la potenza dello Spirito si
manifesta nei suoi servitori quanto pi debole la carne e
laddove sofferenza. ...Per noi abbiamo questo tesoro in
vasi di creta, perch appaia che questa potenza
straordinaria viene da Dio e non da noi... ( 4, 7 ). Appare
anche vero che la debolezza della carne, la realt del corpo
umano, oggi conosciuto a fondo da tutti i punti di vista, in
grado di manifestare la potenza di Dio. Questo perch siamo
fatti a Sua immagina e somiglianza: il corpo, il vaso di creta
che ospita la straordinaria potenza divina. E questo potenza
Paolo la sperimenta quotidianamente su se stesso e in stesso e
quello che dice quello che prova, che sperimenta. Ed invita iCorinzi a fissare lo sguardo sulle cose invisibili, perch eterne.
Il corpo diventa la ragione della lontananza da Dio; il corpo la
...nostra abitazione sulla terra... ( 5, 1 ). In Paolo, il corpo
acquista la sua definitiva funzione: lo strumento del Pneuma
e della psich, quello che saremo noi dopo la dipartita, per
agire sul piano terrestre.
Il corpo non siamo noi, ma il nostro rivestimento terreno, la
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causa della lontananza da Dio, perch impedisce la sua visione
tanto da desiderare di distaccarcene: ...siamo sempre pieni di
fiducia e sapendo che finch abitiamo nel corpo siamo in
esilio lontano dal Signore... ( 5, 6 ) e questo appare vero
come vero che noi non siamo il corpo, come pensano i non
credenti. Questo concetto sposta l'attenzione sulla nostra
realt, che essendo commisurata con questo mondo, chiamiamo
impropriamente spirituale. Diciamo che, noi siamo esseri
concreti in un mondo sensoriale che ostruisce, impedisce la
comprensione dell'unit creativa. Potremmo azzardare dicendo
che il mondo sensoriale, per necessit offusca la visione totaledella creazione: infatti noi non potremmo vedere
contemporaneamente le cose visibili ai sensi e le cose invisibili
agli stessi. E' la natura fisiologica del copro a dettare questa
legge fisica, la quale, nella prospettiva storica, ha condizionato la
mente e lo spirito; condizione naturale che ha finito per dettare
dottrine filosofiche, le pi disparate, sulla struttura
dell'universo. In questa condizioni di viventi terrestri, solo lapotenza di Dio, il Suo Spirito, pu rivelarci la realt
preannunciata dal Vangelo, la nuova visione della cosmogonia
evangelica. Nonostante tutto, noi, ma non saremo mai privi di
corpo. Lasciato per via naturale ( la morte, che S. Francesco
chiamava come sora nostra morte corporale ) il mondo
sensoriale, verremo poi rivestiti con un altro corpo, che avr
coerenza, sar coerente con il nostro sviluppo spirituale, per
questo motivo Paolo scrive: ... tutti infatti dobbiamo
comparire davanti al tribunale di Cristo, ciascuno per
ricevere la ricompensa delle opere compiute finch era nel
corpo, sia in bene che in male. ( 5, 10 ) e poich, poco prima
scrive: ... riceveremo un'abitazione da Dio, una dimora
eterna, non costruita da mani d'uomo, nei cieli... ( 5, 1 ),vale a dire il corpo, appare chiaro che questo il destino nostro:
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abiteremo in molti posti, evoluti spiritualmente o involuti, con un
corpo coerente con il nostro sviluppo spirituale. Il paradiso
appare quindi un insieme di luoghi, posti, abitati da esseri, da noi,
che hanno ricevuto un corpo abile ad agire in quel luogo.
Questo, sia nel bene che nel male. La qualit delle nostre
azioni sar testimonianza della qualit del nostro futuro. Ho
citato luoghi, posti, riferendomi ai posti di cui che Ges fece
cenno quando disse Nella casa del Padre mio vi sono molti
posti... ( Gv 14,2) .
In attesa di tutto questo, a consolazione ...e preferiamoandare in esilio dal corpo ed abitare presso il Signore...
( 5, 8 ) vale a dire che Paolo e chi, come lui, abile a tale cosa,
preferisce rifugiarsi nel Signore mediante la preghiera e la
conseguenza estasi che equivale ad una lontananza dal corpo.
Paolo continua sottolineando che chi in Cristo ormai uomo
nuovo grazie al ministero della riconciliazione operata mediantela conversione. E tutto si gioca entro questa fase: riconciliarsi a
Dio, per la sua grazia trasmessa mediante la morte e
resurrezione di Cristo, significa rinascere a vita nuova, anche se
abitiamo ancora in un vaso di creta. E in forza di questa
convinzione viva, vissuta sulla sua carne e nella sua carne che
Paolo esorta i Corinzi a rimanere fedeli al suo vangelo di
riconciliazione esortandoli con: ...non lasciatevi legare algioco estraneo agli infedeli... ( 6, 14 ) il gioco dell'iniquit e
quello che era proprio all'uomo vecchio. E questa esortazione
in funzione delle antiche promesse, parole profetizzate sin dai
tempi di Isaia, ma non comprese dal popolo ebraico e dalla classe
sacerdotale, quando venne il momento del compimento di dette
parole.
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SECONDA LETTERA AI CORINZI PAPIRO P46
Il Capitolo 8 e a seguire introduce la necessit dell'aiuto anche
economico, reciproco, e Paolo esorta i Corinzi ad aiutare chi
nella difficolt. E ricorda che assieme a Tito, stato inviato un
altro fratello, designato da tutte le comunit cristiane a
raccogliere il frutto della colletta per gestirla nei confronti dei
bisognosi e Paolo ci tiene a ricordare che lo zelo nello svolgere
questo compito pari all'evangelizzazione, servizio sacro com'
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sacro il servizio di raccolta fondi per i bisognosi.
Con il capitolo 11 Paolo mette in guardia i Corinzi a non
accogliere chiunque dica che venuto ad evangelizzare: ...se
infatti il primo venuto vi predica un Ges diverso da quello
che vi abbiamo predicato noi o se si tratta di ricevere uno
spirito diverso da quello che avete ricevuto o un altro vangelo
che non avete ancora sentito, voi siete ben disposti ad
accettarlo. Ora io ritengo di non essere inferiori a questisuperapostoli... ( 11, 4-5 ) Esisteva gi una corrente di
pensiero che poteva contrastare quella di Paolo!
Nello specifico, le parole ... vi predica un Ges diverso...
sono ancora attuali; pensiamo ai Testimoni di Geova: predicano
un Ges che non Dio fatto carne ( vedi GV1) ma che
addirittura l'arcangelo Michele!!! In fatto di predicazione, Paolo
e costretto ha sottolineare che non si sente inferiore, ma solocome predicazione. Sulla qualit del vangelo proclamato
diversamente da quello che lui presenta, Paolo, si esprimer poi
nella lettera ai Galati, come vedremo.
Il capitolo una serie di rimproveri che Paolo rivolge ai Corinzi,
chiedendo loro se quando venne tra loro venne per sfruttarli,
per vivere alle loro spalle e per vantarsi di se stesso, mentre neiconfronti di coloro, i superapostoli, che arrivano e con vanto
presentano il loro vangelo, cos si esprime : ...Lo faccio invece,
e lo far ancora, per troncare ogni pretesto per apparire
come noi in quello di cui si vantano. Questi sono falsi
apostoli, operai fraudolenti, che si mascherano da apostoli di
Cristo. Ci non fa meraviglia, perch anche satana si
maschera da angelo di luce... ( 11, 12-14 ).
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Cosicch Paolo ci tiene a sottolineare, poich geloso della sua
comunit, geloso di una gelosia divina, che anche lui, come i
superapostoli vanitosi ebreo; come loro della stirpe di
Abramo; come loro israelita, ma si considera molto pi di loro,
perch molto pi di loro sta soffrendo per la causa del Signore,
anche per aver ricevuto, sottolinea, dai Giudei i trentanove
colpi, ossia la punizione che inviterebbe il colpevole a non
macchiarsi pi del reato ascrittogli, in questo caso, per Paolo, si
tratta del reato proselitismo ad un credo non riconosciuto,
probabilmente.
Quindi anche Paolo deve, costretto a vantarsi, ma di un vantoche esalta la sua debolezza nella carne. Debole come un ladro
costretto a fuggire da una finestra a Damasco, perch
ricercato.
Ma la sua differenza, sostanziale rispetto agli altri predicatori,
per cui potrebbe vantarsi di questo, e non vorrebbe farlo se non
costretto come questa volta, sta nella specificit della suachiamata: ...Pur tuttavia verr alle visioni e alle rivelazioni
del Signore. Conosco un uomo ( lui stesso N.d.r.) in Cristo che,
quattordici anni fa se con il corpo o fuori dal corpo non lo
so, lo sa Dio fu rapito al terzo cielo... fu rapito in
paradiso e ud parole indicibili che non lecito ad alcuno
pronunziare. Di lui io non mi vanter. Di me stesso invece
non mi vanter fuorch delle mie debolezze... ( 12, 2-5 )Motivi di vanto Paolo ne avrebbe a iosa per quello che ha visto e
udito in paradiso, ma non lo far se non vantarsi delle proprie
debolezze, perch nella debolezza che la potenza di Dio ama
esaltarsi. Per quanto riguarda il sottolineare se la visione fu nel
corpo o fuori dal corpo, viene detto solo per far capire che
durante la visione, nella salita al terzo cielo, egli perse lacoscienza del corpo e se lo dice, probabilmente lo dice perch
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durante le visioni che i cristiani avevano per azione dello Spirito
Santo, qualcuno pose la questione, altrimenti non avrebbe alcun
senso sottolineare la cosa. Inoltre, se egli, dicendo che sal al
terzo cielo, il luogo del paradiso, allora possiamo, dobbiamo,
presumere la presenza di un primo e di un secondo cielo, luoghi
di grande evoluzione spirituale che fa convergere il pensiero, la
riflessione, a quanto detto a proposito del fatto che ...nella
casa del Padre mio vi sono molti posti...
E se Paolo sottolinea spesso che non ama vantarsi delle sue
capacit, della sua speciale chiamata, anche perch latentazione di farlo la sente forte, infatti, per non cadere nella
vanagloria: ...mi stata messa una spina nella carne, un
inviati di satana incaricato di schiaffeggiarmi, perch io non
vada in superbia... ( 12, 7 ). L'inviato di satana la sua spina:
Dio conosce il fondo del cuore di ognuno di noi e certe disgrazie,
certi avvenimenti, se visti nella maniera giusta assumono
l'aspetto di lezioni per crescere spiritualmente. Gli esami nonfiniscono mai!!!.
SAN PAOLO SCRIVE LE SUE LETTEREOpera di Valentin de Boulogne -XVI secolo
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Le parole del capitolo 13 suonano per i Corinzi come un
ultimatum: se ci sono questioni ora di risolverle davanti a due
o tre testimoni e se ancora si mostreranno diffidenti,
nonostante che questa sar la terza volta che Paolo si recher aCorinto, chiedendo ulteriori prove che Cristo lo ha mandato - e
qui contano, hanno influenzato, probabilmente le parole sentite
dai superapostoli vanagloriosi - Paolo, avverte, che non
perdoner pi.
Li invita ad esaminare se stessi se sono nella fede, ne hanno
ormai la capacit. La lettera si conclude con l'invito di Paolo atendere verso la perfezione.
Certo che a quei tempi occorrevano molte prove e molti
sforzi, oltre che la fondamentale opera dello Spirito, per
uscire da una millenaria abitudine pagana che ormai aveva
segnato la psich e il soma fino in fondo, condizionandone il
pneuma. Maran Tha!!
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Conversione di San Paolo da Caravaggio
Questa Prima versione non fu accettata dalla committenza
perch non ritenuta consona ai canoni espressivi in voga in
quel tempo: l'angelo era troppo umanizzato per poter essere
accettato come portatore di luce.
Allora Caravaggio fu costretto a farne un'altra, quella che
conosciamo come la pi famosa.