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BOLLETTINO SALESIANO RIVISTADELLAFAMIGLIASALESIANAFONDATADASANGIOVANNIBOSCONEL1877 ANNO103N .3 1 QUINDICINA 1FEBBRAIO1979 SPEDIZIONEINABBONAMENTOPOSTALEGRUPPO2°(70) PRINCIPE CHE SCELSE DON BOSCO

SALESIANO BOLLETTINO SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE GRUPPO …biesseonline.sdb.org/1979/197903.pdf · 2011. 1. 17. · salesianobollettino rivista della famiglia salesiana fondata

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  • BOLLETTINO

    SALESIANORIVISTA DELLA FAMIGLIA SALESIANA FONDATA DA SAN GIOVANNI BOSCO NEL 1877

    ANNO 103 N . 3 • 1 • QUINDICINA • 1 FEBBRAIO 1979SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE GRUPPO 2° (70)

    PRINCIPECHE

    SCELSEDONBOSCO

  • 2

    LE IDEE

    Il Papa ci ha detto. . ., 3La Giornata Missionaria Salesiana, 9-10Quale religione per i ragazzi di Arese, 14-15

    LE FORZE

    Carta d'identità. L'Accademia Mariana Salesiana, 10-11Salesiani . In 17 alla Conferenza di Puebla, 28Giovani Cooperatori. Il nostro cammino verso Dio, 29

    L'AZIONE

    Brasile . Gesù Bambino è nato Xavante, 28Egitto. Quattro mensilità per Don Bosco, 30Giappone . La Sindone alla tv, 28Come fu che Takako-san divenne suor Paola, 30India . Ho atteso che mi chiedessero di Lui, 29Italia . Don Meroni insegna vincendo concorsi, 5-7Dividiamo insieme pane e problemi, 8Mago Silvan : il primo show all'oratorio, 29-30Il babbo ha fatto un regalo a se stesso, 30Malta . Tutto cominciò con BS e Cooperatori, 31Messico . Ogni Unione Exallievi un impegno, 16Studi superiori per i Mixes a Totontepec, 30Spagna . 55 usignoli cantano al Signore, 17-19Stati Uniti . Nadine e gli handicappati, 28Thailandia . Incendiata la scuola di Betong, 20Venezuela . Yanomami, Dio era già con voi, 12-13

    IL PASSATO

    Centenario di Nizza Monferrato . E dopo Carlo VIII, madreMazzarello . . ., 20-21Venerabile Augusto Czartoryski . Il principe che scelse DonBosco, 22-27

    RUBRICHE. Libreria, 7 - BS risponde, 14 - Brevi da tutto ilmondo, 28 - Ringraziano i nostri santi, 32 - Preghiamo per inostri morti, 34 - Solidarietà missionaria, 35 .

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    j

    La robotizzazione, secondo l'umorista Jean ByFenomeni come l'inurbamento, l'alta tecnologia, la persuasione

    occulta, le pressioni ideologiche, i condizionamenti socio-politici,possono trasformare l'uomo in un robot manovrato da altri robot, e asua volta inconscio manovratore di robot .

    BOLLETTINO

    SALESIANORIVISTA DELLA FAMIGLIA SALESIANAfondata da san Giovanni Bosco nel 1877Quindicinale d'informazione e cultura religiosa

    Direttore responsabile don ENZO BIANCOCollaboratori. Giuliana Accornero - Pietro Ambrosio - Marco Bon-gioanni - Teresio Bosco-Elia Ferrante - Adolfo L'ArcoFotografia Antonio GottardtArchivio salesiano : Guido Cantoni - Archivio Audiovisivi LDCDiffusione Arnaldo MontecchioFotocomposizione e impaginazioneScuola Grafica Salesiana Pio XI - RomaStampa Officine Grafiche SEI - TorinoAutorizzazione Tribunale di Torino n . 403 del 16.2.1949

    L'EDIZIONE DI META' MESEdel BS è particolarmente destinata ai dei Cooperatori Salesiani .Redattore don Armando Buttarelli, Viale dei Salesiani 9, 00175 Ro-ma. Tel . (06)74 .80 .433 .

    IL .BOLLETTINO SALESIANO . NEL MONDOIl BS esce nel mondo in 39 edizioni nazionali e 20 lingue diverse(tiratura annua oltre 10 milioni di copie) in :Antille (a Santo Domingo) - Argentina - Australia - Austria - Belgio(in fiammingo) - Bolivia - Brasile - Centro America (a San Salvador)- Cile - BS Cinese (a Hong Kong) - Colombia - Ecuador - Filippine -Francia (per i paesi di lingua francofona) - Germania - Giappone -Gran Bretagna - India (in inglese e lingue locali malayalam, tamil etelugù) - Irlanda - Italia - Jugoslavia (in croato e in sloveno) - Koreadel Sud - BS Lituano (edito a Roma) - Malta - Messico - Olanda -Perù - Polonia - Portogallo - Repubblica Sudafricana - Spagna -Stati Uniti - Thailandia - Uruguay - Venezuela .

    DIREZIONE DEL BS ITALIANOIndirizzo : Via della Pisana 1111 - Casella Postale 9092 - 00100Roma-Aurelio . Tel . (06) 69.31 .341 .Collaborazione . La Direzione invita a mandare notizie e foto ri-guardanti le attività della Famiglia Salesiana, e s'impegna a pubbli-carle secondo le possibilità e lo spirito del BS .Corrispondenza . Inoltrare alla Direzione quella riguardante :- le informazioni sull'attività salesiana ;- le rubriche Caro BS, BS risponde, Ringraziano i nostri santi,

    Preghiamo per i nostri morti.

    DIFFUSIONEAbbonamenti. Il BS è gratuito ma si sostiene con il contributo liberodei lettori . E' per tutti il dono di Don Bosco ai componenti la FamigliaSalesiana, agli amici e sostenitori delle sue Opere .Copie arretrate o di propagandasono inviate a richiesta, nei limiti del possibile .Cambio dl indirizzo.Comunicare l'indirizzo vecchio insieme col nuovo .Per tutte queste operazioni rivolgersi a : Ufficio Propaganda,Via Maria Ausiliatrice 32 - 10100 Torino . Tel . (011) 48 .29 .24 .

    I LIBRI PRESENTATI SUL HS vanno richiesti alle Editrici- o contrassegno (spese di spedizione a carico del richiedente) ;- o con versamento anticipato su conto corrente postale (spe-

    dizione a carico dell'Editrice) .Indirizzo delle EditriciLAS: Libreria Ateneo Salesiano - Piazza Ateneo Salesiano 1, 00139Roma. Ccp . 57 .49 .20 .01 .LDC: Libreria Dottrina Cristiana - 10096 Leumann (Torino). Ccp .2/27196 .SEI : Società Editrice Internazionale - Corso Regina Margherita 176-10152 Torino . Ccp 2/171 .

    AMMINISTRAZIONEIndirizzo: Via della Pisana 1111 - Casella Postale 9092 - 00100Roma-Aurelio . Tel. (06) 69 .31 .341 .Conto corrente postale numero 462002 intestato a :Direzione Generale Opere Don Bosco, Roma .IL GRAZIE CORDIALE Di DON BOSCO ai lettori che- contribuiscono a sostenere le spese per il BS,- aiutano le Opere Salesiane nel mondo,- e le Missioni attraverso la Solidarietà fraterna o altre forme .

  • FAMIGLIA SALESIANA

    D omanda : Perché i Superiori sale-siani hanno voluto essere ricevutidal Papa?

    Risposta : E' un'esigenza spontaneadello spirito di Don Bosco il poteresprimere a un nuovo Papa la sincerae fattiva adesione della Congregazio-ne e della Famiglia Salesiana al suc-cessore di Pietro nel suo ministero diguida della Chiesa: avevamo un pro-posito d'impegno da manifestare e uncuore da offrire al Vicario di Cristo.

    C'era, poi, anche un particolaremotivo del Rettor Maggiore, designa-to da Paolo VI tra i quattro Superiorigenerali a partecipare alla prossimaterza Conferenza episcopale latino-a-mericana di Puebla .

    D. Come si è svolta l'udienza?R. E' durata una mezz'ora e si è

    svolta in due tempi : quasi una metàdel tempo un dialogo personale delRettor Maggiore, e poi un incontro ditutto il Consiglio con un saluto perso-nale del Papa a ciascuno dei membri euna conversazione simpatica di grup-po con scambi di informazioni e dibattute .

    Lo stile, fin dal primo istante, è sta-to di estrema familiarità, in sempli-cità, in facile confidenza e in manife-sta cordialità .

    II Papa ci ha detto . . .Giovedì 21 dicembre il Rettor Maggiore e gli altri Superiori salesiani hanno ottenutoun'udienza speciale dal Papa . II fatto interessa e incuriosisce tutta la famiglia di Don

    Bosco, perciò abbiamo sottoposto don Egidio Viganò a un fuoco di fila di domande .

    D . Lei ha potuto parlare per parec-chi minuti a quattr'occhi col Papa : co-m'è, visto da vicino?R. Mi son sentito subito a mio agio,

    in contatto sincero e significativo conil mio Pastore : buono, attento, intelli-gente, responsabile primo della san-tità e dell'operosità apostolica dellanostra Famiglia .

    Il Papa è di nazionalità polacca, concuore universale, testimone vivo e at-traente della cattolicità del mistero diCristo. Pieno di vigore, con una gra-devole voce virile, con intuizioned'artista, con un italiano chiaro e ca-ratteristico, dimostra robusta capa-cità intellettuale, vasta competenzaculturale e un'acuta visione mondialedei più gravi problemi umano-pasto-rali.

    All'entrare mi sentivo un po' nervo-so; appena gli ho baciato l'anello e miha fatto sedere amabilmente di frontea sé mi è parso di essere a casa, senzacoibizione né schemi artificiali .

    D. Delle cose dette e udite in privato,si può dire qualcosa in pubblico?R. Almeno qualcosa! Dopo aver

    ascoltato il suo saluto e le sue speran-ze, la mia conversazione è stata dipresentazione della Famiglia Salesia-na, d'informazione dei nostri attualiimpegni («rilancio mariano» e «edu-cazione cristiana» secondo lo spirito

    di Don Bosco), i grandi problemi at-tuali della nostra Congregazione, ilprogetto di maggior presenza africa-na, la responsabilità salesiana inAmerica Latina, le nostre speranzeasiatiche, la nostra testimonianza e lenostre difficoltà in paesi a regime to-talitario . Il Papa ha ammirato la fe-condità carismatica di Don Boscocresciuta ovunque in meno di cen-t'anni : è il «fenomeno salesiano» dicui parlava con frequenza Paolo VI!Da Valdocco, sede della basilica di

    Maria Ausiliatrice, madre e maestradi quel semplice ma santamente di-namico prete che fu Don Bosco, si èsparsa per tutti i continenti un'espe-rienza di Spirito Santo a favore dellagioventù più bisognosa : 18 .000 Sale-siani; 18 .000 Figlie di Maria Ausilia-trice; 770 VDB ; quasi tremila altreReligiose; decine di migliaia di Coo-peratori e Cooperatrici, di Exallievi edExallieve organizzati e impegnati cri-stianamente in fedeltà alla Chiesacattolica guidata dal Successore diPietro .

    Non è esagerato parlare di almeno100.000 membri attivi della FamigliaSalesiana.

    Bello! esclama il Papa . Più tardi,conversando familiarmente con tuttoil gruppo, il Santo Padre improvvisa-mente esclamerà : Ma allora siete piùpotenti dell'Opus Dei, che sono 70.000!

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  • Don Vlganò: .Tanta cordialità : mi è parso di essere in casa

    Santità, noi non siamo potenti, maumili e inquieti lavoratori . No, no! Perrealizzare il bene ci vuole «potenza» ;lo diceva già san Tommaso d'Aquino(facendo, così, allusione all'udienzaanteriore alla nostra, dei SuperioriDomenicani) .

    D. Nella conversazione in gruppoche è seguita, di che cosa si è parlato?R. Nel salutare personalmente

    ognuno dei Consiglieri presentati dalRettor Maggiore, il Papa facevaemergere con arguzia qualche ele-mento della conversazione appenaavuta con me, o sottolineava sorri-dendo qualche aspetto relativo allapersona o al settore di lavoro dei su-periori ; ci fece spesso ridere con alle-gria, trovando battute di umore . Oltreal Consiglio Superiore con il Segreta-rio, c'era anche il nostro Procuratorepresso la Santa Sede e il nuovo Dele-gato del Rettor Maggiore per la Polo-nia.

    Si è parlato un po' di tutto : delleundici nazionalità dei Consiglieri,delle relazioni tra l'Argentina e il Cile,della vitalità vocazionale indiana,della formazione, degli studi e dellanostra Università, delle difficoltà nelMedio Oriente, delle Ispettorie delCentro Europa, della differenza traProcuratore ed Economo e, quindi,persino dei soldi. . . Si sono fatte anchetante fotografie .

    Don Agostino Dziedziel, delegatodella Polonia, che aveva dato tre beibacioni sulle guance del Papa, glimostrò il telegramma (arrivato ilgiorno prima) della morte di donAdamo Cieslar, ex ispettore in Polo-nia, che era stato anche guida spiri-tuale del Papa nei suoi anni giovanili .Il Santo Padre si fermò un istante inraccoglimento, e volle che il suo se-gretario inviasse subito a Cracovia lesue personali condoglianze .

    D. Dei paesi a regime socialista?R. Il Papa ha espresso con partico-

    lare vivacità e profonda chiarezza l'i-dea che la Chiesa è per natura uni-versale, che è nata per crescere in ognipopolo, che ha una dinamica sua

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    propria, la quale si sviluppa secondole circostanze socioculturali e le si-tuazioni politiche ; deve perciò preoc-cuparsi di agire dovunque nonostantele difficoltà, anche se questo puòcomportare l'eroismo del martirio .

    La dinamica dell'amore non la puòfermare nessuno!

    D. Dei paesi occidentali?R. Il Papa si è mostrato preoccu-

    pato per una specie di regressione chesi nota nei principali Paesi europei ri-guardo alle grandi prospettive stori-che dell'umanità. L'Europa sembraun po' rinchiusa su se stessa, e circo-scritta alle preoccupazioni del benes-sere ; appare un po' stanca e delusa ; lasecolarizzazione non le serve da molladi grandezza .

    Le Chiese dell'Europa ne risentononella loro vitalità!

    Bisognerebbe rinfuocare l'aggan-cio culturale della fede, e lanciaremolto personale apostolico nei grandicompiti missionari della Chiesa uni-versale .

    D.

  • ITALIA

    DonMeroniinsegnavincendoconcorsi

    A Sesto San Giovanni un intraprendente insegnante di OsservazioniScientifiche, don Tarcisio Meroni, riesce a trascinare i suoi ragazzi inappassionanti ricerche, e ogni anno li porta a vincere qualcuno dei

    concorsi che i vari enti indicono appositamente per le scuole .

    C ominciò nel 1973, vincendo con isuoi ragazzi un concorso indettodal quotidiano cattolico Avvenire . Nel'74 portò i suoi ragazzi ad affrontarel'annuale concorso indetto dalla Phi-lips «per i giovani inventori e ricerca-tori»: arrivarono soltanto secondi .Nel '75 lui e i suoi ragazzi del terzocorso decisero di fare meglio, si ri-presentarono e fecero l'en plein : pri-mo premio . Presentarono una «Anto-logia botanica» su 34 argomenti di-versi, che la commissione esaminatri-ce - composta da docenti universi-tari - ritenne la migliore, «ravvisan-do nelle documentazioni raccolte epresentate un metodo estremamentevalido per l'insegnamento dellescienze nelle scuole medie inferiori» .La premiazione avvenne a Milano

    nel «Museo della scienza e della tec-nica», dove era stato allestito unostand speciale che permetteva ai visi-tatori di esaminare minuziosamentegli elaborati dei ragazzi . Un album gi-gante presentava la ricerca sullepiante fossili, quella sulle «piantemaledette» della droga, lo studio almicroscopio delle alghe, lo studiosulla struttura anatomica delle foglie,una documentazione sull'arrossa-mento delle acque del lago Tovel . . .A quel concorso Philips avevano

    preso parte 1500 concorrenti, tra iquali erano stati scelti 150 finalisti, etra essi 58 premiati . Ai ragazzi di Sestoandò la vittoria perché era la primavolta che si poteva premiare non giàun singolo ragazzo eccezionalmentedotato, ma una classe intera . E men-tre nelle altre premiazioni la giuriasottolineava sempre con malinconiala mancanza di collaborazione da

    parte della scuola, questa volta gli or-ganizzatori si ritennero in dovere diassegnare un premio anche all'inse-gnante, «per la paziente opera di re-gia » che aveva svolto .E la cosa non dispiacque a Don

    Meroni. Il quale ha spiegato così ilsegreto del suo successo : «A primavista i ragazzi d'oggi danno l'impres-sione di voler rifiutare l'istruzione e laformazione . L'importante invece ècapire che devono essere messi nellecondizioni di ricercare e scoprirequalcosa di nuovo . Mandati alla cac-cia di esemplari veri, o posti di fronteal microscopio, si trasformano . E unavolta sviluppato l'interesse, difficil-mente poi si riesce a fermarli» .

    Un .apicoltore in blue jeans» tiene con la sini-stra il miele Inquinato (con la destra quellonormale) . Foto in alto : a Milano, un angolo dellostand sulle «erbe nostre amiche . .

    Arriva la tv. E verso Natale, allascuola salesiana arriva la tv . Quandodon Meroni ne dà l'annuncio i ragazzinon ci credono, pensano che sia il so-lito scherzo da prete . E invece eccoarrivare la troupe televisiva, e vieneproprio per loro .Il programma va in onda qualche

    giorno prima di Natale, alla «Tv per iragazzi» . Apre con una panoramicasu Sesto San Giovanni piena di smog,sui pennacchi delle ciminiere e sullaneve a terra di colore nerastro . Poi dicolpo inquadra la piccola oasi verdedell'orto botanico della scuola . Uncontrasto quanto mai eloquente .

    E poi i ragazzi al lavoro : sembranoricercatori di università sprofondatinella serietà dell'indagine, e invecesono ragazzi che fino a cinque minutiprima tiravano calci al pallone dell'o-ratorio . Quelli di Terza C, stanno alle-stendo l'erbario . La Terza A lavoraattorno alle piante medicinali coltiva-te nell'orto . Poi alcuni ragazzi fannovedere come si può costruire qua-dretti e cartoline con foglie e fiori de-bitamente preparati. Ecco altri ra-gazzi chini sul microscopio : si eserci-tano a estrarre la clorofilla dalle fogliee i pigmenti colorati dai petali in fiore .

    Un ragazzetto si impanca a catte-dratico e imparte ai telespettatori lalezione : « Forse voi non sapete che nelmondo ci sono più di 500 piante car-nivore, ossia che si nutrono di insetti .In Italia ce n'è una sola, si chiamaPinguicola, e io sono riuscito a tro-varla in Val d'Aosta . Ora è il pezzo piùprezioso del nostro erbario » .Le api fanno catrame . Nel '76 don

    Meroni porta al solito concorso Phi-lips una nuova ricerca : «Le nostreamiche api» . Si dedica alla ricerca ilgruppo «Pro natura» formato da 4ragazzi della scuola, un giovanottoabile fotografo, e un apicoltore pro-fessionista . Più don Meroni, natural-mente, che un giornale definirà «ape

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  • regina del piccolo sciame di ricerca-tori» . Vincono soltanto il secondopremio (mica possono dargli il -primotutti gli anni) . Ma al «Museo dellascienza e della tecnica» di Milano illoro stand delle api è il più visitato :migliaia di persone sostano quasi in-credule ad ascoltare le spiegazionidegli « apicoltori in blue jeans » ; PaoloLensi, il quattordicenne che più deglialtri si è buttato a capofitto nella ri-cerca, viene definito dal giornale «ilragazzo che sa tutto sulle api» .

    La ricerca si presenta in tre particomplementari : una relazione di 150cartelle su tutti gli aspetti della vitadelle api; una cassetta entomologicacon erbario apistico comprendente 80piante nettarifere; e poi quasi 200diapositive sul mondo delle api . Mac'è dell'altro : i ragazzi hanno studiatol'influsso dell'inquinamento atmosfe-rico sulla vita delle api, e nella lororicerca espongono le dolorose con-clusioni a cui sono giunti . L'inquina-mento di Sesto impedisce la vita delleapi .

    Nello stand è visibile un barattoloche sembra contenere catrame e in-vece contiene il misero miele che leapi di Sesto sono riuscite con tutta laloro buona volontà a mettere insieme :è di color verde-nerastro. L'apicoltoreloro collaboratore dice : « Come si puòavere il coraggio di mangiare questomiele? Nessuno lo vuole più» . I ra-gazzi hanno chiesto (senza riuscirvi)di far analizzare il prodotto . E poihanno escogitato una controprova :hanno nutrito con quel miele un al-veare normale. Nel giro di pochi gior-ni il ronzio nell'alveare si è spento . Glianimaletti sembravano presi da para-lisi, cominciavano a morire . Per sal-vare l'alveare si dovette subito sosti-tuire il miele avvelenato, ma centinaiadi api non si ripresero più .

    La notizia dell'esperimento è subitocircolata . Il Giorno e La Domenica delCorriere ne hanno parlato, l'Avvenireè uscito col titolo « Sos, le api fannocatrame» .

    E don Meroni? Be', è stato invitato apartecipare al « Simposio internazio-nale di apiterapia» di Bucarest, e c'èandato .Il ragazzo che parla con i fiori . Il

    concorso scelto per il 1977 è quelloindetto dalla Bonomelli, col titolo «Leerbe nostre amiche». Il jolly nellamanica di don Meroni questa volta sichiama Maurizio Bocca, 15 anni, chefa le sue prime conoscenze nel campodelle erbe sull'orto botanico dellascuola, e poi durante le vacanze pre-para la ricerca . Va a passare i mesiestivi nella colonia alpina che i sale-siani di Sesto hanno presso Cerviniain Val d'Aosta, e colleziona tutte lespecie di erbe che incontra nella con-ca del Breuil : arrampicandosi fino a3.000 metri, ne trova 112, alcune dellequali molto rare . La sua raccolta èampiamente commentata da testi

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    pertinenti e simpatici, e qualche voltapolemici (bisogna anche denunciarelo scempio che si sta compiendo inquesto angolo di paradiso terrestre,con l'avanzata inarrestabile del ce-mento e del turismo di massa) .

    E Maurizio trova d'accordo i mem-bri della giuria del concorso Bono-melli (tra cui figurano docenti di Bo-tanica dell'Università di Roma) : gliassegnano il primo premio, di mezzomilione di lire .Don Meroni, interrogato spiega :

    «L'utilità di questo tipo di ricerca stasoprattutto nel fatto che in tal modogli allievi acquistano un serio e rigo-roso metodo di lavoro, che gioveràanche in seguito, indipendentementedal genere di studi che i ragazzi intra-prenderanno» .

    Durante l'estate la collezione diMaurizio viene esposta in una mostraa Cervinia, e La Domenica del Corrierededica un servizio di 3 pagine all'ar-gomento, intitolando «Il ragazzo cheparla con i fiori delle Alpi» .La mappa ecologica . Nel '77 un al-

    tro concorso è organizzato dal « Gior-nale della Lombardia », i ragazzi dellescuole sono invitati a tracciare "unamappa della Lombardia inquinata" .Più di mille ragazzi si mettono dibuona voglia a raccogliere i dati, chearrivano inquietanti sul tavolo delgiornale. La conclusione della ricercaè una denuncia corale: la Lombardiarisulta sotto assedio, minacciata dafumi, veleni, sporcizia, prodotti chi-mici nocivi . . . Seveso è solo la puntaemergente di un grande iceberg, ma cisono tante altre piccole Seveso . . .

    I ragazzi di don Meroni partecipanoal concorso presentando le loro ulte-riori conclusioni sul miele inquinato,e si portano via il primo premio . Dice

    II bolide con cui Niki Lauda ha vinto Il campionato mondiale di .formula uno ., viene esaminato estudiato con la massima attenzione . Foto in alto : L'ing. Ferrari rilascia ai ragazzi Il suo preziosoautografo. Foto a destra : Un angolo delle .Scuole Industriali Salesiane» di Sesto San Giovanni,dove don Tarcisio Meroni Insegna vincendo i concorsi .

    la motivazione : «Per aver studiato ilproblema delle api nella zona (di Se-sto San Giovanni) con esperimentidettatti anche dalla fantasia, con l'os-servazione diretta, con il ricorso ai la-boratori di analisi» .Ormai i campioncini di don Meroni

    sono una celebrità. Le sue scolareschesi succedono, ma si trasmettono an-che la fiaccola, il gusto della ricerca,la gioia di vincere. La prossima ini-ziativa è una mostra, prima fissa e poiitinerante .

    La mostra itinerante. L'idea è por-tata avanti dal settimanale locale« Città Nostra » : il periodico organizza,il locale «Centro di cultura» offre gliambienti, i ragazzi della scuola sale-

  • siana allestiscono la mostra . Lì con-fluisce il meglio del lavoro svolto inquesti anni, ordinato in tre sezioni :«Le api nostre amiche - Il verdemuore - La flora alpina » . La mostraè aperta nell'ottobre 1977, e è visitatada piccoli e grandi. Vengono proiet-tati documentari sull'ecologia, i ra-gazzi della scuola salesiana fanno daminiguide. Non si viene solo infor-mati, ma anche chiamati in causa :«Negli ultimi vent'anni il verde a Se-sto è diminuito del 25% : perché?» Ivisitatori sono tanti (le scolaresche, lapopolazione, le autorità cittadine,perfino il Cardinale di Milano), e ilgiornale parla di « successo che non èpresuntuoso definire strepitoso» .

    Dopo la prima fase per così direpubblica, la mostra vive una secondafase scolastica : viene esibita nelle va-rie scuole, per soddisfare in 45 giornila legittima curiosità di 6 .000 allievi e300 insegnanti. Le classi non si limi-tano a guardare, ma come contagiatepassano a imitare e a ricercare perconto proprio. Si realizzano disegni,

    cronache figurate, pannelli murali. Siesprimono impressioni sulla mostra,si suggeriscono idee per rendere lacittà più sana e civile . In una classeelementare i ragazzi ascoltano « Il vo-lo del calabrone» di Rimsky Korsa-kov, poi si cimentano in espressionigrafiche e descrittive che alla fine so-no raccolte in un bell'album .

    Poi le mostra vive la sua terza fase,diventa itinerante, gira nell'hinterlandmilanese, e spicca il volo per altre lo-calità d'Italia .

    I giornali esprimono giudizi quantomai positivi, scoprendo «dietro i la-vori portati alla mostra, la validità diformule didattiche sollecitatrici di in-teressi, ricche di esperienza vissuta, e

    di amore per quanto ci circonda» . Un -Libreriatitolo tra gli altri è eloquente : «I ra-gazzi ci insegnano come si fa a viveremeglio» .

    I bolidi di "formula uno" . Visitan-do la Fiera di Milano, i curiosi ragazzidi don Meroni avevano fatto manbassa di materiale pubblicitario . Tral'altro, avevano trovato un vero eproprio libro, distribuito in uno standche illustrava il «Concorso nazionaleFiat» sul tema «Il frutto della ricer-ca». La ricerca di cui si parla, natu-ralmente riguarda sorpattutto le au-tomobili, e i ragazzi di don Meronidecidono di dare anche loro un colpodi volante, una sterzata alle loro ri-cerche. I temi sono molti e molto in-teressanti. I ragazzi si consultano,elaborano un piano di lavoro, si divi-dono i compiti, e si rimboccano lemaniche. Ricerche, documentazioni,disegni. Ne viene fuori un album gi-gante. E il primo premio al concorso .

    Il premio è singolare : una visitacollettiva agli stabilimenti di Mara-nello, dove nascono i bolidi di « for-mula uno» della Ferrari . E' il primogiugno 1978, un grosso pullman è ve-nuto a prelevare i ragazzi e li portavelocemente alla meta sospirata . Tro-vano ad attenderli i meccanici in tutaazzurra, i collaudatori in tuta bianca, itecnici e gli organizzatori. Trovanoquelli della Ciac che stanno filmandotutto, e presenteranno la visita nel lo-ro Cinegiornale.

    Un meccanico spalanca il box e po-co dopo ne esce lentamente la reginadi Maranello, una lucida macchinacol numero 11, quella che l'annoscorso Niki Lauda ha portato a vin-cere il campionato del mondo . Unlungo applauso e poi tutti intorno, acuriosare e a domandare. Le doman-de incalzano, su gomme, carburanti,tempi di corsa, linea aereodinamica,sospensioni, perfino sul battito delcuore dei piloti. I ragazzi prendononota di tutto .

    A colazione sono ospiti del magodelle auto da corsa, l'ingegner EnzoFerrari. Annotano anche questo : por-ta cravatta rosa con pallini bianchi . Ilgrande vecchio si sottopone al fuocodi fila delle interviste, poi paziente-mente rilascia a ciascuno il suo pre-zioso autografo. Importantissimo : èda far vedere ai compagni, è la provache hanno davvero vinto .

    Ma la prova si trova anche sui gior-nali, e non solo quelli di Sesto : il Cor-riere della Sera dedica alla visita untitolo di 4 colonne e una grossa foto incui si ritrovano. Sì son proprio loro .

    E ora, che cosa starà combinandoper il 1979 don Tarcisio Meroni, che ilGiorno ha definito «una specie divulcano in clergyman »? Quale nuovoconcorso si prepara a vincere con isuoi curiosi ragazzi della scuola sale-siana di Sesto San Giovanni? E'quanto sarà dato sapere nella prossi-ma puntata .

    FERRUCCIO VOGLINO

    i

    TERESIO BOSCODon Bosco - Una biografia nuovaEd. LDC 1979. Pag . 448 (32 foto inbianconero e a colori), L . 4 .500Doveva accadere. Dopo aver scritto

    tanto sulle realtà poste in essere daDon Bosco, sui suoi figli e i suoi giovani,sulla loro epopea nel mondo, era logicoe giusto che don Teresio Bosco si deci-desse ad affrontare l'argomento princi-pe, si misurasse in una biografia di sanGiovanni Bosco . Don Bosco parla diDon Bosco . . . e lo fa con lo stile ben noto,ma questa volta con qualcosa in più . Trail ritessere la bella favola popolaresca, eil redigere studi seriori e riservati ai soliaddetti ai lavori, ha scelto opportuna-mente una strada intermedia : l'opera ri-sulta divulgativa e di lettura attraente,ma insieme storicamente documentatae critica .

    La figura di Don Bosco che ne esce èpienamente immersa nella storia del suotempo, partecipe delle trasformazioni diTorino industriale, coinvolta nelle in-temperanze dell'Italia risorgimentale,nello scontro drammatico fra Chiesa eStato, negli intensi pontificati di Pio IX eLeone XIII . Un Don Bosco attorno alquale a poco a poco si coagula unadensa realtà umana, un fiorire di voca-zioni e opere diffuse nel mondo intero,una Famiglia Salesiana che va al di làdella sua morte per diventare oggi partedella Chiesa e della realtà umana .

    Il bel volume, riccamente illustrato,che la LDC offre in apertura del 1979,merita di essere letto, posseduto, rega-lato .

    VALENTINO DEL MAZZAInvito alla gioiaLDC 1978. Pag . 140, lire 1800

    Paolo VI avevadichiarato la gioia«un diritto e undovere del cristia-no» . Il discorsosulla gioia è dun-que necessarioperché il pessimi-smo e la disfattapsicologica sem-brano imposses-sarsi di molte per-sone . L'autore (fi-

    glio di Don Bosco, santo della gioia)traccia alcune piste di indagine psicolo-gica, filosofica e teologica, che aiutanoa ritessere la serenità dell'uomo inquanto «creatura di Dio e destinato allagioia perfetta» . Queste piste di indagi-ne, prima di diventare libro, sono stateconferenze tenute con successo allaRadio Vaticana .

    MARIO CASTELLI (a cura di)Nazione Italia e Chiesa ItaliaLDC 1978. Pag . 92, lire 1 .400La Chiesa ha da portare il suo mes-

    saggio anche . . . all'Italia, ma perchéquesta proposta risulti pastoralmentecorretta, occorre prima conoscere afondo che cosa è la « realtà umana dettaItalia» . La tematica è quanto mai sug-gestiva, in un tempo di rapidi cambia-menti come l'attuale, mentre si sentetutto il rischio dei ritardi o delle antici-pazioni, insomma degli interventi fuoritempo .

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  • ITALIA* «PRESENZA NUOVA» A FIANCO DEI DROGATI

    Dividiamo insiemepane e problemi

    Un prete della parrocchia salesiana di Livorno ha realizzato una« casa di accoglienza» per giovani in gravi difficoltà, soprattutto quelli

    incappati nell'esperienza della droga pesante .

    N on è stato facile indurre don LuigiZoppi - della casa salesiana diLivorno ma al lavoro presso la comu-nità terapeutica di via Chiesa di Sal-viano 10 - a raccontare . Il problemadella droga, ci ha detto, è drammatico eva riproposto incessantemente all'opi-nione pubblica ; ma i più qualificati aparlarne, cioè gli operatori del settore,hanno al contrario bisogno di penom-bra e di silenzio. Il loro incontro con igiovani in difficoltà richiede discrezio-ne e «privacy», mentre la popolaritàsovente finisce per comprometterel'efficacia del lavoro .

    Per questo niente foto se non la soli-ta simbolica ; e poi le parole asciutte didon Luigi, che è solito più a fare che adire.

    Il 1" ottobre 1977 a Salviano di Li-vorno si avvia un'esperienza di «pre-senza nuova» dei salesiani tra i gio-vani di questa città, in un quartieredella sua periferia. E' una « casa d'ac-coglienza», aperta a ospitare chiun-que fra i giovani sia provato da gravidifficoltà sociali o psicologiche : rot-tura con la famiglia, vita di strada,carcere, esperienze di droga pesante,fino alle catene della tossico-dipen-denza (ma con desiderio di uscirne eliberarsi) .

    A Livorno il fenomeno della droga èuno dei problemi sociali più gravi, e èdovuto alle contraddizioni che la cittàporta dentro di sé: città di turismobalneare e porto commerciale, zonaindustriale con forti ritardi nello svi-luppo, con progetti ambiziosi e rea-lizzazioni faticose . Satura fino aesplodere e con migliaia di apparta-menti vuoti e inespugnabili, con mi-gliaia di giovani disoccupati come intante altre città . Anche l'attuazionedei provvedimenti previsti dalla leggeper le tossico-dipendenze è ormai inritardo di oltre due anni, nonostante itentativi fatti, senza successo, dai lo-cali servizi sanitari .Cammino di speranza. Questa

    «presenza nuova» dei Salesiani, desi-derata e richiesta dal Vescovo mons .Ablondi, ha suscitato - mentre si co-stituiva e si sviluppava - un notevoleinteresse nella comunità ecclesialedella parrocchia salesiana, che l'hasentita come suo segno esterno di ca-

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    rità e di verifica per tutte le sue fami-glie, chiamate a essere anch'esseaperte a un'accoglienza evangelica .Per esse questa presenza è diventataluogo di incontro, di comunione e dicondivisione (soprattutto con chi nonha da spartire che un'esperienza difallimento e di dolore), segno di po-vertà nella semplicità e nelle cose es-senziali .

    I primi giovani sono arrivati a noi,tramite amici, dai dormitori pubblicie dalla strada o dal carcere . Con loroabbiamo avviato un cammino di spe-ranza, cercando di offrir loro una ri-sposta alle esigenze immediate e pri-marie: pane, casa lavoro, salute, ami-cizia . E per i ragazzi drogati, tantacomprensione - soprattutto nei mo-menti della «grande fame», della«crisi da astinenza» quando mancaloro la droga - cercando con il nostroentusiasmo e la nostra fede di tra-smettere la voglia di vivere, e i motiviper cui vale la pena .

    Ci siamo impegnati a lavorare tuttiper cercare di renderci autosufficien-ti. Abbiamo accettato il lavoro comeuno degli strumenti più validi e im-mediati per il ricupero di noi stessi,delle nostre dimensioni di persona-lità, delle nostre capacità, del nostrotempo, della nostra libertà. Abbiamoallestito un laboratorio di rilegatoria :prima come scuola di mestiere, poicome lavoro protetto, e infine comesocietà artigiana di fatto, che vedecorresponsabili alla pari tutti quelliche vi lavorano . Ma ci sono anchegiovani che lavorano presso terzi .

    Il laboratorio viene organizzato ecoordinato da un giovane obiettore dicoscienza . Egli presta il suo serviziocivile sostitutivo di quello militare (20mesi) presso il Centro Italiano di So-lidarietà di cui anche noi facciamoparte, e si impegna così, a vivere il suo«vangelo della non violenza e dellapacificazione» fra coloro che millefonti di violenza hanno emarginato eresi violenti .

    Si analizzano gli ideali . Il nostrometodo di risocializzazione è empiri-co, e la terapia è quella familiare . Unambiente a misura d'uomo, un vec-chio casolare di campagna riadattatoda noi stessi e attrezzato dalla gentedel posto, capace per ora di otto pre-

    senze, di cui solo quattro in quellostato di necessità sopra descritto .

    La vita in comune impegna tutti,anche per i vari servizi di cucina e dipulizia. Insieme si condivide il pane ei problemi personali, in uno stile diamicizia, aiutati da famiglie e da gio-vani che frequentano la casa e si im-pegnano per gli stessi obiettivi .Quando arriva il momento opportu-no, a tavola, alla sera, nelle feste, insituazioni particolarmente propizie, sidiscute insieme e si analizzano gliideali e i motivi profondi che ci fannoagire in un dato modo .La disponibilità ad ascoltare sem-

    pre e a qualsiasi ora, senza orari diufficio e senza la severità di chi giu-dica e condanna, ma con l'interessa-mento di chi cerca insieme, ci dà mo-do di stabilire i contatti per arrivare aun affetto più profondo, fino all'ami-cizia e alla comunità .Occorrono animatori. Per questo la

    nostra casa è diventata per sua naturacome il centro di propulsione di tanteiniziative in questo settore specificoper sensibilizzare la gente, per col-mare le impreparazioni professionalidegli operatori sociali, dei sanitari,degli insegnanti, delle famiglie, deigruppi ecclesiali, attraverso un servi-zio di informazione corretta . In stret-ta collaborazione col nucleo di basedella circoscrizione, ricerchiamo eprogrammiamo i nostri interventi nelquartiere .

    Come un corpo che vive e si svilup-pa, sentiamo fortissima l'esigenza dimoltiplicare a cellula le nostre comu-nità sul territorio, perché possano farfronte ai bisogni e configurarsi inmodi diversi e complementari comestruttura interna .Gli amici a tempo pieno, e gli

    obiettori di coscienza, danno perquesto un apporto considerevole; maoccorrerebbero anche delle validepresenze di animatori salesiani .

    Credo che oggi gli ultimi della so-cietà, senza voce, senza stima, senzadiritti, senza volontà, senza speranza(se ne risocializza un'infima percen-tuale), siano proprio in questa por-zione di giovani, e credo che Don Bo-sco oggi non può ignorarla o disinte-ressarsene .

    Don LUIGI ZOPPI

  • LA GIORNATA MISSIONARIA SALESIANA

    Aiutarli : lavoranoa nome nostro

    Una positiva tradizione vuole che ogni anno a febbraio si celebri la«Giornata Missionaria Salesiana» . Ecco i perché della manifesta-zione, le iniziative che si suole prendere, i gruppi che le realizzano,

    l'organizzazione che anima e coordina ogni cosa .

    A nzitutto la data . Il 25 febbraio1930 cadevano a Lin Chow (Cina)il Vescovo missionario mons . Versi-glia e il suo compagno di viaggio donCallisto Caravario : cadevano per di-fendere un gruppo di giovani dai pi-rati che infestavano la zona . Quella èanche la data suggerita per la Gior-nata Missionaria Salesiana (GMS) .Ma sta a ogni comunità fissare ilgiorno che le risulta più adatto, in ba-se alla programmazione di tutto l'an-no, e tenendo anche conto di quel«tempo opportuno» per eccellenzache è - per una coscienza cristiana -la quaresima.I perché della giornata . In primo

    luogo c'è da rinverdire la coscienzamissionaria della Famiglia Salesiana,a partire dalla sua scaturigine in DonBosco (giovane sacerdote, egli pensòseriamente di recarsi nelle terre d'ol-tremare, e quella Provvidenza che lotrattenne in Europa volle in compen-so fare di lui il padre spirituale di mi-gliaia di missionari) . La missionarietàsalesiana è un dato forse non ben co-nosciuto neppure dagli stessi interes-sati: i salesiani da soli sono 8 .000 allavoro nel Terzo Mondo, e 3 .000 di essiin vere e proprie opere missionarie . Ilche colloca la loro Congregazione al

    secondo posto fra tutte per numero dimissionari sul campo. Se poi si con-tano i centri missionari, essa passaaddirittura al primo posto .

    Ma c'è qualcosa che va al di là dellestatistiche, e coinvolge tutti : anche ilsalesiano che rimane in patria - co-me qualsiasi altro cristiano - ha dasentirsi missionario, deve considerarechi è partito come un suo rappresen-tante sulla frontiera della Chiesa, evivere in solidarietà di spirito e diopere con lui .

    Altro perché della GMS : non solo isalesiani, ma tutta la Famiglia Sale-siana, anche i giovani che studiano,giocano e crescono alla sua ombra,vanno coinvolti nelle responsabilitàmissionarie . E' un punto di fede e unpunto d'onore. In tanti nelle operesalesiane, soprattutto giovani, nellaloro disponibilità e generosità nonaspettano che di essere orientati esollecitati ad agire . Anzi molte voltebasta lanciare la proposta, e prendo-no l'iniziativa .

    In queste prospettive la GMS di-venta anche una proposta vocaziona-le. A volte esplicita, ma non necessa-riamente : la presentazione di modellidi comportamento (si può parlare inquesto caso, come qualcuno ha fatto,

    San Gregorio di Catania : una recita su soggetto missionario. Il teatro porta i ragazzi - forse più chegli adulti - a vivere drammaticamente i problemi, anche quello missionario .

    di «pedagogia dell'eroe») da solamolto spesso è già un'occasioneesterna sufficiente perché i ragazzi«chiamati da Dio» giungano a scopri-re la propria vocazione a un'idealitàsuperiore .

    Anche qui si potrebbero presentarele cifre . Se la Congregazione Salesia-na ha ancora - relativamente ad al-tre congregazioni - un numero con-fortante di vocazioni, lo deve allemissioni. E ciò a doppio titolo . Anzi-tutto perché nei territori di missionedove lo spirito apostolico impresso daDon Bosco ai suoi figli è giunto a ma-turare Chiese giovani piene di fede, levocazioni salesiane fioriscono ancheoggi con molta generosità (valga pertutti il caso dell'India) . E poi ancheperché una buona parte delle stessevocazioni che maturano sul vecchiocontinente sono ancora missionarie :lo dimostra il numero relativamentealto di Salesiani e FMA che ogni anno- nonostante i tempi che corrono -partono dall'Europa per le missioni diDon Bosco.

    Le iniziative . A volte, nelle operesalesiane, ci si limita alla «giornata»,ma a volte si organizza una « settima-na missionaria», magari con strasci-chi per tutta la quaresima, se non -con qualche iniziativa indovinata -per tutto l'anno .

    Prima della giornata stabilita, emagari anche dopo, ci si incontra inriunioni di sensibilizzazione, di pre-ghiera e organizzazione, per mettereinsieme qualcosa di concreto da of-frire alle missioni (ai missionari, e alleloro comunità) . La sensibilizzazionerisulta facile e fruttuosa nella scuolaattraverso concorsi, quiz, e soprattut-to ricerche interdisciplinari, che pos-sono condurre a elaborati di varianatura ma sempre molto «sentiti» dairagazzi . Si fa poi raccolta di materialeda inviare sul posto : indumenti, me-dicine, ecc. O raccolte di denaro, di-rette o rastrellandolo in modi inge-gnosi : si fa incetta di carta straccia eferrivecchi, di francobolli commemo-rativi ; si lanciano lotterie, vendite al-l'asta, banchi di beneficenza, totocal-cio. In qualche internato si fa anche iltotocalcio: metà delle entrate va aipremi, e l'altra metà va alle missioni ;ma attenzione, per legge non si po-trebbero utilizzare le schedine uffi-ciali, occorre realizzarle in proprio alciclostile) .

    E poi recite . E poi, specie nelle par-rocchie e nei centri giovanili, quellosport salubre e raccomandato in paesipiuttosto opulenti come l'Italia : il sal-to della cena . A sera una bella cele-brazione liturgica invece del consuetopasto, e all'offertorio si versa l'equi-valente della cena in denaro per lemissioni. Chi ha più possibilità eco-nomiche, viene invitato a immaginaredi saltare una cena all'Holyday Inn . . .

    Nella giornata missionaria vera epropria altre iniziative vengono con-dotte avanti: una mostra sulle mis-

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    Una delle mille Iniziative possibili: una .vendi-ta pro missioni . di oggetti esotici .

    sioni, uno stand con la stampa mis-sionaria (libri e opuscoli salesiani enon, copie del BS e possibilità di dareil proprio indirizzo, abbonamenti ariviste missionarie tipo «Mondo eMissioni» per gli adulti, e «Il piccolomissionario» per i ragazzi) . Un tratte-nimento in teatro con recite, diaposi-tive, film (da qualche anno sono di-sponibili degli eccellenti documentisulle missioni salesiane) o conferenzadel missionario. E se le Cooperatricihanno un «Laboratorio missionario»va da sé che quella è la loro giornata .

    Ma il culmine viene toccato nellaliturgia del mattino, officiata possi-bilmente dal missionario . L'offertorioè il momento suggestivo che uniscevicini e lontani : si presentano i doni,che posti accanto all'altare diventanoil segno della solidarietà, e del « Regnoche viene » .

    I gruppi . A portare avanti tuttequeste iniziative ci sono sempregruppi, di adulti o di ragazzi, ma im-pegnati e decisi . In un passato nonmolto lontano i ragazzi venivanocoordinati in una vasta organizzazio-ne; oggi si raccomanda caldamente didar vita ai gruppi ma si preferisce noninquadrarli. Né si chiede che essivengano costituiti al di fuori, o peggioancora in antagonismo, con i movi-menti giovanili già esistenti . E' suffi-ciente che essi si realizzino all'interno,per esempio nelle sezioni già esistentidegli Amici Domenico Savio, o del-l'Azione Cattolica, o degli Scout.

    Questi gruppi missionari non han-no quindi una particolare etichetta,né denominazione, ma a volte si dan-no nomi fantasiosi e stimolanti (co-me, in una parrocchia romana, il

    «Gruppo Misereor dei Saltapasto ») .Per uscire dal vago, sovente questigruppi stringono un gemellaggio conuna missione, o con un missionarioben individuato, a cui scrivono e dacui ricevono, in un dialogo persona-lizzato . E nelle loro attività portano adare vita a qualche micro-realizzazio-ne ben definita negli scopi, come purenella consistenza economica . E' unrealismo che ripaga : convince e sod-disfa, dall'una e dall'altra parte .

    E come era facile supporre, dietro igruppi che funzionano ci sono sem-pre gli animatori.

    Gli animatori . La funzione di sti-molo all'attività missionaria, nellaCongregazione salesiana, è stata affi-data a un apposito Ufficio Missiona-rio che è uno dei « servizi nazionali » dicui gli Ispettori si sono responsabiliz-zati . Questo settore è stato affidatoall'Ispettoria Veneta di Venezia(ispettore don Omero Paron) ; delega-to nazionale è don Ludovico Zanella,e segretario a Torino Valdocco donGiuseppe Baracca . L'Ufficio Missio-nario si è assicurata la presenza inogni Ispettoria di un delegato ispetto-riale, il quale tiene il collegamentocon gli animatori locali . Dunque inogni comunità c'è o ci dovrebbe esse-re un animatore, che sappia portareavanti l'istanza missionaria al mo-mento delle pianificazioni annuali, epoi passo passo nei vari tempi, am-bienti e gruppi di persone . Suo com-pito è sensibilizzare l'intera FamigliaSalesiana, coinvolgendo Exallievi,Cooperatori, e quanti altri gruppi agi-scono nell'oratorio, collegio, parroc-chia .

    All'Ufficio Missionario ispettorialesono assegnati compiti di collega-mento, di consulenza, di raccolta edistribuzione del materiale . L'incari-cato ispettoriale sa dove reperire idocumentari filmati, quali missionarisul momento si trovano in patria epossono essere invitati, qualimicro-realizzazioni sono necessarie aimissionari lontani . . .

    Un po' tutto il settore dell'anima-zione salesiana si sta riorganizzando .Anche le Figlie di Maria Ausiliatrice,sia pure con un'impostazione orga-nizzativa diversa, hanno i loro gruppimissionari, anzi molto più numerosi,uno e anche due per casa (e le lorocase in Italia sono quasi 600) . Moltoattivi, questi gruppi vivono con gene-rosità la GMS. E hanno in più unarivista tutta loro, «Missioni e Missio-narie», che serve da collegamento .

    Si ha la sensazione che il periodo disfasamento seguito alla crisi dell'as-sociazionismo giovanile è ormai su-perato. Si ricostruisce, con nuoveidee, certo con maggior possibilità direalizzazioni, e - Dio lo voglia - conla generosità di sempre . In questoquadro la GMS acquista il suo pienosignificato, e merita di essere vissuta .

    CARTA D'IDENTITA'

    E rano giorni intensamente maria-ni : il primo novembre 1950 il Pa-pa - si sapeva - avrebbe proclama-to il dogma dell'Assunzione . In Romasi svolgeva il « Primo congresso ma-riologico internazionale», e i figli diDon Bosco si sentivano pienamentecoinvolti in quelle vicende segnatedalla grazia. Quel giorno, Pio XII an-nunciò «a Roma e al mondo» la for-mula solenne: «Dichiariamo e defi-niamo come dogma rivelato da Dio,che l'Immacolata Madre di Dio sem-pre Vergine Maria, terminato il corsodella vita terrena, è stata assunta incorpo e anima alla gloria celeste» . E isalesiani avevano un dono filiale daoffrire a Maria, in quei giorni avevanodeciso un'iniziativa con cui rendereconcreto il loro affetto : l'AccademiaMariana Salesiana .

    Ormai l'Accademia ha quasi tren-t'anni di vita, il Rettor Maggiore (chene è presidente onorario) auspica ilsuo rilancio .

    Dicono gli statuti. L'istituzione : di-cono gli statuti che l'Accademia èistituita «in seno al Pontificio AteneoSalesiano», oggi Università PontificiaSalesiana .

    Gli scopi : «Promuovere tra i mem-bri della Famiglia Salesiana gli studiscientifici mariani», e inoltre favorire« praticamente la devozione a Maria »,specie sotto il titolo di Ausiliatrice,sull'esempio di Don Bosco .

    La struttura . L'Accademia com-prende sei sezioni, tra cui vengono ri-partiti i suoi membri: dogmatica,ascetico-pedagogica, storica, pastora-le, artistico-letteraria, e della stampa epropaganda .

    I membri dell Accademia . Gli statutiannoverano soci onorari (cioè perso-nalità eminenti, anche non della Fa-miglia Salesiana, che abbiano «ac-quisito particolari benemerenze nelladiffusione del culto dell'Ausiliatri-ce»), e soci ordinari scelti solo nel-l'ambito salesiano .

    Tra i soci onorari figurano oggi ilcard. Wyszynski e il card . Pellegrino . Isoci ordinari sono detti effettivi sepossono prendere parte di personaalle sedute accademiche, e in caso di-verso corrispondenti . Figurano nellungo elenco i salesiani (tra cui il card .Silva e numerosi vescovi), le Figlie diMaria Ausiliatrice, e dall'anno scorsoil Presidente confederale degli Exal-lievi . Sono in genere teologi, scrittori,pastoralisti, musicisti, artisti, opera-tori della comunicazione sociale .

    Esiste anche - come dice il segre-tario dell'Accademia don Bertetto -una «sezione trionfante», costituitadai soci nel frattempo deceduti, cheannovera nomi illustri: i card. Schu-ster e Trochta, gli scrittori Ceria Auf-fray e Uguccioni, musicisti come Pes-sione Scarzanella e De Bonis, il Servodi Dio mons . Cimatti .

  • L'AccademiaMariana SalesianaIl Rettor Maggiore ha invitato a «prendere Maria - sull'esempiodell'apostolo Giovanni - in casa nostra», e a considerare l'Ausilia-trice «madre della Famiglia Salesiana» . Da quasi trent'anni l'Acca-demia Mariana Salesiana lavora in silenzio a questa animazione spi-rituale. Non sarà perciò male ricordare che cosa essa è e fa, e quale

    missione ha ricevuto ora dal Rettor Maggiore .

    Gli organi direttivi. L'Accademia haun presidente onorario nel RettorMaggiore, e un presidente effettivonel Rettor Magnifico dell'UniversitàPontificia. II presidente effettivo, unsegretario e tre consiglieri costitui-scono il Consiglio accademico .

    Le riunioni. Il Consiglio accademi-co, « si raduna tre volte all'anno per lenormali esigenze di lavoro e per l'ac-cettazione di nuovi soci»; l'Accade-mia ordinaria invece si raduna unavolta all'anno .

    Le attività . In tutti questi anni l'Ac-cademia ha svolto un'azione di ani-mazione mariana forse poco appari-scente ma efficace. La continua pre-senza ai congressi mariologici inter-nazionali (1950, 1954, 1958, 1965, 1967,1971, 1975) ha consentito agli opera-tori culturali salesiani di portare e diricevere notevoli contributi di rifles-sione, approfondimento dottrinale,ed esperienza pastorale . Gli stessimembri dell'Accademia, in più circo-stanze hanno promosso pubblichemanifestazioni mariane nelle varieparti del mondo. Hanno pure dato vi-ta a svariati generi di produzione : ar-

    ticoli e libri di alto livello teologico odi divulgazione, come pure produzio-ni artistiche e musicali di vario gene-re .

    Gli effetti di questi interventi sonodifficili da computare con statistiche :si sa il punto esatto in cui un sassocade sulla superficie piana del lago,ma è impossibile dire fin dove il mo-vimento delle onde si propagherà .

    L'ultima sezione plenaria . Alla se-zione plenaria che l'Accademia ha te-nuto nel 1978, il Rettor Maggiore havoluto intervenire di persona . Avevada poco rivolto ai figli di Don Boscouna lettera ricca di contenuto dottri-nale e operativo, dal titolo «Mariarinnova la Famiglia salesiana», in cuifaceva un'esplicita «proposta di ri-lancio mariano». E gli pareva logicoresponsabilizzare in primo luogol'Accademia Mariana, nell'attuazionedei programmi . Don Viganò in quel-l'occasione ha riformulato e appro-fondito gli obiettivi dell'Accademiastessa, in questi termini :- anzitutto l'incremento della de-

    vozione mariana nella Chiesa, poten-ziando l'insegnamento mariano nel-

    Il .sogno . del 1845 : Don Bosco accoglierà Maria «in casa sua ., costruendo la Basilica dedicataall'Ausiliatrice (il dipinto si trova a Torino Valdocco nella cappella delle Reliquie) .

    L'Accademia ha pubblicato la collana . Attidell'Accademia Mariana Salesiana», di cuisono usciti finora 11 titoli . I primi 6 sonoesauriti ; si segnalano gli altri 5 (acquistabilipresso l'Editrice LAS).7 . Aiuto dei cristiani, madre della ChiesaStudio commemorativo per il centenario dellaconsacrazione della Basilica di Maria Ausilia-trice (1968) . Pag . 200, lire 1 .200.8 . La Madonna nella nostra vitaArticoli sulla devozione mariana, vista nellasua natura e nella sua pratica (specialmentenell'apostolato salesiano) (1971) . Pag . 400 li-re 3 .000 .9 . La vita salesiana oggi, nella luce di MariaSono 23 conferenze di don Bertetto sui temidelle Costituzioni Salesiane rinnovate (1973) .Pag . 350, lire 3 .000 .10 . La Madonna oggiSintesi mariana attuale, tracciata da don Ber-tetto (1975). Pag . 470 lire 4 .500 .11 . Maria Ausiliatrice e le missioniContributi vari nel Centenario delle missionisalesiane (1977) . Pag . 364, lire 5 .000.Un dodicesimo volume è in allestimento :

    l'autore è don Giorgio Sbll (membro dell'Ac-cademia), l'argomento è la storia e lo sviluppodei dogmi mariani . E' uscito in lingua tedesca,e ora se ne sta curando l'edizione italiana .

    l'università Pontificia Salesiana epreparando lavori scientifici di con-tenuto mariano ;- poi una solida volgarizzazione

    mariana in linea conciliare e a benedella Famiglia Salesiana, secondouna quadruplice area :

    a) formazione dottrinale ;b) culto e pietà mariana alla luce

    degli orientamenti fissati dall'esorta-zione di Paolo VI «Marialis Cultus»,con speciale attenzione all'orienta-mento antropologico, per rendere piùaccettabile la figura di Maria oggi) ;

    c) impegno ecclesiale, sull'esempiodi Maria ;d) impegno per le vocazioni .Don Viganò ha pure annunciato la

    realizzazione di un «Centro devozio-nale mariano per tutta la FamigliaSalesiana», che sarà costituito «di di-ritto e di fatto» dalla Basilica di MariaAusiliatrice, eretta da Don Bosco inTorino come centro geografico e spi-rituale di tutte le sue opere (il progettoè allo studio, e il BS tornerà sull'argo-mento) .

    L'ultima sezione plenaria è stata dirilievo eccezionale, probabilmenteporterà una svolta nella vita dell'Ac-cademia.

    Del resto l'argomento sta davvero acuore ai figli di Don Bosco. Don Vi-ganò nella sua lettera del 1978 li avevaimpegnati. Ricordato che l'apostoloGiovanni dopo la crocifissione diGesù aveva preso Maria «in casasua», li aveva esortati : «Prendiamo laMadonna in casa! » ; e poi aveva ancheproclamato l'Ausiliatrice «Madre del-la Famiglia Salesiana» . Sono realtàsoprannaturali e programmi spiritua-li molto impegnativi per i figli di DonBosco, e sarà compito specifico del-l'Accademia Mariana aiutarli a tra-durli in pratica .

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  • VENEZUELA

    Yanomami, Dio eratia in mezzo a voi

    E' quanto i missionari dell'Alto Orinoco cercano di spiegare agliindios che vivono ancora nella foresta . Con argomenti semplici toltidalla loro esperienza quotidiana, sperano di prepararli pian piano a

    quella vita cristiana da cui sono ancora molto lontani .

    U na volta stavo conversando~C tranquillamente con un gio-vane yanomami . Parlavamo del più edel meno, lui stava seguendo con at-tenzione le mie parole, quando a untratto sento nell'aria come un ronzio. . .E il giovane crolla lungo e disteso aimiei piedi. Una freccia gli si è confic-cata nel ventre, uccidendolo. Avvertosubito dopo il fruscio di qualcuno chefugge veloce tra i cespugli . . . Verrò asapere più tardi, che è stato ucciso daun altro yanomami per questioni digelosia : credeva che egli volesse por-targli via la moglie . Ecco, così vannole cose da noi» .

    Be', sono cose che capitano anchefra i cosiddetti civili . A buon contoJan Finkers, alto e biondo, coadiutoresalesiano olandese di 33 anni, esponele sue esperienze ai suoi amici dell'o-ratorio di Rijswijk, in Olanda . Rac-conta mentre proietta le diapositive,ogni diapositiva un angolo di mondo euna storia . «Una grossa barca ognigiorno si riempie di bambini che ven-gono lungo l'Orinoco alla nostrascuola, per i loro studi superiori : im-parano a contare fino a 10, con pallinevariopinte imparano i nomi dei colori,imparano come si usa il martello e sicoltiva il mais» . A Boca del Mavaca,dove Jan lavora, ci sono due comu-nità dei Figli di Don Bosco : quella deisalesiani (sono in 7) e quella delle 6Figlie di Maria Ausiliatrice . Di lì imissionari raggiungono, lungo il fiu-me e i suoi affluenti, una vasta zonadell'Alto Orinoco .

    La storia come festa . A Jan le dia-positive non bastano . Ecco si mette astrisciare con mani e piedi per terra,poi d'improvviso balza su e torna aspiegare una mappa piena di disegni,poi sfoglia un testo di storia che luistesso ha composto . «E' colle festeche si esprime ciò che i ragazzi hannoda imparare, con le feste si fa lezione .Si mima Cristoforo Colombo che ar-riva dall'Oceano, e gli indiani chescendono a trattare con lui, con iconquistadores spagnoli. L'episodio- prosegue Jan - va rappresentatoin tutta la sua gloria, nelle aule scola-stiche dei piccoli indios . Cogì essi im-parano come sono andate le cose .Devono conoscere e seriamente la lo-

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    ro storia, il senso dei rapporti inter-corsi con i bianchi. E' molto impor-tante per il loro futuro nel loro paese .Dobbiamo far scoprire a questa gio-ventù il valore della loro cultura . De-vono venire preparati, perché proba-bilmente in un futuro non lontanoverranno i proprietari terrieri e atten-teranno la loro stessa cultura, oltreche al loro territorio formidabilmentericco. Insomma, la storia del Vene-zuela deve essere la loro storia» .

    E è possibile fare tutto ciò . «Quan-do raccontiamo agli adulti le peripe-zie delle varie tribù, ci sono uominiche ricordano i fatti, che conosconomolto bene certi particolari della lorotradizione, che ci completano spie-

    Ogni popolo ha un suo modo di rendersi bello .

    gando che cosa è capitato in certiluoghi, dove con precisione hannolottato, e perché. Così facciamo insie-me la storia, lì a Mavaca . Non arideconoscenze astratte, ma fatti vivi e ri-vissuti come festa» . E Jan aggiungealla sua eloquenza quella più efficacedelle diapositive .

    Scatolini con cibi . Da Puerto Aya-cucho, centro della missione, si arrivaa Mavaca in barca, con due tirate di 12ore ciascuna. Questo quando c'è ab-bastanza acqua ; altrimenti bisognafare tratti a piedi, o aspettare . «Gli

    Yanomami ci danno il benvenutosenza dire una parola. Portano un'a-maca per farti riposare, e si mettonotutti in cerchio attorno ai nuovi venu-ti : stanno appoggiati ai loro bastoni eguardano in silenzio . Siamo stanchiperché veniamo da lontano, e ci la-sciano riposare tranquilli . E ci porta-no da mangiare. Mettono tutt'attornoscatolini con cibi : roba di colore ne-rastro, probabilmente animaletti del-la foresta ben arrostiti . Quali? Ranoc-chi, topi, scimmie, pesci, vermi, inset-ti? Roba che non mette certo l'acquo-lina in bocca» .Lizzot, l'antropologo . Sullo scher-

    mo appare il volto di un antropologofrancese. «Se scopriamo sempre dipiù sugli Yanomami, lo dobbiamoanche alla collaborazione preziosa diquesto Lizzot . Ci sostiene con le pa-role e con i fatti . Ha un immenso in-teresse per questa gente, è capace diseguire per ore e ore un indio con ilcronometro in mano, e prendere ap-punti minuziosi su tutto ciò che fa .Così scopre con esattezza quante ca-lorie consuma, e quali cibi gli occor-rono. Ogni due settimane viene da noie ci fa scuola : è molto istruttivo . Cispiega come trattare gli indios . Graziea lui siamo riusciti a stabilire un regi-me alimentare che parte dagli indiosstessi, dalle loro condizioni di vita .Così provvediamo agli indios gli stru-menti necessari perché si procurinogli alimenti di cui hanno bisogno . Ilgoverno condivide il nostro modo difare, e comincia a venirci incontrocon dei sussidi. Senz'altro è anchemerito di Lizzot» .

    Sullo schermo appare un minusco-lo edificio. «Due anni fa il governo ciha autorizzati ad aprire una scuolettasperimentale, e a stendere un pro-gramma scolastico in base alle nostreesperienze. Tra poco questo pro-gramma sarà sottoposto all'approva-zione governativa, e così speriamo dipoter proseguire su questa strada . Inun'altra località abbiamo tirato suuna seconda costruzione, per acco-gliervi la gioventù e prepararla a unavita sociale . . .

    Non con le parole ma con le per-cosse . Sullo schermo appare un foltogruppo di giovani yanomami : Jan liconosce per nome, e conosce la storiadi ciascuno di loro. Alcuni però nonsono più in vita, sono stati fatti fuori abastonate durante le liti . «Il bastone- spiega - è il loro modo di farepolitica . Come da noi nei consiglimunicipali si affrontano i problemicon le parole e i discorsi, così tra gliindios si fa con il bastone . Il sangue daquelle parti si spreca» . Jan indica iparticolari sullo schermo, e spiega :«Guardate il sangue sulla loro pelle :quando è tempo di fare a botte, lomescolano con i colori neri dellaguerra e lo sfregano su tutto il corpo .Le liti cominciano con alte urla e im-precazioni ; anche le donne tutt'attor-

  • no strillano aizzando gli uomini, chepresto passano a vie di fatto . Ma ilgiorno dopo fanno tutti festa, e con glistessi bastoni con cui si sono picchiatiora saltano e ballano» . E Jan salta eballa anche lui, prende atteggiamentiminacciosi, lancia urli da brivido e ri-sate fragorose .Governo con ministri. Una diapo-

    sitiva presenta l'interno della scuola,Jan conosce gli allievi per nome . Anziconosce i loro due nomi : quello pro-nunciabile dato dal missionario, equell'altro loro proprio che spesso in-dica qualche circostanza della loronascita, ma è difficile da tradurre eperfino da registrare . La scuola è rettada una specie di governo, con i variministri : « C'è il ministro per lo sport,un ragazzo che ha cura dei palloni e altermine delle ricreazioni raccoglie igiochi; c'è il ministro della giustiziache vigila sulla disciplina e intervienequando due ragazzi litigano ; c'è ilministro delle finanze che sorveglia lacircolazione delle monete coniate ap-positamente per i ragazzi . . . » .

    Anche questo fa parte della loroeducazione : «Se vuoi far capire lorocome funziona un governo, devi far-gliene vivere l'esperienza, far vederecome la cosa può funzionare nel loropiccolo mondo» . E c'è democrazia :« Questi ministri sono eletti da tutti gliscolari, e devono rendere loro contodell'operato. Così imparano che cosa

    Le Figlie di Maria Ausiliatrice a Mavaca, con ragazzini e cagnolini tutti yanomami .

    sia la responsabilità, e come possonoe devono collaborare in gruppo . Sepresentiamo tutte queste cose in unquadro di gioia e di festa, ci prendonogusto, partecipano con entusiasmo, eimparano facilmente per la vita . Sonoavidi di imparare, e per niente scarsidi ingegno. Noi vogliamo prepararli,perché possano sopravvivere comegruppo» .

    La sotto-alimentazione. Altre dia-positive sulla vita degli Yanamami :sono fisse, ma Jan riesce ad animarle.Si mette in ginocchio nell'acqua di un

    immaginario torrente ; getta le reti,piglia i pesci per la coda, si siede interra e li cuoce davanti ai suoi piedi, esubito li mangia emettendo segni elo-quenti di soddisfazione . Ma poi parladi sotto-alimentazione .

    « La popolazione al 52% è denutrita,la mortalità infantile è alta, la malariaè una minaccia continua, i bambinisono affetti da verminosi . Ma lì nes-suno si preoccupa troppo: la vita e lamorte sono cose naturali, fanno partedella realtà quotidiana» .

    Il governo si preoccupa della situa-zione, si dà da fare per migliorarla,però i cambiamenti sono lenti . «Pri-ma di tutto, a causa delle distanze -spiega Jan -. La nostra parrocchia èdi 75.000 kmq, è due volte l'Olanda :come fare per raggiungere la gentedispersa? Poi è una questione dimentalità : tra questa gente è fortel'individualismo, non si sentono por-tati a condividere, ognuno pensa a sé,i forti cercano di sopraffare gli altri .Solo nei casi di emergenza si vede unpo' di solidarietà, altrimenti ognuno siarrangia. Ora, una mentalità così nonla si cambia da un momento all'altro,neppure il missionario può fare diquesti miracoli . La maturazione saràmolto lenta» .

    Dio ha dato la foresta . « Ma primaancora - insiste Jan - dovrannoscoprire il loro valore come persone ;diventare coscienti del bene che por-

    tano in sé. E noi lavoriamo in questosenso. In fondo è lì dove si può inne-stare il messaggio della salvezza, doveè possibile avviare una prima cate-chesi. Non possiamo metterci a bat-tezzare così su due piedi . Imporrem-mo loro una realtà che non gli appar-tiene, che non riuscirebbero a com-prendere né ad accettare . Non c'è dapensare che si bastonerebbero di me-no . . . » .

    Jan ricorda : «In passato si tentò diimporre una certa vita cristiana . Sidisse loro che non dovevano avere più

    di una moglie, che non si dovevanobastonare e uccidere tra loro . Dopoun paio di anni gli indios piantarono lìtutto e scomparvero nella foresta .Erano cose troppo estranee alla loromentalità. Non è dunque il caso diaffrettare i battesimi» .

    E allora, che fare? Dice Jan : «Co-minciamo ad aprire i loro occhi su ciòche già possiedono di bello e di buo-no: la loro cultura, la bellezza dellavita . Così a poco a poco si renderannoconto che devono camminare avanti,progredire . Sul piano religioso dicia-mo loro che Dio è sempre stato traloro, nelle cose che conoscono. Dio hadato loro la foresta, il fuoco. Dio hafatto loro capire come coltivare il ta-bacco, come guarire i mali . Dio hamandato loro i missionari per farlidiventare un popolo generoso . Liportiamo a scoprire i loro valori, apersuaderli che Dio si aspetta il loroimpegno per progredire nel bene .«Naturalmente non lo possiamo

    fare con il libro del catechismo allamano, o con i racconti biblici, ma solopartendo dalla loro stessa storia . Ilparlare di Dio è il punto più impor-tante per l'evangelizzazione : Dio devetrovare il suo posto naturale nella lorostoria e nella loro vita . Cerchiamo dicondurli alla scoperta che Dio è sem-pre stato in mezzo a loro anche se nonlo sapevano . Se tale convinzione met-te radici, sarà allora possibile farepassi ulteriori, dire che Dio si attendeda loro di lavorare per il migliora-mento del loro paese, di essere buonie generosi gli uni verso gli altri, di vo-lersi bene e di lasciar vivere, di nonessere avidi ma di condividere con chinon ha» .

    Jan, senza accorgersene, ha fatto lasua lunga professione di fede standoseduto in terra alla maniera degli in-dios .

    Non lasciarlo solo . Ora spiega l'o-rigine del fuoco e dei pesci e di tutto ilresto secondo gli Yanomami, illu-strando la spiegazione con i disegnidei bambini. Ecco come a Mavacabruciano i cadaveri e ne mangiano leceneri; ecco come le piene dei fiumi,alte anche 6 o 8 metri, si portano via iraccolti ; ecco come ci si ammazza conlo sport nazionale delle bastonate (ecome viceversa si trova crudele Janche osa uccidere un agnello) ; eccocome si soffiano con forza le loropolveri stupefacenti nelle narici, perprendere contatto con il mondo deglispiriti. . .Jan ora è tornato a Boca del Mava-

    ca, tra i suoi indios Yanomami, peraiutarli a capire che Dio è semprestato in mezzo a loro . I suoi amici diRijswijk sanno che non devono la-sciarlo solo, e che devono appoggiar-lo, sostenerlo, aiutarlo, che proprioquesto è ciò che Dio si aspetta da loro .

    WILLIAM VAN BEEK(Adattamento dal BS olandese)

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    BS rispondeHo letto con vivo interesse nel BS dello scorso dicembre il servizio sulla

    "Casa di rieducazione per minorenni" che Paolo VI, allora arcivescovo diMilano, volle affidare ai salesiani .

    'Lavoro anch'io in mezzo a ragazzi molto difficili (anche se non propriocome quelli di Arese), e comunque molto refrattari alla sfera del religioso . Oravorrei chiedere a qualcuno che abbia vissuto l'esperienza di Arese : che cosa dipositivo la religione cristiana può offrire a questi ragazzi? Più concretamente,in che cosa si fa consistere ad Arese l'educazione religiosa?

    exall. Maurizio L. - Roma

    Teresio Bosco, autore del servizio « Quando Paolo VI lanciò la sfida aisalesiani» pubblicato su BS dello scorso dicembre, ha ora raccolto sul temaproposto la testimonianza di un salesiano che ha trascorso dodici anni fra iragazzi di quella singolare opera. Si tratta di don Luigi Melesi, che per sei anni èstato anche il direttore di quei ragazzi . Ecco dunque per l'exallievo Maurizio L .una sintesi della testimonianza da lui rilasciata .

    U n punto va subito messo in chia-ro. Scopo primo e principaledel nostro Centro di rieduca-zione è stato ed è la salvezza eternadei giovani, superiore alla salvezzadalla Polizia, da un processo, dal car-cere, da un fallimento puramentemateriale : è la salvezza dal loro spiri-to. Questa viene assicurata col rag-giungimento di due traguardi già sta-biliti da Don Bosco : «fare onesti cit-tadini e buoni cristiani» ; due tra-guardi che non si oppongono tra loro,ma si compongono in unità .La dimensione ultraterrena non

    elimina i valori terrestri, ma li ingloba .Per questo ci sforziamo di ridare ar-monia alla loro personalità dissestata,di dare loro un lavoro e l'istruzioneelementare, una cultura media, unaspecializzazione professionale . Difronte al fatto religioso, tra i giovani diArese possiamo dire con Werfel : « Perchi crede, nessuna spiegazione è ne-cessaria ; per chi non crede, nessunaspiegazione è possibile » .Rinunceremmo ai valori più alti

    dell'uomo se rifiutassimo i valori reli-giosi, che tra l'altro abbiamo trovatofortemente capaci di soddisfare i na-turali bisogni umani, personali e so-ciali dei nostri giovani . Inizialmente, èvero, i giovani assumono atteggia-menti indifferenti e anche astiosi neiriguardi della religione . Questa indif-ferenza e questo astio hanno un'ori-gine e delle motivazioni ben precise eanche logiche :

    « Non credo più nel Signore, perchéio sono figlio di nessuno» (M.A. 15anni) ;

    « E' più comodo non credere in Dio .Uno di meno che ti dà fastidio» (P.L .18 anni) ;

    « Come si fa a credere in Gesù Cristocon tutta la miseria che c'è in giro? Iol'ho vista la miseria . . . stava a casamia» (F.G . 17 anni) ;

    «Il mio padrone andava in chiesa,ma mi ha sempre maltrattato» (F.M .17 anni) ;

    « Il primo a gridarmi dietro "ladro"è stato un prete . . . Non venite quindi a

    parlarmi di Cristo e della Chiesa»(B .S . 18 anni) ;

    « I preti che ho conosciuto io parla-no del Signore, senza gusto . . . Diconosempre le stesse cose, le dicono senzacrederci. . . E poi quando fai un pecca-to, ti mandano subito all'inferno,sembra quasi che loro non abbianomai peccato» (P.C . 16 anni) .Le cause di conflitto. In queste po-

    che testimonianze si possono rilevarecon chiarezza i fattori principali di

    Quale religione perquesto loro conflitto religioso.

    Fattori familiari. Un ragazzo nonamato, che non si è mai sentito cir-condato di affetto, come può sentireDio, se è proprio attraverso l'amoreche Dio si comunica? Un ragazzo nonpuò accettare l'idea di Dio se questoDio Padre assomiglia a suo padreviolento, ubriacone, crudele ; oppurea un padrone egoista e incapace dicomprensione .Fattori ambientali. I giovani che ar-

    rivano al Centro, provengono perun'alta percentuale da ambienti maleinformati in fatto di religione, areli-giosi e anche antireligiosi . Noi siamoanche del nostro ambiente e non solodei nostri genitori .

    Fattori dottrinali . L'istruzione reli-giosa, quando c'è stata, per lo più l'-hanno trovata lontana, staccata daloro, inadeguata alla loro mentalità .Fattori personali. Molti giovani

    considerano Dio, la religione, la Chie-sa, come un prodotto dell'autorità ci-vile, vedono il prete come un carabi-niere che controlla e punisce .

    La religione che non serve. Durantela nostra esperienza educativa ci sia-mo sentiti ripetere da persone chepure ci erano vicine (e queste paroleci hanno reso tristi) : «Non c'è più

    niente da fare - sono ragazzi senz'a-nima - sono dei perduti, irricupera-bili». Mi si chiede di dire sul BSquanto la religione cristiana possaoffrire di positivo a giovani comequesti; se possa far scaturire dal lorospirito quei grandi valori umani inessi sconosciuti ; se anche in loro pos-sa veramente soddisfare i bisogniinalienabili, personali e sociali, dellospirito umano . Credo di poter rispon-dere così :

    • Non serve assolutamente a nes-suno, e in modo particolare a questotipo di giovani, una religione ridotta auna serie di verità astratte, unicamentecerebrali, che non toccano i loro inte-ressi; incapace di rispondere agli in-terrogativi e ai dubbi che tormentanola loro esistenza; insomma una veritàreligiosa senza penetrazione, senzauna portata vitale .

    • E' inopportuna, anzi inaccetta-bile, la religione ammasso di pratichesenza anima, diventate abitudini irra-zionali, gesti inspiegabili, formule in-comprensibili, riti non motivati e perniente sentiti .

    • Ancora odiosa è la religione pre-sentata come la casa degli uomini«giusti», degli impeccabili, di quelli

    che si salvano con le proprie forze, enon come un rifugio di chi si è di-sperso .

    • Non si può rifare una vita conuna religione puramente mortificante,fondata e costruita su princìpi moralinegativistici, presentata come una se-rie di « non devi fare » .

    La nostra non è una « religione

  • .La catechesi mediante lavoro di gruppo, giochie mediante la .via crucis» che i ragazzi diArese vivono con la massima Intensità e, in persona prima .

    dei morti», della tristezza, della paura,della noia ; una religione senza «no-vità», proposta da «uomini di mestie-re» e non da «testimoni vivi» .

    Questi tipi di religione non servono,e la risposta si può trovare nelle con-fidenze dei ragazzi di Arese che hannoincontrato Dio a ben altri livelli .

    Ho capito col cuore. « Solo qui adArese ho capito un po' chi è Dio . Pri-

    più grossa » (C.P . 17 anni) .« Questi preti si interessano di casa

    mia, di mio padre senza lavoro, dellamia famiglia che abita in una soffitta .Non si sentono umiliati ma piace lorostare insieme alla povera gente, anchese non va in chiesa» (C.G . 17 anni) .

    « 11 prete è quello che sta dalla partedi chi perde» (L.S . 18 anni) .

    «Gesù Cristo è uno che mi sbatte

    i ragazzi di Arese?ma, anche se sapevo la "storiella",non mi interessava . Ho capito colcuore, che Dio è tutt'altro da quelloche dicono, dal Signore a cui piacecastigare» (C.G . 17 anni) .

    « Finalmente Dio, amore, fede, sonodiventati reali per me . . . Prima eranosolo parole» (C.B . 18 anni) .«Non immaginavo che ci fossero

    dei preti "amici" di tipi come noi. Miaccolsero col sorriso e non mi lascia-rono alla mia vita ma mi hanno aiu-tato, mi hanno fatto capire molte co-se. Questi preti sono diventati mieiamici e io non ci speravo» (P.F. 17anni) .

    « Il Vangelo mi ha convinto a volerbene a mia madre, anche se non lomerita. Sentendo il Vangelo ci si vuolepiù bene e si perdona tutto» (R.S . 17anni) .

    « Ci vogliono bene. Mi pare di capirecome sarà quella vita che vivremo colSignore dopo questa . Comincio a ca-pire che morire vuol dire andare a starfelici insieme» (G .C . 16 anni) .

    « La confessione è la cosa che mi èservita di più a correggere il mio ca-rattere» (F.D . 18 anni) .

    « La cosa che mi è piaciuta moltis-simo è che il Signore ama i peccatori .Ho capito tante cose, ma questa è la

    mai la porta in faccia» (M.M . 16 anni) .«Lo dico sinceramente che i posti

    dove vado proprio volentieri sono illaboratorio e la chiesa . Prima non erocosì. Se ho imparato a vivere, se misono un poco corretto, se ho capito imiei sbagli, lo devo proprio alla chie-sa. Sento che mi hanno fatto del benequelle parole e quelle preghiere » (D.F .18 anni) .Religione è vivere come figli. Ab-

    biamo potuto constatare che la reli-gione è una delle componenti più va-lide per la riconquista della vita diquesti giovani se non è tanto una seriedi mezzi e di pratiche esteriori, ma èun clima nuovo, una mentalità rinno-vata che prende tutta la vita : è vedere,sentire, vivere «insieme», in rapportodi figli con Dio Padre che ci salva nel-l'amore di suo Figlio .

    « Ma concretamente - mi si chiede- in che cosa fate consistere questaeducazione religiosa? » Rispondiamo .La religione ci impone di amare

    tutti e ognuno in particolare come unamico, un vero fratello . Di amare an-che l'ultimo della classe, anche il piùcattivo e con maggiore intensità diamore. Da notare che l'amore cristia-no non è fondato unicamente in una«volontà di amare» priva di gioia, di

    sorriso, ma usa i mezzi cordiali e af-fettuosi per esprimersi, si manifestain una sensibilità purificata sì, ma di-ventata anche più acuta, che giungead esternarsi con tutte le ricchezze ditenerezza, amicizia, dolcezza, com-prensione del cuore umano .

    Cuore, amicizia, amore, tenerezza,affetto, sono parole «magiche» perquesti giovani ; ma lo è ancora di piùla realtà che ci sta sotto. Nella religio-ne cristiana ognuno diventa oggettodi interesse, di attenzione, di predile-zione ; il giovane si sente rivalutato, sisente amato personalmente, si sentequalcuno .Anche l'Autorità, nemico numero

    uno dei giovani disadattati, viene ac-cettata se si presenta col volto «del-l'amore che serve », partecipa alle lorogioie, soffre il loro stesso dolore .

    E' poi necessario che l'amore di-venti perdono. Sentendosi perdonati,imparano a perdonare. Stimanograndemente quegli educatori chenon fanno la somma dei torti, masanno dimenticare . Per essi, sentirsiperdonati vuol dire rinnovarsi, supe-rare la paura, l'ossessione dello sba-glio, ricominciare a vivere .

    Educare religiosamente non signi-fica interessarsi unicamente dellospirito, ma anche del corpo, del pane,del vestito, del lavoro, dei parenti .Messi di fronte alla miseria e alla sof-ferenza degli altri, i nostri giovani ar-rivano a esprimere un'umanità piùricca di tanta gente « cristianissima » .Cantare insieme . Le espressioni

    comunitarie più vistose dell'educa-zione religiosa sono la catechesi e lavita liturgica .

    La catechesi religiosa viene fattanella chiesa in conversazioni di carat-tere occasionale, prendendo lo spuntocioè dai fatti concreti della loro vita, emirando ai loro stessi interessi . Vienetrasmessa nella scuola di religioneusando una didattica particolare : la-vori personali, di gruppo, giochi . . . Eancora in incontri di gruppo, « buonenotti», esercizi spirituali . . .

    Nella vita liturgica il Signore inter-viene più direttamente nell'educazio-ne del giovane, aiutando l'opera sem-pre incompleta di noi educatori . Evi-dentemente i giovani si accostano aDio, ai sacramenti, conservando laloro personalità . Le cerimonie chepossono entusiasmare un religiosobenedettino, per i nostri giovani sononoia e morte . L'ambiente-chiesa devequindi essere adatto ad accogliere«loro» . Cantare insieme al Signore ri-sveglia la fede, fa amicizia, crea cioèquel clima di amore fiducioso, quel-l'ambiente di famiglia che è religione .

    Tutto questo è evidentemente diffi-cile e faticoso . Non sempre dà risul-tati in giornata. Bisogna con moltapazienza saper attenderne i frutti .

    Don LUIGI MELESI

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  • MESSICO * EXALLIEVI DI DON

    Per ogni Unionen impegno sociu

    aleLe Unioni degli Exallievi messicani si stanno rinnovando in profon-dità, e il frutto più evidente è l'impegno concreto con cui rivivono il

    metodo educativo di Don Bosco in mezzo alla gioventù

    P er una miglior formazione cri-stiana e salesiana degli Exallie-vi, la direttiva che abbiamo preso dicomune accordo è che ciascunaunione realizzi un'opera di apostolatosociale, oltre alle attività di caratteresportivo e culturale che manda giàavanti». E' detto in una relazionegiunta dal Messico, a firma del presi-dente degli Exallievi messicani, avv .Juan Miguel Castro Rendón .

    L'attività ordinaria . Da qualcheanno c'è un risveglio nelle Unioniexallievi del Messico Sud : vengonofondate, o rifondate, e con chiarezzadi idee, e con uno stile nuovo . A tut-t'oggi si contano in quell'Ispettoriaotto centri rinnovati : le Unioni diBarrientos, Morelia e Puebla, e nellacapitale le unioni dei collegi «SantaJulia » e «Cobre de Mexico», più i tregruppi facenti capo alla «Casa dell'E-xallievo» .

    Queste Unioni e gruppi si riunisco-no periodicamente (anche una voltaalla settimana, almeno ogni 15 giorni),per svolgere attività religiose, cultu-rali, ricreativo-sportive . Sul piano re-ligioso si offre agli exallievi la liturgiaeucaristica, la possibilità di ritiri pe-riodici, l'assistenza spirituale, l'ap-profondimento anche teologico delculto a Maria Ausiliatrice e Don Bo-sco. Sul piano culturale si organizza-no conferenze, si allestisce la biblio-teca, si promuove la lettura e l'infor-mazione generale, si favoriscono igruppi musicali. Sul piano ricreativo esportivo le iniziative sono le più varie,compresa la realizzazione di « club al-pini» e l'adeguata celebrazione dionomastici e compleanni . . .

    In quattro occasioni all'anno gliExallievi si fanno punto d'onore diintervenire, portandosi dietro possi-bilmente le famiglie : sono le feste diDon Bosco, Maria Ausiliatrice, As-sunzione e Cristo Re . Allora la parte-cipazione è massiccia, e la festa gran-de. Una rivista bimestrale, «Cum-bres» (cioè Vette), tiene tutti collegati .Ma questa è solo l'attività ordinaria, acui da qualche tempo si è aggiuntol'impegno dell'apostolato sociale .

    L'apostolato sociale . In che cosa siimpegnano? Gli exallievi di Puebla,oltre al « Club alpino Don Bosco » checonvoglia molta gioventù, collabora-

    1 6

    BOSCOi

    no in un orfanotrofio a Tehuacàn : ar-rivano in auto superando i 90 km didistanza, e trovano tanti modi perrendersi utili . Quelli del «Cobre delMexico» danno una mano alla comu-nità salesiana del collegio : alcunifanno scuola come professori, altriorganizzano le varie attività dei ra-gazzi. Gli Exallievi di Morelia hannomesso su una specie di oratorio festi-vo per i ragazzi e i giovani sbandatidella zona .

    i tre gruppi della capitale che siriuniscono nella «Casa dell'Exallie-vo» portano avanti un programmamolto fitto. Messa domenicale, ognivenerdì sera un'ora santa a cui inter-vengono molti exallievi, ogni meseuna veglia di preghiera con adorazio-ne del Santissimo per tutta la notte,catechesi a bambini e ragazzi. Ani-mazione di un gruppo della LegioMariae impegnato in vari apostolati .Gruppi di studio della Sacra Scrittura .Conferenze culturali, sociali e forma-tive . Organizzazione di squadre spor-tive, di gruppi musicali : «Coro DonBosco», gruppo dei mandolinisti, uncomplessino moderno . Ricerca di po-sti di lavoro . . . E in più, dal 2 agosto1977, una scuola professionale, l'«Ar-tesanado de Nazareth» .

    Exallievi e salesiani insieme . Quelgiorno exallievi e salesiani insieme sisono fatti carico della scuola, dettaanche nel linguaggio burocratico«Focolare collettivo n . 6» . L'operasorge a Santa Catarina Tecahuizotla,

    Secondo la vignetta di-segnata dall'exallievoSora, nel 1973 Don Bo-sco aveva voluto pre-senziare al Congressodegli Exallievi latinoa-mericani svoltosi aCittà del Messico . Lafioritura di iniziativeche vi ha fatto seguito,dice che Don Bosco daquelle parti c'è statodavvero .

    al km. 26 della super-strada che daMexico porta a Puebla. Fondata nel1964 da un religioso, passata in manodi altri religiosi nel 1973, ora stava peressere abbandonata. Gli exallievi sisono sentiti di farsene carico . Dannouna mano i salesiani, e qualche ente, ealtri amici .

    I ragazzi del «focolare» sono senzagenitori, o se li hanno da qualcheparte, sono ugualmente abbandonatia se stessi ; e corrono il rischio di finirestritolati dalla vita in una società chetante volte non ha tempo o voglia dibadare a loro, e li lascia in balia delladroga, dell'alcool, della soggezionenei gruppi sociali . Incappano nellemaglie dei tutori dell'ordine, e posso-no dirsi fortunati se vengono inviati inscuole come questa : lì si lotta per ri-cuperarli e restituirli sani alla società .

    Quest'opera schiettamente salesia-na ha avuto l'appoggio pieno dell'I-spettore padre Guruchaga, e ha at-tualmente come direttore l'exallievoJavier Arochi. Comprende laboratoridi falegnameria e intarsio, e per fab-bri ; comprende una tenuta agricolacon allevamento di polli e suini. Ac-coglie ragazzi della scuola elementaree degli anni successivi ; e anche ra-gazzi che frequentano le scuole ester-ne. I laboratori e la tenuta agricola,oltre che insegnare ai ragazzi un me-stiere per il futuro, danno una manoper il mantenimento del gruppo .

    Gli Exallievi collaborano nellascuola convivendo con gli allievi,portando vestiti, tenendo conferenzee conversazioni su argomenti di for-mazione sociale, facendo lezione dieducazione fisica, allenandoli nellosport. Questo è l'inizio del loro impe-gno, ma intendono responsabilizzarsisempre più . Due salesiani si recanoalla scuola per la messa e l'istruzionereligiosa, di cui quei ragazzi hannosoprattutto bisogno .Il fermento di quest'opera e delle

    altre iniziative, è anche un frutto delCongresso Latino-Americano che gliExallievi nel 1973 tennero proprio lì aCittà del Messico, e che ha stimolatoad agire tra la gioventù col metodo ecol cuore di Don Bosco .

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  • SPAGNA

    1 1 Tibidabo è l'opera più impor-« tante dei salesiani di Spagna» :da queste parti dicono proprio così .Forse è un'affermazione gratuita,un'iperbole per sottolineare qualcosache ha colpito forte l'immaginazione .Di fatto però, tutte le volte che sonosalito in cima al Tibidabo, mi è frulla-ta in mente questa idea : i salesianihanno sì in Spagna tante bracciaoperose che si prodigano per i ragazzinei collegi, nelle scuole professionali,nei centri giovanili, nelle opere par-rocchiali . . . ma è proprio qui al Tibi-dabo che hanno il loro cuore .

    Se si decide di passare qualche oranella «cappella dell'adorazione», so-prattutto durante la notte, ci si accor-ge che si sta respirando una perpetuaaria di Giovedì Santo . Sembra perfinoche si può tastare il polso del mondo,nel silenzio della notte, e giungere acapire l'enorme verità che è l'amoreche muove il sole e l'altre stelle .

    Don Jesùs Carilla, attuale direttoredel Tibidabo, mi ha invitato a passarealcuni giorni con la comunità . Conche gusto ammiro la bellezza dellacripta, l'eleganza delle pietre del tem-pio («una pietra grigia che col temposi cambia in bianca», mi dicono),l'immagine del Sacro Cuore di Gesùnel gesto di abbracciare Barcelona e ilmondo .

    E di lì, durante il giorno, ammirol'immensa città, il mare lontano, ilmare delle pinete qui attorno, gli edi-fici che si espandono nelle valli e siarrampicano sui pendii . E di notte,ammiro un tappeto di luci ai piedidella montanga .

    Tibidabo : « Tutto ti darò . . . » E uno siricorda della scena evangelica . O lascena del viaggio di Don Bosco aBarcelona . E tutto in questo ambientesa di realismo magico : si contempla enon si sa se sia realtà o storia ciò che titiene lì muto, stupefatto, davanti allospettacolo della natura e all'operadell'uomo . Se allora ti torna in menteche «il Tibidabo è l'opera più impor-tante che i salesiani hanno in Spa-gna», non hai più difficoltà ad am-mettere che è proprio così . . .

    Gli usignoli di una volta. Parlo condon Pablo Hernàndez riguardo allaschola. Pablo è il salesiano che la di-rige. E' da 14 anni a capo di essa, econosce tutti i segreti delle voci deibambini. E' di Bargota, un paese dellaNavarra, e con questo nome ha anchebattezzato la sala in cui i ragazzi sitrovano a giocare : «Bar Gota» . . .

    Parliamo prima degli usignoli diuna volta, cioè dei primi tempi dellaschola cantorum . «La scuola - midice - fu creata nel 1927, il 2 otto-bre » . Apre un grosso volume di rivisterilegate, e mi trascrive a macchina lapagina che parla della data storica :« Il 2 di questo mese si è stabilito nellacasa salesiana, annessa al tempio del

    55 usi nolicantano afSignorePresso Barcelona, in cima a una collina donata a Don Bosco nellontano 1886, i salesiani di Spagna hanno costruito il Tempio nazio-nale in onore del Sacro Cuore. E la gente vi accorre volentieri enumerosa, perché una «schola cantorum» con le sue limpide vociaiuta a pregare. Ecco quanto ne scrive il direttore del BS di Spagna .

    Sacro Cuore, un gruppo di ragazzi : lafutura schola cantorum del santuario .Sono 16, e presto saranno più nume-rosi: si pensa di arrivare a 50» . Ci ar-rivano davvero presto, e da allora 50ragazzi ogni anno, tanti quanti sono leprovince della Spagna .

    Era, mi pare, una casa di formazio-ne per futuri salesiani . « Sì . Qui veni-vano quelli che avevano una bellavoce. Si faceva una selezione . I megliodotati venivano qui fino alla primamedia, gli altri in altre case di forma-zione ; poi tutti si ritrovavano insiemea Gerona» .Don Pablo è l'anima della schola

    cantorum. Di fine sensibilità, si dedicaa un improbo lavoro di impostazionedelle voci, di vocalizzi, di insegna-mento del canto, di educazione musi-cale. I ragazzi per lo più arrivanosenza la minima preparazione, e nelgiro di due anni giungono a cantare incoro alla perfezione .

    Cantano e ballano. . . A vedere la fo-tografia dei ragazzi completamenteavvolti nella loro tonaca monacale,vien da pensare a futuri monaci, a unaspecie di bambini consacrati e prede-stinati alla vita di convento . Don Pa-blo mi corregge : «Sono bambini mol-to svegli e vivaci . Ora sono 55, prove-nienti quasi tutti da Lérida. Non chie-

    diamo loro una vocazione religiosa,ma semplicemente cristiana. E aquesto li formiamo, naturalmente .Per cantare bene al Signore devonovivere il cristianesimo in profondità » .

    Quali corsi tenete? «Due classi, dai10 ai 12 anni . Cioè, gli anni miglioriper le voci bianche . Ora abbiamo deisoprani eccellenti, divisi in tre corsiper la polifonia religiosa» .Il repertorio? «E' molto vasto,

    comprende musica sacra e profana, efolkloristica . Siamo invitati a cantarein m