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ANNO104N15 l'QUINDICINA o 1NOVEMBRE1980 SPEDIZIONEINABBONAMENTOPOSTALEGRUPPO2°(70) RIVISTA DELLA FAMIGLIASALESIANAFONDATADASANGIOVANNIBOSCONEL1877 INQUESTO NUMERO Inserto : 1981,unanno conDonBosco DonOrione è Beato : l'alunnoche portò aDonBosco trequaderni dipeccati Protagonistinel )gettosalesiano : ICooperatori cooperano così

RIVISTA DELLA FAMIGLIA SALESIANA FONDATA DA SAN …biesseonline.sdb.org/1980/198015.pdf · 2011. 1. 17. · anno 104 n15 • l' quindicina o 1 novembre 1980 spedizione in abbonamento

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ANNO 104 N15 • l' QUINDICINA o 1 NOVEMBRE 1980SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE GRUPPO 2° (70)

RIVISTA DELLA FAMIGLIA SALESIANA FONDATA DA SAN GIOVANNI BOSCO NEL 1877

IN QUESTONUMERO

Inserto :1981, un anno

con Don Bosco

Don Orioneè Beato :

l'alunno cheportò

a Don Boscotre quaderni

di peccati

Protagonisti nel)getto salesiano :

I Cooperatoricooperano

così

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RIVISTA DELLA FAMIGLIA SALESIANAfondata da san Giovanni Bosco nel 1877Quindicinale d'informazione e cultura religiosa

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BOLLETTINO SALESIANO

DIRETTORE RESPONSABILE DON ENZO BIANCOCollaboratori . Giuliana Accorsero - Marco Bongioanni - TeresioBosco - Elia Ferrante - Domenica Grassiano - Adolfo L'ArcoFotografia Fulgenzio CecconArchivio Guido CantoniDiffusione Arnaldo MontecchioFotocomposizione e ImpaginazioneScuola Grafica Salesiana Pio XI - RomaStampa Officine Grafiche SEI - TorinoRegistrazione Tribunale di Torino n . 403 del 16.2 .1949

IL BOLLETTINO SALESIANO SI PUBBLICA- il primo di ogni mese (undici numeri, eccetto agosto) per la

Famiglia Salesiana ;- il 15 del mese per i Cooperatori Salesiani .

Collaborazione. La Direzione invita a mandare notizie e foto ri-guardanti la Famiglia Salesiana, e s'impegna a pubblicarle secondoil loro interesse generale e la disponibilità di spazio .Edizione di metà mese . Redattore don Armando Buttarelli . Viale deiSalesiani 9, 00175 Roma. Tel . (06) 74 .80 .433 .

IL «BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDOII BS esce nel mondo in 40 edizioni nazionali e 20 lingue diverse(tiratura annua oltre 10 milioni di copie) in :Antille (a Santo Domingo) - Argentina - Australia - Austria - Belgio(in fiammingo) - Bolivia - Brasile - Canada - Centro America (a SanSalvador) - Cile - BS Cinese (a Hong Kong) - Colombia - Ecuador -Filippine - Francia - Germania - Giappone - Gran Bretagna - India(in inglese, malayalam, tamil e telugú) - Irlanda - Italia - Jugoslavia(in croato e in sloveno) - Korea del Sud. BS Lituano (edito a Roma)- Malta - Messico - Olanda - Perù - Polonia - Portogallo - Spagna -Stati Uniti - Sudafrica - Thailandia - Uruguay - Venezuela .

DIFFUSIONE E ABBONAMENTIIl BS è dono di Don Bosco ai componenti la Famiglia Salesiana, agliamici e sostenitori delle sue Opere .E' Inviato in omaggio a quanti lo richiedono all'Ufficio Propaganda .Copie arretrate o di propaganda : a richiesta, nei limiti del possibile .Cambio di indirizzo : comunicare anche l'indirizzo vecchio .Per queste operazioni : Ufficio Propaganda SalesianaVia Maria Ausiliatrice 32 . 10152 Torino. Tel . (011) 48 .29 .24 .

I LIBRI PRESENTATI SUL BS vanno richiesti alle Editrici- o contrassegno (spese di spedizione a carico del richiedente) ;- o con versamento anticipato su conto corrente postale (spe-

dizione a carico dell'Editrice) :LAS: Libreria Ateneo Salesiano Piazza Ateneo Salesiano 1, 00139Roma. Ccp . 57 .49 .20.01 .LDC : Libreria Dottrina Cristiana - 10096 Leumann (TO). Ccp . 8128 .SEI : Società Editrice Internazionale - Corso Regina Margherita 176,10152 Torino . Ccp 20 .41 .07 .

DIREZIONE E AMMINISTRAZIONEIndirizzo : Via della Pisana 1111 - Casella Postale 909200163 Roma-Aurelio . Tel . (06) 69 .31 .341Conto corrente postale numero 46.20.02 intestato a:Direzione Generale Opere Don Bosco, Roma .

IL GRAZIE CORDIALE DI DON BOSCO ai lettori che- contribuiscono a sostenere le spese per il Bollettino,- aiutano le Opere di Don Bosco nel mondo,- e soprattutto le Missioni Salesiane.

IN QUESTO NUMERO1 NOVEMBRE 1980ANNO 104 - NUMERO 15

Copertina . Missione Croata di Ro-senheim (Germania) : inaugurazio-ne del nuovo Centro parrocchiale .Servizio di copertina : pag . 36-37 .

Un anno con Don Bosco (Calendario Salesiano 1981)

Anche per l'anno prossimo il Calendario Salesiano, con leimmagini care agli amici di Don Bosco . C'è una figuranuova (e vale la pena presentarla subito) : santa MariaMazzarello, di cui si ricorda durante l'anno il centenariodella morte (14 maggio). Le sue suore, le Figlie di MariaAusiliatrice, si preparano a commemorarla, e altrettantofarà il BS.Altre novità nel Calendario : è stata scelta una carta opaca,su cui si possa scrivere ; e poi si è lasciato uno spazioadeguato accanto a ogni giorno, perché si possa scriveredavvero.

Convegni. UPS: «Progettare l'educazione», 4

Missioni . Sono 80 i salesinai della 110° Spedizione, 3Protagonisti nel progetto di Don Bosco, 3' e ultima parte

I Cooperatori cooperano così, 38-40

arnw

Australia . Il salesiano che salvò il Rettor Maggiore, 3EI Salvador. Testimoniare mentre scoppiano le bombe, 3-4Germania O. A servizio dei fratelli emigrati, 36-37Italia. Giancarlo morto giocando, 4Korea del Sud . Sessanta regali della polizia, 35Zaire. L'exallieva stanca di vacanze piatte, 4-5

26 ottobre 1980 : don Luigi Orione è Beato, 6-10L'alunno che portò a Don Bosco tre quaderni di peccati .

Brevi dal mondo, 3 - Libreria, 5 - I nostri santi,41 - I nostri morti, 42 - Solidarietà, 43

- Sì, caro . Il televisore si è guastato.

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Foto a sinistra : trincea di Castellazzo (Basso Piave), agosto 1918 . Ap-poggiato alla bombarda un giovane ufficiale di nome Renato Ziggiotti,futuro Rettor Maggiore . Foto a destra : il salesiano coadiutore CelestinoAcerni, anch'egli armato ma coi coltello per tagliare la torta dei suo 85°compleanno. Nel 1918 furono protagonisti di una singolare vicenda .

AUSTRALIAIL SALESIANO CHE SALVO1L RETTOR MAGGIORE

Il fatto avvenne parecchi an-ni fa, quando l'uno non eraancora salesiano, e l'altro nonera ancora Rettor Maggiore(anzi ora non lo è più : don Re-nato Ziggiotti, quinto succes-sore di Don Bosco, oggi è Ret-tor Maggiore emerito) . Lui, ilprotagonista, è morto pochimesi fa, nel luglio scorso, allabella età di 85 anni, rimpiantodalla Famiglia salesiana d'Au-stralia che ha perso così il suopatriarca :Si chiamava Celestino Acer-

ni. Era nato a Specchio (Par-ma) nel 1895, e aveva 10 trafratelli e sorelle . Nella bella ca-scina tutti lavoravano di buonaIena, ma poi un fratello partìper il seminario, e lui fu man-dato a Torino Valdocco perchèimparasse un mestiere. Duran-te il servizio militare scoppiò laprima guerra mondiale e fu in-viato al fronte. Ma poi eccolosalesiano, eccolo nella scuolaagricola di Lombriasco, unpiccolo paradiso in cui si tro-vava bene tra i ragazzi e icampi. Fu allora, nel 1922,quando lo raggiunse quellastrana proposta : andare mis-sionario in Australia .

Nel '22, su invito della SantaSede, i salesiani avevano ac-cettato di recarsi a lavorare nelKimberley, tra i primitivi di quellontano continente, e venneallestita una prima spedizionedi otto missionari . Acerni ac-cettò l'invito a partire, sicuro

13KtVI DAL MUNDU

che - capace di fare un po'tutto coméra - si sarebbe re-so utile. «Voi siete nuovi am-basciatori di Dio - si sentì direa Valdocco nella cerimonia diaddio - . E Gesù che vi manda,andate dunque fiduciosi» .

Acerni aveva fiducia e sere-nità da vendere. Intanto du-rante il viaggio gli otto discute-vano chi sarebbe stato il primosalesiano a mettere piede sulcontinente nuovissimo ; e unaltro coadiutore, Cesare Asseli,assicurò che sarebbe stato lui .Al momento di scendere sullabanchina del porto, Acernisembrava piuttosto attardatonel chiudere i suoi bagagli, eAsseli con aria trionfale infilòper primo la scaletta della na-ve. Era sicuro della vittoria . Maappena giunto in fondo allascaletta trovò là Acerni che loattendeva con sorriso beffardo .Lo aveva preceduto! Con tuttala sua mercanzia era saltatogiù dall'oblò, e cosí era stato- per la storia - il primo sa-lesiano a toccare il suolod'Australia .

Poi gli anni trascorsero perlui sereni e operosi . La con-gregazione di Don Bosco presea svilupparsi bene nella patriadei canguri, con un progressolento ma continuo . Oggi i sale-siani formano un'ispettoria condieci case e 124 confratelli, e illoro numero è in continua cre-scita . Acerni a poco a poco si èimposto non tanto per quel suoprimato ma per la sua perso-nalità . A un certo punto fu ilsuperstite della prima spedi-zione, il testimone dei tempi

antichi, il patriarca .E un giorno arrivò in Austra-

lia a far visita ai salesiani il loroRettor Maggiore don Ziggiotti .Potevano mancare quattrochiacchiere con Acerni? Laconversazione risalì nel tempo,e i due si accorsero che eranostati in guerra insieme sulfronte austriaco, che avevanodovuto combattere insieme letali e tal altre battaglie, cheavevano corso tanti rischi in-sieme . Acerni raccontò delgiorno in cui, uscito dalla trin-cea rischiando la vita sotto iltiro incrociato delle armi nemi-che, era riuscito a raggiungereun ufficiale italiano ferito, acaricarselo sulle spalle e a ri-portarlo al sicuro . Don Ziggiottivolle verificare il luogo, la data,le circostanze, e poi - comesuccede nell'ultima scena deiromanzi polizieschi - giunsealla conclusione sconcertanteche quell'ufficiale salvato daAcerni era senza dubbio lui inpersona. Sì, i particolari coin-cidevano tutti .

Passarono ancora tanti altrianni per il patriarca dei sale-siani in Australia . Ma un giornodisse : «lo ho sempre cercato difare ciò che i miei superiorivolevano che io facessi, e orache il mio Grande Capo michiama, sono ansioso di anda-re». Si è spento il 18 .7 .80 .

MISSIONISONO 80 1 SALESIANIDELLA 110° SPEDIZIONE

Sono circa 80 i salesiani cheentro la fine del 1980 avrannolasciato i loro paesi per recarsinelle missioni . E' quanto fa sa-pere il Dicastero delle missionisalesiane in un comunicatodello scorso settembre .

II comunicato reca questi al-tri dati . I salesiani con destina-zione missionaria già assegna-ta sono 76 : 52 sacerdoti, 15coadiutori e 9 chierici . L'etàmedia è 37 anni ; il più giovanene ha 21, il più anziano 64 .Secondo la provenienza, 21

sono spagnoli, 16 dell'India, 11italiani, 17 brasiliani, 6 delle Fi-lippine, 5 polacchi, 3 inglesi,uno rispettivamente da Austra-lia, Argentina, Centro America,Colombia, Messico, Stati Unitie Uruguay .Secondo la destinazione, 9 si

recano in Asia, 15 in AmericaLatina e ben 52 in Africa : il

«progetto Africa» quindi non èsolo sulla carta ma sta diven-tando realtà .Una buona parte di questi

neo-missionari nel settembrescorso ha frequentato pressola Casa Generalizia un apposi-to corso di preparazione . Ladomenica 28 settembre i mis-sionari ancora in Italia hannopreso parte nella Basilica diMaria Ausiliatrice in Valdoccoalla funzione della «consegnadel crocefisso». L'alto numerodei partenti sembra suggerireche - nonostante tutto - lemissioni salesiane non cono-scono crisi di vocazione .

EL SALVADORTESTIMONIARE MENTRESCOPPIANO LE BOMBE

Vita sempre più difficile, tra iboati delle bombe, per i sale-siani al lavoro nel Salvador,mentre la tensione nel paesecresce e le parti in lotta non sirisparmiano .

Una prima dolorosa vicenda,per fortuna senza vittime, risaleal 15 .5 .1980, e riguarda l'istitu-to «Don Rua» (parrocchia,oratorio, scuole, sede ispetto-riale) . Da tempo 200 guerri-glieri occupavano la chiesadell'istituto e spadroneggiava-no dappertutto . I loro avversarisapevano della loro presenza .Quel giorno, alle 2 e 20 delmattino, fu lanciata (non si sada chi) una bomba ad alto po-tenziale esplosivo sulla partenord dell'edificio, contro laporta, di fronte alla casa dellesuore. Pochi minuti dopo, altredue bombe di minore potenzacentravano il garage . La primabomba scosse l'edificio comeun terremoto di quinto o sestogrado, mandando in frantumiquasi tutti i vetri del lato nord,smantellando la porta e di-struggendo quanto si trovavanei locali vicini . Anche l'edificiodelle suore subì gravi danni .Un salesiano, uscito nella

mattinata per verificare l'entitàdei guasti, vide una pattiglia disoldati governativi che si sta-vano avvicinando in pieno as-setto di guerra . Subito andòloro incontro e persuase il co-mandante a desistere da unintervento armato, che oltre arovinare ancor più la casaavrebbe provocato chissàquanti morti e feriti . Per fortunail comandante accondiscese . e

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nel pomeriggio anche i guerri-glieri ebbero la buona idea dilasciare l'istituto .Ben più gravi rischi corre il

vescovo salesiano mons. Rive-ra y Damas, che dal marzoscorso è stato chiamato dallaSanta Sede a sostituire comeAmministratore apostolico l'ar-civescovo Romero, assassina-to nella cattedrale ai piedi del-l'altare (vedere BS di settembre1980, pag . 23-24) . Secondo lenotizie che giungono dal tra-vagliato paese, il nuovo capospirituale della Chiesa salva-doregna aveva assunto in unprimo tempo un tono conci-liante, nella speranza di contri-buire a placare gli animi . Mainutilmente : i suoi discorsi indifesa dei diritti umani, pro-nunciati alla diocesana «RadioCattolica», pur avendo un lin-guaggio conciliante non eranoriusciti a evitare che la stazionesubisse tre attentati . All'acuirsidella situazione, mons . Riveraera dovuto intervenire con pa-role più ferme . « Il governo -aveva detto - deve assicurareun maggior rispetto dei dirittidell'uomo, e deve arginare lacorruzione dilagante in tuttal'amministrazione pubblica» .Aveva condannato l'irruzionedi reparti dell'esercito in chiesee conventi, e gli attentati com-piuti contro i campi profughiorganizzati dall'arcivescovado .Questi interventi non sono pia-ciuti a tutti, e una nuova piùpotente carica di esplosivo alplastico nel settembre scorsoha completamente distruttol'antenna e gli studi di «RadioCattolica,Qualcuno ha osservato che

si tratta di un avvertimento alvescovo : «Continuando suquesta strada, egli potrebbe farla fine di mons. Romero» .

ITALIAGIANCARLO, CHIERICHETTO

MORTO GIOCANDO

I salesiani e i ragazzi del«San Luigi» di Chieri (Torino)hanno un amico in più che ve-glia dal cielo : Giancarlo, uno diloro . Era amico di tutti, una di-sgrazia lo ha rapito mentregiocava con i suoi amici .Giancarlo Berruto, 13 anni

meno un mese, frequentava laseconda media, serviva all'al-tare nella messa dei ragazzi,faceva progetti per il futuro .«Un ragazzo allegro, vivace,con tanta voglia di vivere» .Terminato l'anno scolastico,aveva ricevuto con pochi altri- i migliori - un invito perso-nale : «Caro amico, sei pronto avenire a Gressoney? Una setti-mana di preghiera, riflessione,

4

lavoro, allegria : questi gli in-gredienti che metteremo inpentola . . . » . Era preparata perloro una «Settimana di incontricon la Parola di Dio» . E Gian-carlo, ragazzo riflessivo, andò :furono giornate dense di pre-ghiera, dibattiti, anche di pre-stazioni manuali per il buonandamento del soggiorno, esoprattutto di allegria . Gli in-tervalli di distensione eranooccupati da giochi di squadraall'aperto, nei prati .

Venerdì 13 giugno, vigilia delritorno a casa, a sera si gioca-va a «guardie e ladri», e Gian-carlo era guardia. Fece il suodovere con la solita allegra se-rietà . Nell'inseguire un «ladro»

Giancarlo Berruto di Chieri.

mise un piede in fallo, persel'equilibrio, rotolò lungo un ri-pido pendio, cadde sulle roccedel torrente . Subito chiamaro-no il medico e il soccorso alpi-no, ma non servì a nulla : lamorte era stata istantanea.

I suoi cari e i suoi amici, fru-gando «con rispetto e con af-fetto» tra i suoi quaderni, han-no sollevato un velo sui suoipiccoli segreti e sulla sua in-tensa visione del mondo .

I genitori . «Non mi baste-rebbe un quaderno se dovessidire cosa provo per voi . Severie generosi, le più belle qualitàche l'uomo possa avere . . . Pernulla al mondo cambierei i mieigenitori, perché essi sarannoper sempre miei. Come possoricompensarvi, io che sonofanciullo? In un solo modo :quello di amarvi di più» .

L'amicizia . «Vorrei fare ami-cizia soprattutto con D ., che haperso entrambi i genitori e è untipo impenetrabile : non l'ho maivisto sorridere» .

Scoperta di sé. «Sto comin-ciando a capire cosa vuoi direstudiare, sudare, temere, sof-frire . . . piangere. Sì, piangereper un compito non riuscito,piangere sul proprio poco im-pegno . . . Ma ho imparato a es-

sere uomo, un uomo che sasoffrire e gioire» .

Il futuro . «Molte volte hopensato al mio domani . La miavita la voglio vivere io, senzasprecare un'ora né un minuto,tanto meno un giorno o un an-no . . . L'onestà e l'amore vorreiche fossero i miei principaliideali di vita» .Tempo di Avvento . «Di spe-

ciale, niente. Cercherò solo divivere bene le piccole cose checompongono la mia vita. . . » .La mamma di Giancarlo il

mattino di quel 13 giugno eraandata all'Istituto Salesianoper ritirare la pagella : Giancar-lo figurava promosso in terza .Poche ore dopo era promossoal cielo. Sul diario un giornoaveva incollato una sua foto-grafia, poi - scherzo di scola-ro esuberante e felice - colpennarello si era disegnatoun'aureola intorno al capo .«Adesso sappiamo che quel-l'aureola, Giancarlo, te la seiconquistata », ha commentatocommosso uno dei suoi amici .

UNIVERSITA' SALESIANACONVEGNO A GENNAIO :

PROGETTARE L'EDUCAZIONE

«Non è possibile pensare aun progetto educativo come aqualcosa di fisso e determinatouna volta per tutte : la comunitàeducativa deve porsi in un at-teggiamento di continua pro-gettazione sul piano locale» .Questa l'idea di base per ilConvegno organizzato dall'U-niversità Pontificia Salesianaper il prossimo gennaio .

Il Convegno, promosso dallaFacoltà di Scienze dell'Educa-zione, avrà come tema : «Pro-gettare l'educazione nellascuola cattolica oggi» .

II pieghevole diffuso dagliorganizzatori osserva che perla comunità edicativa locale lanecessità di operare «unacontinua progettazione e ri-progettazione» nasce daicambi continui che avvengononella società, dal pluralismoculturale e ideologico semprepiù diffuso, da moltissime altrecause. Il Convegno si proponedi avanzare un'analisi sulla si-tuazione di fatto, ma più anco-ra intende suggerire indicazio-ni metodologiche per la sceltadi soluzioni concrete anche alivello locale .

Il Convegno si svolge a Ro-ma presso la sede centraledell'Università Pontificia Sale-siana, Piazza dell'Ateneo Sale-siano 1, nei giorni 2-4 gennaio1981 . Informazioni vanno ri-chieste presso la Facoltà diScienze dell'Educazione (tel .06/818.02 .43) .

ZAIREL'EXALLIEVA STANCADI VACANZE PIATTE

« Lo Zaire mi ha rubato ilcuore. Porto in fondo all'animai miei malati, i miei piccoli ami-ci, la mia impareggiabile suorMarie-Paule, tutto quell'am-biente in cui ho lavorato perquasi due mesi» . E' la confes-sione di Renata Paradisi, exal-lieva della FMA di Livorno, oggidirigente alla Fiera di Milano.Ha trascorso le ferie con le suesuore di La Kafubu (diocesi diSakania) e ha un sacco di coseda raccontare .

«Là, che cosa facevi?» Col-laboravo con suor Marie-PauleWaterinckx : ciò comportava unritmo di vita molto dinamico .Tutte le mattine da La Kafuburaggiungevamo il dispensariodi Sambwa aperto dai Salesianiin servizio agli ammalati delcircondario .Andavamo con la «bagnole»

(l'auto vecchia e sgangherata) :per 26 km rimbalzavamo suuna pista tracciata fra campiassolati . S'alzava una nuvola difine terra rossastra che s'infil-trava dappertutto . Suor Marie-Paule guidava, mentre io tene-vo in mano un campanello e loscuotevo con energia fuori dalfinestrino agli incroci o neimomenti di pericolo . Il klaxonnon funzionava .Al dispensario ogni giorno

affluivano da 180 a 220 malati .lo facevo «tutto» : curavo le fe-rite, praticavo iniezioni, strap-pavo i denti . . . tutto quello chesi poteva fare con mezzi moltopoveri . Quando ci si presentaun malato bisogna essere ingrado di fare subito una picco-la diagnosi e consigliare la cu-ra esatta .Per fortuna avevo fatto un

corso di specializzazione . Madopo questa prima esperienzazairese intendo approfondire la

Una FMA a La Kafubu, «come illievito nella pasta» .

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mia competenza infermieristi-ca, per essere più utile in se-guito . Lo so, sono corsi impe-gnativi, ma per fortuna si pos-sono frequentare di sera e ilservizio in corsia si presta ladomenica .

«Difficoltà?» Certo, ce nesono! Non comprendevo la lin-gua indigena ; ma incoraggiavotutti con un sorriso e ci si in-tendeva a gesti . Per i bambinibastava una carezza per creareun clima d'amicizia. Non sol-tanto con quelli che venivanoal dispensario, ma anche contutti gli altri che sbucavano daogni parte intorno alla casadelle suore : agili, denutriti esorridenti .

«l malati?» A volte sono co-stretti a percorrere 18-20 km apiedi . Quando arrivano al di-spensario sfiniti e sofferenti,vorresti potergli dire : « Fermatiqui, fra qualche settimana saraiguarito» . Invece niente da fare :il dispensario per ora è soltantola piccola sacrestia della Cap-pella, un ambiente di 10 mq intutto . L'opera è appena agliinizi. Le nostre speranze sifondano su Dio .«Le suore?» Osservandole

mi sono chiesta come fosseloro possibile portare avantiuna tale mole di lavoro ed es-sere sempre sorridenti . Perchéun conto è impegnarsi perqualche giornata di fatica, eben altra cosa è riprendereogni giorno e per tutta la vita .Mi veniva in mente spessol'immagine del lievito : non lo sivede, ma fa fermentare lamassa .

« Quale la tua esperienza piùforte?» Nell'impossibilità di po-ter aiutare tutti si prova un'an-goscia profonda . La sofferenzadegli altri ti penetra fino in fon-do, si fa vita della tua vita e di-viene il termine di confronto ditutte le tue valutazioni . Alloramolti desideri cadono . Ti ac-corgi che l'essenziale per vive-re si coagula in pochissimecose, e che quel denaro che tuspenderesti in altro modo puòessere utile per procurare vittoe vestito ai tuoi fratelli menofortunati .C'è anche un aspetto che

voglio mettere a fuoco . Quan-do vedi i poveri, i malati, ti trovinaturalmente coinvolta nei loroproblemi, però se pensi chequelli che hai incontrato sonosoltanto la piccola rappresen-tanza di una massa immensa, ticadono le braccia . Il numerodei poveri sgomenta . Ed è pro-prio a questo punto che non cisi deve arrestare. Anzi occorreimpegnare maggiormente sestessi a favore dei pochi con iquali sei a contatto, nella cer-tezza che il Signore susciterà

altre persone capaci di venire adarti una mano .«Perché sei andata nello

Zaire?» Ero stanca di trascor-rere vacanze «piatte» : altamontagna, albergo di lusso,lunghe passeggiate, riposo interrazza . Tutto solo per me . Cisono anche gli altri in questomondo, no?Domani tornerò laggiù. Ma

anche oggi, subito, voglio aiu-tare la mia gente . Ho scelto unaserie di iniziative in cui coin-volgerò tutti i miei amici . . .

Riduzione e adattamento daUnione, rivista delle Exallieve

BREVISSIME4 I salesiani in Iran : i gior-

nali hanno riportato con ab-bondanza le vicende della loroespulsione da Teheran . Di 21che erano nel paese, oggi ri-mangono ancora in cinque ;non è escluso che qualcun al-tro possa recarvisi più tardi perl'assistenza spirituale deglistranieri di religione cattolica,ma per ora non ci sono spe-ranze in merito al loro com-plesso scolastico dell'Andishetche accoglieva 1700 allievi .Qualche tempo prima eranostate espulse anche le sei suo-re FMA che da pochi anni diri-gevano un complesso scolasti-co simile, con 1500 allieve .

Il BS per mancanza di spaziorinvia al prossimo numero unservizio su queste vicende .

• Tre fratelli salesiani delSalvador, 25 anni fa ordinatisacerdoti insieme, hanno orafesteggiato insieme il 25° dimessa. Sono Julio, Carlos eJorge Miranda, nati rispettiva-mente nel 1924, '25 e '28 nellaprovincia di Cuzcatlàn . Dotatidi grande senso pratico, rico-prono tutti e tre la carica dieconomi presso le case sale-siane di Santa Ana, San Salva- .dor (collegio Don Bosco) eSanta Tecla. E da veri econo-mi, hanno voluto che si facesseuna festa unica per tutti e tre .

• Nove figli, cinque missio-nari: questo è il contributo chela famiglia Dellagiacoma origi-naria di Predazzo (TN) dà alladiffusione del Vangelo . Deicinque figli, tre fratelli sonoComboniani (padre Vittorino,padre Carlo e padre Raffaele) .La maggiore, suor Gisella, èFigli a Maria Ausiliatrice ; il piùgiovane don Alberto è salesia-no; e lavorano ambedue nellemissioni dell'Ecuador . I cinquefratelli nel giugno scorso sonostati ricevuti tutti insieme inudienza dal Papa .

LI'

SEI «COLLANA SPORT.

Sono già usciti 12 volumi, adir poco indovinati . Portanograndi firme di campioni,esperti, giornalisti, si rivolgonoa giovani e adulti, avviano undiscorso serio a livello peda-gogico e culturale. Dodici ma-nuali illustrati con pertinentifoto a colori e in bianconero,che rivelano il responsabileimpegno della SEI per la gio-ventù. Non resta che elencarli,aggiungendo poche parole peri quattro volumi usciti nel 1980 .

• Più sport, più salute, diVittorio Wiss (direttore delCentro di medicina dello sport,a Torino) . A chi serve lo sport?Che sport praticare da bambi-ni, giovani, adulti? Lire 3 .000 .

• La ginnastica, di EzioMeda (Ispettore tecnico dellaFederazione ginnastica italia-na). Un vademecum per chi in-tende praticare questa severaed elegante disciplina artisti-co-sportiva . Pag . 190, lire 6 .000

• L'atletica, di Paolo Rosi (ilnoto telecronista sportivo delTG1) . Racconta le vicendedell'atletica leggera nell'interoarco della sua storia, e riferiscei vari primati . Lire 6 .000 .

• Il nuoto, di Alfredo Pro-venzali (anch'egli noto cronistasportivo). La storia del nuoto edei suoi record, narrata conscioltezza di stile e completez-za di informazione . Lire 6 .000 .

Italia azzurra, di Aldo Gi-scardi. Pag. 160, lire 4.500 .

I piloti della Ferrar! di Mi-chele Fenu. Lire 5.500.

'1 Tutto il ciclismo, di Clau-dio Ferretti. Lire 5 .500

Noi e lo sci, di Gros &Thoeni. Lire 5 .000.

r lo e la corsa, di Niki Lau-da . Lire 4 .000 .

lo e il tennis, di AdrianoPanatta . Lire 5 .000 .

Il mio Torino, di OrfeoPianelli. Lire 4 .000 .

lo portiere, di Dino Zoff.Lire 5 .000 .

19VALENTINI EUGENIODon Giuseppe Quadriomodello di spirito sacerdotaleLAS 1980, pag. 290, lire 8 .000

L'autore ha messo insieme inun paziente mosaico «bricioledi ricordi, di carte sparse, diprediche spesso incompiute»,precisando: «Siamo convintiche non riusciremo mai a ri-produrre lui, quale egli fu» .Davvero don Quadrio rimane,anche per chi lo frequentò alungo, sotto tanti aspetti in-sondabile nella sua statura disacerdote e plasmatore di sa-lesiani . Mons. Faresin, vescovomissionario che lo ebbe com-pagno in gioventù, ha propostoche si introduca la causa dibeatificazione . E a fine letturadel libro non si può che con-venire con lui .

CRAIG MARYUn uomo da un paese lontanoRitratto di Giovanni Paolo ilLDC 1980. Pag. 176, lire 4.000Sette ristampe e cinque tra-

duzioni in un anno. Protagoni-sti del libro sono Karol Wojtylae la Polonia . E' sì la biografiadel Papa attuale, ma non unadelle tante. Il suo taglio parti-colare la riscatta : non si puòconoscere un uomo staccan-dolo dal paese in cui è vissutoper tanti anni, e di cui incarnagli aspetti più profondi. Questoè il segreto che spiega il suc-cesso del libro .

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26 OTTOBRE 1980 : DON LUIGI ORIONE E' BEATO

L'alunno cheportò aDon Boscctre quadernidi peccatiAlla gioia dei suoi figli spirituali perla beatificazione di Don Orione, si associatutta la Famiglia Salesiana. E in particolaregli Exallievi, che lo considerano «uno dei loro»,il primo exallievo beato . Ecco tre aspetti della sua vita :gli anni trascorsi alla scuola di Don Bosco, il suo lavoro instile salesiano tra i giovani, la sua amorosa sfida alla Provvidenza .

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La « stagione felice»e della sua vita

Pontecurone, 1886 . Don Michele, ilparroco, ha una buona notizia perLuigi Orione (14 anni) : «Quest'au-tunno Don Bosco ti accetterà a Val-docco nel suo Oratorio» . Don Boscoin quei tempi è un nome magico. Haormai più di settant'anni, e vive i suoiultimi giorni luminosi di bontà e disantità. Luigi è felice di poterlo co-noscere. A ottobre arriva a Torino,scende a Valdocco, e si affaccia algran cortile dove giocano in unchiasso indiavolato più di 400 ragazzi.

Cominciano così i tre anni che ungiorno chiamerà «la stagione felice»della sua esistenza . La vita austera, ilmolto lavoro, non gli fanno paura.Primeggia presto negli studi, primeg-gia nella bontà . E' affascinato, in-cantato da Don Bosco .

Quando il Santo scende in cortile- sempre più raramente ormai - igiovani a decine, a centinaia si serra-no attorno contendendosi i posti vi-cino, gioiosi di ricevere da lui unaparola. Orione si spinge sempre tra iprimi. Don Bosco lo fissa, gli sorride,gli domanda se la luna al suo paese ègrande come a Torino, e quando lovede ridere gli dice con amichevoleironia: «T'ses propri 'n fa fiuché» (Seiproprio uno che fa nevicare, un sem-pliciotto) .

Tre quaderni di peccati . Luigi ha

un grande desiderio : vorrebbe con-fessarsi da Don Bosco. Come fare?Don Bosco è allo stremo delle forze :confessa soltanto alcuni salesiani e glialunni dell'ultima classe . Ma Luigiottiene questo singolarissimo privile-gio, e si prepara seriamente .Narrerà don Orione stesso : «Nel-

l'esame di coscienza che feci, rempiitre quaderni» . Per non tralasciarenulla aveva consultato alcuni formu-lari. Ricopiò tutto, e si accusò di tutto .A una sola domanda aveva rispostonegativamente: «Hai ammazzato?» .«Questo no!» scrisse. Poi con i qua-derni in tasca, una mano sul petto,occhi bassi, si accodò agli altri atten-dendo il suo turno. Tremava per l'e-mozione. «Che dirà Don Bosco,quando leggerà tutto questo?», e conla mano tastava i quadernetti .Toccò a lui. Si inginocchiò ai piedi

del Santo. Don Bosco lo guardò sor-ridendo: «Dammi i tuoi peccati» . Ilragazzo tirò fuori il primo quaderno .Don Bosco lo prese, sembrò soppe-sarlo un attimo, poi lo stracciò .«Dammi gli altri». Anche gli altri duefecero la stessa fine : stracciati .

Il ragazzo stava a guardare un po'disorientato . Poi si ricordò : Don Bo-sco legge nelle coscienze, non ha bi-sogno di leggere nei quadernetti persapere . .. « E adesso la confessione èfatta - disse il Santo -. Non pensaremai più a quanto hai scritto» . E glisorrise. Luigino non potrà mai piùdimenticare quel sorriso .

A quella confessione seguirono al-

Luiginoa 16 anni,

alunno di DonBosco (foto del 1888) .

tre. Un giorno Don Bosco lo guardòfisso negli occhi: «Ricordati che noidue saremo sempre amici» .

Sei piccole ostie. Nel gennaio del1888 Don Bosco era alla fine, si te-meva di perderlo da un momento al-l'altro . L'Oratorio era caduto in unsilenzio fatto di trepidazione e di at-tesa. Si sussurrava, si parlava sotto-voce. I ragazzi durante le ricreazionifacevano frequenti puntate in chiesa.Gli sguardi si appuntavano verso lacameretta di Don Bosco .La mattina del 29 gennaio, l'antico

segretario di Don Bosco, don Gioac-chino Berto, uscì dalla sacrestia percelebrare la messa accompagnato dasei ragazzi . Vicino al calice, un fogliocon queste parole : « O Gesù Sacra-mentato, Maria Ausiliatrice dei Cri-stiani, san Francesco di Sales nostropatrono, i poveri sottoscritti (e segui-vano i nomi di sei giovani, al secondoposto quello di Orione) al fine di otte-nere la conservazione del loro massi-mo padre e superiore Don Bosco, of-frono in cambio la propria vita» .

Sulla patena, attorno all'ostiagrande del sacerdote, facevano coro-na sei ostie piccole. A distanza di annidon Orione ricordando il fatto sicommoveva: « Il Signore, a mia con-fusione, mi concesse di essere uno diquei sei» .E se avesse perduto il dito? Don

Bosco morì il 31 gennaio, all'Ave Ma-ria, dicendo: «Dite ai miei ragazzi cheli aspetto tutti in Paradiso» . La suasalma, vestita dei paramenti sacer-

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dotali, venne esposta alla venerazionedei torinesi nella chiesetta di SanFrancesco di Sales .

Alcuni giovani, fra cui Orione, fu-rono incaricati di soddisfare le ri-chieste dei fedeli - ed erano molti-tudini - desiderosi che oggetti didevozione o personali venissero acontatto con la salma di Don Bosco .A un tratto Orione ebbe un'idea :

correre in refettorio, afferrare unapagnotta, tagliarla, mettere i pezzi dipane a contatto con Don Bosco eportarli poi in infermeria ai compagnimalati. Non ci pensò su due volte .Corse in refettorio, prese una lungaforma di pane e cominciò ad affet-tarla. Nella fretta e nella furia, ferìprofondamente in malo modo l'indi-ce della mano destra (Don Orione inmolte azioni era mancino) . Il sanguecominciò a sgorgare abbondante; ildito ricadeva su se stesso . . . Il ragazzone fu atterrito : il dolore non gli im-portava niente, solo una cosa lopreoccupò vivamente : se avesse per-so il dito, avrebbe ancora potuto di-ventare prete? Vagamente ricordavache una mutilazione del genere pote-va diventare un impedimento moltograve .Che fare? Luigi avvolse il povero

dito nel fazzoletto, lo strinse alla me-glio con l'altra mano, e volò da DonBosco. «Corsi in chiesa e toccai ilcorpo di Don Bosco con il dorso dellamano destra. . . Il sangue imbrattòDon Bosco, e la ferita si saldò» .

Si saldò così bene che Luigi potèservirsi sempre dell'indice destro co-me prima, senza risentirne alcun di-sturbo. L'ultima volta che don Orioneraccontò l'episodio era nel 1940, po-che settimane prima della sua morte ;concluse mostrando la mano : «1888,1940: la cicatrice è ancora qui» .Sempre amici. I tre anni trascorsi

all'Oratorio furono per don Orione laminiera inesauribile a cui attinsesempre a piene mani. E Don Bosco ful'amico e il confidente di tutte le ore .«Mi accompagna passo passo nellamia opera - diceva - con le graziepiù straordinarie. Non per niente miha detto: "Saremo sempre amici"» .

Diceva: «Tutto quello che voi ve-dete in me è il frutto di tre anni pas-sati all'Oratorio di Don Bosco. La miavocazione si è sviluppata in quest'at-mosfera satura di pietà e di amore diDio. Don Bosco faceva trovare attor-no a noi un soffio di affetto santo » .Diceva: « Don Bosco? Camminerei suicarboni accesi per vederlo ancorauna volta e dirgli grazie! »

Non diventò salesiano. Il Signore loaveva dotato di uno spirito eccezio-nalmente originale, perché percor-

resse un cammino tutto suo . Ma la«stagione felice» della sua vita loaveva segnato per sempre, e rimasesalesiano nell'anima, fino in fondo .

Salesiana fu anche la sua ultima«buona notte», quattro giorni primadi morire, ai suoi figli spirituali . Co-minciò dicendo: «Cari figlioli, sonovenuto a darvi la buona notte : po-trebbe essere l'ultima» . E conclusecosì: «Evitate a costo di qualsiasi sa-crificio il peccato, tutti i peccati . "Lamorte ma non peccati", diceva SavioDomenico. In queste parole del di-scepolo più caro a Don Bosco, c'ètutto lo spirito di Don Bosco, c'è tuttoquel che il Signore vuole da me e davoi. Dunque addio, cari figlioli» .

Una veramente grande perché li sor-riso potesse essere Il più cordiale possibile :don Orione nella maturità .

LE TAPPE DELLA SUA VITA

Orione don Luigi, Beato. Quarto figlio diVittorio, selciatore di strade, e CarolinaFeltri, contadina .1872, 23 giugno. Nasce a Pontecurone(AL) nel rustico della villa di UrbanoRattazzi, dove abitano i genitori .1885. Tredicenne, pensa di diventarefrancescano ed entra nel convento diVoghera. Colpito da polmonite, devetornare a casa.1886, 4 ottobre . Entra nell'Oratorio diValdocco. Si confessa da Don Bosco .1888, gennaio. Don Bosco è morente : incambio della sua guarigione, Luigi conaltri fa l'offerta della vita al Signore .1889. Entra nel seminario di Tortona .1892 . Fonda un oratorio festivo .1893. Ancora chierico, fonda a Tortonaun collegio per vocazioni povere .1895, 13 aprile. E' ordinato sacerdote .Quell'anno i ragazzi più grandi del suocollegio indossano la talare : sono il pri-mo nucleo della sua futura congrega-zione (Piccola Opera della Divina Prov-videnza) .

Lo «strano prete»•

di Ignazio Silone

Come Don Orione avvicinava i gio-vani? Si deve alla penna acuta diIgnazio Silone una pagina di pedago-gia viva: il racconto del suo incontrodi ragazzo sedicenne e ribelle conquello «strano prete» che sconvolse ecambiò la sua esistenza .

L'espulso . Nato nel 1900 in una fa-miglia di piccoli artigiani, Ignazio Si-mone nel 1915 aveva perso genitori fra-telli e casa nel terremoto della Marsi-ca. La nonna lo aveva messo in uncollegio romano, «diretto da zelantireligiosi . Ora avvenne che un giorno,senza premeditazione e motivi plau-sibili, fuggii dal collegio. Me ne andaisemplicemente perché. . . vidi il can-cello del cortile spalancato» .

Tre giorni dopo era ripreso dai ca-rabinieri, ricondotto in collegio, e av-vertito dal direttore che veniva espul-so. Ancora qualche giorno, e il diret-tore gli comunicò che la nonna aveva

1898, 8 settembre . Fonda la congrega-zione degli «Eremiti della Divina Prov-videnza» .1909, gennaio. Accorre a Messina eReggio per soccorrere i terremotati .Apre un'opera per gli orfani del terre-moto. Il vescovo di Messina ottiene dalPapa la sua nomina a vicario generaledella diocesi, e don Orione è costretto afermarvisi per tre anni .1913. Invia i suoi primi missionari nelBrasile .1915, 13 gennaio. Accorre nella Marsi-ca, devastata dal terremoto . Ignazio Si-mone lo vede caricare gli orfani sull'autodel re. Lavora per 27 giorni consecutivisenza riposare su un letto, senza to-gliersi le scarpe dai piedi .1915, 30 giugno. Fonda la congrega-zione delle «Piccole suore missionariedella carità» .1916. Scrive al Papa perché esorti i po-poli a fare la pace passando al di sopradei governi .1921 . Si reca in Brasile e Argentina avisitare i suoi missionari .1927, 15 agosto . Fonda le «Suore Sa-cramentine non vedenti» .1934-37. Secondo lungo viaggio inAmerica: torna sfinito .1940, 12 marzo. Muore a San Remodove lo hanno mandato perché si ri-metta in salute.1943. Iniziano i processi diocesani perla sua canonizzazione .1956. Sono approvati i suoi scritti (16volumi, 16 .000 pagine) .1963. Viene avviato presso la SantaSede il processo di canonizzazione .1978, 6 febbraio . E' Venerabile .1980, 26 ottobre. Giovanni Paolo Il lodichiara Beato .

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trovato un altro collegio : un certo donOrione era disposto a prenderlo no-nostante il suo biasimevole passato .«Ti piace andare da don Orione? -

mi chiese il direttore -. Hai maisentito parlare di lui?» «Oh, Sì», gri-dai entusiasta.Per spiegare la mia contentezza

devo raccontare un episodio dell'an-no precedente. Si era appena a pochigiorni dopo il terremoto. La maggiorparte dei morti giacevano ancorasotto le macerie . I soccorsi stantava-no a mettersi in opera . Gli atterritisuperstiti vivevano nelle vicinanzedelle case distrutte, in rifugi provvi-sori. Si era in pieno inverno, quel-l'anno particolarmente rigido . Nuovescosse di terremoto e burrasche dineve ci minacciavano .

L'automobile del re. Una di quellemattine grigie e gelide, dopo unanotte insonne, assistei a una scenaassai strana. Un piccolo prete sporcoe malandato, con la barba di una de-cina di giorni, si aggirava tra le ma-cerie attorniato da una schiera dibambini e ragazzi rimasti senza fa-miglia. Invano il piccolo prete chie-deva se vi fosse un qualsiasi mezzo ditrasporto per portare quei ragazzi aRoma. La ferrovia era interrotta, altriveicoli non vi erano .

In quel mentre arrivarono e vi sifermarono cinque o sei automobili .Era il re, con il suo seguito, che visi-tava i comuni devastati. Appena gliillustri personaggi scesero dalle loromacchine e si allontanarono, il pic-colo prete, senza chiedere il permes-so, cominciò a caricare sopra una diesse i bambini da lui raccolti. Ma,come era prevedibile, i carabinieri ri-masti a custodire le macchine vi siopposero ; e poiché il prete insisteva,ne nacque una vivace colluttazione, alpunto da richiamare l'attenzione del-lo stesso sovrano. Per niente intimi-dito, il prete si fece avanti, e col cap-pello in mano chiese al re di lasciargliper un po' di tempo una di quellemacchine, in modo da poter traspor-tare gli orfani a Roma . Date le circo-stanze, il re non potè non consentire .Osservai con sorpresa e ammira-

zione tutta la scena . Appena il piccoloprete col suo carico di ragazzi si fuallontanato, chiesi attorno a me : « Chiè quell'uomo straordinario?» Unavecchia che gli aveva affidato il suonipotino, mi rispose : «Un certo donOrione, un prete piuttosto strano» .

Ecco perché quando il direttore delcollegio mi disse che don Orione eradisposto a prendermi in uno dei suoiistituti, ne fui assai contento.

Un asino della Provvidenza . Il gio-vane Silone espulso dal collegio dove-va essere prelevato, insieme con uncompagno, alla stazione di Roma a

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una certa ora della medesima sera . Maquando un prete gli si avvicinò, non loriconobbe: non era «quello strano eattraente da me visto l'anno prima trale macerie del mio paese, ma un pic-colo prete qualsiasi . . .

Manifestai subito il mio dispetto,lasciando che si caricasse le mie vali-gie e fagotti, senza muovere un ditoper aiutarlo . Dopo aver preso postosul treno, il prete ci spiegò affabil-mente che ci avrebbe condotto in uncollegio di San Remo, e che avremmoviaggiato assieme l'intera notte eparte della mattina seguente . Era ilprimo viaggio importante della miavita, ma non ne sentivo più alcunpiacere, ero amaramente deluso .

Dopo un po' il prete mi chiese seavessi con me qualcosa da leggere, ealla mia risposta negativa, mi do-mandò se desiderassi un giornale .« L'Avantii », gli risposi in tono secco epalesemente provocatorio .

Allora conoscevo quel giornale solodi fama, come un foglio nemico dellaChiesa. Era dunque difficile immagi-nare una richiesta più impertinenteda parte di un collegiale. Senzascomporsi il prete scese dal treno, epoco dopo riapparve e mi porse il

Nel 1906 don Orione decise di andare missio-nario in America . Mille difficoltà allora glieloimpedirono, ma non impedirono alla sua barbadi crescere e diventare missionaria .

giornale. Ne fui stupito e un po' an-che mortificato . «Perché, - gli chiesi- don Orione non è venuto?» La miaosservazione lo sorprese . «Sono iodon Orione - egli mi disse -. Scu-sami se non mi sono presentato» .

Rimasi assai male all'inattesa rive-lazione, mi sentii spregevole e vile .

Balbettai alcune scuse per la miapresunzione, per avergli lasciato tra-sportare le valigie. Egli sorrise e miconfidò la sua felicità di poter talvoltaportare valigie per ragazzi imperti-nenti come me . Adoperò anzi un'im-magine che mi piacque enormementee mi commosse . «Portare le valigiecome un asinello», disse esattamente.E mi confessò : « La mia vera voca-zione, è un segreto che voglio rive-larti, sarebbe poter vivere come unautentico asino di Dio, come un asinodella Divina Provvidenza» . . .Rapitore di bambini . «Non hai

sonno?» mi chiese don Orione, «Oh,no», lo assicurai. Così ebbe inizio franoi un dialogo che, salvo qualchebreve pausa al sopraggiungere d'altriviaggiatori, durò l'intera notte .Benché don Orione fosse allora giàinoltrato nella quarantina e io un ra-gazzo di sedici anni, a un certo mo-mento mi avvidi di un fatto straordi-nario: era scomparsa fra noi ognidifferenza di età .

Alla stazione di Civitavecchia alcu-ni viaggiatori entrarono nel nostroscompartimento . Erano stanchi e as-sonnati, e si disposero per dormire .Dopo che uno di essi spense le luci,lasciando accesa solo una debolelampadina azzurrognola, i tratti didon Orione riacquistarono una somi-glianza con quelli del prete da me vi-sto l'anno prima nel mio paese . Glielodissi, gli ricordai la circostanza delleautomobili reali, e perché, poco pri-ma, avessi stentato a riconoscerlo .

«Ti credo senz'altro - egli mi disse-. Quel giorno dovevo aver l'ariad'un brigante» . «Un brigante rapitoredi bambini», aggiunsi ridendo .Egli mi raccontò le faticose peri-

pezie di quelle giornate, dall'uno al-l'altro dei villaggi distrutti dal terre-moto. Il disastro gli era apparso ognigiorno più vasto di quello che inprincipio si era detto ; le comunica-zioni con i villaggi di montagna eranolente e difficili per la neve e i lupi ; edall'altra parte ogni ritardo nei soc-corsi aumentava il numero delle vit-time . Aveva impiegato ventisettegiorni a percorrere l'intera contrada .Non era mai andato a letto e nonaveva conosciuto un'intera notte diriposo, ma solo qualche ora su giaci-gli improvvisati, senza togliersi lescarpe dai piedi per non rischiare ilcongelamento. Appena aveva rag-gruppato un certo numero di orfani odi ragazzi abbandonati, li trasportavaa Roma; e poi tornava immediata-mente sui luoghi del disastro percercare di salvarne altri . . .

Dio non è solo in chiesa . Sentivoun piacere infinito a udirlo parlare inquel modo; provavo una pace e unaserenità nuove. « Non sei stanco? », mi

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chiese a un certo momento. «Nonvuoi cercare di dormire? » « Vorrei chequesto viaggio non finisse mai», riu-scii a balbettare .Ciò che di lui nel ricordo mi è ri-

masto più impresso, era la pacata te-nerezza dello sguardo . La luce deisuoi occhi aveva la bontà e la chia-roveggenza che si trova talvolta incerte vecchie contadine, in certenonne, che nella vita hanno pazien-temente sofferto ogni sorta di triboli,e perciò sanno o indovinano le penepiù segrete. In certi momenti avevoproprio l'impressione ch'egli vedessein me più distintamente di me; manon era un'impressione sgradevole .

«Ricordati di questo - mi disse aun certo momento -: Dio non è soloin chiesa. Nell'avvenire non ti man-cheranno momenti di disperazione .Anche se ti crederai solo e abbando-nato, non lo sarai . Non dimenticarlo» .A Genova dovevamo cambiare tre-

no e aspettare la coincidenza perVentimiglia. Pioveva a dirotto, tutta-via don Orione insisté per mostrarmialmeno una parte della città . « Ma leiè certamente stanco» gli obbiettai . «Apartire da una certa età - mi spiegòsorridendo - non si hanno più pia-ceri propri, ma riflessi . I padri gioi-scono del piacere dei figli» .

Una lettera di 12 pagine . Quando,all'avvicinarsi di San Remo, donOrione mi spiegò che mi avrebbepresentato al direttore del collegio eche sarebbe ripartito la sera stessa,sentii una dolorosa stretta al cuore,che cercai di nascondere . Ecco, così èla vita, pensavo. Appena ci si affezio-na a qualcuno lo si perde .Arrivammo a San Remo verso

mezzogiorno, in pieno sole, e per mefu uno spettacolo interamente nuovoe d'indimenticabile splendore . La se-ra, nel momento in cui Don Orionedoveva ripartire, udii ch'egli incaricòqualcuno di cercarmi per l'addio; maio mi nascosi. Non volli che egli mivedesse piangere. Nel buio riflettevosu quello che mi era accaduto ; sape-vo che col passare degli anni l'avreimeglio capito .

Pochi giorni dopo, la mattina diNatale, ricevetti la prima lettera didon Orione : una lunga, affettuosa,straordinaria lettera di dodici pagine .« Io aspetto da lui una risposta a dellequestioni amministrative urgenti, enon la ricevo - scappò detto al di-rettore consegnandomi la lettera -.E a te invece, guarda un po', scriveuna letterona ». «Sì, è un uomo vera-mente strano», dovetti convenire .

Questo il racconto commosso diIgnazio Silone, nel capitolo forse piùbello del libro autobiografico «Uscitadi sicurezza», qui condensato conlarghi colpi di forbici .

La vita porterà Ignazio Silone moltolontano da don Orione: nel 1921 eglisarà tra i fondatori del Partito Comu-nista Italiano, poi un giorno disillusogli volterà decisamente le spalle (que-sto è il senso del titolo «Uscita di si-curezza» . Ma - è stato osservato -nelle vicende personali come purenella produzione letteraria, una cosain lui apparirà evidente : la dimensionereligiosa della vita. Insomma la veritàappresa quel giorno da don Orione :«Ricordati che Dio non è solo inchiesa. Anche se ti crederai solo eabbandonato, non lo sarai» .

In questo quadro del 1936, don Orione viag-giatore impenitente è ritratto nell'abbigliamen-to giusto : con il cappello e la mantella .

3 Porrò inimicizia•

fra te e i soldi

Tra il 1934 e il '37, don Orione visitòl'America per animare le sue operesorte oltre Atlantico . Un giorno gligiunse da Milano la lettera di unamico: il card . Schuster. Egli sapevacome l'infaticabile prete era capacedi far sorgere opere grandiose senzamai disporre personalmente di unsoldo. Gli scrisse : «Se tornerà dall'A-merica con del denaro, non la rico-noscerò più per don Orione» .«Quando m'è giunta la lettera -

raccontò un giorno lo stesso donOrione - ho passato un bel quartod'ora di allegria, poiché proprio inquel momento ero anche senza scar-pe, obbligato a non poter uscire dallacamera. Nel ringraziare il Cardinaleho potuto tranquillizzarlo, dicendo-gli : "Se dall'Italia qualche animabuona non penserà a pagarmi il

viaggio, non so se e quando potrò ri-tornare"» . E concluse il raccontoquasi sillabando : « Pare che il Signoremi abbia detto : porrò inimicizia fra tee i soldi » .

Questa fu la verità di tutta la suavita. Gli Orione abitavano una casapoverissima, la parte rustica dellavilla di Urbano Rattazzi, l'uomo poli-tico che era stato capo del governoitaliano nel 1862. Un giorno vedendoil piccolo Luigi in fasce tra le bracciadella madre, Rattazzi gli mise un ditotra le manine e disse: «Che cosa nefaremo? Magari un generale . . . » . Malui stesso sapeva che qualunque car-riera era un sogno proibito per unafamiglia povera .Racconterà un giorno don Orione :

«Mia madre mise a me, che ero ilquarto figlio, i vestiti del mio primofratello che ha 13 anni di più . Poveradonna, quei vestiti li aveva tutti fattipassare ai tre prima di me . Ma ci hacresciuti bene e all'onore del mondo,come si dice, tutti gli stracci li sapevacombinare e ci cavava dei vestiti, e lafamiglia trionfava nella povertà one-sta e discreta» .

I sotto-poveri . A 10 anni Luigi andòa inginocchiarsi con zappetta e mar-tello accanto al papà selciatore, e co-minciò a fare il selciatore pure lui.

Si lavorava anche quando piovig-ginava, e la nebbia pesante rendevagrigie e tristi le giornate . Mamma gliaveva comperato un ombrello,perché à dieci anni è duro lavoraresotto la pioggia. Ma una sera si vedetornare a casa il suo ragazzo bagnatofino alle ossa . «E l'ombrello? Dove 1'hai messo?» «Mamma - balbettòarrossendo un poco -, ho incontratoun vecchio che andava per la stradatutto bagnato di pioggia. E ho pensa-to di darglielo» .

I sotto-poveri : Luigi li scopre inquegli anni per la prima volta, e nerimane sconvolto. Sta picchiettandosulle pietre quando passa per la stra-da un essere deforme, quasi mo-struoso. Più che camminare si trasci-na. Il ragazzetto lo fissa con pena, manon con paura. Quello si ferma e glichiede un pezzo di pane per amor diDio. Luigi cava dalla tasca la sua co-lazione, e gliela dà tutta. Quando hafinito lo aiuta a mettersi in piedi, e loaccompagna sulla strada .

Papà ha visto tutto, ora vede il suoragazzo lontano, sempre più lontano,e gli grida di tornare indietro . Quandoce l'ha accanto brontola: «Ma dovevolevi andare? » Il ragazzo non sa . Madietro quei sotto-poveri andrà pertutta la vita .Il parroco don Michele vede quel

ragazzino che vuol bene ai poveri, ed'inverno (quando i selciatori sonodisoccupati) gli dice : «Vuoi venire

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con me?» Lo porta nelle casupole deimalati, dei vecchi, dove la miseria èsquallida, dove la disperazione pren-de alla gola . Luigi vede cosa può fareun sacerdote, in silenzio, senza farchiasso, per questi fratelli emarginati .« Avevo pochi anni - dirà un giornodon Orione - eppure ho ancora negliocchi e nell'anima l'immagine di quelsacerdote» .Scommettendo sulla Provvidenza .

Anche il chierico Luigi Orione, comeil chierico Giovanni Bosco, incontrainfinite difficoltà a diventare prete .Ma da bravo exallievo di Don Bosco,mentre studia nel seminario di Tor-tona è sempre in mezzo ai ragazzi,loro capo indiscusso . Li porta a gio-care e a pregare, lascia che invadanola sua stanzetta e buttino tutto all'a-ria .

E certe persone «per bene» co-minciano a brontolare, a soffiare ne-gli orecchi del vescovo : «Quel chieri-co che gira per Tortona con unabanda di ragazzi che fanno un chias-so della malora, sarà del tutto cen-trato?» E al chierico Orione fannocapire che doveva sgombrare la suastanzetta. La sgombrò senza faredrammi. «Ragazzi - disse -, devodarvi una brutta notizia . Siamosfrattati. Preghiamo la Madonna checi faccia trovare presto un altro localeper radunarci» .

Un giorno chiede al vescovo che loautorizzi ad aprire un collegio . «CaroLuigi - risponde il Vescovo, perfondare un collegio come dici tu civogliono soldi, tanti soldi . E biso-gnerà prendersi sulle spalle un saccodi fastidi» . «A voi eccellenza - ri-sponde - domando l'approvazione ela benedizione . Nient'altro. Al resto cipenserà la Divina Provvidenza» . Ilvescovo sorride e scuote la testa : «Vabene. Ti do l'approvazione e la bene-dizione. Vediamo cosa combinerai» .Ma prima di sera qualcuno ha di

nuovo «soffiato» nelle orecchie delvescovo : «Lei si fida di quel mezzomatto? Gli lascia fondare un collegioche non è nemmeno prete? E i debitichi li pagherà? Lei?» Monsignore s'èspaurito e manda in fretta a chiamareil chierico. «Senti, Orione . Ci ho pen-sato su . Poche ore fa ti ho dato la miaapprovazione, ma ora la ritiro» . «Mene dispiace molto, eccellenza. Tantopiù che ho già trovato la casa, ho pa-gato l'affitto per tutto il primo anno, eho accettato i due primi alunni» .«Come, come?» Il vescovo si fa rac-contare tutto . Rimane sbalordito . Inun paio d'ore questo chierico . . . Hafatto male a dar retta ai soffiatori .«Inginocchiati - gli dice -. Ti daròdi nuovo la mia benedizione . E non tela toglierò mai più» .

Così il chierico Orione ha comin-

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ciato, scommettendo sulla Provvi-denza. E quel che ha cominciato sichiamerà « Piccola Opera della DivinaProvvidenza» .

Nella casetta che funge da collegioil chierico Orione non ha né una ca-mera da letto né una direzione . Unatrio all'ingresso gli serve per tutto .Ha un tavolinetto ingombro di fattu-re, di lettere, di note di pagamento .Perché ai ragazzi bisogna dar damangiare tre volte al giorno, almeno .Ma la Providenza ci pensa sul serio .Pane, minestra e polenta a volontà

LE SUE CONGREGAZIONI

Don Orione è fondatore di quattrocongregazioni religiose, due ma-schili e due femminili :• Piccola Opera della Divina

Provvidenza (Direzione Generale :via Etruria, 6, 00183 Roma) . Scopo:«Diffondere la conoscenza e l'amo-re di Gesù Cristo, della Chiesa e delPapa, mediante l'apostolato dellacarità tra i piccoli, i poveri e le classilavoratrici» . I «Figli della DivinaProvvidenza» sono oggi 1 .050, in203 case .• Piccole Missionarie della Ca-

rità (Direzione Generale via MonteAcero, 5, 00141 Roma) . Accolgononei loro ospedali, detti «Piccoli Cot-tolengo», gli irricuperabili rifiutati daaltre istituzioni . Le suore sono 875,con 121 opere .• Suore Sacramentine non ve-

denti . Si consacrano nell'adorazio-ne perpetua, «offrendo a Dio la pri-vazione della vista per i fratelli im-mersi nelle tenebre dell'errore» . So-no una quarantina, in cinque comu-nità : due in Italia e una rispettiva-mente in Spagna, Argentina e Bra-sile .

1 Eremiti della Divina Provvi-denza . «Vivono separati dal mondo,in luoghi solitari, per attendere uni-camente alla preghiera e al lavoro» .La loro congregazione, che accettaanche i ciechi, ha oggi tre Eremi :due in Italia e uno in Polonia.

.IBRI PER CONOSCEREION ORIONE

Una biografia completaPAPASOGLI GIORGIOVita di Don OrioneEd. Gribaudi 1974 . Pag . 546 .Una biografia per ragazziBROCCATI STRADELLA ANGIOLADon OrioneEd. Messaggero, Padova . Pag . 156Un agile opuscoloBOSCO TERESIODon OrioneCollana Eroi . Ed . LDC. Pag . 40 .

non mancano mai sulle tavole . A sera,quando i ragazzi sono andati a riposo,lui si getta sopra una panca della cu-cina e si addormenta . . .

In villeggiatura per ricchi. Il suobraccio di ferro con la povertà dureràtutta la vita . Perché mentre gli altri lafuggono, egli la cerca . Nel 1908 corretra i terremotati di Reggio e Messina .Per giorni e giorni svolge un'attivitàmonotona, sempre uguale e sempretragica : scavare nelle macerie,estrarre vivi e morti, confortare feriti,seppellire i cadaveri . La pioggia batteuggiosa e senza fine, trasforma stradee macerie in fango . Il freddo, nellenotti, è penoso . Il vento che arrivadallo Stretto mette i brividi. DonOrione ha la veste infangata, il cap-pello che come una grondaia bucatagli rovescia un filo d'acqua sullaschiena, gli occhi rossi di sonno e difebbre. Dorme qualche ora quandonon ne può più, al riparo di qualchemuro, con una pietra per guanciale .Quando arriva da Roma la Missio-

ne Pontificia per distribuire sussidi ederigere scuole e ospizi, viene chiama-to a far parte dell'organizzazione.Don Orione obbedisce . Mette la suacentrale in un carrozzone abbando-nato sui binari della ferrovia, uno diquei vagoni merci su cui sta scritto :«Cavalli otto - uomini quaranta» .

Le stesse scene si ripetono nel 1915,per il terremoto della Marsica . Matutta la sua vita è una sfida alla mi-seria. Fino in fondo. Nel marzo 1940 èagli estremi, vuole morire in piedi . Ilmedico che lo visita dice chiaro che ilclima rigido di Tortona non è adattoper lui. La sua congregazione ha unacasa a San Remo, e il medico insiste :«Credo proprio che lei debba andarea trascorrervi qualche settimana diconvalescenza» . Ma San Remo èluogo di villeggiatura per ricchi . . . Unbreve silenzio, poi : «A San Remo, no!Io voglio stare tra i poveri . Voglioandare a morire tra i poveri, all'isti-tuto di Borgonuovo. Là ci sono tantiragazzetti senza nessuno, abbando-nati, raccolti dalla Provvidenza . Vo-glio morire tra quei figli, in una casache vive e pratica la povertà» .

«E' un atto di obbedienza quelloche le chiediamo» . Don Orione chinail capo : se si tratta di obbedire, par-tirà. Una macchina lo porta in rivierail 7 marzo. Ma in quel luogo di vil-leggiatura per ricchi rimane il menopossibile : cinque giorni, e poi se ne vain cielo . Dove lui povero ha accumu-lato i suoi tesori .

Libero adattamento diFerruccio Voglino

da «Don Orione» di T. Bosco (LDC)e « Uscita di sicurezza» di I. Silone

(Ed Valecchi, 1969) .

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KOREA DEL SUD

60 regalidellapolizia

A Seoul la polizia ha fatto ai salesiani60 regali: 60 ragazzi racimolati raschian-do il fondo della società. E con quellaprimizia i salesiani di Seoul nello scorsodicembre hanno inaugurato il «pensio-nato giovani operai» di Shintorim Dong .

Sono ragazzi dai 12 ai 18 anni, tutti conun passato di abbandono, di delinquenza,magari di malattia . I loro curricoli sono avolte penosi . Basti uno per tutti, quello diPark Jay .«Parkk Jay ha compiuto 18 anni nel

maggio scorso . Non sa nulla dei genitori .A 3 anni era stato adottato da due coniugianziani ; a 8 fuggì di casa perchè non glidavano abbastanza da mangiare . Venne aSeoul, fu pescato dalla polizia e mandatoal riformatorio . Di lì scappò quando aveva10 o 11 anni, e andò a Pusan dove fu dinuovo preso, e messo nella Città dei Ra-gazzi tenuta dalle Suore di Maria . Seimesi dopo scappò anche di lì e lavorò perqualche tempo in una fattoria vicino a Iri . Aquesto punto, come il figliol prodigo de-cise di ritornare dai genitori adottivi cherifiutarono di accoglierlo.

«Allora si trovò qualche lavoruccio inosterie e ristoranti poco lontani da casa .Così per tre anni, poi se ne andò a Taegudove finì nelle mani di una banda distraccivendoli, fu sonoramente picchiatoe costretto a far parte del loro gruppo . Poipassò a un clan peggiore che lo iniziò alfurto con scasso . Fu colto sul fatto, pro-cessato, e inviato al riformatorio» .Scontata la pena, la polizia ha affidato

Pak Jay alla custodia di Don Bosco . Orava a scuola col massimo impegno, decisoa diventare buon falegname .

Le scarpe restano fuori, tutte bene in fila : i pa-vimenti koreani sono soffici e caldi .

Padre John F. Trisolini, Il salesiano che si occupa del 60 ragazzi dei pensionato, è contento deisuoi nuovi amici, perché sa che Don Bosco cominciò proprio con ragazzi della loro risma .

Un angolo del moderno laboratorio di falegna-

Ma c'e anche un angolo in cui si gioca tran-meria, dove i ragazzi imparano un mestiere.

quilli con i complicati scacchi koreani .

Eccoli, alcuni dei 60, seduti o distesi sul tappeto soffice, secondo la loro moda : sono intenti a farei compiti e a studiare. La società li emarginava, Don Bosco ora Il aiuta a diventare uomini.

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GERMANIA * QUATTRO SUORE IN «MISSIONE» SPECIALE

A servizio deif rate. i

.. . .' r t'In base al numero dei lavoratori emigrati, i vescovi erigono le « Mis-sioni»: ciascuna ha un sacerdote direttore ; se gli emigrati sono nu-merosi lo aiutano altri sacerdoti, suore e laici . Ecco come quattroFMA lavorano in Germania tra gli emigrati croati, italiani e spagnoli

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n seguito alla crisi economica del1974 il tipo di emigrazione inGermania si è rapidamente mu-

tato : aperto a uomini soli e tempora-neo prima, si è oggi cambiato in fa-miliare e stabile. Questo fenomeno hacomplicato la situazione già moltoprecaria degli emigrati ; ha creato unaserie di gravi problemi riguardanti ifigli, i loro studi e Ja loro educazione .La Chiesa, sempre madre, è pre-

sente con tenerezza vigile e concreta.In conformità al numero dei cattoliciesistenti nelle singole zone, i vescovitedeschi erigono le Missioni : ciascunadi esse viene affidata a un sacerdoteche ne è il d?rettore . Se il numero deifedeli lo esige, egli è coadiuvato daaltri sacerdoti, da suore e laici impe-gnati.

Quattro Figlie di Maria Ausiliatricelavorano a tempo pieno nelle Missio-ni per gli emigranti di Germania : suorGiulia Vidmar e suor Maria Silvestrina Rosenheim nella diocesi di Monaco,suor Iluminada Iglesias e suor MariaJesús Goffi a Essen e Werdohl. La lo-ro esperienza è interessante ; ecco checosa raccontano .Suor Giulia . «Rosenheim - spiega

suor Giulia - si trova nelle alturedella Baviera, a circa 50 km da Mo-naco, verso il confine austriaco e leAlpi. Gode di un clima piuttostomontano, e per la sua amena posi-zione è nota come cittadina turistica .Il suo nome è suggestivo : "Casa dellerose", e ben si addice alla bellezza delluogo » .In che tipo di lavoro sono occupati

gli emigranti? «La maggior parte nel-l'edilizia o nell'industria delle scarpee del legname ; molti lavorano negliospedali, negli alberghi, nei ristorantie nel commercio » .

Di che nazionalità sono i gruppi piùforti? «Turchi, italiani, croati . Io la-voro fra questi ultimi, che sono mieiconnazionali . Molta gente appartieneal ceto medio, ma raramente puòesercitare in Germania la sua profes-sione. Essendo la zona vicina al con-fine, quelli che sono venuti da soliogni due settimane o più spesso van-

no a casa : viaggiano di notte per ri-manere più a lungo in famiglia . Cisono poi giovani sposi con uno o duebimbi in Germania e qualche altroaffidato ai parenti in patria . Situa-zioni penose, che ciascuno speratransitorie . In realtà chi arriva pensadi fermarsi solo uno o due anni, mapoi le circostanze lo costringono arestare più del previsto» .

Quali sono le difficoltà più comuniche l'emigrante incontra nella nuovapatria? «La carenza culturale-forma-tiva, che gli rende faticoso l'inseri-mento nel campo del lavoro e nellasocietà; il deficit linguistico che loemargina dai rapporti con quanti locircondano e gli genera lo shock dinon capire e di non farsi capire ; lasolitudine e la nostalgia, se non haparenti ; numerosi problemi da risol-vere se ha con sé la famiglia» .

Festa grande a Rosenhelm (Germania), il17.2.1980: viene benedetto e inaugurato ilcentro parrocchiale della « Missione Croata ., esuor Giulia Vidmar per l'occasione ha messoin ghingheri tutte le bambine croate .

Qual è il lavoro della Missione? «Sipotrebbe definire lo sforzo dellaChiesa di stare vicino all'uomoperché quest'uomo, veramente sper-duto, si senta meno solo . La Chiesa sifa pellegrina, e affiancandosi all'emi-grante lo consiglia, lo conforta, losollecita alla fiducia e alla speranza» .L'équipe di lavoro a cui lei appar-

tiene, da chi è formata? «Da un sa-cerdote che è anche parroco, da me,da un diacono tedesco ma che cono-sce bene la lingua croata e la storiadella Chiesa in Croazia, da un assi-stente sociale e dalla sua famiglia . LaMissione è stata eretta il 12 settembredel 1973 dalla diocesi di Monaco. Ro-senheim è la sede, ma l'azione pasto-rale si estende a molti altri paesi : BadAibling, Chiemsee, Innthal, Waldk-reiburg, Muhldorf e Wasserburg : intutto 130 parrocchie» .

Quali responsabilità le sono affida-te? «La catechesi dei fanciulli e deigiovani ; la preparazione liturgica do-menicale ; l'organizzazione del tempolibero con relative recite, feste, con-certi. I bambini croati cantano vo-lentieri e parecchi hanno familiaritàcon uno strumento musicale» .

Dove abita, se le Figlie di MariaAusiliatrice non hanno case a Rosen-heim? «Insieme a suor Maria Silve-strin faccio parte della comunità diMonaco "Santa Ermelinda" . A Ro-senheim disponiamo d'un apparta-mento, ma la sera di ogni domenicarientriamo a Monaco per ripartire ilmartedì pomeriggio » .Suor Maria . « Complessivamente in

Germania - spiega suor Maria - leMissioni cattoliche per emigranti so-no novantanove. In esse lavorano 144sacerdoti e 80 suore di 15 congrega-zioni » .

Lei è italiana e quindi si interesseràdegli italiani; come sono assistiti?« Nella diocesi di Monaco esistono perloro due Missioni cattoliche : una aMonaco e una a Rosenheim . La pri-ma conta 22 .000 fedeli, la seconda unnumero più limitato ma sparso suuna circoscrizione molto vasta, percui risulta scomodo e faticoso avvici-nare i destinatari. Per raggiungere ipiù lontani bisogna affrontare viaggidi 60 o 70 km» .

Si fermano a lungo gli italiani inGermania? «Alcuni dei miei assistitihanno già festeggiato il 25° di perma-nenza ; altri vi si trovano da 20, 15, 10e 5 anni. Molti, ritornati per un certotempo in Italia, hanno deciso un se-condo soggiorno in Germania. Tutta-via si nota sempre un desideriostruggente della propria terra. Bendiversamente la pensano i giovaninati e vissuti in Germania. Fra l'altro,

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molti che hanno frequentato le scuoletedesche si troverebbero oggi in Italiasenza un titolo» .Perché? Gli emigranti devono iscri-

versi alla scuola tedesca? «No. L'i-struzione dei bambini varia da zona azona. Se il numero dei bimbi di ungruppo straniero è alto, vengono isti-tuite classi in quella lingua, e i geni-tori possono fare una libera scelta .Ma, in caso contrario, tutti i bambinidevono frequentare le scuole dell'ob-bligo in lingua tedesca . Così avviene aRosenheim . Da questa situazione na-sce la necessità che i bambini stra-nieri frequentino la scuola maternabilingue o tedesca, per trovarsi av-vantaggiati in prima elementare» .

Come accolgono gli emigranti la suapresenza? « Sempre con piacere : lasuora è considerata da loro una per-sona di fiducia. Lavoro in questocampo già da cinque anni e possodefinire la mia esperienza largamente

Germania. Ecco perché la grandemaggioranza di spagnoli che vive inEssen ha con sè la famiglia . Su tre-mila, solo una trentina non hannoancora richiamato i propri cari» .

Lei crede che questa gente non tor-nerà più in patria? « Certo che vi tor-nerà: vive di nostalgia. Gli spagnolipoi hanno saputo creare tutti i corsidi studio paralleli ai corsi tedeschi inlingua materna; così i ragazzi, com-pletato il curriculum, possono essereammessi sia all'università tedesca chea quella spagnola . Questo favorisce ilritorno in patria anche a quei giovaniche hanno studiato in Germania» .La Missione è un lavoro che impe-

gna, che stanca? «Direi piuttosto unservizio che dà molta gioia. SuorMaria Jesús e io curiamo la catechesie la formazione della gioventù . Leragazze e le signore frequentano vo-lentieri i corsi di taglio, cucito, rica-mo: ogni due anni prepariamo una

Anche i bambini e le bambine della .. Missione spagnola . di Essen (Germania) sono in ghingheri :è il giorno della prima comunione .

positiva . Provo una grande gioia nellospendere tempo ed energie in questotipo di apostolato umile, semplice,ma molto fecondo» .Suor Iluminada. « Insieme con suor

Maria Jesús, - spiega suor Ilumina-da - io svolgo azione pastorale aEssen; i miei connazionali spagnoliche vivono in questa città sono intutto tremila. Alcuni abitano un po'dispersi in vari quartieri, altri si sonoradunati in zone particolari. L'emi-grazione spagnola in Germania è an-tica, perché dal 1973 una legge negal'entrata nella nazione a tutti gli emi-granti di paesi che non appartengonoal Mercato Comune . In questi ultimianni è stato permesso di entrare soloai familiari di chi già lavorava in

bella esposizione . Nell'anno centena-rio delle Missioni salesiane abbiamolanciato l'idea di fare qualcosa per imissionari : da allora un bel gruppo siriunisce periodicamente per incontridi preghiera, liturgie eucaristiche eore di lavoro. Si sono spedite genero-se somme al lebbrosario di Vyasar-padi. Altre esperienze positive sono iraduni di fine settimana, a cui i ra-gazzi partecipano con vivo desiderioe grande serietà».

Suor Maria Jesús . «Due volte allasettimana - spiega suor Maria Jesús- mi reco alla Missione di Werdohlnel Markischer Kreis . Ha un'esten-sione di 1 .060 kmq e una popolazionedi 425.000 abitanti : 1500 sono spa-gnoli. Questo territorio è celebre non

solo per la bellezza naturale dei bo-schi e dei laghi, ma anche per la la-boriosità degli abitanti . E' una zonamolto industrializzata. I nuclei spa-gnoli più numerosi si trovano a Wer-dohl, Altena, Plettenberg, Nachrodt eLundenscheid .«La Missione ha sede a Werdohl

sia perché qui è concentrata la colo-nia spagnola più forte, sia perché lacittà è in una posizione centrale ri-spetto alle altre. Per un certo periodosi è notata una tendenza a tornare inpatria, ma la nuova situazione eco-nomica spagnola ha costretto gliemigranti a prolungare la loro per-manenza in Germania» .

Lei vive a Essen e lavora a Werdohl?« Sì . Faccio parte, insieme a suor Ilu-minada, della comunità delle Figlie diMaria Ausiliatrice di Essen, ma dal1977 due volte per settimana rag-giungo Werdohl . Mi occupo dellagioventù svolgendo quelle attività chesono proprie di ogni centro di Mis-sione; vi aggiungo lezioni di mate-matica per gli adulti che si preparanoa frequentare corsi professionali . Mipare che in tutta la colonia si siacreato un clima di grande unità e dicomprensione reciproca : è una veragioia constatare che dal generoso sa-crificio può nascere fede, serenità ecoraggio per i nostri fratelli» .

Le parole di Don Bosco . Il servizioagli emigrati non è nuovo per i Sale-siani e per le Figlie di Maria Ausilia-trice . Affonda le sue radici nelle caldeparole che Don Bosco rivolse nel 1975al primo gruppo di missionari in par-tenza per l'America : «Vi raccomandocon insistenza particolare la dolorosaposizione di molte famiglie italianeche numerose vivono disperse inquelle città, in quei paesi e nellestesse campagne. I genitori, i loro fi-gli, poco istruiti della lingua e dei co-stumi del luogo, lontani dalle scuole edalle chiese o non frequentano lepratiche religiose, o se vanno, nullacapiscono . . . Andate, cercate questinostri fratelli che la miseria o lasventura portò in terra straniera eadoperatevi per far loro conoscerequanto sia grande la misericordia diquel Dio che ad essi vi manda» .

I figli e le figlie di Don Bosco, te-nendo fede al desiderio del Padre,hanno esercitato un efficace aposto-lato a favore degli emigranti in Ame-rica, in Africa, nelle varie nazionid'Europa, in Oriente .

Il lavoro oggi svolto in Germania siaffianca a quello che anche attual-mente altre Figlie di Maria Ausiliatri-ce realizzano in varie parti del mon-do, ed è espressione di quella sintoniacon cui il loro Istituto vuole rendereconcrete le direttive della Chiesa .

Elia Ferrante

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TERZA E ULTIMA PARTE

Don Bosco propose ai suoi Coo-peratori «la stessa messe dellaCongregazione a cui intendonoassociarsi». In pratica la coope-razione salesiana si apre a unagamma larghissima d'interventia vantaggio della gioventù . Unastruttura semplice e flessibile fada sostegno alla loro associa-zione; l'informazione interna enumerose iniziative di formazio-ne assicurano ai Cooperatori lamaturazione personale e l'effi-

cacia nell'azione

B ologna, 23 aprile 1895 . La pri-ma adunanza generale del«Primo congresso dei Coope-

ratori salesiani» non poteva aprirsi inmodo più solenne, con quattro cardi-nali, qualche decina di vescovi, ilRettor Maggiore don Rua, la tribunastampa affollata, e naturalmente iCooperatori : qualche centinaio. Il se-gretario generale, entusiasta, assicuròi presenti che Don Bosco dal cieloguardava all'opera sua, «sulla qualeveramente - più che sul regno diCarlo V - mai non tramonta il sole» .Poi cedette soddisfatto la parola alcard. Mauri, che svolse la prima re-lazione. Piena di slanci, con un'ideasola, ma decisiva.La cooperazione . «Alla legge della

cooperazione - sostenne il cardinale- vanno soggette tutte le cose create .L'astro del cielo si muove per la coo-perazione di molti naturali influssi . . .Il tozzo di pane che sfama il poverel-lo, i poveri cenci che lo ricoprono,sono il frutto di mille mani e di milleindustrie, di mille invenzioni accu-mulate durante i secoli . . .«Ciascun uomo - proseguiva il

card. Mauri - è debitore dei suoibeni a quasi tutto il genere umano ; laciviltà in sostanza non è che svolgi-mento e armonia di forze cooperatri-ci. . . Così crescono le opere di carità,così fioriscono le nazioni, così il va-pore ci trasporta celermente, l'elettri-cità trasmette come lampo il nostropensiero . . . Il bisogno della coopera-zione altrui è legge di ogni forzacreata, che tanto più opera quantopiù ha cooperatori . Pertanto sapien-temente questo congresso fu appel-lato dei Cooperatori salesiani» .

I presenti si sentivano orgogliosa-mente al centro dell'universo. E ilcard. Mauri : «Cooperando a tanteopere buone quante sono quelle ani-mate dalle comunità di Don Bosco edei suoi figli, voi rendete possibile,efficace e fruttuosa l'opera loro . Perla cooperazione vostra voi predicate,38

I Cooperatori..cooperano cosìevangelizzate, educate i fanciulli, as-sistete gli infermi, lavorate nellementi e nei cuori il restauro cristiano .Quale consolazione! »

I cooperatori non avevano mai sa-puto di essere così importanti . E ilcardinale subito a incalzarli : «Né vitrattenga il pensiero che non potetefare gran cosa. Le opere grandi sinutrono in gran parte di piccoli con-tributi . Facciamo pertanto tutti ciòche possiamo. La nostra cooperazio-ne sarà meritoria davanti a Dio, edefficace presso gli uomini» .

Non ci voleva di più perché gli ap-plausi scrosciassero e a lungo, benchél'ora del pranzo fosse passata da unpezzo .

6 Come si impegnanoo i Cooperatori oggi

Sul concetto di cooperazione eranod'accordo i Cooperatori del 1895, suquesta stessa linea si erano già col-locati i primissimi aiutanti di DonBosco sui prati di Valdocco, e inquesto stesso senso si muovono iCooperatori anche oggi . Il progetto diDon Bosco a favore della gioventù delmondo ha ancora e sempre bisognodi cooperazione, e la trova . Ecco co-me s'impegnano questi amici di DonBosco oggi, nella nostra società .

In stile salesiano . C'è un loro in-tervento che sfugge alle statistiche : sicomportano in stile salesiano con iragazzi che vivono accanto a loro . Infamiglia e dappertutto, con pazienza,comprensione, scendendo al loro li-vello, con quella simpatia che mancain genere a troppi adulti, e che fece

confessare un giorno a Don Bosco :«Mi basta sapere che siete giovaniperché io vi ami» .

Nella professione . Molti Coopera-tori incontrano i giovani già nellaprofessione che svolgono : sono peresempio insegnanti, medici, impe-gnati in consultori prematrimoniali,sono assistenti sociali. Si domanda-no: come farebbe al mio posto DonBosco? E trovano nella risposta il lorocodice di vita .

Nel tempo libero . Altri Cooperatoritrasformano il loro tempo libero intempo fortemente impegnato per igiovani, nelle attività della parroc-chia, dell'oratorio, del quartiere .Tanti sono animatori di gruppi gio-vanili (Lupetti, Scouts, Amici di Do-menico Savio, Ragazzi d'azione cat-tolica, Polisportive, gruppi turistici eculturali, colonie estive . . .) . Altri siimpegnano nell'animazione liturgica,nella catechesi, nella preparazionedei ragazzi alla prima comunione, al-la cresima. Altri si occupano dei gio-vani emigrati, dei ragazzi in difficoltà .

Molti Giovani Cooperatori dedica-no il tempo libero delle vacanze .o fe-rie ai « Campi di lavoro e animazionecristiana», che si svolgono ogni annoin varie parti d'Italia .Per la famiglia . L'impegno dei

Cooperatori si orienta naturalmentealla difesa dei valori cristiani dellafamiglia : la santità del focolare, ladenuncia dell'aborto, la lotta controla pornografia e la droga. Singolare èl'iniziativa «Hogares Don Bosco» inSpagna: i Cooperatori costituisconogruppi di sposi con cui discutono pe-riodicamente i problemi della fami-glia (il BS presto ne parlerà) .

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PROTAGONISTI NEL PROGETTO DI DON BOSCO

Nella comunicazione sociale . Set-tore espressamente raccomandato daDon Bosco è la comunicazione socia-le, e i Cooperatori vi si applicano atutti i livelli. Cominciando dal piùsemplice, la diffusione della stampasana, la vigilanza sui programmi te-levisivi. Don Bosco aveva creato unacollana di «Letture cattoliche», li-bretti di poche pagine scritti in stilepiano e venduti a prezzo economico :decine di milioni di copie ne sonostate diffuse in Italia, e in questa dif-fusione si distinsero soprattutto iCooperatori. L'iniziativa da qualcheanno in Italia è stata ripresa dall'Uf-ficio Nazionale Cooperatori : la col-lana oggi si chiama «Mondo Nuovo»,ha già diffuso milioni di opuscoli, eanche in questo caso il merito va so-prattutto ai Cooperatori .Ma non è tutto. Pensare alla posi-

tiva azione di filtro che può esercitareun Cooperatore nel campo dellastampa quando sia edicolante, li-braio, bibliotecario, e agisca con ladelicatezza di Don Bosco .Altro settore è la filodrammatica,

oggi piuttosto in crisi negli ambienticattolici, e bisognosa di rilancio. Altrosettore è quello dei cinecircoli, cosìutili per maturare la gioventù difronte alle seduzioni dello schermo .Con queste iniziative ci si colloca giànell'ambito degli operatori culturali,che si servono degli strumenti dellacomunicazione per evangelizzare .Questa funzione diventa ancor piùevidente per i Cooperatori scrittori,giornalisti, uomini di spettacolo, im-pegnati nella produzione di libri, ar-ticoli, programmi radio e televisivi . . .Le missioni . L'aiuto che i Coope-

ratori danno alle missioni è decisivo .Non solo col loro aiuto essi reseropossibili le prime spedizioni missio-narie di Don Bosco, ma anche oggiintervengono in soccorso delle mis-sioni più povere del Terzo Mondo,rendendo efficace l'intervento delmissionario . In tanti posti infatti ser-virebbe a nulla parlare in astrattodella carità cristiana, se non la si po-tesse dimostrare concretamente nelgesto dei fratelli che spartendo fraloro si riconoscono davvero fratelli .Alcuni Cooperatori sono in rapportopersonale diretto con qualche mis-sionario, altri preferiscono passareattraverso gli uffici centrali dellaCongregazione . E gli incaricati delsettore lì a Roma avrebbero tanti casicommoventi da raccontare . Compre-so quello di due sposi che hanno«scoperto» che uno dei loro due sti-pendi è sufficiente per vivere, e han-no deciso di inviare l'altro nelle mis-sioni. Ogni mese sfogliano il BS cer-

cando la missione più povera .Molte Cooperatrici sono impegnate

per le missioni nei loro «LaboratoriMamma Margherita», aperti soprat-tutto presso le opere delle FMA .Questi laboratori sono più di centonella sola Italia, impegnati non soloper le missioni; sono mezzi con cui -si legge nei documenti costitutivi - leCooperatrici si rendono utili a chi ènel bisogno, in patria o nelle missioni,nelle opere salesiane o nelle altreopere. Preparano paramenti e bian-cherie liturgiche, tengono il guarda-roba delle squadre sportive deglioratori, ma è chiaro che le loro pre-ferenze vanno alle missioni .

Altra iniziativa organizzata e pro-posta in Italia dall'Ufficio NazionaleCooperatori sono le «Visite alle mis-sioni». Oggi il turismo sembra unanecessità insopprimibile, ma se turi-smo ha da essere, molti Cooperatoritrovano il modo di renderlo utile an-

che all'anima . E così si sono organiz-zate queste visite alle missioni, cheavvengono ogni due anni, con van-taggio di tutti (specie delle missionivisitate) .Nelle case di Don Bosco . - Ci sono

poi Coopertatori che lavorano diret-tamente a fianco dei salesiani e delleFMA nelle loro stesse opere, non soloparrocchie e oratori, ma anche col-legi, nell'insegnamento o in altre for-me. A volte hanno un regolare con-tratto di lavoro, ma lo spirito del loroimpegno va ben al di là delle richiestecontrattuali: agiscono in stile salesia-no con convinzione, perfettamente aloro agio in casa di Don Bosco .

Insomma sono tanti in Italia e nelmondo che si sentono affascinati daDon Bosco e dal suo progetto apo-

stolico verso la gioventù, e che si as-sociano a lui per aiutarlo . E così sullacooperazione salesiana - come as-seriva quel segretario generale nellontano 1895 - davvero si può direche «non tramonta mai il sole» .

7 Le strutture che sostehgonoo i Cooperatori e il loro lavoro

Don Bosco, si è visto, aveva volutoquesti suoi amici uniti in un'organiz-zazione molto flessibile e adattabilealle situazioni locali : l'Associazionedei Cooperatori Salesiani. Un'orga-nizzazione per reggersi in piedi deveavere una sua struttura portante : unabase, un vertice, dei collegamenti .Perciò dei responsabili che orientano,dei canali lungo i quali circolano leinformazioni, e più ancora circola ilnutrimento spirituale . Tutto questo siverifica anche nell'Associazione deiCooperatori Salesiani .

I Giovani Cooperatori diventano missionari : Giuseppe Belardo, uno di loro e con barba .profes-sionale», riceve dal Rettor Maggiore il crocefisso prima di recarsi a Trelew (Argentina) . Foto soprail titolo : suggestiva fiaccolata notturna dei Giovani Cooperatori austriaci che a Johnsdorf cele-brano la Pasqua 1980.

Le strutture. I Cooperatori ebberoal loro vertice Don Bosco come fon-datore e primo superiore, e ora fannocapo al successore di Don Bosco, ilRettor Maggiore dei salesiani . Egli invia ordinaria esercita la sua autoritàmediante un membro del suo Consi-glio, detto «Consigliere per la Fami-glia Salesiana» . Per animare l'asso-ciazione a livello mondiale e coordi-nare le sue iniziative, si avvale anchedi una Consulta mondiale, formatada venti laici, quattro salesiani equattro FMA . Questo è il vertice .

Alla base stanno i singoli Coopera-tori. Approssimativamente si puòparlare di 200 .000 nel mondo, di cuialmeno 40.000 «rinnovati» e impe-gnati in attività di gruppo. Essi ingenere aderiscono a un Centro locale,

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ma non tutti. Ci sono Cooperatori chenon possono prendere parte alle atti-vità dei Centri a motivo della distanza(non hanno Centri nella loro zona), oanche per gli impegni particolari del-la loro professione . Sono anch'essiCooperatori, e a titolo pieno. Almenomediante i canali dell'informazione, epiù ancora con l'adesione del cuore ela testimonianza della vita, manten-gono vivo il legame alla loro Associa-zione e a Don Bosco.I più aderiscono però a qualcuno

dei Centri locali, che vengono costi-tuiti presso le case dei salesiani odelle FMA, ma anche fuori di esse .Oggi se ne contano quasi 900 rego-larmente eretti, sparsi in tutto ilmondo. Ciascun Centro è retto da un«consiglio locale», in cui si distin-guono due figure : il delegato o dele-gata, e il segretario coordinatore . Ildelegato (salesiano) e la delegata(FMA) sono gli animatori spiritualidei Cooperatori, e sono responsabilisoprattutto della loro formazione sa-lesiana e apostolica. Il segretariocoordinatore ha invece l'incarico dicoordinare i lavori del consiglio, dirappresentare all'esterno i Coopera-tori, di tenere i rapporti con gli altrigruppi della Famiglia Salesiana.

Il necessario raccordo tra la base eil vertice è ottenuto mediante i«Consigli ispettoriali e nazionali» .Tutti i Centri di un'Ispettoria salesia-na fanno riferimento al proprio Con-siglio ispettoriale ; se poi in una na-zione esistono più Consigli ispetto-riali, essi a loro volta fanno riferi-mento a un Consiglio nazionale .L'informazione e la formazione. A

rendere veramente unificata l'Asso-ciazione dei Cooperatori, c'è la con-divisione degli ideali, il nutrirsi allostesso cibo spirituale, la comunanzadell'informazione .L'informazione giunge anzitutto ai

dirigenti attraverso un ciclostilato bi-mestrale diramato da Roma : «Sale-siani Cooperatores » . Contiene gliorientamenti generali per tutto ilmondo. I singoli Cooperatori ricevo-no poi il BS. Don Bosco all'inizio vollequesta rivista proprio per loro ; poi siaccorse che poteva ugualmente tor-nare utile a tanti altri, e decise di in-viarlo « a chi lo vuole e a chi non lovuole» ; ma destinatari privilegiati delBS rimasero i Cooperatori . E lo ri-mangono tutt'oggi, anche se il BS èdiventato «Rivista della Famiglia Sa-lesiana» e quindi è inviato a un pub-blico molto vasto . Attraverso il BS iCooperatori hanno una visione conti-nuamente aggiornata dell'ampia Fa-miglia spirituale di cui fanno parte,condividono le notizie liete e tristi,partecipano ai successi e alle prove ditutti . E' per loro indispensabile,40

Bataw attiMESSAGGERI01010NELLA FAMIGLIA

Uno degli opuscoli della collana « Mondo nuo-vo . (ed. Elle Di Ci), che I Cooperatori diffon-dono a milioni di copie in Italia.

perché alimenta la loro consapevo-lezza di essere inseriti in un progettoche si realizza giorno dopo giorno intutti i continenti .

In Italia, Spagna e Argentina i ri-spettivi Consigli nazionali curano peri Cooperatori l'edizione del BS dimetà mese, destinata alla formazionee organizzazione diretta dei propriCentri. I Giovani Cooperatori poi co-municano col ciclostile: in Italiahanno un ciclostilato mensile a di-stribuzione nazionale (« PresenzaGiovani»), e una decina di altri ciclo-stilati locali ; altri ciclostilati circolanoin Spagna, Belgio, Antille, Cile, In-dia . . .Ma i Cooperatori chiedono oltre

all'informazione anche una maggiorpreparazione e formazione . A ciòl'Associazione viene incontro con ini-ziative libere ma abbastanza unifor-mi nei vari paesi . Anzitutto le confe-renze annuali (almeno due) già ri-chieste - e anzi inaugurate perso-nalmente - da Don Bosco stesso . Poile riunioni mensili, in cui si porta lariflessione su temi sostanziosi dellaspiritualità e dell'azione dei Coopera-tori. Poi gli esercizi spirituali: nellasola Italia si tengono ogni anno, nelperiodo estivo, da 30 a 40 corsi di 4-6giorni. E poi giornate di ritiro, e pel-legrinaggi. E poi congressi e convegni.Non basta : da qualche tempo si

svolgono dei Corsi di qualificazioneper animatori. In Italia questi corsisono biennali o triennali, e prevedonoin estate periodi di residenza in co-mune : insieme approfondiscono i te-mi della fede, dell'apostolato, dellacooperazione .Neppure questo basta . Oggi, quan-

do è possibile, in molti paesi si tendea rendere più consapevole la stessaadesione e ingresso tra le file deiCooperatori. Anche in quessto caso,

con incontri, con un periodo di prova,e poi con le suggestive «cerimoniedella promessa». Sono molto sentite :i Cooperatori motivano la loro ade-sione, i perché del passo che com-piono, ed esprimono i loro propositi eil senso dell'impegno che intendonocontrarre per tutta la vita .

Altre occasioni di formazione sonoofferte ai Cooperatori attraverso lepubblicazioni: biografie di Don Bo-sco e dei santi salesiani, libri di spiri-tualità e sui temi annuali di studio, equel piccolo gioiello che è «Coopera-tori di Dio», un manuale - comespiega il sottotitolo - «per vivere epregare da veri salesiani nel mondo» .Prolungamenti di Don Bosco . Il

Cooperatore che un giorno decide diapprofondire la propria formazionespirituale in senso salesiano, si im-batte presto in sorprendenti consta-tazioni. Fino allora aveva svolto delleattività - magari sporadiche - concui intendeva «aiutare Don Bosco» arealizzare il suo progetto ; ed ecco siaccorge che queste iniziative con tut-ta probabilità non erano gesti casualima gli erano state suggerite di voltain volta dallo Spirito Santo . Che forselo Spirito in quel modo intendevasceglierlo e chiamarlo (una vocazio-ne, dunque) a vivere i valori del cri-stiano laico impegnato in senso sale-siano, come se fosse un prolunga-mento di Don Bosco tra i giovani .

Scopre che la chiamata dello Spi-rito riguarda lui personalmente inquanto situato in un certo ambiente(una chiesa locale), a contatto con deigiovani che in un certo senso gli sonoaffidati . Si rende conto che se il Si-gnore lo ha arricchito di qualità e ca-pacità operative (la facilità di impattosui giovani, la preparazione profes-sionale in un dato settore), ciò non èavvenuto per caso ma perché luipraticasse i talenti ricevuti proprio inquel dato ambiente . In parole poveresi tratta di quel che i teologi chiama-no solennemente Carisma, cioè graziee doni concessi dal Signore a unapersona non per propria utilità ma avantaggio della comunità in cui vive .Esiste dunque un carisma salesiano,al servizio dei giovani, e il Coopera-tore lo scopre con gioia in se stesso .In questa prospettiva egli com-

prende meglio anche la figura di DonBosco, che Dio aveva tanto arricchitodi doti naturali e soprannaturali . Escopre che qualcosa di Don Boscopuò rivivere, e di fatto rivive, proprioin sè . Chi ha mai detto che Don Boscoè morto il 31 gennaio 1888? Grazieanche alla presenza attiva dei suoiCooperatori, ci sono buoni motivi perritenere che Don Bosco nella società èpiù vivo che mai .

Enzo Bianco

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IL PASSEGGINO TUTTO CONFORTOE LA PICCOLA ILLESA LI' ACCANTO

Mia sorella Maria,mamma di cinque fi-gli, è stata sempremolto devota di Ma-ria Ausiliatrice. Maverso l'imbrunire del22 maggio scorsodovette gridare almiracolo quandodopo un terribilespavento poté con-statare che la sua

piccola Romina Ausilia, di 10 mesi, erauscita illesa da un incidente che «dove-va» essere mortale .

Al ritorno dal lavoro dei campi, mentre ilconduttore doveva occuparsi d'altro, ilmio nipote Nicola di sette anni prese laguida del trattore agricolo nei pressi delcortile di casa, e credendo di frenare ac-celerò improvvisamente, imprimendo unoscatto di marcia tale che il muso del trat-tore sfondò il muro di casa. Proprio inquel punto sul piccolo marciapiede lamamma aveva poco prima lasciato lapiccola, seduta nel passeggino, e la os-servava dalla finestra mentre sfaccenda-va al piano terreno . Al rimbombo improv-viso accorsero tutti i familiari ; il papà, chedal campo aveva assistito impotente allascena, cadde svenuto e dovette essere asua volta soccorso. Si faticò non poco aestrarre i rottami del passeggino, contortie incastrati sotto la pesante macchina,col terrore di trovarvi la bimba dilaniata .Invece il suo corpicino fu trovato a terra,inspiegabilmente salvo .

La mamma nel riabbracciare fra le la-crime la sua Romina Ausilia era ben certache a operare l'incredibile salvataggio èstata Maria Ausiliatrice, da lei invocatacon fiducia nell'angoscia di quei pochi,lunghissimi minuti . E la festa dell'Ausilia-trice, dopo soli due giorni, ha trovato lafamiglia riunita nella preghiera di ringra-ziamento e di lode . In tutti noi si è ravvi-vata la fede e la certezza che Maria èMadre e aiuto potente per quanti la invo-cano .Suor Romilda Zampieri, FMA (Serra valleScrivia, AL)

LE ANALISI DELL'OSPEDALERISULTARONO SCONFORTANTI

Nel maggio scorso nostro figlio era ca-duto malato, e le analisi di controllo ese-guite all'ospedale risultarono sconfortan-ti : pareva che fosse affetto da leucemia .Invocai Maria Ausiliatrice con tutta l'ani-ma, e venti giorni più tardi, quando dopole prime cure furono di nuovo eseguite leanalisi, le condizioni di salute di nostrofiglio risultarono sorprendentemente nor-mali .Knoop Mirta (Santa Cruz, Argentina)

I NOSTRI SANTIRINGRAZIANO MARIA AUSILIATRICEE SAN GIOVANNI BOSCOBasiglio A. (Mondovì, CN), per essere

stato preservato da un male temuto .Una mamma di Torino per il figlio che

ha evitato il pericolo dell'embolo circola-torio .N.N . (Galbiate, CO) perché il sospetto

di un brutto male, dopo tanti esami clinici,risultò infondato .T.C. (Castelspina, AL), per la guarigio-

ne da gravi incidenti, accaduti uno sullavoro e l'altro in casa .

Franceschi Silvio (Pressano di Lavis,TN) per aver ottenuto di uscire bene dauna penosa situazione legale, complessae ingarbugliata .

Buri Rosita (Chieri, TO) per la loro as-sistenza durante una delicata operazionea un occhio .

IL SANTINO BUONOHA INTERCEDUTO PER ME

Sono felicementesposata, ma nellamia casa mancava ilsorriso di un bambi-no. Una suora sale-siana mi procurò l'a-bitino di san Dome-nico Savio, e io perdue anni e mezzo hopregato con fervorepromettendo che seil piccolo santo delle

mamme mi avesse ascoltato avrei messoil suo nome alla mia creatura e pubblicatola grazia. Oggi con tanta gioia mantengola promessa : infatti mi è nata VirginiaDomenica, una bellissima bambina chegode ottima salute . Dopo due anni emezzo il santino buono ha intercedutoper me e mio marito ; ora che la nostragioia è completa spero che mi ascolti an-cora, e mi mandi altri bambini .Gala Concetta (Mugnano, NA)

ORA LI HO AFFIDATIAL LORO PICCOLO AMICO

Dopo due aborti non speravo più dipoter avere un mio bambino . Una signorain ospedale, vedendomi tanto afflitta, miinvitò a pregare san Domenico Savio e midonò un abitino. Da allora l'ho indossatocon tanta fede. Presto mi trovai di nuovoin attesa e non potete immaginare la miagioia, ma anche il mio timore . Sia pure coltaglio cesareo ho avuto un bel bambinoche ho chiamato Graziano Domenico .

Di nuovo mi trovai in attesa, e i medicimi dissero che questa volta rischiavo lavita, ma tutto andò di nuovo bene, e poteidare una sorellina al primo figlio . Ora li hoaffidati al loro piccolo Amico e protettore,perché li guidi e li faccia crescere buoni .Zuccotto Caterina (Pesina, VR)

..AVE E VOCATO L'ALTISSIMOE k ; :

Durante un'escur-sione nel desertodella Giudea, nellevicinanze del MarMorto, tre nostricompagni a causadel caldo eccessivo,della stanchezza e dialtri malesseri, sistaccarono dal no-stro gruppo e poi sismarrirono . Avver-

timmo le autorità militari di un campo vi-cino, che iniziarono le ricerche con tutti imezzi di cui dispone un esercito moder-no. La vicenda poteva anche trasformarsiin una tragedia, perciò ci raccomandam-mo con fede al Servo di Dio Simone Sru-gi, promettendo di rendere pubblica lagrazia se tutto si fosse risolto in benedurante la prima parte della notte . Le ri-cerche si sarebbero dovute sospendereverso le 22, perché data la natura delterreno e le difficili condizioni metereolo-giche, in piena notte sarebbero state va-ne, nonostante l'impiego d'una miriade dibengala. Invece continuarono tenace-mente, finché verso la mezzanotte i di-spersi furono localizzati e poi raggiunti inuna zona lontana da quella prevista ecompletamente desertica . Un soldato,non cristiano, che per primo rivolse lorola parola, esclamò : «Avete invocato l'Al-tissimo e vi ha salvati» .Cremisan (Israele) Don Giovanni La coni

HANNO PURE SEGNALATO GRAZIE

Agalio Isabella - Allais Elisabetta - Amerio Amalia - An-gelelli Rosa - Anguillesi Renato - Arrigoni Ancilla - AsoniRosa - Baraffa M . Antonietta - Bassetti Cristina - BetelliCaterina - Bigiarelli Pina - Bizzanelli Gelsomina - Bo-done Lucia - Bolloli Rosa - Bonissone Luigina - BonoRina - Bosco Elia - Bruno Bartolomeo - Buffa Margherita- Busà Francesco - Cabella Bice - Caldarola Olga - Ca-ligaris Maria - Cananzi Maria - Capizzi SSalvatrice -Carapezza N unzia - Lardello Antonino - Carrà Giovanna- Carucci Orazio - Casati Ottavio - Casetta Giuseppina -Cavalca Pina - Caviglia Chiara - Cenci Bianca - CeolinMaria - Conzetti Elena - Corazza Natalina - CordialiRosa - Costabloz Maria - Costanzo Calogero - CrippaLuigia - De Caro Tommasina - Del Favero Giuseppina -Di Figlia Calogera - Di Gangi Franca - Di Grigoli Ausilia -Di Stefano Lina - Fagnola Carmela - Favre Palmira -Ferrante Anna - Ferraris Palmina - Ferrero Maria - Fini-zia Cristina - Franchini Elisabetta - Frisinghella Antonio- Frizzi Giovanna - Fumagalli Marisa - Galantro loie -Gandolfo Rosa - Ghione Rina - Ghiotto Felice - GiraudiStefano - Giustetto Paola - Grasso Francesco - Grutta-danzio Gaetano - Guerrini Cristina - Lamantia Giusep-pina - Lanari Giuseppina - Lanza Erminia - Lanza Mario- LMentini Margherita - Leotardi Rosina - Lo PrestiGiuseppa - Lorenzoni Elice - Luca Antonio - LuiselliPatrizia - Maffeis Mariella - Maggio Serafina - MarchiAnna - Marcoz Carlo - Marietti Gianni - Mannelli Gianni -Meaggio Francesco - Miceli Clelia - Migliavacca Angio-lina - Milani Ada - Minici Maria - Moalli Rita - MogaveroSalvatrice - Monchiero Anna - Mongiardi Franca - Mo-rizio Vittorina - Moscon Anna - Musumeci Caterina -Nepote Elena - Ottonello Anna - Paganini Mario - Pa-neduro Rosalia - Papini Nella - Pegorin Ferruccio -Piccione M . Rosa - Quaglia Rosaria - Quaizier Erminia -Radici Antonio - Reinaudo Margherita - Renda A. Paola- Reverso Margherita - Rizza Rosa - Rizzo Concettina -Rollo Rosa - Ronchetti Fernando - Rossi Piera e Ada -Rubagotti Giuditta - Rubatto Rosina - Salvadori Mar-gherita - Savoca Rosina - Sibilia Flora - Soverini Maria -Targhetta Rina -Tinossi Margherita - Tommasi Giovanni- Tonazzolli Pia - Traversa Maria - Trettel Carmela -Trombetta Caterina - Tumino Concetta - Ubaldi Mad-dalena - Ugazio Giovanna - Valchiusa Marta - VallengaMina - Valsanglacomo Slra - Velardi Maria - VersigliaElisa .

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CHIANALE PAOLO Exalllevo Cooperato-re t a Chiavari (GE)Oratoriano del San Luigi di Torino, vi

conobbe don Cimatti che lo ebbe grandeamico . Occupò cariche di responsabilitàin quell'oratorio, fu cooperatore dellavecchia guardia . Divenne funzionario dibanca, si costruì una sua famiglia, aiutò lemissioni ma nel più grande anonimato .Donò con gioia a Don Bosco una dellesue figlie divenuta Figlia di Maria Ausilia-trice, e l'avrebbe vista volentieri in mis-sione nel Giappone di don Cimatti . Sape-va scorgere in ogni avvenimento la vo-lontà di Dio, e ciò lo rese ottimista e fa-ceto . Con uguale serenità accolse lachiamata del Padre, dichiarandosi prontoa andare «verso il bello» .

FARAONE BEATRICE ANTONIETTACooperatrice t a Napoli a 95 anniCooperatrice per più di 50 anni, per

tutto quel tempo ha lavorato (ricami,merletti ecc.) per le opere e le missionisalesiane, fino a qualche mese prima cheil Signore la chiamasse al premio .

GORKIC LUIGI Coadiutore salesiano t aUdine a 71 anni

Da Gorizia venne in Piemonte col fra-tello per essere come lui salesiano . Im-parata l'arte dei calzolaio, la insegnò alungo nelle scuole salesiane di Portogal-lo. Quando questo mestiere passò dallemani degli artigiani alla produzione in se-rie delle macchine, rientrò in patria e sirese utile a Don Bosco come portinaio,avverando in pieno le parole di Don Bo-sco stesso : «Un buon portinaio è un verotesoro per una casa salesiana» .

LOSITO MARGHERITA Cooperatrice t aSanteramo (BA)

Saggia, generosa, infaticabile, visse perDon Bosco e profuse le sue migliorienergie nell'aiutare la casa salesiana diSanteramo, soprattutto negli anni difficilidei suoi inizi . Fu a lungo nel consiglio dellocale Centro Cooperatori, fu anima ditante iniziative, e seppe farsi voler benecome una sorella.

MARIO EZIO Cooperatore t ConeglianoFu padre esemplare e maestro infati-

cabile. Dedicò alla scuola tutta una vita,con spirito salesianamente aperto ai gio-vani dei quali intuiva e favoriva la voca-zione specie se sacerdotale o religiosa .

NAZZI sac. GIOVANNI Salesiano t aCórdoba (Argentina) a 90 anni

Missionario, visse in pieno il sacerdozionella predicazione e nel confessionale :

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I NOSTRI MORTIera continuamente chiamato a prestare lasua opera sacerdotale, e lui si sottoposeanche a lunghi viaggi pur di compierequesto suo dovere . Lavorò intensamentecon gli exallievi per aiutarli a mantenerevivi i princìpi imparati alla scuola di DonBosco. Si impegnò non meno per le vo-cazioni, e 12 giovani devono a lui la sco-perta e maturazione della loro vocazionesalesiana e sacerdotale. Anche da anzia-no non disse di no a chi lo chiamava per ilsuo ministero; due giorni prima dellamorte era corso in un collegio lontanodove l'avevano richiesto. La sua affettuo-sa devozione alla Madonna gli meritò diricevere le ultime cure nell'ospedale inti-tolato a Maria Ausiliatrice, e di venirchiamato al premio il 24 del mese .

PANONZI INES ved. MICALI Cooperatri-ce t a Roma a 72 anni

Era affezionatissima all'opera del Te-staccio e alla famiglia salesiana. Impe-gnata nelle associazioni parrocchiali,sempre disponibile a ogni iniziativa dibene . Suo segreto era una profonda pietàeucaristica e mariana, che la rese capacedi farsi tutta a tutti per tutti portare a Dio .

PERDONA' sac. ORESTE Salesiano t aEste (PD) a 65 anni

Trascorse gli anni migliori della sua vitanelle opere predilette da Don Bosco : glioratori . Quando la sofferenza bussò allasua porta privandolo completamente deldono degli occhi, si offrì al Signore peressere strumento di luce per i giovani, isacerdoti, le anime. Quanti lo conobberoricordano di lui il temperamento forte,l'accettazione incondizionata della soffe-renza e l'esempio della preghiera .

PISANI SANTINA Cooperatrice t a Mes-sina a 65 anniAveva rinunciato a una propria famiglia

per assistere la mamma (vissuta fino a 97anni) e quindi un fratello . Come Coope-ratrice realizzò una costruttiva presenzanella Chiesa locale . Sempre partecipe alleriunioni che animava con la sua bella vo-ce, sostenne il laboratorio Mamma Mar-gherita nei suoi impegni a favore dell'o-ratorio e delle missioni . La sua vita è statadi gioioso sacrificio, e la sua morte im-provvisa ha lasciato sgomenti quanti laconoscevano, ma anche sereni perchéera vissuta di fede.

PRIVITERA MARIA Exallleva e Coopera-trice t a Caltagirone (CT)

Di animo buono, caritatevole e sereno,era sempre pronta a dare una mano a chiavesse bisogno di affetto o di aiuto . Da lei

A quanti hanno chiesto informazioni, annunciamo che LA DIRE-ZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO con sede in ROMA, ricono-sciuta giuridicamente con D .P. dei 2-9-1971 n . 959, e L'ISTITUTOSALESIANO PER LE MISSIONI con sede in TORINO, avente perso-nalità giuridica per Decreto 13-1-1924 n . 22, possono legalmente ri-cevere Legati ed Eredità .

Formule valide sono :

- se si tratta d'un legato : « . . .lascio alla Direzione Generale OpereDon Bosco con sede in Roma (oppure all'istituto Salesiano per lemissioni con sede in Torino) a titolo di legato la somma di lire . . . .(oppure) l'immobile sito in . . . per gli scopi perseguiti dall'Ente, e parti-

sprigionava una singolare gioia, che tra-smetteva come per incanto a quanti lestavano vicino . Aveva il dono del consi-glio, e tanti ricorrevano a lei per superarele mille piccole o grandi difficoltà dellavita . Questa sua capacità di arricchire glialtri le veniva dalla sua ricchezza interio-re, attinta nel costante colloquio con Dioattraverso la preghiera.

ROLFO ANTONIO Cooperatore t a Can-tarana (AT) a 80 anniDevotissimo di san Giovanni Bosco,

rappresentò la figura dell'uomo giustoportato a modello della Sacra Scrittura .Fu a lungo sindaco del suo paese natale(Cisterna d'Asti), visse poi gli ultimi ven-t'anni col figlio arciprete di Cantarana,esempio a tutti di bontà, zelo e «salesia-na» allegria .

SIGNORELLI MADDALENA Exallleva eCooperatrice t a Spezzano Albanese

Per molti anni fu presidente delle Exal-lieve e consigliera del movimento a livelloispettoriale . Insegnante, incarnò il siste-ma preventivo di Don Bosco tra i suoibambini della scuola elementare . Davverodi lei si può dire che «è mancata»» ai suoicari e a tutto il paese : colleghe, amiche,conoscenti non potranno dimenticare ilsuo sorriso, il suo impegno sociale in stilecristiano, la sua fede testimoniata giornodopo giorno in un crescendo costante.

STRINGHETTI LUIGI Cooperatore t aUggiate (CO) a 77 anni

Viva fede, pietà semplice e profonda,messa e comunione quotidiana . Di quiattinse .la capacità di dedizione alla suafamiglia, e la generosità verso gli altri .Cooperatore convinto, donò volentieri alSignore una figlia, divenuta Figlia di MariaAusiliatrice . Negli ultimi anni sostituì al-l'intensa attività l'intensa preghiera, concui riempiva di Dio le sue giornate .

TAMBASCIA NICOLA Coadiutore t aCebu (Filippine) a 63 anni

«I salesiani delle Filippine hanno per-duto il loro caro, spensierato, buon ami-co, un uomo paffuto e di buon cuore, lacui sola presenza suscitava allegria econfidenza» . Lasciò l'Italia giovanissimoper fare il noviziato a Hong Kong . Pertutta la vita fu bravo cuoco ed espertopollicoltore . Lavorò in Cina, anche aShanghai, finché fu espulso con tutti glialtri missionari . Nel 1954 si trasferì nelleFilippine, e 'per altri 25 anni dalla cucinarese il suo silenzioso servizio provveden-do a generazioni di studenti pensionati,

orfani e salesiani, condendo il vitto con lasua contagiosa gioia . Anche ultimamente,dalla sedia a rotelle, seppe essere pertutti una sorgente di serenità radicata nelSignore .

TASSINARI STEFANO e LUCIA Coniugit a San Felice (Modena) rispettivamentea 90 e 92 anni

Genitori di due sacerdoti salesiani, donClodoveo e don Vasco, sono stati chia-mati al premio a tre mesi di distanza l'unodall'altra confortati dalla presenza dei fi-gli . Il primo a volare in cielo era stato papàStefano, nel marzo scorso . Il 29 giugnonella loro parrocchia si intendeva festeg-giare il 50° di missione di don Clodoveo eil 40° di sacerdozio di don Vasco, peròmamma Lucia era gravissima. Essa seppeattendere che quelle celebrazioni, tantosignificative per la comunità parrocchiale,avessero il loro completo svolgimento ;poi dopo 24 ore chiuse gli occhi in silen-zio, e si affrettò a raggiungere papà Ste-fano in cielo .

VACCHINI sac. GIOVANNI Salesiano t aCourgnè (TO) a 58 anni

Nato nella dolce campagna vercellese,portò sempre quella dolcezza nella fisio-nomia, nel carattere, nell'amore alla na-tura . Compì gli studi ginnasiali a Valdocconegli anni che videro la canonizzazione diDon Bosco, partecipò a quella grandegioia, e volle essere sacerdote salesiano .Nel lavoro tra i ragazzi (fu insegnantedelle elementari e medie inferiori) praticòle virtù delle beatitudini : semplicità,umiltà, spirito di povertà, disponibilità al-l'ubbidienza, delicatezza e modestia .Virtù insignificanti davanti agli uomini magrandi agli occhi di Dio . Innamorato dellamontagna, seppe innamorare di essa an-che i suoi ragazzi . Che gli diedero un ad-dio - quando un tumore in sei mesi lorapì - con parole commoventi : «Ti seifatto piccolo con noi, tra i nostri banchi discuola, rendendo facili le operazioni diaritmetica e la geometria con le tue spie-gazioni pazienti . Ti sei fatto piccolo neinostri giochi quando prendevi il pallone eci scartavi tutti . . . Studiavi e scrivevi connoi, pregavi e cantavi con noi . . . Sei statoper noi un salesiano secondo il cuore diDon Bosco e un sacerdote secondo ilcuore di Gesù» .

VOLTA CARLO Coadiutore t a Ivrea (TO)a 79 anni

Fu il servo fedele e operoso nelle vignadel Signore . Ottenuta l'abilitazione all'in-segnamento delle materie tecniche edagrarie, si dedicò alla preparazione pro-fessionale dei giovani, sapendo esserenel loro interesse preciso ed esigente. Fuanche impegnato in mansioni ammini-strative, e fu soprattutto disponibile allavoce dell'obbedienza, che - data la suacompetenza specifica - gli chiese divolta in volta di lavorare in Piemonte, inEmilia, di nuovo in Piemonte, poi in Ligu-ria, in Calabria, e infine di nuovo in Pie-monte.

colarmente di assistenza e beneficenza, di istruzione e educazione, diculto e di religione-

- se si tratta invece di nominare erede di ogni sostanza l'uno ol'altro dei due Enti su indicati :

« . . .annullo ogni mia precedente disposizione testamentaria . Nomi-no mio erede universale la Direzione Generale Opere Don Bosco consede in Roma (oppure l'Istituto Salesiano per le Missioni con sede inTorino) lasciando ad esso quanto mi appartiene a qualsiasi titolo, pergli scopi perseguiti dall'Ente, e particolarmente di assistenza e bene-ficenza, di istruzione e educazione, di culto e di religione» .

(luogo e data)

(firma per disteso)

Page 19: RIVISTA DELLA FAMIGLIA SALESIANA FONDATA DA SAN …biesseonline.sdb.org/1980/198015.pdf · 2011. 1. 17. · anno 104 n15 • l' quindicina o 1 novembre 1980 spedizione in abbonamento

Borsa: Don Filippo Rinaldi, invocandoprotezione, a cura della Famiglia V ., To-rino L. 1 .000 .000

Borsa: In memoria di Attilio Scalari, a cu-ra della mamma e del fratello, Parma L .600 .000

Borsa: S. Giovanni Bosco, in memoria delmarito Dott. Pietro Falco, a cura di FalcoSandra, Milano L . 500.000

Borsa: Maria Ausiliatrice, ringraziandoper la continua protezione, a cura diMarcosanti Adriana, Bologna L . 200.000

Borsa: Maria Ausiliatrice e S. GiovanniBosco, invocando una grazia particolaree protezione, a cura di N .N ., Varese L .200 .000

Borsa : S . Giovanni Bosco, per ringrazia-mento e invocando protezione per la fa-miglia, a cura di Bosetti Agostino, Ma-genta (MI) L . 200 .000

Borsa: Don Bosco, in suffragio di Chiu-sole Alessandro, a cura di Riccardo, Egi-dio, Noemi, Elisa L. 120 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice, in memoria esuffragio di Usseglio Margherita e Co-stantino, a cura dei nipoti Clementina eGiuseppe L . 100 .000

Borsa: S. Maria Mazzarello, in memoria esuffragio di Cane Albertina e Carlo, a curadi Clementina e Giuseppe Usseglio, Tori-no L. 100 .000

Borsa: S . Giovanni Bosco, in memoria esuffragio di Usseglio Clemente e Rosina,a cura dei figli Clementina e Giuseppe(TO) L. 100.000

Borsa : Mons. Versiglia e Don Caravario,a cura di Visetti Mario (TO) L . 100 .000

Borsa : S. Giovanni Bosco e Beato M .Rua, invocando protezione per i familiari,a cura di LA ., Biella (VC) L . 100 .000

Borsa : Beato M. Rua, invocando prote-zione sulla famiglia tanto provata, a curadi M.D.R . L. 100 .000

Borsa : In suffragio del defunto Luigi, acura di N .N . L . 100 .000

Borsa : S . Giovanni Bosco e Santi Sale-siani, pregate per noi, a cura della Fami-glia Mazzucco Guido, Alessandria L.100.000

Borsa: Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, per grazia ricevuta, invocandoprotezione sulla famiglia, a cura di Com-pagni Teresa, Asti L . 100 .000

Borsa: S. Giovanni Bosco, proteggi me e i

Roma: gruppo di giovani salesiani italiani che nel settembre scorso sisono consacrati al Signore con la professione perpetua.

Borse di studio per giovani Missionari pervenute alla Direzione Opere Don Bosco

miei cari, a cura di Cirani Fernando, Ge-nova L . 100 .000

Borsa: Maria Ausiliatrice, in suffragio deidefunti di Anita e Piero Secco, Tarcento(UD) L . 100 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bosco, acura di Meroni Lina, Oggiono (CO) L.100 .000

Borsa : In suffragio dei miei defunti, a curadella Famiglia Vioglio, Nichelino (TO) L .100 .000

Borsa : In memoria e suffragio di PeregoMario, a cura di Magni Bruna, Casatenovo(CO) L. 100 .000

Borsa : In memoria e suffragio di PeregoMario, a cura degli Eredi, Casatenovo(CO) L. 100 .000

Borsa : Don Bosco, invocando protezioneper la famiglia, a cura di Arcioni Tino,Como L. 100.000

Borsa : Maria Ausiliatrice e Don F. Rinal-do, a cura di Bregoli G . Maria, Pezzaze(BS) L . 100 .000

Borse : Santi Salesiani, invocando prote-zione e a suffragio dei propri cari, a curadi Li Vigni Don Natale, Trapani L . 100 .000

Borsa: Maria Ausiliatrice, Don Bosco, S .Domenico Savio, ringraziando e invo-cando ancora protezione, a cura di N .N .(VA) L . 100.000

Borsa: S. Cuore di Gesù, Maria Ausilia-trice, in suffragio dei miei defunti, a curadi Pessina Teresa, Milano L . 100.000

Borsa : S . Giovanni Bosco e Don Rua, inringraziamento per la guarigione delpapà, a cura di Maria e Paolo L . 100 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice e S. GiovanniBosco, invocando protezione e in suffra-gio dei familiari, a cura di Berdini Dr . Gu-stavo L. 100.000

Borsa: Santi Salesiani, invocando prote-zione per vivi e defunti, a cura di BerdiniDr. Gustavo, Monte Urbano (AP) L.100 .000

SOLIDARIETA'

Borsa: Paolo Comitini e Cesarina Federi-co, miei amati genitori, a cura di ComitiniM . Caterina, Catania L . 100 .000

Borsa: Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, in suffragio di Luigi, Modica (RG)L. 100.000

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, in ringraziamento e in memoriadei genitori, a cura di N .N ., Cilavegna L .80 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice, Don Bosco, S .D . Savio, per grazia ricevuta, a cura diNarese Calogero e Rosina, Torino L .70 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice, Don Bosco eDomenico Savio, per grazia ricevuta, acura dei Coniugi Cavassa L . 70.000

Borsa : Maria Ausiliatrice, continua aproteggermi, a cura di Mereu Maria, Dor-gali (NU) L. 60 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice e S. GiovanniBosco, in ringraziamento e invocandouna grazia, a cura di Arredi Margherita,Roma L . 60.000

BORSE DI LIRE 50 .000

Borsa : S. Domenico Savio, in ringrazia-mento e invocando protezione, a cura diBrugiotti Bruna, Viterbo

Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bosco, inringraziamento, a cura di Vercesi Gio-vanni, Bergamo

Borsa : Suor Eusebia Palomino, a cura diCooperatrici e Cooperatori di Cavaglià

Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bosco, acura di Spriano Amilcare (AL)

Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bosco, insuffragio di Don Luigi Cocco, a cura del-l'exallievo Bosso Giacomino, Torino

Borsa : Maria Ausiliatrice, per grazia ri-cevuta, a cura di Carpinello Livia (TO)

Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bosco, insuffragio di mio fratello Stefano, a cura diBasetta Carlotta, Pavia

Borsa Maria Ausiliatrice, Santi Salesiani,invocando la loro protezione, a cura diCaterina P.

Borsa: S. Giovanni Bosco, in suffragio diRaso Carlo, a cura di Anna, Maria v .Evelina

Borsa: Maria Ausiliatrice, implorando unagrazia, a cura di N .N ., Torino

Borsa : Mons . Versiglia, Don Caravario,Santi Salesiani, a cura di T . Gho Va-schetto

Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bosco, acura di Gualini Clara, Torino

Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bosco,invocando protezione, a cura di PorinelliAda, Torino

Borsa : Don Bosco e S. Domenico Savio,implorando una grazia, a cura di L. R .,Torino

Borsa : S . Giuseppe e Giovanni XXIII, in-vocando protezione, a cura di FerreroMaria, Leinì (TO)

Borsa : Don Bosco, a cura di N .N .

Borsa : S. Giovanni Bosco, per grazia ri-cevuta e invocando protezione, a cura diBavastro Maria, Novi Ligure (AL)

Borsa : Maria Ausiliatrice, Don Bosco,Domenico Savio, pregate per la nostrasalvezza eterna, a cura di Maria Rosa

Borsa : Maria Ausiliatrice, per otteneresalute, a cura di Carpinelli Lina (TO)

Borsa : Maria Ausiliatrice, Don Bosco,Domenico Savio, invocando una grazia, acura della Famiglia Ferrero, Rivoli (TO)

Borsa : Maria Ausiliatrice e Santi Sale-siani, a cura di Guarnaccia Rosaria (EN)

Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bosco,attendendo una grazia, a cura di ValliEsmeralda, S . Agata Feltria (PS)

Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bosco, inringraziamento e invocando protezione, acura di Massidda Rosaria, Cagliari

Borsa: Maria Ausiliatrice, a cura di Got-tardi Ida, Rovereto (TN)

Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bosco,invocando preghiere, a cura di FoschiStella, Doagana (Rep . S . Marino)

Borsa : Laura Vicufla, a cura della ClasseV Elem . M . Ausiliatrice, Roma

Borsa : Maria Ausiliatrice, a cura di Ber-nardi P ., Busca (CN)

Borsa : S. Giovanni Bosco, invocandosempre protezione, a cura di BersanoDomenico, Milano

Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Boszco,per grazie ricevute, a cura di Baiotti Or-solina, Moretta (CN)

Borsa : Gesù, Maria e Giuseppe, a cura diEsposito Don Francesco, Brindisi

Borsa : Maria Ausiliatrice, Don Bosco,Domenico Savio, per grazia ricevuta einvocando protezione, a cura di BonoraClaudio, Milano

Borsa : Don Bosco, per grazia ricevuta einvocando protezione per il figlio Giusep-pe, a cura di Romano Eleonora, Mileto(CZ)

Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bosco,proteggete Claudio e Ivano, a cura di Te-sta Giuseppe, Campofranco (CL)

Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bosco, insuffragio di Moroni Annunciata e GrassiCarolina, a cura di Luigi Grassi

Borsa : In memoria e suffragio di mio ma-rito Giuseppe, a cura di Scarpinato Elena,Catania

Borsa: Maria Trombetta Fleres, a cura diTrombetta Zina

Borsa: SS . Cuori di Gesù e di Maria, e dlGiov . Bosco, in suffragio dei familiari de-funti e invocando protezione, a cura diColombano Renzo, Vignale (AL)

Borsa: SS . Cuori di Gesù e di Maria, insuffragio della sposa Russo Tecla; a curadi Mammino Cirino, Acireale (CT)

Borsa : S. Cuore dl Gesù, Maria Ausilia-trice e Santi Salesiani, in suffragio deimiei defunti, a cura di Lucci Maria, Chia-ravalle.

Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bosco,per grazie ricevute e invocando protezio-ne, a cura di Peduzzi Angela, Champoluc

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Mosè narra ai bimbi di oggi la storia più bellae più antica del mondo : la creazione, Adamoed Eva, Abramo e Isacco, il lungo viaggiodel popolo d'Israele verso la Terra Promessa .La narrazione, illustrata da delicati disegni,a colori, si sviluppa come una piacevolissimafiaba, consentendo ai piccoli lettori una immediatainterpretazione del messaggio divino .È un'opera stupenda, che affascineràgrandi e piccini .

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orAPGEI SOCIETÀ EDITRICE INTERNAZIONALE