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EDITORIALE Etica della libertà - Etica della responsabilità 3 Gustavo Raffi Ethics of Freedom - Ethics of Responsibility 10 Gustavo Raffi La fenomenologia della Poiesis 17 Mario Bulletti Lettura ed interpretazioni di una Annunciazione del Beato Angelico 45 Michele Bellin Il testamento biologico come strumento giuridico dell’autonomia del singolo essere umano nello Stato laico 55 Morris L. Ghezzi La commensalità abituale come fattore di ricusazione e astensione nel processo civile, davanti all’affiliazione massonica 73 Luca Irwin Fragale La Medicina Tradizionale Cinese (MTC) e la prevenzione 81 Sergio Perini Dante Alighieri, Poeta ed Iniziato 89 Aristide Pellegrini La presenza esteriore del Massone 93 Fulvio Regazzoni • SEGNALAZIONI EDITORIALI 99 Rivista del Grande Oriente d’Italia n. 2/2010 HIRAM

Rivista del Grande Oriente d’Italia n. 2/2010€¦ · EDITORIALE Etica della libertà - Etica della responsabilità 3 GustavoRaffi Ethics of Freedom - Ethics of Responsibility 10

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  • EDITORIALEEtica della libertà - Etica della responsabilità 3

    Gustavo RaffiEthics of Freedom - Ethics of Responsibility 10

    Gustavo RaffiLa fenomenologia della Poiesis 17

    Mario BullettiLettura ed interpretazioni di una Annunciazione del Beato Angelico 45

    Michele BellinIl testamento biologico come strumento giuridico dell’autonomiadel singolo essere umano nello Stato laico 55

    Morris L. GhezziLa commensalità abituale come fattore di ricusazione e astensionenel processo civile, davanti all’affiliazione massonica 73

    Luca Irwin FragaleLa Medicina Tradizionale Cinese (MTC) e la prevenzione 81

    Sergio PeriniDante Alighieri, Poeta ed Iniziato 89

    Aristide PellegriniLa presenza esteriore del Massone 93

    Fulvio Regazzoni

    • SEGNALAZIONI EDITORIALI 99

    Rivista del Grande Oriente d’Italian. 2/2010

    HIRAM

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  • HIRAM viene diffusa su Internet nel sito del G.O.I.:www.grandeoriente.it | [email protected]

    HIRAM 2/2010Direttore: Gustavo RaffiDirettore Scientifico: Antonio PanainoCondirettori: Antonio Panaino, Vinicio SerinoVicedirettore: Francesco LicchielloDirettore Responsabile: Giovanni LaniComitato Direttivo: Gustavo Raffi, Antonio Panaino, Morris Ghezzi, Giuseppe Schiavone, Vinicio Serino, Claudio Bonvecchio,Gianfranco De Santis

    CCoommiittaattoo SScciieennttiiffiiccooPresidente: Enzio Volli (Univ. Trieste)Giuseppe Abramo (Saggista); Corrado Balacco Gabrieli (Univ. Roma “La Sapienza”); Pietro Battaglini (Univ. Napoli); Pietro F. Bayeli (Univ.Siena); Eugenio Boccardo (Univ. Pop. Torino); Eugenio Bonvicini (Saggista); Enrico Bruschini (Accademia Romana); Giuseppe Cacopardi(Saggista); Giovanni Carli Ballola (Univ. Lecce); Orazio Catarsini (Univ. Messina); Paolo Chiozzi (Univ. Firenze); Augusto Comba (Saggista);Franco Cuomo (Giornalista); Massimo Curini (Univ. Perugia); Domenico Devoti (Univ. Torino); Ernesto D’Ippolito (Giurista);Santi Fedele (Univ. Messina); Bernardino Fioravanti (Bibliotecario G.O.I.); Paolo Gastaldi (Univ. Pavia); Santo Giammanco (Univ. Palermo);Vittorio Gnocchini (Archivio G.O.I.); Giovanni Greco (Univ. Bologna); Giovanni Guanti (Conservatorio MusicaleAlessandria); Felice Israel (Univ. Genova); Panaiotis Kantzas (Psicoanalista); Giuseppe Lombardo (Univ. Messina); Paolo Lucarelli (Saggista);Pietro Mander (Univ. Napoli “L’Orientale”); Alessandro Meluzzi (Univ. Siena); Claudio Modiano (Univ. Firenze); Giovanni Morandi(Giornalista); Massimo Morigi (Univ. Bologna); Gianfranco Morrone (Univ. Bologna); Moreno Neri (Saggista); Maurizio Nicosia (AccademiaBelle Arti Urbino); Marco Novarino (Univ. Torino); Mario Olivieri (Univ. per Stranieri Perugia); Massimo Papi (Univ. Firenze); Carlo Paredi(Saggista); † Bent Parodi (Giornalista); Claudio Pietroletti (Medico dello Sport); Italo Piva (Univ. Siena); Gianni Puglisi (IULM); MauroReginato (Univ. Torino); Giancarlo Rinaldi (Univ. Napoli “L’Orientale”); Carmelo Romeo (Univ. Messina); Claudio Saporetti (Univ. Pisa);Alfredo Scanzani (Giornalista); Michele Schiavone (Univ. Genova); Giancarlo Seri (Saggista); Nicola Sgrò (Musicologo); Giuseppe Spinetti(Psichiatra); Gianni Tibaldi (Univ. Padova f.r.); Vittorio Vanni (Saggista)

    CCoollllaabboorraattoorrii eesstteerrnniiLuisella Battaglia (Univ. Genova); Dino Cofrancesco (Univ. Genova); Giuseppe Cogneti (Univ. Siena); Domenico A. Conci (Univ. Siena);Fulvio Conti (Univ. Firenze); Carlo Cresti (Univ. Firenze); Michele C. Del Re (Univ. Camerino); Rosario Esposito (Saggista); Giorgio Galli (Univ.Milano); Umberto Gori (Univ. Firenze); Giorgio Israel (Giornalista); Ida L. Vigni (Saggista); Michele Marsonet (Univ. Genova); Aldo A. Mola(Univ. Milano); Sergio Moravia (Univ. Firenze); Paolo A. Rossi (Univ. Genova); Marina Maymone Siniscalchi (Univ. Roma “La Sapienza”);Enrica Tedeschi (Univ. Roma “La Sapienza”)

    CCoorrrriissppoonnddeennttii EEsstteerriiJohn Hamil (Inghilterra); August C.’T. Hart (Olanda); Claudio Ionescu (Romania); Marco Pasqualetti (Repubblica Ceca); Rudolph Pohl(Austria); Orazio Shaub (Svizzera); Wilem Van Der Heen (Olanda); Tamas’s Vida (Ungheria); Friedrich von Botticher (Germania)

    Comitato di Redazione: Guglielmo Adilardi, Cristiano Bartolena, Giovanni Bartolini, Giovanni Cecconi, † Guido D’Andrea, Gonario GuaitiniComitato dei Garanti: Giuseppe Capruzzi, Angelo Scrimieri, Pier Luigi Tenti

    AArrtt DDiirreeccttoorr ee IImmppaaggiinnaazziioonnee: Sara CircassiaSSttaammppaa: E-Print s.r.l., via Empolitana, km. 6.400, Castel Madama (Roma)DDiirreezziioonnee: HIRAM, Grande Oriente d’Italia, via San Pancrazio 8, 00152 RomaDDiirreezziioonnee EEddiittoorriiaallee ee RReeddaazziioonnee: HIRAM, via San Gaetanino 18, 48100 RavennaRegistrazione Tribunale di Roma n. 283 del 27/6/1994EEddiittoorree: Soc. Erasmo s.r.l. Amministratore Unico Mauro Lastraioli, via San Pancrazio 8, 00152 Roma. C.P. 5096, 00153 Roma OstienseP.I. 01022371007, C.C.I.A.A. 264667/17.09.62SSeerrvviizziioo AAbbbboonnaammeennttii: Spedizione in Abbonamento Postale 50%, Tasse riscosse

    AABBBBOONNAAMMEENNTTIIANNUALE ITALIA: 4 numeri € 20,64; un fascicolo € 5,16; numero arretrato € 10,32ANNUALE ESTERO: 4 numeri € 41,30; numero arretrato € 13,00La sottoscrizione in un’unica soluzione di più di 500 abbonamenti Italia è di € 5,94 per ciascun abbonamento annualePer abbonarsi: Bollettino di versamento intestato a Soc. Erasmo s.r.l., C.P. 5096, 00153 Roma Ostiense; c/c postale n. 32121006Spazi pubblicitari: costo di una pagina intera b/n: € 500

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  • EEttiiccaa ddeellllaa LLiibbeerrttàà -- EEttiiccaa ddeellllaa RReessppoonnssaabbiilliittàà*

    di GGuussttaavvoo RRaaffffiiGran Maestro del Grande Oriente d’Italia

    (Palazzo Giustiniani)

    EDITORIALE

    Gentili Autorità intervenute,Signore e Signori,Carissimi Fratelli,

    IIIIl titolo distintivo di questa Gran Log-gia è: “Etica della Libertà, Etica dellaResponsabilità”. Non si tratta di unascelta casuale e, neppure, di una soluzioneimprontata alla retorica: essere liberi, in-fatti, significa portare su di sé il peso di unagrande responsabilità etica. Come diceva –tanto ironicamente, quanto giustamente –George Bernard Shaw: “Libertà significaResponsabilità: ecco perché molti la te-mono”. Di fatto, un’etica della libertà edella responsabilità implica impegno,tempo, passione e dedizione. Significa in-terrogare il fondo delle cose, per porre do-mande di lungo respiro. Il metodo daseguire ce lo ha insegnato Antoine deSaint–Exupéry quando scrive: “Se vuoi co-struire una nave, non devi per prima cosaaffaticarti a chiamare la gente per racco-

    gliere legna e preparare gli attrezzi; non di-stribuire i compiti, non organizzare il la-voro. Ma invece prima risveglia negli uominila nostalgia del mare lontano e sconfinato. Ap-pena si sarà risvegliata, in loro, questa sete,si metteranno subito al lavoro per costruirela nave”.

    Ecco perché la società ha bisogno dellenostre parole e della nostra opera. Parole eopera che solo i Veri Maestri possono rea-lizzare: con tenacia e coraggio. Di questocompito vogliamo essere il braccio dellasperanza, non il dente malato. Vogliamoessere una voce ferma e chiara che chiamaall’ascolto tra i tanti schiamazzi che vo-gliono solo confondere le coscienze. Vo-gliamo essere tra coloro che cercano – conlibertà e responsabilità – di decidere delproprio destino; e non di essere portati alguinzaglio. Vogliamo essere la Luce per unasocietà che brancola nel buio dell’etica: chela cerca – talvolta disperatamente – ma nonsa più cosa sia. E dove si trovi!

    2/2010

    HIRAM

    * Allocuzione del Gran Maestro Fr∴ Gustavo Raffi alla Gran Loggia del Grande Oriente d’Ita-lia “Etica della libertà – Etica della responsabilità”, Rimini 26-28 marzo 2010.

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  • E infatti, oggi, l’etica è un problemascottante e temuto. Per questo, nel mo-mento attuale, i temi eticisono sulla bocca ditutti, nonché sulle pa-gine dei giornali. Ma,soprattutto, nei pen-sieri, preoccupati, ditutti coloro che consta-tano – con tristezza –come si stia, lenta-mente, prefigurandouna vita privata e pub-blica in cui l’etica ap-pare manifestamenteassente. Ma una vitaprivata e pubblicasenza etica prefigura l’anticamera di quelvuoto motivazionale che sta alla base delladecadenza e della rovina di uno Stato, diuna società e di un uomo. Certo, viviamo inquella che è stata – felicemente – definitauna società liquida e di pensiero nomade, dovetutto – anche le situazioni politiche – ri-schiano di essere gelatinose. Ma il nostrocompito – proprio per questo – non cam-bia. Anzi, il nostro compito – il compito dinoi Liberi Muratori – è proprio quello di ri-costruire un’etica perduta, dando spazio alibertà e responsabilità. È il motivo per cui,se ci troviamo davanti ad un palazzo con ivetri delle finestre rotti, non dobbiamo in-frangere i vetri che restano. Dobbiamo,piuttosto, rimetterne a posto i vetri. Alloraci apparirà, nuovamente, un palazzo nor-male. Fuor di metafora, riaggiustare i vetrirotti significa fare nostra la categoria ari-stotelica della relazione: con gli altri, conle cose e con il mondo. Non per distrug-

    gere, ma per ricostruire. Solo a partire dallarelazione è, infatti, possibile vivere un’etica

    autentica. Un’etica dellalibertà e della respon-sabilità che può re-staurare quel “palazzodai vetri rotti” che è lanostra società, i nostriStati, la nostra uma-nità.

    L’etica – che non sideve confondere conla morale – è, fuori didubbio, la strutturaportante di uno Stato,di una società e di unuomo che voglia dirsi

    tale. Lo ricordava Giuseppe Mazzini – atorto quasi dimenticato – quando facevadell’etica la base di quella “religione civile”in cui confidava per la crescita della neo-nata Italia. Perché l’etica è l’insieme di queivalori umani e civili che caratterizzano lavita collettiva e, con essa, quella indivi-duale. Ricordarli è quasi superfluo: l’one-stà, il coraggio, il senso civico, l’amore peril prossimo, la fratellanza universale, il ri-spetto per il diverso, la generosità, l’altrui-smo, il senso del sacrificio, la tolleranza, lasensibilità verso la sfera religiosa e così via.Di questi valori – semplici, elementari, mascolpiti come le “tavole della legge” nel no-stro cuore – è fatta l’etica: l’etica laica,certo. Non di altro. Ma attenzione, ancheun’etica ispirata ad una credenza religiosa– se vuole essere tale – non se ne differen-zia in molto. Già, nello Spaccio de la bestiatrionfante, Bruno scriveva con estrema chia-rezza: “Gli dei non si adirano per una be-

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    • 4 •EDITORIALE

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  • stemmia o per un’offesa a loro indirizzata:gli dei si adirano quando si compionoazioni che provocano lace-razioni nella coesione so-ciale, indebolendo loStato, la Legge, la Giusti-zia. Non esistono reli-gioni vere e religioni false(e chi potrebbe stabilirein materia di fede ciò cheè vero e ciò che è falso?).Esistono religioni utili ereligioni dannose. E l’effi-cacia di una religione sipuò misurare solo suglieffetti positivi o negativiche essa produce nella so-cietà”. Contano le opere.Non merita ricompensa “chi abbia sanatouno zoppo”, ma “chi ha liberata la patria eriformato un animo perturbato”.

    Eppure, l’amara constatazione – cheperò sorge spontanea – è che questa etica,questa tensione a vivere eticamente, sem-bra essere estranea a questa nostra società:a questa nostra Italia. I valori che la espri-mono sembrano essere lontani dalla sensi-bilità comune. Ed un mondo fatto dicorrotti, faccendieri, millantatori, imbro-glioni, ladruncoli e furbetti sembra pren-dere il sopravvento su quei galantuomini acui Mazzini voleva affidare il destino dellaSua Patria: della nostra Patria. Una Patriache sembra distante se non estranea aglionesti, ai volonterosi, ai puri di cuore: aiveri cittadini. Per questo, la mancanza dieticità è una vera e propria patologia so-ciale. Non è da prendere sottogamba. Nonè da trascurare. Perché la mancanza di eti-

    cità causa il venir meno della giustizia. Ma“senza giustizia che cosa è lo Stato se non

    una banda di malfattori”:sono le parole accoratee profetiche di San-t’Agostino: uno deiPadri Fondatori della ci-viltà occidentale e dellospirito cristiano. Semanca la fiducia nelloStato e nella giustizia sipuò dire – secolariz-zando una celebre frasedi Fedor MichajlovičDostoevskij – che “tuttoè permesso”. E il “per-messo” generalizzato è

    l’anticamera del caos,della guerra per bande, di quella situazionesociale degenerata e degenerativa in cui –come scriveva Thomas Hobbes – “ogniuomo diventa un lupo per l’altro uomo”.Cosa questa che si può, drammaticamente,constatare. Occorre recuperare invece la re-sponsabilità del pensiero nei confronti delpresente e ritrovare il valore della personaumana: del soggetto umano, al di là dietnie, fedi, ideologie e società. È l’unicomodo per rispondere al nuovo nichilismoche, da tempo, proclama il superamentodel soggetto, l’annientamento di ogni va-lore etico e, con essi, della stessa giustizia.

    Sappiamo, però, purtroppo, che re-sponsabilità del pensiero e persona umanatroppo spesso sono dimenticati. Ma quelloche succede altrove non può trovare citta-dinanza da noi Liberi Muratori. Anzi deveessere respinto con tutte le nostre forze.Noi rivendichiamo la centralità dell’etica,

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    • 5 •Etica della libertà - Etica della responsabilità, G. Raffi

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  • la cultura dell’etica, la priorità dell’etica: diun’etica laica, intelligente ed aperta. Essasi è distillata – storicamente – dalla culturagreco–romana, dal meglio della tradizioneebraico–cristiana, dallo spirito della Caval-leria medievale, dalsogno rinascimentale diun uomo centro delcosmo, dal coraggio deglieroi dello spirito cinque–secentesco (pensiamo aGalilei e Bruno), da que-gli Atleti dell’intelligenzache furono gli Illuministie dai padri risorgimen-tali. Che per l’etica dellanuova Italia sacrifica-rono gioventù, vita, fami-glia e beni. Senza untentennamento, senza in-dietreggiare, senza compromessi e senzacedimenti. Sulla loro scia dobbiamo porci,sapendo che ciò che conta non è il cumulodelle conoscenze che possediamo, ma ilprezzo personale che abbiamo pagato – econtinueremo a pagare – per ciò che cre-diamo giusto pensare, dire e fare. Scrivevaancora Giordano Bruno nell’Oratio Valedic-toria: “Faticando profittai, soffrendo feciesperienza, vivendo esule imparai”. Per gliuomini del dubbio, questa è la strada dapercorrere.

    Ma è, anche, la via etica a cui guardiamocome alla nostra storia: anche se, talora, cisembra un’etica minima. In realtà, è unavia irta di sfide decisive: dalla bioetica allalibertà di pensiero, da una politica che siaprogetto e destino e non burocrazia, aigrandi temi dell’ambiente e delle relazioni

    tra i popoli. Questa via – questa apparente“etica minima” – si estrinseca nella ricercae nel parlarsi. Va oltre le differenze – diogni differenza – in nome di quell’unicoPantheon che noi riconosciamo e che si rias-

    sume in una sola parola:umanità. Nel nome del-l’umanità, ciò che sembraminimo in realtà è mas-simo. Comprenderlo, èsegno di grande saggezza.Viverlo, è segno di grandeforza d’animo. Noi l’ab-biamo imparato nei lavoridi Loggia e per questopossiamo misurarci, consicurezza, su quei granditemi etici su cui molti –Chiesa compresa – glis-sano: senza porsi le giuste

    domande e senza volersi dare le giuste ri-sposte. Noi da tempo, ci siamo fatti le do-mande appropriate ed abbiamo cercato diproporre possibili risposte scegliendo di“volare alto” come le aquile, lasciando cosìad altri il volare basso come le galline.

    In virtù di questa tensione etica, riba-diamo con forza la necessità – quantomeno per l’Italia – di una svolta etica. Unasvolta che coinvolga, responsabilmente,tutti: dai politici ai semplici cittadini, dagliintellettuali ai lavoratori, dagli studenti,alle donne, ai giovani sino a coloro che en-trano come immigrati nel nostro paese. Èuna svolta qualitativa. Basterebbe leggerealcune righe di Lewis Mumford per avver-tire quanto vada, invece, crescendo un tipodi cultura interessata alla quantità, maignorante della qualità. Bisogna avere, in-

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    • 6 •EDITORIALE

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  • vece, il coraggio etico di rivendicare il pri-mato della qualità: qualità del pensiero equalità della vita.Senza di entrambi,il rischio della rica-duta nell’irrazio-nale, nell’odio enella violenza è ele-vatissimo. Per que-sto, è necessario farpropria la qualitàche richiede, primadi tutto, di abban-donare il linguag-gio della solitudinee aprirsi al mondo eagli altri. Ma aprirsial mondo ed agli altri equivale a svilupparela capacità di provare stupore: come è ac-caduto nella nostra iniziazione. Per questo– convinti che sogno e stupore sono omo-loghi – dobbiamo percorrere il camminodei maestri del sogno. Per diventare noistessi maestri del sogno: ossia uomini checredono che la storia sia una terra che con-tinua nel verde, senza sapere dove porta,ma sicuri che sarà bello percorrerla. Comescriveva il Fratello Goethe: “Noi, senza ti-more, andiamo avanti sulla nostra strada.Sempre noi vi chiamiamo alla speranza”.

    Certo, perché sogno, speranza e sensoetico sono i capisaldi della formazione edella ricerca massonica, secondo il dettosocratico che recita: “Una vita senza ri-cerca non è degna di essere vissuta.” Ed è ilmotivo per cui noi Massoni siamo gente in-quieta, libera da dogmi, che non si accon-tenta, che cerca il meglio per sé e per glialtri. Ma ricercare non significa non cre-

    dere. La Libera Muratoria non è infatti –come qualcuno ama ripetere, sbagliando –

    la moltiplica del relati-vismo e la madre delnichilismo. Al contra-rio, se la Massoneria– volterrianamente –ha sempre difeso, di-fende e difenderàl’ampio spettro deivalori altrui, non perquesto rinuncia aipropri. Non per que-sto ritiene che l’uomonon debba avere va-lori. Non per questo

    pensa che la vita pub-blica deve essere una giungla dove ha lameglio il più forte, il più violento o il piùfurbo. Anzi, crede, come Václav Havel, che:“Senza valori e obblighi morali comune-mente condivisi e ampiamente radicati, néla legge, né il governo democratico, nem-meno l’economia di mercato funzione-ranno correttamente”. La Libera Muratoriapone, così, al suo centro una eticità fattadei valori eterni dell’uomo: quei valori chelo costituiscono come tale. D’altronde, nonci può essere conoscenza della parola per-duta – il simbolo stesso della ricerca –senza un amore infinito per l’uomo, senzaesitazione e senza tentennamenti. Comedimostra la costante militanza della LiberaMuratoria contro tutti coloro che – in ogniparte del mondo – li mettono in discus-sione o li rifiutano. Non è un caso che la Li-bera Muratoria sia stata perseguita eperseguitata da tutti quei regimi totalitariin cui l’etica viene sacrificata ad una ideo-

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    • 7 •Etica della libertà - Etica della responsabilità, G. Raffi

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  • logia fondata sulle istituzioni, sulle buro-crazie o sui dogmi: politici o teocratici. Nonsull’uomo. Per questa etica, la Massoneriaha pagato un altis-simo contributo disangue: sui campi dibattaglia, nei campidi concentramento,nelle celle di tortura,al confino, davanti aiplotoni d’esecuzione.O, più, quotidiana-mente nella sistema-tica emarginazione,nel discredito, nel ri-fiuto o nel disprezzo.Questi grandi eroi – che il mondo non ri-corda – sono nei nostri cuori e sono ideal-mente presenti tra noi ogni qualvolta noici riuniamo e ci spronano ad essere comeloro.

    E, infatti la Libera Muratoria continuasulla loro strada: con i loro stessi, immuta-bili, principi etici. Lo fa utilizzando il me-todo esoterico che le è proprio e che leviene dalla sua Tradizione. Si tratta di unmetodo che non ha nulla a che vedere conforme religiose, para–religiose o occultiste.La Libera Muratoria non è una Chiesa eneppure uno “specchietto per le allodole”,atto a illudere o derubare disillusi, frustratio creduloni. Il nostro esoterismo rappre-senta un valore etico che ha il suo centronell’immagine di un uomo compiuto e rea-lizzato e che ha raggiunto questo livello at-traverso l’affinamento ottenuto dallapratica rituale e dallo studio dei simboli.Simboli che – e sia ben chiaro – non sonoformule magiche o patacche spiritistiche,

    ma oggetti materiali ed espressioni lingui-stiche, spesso performative, per il cui tra-mite possiamo avere la percezione di quei

    valori eterni in cui simaterializza l’etica uni-versale. Tutti i simboliche utilizza la LiberaMuratoria – così comele sue formule rituali –conducono ad esaltarecompletezza, dignità,senso della trascen-denza, rispetto perl’uomo e per la natura,tolleranza, fraternità,miglioramento indivi-

    duale e collettivo, saggezza. Sono le virtùche vorremmo fossero i caratteri etica-mente costitutivi di ogni società. E di ogniessere vivente. Per questo motivo, ungrande saggio rinascimentale, come Giro-lamo Cardano, poteva scrivere che “la vitaumana è simbolica: chi non lo capisce nonè un uomo”.

    Per questo motivo, uno dei punti su cuisempre ha insistito e sempre insisterà que-sta Gran Maestranza riguarda sia l’assolutorispetto del Rituale e della pratica esotericanei vari Gradi, sia la comprensione che lacultura massonica costituisce una culturadell’eticità. E che entrambi sono assoluta-mente inscindibili, giacché entrambi sonoil nostro messaggio: un messaggio di vita-lità e di speranza per una società esausta edemotivata.

    Tali valori propongono – prima di ognialtra cosa – un messaggio di libertà. Infatti,la libertà è l’essenza stessa della Libera Mu-ratoria. Perché se una etica è veramente

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    • 8 •EDITORIALE

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  • tale, essa è il veicolo della libertà. Dove li-bertà non è sinonimo di caos, di anarchia odi egoismo, ma di dovere e responsabilità.Dovere di essere felicicon gli altri e per glialtri e responsabilitàdi realizzare questafelicità individuale ecollettiva che passaper rapporti umanidiversi e per una di-versa sensibilità peril mondo. Ciò signi-fica proporsi l’obiet-tivo di cambiare ilmondo, rendendolo piùgiusto e più felice. E quindi più libero. Per-ché sino a quando non ci sarà Fratellanzanon ci sarà vera libertà. Sino a quando nonci saranno decorose condizioni di vita pertutti, non ci sarà libertà. Sino a quando nonci sarà tolleranza non ci sarà libertà. E nep-pure felicità.

    Sembra ovvio, ma non è così. Perché se– come scriveva Rousseau – “L’uomo è natolibero, dappertutto è in catene”. E le catenenon sono solo quelle, pesanti, dei carceri edei lager, ma anche quelle più leggere delcontrollo mass–mediatico e dell’odio che,subdolamente, stringe i polsi e le menti deipiù deboli. E che li può rendere inconsape-voli schiavi. Per questo bisogna compren-dere cosa sia la libertà, viverla sino in fondoe saper combattere, affinché tutti la pos-sano ottenere. Questo è l’antico segreto chei Liberi Muratori portano nel cuore e checomunicano a tutti coloro che desiderano

    percorrere, con loro, un comune cammino.E che – come i Liberi Muratori – pensano,kantianamente, che “l’uomo non è un

    mezzo, ma un fine” eche per ottenere questofine val la pena vivere lavita. È in questo spiritoche la Libera Muratoriaaffronta la sfida per unaeticità che sia insiemelibertà e responsabilitàe chiama a sé tutti gliuomini liberi, forti epronti ad accettarla: pa-gandone il prezzo, se è

    il caso. Più libertà e più re-sponsabilità: questa è la sfida che lanciamo daRimini alla società italiana consci che ciò im-plica essere d’esempio e portare in spalla –insieme alla bisaccia dell’Umiltà – il gra-dito, ma pesante fardello, del Rigore e dellaMisericordia. Senza di cui non esiste né li-bertà né responsabilità. E neppure una veraetica.

    Voglio terminare queste riflessioni conuna frase particolarmente significativa epoetica. È di uno scrittore che ha fatto pro-pri molti valori dell’esoterismo, della sag-gezza, dell’eticità, della libertà e dellaresponsabilità. È di Paolo Coelho che scrive:“Non mi pento dei momenti in cui ho sof-ferto; porto su di me le cicatrici come sefossero medaglie, so che la libertà ha unprezzo alto, alto quanto quello della schia-vitù. L’unica differenza è che si paga conpiacere, e con un sorriso … anche quandoquel sorriso è bagnato dalle lacrime”.

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    • 9 •Etica della libertà - Etica della responsabilità, G. Raffi

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  • EEtthhiiccss ooff FFrreeeeddoomm -- EEtthhiiccss ooff RReessppoonnssiibbiilliittyy*

    by GGuussttaavvoo RRaaffffiiGrand Master of the Grande Oriente d’Italia

    (Palazzo Giustiniani)

    EDITORIAL

    Distinguished Authorities, Ladies and Gentlemen, Dear Brethren,

    TTTThe distinctive title of this GrandLodge is: “Ethics of Freedom,Ethics of Responsibility”. Thistitle was not randomly selected, nor is itbased on rhetoric: being free means bea-ring the burden of a major ethical respon-sibility. As George Bernard Shaw said –both ironically and rightly - “Freedommeans Responsibility and that is why mostmen shun it”. Indeed, ethics of freedomand responsibility entail commitment,time, passion, and devotion. It means inve-stigating the depth of things, in order toask wide-reaching question. The method tobe followed was described by Antoine deSaint-Exupéry, when he wrote: “If you wantto build a ship, don’t drum up people tocollect wood and don’t assign them tasksand work, but rather teach them to long forthe endless immensity of the sea. As soon

    as this thirst has been awakened in them,they will start to work to build the ship”.

    This is why society needs our words andour actions. Only real Masters can saywords and carry out actions with tena-ciousness and courage. And we want to bethe arm of hope in this task, not the sickpart. We want to be a firm and clear voice,which asks to be heeded among the cla-mour, which only aims at confusing peo-ple’s conscience. We want to be amongthose who try to decide for their own de-stiny - with freedom and responsibility andwe do not want to be muzzled. We want tobe the Light for a society which is fumblingto find ethics, which is looking for ethics -sometimes desperately – yet no longerknowing what ethics is, or where it is!

    Today’s ethics is a thorny and fearedproblem. For this reason, in this period,ethical topics are being discussed by eve-rybody, and they often appear in newspa-per articles.

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    * Annual Communication of the Grande Oriente d’Italia. Address of the M.W. Grand MasterBro. Gustavo Raffi, Rimini, March 26-28, 2010.

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  • But above all, ethics is in the mind ofmany concerned individuals, who note –with sadness – that ethics ismore and more absentfrom private and publiclife.

    Yet, private and publiclife without ethics inevita-bly leads to a motivationalvacuum that lies at thebasis of the decadenceand destruction of a State,a society, or a man. Ofcourse, we live in a liquidsociety, as aptly defined, asociety where thought iserrant, where everything –even political situations –runs the risk of being gela-tinous, ill-defined. Yet, owing to such a situa-tion, our task does not change. On thecontrary, our task - the task of Freemasons- is to rebuild lost ethics, giving room tofreedom and responsibility. This is the rea-son why, if we are facing a building withshattered window glasses, we must notshatter the remaining glasses. We must, in-stead, repair the broken glasses. Then, thebuilding will be normal again. Metaphorsapart, repairing broken glasses means ab-sorbing the Aristotelian category of rela-tionships, with the others, with things,with the world, not to destroy, but to re-build. Only starting from relationships, isit possible to experience real ethics, ethicsof freedom and responsibility, which canrestore that “building with broken glasses”as our society, our States, our mankindhave become.

    Ethics – which must not be confusedwith morals – is undoubtedly the frame-

    work of a State, a society,and a man willing to de-fine himself as such. Giu-seppe Mazzini – sadlyalmost forgotten by eve-rybody - recalled thisconcept when he placedethics at the basis of that“civil religion” in whichhe relied, so that newlyunified Italy couldthrive. Ethics is the setof all those human andcivil values that charac-terize life within a com-munity, and with it, alsoindividual life. It is al-

    most superfluous to remind you of thosevalues: honesty, courage, civic sense, lovefor one’s neighbour, universal brother-hood, respect for those who are differentfrom us, generosity, altruism, the sense ofsacrifice, tolerance, religious sensitivity,and so on.

    Ethics, secular ethics, is made up ofthese values - simple, basic, yet sculpted inour hearts as the “Tables of the Law”. No-thing else is needed to make ethics. Be ca-reful however, that ethics inspired by areligious belief is also very similar to secu-lar ethics. In his book titled Spaccio de la be-stia trionfante, the Italian philosopherGiordano Bruno wrote very clearly: “Godsdo not enrage for a swear or an offence ad-dressed to them; gods enrage when actionsare made that cause splits in social cohe-sion, weakening the State, the Law, and Ju-

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  • stice. There is no such thing as a true orfalse religion (and who could say – when itcomes to faith – what is trueand what is false?). Thereare, instead, useful reli-gions and harmful reli-gions.

    And the effectivenessof a religion can only bemeasured according tothe positive or negativeeffects it produces in a so-ciety”. Actions matter.Reward must not go tothose who have ‘healed acripple’, but to those whohave freed their countryand healed a troubledsoul”.

    However, the bitterthough spontaneous remark is that thisethics, this aspiration to live ethically,seems to be alien to our society, to Italy asit is now. The values mentioned by Mazziniseem to be distant from common feeling. Aworld of corrupt people, wide boys, boa-sters, crooks, petty thieves, and smart fel-lows seems to prevail over those men ofhonour to whom Mazzini wanted to en-trust the fate if his country - of our owncountry. This country seems to be distant -if not downright alien - to people of goodwill, those who have a pure heart, and realcitizens. For this reason, the lack of ethica-lity is a real social disease. It is not a matterto be taken lightly. It is not a matter to beneglected, as the lack of ethicality causesthe weakening of justice. But “Without ju-stice, what is a State, if not a band of male-

    factors”: these are the sad and propheticwords by St. Augustine, one of the Foun-

    ding Fathers of Western Civili-zation and Christianity. Ifthere is no trust in the Stateand justice, it can be said –secularizing a famous sen-tence by Fedor MichajlovičDostoevskij – that “every-thing is permitted”. And thegeneralized “permission”inevitably leads to chaos,the fight between gangs,and a degenerated and de-generative social situationin which – as Hobbes wrote -“homo homini lupus – Manis Wolf to Man”. This state-ment can be – sadly – ascer-

    tained today. Instead, it isnecessary to restore the responsibility ofthought towards the current situation, andrecover the value of individuals - of humanbeings, beyond ethnic groups, ideologies,and societies. This is the only way to reactto the new nihilism, which for a long timenow has been proclaiming the superses-sion of individuals, the annihilation ofevery ethic value, and with them, the an-nihilation of justice.

    We know, however, that the responsibi-lity of thought and human beings are alltoo often forgotten. Yet, we as Free Masonscannot accept what happens elsewhere –in fact, we must reject it with all ourstrengths. We claim the central role ofethics, culture of ethics, and priority ofethics, of secular, intelligent, and far-rea-ching ethics. It is distilled - historically -

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  • from the Greek and Roman cultures, stem-ming from the best elements of the Jewish-Christian tradition, from the spirit of theMedieval Knighthood, from the Renais-sance dream of manat the centre of theuniverse, from thecourage of the heroesof the 15th and 16thCenturies (thinkabout Galileo Galileiand Giordano Bruno),from those Athletesof intelligence (theintellectuals of theEnlightenment), andfrom the Fathers of the Italian Risorgi-mento: those who sacrificed their youth,their life, their families and their wealthfor the ethics of a new Italy. They did it wi-thout hesitating, without stepping back,without compromises, and without brea-king down. We must take stock of their ex-periences, knowing that what reallymatters is not accumulating knowledge,but the price we paid – and we will conti-nue to pay – for what we believe is right tothink, say, and do.

    Giordano Bruno wrote in his work titledOratio Valedictoria: “By working I profited,by suffering I had experiences, by living inexile I learnt”. This is the path that all themen of doubt must cover.

    This is also the ethical way we look atand which makes up our own history, eventhough it sometimes seems a minimumethics. Actually, it is a path full of decisivechallenges: from bioethics to freedom ofthought, from politics intended as a project

    and a fate, and not mere bureaucracy, tothe important topics concerning the envi-ronment and relations between peoples.This path – which is apparently a “mini-

    mum ethics” – deve-lops through quest anddialogue. It goes be-yond differences – be-yond any difference –in the name of the onlyPantheon that we reco-gnize, which is summa-rized in one word:mankind. In the nameof mankind, what

    seems “minimum” is ac-tually “maximum”. Understanding this is asign of wisdom; experiencing this in oureveryday lives is a sign of a great strengthof mind. We have learnt this from ourLodge work, and for this reason we can viewith the ethical issues which are skirted bymany – including the Church - withoutasking the right questions and withoutclaiming that we can provide the right an-swers. We have been asking the right que-stions for long, and we have tried toprovide possible answers, by choosing to“fly high” like eagles. Other people are leftto fly low, like hens.

    By virtue of this aspiration to ethics, westrongly reaffirm the need – at least forItaly – for an ethic breakthrough, involvingeverybody, responsibly: from politicians tocitizens, from intellectuals to workers,from students to women, young people andpeople who migrate to Italy. It is a qualita-tive breakthrough. From just a few lineswritten by Lewis Mumford, we realize that

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  • the opposite is happening; culture and so-ciety are increasingly interested in quan-tity, and they tend to ignore quality. Wemust have the ethical cou-rage, instead, to claim theprimacy of quality; qualityof thinking and quality oflife. Without these two ele-ments, the risk of goingback to irrational beha-viours, to hatred and vio-lence is very high. This iswhy it is necessary to em-brace the quality that re-quires, first of all, abandonthe language of loneliness,and open up to the worldand other people. Yet, ope-ning up to the world and toother people means deve-loping the capability tofeel astonishment; just aswe did during our initiation. For this rea-son – believing that dreams and astoni-shment are similar – we must cover thesame path of the masters of dream, so thatwe can become masters of dream, men whobelieve that history is a path that continuesin the greenery; we do not know where itleads to, yet we are certain that it will benice to cover such a path. As Brother Goe-the wrote: “We continue on our path wi-thout fears. We always call upon you to befull of hope”.

    As dream, hope, and ethical sense arethe cornerstones of Masonic learning andquest, according to the Socratic words: “Alife without quest is not worth living”. Thisis why we, as Freemasons, are restless, free

    from dogmas, people who do not settle forsecond best, who look for what is best forthem and other people. Yet, searching does

    not mean being misbelievers.Freemasonry is not – as so-meone wrongly states – themultiplication of relativismand the mother of nihilism.On the contrary, althoughFreemasonry – as Voltairestated – has always defended,defends, and will continue todefend the wide spectrum ofother people’s values, thisdoes not mean that it re-nounces its values. It doesnot mean that Freemasonrybelieves that man must nothave values. It does not meanthat according to Freema-sonry public life must be a

    jungle, where the strongest,the most violent, or the smartest, prevail.In fact, Freemasonry believes, like VáclavHavel, that: “Without values and moralobligations, shared and deeply rooted, nei-ther the law nor the democratic gover-nment, or market economy shall workcorrectly”. Freemasonry places at its corean ethicality made up of man’s timeless va-lues; those values that make men as such.On the other hand, there cannot be kno-wledge of the lost words – the very symbolof quest – without an endless love for man,without hesitation and without vacillation.This is shown by the constant militancy ofFreemasonry against those who questionor reject Freemasons, all over the world. Itis not by accident that Freemasonry has

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  • been prosecuted and persecuted by all to-talitarian regimes in which ethics was sa-crificed in the name of an ideology basedon institutions, bure-aucracy, and politicaland theocratic dog-mas, not based onman. To pursue thisethics, Freemasonryhas paid a very highprice: on battlefields,in concentrationcamps, in torturecells, with exile, be-fore firing squads. Theprice Freemasonry pays every day is syste-matic marginalization, discredit, rejection,and scorn. These great heroes - whom theworld does not commemorate - are in ourhearts and are ideally among us each timewe meet, and they urge us to be like them.

    Indeed, Freemasonry follows their path,pursuing the same, unchanging ethicalprinciples. It uses the esoteric methodwhich is typical of Freemasonry and stemsfrom its Tradition. It is a method that hasnothing to do with religious, religious-like,or occultist forms. Freemasonry is not aChurch or a “fool’s gold”, used to deceiveor rob people who are disenchanted, fru-strated, or gullible. Our esotericism is anethical value that focuses on the image ofaccomplished and fulfilled man, who hasachieved results through the improvementresulting from the ritual practice and thestudy of symbols. Symbols that are not ma-gical formulas or spiritistic junks (let’s beclear about this), but material objects andlinguistic – often performing - expressions,

    through which we can perceive those eter-nal values which are at the basis of univer-sal ethics.

    All the symbolsused by Freemasonry,as well as ritual formu-las, aim at enhancingcompleteness, dignity,sense of transcen-dence, respect for manand nature, tolerance,brotherhood, impro-vement of individualsand communities, and

    wisdom. These are thevirtues that we would like to be the veryfoundations of every society and every li-ving being. For this reason, a great Renais-sance sage man like Girolamo Cardano,wrote that “human life is symbolic; thosewho do not understand it are not men”.

    For this reason, one of the topics onwhich the Grand Master has always insi-sted, and will always insist, is absolutecompliance with the Ritual and the esote-ric practice at the various Degrees, as wellas understanding that Masonic culture is aculture of ethicality. And that both are ab-solutely inseparable, because both are ourmessage: a message of vitality and hope fora society that is exhausted and lacks moti-vation.

    These values propose, first of all, a mes-sage of freedom. Indeed, freedom is thevery essence of Freemasonry. If ethics isreal ethics, it conveys freedom, where free-dom does not mean chaos, anarchy, or sel-fishness, but rather duty andresponsibility: the duty to be happy with

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  • others, and for the others and the respon-sibility to achieve individual and commonhappiness through humanrelationships and differentsensitivity towards theworld. This means chan-ging the world as a targetto be set, making theworld more right andhappy, hence freer. UntilBrotherhood is not achie-ved, no real freedom willexist. Until decent livingconditions are not availa-ble to everyone, there willbe no freedom. Until thereis no tolerance, there willbe no freedom, and therewill be no happiness.

    It seems obvious, but it isnot. If – as Rousseau wrote – “Men wereborn free, they are in chains everywhere”.And chains are not just the heavy chains ofjails and concentration camps, but also thelighter chains of mass-media control andhatred, which subtly clutches the wristsand narrows the minds of the weakest,which can make them unaware slaves. Thisis why we must understand what freedomis, live it thoroughly, and be ready to fightso that everybody can obtain it. This is theancient secret that Freemasons have intheir hearts, and convey to all those whowish to cover, with them, a common pathand think, as Freemasons do and Kant said,

    that “man is not a means, but an end” andthat to obtain this end, life is worth living.

    With this in mind, Freema-sonry stands up to thechallenge for an ethicalitythat is both freedom andresponsibility, inviting allmen who are free, strong,and ready to accept it, tojoin Freemasonry; payingthe price for this chal-lenge, if necessary. Morefreedom and more responsi-bility: this is our challengefrom Rimini, to the Italiansociety.

    We are aware that thisentails being an exampleto others, and bearing –

    along with Humility - the welcome butheavy burden of Rigour and Mercy, withoutwhich neither freedom nor responsibilityexist, and not even real ethics. I wish toconclude these remarks by quoting a par-ticularly meaningful and poetic sentenceby a writer who has embraced many valuesof esotericism, wisdom, ethicality, freedomand responsibility. Paolo Coelho wrote: “Ido not regret the moments in which I suf-fered; I bear scars on me, as if they weremedals, I know that freedom has a highprice, as high as that of slavery. The onlydifference is that you pay for it with plea-sure, and with a smile …even when thatsmile is drenched in tears”.

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  • LLaa ffeennoommeennoollooggiiaa ddeellllaa PPooiieessiiss..IIll lleeggaammee ssiinnoottttiiccoo ttrraa ffiissiiccaa ee mmeettaaffiissiiccaa*

    di MMaarriioo BBuulllleettttiiPsicologo, psicoterapeuta

    The phenomenology of the poiesis tries to emphasize the central role played bythe universal strength of life, death and rebirth. Such a poiesis appears as aprimordial and never-ending seminal energy, which, showing a divine presence inthe cosmos, is a witness of our rebirth in the “Eternal Orient”.

    1 L’anteprima della Poiesis

    IIIIniziamo qui ed ora con l’introdurrel’anteprima dell’insieme concet-tuale riguardante la Poiesis. Po-tremo affermare che la Poiesis èquell’energia vitale che anima l’infinitotutto. È una e indivisibile e tanto molte-plice quanto incommensurabile in ogni suaespressione e movenza. È in sé e per sécausa e fine di se stessa. È anche allo stessotempo trascendente ed immanente e si ri-genera ad ogni istante con rinnovata ener-gia. È il simbolo per eccellenza che unificaogni insieme di costituenti. Si muove in

    ogni campo del nostro scibile, attraver-sando panorami apparentemente incon-gruenti fra di loro quali la morale e la fisica.Unifica in sé le relatività einsteiniane, pas-sando attraverso la matematica e la geo-metria euclideo-newtoniana, con quelledella meccanica quantistica. È pure quellospecchio nel quale si riflette l’universo in-finito con ognuno di noi. È quell’energia vi-tale che anima il capolavoro dell’incom-mensurabilità in ogni sua espressione. Uncapolavoro messo in opera nell’officina delmondo fisico e metafisico, il cui grande “ar-chitetto e costruttore è Dio stesso”1. Un ar-

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    * La trascrizione dei dettati del testo è stata curata dalla dott.ssa Marina Puccetti a cui lo scriventerivolge i più sentiti ringraziamenti.1 Nuovo Testamento Interlineare, 2005: 1837.

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  • chitetto definito, nel testo originale dellaLettera agli Ebrei attribuita a San Paolo,come τεχνίτης καὶδημιουργὸς2, ovverocome “artista, arteficee demiurgo”. Un arti-sta animato daun’energia vitalecreativa e nel con-tempo demiurgo cheopera, proprio comeun artigiano, per il“bene dell’umanità”.Un artista, artefice edemiurgo, la cui ener-gia vitale e creativapervade tutto lo scibile ed ogni possibilitàdi sapere nell’immensità dello sconosciuto.Un’immensità che pervade a sua volta conla sua energia vitale l’artefice ed il de-miurgo stesso. Una Poiesis senza la qualenulla potrebbe essere ciò che è. La sua com-prensione è noetica. Richiede a tutti gli ef-fetti due qualità inscindibili, quelladell’intelletto e quella della sensibilità piùsottile e profonda legata all’intellettostesso. Una sensibilità che va aldilà dellospazio e del tempo e che anima piena-mente lo Zeitgeist o spirito dei tempi. Un al-dilà dello spazio e del tempo che così vienedefinito da Duane P. Schultz3:

    La teoria naturalistica della storia è al-tresì confermata da vari casi di scoperte

    simultanee. Per esempio, sonostate fatte scoperte molto si-mili da parte di individui chelavoravano in luoghi geografi-camente molto distanti espesso completamente al-l’oscuro l’uno del lavoro del-l’altro. Postman (1962) ha giàosservato come nel 1900 bentre ricercatori diversi (che la-voravano separatamente e cheassolutamente non si conosce-vano tra loro) scoprirono dinuovo il lavoro di Mendel. “Se

    non lo fa uno, in seguito lo faràun altro scienziato; o, se uno scienziato lofa al momento sbagliato, altri tre lo fa-ranno al momento giusto!”.4

    La noetica pertanto svela il comporta-mento più nascosto di ogni intelletto. Lasua etimologia a doppia composizione ri-vela la propria significazione derivante dal-l’unione di due significanti: νοῦς o nousovvero “mente; intelligenza; intelletto; ra-gione”5 e ἦθος o ethos ovvero “consuetu-dine; uso; abitudine; costume”6 in sintesi“comportamento”. La noetica animatadalla Poiesis rivela la sua immanente tra-scendenza anche in un altro campo della

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    2 S. Paolo, Lettera agli Ebrei, 11,10.3 D.P. Schultz, (tutt’ora vivente), già professore ordinario presso il Dipartimento di Psicolo-gia della North Carolina University (Charlotte, USA), attualmente associato presso il Dipartimentodi Psicologia della Sud Florida University (Sarasota, USA). Ha pubblicato fino ad oggi 17 saggi e nu-merosi articoli utilizzati come testi didattici in vari atenei.4 Schultz, 1978: 23.5 Rocci, 1995: 1288, voce: νοῦς, νοῦ, ὁ.6 Rocci, 1995: 849, voce ἦθος, ους, τό.

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  • logica dell’ethos ovvero in quella del com-portamento dell’animale. Un animale chepossiede a sua volta quell’ener-gia vitale e creativa della Po-iesis tanto che secondol’eminente esegeta Mons.Gianfranco Ravasi7:

    [...] Identificando cosìl’anima con la stessa per-sona vivente. È facile, al-lora comprendere perchéla bestia sia chiamata “ani-male”, riconoscendo inessa quella che la filosofiaclassica definisce “animavegetativa e sensitiva”.8

    Quindi a proposito di quelsoffio vitale ed universale dellaPoiesis, potremo constatare che la Poiesisstessa anima persino la noetica non umana.È l’eminente scrittore Paolo Coelho9 che ciinforma in merito del nous dell’animale odella noetica in Etologia:

    Uno scienziato che studiava le scim-mie, in un’isola dell’Indonesia, riuscì a in-segnare ad una di esse a lavare le patatenel fiume, prima di mangiarle. Il cibo ri-

    pulito dalla sabbia e dalla sporcizia, erapiù gustoso. Lo scienziato che stava effet-tuando l’esperimento sulla capacità di ap-

    prendimento degliscimpanzé non potevaneanche immaginarequello che sarebbesuccesso alla fine. Fuinfatti sorpreso nelloscoprire che tutte lescimmie dell’isola co-minciarono ad imitarela prima. Finché ungiorno, quando ormaiun numero cospicuodi scimmie aveva im-parato a lavare le pa-tate, anche le scimmiedelle altre isole del-

    l’arcipelago iniziaronoa fare lo stesso. La cosa più sorprendente,però, è che queste ultime impararono afarlo senza avere mai avuto alcun con-tatto con l’isola dove era in corso l’esperi-mento. […] Esistono numerosi studiscientifici al riguardo. La spiegazione piùcomune è che quando un determinato nu-mero di individui evolve, finisce per evol-versi tutta la razza. Non sappiamo quantiindividui siano necessari, ma siamo sicuriche è così.10

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    • 19 •La fenomenologia della Poiesis, M. Bulletti

    7 G. Ravasi, (1942-tutt’ora vivente), Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, dellaPontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa e della Pontificia Commissione di Archeo-logia Sacra, Arcivescovo titolare della Sede Proconsolare di Villamagna.

    8 Ravasi, 2003: 17.9 P. Coelho (1947-tutt’ora vivente), scrittore e poeta brasiliano, nominato messaggero della

    pace (ONU, New York, 2007).10 Coelho, 1999: 146.

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  • 2 L’universalità della PoiesisPertanto la Poiesis in questo suo primo

    apparire sul palcoscenico con-cettuale, inizia a far intrave-dere la sua universalitàpresente oltre che nelmondo organico anche inquello inorganico. La provadella noetica della Poiesis sievince attraverso la praticasperimentale. La dimostra-zione di quanto appena af-fermato è tanto complicataquanto semplice:

    Facciamo sosta al Cerndi Ginevra, e seguiamo perqualche minuto un elet-trone e la sua antiparticella,il positrone, nella loro folle corsa lungo ilcircuito di un acceleratore. Quando le dueparticelle hanno raggiunto un’energiasufficiente si scontrino pure con inauditaviolenza. Annichilandosi. Daranno praticadimostrazione dell’equivalenza tra mate-ria ed energia. Trascorso un istante daquel vuoto perturbato nasceranno ormainuove e ormai ben note coppie di parti-celle. Quark e muoni. Neutrini e mesoni. Ecosì via. Cosa è successo? È successo che lagrande energia prodotta dall’annichila-zione ha perturbato a caso questo o quelcampo quantistico. Il quale essendo de-positario della memoria di una specificaparte delle leggi fisiche, ha ritrasformatol’energia in particelle materiali. 11

    Pertanto la noetica inorganica si delineain un processo di riuniformazione costante

    ed universale. Un processo chenon esclude in alcun modocreatività e variabilità cosìonnipresenti nel mondoinorganico. Quindi la Poie-sis, l’energia vitale cheanima tutto l’universo, pos-siede inequivocabilmenteuna memoria. È come Mne-mosine, la madre di ognimusa, che si muove in ognispaziotempo della creati-vità. La sua memoria è il si-gnificante consustanzialeche dà origine a quell’in-sieme creativo che ha la sua

    espressione simbolica nell’in-sieme delle nove muse figlie di Mnemosinee del padre degli dei Zeus. La contestualiz-zazione leggendaria è oltremodo attraente:

    Mnemosine è la personificazione dellamemoria. È figlia d’Urano e di Gaia e ap-partiene al gruppo delle Titanidi. Zeuss’unì a lei, in Pieria, per nove notti di se-guito, e, in capo a un anno, ella gli diedenove figlie, le Muse.12

    La tematica della Poiesis si svolge comenell’estensione rappresentativa delle Muse,su molteplici localizzazioni. Localizzazioniod estensioni che si muovono all’interno diun insieme di fenomeni che variano dal de-finito all’indefinibile. La Poiesis inizia qui

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    11 Greco, 2002: 590, voce: Vuoto.12 Mitologia, 2006: 426, voce: Mnemosine.

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  • con il mostrare le sue movenze che, comela musa della danza Tersicore13, si apronoin ogni dimensione del nostro intelletto.Dopo questo primo ab-bozzo introduttorio cheanticipa nell’immediatoil dovuto preludio me-todologico, ci inseri-remo mano a manonelle varie argomenta-zioni che vogliono pre-cisare gli aspetti diquesta energia vitalecosì preziosa per tuttinoi. Citeremo per sem-plicità i quattro enunciati di Pierre Duhemcosì ben riassunti dal filosofo della scienzaPietro Greco14:

    Il processo che coinvolge la teorianella spiegazione di un fenomeno natu-rale sottoposto ad osservazione consiste,secondo il filosofo francese, di almenoquattro diversi passaggi: 1) la definizionee la misura delle grandezze fisiche coin-volte; 2) la scelta delle ipotesi di spiega-zione; 3) lo sviluppo matematico dellateoria; 4) il confronto della teoria conl’esperienza (esperimento). L’ultimo pas-saggio è l’unico che possa servire comecriterio per stabilire la verità della teoria

    scientifica proposta. Tenendo presenteche in ogni caso si tratta di una veritàprovvisoria e che, pertanto, la teoria è lo

    strumento con cui lo scienziato,più che cercare di attingerealla verità, cerca di “salvare ifenomeni”. Da notare, ancora,che secondo Duhem la teoriaè, in qualche modo, un’ipotesiscientifica matura, cioè mate-matizzata. È da notare, infine,che queste definizioni, perquanto articolate, ancoranulla ci dicono su come gliscienziati elaborano le teorie

    (psicologia della scopertascientifica) e, soprattutto come le teoriesi relazionano ai fenomeni della natura.15

    La nostra teoria che si relaziona con i fe-nomeni della natura si propone come quel-l’assioma che tende ad unire il grado delpiù profondo con quello del più elevato. Unassioma che non può che appoggiarsi, comei nostri piedi, sul terreno del reale. Un realepervaso di logica proprio come quella dellanatura o della περὶ φύσεως o perí phyśeōsossia della descrizione della natura propo-sta nei suoi epigrammi dal filosofo ionicoEraclito da Efeso16. Una perí phyśeōs che cir-coscrive estesamente la fisica. Una fisica

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    • 21 •La fenomenologia della Poiesis, M. Bulletti

    13 Esiodo, Teogonia, 78.14 P. Greco, chimico, collaboratore del gruppo di ricerca ICS (Innovazioni nella Comunica-zione della Scienza) della Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (Sissa) di Trieste.15 Greco, 2002: 525-526, voce: Teoria.16 Eraclito (535 - 475 a.C. circa), filosofo della natura presocratico, sacerdote nel tempio di Ar-temide ad Efeso. I suoi frammenti scritti in greco ionico ed in prosa, sono giunti a noi sotto formadi aforismi ed epigrammi spesso incompleti con il titolo di περὶ φύσεως, od Intorno alla natura. È fa-moso per il suo principio del pańta rheȋ o del “tutto scorre” nel divenire del pólemos fra opposti.

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  • 17 Genesi, 1,26.18 Esiodo, (VIII-VII sec. a.C.) primo poeta didascalico della Grecia. Tradizionalmente passatoalla storia come competitore poetico di Omero. Vinse l’agone poetico in onore del principe Anfi-damante nell’isola di Eubea. Scrisse il poema Le opere e i giorni ed il primo poema religioso greco, laTeogonia, giunti integri fino a noi. In modo frammentario e con attribuzione incerta abbiamo invecele opere: Il catalogo delle donne, Lo scudo di Eracle ed altre opere minori.19 Esiodo, Teogonia, 79.20 Rocci, 1995:1334, voce: ὄψ, ὄπός, ἡ.

    che però, come gli Epigrammi eraclitei, è ilsignificante in chiaroscuro dell’analisi con-dotta dall’umano. La natura di fatto veste ipanni della fisica e la fisica si trasmuta nel-l’ambito della nostra fisicità infisiologia.

    3 Dalla metamorfosi dellaPoiesis al Demiurgo

    Di fatto, come appenareso visibile dall’evidenza,è possibile far risaltare conimmediatezza una delleinfinite metamorfosi nellequali si muove e si rispec-chia la Poiesis. Metamor-fosi che si legano l’unaall’altra fra di loro senzasoluzione di continuità eprive di contraddizioni. Ledinamiche naturali della Poiesis conflui-scono anche nei fatti in quella avvincenteelaborazione di teorie che diverranno, tral’altro, oggetto dell’indagine psicologicadella scoperta scientifica. Una scoperta cherichiede una dose di creatività collegata,nella sua espressione più alta, con il campopiù poietico che esista nella mente del-l’umano ovvero quello dell’arte. Un campoche ci riconduce a quell’artista, artefice edemiurgo del quale ogni essere umano è

    fatto ad “immagine e somiglianza”17. La Po-iesis si rivela anche come un fattore tran-sculturale. La sua etimologia ci riporta aiprimordi del mito teogonico dell’antica

    Grecia che vide altresì gli agoni ogare poetiche fra Esiodo edOmero. Un mito che ci ricon-duce necessariamente allemuse, filiazioni rappresenta-tive di tutta la sfera artisticadell’umano. Un frutto questogenerato, come già accen-nato, dall’idillio di Zeus conMnemosine. L’ultima delleloro figlie regali, la più impor-tante di tutte, ebbe comenome quello di Calliope. Èl’antico poeta Esiodo18 che citestimonia in merito a questamusa: Καλλιὸπη θ’ ̣ ὴ̀ δὲ

    προφερεστάτην ἐστὶν ἀπασέων19,ovvero “Calliope che è la più illustre ditutte”. Una preminenza nascosta proprioall’interno del nome della musa stessa,composto di καλὸς “bello” e ὄψ (gen. ὄπός)“voce” ovvero calòs e óps ossia “dalla bellavoce”.20 Un’apertura particolare presenteproprio nella maschera teatrale greca:“fatta in modo da rafforzare il suono dellavoce (ut personaret): cosa resa necessariadalla ordinaria vastità degli antichi tea-

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  • tri”.21 Quindi Calliope rappresenta la per-sonificazione della poesia. È il mezzo attra-verso il quale fluisce la forza,l’energia vitale della sacra-lità poetica. Una sacralitàrappresentata in quel tem-pio dove veniva celebratanella Grecia arcaica la litur-gia del sacrificio dell’animasul palcoscenico del primoteatro. Di fatto nello spa-ziotempo del V secolo:

    Le tragedie venivanorappresentate nel teatrodi Dioniso di Atene cheera collegato con il tem-pio del Dio: qui, per la du-rata della festa venivaportata un’antica immagine di Dioniso,conservata per il resto del tempo in unsantuario di quel complesso sacro situatonella periferia della Città che si chiamavaAkademia.22

    Un nome questo che ci riconduce al-l’Accademia dell’intelletto ovvero al-l’espressione più alta dell’apprenderepraticata dall’intelletto. Quindi nel temposacro celebrato nello spazio del tempio, ilrecitato calliopeo diveniva quel diaframma,quella porta che separava e separa il palco-

    scenico della rappresentazione sacra, daquello della platea del mondo profano. Un

    diaframma attraverso il quale siriflettevano però in pienasimmetria lo spirito evocatodall’insieme delle maschereconcelebranti con quellosempre concelebrante deglispettatori. Pertanto la ca-tarsi, acclamata nel teatro,diveniva una vera e propriapurificazione creativa. Si ri-specchiava nella perfettasimmetria della comunionenella quale la bella porta cal-liopea agiva da diaframmafra sceneggiato e spettatore.Una porta che unisce due

    mondi divenuti simmetrici pu-rificati da quell’energia vitale che si im-pone come un vero e proprio assioma dellacreatività. Quindi etimologia e funzionedella Poiesis si mostrano in tutta evidenza,come nella chiarificazione espressa dal-l’eminente linguista Giacomo Devoto23. Unachiarificazione che ora giocoforza deve es-sere presentata. Avremo di fatto: “poesia,dal lat. poesis (che è dal gr. poíēsis, nomed’azione di poiéō “creo”), passato alla decli-naz. it. in –a”.24 Una declinazione nellaquale viene interpretata la creazione, chesegue in senso esteso i canoni calliopei

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    • 23 •La fenomenologia della Poiesis, M. Bulletti

    21 Pianigiani, 1993: 1007, voce: Persona.22 Antonucci, 1997: 11.23 G. Devoto (1897-1974), fu uno dei massimi linguisti italiani del Novecento e uno dei mag-giori esperti della linguistica indoeuropea. Presidente dell’Accademia della Crusca (1963). Fu ordi-nario di Glottologia e Rettore dell’Università di Firenze. Coautore del Dizionario di Lingua Italiana edel Vocabolario Illustrato della Lingua Italiana.24 Devoto, 1968: 321, voce: Poesia.

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  • della poesia o della poietica. Avremo per-tanto una creatività personificata nel-l’espressione poetica, ma cheha come suo motorel’energia vitale della Poie-sis. Un’energia vitale chemuove ogni logica insitanella parola attraverso laquale l’essere umano de-scrive se stesso e l’uni-verso che lo circonda. Unaparola, un lógos che si rive-lano come una vera e pro-pria epifania. Un’epifaniaparadossale che si pre-senta tanto ineffabilequanto indefinibile. Un ca-lembour questo nel qualel’interprete primo, l’attoredell’esegesi nel quale si rispecchia l’essereumano, è anche il demiurgo che dominal’azione di quel: “mettere in moto, far an-dare innanzi, operare, porre in azione”25del lógos o della logica che pervade l’infi-nito tutto.

    4 Dalla metacosmologia alla relatività dellasimultaneità einsteiniana

    Si avrà pertanto sul palcoscenico delnostro universo, una metacosmologia dicui l’autore, il regista e l’interprete, è quel-l’uno che, nelle sue incommensurabili me-tamorfosi, fa risplendere ogni genere divita inorganica ed organica. Volgendo ilnostro sguardo all’universo che ci circonda,

    ammireremo la Luna o il Sole o ancora unamiriade di stelle. La Luna che però ve-

    diamo, non è la Luna reale, èl’immagine della stessa checi arriva con un secondo diritardo. La Luna di fatto è si-tuata nello spazio media-mente a Km 384.400 dallaTerra. Se consideriamoanche il parametro orbitaledella velocità media dellaluna che corrisponde ametri 1.082 al secondo, po-tremo renderci conto delladistanza nella quale si trovarealmente la Luna rispettoalla sua immagine da noipercepita. Il calcolo è presto

    fatto se consideriamo che la“velocità della luce nel vuoto equivale esat-tamente a 299.792.458 metri al secondo”26pertanto l’immagine della Luna che ve-diamo è illusoria poiché la Luna nel mo-mento stesso della nostra percezione èinvisibilmente, ma realmente situata nellospazio già più lontana di circa metri 1.082rispetto all’immagine percepita dai nostriocchi. In ugual modo questo nostro ritardodella percezione, si verifica in maniera piùevidente nei confronti del Sole. Infatti ilSole che vediamo, è quello situato nellospazio 8,33 minuti luce prima della nostrapercezione poiché l’immagine del Sole chepossiamo vedere grazie alla luce impiegaproprio 8 minuti e 33 secondi per giungerefino a noi. Le stelle che vediamo sono si-

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    • 24 •

    25 Pianigiani, 1993: 104, voce: Attore-trice.26 Bobin, 2006: 14.

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  • tuate nello spaziotempo miliardi di anniluce fa. Paradossalmente, se qualcuno ru-basse la Luna od il Sole od unastella, seguiteremmo a ve-dere questi pianeti per unbrevissimo periodo ditempo. Pertanto la nostrapercezione ed esistenzasono sempre differite in undivenire che si situa in unospaziotempo sfalsato sem-pre nel passato ovvero in ri-tardo nei confronti delpresente. Un ritardo che simanifesta perennementenei confronti del reale, inuna diacronia che, dal quasiinfinitesimale, giunge finoalla quasi eternità. Però que-sta sfalsatura dello spaziotempo espressanella molteplicità incommensurabile deifenomeni, ci permette ugualmente di su-perare la discronia spaziotemporale conl’universo che ci circonda. Nei fatti è suffi-ciente pensare che l’universo costituentedi cellule che ci conforma, non possiededue cellule identiche. Altrettanto avvienein un universo costituito da cristalli dighiaccio nel quale non esistono due cri-stalli uguali. Il motivo per cui questi due fe-nomeni si verificano in modo univoco, sianel mondo organico che in quello inorga-nico, sta nel fatto che ogni cellula, comeogni individuo, sono sempre conformati,come ogni cristallo di ghiaccio, in uno spa-

    ziotempo relativo differente, mai identico ase stesso. Ciò presume che non possa esi-

    stere, nel mondo dinamico nelquale viviamo, una piattastasi. Pertanto, la mancanzadi stasi presuppone l’annul-lamento di una simultaneitàche renderebbe possibilel’identico reduplicarsi dellenostre cellule o dei cristallidi ghiaccio. Basti pensare ainucleotidi ovvero agli ele-menti costitutivi degli acidinucleici del nostro DNA: “inuna cellula, nel corso di unagenerazione, su tre miliardidi nucleotidi, se ne ritroveràqualche dozzina cambiata;

    c’è quindi un errore piccolis-simo, dell’ordine, grosso modo, di uno suduecento milioni di nucleotidi per ogni co-piatura”.27 Un errore di copiatura del DNAche, sebbene piccolissimo, si verifica supe-rando i “[...] meccanismi di controllo e dicorrezione delle copie di DNA appenafatte”28. Quindi è proprio il continuo modi-ficarsi dello spaziotempo relativo che si ve-rifica continuamente nel nostro pianeta“errante”29 nello spazio, a non permetterela perfetta riproduzione di ogni generatosia organico che inorganico. Potremoanche affermare al proposito che tanto piùgrande è il numero di operazioni che ven-gono compiute all’interno di ogni feno-meno organico od inorganico, quanto più

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    • 25 •La fenomenologia della Poiesis, M. Bulletti

    27 Cavalli-Sforza, 1995: 127.28 Cavalli-Sforza, 1995: 127.29 Pianigiani, 1993: 1013, voce: Pianeta.

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  • è incisiva la deformazione spaziotemporalegenerata dalla relatività nei confronti del-l’operazione insita nel fe-nomeno in questione. Èproprio Albert Einsteinche ci introduce alla rela-tività della simultaneità.Lo scenario è quello clas-sico einsteiniano. C’è unbinario sul quale correun treno dal punto A alpunto B ed un altropunto esattamente ametà definito come M1sul quale si trova un viag-giatore. C’è inoltre unaltro osservatore sullabanchina ferroviaria chenoi definiremo statica-mente euclideo che os-serva il treno nel suoavanzare. Nel preciso istante in cui il trenosi trova per lui nel punto M sempre a metàstrada tra A e B, un fulmine colpisce con-temporaneamente i punti A e B.

    5 Dal fulmine della simultaneità all’assedella simmetria

    La presentazione dei due assiomi ine-renti alle due differenti relatività della si-multaneità da parte del fisico tedesco, èben chiara: “se un osservatore seduto intreno nella posizione M1 non possedessequesta velocità, allora egli rimarrebbe per-manentemente in M e i raggi di luce emessidai bagliori del fulmine A e B lo raggiunge-

    rebbero simultaneamente, vale a dire si in-contrerebbero proprio dove egli è situato.

    Tuttavia nella realtà (conside-rata con riferimento allabanchina ferroviaria), egli simuove rapidamente verso ilraggio di luce che provieneda B, mentre corre avanti alraggio di luce che provieneda A. Pertanto l’osservatorevedrà il raggio di luceemesso da B prima di ve-dere quello emesso da A. Gliosservatori che assumono iltreno come loro corpo di ri-ferimento debbono perciògiungere alla conclusioneche il lampo di luce B haavuto luogo prima dellampo di luce A. Perve-niamo così al seguente im-

    portante risultato: gli eventi che sonosimultanei rispetto alla banchina non sonosimultanei rispetto al treno e viceversa (re-latività della simultaneità)”30. Perciò si avràuna doppia relatività che vede il differen-ziarsi dello spaziotempo di ogni ordine di-namico rispetto a quello euclideo diciascun ordine statico. In definitiva qual-siasi copiatura del DNA cellulare come ilformarsi di ogni cristallo di ghiaccio, av-verrà, superando il fenomeno della simul-taneità, in uno spaziotempo sempredifferente. Potremo anche dire che, a stati-che differenti, corrisponderanno sempreed inequivocabilmente situazioni di simul-taneità o di stabilità differenti. È pertanto

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    30 Einstein, 1981: 62.

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  • la deformazione statica dovuta al numeroincommensurabile delle differenti relati-vità della simultaneità che determina inmodo conseguentemente inoppugnabile ladifferenziazione a cui èpredestinato ogni agentedinamico, coinvolgendonecessariamente, anche separzialmente, la luce. Pale-semente non abbiamo unapercezione del carrousel di-namico nel quale ci muo-viamo e nel quale si muoveil nostro pianeta, il sistemasolare e la Via Lattea in-torno al cui centro gravi-tiamo ruotando. Le differenti relativitàdella simultaneità si muovono all’internodi un equilibrio che, parafrasando Eraclito,è possibile definire come un armonico“tutto scorre”. Un’armonia, un πάντα ρἑίod un pańta rheȋ che potremmo definire,utilizzando il linguaggio della fisica, comedi autoregolazione. Un’autoregolazionetesa sempre al fine di raggiungere un equi-librio costante definibile in fisica come gi-roscopico. Gli esempi sono innumerevoli eci riguardano anche da vicino. Infatti il no-stro pianeta “errante”31, la Terra che abi-tiamo, ruota proprio intorno ad un asse diautoregolazione giroscopico:

    Il giroscopio manifesta poi il cosid-detto effetto giroscopico o di precessione:applicando una forza, l’asse tende a di-sporsi perpendicolarmente al piano indi-

    viduato dalla forza e dall’assemedesimo; in pratica si ma-nifesta un lento moto conicodell’asse. La precessione è fa-cilmente verificabile in unatrottola il cui asse sia obliquorispetto al piano di sostegno;lo stesso fenomeno si riscon-tra nel caso della Terra, cheha l’asse di rotazione incli-nato rispetto al piano del-l’orbita di rivoluzione”.32

    Il lento moto conico dell’asse inclinatodella Terra, della trottola orbitante su cuiviviamo, ha una durata di “25.800 anni”.33 Aquesto lentissimo movimento che modulail fenomeno degli equinozi e dei solstizi, faseguito un altro movimento, quello delleplacche tettoniche sulle quali appoggiamoi nostri piedi oppure navighiamo. Ognunadi queste differenti placche tettoniche simuove e ruota su di un nastro trasporta-tore. È il geofisico francese Xavier Le Pi-chon34 che ci introduce nel merito:

    Euler ha dimostrato che, su una sfera,il movimento relativo descritto da due in-

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    • 27 •La fenomenologia della Poiesis, M. Bulletti

    31 Pianigiani, 1993: 1013, voce: Pianeta.32 Enciclopedia, Scienze Vol. 9 A-I, Garzanti, Milano, 2006, voce: Giroscopio, p. 708.33 Gribbin, 1998: 390, voce: Precessione degli equinozi.34 X. Le Pichon (1937-tutt’ora vivente), geofisico francese. Universalmente noto per il suomodello delle placche tettoniche, attualmente professore al Collège de France, già assistente scien-tifico alla Columbia University (1986), Direttore del Dipartimento di geologia marina del Centrooceanologico di Bretagna, Professore alla Universitè de Paris (1978), Direttore del Dipartimento digeologia a la Ecole Normale Supérieure de France (1984).

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  • siemi indeformabili, ovvero da due plac-che, è necessariamente una rotazione.Una semplicissima esperienzaeffettuata su un globopermette di comprendereil significato di questoteorema. Per andare a so-vrapporsi su un altro, uncerchio massimo longitu-dinale deve compiere unmovimento di rotazioneattorno all’asse del globo.Le traiettorie di sposta-mento seguono il trac-ciato delle latitudini eformano un insieme dipiccoli archi di circonfe-renza centrati sull’asse dirotazione.35

    Un asse di rotazione che ci riporta im-mancabilmente al soggetto principale del-l’asse dell’equilibrio giroscopico.

    6 Dalla rotazione delle placche tettoniche al-l’orbitazione del sistema solare

    A tutti gli effetti le placche tettonicheche in tal modo si allontanano, seguendo ladinamica di Euler, sono quelle: “dell’Africae [del]l’Antartide, l’Africa e l’India, l’Antar-tide e l’India, l’Australia e l’India”36 mentrele Americhe si allontanano rispettivamentedall’Europa e dall’Africa alla velocità di “3

    centimetri l’anno, 30 chilometri ogni mi-lione di anni, 6000 chilometri dal momento

    della lacerazione ini-ziale”37 però “le velo-cità più elevate sonoraggiunte nel Paci-fico: oltre 10 centi-metri l’anno”38 sulbordo dell’OceanoPacifico e a nord del-l’Oceano Indiano. Perquesto motivo: “Talizone si segnalano re-golarmente per igrandi terremoti e lespettacolari eruzionivulcaniche”,39 a cui si

    aggiungono i devastanti tsunami che le ca-ratterizzano. Alla velocità minimale delleplacche tettoniche corrisponde l’inconsa-pevolezza della velocità ben più alta con laquale la Terra ruota intorno al proprio assedi equilibrio giroscopico. Se consideriamoche la Terra impiega notoriamente ognigiorno solare un periodo di tempo di 24 oreper percorrere “Km 40.076”40 si potrà facil-mente dedurre che all’equatore la velocitàdi rotazione della Terra sul proprio assesarà di Km 1.669,8333 ogni ora superandoin tal modo la velocità del suono che è diKm 1.193,4 all’ora. Nessuno di noi si rendeminimamente conto di questa velocità di

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    35 Le Pichon, 1988: 20.36 Le Pichon, 1988: 17.37 Le Pichon, 1988: 16.38 Le Pichon, 1988: 17.39 Le Pichon, 1988: 18.40 Enciclopedia della Geografia, 1993: 403, voce: Equatore.

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  • rotazione che va chiaramente a scemare aseconda della latitudine o del parallelo nelquale ci troviamo. La lo-gica ci fa capire che que-sta velocità di rotazioneè minima sui due poli.Impiegheremo di fattosei ore per compiere unarotazione di 90° e quindiquattro minuti per ruo-tare di un solo grado. Lavelocità di rotazionedella Terra all’equatorerisulterà però quasi irri-levante rispetto a quellaben più alta raggiuntadalla Terra durante il per-corso della sua orbita intorno al Sole. Unavelocità che varia anch’essa. Infatti vi è uncambio di velocità nei diversi punti dell’or-bita, essendo minima all’afelio e massimaal perielio. L’afelio: “è il punto dell’orbita diun pianeta o di un altro corpo celeste cor-rispondente alla massima distanza dal Sole.La Terra si trova all’afelio il 3 luglio di ognianno”41, mentre il perielio è: “il punto del-l’orbita di un pianeta o di un altro corpocorrispondente alla sua distanza minimadal Sole. La Terra si trova al perielio il 3gennaio”.42 All’afelio la velocità è media-mente di km 29,3 al secondo, che corri-spondono a km 105.480 all’ora. Al perielio èmediamente di km 30,3 al secondo, checorrispondono a km 109.080 all’ora. L’orbi-

    tazione terrestre si inserisce all’interno diun’armonia sincronica per cui: “la Luna or-

    bita intorno allaTerra, la Terra or-bita intorno alSole e il Sole in-torno al centrodella Galassia”.43Invece l’orbita-zione del sistemasolare intorno alcentro della ViaLattea, la nostraGalassia, ha unadurata di 200 mi-lioni di anni e si

    compie alla velo-cità di circa km 250 al secondo che corri-spondono a km 900.000 all’ora. Questaorbitazione deve giocoforza avvenire in-torno ad un centro gravitazionale cheabbia un’immensa quanto incommensura-bile forza di attrazione. L’ipotesi più plau-sibile, anche se però ancora irrisolvibile dalpunto di vista ottico, ossia non osservabilevisivamente, è quella di un’enorme buconero. Afferma prudentemente al propositol’astrofisico Giancarlo Bernardi44:

    Sebbene il nucleo della Via Lattea siairrisolvibile dal punto di vista ottico, gra-zie all’utilizzo di strumenti che lavoranonell’infrarosso e nella zona radio, è statopossibile osservare questa zona miste-

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    • 29 •La fenomenologia della Poiesis, M. Bulletti

    41 Gribbin, 1998: 7, voce: Afelio.42 Gribbin, 1998: 375, voce: Perielio.43 Gribbin, 1998: 357, voce: Orbita.44 G. Bernardi (1955-tutt’ora vivente) astrofisico, scrittore e divulgatore scientifico, redattoredelle riviste Science Digest e Spectrum.

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  • riosa che potrebbe nascondere molte sor-prese, non esclusa quella della presenzadi un gigantesco buco nero.45

    Quindi, l’insieme sincro-diacronico di tutte le velo-cità appena enumerate,implica anche il verificarsidi un fenomeno che po-tremmo definire di plasti-cità giroscopica, che ponein equilibrio l’insieme in-commensurabile delle dif-ferenti relativitàspazio-temporali einstei-niane che si pongono con-temporaneamente inessere. Un contemporaneamente che po-tremmo definire anche come simultanea-mente. Una simultaneità inscrivibile a suavolta in un insieme incommensurabile diassiomi.

    7 Dal carrousel dell’Universo alla metafi-sica dello sconosciuto

    Pertanto, il panorama del nostro uni-verso fin qui descritto, ci riconduce per as-sociazione ad un carrousel, o piùnotoriamente, a quella giostra a cavalli cheritroviamo in ogni luna park. Il centro diquella giostra sembra essere costituito daquel grande asse di simmetria situato pro-prio nel centro della nostra galassia, la ViaLattea. A quel grande asse si aggiungerà la

    molteplicità degli altri assi fin qui presen-tati in gradualità crescente. A questo in-

    credibile quantoimpensabile carrousel,bisogna aggiungere an-cora il fenomeno del-l ’ e s p a n s i o n edell’universo. Essa furilevata in primo “in-torno al 1913 da VestoMelvin Slipher, un gio-vane collaboratore delgrande e controversoastronomo americanoPercival Lowell. Slipheraveva osservato il blue-

    shift della nebulosa diAndromeda e aveva calcolato che si stavaavvicinando alla Terra alla velocità di circa300 km al secondo (km/s): come dire circaun milione di chilometri l’ora! Mentre lagran parte delle altre nebulose a spiralemostravano un forte redshift e si stavano al-lontanando dalla Terra a 1000 km/s eoltre”.46 Per meglio comprendere un fasciodi fotoni:

    In avvicinamento, ha una luce appa-rente spostata verso lunghezze d’ondaminori, cioè verso le lunghezze d’onda delcolore blu: è il fenomeno che si chiamablueshift. Al contrario, una luce in rapidoallontanamento ci appare spostata versoil colore rosso: redshift.47

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    45 Bernardi, 1996: 28.46 Greco, 2002: 238, voce: Evoluzione cosmica.47 Greco, 2002: 238, voce: Evoluzione cosmica.

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  • A tutti gli effetti dall’entità del colore èpossibile stabilire la velocità dello sposta-mento delle galassie:

    Ciò grazie ad un bennoto effetto chiamato ef-fetto Doppler. Questo ef-fetto, scoperto nel 1842dal fisico austriaco C.Doppler (1803-1853), è ilresponsabile della diffe-renza di tono con cuipercepiamo una sor-gente in moto di avvici-namento o diallontanamento. L’effettoDoppler, così descritto,riguarda le onde sonoreche si propagano nell’aria,ma il fisico francese A. Fizeau (1819-1896) ha poi esteso questa conclusioneanche alla radiazione luminosa e pertale motivo l’effetto Doppler applicatoalla radiazione luminosa viene chia-mato effetto Doppler–Fizeau.48

    Considerando l’effetto Doppler–Fizeau:nel 1929 l’astronomo Edwin Hubble precisòcon maggiore accuratezza la scoperta diVesto Melvin Slipher constatando che nelnostro universo esiste una specifica “re-cessione delle galassie” per cui quantomaggiore è la velocità di avvicinamento odi allontanamento, tanto maggiori sono il

    blueshift o il redshift. L’universo pertanto èin una fase di espansione in accelerazione

    iniziata col Big Bang. Quindi,lo spazio che contiene l’uni-verso, considerando la suaaccelerazione crescente, po-trebbe dilatarsi fino all’inve-rosimile divenendoparadossalmente, sul pianoconcettuale, il contenitoredilatato di una serie di ipo-tesi teoriche che rasentanoproprio l’inverosimile. Que-sto paradosso si rivela inquanto tale poiché la co-smologia non può definire,attraverso la certezza datadall’osservazione sperimen-

    tale del fenomeno, il feno-meno stesso. Però, superando l’ostacolodella non osservazione, il fisico riuscirà purtuttavia ad elaborare modelli teorici che siriveleranno poi validi. È il fisico teorico L.Susskind49 che ci esemplifica quanto segue:

    In ciascuno dei casi che ho descritto(quark, inflazione, evoluzione darwi-niana) le accuse commettevano l’errore disottostimare l’ingegno umano. Ci sono vo-luti solo pochi anni per verificare il mo-dello a quark in maniera indiretta congrande precisione.50

    Quindi, come per ciò che riguarda laconferma della presenza dei quark, l’inge-

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    • 31 •La fenomenologia della Poiesis, M. Bulletti

    48 Bernardi, 1996: 82-83.49 L. Susskind, (1940- tutt’ora vivente), fisico statunitense, Professore ordinario della teoriadelle stringhe e della teoria quantistica dei campi presso la Stanford University (California).50 Susskind, 2007: 185.

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  • gno umano, superando la fisica del non os-servato, riesce ad attivare paradossalmenteuna funzione precognitrice,quella della metafisica.Una metafisica che va al-dilà della fisica “dopo lecose fisiche o naturali”51.Potremo quindi ripro-porre il paradosso del nonosservato ovvero del me-tafisico che si coniuga conl’osservato della fisica.Avremo quindi un as-sioma che unificherà inun corpo unico la fisicacon la metafisica. Ci ren-deremo conto che en-trambe si presentano,immancabilmente, comeun binomio inseparabile, sul palcoscenicodell’universo. Avremo pertanto un’unità,una endiadi, un “unico linguaggio” fisico-metafisico, quello della Poiesis, che si ri-fletterà, animandola, nella dinamica dellasimmetria.

    8 Dal nastro di Möbius al parallelismo conl’immaginario

    Una simmetria che potrà essere rilevatanello specchio meccanico dell’anello o na-stro di August Ferdinand Möbius.52

    Per l’appunto:

    In topologia si diceanello o nastro di Mö-bius la più semplicefra le superfici a unasola faccia, o unila-tere. Presa una stri-scia rettangolare dicarta e incollati in-sieme i suoi dueestremi, avendo peròprima fatto compierea uno di essi un mezzogiro, si otterrà unanello che presentauna sola faccia. La piùcuriosa proprietà in-fatti di questa figura è

    che, tracciando con unapunta scrivente una linea media lungotutta la striscia dell’anello, si ritorna nellaposizione di partenza, ma dall’altra partedella striscia.53

    A ben vedere il percorso dinamico dellapunta scrivente che ritroveremo dall’altraparte della striscia, compie un vero e pro-prio rovesciamento simmetrico. Prima lapunta stava sopra, dopo il mezzo giro sitroverà sotto. È lo stesso fenomeno del ro-vesciamento dinamico di un’immagine che,

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    51 Pianigiani, 1993: 848, voce: Metafisica.52 A. F. Möbius (1790-1868), matematico ed astronomo tedesco. Discendente di Martin Lu-tero per parte di madre, nel 1813 studiò astronomia nell’osservatorio di Gauss a Gottinga. In seguitosi recò ad Halle per studiare matematica con Johann Friedrich Pfaff. Nel 1815 scrisse la sua tesi dot-torale sulla Occultazione delle stelle fisse e quindi la sua tesi di abilitazione sulle equazioni trigono-metriche.53 Piccato, 1987: 280-281, voce: Möbius, anello o nastro di.

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  • dopo aver attraversato il foro della pupillao il diaframma di una camera fotografica,si ritroverà, sulla retina o sullalastra fotografica, in posi-zione simmetrica e rove-sciata. Il mezzo giro delnastro di Möbius come lapupilla o il diaframma dellamacchina fotografica, otten-gono esattamente lo stessoeffetto, ossia quello del di-namico rovesciamento sim-metrico di uno stessooggetto o di una stessa im-magine. Potremmo, per sil-logismo, avanzare ancheun’altra ipotesi ovvero chesia l’oggetto fisico che il sog-getto metafisico seguano lostesso percorso. Riprendendo l’argomenta-zione specifica alla fisica avremo, come ap-pena dimostrato, su due piani differentidella fisica, ossia quello della meccanicamöbiana e quello dell’ottica, una risultanteidentica. Una risultante che vede il riflet-tersi simmetricamente rovesciato di un fe-nomeno comune per entrambe. Unfenomeno di sdoppiamento questo, chepotrà essere anche riscontrato nella dop-pia immagine omogenea e disomogeneanella quale si rispecchia in sé e per sé, ainostri occhi, l’Universo. Un rispecchiarsiche diviene simmetricamente asimmetricoa seconda della grandezza di scala relativaalla misurazione del fenomeno in oggetto.Un fenomeno che esprime, quindi, una sua

    proprietà ben specifica, quella della meta-morfosi su scale di grandezza differenti. È il

    fisico teorico Leonard Sus-skind che ci precisa il con-cetto:

    Secondo il mio dizionariola parola omogeneo significa“ovunque uniforme per com-posizione o struttura”. Dettodi una minestra d’avena, o dipatate, vuol dire che è privadi grumi. Naturalmente, se laguardiamo con la lente d’in-grandimento, non ci appariràaffatto omogenea. Il fatto èche quando si dice che qual-cosa è omogeneo, occorreprecisare l’affermazione ag-

    giungendo “a scale maggiori di una certalunghezza specificata”. Una zuppad’avena ben amalgamata è omogenea allescale superiori al millimetro: un campo digrano è omogeneo a scale grosso modosuperiori al metro.54

    Quindi omogeneità e disomogeneità sirispecchiano nelle differenti dimensionidelle scale di grandezza che si presentanosul palcoscenico spazio-temporale delle re-latività einsteiniane. Potremo anche ag-giungere che una delle proprietàfondamentali della natura è quella dell’es-sere in una immanente metamorfosi. Unfenomeno che apparirà, come costante,sulle scale di grandezza più grandi, quelleriguardanti l’intero cosmo. Avremo infatti

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    54 Susskind, 2007: 130.

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  • 55 Greco, 2002: 540, voce: Universo.56 S. Paolo, Lettera agli Ebrei, 11,10.57 L. Apuleio, Metamorphoseon, Libro III,17.58 L. Apuleio di Madaura (attuale Md̕aurush, Algeria) (125-180 d.C) scrittore, filosofo neo-platonico, retore, mago, alchimista, avvocato. Negli ultimi anni della sua vita ebbe l’investitura disacerdos provinciae a Cartagine. Figlio di un console romano, scrisse Le Metamorfosi o L’ Asino d’oro, ilDe Magia, i Florida giunti fino a noi; gli vengono attribuite molte opere apocrife: De herbarum medi-caminibus, De Remediis Salutaribus, Physiognomonia, Asclepius. Studiò a Cartagine poesia, geometria,

    che l’universo ha una: “struttura omogeneae uniforme a larga scala e [...] una strutturadisomogenea e articolata a scala locale”.55Pertanto il fenomenodel differe