Riflessioni Sulla Seconda Lettera Ai Corinzi

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    Prefazione

    Le mie riflessioni sulle lettere di San Paolo non sono altro che

    riflessioni private, condivisibili o meno, ma condivise con tutti i

    lettori che accedono a SCRIBD: non sono oro colato, al massimo,

    in chi sente come me la necessit di rileggersi San Paolo,

    considerato il vero e unico fondatore delle basi cristiane della

    teologia della salvezza, possono stimolare ulteriori e proprieriflessioni, che potrebbero assurgere a considerazioni tali che

    sarebbe un peccato che rimanessero nel comodino.

    Rileggere o leggere per la prima volta le lettere di San Paolo

    cosa necessaria per non distaccarci dalla via della salvezza a

    causa di impegni mentali troppo pressanti e per uscire dai luoghicomuni che, l'abitudine a pensare in un certo modo usuale

    facilita: rappresenta, questo esercizio di riflessione.

    quell'attimo di silenzio necessario affinch sia mantenuta vigile

    e sveglia la mente oltre che il cuore nelle cose di Cristo. Nelle

    nostre cose.

    [email protected] parrocchiano. Uno tra i tanti

    mailto:[email protected]:[email protected]
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    Su San Paolo

    Cosa dire di Saulo o San Paolo che gi non si sappia?

    Originario di Tarso, antica citt dell'attuale Turchia,

    nacque tra il 5 e il 10 a.C. e mor a Roma attorno al 64-67

    d.C. sotto Nerone. Cittadino di Roma, Ebreo osservante,

    educato alla dottrina ebraica, secondo i Farisei, daGamaliele, sacerdote, si trov coinvolto nella

    persecuzione, esercitata e promossa dalla classe

    sacerdotale giudaica, contro le prime comunit cristiane.

    Andando a Damasco per questo, scopo venne investito da

    una luce fortissima dalla quale ud le famose parole:

    Saulo, Saulo, perch mi perseguiti? ; ne usctrasformato nella mente e nello spirito!! Era l'anno 36

    dell'era cristiana, quando inizi la sua predicazione che

    si concluse con la sua morte a Roma.

    Due parole sulla sua morte. Roma ospitava da tempo una

    nutrita comunit di ebrei, osservanti della legge mosaica,

    integrata nella societ di allora che, sembra, non abbiamai dato motivo di preoccupazione in riferimento

    all'ordine pubblico. Sotto l'Imperatore Claudio ( dal 41

    al 54 d.C. ) i seguaci della religione mosaica cominciarono

    a scontrarsi con gli ebrei convertiti al cristianesimo,

    causando problemi di ordine pubblico, ... a causa di un

    certo Chresto... come ci riferisce Tacito, fino a che,

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    Claudio, decise di cacciare da Roma tutti i giudei che,

    molto probabilmente, crebbero nel risentimento contro i

    cristiani, ritenendoli responsabili dei loro guai. Il 18

    luglio del 64, Roma si trov a combattere contro ilgrandioso incendio che la distrusse quasi del tutto;

    Nerone volle i responsabili e il Prefetto del Pretorio,

    Tigellino, si dette da fare per trovarli, anche se gli

    storici, contrari a Nerone, scriveranno che lo stesso

    incendio venne appiccato dallo stesso imperatore ( gli

    incendi in quell'epoca erano frequenti a causa dellecaratteristiche delle abitazioni: soppalchi di legno e

    vicinanza delle stesse. Bologna stessa fu distrutta da un

    incendio poco prima che Nerone salisse al trono

    imperiale). A questo tragico evento per la citt di Roma si

    lega, a mio parere, la lettera di Clemente Romano,

    quarto papa, che parlando di San Pietro, scrivendo aiCorinzi vent'anni dopo la sua morte, rifer che l'apostolo

    venne mandato a morte ...per invidia e per gelosia....

    Gelosia e invidia da parte di chi? La risposta non pu che

    trovarsi tra le comunit degli ebrei osservanti della legge

    mosaica, arrabbiati con i giudei cristiani e perch

    traditori della legge dei padri e perch motivo della lorocacciata da Roma. E' quindi verosimile pensare che sia

    Pietroche Paolo ( tra l'altro, quest'ultimo, fu ritenuto

    innocente dal Prefetto Afranio Burro, sostituito poi da

    Tigellino, dall'accusa di turbare l'ordine pubblico

    mossagli dai sacerdoti di Gerusalemme) vennero

    denunciati dagli ebrei romani probabilmente comeispiratori e quindi responsabili dell'incendio, procurando

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    loro la condanna a morte, liberandosi, al contempo, di due

    apostoli responsabili di molte conversioni tra i giudei e

    per i miracoli che fecero. Ecco la gelosia e l'invidia

    quindi. Nerone non fece alcuna persecuzione contro icristiani, (anche perch in quel tempo di loro si conosceva

    poco o nulla, e poi perch non sopportava il sangue: viet i

    giochi gladiatori, favorendo solo le corse dei cavalli e i

    giochi di esercizio fisico, di atletica, non finalizzati alla

    guerra e per questo inviso alla classe senatoriale

    aristocratica e antiellenista che arriv ad eliminareNerone come fece con Caligola Vedi Storia di Anzio a

    Fumetti. Dalle Origini a Nerone dello stesso autore,

    pubblicata da Arduino Sacco Editore ) cosicch, i

    cristiani, probabilmente, finirono per essere arrestati,

    oltre che per le denunce, le delazioni da parte della

    comunit ebrea, anche perch quelli che vennerocatturati confessarono di aver alimentato i focolai di

    incendio: molti tra loro, infatti, erano convinti che la fine

    del mondo, la venuta di Cristo, fosse imminente. E

    confessarono loro stessi questa colpa, pagando con la loro

    vita secondo la legge romana. Tacito sulle cause

    dell'incendio espresse forti dubbi sul ruolo di Nerone.Paolo fu decapitato e non crocifisso come gli altri, perch

    era cittadino romano.

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    Possibile identikit di Paolo di Tarso realizzato da un nucleo della

    polizia scientifica tedesca nel febbraio 2008 sulla base delledescrizioni contenute nelle pi antiche fonti storiche, con la

    commissione e consulenza dello studioso Michael Hesemann . Non

    sono stati esaminati i reperti ossei a lui attribuiti contenuti nel

    sepolcro presente nella Basilica romana di San Paolo fuori le

    mura

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    Seconda lettera ai Corinzi

    M'accingo a continuare le mie riflessioni e mi rendo conto come

    sia indispensabile, per la fede, tornare, di tanto in tanto, alle

    parole di Paolo. Sono la base teologica della nostra fede

    cristiano-cattolica e sono la difesa contro le devianze che

    giornalmente e instancabilmente, nuove dottrine, nuove

    proposte, nuovi punti di vista ci investono dei loro contenuti e ci

    disorientano. Riflettere sulle verit paoline, coerenti con il

    vangelo e in piena sintonia con gli altri contenuti biblici, sono lanostra arma di difesa. Anche se dobbiamo tener conto di una

    cosa altrettanto fondamentale: maggiore il nostro impegno a

    comprendere, pi insidiose o meglio dire, pi articolate, si fanno

    le proposte devianti. Spesso, mi sovvengono le parole che sono

    contenute nel libro di Siracide: Figlio, se ti presenti per

    servire il Signore preparati alla tentazione. (2, 1 ). Per questo

    occorre, a mio parere riflettere senza pretendere di cercare lecose difficili con pensieri complicati e arzigogolati, poich la

    sapienza umana e pallida cosa rispetto alla Sapienza divina, la

    quale pu essere solo rivelata e non scoperta per ragionamento.

    San Tommaso stesso, dottore della Chiesa, riferendosi ai suoi

    lavori di Teologia, ebbe a dire a coloro che lo spronavano, due

    anni prima della sua morte, di tornare a scrivere: le cose che

    mi son state rivelate rendono le cose che ho scritto ben poca

    cosa. Infatti dopo le visioni smise di insegnare e di scrivere.

    Riflettere sulle sacre scritture vuole essenzialmente dire:

    difendersi dalle devianze!

    Ma sono altres consapevole che questo vale solo per coloro

    che hanno la fede e che tramite essa hanno sviluppato una

    chiave di lettura sulla propria avventura esistenziale.

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    La Seconda lettera venne scritta attorno agli anni 54-57,

    mentre Corinto aveva avuto la visita di altri apostoli e

    evangelizzatori che non avevano una gran stima di Paolo, l'ultimo

    degli apostoli, colui che perseguit i cristiani. E Paolo mette in

    guardia i Corinzi da costoro, che potrebbero predicare un Cristo

    di verso da quello predicato da lui stesso.

    Nel primo capitolo, Paolo glorifica Dio in mezzo alle tribolazioni

    avute nel frattempo e giustifica che se non and a Corinto fu

    per non pesare, per non far pesare la sua presenza, poich:

    ...noi non intendiamo far da padroni sulla vostra fede;

    siamo invece collaboratori della vostra gioia, perch nellafede voi siete gi saldi. ( 1, 23-24 ).

    Il capitolo 2 una riflessione su argomenti che hanno

    rattristato Paolo e sembra che l'apostolo, riguardo alla

    questione che sta trattando, abbia gi scritto una lettera che

    non ci arrivata, scrive infatti: ...perci vi ho scritto in quei

    termini che voi sapete... ( 2, 3 ). La corrispondenza con i

    Corinzi fu molto pi ricca di quello che abbiamo ora. Paolo

    continua citando la causa di tale tristezza; egli parla di: ...per

    quel tale per gi sufficiente il castigo che gli stato

    versato... ( 2, 6 ) e invita la comunit a trattarlo con carit.

    Chiss cosa avr combinato quel tale.

    Il discorso che poi affronta, rapportandolo alla possibilit dicomprendere il disegno di salvezza di Dio mediante Cristo, Paolo

    col capitolo 3, un esporre il senso vero, in termini di Sapienza

    svelata, della luce che Dio impresse sul volto di Mos, il quale

    dovette coprirsi con un velo per evitare che gli ebrei di allora

    rimanessero accecati, da una luce che in fin dei conti era

    effimera, una pallida anticipazione della luce di Cristo. E quel

    velo la chiave di lettura del passo: il velo simbolo

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    dell'attesache venga svelata la realt di Cristo, vera luce.

    Paolo appare il solo apostolo in grado di dare giusta lettura ai

    libri veterotestamentari, alla luce di Cristo. Ma lo stesso

    Vangelo, quello predicato da Paolo, rimane a volte velato come

    il volto di Mos: ...se il nostro vangelo rimane velato, lo

    per coloro che si perdono, ai quali il dio di questo mondo ha

    accecato la mente incredula, perch non vedano lo splendore

    del glorioso vangelo di Cristo... ( 4, 3-4 ). Questo passo pone

    il problema della fede: se uno non ha fede non capir mai il

    vangelo la cui luce non aprir il suo intelletto. La conversione

    avviene attraverso la fede che permette alla psich, allafunzione mentale, di aprirsi alla luce dell'azione dello Spirito.

    Paolo prosegue, indicando che la potenza dello Spirito si

    manifesta nei suoi servitori quanto pi debole la carne e

    laddove sofferenza. ...Per noi abbiamo questo tesoro in

    vasi di creta, perch appaia che questa potenza

    straordinaria viene da Dio e non da noi... ( 4, 7 ). Appare

    anche vero che la debolezza della carne, la realt del corpo

    umano, oggi conosciuto a fondo da tutti i punti di vista, in

    grado di manifestare la potenza di Dio. Questo perch siamo

    fatti a Sua immagina e somiglianza: il corpo, il vaso di creta

    che ospita la straordinaria potenza divina. E questo potenza

    Paolo la sperimenta quotidianamente su se stesso e in stesso e

    quello che dice quello che prova, che sperimenta. Ed invita iCorinzi a fissare lo sguardo sulle cose invisibili, perch eterne.

    Il corpo diventa la ragione della lontananza da Dio; il corpo la

    ...nostra abitazione sulla terra... ( 5, 1 ). In Paolo, il corpo

    acquista la sua definitiva funzione: lo strumento del Pneuma

    e della psich, quello che saremo noi dopo la dipartita, per

    agire sul piano terrestre.

    Il corpo non siamo noi, ma il nostro rivestimento terreno, la

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    causa della lontananza da Dio, perch impedisce la sua visione

    tanto da desiderare di distaccarcene: ...siamo sempre pieni di

    fiducia e sapendo che finch abitiamo nel corpo siamo in

    esilio lontano dal Signore... ( 5, 6 ) e questo appare vero

    come vero che noi non siamo il corpo, come pensano i non

    credenti. Questo concetto sposta l'attenzione sulla nostra

    realt, che essendo commisurata con questo mondo, chiamiamo

    impropriamente spirituale. Diciamo che, noi siamo esseri

    concreti in un mondo sensoriale che ostruisce, impedisce la

    comprensione dell'unit creativa. Potremmo azzardare dicendo

    che il mondo sensoriale, per necessit offusca la visione totaledella creazione: infatti noi non potremmo vedere

    contemporaneamente le cose visibili ai sensi e le cose invisibili

    agli stessi. E' la natura fisiologica del copro a dettare questa

    legge fisica, la quale, nella prospettiva storica, ha condizionato la

    mente e lo spirito; condizione naturale che ha finito per dettare

    dottrine filosofiche, le pi disparate, sulla struttura

    dell'universo. In questa condizioni di viventi terrestri, solo lapotenza di Dio, il Suo Spirito, pu rivelarci la realt

    preannunciata dal Vangelo, la nuova visione della cosmogonia

    evangelica. Nonostante tutto, noi, ma non saremo mai privi di

    corpo. Lasciato per via naturale ( la morte, che S. Francesco

    chiamava come sora nostra morte corporale ) il mondo

    sensoriale, verremo poi rivestiti con un altro corpo, che avr

    coerenza, sar coerente con il nostro sviluppo spirituale, per

    questo motivo Paolo scrive: ... tutti infatti dobbiamo

    comparire davanti al tribunale di Cristo, ciascuno per

    ricevere la ricompensa delle opere compiute finch era nel

    corpo, sia in bene che in male. ( 5, 10 ) e poich, poco prima

    scrive: ... riceveremo un'abitazione da Dio, una dimora

    eterna, non costruita da mani d'uomo, nei cieli... ( 5, 1 ),vale a dire il corpo, appare chiaro che questo il destino nostro:

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    abiteremo in molti posti, evoluti spiritualmente o involuti, con un

    corpo coerente con il nostro sviluppo spirituale. Il paradiso

    appare quindi un insieme di luoghi, posti, abitati da esseri, da noi,

    che hanno ricevuto un corpo abile ad agire in quel luogo.

    Questo, sia nel bene che nel male. La qualit delle nostre

    azioni sar testimonianza della qualit del nostro futuro. Ho

    citato luoghi, posti, riferendomi ai posti di cui che Ges fece

    cenno quando disse Nella casa del Padre mio vi sono molti

    posti... ( Gv 14,2) .

    In attesa di tutto questo, a consolazione ...e preferiamoandare in esilio dal corpo ed abitare presso il Signore...

    ( 5, 8 ) vale a dire che Paolo e chi, come lui, abile a tale cosa,

    preferisce rifugiarsi nel Signore mediante la preghiera e la

    conseguenza estasi che equivale ad una lontananza dal corpo.

    Paolo continua sottolineando che chi in Cristo ormai uomo

    nuovo grazie al ministero della riconciliazione operata mediantela conversione. E tutto si gioca entro questa fase: riconciliarsi a

    Dio, per la sua grazia trasmessa mediante la morte e

    resurrezione di Cristo, significa rinascere a vita nuova, anche se

    abitiamo ancora in un vaso di creta. E in forza di questa

    convinzione viva, vissuta sulla sua carne e nella sua carne che

    Paolo esorta i Corinzi a rimanere fedeli al suo vangelo di

    riconciliazione esortandoli con: ...non lasciatevi legare algioco estraneo agli infedeli... ( 6, 14 ) il gioco dell'iniquit e

    quello che era proprio all'uomo vecchio. E questa esortazione

    in funzione delle antiche promesse, parole profetizzate sin dai

    tempi di Isaia, ma non comprese dal popolo ebraico e dalla classe

    sacerdotale, quando venne il momento del compimento di dette

    parole.

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    SECONDA LETTERA AI CORINZI PAPIRO P46

    Il Capitolo 8 e a seguire introduce la necessit dell'aiuto anche

    economico, reciproco, e Paolo esorta i Corinzi ad aiutare chi

    nella difficolt. E ricorda che assieme a Tito, stato inviato un

    altro fratello, designato da tutte le comunit cristiane a

    raccogliere il frutto della colletta per gestirla nei confronti dei

    bisognosi e Paolo ci tiene a ricordare che lo zelo nello svolgere

    questo compito pari all'evangelizzazione, servizio sacro com'

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    sacro il servizio di raccolta fondi per i bisognosi.

    Con il capitolo 11 Paolo mette in guardia i Corinzi a non

    accogliere chiunque dica che venuto ad evangelizzare: ...se

    infatti il primo venuto vi predica un Ges diverso da quello

    che vi abbiamo predicato noi o se si tratta di ricevere uno

    spirito diverso da quello che avete ricevuto o un altro vangelo

    che non avete ancora sentito, voi siete ben disposti ad

    accettarlo. Ora io ritengo di non essere inferiori a questisuperapostoli... ( 11, 4-5 ) Esisteva gi una corrente di

    pensiero che poteva contrastare quella di Paolo!

    Nello specifico, le parole ... vi predica un Ges diverso...

    sono ancora attuali; pensiamo ai Testimoni di Geova: predicano

    un Ges che non Dio fatto carne ( vedi GV1) ma che

    addirittura l'arcangelo Michele!!! In fatto di predicazione, Paolo

    e costretto ha sottolineare che non si sente inferiore, ma solocome predicazione. Sulla qualit del vangelo proclamato

    diversamente da quello che lui presenta, Paolo, si esprimer poi

    nella lettera ai Galati, come vedremo.

    Il capitolo una serie di rimproveri che Paolo rivolge ai Corinzi,

    chiedendo loro se quando venne tra loro venne per sfruttarli,

    per vivere alle loro spalle e per vantarsi di se stesso, mentre neiconfronti di coloro, i superapostoli, che arrivano e con vanto

    presentano il loro vangelo, cos si esprime : ...Lo faccio invece,

    e lo far ancora, per troncare ogni pretesto per apparire

    come noi in quello di cui si vantano. Questi sono falsi

    apostoli, operai fraudolenti, che si mascherano da apostoli di

    Cristo. Ci non fa meraviglia, perch anche satana si

    maschera da angelo di luce... ( 11, 12-14 ).

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    Cosicch Paolo ci tiene a sottolineare, poich geloso della sua

    comunit, geloso di una gelosia divina, che anche lui, come i

    superapostoli vanitosi ebreo; come loro della stirpe di

    Abramo; come loro israelita, ma si considera molto pi di loro,

    perch molto pi di loro sta soffrendo per la causa del Signore,

    anche per aver ricevuto, sottolinea, dai Giudei i trentanove

    colpi, ossia la punizione che inviterebbe il colpevole a non

    macchiarsi pi del reato ascrittogli, in questo caso, per Paolo, si

    tratta del reato proselitismo ad un credo non riconosciuto,

    probabilmente.

    Quindi anche Paolo deve, costretto a vantarsi, ma di un vantoche esalta la sua debolezza nella carne. Debole come un ladro

    costretto a fuggire da una finestra a Damasco, perch

    ricercato.

    Ma la sua differenza, sostanziale rispetto agli altri predicatori,

    per cui potrebbe vantarsi di questo, e non vorrebbe farlo se non

    costretto come questa volta, sta nella specificit della suachiamata: ...Pur tuttavia verr alle visioni e alle rivelazioni

    del Signore. Conosco un uomo ( lui stesso N.d.r.) in Cristo che,

    quattordici anni fa se con il corpo o fuori dal corpo non lo

    so, lo sa Dio fu rapito al terzo cielo... fu rapito in

    paradiso e ud parole indicibili che non lecito ad alcuno

    pronunziare. Di lui io non mi vanter. Di me stesso invece

    non mi vanter fuorch delle mie debolezze... ( 12, 2-5 )Motivi di vanto Paolo ne avrebbe a iosa per quello che ha visto e

    udito in paradiso, ma non lo far se non vantarsi delle proprie

    debolezze, perch nella debolezza che la potenza di Dio ama

    esaltarsi. Per quanto riguarda il sottolineare se la visione fu nel

    corpo o fuori dal corpo, viene detto solo per far capire che

    durante la visione, nella salita al terzo cielo, egli perse lacoscienza del corpo e se lo dice, probabilmente lo dice perch

  • 8/3/2019 Riflessioni Sulla Seconda Lettera Ai Corinzi

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    durante le visioni che i cristiani avevano per azione dello Spirito

    Santo, qualcuno pose la questione, altrimenti non avrebbe alcun

    senso sottolineare la cosa. Inoltre, se egli, dicendo che sal al

    terzo cielo, il luogo del paradiso, allora possiamo, dobbiamo,

    presumere la presenza di un primo e di un secondo cielo, luoghi

    di grande evoluzione spirituale che fa convergere il pensiero, la

    riflessione, a quanto detto a proposito del fatto che ...nella

    casa del Padre mio vi sono molti posti...

    E se Paolo sottolinea spesso che non ama vantarsi delle sue

    capacit, della sua speciale chiamata, anche perch latentazione di farlo la sente forte, infatti, per non cadere nella

    vanagloria: ...mi stata messa una spina nella carne, un

    inviati di satana incaricato di schiaffeggiarmi, perch io non

    vada in superbia... ( 12, 7 ). L'inviato di satana la sua spina:

    Dio conosce il fondo del cuore di ognuno di noi e certe disgrazie,

    certi avvenimenti, se visti nella maniera giusta assumono

    l'aspetto di lezioni per crescere spiritualmente. Gli esami nonfiniscono mai!!!.

    SAN PAOLO SCRIVE LE SUE LETTEREOpera di Valentin de Boulogne -XVI secolo

  • 8/3/2019 Riflessioni Sulla Seconda Lettera Ai Corinzi

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    Le parole del capitolo 13 suonano per i Corinzi come un

    ultimatum: se ci sono questioni ora di risolverle davanti a due

    o tre testimoni e se ancora si mostreranno diffidenti,

    nonostante che questa sar la terza volta che Paolo si recher aCorinto, chiedendo ulteriori prove che Cristo lo ha mandato - e

    qui contano, hanno influenzato, probabilmente le parole sentite

    dai superapostoli vanagloriosi - Paolo, avverte, che non

    perdoner pi.

    Li invita ad esaminare se stessi se sono nella fede, ne hanno

    ormai la capacit. La lettera si conclude con l'invito di Paolo atendere verso la perfezione.

    Certo che a quei tempi occorrevano molte prove e molti

    sforzi, oltre che la fondamentale opera dello Spirito, per

    uscire da una millenaria abitudine pagana che ormai aveva

    segnato la psich e il soma fino in fondo, condizionandone il

    pneuma. Maran Tha!!

  • 8/3/2019 Riflessioni Sulla Seconda Lettera Ai Corinzi

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    Conversione di San Paolo da Caravaggio

    Questa Prima versione non fu accettata dalla committenza

    perch non ritenuta consona ai canoni espressivi in voga in

    quel tempo: l'angelo era troppo umanizzato per poter essere

    accettato come portatore di luce.

    Allora Caravaggio fu costretto a farne un'altra, quella che

    conosciamo come la pi famosa.