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Riunione Unitel 4 settembre 2015 PRESENTI: 1) Benedetti Piarangelo – presidente 2) Antonio Gnecchi 3) Pasinetti G. Pietro 4) Roberto Bergamini 5) Fongaro G.P. 6) Cardellino Alessandra 7) Battista Bosetti 8) Candida Sala 9) Angiolino Calzoni 10) Claudia Mabellini 11) Roberto Mazzoletti 12) Luca Facchetti 13) Ugo Valetti 14) Cesare Bertocchi 15) Bonetti 16) Messali Manuela 17) Corrado martinelli 18) M. Grazia 19) Messali Manuela Presente Capra Ferdinando dell’Ance di Brescia per trattare il primo punto all’OdG. Argomenti trattati: 1) LL.PP. novità, aggiornamenti, chiarimenti e Informazioni. Gli argomenti trattati sono illustrati nell’ Allegato “ A 2) Da trattare con i colleghi, come da documenti già trasmessi: Allegato “ B” a) Sintesi delle attività edilizie a seguito del decreto “Sblocca Italia” (Legge n. 164/2014) b) Sintesi sentenza Consiglio di Stato, sez. IV, 7 aprile 2015, n. 1763 (differenza tra ristrutturazione e nuova costruzione), c) Approfondimento degli interventi di ristrutturazione urbanistica ed edilizia, d) Applicazione costo di costruzione per interventi di ristrutturazione edilizia mediante demolizione e ricostruzione, e) Applicazione oneri di urbanizzazione per interventi di ristrutturazione edilizia mediante demolizione e ricostruzione, f) Termini dei titoli abilitativi, g) Qualificazione tecnico-giuridica degli interventi edilizi (compreso la modifica dei prospetti). N.B. Come d’accordo, nel prossimo incontro dovranno pervenire al geom. Gnecchi le osservazioni, le segnalazioni di incongruenze o gli errori contenuti nel testo degli argomenti trattati negli allegati “B”, lettere d), e), f) e g), che rivestono notevole importanza al fine della qualificazione tecnico giuridica degli interventi edilizi e conseguente onerosità o meno degli stessi. 3) Da segnalare ai colleghi: a) Dal notiziario ANCE n. 7/2015: Tributi: tassazione della cessione di aree ed opere di urbanizzazione a scomputo degli oneri concessori,

Riunione Unitel 4 settembre 2015 Unitel 4 settembre 2015-1.pdf · Il testo del decreto non è affatto chiaro, tanto che, a detta proprio del collega, neppure l’ASL locale non riesce

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Riunione Unitel 4 settembre 2015

PRESENTI:1) Benedetti Piarangelo – presidente2) Antonio Gnecchi 3) Pasinetti G. Pietro4) Roberto Bergamini5) Fongaro G.P.6) Cardellino Alessandra7) Battista Bosetti8) Candida Sala 9) Angiolino Calzoni10) Claudia Mabellini11) Roberto Mazzoletti12) Luca Facchetti13) Ugo Valetti14) Cesare Bertocchi15) Bonetti16) Messali Manuela17) Corrado martinelli18) M. Grazia 19) Messali Manuela

Presente Capra Ferdinando dell’Ance di Brescia per trattare il primo punto all’OdG.

Argomenti trattati:1) LL.PP. – novità, aggiornamenti, chiarimenti e Informazioni.

Gli argomenti trattati sono illustrati nell’Allegato “A”

2) Da trattare con i colleghi, come da documenti già trasmessi: Allegato “B”a) Sintesi delle attività edilizie a seguito del decreto “Sblocca Italia” (Legge n. 164/2014)b) Sintesi sentenza Consiglio di Stato, sez. IV, 7 aprile 2015, n. 1763 (differenza tra

ristrutturazione e nuova costruzione),c) Approfondimento degli interventi di ristrutturazione urbanistica ed edilizia,d) Applicazione costo di costruzione per interventi di ristrutturazione edilizia mediante

demolizione e ricostruzione,e) Applicazione oneri di urbanizzazione per interventi di ristrutturazione edilizia mediante

demolizione e ricostruzione,f) Termini dei titoli abilitativi,g) Qualificazione tecnico-giuridica degli interventi edilizi (compreso la modifica dei

prospetti).N.B. Come d’accordo, nel prossimo incontro dovranno pervenire al geom. Gnecchi leosservazioni, le segnalazioni di incongruenze o gli errori contenuti nel testo degliargomenti trattati negli allegati “B”, lettere d), e), f) e g), che rivestono notevoleimportanza al fine della qualificazione tecnico giuridica degli interventi edilizi econseguente onerosità o meno degli stessi.

3) Da segnalare ai colleghi:a) Dal notiziario ANCE n. 7/2015:

Tributi: tassazione della cessione di aree ed opere di urbanizzazione a scomputo degli oneri concessori,

LL.PP. Bando per l’acquisizione della qualifica di restauratore, Giurisprudenza: profili della verifica di anomalia, Urbanistica: è illegittimo il rigetto del titolo abilitativo quando sono pagati gli oneri, Si al permesso di costruire in deroga per edifici privati ritenuti di interesse pubblico

dall’Amministrazione. Modulistica unica per impianti di produzione di energia rinnovabile – in edilizia libera.

b) Dalla rivista “L’ufficio Tecnico” di luglio-agosto 2015: (Allegato “C“) Ambiente – vincolo paesaggistico e abusi edilizi La recente determinazione n. 4/2015 ANAC sull’affidamento dei servizi di

architettura e ingegneria (sintesi) Rassegna di giurisprudenza, Le domande dei lettori e le risposte degli esperti.

c) Prestazione energetica degli edifici: Il 15 luglio sono stati pubblicati i tre decreti cheaggiornano le modalità di calcolo della prestazione energetica degli edifici, le regole perla relazione tecnica di progetto e le linee guida per la redazione del nuovo APE.I nuovi decreti entreranno in vigore da 1° ottobre 2015

4) Da distribuire ai colleghi: (Allegato “ D”)a) Rassegna stampa Asmel n. 109 del 18 giugno 2015b) Circolare A.T. 22 giugno 2015 – Notiziario dal 15 al 20 giugno 2015c) Circolare A.T. 17 luglio 2015 - Certificato ultimazione Lavori – penalid) Rassegna stampa Asmel n. 113 del 16 luglio 2015,e) Circolare A.T. 20 luglio 2015 - Notiziario dal 13 al 18 luglio 2015,f) Rassegna stampa Asmel n. 114 del 21 luglio 2015,g) Circolare A.T. 24 luglio 2015 - Collaudo e certificato regolare esecuzione.h) Circolare A.T. 31 luglio 2015 - Collaudo,i) Circolare A.T. 1 agosto 2015 - Notiziario,j) Circolare A.T. 29 luglio 2015 - Bonifica siti inquinati,l) Gazzetta Informa del 22 luglio 2015,m) Circolare A.T. 27 agosto 2015 - Processo verbale di visitan) Circolare A.T. 24 agosto 2015 - Notiziarioo) Circolare A.T. 31 agosto 2015 - Notiziario.p) Note a margine del Convegno Unitel del 4 giugno 2015 sulla LR n. 31/2014.

5) Quesiti dei colleghia) geom. Sala: conferma sull’applicazione degli standard urbanistici inerenti un piano direcupero che riguarda immobili con parti residenziali e una parte agricola.In applicazione ai principi generali, le aree per attrezzature e servizi pubblici che competono alPR, devono tener conto della situazione preesistente e di quella prevista dal progetto risultantedal PR.Gli standard dei quali è legalmente imponibile la cessione gratuita al comune in relazione almaggior peso insediativo e ai nuovi insediamenti, risulta dalla differenza a conguaglio positivo.Nel caso di impossibilità tecnica a recuperare la stessa differenza (o parte) può esseremonetizzata.b) geom. Facchetti: chiarimenti in ordine all’applicazione del comma 3.10.5 del decreto n. 173del 19 marzo 2015 del direttore generale ASL di Brescia, circa gli allevamenti esistenti edinterventi di riconversione e trasferimento che si trovano all’interno delle distanze minimestabilite dalla tabella allegata.Il testo del decreto non è affatto chiaro, tanto che, a detta proprio del collega, neppure l’ASLlocale non riesce ha dare una risposta certa.Sembrerebbe comunque che:- il primo comma ammetta interventi edilizi (quindi anche ampliamenti di aziende agricole

mediante variazione del carico di peso vivo ed il numero di capi autorizzati) purché venganorealizzati ad una distanza maggiore di quella attuale, e sempre che per tali interventi sianoadottate le migliori tecnologie disponibili,

- il secondo comma ammetta interventi di ampliamento solo se finalizzati all’adeguamentodel benessere animale, senza variare il carico di peso vivo ed il numero di capi autorizzati,e purché legate all’adeguamento alle norme sul benessere animale.

Allegato “A“

Il sig. Capra ha illustrato brevemente i seguenti argomenti che troveremo riportati nel prossimonumero del notiziario ANCE:1) Chi deve firmare i documenti per la gestione di un lavoro pubblico,2) L’obbligo di inserire nell’offerta l’importo degli oneri di sicurezza aziendali determinatidall’impresa,3) Anche per il Ministero del Lavoro l’impresa che assume lavorazioni edili deve essere iscrittaalla cassa edile,4) Contributo in sede di gara per presentare l’offerta: l’ANAC conferma per il 2015 le tariffesinora in vigore,5) Centrali di committenza dei comuni non capoluogo – obbligo per gli appalti differito al 1novembre 2015,6) La P.A. potrà effettuare le verifiche delle “comunicazioni antimafia” tramite il nuovo servizio“SI.CE.ANT:”7) Rassegna di Giurisprudenza:a) La scelta della P.A. di attivare il procedimento di verifica dell’anomalia è ampiamentediscrezionale – la valutazione deve essere globale e sintetica fra le più recenti: Consiglio diStato, Sez. VI, n. 2662 del 26 maggio 2015, Sez. V, n. 2274 del 6 maggio 2015),b) L’impossibilità di ottenere il passoe configura una carenza documentale non “essenziale”(quindi non soggetta a sanzione) (TAR Lazio . Roma, sez. II-bis, n. 10753 del 7 agosto 2015)c) La qualificazione SOA deve permanere anche durante l’esecuzione (Consiglio di Stato, sent.n. 8 del 20 luglio 2015),d) Nell’appalto a corpo il prezzo è invariabile e non ha relazione con il computo metrico(Cassazione civile, sez. I, n. 5262 del 17 marzo 2015).e) Facoltà di non aggiudicazione di offerte non convenienti o idonee (Consiglio di Stato, sez. V,n. 3721 del 28 luglio 2015),f) L’avvalimento non può essere solo formale ma deve consistere in un impegno chiaro econcreto a prestare risorse e apparato organizzativo in tutte le parti che qualificanol’attribuzione del requisiti di cui ci si avvale (Consiglio di Stato, sez. III, n. 3390 del 7 luglio2015).

Allegato “B a)“

SINTESI DELLLE ATTIVITA’ EDILIZIE A SEGUITO DEL DECRETO“SBLOCCA ITALIA” ( L. n. 164/2014)

PRIMA DELLA CURAAttività edilizia libera Permesso di costruire* Dia Comunicazione per cambi d’uso senza opere* (obbligatorio solo per nuove costruzioni in zona agricola, cambi di destinazione d’uso con osenza opere per la realizzazione di attrezzature religiose e centri sociali)

CURAModifica dell’art. 6 del Testo unico dell’edilizia(dopo gli indirizzi della Regione, la l.r. n. 3/2011 ha modificato l’art. 103 della l.r. n.12/2005: l’art. 6 non è più tra le norme disapplicate, ed è stato abrogato il comma 2 dell’art. 33 l.r. n. 12/2005)Modifica art. 41 comma 2 della legge regionale n. 12/2005 (l.r. n. 3/2011 – varianti in corsod’opera)Modifica dell’art. 19 della legge n. 241/1990 - art. 49 legge n. 122/2010(Nota del Ministero della Semplificazione in data 14 settembre 2010; Comunicato della RegioneLombardia in data 8 ottobre 2010; ora art. 5 della legge n. 106 del 2011 – interpretazioneautentica)Modifica art. 41 comma 1 della legge regionale n. 12/2005 (l.r. n. 4/2012: facoltatività dellascia)Ulteriori modifiche TUE (art. 3,6, ecc. ecc.) del D. L. 12 settembre 2014 n. 133 convertito conmodifiche dalla legge n. 164/2014

DOPO LA CURA Attività edilizia libera Comunicazione di inizio lavori* Comunicazione asseverata* Scia** (l.r. n. 4/2012) Dia** Permesso di costruire** Comunicazione di eseguita attività** (l.r. n. 3/2011- mod. art. 41 c.2) Comunicazione per cambio d’uso senza opere** Titoli obbligatori** Titoli facoltativiN.B. Per alcuni titoli, l’ambito è definito da elenchi; per gli altri, l’ambito è definito residualmente.

FACOLTATIVITA’La scia è facoltativa rispetto alla dia per gli interventi che fanno parte del suo ambito diapplicazione La dia è facoltativa rispetto alla scia e al permesso di costruire, salvo i casi di pdc obbligatorio Il pdc è facoltativo rispetto alla dia Tutto rimane come nel regime regionale previgente alla scia, tranne quando si voglia utilizzarela scia

ATTIVITA’ EDILIZIA LIBERAArt. 6 comma 1 TUE (non più disapplicato dall’art. 103 l.r. n. 12/2005)•Interventi di manutenzione ordinaria ivi compresi gli interventi di installazione delle pompe dicalore aria-aria di potenza termica utile nominale inferiore a 12 kW;•Interventi volti all’eliminazione di barriere architettoniche che non comportino la realizzazione dirampe o di ascensori esterni, ovvero di manufatti che alterino la sagoma dell’edificio

•Le opere temporanee per attività di ricerca nel sottosuolo che abbiano carattere geognostico,ad esclusione di attività di ricerca di idrocarburi, e che siano eseguite in aree esterne al centroedificato•I movimenti di terra strettamente pertinenti all’esercizio dell’attività agricola e le pratiche agro-silvo-pastorali, compresi gli interventi su impianti idraulici agrari•Le serre mobili stagionali, sprovviste di strutture in muratura, funzionali allo svolgimento delleattività agricole•Installazione di depositi dei gas di petrolio liquefatti di capacità complessiva non superiore a 13mc (art. 17 D. Lgs. n. 128/2006)

COMUNICAZIONE INIZIO LAVORIArt. 6 comma 2 TUE esclusa lettere a) ed e-bis)• Le opere dirette a soddisfare obiettive esigenze contingenti e temporanee e ad essereimmediatamente rimosse al cessare della necessità e, comunque, entro un termine nonsuperiore a novanta giorni• Le opere di pavimentazione e di finitura degli spazi esterni, anche per aree di sosta, che sianocontenute entro l’indice di permeabilità, ove stabilito dallo strumento urbanistico comunale, ivicompresa la realizzazione di intercapedini interamente interrate e non accessibili, vasche diraccolta delle acque, locali tombati• I pannelli solari, fotovoltaici, a servizio degli edifici, da realizzare al di fuori della zona A• Le aree ludiche senza fini di lucro e gli elementi di arredo delle aree pertinenziali degli edifici

COMUNICAZIONE INIZIO LAVORI ASSEVERATAArt. 6 comma 2 lettera a) ed e-bis)Gli interventi di manutenzione straordinaria si cui all’art. 3 comma 1 lettera b), ivi compresal’apertura di porte interne o lo spostamento di pareti interne, sempre che non riguardino le partistrutturali dell’edificio (soppresso: non comportino aumento del numero delle unità immobiliari enon implichino incremento dei parametri urbanistici)N.B. Interventi di manutenzione straordinaria di cui all’art. 3 Tue e non dell’art. 27 leggeregionale n. 12/2005. La conclusione è che per lams ci possono essere tre titoli: comunicazioneasseverata, scia e dia…le modifiche interne di carattere edilizio sulla superficie coperta dei fabbricati adibiti adesercizio d’impresa, sempre che non riguardino le parti strutturali, ovvero le modifiche delladestinazione d’uso dei locali adibiti ad esercizio d’impresa.

SCIA, DIA e PDC IN LOMBARDIA: SINTESI«Ferma restando l’applicabilità» della scia, tutti gli interventi possono essere realizzati con dia opdc, salvo i casi di pdc obbligatorio. La scia diventa facoltativa («applicabilità»): può essere utilizzata in luogo della dia. Quindi la dia può continuare ad essere utilizzata come nel regime regionale precedente allascia Dia e pdc rimangono facoltativamente utilizzabili (salvo i casi di pdc obbligatorio)

SCIA, AMBITO DI APPLICAZIONE (1)Sono assoggettabili a scia gli interventi già assoggettati a dia dall’art. 22 comma 1 TUE, ovverotutti gli interventi ad esclusione di quelli indicati nell’art.10 e dall’art. 6 TUE).Sono dunque esclusi (per quanto riguarda l’art. 10):•Gli interventi di nuova costruzione•Gli interventi di ristrutturazione urbanistica•Gli interventi di ristrutturazione edilizia che portino ad un organismo edilizio in tutto o in partediverso dal precedente e che comportino modifiche della volumetria complessiva degli edifici odei prospetti (sostituisce: aumento delle unità immobiliari, modifiche del volume, della sagoma,dei prospetti e delle superfici), ovvero che, limitatamente agli immobili compresi nelle zoneomogenee A, comportino mutamenti della destinazione d’uso

SCIA, AMBITO DI APPLICAZIONE (2)Sono dunque assoggettabili a scia, tra gli altri: Gli interventi di manutenzione straordinaria “pesante”, cioè eccedenti quelli dell’art. 6, macompresi nell’art. 3 comma 1 lettera b (ad es. parti strutturali – no cambio d’uso) interventi di restauro e di risanamento conservativo interventi di ristrutturazione edilizia “leggera” (sotto la soglia dell’art. 10 TUE)

SCIA, AMBITO DI APPLICAZIONE (3)In realtà, l’ambito di applicazione della scia non è definito, dalle norme, attraverso elenchi.Per decidere se un intervento ricade nell’ambito di applicazione della scia, bisogna risponderealla domanda che segue:era assoggettato a dia dall’art. 22 TUE e oggi non rientra nell’art. 6?Quindi, per fare qualche esempio, anche le pertinenze, le demolizioni, le recinzioni, ecc.NB. Rimane comunque in Lombardia la facoltà di utilizzare la scia e non l’obbligo.

DIAPer effetto dell’art. 5 della legge n. 106/2011 e dell’art. 41 della l.r. n. 12/2005 sonoassoggettabili a dia facoltativa (alternativaalla scia e al permesso di costruire) tutti gli interventi con esclusione dei due interventi che lalegge regionale n. 12/2005 subordina a permesso di costruire obbligatorio.

DIA/SCIASono parenti strettissimi (entrambi titoli in autocertificazione) La scia è efficace dal momento della presentazione, la dia trascorsi 30 giorni Dia: entro 30 giorni eventuale ordine di non eseguire i lavori, dopo i 30 giorni il titolo si forma esi può eventualmente annullare (dichiarazione di insussistenza dei requisiti per la formazionedel titolo) Scia: entro 30 giorni eventuale divieto di prosecuzione dell’attività e rimozione effetti, se nonpossibile conformazione; dopo i 30 giorni eventuale annullamento.

PERMESSO DI COSTRUIRESulla base della legge regionale n. 12/2005 sono assoggettati obbligatoriamente apermesso di costruire:•Le nuove costruzioni nelle zone agricole•I cambi di destinazione d’uso con o senza opere edilizie per la realizzazione di luoghi di culto ecentri sociali

COMUNICAZIONE DI ESEGUITA ATTIVITA’Art. 41 comma 2 legge regionale n. 12/2005Sono assoggettate a comunicazione di eseguita attività:Le varianti in corso d’opera che non incidono sugli indici urbanistici e le volumetrie, nonmodificano la destinazione d’uso, non alterano la sagoma,non violano prescrizioni.NB: si vedano commi 2 e 2 bis art. 22 TUE come riscritti dalla legge n. 164/2014, anche se nonapplicabili in Lombardia (sono norme di procedura, non di principio e l’art. 22 è disapplicato).In ogni caso, i commi 2 e 2 bis sono, presi insieme, un grande pasticcio …

COMUNICAZIUONE PER CAMBIO D’USO SENZA OPERECambio di destinazione d’uso senza opere (esclusi i casi in cui è obbligatorio ilpermesso di costruire)

SCIA E VINCOLI PAESAGGISTICILa scia si può utilizzare, per i profili edilizi, anche negli ambiti assoggettati a vincolopaesaggistico (vedi nota del Ministero del 14 settembre 2010 e art. 5 legge n. 106/2011)Nulla però dice l’art. 19 della legge n. 241/1990 sulla procedura, che dobbiamo allora“inventarci” in analogia a quanto succede con la dia Alla scia deve essere allegata l’autorizzazione paesaggistica, ordinaria o semplificata.Quando la competenza paesaggistica è del Comune, scia e domanda di autorizzazionepaesaggistica possono essere presentate insieme, ma la scia diventa efficace a seguito delrilascio dell’autorizzazione paesaggistica e della sua efficacia (ora subito sia per leautorizzazioni semplificate sia per le autorizzazioni ordinarie).

ONEROSITA’ MANUTENZIONE STRAORDINARIA (???)Art. 17 comma 4 TUE«Per gli interventi da realizzare su immobili di proprietà dello Stato, nonché per gliinterventi di manutenzione straordinaria di cui all’articolo 6 comma 2 lettera a), qualoracomportanti aumento del carico urbanistico, il contributo di costruzione è commisurato allaincidenza delle sole opere di urbanizzazione, purchè ne derivi un aumento della superficiecalpestabile».Ma quando mai la ms (nella definizione del TUE) produce aumento del carico urbanistico oaumento della superficie calpestabile???Per non dire che la norma escluderebbe la ms che riguarda parti strutturali, oltre che ilrisanamento conservativo ….E fermo restando che la legge regionale (art. 43 comma 1) disciplina organicamente il temadell’onerosità, prevedendo esplicitamente l’onerosità esclusivamente delle nuove costruzioni,delle ristrutturazioni e dei cambi d’uso con aumento del carico urbanistico (in questo ultimocaso, anche conguaglio standard).

MANUTENZIONE STRAORDINARIAArt. 3 TUEle opere e le modifiche necessarie per rinnovare e sostituire parti anche strutturali degli edifici,nonché per realizzare ed integrare i servizi igienico-sanitari e tecnologici, sempre che nonalterino la volumetria complessiva degli edifici e non comportino modifiche delle destinazioni diuso. Nell'ambito degli interventi di manutenzione straordinaria sono ricompresi anche quelliconsistenti nel frazionamento o accorpamento delle unità immobiliari con esecuzione di opereanche se comportanti la variazione delle superfici delle singole unità immobiliari nonché delcarico urbanistico purché non sia modificata la volumetria complessiva degli edifici e simantenga l'originaria destinazione d'uso;

Art. 27 legge regionale (però, combinato disposto con art. 52 comma 1) le opere e le modificheriguardanti il consolidamento, il rinnovamento e la sostituzione di parti anche strutturali degliedifici, la realizzazione ed integrazione dei servizi igienico-sanitari e tecnologici, nonché lemodificazioni dell’assetto distributivo di singole unità immobiliari. Sono di manutenzionestraordinaria anche gli interventi che comportino la trasformazione di una singola unitàimmobiliare in due o più unitàimmobiliari, o l’aggregazione di due o più unità immobiliari in una unità immobiliare.MAGGIORE ONEROSITA’ INTERVENTI CHE CONSUMANO SUOLO AGRICOLOArt. 5 comma 10 legge regionale n. 31/2014Applicabile nel periodo transitorio (vedi in seguito), durante il quale integra l’art. 43 comma 2 bisdella legge regionale n. 12, limitatamente al costo di costruzioneAumento del costo di costruzione in misura compresa tra il 20 e il 30% per gli interventi checonsumano suolo agricolo nello stato di fatto fuori dal Tuc (il Comune deve determinarsi).Aumento del costo di costruzione in misura del 5% per gli interventi che consumano suoloagricolo nello stato di fatto compreso nel Tuc. Nell’art. 43 comma 2 bis l’aumento era compreso tra l’1,5 e il 5%.

DISCIPLINA TRANSITORIA LR n. 31/2014L’obiettivo è di definire soglie massime di consumo di suolo.Entro un anno (1° dicembre 2015) recepisce questo obiettivo il PTR.Entro un anno dalla data precedente (1° dicembre 2016) tocca ai PTCP.Alla prima scadenza dei documenti di piano successiva alla data precedente tocca ai PGT.I documenti di piano dei PGT che scadono antecedentemente all’adeguamento dei PTCP sonoprorogati fino all’adeguamento più dodici mesi.ANCORA DISCIPLINA TRANSITORIA:COSA POSSONO E COSA NON POSSONO FARE I

COMUNIPossono approvare varianti del PGT e piani attuativi in variante che non comportano nuovoconsumo di suolo

Possono approvare varianti del PGT e piani attuativi in varianti per l’ampliamento di attivitàeconomiche esistenti e per l’attuazione di accordi di programma di valenza regionalePossono approvare PGT e varianti del PGT già adottati al 2 dicembre 2014

ANCORA DISCIPLINA TRANSITORIA: I PIANI ATTUATIVISono sospese le previsioni relative a piani attuativi per i quali non era pendente istanza al 2dicembre 2014, per i quali istanza non è presentata entro 30 mesi dal 2 dicembre 2014, per iquali la convenzione non è stipulata tassativamente entro 12 mesi dall’approvazione.La sospensione dura fino all’adeguamento dei PGT alle norme sulla riduzione del consumo disuolo. Entro 90 giorni da tale data, abrogazione o modifica/integrazione.NBMa che c’entra con la disciplina transitoria della l.r. n. 31/2014?Vuol dire che i Comuni non possono pianificare diversamente?

Allegato “B b)“

SINTESI DELLA SENTENZA CDS 7 APRILE 2015, N. 1763(differenza tra ristrutturazione e nuoca costruzione)

Partendo dal presupposto che si trattasse di una ristrutturazione, mediante demolizione ericostruzione di un fabbricato per la realizzazione di 10 unità abitative residenziali, a schiera sutre livelli, in zona a vincolo ambientale, il comune ha negato il permesso di costruire inconformità al parere negativo della Soprintendenza, il TAR ha sottolineato la correttezzadell’operato della Pubblica Amministrazione.

E’ stato fatto ricorso al Consiglio di Stato ritenendo che si trattasse comunque di unaristrutturazione edilizia.Il Consiglio di Stato, tralasciati gli altri aspetti della sentenza, sostiene invero che l’interventoconsiste nella demolizione di un manufatto residenziale di quattro piani e di due rurali e nellaricostruzione di 10 unità immobiliari.Si tratta di un intervento che non può essere qualificato di ristrutturazione edilizia, bensì dinuova costruzione.La ristrutturazione edilizia, rispetto alla nuova costruzione, deve rinvenirsi nella già avvenutatrasformazione del territorio, con la conservazione della struttura fisica dell’edificio, sia puremediante: “un insieme sistematico di opere che possono portare ad un organismo edilizio intutto o in parte diverso dal precedente” e, quando avviene attraverso la demolizione ericostruzione, nel rispetto della volumetria e sagoma (c.d. fedele) della costruzione preesistente.Diversamente si considera nuova costruzione in quanto si tratta di una trasformazione edilizia eurbanistica del territorio.

Allegato “B c)“

Gli interventi di ristrutturazione urbanistica ed edilizia

Le altre due tipologie di attività per le quali l’art. 10 del D.P.R. n.380/2001 richiede il rilascio del

permesso di costruire sono quelle relative agli interventi di ristrutturazione urbanistica ed a

specifiche ipotesi di ristrutturazione edilizia.

Quanto ai primi si ricorda che la loro definizione, già contenuta nell’art.31, primo comma, lett. e),

della legge n.457/1978, è stata riproposta testualmente dall’art.3, primo comma, lett. f) del Testo

Unico.

La norma individua tali interventi come quelli rivolti a sostituire l'esistente tessuto urbanistico-

edilizio con altro diverso, mediante un insieme sistematico di interventi edilizi, anche con lamodificazione del disegno dei lotti, degli isolati e della rete stradale (76).

Si tratta quindi, come osservato anche in dottrina (77), di una attività di trasformazione di

carattere complessivo, che può interessare una pluralità di fabbricati, oppure un insediamento

unitario di rilevanti dimensioni, e che ricomprende anche opere di urbanizzazione, per le quali, come

visto in precedenza, viene espressamente previsto il rilascio del permesso di costruire, quando non

eseguite direttamente dall’amministrazione comunale (art.3, primo comma, lett. e.2)).

Si evidenzia che la giurisprudenza ha ammesso la possibilità di ricorrere alla ristrutturazione

urbanistica anche nei centri storici, ove usualmente sono consentiti solo singoli interventi di

risanamento e restauro conservativo, pur se nell’ambito di un piano di recupero, alla cui preventivaformazione essa risulta assoggettata (78).

Venendo alla ristrutturazione edilizia, si ricorda che l’art.31, primo comma, lett. d), della legge

n.457/1978, aveva individuato le relative attività, come quelle volte alla trasformazione dipreesistenti organismi edilizi (79) “mediante un insieme sistematico di opere che possono portare

(76)(76) “Gli interventi di ristrutturazione urbanistica previsti dall’art. 31 l. 5 agosto 1978 n. 457 consistono nella sostituzione dell’esistente tessuto urbanistico edilizio con altro diverso mediante un insieme sistematico di interventi edilizi, anche con la modificazione del disegno dei lotti, degli isolati e della rete stradale; pertanto, l’utilizzo di interventi di ristrutturazione urbanistica è sicuramente inibito nei centri storici dei comuni sprovvisti di piano regolatore, a meno che gli stessi agglomerati, sprovvisti di carattere storico, artistico e ambientale, in concreto non esistano più”, cfr. C.S., IV Sez,22.6.2000, n.3557, in Guida al dir., 2000, fasc. 36, 83, con nota di Lelli ed in Cons. Stato, 2000, I, 1493.

(77)(77) A. Fiale, Diritto Urbanistico, cit., 436; G.C. Mengoli, Manuale, cit., 836.

“L’intervento edilizio concernente la ricostruzione di un unico edificio non può configurarsi come ristrutturazione urbanistica in base all’art. 13, 3º comma, lett. e), l. reg. Piemonte 5 dicembre 1977,n. 56”, cfr. TAR Piemonte, I Sez., 26.10.1984, n.319, in Riv. giur. edilizia, 1985, I, 115, con nota diLombardi ed in Trib. amm. reg., 1984, I, 3664.

(78)(78) “Nei centri storici, in via tendenziale e di principio, sono consentiti solo interventi di risanamento e trasformazione conservativi; tuttavia, nell’esclusivo ambito dei piani di recupero ex l. n. 457/1978, con riguardo ai centri storici, potranno prevedersi - in via eccezionale, dato il carattereprevalentemente e tendenzialmente conservativo dei detti piani - interventi di ristrutturazione urbanistica; all’interno di questi ultimi non potrà escludersi la ricostruzione previa demolizione, di fabbricati; restano salve, ovviamente, le eventuali norme di maggior rigore previste dagli strumenti urbanistici locali”, cfr. C.G.A.S., Sez. Consult., 13.9.1995, n.490/95, in Giust. amm. sic., 1996, 100.

(79)(79) “Con l’espressione «organismo edilizio» l’art. 7 l. 28 febbraio 1985 n. 47 indica sia una solaunità sia una pluralità di porzioni volumetriche; la costruzione in «totale difformità» dalla concessione edilizia - che nel secondo caso può riguardare ogni singola struttura dell’«organismo edilizio» - può derivare a) dalla esecuzione di un corpo autonomo, b) dall’effettuazione di modificazioni con opere interne o esterne tali da comportare un intervento che abbia rilevanza urbanistica (in quanto incidente sull’assetto del territorio, aumentando il c.d. carico urbanistico), ovvero c) dal mutamento di destinazione di uso di un immobile preesistente, che va equiparato al

anche ad un fabbricato in tutto o in parte diverso da quello precedente”, definizione questa poitrasfusa nell’art.3, primo comma, lett. d) del Testo Unico.

A tali interventi, sulla base dell’originaria formulazione normativa, venivano ricondotti il

ripristino o la sostituzione di parte degli elementi costitutivi dell'edificio, ovvero l'eliminazione,

l’inserimento o la modifica di nuovi elementi ed impianti.

Quanto al loro primitivo regime, si ricorda che l’art.9 della legge n.10/1977 aveva assoggettato a

concessione gratuita sia gli interventi di ristrutturazione “che non comportino aumento delle

superfici utili di calpestio e mutamento della destinazione d'uso”, sia quelli di “ristrutturazione e di

ampliamento, in misura non superiore al 20 per cento, di edifici unifamiliari”. La previsione di

gratuità della concessione si giustifica ovviamente con la circostanza che questa tipologia di

intervento non aggrava il carico urbanistico e non vi è quindi necessità di un aumento delle opereurbanizzative, ai cui costi il soggetto interessato sarebbe altrimenti chiamato a concorrere.

Stante la similitudine con le attività di manutenzione straordinaria e con quelle di restauro e

risanamento conservativo, nella concreta fase applicativa si pose il problema di differenziarle da

quelle di ristrutturazione, al fine di individuare il titolo abilitativo necessario alla loro esecuzione

(autorizzazione, ovvero concessione edilizia onerosa oppure gratuita).

Sul punto, attenta dottrina ha infatti evidenziato come non sia facile operare una distinzione tra la

ristrutturazione edilizia ad altre tipologie di intervento basandosi unicamente sulla natura delle opere

realizzate, posto che anche quelle di manutenzione straordinaria o di restauro e risanamento, sono

volte al rinnovo delle strutture o di parti funzionali, occorrendo fare invece riferimento alle finalità

perseguite dalla ristrutturazione, proprio in quanto consistenti nella costruzione di un edificio in

tutto o in parte nuovo e quindi al “recupero urbanistico dello spazio, sia pure limitatamente ad unsolo edificio” (80), sussistendo altrimenti la differente ipotesi di ristrutturazione urbanistica, che

interessa più immobili.

Dal canto suo la giurisprudenza aveva già individuato in passato tutta una serie di attività non

riconducibili alla manutenzione straordinaria o al restauro e risanamento conservativo, ma

afferenti alla ristrutturazione edilizia e per le quali aveva ritenuto necessario il rilascio della

concessione edilizia (gratuita o onerosa), tra cui, in particolare, quelle aventi ad oggetto:

- le opere comportanti un incremento della volumetria o del numero delle unità immobiliari, che

incidono sulla stessa consistenza fisica dell’immobile con conseguente aumento del carico urbanistico(81);

fatto della realizzazione di una costruzione edilizia in assenza o in totale difformità dalla concessioneallorché esso non sia puramente funzionale, ma si realizzi attraverso opere strutturali implicanti una totale modificazione rispetto al preesistente e al previsto, che sia urbanisticamente rilevante secondo il disposto dell’art. 8 l. n. 47/1985”, cfr. Cass. pen, VI Sez., 7.1.1999, in Ced Cass., rv. 214526.

(80)(80) cfr. in tal senso, G.C. Mengoli, Manuale, cit., 830.

(81)(81) “Le opere edilizie che comportano la realizzazione di nuove unità abitative e il mutamento di destinazione d’uso, pur se giustificate da esigenze di rinnovamento e di restauro, costituiscono ristrutturazione edilizia e non manutenzione straordinaria e, pertanto, necessitano di concessione edilizia”, cfr. C.S., V Sez., 27.2.1998, n.212, in Cons. Stato, 1998, I, 257;

“È da qualificarsi ristrutturazione edilizia e non mero restauro conservativo, e quindi necessita di concessione edilizia, non solo l’intervento eseguito previa demolizione e successiva ricostruzione parziale, ma anche quello risultante - per volume, superficie, dimensione e tipologia - come organismo in parte diverso dal precedente (nella specie, l’intervento modificava simultaneamente le fondamenta, la struttura portante, la volumetria, l’altezza massima esterna e la sagoma a terra, la superficie)”, cfr. C.S., V Sez., 23.7.1994, n.807, in Foro it., 1995, III, 257, in Riv. giur. edilizia,

- le modifica della sagoma, del prospetto o delle superfici, che innovano le caratteristichestrutturali dell’edificio (82);

- il mutamento di destinazione d’uso di immobili, cosiddetto “strutturale”, nel caso in cui esso

comporti la realizzazione di opere edilizie, come nelle ipotesi di utilizzo a fini abitativi dei sottotetti odi piani cantinati (83);

- la demolizione e ricostruzione di fabbricati.

Proprio a quest’ultimo riguardo si rammenta che l’originario orientamento della giurisprudenza,

soprattutto quella penale, aveva escluso che la demolizione ed integrale ricostruzione degli

1994, I, 1050 ed in Edilizia urbanistica appalti, 1995, 1120;

“L’intervento edilizio consistente nell’eliminazione della preesistente muratura di fondazione e degli elementi isolati privi di travi di collegamento e nella realizzazione ex novo in cemento armato; nella realizzazione della struttura portante con un’armatura in cemento armato, prima inesistente; nella modificazione della luce interna, con conseguente aumento di volumetria; nella modificazione dell’altezza massima esterna, della sagoma a terra e della superficie non può essere qualificato come manutenzione straordinaria o risanamento ed adeguamento strutturale, rientrando, invece, negli interventi di demolizione e ricostruzione di un immobile qualificabili come ristrutturazione edilizia, e però soggetti a concessione.”, cfr. C.S., V Sez., 23.7.1994, n.807, in Giust. civ., 1994, I, 2669;

“La ricostruzione del tetto con una diversa pendenza e, quindi, con una altezza superiore a quella preesistente, comportando un aumento di volumetria ed incidendo sulla stessa consistenza fisica dell’immobile, è opera che necessita di concessione e non di semplice autorizzazione”, cfr. C.S., V Sez., 13.7.1992, n.646, in Cons. Stato, 1992, I, 922;

“È illegittima la concessione edilizia di ristrutturazione rilasciata per opere che comportano un aumento di volumetria del fabbricato preesistente.”, cfr. Tar Piemonte, I Sez., 12.7.1985, n.296, in Giur. it., 1986, III, 1, 96, con note di Cancarini e Ghisetti;

“Opere edilizie comportanti anche modifiche particolarmente incisive ed una diversa distribuzione della superficie interna dei locali con realizzazione di tramezzi e divisori nuovi possono rientrare nella nozione di manutenzione straordinaria, per la quale occorre la mera autorizzazione edilizia, in quanto non alterino i volumi e le superfici delle singole unità immobiliari né vi siano modifiche delle destinazioni d’uso; le opere edilizie comportanti un aumento di unità immobiliari necessitano invece di concessione edilizia non assentibile in base alla normativa statale e regionale suppletiva vigente, in assenza di strumento urbanistico.”, cfr. TAR Abruzzo-Pescara, 23.10.1992, n.393, in P. Q. M., 1992, fasc. 3, 71, con nota di Civitarese Matteucci;

“La trasformazione di un preesistente appartamento in due distinte unità immobiliari, accompagnata dall’aggregazione alle due unità così ricavate dei rispettivi sottotetti mediante scale diaccesso, non costituisce intervento di risanamento conservativo, ma trasformazione urbanistica ed edilizia soggetta a concessione”, cfr. P. Milano, 18.2.1985, in Riv. giur. edilizia, 1986, I, 1057.

(82)(82) “In materia edilizia, la nozione di ristrutturazione edilizia comprende il ripristino e la sostituzione di alcuni elementi costitutivi dell’edificio, volti a trasformare l’organismo preesistente, a condizione, però, che rimanga il medesimo per forma, volume ed altezza; ne consegue che non si versa nell’ipotesi di lavori eseguiti in difformità dalla concessione edilizia a ristrutturare, nel caso in cui l’edificio non subisca mutamenti in ordine alla forma, al volume ed all’altezza.”, cfr. Cass. pen., VSez., 17.2.1999, in Riv. giur. edilizia, 1999, I, 1435 ed in Giust. pen., 2000, II, 46;

“Qualsiasi modifica, che comporti un mutamento della sagoma, delle superfici utili o della destinazione d’uso della costruzione o delle singole unità immobiliari, non rientra nella nozione di variante in corso d’opera e determina l’applicazione delle sanzioni stabilite dall’art. 20 l. n. 47/85; ne deriva che la variazione del profilo dello stabile progettato ed approvato esclude che sia sufficiente l’approvazione di una variante e necessita del rilascio di specifica concessione edilizia in sanatoria, cfr. Cass. pen., III Sez., 12.8.1993, in Edilizia urbanistica appalti, 1995, 206;

“Qualora un intervento edilizio incida profondamente sugli elementi tipologici e strutturali dell’edificio, il medesimo esula dalla categoria degli interventi manutentivi e conservativi di cui alle lett. b) e c) dell’art. 31 l. n. 457 del 1978, rientrando invece nel concetto di ristrutturazione edilizia soggetto, come tale, a concessione edilizia onerosa”, cfr. C.S., V Sez., 12.7.1996, n.861, in Riv.

edifici potesse farsi rientrare nel novero delle ipotesi di ristrutturazione edilizia, comportando tale

intervento una modifica degli elementi strutturali dell’edificio, specie se non realizzato con leidentiche caratteristiche e sulla medesima area di sedime (84).

Non sono tuttavia mancate pronunce della magistratura amministrativa, anche recenti, che hanno

invece ritenuto legittimo qualificare la demolizione e successiva ricostruzione come intervento

di ristrutturazione edilizia, sia pure escludendo che questa potesse comportare la realizzazione di

nuovi volumi, poiché in tale evenienza, invocando la sussistenza di un preesistente edificio,qualunque nuova costruzione avrebbe potuto essere considerata semplice ristrutturazione (85).

giur. edilizia, 1997, I, 71;

(83)(83) “L’intervento edilizio che comporti l’aggiunta di parti strutturali ad un’opera già assentita dall’amministrazione ne comporta il «mutamento c.d. strutturale della destinazione d’uso» e necessita pertanto di concessione edilizia (nella specie si è ritenuto comportare «mutamento strutturale di destinazione d’uso» l’intervento edilizio che pur non dando luogo ad una modifica di sagoma e prospetto si è concretato nella realizzazione di opere interne ad un sottotetto - impianto idrico ed elettrico, camino prefabbricato con canna fumaria, angolo piastrellato anch’esso completo di impianto idrico ed elettrico - chiaramente intese a variarne l’originaria prevista utilizzazione a deposito)”, cfr. C.S., II Sez., 9.6.1999, n.926, in Urbanistica e appalti, 2000, 101;

“Dal combinato disposto dell’art. 31, lett. b) e d), l. 5 agosto 1978 n. 457 e degli art. 15 e 26 l. 28febbraio 1985 n. 47, discende che ove i lavori edilizi modifichino la destinazione d’uso dell’immobile,a prescindere dalla compatibilità urbanistica di essa, è necessaria la concessione edilizia”, cfr. C.S., V Sez., 28.2.1995, n.295, in Foro It., 1995, III, 431; idem, 24.2.1999, n.195, in Riv. giur. edilizia, 1999, I, 568;

“Il mutamento di destinazione d’uso di un edificio accompagnato da opere comportanti diversa distribuzione dei volumi ed aumento delle superfici utili è assoggettato a concessione edilizia”, cfr. C.S., V Sez., 27.2.1998, n.201, in Riv. giur. urbanistica, 1999, 139, con nota di Fiorini; negli stessi termini, cfr. TAR Lombardia-Milano, II Sez., 5.5.1987, n.113, in Foro amm., 1988, 172;

(84)(84) “Il titolare di una concessione edilizia per la ristrutturazione di un immobile risponde del reato di costruzione abusiva qualora demolisca, integralmente o pressoché integralmente e ricostruisca lo stesso”, cfr. Cass. pen, III Sez., 25.9.2000, in Riv. pen., 2001, 465;

“Il dato normativo impone la collocazione degli interventi di demolizione e successiva ricostruzionedi un fabbricato tra quelli di ristrutturazione urbanistica assoggettati, come tali, a concessione edilizia; pertanto, nell’ipotesi in cui, ottenuta la concessione per eseguire la ristrutturazione di un fabbricato, si demolisca lo stesso e lo si ricostruisca integralmente ex novo, deve ritenersi sussistereil reato di costruzione in assenza di concessione, perché lo stabile preesistente viene sostituito con uno completamente nuovo, che nessun riferimento ha con quello di cui alla ottenuta concessione.”, cfr. Cass., III Sez., 1.7.1998, in Riv. giur. edilizia, 1999, I, 179;

“Nell’ipotesi in cui uno stabile venga interamente demolito e ricostruito - pur con le stesse forme di quello pregresso - l’opera realizzata è una nuova costruzione e richiede, per essere realizzata, il rilascio di una concessione edilizia, non essendo sufficienti altri provvedimenti di altra natura; a tale attività rimane estraneo il concetto di manutenzione o ristrutturazione, che presuppongono la permanenza delle strutture e caratteristiche fondamentali dell’edificio originario”, cfr. Cass. pen., III Sez., 2.9.1997, in Ced Cass., rv. 209104; idem, 24.1.1996, in Giur. it., 1997, II, 204 ed in Giust. pen., 1997, II, 82;

“Non rientra nel concetto di ristrutturazione la demolizione e la ricostruzione di un edificio sullo stesso o su diverso suolo; pertanto, l’art. 9 lett. d) l. 28 gennaio 1977, n. 10, non è in contrasto congli art. 3 e 23 cost., per la circostanza di non comprendere, nella previsione di esenzione dal contributo per il rilascio della concessione edilizia, accanto alle ipotesi di ristrutturazione ed ampliamento nei limiti del venti per cento, anche quella della integrale ricostruzione su un’area adiacente di un fabbricato demolito, adibito ad abitazione unifamiliare”, cfr. Corte cost., 26.6.1991, n.296, in Giust. civ., 1991, I, 2228, in Riv. giur. edilizia, 1991, I, 721, in Giur. cost., 1991, 2325 ed in Cons. Stato, 1991, II, 1043;

“Il concetto di ristrutturazione edilizia postula necessariamente la preesistenza di un fabbricato da ristrutturare, ossia di un organismo edilizio dotato di mura perimetrali, strutture orizzontali e

D’altro canto anche la definizione contenuta nella prima versione dell’art.3 del D.P.R. n.380/2001,

per le ipotesi di demolizione faceva riferimento alla “successiva fedele ricostruzione” del fabbricato, il

quale doveva quindi mantenere inalterata la volumetria, ricadere nella medesima area di sedime ed

avere la stessa sagoma e tipologia di materiali, risultando tuttavia consentite unicamente le

“innovazioni necessarie per l’adeguamento alla normativa antisismica”.

La questione può dirsi oggi superata, a seguito dell’emanazione della “legge obiettivo” e delle

conseguenti modifiche apportate dal D.Lgs. n.301/2002 all’art.3 del Testo Unico. Attualmente

dunque, pur essendo previsto il mantenimento della “stessa volumetria e sagoma di quello

preesistente”, è scomparso il richiamo alla “fedele ricostruzione” dell’edificio, il che induce a

considerare ammissibili interventi di ristrutturazione attuati anche con l’utilizzo di differenti materiali

costruttivi e con un diverso posizionamento dell’immobile sul suolo.

Proprio a tale ultimo riguardo, i primi commenti della dottrina hanno manifestato una qualche

perplessità sulla effettiva portata della modifica normativa, rilevando come, dovendo rimanere

immutata la volumetria e la sagoma dell’edificio, quest’ultimo potrebbe teoricamente essere

ricostruito in tutt’altro luogo; circostanza quest'ultima successivamente esclusa dalla circolare n.4174

del Ministero delle Infrastrutture. (86).

copertura, onde la ricostruzione su ruderi o su un edificio già da tempo demolito costituisce una nuova costruzione e richiede un’apposita concessione edilizia.”, cfr. C.S., V Sez., 1.12.1999, n.2021,in Urbanistica e appalti, 2000, 1125, con nota di Mandarano;

“Poiché nel concetto di ristrutturazione rientrano anche le opere di demolizione e di fedele ricostruzione di un fabbricato, l’avvio di quest’ultima, mercé la realizzazione di nuove fondamenta, non costituisce di per sé alcun abuso edilizio in totale difformità della concessione edilizia, qualora essa sia stata rilasciata per un intervento ristrutturativo e per il contestuale ampliamento delle preesistenze”, cfr. C.S., V Sez., 20.10.1998, n.1491, in Foro amm., 1998, 2713;

“L’intervento edilizio consistente nell’eliminazione della preesistente muratura di fondazione e degli elementi isolati privi di travi di collegamento e nella realizzazione ex novo in cemento armato; nella realizzazione della struttura portante con un’armatura in cemento armato, prima inesistente; nella modificazione della luce interna, con conseguente aumento di volumetria; nella modificazione dell’altezza massima esterna, della sagoma a terra e della superficie non può essere qualificato come manutenzione straordinaria o risanamento ed adeguamento strutturale, rientrando, invece, negli interventi di demolizione e ricostruzione di un immobile qualificabili come ristrutturazione edilizia, e però soggetti a concessione.”, cfr. C.S., V Sez. V, 23.7.1994, n.807, in Giust. civ., 1994, I,2669;

“Legittimamente non sono considerate ristrutturazione, ai fini del rilascio di una concessione edilizia, la demolizione e la ricostruzione di un edificio”, cfr. C.S., II Sez., 10.5.1995, n.3098, in Cons. Stato, 1996, I, 2031.

(85)(85) “La nozione di ristrutturazione edilizia ex art. 31, 1º comma, lett. d), l. 5 agosto 1978 n. 457, include anche la demolizione e la ricostruzione di un edificio preesistente, a condizione, però, che l’eventuale diversità del nuovo organismo edilizio rispetto a quello precedente consista nel ripristino o nella sostituzione di alcuni elementi costitutivi del fabbricato stesso, nonché nell’eliminazione, nella modifica o nell’inserimento di nuovi elementi o impianti e non mai nella realizzazione di nuovi volumi, in caso contrario pervenendosi al nocivo risultato per cui sarebbe sufficiente la mera preesistenza di un edificio per definire «ristrutturazione» qualunque nuova realizzazione effettuata in luogo o sul luogo, di quello precedente”, cfr. C.S.,V Sez., 5.3.2001, n.1246, in Foro amm., 2001, 486;

“La demolizione e successiva ricostruzione di un edificio preesistente rientrano, prescindendo dall’ampiezza dei lavori, tra gli interventi di ristrutturazione edilizia, la cui esecuzione può portare, aisensi dell’art. 34, 1º co., lett. d), l. 5.8.1978 n. 457, ad un organismo edilizio anche del tutto diverso dal precedente”, cfr. C.S., Sez. V, 18.12.2000, n.6768, in Foro amm., 2000, 3911.

(86)(86) O. Forlenza, “Una novellazione affidata solo alla legge mette in fuorigioco la dichiarazione di attività”, in Guida al dir., 2003, fasc. 7, 41 ss.

Pur risultando opportuno un chiarimento legislativo sul punto, appare ovvio come il mancato

richiamo all’area di sedime non possa far giungere a tale estrema conseguenza, che contrasterebbe

con lo stesso concetto di ristrutturazione, dando vita ad un immobile totalmente diverso e, quindi,

ad una nuova costruzione. Deve quindi ritenersi che la norma abbia inteso consentire solo traslazioni

del manufatto di portata relativa e giustificate da ragioni tecnico-costruttive.

Conclusivamente, con l’entrata in vigore del Testo Unico, la realizzazione degli interventi di

ristrutturazione edilizia che, ad eccezione delle zone A, mutino la destinazione d’uso, ma che

però non determinino un organismo edilizio in tutto o in parte diverso dal precedente e che non

modifichino il numero di unità immobiliari, la sagoma, i prospetti o le superfici, dovranno essere

effettuati con la sola denuncia di inizio attività, mentre in ogni altro caso il ricorso alla D.I.A.

costituirà invece per l’interessato una scelta alternativa al rilascio del permesso di costruire.

Allegato “B d)“

Applicazione degli oneri di urbanizzazione per interventi di ristrutturazione ediliziacomportanti o meno la demolizione e la ricostruzione dell’edificio.

L’articolo 44, comma 10, della LR n. 12/2005, a partire dalla sua entrata in vigore, prevedevache “per gli interventi di ristrutturazione di cui al comma 8 (cioè quelli non comportanti lademolizione e ricostruzione) gli oneri di urbanizzazione, se dovuti, sono quelli riguardanti gliinterventi di nuova costruzione, ridotti della metà”.E’ ovvio che gli oneri di urbanizzazione si riferiscono alle tariffe stabilite dalle deliberazionicomunali, per tutte le destinazioni funzionali, da applicare agli interventi di nuova costruzione odi ristrutturazione edilizia, come da esempio seguente:A. Per nuove costruzioni residenziali:

Oneri di urbanizzazione primaria €/mc. 3,00 Oneri di urbanizzazione secondaria €/mc. 5,00

B. Per ristrutturazioni residenziali: Oneri di urbanizzazione primaria €/mc. 1,50 Oneri di urbanizzazione secondaria €/mc. 2,50

L’articolo 44 è stato modificato, per quanto riguarda l’applicazione degli oneri, una prima volta,nel 2012 con l’introduzione del comma 10-bis, ad opera dell’art. 17, comma 3, della LR n.7/2012, secondo il quale: “I comuni, nei casi di ristrutturazione comportante demolizione ericostruzione ed in quelli di integrale sostituzione edilizia, possono ridurre, in misura noninferiore al cinquanta per cento, ove dovuti, i contributi per gli oneri di urbanizzazione primaria esecondaria”.Il comma 10 dello stesso articolo ha subito una modifica con l’art. 4, comma 6, della LR n.31/2014, riducendo del sessanta per cento (anziché del cinquanta per cento) gli oneri diurbanizzazione per gli interventi di ristrutturazione di edifici che non venivano demoliti ericostruiti (quelli, per intenderci, di cui al comma 8).Lo stesso comma 10 stabilisce che gli oneri di urbanizzazione per le ristrutturazioni edilizie -quindi le tariffe comunali - da applicare per far pagare la quota del contributo , sono quelle“riguardanti gli interventi di nuova costruzione, ridotti del 60 per cento”.Ne consegue che, a differenza dell’esempio sopra riportato, le tariffe degli oneri diurbanizzazione da applicare, per la residenza, a far tempo dall’entrata in vigore della LR n.31/2014, sono dovute per le ristrutturazioni “ordinarie”come da esempio seguente:C. Per nuove costruzioni residenziali:

Oneri di urbanizzazione primaria €/mc. 3,00 Oneri di urbanizzazione secondaria €/mc. 5,00

D. Per ristrutturazioni residenziali: Oneri di urbanizzazione primaria €/mc. 1,20 (60% di € 3,00) Oneri di urbanizzazione secondaria €/mc. 2,00 (60% di € 5,00)

Vero è che il successivo comma 10-bis prevede la possibilità per i comuni di ridurre le tariffedegli oneri fino al 50% per gli interventi di ristrutturazione comportante demolizione ericostruzione, ma tale facoltà risulta applicabile con una riduzione fino al 50%, sempre rispettoalle tariffe stabilite per interventi di nuova costruzione. Non è vero che il comma 8 si applica “nel caso di demolizione e ricostruzione”, mentre èsostenibile con il ”buon senso” che gli oneri fossero – anche in passato - applicabili “al nuovo”. Il legislatore regionale, per i casi di ristrutturazione edilizia di cui all’art. 27, co. 1, lett. d), dellaLR 12/2005, non ha mai considerato gratuita nessuna forma di ristrutturazione, peraltroprevedendo le seguenti forme di onerosità:1) applicare gli oneri (primari e secondari) alla volumetria virtuale, con riferimento alle tariffe

per interventi ristrutturativi, (comma 8, lettera a), art. 44);2) chiedere che gli oneri siano riferiti alla volumetria reale, applicando, ovviamente le stesse

tariffe per gli interventi di ristrutturazione, purché non si demolisca e ricostruisca l’edificio(comma 9, art. 44);

3) distinguendo le tariffe degli oneri a seconda che sia prevista o meno la demolizione e laricostruzione dell’edificio, con una diversa riduzione delle tariffe stabilite per le nuovecostruzioni, secondo le seguenti previsioni:a) con la riduzione obbligatoria del 60% degli oneri fissati dalle tabelle comunali per

interventi di nuova costruzione, qualora non sia prevista la demolizione e laricostruzione dell’edificio (art. 44, co. 10),

b) con la riduzione facoltativa (per i comuni) massima del 50% degli oneri fissati dalletabelle comunali, sempre per interventi di nuova costruzione, qualora sia prevista lademolizione e la ricostruzione dell’edificio (comma 10-bis).

Per quest’ultima ipotesi, però, in assenza di un atto esplicito da parte dei comuni, sononecessarie tre precisazioni:1) i commi 8 e 9 si applicano agli interventi di ristrutturazione “non comportanti demolizione e

ricostruzione”, il che significa che il regime degli oneri per gli interventi di demolizione –ricostruzione riconducibili alla ristrutturazione, nonostante la qualificazione ai sensi dell’art.27, sarà invece lo stesso delle nuove costruzioni,

2) a tale conclusione si era giunti in assenza di una specifica disposizione all’interno dell’art.44 della LR n. 12/2005 che disciplinasse gli oneri dovuti, per gli interventi “ricostruttivi”. Lanorma riguardava esclusivamente “gli interventi di ristrutturazione non comportantidemolizione e ricostruzione”. Ne deriva che agli interventi di ricostruzione a prescinderedalla circostanza che si tratti di ricostruzione fedele, che si tratti di ricostruzione vincolata olibera, si applicano gli oneri di urbanizzazione in una misura diversa che non può cheessere quella delle nuove costruzioni,

3) La conclusione suscita qualche perplessità, ma non pare si possa giungere ad unaconclusione diversa, se non attraverso un atto discrezionale del comune.

La regione Lombardia non ha mai determinato nuove linee guida metodologiche per consentireai comuni di procedere all’aggiornamento e/o adeguamento degli importi unitari degli oneri eritenuta valida pertanto la metodologia di cui alla deliberazione n. 15 del 5 marzo 1977, redattacon riferimento alle tabelle approvate dalla regione Lombardia con DCC n. II/557 del 28 luglio1977, in applicazione dell’art. 1 della LR n. 60/1977, i comuni, nei casi di ristrutturazionecomportante demolizione e ricostruzione o di integrale sostituzione, possono ridurre, ai sensidel citato co. 10-bis, gli oneri fino al 50% di quelli riguardanti gli interventi di nuova costruzione.Le tariffe degli oneri sono sempre state distinte tra nuova costruzione e ristrutturazione edilizia,con l’obbligo per i comuni, a far data dal 2005, per la ristrutturazione edilizia, qualora noncomportante demolizione e ricostruzione, di ridurre gli oneri del 50% rispetto a quelli stabiliti perle nuove costruzioni fino al 2014, per passare, dopo l’entrata in vigore della legge regionale n.31/2014, alla riduzione del 60%.

Nel 2012 è stata introdotta la possibilità, per i comuni, di deliberare la riduzione fino al 50%degli oneri per le ristrutturazioni comportanti demolizione e ricostruzione ed in quelli di integralesostituzione, rispetto a quelli stabiliti per gli interventi di nuova costruzione.Dal 2005, con l’entrata in vigore della LR n. 12/2005, gli oneri sono aggiornati ogni tre anni conla nuova metodologia di cui agli articoli 16 del dPR n. 380/2001 e 44 della L.R. n. 12/2005, mapur sempre distinti tra nuove costruzioni e ristrutturazione edilizia.Queste tariffe, aggiornate o adeguate nel tempo in base agli indici ISTAT o ai costi basecomunali, sono comunque distinte tra nuove costruzioni e interventi di ristrutturazione edilizia. Queste ultime sono stabilite con una riduzione del 50% rispetto a quelle delle nuove costruzioni,fino al 2014, per passare alla riduzione del 60% (sempre rispetto a quelle per le nuovecostruzioni) dopo il 2014.Praticamente nulla cambia rispetto a prima, per quanto riguarda gli interventi di ristrutturazioneedilizia comportante demolizione e ricostruzione (ovvero l’integrale sostituzione) se nonl’introduzione del comma 10-bis nell’art. 44, in base al quale per questi interventi è prevista lapossibilità di applicare una diversa percentuale di riduzione delle tariffe per gli oneri diurbanizzazione.Non si può sostenere però che gli oneri per la ristrutturazione edilizia “ricostruttiva” devonoessere al 60% del nuovo, facendo riferimento al comma 10, ben sapendo che lo stesso commarichiama espressamente il precedente comma 8 applicabile agli interventi di ristrutturazioneNON COMPORTANTI demolizione e ricostruzione.Il comma 10-bis, per altro, non consente la riduzione degli oneri, per le ristrutturazionicomportanti la demolizione e ricostruzione (e integrale sostituzione) nella misura oltre il 50% diquelli stabiliti per le nuove costruzioni.Quando si parla di “riduzione”degli oneri per la ristrutturazione edilizia “ricostruttiva” in misuranon inferiore al cinquanta per cento, la norma si riferisce, ovviamente, ad una percentuale diriduzione degli oneri superiore al 50%, ovvero una percentuale più alta di quella ammessa perla ristrutturazione “conservativa”.Il legislatore regionale con questa distinzione, infatti, ha voluto premiare quelli propriamente“ristrutturativi” rispetto a quelli “ricostruttivi o sostitutivi”, ma pur sempre ritenendoli di “recuperoedilizio” sull’esistente.In questo caso non c’è bisogno di un’interpretazione dell’art. 44 in ordine agli interventi diristrutturazione “comportanti demolizione e ricostruzione”, per l’applicazione degli oneri inmaniera diversa da quella di cui al comma 8 stesso articolo, per cui risulterà:a) Per i comuni che hanno applicato il disposto di cui al comma 10-bis dell’art. 44, devono

applicare gli oneri di urbanizzazione stabiliti, per ciascuna destinazione funzionale, per lenuove costruzioni, ridotti della percentuale fino ad un massimo del cinquanta per centorispetto a quelli stabiliti per le nuove costruzioni, al fine di favorire le trasformazioniurbanistiche e la riqualificazione edilizia.

b) Per i comuni che non hanno né intendono deliberare il disposto di cui al comma 10-bisdell’art. 44, continueranno a far pagare gli oneri di urbanizzazione per gli stessi interventi,con le tariffe applicabili alle nuove costruzioni, per i motivi sopra espressi.

In ogni caso per gli interventi di ristrutturazione edilizia si applicano gli oneri stabiliti per gliinterventi di nuova costruzione, ridotti del 60% obbligatoriamente per la ristrutturazione“conservativa” e fino al 50% (facoltativo a discrezione dei comuni) per quella “ricostruttiva”. Come ho potuto verificare da approfondimenti e ricerche, alcuni comuni hanno già applicato ladisposizione dell’art. 44, comma 10-bis della LR n. 12/2005, riducendo gli oneri diurbanizzazione stabiliti, per tutte le destinazioni funzionali, per gli interventi di nuova costruzionida applicare agli interventi di ristrutturazione “ricostruttiva”, nella maggior parte del 50 percento, mentre alcuni li hanno ridotti solo del 20 per cento.

Esempio n. 1Comune di _________Zona TUC (zone B): nuova costruzione ristrutturazione ediliziaRiduzione 50%

oneri primari €/mc. 6,59 €/mc. 3,30 oneri secondari €/mc. 14,72 €/mc. 7,36

N.B. In caso di ristrutturazione, definita dall’art. 27, co. 1, lett. d), L.R. n. 12/2005 NONcomportanti demolizione e ricostruzione, vengono applicate le disposizioni dettate dalla LR12/2005 nello specifico art. 44, co. 10, e gli oneri, se dovuti, sono quelli riguardanti gli interventidi nuova costruzione, ridotti del 60%.

Esempio n. 2Comune di _________Zona TUC (zone B): nuova costruzione ristrutturazione ediliziaRiduzione 60% (co. 10) 20% (co. 10-bis)oneri primari €/mc. 15,66 €/mc. 6,26 €/mc. 12,53 oneri secondari €/mc. 21,78 €/mc. 8,71 €/mc. 17,42

N.B. I dati stanno a significare che, ovviamente, la riduzione si applica sugli oneri stabiliti per gliinterventi di nuova costruzione, riducendo gli stessi del 60% per le ristrutturazioni NONcomportanti demolizione e ricostruzione e solo del 20% (ma non oltre il 50% come da comma10-bis – sempre se il comune decide in tal senso – per le ristrutturazioni COMPORTANTIdemolizione e ricostruzione.

Geom. Antonio Gnecchi21 luglio 2015.

Allegato “B e)“

Applicazione del costo di costruzione per gli interventi di ristrutturazione ediliziacomportanti o meno la demolizione e la ricostruzione dell’edificio.

(art. 16 del dPR n. 380 del 2001 e art. 48, della legge regionale n. 12 del 2005)

La ristrutturazione edilizia senza demolizione e ricostruzione paga, in molti casi, su importiminori derivanti al valore determinato per le nuove costruzioni, proprio in relazione al costoreale degli interventi previsti dal progetto proposto.Per gli interventi di ristrutturazione edilizia NON comportanti demolizione e ricostruzione, ilcosto di costruzione non può essere superiore a quello stabilito per le nuove costruzioni,confermando la disposizione statale vigente , ma senza che sia necessaria l’intermediazionedel consiglio comunale.Per i suddetti interventi, quindi, si prescinde dall’individuazione del costo in base al progettopresentato, qualora il richiedente assuma come proprio il costo base previsto per le nuovecostruzioni.Si tratta del solo costo base, al quale non andranno applicate le maggiorazioni ed andrannoapplicate le aliquote della ristrutturazione e non quelle delle nuove costruzioni.Al contrario (comma 6), qualora la ristrutturazione sia operata mediante demolizione ericostruzione, il costo di costruzione è determinato automaticamente equiparandolo a quellobase previsto per le nuove costruzioni e non è ammessa la dimostrazione di un costo inferiore.Analogamente a quanto disciplinato dai commi 8 e 9 dell’articolo 44 in ordine agli oneri diurbanizzazione per le ristrutturazioni NON comportanti demolizione e ricostruzione, il regime delcosto di costruzione sarà lo stesso delle nuove costruzioni.A questa conclusione si giunge in assenza di una specifica disposizione all’ interno dell’articolo48 della LR 12/2005 che disciplina il costo di costruzione, per gli interventi NON “ricostruttivi”. A mio giudizio, tenuto conto che la norma riguarda esclusivamente “gli interventi diristrutturazione NON comportanti demolizione e ricostruzione”, ne deriva che agli interventi diricostruzione, per di più in un regime libero dalla sagoma e dal sedime – con il solo vincolo dellavolumetria preesistente - , si applica il costo di costruzione come se si trattasse di nuovacostruzione.

Si applica la percentuale per le nuove costruzioni corrispondente alla classe dell’edificio,stabilita dalla DGR del 1994 ( da 6 a 18), sul costo di costruzione dell’edificio.Quest’ultimo verrà determinato, a sua volta, applicando alla superficie a contributo, il costo basemaggiorato in relazione alla classe dell’edificio. Anche in questo caso la conclusione susciterà qualche perplessità, ma non pare si possagiungere ad una conclusione diversa, neppure attraverso un atto discrezionale del comune.

Geom. Antonio Gnecchi23 luglio 2015.

Allegato “B f)“

TERMINI DEI TITOLI ABILITATIVI : permesso di costruire, DIA, SCIA, CIL e CILA(inizio lavori, fine lavori e proroghe)

A – Permesso di costruire – art. 15, dPR n. 3980/2001 Inizio lavori: un anno dalla data di rilascio del titolo abilitativo Fine lavori: tre anni dalla data di inizio lavori Proroghe:

a) “ordinaria”: con provvedimento motivato, per fatti sopravvenuti, estranei allavolontà del titolare, per la mole dell’opera da realizzare, delle sue particolaricaratteristiche tecnico-costruttive o difficoltà tecnico-esecutive emersesuccessivamente all’inizio lavori.

b) “transitoria”: salvo diversa disciplina regionale, i termini di inizio lavori e fine lavorisono prorogati di due anni per i titoli rilasciati o formatisi prima del 21 agosto 2013(art. 30, comma. 3, legge n. 98 del 2013).

B - DIA – art. 23 dPR n. 380/2001 e art. 41 legge regionale n. 12/2005 Inizio lavori: trenta giorni dopo la presentazione della DIA (efficace) Fine lavori: tre anni dalla data di inizio lavori Proroghe:

a) “ordinaria”: è subordinata a nuova denuncia per la parte non ultimate,b) “transitoria”: salvo diversa disciplina regionale, i termini di inizio lavori e fine lavori

sono prorogati di due anni per i titoli rilasciati o formatisi prima del 21 agosto 2013(art. 30, comma. 3, legge n. 98 del 2013).

C - SCIA – art. 22 dPR n. 380/2001 3 art. 41 legge regionale n. 12/2005 Inizio lavori: alla data di presentazione della SCIA Fine lavori: tre anni dalla data di inizio lavori Proroghe:

a) “ordinaria”: è subordinata a nuova SCIA per la parte non ultimatab) “transitoria”: salvo diversa disciplina regionale, i termini di inizio lavori e fine lavori

sono prorogati di due anni per i titoli rilasciati o formatisi prima del 21 agosto 2013(art. 30, comma. 3, legge n. 98 del 2013).

D - CIL - art. 6, co. 2, lett. b), c), d) ed e), dPR n. 380/2001 – art. 33, co. 1, LR n. 12/2005

Inizio lavori: alla data della presentazione della CILFine lavori: in assenza di precise disposizioni statali e/o regionali, si ritiene chel’ultimazione dei lavori debba avvenire entro tre anni dalla data di inizio lavori

Proroghe: per questo titolo abilitativo non è previsto alcun tipo di proroga.E - CILA – art. 6, co, 2, lett. a) ed e-bis), dPR n. 380/2001 e art. 33, co. 1, LR n. 12/2005 Inizio lavori: alla data della presentazione della CILA

Fine lavori: in assenza di precise disposizioni statali e/o regionali, si ritiene chel’ultimazione dei lavori debba avvenire entro tre anni dalla data di inizio lavori

Proroghe: per questo titolo abilitativo non è previsto alcun tipo di proroga.Geom. Antonio Gnecchi

3 agosto 2015.Allegato “B g)“

LA QUALIFICAZIONE TECNICO-GIURIDICA DEGLI INTERVENTI EDILIZI

Approfondimento della nozione di qualificazione tecnico-giuridica degli interventi qualeattività specificatamente posta a carico del responsabile del procedimento relativamentealla richiesta di permesso di costruire, ovvero alla presentazione della DIA o SCIA, conparticolare attenzione alla qualificazione tecnico-giuridica degli interventi edilizi di tipo“manutentivo-conservativo”.

Di seguito si esaminano le definizioni degli interventi definiti all’art. 3 del TUE alla luce dellagiurisprudenza sia amministrativa che penale, ma con richiamo a quelle definite dall’art. 27della L.R. n. 12 del 2005,

IL TUE di cui al dPR n. 380/2001, quale testo contenente i principi fondamentali e generalidella disciplina dell’attività edilizia (caratterizzanti, come si ricorda la Consulta, gli esercizi unitaridella disciplina su tutto il territorio nazionale), nel disciplinare il procedimento per il rilascio delpermesso di costruire, specifica che il responsabile del procedimento deve (cfr art. 20, comma3, ovvero art. 38, co. 3, LR n. 12/05): curare l’istruttoria, acquisire, avvalendosi dello SU, secondo quanto previsto all’art. 5, co. 3, i prescritti parere,

e gli altri atti di assenso eventualmente necessari; valutare la conformità del progetto alla normativa vigente, formulare una proposta di provvedimento, corredata da una dettagliata relazione, con la

qualificazione tecnico-giuridica dell’intervento richiesto.

Secondo il dettato letterale della norma, la proposta di provvedimento finale, positivo onegativo, dovrebbe essere in esito della valutazione di conformità alla normativa vigente delprogettato intervento edilizio e contenere la qualificazione tecnico-giuridica dell’interventostesso.La dettagliata relazione prevista, dovrebbe dare riscontro dell’istruttoria, ovvero delle risultanzedella stessa e della suddetta qualificazione tecnico-giuridica oltre della valutazione diconformità, in altri termini, la relazione dovrebbe dare evidenza dell’iter logico-intellettivo seguitodall’istruttore.In questo modo il legislatore richiederebbe al responsabile del procedimento di motivare lapropria proposta di provvedimento ed ogni altra valutazione, in quanto condizione di legittimitàdel provvedimento finale.Infatti, in osservanza dell’obbligo di motivazione (cfr art. 3, co. 1, L n. 241/90), la proposta diprovvedimento, analogamente alla decisione finale, dovrebbe indicare i presupposti di fatto e leragioni giuridiche che determinano la decisione, in relazione alle risultanze dell’istruttoria.

La proposta, dunque, è fondata necessariamente sugli accertamenti e sulle valutazioni di variotipo, per cui rappresenta un giudizio complesso non limitato alla conformità del progetto allanormativa vigente, bensì esteso a tutti i presupposti richiesti per il rilascio del titolo abilitativoedilizio (cfr art. 12, co. 1 e 2, del TUE).Forse è utile, ai fini della comprensione distinguere le valutazioni e gli accertamenti tipicamenteistruttori dalle valutazioni di conformità, anche per la diversa incidenza che potrebbe avere laqualificazione tecnico-giuridica degli interventi nei due ambiti.Le valutazioni e gli accertamenti (presupposti di fatto) tipici dell’istruttoria, che andranno asostanziarne le risultanze, si ritengono essere, principalmente, quelli relativi a: condizioni di ammissibilità della richiesta, requisiti di legittimazione (dei richiedenti, dell’edificio, etc.), completezza e congruità della documentazione amministrativa a corredo della domanda.Bisogna ricordarsi di quanto stabilisce l’articolo 9-bis del TUE in base al quale non si richiededocumentazione che non sia già nella disponibilità dell’amministrazione.Le valutazioni di conformità alla disciplina vigente si ritengono essere sia quelle di riscontrooggettivo (per es. altezze, distanze, volumi, superfici, etc.), sia quelle connotate dadiscrezionalità tecnica, ossia quelle valutazioni concernenti apprezzamenti o giudizi tecniciprecedenti il momento volitivo ed incidenti su quello conoscitivo.Il TUE, come detto, non chiarisce cosa sia e quale funzione abbia la qualificazione tecnico-giuridica dell’intervento, quindi il dato letterale della norma non consente di sapere a quale fasesia prodromica, cioè se a quella istruttoria e/o a quella valutativa, né precisa in cosa debbaconsistere in concreto.La qualificazione tecnico-giuridica è verosimilmente un giudizio argomentato dell’interventoedilizio progettato, finalizzato a determinare la categoria di appartenenza rispetto a quelledefinite legislativamente e con l’ulteriore fine di determinare da un lato il regime giuridicodell’intervento, dall’altro le conformità attese per lo stesso.Per determinare la categoria dell’intervento, che dovrebbe esplicitare la sua natura “tecnica”, ènecessario riferirsi alle definizioni degli interventi edilizi espresse, come noto, dall’art. 3 delTUE; il comma 2 di detto articolo precisa che dette definizioni prevalgono sulle disposizioni deglistrumenti urbanistici generali e dei RE. Tuttavia occorre ricordare che, in regione Lombardia, le definizioni degli interventi edilizi sonoquelle stabilite dall’articolo 27, della legge regionale n. 12/2005, quale legislazione concorrentein materia edilizia nel rispetto dei principi fondamentali della legislazione statale.E’ a questa disciplina edilizia che i comuni, in regione Lombardia, si devono attenere peresercitare l’attività edilizia dei propri territori.Occorre però considerare anche l’orientamento della Corte Costituzionale sulla natura giuridicadelle definizioni legali (vedi box sulla sentenza n. 309/2011).La sentenza mette in evidenza che le definizioni del TUE sono da ritenersi principi fondamentaliNON DEROGABILI dalla legislazione concorrente regionale, che definisce le categorie diintervento, purché in conformità a quelle statali e disciplinano, nel contempo, il regime dei titoliabilitativi, con riguardo al procedimento e al contributo, nonché agli abusi edilizi eall’applicazione delle relative sanzioni amministrative e penali. La distinzione delle definizioni statali mette in evidenza da una parte gli interventi edilizi“rilevanti”, quali la nuova costruzione, la ristrutturazione urbanistica e la ristrutturazione edilizia,e dall’altra quelli “residuali”, ovvero quelli c.d. “minori”, come il restauro e risanamentoconservativo e le manutenzioni.La sentenza si occupa nel dettaglio della ristrutturazione edilizia per quanto attiene allamodifica della sagoma, ma pone l’accento anche sulla tutela del paesaggio, di competenzastatale, qualora si renda necessario stabilire la linea di distinzione tra le ipotesi di nuovacostruzione e quelle degli altri interventi edilizi. Le categorie di intervento edilizi definite dal TUE si caratterizzano in ordine a più profili:1) la finalizzazione dell’intervento:

a) finalità conservativa degli organismi edilizi e/o delle loro parti:I. con le manutenzioni (ordinarie e straordinarie)

II. con i restauri e risanamenti conservativib) finalità trasformativa degli organismi edilizi:

I. degli organismi edilizi ovvero del territorio sia in senso edilizio che urbanistico,II. dei tessuti urbanistico-edilizi del territorio sia in senso edilizio che urbanistico,

III. del territorio sia in senso urbanistico che edilizio 2) le modalità esecutive della finalizzazione di cui sopra:

a) mediante un insieme sistematico di opere (cfr. gli interventi di restauro e risanamentoconservativo, di ristrutturazione edilizia, di ristrutturazione urbanistica. Le nuove costruzioniè intervento implicitamente costituito da un insieme sistematico di opere),b) mediante opere non riconducibili a detto insieme sistematico.

La determinazione del regime giuridico di subordinazione dell’intervento proposto, quindi la suanatura “giuridica” (rilevanza penale, onerosità, etc.) consiste nello stabilire se lo stessocostituisce: attività edilizia libera realizzabile:

senza alcun titolo abilitativo (cfr. art. 6, comma 1), con comunicazione dell’inizio dei lavori (cfr. art. 6, comma 2);

intervento di trasformazione urbanistica ed edilizia del territorio subordinato: a permesso di costruire (cfr. art. 10); a DIA alternativa (cfr. art. 22, comma 3),

intervento non riconducibile alle precedenti categorie (cfr. art. 22, comma 1), ovvero invariante in corso d’opera (cfr. art. 22, comma 2); e subordinato: a segnalazione certificata di inizio attività – SCIA (cfr. art, 5, comma 2, lett. b) e c) della

legge n. 106/2011), a permesso di costruire “facoltativo” (cfr. art. 22, comma 7 e art. 20, comma 11).

Intervento subordinato a permesso di costruire in deroga (cfr. art. 14), Intervento in accertamento di conformità (cfr. artt 36 e 37, comma 4).Al regime giuridico di appartenenza dipende, infine, la valutazione di conformità alla normativavigente, o meglio la conformità alle previsioni degli strumenti urbanistici, dei RE e dellanormativa urbanistico-edilizia vigente (cfr art. 12 del TUE).Gli interventi edilizi definiti dal TUE (e dalla legislazione regionale) dichiarano comepresupposto di legittimità la conformità urbanistico-edilizia, anche in seguito di condono osanatoria edilizia. Si ritiene evidenziare la differenza esistente tra conformità urbanistica e conformità edilizia. Laprima è da riferire ai parametri di conformazione dei suoli (indici, volumi, superfici, destinazioned’uso, tipologie insediative/edilizie, caratterizzazioni formali, etc.), la seconda, invece, è dariferire alla tutela di beni giuridici essenziali, quali la salute e la sicurezza (cfr. artt 32, comma 1,e 41, comma 1, della Costituzione), e agli altri interessi generali tutelati nell’ordinamentogiuridico, quali l’eliminazione /superamento delle BBAA e l’efficienza energetica degli edifici.Per quanto concerne la giurisprudenza si ritiene dare evidenza ai seguenti principi:costantemente affermato da questa Corte Suprema il principio secondo il quale il regime deititoli abilitativi edilizi non può essere eluso attraverso la suddivisione dell’attività edificatoriafinale nelle singole opere che concorrono a realizzarla, astrattamente suscettibili di forme dicontrollo preventivo più limitate per la loro più modesta incisività sull’assetto territoriale. L’operadeve essere considerata unitariamente nel suo complesso, senza che sia consentitoscindere e considerare separatamente i suoi singoli componenti” (per tutte Cass. Pen. ,sez. II, sent. 26 settembre 2011, n. 34764).“Nel vagliare un intervento edilizio consistente in una pluralità di opere, come qui accade, deveeffettuarsi una valutazione globale delle stesse atteso che “la considerazione atomistica deisingoli interventi non consente di comprendere l’effettiva portata dell’operazione”, ovvero che,nel caso in cui un’opera consista nella ristrutturazione di un immobile effettuata tramite larealizzazione di “corposi interventi edili, essa non è scomponibile in distinte fasi cosicchépossano individuarsi interventi soggetti ad autorizzazione ed altri soggetti a concessione, mava valutata nella sua unitarietà e risulta soggetta al regime concessorio”.

L’operazione che deve compiere il responsabile è duplice: di carattere obiettivo, dirilevazione ed acclaramento degli elementi descrittivi e progettuali dell’intervento; e dicarattere valutativo, con riferimento alle caratteristiche fisiche, strutturali e funzionalidell’intervento progettato; il tutto con un apprezzamento di insieme di carattereoggettivo e teleologico delle singole opere rappresentate, senza operare artificiosifrazionamenti, ovvero senza considerare autonomamente i segmenti dell’unitariointervento” .

Di seguito si riporta uno schema sintetico utile all’individuazione della qualificazione tecnico-giuridica degli interventi edilizi:

Qualificazione

degliinterventi

edilizi

tecnica→

Inquadramentodell’intervento nellecategorie definite dalTUE ovvero nellalegislazione regionalenon in contrasto con iprincipi espressi nelledefinizioni del TUE

Manutenzione ordinaria Manutenzione

straordinaria Restauro e risanamento

conservativo Ristrutturazione edilizia:

pesante leggera

Nuova costruzione Ristrutturazione

urbanistica ↓

giuridica →

Inquadramentodell’intervento cosìcome definito, in uno deiregimi giuridici degliinterventi stabiliti nelTUE

Attività edilizia libera Attività edilizia libera con

CIL o CILA Permesso di costruire Permesso di costruire in

deroga DIA alternativa/sostitutiva SCIA o p.d.c. facoltativo Accertamento di

conformità

Nell’ambito della qualificazione tecnico-giuridica, sia per il progettista che per il responsabile delprocedimento e dell’istruttoria, assume importanza capire le disposizioni normative riguardantila disciplina dell’attività dell’edilizia ed in particolar modo le definizioni degli interventi, così comestabiliti in base ai principi fondamentali e generali espressi dalla normativa nazionale.Si tratta di un’esigenza determinata dal fatto che la pratica professionale registra richieste dititoli abilitativi per interventi descritti in materia diversa rispetto alle definizioni normative (adesempio, richieste per interventi di soprelevazione e/o di ampliamento di fabbricato esistente,interventi per la costruzione di portici, tettoie, pensiline, pergolati, gazebo, recinzioni,sistemazione interne di alloggi o di fabbricati, riparazione o sostituzione del tetto, costruzione diautorimessa, rifacimento di solai, e via elencando) oppure normative regionali o locali riportantidefinizioni diverse da quelle a livello nazionale oppure aggiuntive (es. interventi di sostituzioneedilizia, etc.).Il TUE di cui al dPR n. 380/2001 riporta (cfr. art 3), ai fini della disciplina dell’attività edilizia, ledefinizioni degli interventi edilizi riconducendoli a sei categorie: manutenzione ordinaria,

manutenzione straordinaria, restauro e risanamento conservativo, ristrutturazione edilizia,nuova costruzione e ristrutturazione urbanistica.Con l’entrata in vigore della legge n. 10/1977 e successive fino al 1996, le disposizioninormative hanno espresso da un lato le attività comportanti trasformazione urbanistica ededilizia del territorio, e dall’altro i criteri della loro subordinazione ad uno dei due regimi giuridiciindividuati: oneroso e penalmente rilevante per la concessione edilizia, gratuito e non penalmente rilevante per l’autorizzazione edilizia.Le definizioni degli interventi edilizi (di cui all’articolo 3) del TU determinano, di fatto, unspecificazione degli interventi costituenti l’attività edilizia in disciplina (interventi di manutenzioneordinaria, straordinaria, etc.), e una qualificazione degli stessi quanto alla loro natura: devonoessere interventi necessariamente edilizi.In altri termini, nel TUE, non è espressamente specificata la finalizzazione degli interventicostituenti l’attività edilizia in disciplina, diversamente dalla legge n. 10/1977 e cioè che leattività da considerare ai fini della disciplina stessa sono (solo) quelle comportantitrasformazione urbanistica ed edilizia del territorio.Tuttavia, il TUE, nel definire gli interventi di “nuova costruzione”, specifica, con criterio residualeche sono “quelli di trasformazione edilizia e urbanistica del territorio non rientranti nellecategorie definite alla lettere precedenti”. Pertanto sussiste “continuità” giuridica tra laprecedente e l’attuale disciplina dell’attività edilizia nella quale assumono dunque rilievo tutti gliinterventi edilizi di trasformazione edilizia e urbanistica del territorio (verrebbe da dire “solo” gliinterventi edilizi di quel tipo).Anche per il TUE lo scopo della definizione legale degli interventi edilizi è quella di attribuire aimedesimi l’idoneo regime giuridico, ossia quello di essere: “attività edilizia libera”, con o senza preventiva comunicazione (CIL o CILA) oppure intervento subordinato a “permesso di costruire>”o a DIA alternativa e/o sostitutiva; oppure intervento realizzabile con segnalazione certificata di inizio attività (SCIA). .È opportuno ripetere che l’art. 3 del TUE, alla stessa stregua dell’art. 27, LR n. 12/2005, didefinizione degli interventi edilizi, individua, come già ricordato, sei categorie di interventicostituenti attività edilizia di trasformazione edilizia e urbanistica del territorio, e cioè: Manutenzione ordinaria, Manutenzione straordinaria, Restauro e risanamento conservativo, Ristrutturazione edilizia Nuove costruzioni, Ristrutturazioni urbanisticheSi tratta di categorie che sembrano rispondere ad un doppio criterio di classificazione:1) criterio finalistico degli interventi:

Manutentivo integrativo: delle finiture (riparazione, rinnovamento e sostituzione di finiture, integrazione di

impianti tecnologici esistenti); delle strutture e realizzazione-integrazione servizi igienico-sanitari e tecnologici;

restaurativo-conservativo e assicurativo degli organismi edilizi (rispetto degli elementitipologici, formali e strutturali, funzionalità);

trasformativo degli organismi edilizi; sostitutivo del tessuto urbanistico-edilizio con altro diverso (quindi trasformativo dei

tessuti urbanistico-edilizi).2) criterio modale o di modalità realizzativa/esecutiva degli interventi:

mediante opere (di riparazione, rinnovamento, sostituzione o necessarie per rinnovare esostituire anche parti strutturali degli edifici nonché per realizzare ed integrare i serviziigienico-sanitari e tecnologici),

mediante modifiche (necessarie per rinnovare e sostituire parti anche strutturali degliedifici nonché per realizzare ed integrare i servizi igienico-sanitari e tecnologici );

mediante un insieme sistematico di opere (rivolto a conservare l’organismo edilizio o atrasformare gli organismi edilizi per cui possono portare ad un organismo edilizio in tuttoo in parte diverso dal precedente),

mediante demolizione e ricostruzione.Categorie che si possono semplificare nel modo seguente: interventi finalizzati alla conservazione degli organismi edilizi:

di manutenzione ordinaria o straordinaria, di restauro e risanamento conservativo,

interventi finalizzati alla trasformazione: degli organismi edilizi: ristrutturazione edilizia “leggera” o “pesante”; dei tessuti urbanistico-edilizi: ristrutturazione urbanistica.

A parte il fatto che diventa difficile comprendere come un intervento manutentivo-conservativopossa comportare una trasformazione urbanistica e/o edilizia del territorio, il suddetto criterio(che possiamo chiamare: finalistico e modale), di conseguenza, caratterizza la qualificazionedell’intervento ossia la sua appartenenza ad una determinata categoria edilizia; cosicché, adesempio, le stesse opere di un intervento finalizzato alla conservazione dell’organismo edilizio: se singolarmente considerate configurano una manutenzione, ordinaria qualora riferita alle

finiture, straordinaria qualora riferita anche alle strutture; se costituiscono un insieme sistematico, invece, configurano un restauro e risanamento

conservativo.Anche la dottrina dà evidenza agli interventi trasformativi, quali: il restauro conservativo:Tale intervento è costituito, per un verso, da “un insieme sistematico di opere” incidente inparticolare sugli elementi costitutivi dell’edificio, il che rappresenta l’elemento differenzialerispetto agli interventi di manutenzione – e, per altro verso, nella finalità di conservare l’edificioassicurandone la funzionalità nel rispetto degli elementi tipologici, formali e strutturalidell’organismo edilizio. La ristrutturazione edilizia:Tale intervento è costituito da “un insieme sistematico di opere”, come nel caso del restauro erisanamento conservativo, ma diversamente che in questo, rivolto alla “trasformazione” di unorganismo edilizio esistente.A seconda che la trasformazione porti o meno ad un organismo “in tutto o in parte diverso dalprecedente” (a seguito di aumento di unità immobiliari, o di modifiche del volume, della sagoma,dei prospetti o della superficie oppure, per gli immobili compresi nelle zone omogenee A, dimutamenti della destinazione d’uso) si distingue una ristrutturazione cd. pesante da una cd.leggera (cfr, art. 10, comma 1, lett. c), in rapporto all’art. 3, comma 1, lett. d)).Quello che è importante è l’analisi dei singoli interventi edilizi e cioè le singole categorieedilizie, al fine di mettere in evidenza le caratteristiche peculiari e le nozioni tecnico-giuridiche,alla luce degli indirizzi giurisprudenziali, sia amministrativi che penali.La definizione degli interventi edilizi del TUE risponde all’esigenza di identificare l’attività ediliziacomportante trasformazione edilizia e urbanistica del territorio, e come tale, limitata ex ante lasua realizzazione attraverso la sua subordinazione ad un differenziato controllo autoritativo dilegittimazione e conformazione.E’ necessario precisare, però, che tale identificazione deve necessariamente avvenire conriferimento alle definizioni di cui all’art. 27 della LR n. 12/2005, non in contrasto con i principifondamentali della legislazione statale.

La qualificazione tecnico-giuridica degli interventi edilizi, con particolare riguardo aquelli di tipo manutentivo - conservativo.A integrazione di quanto sopra esposto, si può affermare che gli interventi edilizi possono avereo meno “valenza/rilevanza” urbanistica in ragione della loro natura conservativa o trasformativain senso edilizio (l’elemento–oggetto da considerare l’edificio) e/o in senso urbanistico(l’elemento-oggetto da considerare è il territorio), così che gli interventi edilizi definiti dal TUE,

oltre che il senso finalistico dell’intervento (conservativo o trasformativo) considerano anche unprofilo modale: essere realizzati o meno attraverso un insieme sistematico di opere..Consegue che sia gli interventi edilizi conservativi sia quelli trasformativi debbono essereriguardati in riferimento:1. all’edificio,2. al territorio. Gli interventi riferiti al territorio, saranno quelli a valenza / rilevanza prettamente urbanistica, percui, con riferimento alle definizioni legali, saranno gli interventi di trasformazione edilizia edurbanistica del territorio di nuova costruzione e di ristrutturazione urbanistica.Gli interventi relativi agli edifici, invece, possono avere valenza / rilevanza:- solo edilizia, come nel caso degli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria,- oppure anche urbanistica, laddove producessero trasformazioni edilizie e urbanistiche del

territorio come nel caso degli interventi di ristrutturazione edilizia e, per certa misura, diquelli di restauro e risanamento conservativo allorquando modificassero la destinazioned’uso urbanisticamente rilevante.

Per quanto concerne gli interventi edilizi sull’esistente, di tipo “manutentivo – conservativo”, lagiurisprudenza amministrativa e penale è concorde è concorde nel qualificare “esistente” unedificio che sia dotato almeno di mura perimetrali e copertura, ovvero di strutture orizzontali, eche sia in stato conservativo tale da apprezzarne anche la destinazione d’uso.

Per altri versi, l'edificio si può ritenere esistente quando non si qualifica come rudere o diruto,ricorrendo tale ipotesi in caso di assenza di elementi strutturali in quanto rendono impossibilevalutare l'esistenza e la consistenza dell'edificio da considerare (sulla nozione vedi Box —nozione di rudere).

Nozione di “rudere”TAR Piemonte, sez. I, 4 aprile 2013, n. 410:Orbene, la giurisprudenza è ferma nel riconoscere i caratteri di “rudere” in un manufatto“costituito da alcune rimanenze di mura perimetrali” (TAR Veneto, sez. II, 5 giugno 2008, n.1667) ovvero in un immobile in cui sia “presente solo parte della muratura perimetrale, vi èassenza di copertura e di strutture orizzontali” (TAR Salerno, sez. II, 26 settembre 2007, n.1927).Quanto agli interventi di ripristino di edifici diruti, la giurisprudenza precisa la relativa nozioneriportandola agli organismi edilizi dotati di sole mura perimetrali e privi di copertura (TARNapoli, sez. IV, 14 dicembre 2006, n. 10553) e, correttamente, nega che gli stessi possanoessere classificati come restauro e risanamento conservativo (TAR Napoli, sez. VIII, 4 marzo2010, n. 1286 e sez. VI, 9 novembre 2009, n. 7049; TAR Latina, 15 luglio 2009, n. 700).Essa pone, inoltre, una condivisibile distinzione tra le ipotesi in cui esista un organismo ediliziodotato di mura perimetrali, strutture orizzontali e copertura in stato di conservazione tale daconsentire la sua fedele ricostruzione, nel quale caso è possibile parlarsi di demolizione efedele ricostruzione, e dunque di ristrutturazione (o risanamento); e le ipotesi in cui, invece,manchino elementi sufficienti a testimoniare le dimensioni e le caratteristiche dell’edificio darecuperare, configurandosi in quest’evenienza, invero, un intervento di nuova costruzione (TARNapoli, sez. VIII, 4 marzo 2010, n. 1286; TAR Veneto, sez. II, 5 giugno 2008, n. 1667), perl’assenza degli elementi strutturali dell’edificio, in modo tale che, seppur non necessariamente“abitato” o “abitabile”, esso possa essere comunque individuato nei suoi connotati e lecaratteristiche dell’edificio da recuperare (TAR Napoli, 9 novembre 2009, n. 7049); Cons.Stato, sez. VI, 15 settembre 2006, n. 5375).TAR Lombardia, Brescia, sez. I, 18 marzo 2013, n. 258:Al riguardo va ricordato che la giurisprudenza ha specificato che costituiscono edifici diruti gliorganismi edilizi dotati di sole mura perimetrali e privi di copertura (cfr, TAR Campania, sez. IV,14 dicembre 2006, n. 10553), escludendo che gli interventi svolti sugli stessi possano essere

classificati come restauro e risanamento conservativo (cfr. TAR Campania, sez. VIII, 4 marzo2010, n. 1286; idem, sez. VI, 9 novembre 2009, n. 7049; TAR Latina, 15 luglio 2009, n. 700).Inoltre, è stato chiarito che si deve distinguere tra le ipotesi in cui esista un organismo ediliziodotato di mura perimetrali, strutture orizzontali e copertura in stato di conservazione tale daconsentire la sua fedele ricostruzione, nel quale caso è possibile parlare di demolizione efedele ricostruzione, e dunque di ristrutturazione; e le ipotesi in cui, in vece, manchino elementisufficienti a testimoniare le dimensioni e le caratteristiche dell’edificio da recuperare,configurandosi in quest’evenienza, invero, un intervento di nuova costruzione (cfr. TAR Veneto,Venezia, sez. II, 5 giugno 2008. N. 1667), per l’assenza degli elementi strutturali dell’edificio, inmodo tale che esso possa essere comunque individuato nei suoi connotati essenziali (cfr.Cons, di Stato, sez. V, 10 febbraio 2004, n. 475).TAR Campania, Salerno, sez. II, 11 gennaio 2013, n. 51:Inoltre, la giurisprudenza dalla quale il Collegio non trova ragioni per discostarsi, è da tempoconsolidata nel ritenere che la ricostruzione su ruderi o su di un edificio da tempo demolito(perché di questo presumibilmente si tratta nel caso in oggetto) costituisce nuova costruzione enon certo restauro conservativo o manutenzione straordinaria (cfr. Cons. Sta. , sez. IV,1669/2007; sez. V, 15 aprile 2004, n. 2142; TAR Liguria, sez. I, 24 gennaio 2002, n, 53; Cons.St., sez. V, 1 dicembre 1991, n. 2021; Cass. penale, sez. III, 20 febbraio 2001, n. 658; id. 20febbraio 2001, n. 13982; id. n. 45240/2007).TAR Lombardia, Milano, sez. II, 24 maggio 2012, n. 1429:La giurisprudenza amministrativa ha - del resto - ben chiara la differenza fra “edificio” e“rudere”; così ad esempio: “(…) si intende per rudere un manufatto costituito da alcunerimanenze di mura perimetrali, ovvero un immobile in cui sia presente solo parte della muraturaperimetrale, vi è assenza di copertura e di strutture orizzontali, onde non può certamenteparlarsi di un edificio allo stato esistente” (TAR Campania, Salerno, sez. I, 16 febbraio 2012, n.240; si vedano anche TAR Campania, Napoli, sez. IV, 23 dicembre 2010, n. 28002; tribunale diChieti, 2 gennaio 2009, n. 2 e Cass. penale, sez. III, 21 ottobre 2008, n. 42521).TAR Veneto, sez. II, 8 febbraio 2012, n. 207: Costituisce giurisprudenza consolidata e condivisibile che la ricostruzione di ruderi deve essereconsiderata, a tutti gli effetti, realizzazione di una nuova costruzione, non essendo equiparabilealla ristrutturazione edilizia, con la conseguenza che per la sua realizzazione è necessario ilpermesso di costruzione, non essendo possibile far ricorso alla denuncia di inizio attività, aisensi dell’art. 1, co. 6, L. 21 dicembre 2001, n. 443” (Cons. St. , sez. IV, 15 settembre 2006, n.5375; Conf. Cons. St., sez. V, 10 febbraio 2004, n. 475; TAR Campania, Napoli, sez. VIII, 4mrzo 2010, n. 1286).

13,

Nozione di "organismo edilizio"

Si ritiene opportuno evidenziare le varie nozioni riferite ad "organismo edilizio" rinvenibili indottrina e in giurisprudenza oltre che nella normativa tecnica."Quanto alla nozione di organismo edilizio, l'orientamento maggioritario della Cassazione haavuto modo di precisare che «può consistere sia in una sola unità quale in ipotesi potrebbeessere quella oggetto della concessione sia in una pluralità di porzioni volumetriche ed in unmanufatto a più piani, sicché l'integrale diversità da quella oggetto della concessione èrapportabile ad ogni struttura ... pertanto è possibile riferire l'espressione "organismo edilizio"anche ad una singola unità edilizia oggetto di una più ampia concessione» ... In dottrina, sievidenzia, viceversa che la possibilità di riferire l'inciso «organismo edilizio» anche alle singoleporzioni di quest'ultimo violerebbe il divieto di analogia in malam partem, dovendo utilizzarecome termine di paragone per valutare difformità piuttosto l'intero organismo edilizio" — PaoloD'Agostino e Riccardo Salomone, Trattato di diritto penale dell'impresa, volume XI, la tuteladell'ambiente, profili penali e sanzionatori, Wolters Kluwer Italia s.r.I., 2011.Cas. pen, sez. VI, 7 gennaio 1999, n. 12271: "Con l'espressione «organismo edilizio» l'art. 71. 28febbraio 1985, n. 47 indica sia una sola unità sia una pluralità di porzioni volumetriche; lacostruzione in «totale difformità» dalla concessione edilizia — che nel secondo caso puòriguardare ogni singola struttura dell'«organismo edilizio» — può derivare a) dalla esecuzione diun corpo autonomo, b) dall'effettuazione di modificazioni con opere interne o esterne tali dacomportare un intervento che abbia rilevanza urbanistica (in quanto incidente sull'assetto delterritorio, aumentando il c.d. carico urbanistico), ovvero c) dal mutamento di destinazione di usodi un immobile preesistente, che va equiparato al fatto della realizzazione di una costruzioneedilizia in assenza o in totale difformità dalla concessione allorché esso non sia puramentefunzionale, ma si realizzi attraverso opere strutturali implicanti una totale modificazione rispetto alpreesistente e al previsto, che sia urbanisticamente rilevante secondo il disposto dell'art. 8 I. n.47/1985".Cass. pen., sez. III, 27 gennaio 2009, n. 3593: "Nella previsione legislativa in esame: -l'espressione "organismo edilizio" indica sia una sola unità immobiliare sia una pluralità diporzioni volumetriche e la difformità totale può riconnettersi sia alla costruzione di un corpoautonomo sia all'effettuazione di modificazioni con opere anche soltanto interne tali dacomportare un intervento che abbia rilevanza urbanistica in quanto incidente sull'assetto delterritorio attraverso l'aumento del c.d. "carico urbanistico".Cass. sez. III, 23 novembre 2012, n. 45821 — Pres. Fiale Est. Ramacci Ric. Orlando: Questa Corte (sez. III, 27 gennaio 2009, n. 3593) ha già avuto modo di precisare che l'espressione «organismo edilizio» indica sia una sola unità immobiliare, sia una pluralità di porzioni volumetriche e la difformità totale può riconnettersi sia alla costruzione di un corpo autonomo, siaall'effettuazione di modificazioni con opere anche soltanto interne tali da comportare un intervento che abbia rilevanza urbanistica in quanto incidente sull'assetto del territorio attraverso l'aumento del c.d. «carico urbanistico».

La norma UNI 10838/1999, riferita all'edilizia, terminologia riferita all'utenza, alle prestazioni, alprocesso edilizio e alla qualità edilizia, ha come presupposto la considerazione che l'edificio nonsia una semplice addizione di elementi (spazi, materiali, strutture, impianti, ecc.), bensì debbaessere ricondotto a "sistema" perché ogni elemento è in relazione/connessione con gli altrisecondo logiche più o meno complesse. A tal fine la norma definisce l'organismo edilizio (punto2.11) come insieme strutturato di elementi spaziali (a loro volta definiti come "porzione di spaziofruibile destinata allo svolgimento delle attività di una unità ambientale" quale raggruppamento diattività dell'utente, derivanti da una determinata destinazione d'uso dell'organismo edilizio,compatibili spazialmente e temporalmente fra loro) e di elementi tecnici (quali "prodotto ediliziopiù o meno complesso capace di svolgere completamente o parzialmente funzioni proprie di unao più unità tecnologiche e che si configura come componente caratterizzante di un sub-sistematecnologico"), interni ed esterni, pertinenti all'edificio, caratterizzati dalle loro funzioni e dalle lororeciproche relazioni.

Dal TUE, così come dalla legge n. 457/1978, risultano classificati, sotto il profilo finalistico, gliinterventi manutentivi e gli interventi conservativi, sia in senso edilizio che in senso urbanistico,ovvero:- interventi di manutenzione ordinaria: gli interventi edilizi che riguardano le opere di

riparazione, rinnovamento e sostituzione delle finiture degli edifici e quelle necessarie adintegrare o mantenere in efficienza gli impianti tecnologici esistenti;

- interventi di manutenzione straordinaria: le opere e le modifiche necessarie per rinnovare esostituire parti anche strutturali degli edifici, nonché per realizzare ed integrare i servizi igienico-sanitari e tecnologici, sempre che non alterino i volumi e le superfici delle singole unitàimmobiliari e non comportino modifiche delle destinazioni d'uso;- interventi di restauro e di risanamento conservativo: gli interventi edilizi rivolti a

conservare l'organismo edilizio e ad assicurarne la funzionalità mediante un insiemesistematico di opere che, nel rispetto degli elementi tipologici, formali e strutturalidell'organismo stesso, ne consentono destinazioni d'uso con essi compatibili. Tali interventicomprendono il consolidamento, il ripristino e il rinnovo degli elementi costitutivi dell'edificio,l'inserimento degli elementi accessori e degli impianti richiesti dalle esigenze dell'uso,l'eliminazione degli elementi estranei all'organismo edilizio.

Per quanto concerne la caratterizzazione dei tre interventi in esame, si nota che:- le manutenzioni, sia ordinaria che straordinaria, e il restauro e il risanamento

conservativo condividono, nei fatti, la medesima finalità e cioè la conservazione el'assicurazione della funzionalità vuoi degli edifici-organismi edilizi che del territoriourbanisticamente inteso, anche se risulta concettualmente diverso un intervento dimanutenzione (o manutentivo) da uno di restauro o di risanamento conservativo;

- le manutenzioni differiscono dal restauro e dal risanamento conservativo:· nel soggetto-oggetto di riferimento, che sono:

Ø le finiture degli edifici e/o le parti anche strutturali degli edifici per le manutenzioni;Ø gli organismi edilizi per il restauro e il risanamento conservativo;

· nella modalità attraverso la quale si persegue la conservazione e l'assicurazione dellafunzionalità:

Ø nel restauro e nel risanamento conservativo la finalità è perseguita mediante un insiemesistematico di opere;

Ø nelle manutenzioni, di conseguenza, dovrebbe venir meno l'insieme sistematico di opere,per cui la finalità dell'intervento dovrebbe essere perseguita attraverso singole opereovvero attraverso un insieme di opere singolarmente considerate e cioè:

opere di riparazione, rinnovamento e sostituzione delle finiture degli edifici nellamanutenzione ordinaria;

v opere e modifiche per rinnovare e sostituire le parti anche strutturali nellamanutenzione straordinaria.

Da queste preliminari considerazioni, si è portati a ritenere che nell'ambito delle definizioni legalidegli interventi sugli edifici esistenti:- tra il restauro-risanamento conservativo e le manutenzioni sussistono i concetti differenziantidi:

a) "organismo edilizio" (vedi il box con la nozione di "organismo edilizio") rispetto a quello diedificio cui si riferiscono le "finiture" e le "parti anche strutturali";

b) e quello di insieme sistematico di opere;- di conseguenza, gli interventi di manutenzione, per poter essere qualificati come tali, non

dovrebbero riguardare l'organismo edilizio bensì soltanto quegli elementi e quelle partiespressamente previsti, e non possono essere attuati mediante un insieme sistematico diopere, posto che, in caso contrario, verrebbe meno la distinzione tra interventi di restauro edi risanamento conservativo con quelli di manutenzione.

Le definizioni legali relative agli interventi di manutenzione scontano l'assenza della definizionedi manutenzione, considerato che differisce, sotto il mero profilo concettuale, dallaconservazione. Etimologicamente, la manutenzione significherebbe “mantenere” una cosa che duri nel tempoed in efficienza. In buona sostanza dovrebbe trattarsi di un complesso di operazioni necessariea conservare la funzionalità per le necessarie esigenze e l‘efficienza per rispondere alle propriefunzioni.

Di seguito si riportano alcune specificazioni sugli interventi manutentivi e conservativi.Per quanto riguarda l'intervento di manutenzione ordinaria, questo si caratterizza dal fattoche riguarda: opere di riparazione e sostituzione delle finiture degli edifici:

1. la giurisprudenza amministrativa è orientata a far rientrare nel concetto di finiture di edifici,sia la sostituzione che il rinnovamento di serramenti e, quindi, di infissi, finestre e abbaini,anche con materiali diversi dagli originali;

- opere necessarie ad integrare o mantenere in efficienza gli impianti tecnologici esistenti,quali: impianto termo-idraulico; impianto elettrico: impianto idrico-igienico-sanitario.Più complessa, invece, la nozione di manutenzione straordinaria, in quanto l'intervento si caratterizza per:- riguardare:· le modifiche necessarie per rinnovare e sostituire parti anche strutturali degli edifici:Ø con la manutenzione ordinaria non si possono apportare modifiche come inveceammesso nella manutenzione straordinaria, modifiche che possono riguardare qualsiasi partedell'edificio, parti strutturali comprese (cfr. l'inciso "anche");· la realizzazione e/o l'integrazione dei servizi igienico-sanitari e tecnologici;

avere delle condizioni, perché dette opere, modifiche, realizzazioni e integrazioni nondevono comportare:

· alterazione di volumi e/o superfici delle singole unità immobiliari;· modifiche della destinazione d'uso (rilevante ai fini urbanistici).La casistica degli interventi che si qualificano ora nella manutenzione ordinaria ora in quellastraordinaria è amplissima e difficilmente elencabile perché riportata da leggi regionali,regolamenti edilizi comunali e, non di meno, da una nutrita giurisprudenza amministrativa epenale

L'intervento di restauro e di risanamento conservativo.Innanzitutto si osserva che il tenore letterale della categoria legislativamente definita contempladue tipologie di intervento:

- il restauro;- e il risanamento conservativo.

Per espressa previsione la realizzazione di tali interventideve:

- essere rivolta, in senso finalistico, alla conservazione dell'organismo edilizio eall'assicurazione della sua funzionalità;

avvenire mediante un insieme sistematico a ciò finalizzate, anche per consentire destinazionicompatibili con l'organismo edilizio, qualora consentite dagli strumenti urbanistici;comprendere:

· il consolidamento, il ripristino e il rinnovo degli elementi costitutivi dell'edificio;· l'inserimento degli elementi accessori e degli impianti richiesti dalle esigenze dell'uso;· l'eliminazione degli elementi estranei all'organismo

edilizio (le c.d. superfetazioni).In questo caso le condizioni poste dal legislatore sono:- rispetto degli elementi tipologici, formali e strutturali dell'organismo edilizio;

destinazioni d'uso compatibili con gli elementi tipologici, formali e strutturali dell'organismoedilizio;esclusione degli interventi così definita nei beni culturali di cui alla parte II del d.lgs. 42/2004,in quanto per tali beni occorre rifarsi alla definizione di restauro data dall'art. 29, comma 4 ditale Codice dei beni culturali e del paesaggio.

Tra gli interventi compresi nel restauro e risanamento conservativo, quello che rappresenta lamaggior problematica è la nozione di “ripristino” perché sembra trovare delle specificazioninelle norme tecniche di attuazione degli strumenti urbanistici comunali.La giurisprudenza amministrativa (cfr. Cons. di Stato, sez. IV, 18 ottobre 2010, n. 7540),riferendosi ad un caso di ricostruzione del primo piano di un fabbricato, definito anche "ripristinodi un corpo di fabbrica edilizio preesistente evidenziato dalla documentazione storica efotografica d'epoca", ha ricostruito la categoria di intervento edilizio delle opere anche sullascorta della definizione locale, laddove precisa che "devono intendersi gli interventi diricostruzione di quelle parti originali dell'edificio crollate o demolite che sono documentate inmodo incontrovertibile (con foto, disegni, documenti, catasti) e la cui ricostruzione èindispensabile per la ricomposizione architettonica e tipologica dell'edificio stesso", e che per"risanamento conservativo" si intende il complesso di operazioni volte a conservare gli elementicostitutivi principali dell'organismo edilizio ed inoltre che "nel risanamento conservativo èammesso anche un riassetto e una ricomposizione delle singole tipologie , nel rispettodell'impianto complessivo cui tali manufatti appartengono".

Da quanto finora argomentato, risulta che gli interventi di restauro e di risanamentoconservativo registrano un confine sottile con gli interventi di ristrutturazione edilizia; di quil'importanza di apprenderne appieno la caratterizzazione per poter svolgere la qualificazionetecnico-giuridica normativamente richiesta ai progettisti e ai responsabili del procedimento.

La qualificazione tecnico-giuridica degli interventi edilizi, con particolare riguardo aquelli che modificano i prospetti degli edifici.

Particolare interesse rivestono gli interventi edilizi con i quali vengono modificati i prospettidegli edifici, essenzialmente per quanto riguarda l’onerosità degli stessi.A questo proposito è determinante la qualificazione tecnico-giuridica di questi interventi alfine, appunto, di stabilire il relativo regime economico.

Nella definizione di ristrutturazione edilizia contenuta nell’art. 27 della LR n. 12/2005 non si faalcun cenno alla modifica delle facciate o dei prospetti, ma ad un più ampio novero di“interventi rivolti a trasformare gli organismi edilizi mediante un insieme di opere che possonoportare ad un organismo edilizio in tutto o in parte diverso dal precedente …….omissis “.Anche la definizione di cui all’art. 3, co. 1, lett. d) del TUE è pressoché simile a quellaregionale, ma entrambe non fanno riferimento alla modifica dei prospetti che possa far pesarela bilancia a favore dell’una o dell’altra tipologia d’intervento. In Lombardia, però, ci si deve attenere alle definizioni dell’art. 27 della LR n. 12/2005, sia perindividuare la qualificazione tecnico-giuridica degli interventi che il regime economico deglistessi.Il dPR n. 380/2001 ha subordinato, tra gli altri, gli interventi di ristrutturazione edilizia alrilascio del permesso di costruire che però, in Lombardia, è alternativo o sostitutivo allapresentazione della DIA (ora anche SCIA), ma che nulla rileva ai fini dell’onerosità o gratuitàdegli interventi.Ora, se gli interventi di ristrutturazione costituiscono un insieme sistematico di opere chepossono portare ad un organismo edilizio in tutto o in parte diverso dal precedente, ci sichiede come la modifica dei prospetti di un edificio si debba configurare tra gli interventi diristrutturazione edilizia definita dalla LR n. 12/2005?Per quanto concerne la caratterizzazione di questi interventi si ritiene che possano rientraretra la manutenzione straordinaria, il restauro e risanamento conservativo e la ristrutturazioneedilizia.Come abbiamo precedentemente illustrato gli interventi di manutenzione straordinaria ed ilrestauro conservativo condividono, nei fatti, la medesima finalità e cioè la conservazione e lafunzionalità degli edifici-organismi edilizi, anche se con le dovute distinzioni, mentre laristrutturazione edilizia riveste una valenza/rilevanza urbanistica in ragione della sua naturatrasformativa dell’edificio e del territorio nel quale quest’ultimo è collocato.

La giurisprudenza amministrativa ha pacificamente affermato che l'elemento che, in lineagenerale, contraddistingue la ristrutturazione deve rinvenirsi nella già avvenutatrasformazione del territorio, mediante una edificazione di cui si conservi la struttura fisica (siapure con la sovrapposizione di un "insieme sistematico di opere, che possono portare ad unorganismo edilizio in tutto o in parte diverso dal precedente": art. 3, comma 1, lett. d), t.u.)ovvero la cui stessa struttura fisica venga del tutto sostituita, ma - in quest'ultimo caso - conricostruzione, se non "fedele", comunque rispettosa della volumetria (ora non più nemmenodella sagoma) della costruzione preesistente. nel riconoscere i Le categorie di intervento definite dal TUE e dalla legge regionale n. 12 del 2005, sicaratterizzano, dunque, in ordine a due profili:a) la finalizzazione dell’intervento che, a sua volta, si può distinguere tra finalità

conservativa degli organismi edilizi e/o loro parti, mediante manutenzione ordinarie estraordinariad o con restauro e risanamento conservativo, oppure con finalitàtrasformative degli organismi edilizi , ovvero del territorio, sia in senso edilizio cheurbanistico.

b) Le modalità esecutive della finalizzazione di cui sopra, mediante un insieme sistematicodi opere, ovvero mediante opere non riconducibili a detto insieme sistematico.

Il problema che si pone, pertanto, in ordine alla modifica dei prospetti, riguarda laqualificazione tecnico giuridica di questi interventi ed il relativo regime economico.Come sopra si diceva, una cosa è la definizione della “ristrutturazione edilizia” di cui all’art. 3del TUE e art. 27, della LR n. 12/2005, nella quale non si fa espressamente cenno allamodifica dei prospetti, quale “elemento” discriminante per qualificarla, da sola o con altreopere, tra gli interventi di manutenzione straordinaria, di restauro e risanamento conservativoo di ristrutturazione edilizia.Per questo tipo di intervento, non sembra essere cambiata la distinzione tra la cd “ordinaria”o “leggera” e quella cd. “pesante”, in quanto la prima – definita dall’art. 3, co. 1, lett. d), deldPR n. 380/2001 non fa cenno alla modifica dei prospetti, mentre quella di cui all’art. 10, co.

1, lett. c), stesso decreto, stabilisce che gli interventi di ristrutturazione edilizia che prevedonola modifica dei prospetti, sono subordinati al permesso di costruire.Da qui deriva, per molti comuni, la convinzione che la sola modifica dei prospetti di un edificio,costituisca un intervento di trasformazione edilizia che attiene, appunto alla ristrutturazionecd.”pesante” e tale da essere, non solo subordinata al rilascio del permesso di costruire (oDIA sostitutiva), ma onerosa.A questo si aggiunga che l’art. 43 della LR n. 12/2005 stabilisce che “i titoli abilitativi perinterventi di nuova costruzione, ampliamento di edifici esistenti e ristrutturazione edilizia sonosoggetti alla corresponsione degli oneri di urbanizzazione primaria e secondaria, nonché delcontributo sul costo di costruzione, in relazione alle destinazioni funzionali degli interventistessi”.Non mi pare che la semplice modifica dei prospetti di un fabbricato costituisca un interventorivolto a sostituire l’esistente tessuto urbanistico/edilizio con altro diverso, in assenza di “uninsieme sistematico di opere che possono portare ad un organismo edilizio in tutto o in partediverso dal precedente”.Né tale ritengo si possa considerare la trasformazione di porte esterne in finestre e viceversa,lo spostamento di aperture, la chiusura o l’apertura di porte esterne e finestre sulle facciate diun edificio, e neppure che determini un’attività trasformativa di carattere complessivo dellostesso.Sul punto, attenta dottrina ha infatti evidenziato come non sia facile operare una distinzionetra la ristrutturazione edilizia ad altre tipologie di intervento basandosi unicamente sulla naturadelle opere realizzate, posto che anche quelle di manutenzione straordinaria o di restauro erisanamento, sono volte al rinnovo delle strutture o di parti funzionali, occorrendo fare inveceriferimento alle finalità perseguite dalla ristrutturazione, proprio in quanto consistenti in unorganismo in tutto o in parte diverso da quello precedente. Tali opere, prese a sé stanti, sicuramente non rientrano tra gli interventi di ristrutturazioneedilizia, ma di manutenzione straordinaria o di restauro o risanamento conservativo,quest’ultimo nel rispetto degli elementi tipologici, formali e strutturali dell’edificio.Possono, invero, essere eseguite le modifiche dei prospetti, compreso quelle delle gronde (osimili) del tetto, contestualmente ad altre opere ed, in questi casi, si delineano diversesituazioni, ovvero:1) Le modifiche ai prospetti accompagnati ad altre opere o lavori con i quali costituisco “un

intervento rivolto a trasformare un organismo edilizio in tutto o in parte diverso dalprecedente”, si identificano come ristrutturazione edilizia

2) Le modifiche dei prospetti accompagnati ad altre opere o lavori con i quali costituiscono “unintervento rivolto a conservare l’organismo edilizio e ad assicurarne la funzionalità, nelrispetto degli elementi tipologici, formali e strutturali dell’organismo stesso”, si identificanonel restauro e risanamento conservativo.

3) Le modifiche ai prospetti accompagnati ad altre opere o lavori con i quali costituiscono “unintervento rivolto a modificare, rinnovare e sostituire parti anche strutturali degli edifici,nonché l’aggregazione o la divisione di unità immobiliari, si identificano nella manutenzionestraordinaria.

E’ ovvio che alle opere rivolte alla sola modifica delle facciate non possono seguire altre eulteriori opere al fine di limitare gli interventi alla manutenzione straordinaria o al restauro erisanamento conservativo, perché, in questi casi “L’opera deve essere considerataunitariamente nel suo complesso, senza che sia consentito scindere e considerareseparatamente i suoi singoli componenti”, come enunciato dalla Cass. Pen. , sez. II, sent. 26settembre 2011, n. 34764.Anche le recenti modifiche introdotte, non hanno prodotto novità per quanto riguarda quelleopere edilizie che comportino modifica dei prospetti. Il concetto di prospetto, infatti, non vaconfuso con quello di sagoma.Per sagoma deve intendersi la conformazione planovolumetrica della costruzione ed il suoperimetro, considerato in senso verticale ed orizzontale, così che solo le aperture che nonprevedano superfici sporgenti vanno escluse dalla nozione stessa di sagoma.

La modifica di prospetti attiene alla facciata dell'edificio, per cui non va confusa e compresa nelconcetto di sagoma, che indica la forma della costruzione complessivamente intesa, ovvero ilcontorno che assume l'edificio.I prospetti attenendo all'aspetto esterno e quindi al profilo estetico-architettonico dell'edificio,come la chiusura di preesistenti finestre e la loro apertura in altre parti, l'apertura di balconi inluogo di finestre, così come l'allargamento del portone di ingresso. Stante la similitudine con le attività di manutenzione straordinaria e con quelle di restauro erisanamento conservativo, nella concreta fase applicativa si pose il problema di differenziare,da quelle di ristrutturazione, al fine di individuare il titolo abilitativo necessario alla loroesecuzione permesso di costruire, ovvero Dia, onerosa o gratuita.Sul punto, attenta dottrina ha infatti evidenziato come non sia facile operare una distinzione trala ristrutturazione edilizia ad altre tipologie basandosi unicamente sulla natura delle opererealizzate, posto che, anche quelle di manutenzione straordinaria o il restauro conservativo,sono volte al rinnovo delle strutture o di parti funzionali, occorrendo fare invece riferimento allefinalità perseguite dalla ristrutturazione, proprio in quanto consistenti nella costruzione di unedificio in tutto o in parte nuovo e quindi al “recupero urbanistico dello spazio, sia purelimitatamente ad un solo edificio”, sussistendo altrimenti la differente ipotesi di ristrutturazioneurbanistica, che interessa più immobili.Dal canto suo la giurisprudenza aveva già individuato in passato tutta una serie di attività nonriconducibili alla manutenzione straordinaria o al restauro e risanamento conservativo, maafferenti alla ristrutturazione edilizia e per le quali aveva ritenuto necessario il rilascio dellaconcessione edilizia (gratuita o onerosa), tra cui, in particolare, quelle aventi ad oggetto:- Le opere comportanti un incremento della volumetria o del numero delle unità immobiliari,

che incidono sulla stessa consistenza fisica dell’immobile con conseguente aumento delcarico urbanistico,

- Il mutamento di destinazione d’uso di immobili, cosiddetto “strutturale”, nel caso in cui essocomporti la realizzazione di opere edilizie, come nelle ipotesi di utilizzo a fini dei sottotetti odi piani cantinati,

- La demolizione e ricostruzione di fabbricati.Altri punti fermi che la dottrina ha sempre sostenuto sono i seguenti:

La modifica dei prospetti, accompagnata da altre opere che tendono alla conservazionee alla funzionalità di un organismo edilizio, anche mediante un insieme sistematico di opere,senza modificare il volume, le superfici e la destinazione d’uso, si identificano tra gliinterventi di restauro e risanamento conservativo

La modifica dei prospetti, accompagnata da altre opere che alterino l’originaria consistenzafisica di un immobile, e comportino la modifica e ridistribuzione delle superfici interne, deivolumi e della sagoma, anche mediante la modifica della destinazione d’uso (purchéconforme) , così da alterare l’originaria fisionomia o consistenza fisica dell’immobile, siravvisa un intervento di ristrutturazione edilizia.

Sostanzialmente le modifiche dei prospetti, accompagnata da altre opere che differenzianola ristrutturazione dal restauro e risanamento conservativo e, tanto, meno, dallamanutenzione straordinaria, devono essere individuate nella “finalità” dell’intervento che, inqueste ultime ipotesi, è quella del recupero conservativo e funzionale dell’edificio esistente,senza che questo sia considerato un qualcosa di diverso o un nuovo organismo ediliziorispetto all’edificio originariamente considerato.

Anche per quanto riguarda la sostituzione del tetto di un immobile valgono le stessevalutazioni fatte per le modifiche dei prospetti, risultando, se eseguito singolarmente, unintervento di manutenzione straordinaria, mentre se eseguita con altre opere - che nonsiano finalizzate alla conservazione dell’edificio - potrà essere individuata tra il restauro erisanamento conservativo o nella ristrutturazione in base agli elementi sopra esposti che nedeterminano la qualificazione tecnico-giuridica.

Richiamando l’art. 27 della LR 12/2005, al quale in Lombardia è obbligatorio far riferimento, lamodifica dei prospetti di un fabbricato, accompagnata da altre opere che tendono allaconservazione, rinnovamento e sostituzione delle finiture di un edificio e ad assicurare la

funzionalità dello stesso, purché non alterino i volumi, le superfici e le destinazioni d’uso, siindividuano tra gli interventi di manutenzione straordinaria.La qualificazione tecnico-giuridica dei suddetti interventi costituisce, di conseguenza, il regimeeconomico degli stessi, ovvero: gli interventi di manutenzione straordinaria e di restauro erisanamento conservativo (salvo che non modifichino la destinazione d’uso) sono gratuiti,mentre quelli di ristrutturazione edilizia sono onerosi.Occorre, quindi da parte del responsabile del procedimento, formulare la proposta diprovvedimento, corredata da una dettagliata relazione, con la qualificazione tecnico-giuridicadell’intervento richiesto, nel caso di permesso di costruire, che tenga conto delle definizioni dicui all’art. 27 della LR n. 12/2005 per l’individuazione degli interventi di ristrutturazione ediliziaper i quali s’imponga il pagamento del contributo di costruzione.Alla stessa stregua il responsabile del procedimento deve verificare che le opere rientrino nellagiusta categoria di intervento, con riferimento alle definizioni dell’art. 27 della LR n. 12/2005, neicasi di ammissibilità alla DIA o SCIA, prima di notificare all’interessato l’ordine motivato di noneffettuare il previsto intervento.In entrambe le ipotesi non è corretto attenersi all’art. 3, co. 1, lett. d), del dPR n. 380/2001, né,tanto meno, al successivo art. 10, co. 1, lett. c), stesso decreto, per far ricadere gli interventiche prevedono la semplice modifica dei prospetti nell’onerosità, senza tener conto delleconsiderazioni sopra esposte.Dovrà, invero, essere il progettista abilitato prima, da una parte, a individuare la qualificazione tecnico giuridica dell’intervento proposto e lo stesso responsabile del procedimento poi, dall’altra , a verificare la corretta qualificazione tra gli interventi riconosciuti dal nostro ordinamento legislativo in vigore.

Geom. Antonio Gnecchi

30 luglio 2015

Allegato “C“

AMBIENTE - VINCOLO PAESAGGISTICO E ABUSI EDILIZI

La responsabilità del proprietario di un’area per il reato di abuso edilizio sussiste anche in assenza di formale affidamento dei lavori come committente.

La Cassazione penale (sez. III penale, sentenza dell’11 maggio 2015, n. 19319) ha respinto ilricorso di un privato condannato per aver effettuato lavori abusivi edilizi su un benepaesaggistico (zona sottoposta a vincolo paesaggistico-ambientale), senza aver ottenuto laprescritta autorizzazione, arrecando pregiudizio ai valori paesaggistici oggetto di protezione.Il ricorrente sosteneva di non aver mai dato ad alcuno l’incarico di effettuare i lavori, né,tantomeno, di averli seguiti personalmente, con la conseguenza che la propria responsabilitàera stata affermata sulla base del solo dato formale di essere il proprietario dell’area inquestione.La Cassazione, nel censurare la tesi difensiva del ricorrente, ha ricordato come, in tema di reatiedilizi, “la responsabilità del proprietario o comproprietario, che non risulti formalmentecommittente delle opere abusive, può dedursi da indizi quali la piena disponibilità dellasuperficie edificata, l’interesse alla trasformazione del territorio, la presenza durante losvolgimento dei lavori nonché da tutti quei comportamenti (positivi o negativi) da cui possanotrarsi elementi integrativi della colpa e prove circa la compartecipazione anche morale allarealizzazione degli abusi”.Nel caso di specie, pertanto ad avviso della Suprema Corte la responsabilità del proprietario èstata correttamente desunta dal giudice di merito non dal “solo diritto dominicale, né la stessa èstata configurata come responsabilità omissiva per difetto di vigilanza, ma è stata dedotta daindizi ulteriori rispetto all’interesse insito nel diritto di proprietà”, ossia la frequentazione delluogo (pur essendo il privato residente in località prossima a quella dell’abuso), la presenza sulposto al momento in cui fu eseguito l’accertamento dei reati ed operato il sequestro, l’assenza

di qualsiasi ulteriore elemento di segno contrario dal quale potesse emergere una volontàdiversa alla realizzazione dei lavori.

La recente determinazione n. 4/2015 dell’ANAC sull’affidamento dei servizi di architetturaed ingegneria.

Lo scorso 25 febbraio l’ANAC ha adottato la determinazione n. 4, contenente le Linee guida perl’affidamento dei se4rvizi attinenti all’architettura e all’ingegneria, di interesse per gli enti locali eper i professionisti tecnici e nella quale vengono evidenziate alcune regole fondamentali, fra lequali: la necessità di applicare il DM n. 143/2013 per il calcolo dell’importo a base d’asta, i chiarimenti in merito ai requisiti del fatturato, la possibilità di utilizzare un raggruppamento temporaneo di professionisti per dimostrare il

requisito del numero di unità fissate nel bando di gara, l’esclusione di cauzioni per partecipare a una gara d’appalto avente ad oggetto la redazione

della progettazione e del piano di sicurezza (essendo sufficiente che il professionistadimostri di essere coperto da una polizza per la responsabilità civile e professionale),

alcuni chiarimenti in materia di concorsi di progettazione o d idee dirette a dare maggiorpeso alla qualità del progetto piuttosto che agli aspetti economici nella fase di prequalifica,

la riserva a favore degli architetti per la progettazione riguardanti immobili di interessestorico-artistico sottoposti a vincoli culturali.

La determinazione dell’ANAC contiene un inquadramento generale che tocca diversi punti, tra iquali le forme di pubblicità, l’obbligo di affidamento secondo le modalità stabilite dal Codice, leforme di progettazione, di subappalto, le forme di partecipazione, il ruolo del RUP el’affidamento dell’incarico. In particolare ha ricordato che, una colta stabilite la classe/i e la categoria/e di appartenenza deiservizi da affidare, sono necessarie tre operazioni:1. la determinazione del corrispettivo da porre a base d’asta,2. la determinazione dei requisiti di carattere speciale che devono possedere i concorrenti per

poter partecipare alla gara,3. la specificazione – nel caso la gara si svolga mediante il criterio dell’OEPV – del contenuto

dell’offerta da presentare, ai fini della dimostrazione della professionalità e dellaadeguatezza dell’offerta.

Tratta poi l’affidamento di incarichi di importo inferiore e superiore a 100.000 euro, con alcunirichiami alle classi, categorie e tariffe professionali. Fornisce alcuni chiarimenti in ordine ai criteri di aggiudicazione per gli affidamenti superiori a100.000 euro, oltre a dare indicazioni sull’applicazione dell’offerta economicamente piùvantaggiosa.Tratta pure l’argomento della verifica e validazione della progettazione ed i soggetti abilitati aeffettuare la verifica ai fini della valutazione., concludendo sull’affidamento dei concorsi diprogettazione e di idee.

Rassegna di giurisprudenza.

Consiglio di Stato, sez. VI, sentenza 27 aprile 2015, n. 2134Edilizia e urbanistica – Comunicazione inerente alla realizzazione di pannelli fotovoltaici a parziale copertura di un nuovo pergolato in legno, contestualmente realizzato sul terrazzo dell’abitazione e dotato di tenda parasole retrattile. – Dichiarazione di inefficaciadella comunicazione da parte dell’Amministrazione comunale – Conseguente ordinanza di riduzione in pristino fondata sull’assunto che la tipologia di interventi posti in essere richiede il rilascio del permesso di costruire - illegittimità dell’ordinanza - sussiste.L’articolo 6, comma 2, lettera d), del dPR n. 380 del 2001 dispone che sono soggetti a comunicazione di inizio lavori gli interventi consistenti, tra l’altro, nell’installazione di “pannelli solari, fotovoltaici, a servizio degli edifici, da realizzare al di fuori della sona A) di cui al decreto del Ministro per i lavori pubblici 2 aprile 1968, n. 1444”.

Le linee guida per ‘autorizzazione degli impianti in esame prevedono che essi possono essere installati “su edifici esistenti e loro pertinenze”, incluse, pertanto anche i pergolati.L’art. 10 dello stesso decreto dispone, invece, che occorre il permesso di costruire per “a) gli interventi di nuova costruzione; b) gli interventi di ristrutturazione urbanistica; c) gli interventi di ristrutturazione edilizia che portino ad un organismo edilizio in tutto o in parte diverso dal precedente e che comportino modifiche della volumetria complessiva degli edifici o dei prospetti, ovvero che, limitatamente agli immobili compresi nelle zone omogenee A, comportinomutamenti della destinazione d’uso, nonché gli interventi che comportino modificazioni della sagoma di immobili sottoposti a vincoli ai sensi del DGLS n. 42/2004, e successive modificazioni”. La giurisprudenza amministrativa, in mancanza di una definizione legislativa di pergolato, ha avuto modo di affermare che esso può essere inteso come un manufatto avente natura ornamentale, realizzato in struttura leggera di legno o altro materiale di minimo peso, facilmenteamovibile in quanto privo di fondamenta, che funge da sostegno per piante rampicanti, attraverso le quali realizzare riparo e/o ombreggiatura di superfici di modeste dimensioni. Si è inoltre precisato che “la nozione di pergolato no muta se alle piante si sostituiscono i pannelli fotovoltaici, sicché gli stessi devono essere collocati in modo tale da lasciare spazi per il filtraggio della luce e dell’acqua e non devono caratterizzarsi come copertura stabile e continua degli spazi sottostanti.Nella fattispecie in esame, come risulta dalla relazione tecnico illustrativa dell’intervento, è statorealizzato sulla terrazza al primo piano del fabbricato “un pergolato in legno aperto ai lati e dotato di tenda parasole retrattile”.Su tale pergolato è stato installato un impianto fotovoltaico a pannelli “costituito da otto pannelli (…) per un’area totale di metri quadrati 13”.Tale descrizione unitamente all’analisi delle foto e dei documenti induce a ritenere che l’intervento - in ragione del materiale impiegato, della sua struttura e della circostanza che essa,essendo aperta su tutti i lati, non determina aumento di volumetria - non rientra fra quelli per i quali la normativa di disciplina della materia richiede il permesso di costruire.E’ bene aggiungere che quanto esposto non significa che le opere realizzate si sottraggono a forme di controlli pubblici ma implica esclusivamente che l’attività può essere posta in essere con mera comunicazione senza dovere ottenere previamente il rilascio da parte del comune deltitolo abilitativo.

Consiglio di Stato, sez. IV, sentenza 31 marzo 2015, n. 1670Edilizia e urbanistica – Permesso di costruire rilasciato dal comune per la realizzazionedi un fabbricato ad uso commerciale - Violazione delle distanze regolamentari previstedall’art. 9 del d.m. n. 1444/68 relativamente a pareti finestrate e pareti di edifici antistanti -Violazione della norma di cui al n. 2 del 1 comma del predetto articolo 9 che, in tema didistanza minima dai confini di proprietà, prescrive la distanza minima assoluta di mt. 10tra pareti finestrate e pareti di edifici antistanti - Condizione indispensabile per potersiapplicare il regime garantistico della distanza minima dei dieci metri è data dal fatto cheesistano due pareti che si contrappongono di cui almeno una è finestrata.La distanza minima fissata dall’art. 9 del d.m. 2 aprile 1968 n. 1444 di dieci metri dalle pareti finestrate è volta alla salvaguardia delle imprescindibili esigenze igienico-sanitarie, al fine di evitare malsane intercapedini tra edifici tali da compromettere i profili di salubrità degli stessi, quanto ad aerazione, luminosità ed altro e trattasi certamente di una norma che in ragione delleprevalenti esigenze di interesse pubblico testé indicate ha carattere cogente e tassativo, prevalendo anche sulle disposizioni regolamentari degli enti locali che dispongano in maniera riduttiva.Ora, ferme restando la ratio sottesa alla norma de qua e la cogente valenza della stessa, occorre convenire che il caso sottoposto al vaglio di questo giudice si pone al di fuori del campoapplicativo dell’art. 9 citato tenuto conto delle caratteristiche oggettive che connotano la vicenda, tali da fare escludere che sussistano i presupposti di fatto e di diritto richiesti per l’applicabilità della disciplina qui in discussione.

La condizione indispensabile per potersi applicare il regime garantistico della distanza minima dei dieci metri è data dal fatto che esistano due pareti che si contrappongono di cui almeno u a è finestrata.Nel caso di specie così non è in quanto si è di fronte ad un posizionamento dei due fabbricati tale da non influire sulle finalità igienico-sanitarie, dacché, in concreto le due pareti fronteggiantiin realtà sono costituiti da muri ciechi, privi di aperture finestrate.Invero, le aperture costituite dai balconi sono posizionate sul lato antistante le abitazioni, che corre in modo perpendicolare al vicino edificio, e non sulla parte che fronteggia il fabbricato oggetto del titolo ad aedificandum e sono queste le aperture che consentono alle abitazioni di usufruire delle condizioni di aerazione e luminosità.Veto è che per una parte minore dei balconi del fabbricato delle appellanti è possibile in modo per così dire obliquo affacciarsi sul canale di scolo che divide i due edifici, ma trattasi di veduta che non rileva ai fini all’esame, nel senso che non è con riferimento a tale sporgenza laterale che può essere messa in discussione l’usufruibilità di area e luce per i vani interni, assicurata quest’ultima dall’affaccio esistente sul lato che si protende sul fronte strada. In altri termini lo stato dei luoghi è tale che gli affacci (balconi) dell’edificio frontista prendono luce ed aria da un lato strada che fronteggia il fabbricato oggetto del titolo ad aedificandum e comunque le pareti contrapposte, quelle posizionate sul canale di scolo, non recano finestre o aperture nei sensi richiesti dalla norma qui in rilievo.Ne deriva che nel caso di specie non può invocarsi l’applicabilità della regola della distanza minima dei dieci metri e, conseguentemente, il permesso di costruire rilasciato in favore del fabbricato ad uso commerciale da erigersi sull’adiacente lotto non risulta inficiato dal vizio di legittimità.

Le domande dei lettori e le risposte degli espertiCompetenze per la viabilità rurale.E’ possibile riconoscere una competenza progettuale degli architetti in materia di viabilità rurale?La risposta è negativa, come ricordato recentemente dal Consiglio di Stato. sez. II, nel parere n.723/2015. Secondo quanto previsto dall’art. 51 del RD 23 ottobre 1925, n. 2537, “Sono di spettanza della professione d’ingegnere il progetto, la condotta e la stima dei lavori per estrarre, trasformare ed utilizzare materiali direttamente o indirettamente occorrenti per le costruzioni e per le industrie, dei lavori relativi alle vie ed ai mezzi di trasporto,di deflusso e di comunicazione, alle costruzioni di ogni specie, alle macchine ed agli impianti industriali, nonchéin generale alle applicazioni della fisica, i rilievi geometrici e le operazioni di estimo”, di conseguenza, anche la c.d. viabilità rurale, come tutte le opere vaie in genere, è esclusa dalla competenza degli architetti per rientrare in quella degli ingegneri.La ratio della norma non consiste nella necessità di garantire una buona qualità delle opere sotto il profilo estetico o funzionale, ma unicamente nell’assicurare l’incolumità delle persone, sicché il professionista, che deve intervenire in un progetto, deve assumersi la responsabilità della verifica di tutti i calcoli necessari e di tutte le soluzioni tecniche sotto il profilo della tutela dell’incolumità pubblica (Consiglio di Stato, sez. V, 10 marzo 1997, n. 248).La progettazione di opere di viabilità, anche se attinenti alla viabilità rurale, rientra nella competenza degli ingegneri, non solo in forza degli artt. 51 e 54 RD 2537 del 1925, ma anche perché tali opere non rientrano nel concetto di edilizia civile (Consiglio du Stato, sez. IV, 19 febbraio 1990, n. 92).De resto, se si considera che anche una strada rurale può comportare complessi calcoli connessi ai problemi di possibili dissesti idrogeologici oppure alla resistenza del fondo stradale al traffico di mezzi pesanti, come le macchine agricole, o ancora la necessità di superare talune più gravi asperità del terreno, si vede come solo le conoscenza tecnico-scientifiche proprie dellaprofessione di ingegnere garantiscano una corretta e responsabile progettazione viaria in generale, la competenza dell’architetto è ammessa solo nel caso che detto professionista firmi un progetto relativo alla viabilità strettamente servente un’opera di edilizia civile, tale perciò, da

potersi considerare accessoria a quest’ultima (Consiglio di Stato, sez. VI, 15 marzo 2013, n. 1550).

Annullamento nulla osta paesaggistico.Il provvedimento ministeriale che annulla il nulla osta paesaggistico per la realizzazione di unacostruzione edilizia in zona protetta deve essere preceduto dalla comunicazione di avvio delprocedimento?La risposta al quesito è negativa, come ricordato anche recentemente dal TAR Campani,Napoli, nella sentenza n. 1718 del 24 marzo 2015.A seguito dell’entrata in vigore del regolamento approvato col DM 19 giugno 2002, n. 165 (ilquale ha aggiunto il comma 1-bis dell’art. 4 del regolamento approvato con DM 13 giugno1994, n. 495), il provvedimento ministeriale che annulla il nulla osta paesaggistico per larealizzazione di una costruzione edilizia in zona protetta non deve essere preceduto dallacomunicazione di avvio del procedimento. Questa scelta normativa, dapprima operata in viaregolamentare e successivamente – con l’art. 159 del DGLS 42 del 2004 – confermata anche invia primaria, si giustifica in ragione del fatto che, una volta rilasciato il nulla osta da parte dellaregione (o dell’ente subdelegato), la successiva fase di riesame del NO da parte del MIBAC siconfigura come una fase necessaria e non autonoma di un unitario e complesso procedimento– volto al riscontro della possibilità giuridica di mutare lo stato dei luoghi – avviato ad istanza diparte con la richiesta di autorizzazione paesaggistica.E’ chiaro sul punto l’art. 159, comma 2, del DGLS n. 42/2004secondo cui “L’amministrazionecompetente al rilascio dell’autorizzazione dà immediata comunicazione alla soprintendenzadelle autorizzazioni rilasciate, trasmettendo la documentazione prodotta dall’interessato nonchéle risultanze degli accertamenti eventualmente esperiti. La comunicazione è inviatacontestualmente agli interessati, per i quali costituisce avviso di inizio di procedimento , ai sensie per gli effetti della legge 7 agosto 1990, n. 241”.

Revoca generalizzata delle concessioni cimiteriali.Questo comune si trova dinanzi ad una grave carenza di disponibilità di posti per le nuovetumulazioni e non è sostenibile economicamente la realizzazione di un nuovo cimiteronell’immediato, né l’ampliamento di quello esistente. Si chiede se sia legittimo procedere aduna revoca generalizzata di tutte le concessioni cimiteriali rilasciate in passato che non hannoregistrato tumulazioni negli ultimi 50 anni; si chiede, altresì, se sia necessario prevedere‘individuazione di criteri di scelta delle concessioni da revocare e procedere alla comunicazionedi avvio del procedimento.Tenuto conto delle innovazioni addotte nel quesito, la scelta di revocare in modo generalizzatotutte le concessioni cimiteriali per le quali non si è avuta una tumulazione negli ultimi 50 anni èlegittima perché in linea con quanto previsto dall’art. 92 del dPR n. 285/1990 ed anche alla lucedella giurisprudenza amministrativa (cfr. ad esempio, TAR Sicilia, sez. II, Palermo, 18 gennaio2012, n. 70 e sez. III, 15 novembre 2011, n. 2133).Trattandosi di revoca generalizzata, si ritiene superfluo l’individuazione di criteri di sceltaspecifici (in tal senso, TAR Sicilia, sez. III, Palermo, 13 febbraio 2015, n. 454).Per quanto attiene alla comunicazione di avvio del procedimento, fermo restando l’opportunitàdell’adempimento anche in ottica di buona amministrazione e tenuto conto della particolarecaratteristica delle concessioni cimiteriali che rispondono ad un sentimento di pietas neiconfronti alle famiglie concessionarie, l’oggettività delle motivazioni rende non illegittimal’eventuale omissione in quanto, ex art. 21-octies, comma 2, legge 241/1990, risulta agevoledimostrare che il contenuto del provvedimento non avrebbe potuto essere diverso da quello inconcreto adottato.

Piano attuativo ed edificazioneQuando è legittimo subordinare l’edificazione di un’area all’esistenza di un piano attuativo?Costituisce principio giurisprudenziale consolidato quello secondo cui le autorità preposte allapianificazione urbanistica e territoriale godono di ampia discrezionalità. Ne consegue che le

scelte compiuti in sede di pianificazione attengono al merito e sono sindacabili dal giudiceamministrativo solo in casi eccezionali, e precisamente quando emerga con evidenza che essesono inficiate da arbitrarietà od irragionevolezza in ordine alle esigenze che si intendono nelconcreto soddisfare (Consiglio di Stato, sez. I, 27 ottobre 2014, n. 1184; TAR Umbria, sez. I, 16gennaio 2015, n. 25).Anche per quanto riguarda la motivazione – salvo che particolari situazioni non abbiano creatoaspettative o affidamenti in favore di soggetti le cui posizioni appaiano meritevoli di specificheconsiderazioni – si esclude che sia necessario indicare in materia puntuale le ragioni chesorreggono ogni singola scelta, essendo sufficiente la motivazione che si può evincere daicriteri generali, di ordine tecnico-discrezionale seguiti nell’impostazione del piano comerisultano dalla relazione di accompagnamento (cfr. Consiglio di Stato, sez. I, sent. n. 1184 del2014, cit.; id. sez. IV, 1 luglio 2014, n. 3294).Le valutazioni che attengono alla necessità di subordinare, per un determinato ambito, lapossibilità di edificazione all’approvazione di un piano attuativo concernono proprio una sceltaurbanistica che può essere, quindi, sindacata dal giudice entro i ristretti limiti innanzi illustrati.La giurisprudenza ritiene che la subordinazione dello sfruttamento edificatorio di un’areaall’approvazione di un piano attuativo costituisca scelta irrazionale quando l’area interessata siagià completamente urbanizzata. In questi casi, infatti, la struttura urbana è già sufficientementedelineata ed attrezzata; e non sussistono dunque quelle esigenze di armonizzazione chepossono essere soddisfatte solo attraverso la pianificazione di secondo livello(cfr. Consiglio diStato, ad. Plen. 6 ottobre 1992, n. 12).Va però osservato che la stessa giurisprudenza ha individuato un’eccezione al principioappena illustrato. Si ritiene, infatti, che la pianificazione attuativa possa riferirsi giustificata, nonostante l’areainteressata sia inserita in un contesto già urbanizzato, quando l’intervento da realizzare sia dinotevole entità e comporti, dunque, la necessità di un adeguamento dei servizi esistenti e,comunque, la necessità della sua armonizzazione con il contesto territoriale circostante (cfr.Consiglio di Stato, sez. IV, 17 luglio 2013, n. 3880; id., sez. IV, 15 maggio 2002, n. 2592; TARLombardia, Milano, sez. II, 23 luglio 2014, n. 1991 e, più recentemente, 24 marzo 2015, n. 795).

Allegato “D“Rassegna Speciale

Contratti e Appalti n.109 del 18/06/2015Notiziario ASMEL

Quale futuro per le Centrali di Committenza Se ne discute a Napoli il prossimo 29 giugnoSi svolgerà il prossimo 29 giugno a Napoli , presso lo StarHotel Terminus di PiazzaGaribaldi i l Convegno Nazionale organizzato da ASMEL sul tema "CENTRALI DICOMMITTENZA: QUALE FUTURO?" I lavori affronteranno diversi aspetti tra cui gliobblighi e le deroghe per i Comuni dallo (s)combinato disposto di decreto milleproroghe, ddl enti locali e ddl scuola, Il modello organizzativo e gestionaleAsmecomm alla luce della deliberazione ANAC 32/2015 e delle pronuncegiurisprudenziali , la riforma del Codice Appalti e Concessioni , alla luce delle

Direttive UE, la Centralizzazione telematica come misura anti-corruttiva e lasemplificazione dei Bandi di gara per favorire le piccole Imprese. In conclusione dellasessione mattutina ci sarà anche la consegna del Premio TrasparENTE incollaborazione con API, ADICONSUM, CNA, CONFINDUSTRIA, LEGACOOP. Dopo lacolazione di lavoro, i lavori proseguiranno nel pomeriggio con i l Focus Appalti eContratti e i l Question Time. Tra gli interventi programmati si segnala lapartecipazione del Sen. Marco Pagnoncelli , relatore delle Legge delega Appalti , l 'on.Erminia Mazzoni, già eurodeputato, gli Avv.ti Aldo Sandulli , Lorenzo Lentini , GuidoParatico, Nadia Corà e Vito Rizzo, i l segretario generale ASMEL Francesco Pinto, ilPresidente ASMEL Giovanni Caggiano, i l Presidente Vicario ANPCI Arturo Manera e laConsigliera Nazionale ASMEL Demetria Setaro.

Qui il Programma e il modulo di prenotazione

Primo Piano

Decreto Enti Locali/1: deroghe al patto di stabilitàIl Consiglio dei Ministri ha approvato il Decreto Enti Locali con un allentamento delpatto di stabilità interno per comuni e regioni . Proprio ai Comuni arriverà uncontributo di 530 milioni di euro per Imu e Tasi . Mentre per le Regioni il DL prevede2 miliardi in più per fare fronte ai debiti certi , l iquidi ed esigibili maturati entro i l2014. Infine, gli Enti Locali avranno la possibilità di spendere soldi per laristrutturazione e la messa in sicurezza delle scuole, la bonifica dall 'amianto e gliinterventi a seguito di eventi calamitosi .

Decreto Enti Locali/2: nuove assunzioni nella PADeroghe al patto di stabilità anche per quanto riguarda le assunzioni dei dipendentidelle Province da ricollocare presso altre PA. Grazie all 'approvazione da parte delGoverno del decreto Enti Locali , le province e le città metropolitane potrannoprorogare i contratti di lavoro a tempo determinato, anche se queste violano i l pattodi stabilità. Il decreto enti locali consentirà ai comuni di assumere i l personaleesuberato dalle Province anche nel caso di mancato rispetto dei tempi di pagamentoe violazione dei termini per l ' invio della connessa certificazione. Inoltre, si dà modoai dipendenti provinciali in comando o distacco presso altre pubblicheamministrazioni di trasferirsi definitivamente presso di esse, se lo consentano i l imitidi spesa e di dotazioni organiche. I dipendenti delle province addetti ai servizi per i llavoro saranno, invece, trasferiti alle regioni e non alla nascente Agenzia nazionaleper le politiche attive del lavoro. Per quel che riguarda le nuove assunzioni i comunipotranno bandire concorsi per assunzioni a tempo indeterminato, nonostante i lblocco imposto dal comma 424 della legge 190/2014, per acquisire personale dotatodi particolari abilitazioni o titoli di studio abilitanti riguardanti l 'organizzazionedei servizi educativi e scolastici , nel caso le graduatorie vigenti siano esaurite e siaccerti che tra i l personale soprannumerario delle province manchino tali figure.

Quesiti sugli Appalti Pubblici

Offerta economicamente più vantaggiosa: on line i Quesiti delVenerdì degli Appalti Pubblicati on line sul sito web di ASMEL i VideoQuesiti sul tema del "Criteriodell 'offerta economicamente più vantaggiosa" anche alla luce della nuova DirettivaAppalti 2014/24/UE. Il Video raccoglie le domande e risposte affronatte nel corso delSeminario tenuto dal Dr. Antonio Bertelli i l 12 giugno scorso nell 'ambito dei ciclo diwebinar "I Venerdì degli Appalti" .

Qui il Video

Primo Piano ANAC

Anac: Legge Severino da cambiare25 proposte di modifica richieste da CantoneL'Anac ha sottoposto al Governo e al Parlamento 25 proposte di modifica, correzionee integrazione della normativa vigente in materia di inconferibilità eincompatibilità degli incarichi amministrativi , precisando che «nella legge Severinoserve un coordinamento tra le norme sulla inconferibilità degli incarichi e quelle suincandidabilità e sospensione: ci sono "divergenze" sui reati elencati e sulleconseguenze legate alla loro graduazione e gravità».

Qui Atto di Segnalazione n.4 del 10/06/2015

Anac: modifica graduatoria non è necessario alcun avviso specificoNelle procedure di gara, aventi ad oggetto l ' affidamento di lavori sotto soglia, è«legittimo l'operato della stazione appaltante che a seguito dell 'aggiudicazioneprovvisoria abbia proceduto ad una modifica della graduatoria degli offerenti senzapubblicare sul sito informatico o comunicare al singolo concorrente l 'avviso dellariapertura della procedura ove abbia rispettato i l principio di pubblicità delle sedutedi gara e abbia proceduto a pubblicare i risultati della procedura sul proprio sitoinformatico».

Qui Parere n. 55 del 22/04/2015

Anac: Gare telematiche nell' accesso agli atti si applica la 241/90Nelle procedure ad evidenza pubblica, espletate attraverso il sistema telematico, larichiesta di accesso agli atti di gara, avanzata dalla ditta concorrete deve esseresoddisfatta conformemente alla disciplina introdotta dal D. Lgs. n. 163/06. Inparticolare «le disposizioni contenute nella disciplina della legge 241/1990 devonotrovare applicazione tutte le volte in cui non si rinvengono disposizioni derogatorienel Codice dei Contratti».

Qui Parere n.54 del 22/04/2015

Comune di Spello: on line la gara per il servizio mensaIl comune umbro ha scelto di indire la gara per l 'affidamento del servizio diristorazione scolastica per il quadriennio 2015/2019 mediante una procedurainteramente telematica sviluppate in piattaforma ASMECOMM. La procedura aperta,pubblicata i l 10 giugno scorso, prevede il termine di presentazione delle offerte entroil 20 luglio 2015, di modo che sarà possibile arrivare all 'apertura del nuovo annoscolastico con il servizio direttamente avviato dal futuro aggiudicatario.

Osservatorio ASMECOMM

Gara telematica: regole e principi per la validità della procedura Le procedure negoziate tramite piattaforma telematica devono svolgersi nel rispettodel principio di segretezza delle offerte. Il TAR Molise, con sentenza n. 240 del 12giugno 2015 ha infatti dichiarato l ' i l legittimità di una procedura negoziata nellaquale gli inviti sono stati mandati via pec «contenente l 'indicazione degli indirizzi di

posta certificata di tutti gli operatori economici invitati alla gara stessa» Secondo ilGiudice amministrativo «tale modalità, prescelta dalla stazione appaltante, perinvitare alla procedura negoziata le imprese che avevano preventivamentemanifestato interesse in tal senso, viola i l principio di segretezza delle offerte, attesoche tale principio impone di garantire l 'anonimato delle imprese concorrenti sinoalla scadenza del termine di presentazione delle offerte per evitare forme dicoordinamento e di collegamento tra imprese che possono, in vario modo,condizionare l 'esito della gara e quindi vulnerare i l generale principio del buonandamento dell 'azione amministrativa ex art. 97 Cost. nonché quelli che presidianolo svolgimento degli affidamenti di lavori , servizi e forniture, ai sensi dell 'art. 2del d.lgs. n. 163 del 2006, con particolare riferimento a quelli di efficacia,correttezza, libera concorrenza, parità di trattamento, non discriminazione.» Nelleprocedure sviluppate dagli Enti aderenti attraverso la piattaforma ASMECOMM lasegretezza e la tracciabilità del flusso di informazioni è garantito proprio dallapiattaforma di e-procurement che consente di gestire gli inviti , spesso a seguito di unAvviso di manifestazione di interesse, mediante l 'iscrizione degli operatori economiciin piattaforma che hanno così accesso ai datti della procedura, l imitati , a secondadella fase della gara, alle informazioni legittimamente conoscibili dalla stesse.Proprio la strutturazione della procedura telematica ASMECOMM garantisce quindila piena rispondenza dei requisiti richiesti dall 'ordinamento, caratteristica nonnecessariamente assolta mediante l 'uso di una modalità telematica non conforme alleprescrizioni di legge.

FOCUS sul Consiglio di Stato

Il Bando si può impugnare olo per clausole concretamenteescludentiL'onere di impugnare tempestivamente il bando di gara è riconosciuto all ' impresache non prende parte alla procedura pubblica, laddove nella lex specialis si riscontrila presenza di clausole escludenti , ossia di quelle prescrizioni riguardanti i requisitidi partecipazione, ostative all 'ammissione dell ' interessato o, al più, impositive, ai finidella partecipazione, di oneri manifestamente incomprensibili o del tuttosproporzionati , per eccesso rispetto ai contenuti della procedura concorsuale. Nellafattispecie esaminata, l 'operatore economico impugnava gli atti di indizione dellagara avente ad oggetto il servizio di raccolta e smaltimento Rsu, denunciando lapresunta «inadeguatezza» delle clausole riguardanti la durata del contratto diappalto e l ' importo fissato a base di gara. La ditta aveva evidenziato come, rispettoalle risorse da impegnarsi nell 'esecuzione del servizio, dette prescrizioni sipresentassero ostative per la partecipazione degli operatori interessati allaprocedura. Il Consiglio di Stato, Sez. V, n.2713, del 03/06/2015, non rilevando lafondatezza nelle censure sollevate dall ' impresa ricorrente, ha rigettatol'impugnativa così come proposta, atteso che «l'onere di immediata impugnazione delbando (. .) è l imitato alle sole clausole escludenti che stabiliscono, con previsioniinequivoche, i requisiti di partecipazione alla procedura selettiva non posseduti dalricorrente». In particolare, i l Collegio ha individuato, tassativamente, tre ipotesiaventi carattere escludente, che giustificherebbero l ' impugnativa immediata delbando da parte dell ' impresa non partecipante, rispettivamente «quando si contesti inradice l 'indizione della gara; all ' inverso, si contesti che una gara sia mancata,avendo l 'amministrazione disposto l 'affidamento in via diretta del contratto ed infinenel caso in cui si impugnino direttamente le clausole del bando, deducendo che lestesse siano immediatamente escludenti». Come evidente, tra queste non figura i lcaso esaminato.

Qui Sentenza Cds Sez V n.2713 del 03/06/2015

FOCUS sulla Corte dei Conti

No al mutuo per interventi su immobili in comodato gratuito No al mutuo per interventi su immobili in comodato gratuito Nel caso in cui le Pubbliche Amministrazioni non dispongano di una capacitàeconomica propria, tale da sostenere gli oneri derivanti dalla straordinariamanutenzione degli immobili oggetto di contratto di comodato d'uso gratuito, non èpossibile per le stesse sopperire all 'emergenza riscontrata, ricorrendo all 'accensionedi un mutuo o ad un finanziamento. In questi termini , la Corte dei Conti , sezione dicontrollo Regione Lazio, con deliberazione n. 47, del 09/04/2015, ha risposto alquesito proposto dall 'ente pubblico, che versava nella necessità di doverfronteggiare una esigenza manutentiva su un immobile in uso tramite comodatogratuito. Nella pronuncia in esame, l 'Organo Giudicante ha ripercorso l 'excursusdelle normative, susseguitesi in materia di indebitamento degli enti locali , che, inconcreto, hanno determinato un'applicazione più restrittiva di tale strumento, dandoparticolare rilievo all 'art. 3 della L. n. 350/2003 (Finanziaria 2004) «che ha dettato(le) regole ermeneutiche per individuare, specificamente, le fattispecie costituentiindebitamento ai fini dell 'applicazione dell 'articolo 119 della Costituzione e leoperazioni integranti investimento». In conformità agli assunti normativi , la Corteha stabilito che, nella fattispecie analizzata, sarebbe stato opportuno per «il Comune valutare a monte la convenienza a stipulare il contratto di comodato di un benerichiedente opere di straordinaria manutenzione, laddove non sia in grado disostenere gli oneri di straordinaria manutenzione con la parte corrente del suobilancio, tenendo in debito conto che a tal fine non potrà far ricorsoall'indebitamento, pur rientrando le opere di ristrutturazione e manutenzionestraordinaria di fabbricati non residenziali tra gli interventi in astratto qualificabilicome spese di investimento ai sensi dell 'art. 3, comma 18, lett. a) della L. n.350/2003».

Qui Deliberazione n. 47 del 09/04/2015

Speciale Bandi Aperti (opportunità di finanziamento per i Comuni)

Sostenibilità ed Efficienza Energetica: ai Comuni 50 milioni per acquisti sul MEPAContributo a fondo perduto da parte del Ministero dello Sviluppo Economico, fino al100% dei costi ammissibili per i Comuni che acquisteranno beni finalizzatiall 'efficientamento energetico direttamente sul MEPA. Il Bando, secondo unaprocedura a sportello, mette a disposizione 50 milioni di euro per interventi darealizzare attraverso l 'acquisizione tramite le procedure telematiche del Mercatoelettronico della Pubblica Amministrazione (MePA) di:a)impianto fotovoltaicoconnesso in rete;b)impianto solare termico acs per uffici ;c)impianto solare termicoacs per scuole con annessa attività sportiva; d)impianto a pompa di calore per laclimatizzazione;e)interventi di realmping. Il bando è destinato alle amministrazionicomunali delle Regioni Calabria, Campania, Puglia e Sicilia.

Scadenza 12 Settembre 2015

Qui maggiori informazioni

NOTIZIE FLASH

Procedura negoziata senza bando: illegittima se nasconde unrinnovo di appaltoCONSIGLIO DI STATO. Nella procedure negoziate , senza previa pubblicazione del bando di gara,è prevista, ai sensi del l 'art . 57, comma 6, del D.Lgs n. 163/06, ove possibile , la consultazioneinformale da parte del l 'amministrazione aggiudicatr ice di tre operatori di mercato. Tuttavia laprocedura non può essere attivata se lo scopo sia quel lo di procedere «nel la sostanza, adaggiornare e r innovare parzialmente ( .) forniture acquisite in precedenza da una impresapredeterminata».

Qui Sentenza Cds Sez V n.2807 del 08/06/2015

Ricorso improcedibile nel caso in cui l'impresa impugnal'esclusione e non anche l'aggiudicazioneCONSIGLIO DI STATO. A dimostrazione del reale interesse al la stipula del contratto di appalto,l 'operatore economico che decide di impugnare i l provvedimento di esclusione, reso nei suoiconfronti dal la P.A. , deve opporsi anche al successivo atto di aggiudicazione def init iva. Invero«la def initiva lesione del l ' interesse di chi aspira al la stipula del contratto viene leso solodall 'aggiudicazione def initiva, che deve necessariamente essere impugnata; pertanto, i l r icorsoritualmente proposto contro l 'esclusione diviene improcedibile per difetto di interesse , in casodi mancata rituale impugnazione del la aggiudicazione def initiva».

Qui Sentenza Cds Sez V n.2759 del 04/06/2015

Cause di esclusione: non si applicano per le procedure non disciplinate dal Codice Appalti CONSIGLIO DI STATO. Le cause di esclusione, categoricamente individuate dall 'art . 46, comma1 bis , del D.Lgs n. 163/06, non trovano applicazione nel le gare che non sono discipl inate dalcodice degli appalt i . Invero, detto «principio di tassatività ( . . . ) s i applica unicamente al leprocedure di gara discipl inate dal medesimo codice in via diretta ovvero per autovincolodell 'amministrazione procedente».

Qui Sentenza Cds Sez V n.2839 del 09/06/2015

Permesso a costruire in sanatoria: illegittimo se causa inquinamento acusticoCONSIGLIO DI STATO. È il legittimo il provvedimento con cui l 'amministrazionerilascia al privato un permesso di costruire in sanatoria, per abusi edilizi , che nelconcreto determina una violazione della normativa in materia di inquinamentoacustico. Infatti «la prevenzione dagli inquinamenti non è vicenda di mero interesseprivato ma, in base al vigente ordinamento, (è) un interesse generale, strettamenteconnesso alla salute pubblica e alla vivibilità generale degli abitati e dei luoghi,specie in un contesto sensibile come un centro storico».

Qui Sentenza Cds Sez VI n. 2784 del 05/06/2015

Project financing: il progetto scelto è immediatamente impugnabileCONSIGLIO DI STATO. Nel procedimento di aggiudicazione del la concess ione al promotoref inanziar io (project f inancing) , caratterizzato dal susseguirsi di più fasi , produttive di effettilesivi nei confronti degli altr i concorrenti «l 'atto con cui la stazione appaltante conclude lac.d . prima fase di selezione di una proposta, da porre a base del la success iva gara, (è)immediatamente impugnabile da coloro che abbiano presentato proposte concorrenti inrelazione al la medesima opera pubblica».

Qui Cds Sev IV n.2827 del 09/06/2015

Prodotti Made in EU: sì all'esclusione dalla gara se l'offerta supera il limite per i prodotti di paesi terziCONSIGLIO DI STATO. In materia di appalt i nei settori special i , l 'art . 234 del D. Lgs . n .163/2006 "consente al le Stazioni Appaltanti la facoltà di respingere qualsiasi of ferta, ( . . . )qualora la parte dei prodotti originari di Paesi Terzi superi i l 50% dei prodotti of ferti" . Invero«la norma assume una funzione di tutela del la produzione comunitaria ( . . . ) , dei lavoratorieuropei e dei loro standard di occupazione, s icurezza e retribuzione che, se violati , conconseguente maggiore convenienza dei prodotti aventi costi di produzione inferiore,costituiscono forme di concorrenza sleale compromettenti valori fondamentali del la persona,inammissib il i nel nostro sistema europeo».

Qui Sentenza Cds Sez V n.2800 del 08/06/2015

Offerte anomale: i ribassi a cavallo rientrano nel "taglio delleali" CONSIGLIO DI STATO. Tra i criteri di individuazione del le of ferte anormalmente basse, l 'art . 86,comma 1 del D.Lgs n. 163/06, stabil isce che i l computo del 10% delle of ferte marginali , daaccantonare ai f ini del success ivo calcolo del la soglia di anomalia, deve essere interpretato, aisensi del l ' art . 121, comma 1, del D.p.r . n . 207/10, nel senso che «le of ferte da accantonare sonoquelle identiche, senza distinzione tra r ibassi 'a cavallo' o al l ' interno del cd. taglio del le al i(ossia del la soglia di anomalia calcolata)». Dunque «le of ferte identiche devono essereconsiderate, in questa fase, come un'offerta unica, mentre nel la fase success iva, calcolando lamedia aritmetica e lo scarto medio aritmetico, s i uti l izzano tutte le of ferte , anche quelle convalori identici . E, infatti , quando sia stato circoscritto in modo rigoroso l ' intervallo dei r ibassiattendibil i ai f ini del calcolo del la soglia di anomalia, è ragionevole che al la def inizione del lemedie partecipino tutte le offerte non accantonate».

Qui Sentenza Cds Sez V n.2813 del 08/06/2015

Subappalto necessario: obbligatorio il nome della ditta subappaltatriceTAR. In materia di subappalto, la dichiarazione resa, ex art.118, comma 2, del D.Lgsn.163/06, dall ' impresa interessata a concorrere alla gara «può essere limitata allamera indicazione della volontà di concludere un subappalto nelle sole ipotesi in cui i lricorso al subappalto rappresenti (per i l concorrente) una facoltà, non la vianecessitata per partecipare alla gara; al contrario, ( .) deve contenere anchel'indicazione del subappaltatore, e la dimostrazione del possesso, da parte diquest'ultimo, dei requisiti di qualificazione, nelle ipotesi in cui il ricorso alsubappalto si renda necessario a cagione del mancato autonomo possesso, da partedel concorrente, dei necessari requisiti di qualificazione».

Qui Sentenza Tar Lazio n.6027 del 27/04/2015

Abuso edilizio e acquirente in buona fede: la demolizione è valida solo se motivataTAR. E' i l legittimo i l provvedimento con i l quale l 'ente pubblico, a distanza di lunghissimotempo (oltre 20 anni) , stabil isca «la demolizione di alcuni manufatti abusivi ( . . . ) , emesso nongià nei confronti del l 'ef fettivo autore degli abusi edil izi , bensì nei confronti del l 'acquirente inbuona fede del l ' immobile , ove non siano suff icientemente state indicate le ragioni di pubblicointeresse che giustif icano la demolizione».

Qui Sentenza Tar Campania n.1348 del 08/06/2015

Errore materiale nell'offerta: non determina l'esclusione dell'impresa

TAR. La stazione appaltante non può escludere una ditta concorrente, ri levando nelprovvdimento l ' indeterminatezza dell 'offerta, laddove nel concreto sia statoriscontrato «un mero errore materiale nella compilazione del modello predispostodalla medesima stazione appaltante, (per la presentazione dell 'offerta economica),che sia facilmente rilevabile».

Qui Sentenza del Tar Lazio n. 7935del 05/06/2015

Legittima la decadenza dall'aggiudicazione se la ditta non avvia con urgenza i lavoriTAR. È legittimo i l provvedimento di decadenza dall 'aggiudicazione predisposto nei confrontidel la ditta aggiudicatrice se , espletata la procedura di gara, la Stazione appaltante a frontedel l 'urgenza di eseguire alcuni dei lavori «prima ancora del la stipula del contratto ( . . . ) , abbiaordinato al la ditta vittoriosa di dare immediato inizio a tal i lavori , assegnando i relativitermini inizial i e f inali e attribuendo agli stessi valenza di termini essenzial i ( . . . ) e la dittainteressata non ha rispettato tal i termini».

Qui Tar Veneto n. 647 del10/06/2015

Scelta dei dirigenti a tempo determinato: la selezione va fatta "per merito"TAR. Negli enti pubblici , le assunzioni di dir igenti , con contratto a tempo determinato, ex art .110 del D. Lgs . n . 267/2000, sono legittime solo se s i svolgono attraverso «procedureparaconcorsual i in cui s iano applicat i i principi di trasparenza, imparzial i tà e par condicio chesi applicano nei concorsi pubblici» . Infatti «non sono suff icient i semplici selezioni in cui non visiano criteri predeterminati . Anche in questi casi la selezione deve tendere al la scelta deldirigente «migliore» e non a quello «maggiormente aff ine» al l 'amministrazione».

Qui Sentenza Tar Umbria n.192 del 30/04/2015

Obbligo di segretezza dell'offerta: violazione del principio vavalutata in concretoTAR. I l provvedimento di esclusione dalla gara, reso ai sensi del l 'art . 46, del D. lgs . n . 163/2006,dalla stazione appaltante nei confronti del la ditta concorrente, è legittimo laddove si r iscontrinon solo la mancata apposizione del la f irma sul la busta contenente l 'of ferta, ma anche lapresenza di «elementi tal i da far r itenere, secondo le circostanze del caso concreto, che siastato violato i l principio del la segretezza del le of ferte ( .) preordinato a scongiurarel 'alterazione del normale meccanismo di gara per ef fetto del la preventiva e i l legittimaconoscenza del l 'of ferta concorrente, cui s i s ia avuto accesso per mezzo di manomissioni aipl ichi» .

Qui Sentenza Tar Lombardia n.1339 del 10/06/2015

Se il bene è scadente, l’Amministrazione può revocare l’atto di aggiudicazione.CASSAZIONE CIVILE. Se i l contratto di d'appalto non è ancora stato stipulato con la dittaaggiudicatrice , l 'amministrazione, dopo aver vis ionato un campione del bene, oggetto difornitura e aver r iscontrato la non adeguatezza del lo stesso ai parametri stabil it i , può, inautotutela a f ini pubblici «revocare l 'atto di aggiudicazione a seguito di un r iesame degli attiadottat i che porti ad un diverso apprezzamento del la s ituazione preesistente».

Qui Sentenza n. 10748 del 25/05/2015

Se la comparazione dei curriculum è sbagliata, la PA deve risarcire il Professionista esclusoCASSAZIONE CIVILE. Laddove si accerti l ' ingiusta esclusione dalla procedura di gara di unprofessionista, per mancata comparazione, durante la fase di valutazione del le offerte , deicurriculum, presentati dai tutti i concorrenti , la stazione appaltante «deve r isarcire

(quest'ultimo) per le spese sostenute, i l guadagno sfumato e i l mancato incremento del suocurriculum se nel la gara gl i ha preferito un concorrente con meno titol i» .

Qui Sentenza n. 11794 del 08/06/2015

Demansionamento illegittimo: giusto il risarcimento al dipendente pubblico CASSAZIONE CIVILE. L'assegnazione al lavoratore di mansioni inferiori rispetto allasua qualifica di appartenenza, è una procedura i llegittima e fa sorgere in capo aldipendente pubblico il diritto ad ottenere un risarcimento danni da parte dell 'ente.La misura di detto indennizzo «deve essere determinata sulla base di unaliquidazione equitativa».

Qui Sentenza Lav n. 8581 del 28/04/2015

Responsabilità del committente nell'esecuzione: varia a seconda delle direttive che da all'appaltatore PA può annullare la garaCASSAZIONE CIVILE. Nel l 'esecuzione di lavori oggetto di appalto, la responsabil ità dei danni ,cagionati a terzi , r icade sul committente, in via esclusiva qualora «questi s i s ia intromesso neilavori con direttive vincolanti che abbiano ridotto l 'appaltatore al lo status di nudus minister .Sussiste corresponsabil ità del committente qualora ( invece) s i s ia inserito con direttive cheriducono, ma non sino ad annullare, l 'autonomia del l 'appaltatore».

Qui sentenza n. 11798 del 08/06/2015

Potature del verde pubblico: sì all'esclusione dalla gestione dei rifiutila Direzione Generale per i Rif iuti e l ' Inquinamento del Ministero dell 'Ambiente, con la notan.6038 del 27 maggio 2015, ha riconosciuto agli enti locali la possibi l ità di escludere gliscarti vegetali della manutenzione del verde pubblico dalla gestione dei ri f iuti , s iano essiurbani o speciali , a seconda dell 'attività di provenienza, se a seguito della verif icasussistono le condizioni per l 'esclusione dal regime dei ri f iuti ai sensi dell 'articolo 185,ovvero quelle di cui all 'articolo 184-bis per la quali f ica di sottoprodotti , determinando unsensibi le risparmio di spesa e aprendo la strada a possibi l i impieghi remunerativi perfinalità energetiche.

Qui la nota n. 6038

Dal 1°Luglio al via il Durc on line, ma scatta la gestione transitoriaNuova circolare del Ministero del Lavoro a supporto del corretto recepimento delle regoleche dal 1° Luglio porteranno all 'applicazione del Durc on l ine. Nella circolare 19, i lministero del lavoro ribadisce che in una prima fase i l nuovo sistema di richiesta del Durcnon sarà consentito ai soggetti terzi interessati alla richiesta di regolarità che siano statidelegati dalle aziende e dai lavoratori autonomi, fatte salve le f igure individuate in basealla legge 12/1979, le quali sono già abilitate per legge allo svolgimento degli adempientidi carattere lavoristico e previdenziale. Dalla circolare inoltre emerge che in tutte leipotesi in cui dall ' interrogazione del sistema non risultino posizioni perfettamente regolari ,la procedura, come già avviene nell 'attuale sistema, s i esaurirà nei successivi 30 giorni .L'impostazione è positiva per quei soggetti che, trovandosi in una situazione di irregolaritàe ricevuto i l preavviso per sistemare le scoperture entro 15 giorni , potranno comunque fargenerare i l Durc online, qualora effettuino i pagamenti dovuti prima del 30° giorno dalladata della prima richiesta; prima di tale scadenza gli Istituti coinvolti non potrannodichiarare l ' irregolarità.

Qui la circolare 19/2015 del Ministero del Lavoro

Cantieri edili: col Jobs Act stop all'obbligo del Tesserino di riconoscimento Nei cantier i edi l i non è più obbligatorio munire i l personale occupato di apposita tessera dir iconoscimento corredata di fotograf ia, contenente le general ità del lavoratore el ' indicazione del datore di lavoro. È una del le pr incipal i novità contenute nel decretolegis lat ivo recante disposizioni di razionalizzazione e semplif icazione del le procedure e degl iadempimenti a car ico di c ittadini e imprese, approvato lo scorso 11 giugno in esameprel iminare dal Consigl io dei ministr i , in attuazione del la legge 10 dicembre 2014, n. 183(Jobs Act). Altre novità previste dal decreto sono inoltre l ' introduzione degl i import isanzionatori "per fasce" relat ivamente al " lavoro nero, e la modif ica del cosiddettoprovvedimento di sospensione del l 'att iv ità imprenditor ial . Nel decreto sono contenute anchele semplif icazioni in materia di salute e s icurezza sul lavoro e di assicurazione obbligatoriacontro gl i infortuni sul lavoro e le malatt ie professionali .

Qui la bozza di decreto

Attestato di Prestazione Energetica: slitta tutto al 1° AgostoSlitta dal 1° Luglio al 1° Agosto 2015 l 'entrata in vigore del decreto del Ministerodello Sviluppo Economico che riscrive la normativa sull 'Attestato di PrestazioneEnergetica (APE). Tra le novità, le sanzioni a carico del certificatore (multa da 700 a4.200 euro per un APE non corretto), del direttore dei lavori (multa da 1.000 a 6.000per la mancata presentazione dell 'APE al Comune), del costruttore/proprietario(multa da 3.000 a 18.000 euro in caso di mancata redazione dell 'APE per edificinuovi , ristrutturati , messi in vendita o in affitto). Previsto inoltre un APE unico pertutto il territorio nazionale, con una metodologia di calcolo omogenea, al quale leRegioni dovranno adeguarsi entro due anni. Il nuovo APE dovrà contenere laprestazione energetica globale dell 'edificio, le classi energetiche passano da sette adieci , dalla A4 (la migliore) alla G (la peggiore).

Aggiornamento Area TecnicaCircolare 22 giugno 2015

Notiziario e notizie quotidiani dal 15 al 20 giugno 2015

Corte Cassazione: rimozione lastre di cemento-amiantoNella sentenza n. 18669 del 6 maggio 2015 la Corte di Cassazione ribadisce che si deveapplicare il D.M. 6 settembre 1994, relativo alla cessazione dell’impiego dell’amianto, nelcaso di mancato incapsulamento delle lastre di cemento-amianto prima della relativarimozione e del trasporto in discarica.Protezione Civile: prevenzione incendi boschiviPubblichiamo la nota prot. 29258 dell’ 11 giugno 2015 emanata dal Dipartimento dellaProtezione Civile in materia di attività antincendio boschivo per la stagione estiva 2015,nella quale vengono fornite indicazioni in merito all’individuazione dei tempi disvolgimento e vengono fornite raccomandazioni per un più efficace contrasto agli incendiboschivi ed ai rischi conseguenti.Ministero Lavoro: novità per lavoro nero, sospensione attività e cartellino appaltiCon comunicato del 13 giugno 2015 il Ministero del Lavoro spiega cosa prevedono ledisposizioni del decreto semplificazioni approvato dal CDM di giovedì in materia dilavoro nero, sospensione attività, cartellino appalti; per quanto in particolare riguardal’esposizione dei cartellini identificativi in edilizia, il Ministero precisa che si tratta di unamera razionalizzazione normativa, in quanto attualmente esiste una disposizione specificainizialmente introdotta solo nel settore edile e una successiva disposizione nel Testo unicosicurezza che riguarda tutti gli appalti, due disposizioni identiche che impongono lo stesso

obbligo, per cui è stata stabilita l'abolizione della previsione specifica nell'edilizia.Ance: nuova modalità di calcolo degli oneri di urbanizzazioneL’Ance ha pubblicato uno studio intitolato “Il contributo straordinario per maggior valorenelle regole di regioni e comuni”, relativo alla nuova ed ulteriore modalità di calcolo deglioneri di urbanizzazione inserita all’art. 16 del Dpr 380/2001.Tar Calabria: piscina ed autorizzazione a costruireCon sentenza n. 1066 dell’ 11 giugno 2015 il TAR Calabria ha espresso l’impossibilità diqualificare come pertinenza, dal punto di vista urbanistico-edilizio, una piscina di rilevantidimensioni annessa ad una struttura turistico-ricettiva, giudicando legittimo lo stop,decretato dal Comune, ai lavori iniziati a seguito di una semplice SCIA.Consumo del suolo15/06/2015 - ItaliaOggiQuello del consumo di suolo è l'argomento centrale dell'attuale dibattito in corso sugliindirizzi della politica urbanistica nazionale e regionale. In merito a tale problematica èopportuno segnalare alcune criticità nell'attuale impostazione della legge regionale31/2014 con cui Regione Lombardia ha inteso anticipare una nuova legge quadro statalein materia da tempo annunciata dal Governo Renzi. Con questa legge, Regione Lombardiaintende avviare un profondo processo di revisione di tutti gli atti di pianificazioneurbanistica, restringendo ulteriormente la possibilità di individuare nuove aree diespansione edilizia che producano consumo di suolo, con il dichiarato obiettivo di favorireil recupero delle aree e degli edifici dismessi.L'ambizioso obiettivo rischia però di produrre solamente un duplice effetto: da un lato,l'accelerazione artificiale dei programmi edilizi nel periodo di 30 mesi che la legge prevedecome fase transitoria. Ciò con il solo scopo di evitare la perdita di valore immobiliare perla decadenza delle previsioni edificatorie di piano (quindi un'accelerazione solo artificiale).Dall'altro il ritorno a vecchie e superate politiche vincolistiche degli anni 70, questa voltageneralizzate in forma estesa per legge, con eliminazione di ogni spazio di realeautonomia decisoria in capo ai comuni.In diversi casi le amministrazioni comunali non hanno dato buona prova di sé nel governodel territorio, autorizzando interventi discutibili e di mediocre impatto. Ma l'idea cheattraverso questa scelta di vincolo generalizzato si possano spingere gli imprenditori aintervenire privilegiando la riconversione degli edifici dismessi è abbastanza utopistica.Residui di potatura del verde15/06/2015 - ItaliaOggiÈ la disciplina sui sottoprodotti prevista dal Codice ambientale la chiave universale perpoter gestire fuori dal regime dei rifiuti i residui di potatura derivanti da attività dimanutenzione del verde. Con una nota del 27 maggio 2015 n. 6038 il Minambientechiarisce come l'istituto previsto dall'articolo 184-bis del dlgs 152/2006, di portatagenerale, possa essere invocato (dimostrandone il ricorre dei presupposti) sia per lagestione dei residui vegetali provenienti da attività agricola e forestale sia per quella degliscarti derivanti dalle altre aree verdi che non rientrano tra le deroghe specifiche al regimedei rifiuti riservate dall'articolo 185 dello stesso decreto legislativo ai primi.In base all'articolo 184-bis, comma 1 del Codice ambientale è infatti un sottoprodotto, enon rifiuto, qualsiasi sostanza od oggetto che soddisfi contemporaneamente tutte leseguenti condizioni: è originato da un processo di produzione, di cui costituisce parteintegrante, e il cui scopo primario non è la sua produzione; è certo il suo riutilizzo, nelcorso dello stesso o di un successivo processo di produzione o di utilizzazione, da partedel produttore o di terzi; il residuo può essere utilizzato direttamente senza alcun ulterioretrattamento diverso dalla normale pratica industriale; l'ulteriore utilizzo è legale, ossia haad oggetto beni che soddisfano i requisiti pertinenti riguardanti i prodotti e la protezione

della salute e dell'ambiente e non comporta impatti complessivi negativi sull'ambiente o lasalute umana.Con la Nota 6038/2015 il Minambiente sottolinea innanzitutto come tale disciplina possaessere dunque applicata a tutti i materiali vegetali, compresi i residui derivanti dallamanutenzione del verde.Nello specifico il dicastero chiarisce altresì come la condizione della provenienza delresiduo da un processo produttivo richiesta dal citato articolo 184-bis sia da considerarsi inuna accezione ampia, richiamando in tale contesto la sentenza del Consiglio di stato 6agosto 2013 n. 4151 che non ne relega (infatti) il significato allo stretto processo difabbricazione.L'Ufficio richiama però l'attenzione sulla necessità di rispettare comunque le specifichenorme di settore previste per il riutilizzo dei residui (come quelle in materia dicombustibili, in caso di destinazione degli scarti alla valorizzazione energetica).In base all'articolo 185, comma 1, lettera f) del Codice ambientale non rientrano nel campodi applicazione della disciplina sui rifiuti da esso prevista «paglia, sfalci e potature,nonché altro materiale agricolo o forestale naturale non pericoloso utilizzati in agricoltura,nella selvicoltura o per la produzione di energia da tale biomassa mediante processi ometodi che non danneggiano l'ambiente né mettono in pericolo la salute umana».Con la nota 6038/2015 il ministero dell'ambiente conferma la propria interpretazioneespressa con il precedente e omonimo atto 8890/2011, ricordando come i residui oggettodi tale specifica deroga siano esclusivamente quelli identificabili per provenienza dallesuddette attività agricole o forestali. Per invocare tale deroga, sottolinea il Dicastero, èdunque sempre necessario dimostrare (tra le altre condizioni previste dal citato articolo185, comma 1, lettera f) del dlgs 152/2006) la sussistenza di tale particolare origine deiresidui verdi.Diversamente, avvisa l'Ufficio, per gestire gli stessi scarti vegetali fuori dal regime deirifiuti si dovrà (sempre sussistendone le condizioni) ricorrere al più generale istituto deisottoprodotti previsto dall'articolo 184-bis del Codice ambientale.A chiusura della nuova nota 6038/2015 il ministero dell'ambiente ricorda infine come lamancanza della prova delle condizioni che permettano di ricorrere ai due illustrati istitutiex articolo 184-bis e 185 del dlgs 152/2006 comporta la necessità di qualificare e diconseguenza gestire i residui vegetali come rifiuti, classificandoli (in base allaprovenienza) come urbani o speciali.In base all'articolo 184, comma 2, lettera e) del Codice ambientale, sono infatti urbani «irifiuti vegetali provenienti da aree verdi, quali giardini, parchi e aree cimiteriali», laddovein base al comma 3, lettera a) dello stesso articolo sono invece speciali «i rifiuti da attivitàagricole e agro-industriali, ai sensi e per gli effetti dell'articolo 2135 C.c.».Vincenzo DraganiNulla osta paesaggistico15/06/2015 – ItaliaOggiIl diniego di nulla osta paesaggistico può ritenersi sufficientemente motivato laddovesiano indicate le ragioni assunte a fondamento della valutazione di compatibilitàdell'intervento edilizio con le esigenze di tutela paesistica poste a base del relativo vincolo.Lo hanno ribadito i giudici della I sezione del Tar Toscana, con la sentenza n. 815 delloscorso 21 maggio. I giudici amministrativi toscani hanno evidenziato che si dovrà,pertanto, considerare soddisfacente anche una motivazione scarna e sintetica da partedell'Amministrazione, purché idonea a rivelare gli estremi logici della ritenutaincompatibilità.In questi casi la Soprintendenza sarà chiamata a manifestare semplicemente la pianaapplicazione del disposto di cui all'art. 146, comma 8, dlgs n. 42/2004, in forza del quale il

Soprintendente rende il proprio parere «limitatamente alla compatibilità paesaggistica delprogettato intervento nel suo complesso e alla conformità dello stesso alle disposizionicontenute nel piano paesaggistico [ ]». Per regola generale, non è poi ravvisabile a caricodell'amministrazione alcun obbligo di indicare, in una logica comparativa degli interessi ingioco, prescrizioni tese a rendere l'intervento compatibile con la bellezza d'insiemetutelata, la cui protezione risponde ad un fondamentale interesse pubblico normalmenteprevalente su quello privato, anche per la rilevanza costituzionale che il primo presenta.I giudici fiorentini hanno poi evidenziato come le scelte effettuate dall'amministrazionenell'adozione degli strumenti urbanistici costituiscano apprezzamenti di meritotendenzialmente sottratti al sindacato di legittimità, salvo che non siano inficiate da erroridi fatto o da abnormi illogicità. Evidenziando che esse non richiedono una motivazionepuntuale e mirata, essendo sufficiente l'indicazione dei profili generali e dei criteri difondo che sorreggono le determinazioni assunte, salvo che queste incidano su zoneterritorialmente circoscritte ledendo le legittime aspettative di soggetti le cui posizioniappaiano meritevoli di specifica considerazione, e che tradizionalmente vengono fattedipendere dal superamento degli standard minimi di cui al dm 2 aprile 1968, ovvero dallalesione dell'affidamento qualificato del privato derivante da convenzioni di lottizzazione oaccordi di diritto privato intercorsi con il Comune, dall'esistenza di giudicati diannullamento di concessioni edilizie o di silenzio rifiuto su una domanda di concessione,dalla modificazione in zona agricola della destinazione di un'area limitata, interclusa dafondi edificati in modo non abusivo.Angelo Costa - Maria DomanicoApprovazione Piano impianti pubblicitari17/06/2015 - Il Sole 24 OreL’approvazione tardiva e non motivata del Piano comunale per gli impianti pubblicitaricostituisce presupposto per la valutazione del risarcimento del danno causato all’impresache lamenta il mancato guadagno nello specifico settore. E’ quanto si ricava dalla sentenzadel Tar Sicilia, Sezione III, del 5 giugno 2015, n. 1316.Il problema più spinoso è quello inerente la quantificazione del danno. Secondo lagiurisprudenza, il criterio da seguire (per il caso all’esame) deve essere riferito all’utile diimpresa e non ai ricavi. Inoltre deve essere presa in considerazione l’ipotesi del pieno ecostante utilizzo degli impianti autorizzati. Conseguentemente (per il caso all’esame)risulta impossibile ricostruire ex post quali autorizzazioni sarebbero state richieste edaccordate alla società ricorrente, allorquando il piano fosse stato adottato in tempiragionevoli da parte del Comune. Tempi che è consentito, per giurisprudenza costante, algiudice di quantificare (Consiglio di Stato, Sezione III, 23 aprile 2015,n. 2040).In quest’ottica è possibile che il Giudice possa far ricorso al potere di valutazione equantificazione equitativa.Matteo MonaldiAcquisizione immobiliare e importo dell'indennizzo19/06/2015 - Il Sole 24 OreLe questioni afferenti la congruità dell'indennizzo dovuto dall'ente locale a seguito diacquisizione di un bene privato rientrano nella giurisdizione esclusiva del giudiceamministrativo. Il Comune, inoltre, deve prestare molta attenzione alla fase delprocedimento riguardante la valutazione del bene per non creare falle ingenti nellacontabilità.Sono questi in sintesi i richiami contenuti nella sentenza del Consiglio di Stato, in sedegiurisdizionale, sezione quarta, 14 maggio 2015 n. 2454 che ha condannato un Comune arifondere un indennizzo complessivo di 540.000 euro circa a fronte di una stima iniziale dipoco più di 8.000 euro.

Il ricorso era stato proposto dai proprietari di un rudere di un antico castello, dichiaratod'interesse particolarmente importante con decreto del ministero per i Beni culturali eambientali 8 luglio 1998, e ricompreso dal locale Prg in zona archeologica. Il Comuneaveva effettuato dei lavori di ripristino e di messa in sicurezza dell'immobile, senza curarsidi comunicare agli interessati l'intervento e senza attivare la procedura di esproprio. Iricorrenti proponevano ricorso al Tar e successivamente, all'esito negativo, al Consiglio diStato. Nelle more del giudizio al Tar, il Comune procedeva all'acquisizione dell'immobileal patrimonio comunale e quantificava il risarcimento del danno.Tra i motivi del ricorso in appello, i ricorrenti lamentarono il comportamento illegittimotenuto dall'amministrazione per non aver attivato una ordinaria procedura di esproprio e,in ogni caso, di non aver avvisato preventivamente i privati che il bene necessitava dilavori. In definitiva, il ricorso fu incentrato sulla violazione rispettivamente degli articoli42-bis del Dpr n. 327 del 2001 e 32 e successivi del Dlgs n. 42 del 2001, nonché sullacircostanza che il Tar non avrebbe dovuto declinare la propria giurisdizione sulladomanda tesa ad ottenere la rideterminazione dell'indennizzo spettante. Proprioquest'ultima eccezione è stata accolta, con la conseguente assegnazione, in via istruttoria,di incarico per la determinazione della stima del valore dell'immobile che si è conclusa conla condanna del Comune nel rifondere una somma di circa 700 volte superiore !Claudio CarboneAttestato di prestazione energetica19/06/2015 - Il Sole 24L'obbligo di compilare l'attestato di prestazione energetica degli edifici in base alle nuovelinee guida scatterà il 1° ottobre prossimo. Lo ha deciso ieri la Conferenza unificata, chedopo un lungo lavoro di confronto e limatura ha dato il via libera definitivo allo schema didecreto sulle modalità per la certificazione in edilizia, in attuazione della direttiva2010/31/Ue e degli schemi di relazione tecnica di progetto.Stessa situazione vale anche per il parallelo decreto sui requisiti minimi di efficienzaenergetica per gli immobili, che ha avuto il «via libera» della Conferenza il 25 marzo, mache non è ancora stato pubblicato.Anche per questo, l'entrata in vigore (fissata al 1° luglio) potrebbe slittare a inizio ottobre.Sotto l'aspetto pratico, la grande novità in arrivo con le linee guida varate ieri, è che daottobre tutte le Regioni (con l'eccezione delle Province autonome) utilizzeranno uno stessosistema per classificare la performance energetica dell'edificio. E questo nonostante, sullacarta, la clausola di cedevolezza lasci comunque liberi i territori di agire con propri sistemilocali a patto di aver recepito con atti propri la direttiva comunitaria.Silvio Rezzonico - Maria Chiara Voci

Aggiornamento AREA TECNICACircolare 16 luglio 2015

Certificato di ultimazione lavori – Penali – Premio di accelerazionePremessaLe prossime circolari saranno dedicate alla fase finale dell’esecuzione di un’operapubblica, analizzeremo gli atti necessari a decretarne la conclusione e le incombenze incapo ai soggetti partecipanti: responsabile del procedimento, direttore dei lavori ed

esecutore.Riferimenti normativiArt. 136 del D.Lgs. n. 163/2006 (di seguito Codice dei Contratti)Artt. 145, 154, 159 comma 12, 199, 218 del D.P.R. n. 207/2010 (di seguito Regolamento)Fasi preliminari all’ultimazione dei lavoriIl comma 12 dell’articolo 159 del Regolamento stabilisce che è l’esecutore dell’operapubblica a comunicare per iscritto al direttore dei lavori l’ultimazione degli stessi.A seguire il DL procede subito alle necessarie constatazioni in contraddittorio.La comunicazione dell’esecutore riveste un ruolo molto importante poiché determinal’ottemperanza, da parte dello stesso, dei termini di esecuzione e consegna dell’operastabiliti nel capitolato speciale d’appalto e nel contratto.I termini di fine lavori decorrono dalla data di redazione del verbale di consegna o, in casodi consegna parziale, dalla data di emissione dell’ultimo verbale (si veda l’art. 154 delRegolamento e la nostra circolare Area Tecnica 16 gennaio 2015).L’esecutore ha tutto l’interesse che venga tempestivamente accertata dal DL la fine lavoripoiché:in caso di ritardo, a lui non imputabile, dei termini di adempimento delle prestazioni ètenuto al pagamento di una penale giornaliera compresa tra lo 0,3 per mille e l’1 per milledell’ammontare netto contrattuale (la percentuale è stabilita dal Responsabile delProcedimento in sede progettuale e confermata all’interno del contratto ai sensidell’articolo 145 del Regolamento),da tale data decorrono i termini per la redazione del conto finale e per l’esecuzionedel collaudo o del certificato di regolare esecuzione, atti che determinano il pagamentodella rata di saldo e lo svincolo della cauzione definitiva.Certificato di ultimazione lavori – articolo 199 del RegolamentoIl DL, ricevuta la formale comunicazione di fine lavori scritta dall’esecutore:effettua tempestivamente i necessari accertamenti in contradditorio con l’impresa,rilascia,” senza ritardo alcuno, il certificato attestante l’avvenuta ultimazione” induplice copia:- uno viene inviato al Responsabile del Procedimento, che ne rilascia copia conformeall’esecutore,- l’altro dovrà essere allegato alla contabilità finale;Il DL, in ogni caso, alla data di scadenza prevista dal contrattoredige in contradditorio con l’esecutore un verbale di constatazione sullo stato deilavori.Il RP, ricevendo il certificato di ultimazione lavori, ai sensi dell’art. 218 del Regolamento,deve:dare avviso al Sindaco o ai Sindaci del territorio in cui sono stati eseguiti i lavori dipubblicare il cosiddetto “avviso ad opponendum”, al fine di invitare coloro che vantanocrediti verso l’esecutore, per indebite occupazioni di aree e/o danni arrecatinell’esecuzione dei lavori, a presentare entro 60 gg. le ragioni dei loro crediti e la relativadocumentazione,trascorsi i 60 gg. ed avendo ricevuto reclami, invitare l’esecutore a soddisfare i creditieffettivi,esprimere parere in merito a ciascun credito ed allegare eventuali prove,rimettere al collaudatore tutta la documentazione.Fase di accertamentoIl certificato di ultimazione lavori (e non verbale di ultimazione) è così chiamato proprioperché certifica la conclusione di un’opera in base ad un accertamento in contraddittorio.

(Anche se il sopralluogo di verifica è necessariamente svolto in data successiva a quelladichiarata dall’esecutore come fine lavori ).Durante il sopralluogo di accertamento, il DL può considerare l’opera conclusa edultimata effettivamente nei tempi contrattuali seppur mancante di qualche piccoloparticolare, dettaglio.Infatti nel certificato di ultimazione lavori , al fine di portare a compimento “lavorazioni dipiccola entità accertate come del tutto marginali e non incidenti sull’uso e sulla funzionalità deilavori”, il DL può prevedere l’assegnazione di un termine perentorio < 60 gg. perconcluderle.Il mancato rispetto dei 60 gg. comporta l’inefficacia del certificato di ultimazione e lanecessità di redigerne uno nuovo che accerti e decreti l’avvenuto completamente dellelavorazioni.Penali e procedura per l’applicazione - art. 145 RegolamentoCome detto, è il Responsabile del Procedimento che stabilisce le penali da applicare incaso di ritardato adempimento degli obblighi contrattuali.In ogni caso l’ammontare complessivo delle stesse non può essere > al 10%, “dadeterminare in relazione all’entità delle conseguenze legate all’eventuale ritardo.”Se il contratto prevede l’esecuzione dell’opera articolata in più parti e venga accertato, dalDL, il ritardo dei termini di una o più di tali parti, le percentuali delle penali si applicanoai rispettivi e relativi importi, con modalità stabilite nel capitolato speciale d’appalto.Il DL riferisce tempestivamente al Responsabile del Procedimento in merito ai ritardinell’andamento dei lavori rispetto al cronoprogramma.Il Responsabile del procedimento:qualora il ritardo determini un importo delle penali superiore al 10%, promuovel’avvio delle procedure previste dall’art. 136 del Codice dei Contratti ovvero la risoluzionedel contratto;applica le penali in sede di conto finale ai fini della relativa verifica da partedell’organo di collaudo o in sede di conferma ed approvazione del certificato di regolareesecuzione.L’esecutore può richiedere, con motivata richiesta, la disapplicazione parziale o totaledelle penali. Ciò è possibile se si riconosce:che il ritardo non è imputabile all’impresa,che la penale è manifestatamente sproporzionata rispetto all’interesse della stazioneappaltante.La disapplicazione delle penali non comporta alcun riconoscimento di compensi odindennizzi all’esecutore.Il Responsabile del Procedimento, sentiti il DL e l’organo di collaudo, dove costituito,propone l’accettazione o meno della richiesta di disapplicazione alla stazione appaltante,che si esprime in merito.Premio di accelerazione - art. 145 comma 9 RegolamentoIn casi particolari che rendano apprezzabile l’interesse della stazione appaltante allaconclusione anticipata dei lavori (rispetto ai termini contrattuali), il contratto (e ilcapitolato speciale d’appalto) può prevedere che all’esecutore sia riconosciuto un premioper ogni giorno di anticipo, determinato sulla base degli stessi criteri stabiliti per il calcolodella penale.Per tale premio si utilizzano le somme per imprevisti indicate nel quadro economicodell’intervento, sempre che l’esecuzione dell’appalto sia conforme alle obbligazioniassunte.

Rassegna Speciale Notiziario ASMELContratti e Appalti n.113 del 16/07/2015

Il TAR riconosce la validità delle gare ASMELAccolta la richiesta ASMEL di sospensiva della revoca, a seguito della delibera ANAC32/2015, dell 'affidamento in concessione dei servizi di riscossione a uno degliaggiudicatari della gara ASMEL.Il Comune di Procida aderendo alla Convenzione ASMEL per la riscossione, avevaaffidato la Concessione attraverso l 'ordinativo di fornitura previsto dalla stessaconvenzione. A seguito della delibera ANAC 32/2015 di censura della validità dellegare effettuate ASMEL, i l Comune di Procida ha immediatamente provveduto, inautotutela, alla revoca dell 'affidamento. Immediata la reazione ASMEL, perl'affermazione davanti al TAR della legittimità, in primis, delle gare già concluse e insecondo luogo dell 'errore ANAC che fa discendere la presunta il legittimità, dalla"mancata rispondenza" a una norma non ancora entrata in vigore. Il comma 3-bisdell 'art. 33 del Codice entrerà in vigore, come noto, il primo novembre prossimo,salvo ennesima proroga. Il TAR Campania, con Ordinanza n. 1395 del 15 luglioscorso, ha accolto di fatto i l "fumus boni iuris", concedendo la sospensiva dellarevoca del provvedimento. Il combinato disposto di questa Ordinanza con la sentenzan.5600 del 3 novembre scorso, che ha sancito la inoppugnabilità della precedentegara analoga, essendo decorsi i termini di cui agli artt. 119 e ss . , del D.lgs. n.104/2010 (codice del processo amministrativo).

Brutto colpo per ANACAP, l 'Associazione dei Concessionari , da sempre alla guida deidetrattori ASMEL, in considerazione degli ottimi risultati ottenuti dalla gara intermini di prezzo/prestazioni . ANACAP avrebbe meglio tutelato i propri interessiopponendosi nei termini , alla gara stessa, invece di avventurarsi in campagnedenigratorie che le si ritorcono contro. Nella sezione Vicenda Asmel - Anac del sitowww.asmel.eu le sentenze e gli approfondimenti .

Associazionismo coatto, ANCI chiede il rinvio. ASMEL e ANPCI: lanorma è incostituzionale

Il 9 luglio si è svolta, presso i l TAR Lazio, l 'udienza cautelare sul ricorso promosso daASMEL, contro la Circolare ministeriale del 12 Gennaio scorso che impegnava iPrefetti a diffidare prima e commissariare poi i Comuni inadempienti all 'obbligo diaccorpamento delle funzioni fondamentali previsto dall 'art. 14, comma 28, d.l . n. 78del 2010. Malgrado il Tribunale non abbia accolto la richiesta di sospensiva, essendo lascadenza della norma slittata al 1 Gennaio prossimo, il prof. avv. Aldo Sandulli havista accolta la richiesta di una trattazione rapida della causa con l 'accoglimento insede di istanza delle oltre 200 adesioni di piccoli Comuni sin qui pervenute da tuttaItalia i l cui numero continua a crescere. In ogni caso, l ' iter del ricorso non dovrebbesubire ulteriori inciampi, nemmeno alla luce dell 'ennesima giravolta dell 'Anci , che aCagliari , nel convegno tenuto dalla propria "Consulta piccoli Comuni", ha preso attodel fallimento della norma sull 'associazionismo obbligatorio, da essa sempresostenuta nei fatti . ANCI propone oggi l 'ennesima proroga di un anno, con piccolicorrettivi: meno funzioni da accorpare e aumento della soglia demografica deicomuni da obbligare all 'associazione ovvero da "azzerare". Soluzione questa deltutto inadeguata, tenuto conto del fatto che la norma è incostituzionale econtroproducente perché determina costi maggiori e che nei piccoli non c'è più nullada risparmiare essendo ormai ridotti all 'osso.

Qui la Circolare per i Soci ASMEL

Primo Piano

Legge Delrio ancora al palo: le Province a rischio dissestoÈ caos generale per quanto riguarda il processo di "sprovincializzazione" dellamacchina amministrativa. La riforma promossa dalla legge Delrio avrebbe dovutoseguire una tabella di marcia che prevedeva la cessione da parte delle province diuna parte delle loro funzioni ad altri enti (soprattutto regioni e comuni, singoli oassociati) insieme alle relative risorse finanziarie, strumentali e soprattutto umane(ossia il personale). Lo Stato si è assicurato un risparmio immediato dall 'operazione,imponendo (con la legge di stabilità 2015) una riduzione della spesa correnteprovinciale pari a un miliardo di euro per il 2015, 2 miliardi per il 2016 e 3 miliardiper i l 2017. Nessun taglio nei trasferimenti , ma obbligo delle Province di restituireuna parte delle proprie entrate fiscali . In pratica, invece, il meccanismo si èinceppato, i l «debito» provinciale verso i l bilancio statale è cresciuto e funzioni epersonale sono rimasti dove erano, senza nessuna modifica sostanziale. Laresponsabilità maggiore del ritardo è imputabile alle regioni , cui spetta decidere chifa cosa, ma solo sei amministrazioni regionali su 15 (Liguria, Marche, Toscana,Umbria, Calabria e Lombardia) hanno finora avviato l ' iter. In tutte le altre, ilpercorso è bloccato. Non solo, ma anche nelle regioni virtuose i provvedimenti finoraadottati non sono decisivi , ma prevedono ulteriori passaggi attuativi che non sonoancora stati completati .Il risultato è che oggi nessuna provincia è in grado di chiudere il bilancio, comeemerge dal documento presentato la scorsa settimana dal presidente dell 'Upi , AchilleVariati , alla commissione bilancio del senato. Attualmente, su 82 province, due sonoin dissesto (Biella e Vibo Valentia), mentre altre nove sono o hanno avviato l ' iter delpre-dissesto. L'allarme lanciato dall 'UPI è perentorio: senza interventi correttivi neiprossimi mesi questi numeri cresceranno a dismisura, mettendo a forte rischio i lpagamento degli stipendi e l 'erogazione dei servizi ai cittadini .

Primo Piano ANAC

Anac: Piano triennale anticorruzione va aggiornato al triennio 2015-2017L'Anac, con comunicato del 13/07, ha fornito precise indicazioni in meritoall 'obbligo di aggiornamento annuale del Piano triennale ( anni 2015-2017) per laprevenzione della corruzione (P.T.P.C.) . Fermo restando che «in relazione al terminee alle modalità di aggiornamento del P.T.T.I . e i l suo coordinamento con il P.T.P.C. , sirinvia a quanto indicato nelle Linee guida sulla trasparenza approvate con deliberan. 50 del 2013».

Qui Comunicato del 13/07/2015

Anac: Cauzione provvisoria insufficiente si procede col soccorsoistruttorioIn materia di cauzione provvisoria, l 'Anac ha precisato che è «illegittima la sceltadella stazione appaltante di escludere dalla procedura di gara un concorrente cheabbia presentato una cauzione di importo dimezzato, ( . . .) anziché procedere, inapplicazione del potere di soccorso istruttorio, alla richiesta al concorrente diintegrare, entro un determinato termine, l 'importo della cauzione già presentata insede di partecipazione».

Qui Parere n. 65 del 30/04/2015

Anac: per l'aggiudicatario i costi di gara sono obbligatoriÈ legittima la richiesta di rimborso avanzata dall'amministrazione aggiudicatricenei confronti dell ' impresa, vincitrice la gara, per le spese di pubblicazione del bando.Invero «ai sensi dell 'articolo 34, comma 35, del d.l . n. 179/2012, convertito dalla l . n.221/2012, le spese di pubblicazione dei bandi e degli avvisi sostenute dalla stazioneappaltante sono rimborsate alla stessa dall 'aggiudicatario entro il termine disessanta giorni dall 'aggiudicazione».

Qui Parere n. 63 del 30/04/2015

Anac: fideiussioni a garanzia valide solo da intermediari autorizzatiL'Anac ha fornito precise indicazioni rivolte alle amministrazioni aggiudicatrici eagli operatori economici relative all ' individuazione degli «intermediari autorizzati arilasciare le garanzie a corredo dell 'offerta previste dall 'art. 75 e le garanziedefinitive di cui all 'art. 113 del d.lgs. 163/06 costituite sotto forma di fideiussioni».

Qui Comunicato del 06/07/2015

Anac: Affidamenti al Terzo Settore, al via la consultazione on line L'Anac ha disposto una consultazione on-line del documento recante "Linee guida perl'affidamento di servizi a enti del terzo settore e alle cooperative sociali" . Il termineultimo per l ' invio dei contributi da parte dei soggetti interessati è stato fissato al10/09/2015.

Qui la Consultazione del 06/07/2015

Anac: Affidamento servizi assicurativi, attivata nuova consultazione L 'Anac ha posto in seconda consultazione on- l ine i l documento avente ad oggetto "Linee guidaoperative e clausole t ipo per l 'af f idamento di servizi assicurativ i" . Termine ultimo previsto perl ' invio di contributi i l 10/09/2015, h .14.00.

Qui la Consultazione del 06/07/2015

Osservatorio ASMECOMM

Irregolarità fiscali gravi: la ditta va esclusaIn una procedura di gara indetta dal Comune di Santomenna (SA) mediante lapiattaforma ASMECOMM, a seguito dei controlli successivi all 'aggiudicazione, il RUPha constatato la presenza di inadempimenti fiscali in capo a due dei componentidell 'RTI, tali da pregiudicare la partecipazione dell ' intero raggruppamentoaggiudicatario alla gara. Come evidenziato nell 'ambito dell 'ordinaria attività disupporto tecnico-legale al RUP, tale fattispecie è disciplinata dall 'art.38, comma 1,lett.g del D.Lgs. n. 163/2006. Secondo la Determinazione ANAC n.1/2012 illegislatore introducendo l 'aggettivo «gravi» con riferimento agli inadempimentifiscali causa di esclusione ai sensi dell 'art. 38, comma 1 lett.g, «si è preoccupato didelimitare il significato dell 'espressione definendo precisamente la soglia di valore aldi sopra della quale la violazione si ritiene grave, eliminando sul punto qualsiasipotere discrezionale. Al comma 2 dell 'art. 38 del Codice si specifica che siconsiderano gravi "le violazioni che comportano un omesso pagamento di imposte etasse per un importo superiore all ' importo di cui all 'articolo 48-bis, commi 1 e 2-bis,del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602". L'importoindicato dal comma 1 dell 'art. 48-bis citato è pari a 10.000 euro, mentre i l comma 2-bis prevede che, con decreto di natura non regolamentare del Ministro dell 'economiae delle finanze, l ' importo citato possa essere aumentato, in misura comunque nonsuperiore al doppio, ovvero diminuito.» Sul punto l 'Adunanza Plenaria del Consiglio

di Stato con sentenza n. 20 del 20 agosto 2013 ha ulteriormente chiarito che «debbatrovare conferma l'indirizzo ermeneutico secondo cui non è ammissibile lapartecipazione alla procedura di gara, ex art. 38, comma 1, lett. g, del codice deicontratti pubblici , del soggetto che, al momento della scadenza del termine dipresentazione della domanda di partecipazione, non abbia conseguito i lprovvedimento di accoglimento dell ' istanza di rateizzazione.»

FOCUS sul Consiglio di Stato

Project financing: l'ammissibilità offerta tecnica spetta alla P.A.Nell 'espletamento del le procedure di "project f inancing" , svi luppate in modalità tr ifasica, nelcaso in cui s ia stata presentata un'unica offerta valida, l 'Amministrazione aggiudicatrice ,prima di procedere al l 'aff idamento del la concessione «conserva i l potere di verif icarel 'ammissibil ità» del la stessa, conducendo un'attenta valutazione del la proposta. Nel lafattispecie , i l Consigl io di Stato, sez . V, con sentenza n. 3342, del 07/07/2015, ha condivisol 'operato del la stazione appaltante che, a fronte di un'unica offerta tecnica presentata per larealizzazione del progetto, dopo attenta disamina del la stessa, ne aveva decretatol ' inammissibil ità , atteso che le variazioni inserite dal concorrente nel progetto, più chemigliorative, s i configuravano come un "al iud pro al io" . I l Col legio ha precisato che, anche intale circostanza «l'Amministrazione conserva i l potere di verif icare l 'ammissibil ità del l 'offerta,che non solo costituisce operazione logicamente e tecnicamente prel iminare r ispetto aqualsiasi operazione di valutazione del l 'of ferta medesima, ma che costituisce altresì i l t itologiuridico per poter accedere al la successiva fase». Invero «poiché l 'apertura del la terza fase ècondizionata proprio dall 'esistenza di offerte val ide nel la seconda fase; se l 'of ferta èinammissib ile , non è dunque al l 'evidenza possibile l 'apertura del la terza fase con riguardoall ' impresa che l 'ha confezionata».

Qui Sentenza Cds Sez V n.3342 del 07/07/2015

FOCUS sulla Corte dei Conti

Con la condanna alle spese di lite, necessario riconoscere il debitofuori bilancioIn caso di soccombenza processuale, l 'amministrazione è obbligata non solo a versarei costi del giudizio cui ha preso parte, ma è tenuta a liquidare anche le spese legali ,calcolate forfettariamente, ex art. 13, comma 10, della L. n. 247/12, che dovrannoessere contabilizzate, all ' interno dell 'organo, tra le voci di debito fuori bilancio. LaCorte dei conti , sez. controllo - Regione Lazio, con deliberazione n. 101 del18/05/2015, ha precisato che «le modalità di contabilizzazione del rimborso, ovedovuto, segu(ono) le ordinarie regole giuscontabili dell ' impegno, della liquidazione,dell 'ordinazione e del pagamento ovvero del riconoscimento di debito». Inparticolare, l 'amministrazione successivamente «all 'assunzione dell 'impegno di spesaprovvede ai sensi degli artt. 183 e 184 Tuel, alla liquidazione a valere sul fondorischi e oneri, laddove istituito, o su capitolo di spesa nei l imiti degli stanziamentiautorizzati (articolo 191 Tuel) . In corso di esercizio, tale procedura può essereaccompagnata da una variazione di bilancio volta a reperire le risorse ove questesiano insufficienti (articolo 193 Tuel) . Nelle ipotesi in cui nell 'anno di competenzafinanziaria non sia stata attivata la procedura di spesa ordinaria, l 'unico modo diricondurre i l debito nella contabilità dell 'ente (con effetto vincolante perl'amministrazione) è avviare nei casi eccezionali ivi tipicamente indicati laprocedura del riconoscimento di debito». In particolare, ai sensi dell 'art. 194, comma1. lett. a) del D. Lgs. n. 267/2000 «l'assunzione del debito fuori bilancio esula dallaregolare procedura di spesa, per il pagamento di somme accertate con sentenza dicondanna esecutiva. La procedura per i l riconoscimento di debiti fuori bilancio è lostrumento giuridico per riportare un'obbligazione giuridicamente perfezionata ed

esistente all ' interno della sfera patrimoniale dell 'ente, ricongiungendo debito evolontà amministrativa sul piano dell 'adempimento. Il procedimento mira aconsentire al Consiglio di vagliare la legittimità del titolo medesimo (in termini di"pertinenza" e di "continenza") e di reperire i mezzi di copertura finanziaria».

Qui Deliberazione n.101 del 18/05/2015

NOTIZIE FLASH

Concessioni di servizi: non va nominata la Commissione se il terminedi presentazione offerte non è scaduto CONSIGLIO DI STATO. Negli aff idamenti di appalt i , aventi ad oggetto i servizi indicat inel l 'al legato B, del D. Lgs . n .163/06, (nel caso di specie refezione scolastica) «la nomina del lacommissione ( . . . ) ef fettuata oltre un mese prima del termine di scadenza per la presentazionedelle of ferte , (è) lesiv(a) dei principi di imparzial ità del la procedura». In tal i fattispecie ,devono trovare applicazione le disposizione normative r iportate dall 'art . 84, comma 4 e 10,del D. Lgs . n .163/06, relative ai "tempi" del la formazione e al la "regolare composizione" del lacommissione di gara, che hanno natura sostanziale e , che, quindi «devono ritenersi espressionedei principi generali , recati dal codice dei contratti , applicabil i , ai sensi del l 'articolo 30, anchealle concessioni di servizi pubblici» .

Qui Sentenza Cds Sez V n.3352 del 07/07/2015

Requisiti di partecipazione: ecco come si calcolano i trienniCONSIGLIO DI STATO. Nella valutazione del possesso dei requisit i r ichiesti dal bando aiconcorrenti , i l tr iennio di r i ferimento che la stazione appaltante considera quale temponecessario per la dimostrazione del la «capacità economico f inanziar ia di cui al l 'art . 41 deld. lgs . n .163/2006 (si r i ferisce a . ) tre anni solari antecedenti la data del bando, in quanto lanorma fa r iferimento al la nozione di esercizio inteso come anno solare». Diversamente, inrelazione al la dimostrazione del la «capacità tecnica e professionale di cui al l 'art . 42 i l tr ienniodi r i ferimento è quel lo effettivamente antecendente la data di pubblicazione del bando e ,quindi , non coincide necessariamente con i l tr iennio relativo al requisito di capacità economicofinanziar ia».

Qui Sentenza Cds Sez. III n.3274 del 01/07/2015

Sì agli elementi economici nell'offerta tecnica se non svelano l'entitàdell'offerta economicaCONSIGLIO DI STATO. L' indicazione di elementi economici ( in particolare del costo unitariodel l 'articolo, degli oneri e dei r isparmi del la P.A. nel l 'adozione del progetto presentato)all ' interno del l 'of ferta tecnica, non vìola i l principio di segretezza del la stessa se «gl i importieconomici contenuti ( in essa) non abbiano la capacità o la funzione di svelare l 'entità delprezzo richiesto, ma siano uti l izzati solo al f ine di evidenziare la bontà del l 'of ferta tecnica edel le sue conseguenze applicative anche dal punto di vista dei r isparmi di spesa». Invero «leindicazioni economiche precluse in sede di offerta tecnica sono solo quel le che anticipano i lprezzo offerto del concorrente o , comunque, ne consentono la r icostruzione».

Qui Sentenza Cds Sez VI n. 3295 del02/07/2015

Revoca aggiudicazione provvisoria: la ditta non può chiedere alcun indennizzoCONSIGLIO DI STATO. In caso di revoca del provvedimento di aggiudicazione, è i l legittima larichiesta di indennizzo avanzata dall 'aggiudicatario nei confronti del la Stazione Appaltante inquanto «la possibil ità che al l 'aggiudicazione provvisoria del la gara d'appalto non segua quelladefinitiva è un evento del tutto f is iologico, discipl inato dagli art . 1 ,1 comma 11, art . 12 e art .48 D.L .vo 12 aprile 2006, n . 163, inidoneo di per sé a ingenerare qualunque aff idamentotutelabile con conseguente obbligo r isarcitorio, ( . . . ) non spettando nemmeno l ' indennizzo di cui

all 'art . 21 quinquies L . 7 agosto 1990 n. 241, poiché in tal caso si è di fronte al mero rit iro (oall 'annullamento) di un provvedimento avente per sua natura ef f icacia destinata ad esseresuperata con l 'emanazione del provvedimento conclusivo del procedimento, e non a una revocadi un atto amministrativo "ad ef fetti durevoli" , come previsto dalla disposizione sul laindennizzabil i tà del la revoca».

Qui Sentenza Cds Sez V n.3453 del 09/07/2015

Contratto di Avvalimento: l'oggetto va sempre specificatoCONSIGLIO DI STATO. L'operatore economico, che non disponga dei requisit i previsti dal bando,se interessato a partecipare al la gara può ricorrere al lo strumento del l 'avvalimento, purchèl 'oggetto del contratto s ia preciso e ben determinato. Invero detta «esigenza ( . . . ) oltre ad avereun sicuro ancoraggio ( .) nel la generale previsione codicistica che configura quale causa dinull ità di ogni contratto l ' indeterminatezza (ed indeterminabil i tà) del relativo oggetto, trovala propria essenziale giustif icazione funzionale ( . . . ) nel la necessità di non permettere agevoliaggiramenti del s istema dei requisit i di ingresso al le gare pubbliche». Pertanto «la praticadella mera riproduzione, nel testo dei contratt i di avvalimento, del la formula legislativa del lamessa a disposiz ione del le r isorse necessarie di cui è carente i l concorrente è stata r itenutatautologica e , come tale , indeterminata e quindi inidonea a permettere un sindacato, da partedel la Stazione appaltante, sul l 'effettiva messa a disposizione dei requisit i» .

Qui Sentenza Cds Sez III n.3390 del 07/07/2015

Servizio di raccolta rifiuti: illegittimo l'affidamento in concessioneTAR. Non è applicabile al servizio pubblico di raccolta r if iuti la discipl ina prevista, ex art . 5del la L. n . 381/91, che, in deroga ai principi generali di tutela del la concorrenza propri del leprocedure di gara, consente al le P.A. , per soddisfare proprie specif iche esigenze, di af f idaredirettamente a cooperative la fornitura di beni e servizi . Invero «tale t ipologia di appalt ipresuppone, in coerenza con la causa del contratto, che la relativa prestazione sia r ivoltaall 'amministrazione per soddisfare una sua specif ica esigenza al f ine di ottenere, qualecorrispett ivo, i l pagamento di una determinata somma e non fa r iferimento al l 'af f idamento diservizi pubblici locali . Ne consegue che non è possibile fare r ientrare nel suo campo diapplicazione contratti diversi da quell i specif icamente indicati» .

Qui Sentenza Tar Emilia-Romagna n.637 del 06/07/2015

L'informativa antimafia serve ad evitare turbative di gara TAR. In materia di appalti pubblici , l ' informativa antimafia rappresenta «una misura dipolizia a carattere preventivo, che presuppone l 'accertamento di un semplice "tentativo" diinf i ltrazione, e quindi non richiede di provare che i l condizionamento del le scelte di impresa visia stato, né tantomeno che siano stati commessi reati , ma può ben basarsi su fatti nonunivocamente i l lecit i , ( . . . ) da cui però si desume una possibil ità di intimidazione ovvero dilatente condizionamento; deve poi valutare tal i fatti non isolatamente, ma nel contestoconsiderato, con i l solo l imite che appunto di fatti s i ragioni , ovvero non di congetture, ma dielementi obiettiv i e verif icabil i» .

Qui Sentenza Tar Lombardia n.920 del 02/07/2015

Non c'è turbativa d'appalto se la PA non indice alcunagara CASSAZIONE PENALE. Non è configurabile i l reato di turbata l ibertà di scelta del contraente, ex art . 353 bis cp, se la PA non ha dato inizio al procedimento amministrativo nel quale s ipresume i l possibile condizionamento. Invero «per la consumazione (del reato) non serve che i lbando venga ef fettivamente modif icato in modo da orientare la scelta del contraente, ma èsuff iciente che si verif ichi un turbamento del procedimento amministrat ivo in modo tale che laconcreta procedura di predisposizione del bando sia concretamente in pericolo»; tuttavia se«quelle condotte precedono un percorso amministrativo mai avviato» le stesse sono daconsiderarsi penalmente irri levanti .

Qui Sentenza n. 26840 del 14/04/2015

Enti Locali: presentazione del D.U.P termine prorogato al 31 ottobre2015 Sulla Gazzetta Ufficiale n. 157 del 9 luglio 2015 è stato pubblicato i l decreto del Ministerodell ' Interno del 3.7.2015 relativo al "Differimento dal 31 luglio al 31 ottobre 2015 deltermine di presentazione del Documento unico di programmazione (D.U.P.) degli enti locali .I l Ministero dell ' Interno ha ritenuto necessario disporre tale rinvio in quanto i l termine perla deliberazione del bi lancio di previsione per l 'anno 2015 (fissato a seguito dell 'ultimorinvio al 30 luglio 2015) va quasi a coincidere con i l termine per la presentazione delDocumento unico di programmazione, impedendo, di fatto, la corretta compilazione dellesezioni strategiche e operative che compongono i l D.U.P.

Qui il decreto del Ministero dell' interno

Premio "Comuni ricicloni 2015",

il sud conquista posizioni in classificaAnche quest' anno Legambiente, con i l patrocinio del Ministero dell 'Ambiente e della Tuteladel Territorio e del Mare, ha consegnato a Roma i premi della XXII edizione del premio"Comuni Ricicloni" . I Comuni Ricicloni quest'anno sono 1.520 distribuiti in gran parte nelNord-Est del Paese, ma grande novità di questa edizione, è la sostanziosa crescita dellelocalità del Centro-Sud, che vedono aumentare i comuni virtuosi dal 18 al 25% del totalenazionale. Infatti tra i nuovi ricicloni di quest'anno troviamo in gran parte comunimarchigiani e campani , la dimensione demografica dei Comuni Rifiuti Free è ancora quelladel piccolo comune con l 'eccezione di Empoli (Fi) , che conta 48.000 abitanti . Durante lapremiazione di Comuni Ricicloni 2015, Legambiente ha lanciato i l Manifesto dei 1.500comuni e dei cittadini ricicloni , per un'Italia ri f iuti free e per un'economia circolare madein Italy .

Qui il manifesto presentato all' evento

Appalti nei servizi sociali: è boom degli affidamenti diretti Secondo una ricerca condotta dall 'ANAC sui 20 Comuni capoluogo di Regione nel settore deiservizi social i oltre l '85% degli af f idamenti è ef fettuato mediante procedure negoziate . I daticomplessivi nel quadriennio 2011-14, relativamente agli appalti di servizi di welfare, hannoconsentito di monitorare ben 8.114 appalt i per un totale di 1,7 mil iardi di euro. I picchi più altidi af f idamenti diretti sul totale degli appalti s i registrano a Milano nei settori handicap esalute mentale (89,5%), Firenze per i servizi social i e sport (84,4%), Bari sol idarietà sociale(73%), Trieste area cultura e sport (70,5%), Roma servizi educativ i (70,1%).

Aggiornamento Area TecnicaCircolare 20 luglio 2015

Notiziario e notizie quotidiani dal 13 al 18 luglio 2015

Decreti: riqualificazione energetica degli edificiNel Supplemento ordinario n. 39 alla G.U. n. 162 del 15 luglio 2015 sono stati pubblicatiquattro decreti che riscrivono la disciplina delle prestazioni energetiche degli edifici:- il D.M. 26 giugno 2015 “Applicazione delle metodologie di calcolo delle prestazionienergetiche e definizione delle prescrizioni e dei requisiti minimi degli edifici”;- il D.M. 26 giugno 2015 “Schemi e modalità di riferimento per la compilazione dellarelazione tecnica di progetto ai fini dell'applicazione delle prescrizioni e dei requisitiminimi di prestazione energetica negli edifici”;

- il D.M. 26 giugno 2015 “Adeguamento del decreto del Ministro dello sviluppoeconomico, 26 giugno 2009 - Linee guida nazionali per la certificazione energetica degliedifici”;- il DECRETO 22 giugno 2015 “Approvazione delle specifiche tecniche per la creazione diprogrammi informatici finalizzati alla compilazione delle domande e delle denunce daTar Brescia: modifiche nel centro commercialeNella sentenza n. 861 del 18 giugno 2015 il Tar di Brescia ha chiarito che il Comune nonpuò autorizzare soluzioni edificatorie in grado di incidere negativamente sui diritti deiterzi, quando sia stato adeguatamente informato della presenza di contestazioni: nonspetta certamente al Comune il compito di dirimere le controversie tra privati, ma ècomunque necessario un certo grado di approfondimento delle posizioni giuridichesottostanti e delle conseguenze che l’edificazione potrebbe avere sulle stesse; nellospecifico, l’eliminazione delle scale mobili all’interno dell’ipermercato, anche se riguardasoltanto spazi di proprietà esclusiva, ha effetti sul funzionamento del centro commercialeche non si possono considerare semplici conseguenze di fatto.(abbiamo estrapolato i passaggi di maggiorerilievo degli articoli, di interesse per l'Area Tecnica, pubblicati suiquotidiani nella settimana trascorsa)Installazione insegna pubblicitaria13/07/2015 - Il Sole 24 OreLa presentazione di una Dia per l'istallazione di una insegna pubblicitaria non è sufficientea regolarizzare il manufatto in mancanza di un riscontro di ammissibilità all'intervento daparte del Comune. È quanto deciso dal Consiglio di Stato, in sede giurisdizionale, sezioneV, con la sentenza n. 3243 del 26 giugno 2015, evidenziando che in assenza di untempestivo ed espresso atto di diniego da parte delle amministrazioni interessate, non siforma un titolo tacito sulla Dia edilizia di richiesta di autorizzazione.Il Consiglio di Stato ha ritenuto l'appello infondato, confermando la declaratoria di difettodi giurisdizione amministrativa, osservando preliminarmente che i provvedimentiimpugnati con il ricorso introduttivo e con i primi motivi aggiunti, con cui il Comune haingiunto la rimozione degli impianti pubblicitari, di cui è stata constatata l'abusivacollocazione, sono stati emanati in applicazione dell'articolo 23 del Codece della strada,per il quale «lungo le strade o in vista di esse è vietato collocare insegne, cartelli (...)sorgenti luminose, visibili dai veicoli transitanti sulle strade, che per dimensioni, forma,colori, disegno e ubicazione possono ingenerare confusione con la segnaletica stradale,ovvero possono renderne difficile la comprensione o ridurne la visibilità o l'efficacia,ovvero arrecare disturbo visivo agli utenti della strada o distrarne l'attenzione conconseguente pericolo per la sicurezza della circolazione (...)Sono, altresì, vietati i cartelli e gli altri mezzi pubblicitari rifrangenti, nonché le sorgenti ele pubblicità luminose che possono produrre abbagliamento».Claudio Carbone

Competenza servizio idrico integrato13/07/2015 - Il Sole 24 OreI Comuni non hanno alcuna legittima competenza nella gestione del servizio idricointegrato, già devoluta alle vecchie autorità d’ambito territoriale ottimale” (Ato), oggisoppiantate dagli enti di governo d’ambito, in quanto strutture organizzative dotate diuna distinta soggettività giuridica, alla luce della costante giurisprudenza amministrativae di legittimità.Così ha statuito il Consiglio di Stato, Sezione V, nella Sentenza 26 giugno 2015 n.3236,

respingendo il ricorso proposto da un Comune al Tar Lazio, per contestare il silenzioinadempimentoverso una propria istanza di adozione di un provvedimento necessario adassicurare l'immediata corresponsione al Comune della quota di indennizzo per losfruttamento di alcune sorgenti d’acqua, oltre all'adozione dei provvedimentiindispensabili per concludere il procedimento di rinnovo della concessione disfruttamentoI giudici di Palazzo Spada hanno confermato definitivamente le motivazioni adottate daltribunale di primo grado, constatando il difetto di legittimazione attiva dell’Ente Localenel procedimento, vertendo il caso concreto in materia devoluta alla competenza eresponsabilità nella regolamentazione delle interferenze degli Ato, in quanto tali unicisoggetti dotati del potere di rappresentanza, anche nei confronti di tutti i soggetti cheobbligatoriamente fanno parte della medesima Autorità di Ambito.Mauro CalabreseNuovo modello per le AIA13/07/2015 - ItaliaOggiDal 30 giugno 2015 le istanze di rilascio, rinnovo e modifica dell'autorizzazione unicaambientale devono essere presentate utilizzando il nuovo modello predisposto dalleamministrazioni locali sulla base di quello previsto dal Dpcm 8 maggio 2015. Con taleregolamento (pubblicato sulla G.U. del 30 giugno 2015, n. 149) il governo ha, infatti,definito il modello semplificato e unificato per l'attivazione della nota Aua, l'istituto chedal 2013 sostituisce (per le imprese non soggette ad Aia o Via) i titoli abilitativi previsti daldpr 59/2013 in materia di aria, acqua, rifiuti, rumore ed emissioni in atmosfera, più glieventuali altri titoli ambientali aggiunti da regioni e province autonome.La nuova modulistica nazionale, adottata in attuazione dell'articolo 10 del citato dpr59/2013, è composta da: un modello di domanda (identificativo di gestore, referente Aua,ente/persona giuridica sottesa, impianto/attività da abilitare; titoli richiesti ed eventualiautorizzazioni già ottenute); schede relative ai singoli titoli abilitativi richiesti (da allegare,compilati, all'istanza); elenco dell'ulteriore e specifica documentazione che deveaccompagnare le citate schede (con facsimile delle relazioni tecniche da presentare).Ove l'impianto da autorizzare rientri tra quelli oggetto di verifica preliminare diassoggettabilità a valutazione di impatto ambientale ex dlgs 152/2006, dovranno altresìessere indicati gli estremi del provvedimento che all'esito di detto «screening» hannosancito l'esclusione dalla Via.Tra le informazioni richieste appaiono anche le certificazioni ambientali volontarie dellequali si è in possesso (tra le quali potranno dunque essere dichiarate quelle Emas oEcolabel). In sede di rinnovo dell'Aua, qualora siano immutate le condizioni di esercizioalla base dei precedenti titoli, il modello d'istanza contempla (in ossequio alla previsionedell'articolo 5, dpr 59/2013) la possibilità di autocertificare l'invarianza della situazionecon l'indicazione delle abilitazione già detenute, evitando quindi l'onere di doverpresentare le specifiche summenzionate schede.Sebbene il nuovo modello unificato introduca una standardizzazione a livello nazionaledelle informazioni richieste, la versione cui fare operativamente riferimento all'atto dellapresentazione dell'istanza Aua è, come anticipato, quella declinata in base alla specificanormativa locale da parte della regione o della provincia autonoma nel cui territorio hasede l'azienda interessata (le quali potranno integrarla anche con gli ulteriori titoliabilitativi rilasciabili).L'Aua sostituisce sette titoli abilitativi previsti dall'articolo 3, comma 1 del dlgs 59/2013più quelli aggiunti dalle singole regioni e province autonome. Rientrano tra i primi (oradeclinati nelle schede allegate al nuovo modello ex Dpcm 8 maggio 2015): l'autorizzazione

agli scarichi di acque reflue ex dlgs 152/2006; la comunicazione preventiva per utilizzoagronomico di effluenti di allevamento, acque di vegetazione di frantoi oleari, acque reflueda parte di aziende del settore ex dlgs 152/2006; l'autorizzazione alle emissioni inatmosfera per gli stabilimenti produttivi ex articolo 269, dlgs 152/2006; l'«autorizzazionegenerale» per le emissioni scarsamente rilevanti in aria ex articolo 272, dlgs 152/2006; lacomunicazione o nulla osta alle emissioni sonore ex legge 447/1995 da parte degliimpianti produttivi, sportivi, ricreativi commerciali; autorizzazione per utilizzo fanghi dadepurazione in agricoltura ex dlgs 99/1992; la comunicazione per smaltimento e/orecupero rifiuti in procedura semplificata ex dlgs 152/2006.A essere interessati dall'Aua sono le tre categorie di soggetti contemplate dal dpr 59/2013,ossia: piccole e medie imprese rientranti nei parametri disegnati dal dm 18 aprile 2005;imprese non soggette ad Autorizzazione integrata ambientale (c.d. «Aia»); impreseobbligate a valutazione di impatto ambientale solo «parziale» (ossia da integrare con altri enecessari atti autorizzatori). Con circolare 7 novembre 2013 n. 49801, lo ricordiamo, ilMinambiente ha già chiarito che in base a tale disposto normativo l'Aua interessi ogniimpresa che, indifferentemente dalle dimensioni, non soggiaccia agli speciali regimi Aia oVia totale. Ancora, in relazione alla necessità o meno di ricorrere all'Aua, lo stessoDicastero ha precisato come, alla luce delle deroghe espressamente previste dagli articoli 3e 7 del dpr 59/2013, il ricorso allo strumento dell'autorizzazione unica sia meramentefacoltativo per gli impianti interessati esclusivamente a «comunicazione» e/o ad«autorizzazione generale alle emissioni» e per quelli che intendano unicamente aderirealla citata «autorizzazione generale alle emissioni».Domande di rilascio e rinnovo dell'Aua devono essere indirizzate direttamente al Suapterritoriale di riferimento (lo Sportello unico delle attività produttive di competenzacomunale) che provvede poi al rilascio del titolo unico previo concerto con le relativeAutorità competenti (individuate dalla legislazione regionale).Queste le tempistiche: per il rilascio, domanda entro la scadenza (indicata dalla relativanormativa di riferimento) del primo dei titoli abilitativi rientranti nell'«Aua» e comunqueprima di effettuare modifiche sostanziali dell'attività o degli impianti; per rinnovo,domanda almeno sei mesi prima della scadenza della precedente Aua (che ha validità diquindici anni, salve le comunicazioni intermedie da effettuare secondo le specificheattività poste in essere, come ricordato anche nel nuovo modello unificato); per modifichead attività o impianti, presentazione di preventiva nuova domanda Aua (secondol'opzione prevista dalla nuova modulistica) o comunicazione a seconda che le variazionisiano da considerarsi, rispettivamente, sostanziali o meno. Sono modifiche sostanzialiquelle definite tali dalla specifica normativa (anche locale) di riferimento e quelleeventualmente reputate tali dallo stesso soggetto instante (che può, a monte, optaredirettamente per la presentazione di nuova domanda Aua). La comunicazione per le meremodifiche non sostanziali non legittima tuttavia l'immediata esecuzione delle stesse,essendo dal dpr 59/2013 condizionate al rispetto di un termine temporale: se la p.a. ritieneche le modifiche comunicate siano definirsi sostanziali, può infatti entro 30 giorni ordinareal gestore di presentare nuova domanda di Aua, subordinando la loro esecuzione alrilascio dell'autorizzazione; solo se la p.a. non fornisce alcuna risposta entro 60 giorni dallacomunicazione è invece legittimo procedere alle variazioni in parola.Vincenzo DraganiRiforma disciplina appalti pubblici16/07/2015 - ItaliaOggiIntrodurre il divieto assoluto di varianti in corso d'opera e dare un premio alle imprese chenon le chiedono; abrogare la legge obiettivo; appaltare i lavori sul più dettagliato livelloprogettuale, regolare l'incentivo del due per cento previsto per i tecnici della pubblica

amministrazione, ridurre gli arbitrati liberi a favore degli arbitrati amministrati; contenerefortemente il numero delle stazioni appaltanti. Sono queste alcune delle indicazioni che hafornito ieri il presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione, Raffaele Cantone,nell'audizione presso la commissione ambiente della camera sul disegno di legge delegasugli appalti pubblici già approvato al senato.Sulle commissioni di gara, il presidente ha proposto commissioni di gara a estrazione,prevedendo un meccanismo di soglia e di tipologia di appalto, non contemplato nel testodel senato.Sulla progettazione, il presidente ha dichiarato che il testo su questa materia «ha fattograndi passi in avanti, perché prova a inserire l'idea che l'opera deve essere messa in garaquanto più è avanzato il livello di progettazione».Cantone ha poi posto il tema dell'incentivo del 2% che, ancorché non condivisibile, «haperò una sua ragion d'essere perché stimola alcune professionalità interne alle stazioniappaltanti, ma il codice potrebbe fissare dei tetti (sia quantitativi, sia collegato agli uffici ealle retribuzioni e una sua razionalizzazione, perché spesso l'incentivo viene spalmato apioggia», il presidente è a favore di poche stazioni appaltanti e qualificate.Sul contenzioso, partendo dall'esperienza dell'Autorità andrebbero ridotti gli arbitratiliberi (il terzo arbitro viene scelto dalle parti), adottando la regola che gli arbitrati sianosempre quelli che fanno riferimento al modello degli arbitrati amministrati (gestiti dallacamera arbitrale dell'Autorità), prevedendo inoltre che siano soggetti con qualifica dipubblico ufficiale.Andrea MascoliniSuper Dia18/07/2015 - Italia OggiApprovato lo schema unico semplificato per la super Dia, cioè la Dia alternativa alpermesso di costruire utilizzata in molte regioni per nuove costruzioni, ristrutturazionipesanti e ristrutturazioni urbanistiche. Le regioni e i comuni avranno 90 giorni (entro il 16ottobre 2015) per adeguarsi alla modulistica standardizzata. L'adeguamento al nuovomodello di super Dia nazionale è vincolante per le regioni a statuto ordinario, è opzionaleper quelle a statuto speciale.Nella seduta del 16 luglio la conferenza unificata ha dato il via libera allo schema unicosemplificato per la cosiddetta super Dia (modello unico semplificato della denuncia diinizio attività alternativa al permesso di costruire) (si veda ItaliaOggi del 10 luglio 2015).La super Dia potrà essere utilizzata in luogo del permesso di costruire in tre diversi tipi diinterventi: ristrutturazione edilizia, nuova costruzione o di ristrutturazione urbanistica.In alternativa al permesso di costruzione sarà possibile utilizzare la super Dia nel caso diinterventi di ristrutturazione edilizia che portino a un immobile in tutto o in parte diversodal precedente. Potrà inoltre essere utilizzata nel caso in cui la ristrutturazione ediliziacomporti un aumento di unità immobiliari, le modifiche del volume, della sagoma, deiprospetti o delle superfici, ovvero che, limitatamente agli immobili compresi nelle zoneomogenee A, comportino mutamenti della destinazione d'uso.Anche nel caso di ristrutturazione urbanistica la super Dia potrà essere impiegata qualoragli interventi siano disciplinati da piani attuativi, che contengano precise disposizioniplano-volumetriche, tipologiche, formali e costruttive, la cui sussistenza sia stataesplicitamente dichiarata dal competente organo comunale in sede di approvazione deglistessi piani o di ricognizione di quelli vigenti.Gli interventi relativi a nuova costruzione potranno essere realizzati con la super Diaanziché con il permesso di costruire qualora siano in diretta esecuzione di strumentiurbanistici generali recanti precise disposizioni plano-volumetriche.

Rassegna Speciale Rassegna ASMELContratti e Appalti n.114 del 21/07/2015

Gare dei Comuni su ASMECOMM: arriva il via libera dell'ANACCome noto, moltissimi Comuni ASMEL si sono rivolti all 'ANAC chiedendo lumi suiprovvedimenti da adottare a seguito della delibera n. 32/2015 dell 'Autorità. Ebbene,essi si sono visti rispondere testualmente: «come deliberato dal Consigliodell 'Autorità nella riunione del 10 giugno 2015 rientra nella discrezionalità delleAmministrazioni la scelta di quali provvedimenti adottare in merito alle procedureancora in corso, per le quali si è fatto ricorso ad ASMEL, tenendo in considerazionesia lo stato della procedura, sia i principi di buon andamento, economicità, efficienzaed efficacia dell 'azione amministrativa.» In altri termini , potrebbe risultare deleterioper le Amministrazioni disporre in autotutela l 'annullamento e i l rifacimento delleprocedure in corso, molte delle quali già aggiudicate o in via di aggiudicazione.D'altra parte, la censura ANAC deriva da una presunta mancata rispondenza alfamigerato comma 3-bis dell 'art. 33 del Codice. Dunque, potrà avere conseguenzesolo a partire dal 1 novembre prossimo, data della sua entrata in vigore. Sempre che,nel frattempo, il Giudice amministrativo non si pronunci sul ricorso, prontamentepredisposto da ASMEL, a difesa della piena rispondenza dell 'accordo consortile aidettami del comma 3-bis. E sempre che nel frattempo non sia definitivamente messoin soffitta lo stesso comma, come prefigurato dal testo del DDL Appalti , giàapprovato in Senato, che ha totalmente riscritto la norma. Nelle more, ASMELConsortile continua la propria attività adeguandosi alla mozione approvataall'unanimità nelle Assemblee di fine giugno. La mozione, nel rivendicare l 'autonomiadi scelte consapevoli e vincenti (882 Comuni aderenti , migliaia di gare telematicheper un miliardo di transato, unico caso unico in Italia di centralizzazione degliacquisti con forte massa critica), impegna ASMECOMM a non disperdere le esperienzematurate e a continuare l 'attività nella modalità che l 'ha finora caratterizzata inmaniera assolutamente prevalente. Ovvero, nell 'erogazione dei servizi di supporto eassistenza tecnologica e consulenziale. Rinviando così le nuove gare con attività diintermediazione degli appalti (leggi Centrale di Committenza) all 'avvenuta entratain vigore del nuovo quadronormativo. In sostanza, ASMECOMM si configura oggicome Rete di Committenza Pubblica a sostegno dei Comuni aderenti nellacentralizzazione degli acquisti .

Convenzione Riscossione: il via libera del TARCome noto il TAR Campania, con Ordinanza n. 1395 del 15 luglio scorso, ha accolto larichiesta di sospensiva della revoca dell 'affidamento della concessione dei servizi diriscossione ed accertamento ad uno degli aggiudicatari della gara ASMEL deliberatadal Comune di Procida a seguito della Deliberazione ANAC n. 32/2015. Grazie a taleintervento cautelare in attesa dell 'udienza di merito che si terrà il prossimo 19novembre, i Comuni possono continuare a avvalersi della Convenzione. In tal sensosoccorre anche la richiamata pronuncia ANAC del 10 giugno scorso.

Qui la Comunicazione ai Soci

Primo Piano

Delega Appalti da snellire

Il Presidente dell 'VIII Commissione (Ambiente, territorio e lavori pubblici) dellaCamera dei Deputati , Ermete Realacci , in apertura dei lavori sul disegno di leggedelega relativo al recepimento delle direttive comunitarie 2014/23/CE, 2014,/24/CEe 2014/25/CE, approvato i l 18 giugno in prima lettura dal Senato, ha espressochiaramente le proprie perplessità in merito al metodo seguito dai colleghi senatori .«Occorre tenere presente che il provvedimento reca la delega al recepimento delledirettive e al riordino della normativa in materia di appalti pubblici e pertanto nonrappresenta la sede opportuna per disposizioni immediatamente precettive, daallocare invece nel decreto legislativo di attuazione della delega.» D'altra parte come già evidenziato altre volte, le eccessive prescrizioni introdotte dai Senatorisuperano ampiamente i l divieto di Gold Plating, ovvero il divieto di introdurre normepiù restrittive di quelle contenute nelle direttive europee. Pertanto appare di estremaattualità la proposta ASMEL di seguire il modello di Inghilterra, Francia Germania eIrlanda, che hanno direttamente recepito le direttive senza alcuna aggiunta come silegge nella Mozione approvata all 'unanimità nelle Assemblee di fine giugno.

Qui la Mozione

Cantone fa marcia indietro Albo Commissari solo sopra sogliaIn audizione all 'VIII Commissione (Ambiente, territorio e lavori pubblici) dellaCamera dei Deputati , i l Presidente ANAC ha sollevato alcune perplessità sul DDLAppalti l icenziato dal Senato. In particolare ha espressamente richiesto una marciaindietro in merito all ' ipotesi di scelta dei Commissari di gara nell 'Albo nazionalegestito dall 'ANAC. In pratica dalla norma così com'è scritta scatta l 'obbligo per lestazioni appaltanti di commissari di gara estratti a sorteggio da un albo gestitodall'Anac invece che su soggetti interni o nominati in proprio con costi aggiuntivi acarico delle Pubblica Amministrazione costrette a pagare i commissari . La modificarichiesta dovrebbe consistere nel mantenere l 'obbligo di commissari esterni asorteggio soltanto al di sopra di certe soglie o per certe tipologie di appalti .

Primo Piano ANAC

Anac: condanna per falsità ideologica Non è incompatibile conl'incarico dirigenzialeNel caso di assegnazione di incarichi dirigenziali , la cui nomina è di competenza delsindaco «ad un soggetto condannato, in via definitiva, alla pena di otto mesi direclusione per i l reato di falsità ideologica commessa in atti pubblici ex art. 479 c.p. ,trova applicazione quanto stabilito dal d.lgs. n. 39/2013, che ha disciplinato, in modoorganico e ragionato, gli incarichi "dirigenziali" amministrativi .» L'Anac ha chiaritoche, non rientrando il reato di falsità ideologica tra quelli previsti dall 'art. 3 deld.lgs. n. 39/2013, l ' incarico può essere conferito.

Qui Parere n. 54 del 01/07/2015

Anac: affidamento servizi tecnici tra i requisiti rientrano anchequelli dei mandantiL'Anac ha precisato che nell 'affidamento dei servizi di architettura ed ingegneria,per le ipotesi di RTP non trova applicazione l 'art. 263, comma 1, lett. d), d.p.r .207/2010, (ossia il numero medio annuo di personale tecnico impiegatodall'operatore negli ultimi 3 anni) laddove non contempli l ' ipotesi prevista dall 'art.90, co. 1, lett. d), d.lgs. n. 163/2006 che ammette la partecipazione alle gare di liberiprofessionisti singoli o associati , consentendo quindi di computare come unità dipersonale tecnico anche i liberi professionisti mandanti nel RTP.

Qui Parere n.62 del 30/04/2015

Osservatorio ASMECOMM

La Stazione Appaltante può sempre avvalersi del principio di conservazione degli attiÈ legittimo i l provvedimento con cui un'Amministrazione aggiudicatrice provvede aretti f icare, correggere o convalidare un precedente deliberato anche in corso di gara o inpendenza di un ricorso innanzi al G.A. Secondo la III Sezione del Consiglio di Stato, consentenza n. 3488 del 10 luglio 2015, i l provvedimento adottato comporta la legittima«applicazione del principio di conservazione degli atti amministrativi e dei loro effettigiuridici , codificato dall 'art . 21 nonies , co. 2, della legge 7 agosto 1990 n. 241 e ss .mm.ii . ,espressione del fondamentale principio di economicità ed eff icacia dell 'attivitàamministrativa posto dal precedente art . 1 , co. 1.» Tale principio è anche alla base delprovvedimento di conferma della nomina della Commissione di Gara effettuata da alcuniEnti della rete di committenza ASMECOMM che avevano richiesto ad ASMEL SCARL la sceltae la nomina della Commissione all ' interno dell 'Albo Esperti ASMEL. In tali c ircostanze,tenuto conto che la nomina avviene sempre nel rispetto dell 'art . 84, comma 8 del D.Lgs. n .163/2006, laddove le operazioni di gara non siano concluse, la Stazione Appaltante può conproprio provvedimento far proprie la scelta, la nomina e l 'operato dell 'Autorità di Gara,senza soluzione di continuità, riassumendo in capo a sé l 'oggetto della delega, ratif icando efacendo proprie le attività espletate nell 'esercizio della stessa.

NOTIZIE FLASH

Contratto di Avvalimento: ammissibile anche la certificazione di qualitàCONSIGLIO DI STATO. Nel contratto di avvalimento «l'impresa ausiliata può utilizzare tutti i requisiti afferenti alla capacità economica e tecnica dell ' impresaausiliaria, tra cui (anche) la certificazione di qualità, in quanto quest'ultima,essendo connotata dal precipuo fine di valorizzare gli elementi d'eccellenzadell'organizzazione complessiva, è anch'essa requisito d'idoneità tecnico -organizzativa dell 'impresa».

Qui Sentenza Cds Sez III n.3517 del 14/07/2015

Azione di risarcimento danni: prima del 2010 vige la prescrizionequinquennaleCONSIGLIO DI STATO. Nel r ispetto del principio di irretroattiv ità del le leggi «i l terminedecadenziale di 120 giorni previsto, per (presentare) la domanda di r isarcimento per lesione diinteressi legittimi, (previsto) dall 'articolo 30, comma 3, del Codice del processoamministrat ivo, non è applicabile ai fatti i l lecit i anteriori al l 'entrata in vigore del Cpa, per iquali , pertanto, vige quel lo di prescrizione (quinquennale)».

Qui Sentenza Cds Ad.Pl. n. 6 del 06/07/2015

Intervento conservativo o ristrutturazione: quali principiseguire per individuare l'operaCONSIGLIO DI STATO. L'opera di recupero di manufatti da lungo tempo degradati ,attraverso la progressiva sostituzione delle parti deteriorate senza apportare«modifiche di sagoma e volumetria e senza cambio di destinazione d'uso», siconfigura come un'attività di risanamento edilizio e non di ristrutturazione del bene.Secondo il Consiglio di Stato, infatti , si qualifica come «restauro del bene immobile larealizzazione di opere che lascino inalterata la struttura dell 'edificio ( . . .) e la

distribuzione interna della sua superfice», diversamente si parla di ristrutturazioneedilizia, in caso di «rinnovo degli elementi costitutivi dell 'edificio e nell 'alterazionedell 'originaria fisionomia e consistenza fisica dell ' immobile».

Qui Sentenza Cds Sez IV n.3505 del 14/07/2015

Ristrutturazione edilizia: la natura dell'intervento non rileva solodalla "sagomaCASSAZIONE PENALE. In materia di r istrutturazione edil izia, in applicazione del DPR. n . 380del 2001 (TUE) e del D.L . n . 69 del 2013, (Decreto del Fare) «i l requisito del r ispetto del laidentità di sagoma non è più elemento indefettibile onde operare la diagnosi dif ferenziale fragli interventi di r istrutturazione edil izia necessitanti di preventivo permesso a costruire e gl ialtr i interventi minori di r isanamento conservativo assentibil i anche tramite la presentazionedella SCIA». Fermo restando che «anche in questi casi è pur sempre necessario, onde accertareche sia r imasta invariata anche la preesistente volumetria, che sia possibile operare la verif icadella originaria consistenza in base a r iscontri documental i od altri elementi certi everif icabil i» .

Qui Sentenza n. 26713 del 25/06/2015

La Lex Specialis non può prevedere la rinuncia alla tutela giurisdizionaleCONSIGLIO DI STATO. I l concorrente non può rinunciare "a priori" al la tutela giurisdizionaleavverso atti e/o comportamenti anche futuri del la stessa pubblica amministrazione i l legittimio i l lecit i , eventualmente causativ i di danno e quindi di responsabil i tà per i l suo r isarcimento. Èda considerarsi pertanto i l legittima la previsione del la Lex Special is che vincola lapartecipazione al l 'accettazione di tale clausola. La stessa nel la misura in cui esclude in viapreventiva la responsabil i tà del la P.A. per i l lecito, s i r isolve in una l imitazione del laresponsabil ità del la Pubblica Amministrazione contra legem (argomentando ex art . 1229 cod.civ .) , ed in violazione degli artt . 28 e 97 Cost .

Qui Sentenza Cds Sez V n. 3383 07/07/2015

Sanzione ANAC fuori tempo massimo: il provvedimento è illegittimoTAR. È i l legittimo il provvedimento sanzionatorio predisposto dall 'Anac neiconfronti dell 'operatore economico, se lo stesso è stato adottato con grave ritardo,oltre il termine previsto per la conclusione del procedimento di annotazione nelcasellario informatico, in contrasto con la previsione della stessa determinadell'AVCP n. 1 del 12.1.2010 che «stabilisce all 'art. 2 che il termine per la conclusionedel procedimento non può essere superiore a 90 giorni , salva la necessità di ulterioriacquisizioni documentali e/o richieste di audizione formulate dalle parti , circostanzache comporta la sospensione del termine per la pronuncia dell 'Autorità, per i lperiodo necessario allo svolgimento di detti incombenti e comunque per un periodonon superiore a 40 giorni».

Qui Sentenza Tar Lazio n . 9346 del 13/07/2015

Falsa dichiarazione ex art. 38: non si applica il soccorso istruttorioTAR. L' inosservanza del l 'obbligo dichiarativo, ex art . 38, comma 1, lettera f) , del D.Lgs. n .163/06, ai sensi del quale l 'operatore è tenuto a comunicare al la Stazione appaltante tutte lerisoluzioni contrattuali conseguenti un errore grave commesso nel l 'eserciz io del l 'attiv itàprofessionale , intervenute nei rapporti con la P.a. , comprese quelle con Amministrazionidiverse da quella che ha bandito la gara «non (è) una semplice omissione, ma unadichiarazione non veritiera ( . .che) non risulta emendabile con i l soccorso istruttorio, nériconducibile ad un errore scusabile determinato dall 'ambiguità del bando e non può checondurre, per diretta applicazione del l 'art . 46 comma 1 bis del d . lgs . n . 163/2006,al l 'esclusione dalla gara».

Qui Sentenza Tar Piemonte n.1175 del 10/07/2015

illegittima l'esclusione senza contraddittorioTAR. È i l legittimo i l provvedimento con i l quale la stazione appaltante, sul la base del laricorrenza di alcuni indizi in ordine al la sussistenza di una situazione di col legamentosostanziale con altra impresa, ha escluso una ditta dalla gara di appalto, ove i l provvedimentoespulsivo sia stato adottato automaticamente, senza dare al concorrente interessato lapossibil i tà di fornire giustif icazioni . Infatti , secondo l 'orientamento del la Corte di GiustiziaU.E. , non è consentito al le stazioni appaltanti di sanzionare i l col legamento tra impresemediante l 'esclusione automatica dalla procedura selettiva, ma occorre accertare se , inconcreto, tale s ituazione abbia inf luito o meno sul loro r ispettivo comportamento nel l 'ambitodella gara, consentendo al le imprese interessate di dimostrare nel l 'apposito sub-procedimentol ' insussistenza di r ischi di turbativa del la selezione.

Qui Sentenza Tar Piemonte n. 1214 del 10/07/2015

La volumetria dell'edificio va calcolata al netto dei volumi tecniciTAR. Non rientrano nel calcolo del la volumetria del l 'edif icio , i volumi tecnici , ossia quei «local i(non "suscettibil i di abitabil ità") completamente privi di un'autonomia funzionale , anchepotenziale , in quanto destinati a contenere impianti serventi di una costruzione principale , ( . . . )ed, in particolare, quei volumi strettamente necessari a contenere ed a consentire l 'ubicazionedi quegli impianti tecnici indispensabil i per assicurare i l comfort degli edif ici , che non possano,per esigenze tecniche di funzional ità degli impianti , essere inglobati entro i l corpo del lacostruzione realizzabile nei l imiti imposti dal le norme urbanistiche».

Qui Sentenza Tar Campania n.3290 del 02/07/2015

Per gli stabilimenti balneari è valido il vecchio permesso acostruireTAR. Per le cabine in legno del lo stabil imento balneare conserva validità i l t itolo abil itativodell 'anno precedente. Secondo i l TAR Campania per le cd. "opere precarie" «deve r itenersi chenon sia necessario conseguire un nuovo titolo edil izio al lorché, al l ' inizio del la stagionebalneare, la parte interessata intenda procedere al la reinstal lazione del le strutture assentitenel la precedente stagione estiva e r imosse al termine del la stagione, conformemente alcarattere temporaneo del le stesse».

Durc on line /1: 193 mila richieste in due settimaneInizio positivo per la nuova procedura semplif icata di r i lascio del Documento Unico diRegolarità Contributiva. Secondo i dati diramati dal Ministero del Lavoro e del le Polit icheSocial i dal 1 Luglio , data di entrata in vigore del Durc on l ine, i l 67,86% delle impreserichiedenti ha ottenuto i l r i lascio immediato del documento. I l restante 32,14% ha vistoconclusa l ' istruttoria in 72 ore, i l 20% con i l r i lascio di un Durc regolare ed i l restante 80% aseguito di r ichiesta di regolarizzazione a causa di mancato versamento contributivo o,comunque, di non conformità ai requisit i previsti dal la legge.

Qui il comunicato del Ministero del Lavoro

Durc on Line /2: meno problemi per le Casse EdiliLa CNCE (Commissione Nazionale Paritetica per le Casse Edili) , a seguito dell 'incontro, dove si sono affrontate le principali problematiche applicative in meritoalla nuova procedura di Durc on Line, ha inviato a tutte le Casse Edili Con la circolare n. 30 del 14 luglio 2015 avente ad oggetto "Problematiche Durc on-line" la CNCE (Commissione Nazionale Paritetica per le Casse Edili) ha reso noti gliaggiornamenti operativi emersi dall ' incontro con Inps e Inail . Gli Istitutiprocederanno alla verifica e al relativo annullamento di tutti i DURC emessi per

imprese con CSC edile fino alle ore 18 del 2 luglio u.s . (termine relativo alla avvenutacorrezione dell 'anomalia da parte di Inps), privi dell 'obbligatorio coinvolgimento delsistema Casse Edili . Inoltre, nei casi di acclarata estraneità all 'attività edile delsoggetto sottoposto a istruttoria si è convenuto con gli Istituti di implementare i lsistema DURC online con la funzionalità per le Casse Edili di dichiarare la propria"non competenza" alla verifica di regolarità per i citati soggetti .

Qui la circolare n.30 del 14 Luglio 2015

Durc On line /3: riattivato il servizio dello Sportello UnicoCon un messaggio congiunto datato 15 luglio 2015, INPS, INAIL e CNCE hannocomunicato la riattivazione della richiesta DURC tramite Sportello Unico. Lafunzionalità era stata disabilitata nella stessa data del 1° luglio a causa dellenumerose richieste non conformi effettuate dagli Utenti . Nella nota si precisa che pertutte le richieste con data 1° luglio 2015 pervenute tramite Sportello UnicoPrevidenziale che non riportano le specifiche previste per ciascuna delle tipologiedisciplinate dall 'art. 9, comma 1, del D.M. 30.1.2015 non deve essere effettuataalcuna istruttoria e non sarà emesso alcun certificato, in quanto gli utenti devonoverificare la regolarità contributiva esclusivamente con i l nuovo servizio Durc OnLine. Non è prevista l 'emissione di alcun certificato nemmeno per le richiesteinoltrate dagli utenti tramite Sportello Unico prima delle ore 9 del 1° luglio,utilizzando le tipologie (appalti pubblici , lavori edili privati , attestazioni SOA, ecc.)previste prima del ri lascio dell 'ultima versione dell 'applicativo. Si ricorda infatti chele richieste su Sportello Unico dovranno essere esclusivamente limitate alle causalipreviste dal DM 30 gennaio 2015 (crediti certificati , pagamento fatture,regolarizzazione lavoratori stranieri , ricostruzione sisma Abruzzo).

Qui il Messaggio congiunto INPS- INAIL e CNCE n.4580

Semplificazione Edilizia: in arrivo la Super DIA. Approvato il modello unico semplificato In arrivo la Super Dia. Raggiunta in Conferenza unif icata l ' intesa sul lo schema unicosemplif icato per i l Modello unico semplif icato del la denuncia di iniz io attiv ità alternativa alpermesso di costruire . L'adeguamento è obbligatorio per le Regioni a statuto ordinario, che entro 90 giorni dal la data di approvazione, dovranno recepire la nuova modulistica. La SuperDia è uti l izzabile in tutti quei casi indicati dal l 'articolo 22 comma 3 del testo unico edil izia ela denuncia deve essere presentata al lo sportel lo unico edil izia oppure, per le attiv itàproduttive , ai Suap di competenza. La nuova Dia si inserisce nel quadro di semplif icazionedell 'attività edil izia facendo seguito ai modell i unif icat i e standardizzati per la presentazionedella comunicazione di inizio lavori (CIL) e del la comunicazione di inizio lavori asseverata(CILA) per gl i interventi di edil izia l ibera e i l modello predisposto per la r ichiesta diautorizzazione unica ambientale (AUA).

Qui il modulo unico Super DIA

Aggiornamento AREA TECNICACircolare 24 luglio 2015

Collaudo e certificato di regolare esecuzione

PremessaTerminata l’opera ed emesso il certificato di ultimazione lavori, la stazione appaltantedeve verificare formalmente la perfetta rispondenza dell’opera al progetto approvato.Tale controllo determina, in caso di esito positivo, la liquidazione degli importi residuiancora dovuti all’esecutore e il successivo svincolo della cauzione definitiva prestata insede di firma del contratto. Il Codice dei Contratti norma tale verifica all’art. 141Collaudo dei lavori pubblici distinguendo due possibili casistiche in base ad importicontrattuali, complessità e tipologia dei lavori : il collaudo ed il certificato di regolareesecuzione.“Per tutti i lavori oggetto del codice è redatto un certificato di collaudo secondo le modalità previstedal regolamento…..Nel caso di lavori di importo sino a 500.000 euro il certificato di collaudo èsostituito da quello di regolare esecuzione; per i lavori di importo superiore, ma non eccedente ilmilione di euro, è in facoltà del soggetto appaltante di sostituire il collaudo con quello di regolareesecuzione.”La circolare odierna focalizzerà l’attenzione sul certificato di regolare esecuzione, cheequipara e sostituisce il certificato di collaudo, appunto, in determinate e specifichecircostanze.Riferimenti normativiArt. 141 del D.Lgs. n. 163/2006 (di seguito Codice dei Contratti)Titolo X Collaudo dei lavori – artt. da 215 a 238 del D.P.R. n. 207/2010 (di seguitoRegolamento)Certificato di regolare esecuzione (CRE)Il CRE è redatto dal Direttore dei Lavori e confermato dal Responsabile del Procedimento:nel caso di appalti di importo < a 500.000 euro al netto del ribasso d’asta (importocontrattuale),facoltativamente ed in alternativa al certificato di collaudo per appalti di importocompreso tra i 500.000 euro e 1 milione di euro.Tempistiche di emissione e contenuti del CREIl CRE:è redatto ed emesso non oltre tre mesi dalla data di ultimazione lavori;deve contenere tutti gli elementi previsti dall’art. 229 del Regolamento che disciplina icontenuti del certificato di collaudo, ovvero:a) una relazione che ripercorra tutte le vicende riferibili all’appalto dalla fase diprogettazione a quella di ultimazione, indicando puntualmente: il titolo dell’opera o del lavoro; la località e la provincia interessate; la data e l’importo del progetto e delle eventuali successive varianti; gli estremi del contratto, degli eventuali atti di sottomissione e atti aggiuntivi nonché

quelli dei rispettivi atti di approvazione; il quadro economico recante gli importi autorizzati; l’indicazione dell’esecutore; il nominativo della DL e degli eventuali componenti dell’ufficio di direzione lavori; il tempo contrattuale per la fine lavori e le eventuali proroghe; le date dei processi verbali di consegna, sospensione, ripresa e ultimazione lavori; la data e gli importi riportati nel conto finale; l’indicazione di eventuali danni di forza maggiore e gli infortuni verificatisi; la posizione dell’esecutore e dei subappaltatori nei riguardi degli adempimenti

assicurativi e previdenziali;

gli estremi del provvedimento di nomina dell’organo di collaudo (nel caso di collaudoappunto);b) il richiamo ad eventuali verbali di visita in corso d’opera allegandone copia;c) il verbale della visita definitiva (ovvero il richiamo ad esso se costituisce undocumento a parte);d) la sintesi delle valutazioni dell’organo di collaudo circa la collaudabilità dell’opera;e) la certificazione di avvenuto collaudo;deve contenere anche la definizione della consistenza economica dell’opera ovvero:a) una sintesi del costo del lavoro indicando anche le eventuali modificazioni, aggiuntee/o deduzioni al conto finale;b) la somma da porre a carico dell’esecutore per danni da rifondere alla stazioneappaltante per maggiori spese dovute all’esecuzione d’ufficio in danno o per altro titolo,nonché la somma da rimborsare alla stessa stazione appaltante per le spese sostenute per ipropri addetti ai lavori oltre il termine convenuto per il compimento degli stessi;c) la dichiarazione dell’importo a saldo da liquidare all’esecutore, fatte salve le rettificheche può apportare l’ufficio in sede di revisione;d) l’attestazione di collaudabilità dell’opera o dei lavori con le eventuali prescrizioni.Conseguenze all’emissione del CREL’articolo 235 del Regolamento stabilisce che, dalla data di emissione del CRE o delcertificato di collaudo provvisorio si procede:sotto le riserve previste dall’art. 1669 (*) del codice civile, allo svincolo della cauzionedefinitiva prestata dall’appaltatore a garanzia del corretto compimento degli adempimenticontrattuali (ovvero si svincola l’ammontare residuo della cauzione poiché in parte giàrestituito in misura progressiva all’emissione degli stati di avanzamento lavori);previa presentazione di idonea garanzia fidejussoria, al pagamento, entro 90 giorni,della rata di saldo senza che questo determini accettazione dell’opera (art. 141, comma 9,del Codice dei Contratti ed articolo 1666 (**) comma 2 del codice civile);N.B.: nel caso in cui l’appaltatore non presenti la suddetta garanzia fidejussoria, i 90 giorniper il pagamento della rata di saldo decorrono dalla data di presentazione della garanziastessa.(*) art. 1669: “Quando si tratta di edifici o di altre cose immobili destinate per loro natura a lungadurata, se, nel corso dei dieci anni dal compimento, l’opera, per vizio del suolo o per difetto dellacostruzione, rovina in tutto o in parte…l’appaltatore è responsabile nei confronti delcommittente…”(**) art. 1666: “il pagamento fa presumere accettazione della parte di opera pagata; non producequesto effetto il versamento di semplici acconti”Carattere di provvisorietà e definitività del CREIl CRE ha carattere provvisorio e assume carattere definitivo decorsi due anni dalla suaemissione.Decorsi i 2 anni, il CRE si intende tacitamente approvato anche se non sia intervenutol’atto formale di approvazione entro i 2 mesi successivi alla scadenza (approvazionetacita).L’assunzione di carattere di definitività del CRE determina lo svincolo della garanziafidejussoria prestata per il pagamento della rata di saldo, infatti nello schema tipo digaranzia si riporta che la garanzia cessa due anni dopo la data di emissione del certificatoprovvisorio di collaudo o del CRE ed è automaticamente svincolata.Se, entro i 2 anni di provvisorietà del CRE, si riscontrassero vizi o difetti dell’opera ilResponsabile del Procedimento dovrà:denunciare tempestivamente gli stessi;

sentire il Direttore Lavori e il collaudatore in contradditorio con l’esecutore, al fine diaccertare se tali vizi siano determinati da errori in fase di esecuzione;in caso di esito positivo, ordinare all’esecutore la realizzazione di interventi riparatori;l’esecutore è obbligato alla realizzazione degli stessi (come sopra detto, art. 1669 c.c.).

Aggiornamento AREA TECNICACircolare 31 luglio 2015

CollaudoPremessaAbbiamo analizzato, nella scorsa circolare, i casi particolari nei quali il certificato dicollaudo è sostituito da quello di regolare esecuzione; con la circolare odiernaesamineremo le fasi propedeutiche allo svolgimento del procedimento ordinario avente adoggetto, appunto, il collaudo dei lavori.Ricordiamo che la consegna e l’accettazione di un’opera pubblica rappresentano duemomenti differenti e formalmente distinti; l’accettazione dell’opera avviene solo attraversoil procedimento di collaudo della stessa.Riferimenti normativiArt. 141 del D.Lgs. n. 163/2006 (di seguito Codice dei Contratti)Titolo X - Collaudo dei lavori – artt. da 215 a 238 del D.P.R. n. 207/2010 (di seguitoRegolamento)Collaudo – obblighi e finalitàIl collaudo è redatto:obbligatoriamente, nel caso di appalti di importo > 1.000.000 euro al netto del ribassod’asta (importo contrattuale);facoltativamente ed in alternativa al CRE, per appalti di importo compreso tra i 500.000euro e 1 milione di euro (art. 141 Codice dei contratti).Il collaudo finale:deve aver luogo non oltre 6 mesi dall’ultimazione lavori, “salvi i casi, individuati dalregolamento, di particolare complessità dell’opera da collaudare, in cui il termine può essere elevatofino ad un anno”;ha carattere provvisorio ed assume carattere definitivo decorsi 2 anni dall’emissionedel medesimo, oltre i quali si intende tacitamente approvato anche senza atto specifico diapprovazione (si veda la circolare Area Tecnica 24 luglio 2015 circa le responsabilità incapo all’esecutore nei 2 anni di provvisorietà e le conseguenze amministrativo – contabiliall’emissione del certificato di collaudo identiche a quelle previste per il CRE).Il collaudo ha lo scopo di verificare e certificare che l’opera o il lavoro siano stati eseguiti:a perfetta regola d’arte e secondo le prescrizioni tecniche prestabilite;in conformità alle clausole contrattuali nonché alle sue eventuali varianti (atti disottomissione od atti aggiuntivi chiaramente approvati);in corrispondenza a quanto dichiarato nella contabilità finale (per dimensioni, forma,quantità, qualità dei materiali, dei componenti e delle provviste).Il collaudo include inoltre:la verifica che le eventuali procedure espropriative poste a carico dell’appaltatoresiano state espletate tempestivamente e diligentemente,le verifiche tecniche previste dalle leggi di settore,l’esame delle riserve dell’esecutore, sulle quali non sia già intervenuta una risoluzionedefinitiva in via amministrativa, previa verifica che le stesse siano iscritte nel registro dicontabilità e nel conto finale nei termini e modi stabiliti dal Regolamento (art. 215 delregolamento).

Collaudo in corso d’operaIl collaudo viene quindi espletato, di norma, in seguito alla presentazione del conto finalee, quindi, a fine lavori. Vi sono però casi specifici nei quali è necessario svolgere controlliin corso di esecuzione dell’opera, ciò al fine di verificare che i lavori siano eseguiti con lamassima attenzione e attendibilità.Il collaudo in corso d’opera, salvo i casi in cui sussistano le condizioni per il rilascio delCRE, è obbligatorio:quando la direzione lavori sia stata affidata a tecnico esterno ai sensi dell’art. 130comma 2 lettere b) e c) del Codice dei contratti;in caso di opere di particolare complessità di cui all’art. 236 del Codice:- lavori di particolare complessità tecnica ovvero quelli nei quali le componenti strutturali,architettoniche e/o impiantistiche siano di peculiare rilevanza;- lavori di grande rilevanza economica ovvero quelli di importo > 25 milioni di euro per iquali è necessaria la certificazione di qualità dei materiali o dei componenti impiegati chehanno incidenza sul costo complessivo dei lavori > 5%;in caso di intervento affidato in concessione (artt. 142 e 153 del Codice dei contratti)nonché con dialogo competitivo o mediante locazione finanziaria;in caso di intervento affidato con appalto integrato (art. 53 comma 2 lettere b) e c) delCodice dei contratti);nel caso di opera o lavoro comprendenti significative e non abituali lavorazioni nonpiù ispezionabili in sede di collaudo finale;nei casi di aggiudicazione con ribasso d’asta > alla soglia di anomalia determinata insede di gara.Collaudo e collaudo in corso d’opera: quando si effettua e chi è titolato a svolgerloLa figura del collaudatore può essere costituita da una sola persona (un funzionario dellapubblica amministrazione o un incaricato dalla stessa) oppure, in caso di opere complesse,da una commissione appositamente costituita.Le stazioni appaltanti attribuiscono l’incarico di collaudo:entro 30 giorni dalla data di ultimazione lavori;entro 30 giorni dalla data di consegna lavori, nel caso di collaudo in corso d’opera.Le stazioni appaltanti, nel caso di lavori che richiedono l’apporto di più professionalitàdiverse, in ragione della particolare tipologia e categoria dell’intervento, possononominare una commissione composta da 2 o 3 membri, designando colui che assume lefunzioni di presidente.L’art. 216 del Regolamento, al quale si rimanda, elenca puntualmente i requisiti abilitantiallo svolgimento dell’incarico di collaudo nonché le cause di esclusione dallo stesso. Inbreve, possono svolgere tale incarico:i laureati in ingegneria, in architettura, in geologia/ scienze agrarie/ forestali (diquest’ultima categoria un solo componente) che siano abilitati all’esercizio dellaprofessione ed iscritti all’albo da almeno 5 anni (ad esclusione dei dipendenti pubblici),soggetti muniti di laurea breve o diploma universitario, in ordine alle attività attribuitea ciascuna professione, abilitati all’esercizio della professione ed iscritti all’albo da almeno5 anni (ad esclusione dei dipendenti pubblici),limitatamente ad un componente, i funzionari amministrativi delle stazioni appaltanti,laureati in scienze giuridiche ed economiche o equipollenti, che abbiano prestato servizioper almeno 5 anni presso amministrazioni aggiudicatrici.Il collaudo di lavori di manutenzione può essere affidato:ad un funzionario delle stazioni appaltanti munito di diploma tecnico che abbiaprestato servizio da almeno 5 anni nella pubblica amministrazione,ad un tecnico diplomato geometra o perito iscritto da almeno 5 anni nel rispettivo albo

professionale.I collaudatori da incaricare devono essere in possesso dei requisiti specifici richiesti perl’intervento da collaudare ed aver conseguito il titolo professionale :da almeno 10 anni per collaudi di lavori di importo uguale o > 5.000.000 di euro,da almeno 5 anni per collaudi di lavori di importo < 5.000.000 di euro.Il soggetto esterno incaricato di un collaudo in corso d’opera non può essere incaricato,dalla medesima stazione appaltante, per un nuovo collaudo se non sono trascorsi almeno6 mesi dalla chiusura delle operazioni del precedente.Il soggetto esterno incaricato di un collaudo non può essere incaricato, dalla medesimastazione appaltante, per un nuovo collaudo se non sia trascorso almeno 1 anno dallachiusura delle operazioni del precedente.Nel caso di commissioni:le operazioni sono dirette dal presidente;i verbali, l’atto di collaudo e le eventuali relazioni sono firmati da tutti i componentidella commissione;in caso di dissenso tra i componenti, le conclusioni di collaudo sono assunte amaggioranza e la circostanza deve essere espressa nel certificato;in caso di 2 componenti, prevalgono le conclusioni formulate dal presidente ed ildissenziente ha diritto di esporre le sue ragioni di dissenso negli atti di collaudo.

Aggiornamento Area TecnicaCircolare 1 agosto 2015

Notiziario e notizie quotidiani dal 27 luglio al 1° agosto 2015

Tar Campania: reinstallazione di strutture stagionali e permesso di costruireNella sentenza n. 1495 del 6 luglio 2015 il Tar della Campania ha annullato l’ordinanza didemolizione di un Comune relativa ad alcune strutture in legno a carattere stagionale,installate all’interno di uno stabilimento balneare, che erano già state installate l’annoprecedente, in quanto i giudici hanno ritenuto che non serve un nuovo permesso dicostruire quando si tratta di reinstallare, a inizio stagione, strutture che erano già stateautorizzate per la stagione precedente e rimosse al termine della medesima.Tar Campania: omessa asseverazione e silenzio-assensoCon la sentenza n. 3650 del 9 luglio 2015 il Tar della Campania respinge il ricorso control’ordine di demolizione di opere di ampliamento e cambio di destinazione d’uso realizzatein assenza di permesso di costruire ed in contrasto con la destinazione urbanistica di zonama che l’utente sosteneva essere legittime a seguito del formarsi del silenzio assenso inmerito ad una precedente richiesta di permesso di costruire: i giudici ricordano che, inbase all’art. 20, comma 1, del D.P.R. 380/2001, la domanda per il rilascio del permesso dicostruire deve essere accompagnata «da una dichiarazione del progettista abilitato cheasseveri la conformità del progetto agli strumenti urbanistici approvati ed adottati, airegolamenti edilizi vigenti, e alle altre normative di settore aventi incidenza sulladisciplina dell’attività edilizia e, in particolare, alle norme antisismiche, di sicurezza,antincendio, igienico-sanitarie nel caso in cui la verifica in ordine a tale conformità noncomporti valutazioni tecnico-discrezionali, alle norme relative all’efficienza energetica»,affermando che la completa assenza di qualsiasi asseverazione del genere da parte delprogettista abilitato esclude in radice la possibilità della formazione di un titolo abilitativotacito sulla domanda dell’utente.Tar Sicilia: illegittime le ordinanze d’urgenza emanate dai dirigentiPubblichiamo il testo della sentenza n. 1624 del 3 luglio 2015 con la quale il Tar per la

Sicilia ha stabilito che le ordinanze d’urgenza sono di esclusiva competenza del Sindaco enon possono, quindi, essere adottate dai dirigenti.Competenza delle ordinanze d'urgenza27/07/2015 - Il Sole 24 OreLe ordinanze d’urgenza non possono essere adottate dai dirigenti, ma sono di esclusivacompetenza del sindaco. Così ha stabilito il Tar Sicilia, Palermo, sezione II, 3 luglio 2015, n.1624, che ha richiamato altre decisioni simili della Cassazione penale (cfr. la n. 15980 del2014), ma che ha svolto alcune importanti considerazioni sulle norme che stabilisconoquesta competenza in capo al sindaco.Un Comune ha emanato, ai sensi dell’articolo 38 della legge 142/1990 ed a firma di undirigente, un’ordinanza contingibile ed urgente, nella quale si intimava, ai proprietari diparte di un immobile, di eseguire alcune opere a salvaguardia della “pubblica e privataincolumità”. I proprietari hanno proposto ricorso, sostenendo, tra l’altro, che ilprovvedimento era nullo, perché l’organo dirigenziale non aveva la competenza peremanare tale ordinanza, neppure sulla base di un’eventuale delega del sindaco. Il Tar haaccolto il ricorso.I giudici hanno così argomentato:1) In primo luogo, l’atto impugnato era basato sull’articolo 38 della legge 142/1990,articolo che è stato abrogato dall’articolo 274 del Dlgs 267/2000.2) L’articolo 54 citato attribuisce al sindaco la competenza per l’emanazione delleordinanze contingibili ed urgenti;3) L’articolo 107, comma 5 del Dlgs 267/2000 attribuisce la competenza ad emanare gli“atti di gestione” ai dirigenti, ma “salvo quanto previsto nell’articolo (…) 54”, che - comesi è visto - attribuisce questa competenza al sindaco.4) In altri termini, anche la previsione normativa che ha attribuito ai dirigenti gli atti digestione, già di competenza del sindaco, ha fatto salva l’adozione delle ordinanzecontingibili ed urgenti, che rimangono di esclusiva competenza dell’organo elettivo, equindi del sindaco.5) In conseguenza, il provvedimento impugnato deve essere annullato.La sentenza provoca delle conseguenze per gli altri Comuni, che dovranno tenere contoche la competenza formale per l’adozione delle ordinanze d’urgenza è esclusivamente delsindaco. Sarebbe opportuno sin d’ora - anche per l’armonia dei rapporti tra gli organi delComune - che tale adozione avvenga su proposta del dirigente, o comunque dopo che ildirigente - che è competente per tutti gli atti di gestione - abbia espresso al sindaco la suaopinione.Vittorio ItaliaCompatibilità paesaggistica e obbligo conclusione procedimento27/07/2015 - Italia OggiDi fronte a istanze di accertamento di compatibilità paesaggistica per opere edilizie, leRegioni e la pubblica amministrazione non possono opporre ai privati un «silenzioinadempiente»: sono, al contrario, obbligate a concludere il procedimento, non fosse altroche per consentire alla parte privata di poter esercitare il proprio diritto all'impugnazione.È questo il principio di fondo sancito da una sentenza del Consiglio di stato (01070/2015,depositata il 4/3/2015) che ha visto definitivamente soccombere la Regione Calabria difronte al ricorso di una cooperativa edilizia di Lamezia Terme.I magistrati della suprema corte amministrativa VI Sezione (presidente Luciano BarcaCaracciolo, estensore Giulio Castriota Scanderbeg) hanno infatti ritenuto che il caratterevincolante del parere della Soprintendenza non significa che la Regione risulti esoneratadall'obbligo di provvedere, ove tale parere non sia espresso.Per i magistrati del Consiglio di Stato «la totale omissione di pronuncia», si legge nella

sentenza n. 1070/2015, «rappresenta violazione dei termini di cui alla disciplina speciale inmateria di condono paesaggistico (art. 181 e art. 167 dlgs n. 42 del 2004) e più in generaledel principio di necessaria conclusione con atto espresso di ogni procedimentoamministrativo (per come desumibile dall'art. 2 della legge 241 del 1990 e s.m.i.), dandocosì vita a una fattispecie di silenzio inadempimento, così come denunciatodall'appellante».Da ciò l'ordine alla Regione Calabria, impartito in sentenza, di provvedere entro 30 giorni«con provvedimento espresso sulla istanza a suo tempo proposta dalla società appellante».Giovanni Galli

Incentivo progettazione28/07/2015 - Il Sole 24 OreÈ possibile riconoscere incentivi e compensi aggiuntivi per la gestione degli appalti diopere nel caso di attività di progettazione esterna in favore del personale interno dell'ente,e in particolare con riferimento all'attività relativa alle operazioni scelta del contraente, diredazione del bando dì gara, dei procedimento di aggiudicazione, liquidazione, verifica incorso d'opera e controllo di conformità dell'opera.Sono queste le conclusioni della Corte dei conti Lombardia che si possono rinvenire nelladeliberazione n. 236/2015.I quattro nuovi commi dell'articolo 93 del Dlgs 163/2006 introdotti dalla legge diconversione del Dl 90/2014 hanno lasciato intatto il potere dell'amministrazione diriconoscere, sia pure con le diverse forme e entro i nuovi limiti indicati, incentivi perl'attività di progettazione e per l'attività di supporto alla progettazione esterna. Permane,pertanto, il potere dell'amministrazione di disporre un riconoscimento economico infavore del personale interno concernente la fase di gestione degli appalti di opere nel casodi attività di progettazione esterna.Gianluca BertagnaRigetto sanatoria e ordinanza di demolizione31/07/2015 - Il Sole 24 OreNon è impugnabile l'ordinanza di demolizione del Comune che ripercorra ilprovvedimento di rigetto della domanda di sanatoria, cui si è fatta acquiescenza nonavendolo a suo tempo autonomamente contestato.Così il Consiglio di Stato con la sentenza n. 3744/15 ha rigettato il ricorso proposto da unprivato contro un Comune laziale. E' stata quindi confermata la sentenza del Tar Lazio cheaveva già affermato l'assenza di qualsiasi autonoma valutazione nell'ordinanza didemolizione rispetto al provvedimento con cui il Comune aveva rigettato l'istanza dicondono.I giudici rigettando l'appello come inammissibile hanno colto l'occasione per ribadire ilprincipio giurisprudenziale secondo cui «il soggetto, che ha prestato acquiescenza alrigetto dell'istanza di sanatoria di opera da lui abusivamente realizzata, decade dallapossibilità di rimettere in discussione le ragioni del diniego in sede di impugnazionedell'ordine di demolizione, atteso che quest'ultimo in detto diniego, divenuto definitivoperché non impugnato, rinviene il suo presupposto».Il principio opera – come nel caso specifico – quando l'ordine di demolizione si fondiintegralmente sulle ragioni esplicitate nel diniego da parte del Comune «come datostoricamente accertato>> e in assenza di autonomo accertamento e valutazione.Paola RossiRecupero spese di demolizione31/07/2015 - Il Sole 24 OreIn difetto di valutazione tecnico-economica e di delibera di approvazione della Giunta

comunale, sono illegittime l'ingiunzione di pagamento adottata per recuperare le spese didemolizione delle opere abusive e la determina dirigenziale con la quale è stato approvatoil certificato di regolare esecuzione delle stesse, in base all’articolo 41 del Dpr 6 giugno2001 n. 380 (Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia).È quanto afferma la sentenza 21 luglio 2015, n. 3854 della Sezione VI del Tar Campania,Napoli.Giovanni G.A. DatoManutenzione manufatti stradali01/08/2015 – ItaliaOggiSpetta all'ente proprietario della strada occuparsi della manutenzione dei manufatti diservizio che costituiscono un elemento pertinenziale della sede stradale. Anche nel caso distrade statali, provinciali o regionali che attraversano comuni di piccole dimensioni. Lo hachiarito il ministero dei trasporti con il parere n. 2553 del 28 maggio 2015.È molto frequente che una strada di grande percorrenza attraversi un comune dipopolazione inferiore a diecimila unità, restando di proprietà di un ente diverso dalcomune.In questo caso infatti, ai sensi dell'art. 2 del codice stradale, la proprietà dell'infrastrutturaresta invariata ma all'ente locale compete comunque disciplinare la circolazione stradale eporre in essere la relativa segnaletica, previo parere dell'ente proprietario.In pratica restano a carico del titolare dell'infrastruttura i segnali che riguardano lecaratteristiche strutturali o geometriche della strada. Ma anche la manutenzione del trattoadiacente al piano viabile. Ovvero degli eventuali elementi pertinenziali presenti nell'area.Stefano Manzelli

Aggiornamento AREA TECNICACircolare 29 luglio 2015

La bonifica dei siti inquinati e l’obbligo legale e sussidiariodi intervento del Comune

A fronte di inquinamento, la preoccupazione delle amministrazioni locali è di dover darcorso ad un intervento pubblico di bonifica con i connessi costi e riflessi negativi sulbilancio e, inoltre, con le inevitabili ripercussioni sul carico di lavoro degli uffici tecnici perla predisposizione e la gestione degli atti e degli adempimenti relativi.La preoccupazione, del tutto fondata, non viene meno laddove si prenda atto chel’amministrazione, in mancanza di un’ammissione di responsabilità oppure di unintervento spontaneo, deve individuare il responsabile dell’inquinamento e soltanto sequesto non sia individuabile e non provvedano nè il proprietario del sito nè altri soggettiinteressati, scatta l’obbligo dell’amministrazione di provvedere alla bonifica, comechiarisce l’art. 250 del D.Lgs. 3 aprile 2006, n. 152.Il punto è che, in molti casi, non risulta facilmente individuabile un responsabile neiconfronti del quale attivare una procedura di adempimento coattivo, in presenza dellaindisponibilità all’adempimento spontaneo.A fronte di tale difficoltà, si forniscono alcune indicazioni che possono risultare utili perprevenire ed evitare le conseguenze negative sopracitate in capo all’ente.1° Istruzione operativa: in caso di impossibilità di individuare il responsabiledell’inquinamento, costituire obbligo di bonifica a carico di soggetti privati non autoridell’inquinamento utilizzando la fonte contrattuale, in particolare attraversol’approvazione di piani urbanistici.Allo stato attuale della legislazione, per quanto attiene ai soggetti privati esecutori degli

interventi di bonifica, solo il responsabile dell’inquinamento ha un obbligo legale diprovvedere alla bonifica dei terreni che ha inquinato. Sul punto risulta dirimente ladisciplina contenuta nell’art. 250 d.lgs. 152/2006 dalla quale emerge chiaramente che, seun responsabile è individuabile, prima dell’intervento pubblico occorre che:il responsabile sia in concreto individuato, con conseguente attivazione dell’obbligolegale di bonifica nei suoi confronti, che può discendere o dal riconoscimento spontaneodella responsabilità ambientale, oppure da un accertamento d’ufficio;si attivi una procedura di adempimento coattivo nei confronti del responsabileindividuato laddove quest’ultimo non provveda spontaneamente alla bonifica.In assenza di tali presupposti non diventa effettivo l’obbligo di intervento dell’entepubblico.Ciò premesso, nel caso in cui non sia individuabile il responsabile dell’inquinamento, alfine di evitare l’attivazione dell’intervento pubblico, occorre in primis tenere presente cheè possibile che un obbligo di bonifica sorga a carico di soggetti privati non autoridell’inquinamento da fonte contrattuale o negoziale in senso lato, in particolare attraversol’approvazione di piani urbanistici, dai quali derivi per il privato un obbligo di bonifica afronte spesso di vantaggi riconosciuti dall’amministrazione sull’utilizzo futuro dell’area.In questo caso, compito dell’amministrazione è “ricercare” la presenza di privati (tra cui iproprietari attuali delle aree da bonificare) che siano interessati e disponibili ad assumersi,benché non tenuti in quanto non autori dell’inquinamento, l’obbligo di bonifica a fronte dibenefici che l’amministrazione sarebbe in grado di fornire sul piano urbanistico.Tale ricerca deve essere ben istruita e perseguita con costanza tenuto conto che, inmancanza del riconoscimento spontaneo della responsabilità ambientale da parte delresponsabile, o al di fuori di un obbligo giuridico, legale o negoziale, a bonificare, nessunsoggetto può essere costretto a bonificare un’area, quand’anche ne sia il proprietario.La bonifica d'ufficio è l’unico strumento mediante cui ovviare alle passività ambientaliriscontrate su un sito, qualora i proprietari del sito non vi provvedano e i responsabilidella contaminazione non siano individuabili.2° Istruzione operativa: nel caso in cui i proprietari o altri privati interessati sianodisponibili ad assumere gli obblighi di bonifica dell’area inquinata, prestare grandecura ai lavori e ai verbali della Conferenza dei Servizi.Il progetto di bonifica/messa in sicurezza, presentato in nome e per conto dei privati (disolito dei proprietari), va approvato dal il Comune all’esito del procedimento che,normalmente, trova nella Conferenza dei Servizi il proprio fulcro.I lavori e i verbali della Conferenza rivestono una fondamentale importanza in relazione alprovvedimento finale di approvazione del progetto, specie laddove i proprietari del sitoinquinato o, comunque, i privati che si assumono l’obbligo di bonifica siano più di uno.Al riguardo occorre tenere presente che l’approvazione del progetto da parte del comunepuò essere impugnata dai privati che lo hanno presentato laddove in sede di Conferenzanon risultino accolte le relative proposte. Talvolta, ad esempio, viene proposto dai singoliprivati di avviare gli interventi ambientali solo per la quota parte di propria spettanza o,ancora, viene proposto che il comune attivi l’intervento sostitutivo in presenza diinadempimento, da parte di taluno dei proprietari o privati, agli obblighi assunti. Conriferimento a quest’ultima possibilità, va peraltro segnalata la sua inammissibilità, tenutoconto che l’esistenza di supposti inadempimenti da parte di alcuni proprietari non èsufficiente a radicare la competenza comunale, per incardinare la quale si renderebbenecessario provare che:l’adempimento sia divenuto impossibile,la volontà degli obbligati sia definitiva in senso dell’inadempimento,il Comune abbia rinunciato ad attivare forme di adempimento coattivo.

Come anzi indicato, laddove l’amministrazione rigetti le proposte presentate da privati, afronte di un successivo ricorso giurisdizionale volto a censurare la legittimità dellerisultanze dei lavori della conferenza e/o il progetto di bonifica approvato, lasalvaguardia e al resistenza in giudizio del progetto di bonifica viene maggiormentegarantita laddove la motivazione dei verbali e degli atti del procedimento siaapprofondita, completa e dia conto delle ragioni del rigetto delle proposte non accoglibili.3° Istruzione operativa: gestire il procedimento applicando le misure e leprescrizioni anticorruzioneIn primo luogo, il responsabile del servizio tecnico dovrebbe riferire al responsabile dellaprevenzione della anticorruzione in merito all’avvio del procedimento e al suoandamento, evidenziando eventuali anomalie o scostamenti rispetto ai canoni dellaregolarità e correttezza, anche comportamentale, da parte dei soggetti coinvolti nelprocedimento.Sussiste, infatti, un generale obbligo di “referto” che, con riferimento ai procedimenti a piùelevato rischio, diventa particolarmente intenso (per contenuti e frequenza delleinformazioni da trasmettere).Secondariamente, il responsabile del servizio tecnico:è tenuto a verificare se, nel piano anticorruzione, l’area urbanistica è individuata (comecorrettamente dovrebbe essere) tra le aree a maggiore rischio di corruzione e illegalità;in caso affermativo, deve verificare che i dipendenti addetti al procedimento abbianoricevuto la specifica formazione (c.d. formazione di secondo livello per i dipendentiselezionati) per la prevenzione della corruzione e della illegalità. In caso contrario, deveprovvedere a formare i dipendenti prima di adibirli al procedimento.In terzo luogo, il responsabile del servizio tecnico deve personalmente applicare le misuree prescrizioni anticorruzione del PTPC e, nel contempo, vigilare sulla applicazione, daparte dei dipendenti del proprio settore, di dette misure e prescrizioni.In caso contrario, si configura la responsabilità dirigenziale e disciplinare, ferme restandoeventuali responsabilità per danno erariale, sub specie di danno all’immagine dell’ente, ele conseguenze sulla valutazione della performance individuale e organizzativa.4° Istruzione operativa: garantire la massima trasparenza all’accordo negoziale conil quale i privati si assumono l’obbligo di bonifica, ricordando che la trasparenzacostituisce livello essenzialeLa materia ambientale è considerata un “settore speciale” ai fini degli obblighi dipubblicazione e accesso alle informazioni. Ferme restando le disposizioni di maggiortutela già previste dall'articolo 3-sexies del decreto legislativo 3 aprile 2006 n. 152, dallalegge 16 marzo 2001, n. 108, nonché dal decreto legislativo 19 agosto 2005 n. 195, il D.Lgs.33/2013 dispone (art. 40 comma 2) “Le amministrazioni di cui all'articolo 2, comma 1, letterab), del decreto legislativo n. 195 del 2005, pubblicano, sui propri siti istituzionali e in conformitàa quanto previsto dal presente decreto, le informazioni ambientali di cui all'articolo 2, comma 1,lettera a), del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 195, che detengono ai fini delle proprieattività istituzionali, nonché le relazioni di cui all'articolo 10 del medesimo decreto legislativo. Ditali informazioni deve essere dato specifico rilievo all'interno di un'apposita sezione detta«Informazioni ambientali».A prescindere da tale specifico obbligo, va comunque detto che la pubblicazione sirenderebbe in ogni caso necessaria tenuto conto delle disposizioni contenute negli artt. 38,relativamente alla pubblicità dei processi di pianificazione e 39 relativamente allatrasparenza dell'attività di pianificazione e governo del territorio, fermo restando l’obbligodi pubblicazione degli accordi procedimentali di cui all’art. 11 della legge 241/1990.L'inadempimento degli obblighi di pubblicazione previsti in materia ambientale

costituisce elemento di valutazione della responsabilità dirigenziale ed eventuale causa diresponsabilità per danno all'immagine dell'amministrazione, oltre ad essere comunquevalutato ai fini della corresponsione della retribuzione di risultato e del trattamentoaccessorio collegato alla performance individuale dei responsabili.Oltre al responsabile per la trasparenza, sull’adempimento dell’obbligo vigila, all’esternodell’amministrazione, l’ANAC esercitando poteri ispettivi mediante richiesta di notizie,informazioni, atti e documenti alle amministrazioni pubbliche e ordinando l'adozione diatti o provvedimenti richiesti dalla normativa vigente, ovvero la rimozione dicomportamenti o atti contrastanti con i piani e le regole sulla trasparenza.In relazione alla gravità, l’ANAC segnala i casi di inadempimento o di adempimentoparziale degli obblighi di pubblicazione previsti dalla normativa vigente all'ufficio didisciplina dell'amministrazione ai fini dell'eventuale attivazione del procedimentodisciplinare a carico del responsabile o del dirigente tenuto alla trasmissione delleinformazioni. L’ANAC segnala altresì gli inadempimenti ai vertici politici delleamministrazioni, agli OIV e, se del caso, alla Corte dei conti, ai fini dell'attivazione dellealtre forme di responsabilità.

Gazzetta Informa News del 22 luglio 2015

AREA IL QUOTIDIANO DELLA P.A. | AREA AMMINISTRATIVA | AREA TECNICA | AREA CONTABILE

Abusi edilizi: le esigenze abitative non bloccano l'acquisizione al patrimonio comunale Giustizia amministrativa | Le conseguenze dell'inottemperanza all'ordine di demolizione nei principi sanciti dalConsiglio di Stato nella sentenza del 16 luglio 2015, n. 3555.

Unione di comuni: la sentenza su come uscirne Giustizia amministrativa | I principi sanciti dal TAR Emilia Romagna dell'8.7.2015 sulle modalità di recesso/revoca.

Stabilimenti balneari: non basta la SCIA per l'esercizio dell'attività Consiglio di Stato | Nessuna liberalizzazione se è necessaria la valutazioni di interessi sensibili quali l'ambiente, ilpaesaggio o la sicurezza pubblica. La sentenza dell'8 luglio 2015 n. 3397.

Durc on line e sportello unico: le precisazioni sulla proceduraStazioni appaltanti | Testo congiunto emesso da Inps, Inail e CNCE a seguito degli errori commessi nelle richieste dal 1° luglio.

Appalti: niente esclusione dalla gara se il costo del lavoro è inferiore alle tabelle ministerialiAnomalia dell'offerta | I principi sanciti dalla sentenza della Terza Sezione del Consiglio di Stato del 3 luglio 2015 n. 3329.

Abusi edilizi: non è invalidante l'indicazione nell'ordine di demolizione di un termine inferiore a quello dinovanta giorni, ma è solo l'inutile decorrenza di quest'ultimo termine che consente gli effetti acquisitivi alpatrimonio comunale : A norma del citato art. 31, comma 3, d.P.R. n. 380 del 2001, l'inottemperanzaall'ordine di demolizione comporta acquisizione gratuita al patrimonio comunale non solo del bene e dellarelativa area di... Continua a leggere segnalazione del Prof. Avv. Enrico Michetti della sentenza del Consiglio di Stato Sez. VI del 16.7.2015 n.3555

Strumenti urbanistici generali o attuativi: la semplice vicinitas non è sufficiente a fondare l'interesseall'impugnativa : Secondo l'insegnamento della giurisprudenza in sede di impugnazione di strumentiurbanistici generali o attuativi -a differenza di quanto comunemente si afferma laddove sia contestatodirettamente un ... Continua a leggere segnalazione del Prof. Avv. Enrico Michetti della sentenza del Consiglio di Stato Sez. IV del 16.7.2015 n.3579

Appalti: un'offerta non può ritenersi anomala, ed essere esclusa da una gara, per il solo fatto che il costo dellavoro è stato calcolato secondo valori inferiori a quelli delle tabelle ministeriali o dei contratti collettivi : L'art.86, del codice dei contratti individua, nei commi 1 e 2, distinti criteri per L'individuazione delle offerteche si sospetti essere anomale, a seconda che il criterio di aggiudicazione sia quel... Continua a leggere segnalazione del Prof. Avv. Enrico Michetti della sentenza del Consiglio di Stato Sez. III del 3.7.2015 n.3329

Aggiornamento AREA TECNICACircolare 27 agosto 2015Processo verbale di visita

PremessaUltimi due approfondimenti pratici circa le operazioni collegate al collaudo di operepubbliche: ruolo dei soggetti partecipanti e atti da predisporre .L’articolo 141 del Codice dei Contratti stabilisce l’obbligo di eseguire il collaudo finale deilavori entro e non oltre 6 mesi dall’emissione del certificato di ultimazione lavori; entrotale termine devono quindi svolgersi tutte le attività procedurali, con conseguentepredisposizione del “Processo verbale di visita”, che porteranno, in caso di esito positivo,all’emissione dell’atto finale: il “Certificato di collaudo”.Riferimenti normativiArt. 141 del D.Lgs. n. 163/2006 (di seguito Codice dei Contratti)Titolo X Collaudo dei lavori – artt. 217, 222, 223, 224, 225 e 229 del D.P.R. n. 207/2010 (diseguito Regolamento)Documenti da fornirsi al collaudatoreE’ il Responsabile del procedimento (RP) che trasmette all’organo di collaudo tutta ladocumentazione afferente i lavori, nonché che provvede alla duplicazione in copiaconforme della stessa, ovvero:copia conforme del contratto d’appalto, del provvedimento di approvazione delprogetto nonché:il capitolato speciale d’appalto e il capitolato generale (se previsto dal bando),gli elaborati grafici progettuali e le relazioni,l’elenco prezzi unitari,il piano di sicurezza,il cronoprogramma,le polizze di garanzia,eventuali perizie di variante modificative e/o suppletive, gli atti di sottomissione oaggiuntivi e i relativi provvedimenti di approvazione,copia del programma di esecuzione dei lavori a firma dell’esecutore e i relativiaggiornamenti sottoscritti dal Direttore Lavori,verbali di : consegna lavori, eventuali sospensione e ripresa,eventuali disposizioni del RP e ordini di servizio del DL nonché i rapporti periodicidi quest’ultimo,certificato di ultimazione,originali di tutti gli atti contabili, nonché il conto finale,verbali di prova sui materiali e certificazioni di qualità degli stessi,relazioni: del DL sul conto finale, del RP sul conto finale, eventualmente quellariservata del DL e del RP sulle riserve avanzate dall’esecutore e non ancora definite,certificati inerenti i controlli eseguiti conformemente al piano effettuati in cantierenel corso delle varie fasi di lavorazione,

per la sola categoria OS 12-A- certificati dei produttori attestanti il corretto montaggioe la corretta installazione degli stessi.Il collaudatore:può richiedere al RP o al DL ulteriore documentazione ritenuta utile all’espletamentodell’incarico,deve custodire responsabilmente la documentazione in originale ricevuta (dovràrestituirla a conclusione del servizio).Visita definitiva e relativi avvisiIl collaudatore:analizza la completezza della documentazione;procede all’ispezione diretta dell’opera attraverso la quale, in contraddittorio conl’esecutore e in presenza del DL, effettuata i controlli veri e propri redigendo appositiverbali firmati dalle parti.Le attività di collaudo includono:➢ verifiche e prove - delle strutture – degli impianti – dei materiali – delle modalità diesecuzione al fine di constatarne l’esecuzione a perfetta regola d’arte e secondo leprescrizioni tecniche prestabilite,➢ verifiche di conformità alle clausole contrattuali nonché alle sue eventuali varianti,➢ verifiche della contabilità – anticipazioni – SAL – e conto finale,➢ verifiche amministrative – dello svolgimento delle procedure di esproprio – dellepolizze assicurative e delle fidejussioni,➢ verifica delle eventuali ulteriori riserve dell’esecutore, sulle quali non sia giàintervenuta una risoluzione definitiva in via amministrativa;fissa il giorno della visita di collaudo ed informa, affinchè intervengano alle visite dicollaudo:➢ il RP,➢ il DL, che a sua volta ne dà tempestivo avviso all’esecutore, agli incaricati all’assistenzagiornaliera dei lavori e alla contabilità,➢ eventuali funzionari o rappresentanti di enti che, per particolari disposizioni anchecontrattuali, devono intervenire al collaudo - in caso di loro assenza, opportunamenteverbalizzata, le operazioni di collaudo hanno luogo ugualmente.L’esecutore deve :intervenire alle visite di collaudo, e, in caso contrario, deve essere sostituito dallapresenza di 2 testimoni estranei alla stazione appaltante (la relativa spesa è posta in caricoallo stesso);mettere a disposizione dell’organo di collaudo gli operai e i mezzi d’opera necessari adeseguire tutte le operazioni ;ripristinare eventuali parti dell’opera alterate nell’esecuzione delle operazioni dicollaudo;curare le successive ed eventuali visite della stazione appaltante effettuate peraccertare l’eliminazione di mancanze e difetti evidenziati dal collaudo o per losvolgimento di ulteriori operazioni.Il collaudatore, in caso di inadempienza da parte dell’esecutore:dispone che le operazioni siano eseguite d’ufficio deducendone la spesa dal creditoresiduo dovuto ( a tal fine si applicano le procedure di esecuzione previste dall’art. 125 delCodice dei contratti).Il processo verbale di visitaE’ un verbale che, oltre a contenere una descrizione sintetica dell’opera e degli estremi diappalto, deve indicare:

gli estremi del provvedimento di nomina dell’organo di collaudo;il giorno della visita;le generalità degli intervenuti ed eventuali assenze;i rilievi effettuati e le verifiche compiute;il numero e la profondità dei saggi effettuati nonché i risultati ottenuti allegandodisegni comprovanti la localizzazione degli stessi.E’ firmato dall’organo di collaudo, dall’esecutore, dal DL, dal RP e chiunque siaintervenuto, nonché dagli eventuali testimoni.

Aggiornamento AREA TECNICACircolare 31 luglio 2015

CollaudoPremessaAbbiamo analizzato, nella scorsa circolare, i casi particolari nei quali il certificato dicollaudo è sostituito da quello di regolare esecuzione; con la circolare odiernaesamineremo le fasi propedeutiche allo svolgimento del procedimento ordinario avente adoggetto, appunto, il collaudo dei lavori.Ricordiamo che la consegna e l’accettazione di un’opera pubblica rappresentano duemomenti differenti e formalmente distinti; l’accettazione dell’opera avviene solo attraversoil procedimento di collaudo della stessa.Riferimenti normativiArt. 141 del D.Lgs. n. 163/2006 (di seguito Codice dei Contratti)Titolo X - Collaudo dei lavori – artt. da 215 a 238 del D.P.R. n. 207/2010 (di seguitoRegolamento)Collaudo – obblighi e finalitàIl collaudo è redatto:obbligatoriamente, nel caso di appalti di importo > 1.000.000 euro al netto del ribassod’asta (importo contrattuale);facoltativamente ed in alternativa al CRE, per appalti di importo compreso tra i 500.000euro e 1 milione di euro (art. 141 Codice dei contratti).Il collaudo finale:deve aver luogo non oltre 6 mesi dall’ultimazione lavori, “salvi i casi, individuati dalregolamento, di particolare complessità dell’opera da collaudare, in cui il termine può essere elevatofino ad un anno”;ha carattere provvisorio ed assume carattere definitivo decorsi 2 anni dall’emissionedel medesimo, oltre i quali si intende tacitamente approvato anche senza atto specifico diapprovazione (si veda la circolare Area Tecnica 24 luglio 2015 circa le responsabilità incapo all’esecutore nei 2 anni di provvisorietà e le conseguenze amministrativo – contabiliall’emissione del certificato di collaudo identiche a quelle previste per il CRE).Il collaudo ha lo scopo di verificare e certificare che l’opera o il lavoro siano stati eseguiti:a perfetta regola d’arte e secondo le prescrizioni tecniche prestabilite;in conformità alle clausole contrattuali nonché alle sue eventuali varianti (atti disottomissione od atti aggiuntivi chiaramente approvati);in corrispondenza a quanto dichiarato nella contabilità finale (per dimensioni, forma,quantità, qualità dei materiali, dei componenti e delle provviste).Il collaudo include inoltre:la verifica che le eventuali procedure espropriative poste a carico dell’appaltatoresiano state espletate tempestivamente e diligentemente,le verifiche tecniche previste dalle leggi di settore,

l’esame delle riserve dell’esecutore, sulle quali non sia già intervenuta una risoluzionedefinitiva in via amministrativa, previa verifica che le stesse siano iscritte nel registro dicontabilità e nel conto finale nei termini e modi stabiliti dal Regolamento (art. 215 delregolamento).Collaudo in corso d’operaIl collaudo viene quindi espletato, di norma, in seguito alla presentazione del conto finalee, quindi, a fine lavori. Vi sono però casi specifici nei quali è necessario svolgere controlliin corso di esecuzione dell’opera, ciò al fine di verificare che i lavori siano eseguiti con lamassima attenzione e attendibilità.Il collaudo in corso d’opera, salvo i casi in cui sussistano le condizioni per il rilascio delCRE, è obbligatorio:quando la direzione lavori sia stata affidata a tecnico esterno ai sensi dell’art. 130comma 2 lettere b) e c) del Codice dei contratti;in caso di opere di particolare complessità di cui all’art. 236 del Codice:- lavori di particolare complessità tecnica ovvero quelli nei quali le componenti strutturali,architettoniche e/o impiantistiche siano di peculiare rilevanza;- lavori di grande rilevanza economica ovvero quelli di importo > 25 milioni di euro per iquali è necessaria la certificazione di qualità dei materiali o dei componenti impiegati chehanno incidenza sul costo complessivo dei lavori > 5%;in caso di intervento affidato in concessione (artt. 142 e 153 del Codice dei contratti)nonché con dialogo competitivo o mediante locazione finanziaria;in caso di intervento affidato con appalto integrato (art. 53 comma 2 lettere b) e c) delCodice dei contratti);nel caso di opera o lavoro comprendenti significative e non abituali lavorazioni nonpiù ispezionabili in sede di collaudo finale;nei casi di aggiudicazione con ribasso d’asta > alla soglia di anomalia determinata insede di gara.Collaudo e collaudo in corso d’opera: quando si effettua e chi è titolato a svolgerloLa figura del collaudatore può essere costituita da una sola persona (un funzionario dellapubblica amministrazione o un incaricato dalla stessa) oppure, in caso di opere complesse,da una commissione appositamente costituita.Le stazioni appaltanti attribuiscono l’incarico di collaudo:entro 30 giorni dalla data di ultimazione lavori;entro 30 giorni dalla data di consegna lavori, nel caso di collaudo in corso d’opera.Le stazioni appaltanti, nel caso di lavori che richiedono l’apporto di più professionalitàdiverse, in ragione della particolare tipologia e categoria dell’intervento, possononominare una commissione composta da 2 o 3 membri, designando colui che assume lefunzioni di presidente.L’art. 216 del Regolamento, al quale si rimanda, elenca puntualmente i requisiti abilitantiallo svolgimento dell’incarico di collaudo nonché le cause di esclusione dallo stesso. Inbreve, possono svolgere tale incarico:i laureati in ingegneria, in architettura, in geologia/ scienze agrarie/ forestali (diquest’ultima categoria un solo componente) che siano abilitati all’esercizio dellaprofessione ed iscritti all’albo da almeno 5 anni (ad esclusione dei dipendenti pubblici),soggetti muniti di laurea breve o diploma universitario, in ordine alle attività attribuitea ciascuna professione, abilitati all’esercizio della professione ed iscritti all’albo da almeno5 anni (ad esclusione dei dipendenti pubblici),limitatamente ad un componente, i funzionari amministrativi delle stazioni appaltanti,laureati in scienze giuridiche ed economiche o equipollenti, che abbiano prestato servizioper almeno 5 anni presso amministrazioni aggiudicatrici.

Il collaudo di lavori di manutenzione può essere affidato:ad un funzionario delle stazioni appaltanti munito di diploma tecnico che abbiaprestato servizio da almeno 5 anni nella pubblica amministrazione,ad un tecnico diplomato geometra o perito iscritto da almeno 5 anni nel rispettivo alboprofessionale.I collaudatori da incaricare devono essere in possesso dei requisiti specifici richiesti perl’intervento da collaudare ed aver conseguito il titolo professionale :da almeno 10 anni per collaudi di lavori di importo uguale o > 5.000.000 di euro,da almeno 5 anni per collaudi di lavori di importo < 5.000.000 di euro.Il soggetto esterno incaricato di un collaudo in corso d’opera non può essere incaricato,dalla medesima stazione appaltante, per un nuovo collaudo se non sono trascorsi almeno6 mesi dalla chiusura delle operazioni del precedente.Il soggetto esterno incaricato di un collaudo non può essere incaricato, dalla medesimastazione appaltante, per un nuovo collaudo se non sia trascorso almeno 1 anno dallachiusura delle operazioni del precedente.Nel caso di commissioni:le operazioni sono dirette dal presidente;i verbali, l’atto di collaudo e le eventuali relazioni sono firmati da tutti i componentidella commissione;in caso di dissenso tra i componenti, le conclusioni di collaudo sono assunte amaggioranza e la circostanza deve essere espressa nel certificato;in caso di 2 componenti, prevalgono le conclusioni formulate dal presidente ed ildissenziente ha diritto di esporre le sue ragioni di dissenso negli atti di collaudo.Promemoria:Abbiamo elaborato un promemoria di ciò che è necessario inserire nell’atto diapprovazione del certificato di collaudo o del CRE, ai fini del pagamento dell’ultima rata asaldo e dello svincolo della garanzia definitiva prestata in sede di firma del contratto:

Note a margine del Convegno UNITEL del 4 giugno 2015 sulla LR n. 31 del 2014

Il 2 dicembre 2014 è entrata in vigore la LR n. 31/2014:Disposizioni per la riduzione delconsumo di suolo e per la riqualificazione del suolo degradato.

E’ una legge programmatica che produrrà i suoi effetti nei piani territoriali di coordinamentoprovinciali e sui piani del governo del territorio dei comuni.La finalità della legge regionale 31/20014 è quello di concretizzare sul territorio della Lombardiail traguardo previsto dalla Commissione europea di giungere entro il 2050 a una occupazionenetta di terreno pari a zero.L’enunciazione è contenuta nell’art. 1, comma 3.E’ a questo scopo che la legge detta puntuali disposizioni affinché gli strumenti di governo delterritorio, nel rispetto dei criteri di sostenibilità e di minimizzazione del consumo di suolo,orientino gli interventi edilizi prioritariamente verso le aree già urbanizzate, degradate edismesse, sotto utilizzate, da riqualificare e rigenerare (art. 1, comma 1).Le metodologie per raggiungere lo scopo passano attraverso strumenti coordinati tra loro, quali:- I criteri di misurazione,- Le modalità di pianificazione,- Le misure di incentivazione.- Il regime transitorioIl primo consiste nella fissazione nel Piano territoriale Regionale (PTR) delle modalità dideterminazione e quantificazione dei criteri (“indici”) necessari per misurare il consumo di suolo,l’adeguamento degli strumenti di pianificazione di area vasta (PTCP e città metropolitane) aquanto determinato dal PTR e, quindi, il successivo allineamento delle previsioni urbanistichedelle amministrazioni locali (PGT) (art. 5, commi 1 e 3).Il secondo nella messa a regime dell’obiettivo della riduzione del consumo di suolo, attraversomodifiche puntuali della L.R. 12/2005 in tema di pianificazione e monitoraggio (art. 3).Il terzo in misura di incentivazione, per le amministrazioni come per i privati (art. 4).Il quarto in misura transitoria per le amministrazioni locali consistenti: In un regime moratorio per le varianti ai PGT (art. 5, commi 4 e 5); Nell’accelerazione dell’approvazione dei piani attuativi connessi alle previsioni degli

strumenti urbanistici vigenti (art. 5, commi 6 e 9); Nella maggiorazione del costo di costruzione, valevole fino all’adeguamento dei PGT (art. 5,

comma 10).Una prima precisazione riguarda l’art. 2, comma 3, terzo periodo, in base al quale trovaapplicazione immediata il divieto di disporre nei PGT, già a partire dal 2014, nuove previsionicomportanti ulteriore consumo del suolo, quali gli ambiti di trasformazione, sino a che nonsiano state del tutto attuate le previsioni di espansione e trasformazione vigenti alla data dientrata in vigore della L.R. 31/2014.La LR 31/2014 non contiene un divieto assoluto di consumo di nuovo suolo.Contiene invece un insieme di disposizioni volte a far sì che la pianificazione territoriale, apartire da quella di scala regionale per giungere sino a quella locale, sia volta a consentirenuovo consumo di suolo solo allorché sia completata la rigenerazione dell’esistente (art. 2, co.3), nell’ottica di giungere entro il 2015 ad una occupazione netta di terreno pari a zero (art. 1,co. 4).Se, quindi, il consumo di nuovo suolo è possibile solo a queste condizioni, è necessario definirecosa si debba intendere per “superficie agricola”, il “suolo” e suo “consumo”.Art. 2 – Definizioni di consumo di suolo e rigenerazione urbana.Tra le definizioni che i comuni dovranno garantire nell’adeguamento dei PGT, quelle piùsignificative contenute nelle lettere a), b), c) e d) del comma 1 dell’art. 1, ed in particolare: Superficie agricola: è la superficie che viene classificata dagli strumenti urbanistici, Superficie urbanizzata e urbanizzabile: è la superficie edificabile (ex zone B), Consumo del suolo, Bilancio ecologico del suolo.Relativamente al consumo di suolo (lettera c), è necessario distinguere, a sua volta: Cos’è: la trasformazione di zone agricole in zone edificabili (immediatamente operativa), Come si calcola: rapporto tra due elementi che stabiliscono le modalità di calcolo di aree,

con variabili indipendenti, ma estranee alla destinazione agricola, quali:1- le aree di trasformazione

2- le aree trasformabili.Il bilancio ecologico del suolo (lettera d) è la compensazione tra le zone agricole che diventanourbanizzabili e una zona (di pari superficie) urbanizzabile che diventa agricola. Il comune puòtrasformare le aree, tra l’una o l’altra, senza consumo di suolo; può togliere Ambiti diTrasformazione non “partiti”; può fare “tutto” quanto non incide sul consumo di suolo, concapacità edificatoria.Precisato che, a mente dell’art. 1, comma 1, lett. a), per “superficie agricola” si intendono iterreni qualificati dagli strumenti di governo del territorio coma agro silvo pastorali, la letturapiana di queste norme ci dice che: Il suolo interessato ai fini di impedirne il consumo è solo quello azzonato come agricolo, La trasformazione rilevante ai fini della LR 31 è la modifica della sua destinazione in una

non connessa con l’attività agro silvo pastorale. Non rilevano le modifiche operate perconsentire la realizzazione di parchi urbani territoriali, mentre sono incluse quelle connessealla realizzazione di infrastrutture sovra comunali (lettera c),

Il divieto di consumo di suolo (agricolo) non opera confermando le destinazioni (agricole)esistenti ma attraverso un bilanciamento tra superfici agricole interessate da “nuovi” ambitidi trasformazione e superfici urbanizzate e urbanizzabili che vengono ricondotte a superficieagricola.

Se il saldo delle trasformazioni è pari a zero, il consumo di suolo è pari a zero (lettera d,secondo capoverso). Il che a significare che ai fini del calcolo del suolo consumato o daconsumare: Trasformazioni di suolo agricolo in ambiti di trasformazione sono possibili purché in misura

inferiore alla riconversione di suolo urbanizzato a suolo agricolo, Trasformazioni di suolo agricolo in ambiti di tutela ecologica o boschiva non rilevano, in

quanto la diminuzione non è operata a favore di ambiti di trasformazione, Trasformazioni ai fini edificatori di aree con destinazione boschiva non rilevano, in quanto

non interessano superfici agricole.Le disposizioni di sistema per i PGT in materia di consumo di (nuovo) suolo.La nozione di consumo di suolo così delineata va contemperata con la disposizione di sistemacontenuta nell’art. 2, comma 3, secondo cui gli strumenti comunali di governo del territorio: Prevedono (nuovo) consumo di suolo esclusivamente nei casi in cui il documento di

piano abbia dimostrato l’insostenibilità tecnica ed economica di riqualificare erigenerare aree già edificate, prioritariamente mediante l’utilizzo di edilizia esistenteinutilizzata o il recupero di aree dismesse nell’ambito del tessuto urbano consolidato o suaree libere interstiziali,

Non possono disporre nuove previsioni comportanti ulteriore consumo del suolosino a che non siano state del tutto attuate le previsioni di espansione etrasformazione vigenti al 2 dicembre 2014, data di entrata in vigore della L.R. 31/2014.

Linee di indirizzo della pianificazione comunale in tema di consumo di suolo.La legge lombarda in tema di consumo di suolo disegna un sistema in cui, al netto delle misuredi incentivazione e della moratoria, il futuro della pianificazione locale sarà retto da due azioni:1) Fino all’esaurimento delle previsioni vigenti: nessun consumo di nuovo suolo,2) Nella programmazione futura, è ammesso nuovo consumo di suolo solo:

a) Quanto non sia possibile intervenire sul tessuto esistente (art. 2, co. 3, LR 31/04)b) Vi sia effettiva sussistenza di fabbisogno abitativo o produttivo secondo le indicazioni e la

scala del Piano Territoriale Regionale (art. 19, co. 2, lettera b-bis, n. 2, L.R. n. 12/2005),c) All’interno dei criteri, indirizzi e linee tecniche disegnati dal Piano Territoriale Regionale

(art. 2, comma 2, L.R. 31/2014) e fatti propri dai Piani Territoriali di CoordinamentoProvinciale (art. 5, co. 2, L.R. 31/2014).

Art. 3 – modifica alla legge regionale n. 12 del 2005.Con l’articolo sono state approvate alcune modifiche alla legge regionale n. 12 del 2005 allefinalità della legge regionale n. 31 del 2014.

Il Documento di Piano quantificherà il grado di intervenuto consumo di suolo sulla base deicriteri e dei parametri stabiliti dal PTR e definir la soglia comunale di consumo di suolo, qualesomma delle previsioni contenute negli atti del PGT.Un’altra funzione del DdP sarà quella di individuare gli ambiti nei quali avviare processi dirigenerazione urbana e territoriale, prevedendo specifiche modalità di intervento e adeguatemisure di incentivazione – anche se questa previsione risulta piuttosto vaga e generica – ancheallo scopo di garantire la reintegrazione funzionale dentro il tessuto urbano consolidato.Il PdR, oltre a quanto già previsto, individuerà e quantificherà, tramite la nuova “Carta delConsumo di suolo”: La superficie agricola, comprese le peculiarità naturalistiche e paesaggistiche dei suoli, Le aree dismesse, da bonificare, quelle degradate, inutilizzate e sottoutilizzate, I lotti liberi, le superfici oggetto di progetti di recupero o di rigenerazione urbana.Questo elaborato costituirà parte integrante di ogni variante generale o parziale del PGT chepreveda nuovo consumo di suolo.L’approvazione della “Carta”, inoltre, costituirà presupposto necessario e vincolante per larealizzazione di interventi edificatori, sia pubblici sia privati, sia residenziali, sia dei servizi sia diattività produttive, comportanti, anche solo parzialmente, consumo di nuovo suolo.Art. 4 – misure di incentivazione (ulteriori modifiche alla L.R. 12/05)La nuova legge regionale prevede alcune misure di incentivazione per gli interventi dirigenerazione urbana o per quelli, più in generale, che vengono realizzati sul patrimonio edilizioesistente.Le tre norme di incentivazione più concrete sono: Quella relativa all’inserimento obbligatorio nel PdR della previsione degli ambiti di

rigenerazione urbana in cui vengono previsti interventi di ristrutturazione urbanistica, lariduzione del contributo di costruzione come per l’ERP,

Quella riguardante lo scomputo dei muri perimetrali portanti e di tamponamento, nonché deisolai che costituiscono involucro esterno negli interventi di riqualificazione e di sostituzioneedilizia a fronte di un miglioramento dell’efficienza energetica del manufatto ristrutturato oricostruito

Quella che innalza dal 50 al 60% la riduzione degli oneri di urbanizzazione (rispetto a quellidi nuova costruzione) per gli interventi di ristrutturazione non comportanti demolizione ericostruzione.

Vi sono, poi, altre disposizioni dell’art. 4, che prevedono misure incentivanti, ma, in realtà,sembrano avere solo efficacia teorica poiché piuttosto generiche o lasciate, di fatto, alla sceltadiscrezionale dell’amministrazione comunale.Art- 5 – Norme transitorie.La legge regionale, infine, contiene le disposizioni relative all c.d. norma transitoria, la qualeprevede e stabilisce una serie di scadenze:- Per la regione: modifica al PTR entro il 2 dicembre 2015,- Per le province: dodici mesi dall’adeguamento del PTR e cioè entro il 2 dicembre 2016

(PTCP),- Per i comuni: adeguamento dei PGT nei termini previsti dal comma 3, ossia

successivamente all’integrazione del PTR e all’adeguamento del PTCP, i comuniadeguano, in occasione della prima scadenza del documento di piano, i PGT alledisposizioni della legge regionale n. 31 del 2014.

Commi 4 e 5 - PTR – PTCP – PGT (fino all’adeguamento del consumo di suolo agricolo –comma 3) i comuni possono abbassare o ridurre il consumo del suolo agricolo, con possibilitàdi occupare il suolo agricolo, con adeguamenti mirati anche mediante abbassamento degli indicidi edificabilità, che determinino, ovviamente, una riduzione del suolo agricolo.Nel frattempo il comune può: Approvare varianti al PGT e PA in variante al PGT, mantenendo le previsioni del DdP

vigente (per il PGT adottato prima del 2 dicembre 2014), che non comportano nuovoconsumo di suolo (art. 5, comma 4);

Approvare PGT o varianti ai PGT già adottati prima del 2 dicembre 2014, con la proceduraprevista dalla LR 12/2005, vigente alla stessa data, che non occupano suolo agricolo,rinviando l’adeguamento alla successiva scadenza stabilita. Questa facoltà vale anche per icomuni sottoposti a commissariamento (art. 25-bis , LR 12/05)

Approvazione di PGT o variante al PGT, già adottati prima del 2 dicembre 2014, checomportino nuovo consumo di suolo, con individuazione di nuove aree di trasformazione,connesse a due eccezioni (o deroghe) previste dall’art. 5, co. 5, ossia : per l’ampliamento di attività economiche esistenti (con SUAP) per varianti finalizzate all’attivazione di accordi di programma a valenza regionale

purché il procedimento sia in itinere e che l’approvazione definitiva avvenga entro la stessadata fissata per l’adeguamento stabilito dal precedente comma 3

I Documenti di Piano intercorrenti tra il 3 dicembre 2014 ed il termine stabilito perl’adeguamento, mantengono la loro validità per altri dodici mesi.

Comma 6 – Piani attuativi conformi o in variante: entro trenta mesi dal 2 dicembre 2014 puòessere presentata la “domanda” di approvazione (da leggere con il comma 9) per i quali non èstata presentata la domanda (es. Area di trasformazione non partita). In questi casi gli Ambiti di Trasformazione non vengono toccati, salvo che i proprietari voglianorimetterli in area agricola, cosa fattibile. Rimane un dato certo e cioè che il comune può togliere gli ambiti di Trasformazione: in questocaso l’atto è legittimo, salvo diversa sentenza del TAR (in conformità alle finalità della legge).Comma 9 – Se nei trenta mesi il PA non è presentato, il comune, con motivata deliberazionedel consiglio comunale, sospende la previsione del PGT, adeguando il PGT alle norme delconsumo di suolo.L’eccezione al divieto al consumo di suolo non riguarda le attività economiche (esistenti) cheoccupano suolo agricolo, come già precisato a proposito del comma 4.Dal dibattito sono emerse le seguenti precisazioni:1) Le aree agricole strategiche non sono edificabili, salvo diversa presa di posizione in sede di

adeguamento del PTCP,2) La costruzione di strade non “consumano” suolo agricolo se connesse con l’attività agro

silvo pastorale, mentre, a rigor di logica, le strade di tipo locale, lo consumano se ilrapporto tra le aree di trasformazione e le aree trasformabili determinano una riduzionedelle superfici agricole,

3) L’amministrazione comunale può togliere uno o più ambiti di trasformazione piccoli, chesottraggono suolo agricolo, e prevederne uno o più di nuovi all’interno del Piano delleRegole, purché la differenza sia comunque negativa.

N.B. la regione Lombardia ha pubblicato dei chiarimenti interpretativi e applicativi relativamentead alcune disposizioni della L.R. 31/2014, con particolare attenzione ai profili più urgenti delladisciplina della fase transitoria, dettata all’art. 5, con la Circolare 24 marzo 2015.

UNITEL Brescia4 giugno 2015.

termine adempimento norma competenza2 dicembre 2015(dodici mesi dalla

Rilascio criteri diindividuazione degli interventi

Art. 2,comma 4

Giunta regionale

data di entrata invigore della l.r. 31)

pubblici e di interesse pubblicoo generale di rilevanzasovracomunale per i quali nontrovano applicazione le sogliedi riduzione del consumo disuolo

2 dicembre 2015(dodici mesi dalladata di entrata invigore della l.r. 31)

Integrazione del PTR con lemodalità di determinazione equantificazione degli indici dimisura del consumo di suolo,per ambiti disaggregati

Art. 5,comma 1

Regione (cfr.artt. 21/22 l.r.12/2005)

Dodici mesidall'adeguamentodel PTR

Adeguamento PTCP estrumenti città metropolitane aicriteri, indirizzi e linee tecnichedi riduzione del consumo fissatinel PTR

Art. 5,comma 2

Province e cittàmetropolitana

Prima scadenzadel documento dipiano, successivaall'adeguamentoPTR e PTCP(cfr. art. 8, comma4, l.r. 12/2005)

Adeguamento PGT a PTR ePTCP

Art. 5,comma 3

Comuni

2 giugno 2017(30 mesi dalla datadi entrata in vigoredella l.r. 31/2014)

Presentazione delle istanze dinomina di commissario ad actaex articolo 14 l.r. 12/2005relative ai piani attuativiconformi o in variante connessialle previsioni di PGT vigentialla data di entrata in vigoredella l.r. 31/2014

Art. 5,comma 6

Privati

Specificazioni delle misure transitorie previste dalla legge regionale n. 31 del 2014.Come sopra si diceva il traguardo del consumo di suolo pari a zero nel 2050 è raggiuntoattraverso strumenti tra loro coordinati, tra questi le misure transitorie per le amministrazionilocali consistenti: Nel regime moratorio per le varianti ai PGT (art. 5, comma 4), Nell’accelerazione dell’approvazione dei PA connessi alle previsioni degli strumenti

urbanistici vigenti (art. 5, commi 6 e 9), Nella maggiorazione del costo di costruzione, valevole fino all’adeguamento dei PGT (art. 5,

co. 10).Le disposizioni per i piani attuativi: l’articolo 5 della legge regionale n. 31 del 2014.L’art. 5, commi 6 e 9, della L.R. 31/2014 stabilisce una particolare disciplina normativa per ipiani attuativi conformi o in variante connessi alle previsioni di Piano di Governo del Territoriovigenti al 2 dicembre 2014, data di entrata in vigore della citata legge.L’insieme delle disposizioni può essere così riassunto: Le previsioni degli strumenti urbanistici relative ai piani attuativi devono essere attivate

entro il 2 giugno 2017 (trenta mesi dalla data di entrata in vigore della LR 31/2014) (comma6);

In caso di inerzia delle amministrazioni è possibile chiedere l’intervento regionale, tramitecommissario ad acta (comma 7);

Gli importi relativi alle monetizzazioni dei piani attuativi tempestivamente attivati possonoessere rateizzati (comma 8),

In assenza di attivazione o di stipula della convenzione entro il 2 giugno 2017, le previsionidel PGT sono sospese sino all’esito del processo di adeguamento degli strumentiurbanistici previsto dai commi 1 e 3 del medesimo articolo 5 (comma 9, primo periodo),

Adeguato il PGT, i comuni hanno 90 giorni per verificare la compatibilità delle previsionisospese con le nuove prescrizioni in tema di consumo di suolo. Se l’esisto fosse negativo,queste vengono abrogate (comma 9, secondo periodo).

Articolo 5, comma 6.I profili interpretativi attengono:1. Al riferimento al meccanismo che solleciti la presentazione dell’istanza, pena l’intervento

sostitutivo regionale, di cui al comma 9 dell’art. 14 della LR n. 12/2005,2. Al raccordo con il divieto di approvare varianti al PGT che comportino nuovo consumo di

suolo,3. All’applicabilità o meno della disposizione ai piani non interessanti aree libere,4. Alla conseguenze del mancato rispetto del termine per la sottoscrizione della convenzione

attuativa.a) -Precisazioni in ordine alla sollecitata istanza di approvazione di piani attuativiIl comma 6 dell’art. 5 pone il termine del 2 giugno 2017 per il deposito dell’istanza di cui all’art.14 L.R. n. 12 del 2005.L’utilizzo del termine “istanza” non è tutto da interpretare.L’articolo 14 della legge 12/2005 distingue tra: “presentazione” al comune del piano attuativo o della variante” (comma 1), E “istanza per la nomina di un commissario ad acta” per l’ipotesi in cui il comune sia

rimasto inerte di fronte alla diffida a provvedere (comma 9).Il riferimento è dunque non il semplice deposito di domanda di approvazione di piani attuativi,ma allo specifico atto di sollecitazione presso la regione per l’esercizio del potere sostitutivo.La circostanza vale a ritenere che il termine di trenta mesi valga solo per quei piani nei quali ilcomportamento dell’ente locale imponga la presentazione dell’istanza in questione, e che quindisia consentito presentare piani attuativi – purché “deprivati” del rimedio sostitutivo - anchesuccessivamente alla scadenza del 2 giugno 2017.Nell’ottica del sistema di salvaguardia disegnato dal legislatore regionale in attesadell’adeguamento degli strumenti urbanistici, la disposizione deve essere letta come estesaa qualsiasi iniziativa legata ad un piano attuativo, compresa la mera domanda diapprovazione dello stesso.In tal senso depone il comma 9 quando – proprio con riguardo ai piani attuativi per i quali nonsia tempestivamente presentata l’istanza di cui al comma 6 – dispone la sospensione delleprevisioni di PGT.Disposizione che non avrebbe senso se la limitazione temporale del comma 6 si applicasse allesole istanze sollecitate.b)- Precisazioni in ordine al raccordo con il divieto di approvare varianti al PGT checomportino nuovo consumo di suolo.La disposizione ha come ambito di riferimento i piani attuativi conformi o in variante connessialle previsioni di PGT vigenti.Il dato testuale sconta l’indeterminatezza dell’espressione “in variante” , che può essere letta: Sia come in variante a piani attuativi; Sia come in variante allo strumento urbanistico.Più puntuale sotto il profilo lessicale è stata, a questo proposito, il legislatore della leggeregionale 12 del 2005 quando ha indicato in novanta giorni il termine entro il quale “I pianiattuativi e loro varianti, conformi alle previsioni degli atti di PGT, son o adottati dal consigliocomunale […. ]Occorre raccordare la disposizione con quanto disposto dal comma 4 del medesimo articolo, anorma del quale fino alla definizione nel PGT della soglia comunale del consumo di suolo icomuni possono approvare unicamente varianti del PGT e piani attuativi in variante ai PGT,che non comportino nuovo consumo di suolo.Il raffronto tra le due disposizioni potrebbe indurre a ritenere che:

O il divieto di cui al comma 4 è di rango superiore, e allora i piani attuativi in variante al PGTdi cui al comma 6 non potranno comunque prevedere nuovo consumo di suolo, inteso comesaldo negativo tra suolo agricolo e suolo trasformato (art. 2, lettera),

O la circostanza dell’avere il legislatore contemplato anche i piani attuativi in variante traquelli attivabili entro il 2 giugno 2017 sia da intendersi come canone speciale derogatoriodella norma generale, e allora i piani attuativi in variante al PGT attivati entro tale datapotranno prevedere un saldo positivo di consumo di suolo.

La risposta risiede, con ogni probabilità, nelle intenzioni del legislatore.Se infatti si vuole evitare di privare di efficacia il regime moratorio del comma 4, cheespressamente menziona i piani attuativi in variante al PGT tra gli atti non licenziati nel periododi mora qualora comportino nuovo consumo di suolo, è necessario rispondere che l’espressione“in variante” di cui l comma 6 sia riferita agli strumenti urbanistici, non ai piani attuativi.In questo modo non solo le due norme (comma 4 e comma 6) continuerebbero a convivere, masi darebbe omogeneità alle previsioni di salvaguardia.Resta irrisolto il dato letterale della disposizione, che opportunamente andrebbe uniformatoall’espressione utilizzata al comma4.c)- Precisazioni in ordine ai piani attuativi non interessanti aree libere.La disposizione di accelerazione del comma 6 non distingue tra piani attuativi le cui previsioniriguardano aree libere e piani che coinvolgono esclusivamente aree già trasformate.Come è stato notato, sarebbe illogico interpretare la norma nel senso di applicarla ad ognipiano attuativo, sia che riguardi (in tutto o in parte) aree libere sia che non le riguardi.L’annotazione – del tutto corretta – trova tuttavia maggior dettaglio nella definizione di consumodi suolo contenuta nella lettera c), comma 1, dell’articolo 2, che definisce consumo di suolo “latrasformazione, per la prima volta, di una superficie agricola da parte di uno strumento digoverno del territorio […..]In conclusione ferma l’attesa di un intervento del legislatore regionale che tenga conto delleaspettative riposte dagli strumenti urbanistici nei piani attuativi riguardanti mero tessutoedificato, l’accelerazione di cui al comma 6 non dovrebbe che riguardare piani attuativi checontengano trasformazioni di suolo agricolo, non fosse altro perché l’adeguamento del PGT nondovrebbe contenere alcun riferimento a ambiti edificati.d)- Precisazioni in ordine alle conseguenze del mancato rispetto del termine per lasottoscrizione della convenzione attuativa.Il legislatore regionale indica in dodici mesi il termine entro il quale, a partire dalla intervenutaesecutività della delibera comunale di approvazione definitiva, deve “tassativamente” esserestipulata la convenzione.La norma affronta una problematica conosciuta dagli enti locali, che generalmentesopperiscono attraverso disposizioni dedicate dallo strumento urbanistico alle problematichederivanti dalla inattività dei soggetti proponenti, una volta intervenuta l’approvazione dei pianiattuativi. Né la normativa nazionale (art. 28, L.U.) né quella regionale (art. 46 LR 12/2005)contengono infatti una previsione temporale in tal senso.Per comprendere il senso dell’espressione “tassativamente” la norma va letta di concerto con ilcomma 9, avendo presente che il comma 6 contiene sia il riferimento all’istanza di cui all’art. 14della LR 12 (di attivazione) sia il riferimento ai piani di cui la più generica istanza “diapprovazione” sia già pendente alla data di entrata in vigore della LR 31/2014.La lettura combinata delle disposizioni dice che: Per i piani interessati da istanza di attivazione depositata nel termine di cui al comma 6 o la

cui istanza di approvazione sia pendente alla data del 2 dicembre 2014, all’approvazionedefinitiva consegue l’obbligo di stipulare la convenzione attuativa entro dodici mesi dallaesecutività della delibera comunale (comma 6),

Qualora l’istanza di attivazione non sia stata depositata o la convenzione non sia statasottoscritta nei termini indicati, le amministrazioni locali sono tenute – tramite deliberazionedel consiglio comunale (anche quando la competenza a deliberare sui piani sia della giunta)

– a sospendere la previsione di PGT relativa al piano attuativo sino all’esito del processo diadeguamento al PTR e al PTCP.

Articolo 5, comma 7.La disposizione ricalca quella contenuta nel comma 9 dell’articolo 14 della LR 12/2005: ledifferenze sono perlopiù legate ad una riformulazione dei termini temporali.Interessante, in quanto non contiene nell’articolo 14 della LR 12: il divieto per il comune diintervenire nel procedimento una volta nominato il Commissario.Si tratta di chiaro recepimento dell’indirizzo giurisprudenziale secondo cui, 8in base al principiodi effettività della tutela giurisdizionale, il Commissario ad acta, nominato in sostituzione diun’amministrazione pubblica inadempiente, deve concludere il procedimento amministrativo,sostituendosi in tutte le competenze dell’ente (TAR Campania, Salerno, 27 giugno 2014, n.1131; TAR Catanzaro, Calabria, sez. II, 17 dicembre 2012, n. 1171).Articolo 5, comma 8.La disposizione introduce una sorta di regime di favore per i piani attivati entro il 2 giugno 2017.Tuttavia, la specificità del riferimento ai piani “attivati ai sensi del comma 6” piuttosto che, piùin generale, ai piani per i quali sia stata presentata istanza di approvazione alla data di entratain vigore della LR 31/2014 (cfr. comma 6), potrebbe indurre a ritenere che la portata delladisposizione sia limitata ai primi.Conclusione quantomeno curiosa se il senso dei commi 6 e 9 è quello di favorire l’esaurimentodelle previsioni edificatorie contenute nei piani attuativi in attesa dell’adeguamento deglistrumenti urbanistici alle nuove linee di indirizzo del PTR e del PTCP in materia di contenimentodel consumo di suolo.Fa velo, dunque un utilizzo quantomeno approssimativo della terminologia di riferimento.Articolo 5, comma 9.Il raccordo con il comma 6.Come detto a proposito del comma 6 (vedi lett. a)), la disposizione va letta in uno con questa.Le due norma insieme disciplinano i diversi casi riguardanti: I piani interessati da istanza di attivazione depositata nel termine di cui al comma 6 o la cui

istanza di approvazione sia presentata alla data del 2 dicembre 2014, I piani per i quali l’istanza di attivazione non sia stata depositata e la convenzione non

sia stata sottoscritta nei termini indicati.Il comma in questione regola la seconda fattispecie disponendo: Successivamente al 2 giugno 2017 e sino all’esito del processo di adeguamento, la

sospensione delle previsioni urbanistiche dalle quali traggono origine i piani attuativi; Nei novanta giorni successivi all’adeguamento (che a norma del comma 3 avviene in

occasione della prima scadenza del Documento di Piano), la verifica della compatibilitàdelle previsioni sospese con le prescrizioni sul consumo di suolo previsto dal PGT.

La verifica potrà risultare: Di incompatibilità assoluta (non superabile); Di incompatibilità relativa (superabile tramite modifiche o integrazioni), Di compatibilità.Le conseguenze sono: Nella prima ipotesi, l’”abrogazione” a cura dell’A.C. delle previsioni urbanistiche

incompatibili; Nella seconda ipotesi, l’adeguamento della proposta di piano in modo da farla rientrare nei

criteri ai quali il PGT è stato adeguato, Nella terza ipotesi, l’invarianza delle previsioni dello strumento urbanistico di cui

immaginiamo l’adeguamento del Documento di Piano darà atto.La disposizione non chiarisce la procedura di abrogazione delle disposizioni incompatibili: unintervento del legislatore sul punto si impone.Il principio di leale collaborazione.Al di là di queste considerazioni, il comma 9 è disposizione che, a livello di sistema, offre i profilipiù complessi in rapporto alla previsione di sospensione prima e abrogazioni poi.A fini che qui interessano, è opportuno ricordare che:

La riforma dell’art. 117 della Costituzione ha inserito fra le materie di legislazioneconcorrente il “governo del territorio”, con il vincolo del rispetto dei principi fondamentalistabiliti dalle leggi dello Stato (art. 117, comma 3),

I comuni, le Province e le Città metropolitane hanno podestà regolamentare in ordine alladisciplina dell’organizzazione e dello svolgimento delle funzioni loro attribuite (art. 117,comma 8),

La regione Lombardia ha dato attuazione all’art. 117, comma 3, con la legge n. 12 del 2005,attribuendo alla competenza comunale il compito di definire l’assetto dell’intero territoriocomunale (art. 7) e riservando alla competenza regionale il compito di formulare un“parere” vincolante in relazione ai propri indirizzi di politica territoriale entro 120 giorni dalricevimento del PGT, decorsi i quali il parere si intende reso favorevolmente (art. 13,comma 5-bis).

La L.R. 12 non attribuisce alla regione: Né un potere di approvazione del PGT (tant’è che nell’ipotesi in cui i comuni licenzino il

piano senza impugnare in sede giurisdizionale il parere regionale disatteso; ilcomportamento dell’amministrazione locale è censurato dalla stessa regione propriosotto il profilo della violazione del principio di leale collaborazione tra enti territoriali: TARLombardia, Milano, sez. II, 2 ottobre 2012, n. 2450),

Né un ritorno di delega.Detto questo, poiché il principio di leale collaborazione opera orizzontalmente ed in sensobiunivoco tra enti territoriali preposti alla programmazione territoriale, i quali sono tenuti acooperare “senza più un rapporto di rigida gerarchia” (TAR Lombardia, Milano, sez. II, 25 luglio2008, n. 2994), pare quantomeno curioso che: Gli enti locali, nell’esercizio delle funzioni loro attribuite, programmino lo sviluppo del loro

territorio negli anni a venire attraverso il modello disegnato dal legislatore regionale,sottoponendo le scelte effettuate dall’ente regionale e ricevendone l’assenso espresso otacito;

Successivamente, lo stesso ente regionale possa – sentite le province e le cittàmetropolitane ma non i comuni (cfr. art. 2, co. 2) – sospendere le scelte degli enti locali inmateria di pianificazione attuativa sino alla concretizzazione di scelte strategiche dellastessa regione prima e delle province, poi, imponendo – in caso di incompatibilità tra questee le previsioni di piano – al comune di provvedere alla “abrogazione “ delle scelte effettuate;

Nell’attesa dei criteri regionali – prima – e provinciali – poi – i comuni non possonointervenire modificando le previsioni e i programmi edificatori contenuti nel documento dipiano, essendo così obbligati a mantenere le volumetrie previste fino all’adeguamento di cuial comma 3, anche quando volessero, con un nuovo strumento o una variante, ridurlio eliminarli (art. 5, comma 5, secondo periodo).

Al netto di cosa si intenda per “abrogazione” e, soprattutto, come si altrui il profilo delleprocedure disegnate dalla LR 12, c’è da chiedersi in che modo la previsione del comma 9rispetti il principio di leale collaborazione con gli enti locali, che la regione dichiara nei proprioStatuto di voler porre “a fondamento della propria attività di governo” (art. 3, comma 3).La regione non può infatti ignorare che: Alle restrizioni imposte per ragioni di spesa pubblica alle pubbliche amministrazioni in punto

sia espropriazioni sia spesa; Alle problematiche connesse ai vincoli di stabilità in punto spesa.Le amministrazioni comunali hanno risposto individuando nei propri piani di nuova generazionegli strumenti per la realizzazione delle previsioni pubblicistiche di piano interessanti l’interacollettività, non solo il comparto.Privare, in così evidente assenza di confronto, le amministrazioni locali di tali strumenti significa: Rinviare senza certezza le previsioni di sviluppo, Imporre alle amministrazioni una accelerazione nella concretizzazione delle previsioni

attuative che potrebbe non essere gradita e addirittura contemplata. Sostituirsi agli enti locali in sede programmatorio.

Disattendendo così le indicazioni della Corte Costituzionale in ordine alla necessità di applicareil principio di leale collaborazione anche nei rapporti tra regioni e enti locali (CorteCostituzionale 27 gennaio 2004, n. 42; id. 29 giugno 2004, n. 196).Di più, il principio di parallelismo sottostante alla podestà regolamentare ci dice che l’ente checonferisce, esercitando la propria podestà legislativa, l’esercizio di una funzione amministrativasi spoglia anche del potere di disciplinarne in via esclusiva l’organizzazione e l’esercizio (Ris.Bin. 2002).Se il potere della regolamentazione amministrativa, riconosciuto come proprio degli enti localidall’ottavo comma dell’articolo 118 della Costituzione, è stato esercitato nel quadro dellefunzioni attribuite dalla regione ai comuni, è difficile non intravedere un esercizio contraddittoriodei poteri regionali rispetto al principio di sussidiarietà posto dalla stessa regione a limite emisura dei suoi poteri (LR 12, articolo 1, co. 2; Statuto regionale, articolo 3).Difficile dire se tutto ciò configuri una lesione tale da condurre ad una pronuncia diincostituzionalità in parte qua della normativa regionale.Certamente queste antinomie non possono essere descritte dall’interprete come esercizi“disinvolti” dalle attribuzioni regionali, quando invece risolte all’interno di un quadro di lealecollaborazione istituzionale.L’emanazione di una legge è infatti il presupposto per la sua riforma.