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RIVISTA DELLA FAMIGLIASALESIANAFONDATA ANNO104N .8 1°QUINDICINA 1MAGGIO1980 SPEDIZIONEINABBONAMENTOPOSTALEGRUPPO2°(70) DA SAN GIOVANNI BOSCONEL1877 2015 - Digital Collections - Biblioteca Don Bosco - Roma - http://digital.biblioteca.unisal.it

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RIVISTA DELLA FAMIGLIA SALESIANA FONDATA

ANNO 104 N . 8 • 1° QUINDICINA • 1 MAGGIO 1980SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE GRUPPO 2° (70)

DA SAN GIOVANNI BOSCO NEL 1877

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Mese di maggioLa Madonna dei tempi difficili, 12-17

1 . L'Immacolata, poi l'Ausiliatrice2. Era l'ora dell'Ausiliatrice3. Le mille idee mariane di Don Bosco4. Rilancio della devozione mariana

Sviluppate in loro l'arte di convivere, 24

Maggio 1980 a Valdocco, 17Cooperatori Salesiani in Italia, 20-21

1 . L'incontro di fraternità e preghiera2. « Mondo Nuovo » piacerebbe a Don Bosco3. Gli esercizi spirituali 1980

Club dei Centomila. Distribu4ti 88 milioni, 29Rettor MaggioreGli incontri con la sua numerosa famiglia, 29-30

L'AZIONE

Brasile. Dove i ragazzi fischiarono il vescovo, 22La strage di Meruri resterà impunita? 29Colombia . Gli allievi degli exallievi di Medellín, 18-19Giappone . Meritata l'onorificenza dell'Imperatore, 30Italia . Cento candeline per un'isola, 3-7

Bollettino di guerra anno 1943Sicilia salesiana in cifreSignificato di una presenza (intervista)

Commemorato Don Bosco a Brescia, 30Dante, mi hai fatto conoscere una mamma, 31Radio Astori, giovane per i giovani, 31Macau . Pueri cantores in tournée, 29Stati Uniti . Con i metodi d'oggi i valori d'allora, 8-10

In memoria di don Luigi CoccoSe il mondo sapesse il cor ch'egii ebbe, 25-28

Libreria, 23 - Educhiamo come Don Bosco, 24 -Caro BS, 31 - Ringraziano i nostri santi, 34 - Solidarietàmissionaria, 35.

4CMi

VIGNETTA «10 E LODE .

- Papà e mamma dicono che sono un asino .

- lo non sono un asino.O sì?Papà e mamma hanno sempre ragione . . .

- E se sono un asino . . .Allora è Inutile che studi.Farò di tutto per farmi bocciare .

RIVISTA DELLA FAMIGLIA SALESIANAfondata da san Giovanni Bosco nel 1877Quindicinale d'informazione e cultura religiosa

DIRETTORE RESPONSABILE DON ENZO BIANCOCollaboratori . Giuliana Accornero - Pietro Ambrosio - Marco Bon-gioanni - Teresio Bosco - Ella Ferrante - Domenica Grassiano -Adolfo L'ArcoFotografia Antonio NoskoArchivio salesiano : Guido Cantoni - Archivio Audiovisivi LDCDiffusione Arnaldo MontecchioFotocomposizione e impaginazioneScuola Grafica Salesiana Pio XI - RomaStampa Officine Grafiche SEI - TorinoAutorizzazione Tribunale di Torino n . 403 del 16 .2 .1949

L'EDIZIONE DI META' MESEdel BS è particolarmente destinata ai Cooperatori Salesiani .Redattore don Armando Buttarelli, Viale dei Salesiani 9, 00175 Ro-ma . Tel . (06) 74 .80 .433 .

IL «BOLLETTINO SALESIANO NEL MONDOIl BS esce nel mondo in 39 edizioni nazionali e 20 lingue diverse(tiratura annua oltre 10 milioni di copie) in :Antille (a Santo Domingo) - Argentina - Australia - Austria - Belgio(in fiammingo)- Bolivia- Brasile- Centro America (a San Salvador)-Cile - BS Cinese (a Hong Kong) - Colombia - Ecuador - Filippine -Francia (per i paesi di lingua francofona) - Germania - Giappone -Gran Bretagna - India (in inglese, malayalam, tamil e telugù) - Irlanda- Italia - Jugoslavia (in croato e in sloveno) - Korea del Sud - BSLituano (edito a Roma) - Malta - Messico - Olanda - Perù - Polonia -Portogallo - Repubblica Sudafricana - Spagna - Stati Uniti - Thai-landia - Uruguay - Venezuela .

DIREZIONE DEL BS ITALIANOIndirizzo : Via della Pisana 1111 - Casella Postale 909200163 Roma-Aurelio . Tel . (06) 69 .31 .341 .Collaborazione . La Direzione invita a mandare notizie e foto ri-guardanti la Famiglia Salesiana, e s'impegna a pubblicarle secondoil loro interesse e le possibilità del BS .

DIFFUSIONEPer le seguenti operazioni rivolgersi a :Ufficio Propaganda Salesiana.Via Maria Ausiliatrice 32 - 10152 Torino . Tel . (011) 48 .29 .24Abbonamenti. Il BS è il dono di Don Bosco ai componenti la FamigliaSalesiana, agli amici e sostenitori delle sue Opere. Viene inviato inomaggio a quanti io richiedono all'Ufficio Propaganda .Copie arretrate o di propaganda : a richiesta, nei limiti del possibile .Cambio di indirizzo :comunicare l'indirizzo vecchio insieme col nuovo .

I LIBRI PRESENTATI SUL BS vanno richiesti alle Editrici- o contrassegno (spese di spedizione a carico del richiedente) ;- o con versamento anticipato su conto corrente postale (spe-

dizione a carico dell'Editrice) :LAS : Libreria Ateneo Salesiano - Piazza Ateneo Salesiano 1, 00139Roma . Ccp . 57 .49 .20 .01 .LDC : Libreria Dottrina Cristiana - 10096 Leumann (Torino) . Ccp .8128SEI : Società Editrice Internazionale - Corso Regina Mr — gherita 176 -10152 Torino . Ccp 00 .20 .41 .07.

AMMINISTRAZIONEIndirizzo: Via della Pisana 1111 - Casella Postale 909200163 Roma-Aurelio . Tel. (06) 69 .31 .341 .Conto corrente postale numero 462002 intestato a :Direzione Generale Opere Don Bosco, Roma .

IL GRAZIE CORDIALE DI DON BOSCO- a quanti contribuiscono a sostenere le spese per il BS,- aiutano le Opere Salesiane nel mondo, e soprattutto- le Missioni attraverso la Solidarietà fraterna o altre forme.

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ITALIA * DA UN SECOLO DON BOSCO E' IN SICILIA

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Cento candelineer un'isola

La Famiglia Salesiana chiude in questi giorni il primo centenario delsuo lavoro in Sicilia . Le manifestazioni indette vogliono tracciare unbilancio del passato, provocare una maggiore consapevolezza della

propria missione, e suggerire traguardi per il secondo secolo .

L a sera del 3 dicembre scorso ilteatro Metropolitan di Cataniaera come un uovo: gli amici di

Don Bosco lo avevano invaso per diregrazie al santo dei giovani che cen-t'anni prima aveva cominciato a oc-cuparsi dei ragazzi di Sicilia . Quellasera era venuto il presidente della Re-gione, on. Piersanti Mattarella, e sep-pe trovare le parole capaci di metterein crisi gli interessati . «Da cent'anni-disse - i Salesiani sono gli apostolidella nostra gioventù, gli educatori, gliamici insostituibili, sempre pronti adaccettarti con un largo sorriso, come illoro grande maestro insegnò ai suoiprimi figli nella lontana Torino . La lo-ro opera è linfa e viatico per la nostragioventù, specie in questo difficilenostro tempo . . .» . I salesiani intenti adaccendere le simboliche cento cande-line si domandavano inquieti se quelleparole fossero davvero meritate ; e in-tanto l'on . Mattarella riprendevaquella sua breve strada che l'avrebbeportato un mese dopo all'appunta-mento crudele con la morte . L'assur-do assassinio politico mise in luce lagenuità della sua fede e della suaazione, e lasciò nella Famiglia salesia-na la tristezza per la perdita di un veroamico. Le sue parole rimangono : al-meno come programma per il futuro,se proprio non si possono accoglierecome giudizio sul passato .

Un passato che però non sarà malerievocare . . .Lo sbarco a Marsala . Don Bosco

non andò mai in Sicilia, anche se gliinviti furono tanti. Nell'agosto 1967però cominciò a interessarsi all'isola.Un terribile colera aveva infierito sullefasce più povere della popolazione, edegli aprì i tre collegi che allora aveva auna decina di orfani. Era un segnale :suo obiettivo anche dopo saranno iragazzi più sfortunati ed emarginati .

A deciderlo a inviare i suoi figli inSicilia saranno, paradossalmente, leleggi anticlericali che dopo l'annes-sione dell'isola all'Italia le procuraro-no la soppressione degli ordini reli-giosi, l'incameramento dei conventi,

la confisca delle proprietà ecclesiasti-che. Molte opere a favore della gio-ventù erano state scardinate, e logica-mente gli spiriti più sensibili invoca-rono aiuto. Per primi i vescovi piùaperti: il cardinale di Catania, l'arci-vescovo di Messina, i vescovi di Aci-reale, Piazza Armerina . . . Le richiestearrivavano insistenti sul tavolo di DonBosco : due opere gli furono offertenel '77, altre due l'anno seguente,quattro nel '79, ancora due nell'80 . . .

Una parte di colpa per tante insi-stenze ricadeva anche sul BS, uscitoappunto nel '77 e largamente diffusoin Sicilia, dove i Cooperatori salesianiebbero subito un inatteso sviluppo.Don Bosco lesinava allora i pochi uo-mini a sua disposizione distribuendolicon parsimonia fra l'Italia, la Franciae l'America Latina ; per questo dissetanti no. A Marsala i suoi amici capi-rono, e . . . si aggiustarono per conto lo-ro. Fin dall'inizio lì il canonico Salva-tore Piazza riceveva il BS, e lo passavaai suoi amici, che decisero di imitare

Don Bosco raccogliendo 6 ragazzi or-fani . Poi gli orfani crebbero troppo dinumero e si decise di costruire uncollegio. Scrissero a Don Bosco peravere consigli, ed egli insieme con iconsigli mandò anche i disegni delcollegio di Mogliano Veneto che stavacostruendo . Ne fu costruito uno simileanche a Marsala, in via dello Sbarco37: è aperto anche oggi e si chiama«Casa della Divina Provvidenza» .Così, non molti anni dopo Garibaldi,anche Don Bosco sbarcava a Marsalain quel modo piuttosto curioso .

Il cardinale di Catania, GiuseppeBenedetto Dusmet, fece di tutto peravere i figli di Don Bosco : andò a in-contrarlo a Roma, andò a visitarlo aTorino, e alla fine la spuntò . Ma era digenerosità impareggiabile (è avviatoagli altari), e seppe sdebitarsi . Nel1883 aveva richiesto alla libreria diValdocco alcuni libretti, e don Caglie-ro che lo conosceva personalmenteaccompagnò con poche parole di suopugno la nota della spesa - lire 14,00- osservando che quella cifra conte-neva sì una virgoletta, ma che essanell'insieme era così piccola che la sipoteva considerare come superflua einesistente. Il cardinale rispose in-viando le 14 lire per saldare il debitocon la libreria, e in più aggiunse « 1 .400lire senza virgoletta», per le opere diDon Bosco .

Gesuiti in veste salesiana. Il primovescovo accontentato da Don Boscofu però mons. Genuardi, che ottenne iprimi salesiani dell'isola a Randazzo .Essi furono accolti dall'ala anticleri-cale, che tanto aveva fatto in prece-

Gela (Caltanissetta). Il reparto saldatori dei Centro di formazione professionale . In questo polodello sviluppo industriale, i giovani alla scuola di Don Bosco imparano un mestiere sicuro .

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denza per allontanare di lì i religiosi epossibilmente la religione, come«nuovissima setta di gesuitanti», co-me «gesuiti in veste salesiana» . Ac-canto al collegio (dove gli studentiparlavano italiano) i salesiani apriro-no l'oratorio dove i picciotti parlavanosolo siciliano, e gli studenti in princi-pio dovettero fare da interpreti . (Lastoria di questa prima opera è stataraccontata dal BS nello scorso di-

Don Luigi Ricceri, siciliano di Mineo (Catania), è stato il sesto successore di Don Bosco : nella fotodurante la premiazione di un campioncino sportivo .

cembre, a pag. 24-27) .Il BS di allora, nel dare annuncio

dei salesiani in Randazzo prevedevache quella prima casa sarebbe stata«come la semente di molte altre» . E'avvenuto. All'inizio del 1880 le primetre Figlie di Maria Ausiliatrice entra-vano a Catania, e poco dopo riceve-vano una lettera a firma della «poverasuor Maria Mazzarello» : la loro santasuperiora raccomandava «l'allegria eil coraggio», unitamente alla recita diun'Ave. Sembrava niente e forse eratutto: tante altre cose nella storia sa-lesiana erano cominciate con un'Ave .

Poi altre suore arrivarono a Bronte(qui la prima direttrice fu suor Felici-na, sorella di santa Maria Mazzarello) .L'anno dopo altre suore aprirono laterza casa a Trecastagni, e con lorogiungeva dal Piemon!c quella suorMaddalena Morano che con le suedoti eccezionali - è anch'essa avviataagli altari - porrà le basi per l'espan-sione delle FMA in Sicilia (anche que-sta figura è stata presentata sul BS,nell'aprile scorso, a pag . 23-26) .

Don Cagliero per ordine di Don Bo-

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sco seguiva da vicino le prime opere infase di assestamento (quattro volte inquegli anni visitò la Sicilia), e studiavadove eventualmente aprire nuove ca-se. Sua unica difficoltà era la scelta,perché le offerte piovevano. In unalettera a Torino don Cagliero spiegavadi trovarsi «preceduto dal nostro Bol-lettino, dai nostri libri, e da una certafama che diventa fame di averci pre-sto»; e faceva a Don Bosco l'elenco

delle località «che sospirano i salesia-ni più che gli Ebrei la manna» .Cavalcando mansuete giumente .

L'attesa generale era ben spiegabile,dato il fascino di Don Bosco in queglianni, il guasto provocato dalla legisla-zione anticlericale, e la gravità dellasituazione sociale. Erano gli anni dellaRerum Novarum ; nella Sicilia stavanascendo il primo movimento cattoli-co organizzato, ben cosciente dellamiseria delle campagne, che promuo-veva scuole popolari e serali, societàdi ginnastica, circoli operai. Eranopure gli anni della prima penetrazioneideologica marxista, che là si traduce-va nei «Fasci siciliani dei lavoratori» ;il movimento, che per la prima voltamobilitava larghe masse contadine,metteva i cafoni (cioè i braccianti) inlotta contro i civili (cioè i proprietari) :nel 1893-94 si giunse allo stato d'asse-dio e alla corte marziale per i capi. Inmezzo a questi fermenti Don Boscoinviava i suoi figli - i più erano chie-rici imberbi, giovani suore alle primeesperienze educative - e li impegna-va per la crescita della popolazione . A

Randazzo ricordarono a lungo come«dai centri più interni dell'isola, attra-verso le mulattiere e cavalcandomansuete giumente, i genitori condu-cevano i loro ragazzi al collegio nelmese di ottobre per tornare a ritirarli afine luglio o agosto» .

Ma una volta entrati in sintonia,l'intesa fu piena. La Sicilia non soloportò a Don Bosco i suoi figli da edu-care, ma gli offrì splendide vocazioni .E fin dai primi anni . Le FMA aprironola prima casa di formazione nel 1883,nell'autunno 1882 il primo ragazzo si-ciliano faceva il fagotto e andava aTorino per mettersi agli ordini di DonBosco. In una breve conversazione ilsanto verificò che aveva la stoffa,qualche mese dopo gli mise la talare, enell'85 lo restituì primo salesiano sici-liano alla sua isola. Si chiamava donSalvatore Camuto .

Il finimondo di Messina. Da allora èstato un crescendo - pure in mezzoalle difficoltà - fino alle 98 opere cheSalesiani e FMA hanno oggi apertenell'isola . Nel 1904 veniva fondato inSicilia L'amico della gioventù, un pe-riodico per ragazzi che nell'arco dicinquant'anni circolerà nelle manidegli studenti d'Italia e non solo nel-l'ambiente salesiano .

Nel 1908 i Figli di Don Bosco paga-vano un pesante contributo al terre-moto di Messina : la loro casa, apertanel 1893, andava completamente di-strutta ; nel crollo morivano 9 salesia-ni, 38 studenti e 4 dipendenti : 51 su121 persone che in quel momento sitrovavano nell'edificio . Era il 28 di-cembre ; la sera prima i ragazzi si era-no divertiti un mondo con una lotte-ria, canti e suoni . L'indomani alle 5,20quella sveglia paurosa: un cupo boa-to, la casa che sobbalza sulle fonda-menta, i muri che piegano e sprofon-dano. Il direttore, scampato per casoalla strage, appena poto scrisse a To-rino : «Messina è completamente di-strutta, è un cimitero ardente, pare ilfinimondo» .

Da Catania arrivarono sul posto al-cuni salesiani, si aggirarono fra lemacerie frugando con affanno, e solodesistettero quando il pesante silenzioli convinse che ogni ricerca di feriti osepolti vivi era inutile ormai . Altre duespedizioni di salesiani erano subitopartite anche da Palermo, ma nel caosgenerale non riuscirono a raggiungerela città distrutta .

Nel 1929, a cinquant'anni dall'inizio,i salesiani in Sicilia erano quasi 300con 19 opere . Già si distinguevano peril forte contributo di uomini alle mis-sioni, soprattutto nell'Oriente . Ed ec-co, a mettere tutti alla prova più dura,la seconda guerra mondiale: con lecase requisite, gli estenuanti bombar-damenti, l'invasione delle truppe al-

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BOLLETTINO DI GUERRA - ANNO 1943

L'ultima guerra mondiale mise a duraprova i figli di Don Bosco in Sicilia, spe-cie nel 1943 quando l'isola fu investitaprima da pesanti ondate di bombarda-menti aerei, e poi - dal 10 luglio al 17agosto - dalle truppe di liberazione .A Catania il Don Bosco fu presto re-

quisito, l'oratorio San Filippo bombar-dato nell'aprile (quattro ragazzi morti,due salesiani feriti) . Nella vicina casadelle Figlie di Maria Ausiliatrice, suorVincenza era in rifugio con i bambini ;sotto lo schianto delle bombe la udironopregare: «Signore, prendi me ma salvaquesti bimbi»; poco dopo, per lo spo-stamento d'aria di una bomba, venivascaraventata contro una parete e ripor-tava la frattura della base cranica . Nonfu possibile salvarla .A Palermo un bombardamento a gen-

naio rovinò l'opera di Santa Chiara, maqualche salesiano rimase tra i ruderi peressere accanto alla popolazione di quelpovero quartiere . Il Don Bosco e il Ran-chibile per ordine delle autorità dovette-ro chiudere ; i salesiani del Sampolo ri-masero per l'assistenza religiosa ai sol-dati e ai parrocchiani che non potevanosfollare . Nel quartiere Arenella due FMApersero la vita sotto un bombardamento(le oratoriane avevano supplicato di nonabbandonarle, e la direttrice le rassi-curò; fu trovata raggomitolata sotto undavanzale, sembrava intatta, tenevastretto il crocifisso tra le mani) . Pocodopo l'istituto Santa Lucia era ridotto inmacerie .

A Messina l'infuriare dei bombarda-menti costrinse a chiudere il San Luigi eil Domenico Savio . Le suore del DonBosco accolsero in casa loro un ospe-

dale della Croce Rossa ; videro crollareman mano varie parti della casa, macontinuarono ad assistere malati e feriti .Anche nella parrocchia della Giostra isalesiani rimasero al loro posto ; la chie-sa cadde e uccise un sacerdote (tra lesue carte fu trovato un biglietto con l'of-ferta al Signore della sua vita per la pacedel mondo) . La vicina casa delle FMA,divenuta ospedale, fu colpita dalle bom-be più volte e le suore dovettero prodi-garsi per i feriti doppiamente martoriati ;all'avvicinarsi della liberazione furonoallontanate da casa loro . Trovarono ri-fugio in una grotta, dormirono per terra,patirono fame e ogni sorte di privazioni ;e quando tornarono a casa trovaronoporte e finestre scardinate, e ogni sup-pellettile portata via dai ladri . Le suorenon disarmarono, ma si misero a dispo-sizione degli sfollati che ospitarono incasa fino al novembre dell'anno suc-cessivo .

All'ospedale di Bronte venivano con-vogliati i feriti di tutta la zona, e le suoresi impegnarono alla loro assistenza finoal limite della resistenza fisica . L'acque-dotto saltò ed esse andavano ad attin-gere acqua per i malati anche sotto ibombardamenti . Nei giorni cruciali nonpoterono più uscire, e dovettero assi-stere allo strazio di poveri agonizzantiche soccombevano per la sete. All'arrivodelle truppe alleate dovettero cercarescampo in una grotta naturale e passa-rono giorni angosciosi sotto il tiro delleartiglierie mentre le granate esplodeva-no intorno . Giorni di terrore, di fame e disete, mentre i cadaveri abbandonati nonpotevano essere rimossi per il continuosibilo dei proiettili attorno .

Anche le suore di Caltagirone presta-rono la loro opera nell'ospedale militareinsediato nel collegio salesiano : unbombardamento improvviso e di violen-za inaudita, il giorno prima dello sbarcoalleato, lo riempì di centinaia di feriti eagonizzanti ; sette giorni dopo affluivanoanche i feriti delle truppe d'occupazioneinglese, anch'essi a centinaia, e nonc'era altro posto che il pavimento deicorridoi .

Le suore di Sant'Agata di Militello or-ganizzarono opere assistenziali per i piùpoveri, i profughi, i sinistrati, i feriti . . . Poial passaggio della guerra cercaronoscampo sui monti, scambiate dagli avia-tori alleati per un gruppo di soldati infuga, furono mitragliate da diverse on-date di aerei . Nessuna rimase colpita.Ma tornate a casa, la trovarono metico-losamente ripulita da ignoti saccheggia-tori .

A Marsala un gruppetto di salesianiera rimasto per badare agli orfani rac-colti e all'oratorio ; un violento bombar-damento uccise uno dei sacerdoti e duecoadiutori .

I salesiani di Randazzo, rifugiati con lapopolazione nei boschi, assistettero colcuore in gola a un violento bombarda-mento sulla città, e videro una dozzina dibombe cadere sul loro collegio ; poi, do-po la liberazione, si diedero da fare perprovvedere un tetto e un pane ai tantisinistrati del paese .Altre case delle FMA danneggiate dai

bombardamenti furono Ali Marina eTrecastagni, mentre quella di Enna subìgravi danni nella battaglia per l'occupa-zione della città.

Ma appena passate le truppe ricomin-ciò in mezzo alla gente il lavoro di rico-struzione . Mateer!-,le e spirituale .

leate, la fuga sotto i mitragliamenti, icollegi saccheggiati (qui sopra il «Bol-lettino di guerra» del terribile anno1943). E subito dopo, la faticosa mapronta ricostruzione .

I tempi della normalità . Subito l'I-spettoria sicula riprese dappertutto leattività, sia pure tra difficoltà inaudi-te: già alla fine del 1943 tutte le opereerano di nuovo in vita . Istituti e ora-tori rimasti intatti spalancarono leporte, quelli danneggiati ricomincia-rono nei locali usufruibili, mentre apoco a poco si tiravano su i muri di-roccati. L'urgenza immediata era co-stituita dai ragazzi abbandonati, icosiddetti «ragazzi della strada», e diloro i salesiani si occuparono a Messi-na, Palermo, e soprattutto Catania .Non pochi salesiani uscirono da quel-l'impresa massacrante, affrontata conmezzi precari, con la salute minataper sempre .

Poi vennero i tempi della normalità,l'impegno in nuove opere, la preoccu-pazione di una preparazione miglioredei salesiani che portò alla creazionedello Studio teologico di Messina an-

cor oggi vitale . Un bilancio delle atti-vità fatto nel 1954 (anno 75.mo dellapresenza salesiana in Sicilia) portavaa constatare un'avvenuta ristruttura-zione negli obiettivi e nelle opere : glioratori erano triplicati di numero epassati da festivi a quotidiani, lescuole professionali moltiplicate an-ch'esse e allineate all'esigenze nuovedel mondo del lavoro in una societàindustriale . Anche i salesiani aumen-tavano di numero, avvicinandosi aquota cinquecento . Analogo svilupposi verificava nelle opere e tra le filedelle FMA, che quell'anno erano 909 .

Al di là delle cifre contavano però lefigure, e di belle figure la Sicilia ne haespresse molte .

I figli degnissimi . Dapprima, men-tre era allo stato nascente, la Siciliasalesiana quelle figure le ricevette . Si ègià accennato alla Serva di Dio MadreMaddalena Morano, la prima ispettri-ce delle FMA, nata a Chieri (Torino) .Nato poco lontano, a Verolengo, eraquel don Pietro Guidazio che fu diret-tore della prima opera salesiana in Si-cilia. E nato poco lontano a Pecetto,

l'ispettore salesiano don FrancescoPiccollo, figura popolarissima (ragaz-zino a Valdocco, Don Bosco lo definì«emulo di Domenico Savio» e assi-curò che t_ •. : ebbe «molto vissuto efatto molto bene» : dedicò infattitrent'anni alla Sicilia, dove lo chiama-vano «il piccolo Don Bosco di Cata-nia»). Veniva invece da Pistoia queldon Domenico Ercolini che con la suacultura e il suo cuore oratorianoformò le prime generazioni di salesia-ni e FMA. Ma poi la Sicilia salesianarestituì a Don Bosco tanti suoi figlidegnissimi .

A cominciare dal Servo di Dio An-tonio Petix : di nobile famiglia (era ba-rone), fu della prima nidiata di ragaz-zini educati dai salesiani a Randazzo .Fu fondatore e presidente degli Exal-lievi palermitani, fondatore e presi-dente della San Vincenzo in Sicilia,«amico dei poveri» . Alla sua morte ilvescovo non volle pregare per lui, di-cendo che non ne aveva bisogno e chetoccava invece a lui intercedere per ivivi (un suo profilo su BS di novembre1973, pag. 10-11) .

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Tra i siciliani divenuti salesiani è ri-masto indimenticabile don AntonioFasulo, di Canicattì, che fu per quasi50 anni l'anima della propaganda sa-lesiana in Italia e altrove . Girò la pe-nisola e la sua isola in lungo e in largo,tenendo conferenze su ogni argomen-to riguardante Don Bosco . Fu anchepioniere nell'uso degli audiovisivi,creando una serie di primordiali maefficaci proiezioni luminose, e i primifilm di soggetto salesiano .

L'elenco dei missionari siciliani sifarebbe lungo . Occorre per forza ri-cordare il coadiutore Santi Mantarro,prima semplice contadino intento a

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LA SICILIA DI DON BOSCOIN CIFRE

I rami della Famiglia Salesiana . Sonoattivi in Sicilia i Salesiani, le Figlie di Ma-ria Ausiliatrice, le Volontarie di Don Bo-sco, le Suore Salesiane Oblate, i Coo-peratori e Cooperatrici salesiane, gliExallievi ed Exallieve di Don Bosco . Alloro impegno apostolico si associanonumerosi simpatizzanti, adulti e menoadulti, come pure i ragazzi e ragazze or-ganizzati nei vari movimenti giovanili .

I Salesiani . Sono oggi 430 in Sicilia,più 40 sparsi nella penisola, più 52 nellemissioni . Formano un'ispettoria con 32opere dedicate alla gioventù . Nellescuole e istituti professionali contano5 .449 allievi, più altri 800 in otto convitti . Iloro 27 oratori accolgono 12 .000 ragaz-zi . Hanno la cura pastorale di 22 parroc-chie con 178 .000 fedeli . Hanno un Cen-tro catechistico e due Centri di orienta-mento. Per preparare il personale hannoquattro case di formazione, e due Casedi esercizi spirituali .

Le Figlie di Maria Ausiliatrice . Sonooggi in Sicilia 1 .129, e formano dueIspettorie . Lavorano in 66 opere sparsein tutta l'isola. Nelle scuole maternehanno 4.982 bambini, nelle elementari emedie 8.693 allieve, e altre 1 .802 fre-quentanti i 39 istituti professionali . Han-no tre convitti universitari . Hanno pure57 oratori-centri giovanili con 11 .063frequentanti, e 4 colonie estive.

In 62 opere svolgono varie forme dicatechesi, raggiungendo 25.529 frabambini, giovani e adulti ; per fronteg-giare questa importante attività hannodato vita a 14 scuole per catechiste, fre-quentate oggi da 266 future insegnanti .Tre case di formazione preparano il loropersonale .Le Volontarie di Don Bosco . Le con-

sacrate in questo istituto secolare sononell'isola 120, raccolte in sei gruppi .

Le Suore Salesiane Oblate . Questacongregazione, fondata dal vescovo sa-lesiano mons. Cognata, è al lavoro so-prattutto nei piccoli centri dimenticatidel meridione, e ha in Sicilia 16 missioni(così chiamano con molto realismo leloro opere), affidate a 67 suore .

piantare cavoli in provincia di Messi-na, e poi- affascinato da una predicadi don Fasulo - missionario in India e«muratore nella casa del Padre» .Aveva l'intelligenza sulla punta delledita . Parlando un misto di siciliano,inglese e lingue locali, donò alle cri-stianità dell'Assam una ventina dichiese e case missionarie costruite contenacia e genialità .

Don Vincenzo Scuderi, già missionario eAmministratore apostolico in India, ora ani-matore dell'attività missionaria in Sicilia .

I Cooperatori e le Cooperatrici . Rac-colti in Sicilia in 68 Centri, risultano oggiin 27 .675. Di essi, circa 4000 sono parti-colarmente impegnati nelle nuove strut-ture dell'associazione .

Gli Exallievi di Don Bosco . I tesseratisono 3 .500, con 21 Unioni ; le Exallievetesserate sono 3 .833 in 54 Unioni . Diffi-cile calcolare poi il numero dei giovani edelle giovani passati nelle varie opere diDon Bosco, che pur senza alcuna formadi aggregazione ufficiale immettononella vita di ogni giorno la loro testimo-nianza cristiana in stile salesiano .Movimenti giovanili . Oltre ai Giovani

Cooperatori e ai Giovani Exallievi (com-putati nei rispettivi movimenti), vannoaggiunte le 68 Polisportive con più diduemila atleti (29 Polisportive sono se-guite dai salesiani, 39 dalle FMA) . Poi i25 Cinecircoli socio-culturali con i loroduemila e più aderenti, e le decine dimigliaia di persone coinvolte nelle loroiniziative . E le migliaia di ragazzi inseritinei gruppi degli Amici Domenico Savio,che fanno capo a salesiani, FMA, Coo-peratori, e anche ad ambienti non sale-siani . Esistono poi parecchi altri gruppigiovanili, sovente a sviluppo solo locale,con le finalità più svariate .

Questi dati si riferiscono all'anno1979. E non possono rendere idea com-pleta di una presenza e attività che persua natura si rifiuta ai calcoli .

Mantarro è deceduto nel 1971, maben vivo è invece don Vincenzo Scu-deri, intrepido missionario in Assam,che fu ispettore e per qualche annoamministratore apostolico a Krishna-gar, e durante l'ultimo conflitto fu perdue anni nel campo di concentra-mento di Dehra Dun ai piedi dell'Hi-malaya. Fu poi a Goa e ora, tornato inSicilia con la sua bella barba, è l'ani-matore dell'azione missionaria .

Altro intrepido missionario sicilianoè don Gaetano Nicosia, che a Coloane(Macau) ha la responsabilità di unlebbrosario, il villaggio dell'Addolora'ta, dove la vita si svolge laboriosa eserena. Era studente a Catania quan-do il missionario don Cucchiara andòa raccontare ai ragazzi del collegio ilsuo lavoro in Cina; Gaetano gli con-segnò tutte le sue ricchezze, due lire, el'anno dopo chiese di diventare mis-sionario. Qualche anno più tardi era inCina, al fianco di don Cucchiara .Si può chiudere questo elenco senza

ricordare don Luigi Ricceri? Il sestosuccessore di Don Bosco, che ha rettoil timone della Congregazione per 12anni (1965-77), è salesiano si può direda sempre : gli dovettero prolungare ilnoviziato perché a dispetto dei sacricanoni l'aveva cominciato in età trop-po precoce. Per 42 anni di seguito oc-cupò posti di responsabilità . Amavadefinirsi Cireneo di Don Bosco . Glitoccò farsi interprete dei segni deitempi nuovi, e accompagnò la Con-gregazione salesiana con mano ferma,anche se sovente con intima sofferen-za, attraverso gli anni più difficili dellacrisi che ha investito la vita religiosa .Un complimento e un programma .

Don Bosco in Sicilia risulta fortemen-te impegnato nel sociale. In massimaparte si tratta di opere di periferia, apartire dalle 22 parrocchie collocateper lo più in quartieri popolosi dove lesacche del sottosviluppo sono abba-stanza evidenti . Gli oratori e centrigiovanili sono frequentati da studentima non meno da apprendisti e operai .Le scuole professionali sono numero-se, molto significativi i quattro grandiCentri di Formazione Professionale direcente aperti a Gela, Ragusa, Cata-nia-Barriera, Palermo .

Le case delle FMA a volte sono pic-cole, in piccoli centri, in mezzo allagente spicciola, ma sono numerose :66. Le loro scuole partono dall'Asilo ;quasi sempre c'è l'oratorio, il catechi-smo, l'aiuto prestato alle opere par-rocchiali. Cinque Istituti magistrali, 24Centri di Formazione Professionale,una quindicina di case con corsi diavviamento al lavoro. Sono cifre elo-quenti .

L'animazione cristiana dei giovanipassa attraverso i Centri giovanili, lePolisportive, i Cinecircoli, i Gruppi

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o

Il superiore salesiano in Sicilia don Arturo Morlupi, qui sotto intervistato, nella foto mentreaccompagna alcuni giovani salesiani in visita alla casetta di Don Bosco .

IL SIGNIFICATODI UNA PRESENZABS ha rivolto all'attuale superiore sa-

lesiano in Sicilia, don Arturo Morlupi, tredomande sul significato della presenzasalesiana sull'isola .Domanda . La Sicilia, dopo il Piemonte

dove Don Bosco ha cominciato, è la re-gione italiana con la massima densità dipresenza salesiana . Come si spiega?

Risposta . Credo che i motivi sianomolteplici e di diversa natura . Il primo efondamentale è da vedere nella conge-nialità del carisma salesiano con lo spi-rito e lo stile di vita del popolo siciliano .Don Bosco amò grandemente la Sicilia,e ne fu riamato . La risposta di questaterra a Don Bosco fu generosissima, nonsolo nel favorire il sorgere e il consoli-darsi delle Opere, ma soprattutto nelcampo vocazionale . I primi noviziati sa-lesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatricesorsero in Piemonte, ma i secondi sor-sero in questa terra, e a pochi anni didistanza dagli inizi, per il proromperedelle vocazioni siciliane.Altro motivo della profonda incidenza

fu l'impulso, dato dai primi salesiani esalesiane giunti in Sicilia, a tutte le ini-ziative di bene, la genuina salesianità daloro trasmessa, il loro apporto di sicuriformatori presso la nuova generazioneisolana.

iPotremmo aggiungere motivi religio-

d'impegno missionario, gli Amici Do-menico Savio e un'infinità di altreforme associative . Esse sono così nu-merose e varie che si è sentito il biso-gno di coordinarle e ne è nato il «Mo-vimento gruppi giovanili salesiani diSicilia» . I suoi dirigenti si riunisconoperiodicamente in incontri di pre-ghiera, di discussione, di programma-zione. Una delle iniziative avviate dicomune accordo è il «Concilio deigiovani siciliani» svolto nel quadro delcentenario salesiano con l'adesione di360 partecipanti di 48 gruppi diversi, e

so-sociali : la gente sicula fondamental-mente religiosa, la sanità della famiglia,le profonde istanze di promozione cul-turale e sociale, specie nei primi annidella presenza salesiana in Sicilia . Leleggi eversive avevano travolto buonaparte delle istituzioni, il popolo ne erarimasto ferito e offeso nel profondo delsuo animo religioso, e quando vide dallemacerie sorgere una Congregazioneche si interessava soprattutto dell'edu-cazione dei giovani, a essa si aggrappòcon fiducia e speranza .D. Secondo lei, qual è il contributo

che la Famiglia Salesiana dà alla Siciliaper la soluzione dei suoi gravi problemi?R. E' notevolissimo . Ci viene ricono-

sciuto da molte parti che in questo mo-mento la Famiglia Salesiana, con oltre1800 consacrati, con migliaia di Coope-ratori e molte altre forze organizzate,rappresenta l'istituzione cristiana piùestesa e più impegnata . Le espressioniconcrete di questo apostolato rappre-sentano una valida risposta a particolariesigenze religioso-morali-sociali, nes-suna esclusa : centri giovanili, istituti d'i-struzione e di qualificazione professio-nale, parrocchie, convitti, opere di recu-pero, centri psico-diagnostici ecc . Di quiil notevole apporto che viene dato - nelmondo dei giovani - al superamentodell'indifferentismo religioso e della crisidei valori dovuta al repentino trapasso dicultura e di situazioni sociali .

durato 5 giorni .Per una visione più completa di Don

Bosco in Sicilia occorre aggiungere leVolontarie di Don Bosco particolar-mente numerose, le Suore SalesianeOblate, i Cooperatori e gli Exallievicon i rispettivi rami giovanili (la fine-stra di pag. 6 tenta di rendere un'idea- per quanto è possibile - dellaconsistenza numerica della FamigliaSalesiana nell'isola) . Sono forze di-versissime tra loro, ma hanno in co-mune l'orientamento alla gioventùconcreta della Sicilia. Con i suoi pro-

I nostri ambienti offrono possibilità perl'incontro dei giovani, sul piano formati-vo, su quello culturale, del tempo liberoe dello sport, contribuendo alla crescitadel senso di socialità e soprattutto delsenso di ecclesialità . Promuovendo inmodo sistematico la catechesi e favo-rendo il sorgere e il qualificarsi deigruppi d'impegno, incrementando l'as-sociazionismo in tutte le sue forme, su-scitando lo spirito d'iniziativa e il sensodella partecipazione e della responsabi-lità, cercando di preparare i giovanispecialmente nelle scuole e nei centri diformazione professionale, la FamigliaSalesiana ritiene di essere promotrice diformazione cristiana, di qualificazioneprofessionale, di valori vitali in rispostaalle esigenze della gioventù siciliana .D. Come superiore lei ha preso parte

a svariate commemorazioni del cente-nario salesiano in Sicilia . Che significatoattribuisce a questo « voler ricordare in-sieme» il passato?R. Le numerose celebrazioni hanno

avuto significati diversi . La preoccupa-zione che non dovesse trattarsi di puracommemorazione è stata presente sem-pre. Spesso si è trattato di incontri distudio, di programmazione, di salesia-nità, e sempre di rendimento di grazie alSignore per questi primi cent'anni distoria salesiana nell'isola . Le comme-morazioni civili, soprattutto nelle cittàpiù grandi, ci venivano sollecitate dainostri Exallievi e amici . Ma dappertutto ilricordo del passato è stato motivo e sti-molo per una riflessione proiettata nelfuturo.

Specialmente i giovani, che sono sen-za passato e hanno poco da ricordare,hanno partecipato attivamente a ognimanifestazione del centenario, con at-teggiamento di ricerca dei valori antichima sempre nuovi, e della salesianità ge-nuina (voglio ricordare gli incontri deiGiovani Cooperatori e il Concilio deiGiovani). Spesso gli stessi salesiani sisono sentiti stimolati dai giovani .

Il centenario nel suo complesso rap-presenta perciò una sosta, quanto maiopportuna per riconsiderare quelle ma-trici, quelle costanti, quei solchi provvi-denziali che resero possibile un passatofecondo. Per guardare immediatamenteal futuro con vivo senso di responsabilitàdata l'urgenza delle necessità sociali edecclesiali dei nostri tempi . Per aprirenuovi varchi all'azione salesiana .

blemi: di formazione professionale emorale, di disoccupazione, di droga edelinquenza minorile, ecc. «La mis-sione salesiana verso la gioventù po-vera ed emarginata - sostenne anco-ra nel suo discorso quel giorno l'on .Mattarella - coincide con le esigenzesociali dell'isola» . E anche queste sueparole - se si vuole che la festa dellecento candeline abbia un senso preci-so - vanno viste come un compli-mento per il passato, ma soprattuttocome un programma per l'avvenire .

Enzo Bianco

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LE FIGLIE DI MARIA AUSILIATRICE NEGLI STATI UNITI

P aterson (New Jersey), 16 luglio1908. Arrivano dall'Italiaquattro suore, con i fagotti e

l'aria smarrita degli emigranti, e ven-gono a lavorare tra gli emigrati . Alloraquattro suore in una casa precaria,ora 332 suore in 41 opere moderne epiene di gioventù . Alle prime ragazzele suore allora offrirono un pezzo distoffa, un ago e un po' di filo ; oggioffrono centri giovanili, scuole ecampeggi estivi perfettamente attrez-zati. Ma una ricchezza già si portava-no dietro fin da allora : lo «spirito diMornese», un'inesauribile capacità diadattamento, un'incondizionata do-nazione al Signore e quindi alla gio-ventù. Tante cose ora sono cambiate,ma quell'unica ricchezza di allorasembra rimasta intatta, e lo diconodue testimonianze singolari : le storiecosì diverse della prima e dell'ultimagiovane degli Stati Uniti che hannodato il loro nome all'Istituto delleFMA.

«Ma questa non è mica un angelo» .Joanne Passarelli era una bambina dinove anni quando le prime quattrosuore arrivarono nella parrocchia diSan Michele a Paterson. Padre Felix, ilparroco, era un ammiratore di DonBosco, e quando si mise in testa diaffidare a delle suore l'educazionedella gioventù della sua parrocchia, sirivolse alle Figlie di Maria Ausiliatrice .Anche se negli Stati Uniti non c'eranoancora e avrebbe dovuto farle veniredall'Italia . E ci riuscì .

«Padre Felix - ricorderà Joanne -aveva predicato dal pulpito per mesi emesi che le suore stavano per arrivare,e che era una grande grazia e benedi-zione per la gente e i bambini dellaparrocchia . Disse e ridisse queste cosefin che ci uscivano delle orecchie . Equando le suore erano lì per arrivare,aggiunse alle mamme: "Appenaci sa-ranno, portate loro i vostri figli" .

«Mia madre spiegò a noi bambiniche esse erano angeli, veri angeli delSignore, e disse un'infinità di cose

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Con i metodi d'og ii valori d'allora

La prima opera delle FMA fu aperta in poche stanzette sopra unascuderia di cavalli . Ora invece le 332 suore degli Stati Uniti lavorano in41 opere attrezzate a tutto punto . E Leslie - l'ultima loro aspirante -ha scoperto che la sua scuola è una famiglia, che è bello lavorare trala gioventù, che al Signore non si può dire di no . Sono, sotto la patina

della modernità, i valori spirituali di allora e di sempre .

belle sul loro conto . E quando arriva-rono davvero, decise : "Ora andremo avederle e a salutarle". Comperò unpollo vivo, ci mise in mano un pac-chetto ciascuno, infilò il pollo sotto ilbraccio, e andammo al convento . Ilconvento erano poche stanze soprauna scuderia di cavalli, e sotto c'eranoi cavalli . Era quanto di meglio padreFelix fosse riuscito a trovare, e le po-vere suore vi venivano chiuse dentro achiave di notte perché il parroco ave-va paura. Bisogna sapere che a Pater-son c'era in quei tempi una gangchiamata "Figli dell'Italia", che unavolta si era recata in Italia per uccide-re il re. Così padre Felix aveva unapaura matta che potesse capitarequalche guaio alle suore, e di seramandava una donna della parrocchiaa chiuderle dentro dall'esterno, e almattino presto a riaprire .«Dunque quel primo giorno, men-

tre con la mamma andavamo verso ilconvento, lei ci scongiurava di esseregentili e ben educate con le suore,perché "sono angeli del Signore" . Iogià sapevo come erano gli angeliperché li avevo visti nei quadri, e cosìquando suonammo il campanello euna suora ci aprì, io mi resi conto su-bito che non era un angelo : suorFrances infatti aveva la carnagionetroppo scura. Mi volsi alla mamma eglielo gridai : "Ma questa non è micaun angelo!"«La mamma ignorò completamen-

te la mia protesta, e disse alla suora :"Le ho portato i miei tre bambini co-me ha detto padre Felix" . Suor Fran-ces ci esaminò, poi disse : "Ora pos-siamo prendere solo la ragazzina, pergli altri bisogna aspettare a settembreche cominci la scuola" . E così fu . La-sciammo il pollo e i pacchettini, e iol'indomani tornai .«Con due o tre altre bambine le

suore cominciarono l'oratorio, se pos-siamo chiamarlo così, dato che tuttociò che trovammo fu un pezzo distoffa, un ago e un po' di filo» .

Una corona di rose rosse . CosìJoanne conobbe le prime FMA al loroarrivo negli Stati Uniti . A settembrecominciarono le scuole, che si svolge-vano negli scantinati della chiesa .Joanne doveva frequentare la quartaelementare, ma le suore avevano solole prime tre classi ; e così per decisonedella mamma fu retrocessa in terza.

Le suore si occupavano soprattuttodei figli degli immigrati italiani, aiuta-vano in parrocchia, e ricevevano unonorario di dieci dollari al mese . Coltempo si trovarono una sistemazionemigliore, ma quando giunsero dall'I-talia altre suore di rinforzo e non c'e-rano letti per tutte, due delle veteranedormirono sul pavimento . E poteronoaprire un oratorio vero e proprio, incui tutti erano i benvenuti, ragazze eragazzi .

Joanne raccontò pure come sbocciòla sua vocazione. «Ricordo che lesuore ci permisero di andar a vederesuor Frances che faceva la professio-ne perpetua, e la scorgemmo con unacorona di rose rosse sul capo» . Indi-menticabile . Ormai lei si trovava cosìdi casa dalle suore che un giorno ladirettrice le disse : «Va' a dire a suorBrigida che vuoi farti suora» . «Chi,io?», domandò stupita . «Sì, vaglielo adire». Joanne andò : «Suora, la diret-trice mi ha detto che io voglio farmi

Un "summer camp" delle Figlie di Maria Ausi-liatrice, al momento dell'alzabandiera .

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suora». In fondo era vero, anche se lapiù interessata non lo sapeva . «Ah,bene! - replicò suor Brigida - .Adesso ci penso io» . E ne parlò con lamamma .

Il noviziato cominciò il 26 luglio1914: Joanne arrivò accompagnatacome in processione da mamma,papà, fratelli e sorelle . Poco dopogiunse la novizia Rosina, poi la noviziaCarmela : erano le prime tre vocazionidonate dagli Stati Uniti alle Figlie diMaria Ausiliatrice. Erano l'inizio . Poilo sviluppo, che nel silenzio, nella ge-nerosità e nella donazione, continuaancora oggi .

A fianco dei parroci . Il principalelavoro che le suore di Don Bosco -come tante altre suore - svolgononegli Stati Uniti è a diretto serviziodelle parrocchie, nelle scuole parroc-chiali. Queste scuole formano negliStati Uniti un sistema unico del gene-re nel mondo cattolico .E' una storia annosa : le prime

scuole cominciarono a formarsi nel1792; molte si svilupparono poi nellaprospettiva dell'assistenza agli emi-grati; in seguito esse vennero sentitecome un'esigenza, per dare ai ragazzicattolici un'educazione alla fede nellezone dove l'eterogeneità dei gruppireligiosi non consentiva un insegna-mento religioso nelle scuole pubbli-che. I cattolici si organizzarono a li-vello locale, diocesano e nazionale ;nel 1972 avevano 12.600 scuole dalleelementari alle università, e raggiun-gevano 5 .500 .000 studenti . Esse hannoattraversato recentemente una certacrisi, ma ora ne stanno uscendo, anziquelle affidate alle FMA hanno conti-nuato a crescere di numero : nelle loro41 opere sono 28 quelle materne, 34 leelementari e 36 le medie di vario tipo .Più i corsi serali, quelli estivi ecc .Le suore sono presenti a fianco dei

parroci anche con i catechismi par-rocchiali (che sono segnalati in 37opere su 41), con l'insegnamento dellareligione nelle scuole pubbliche, contre scuole per preparare le catechiste .E poi sono presenti con le tante operegiovanili del tempo libero .

Perfino corsi per majorettes . Unsaggio uso del tempo libero è lapreoccupazione costante della Chie-sa: «Possano queste ore del tempo li-bero essere usate per il riposo dellospirito e il rafforzamento della salutementale e fisica. Attraverso lo studio el'attività spontanea, attraverso l'eser-cizio fisico e le gare sportive, possaognuno trovare un aiuto a preservareil suo equilibrio emotivo e a stabilirerelazioni fraterne» . Per questo le FMAaggiornano la loro preparazione nel-l'area dello sport, della recitazione,della dinamica di gruppo, dei massmedia e audiovisivi, degli hobby più

Majorettes si diventa : due allieve delle FMA sono impegnate a dare saggio della loro bravura .

vari preferiti dai giovani .Di questa preparazione beneficiano

poi i loro 28 oratori o centri giovanili,dove tante ragazze trascorrono iltempo libero . E i summer camps,campeggi o colonie estive di varia im-postazione, che sette opere organiz-zano per ragazze e bambine dallascuola materna all'università . Questicamps offrono i vari generi di attivitàricreativa, insieme con l'istruzione e laformazione religiosa .

Due di queste oasi del buon uso deltempo libero sono «Centri giovaniliregionali» e vengono destinati a com-piti precisi . Sorgono uno a North Ha-ledon sul versante atlantico, e l'altro aCorralitos sul versante pacifico. Lìfluiscono a frotte le ragazze dellescuole parrocchiali . Lì si svolgono lemini-olimpiadi per gli sport più diver-si. Lì si organizzano gite, tornei dipallacanestro e pallavolo, perfinocorsi per majorettes . . .L'impegno sociale. La scelta dei

campi di lavoro non è stata casuale : leFMA sono presenti in nove dei 50 Sta-ti, e hanno perseguito da vicino i sug-gerimenti dell'impegno sociale . All'i-nizio aprirono le opere dovè più forteera l'immigrazione soprattutto italia-na; ora preferiscono il «profondosud», le zone dei portoricani o messi-cani, i profughi da Cuba .

Quest'ultima scelta è risultata im-pegnativa . Nel 1961, 37 FMA dovetterolasciare l'isola di Fidel Castro e le loroconsorelle se ne presero cura ; procu-rarono nelle case dell'Istituto una si-stemazione per loro, per numerosi lo-ro parenti, e per parecchie allievefuggite con loro . (In precedenza leFMA avevano compiuto quest'operadi misericordia verso altre 72 suore dialtre congregazioni e un imprecisato

numero di loro compatrioti, procu-rando a tutti una sistemazione nellanuova patria) .

Il problema dei profughi, come pu-re quello dell'assistenza ai portorica-ni, che si riversano nelle periferie dellemetropoli, sta particolarmente a cuo-re ai vescovi, che spesso lanciano ap-pelli in favore di questi «fratelli indifficoltà» . Le FMA si preoccupano diaccogliere in tutte le loro in scuole unnucleo di questi emarginati, e li aiuta-no così a inserirsi più in fretta nel tes-suto sociale .

Altra presenza divenuta necessariaè tra le popolazioni di provenienzamessicana, che risiedono nel Texas enegli Stati limitrofi. Per lavorare inquesti ambienti bisognosi di assisten-za sociale e spirituale, numerose FMAmessicane sono state trasferite dal lo-ro paese negli Stati Uniti, e hanno da-to vita a opere provvidenziali . Essesono state aperte dal 1973 in poi, mauna nel Texas era in funzione già dal1955 : quella di San Marcos. Le suorequi oltre a far scuola di religione airagazzini della parrocchia (chieri-chetti, corale ecc.), e a quelli dellascuola pubblica, compiono le visitealle famiglie . Due sono ministre del-l'Eucaristia, e più volte al mese porta-no la comunione a una cinquantina dipersone, in massima parte anziane oimpossibilitate a uscire, bisognoseanche di qualcuno che parli con loro ele stia a sentire. Alcune non ricevonoaltra visita che quella delle suore .

Le mani per gli altri . La crescitanella fede è la prima preoccupazionedelle suore, anche quando svolgonoazione sociale . Soprattutto alle giova-ni esse offrono possibilità di faregiornate di ritiro . In tre case organiz-zano regolarmente dei «Ritiri di fine

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settimana», a cui le ragazze parteci-pano a gruppi, arrivando dalle variescuole .

Per gruppi già maturi viene allestitala «Mornese experience», uno specia-le ritiro di sette giorni . Sviluppandotemi ricavati dalla vita di santa Maz-zarello e usando le tecniche comune-mente applicate negli incontri giova-nili, si conducono queste giovani aprendere piena coscienza del valoredella loro esistenza nella luce di Dio .L'impegno per gli altri ne è poi la ne-cessaria conseguenza . Ecco peresempio i temi ricavati l'anno scorsoda una biografia di santa Mazzarellointitolata «Le mani per gli altri» :

il dono delle mani (ciascuno riceve isuoi talenti in forma irrepetibile) ;

le mani creative (la nostra è chia-mata a ricreare il mondo con Cristo) ;

le mani che danno la vita (convin-cerci che noi possiamo portare la vitadi Cristo ai nostri fratelli) ;

mani che si aggrappano (imparare acollegarci con la volontà di Dio ;

mani silenziose (le mani congiuntenella preghiera al Signore) ;

mani che si stringono (unire insiemetutta la gente, nell'amore di Cristo) ;

mani aperte (la chiamata a donaresenza riserve se stessi agli altri) .

Leslie patita per Elvis . Per darecontinuità al loro lavoro le FMA han-no pure organizzato le loro exallieve :la Federazione Nazionale conta 19Unioni di exallieve già costituite . At-traverso queste Unioni, o anche diret-tamente, le FMA mantengono uncontatto amichevole, continuano aorientare e a incoraggiare nel bene .Aiutano le exallieve a trovare il loroposto di cristiane impegnate nellascuola, negli uffici, nel loro ambientefamiliare e nella vita di ogni giorno .

Le FMA degli Stati Uniti non si sono

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contentate di lavorare in casa loro, diaccogliere le suore di Cuba o quelledel Messico ; sono andate anche adaprire tre case nel vicino Canada . In-somma si danno da fare .

Anche per meritarsi delle vocazioni,prezioso dono di Dio . Hanno quattroopere in cui le giovani passano attra-verso le varie fasi della preparazione :prima sono aspiranti, poi postulanti,poi novizie e infine juniores (già suo-re, ma con i voti temporanei) . Traqueste giovani che bussano c'è unacerta Leslie Ring, aspirante di 17 anni,ultima arrivata . Leslie è una tipicaadolescente d'oggi. Le piace viaggiare .Anche se è un po' patita del cantanteElvis Presley, non è una sognatricedagli occhi imbambolati ma è solida econcreta . Ha frequentato per tre annile scuole superiori delle FMA a NorthHaledon, prima di entrare nell'aspi-rantato . A scuola era capoclasse, e unpunto di forza della squadra sportiva .«Poi - dice-, il Signore mi ha chia-mata dal profondo» . E al Signore nonsi può dire di no . I perché della suadecisione di diventare un giorno suo-ra, anche se contengono solo il puntodi vista a volte bizzarro di un'adole-scente, finiscono col dire molto di più,col tracciare un quadro rivelatoredelle FMA negli Stati Uniti .La scuola era una famiglia. E si

tratta davvero di un quadro, anzi didue: un giorno a scuola dissero alleragazze di raffigurare con un disegnol'idea che si erano fatte delle suore, eLeslie per dire tutto fu costretta a faredue disegni . Uno rappresentava MariaAusiliatrice con un ampio mantello,sotto cui le suore si raccoglievano ingruppo; l'altro molto più realisticoraffigurava alcune suore intente a la-vare i pavimenti, a rigovernare pento-le e stoviglie. Leslie sa che facendosi

E così s'impara in fretta: testi pieni dl Illustrazioni, e una voce nella cuffia che spiega tutto.

FMA potrà diventare come qualcunadi quelle suore che conosce, comesuor Teresa l'insegnante di ginnasticasempre con le scarpette da tennis aipiedi, o come suor Mary che organizzaa Newton i summer camps, o comesuor Rosalie che dirige i corsi per ca-techiste, o semplicemente come suorCarmen che in cucina prepara damangiare per tutte . Questo per lei èessere FMA, e dice : «Tutto quel cheCristo chiede è un semplice sì» .

Quando cominciò a frequentare lesuore di North Haledon, rimase sor-presa e disorientata dal loro compor-tamento. «Mi domandavo : perchéqueste suore vogliono che la loroscuola sia come una famiglia? Dev'es-sere una scuola, non una famiglia» .Però lei constatava che invece era unafamiglia. In un secondo tempo si ac-corse che proprio perché era una fa-miglia, alle ragazze piaceva tanto an-dare a quella scuola, e ci restavano piùa lungo che potevano .

Altro motivo di sorpresa per Leslie :«La prima cosa che mi colpì fu il loroabito. Le suore dove ero andata primanon portavano più l'abito religioso, eio pensavo che dovevano essere piùdisinvolte e moderne che le suore sa-lesiane . Ma non era così . Il loro com-portamento modesto era proprioquello giusto. Ciò mi piace tanto» .Altra osservazione importante di

Leslie: l'obbedienza delle suore . «E'un'obbedienza sullo stile della lorofondatrice, santa Mazzarello. Unavolta un suora a scuola si sentivamolto male, e noi tutte le dicevamo diinterrompere la lezione, ma lei nonvoleva. Non dovevamo perdere il no-stro tempo . Poi arrivò la superiora e ledisse di smettere, e lei smise imrhe-diatamente» . E aggiunge: «Trovo me-raviglioso che queste suore sonopronte a fare qualsiasi cosa per le ra-gazze, perfino a mettersi nei pasticciper loro, purché ciò non sia contro illoro spirito di obbedienza» .

Leslie ha trascorso l'estate scorsa inun summer camp come assistente, eha scoperto due cose per lei impor-tanti. Primo: «Mi piace molto aiutaregente della mia età, parlare alle ra-gazze; mi trovo bene con loro» . E poi :«Ciò che rende davvero attraente lavita salesiana è l'idea che questo mioamore verso la gente giovane, diven-tando suora, lo potrò, estendere a cen-tinaia e centinaia di loro, e per tutta lavita» .

Così Leslie, sotto il fascino del mo-derno, del campeggio, della canzone,dello sport, più o meno consapevol-mente sta scoprendo nelle sue suore ivalori spirituali dei primi tempi e disempre .

(Dal Bollettino Salesianodegli Stati Uniti)

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ITALIA

Ventimilain marcia«su e zo»per i pontiUn salesiano e i suoi giovani delTurismo Giovanile Sociale nelmarzo scorso hanno organizzatoper il sesto anno consecutivo la«marcia non competitiva» che hamovimentato e rallegrato per unagiornata le calli, i ponti e i cam-

pielli di Venezia

G li organizzatori della marcianon competitiva «Su e zo per iponti» - don Dino Berti e i

suoi 602 ragazzi del Turismo GiovanileSociale - si ritengono soddisfatti . Ene hanno motivi da vendere : 18 .500iscritti, altri 2 .000 e più che volevanopartecipare e furono immessi nellamarcia anche senza iscrizione ; 11 kmdi strada percorsa, 53 ponti di Veneziascavalcati, partenza e arrivo nellasuggestiva piazza San Marco, e comepremio una bella medaglia-portachia-vi a tutti gli arrivati . Partirono in on-date di 4 o 5.000 per volta . Prima quelliunder dodici (4.000 ragazzetti delleelementari, felici come pasque), poi ipiù grandicelli, poi i giovani e gliadulti. E qualcuno di 80 anni. E lemamme con il pupo nel carrozzino . E ipapà con il pupo nello zaino e lo zainosulla schiena. E due sposi freschi delrito, con gli abiti nuziali .Ma chi xei sti mati? «Tutti - rac-

conta il cronista - si danno del tucome se si conoscessero da cent'anni ;tutti scherzano e ridono, si guardano esi fanno complimenti . . . Splendono letute gialle, rosse, arancione, azzurrecielo, verde smeraldo, blu notte ebianco neve . . . Le squadre, divise incategorie, si srotolano come fiumi . . .Negli occhi c'è l'orgoglio di misurarsi,e nel cuore la speranza di arrivareprimi, o quasi primi . . .» .

La gente è venuta da tutta Venezia eda varie parti d'Italia. Quasi metà dalontano : un treno con sei vagoni daTorino, due gruppi da Roma, ecc . I piùda Venezia, e il cronista riferisce un

dialogo in dialetto : «Ma chi xei stimati de la marcia?» «Ti lo sa, semonoialtri, mi, Michele e la Sandra, i dofioi del pian de soto, Francesco e Gio-vanni. Se gh'à scrito anca el papà deBepi, e anca el nono . . .» «Chi? el vecioGiacomo? Ma se el gavarà 80 ani . . .»«Ma el gh'à el cuor san» .

Sono tanti gli obiettivi raggiunti conla marcia : un po' di sport per la genteche di solito cammina poco . Un po' diarte, con Venezia, e tutte le cose belleche racchiude, visitata da tanti fore-stieri (orrore : chiamano vicoli le «cal-li» e piazze i «campielli» . . .) . Un po' difolclore, con i gruppi che marciano incostume veneziano, gli sbandieratoripetroniani venuti da Bologna (e affi-liati alle Polisportive salesiane), le re-cite dei gruppi artistici tra cui i ragazzi(un tempo discoli) di Arese vestiti daclowns .

E qualche risvolto culturale . Tral'altro ogni anno «partecipa» allamarcia un Doge : la sua immagineviene riprodotta dappertutto e effi-giata sulle medaglie (le famose oselleche la zecca della Serenissima untempo coniava in oro) . Quest'anno lagloria è toccata al Doge Nicola Sagre-do, 105° della serie, che governò Ve-nezia un solo anno nel lontano 1675 .

Tutti i marciatori quel giorno si sonoportati a casa la sua effige .

Anche un po' di turismo : c'è chi hadetto che questa marcia è ormai comel'apertura ufficiale della stagione tu-ristica di Venezia. Ma c'è di più, comedimenticare l'obiettivo più bello? Lagioventù, la gente, che si è ritrovata inuna festa, all'insegna dell'amicizia edella cordialità.

14 quintali di medaglie . I 603 orga-nizzatori, la sera di quel memorando 9marzo 1980 quando ha avuto luogo la6' edizione della marcia «Su e zo per iponti», erano stanchi morti . Avevanodovuto pensare a tutto, sorvegliare illungo percorso, distribuire i 20 .000bicchierini di carta per il «rifornimen-to» a metà gara, rintracciare i bambinidispersi e portarli ai loro genitori (aciò hanno provveduto con le radio ri-ce-trasmittenti) . Ma erano soddisfatti .Avevano distribuito qualcosa come 14quintali di medaglie-oselle con l'effigedel Doge Nicola Sagredo . A questoDoge dimenticato avevano restituitoun giorno di regno nella Venezia chefu sua. E a conti fatti, una volta de-tratte le spese di organizzazione, ave-vano avanzato 6 milioni di lire che su-bito hanno donato a un istituto dibambini disadattati .

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PER IL MESE DI MAGGIO

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LaMadonnadei tempidifficiliDon Bosco nel 1862, sotto l'ur-genza di tempi difficili, approdòalla scelta preferenziale del titolomariano «Aiuto dei cristiani» .Anche i tempi d'oggi sono diffici-li, e il Rettor Maggiore ha invitatola Famiglia Salesiana a rinnovareil suo impegno nella devozioneall'Ausiliatrice . «Prendere la Ma-donna in casa», è stata la suaesortazione. Sull'esempio, nellostile, e col cuore di Don Bosco . *

N el 1862 Don Bosco mi dis-se . . .» . La curiosa testimo-nianza è stata tramandata

da Giovanni Cagliero (allora chierico,poi primo missionario salesiano, poivescovo e cardinale), e segnala unasvolta decisiva compiuta da Don Bo-sco nel suo atteggiamento filiale versola Madonna. «Finora - gli disse inquell'anno il santo - abbiamo cele-brato con solennità la festa dell'Im-macolata ; in questo giorno (8 dicem-bre) erano cominciate le prime nostreopere degli Oratori festivi. Ma ora laMadonna vuole che la onoriamo sottoil titolo di Maria Ausiliatrice. I tempicorrono così tristi, che abbiamo pro-prio bisogno che la Vergine santissimaci aiuti a conservare e difendere la fe-de cristiana» . Così, sotto l'urgenza deitempi, Don Bosco aveva maturato ecompiuto la scelta preferenziale deltitolo «Aiuto dei cristiani» .

La sua vita trascorse tutta sotto ilsegno di Maria, fin dall'infanzia . Maquel 1862 fu per lui - come ha notatoil Rettor Maggiore don Viganò - «ilpunto di approdo di un'incessantecrescita vocazionale» E fu ancor piùun punto di partenza, che incise pro-fondamente sul resto della sua vita,

* Il presente testo è un libero adattamento dellarelazione «Maria Ausiliatrice la Madonna diDon Bosco», tenuta da Pietro Brocardo nel 1979al «Simposio mariano salesiano d'Europa, . IItesto integrale è apparso nel volume «La Ma-donna dei tempi difficili» (Las 1980, pag. 308, lire7.500) .

AIUTO DEI POPOLI : la Polonia. La forte rappresentazione di Maria Ausiliatrice che racco-glie il popolo di Dio sotto il suo manto, si trova nel duomo di Danzica-Orunia .

sulle sue opere future, e che - se maiquesti nostri tempi sono anch'essidifficili - conserva pieno significato evalore anche oggi per la Famiglia Sa-lesiana .

Sotto il segno di Maria . Don Bosco,santo pieno di Dio, è stato anche«pieno di Maria» : al punto che vieneconsiderato fra i più grandi devoti diMaria che abbia avuto la Chiesa . Sap-piamo che Maria, prima del suo sognodei nove anni, aveva già preso posses-so del suo piccolo cuore ed era giàdivenuta presenza viva nella sua esi-stenza, per opera della sua santamamma terrena : «Giovanni mio,quando sei venuto al mondo ti hoconsacrato alla beata Vergine» . Ma laMadonna non si limitò a passare perla mediazione di mamma Margherita,irruppe direttamente nella vita delpastorello dei Becchi, come verticaledall'alto, prima nel sogno dei nove an-ni e poi in altri splendidi sogni maria-ni da lui stesso narrati .

Gli occhi di Don Bosco - questa èla persuasione che lui ci lasciò -hanno visto il volto di Maria . «Perchéognuno di voi abbia la sicurezza che labeata Vergine vuole la nostra congre-gazione - dirà ai suoi nel sogno delpergolato di rose - vi racconterò nongià la descrizione di un sogno, maquello che la stessa beata Madre sicompiacque di farmi vedere» . Nel suoracconto si leggono frasi come : «Labeata Vergine mi disse», «Ella allorami disse»,«Appena la Madre di Dioebbe finito di parlare» . . .Don Bosco percepì con lucidità

crescente l'iniziativa di Dio nella suavita di fondatore, ma ebbe anche lacertezza di essere condotto e guidatoin tutto dalla mano di Maria . Diceva :«Maria è la fondatrice e sarà la soste-nitrice della nostra opera» . All'Orato-rio nulla si doveva fare se non «nelnome di Maria, la più santa, la piùamabile delle creature, la gran Madredi Dio » .

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L L'Immacolata e poi l'AusiliatriceLa pietà personale di Don Bosco per

la Madre di Dio si alimentò ai cultilocali incontrati man mano nella suavita : la Madonna del Castello a Ca-stelnuovo d'Asti, l'Addolorata alla Ca-scina Moglia, l'Immacolata nellachiesa del seminario, la Consolata diTorino (e la Consolata sarà anche laprima statua della sua prima chiesa aValdocco) . Poi ben presto le preferen-ze di Don Bosco si appuntarono sta-bilmente sull'Immacolata: «Le nostreopere più grandi - dirà un giorno adon Rua - ebbero principio nel gior-no dell'Immacolata . Tutte le benedi-zioni piovuteci dal cielo per mezzodella Madonna furono frutto di quellaprima Ave Maria detta con fervore eretta intenzione insieme a BartolomeoGarelli» (il ragazzo del suo primo ca-techismo). Sulla sua predilezione perquesto titolo mariano di sicuro influì ilmovimento spirituale che condurrànel 1854 alla definizione del dogmadell'Immacolata . Certo la festa dell'8dicembre fu e rimarrà «definitiva-mente centrale nella sua metodologiapastorale e spirituale» (Don Viganò) .Ma pure, a un certo punto la sua de-vozione preferita, e per molti aspettitotalizzante, diventerà quella a MariaAusiliatrice .Tale scelta preferenziale avvenne

quando Don Bosco aveva raggiunto lapiena maturità e si avviava verso lacinquantina . Nel 1858 l'espressioneMaria Ausiliatrice cominciò ad appa-rire in qualche suo scritto, e nel '62Don Bosco approdò definitivamente aquesto titolo .

Nel maggio di quell'anno egli rac-contò il sogno delle due colonne cheemergono dal mare in tempesta. Unaappariva sormontata da una grandeostia, simbolo dell'Eucaristia, l'altrada una statua di Maria con sotto lascritta: «Auxilium Christianorum» .Tra le due colonne trovavano sicurez-za e riparo la nave capitanata dal Pa-pa e altre minori, mentre infuriavauna tremenda battaglia . L'allusionealle lotte della Chiesa e del papato èevidente; come è evidente per DonBosco che la salvezza poteva veniresolo da un'intensa pietà eucaristica emariana .

Nel 1862 Don Bosco formulò un al-tro progetto pieno di futuri sviluppi :quello di costruire una chiesa «degnae grandiosa, in onore di Maria Ausi-liatrice» .Le buone ragioni pratiche . Come

suo solito, anche nel progettare ilsantuario dell'Ausiliatrice Don Boscoassociò alle alte motivazioni idealidelle buone ragioni concrete e prati-che. Anzitutto pensava ai suoi ragazzi .

Raccontò Don Albera : « Un sabato deldicembre 1862, forse il giorno 6, DonBosco avendo finito di confessare igiovani verso le 11 di notte, scese acena nel refettorio vicino alla cucina ;era soprappensiero . Ero solo con luiquando a un tratto prese a dirmi : "Ioho confessato tanto, e per verità quasinon so che cosa abbia detto o fatto,tanto mi preoccupava un'idea, che di-straendomi mi traeva irresistibilmen-te fuori di me. Io pensavo: la nostrachiesa è troppo piccola, non capiscetutti i giovani o pure vi stanno addos-sati l'uno all'altro. Quindi ne fabbri-cheremo una più bella, più grande,che si magnifica . Le daremo il titolo :chiesa di Maria Ausiliatrice"» .Ma Don Bosco pensava anche alla

popolazione della zona . Aveva notatocon pena come nel «popolarissimo»quartiere di Valdocco «molte migliaiadi cittadini» vivessero «senza chiesadi sorta». Egli soffriva nel constatarecome molti fedeli, «accorrendo allesacre funzioni», dovessero essere«esclusi per mancanza di sito capa-ce», e come la popolazione del luogo,«di oltre ventimila abitanti», fosse co-stretta a vivere dove non esisteva «néchiesa, né cappella in cui si facesserole sacre funzioni» o si impartisse«l'insegnamento religioso» . E' questoil movente apostolico che lo spinse a«tentare il novello edificio» : «provve-dere all'urgente bisogno degli abitantidi Valdocco, e dei molti giovani chenei dì festivi vengono all'oratorio dalle

AIUTO DEI POPOLI: quadro suggestivo di unosconosciuto pittore cinese.

varie parti della città e che non pos-sono più contenersi nella chiesetta at-tuale» .

C'è ancora un altro motivo pratico .Quell'idea persistente che distraendo-lo lo traeva irresistibilmente fuori disé, lo coglieva quando ormai Don Bo-sco cominciava a guardare alla suacongregazione incipiente come desti-nata a grande espansione, e perciò bi-sognosa di una «chiesa madre» comepunto di riferimento stabile . «Sai unaltro perché?», domandò al chiericoCagliero nella conversazione del 1862 .E il Cagliero che gli leggeva in mente :«Credo che sarà la chiesa madre dellanostra Congregazione, il centro da cuiemaneranno tutte le nostre opere afavore della gioventù». «Hai indovi-nato - proseguì Don Bosco -. Mariaè la fondatrice e sarà la sostenitricedelle nostre opere» .A stimolare Don Bosco nella co-

struzione del santuario c'era pure ilricordo di un sogno, da lui raccontatomolto più tardi ma datato 1844, quan-do l'oratorio era ancora sui prati .

Vidi una stupenda chiesa . I sogni diDon Bosco hanno fatto problema giàquando era in vita, e forse lo farannosempre. Ma senza questi sogni, la vitadi Don Bosco perde significato e di-venta incomprensibile ; essi sono staticonsiderati da lui, in ogni caso, laproclamazione solenne della volontàdi Dio nella sua vita, nella sua missio-ne. E si deve farne il massimo conto .

Il sogno fatto nel 1844 è un «com-plemento » di quello fatto a nove anni .Anche qui una Signora, ma vestita «aguisa di pastorella», che messasi a ca-po di uno «strano gregge» lo invita aseguirla. La carovana passa da un sitoall'altro finché trova definitivo rifugioa Valdocco in un complesso di edificiche Don Bosco vede in tutti i loroparticolari . «Guarda a mezzodì», glidice a un certo punto la pastorella .Egli guarda, ma non vede altro che uncampo seminato a orto. «Guardaun'altra volta!», insiste la guida :«Guarda di nuovo!» «Allora vidi unastupenda e alta chiesa. Un'orchestra,una musica istrumentale e vocale miinvitavano a cantare messa. Nell'in-terno di quella chiesa era una fasciabianca in cui a caratteri cubitali erascritto : Hic domus mea, inde gloriamea (Qui la mia casa, di qui la miagloria)» .

Don Bosco potè dire: «Da quel mo-mento io camminai sempre sul sicuro,sia riguardo agli oratori sia riguardoalla congregazione, e sia sul modo didiportarmi nelle relazioni con le auto-rità. Le grandi difficoltà che devonosorgere sono tutte prevedute e cono-sco il modo di superarle . Fu dopo avervisto chiese, case, cortili, giovani,chierici e preti che mi aiutavano, e il

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modo di condurre avanti il tutto, ch'ione parlava con altri e raccontava lacosa come se fosse già fatta . E è perquesto che molti credevano ch'io sra-gionassi, e fui tenuto per folle» .

Poteva essere considerato una paz-zia anche la costruzione del santuario :Don Bosco vi spenderà un milione dilire di allora (qualche miliardo di og-gi), cominciando con pochi spiccioli intasca. E perciò mettendo a repenta-glio la sua credibilità. Trovò difficoltàperfino riguardo all'approvazione deltitolo della chiesa: «Auxilium chri-stianorum» era considerato dagli edili

2. Era l'ora dell'AusiliatriceLa costruzione del santuario a Ma-

ria Ausiliatrice, come pure la sceltapreferenziale di questo titolo, furonosuggerite a Don Bosco soprattutto dauna visione teologica divenuta colpassare degli anni più matura, e veri-ficata nel confronto con l'esperienzapersonale e a un tempo con le risul-tanze della storia della Chiesa .Don Bosco constatava : «In questi

ultimi tempi la devozione a Maria Au-siliatrice si può dire essere divenutamondiale, tanto da ogni parte si vannoproclamando favori strepitosi, che es-sa concede a chi la invoca sotto il ti-tolo di Ausiliatrice» . E per quanto loriguardava, «dilatandosi sempre piùper ogni dove la detta devozione, fuideato il progetto di una chiesa da de-dicarsi a Maria Ausiliatrice in Valdoc-co». Nel '64, dando attraverso il gior-nale L'Unità Cattolica informazionisui lavori in corso, userà un'espres-sione particolarmente felice e sinteti-ca del suo pensiero mariano : «Si spe-ra che nel mese di maggio verrannogettate le fondamenta del sacro edifi-cio, sia per rendere grazie all'augustaMadre di Dio per i benefici ricevuti, esia per meritare ognor più la sua dife-sa» .

Don Bosco aveva l'esperienza delletante persone che ricorrevano a Mariacon fede e nella preghiera . Sapeva chela devozione a Maria è radicata neldolore umano, nelle sofferenze di cuiè intessuta l'esistenza ; e sapeva perl'esperienza dei secoli e sua, che Ma-ria, la donna povera, dimenticata,esposta a tutte le sofferenze umane, èsempre stata nella sua maternità uni-versale la più vicina a chi soffre, infunzione di difesa e di aiuto .

E ancor più Don Bosco sapeva dallastoria, antica e del suo tempo, il ruolodi Maria nella Chiesa, accanto ai po-poli che la invocano . «Un'esperienzadi 18 secoli - scrisse - ci fa vedere inmodo luminosissimo che Maria hacontinuato dal cielo, e col più grande1 4

del municipio di Torino un titolo «im-popolare, inopportuno, tinto di bigot-tismo», insomma politicamente nongradito. Ma ebbe l'appoggio del Papa :«Il regnante Pio IX, cui nulla sfugge diquanto può tornare vantaggioso allareligione, informato della necessità diuna chiesa nel luogo sopra citato,mandò la sua prima graziosa offertadi franchi 500, facendo sentire cheMaria Ausiliatrice sarebbe stato un ti-tolo certamente gradito all'augustaRegina del Cielo» . L'approvazione delPapa aveva per Don Bosco il signifi-cato dell'approvazione stessa di Dio .

successo, la sua missione di Madredella Chiesa e Ausiliatrice dei cristianiche aveva cominciato sulla terra» .

Don Bosco sta vivendo gli anni dellasua piena maturità umana e spiritua-le; gli anni che coincidono con l'affer-mazione e la sistemazione definitivadella Congregazione, con la suaespansione mondiale e missionaria ;gli anni in cui si sente sempre piùcoinvolto e inserito nell'attualità,spesso drammatica, della Chiesa edella nuova realtà italiana, come sa-cerdote educatore e come apostolo .Ebbene, questo grande periodo dellastoria di Don Bosco è segnato da unapresenza più viva, più incombente diMaria, la «Madre amorosissima» e«Immacolata potente», venerata esentita in maniera quasi totalizzante,nella sua funzione di Ausiliatrice, siadei singoli che dell'intera comunitàcristiana .

AIUTO DEI POPOLI : un'Ausiliatrice indiana di-pinta a olio con mano Ingenua su foglia pipal(albero della gomma) .

Una presenza tanto più necessariaallora, in quanto Don Bosco era con-vinto (e non a torto) che la cristianitàvivesse tempi difficili .

La Chiesa assalita . Ecco il pensierodi Don Bosco sui suoi tempi : «Il biso-gno oggi universalmente sentito di in-vocare Maria non è particolare, magenerale ; non sono più tiepidi da in-fervorare, peccatori da convertire, in-nocenti da conservare (queste cosesono sempre utili in ogni luogo, pressoqualsiasi persona) ; ma è la stessaChiesa Cattolica che è assalita . E' as-salita nelle sue funzioni, nelle sacresue istituzioni, nel suo Capo, nella suadottrina, nella sua disciplina ; è assali-ta come Chiesa Cattolica, come centrodella verità, come maestra di tutti ifedeli» .

Don Bosco metteva in guardia gliottimisti che si aspettavano cambia-menti rapidi : « I tempi sono cattivi, masi spera che in breve cambieranno,verranno tempi migliori . . . Questi tem-pi migliori noi li possiamo desiderare ;ma sperare no . Se è vero che gli effettison proporzionati alle cause e che po-ste le cause devono venire gli effetti, lecose che ora vediamo sono radici cosìpotenti, così funeste, che gli effettidevono riuscire ben amari e ben lun-ghi, né vista umana riesce a percepir-ne i termini» . Come esempio indicavail cambio di atteggiamento dei governid'allora, sempre più liberali e anticle-ricali : «Solo trenta o quarant'anni fac'erano vari stati cattolici : uno potevasperare salute dall'altro ; ora più nien-te, più niente . . .» . Ma se il quadro ge-nerale risultava nero, Don Bosco nonperdeva affatto il suo ottimismo e lesue certezze di fede : «Con tutto ciò,facciamoci coraggio : la messe è gran-de, il nostro sassolino nel maestosomonumento della vittoria lo portere-mo anche noi» .

Non da soli, ma con l'aiuto di Maria .«E è appunto per meritarsi una spe-ciale protezione dal cielo che si ricorrea Maria, come madre comune, comespeciale Ausiliatrice dei re e dei popolicattolici . . . » .La Madre onnipotente . La presenza

di Maria accanto al popolo cristiano èstata descritta da Don Bosco nelgrande quadro che fece dipingere daLorenzoni per il suo santuario . Essoesprime bene il sentimento intimo diDon Bosco, lo stato d'animo dei cat-tolici in lotta e bisognosi di sicurezza,soprattutto la missione di Maria Re-gina e Madre della Chiesa . «In alto -la descrizione è di Don Bosco - Mariatra i cori degli Angeli ; intorno a lei, piùvicini gli Apostoli, poi i cori dei Profe-ti, delle Vergini, dei Confessori. Interra gli emblemi delle grandi vittoriedi Maria e i popoli delle varie parti delmondo in atto di alzar le mani verso di

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3. Le mille idee mariane di Don BoscoProponendo la devozione a Maria

Ausiliatrice vista come Madre dellaChiesa e Madre spirituale di ogni fe-dele, Don Bosco intendeva «renderegrazie all'augusta Madre di Dio per ibenefici ricevuti e meritare ognorpiù la sua difesa» nei pericoli . In suoonore costruì il santuario di Valdoc-co, e intraprese tante altre iniziativeche hanno contribuito ad arricchirequesta devozione di forme e valorinuovi .

• Anzitutto Don Bosco scrisse .Tra il 1868 e il '77 pubblicò e diffuse acentinaia di migliaia di copie sei li-bretti in stile semplice e popolare,sull'Ausiliatrice .

• Poi fondò, in parallelo con laCongregazione salesiana, l'Istitutodelle sue suore, che volle formassero«un monumento di piena ricono-scenza per i singolari favori ottenutida sì buona Madre» . La nuova con-gregazione fu lo sviluppo naturale diuna precedente associazione sortasotto il nome dell'Immacolata, maDon Bosco non esitò a cambiarlenome, e nacque così l'Istituto delleFiglie di Maria Ausiliatrice . Un mo-numento per nulla statico o decora-tivo, ma anzi vivo, costituito da gio-vani donne consacrate, animate dispirito apostolico, che diventavanotestimonianza e trasparenza dellaMadre di Dio per tante giovani po-vere da educare e per la società .• Don Bosco si avvide che si po-

teva rimediare alla scarsità di voca-zioni sacerdotali avviando agli studile vocazioni adulte, e fondò un isti-tuto che se ne prendesse cura ; natu-ralmente pensò che doveva essereun affare della Madonna, e lochiamò Opera di Maria Ausiliatrice, equelle vocazioni Figli di Maria .•

Fondò la Unione dei devoti diMaria Ausiliatrice, che i salesiani

lei chiedendo aiuto» . La sua conce-zione della storia della salvezza loportava a collocare la Chiesa nel cuoredel mondo, e nel cuore della Chiesaegli contemplava Maria, la Madre on-nipotente, la vincitrice del male .Questo quadro, l'ornamento più

bello della Basilica, è insieme la pagi-na più densa di teologia sull'Ausilia-trice che abbia scritto Don Bosco : El'intero santuario, frutto del suo im-menso affetto per la Madre di Dio, eraun gesto «per ravvivare in tutto ilmondo una fiducia illimitata in coleiche in mezzo alle angustie, alle tribu-lazioni, agli errori, ai pericoli, erasempre stata l'amorosa, pronta, po-tente sua Ausiliatrice» .

spargendosi per il mondo avrebberodiffuso in po' dappertutto .• Donò ai suoi figli la formula

della Benedizione di Maria Ausilia-trice, definita «un piccolo monu-mento di pietà liturgica e mariana» .Per mezzo di essa Don Bosco hastrappato dalla bontà di Maria in-numerevoli grazie : la impartiva tut-te le volte che poteva, con sentimentidi fede difficilmente imitabili . «Nonsi cancellerà mai dalla mia memoria- ha scritto don Albera - l'impres-sione che provavo nel vedere il no-stro buon padre dare la benedizionedi Maria Ausiliatrice agli infermi .Mentre recitava l'Ave Maria e le pa-role della benedizione, si sarebbedetto che il suo volto si trasfiguras-se: i suoi occhi si riempivano di la-crime e la voce gli tremava sul lab-bro. Per me quelli erano indizi che"virtus ex illo exibat" ("da lui uscivauna forza" : sono le parole che iVangeli riferiscono a Gesù) ; perciònon mi meraviglio degli effetti mi-racolosi che ne seguivano» .La Benedizione è opera di Don

'Bosco. Egli stesso, dopo averne fattouso per molti anni, ottenne che fosseapprovata ufficialmente dalla SacraCongregazione dei Riti .• Così incoraggiò alla Novena di

Maria Ausiliatrice, che ha saputo eanche oggi sa orientare a Maria tan-te suppliche filiali .• Il saluto Maria aiuto dei cristia-

ni, prega per noi, voluto da Don Bo-sco al posto di altre formule, è dive-nuto come il sigillo della preghierasalesiana; più ancora, è entrato an-che nel cuore dell'anima cristiana .• Con Don Bosco il Mese di mag-

gio ha preso cadenze e toni nuovi(per esempio inizio il 24 aprile e fineil 24 maggio), e ha acquistato in in-tensità e universalità .

Quanto la sua «teologia sull'Ausilia-trice» fosse genuina, Don Bosco ebbemodo di sperimentarlo in tutta la vita,ma soprattutto durante la costruzionedel santuario .

Un lavoro a due . Ha sorpreso primaDon Bosco e poi il mondo, il fatto cheMaria si sia praticamente costruita la«sua» casa contro ogni previsioneumana. E' questo il miracolo che ilteologo Margotti non si sentiva di ne-gare : «Dicono che Don Bosco fa deimiracoli e io non ci credo, ma ce n'èuno che non posso negare . E è questosontuoso tempio, che costa circa unmilione ed è stato tirato su in tre annicon le sole offerte spontanee dei fe-deli»

AIUTO DEI P `OLI : un altorilievo murale,una delle dolc, 'ettuose raffigurazioni chegli artisti spagnt.

nno così ben esprimere.

• Anche la Commemorazione del24 del mese per suggerimento di DonBosco è diventata come una festaricorrente di Maria Ausiliatrice, unmomento forte della pietà mariananella famiglia di Don Bosco .• A partire dal 1875 i missionari e

le missionarie di Don Bosco si tro-vano ogni anno nella basilica di Ma-ria Ausiliatrice per la Consegna deicrocifissi: lo ricevevano allora dallemani di Don Bosco, e ancora oggi loricevono dai suoi successori, primadi partire per evangelizzare i paesipiù lontani .• A partire dal 1877 il BS è di-

ventato l'eco dei fedeli che ringra-ziano l Ausiliatrice per le graziechieste e ottenute. Sono passati piùdi cento anni, Don Bosco è statoproclamato santo, e visto il numerosempre alto di quanti scrivono rin-graziando, sembra di dover dire cheMaria Ausiliatrice e Don Bosco an-cora «lavorano a due» a favore di chichiede la loro intercessione presso ilSignore .

Don Bosco da uomo pratico qualeera aveva fatto bene i suoi calcoli pri-ma di avviare i lavori . Ma sentiamolodirettamente : «Dirò adunque che icorpi legali - cioè le autorità cittadine- diedero da principio belle speran-ze; fecero promessa di vistose largi-zioni, ma per lo più cangiarono divi-samento . . . Quando si trattò di comin-ciare i lavori io non avevo un soldo daspendere a questo scopo . Da una par-te vi era certezza che quell'edificio eradi maggior gloria di Dio, dall'altracontrastava con l'assoluta mancanzadei mezzi . . . Allora si conobbe chiaroche la Regina del cielo voleva non icorpi legali (gli appoggi delle autoritàcittadine, ecc .), ma i corpi reali, cioè i

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veri devoti di Maria . . . E volle essamedesima porvi la mano e far cono-scere che, essendo opera sua, ellastessa voleva edificarla : Aedificavit si-bi domum Maria» (Maria si costruì lasua casa) .Don Bosco non si risparmiava, ma

qualcuno nell'ombra operava con luie per lui : l'Ausiliatrice . Era comincia-to così il «lavoro a due» tra Don Boscoe Maria Ausiliatrice, il fare le cose in-sieme, una misteriosa cooperazione .La costruzione materiale del tempio siarricchiva ogni giorno di fatti porten-tosi che lasciavano Don Bosco sor-preso e quasi sgomento, tanto chesentì il bisogno di consultarsi con unodei più grandi moralisti della Torinodi allora, mons . Bertagna. In una pre-ziosa testimonianza del Processo Or-dinario egli fece questa affermazione :«Credo vero che Don Bosco avesse ildono soprannaturale di guarire infer-mi. Questo l'ho sentito da lui medesi-mo in occasione che eravamo ambe-due agli Esercizi spirituali nel santua-rio di Sant'Ignazio sopra Lanzo, e melo diceva per avere consiglio sul con-tinuare a benedire gli ammalati,poiché, diceva, si levava un cotal ru-more per le molte guarigioni che suc-cedevano e che avevano l'aria di pro-digiose, in seguito a cotali benedizionida lui impartite. E io ritengo che DonBosco dicesse il vero . Bene o male ioho creduto di consigliare Don Bosco aproseguire le benedizioni» .

Don Bosco riprese più serenamentela sua strada . Impartiva la benedizio-ne di Maria Ausiliatrice, esortava idevoti a onorarla, e Maria lo ascolta-va: i malati guarivano, i problemi in-grovigliati si risolvevano, le guarigionispirituali si moltiplicavano. Era evi-dente che l'Ausiliatrice faceva creditoal suo servo fedele . La coscienza po-polare non tardò a scoprire questameravigliosa intesa tra Maria Ausilia-trice e Don Bosco, il legame inscindi-bile che li univa : Don Bosco era vera-mente «il santo di Maria Ausiliatrice»e Maria Ausiliatrice era veramente «laMadonna di Don Bosco » .Nella sua umiltà Don Bosco ha mai

finito di dire che lui non c'entrava, chefaceva tutto l'Ausiliatrice : «E' il Si-gnore, è Maria santissima che degna-rono di servirsi di un povero prete percompiere tali opere . Ogni pietra, ogniornamento (del tempio) segnala unagrazia». «Non c'è mattone che non siasegnato da qualche grazia» .

Percepì l'attualità dell'Ausiliatrice .Così Don Bosco - insieme con tantifedeli del suo tempo - rendeva graziea Maria Ausiliatrice e si meritavanuovi aiuti da lui. E per questa Madretanto potente, perché tutti ricorresse-ro a lei con fiducia di figli in quei«tempi tristi», seppe escogitare e tra-

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durre in pratica altre mille idee e milleiniziative (le principali vengono quievidenziate nel punto 3) .

* A Don Bosco va certo il merito diaver intuito meglio che altri la vivaattualità del culto mariano nella pro-spettiva dell'Ausiliatrice .

* Egli, pur avendo visto in Maria lamamma preoccupata di ciascuno deisuoi figli, e perciò desiderosa di venirein aiuto materiale e spirituale a cia-scuno in vita e nell'ora della morte, hasaputo presentare la sua maternitàanche verso l'intera cristianità e laChiesa . Vide infatti nell'Ausiliatrice iltitolo in cui, con più adeguatezza, si èstoricamente e liturgicamente espres-sa la dottrina della mediazione socialee pubblica di Maria, in ordine allaChiesa e al Papa . Don Bosco unì espli-citamente (e i suoi scritti ne fanno fe-

4. Rilanciare la devozione marianaCome riattualizzare e rilanciare

nell'oggi della Chiesa la devozione aMaria Ausiliatrice? Anzitutto occorrela consapevolezza che su questa stra-da Don Bosco stesso volle avviati isuoi figli, come risulta anche dal suotestamento spirituale : «La santa Ver-gine Maria continuerà certamente aproteggere la nostra Congregazione ele opere salesiane, se noi continuere-mo la nostra fiducia in lei e continue-remo a promuovere il suo culto . Lesue feste e più ancora le sue solennità,le sue novene, i suoi tridui, il mese a leiconsacrato, siano sempre caldamenteinculcati in pubblico e in privato coifoglietti, coi libri, con le medaglie, conle immagini, col pubblicare o sempli-cemente raccontare le grazie e le be-nedizioni che questa nostra celestebenefattrice a ogni momento concedealla sofferente umanità» .

AIUTO DEI POPOLI: il Giappone (quadro delpittore Yamamoto, eseguito nell'anno 1950) .

de) il titolo di Ausiliatrice a quello diMadre della Chiesa : un abbinamento«che noi - ha osservato il RettorMaggiore - abbiamo poi visto congioia proclamato da Paolo VI alla finedella terza sessione del Concilio Vati-cano» .

* Altro merito di Don Bosco è l'a-ver divulgato a livello popolare nei piùvasti strati questa devozione, e con ca-ratteristiche di originalità . Egli ha in-trodotto a poco a poco modalità nuo-ve nella pratica concreta del cultomariano a Valdocco, nell'ambito dellafamiglia salesiana, e si può dire nellaChiesa .

* Il culto all'Ausiliatrice è diventato,)ra per i figli di Don Bosco un elementocaratterizzante. O almeno così do-vrebbe essere, e questa è stata la suavolontà esplicita .

C'è poi una condizione da verificarein radice: la Madonna deve avere unposto speciale nel cuore dei figli diDon Bosco ; se non ce l'ha, c'è qualco-sa di profondamente errato . Il rilanciomariano può partire solo dall'interno,dall'intimo dell'animo, come in DonBosco .

Il rilancio mariano deve poi partiredall'essenziale, senza mai dissociarela Madre dal Figlio e dallo SpiritoSanto, che ci conduce all'età adultadel Cristo nell'intimità del Padre .La concretezza popolare . Nello

stesso tempo il rilancio dev'essere ra-dicato per così dire nel sensibile, averele caratteristiche della concretezzache furono già di Don Bosco . Egli, chesi ritenne «mandato ai figli del popo-lo», sapeva che la pietà popolare siesprime - come in liturgia - nell'or-dine dei segni sensibili : l'uomo con-creto vuole vedere e toccare . Questospiega come la devozione inculcata daDon Bosco ai suoi giovani non abbianulla di astratto o di vago, o peggioancora di monotono ; come al contra-rio egli sapesse farla gustare, renden-dola quasi palpabile e festiva, con losplendore dei riti, con la suggestionedel canto, con il gusto della preghiera,con la gioia sfavillante della grazia diDio. A tutto questo faceva da contor-no o da seguito un insieme di aspettifolcloristici, come le accademie inonore di Maria, la banda, le luminarie,i giochi prolungati, ecc . (tutte cosecaratteristiche della cultura popolaredel tempo, che noi vediamo rivivere. . .per esempio nelle Feste dell'Unità) .

In questa prospettiva l'atteggia-mento da assumere oggi sarà all'inse-gna dell'equilibrio tra l'antico e il mo-derno. Ci sono elementi che hannovalore eterno: bisogna riprenderli in

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chiave di modernità. Ci sono cose daabbandonare perché gettano sul voltodi Maria una luce non più appropria-ta. Ma ce ne sono altre che hanno solobisogno di un accurato restauro e chebisogna restaurare. Infine, ci vuole«impulso creativo» . Né adoratori, in-somma, di ciò che l'usura del tempoha superato per sempre ; né febbrici-tanti per le novità che non portano ilsigillo dello Spirito .Realista ma trascendente. Il rilan-

cio mariano dovrà avvenire nella pie-na aderenza ai problemi del nostrotempo, ma senza perdere la dimen-sione trascendente. Ne ha parlato ilRettor Maggiore : «La devozione al-l'Ausiliatrice è legata agli avvenimenticoncreti dell'esistenza, si immerge nelcorso vivo della storia, nei suoi labi-rinti e nelle sue passioni, ma rimanechiaramente escatologica (Don Boscodirebbe "religiosa"), non si trasformain una "crociata di cristianità". Sentee partecipa alle vicissitudini dei popolinell'ininterrotto loro processo versoun nuovo grado di liberazione, manon diviene mai "politica" (nel sensoristretto e specifico del termine) . E'realista ma trascendente, in pienasintonia con la specifica missione del-la Chiesa» .Prendere la Madonna in casa . Si è

davvero in «tempi difficili», tali chegiustifichino un più intenso ricorso aMaria? Non molti anni fa veniva allaluce in Egitto un antico papiro, su cuiun saggio quasi quattromila anni falamentava: «Una volta sì, le cose an-davano bene ; ma adesso invece cometutto sta andando in rovina! » Pare cheda sempre l'uomo sia portato a rele-gare i tempi felici in epoche remote, ea considerare il proprio tempo terri-bilmente pieno di malanni . Ma pareche davvero ogni tempo sia difficileper chi lo vive, con nuove situazioni eproblemi nuovi e difficili da affronta-re e superare . Forse è per questo chel'Ausiliatrice, Madonna dei tempi dif-ficili, ci è stata data dal Signore persempre .

E allora ben venga l'invito del Ret-tor Maggiore : «Prendere la Madonnain casa». Sull'esempio dell'apostoloGiovanni che si vide affidare Maria daGesù stesso quand'era sulla croce .Prendere la Madonna in casa, spiega ilRettor Maggiore significa anzituttointrodurla nell'intimità della propriaesistenza. E poi, attraverso tutta laserie dei comportamenti e delle ini-ziative di cui si è parlato, rendere Ma-ria come presente e visibile in mezzoagli altri . Ogni ambiente salesiano -non solo i collegi, e i centri giovanili,ma anche le case dei Cooperatori edExallievi - tutto per l'impegno degliamici di Don Bosco può diventare«spazio sacro a Maria» . a

IL MESE DELL'AUSILIATRICE

Maggio 1980a Torino Valdocco

Ecco alcuni dati sullo svolgimento del «mese dell'Ausiliatrice» 1980 aValdocco, forniti dal Rettore del santuario don Gianni Sangalli .

Apertura. Il mese dell'Ausiliatriceinizia il 23 aprile con una solennefunzione, presenti le comunità sale-siane e delle FMA di Valdocco .

Predicatore del mese mariano èdon Adolfo L'Arco, salesiano ben co-nosciuto, e apprezzato oratore .Svolgimento . In ogni giorno del

mese, durante la celebrazione dellemesse, i fedeli sono invitati a percor-rere con Maria il loro cammino versoil Signore, per mettersi al suo serviziocon la stessa disponibilità della Vergi-ne Madre. Due funzioni mariane inparticolare sono caratterizzate dallapredicazione di don L'Arco : quelledelle ore 16,30 e 18,30 . Durante il mesesi tengono le giornate degli ammalati,degli anziani, dei bambini, per un loroomaggio particolare alla Madonna nelsuo santuario . Due date, profonda-mente salesiane, costituiranno cometappe fondamentali nell'itinerarioverso la festa : il 6 e 13 maggio .6 maggio, san Domenico Savio . La

festa è preceduta dal convegno degliAmici Domenico Savio, e resa più so-lenne dalla presenza del cardinale diTorino, padre Anastasio Ballestrero,che presiede la concelebrazione .

13 maggio, santa Maria Mazzarello .La festa è preparata e sostenuta dalleFiglie di Maria Ausiliatrice e dalle lorooratoriane e allieve .

AIUTO DEI POPOLI : dall'Olanda questa sta-tuetta, opera dello scultore padre Cor Goorts .

La novena . Inizia giovedì 15 mag-gio; in quei giorni sono programmatinumerosi pellegrinaggi dalle parroc-chie salesiane e dagli istituti e oratoridella città .

La vigilia della festa. Nella notteavrà luogo, come tradizione, la vegliadi preghiera, che inizierà alle ore 21,30con la funzione penitenziale comuni-taria, e si protrarrà per tutta la nottecon celebrazione di messe, recita delrosario meditato, canti, preghiere .

Il 24 maggio . Questo giorno vedràun succedersi di celebrazioni solenni,con la presenza del Cardinale di Tori-no, di mons. Livio Maritano vescovodi Acqui, del Vicario del Rettor Mag-giore don Gaetano Scrivo, di vescovimissionari salesiani.La processione serale per le vie del

quartiere Valdocco avrà inizio alle ore20, e si concluderà nella piazza con ilsaluto e la benedizione del Cardinaledi Torino .

La festa di Maria Ausiliatrice cadenel sabato vigilia di Pentecoste, di quiuna novità di rilievo per quest'anno :quando la folla che partecipa allaprocessione sarà sfollata, i giovani siraccoglieranno sulla piazza per unaveglia di preghiera . E Maria li raccoglieancora una volta nel cenacolo, comeun giorno accolse gli apostoli in attesadella Pentecoste per ricevere lo Spiri-to di Cristo . La Madonna rinnova cosìla fede dei giovani, e li porta al suoGesù.Dopo la festa dell'Ausiliatrice . Le

manifestazioni in onore della Madon-na non avranno termine ma conti-nueranno, anche a sostegno dei nu-merosi pellegrinaggi previsti. In parti-colare, quello straordinario della Fa-miglia Salesiana dell'Ispettoria Meri-dionale, con oltre mille partecipanti .Con loro, la sera del 30 maggio, si terràla processione di chiusura, con grandefiaccolata, nei cortili di Valdocco e inpiazza Maria Ausiliatrice .

Infine il 31 maggio, festa della Visi-tazione, si terrà il convegno dell'Asso-ciazione Devoti di Maria Ausiliatrice,con accettazione dei nuovi membri, epresentazione del programma prepa-rato dal Centro Mariano Salesiano persviluppo dell'Associazione. a

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Quartiere La Unión, periferia Medellìn : l'edificio del Centro Educativo Don Bosco, e una classeattorno alla statua del santo dei ragazzi . Nella vallata sulla sinistra si intravvede la grande città .

Gli Exallievi di Medellín hanno costruitoin un quartiere di periferia una scuolagratuita che da quattro anni è frequentatada 1200 alunni . E' una storia appena cre-dibile, di gente che si aiuta e aiuta, in uno=stile salesiano delle origini .

Nel 1973 questi Exallievi costituirono la«Fondazione Educativa Don Bosco», nel'74 cominciarono a costruire, npl '76 co-minciarono a fare scuola nel primo edificioultimato. Quattrocento bambini vi fre-quentano le elementari al mattino, 400bambine al pomeriggio, e circa 400 giova-ni adulti, in massima parte operai, fre-quentano la scuola media (4 anni) alla se-ra. La scuola, che si chiama «Centro Edu-cativo Don Bosco», è gratis per le ele-mentari, ha una tassa sulle 3.500 liremensili per la scuola media ; e tutti gli al-lievi ricevono dalla scuola i libri e il resto .Le autorità aiutano con gli stipendi agliinsegnanti, ma l'amministrazione degliExallievi deve provvedere al materiale di-dattico, alla manutenzione, alle spese ge-nerali .

La scuola sorge nel quartiere La Uniòn,dove sono confluiti decine di migliaia di

L'aula scolastica diventa chiesa e padre Riveracelebra la messa sulla cattedra .

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emarginati, campesinos attratti dal fasci-no della città . Gli Exallievi non solo hannodato vita alla fondazione, ma formano an-che l'ossatura del corpo insegnanti . Nu-merose mogli e figlie di exallievi, più altrebrave signore di Medellín, hanno dato vitaal gruppo delle «Volontarie salesiane» :con una promessa fatta e rinnovata ogni24 maggio si impegnano a lavorare con lospirito di Don Bosco per i ragazzi poveri . Eper le loro mamme: in particolare, le Vo-lontarie tengono alle mamme degli alunnie alle donne del quartiere i corsi di eco-nomia domestica, puericultura, prontosoccorso ecc . Non è tutto, c'è anche unambulatorio gratuito, oggi ancora in siste-mazione precaria, ma comprendente giàfarmacia, le sale per visita medica, lo stu-dio dentistico e oculistico .

Al fianco di questi exallievi, solo la pre-senza discreta (ma a tempo pieno) di unsalesiano: padre Guillermo Rivera . Hapreso su di sé l'animazione spirituale degliexallievi, delle Volontarie salesiane e degliallievi . Per loro celebra la messa anche piùvolte al giorno . La chiesa non c'è, ma luiarriva nelle classi con la sua valigetta, tira

Pacchi dono per gli allievi più poveri : ogni annogli Exallievi ne confezionano centinaia .

COLOMBIA

Gli allievidegli

exallievidi

Medellínfuori le tovaglie pulite e lo stendardo degliExallievi da appendere alla parete . Ogniclasse ha così un po' di catechismo e lamessa una volta alla settimana . Padre Ri-vera dà molta importanza alle feste del-l'anno liturgico, e a quelle salesiane : il 31gennaio è festa di Don Bosco ma anchefiesta del nino ; il 24 maggio è la giornatadelle prime comunioni e delle Volontarie .Padre Rivera organizza per tutti le assem-blee, gli incontri formativi e le giornate distudio .

Nei mesi scorsi sono cominciati i lavoriper completare gli edifici : verranno realiz-zate sei aule scolastiche per i corsi di for-mazione professionale, il refettorio scola-stico, la biblioteca, gli uffici amministrativi .Al campo di calcio verrà aggiunto un cen-tro polisportivo .

Tutte queste iniziative richiedono unsacco di denaro, e gli exallievi compionoequilibrismi incredibili per trovarlo .

Ma non ne vale la pena? La periferia diMedellìn si gonfia di una gioventù prove-niente dalla campagna in cerca di unasperanza . E questi bravi exallievi se nefanno carico con il cuore di Don Bosco .

Ad aprile la festa dell'albero: ogni classe va apiantare il suo, e poi lo seguirà con cura .

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OBRA SOCIAL DE LOS

EXALMMNDS SALESIANOSMEOELLIN

mq

Il tabellone sulla facciata esterna dell'edificio annuncia le caratteristiche

A fine anno i diplomi scolastici, e i premi. I ragazzi se li portano a casa felici,dell'opera realizzata dagli exallievi di Don Bosco a Medellín .

la loro promozione sociale, e un avvenire meno incerto, cominciano di lì .

Una delle aule del ..Centro Educativo Don Bosco» : Al mattino lo frequenta-no i ragazzi e al pomeriggio le bambine delle elementari, a sera gli adulti .

La festa di Don Bosco è anche festa del ragazzo, e si fa la sfilata dellemaschere. I ragazzi si dipingono e c'è un premio per i tipi più originali .

Ogni 24 maggio, festa delle prime comunioni. In mancanza di una verachiesa, il rito si svolge nel corridoio stretto davanti alle aule scolastiche .

Un gruppo di exallievi con le loro mogli, .Volontarie salesiane» . i utti amicie ben affiatati, trovano in Don Bosco un senso pieno alla loro esistenza .

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COOPERATORISALESIANI

SA settembre 1` Incontrodi fraternità e preghiera"

arà un incontro veramenteeccezionale, ci saranno mi-gliaia di partecipanti, in-

contri simili se ne fa uno ogni diecianni». Così ritengono quelli del Con-siglio Nazionale Cooperatori chestanno preparando questo forte mo-mento associativo . E l'iniziativa chelanciano è davvero di quelle che pos-sono segnare una svolta nella vita in-terna dell'associazione . Ecco i datisalienti dell'Incontro nazionale di fra-ternità e preghiera.Dove e quando. Avrà luogo a Roma,

nei giorni 1-4 settembre 1980 .Per chi. Sono invitati tutti i Coope-

ratori salesiani, adulti e giovani, e an-che quanti si orientano a diventareCooperatori .

Gli obiettivi. Riducibili a tre.1. «Alimentare il senso di apparte-

nenza all'associazione . C'è da ravviva-re la consapevolezza di essere statichiamati a partecipare all'avventurasalesiana per la salvezza di tanti gio-vani. Siamo membri secolari di unagrande famiglia, siamo componentenon secondaria ma essenziale di es-sa», ricorda il comunicato dell'asso-ciazione. L'incontro mira a «far cre-scere il gusto e la gioia di essere coo-peratori salesiani» .

2. « Conoscerci di più, sentirci moltie molto fratelli» . Quindi «prendere piùcoraggio, conoscere le grandi possibi-lità di intervento fra la gioventù che lanostra associazione ha» . E insieme«condividere la ricchezza di animegenerose che militano silenziosamen-te in mezzo a noi» .

3 . «Rinnovare la nostra fedeltà alPapa e ai pastori della Chiesa» . La fe-deltà al Papa è stata caratteristica diDon Bosco e dev'essere un segno dellasalesianità dei Cooperatori . L'udienzadel Papa sarà certo un momento fon-damentale dell'incontro .Ma l'incontro vuol essere anche «un

segno che ci faccia conoscere di piùall'episcopato e agli altri organismi

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ITALIA * COOPERATORI SALESIANI

[re iniziativeper « crescere

ecclesiali. Nella Chiesa italiana moltinon ci conoscono . . . Invece è giusto econveniente che le opere del Signoresiano note a tutti » .La preparazione. Alla « Giunta ese-

cutiva nazionale dei Cooperatori» èstato affidato l'incarico di prepararel'incontro nelle linee generali, soprat-tutto negli aspetti tecnici . Sono mobi-litati i Consigli ispettoriali e i Centri. Dipari passo procede la preparazionespirituale, e l'acquisizione degli atteg-giamenti interiori necessari per con-seguire gli scopi dell'incontro .Il programma . La Giunta esecutiva

ha diffuso un programma, molto det-tagliato ma ancora suscettibile diqualche cambiamento. Esso prevede :Lunedì 1 settembre . Nel pomeriggio,

appuntamento a Roma nel TempioDon Bosco, presenti i Superiori mag-giori .Martedì 2 settembre . Primo incon-

tro, forse al Palazzetto dello sport :panel e testimonianze su «La frater-nità che ci insegnò Don Bosco» . Se-condo incontro nel pomeriggio, messapresieduta dal superiore salesiano,poi serata di fraternità .Mercoledì 3 settembre. Nell'incontro

del mattino continua la trattazione deitemi. Nel pomeriggio il probabile in-contro col Papa . Dopo cena, per iGiovani Cooperatori, «probabile oradi fraternità con il Papa nei giardini diCastelgandolfo» .

Giovedì 4 settembre . Al mattino inSan Pietro : concelebrazione con ilcard. Vicario di Roma, accettazioni dineo-cooperatori, «offertorio straordi-nario » per l'opera che i giovani coo-peratori hanno aperto a Trelew (Ar-gentina). Un ultimo incontro di fra-ternità, con testimonianze su Trelew econsegna del crocefisso missionario aun Cooperatore partente .

2 "Mondo nuovo", la collanache piacerebbe a Don Bosco

Trenta titoli e due milioni di opu-scoli disseminati per l'Italia in questiultimi tre anni: la collana MondoNuovo ha sfondato .

Gli opuscoli, circa dieci all'anno,sulle 32-40 pagine ciascuno, presentatiin bella veste tipografica, scritti in lin-

guaggio facile, costano quanto ungiornale : 300 lire . Autori validi, a volteillustri, hanno messo a disposizione laloro penna . Sono opuscoli di caratterepopolare, e contengono un messaggioschiettamente cristiano .

L'iniziativa è stata lanciata nel 1977dall'Associazione dei Cooperatori sa-lesiani, e si avvale dei servizi editorialidel «Centro Catechistico Salesiano»di Torino (editrice LDC) . Si tratta diuna vera e propria catechesi popolare,un'evangelizzazione che può raggiun-gere anche chi di solito non frequentala chiesa. Negli opuscoli infatti si af-frontano i temi vivi del nostro tempo,visti nella luce del Vangelo .

La loro larga diffusione si spiegaanche col fatto che rispondono aun'esigenza oggi sentita nel mondocattolico : le editrici per lo più hannoun'abbondante produzione di libri eriviste impegnate, fatte per gente dicultura, ma hanno una produzionepiuttosto scarsa a carattere popolare .E' in questo vuoto che si colloca pro-ficuamente la collana .Mondo Nuovo è idealmente - e di-

chiaratamente - la continuazione diuna collana lanciata da Don Bosco aisuoi tempi, Le letture cattoliche, cheaveva rovesciato sull'Italia decine dimilioni di opuscoli. «Alla stampa cat-tiva» dei suoi tempi Don Bosco inten-deva così «opporre libri buoni, peralimentare lo spirito e i cuori diprincìpi morali», pubblicazioni «chesiano di piccola mole per non affati-care troppo, e di tenue prezzo per nondomandare che sacrifici leggeri». Lenuove Letture Cattoliche, pensate inquesta stessa linea, sono uno stru-mento di apostolato in mano ai par-roci e ai gruppi ecclesiali più vari.L'editrice LDC diffonde Mondo Nuo-vo attraverso i suoi normali canali divendita (librerie religiose) ; ma lamaggior diffusione passa attraverso lemani dei Cooperatori che hanno co-struito 450 «rivendite a domicilio» .Essi vengono a contatto con la gentedi media e scarsa istruzione, che di-spone di poco tempo per leggere e dipoco denaro da spendere, ma chesente e vive i problemi di tutti . E fraquesta gente i Cooperatori realizzanola diffusione capillare degli opuscoli,col sistema «a tu per tu» .

Sotto il nome di Mondo Nuovo, ol-

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tre agli opuscoli, vengono stampatianche dei poster a colori, che espri-mono anch'essi un messaggio cristia-no. I poster, in formato 44x64, si pre-stano a decorare le sedi delle associa-zioni e gruppi, le aule, le sale di riu-nione, le chiese, qualsiasi posto dipassaggio. E i ragazzi li appendononelle loro camere . Costano 300 lire, ese ne sono già stampati 150 mila .

Queste iniziative sono state accoltecon molta simpatia . Scrivono i vesco-vi ringraziando, scrivono i parroci e icooperatori raccontando come dif-fondono gli opuscoli e quanto sonograditi. Le rivendite ogni anno cre-scono di numero, e anche la tiraturadegli opuscoli cresce . Effettivamentegli argomenti trattati sono di notevoleinteresse (come può risultare da unarapida lettura dei titoli riportati quiaccanto) .

Gli amici della Famiglia Salesianasono invitati a contribuire all'iniziati-va, diffondendo negli ambienti popo-lari questa lettura cristiana dei pro-blemi del nostro tempo. Possono ac-quistare gli opuscoli presso le libreriereligiose, o chiedere di istituire una ri-vendita a domicilio (minimo dieci co-pie di ciascun opuscolo che vienepubblicato). Informazioni e richiestepresso Cooperatori Salesiani, UfficioNazionale, viale dei Salesiani 9, 00175Roma ; tel . 06/74.80.433 .

Alcuni titoli in collana1 . Aiutiamoli a crescere2. Ma c'è poi questo Dio?3. Prevenire la droga5. Don Cesare prete a 19 anni6. La Bibbia: parola di Dio agli uo-

mini7. Marxismo, comunismo e cristia-

nesimo11 . Educare come Don Bosco12. Perchè i missionari?13. Conosci Gesù?16. Avevo fame . . .17. Di fronte alla legge di aborto18. II messaggio dei primi martiri19. I giovani e la società20. Una gabbia per ragazzi22. Messaggeri di Dio nella famiglia23. Di fronte ai Testimoni di Geova24. Noi non abbiamo abortito25. Un Papa venuto da lontano27. La scuola è anche nostra

j28. Che farà mio figlio dopo la terza

media?29. Mi alzerò e andrò da mio Padre

3 Gli esercizi spiritualitempo forte di Dio

Anche quest'anno i Consigli ispettoriali offrono ai Cooperatori la possi-bilità di « ritirarsi qualche giorno con ilSignore» in località adatte a temprarelo spirito e anche il fisico. La tabellaqui sotto elenca i corsi di cui il BS èvenuto a conoscenza. Si può dare ilnome a corsi di qualsiasi regione . Perinformazioni e iscrizioni rivolgersi alproprio Consiglio ispettoriale.

COOPERATORI E COOPERATRICI

2 1

LazioLombardiaLombardiaPugliaSiciliaSiciliaVeneto

Frascati (Roma)ComoComoMartina Franca (TA)Zafferana Etnea (CT)PalermoSan Fidenzio (VR)

SOLO COOPERATORI

16-19 giugno5-8 giugno7-11 luglio4-8 luglio30 giugno-4 luglio13-17 settembre9-12 ottobre

Campania Pacognano di Vico Eq . (NA) 29 giugno-3 luglioCampania Pacognano di Vico Eq . (NA) 9-13 luglioCampania Pacognano di Vico Eq . (NA) 12-16 settembreEmilia Tossignano (BO) 11-14 settembreLombardia Como 5-8 giugnoMarche Loreto (AN) 29 agosto-2 settembrePiemonte Torre Canavese (TO) 19-23 agostoToscana Arliano (LU) 17-21 luglio

SOLO COOPERATRICI

Lombardia Como 7-11 luglioLombardia Zoverallo (MO) 8-12 settembreLombardia Triuggio (MI) 15-19 settembreMarche Loreto (AN) 24-28 agostoPiemonte Roccavione (CN) 2-6 giugnoPiemonte Roccavione (CN) 7-11 giugnoSicilia Corso di orientamento per signorine (da definire)Veneto Conegliano (TV) 8-12 settembre

COOPERATORI CONIUGI

Campania Pacognano,di Vico Eq . (NA) 9-13 luglioLazio Frascati (Roma) 5-8 settembreLombardia Como 4-7 settembre

GIOVANI COOPERATORI

Campania Pacognano di Vico Eq. (NA) 7-11 settembreLazio Arcinazzo (Roma) 27-30 marzoPuglia Martina Franca (TA) 27-31 agosto

COOPERATORI ANIMATORI

Sicilia Corso residenziale (da definire) in agosto

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BRASILE* HA 50 ANNI E 10 .000 ALLIEVI IL «DON BOSCO» DI CAMPO GRANDE

Campo Grande: padre Joào Pian, primo diret-tore. A destra, la grande bandiera giunta daBrasilia per il 50° dell'opera salesiana .

I n quei tempi dire Mato Grossovoleva dire fine del mondo ci-vile, andare in Mato Grosso

era andare nel Far West . Omicidi,furti, vendette mortali erano all'ordi-ne del giorno. Distanze enormi, as-senza di mezzi di trasporto, animaliferoci come i leoni americani, i lupi, eserpenti velenosissimi, si trovavano inabbondanza». A ricordare i vecchitempi è padre Joào Pian, un friulanodi Chiopris, 82 anni compiuti, colciuffo ancora nero che spiove sullafronte, il naso autoritario e il sorrisocordiale. Cinquant'anni dopo, volen-do fare l'elenco dei ragazzi che fre-quentano il suo collegio, deve metterein fila i ragazzini delle scuole elemen-tari, gli studentelli delle medie, i gio-vanotti del liceo e della scuola com-merciale, e gli universitari che fre-quentano le facoltà di Filosofia, Dirit-to, Scienze economiche e Servizio so-ciale. Diecimila e oltre, probabilmenteil più affollato complesso scolasticodella Congregazione Salesiana .Un secchio in un angolo . Il Mato

Grosso era fino a due anni fa un unicoStato, una delle 27 ripartizioni del ter-ritorio nazionale brasiliano . E vastis-simo : nel Mato Grosso l'Italia ci stavaquattro volte, con . . . il resto di una Si-cilia. I salesiani vi erano arrivati nel1894 per prendersi cura delle tribù diindios Bororo e Xavante. In CampoGrande giunsero nel 1924 per atten-dere alla parrocchia . Allora il centrocontava meno di diecimila abitanti :brasiliani, e immigrati da Paraguay eBolivia. Il «collegio municipale» erastato fondato nel 1917, e c'era volutodel vero coraggio . Ma per continuare,il coraggio non bastava : le difficoltàerano enormi . Nel 1929 la scuola li-cenziava i primi liceisti maturi, ma ilsuo preside prof . Joào Tessitore cer-cava chi potesse farsi carico dell'ini-ziativa. E chi, se non i salesiani che già

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Dove i ragazzifischiaronoil vescovo

Il vescovo salesiano era andato a visitare il collegio, e fu accolto dairagazzi con fischi . Allora il vescovo comprò il collegio . Il complessoscolastico man mano si è rinnovato e ingrandito, e ora accoglie allievid'ogni genere dalle elementari all'università compresa . Il primo di-

rettore della scuola ricorda . . .

avevano la parrocchia? In quegli anniessi rappresentavano quasi da soli laChiesa in quella sconfinata regione .

«Il collegio - dice padre Pian -aveva 150 alunni esterni e 50 interni.Questi ultimi erano tutti figli di agri-coltori, abituati alla vita libera deicampi e quindi poco avvezzi alla di-sciplina . L'internato, unico in tutto ilsud del Mato Grosso, aveva comedormitorio uno stanzone diviso indue : qui gli interni di notte venivanochiusi a chiave perché non fuggissero.Le finestre erano inchiodate con unadecina di grossi chiodi ciascuna . L'in-caricato della disciplina alla serachiudeva, si metteva la chiave in tascae se ne andava per i fatti suoi . I ragazzidovevano aspettare che tornasse adaprire l'indomani . Non avevano luce,non acqua e nemmeno gabinetti, so-stituiti da un secchio in un angolo . Perlavarsi andavano alla vicina stazionedove chiedevano la carità di un po'd'acqua .

«E' chiaro - aggiunge padre Pian- che là dentro non si poteva educa-re. Qualunque estraneo entrasse incasa veniva fischiato . Lo stesso ve-scovo salesiano, mons . Antonio Lu-stosa, una pasta d'uomo, quandoandò a visitarli fu ricevuto con i fischi.Un giorno che l'incaricato della disci-plina dette le dimissioni e se ne andò,il preside supplicò il vescovo di prov-vedere lui . Il vescovo parlò con l'i-spettore salesiano. insieme raggranel-larono i soldi, e comprarono il col-legio. Che da allora si chiamò "DonBosco"» .Da quel giorno sarebbe cambiato

molto più che il semplice nome . PadrePian era già da quelle parti, e ve lomandarono .Lo faremo direttore. «Fui inviato

come direttore il 24 aprile 1939 - rac-conta padre Pian -. Visto come sta-vano le cose, pensai a Giovannino

Bosco e al suo "sogno dei nove anni",ai lupi, cani e gatti che doveva cam-biare in agnelli mansueti con l'aiutodella "bella signora", la Madonna . Erail primo giorno del "mese di maggio" .Raccolsi i ragazzi e sull'esempio diDon Bosco cominciai recitando conloro un'Ave Maria . In fondo non era-no ragazzi cattivi, e un mese e mezzopiù tardi - quando mons. Lustosa ri-tornò,-trovò un tale cambiamentoche gli vennero le lacrime agli occhi» .Padre Pian aveva fatto domanda

per le missioni fin da ragazzo, al novi-ziato. Nel 1927 era diacono e lavoravaall'oratorio San Paolo di Torino ; ungiorno di festa vi capitarono don Ri-naldi, terzo successore di Don Bosco,e l'ispettore delle missioni salesiane inBrasile . «Durante il pranzo il superio-re delle missioni puntò il dito verso dime, e chiese a don Rinaldi che mi in-viasse in Brasile. Aveva bisogno dimissionari per Campo Grande . DonRinaldi rispose ad alta voce : "Sì, sì, lomanderemo in Brasile, e lo faremoanche direttore" . Alle parole "lo fare-mo direttore" mi persuasi che stavascherzando, mi misi a ridere e non cipensai più .

«Pochi mesi più tardi fui ordinatosacerdote, ebbi modo di incontraredue volte don Rinaldi, e ogni volta eglimi ricordò : "Campo Grande! CampoGrande!" Poi venne la funzione di ad-dio ai missionari, e di nuovo, abbrac-ciandomi, mi ripetè : "Campo Grande!Campo Grande!" Giunto in Brasile,dopo due anni di ambientamento aCorumbà, fui mandato davvero aCampo Grande, come direttore . . .» .

Nel 1978 il Mato Grosso è stato di-viso in due Stati, e Campo Grande coni suoi 250 .000 abitanti è ora la capitaledel Mato Grosso del Sud . Fino al 1940 isalesiani avevano la responsabilitàcompleta su tutto questo territorio ;ora altre congregazioni sono venute in

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aiuto e lo Stato comprende un'arci-diocesi e quattro diocesi .Campo Grande ha otto parrocchie

(ognuna vasta come certe diocesi inItalia), e i salesiani ne amministranotre. Oltre alle parrocchie e al Don Bo-sco, dirigono l'Opera sociale Paolo VIcon altri duemila allievi e l'Istituto pedagogico San Vincenzo con internato .Le Figlie di Maria Ausiliatrice hannodue collegi con solo 5.000 allieve, e siprendono cura dell'ospedale cittadi-no. Salesiani e FMA continuano poi alavorare tra gli indios : oggi molti Bo-roro e Xavante sanno leggere e scri-vere, e i capi sanno difendere i dirittidelle loro comunità davanti alle auto-rità e a quanti vogliono far loro torto .Se non è più Far West . L'anno

scorso a Campo Grande hanno apertoi festeggiamenti per il cinquantesimodel Don Bosco, presenti tutte le auto-rità. Da Brasilia era giunta una ban-diera enorme, e fu issata sulla torredel collegio. I ragazzi sfilarono por-tando alte cinquanta fiaccole accese,simboli dei cinquant'anni; poi si esi-birono in ginnastica ritmica e garesportive. Per l'occasione erano tornatipadre Raimundo Pombo, primo ra-gazzo del collegio divenuto salesiano,e un exallievo del 1930, Benjamin Fa-rah, che oggi è deputato e per rivivereuna giornata nel suo vecchio collegioha percorso i 1 .200 km che lo separa-vano da Rio de Janeiro. C'era anche ilprimo direttore padre Pian, che si èricevuta una medaglia .

Se questa è l'apertura, cosa staràsuccedendo in questo maggio 1980che prevede la chiusura dei festeggia-menti? Tutto giusto e meritato, del re-sto. Se il Mato Grosso non è più un FarWest ma uno Stato sereno e ordinato,lo si deve anche alle decine di migliaiadi ragazzi - oggi uomini - che hannofrequentato il Don Bosco e vivono isuoi insegnamenti.

Libreria

BIANCHI ENZO (A cura di)Letture per ogni giornoEd. LQC. 1979. Pag. 822, lire 9 .500

E' assai più che una delle tante antolo-gie di brani per lettura spirituale : è un «le-zionario facoltativo», utilizzabile anchenella «Liturgia delle ore» . I lezionari facol-tativi erano stati previsti dalla riforma li-turgica, per venire incontro a singoli e co-munità che volessero letture nuove in al-ternativa a quelle consuete contenutenell'Ufficio Divino . La validità dei testi quipresentati è già stata per così dire speri-mentata, e precisamente nella nota «co-munità di Bose», di cui è capo il curatoredel libro .

Quanto agli autori proposti, i Padri vihanno logicamente largo spazio, ma an-che autori successivi e recenti ; autori cat-tolici, ma anche di altre denominazioni eperfino ebrei .

POLLO MARIOL'animazione culturale: teoria e metodoEd. LDC 1980. Pag. 164, lire 4 .000

Animazione è un termine venuto di mo-da, e nella Famiglia Salesiana un po' tuttisentono animatori di qualcosa o qualcu-no. E come capita per le parole abusate,attorno all'animazione e alle sue modalitàsi verifica non poca confusione . L'autorevuoi portare un chiarimento a partire dal-l'antropologia culturale, dalle scienze del-la comunicazione e dalla dinamica digruppo .

Il libro, che stranamente manca di unabibliografia sull'argomento, non è di facileapproccio e richiede un lettore preparato .

SEGAL PATRICKLa vita può ricominciareSEI 1979. Pag . 240, lire 6 .000

Una storia vera cominciata otto anni fa,quando una pallottola partita casualmenteda una pistola si conficcò nella colonnavertebrale di Patrick e lo inchiodò a terrasenza scampo . Così un ragazzo di 24 annie nel pieno delle forze, sportivo, si vedetagliato fuori dal mondo delle personenormali e confinato tra gli handicappati . Illibro è il racconto in prima persona del-l'esperienza che ne è seguita per il prota-gonista, della sua volontà di riuscire a tuttii costi : Patrick diventa fotoreporter, incarrozzella gira il mondo, e scrive perraccontare che si può conseguire la vitto-ria sulla sventura .

RINALDI PIETROQuando a milioni videro la SindoneEd. Elledici 1979. Pag. 94, lire 2 .700

L'autore, noto sindonologo, si è tratte-nuto a Torino per tutto il tempo in cui laSindone fu esposta nel 1978 ; e ha trac-ciato in una corrispondenza dal vivo lastoria insieme dell'esposizione, della Sin-done, e dei congresso svoltosi in queigiorni con la partecipazione di studiosi ditutto il mondo . II volume - arricchito da

efficaci foto a colori - è quindi un ag-giornamento, anzi l'ultima parola sull'ar-gomento .

DELUMEAUJEANLa paura in occidente (sec . 14°-18')Ed. Sei 1979. Pag . 648, Lire 15.000

Intere comunità e civiltà hanno avutonei secoli passati un drammatico impattocon la paura, ma finora gli studiosi nonavevano dedicato molto spazio a que-st'angolazione inquietante del passato .L'autore, che a Nantes ricopre la cattedradi «Storia delle mentalità religiose nel-l'Occidente moderno», con quest'operamira a colmare la lacuna . La società occi-dentale vi appare con i connotati di «unacittà assediata, o che si riteneva tale» . Enon fa meraviglia, se l'uomo è - secondola definizione di Marc Oraison - «l'essereche ha paura» . Questa ponderosa ricercaporta a una rilettura della storia piena disorprese per niente esaltanti, e in definiti-va aiuta a leggere anche il presente in unaluce nuova .

QUARELLO ERALDO (a cura di)Il mistero dell'AldilàEd. Las 1979. Pag. 108, lire 4 .000

Il tema inquietante dell'Aldilà, nel 1979 èstato oggetto di puntualizzazione in un ci-clo di sei conferenze organizzate dall'U-niversità Pontificia Salesiana . E il libro nepresenta i testi . Gli autori prendono inconsiderazione le ricerche parapsicologi-che, l'Antico Testamento, il pensiero disan Paolo, l'idea dell'inferno nell'uomod'oggi, l'Aldilà rapportato all'impegnostorico . Sono - com'è logico aspettarsi- testi di alta divulgazione, adatti per chiintende affrontare il forma aggiornata «laverità cristiana sulle ultime cose» .

GIULIO CESAREUn ponte sul RenoEd. SEI 1980. Pag. 180, lire 4.000

Si può leggereGiulio Cesare, il «Debello gallico», loscontro decisivo conVercingetorige, co-me un romanzod'avventura. Il nuovovolume della collanaReporter lo proponeper i ragazzi, a scuo-la e fuori scuola . Lacollana mantiene la

caratteristica che ne fa il successo : riportatesti su un grande avvenimento storico,scritti da un testimone diretto, o addiritturada un protagonista . Questa volta GiulioCesare, per la conoscenza insieme di ungrande autore e di una impareggiabile vi-cenda storica .

Per richieste vedere pagina 2, colonna 2 .

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N el primo dei venti volumi che formano la biografia di Don Bosco si leggeche «Giovannino da pastorello aveva come compagno un certo Secondo

Matta, servitorello in una delle masserizie circostanti. Ogni mattina questi scen-deva dalla collina traendosi dietro la vacca del padrone . per la colazione eraprovvisto di un pezzo di pane nero . Giovanni invece teneva fra le mani, sboccon-cellandolo, un pane bianchissimo che mamma Margherita non lasciava maimancare ai suoi figlioli. Un bel giorno Giovanni disse a Matta : "Mi fai un piace-re?" "Ben volentieri", rispose il compagno . "Vuoi che facciamo lo scambio delpane?" "E perché?" "Il tuo pane deve essere più buono del mio, e mi piace di più ".

«Matta nella sua infantile semplicità credette che Giovannino reputassedavvero più gustoso il suo pane nero, e facendogli gola il pane bianco dell'amico,volentieri accondiscese a quella permuta . Da quel giorno per ben due primavere diseguito, tutte le volte che al mattino s'incontravano in quel prato, facevano loscambio del pane» .

Matta divenuto uomo si rese conto della bontà di Giovanni, perché il suopane nero non era certo una ghiottoneria . Giovannino ha appena una decinad'anni, e è già così delicato nella pratica della bontà . Il suo gesto richiama i versidi Manzoni : «Cui fu donato in copia/doni col volto amico,/con quel tacer pudi-co/che accetto il don ti fa » . Si trattava di poco, ma per i poveri il poco è molto!

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Educhiamo come Don Bosco

Sviluppate nei ragazzil'arte di convivere

• Educare significa soprattutto li-berare dall'egoismo ; ma per divenireliberatori bisogna essere liberati, cosìcome per divenire evangelizzatori bi-sogna essere evangelizzati . Don Boscoeducatore d'eccezione s'era liberatodall'egoismo già in tenera età .

• Nell'uomo, come ben ha osser-vato Fromm, ci sono due istinti : l'i-stinto della sopravvivenza e l'istintodella convivenza . Il primo sviluppa innoi l'avidità del possesso . L'uomo, te-mendo che gli vengano meno i mezzidi sussistenza, desidera averne sem-pre di più e sviluppa così l'avidità dipossedere . Il bisogno di avere semprepiù, porta alle lotte alle guerre .

Ma, viva Dio, nell'uomo sboccia an-che l'istinto alla convivenza, da cuiscaturisce la gioia di vivere insieme :una gioia che si chiama convivialità, etrova il suo segno e la sua causa nelconvito, che presso i popoli civili èsempre stato considerato sacro .

• L'istinto della convivenza nonorienta verso il possesso bensì versoil dono dei propri averi, e culmina coldono di sè . Per rendersi utile nellaconvivenza l'individuo sviluppa i pro-pri talenti e rende gradita la propriapresenza . Per esempio in un campeg-gio riesce assai gradito agli amici chiassolve molti servizi, dalla cucina aicori. Come ha detto Gesù, dà più gioiadare che ricevere .

Il ragazzo istintivamente si sforza di

sviluppare le sue attitudini, di accre-scere i suoi talenti ; e se ben orientatosi impegna nella sfera dell'essere, os-sia vuol essere di più per donare dipiù, vuol donare di più per rendersipiù utile e più accetto, per godere me-glio la convivialità, ossia la gioia divivere insieme .

* Mentre l'istito della sopravvi-venza porta alla conquista dei beni,l'istinto della convivenza porta allacrescita dell'essere . La società delprofitto e dei consumi è tutta intenta asviluppare l'istinto della sopravviven-za, ed eccita i ragazzi a possederesempre di più per consumare di più .Non li esorta a sviluppare la propriapersona con la virtù e la cultura, ma lieccita ad acquistare beni materialiperché ripone in essi la felicità .

Lo stesso studio è compiuto in fun-zione del guadagno, perciò è in ribas-so la cultura umanistica . Le strutturepolitiche e scolastiche sono in funzio-ne dell'avere e non già dell'essere,perciò la massa si è addirittura con-vinta che l'uomo è per sua natura unegoista, e che se non si fa leva sull'e-goismo, sul profitto, non rende nénello studio né nel lavoro . Si dimenti-ca così che nell'uomo può agire anchel'istinto della convivenza che portaalla bontà, alla generosità e al donodisinteressato di sè.

* Per educare bene bisogna svi-luppare con moderato equilibrio l'i-stinto della sopravvivenza, e poten-ziare al massimo l'istinto della convi-venza . Possedere il necessario per vi-vere con una certa agiatezza e svilup-pare al massimo le nostre facoltà, inostri talenti e i nostri carismi .

La civiltà che ha come scopo il pro-fitto, sviluppa l'egoismo e atrofizza lastupenda capacità di convivere nellagioia, nel dono di se stessi. Giovanninosotto l'azione dello Spirito Santo e conla guida di mamma Margherita svi-luppò al massimo l'istinto della con-vivenza, e ridusse al minimo l'istintodella sopravvivenza . Poi, da adulto,sostituì l'istinto della sopravvivenzacon il culto della Provvidenza e creòcomunità d'amore dove ogni membroera felice di donarsi agli altri .

Il mondo ci dice che l'uomo èfelice se aumenta gli averi, Gesù cidice che l'uomo è felice se della suavita fa un dono sincero e totale per isuoi fratelli . Il mondo insegna che bi-sogna avere sempre di più. Gesù inse-gna che bisogna essere sempre di più .Giovannino sentì la voce di Gesù giànei primi anni, e sviluppò se stesso atutti i livelli per donarsi ai compagni .Incominciò col donare il pane bianco,e finì col donare il pane più bianco :l'Eucaristia. E con l'Eucaristia donòse stesso tutti i giorni di una vita .Avendo liberato dall'egoismo l'animasua, fece crescere migliaia e migliaiadi giovani nelle dimensioni di Gesù .

Adolfo L'Arco

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II missionario don Luigi Cocco.

"Non tu, ma uno dei tuoi"disse Don Bosco al nonno

« Dicono che il card . Cagliero pre-gava così : "Vi adoro, mio Dio . . . vi rin-grazio di avermi creato, fatto cristianoe salesiano" . Anch'io prego come lui, ein più ho da ringraziare il Signoreperché mi ha fatto nascere in una fa-miglia che è fedele a Don Bosco daquattro generazioni» . Così don Coccoin uno dei pochi appunti personali la-sciati alla sua morte . Questa storia diquattro generazioni fedeli a Don Bosco-storia che tra l'altro comprende unaprofezia del santo, e è come la preisto-ria della vocazione di don Cocco - eglil'ha raccontata e scritta più volte (ve-dere anche BS di novembre 1974, pag .15) . E rieccola, in un collage più com-pleto dei diversi testi.

Il bisnonno. Quando ero piccolo, ilnonno mi raccontava sempre di suopapà Giacomo Cocco, che doveva go-dere d'una certa popolarità da quelleparti di Torino ed era chiamato "Bar-ba Giaco del Balòn" (zio Giacomo delpallone). Era di cinque anni più gio-vane di Don Bosco, ed era suo amico e

confidente . Era rimasto presto vedo-vo, e faceva il "feramiù" (stracciven-dolo) .

Quando a Torino scoppiò la polve-riera (26 aprile 1852), questo mio bi-snonno era stato tra i primi ad accor-rere, e trovò Don Bosco già sul posto(era, non dimentichiamolo, un DonBosco giovane e atletico di 37 anni) .Bisognava buttare acqua sui barili dipolvere da sparo non esplosi, per evi-tare più gravi sciagure ; e Barba Giacunon avendo recipienti prese dalla te-sta di Don Bosco il suo cappello daprete e lo portò a un certo Sacchiperché lo riempisse d'acqua e la get-tasse sui barili (Sacchi, maresciallo,artificiere, e incaricato della polveriera,risulterà l'eroe della giornata, e saràricompensato con medaglia d'oro euna via di Torino intitolata al suonome). Si vede da questo episodio cheil mio bisnonno aveva molta confi-denza con Don Bosco .Il nonno. Mio nonno Luigi era al-

lora un ragazzino di 7 anni (era natonel 1845), già orfano di mamma, e ve-niva affidato dal papà alle suore delCottolengo che lo allevavano con gliorfanelli . Il giorno dell'esplosione,Don Bosco di ritorno dalla polveriera

IN MEMORIA DI DON LUIGI COCCO (1910-1980)

Se il mondo sap esseil cuor ch'egli ebbe

• Ho conosciuto don Cocco: giovane sacerdote, aveva riempitodi Dio e di Don Bosco i miei anni verdi . «Se il mondo sapesse il corch'egli ebbe», questo bel verso di Dante, mi sembra scritto per lui .

• A 17 anni Luigi disse in casa che voleva andare nelle missionicome salesiano . Suo padre e gli altri familiari, che erano seduti atavola, si alzarono l'uno dopo l'altro e uscirono costernati . Rimasesolo il nonno, e gli sorrise : « Lo sapevo, Don Bosco me l'aveva detto :"Non tu, ma uno dei tuoi"» .

• Terminata la seconda guerra mondiale, il Comando delletruppe alleate di liberazione lo mandò a chiamare : volevano insignirlodi una decorazione per quanto aveva fatto a fianco dei partigiani .Disse: « lo non so che farne di una medaglia, datemi piuttosto roba peri miei ragazzi poveri» . Ottenne l'uno e l'altro .

- Un giorno del 1959 don Cocco sperduto nella sua missione fragli indios Guaica, era caduto malato . Gli indios da un pezzo soffiavanosopra di lui per cacciare via gli spiriti cattivi che volevano farlo morire,ma non riuscivano ad allontanarli . Allora lo stregone disse : «Ora tumuori perché sei pallido, freddo e sudato . Tu non hai parenti fra noi,ma sta' tranquillo : noi ti vogliamo molto bene, non ti abbandoniamo .Già abbiamo combinato : ti bruceremo con molta legna, e tutti quantiinsieme mangeremo con molte banane la tua cenere, come se fossiun parente nostro» .

Scrivere di quest'uomo irripetibile, che ho conosciuto bene emi ha voluto bene, è un dovere e una gioia .

passò di lì, e trovò le suore allarmate .Il ragazzino, che era piccolo non soloper età ma anche di statura, si erapreso tanta paura dell'esplosione cheera scappato a nascondersi da qual-che parte e nessuno lo trovava più . Lesuore avvertirono subito Don Bosco,che si mise a chiamarlo per nome gri-dando, ma Luigino sembrava sparitonel nulla. A un tratto, girando gli oc-chi, Don Bosco vide in un angolo delcortile una cesta rovesciata che simuoveva; la sollevò e tirò fuori Luigi-no ancora impaurito . Gli disse sorri-dendo: «T'devi nen stermete quandche Don Bòsc at ciama, birbant! »(Non devi nasconderti quando DonBosco ti chiama) .Nel 1855 il nome di mio nonno -

Cocco Luigi di Giacomo, proprio co-me me - figurava in una lista di 220bambini e bambine che vennero cre-simati a Valdocco (dal Vescovo di Susamons. Oddone, il primo luglio) . La listaporta in fondo la firma di Don Bosco .Mio nonno non era ancora interno al-l'Oratorio, vi fu accettato gratis daDon Bosco più tardi (dagli archivi ri-sulta la data del 13.8.1859), come arti-giano, apprendista calzolaio .

E imparò il mestiere da Don Bosco .

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Più di una volta il nonno mi confermòun episodio che è raccontato anchenel film "Don Bosco" . «Quando eroapprendista calzolaio - mi racconta-va -, Don Bosco mi faceva alzare ecominciava lui a battere la suola, e allafine mi diceva: «Hai visto? T'ses unbon a niente! » (Sei un buono a nulla) .Don Bosco nel mese della Madonna

assegnava un "fioretto spirituale" aisuoi ragazzi : un pensiero adatto aciascuno di loro, con cui li esortava afare meglio . Anche mio nonno rice-vette i fioretti di Don Bosco . Egli scri-veva personalmente questi fioretti inun quadernetto : per ogni riga un no-me, e il consiglio adatto . I ragazzipassavano poi uno per uno da DonBosco, che staccava la strisciolina dicarta e la consegnava all'interessato ;ma i nomi dei ragazzi restavano nelquadernetto. Ho potuto vedere il no-me Cocco nel quadernetto dei «Fio-retti dati dalla Madonna» risalente al1862. Erano «fioretti» che impegna-vano molto seriamente i ragazzi a«cambiare vita», e non stupisce sequalcuno di loro non aveva il coraggiodi andare a ritirare il suo. Mio nonnodoveva essere tra i buoni, perché lastrisciolina accanto al suo nome nonc'è più.Cresceva di età, ma non cresceva di

statura. Don Bosco lo guardava, poiscuoteva la testa e mormorava : «Atses tant cit! » (Sei tanto piccolo!) . Inquegli anni però il nonno imparò asuonare. Don Bosco gli assegnò l'ot-tavino dicendogli : «Per ti che t'sestant cit, a va mac bin l'otavin » (Per teche sei tanto piccolo, va bene solo l'ot-tavino) . E così il nonno suonò nellabanda di Don Bosco .

Nel 1864, a 19 anni, egli voleva farsisalesiano, ma Don Bosco non lo ac-cettò . Gli disse : « Nen ti, ma un dij tó » .Allora il nonno lasciò l'Oratorio, piut-tosto dispiaciuto. Avrebbe poi volutoandare con Garibaldi, ma neppureGaribaldi lo volle : era troppo piccolo .In realtà raggiungeva sì e no il metro emezzo. Mi raccontò che si era messonelle scarpe dei sottopiedi spessi unbuon centimetro per figurare più alto,ma neppure questo era bastato. Sup-plicò che lo prendessero almeno comecuoco, ma non ci fu niente da fare .

Più tardi si era trasferito a Gruglia-sco appena fuori Torino, e si era mes-so per conto suo a fabbricare spazzo-le. Poi si era sposato, e aveva avuto trefigli, il maggiore dei quali (Giacomo) èmio padre . Si vantava di essere exal-lievo di Don Bosco e partecipava atutti i convegni . Quando a Castelnuo-vo d'Asti fu inaugurato il monumentoa Don Bosco, si scattarono molte foto .In casa mia ne ho vista una in cui ilnonno si trova accanto al monumen-to, proprio a fianco a don Rua . Don

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Rua era alto e ascetico, il nonno pic-colo e baffuto, e lo guardava dal bas-so, con fierezza e molta simpatia .

Il babbo . Mio padre Giacomo, natonel 1882, mi raccontava che partecipòai funerali di Don Bosco . Non avevaancora sei anni, e suo papà lo avevaportato a spalle quasi tutto il tempoperché potesse vedere bene . Ricorda-va di aver patito tanto freddo .

Nel 1922, quando finii le scuole ele-mentari, volle che entrassi come arti-giano nell'Oratorio, ma non fu possi-bile; eravamo molto poveri, e il babbonon arrivava a pagare la piccola retta .Andai a lavorare nella vicina filanda,poi come modellatore presso un arti-giano. Quando andai ad Avigliana perprepararmi a diventare salesiano, miopapà si privò delle 15 lire settimanaliche gli spettavano in famiglia e mipagò per due anni e mezzo le 50 lire dipensione. Partii per le missioni e nonlo rividi più. Morì povero, in casa diuna mia sorella . Donando me a DonBosco aveva dato generosamente tut-to, e accettato di vivere nella piùgrande povertà .

Don Cocco . Dei tre figli del nonno,solo mio padre ebbe un figlio ma-schio, che sono poi io : degli altri duefratelli, uno ebbe tre bambine e l'altronon ebbe figli. Quindi io solo potevorealizzare le parole di Don Bosco.

Da piccolo non pensavo di diventa-re sacerdote, e neppure immaginavoquello che avesse potuto dire DonBosco. I miei due zii erano molto attivinell'Azione Cattolica ; anch'io da ra-gazzo a Grugliasco ne feci parte comeAspirante, impegnandomi nel Gruppomissionario . Fu allora che decisi dipartire . Avevo 17 anni (ricordo bene :era il giorno dopo l'Immacolata del1927) quando dissi in casa che volevoandare nelle missioni come salesiano .Eravamo a tavola per la cena . Fu un

fulmine a ciel sereno. Mio padre e glialtri familiari, che erano seduti, si al-zarono uno dopo l'altro e uscironocosternati . Rimasti soli il nonno e io,egli mi sorrise e mi disse : « Lo sapevo .Don Bosco me l'aveva detto : "Non tu,ma uno dei tuoi" . Non ero sicuro chipotesse essere, ma adesso capisco chesei tu » .Così don Cocco ha raccontato la

storia di quattro generazioni fedeli aDon Bosco, che è poi la storia della suasingolare vocazione .

Da sinistra: il bisnonno GiacomoCocco (1819-77), amico di DonBosco, in una foto del 1962 ; ilnonno Luigi, allievo di Don Bo-sco, che da lui imparò il mestieredi calzolaio : il babbo Giacomo .

2 La "doppia vita" pulita. d'un prete d'oratorio

Bisogna ammetterlo, don Coccocondusse a lungo una doppia vita,specie a partire dal famoso 8 settem-bre 1943. Ma diversamente da quelche succede in casi del genere, erapulita la sua vita di prete d'oratorionotoria a tutti, e ancor più pulitaquella nascosta di «cappellano deipartigiani» .

Io lo conobbi soprattutto comeprete d'oratorio . I superiori per evi-targli il servizio militare gli avevanoanticipato l'ordinazione di un anno, elui già prete ma ancora studente esenza la patente di confessione, pote-va solo dire messa e farci giocare incortile. Avevo 10-12 anni, abitavo nellaparrocchia di Valdocco, con lui erocome gli altri ragazzini un pulcino conla chioccia. Fingendo di sbagliare midiceva : «Bianchetto Bianchetto, sei lamia colazione» . Poi si correggeva :« Ah no, sei la mia consolazione » .

In sua presenza il cortile si anima-va : partite a non finire a palla in cam-po, ancor più appassionate a guardie eladri. Lui giocava come uno di noi, cela metteva tutta . Quand'era guardia,

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un mastino mai visto più feroce e piùallegro. Quand'era ladro, succedeva-no scene epiche : al fischio che aprivale ostilità tutte le guardie piombavanocome un sol uomo su di lui, non glilasciavano fare più di dieci passi e locatturavano . Allora un urlo di trionfo,e le guardie fiere e felici lo scortavanotrafelato e sorridente in prigione . Unavolta alla settimana affittava dall'a-zienda municipale un tram e traspor-tava tutti in collina a giocare a tattica.Ricordo gli attraversamenti di PortaPalazzo mentre i ragazzi cantavano asquarciagola e il tranviere strillavacol campanello : il mercato per un at-timo sospendeva i traffici, e tutti sa-lutavano sorridenti .

L'inglorioso servizio militare . Daisuoi appunti risulta che avrebbe vo-luto essere cappellano militare . Nel

due giorni per arrivare fino a Grosse-to, poi la linea risultò interrotta e civollero altri due giorni per tornare aTorino . Così terminava quello che luistesso ha definito «il mio ingloriososervizio militare» .Nel viaggio aveva incontrato centi-

naia di soldati : erano come i giova-notti del suo oratorio, avevano biso-gno di un prete che li orientasse, litirasse fuori dai momenti difficili, lirimettesse in carreggiata . Soprattuttoora che l'esercito si scioglieva e i ra-gazzi di quell'immenso oratorio nonsapevano più cosa fare e dove andare .Proprio non avrebbe potuto essere illoro cappellano?

Comincia la doppia vita . I ragazziall'oratorio sono sempre pochi, maecco un giorno il parroco di Meana,suo amico, gli dice che ha fornito di

Il tram affittato da don Cocco portava sulle colline i ragazzi dell'Oratorio, per epiche partite a tattica .

'41 gli arrivò la cartolina precetto, mi-se sulle spallette e sul cappello daprete i gradi rossi e gialli di tenente,organizzò in una caserma di Rivolicinque classi di un corso per soldatianalfabeti, e poi un telegramma giun-to al colonnello lo rispedì a Valdocco.Non aveva ancora la confessione, e unprete che non può perdonare i peccatiche prete è?

Il suo oratorio fu pieno di ragazzifino all'estate 1943 . Il 13 agosto Torinoconobbe il primo tremendo bombar-damento, anche l'Oratorio ne uscìmolto malconcio, tutte le famiglie chepoterono sfollarono dalla città. An-ch'io persi di vista don Cocco, che ri-mase quasi senza ragazzi nei cortilipieni di macerie . A fine agosto lo rag-giunge un'altra cartolina precetto,questa volta i suoi superiori eranod'accordo. Aveva in tasca il bigliettoferroviario per Roma, si procurò dinuovo i gradi, era felice . E arrivò l'ar-mistizio dell'8 settembre . Partì ugual-mente verso Roma : il treno impiegò

abiti civili tre soldati sbandati e li haspediti a casa col treno, poi aggiungeche ha altri 4 soldati bergamaschi acui non riesce a trovare gli abiti, e loprega di occuparsene lui . Don Coccodopo qualche giorno è a Meana con ivestiti, e accompagna i quattro in tre-no verso Torino . A Bussoleno c'è uncontrollo di soldati tedeschi . DonCocco spiega all'interprete che i quat-tro sono andati in pellegrinaggio alRocciamelone per ringraziare la Ma-donna, e a precisa domanda assicurache sulle montagne da quelle partinon si sono visti soldati sbandati . Iquattro dormono a Valdocco, l'indo-mani partono col treno, qualche gior-no dopo mandano una cartolina : sonoarrivati a casa sani e salvi . L'attività didon Cocco cappellano dei partigiani ècominciata così .

Qualche giorno più tardi gli telefonail parroco di Grugliasco, gli parla didiversi ragazzi della parrocchia chesono rifugiati sui monti, gli dice chebisogna andarli a visitare . Grugliasco

è il suo paese natio. Don Cocco com-bina col parroco e insieme vanno inbicicletta fin sui monti . I soldati di-spersi sono quasi 200, quelli dellaparrocchia una quindicina, li conoscetutti. Portano le notizie delle famiglie,più tre fiaschi di vino e un po' di ciboracimolato in barba al tesseramento .

Tornato a casa, quella notte donCocco non dorme. L'indomani si pre-senta a don Ricaldone, il Rettor Mag-giore, e spiega il suo piano. Lui risultaa tutti gli effetti cappellano militare,potrebbe passare per disperso e re-carsi in mezzo ai partigiani tra lemontagne .

Don Ricaldone frena i suoi entusia-smi, gli dice di rimanere buono all'O-ratorio, lo assicura che non lo lasceràsenza lavoro. E sarà di parola .

Qualche giorno dopo, un salesianopresenta a don Cocco un signore di-stinto («Lo giudicai un avvocato oqualcosa di simile»), gli dice che lomanda don Ricaldone, e che bisognafare il possibile per accontentarlo .Quel signore viene da Genova e in-tende organizzare la resistenza perconto del Partito Liberale . Don Coccoconosce ufficiali dispersi? Certo chene conosce, e li fa incontrare all'Ora-torio. Dal novembre 1943 l'Oratoriodiventa il punto di convergenza deipartigiani dei più vari schieramentipolitici . L'Oratorio per sua natura è unporto di mare, dove chiunque può en-trare e uscire senza dare nell'occhio . Icapi partigiani arrivano di sera, allachetichella, don Cocco li porta in ca-mera sua, o da qualche altra parte, equelli tengono le loro riunioni segrete .Comincia così la sua doppia vita . . .

Catone nei pasticci. Un giorno -sembra un giallo - avvertono donCocco: «Sta capitando un brutto pa-sticcio. Un certo Catone (nome dibattaglia) deve recarsi l'indomani auna riunione in un edificio che è sor-vegliato dai repubblichini . Lo prende-ranno, e poi si serviranno di lui comeesca per catturare tutti gli altri . Il ri-schio è grave, c'è da avvertire Cato-ne» .

Don Cocco non conosce questo Ca-tone, sa solo che indossa un vestitomarrone e scarpe gialle, che ha i baf-fetti e la testa un po' pelata, e che l'in-domani verso le 10 passerà in via Ro-ma sotto i portici . Don Cocco alle diecimeno un quarto è là . Con un occhioammira le vetrine, con l'altro squadrai passanti. Ecco uno che sembra lui .Gli va incontro, finge di inciampare,gli si appoggia ed esclama : «Oh, Ca-tone! » L'altro lo guarda di traverso etira dritto . Non è lui . Ma ecco un altro .Di nuovo don Cocco inciampa e grida«Catone!» La reazione è immediata :quel tale si gira e lo guarda intensa-mente. «Scusi, lei è Catone? Ho una

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commissione urgente per Catone» .Svoltano per una strada secondaria, egli dice di non recarsi in quell'edificioperché sarebbe la sua fine .

Più tardi si incontreranno ancora, edon Cocco saprà che Catone era untenente dell'aviazione, e militava nellaformazione partigiana "Franchi" .Una larga breccia nella parete .

Molti anni più tardi don Cocco dovet-te mettersi di buona volontà a scriverei suoi ricordi di cappellano dei parti-giani, ma si fermò alla storia di Cato-ne, a pagina 8. Non possedeva evi-dentemente la stoffa del memoriali-sta .Ricordo che nell'immediato dopo

guerra gironzolavo con gli altri ra-gazzi per i locali dell'Oratorio (erava-mo sempre padroni di casa), e capitaiin una stanza vuota. C'era un armadioal centro, e una larga breccia nellaparete: attraverso lo squarcio si en-trava in una soffitta lunga e buia .Qualcuno mi disse che quella era statala stanza di don Cocco . Che l'armadio

Un giovane don Cocco (primo a sinistra) nel "Villaggio ragazzi" da lui fondato nell'immediatodopoguerra, nelle casermette della Baume (Oulx, Torino) .

era appoggiato al muro e nascondevala breccia. Che là dietro erano statinascosti i partigiani, la radio trasmit-tente, il materiale per falsificare i do-cumenti.

Mi dissero che un giorno arrivaronofin lassù i repubblichini, e che nellasoffitta dietro l'armadio stavano na-scosti dei partigiani . Mi dissero che irepubblichini gridavano a don Cocco :«Sappiamo che li nascondi», e lo pic-chiavano, e gli altri dietro l'armadiofremevano e non potevano fare nulla .Tante cose non si sapranno mai consicurezza, perché don Cocco comememorialista è stato una delusione .

Ma due pagine parlano di lui nellabiografia dedicata dal Rastello a donRicaldone, il Rettor Maggiore che locapì e lo appoggiò nella sua rischiosadoppia vita . In quelle due pagine si

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nominano i capi partigiani che face-vano gli incontri clandestini all'Ora-torio, i fuggiaschi (tra cui un soldatosudafricano) che egli nascose . Si ri-cordano le sue visite ai partigiani suimonti, il suo prodigarsi per salvare gliostaggi di Grugliasco, Condove, Cari-gnano .Si nominano i gruppi di soldati

boemi, polacchi, e lituani che diserta-vano dalle file tedesche, e che donCocco aiutò a mettersi in salvo . Si ac-cenna all'armamentario che egli tennein camera sua, con cui furono imitateperfettamente tante carte d'identità,lasciapassare bilingue, licenze milita-ri, che evitarono a degli innocenti ladeportazione in Germania, se non lafucilazione .Si ricorda anche la radio della

«Missione Augusto» collocata tra lemacerie di un'ala dell'Oratorio, cheteneva i contatti con gli Alleati e limantenne fino al giorno della libera-zione. Una volta don Cocco avrebbedovuto trasmettere un'informazione

riguardante il paese di Villastellone,dove esisteva un grosso deposito dimunizioni : il messaggio esortava a unmassiccio bombardamento cheavrebbe distrutto anche l'abitato, edon Cocco si rifiutò di trasmettere . Siricorda che fu vero cappellano - insenso sacerdotale - dei partigiani :che li assisteva spiritualmente, comeministro di grazia, di perdono e di pa-ce interiore .Si ricorda ancora come nella notte

tra il 23 e il 24 aprile 1945 le SS irrup-pero nell'Albergo Nazionale, trovaro-no anche lui con gli altri, e per suafortuna si limitarono a prenderlo aceffoni. Come passò i giorni della li-berazione con un'auto della CroceRossa per raccogliere i morti e assi-stere i feriti, come il 27 aprile fu cat-turato con i quattro soldati dell'auto

dagli uomini in fuga delle Brigate Ne-re e tenuto come ostaggio . . .I bambini sono come i passeri .

Tutto questo lavoro gli procurò unpaio di medaglie, e soprattutto l'ami-cizia dell'Alto Comando militare al-leato. Lui già aveva trovato un nuovolavoro : Torino pullulava di ragazzisbandati, già arrivavano le prime on-date migratorie dal sud, e bisognavaprovvedere a tanti poveretti . Fu allorache disse all'Alto Comando : « Non soche farne di una medaglia, datemipiuttosto roba per i miei ragazzi» . Loaiutarono davvero, e potè ospitare perparecchio tempo molti ragazzi ab-bandonati (ricordo bene quanto eranolaceri e selvaggi) ; per loro e poi per iragazzi dell'Oratorio aprì un paio dicolonie estive in montagna .

Allora io ero ancora un po' la suaconsolazione, ricordo che un'estatecon altri dell'Oratorio verniciammo200 letti per quella colonia alpina . Luisi faceva in quattro per i suoi ragazzi .Una domenica mattina mise in unozaino due latte di conserva vuote, siarrampicò su fino al lontano nevaio, leriempì di neve e scese a precipizioprima che si sciogliesse . La mise neigrossi bicchieri di alluminio, aggiunsezucchero e qualche goccia di essenza,e portò in tavola la granita per tutti .

Le commissioni d'igiene pretende-vano che la colonia avesse la doccia ;don Cocco si fece regalare dai suoiamici militari due grossi serbatoi dibenzina per aereo, li collocò sul tetto,li riempì d'acqua e affidò al sole d'a-gosto il compito di scaldarla . La com-missione d'igiene voleva che donCocco separasse con alti reticolati l'a-rea destinata alla colonia dei ragazzida tutto il resto ; lui recinse l'area allameglio con dei grossi tronchi d'alberotagliati e messi sul terreno uno dopol'altro, che invece di rinchiudere invi-tavano i ragazzi a saltare dall'altraparte. Quelli della commissione, tor-nati, minacciavano di chiudere la co-lonia, e don Cocco a scuotere la testa ea tentar di spiegare : « Le masnà a soncome i pasarót . . . I bambini sono comei passeri, se li si chiude in gabbia intri-stiscono e muoiono ».

A quell'epoca lasciai l'Oratorio :nella mia ingenuità mi ero messo intesta di diventare un salesiano comedon Cocco, e passai nelle case di for-mazione. Lui che ancora sognava lemissioni come quand'era ragazzinodell'Azione Cattolica, rinnovò per let-tera ai superiori la sua domanda dipartire, e nel '51 ci riuscì . Per tantotempo non lo rividi . Il cappellano deipartigiani stava diventando in fondoal Venezuela il "padre Cocco de losGuaicas" .

Enzo Bianco(1. continua)

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Brevi da tutto il mondo

MACAU * I PUERI CANTORESIN PORTOGALLO E ITALIA

I pueri cantores del Don Bosco di Macau(Cina), diretti da don Cesare Brianza, neimesi di marzo e aprile stanno compiendouna tournée in Portogallo e Italia . Sonostati invitati a esibirsi in varie località dalleautorità del Portogallo che hanno offertoloro il viaggio, e in Italia fanno tappa a

BRASILE * LA STRAGE DI MERURIFORSE RESTERA' IMPUNITA

La strage di Meruri, in cui nel 1976 mo-rirono il missionario salesiano tedescopadre Rudolf Lunkembein e due indiosBororo, e varie altre persone rimasero fe-rite, forse rimarrà impunita : le persone in-criminate del delitto sono uscite assoltedal procedimento svolto a loro carico .Come ha ricordato il BS nell'ottobre

1976, un gruppo di uomini armati dal pro-prietario terriero Joào Mineiro e da luistesso guidati, aveva fatto irruzione nella«Colonia Bororo» diretta dal missionariosalesiano . Dopo una vivace discussionesul possesso di alcuni terreni che il mis-sionario rivendicava agli indios Bororo,avvenne la strage alla presenza di nume-rosi testimoni .

Il processo si è svolto nel capoluogoBarra do Gar9as e - come riferisce ilquotidiano «Diario da Serra» - dopo 21ore di dibattito la difesa degli imputati havisto accettate le proprie tesi, secondo cuinon ci sono prove sicure contro il Mineiro,e comunque egli avrebbe agito « per legit-tima difesa del patrimonio» . E così, pro-segue il giornale, «il principale responsa-

I pueri cantores di Macau si esibiscono nell'auditorio della radio locale (al piano don Brianza) .

Milano, Chiari (città natale di don Brianza)e Roma .

Questi ragazzi cinesi dalle belle voci emagistralmente diretti, si mettono soventein tournée perché richiesti da varie parti .Negli ultimi anni sono stati nelle Filippine edue volte in Giappone . Sono poi soventeospiti della radio locale, e vengono consi-derati i piccoli ambasciatori all'estero delloro piccolo stato sulla costa cinese .

bile della strage di Meruri, il possidenteJoào Mineiro, è uscito facilmente assolto .E non c'era da aspettarsi altro risultato,visto che il processo è avvenuto in Barrado Gar9as dove costui impera . . . E' un'in-giustizia in più che passa alla storia» .

Dal canto suo il vescovo di Goiaz mons .Tomàs Balduino ha commentato : « Il pro-cesso costituisce un crimine sovrappostoall'altro . Il primo fu la vera e propria stragenel luglio 1976, con l'invasione dell'areaindigena e i vili assassinii . L'altro -rimine èquesta sentenza vergognosa che preten-de di rendere innocenti gli assassini» .

CLUB DEI CENTOMILA * 88 MILIONIDISTRIBUITI NEL 1979

Circa 88 milioni di lire sono stati raccoltidal Club dei Centomila durante l'anno1979, e ridistribuiti nelle varie missioni sa-lesiane : è quanto risulta dalla relazioneannuale sull'attività di questo singolareClub, diffusa dal suo responsabile padreGiuseppe Baracca .

Tra le voci più significative della rela-zione figurano 26 .500.000 inviati a dodiciorfanotrofi dell'india per l'adozione in locodi bambini, dieci milioni in Thailandia ai

Jprofughi vietnamiti e cambogiani, cinquemilioni per costruire casette, 5 .500.000per l'acquisto di riso da distribuire a po-polazioni affamate, due milioni per medi-cinali . . . Il resto è andato a piccole missionidel Terzo Mondo che sovente hanno bi-sogno di tutto .

Il Club dei Centomila è un'organizza-zione salesiana che si propone di aiutarele missioni di Don Bosco . Il suo nome èstato suggerito dall'idea di associare cen-tomila persone disposte a donare un mi-nimo di mille lire ogni anno, assicurandocosì alle missioni un aiuto globale di al-meno cento milioni. In pratica gli aderential Club sono molti di meno (soltanto 4 .000nel 1979) ma in compenso essi donanomolto più del minimo richiesto . Agli asso-ciati padre Baracca ricorda sovente le pa-role commosse rivolte da Don Bosco aisuoi amici nel testamento spirituale, pocoprima di morire : «Con la vostra carità ab-biamo stabilito le missioni fino agli ultimiconfini della terra . . . Esse non hanno piùbisogno di me, ma continuano ad averebisogno di voi . A tutti pertanto le affido e leraccomando» . Come si vede, la racco-mandazione è accolta anche oggi .

RETTOR MAGGIORE * GLI INCONTRICON LA SUA «NUMEROSA »FAMIGLIA

La Famiglia Salesiana è senz'altro unafamiglia numerosa, e il Successore di DonBosco ha il suo da fare quando vuole an-dar a trovare i "suoi" . Per lunghi periodi ilsuo lavoro lo trattiene in Roma, ma quan-do il calendario allarga le maglie don Vi-ganò subito accetta qualcuno dei tanti in-viti a partire . Per esempio : in gennaio èstato cinque giorni in Germania, e ha poifesteggiato Don Bosco a Torino Valdocco ;in febbraio altri cinque giorni in Belgio eOlanda, poi per una decina di giorni inSudafrica, Swaziland, Mozambico, Tran-svaal ; in marzo due giorni a Verona e altridue a Napoli ; in aprile col Papa a TorinoValdocco, poi una settimana in Polonia ; inmaggio ha in programma 25 giorni in Afri-ca centrale (Gabon, Zaire, Zambia,Rwanda) . . .Non sono certo viaggi turistici. C'è

sempre alla base l'incontro con i superiorisalesiani delle varie zone per fare il puntosulla situazione, per verificare se quantoera stato deciso per la realizzazione delprogetto salesiano durante l'ultimo Capi-tolo Generale viene attuato, quali difficoltào nuove possibilità si incontrano . Ma bastal'annuncio che arriva il Rettor Maggioreperché i vari rami della Famiglia Salesianasi facciano avanti a chiedere un incontrocon lui . E non ne hanno diritto?

A volte si tratta di amici di Don Boscoche lavorano in situazioni molto difficili,per esempio in alcuni paesi dove certe

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ideologie di origine europea vengono ap-plicate in modo dissennato . Confidava alRettor Maggiore un missionario : « E' terri-bile vedere un governo che rovina tuttol'avvenire di un popolo» . E don Viganò,vedendo le penose condizioni anche deisuoi confratelli, prima di partire si sentì indovere di svuotare le tasche, consegnan-do loro tutto quello che potesse servire .Compresa una scatola d'aspirina .E tanto spesso anche i momenti di

schietta gioia . Come quando il coopera-tore salesiano che porta la sua bambina alfonte battesimale e aveva deciso di chia-marla Maria, in onore di don Egidio Viganòaggiunge al primo nome quello di « Egi-dia» .

A volte l'incontro con le Famiglie Sale-siane locali sono necessari e indifferibili,come nel marzo scorso quando a Napoli siè voluto ricordare il centenario della visitadi Don Bosco (29 marzo 1880) .«Don Bosco ritorna nel suo settimo Suc-

cessore» proclamava lo slogan delle ma-nifestazioni, e è stato davvero così . Tral'altro, Napoli è anche la località più meri-dionale toccata da Don Bosco in tutta lasua esistenza . Lui che con i suoi sogniaveva abbracciato l'universo intero, cheaveva inviato i suoi figli fino in capo almondo, con i suoi piedi non si spinse più ingiù del Vesuvio (il BS ha descritto rapida-mente questa sua visita nell'aprile scorso,a pag . 21) .

La visita del Rettor Maggiore a Napoli èstata un cordiale incontro in famiglia, du-rato due giorni . E la Famiglia Salesiana delMeridione ha deciso di restituire la visita aDon Bosco ; nei giorni 30-31 maggio e 1giugno si recheranno in un migliaio a Val-

ITALIA * RICORDATA A BRESCIALA FIGURA DI DON BOSCO

«Un giornalista? Un filantropo? Un sin-dacalista? No, un prete . La figura e l'operadi Don Bosco» . Su questo tema ha parlatoil 21 marzo scorso il salesiano don MarioMontani, filosofo e pubblicista, nella sededell'Associazione Artisti Bresciani .

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docco (la busta del pellegrino risulta dav-vero completa : con il manuale, i program-mi, il distintivo, l'adesivo e il flambeau perla sfilata) .Le visite del Rettor Maggiore alle Fami-

glie Salesiane locali sono sempre moltosignificative, e ricche di conseguenzepratiche. Pensare al suo incontro con gliimpareggiabili amici che Don Bosco ha inPolonia . Pensare alle prospettive che sischiudono in Africa, il continente su cui inquesti anni i salesiani concentrano il loroimpegno missionario .

GIAPPONE * PROPRIO MERITATAL'ONORIFICENZA DELL'IMPERATOREL'Imperatore le ha concesso un'alta

onorificenza ; i giornali, la radio e la televi-sione hanno parlato di lei e l'hanno inter-vistata ; e lei tranquilla come sempre si èschermita : «Ho fatto solo il mio dovere, el'ho fatto per amore del Signore che vedenel segreto e considera fatto a sè quelloche facciamo agli altri per amor suo» . Sichiama suor Maria Yano Omizu, e è nata aNagasaki dall'antico ceppo di famiglie chesi erano convertite al cristianesimo neisecoli passati .

Maria era cresciuta in campagna, sanae allegra, e a 17 anni volle consacrare lasua giovinezza al Signore tra le Figlie diMaria Ausiliatrice da poco giunte in Giap-pone. Fu accolta a Beppu, nella prima ca-sa che le suore di Don Bosco avevanoaperto in Giappone. Una casa che si stavariempiendo di bambini abbandonati esenza famiglia . Le cose al principio eranoandate così : si era presentata una mamma

Commemorazione di Don Bosco: I'exallievo Guglielmo Polor.' (a sinistra) presenta l'oratore .

Il direttivo di quest'associazione è com-posto da artisti e uomini di cultura per lamaggior parte di estrazione marxista . Matra loro c'è un exallievo salesiano, il diret-tore del "Cittadino" di Brescia, che halanciato la proposta della conferenza-di-battito su Don Bosco .

E ha avuto la sorpresa di vederla accet-tata da tutti .

Sempre sorridente, suor Maria Yano Omizu .

e aveva lasciato la sua creatura dicendoche sarebbe tornata, invece non tornò più .Poi si era diffusa la notizia che quelle si-gnore venute dall'Italia e così stranamentevestite accettavano i bambini che nessunovoleva, e così erano arrivati molti altri pic-coli ospiti . Gracili creature, a cui bisogna-va provvedere il latte ; e le suore deciserodi comperare qualche mucca . Le muccheprovvedevano ai bambini, ma le suore do-vevano provvedere alle mucche, e suorMaria, cresciuta in campagna, prese su disè quel compito . Ogni mattina portavafuori le mucche e chiedeva ai contadini ilpermesso di pascolare . Così tutti i giorni,con qualsiasi tempo . Presto altre giovaniaspiranti alla vita religiosa vennero a farlecompagnia ; a sera era uno spettacolo ve-derle tornare ciascuna col suo fasciod'erba. La gente sapeva, aiutava, e com-mentava: «Solo quelle che hanno la testacoperta di nero possono fare una vita così,e per i bambini degli altri» .

Dopo la guerra non occorrevano più lemucche. Suor Maria continuò ad assisterei neonati, prestandosi di giorno e di nottecome le veniva richiesto secondo le esi-genze del momento . Ma si dedicò soprat-tutto a un'altra attività : l'assistenza ai ma-lati . Beppu è una bella città sulle spondedel Pacifico, famosa per le sue acque ter-mali . I malati vi accorrono per cercare ri-medio ai loro malanni . Suor Maria prese avisitare negli ospedali questi malati . Por-tava loro conforto, e se lo desideravano liistruiva nella fede cattolica.

Per anni e anni è passata lungo le corsiedegli ospedali col suo sorriso rasserenan-te, a parlare del Signore, della sua pater-nità e provvidenza, del significato della vi-ta e dell'eternità . Le conversioni si sonomoltiplicate, suor Maria ha avuto la gioia diveder scendere sul capo di tanti suoi pa-zienti l'acqua del battesimo . E diceva stu-pita : «Chissà perché il Signore concedeproprio a me queste grazie» .A tutte le grazie che il Signore le ha

concesso anche gli uomini hanno volutoaggiungere - e il caso è piuttosto raro -il loro riconoscimento . Suor Maria ha ri-cevuto dall'imperatore del Giappone la«Onorificenza di sesto grado del Sacro

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Tesoro» . La motivazione dice : «A causadel lungo servizio prestato nelle opere so-ciali» ; però suor Maria precisa : «peramore del Signore» .

(Da una relazione disuor Giuseppina Zaninetti)

ITALIA * DANTE, M'HAI FATTOCONOSCERE UNA MAMMA

Maria Ausiliatrice ha qualcosa da direanche ai ragazzi finiti in prigione : il coa-diutore salesiano Dante Dossi ne è con-vinto . E quando va a trovare questi ragazzi(ci va sovente, sull'esempio di Don Boscose ne è preso carico), dona loro a volteun'immagine dell'Ausiliatrice . E le conse-guenze sono imprevedibili. Ne ha parlatolui stesso al "Concilio dei giovani salesianidi Sicilia ", svoltosi a Catania .

«Quando vedo giovani in difficoltà chenon ce la fanno, che hanno sbagliato, chesi sono bruciati, dico : « Mi permetti di dartiun'immagine di Maria? E' una mamma,anche per quelli che sono agnostici o so-no alla ricerca di Dio» . E mi dicono : «Sì,Dante, dammela ». Chi ci crede dà magari,un bacio, la conserva, la mette nel porta-foglio . Altri dicono : «La tengo sai, è unamamma, una grande mamma» . E dico : «Sìè la più grande delle mamme» . E li rivedodopo tanto tempo, e mi dicono : «Sai,Dante, che mi hai aiutato, mi ha dato forzae coraggio?»Ricordo un giovane che voleva suici-

darsi, che non ce la faceva più . Era un

ITALIA * RADIO ASTORIGIOVANE PER I GIOVANI

Funziona dal 1977 e si chiama "RadioAstori Mogliano" perché impiantata nelcollegio salesiano Astori di Mogliano Ve-neto (scuola media e ginnasiale, liceo,istituto commerciale, istituto industriale) .Diretta da un salesiano, è però mandataavanti soprattutto dai giovani, e per i gio-vani . I suoi programmi si ascoltano a Mo-gliano sui 98,2 MHz, e nel Veneto sui 96,7MHz. La radio trasmette in stereo ognigiorno dalle 8 alle 23, Ispirandosi ai valori

ragazzo molto in gamba, ma aveva com-messo un omicidio in un momento in cui lapassione politica lo aveva travolto ; e vole-va farla finita . S'era impiccato, ma l'ave-vano salvato . lo dovevo partire per Lon-dra, per un congresso, e gli dico : «Anto-nio, devi vivere . Dovrai anche soffrire perpagare il tuo delitto, per confortare quellamamma e anche per preparare te stesso auna vita nuova» . Dice : «Dante non ce lafaccio . lo non volevo uccidere ; mi ha tra-volto la passione. lo sono giovane, nonvoglio passare la mia vita in un ergastolo .Non me la sento, la voglio fare finita. Sì,Dante, quando torni non mi trovi più . . .» .«Promettimi una cosa, ma devi essere diparola : io ti do questa immagine, Antonio .Promettimi che prima di impiccarti pren-derai in mano questa immagine, la guar-derai . . . e poi fa' quello che vuoi» . Mi dice :«Sì, Dante» .

lo parto per Londra col cuore a questoragazzo. Torno, chiamo il carcere, e dico :«Come sta Antonio?» Mi rispondono :«Bene, sì, sì, tutto è passato : è sereno» .Allora mi precipito in carcere, lo chiamo

e dico : «Antonio!» . E lui mi dice : «Dante,sei una birba . Tu mi dici : prendi in manoquesta immagine, e poi impiccati! Ma co-me facevo? Tu mi hai un po' ricattato! lol'ho presa in mano, l'ho guardata e ri-guardata, e poi, non so. . . ho sentito qual-cosa invadermi, come se avessi vicino lei,proprio lei che mi accarezzava . . . Mi sonoinginocchiato, mi sono messo a piange-re . . . e adesso voglio vivere . E ti ringrazio,Dante, che mi hai fatto conoscere unaMamma così dolce e così potente» .

del Vangelo e al programma educativo diDon Bosco . L'accesso dei giovani alla ra-dio non avviene comunque, ma essi hannoprima da misurarsi con una "commissioneprovini" che sbarra la strada ai meno do-tati o impreparati .

Ma che ci fa una radio in un collegio?Tra l'altro - spiega il direttore don Seve-rino Cagnin - «abbiamo sperimentatoche è uno strumento didattico comple-mentare all'attività di un centro scolastico,un modo nuovo di stare e vivere insiemecon i giovani, per far qualcosa di utile e dibuono» .

Caro Bs .. .

ANNA MARIAPIU' VICINA A NOICaro BS, nel mese di maggio entro in

monastero . Ti prego di annullare l'indiriz-zo di casa mia, e di sostituirlo con quellodel mio monastero . . .

Exallieva Anna MariaCara Anna Maria, certo il BS verrà d'ora

innanzi a trovarti nel tuo monastero. Comeexallieva rimani per sempre nella FamigliaSalesiana, e noi non ti perdiamo ma ti ri-troviamo più vicina a Dio, quindi anche piùvicina a noi.

UN GIOCO TERRIFICANTE?SE NE SENTIVA LA MANCANZA

Caro BS, tra i giochi nei negozi per inostri bambini ne ho trovato uno che sichiama "II pozzo e il pendolo" . Ecco co-me viene descritto dai produttori :

«Uno straordinario e terrificante nuovogioco. Che cosa potreste aspettarvi di piùin un terrificante gioco di mannaie, bare,tibie, teschi, scheletri e vampiri? Un giocosicuramente per ragazzi non impressio-nabili . Vince chi colleziona il maggior nu-mero di tibie catturate tra lo sciabolare dimannaie lungo la torre » .

Il gioco è stato prodotto dalla "InvictaGames". Che ve ne pare?

Lucia Martegani - MilanoE' certamente il gioco di cui i ragazzi, i

genitori e gli educatori da tanto temposentivano la mancanza . Stupidità per stu-pidità, si può fare di meglio, per esempioun gioco sui covi delle brigate rosse ; vincechi fa fuori più carabinieri .Ma non diciamolo troppo forte, quelli

della "Invicta Games" potrebbero sentircie farlo sul serio per la moderna educazio-ne dei nostri ragazzi.

SONO SETTANT'ANNICHE LEGGO IL BOLLETTINO . . .

Mando il mio contributo al BS in ricono-scenza al caro san Giovanni Bosco, a Ma-ria, al piccolo Savio, per avermi conserva-ta fino a 81 anni . E sono settant'anni cheleggo il vostro caro Bollettino .Angelina Allegranzi - Zoppè (Treviso)E' più di 60 anni che ricevo il vostro

Bollettino, molto gradito . Continuate aspedirlo ; un domani quando non ci saròpiù, mio figlio vi informerà .

Pierina Petroletti - VareseCaro Don Bosco, sono sempre stato af-

fezionato al tuo BS, che leggo dalla fan-ciullezza . Già mio papà era tuo Coopera-tore dal secolo scorso . Ho quasi 80 annima lo leggo sempre volentieri e lo faccioleggere da altri .

Sebastiano Bisotto - BovesQuesti brevi messaggi erano sul retro di

conti correnti con cui gli anziani scriventimanda van il loro aiuto alle misioni di DonBosco . Il nostro grazie più cordiale a que-sti nonnini dalla vista molto buona e dalcuore più buono ancora .

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MARIA AUSILIATRICE,CUSTODISCI LA MIA VOCAZIONE!

Grazie, Mammaceleste, perché mihai aiutata a intra-prendere la stradadella mia vocazionereligiosa . Già da unanno avevo seria in-tenzione di entrare inaspirantato, maostacoli insormonta-bili melo impedivano,e mi facevano vivere

in continuo stato di ansia e di sofferenza .Mi sono rivolta a Te, e Tu con il tuo amoredi Madre hai eliminato ogni difficoltà . Og-gi, a distanza di un anno, ho potuto sod-disfare il desiderio del mio cuore, e sonoaspirante delle Figlie di Maria Ausiliatrice .Grazie, Maria! Custodisci la mia vocazionee benedici quanti mi hanno aiutato e miaiutano a realizzarla.

Un'aspirante toscana

ORA GABRIELE E'UN ANGIOLETTO IN PARADISO

Vorrei ringraziare pubblicamente MariaAusiliatrice e san Domenico Savio peraver assistito mia sorella mentre aspettavala sua creatura, e poi ancora dopo, quan-do subentrarono complicazioni e unagrave epatite virale .

Gabriele è ora un angioletto in Paradiso :ha avuto fretta di andarvi, dopo aver vistola terra per poche ore . Pure in mezzo aquesto dolore, possiamo dire d'aver sen-tito la protezione del Cielo, perché la si-tuazione era tale da far temere seriamenteanche per la madre, e perché abbiamoavuto il conforto di poter battezzare ilbambino nato prematuramente . Ora miasorella sta guarendo anche dalla graveepatite virale contratta in una trasfusionedi sangue .Roma

Sr. Piera Porro FMA

RINGRAZIANO MARIA AUSILIATRICEDON BOSCO E I SANTI SALESIANI

Aime Enrica ( Casale, AL) per la guari-gione della figlia .Amerio G.D. (Cuneo) per la felice solu-

zione di problemi familiari .Badano Battistina Sassillo per un inter-

vento felicemente superato .Balla Antonietta per il buon esito di un

difficile intervento chirurgico .Bava Nella (Torino) per aver ottenuto

dopo lunghi anni di attesa il posto di lavorodesiderato .

Cappellaio (Milano) per la nascita diSara dopo 8 anni di attesa .

Cassinelli Fausta (Caragna, SV) per averottenuto finalmente la pensione dopo dif-ficili pratiche ; e per la nascita di un bel

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Ringraziano i nostri santi

nipotino, dopo 9 mesi di angosce.Consoli Virginia (Lanzo di Como) per

moltissime grazie ricevute, in particolareper la sua guarigione da disturbi vari, eperché la figlia ha potuto superare gravidifficoltà .Giusy (Caltagirone, CT) per la felice so-

luzione di un problema personale .Lurgo Giovanni e famiglia (Montaldo,

CN) per varie grazie ricevute .Manera Cesira ved. Brunello (Bassano,

VI) per la guarigione dopo soli tre mesi didegenza del figlio gravemente infortunatoin uno scontro automobilistico .Marchi Anna (Lerici, SP) per una grazia

importantissima ottenuta nel giro di unanovena.

Papotto Sara (Biancavilla, CT) per laguarigione della mamma da un male che sitemeva incurabile .Perghem Bruno e Giampaolo (Nomi,

TN) per la guarigione della sorella suoradopo un difficile intervento a cui sembravaallergica .

Polselli Concetta (Roma) per essereguarita da un noioso disturbo dopo unanovena alla Madonna.Romana Floccari Staropoli (Caria, CZ)

per la pronta guarigione della mamma,mentre si temeva un grave malanno .Rossi Alfredo ( Padova) per la guarigio-

ne di una persona cara, dopo fervide pre-ghiere .

Scarpetti Emilia (Roma) per aver scon-giurato un grave pericolo per la sua salute .

CON DOMENICO E' ENTRATO IL SOLENELLA MIA CASA

Dopo 5 anni dimatrimonio tutte lemie speranze di averfigli erano finite : idottori mi avevanoassicurata che nonpotevo averne . Ungiorno una mia cugi-na mi disse : «Ho unabitino di San Do-menico Savio, porta-lo con - fede e vedra

che sarai esaudita». Lo portai per un an-no, e tutte le sere leggevo la novena alpiccolo Santo . Ed egli ha esaudito la miapreghiera, e così dopo 5 lunghi anni diattesa mi è nato un bel bambino, che hochiamato Domenico . Con lui è entrato ilsole nella mia casa e nel mio cuore .S. Biagio Terme (ME)

Chillari Carmela

PREGAMMO CON TENEREZZA

Nel 1978 ero in attesa del mio secondo-genito . Mia madrina, conoscendo il miodelicato stato di salute, mi mise al collol'abitino di san Domenico Savio, e pre-gammo con tenerezza quel santo cosìpiccolo, così dolce . Il bimbo nacque con il

taglio cesareo, ma dopo dieci giorni siammalò. Lo raccomandai ancora al Savio,e potei portarlo a casa completamenteguarito. Consigliai la stessa cosa a unamia amica, sposata da quattro anni, chenon riusciva ad avere figli . Con sorpresa ditutti, ha concepito e oggi ha un bel pupet-to . lo ora devo subure un altro interventoassai delicato al cuore . Confido nell'aiutodi Dio e del piccolo Santo . Voi tutti aiuta-temi con le vostre preghiere!Turén (Venezuela) Marianna De Kratky

DESIDERATA E ATTESADA OLTRE 15 ANNI

I medici mi assicuravano che non pote-vo avere bambini. Ero profondamente ad-dolorata, fino a desiderare di morire . Ungiorno fui illuminata da un'ispirazione:aumentare la mia fede nel buon Dio e pre-gare il piccolo Domenico Savio . Lo fecicon tutte le forze, insieme con mio marito .Un giorno fui ricoverata in ospedale peremorragia : dalle analisi risultò che ero inattesa da tre mesi! Nonostante le difficoltà,una bella bambina è venuta alla luce : eradesiderata e attesa da oltre 15 anni . Oracol suo sorriso è entrato il sole nella nostracasa .Termini Imerese (Palermo)

Pina e Luigi Stefanini

I MEDICI HANNO DETTO :E' UN BAMBINO MIRACOLATO

Nel luglio 1979 mia moglie diede alla lu-ce un bambino con tanta gioia e nel mi-gliore dei modi . Ma appena tre giorni doporicevetti una telefonata improvvisa : il bim-bo era gravissimo per una setticemia chenon lasciava speranze . Restò 4 giorni trala vita e la morte, poi si riprese lentamente,ma avvenne una ricaduta, e le speranzesvanirono. In quei giorni mia madre co-nobbe una signora che le donò l'abituo e illibretto di San Domenico Savio, esortan-doci a pregarlo con fervore . Lo facemmocon tutto il cuore, e dopo quattro mesi didegenza ci riportammo a casa il nostroStefano guarito . I medici che lo hanno ri-visto per un controllo hanno dichiarato :«E' un bambino miracolato» .Alba (CN)

Battaglio Renato e Alice

RINGRAZIANO SAN DOMENICO SAVIO

Marino Maria (Napoli) per aver speri-mentato l'intercessione del carissimoSanto in gravi contingenze ; e chiede an-cora il suo aiuto nelle attuali necessità .Sacco Giuseppe e Rita e nonna Gilda

(Napoli) per la nascita di Alessandro, in-vano atteso e desiderato per tanti anni .

Villano Rosamaria (Cosenza) per la na-scita di Maria Grazia dopo una lunghissi-ma notte d'angoscia .

Bossù Corto Gabriella (Biella, VC) per lagioia ineffabile della maternità che un me-dico ha definito «miracolo» .

Bottino Margherita (Belmonte, PA) perla guarigione del marito da una pericolosamalattia .

Ferrari Domenica (Castione, BG) per lanascita della cara piccola Laura, che è

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Bang Kok (Thailandia): I fiori ai piedi di Mariasono deposti dalle allieve cieche delle FMA .

stata anche un'occasione per sentire dipiù la presenza di Dio .Famiglia Janisky (Puebla, Messico) :

«Siamo riconoscenti verso il Santo deibambini per la nascita felice della nostrafiglia» .

Lo Vetri Carmela (Calascibetta, EN) perla nascita del piccolo Michele, dopo averscongiurato la minaccia di aborto .Masala Antonia (New Rochelle, USA)

per la gioia di un bimbo dopo dieci anni diattesa .Messina Mollica Lucia (Melilli, SR) per la

nascita della nipotina dopo aver scongiu-rato il pericolo di aborto al 2° mese e su-perate le difficoltà dovute alla nascitaprematura.

Micelli Elsa (Basiliano, UD) per aver po-tuto salvare in extremis il proprio figlio damorte sicura per avvelenamento da gas .Seggiaro Elsa (Gabiano, AL) per essere

riuscita a salvare miracolosamente il suopiccolo Paolo da una pericolosa caduta ; einvoca altre grazie desiderate .Colla Ida (Cuneo) ringrazia Santa Maria

D. Mazzarello per la sua protezione e per ifavori ricevuti .

ABBIAMO SUPERATOUN PERIODO DI DISAVVENTURE

Nel settembre del1978 mi recai in pel-legrinaggio a Torinoper venerare la Sa-cra Sindone, e vollipregare anche nellabasilica di Maria Au-siliatrice . Ivi trovai suun tavolino l'immagi-ne del venerabileZeffirino Namun-curà, la portai con

me, e incominciai a pregarlo . Sopravven-ne un periodo di disavventure . Mio maritofu licenziato dal lavoro, mettendo in seriedifficoltà la famiglia (ho due figli agli studi)

w

che vive del suo solo stipendio .Ho pregato con fede il Signore per in-

tercessione di Zeffirino, e mio marito hatrovato subito lavoro come libero profes-sionista, e poi è stato assunto da un'a-zienda .

Ho attraversato anche altri guai, suiquali non voglio dilungarmi . Ma tutto èstato superato con l'aiuto del Signore, colquale mai un momento ho cessato di col-loquiare . Ora sto chiedendo a ZeffirinoNamuncurà un'enorme grazia per una miaparente .Modena

Lettera firmata

E. G. (Benevento) comunica che per in-tercessione di S. Maria D. Mazzarello haricevuto una grazia dopo tante preghiere .

Sorelle Roncetti ( Brescia) si sono rivolteall'intercessione del beato Michele Ruaper la guarigione del fratello da un maleche sembrava incurabile . Una ben riuscitaoperazione accertò trattarsi soltanto dicalcoli. Ora continuano la preghieraperché si possa eliminare la causa delmale.Suor Badulati Pia Maria (Tivoli, Roma)

ha invocato con fiducia Alexandrina DaCosta per la conversione di un nipote, damolto tempo lontano da Dio e da ognipratica religiosa . La grazia è avvenuta inmaniera quasi prodigiosa, seguita subitoda santa e serena morte .

Salvi A. (Roma) ha invocato con moltofervore e umiltà la misericordia del Signo-re per intercessione di Alessandrina, enon solo ha ottenuto la grazia desiderata,ma ha capito il significato profondo diamore-sofferenza, sull'esempio di Gesù edei Santi, per la nostra conversione .

ERA UNA SITUAZIONE DI LAVOROMOLTO IMBARAZZANTE

La mia salute nonandava per nientebene, e tutti, il medi-co per primo, miconsigliavano dicambiare ambientedi lavoro. Infatti, nelmio ufficio non unoma due volevano co-mandare, e in totaledisaccordo tra loro!Una violenta sgridata

per colpe non mie peggiorò la situazioneal punto che dovetti fermarmi in casa permalattia . Dovevo tornare al lavoro il 25febbraio, proprio il giorno anniversario delmartirio di Mons. Luigi Versiglia e donCallisto Caravario . Mi venne spontaneoinvocarli, o meglio aggiungergli alle miedevozioni consuete . Entrai in ufficio, e uncapo assai bonario mi comunicò che erostato spostato ad altro ufficio . La cosa nonpiacque del tutto ai soliti «politicanti», cheparlarono di gente che "grida, ricatta eottiene" . Insomma, mi giudicarono un in-trallazzatore! Senza scompormi, mi misicon impegno al mio lavoro . Le acque sicalmarono, e il nuovo capo ha espressopubblicamente la sua soddisfazione . Sonoriconoscente ai due santi martiri, e conti-nuo a invocarli per la soluzione completadelle difficoltà .Genova

Lettera firmata

r_ uUMISI I M

Già dalla metà del-lo scorso anno la miacara mamma accusòun malessere cheandava ognor piùaumentando . Fu visi-tata da parecchi me-dici e professori, chele riscontrarono untumore maligno delquale non davanoalcuna speranza di

guarigione . Venne sottoposta a un difficileintervento chirurgico, ma con esito moltoincerto, e dovette subire in seguito parec-chie dolorose terapie dalle quali non trae-va alcun sollievo .

Una mia amica, Figlia di Maria Ausilia-trice, mi consigliò di invocare l'aiuto dellacara suor Eusebia Palomino, incomin-ciando insieme con grande fiducia unacatena di novene . La cara suor Eusebianon rimase sorda alle nostre preghiere, emi ha restituito dopo un paio di mesi la miamamma completamente guarita . Ciò nonostante la disperata diagnosi formulatadapprima dai medici e professori, che poiconstatarono la guarigione veramenteprodigiosa.

Da più di quattro mesi mia mamma godeottima salute, e non accusa più alcun di-sturbo . Anche i segni del male sono com-pletamente scomparsi .

Prego di voler pubblicare la grazia, co-me avevo promesso, perché si vengasempre più a conoscenza della valida epotente intercessione della cara suor Eu-sebia Palomino .Alba (Cuneo)

Mariuccia Nada

HANNO PURE SEGNALATO GRAZIE

Alello Luigi e Lucia - Alborghetti Nina - Balestro Mar-gherita - Baltaro Delfina - Bartolini Anna - Becucci Lo-rena - Bernasconi Giuseppina - Bertezzolo Angela -Bertoni Rosa - Betelli Caterina - Biase Rosa - BidinostGemma - Biancorosso Vitale - Bocchi Negri - Bolla Ma-ria - Bolioli Rosa - Bottelli Federico - Bottero Giovanna -Bottino Agostina - Bosio Anna - Bray Maria - Bruno Rina- Caputo Teresa - Caroti Ginett Carullo Vittore - Casta-gneris Natalina - Castiello Teresa - Cella Matilde - Cle-rici R . Tina - Coiombino Giuseppina - Cordero Angela -Corrado Delfina - Costa Giuseppina - Cossu Maria -Cova Franco - Cresta Emilia - Cucuzzo Famiglia - CurtisMaria - D'Angelo Concetta - Dapporto Lina - Dello SavioMaria - Dell'Osbel Giordano - Demichells Rosa - DessiRemigio - Di Stefano Giuseppina - Fabiani Carmen -Favre Palmira- Ferrarla Berta Antonietta - Fichera Anna- Fillletroz Angela - Fossan Francesco - Garrio AnnaMaria - Genero Adalgida - Giambrone Anna - GiuriniMaria - Golisano Giuseppe - Grasso Francesco - Gri-santi Rosaria - Idali Mimo - luchiappa M . Giovanna -Lamberti Filomena - Landoni Famiglia - Lagrasta Africa- Lolli Silvia - Lombardi Angelina - Longo Felicita - Ma-rino Rosa - Martino Romana - Mastromarino Giovanni -Milone Rosa - Monducci Evelina - Novara Rosalia -Obinu Teodora - Ottelll Matilde - Papetti Giuseppina -Parato Sllvina - Parodi AAdele - Pianello Emilia - PiconeLina - Pomini Antonio - Porro Rina - Quattrocchi Con-cetta - Razzoli T. Marta - Rinaldi Maria - Rinaldi Palesina- Rinaldi Salvatore - Riolo Dott. Antonino - Rogina Con-cessa - Roleri Maria - Rosa Albino - Rosso Ada - Salva-gno Luigi - Saracco Maria - Scierre Carmela - SerinaGallo - Someusi Camilla - Sonn Agnese - Tecchio Maria- Togni Anna Maria - Tomasello Domenica - TroglioSeratina - Uglietta Aldo - Ventura Erminio - VianelloGigetta - Vicari Liborio - V isanò Cracco Dorina - ZorattoGioconda .

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BARBARO SUSSARELLO FRANCESCAcooperatrice t a Messina a 59 anni

Tanto energica quanto delicata, condusseuna vita di lavoro e di fede nello spirito disan Giovanni Bosco . Ai colleghi eraesempio di attaccamento al dovere, dibontà e rettitudine. Per la sorella, Figlia diMaria Ausiliatrice, fu di incoraggiamento esostegno nella vocazione . Nella realtàdella vita quotidiana fu sempre ispiratadalla fede, pronta a donare con sorridenteumiltà senza nulla chiedere, conforto delmarito, gioia dei bambini .

BENVENUTI sac. LUIGI salesianot a Verona a 83 anni

Visse la vocazione salesiana e sacerdota-le in perfetta letizia . Sentiva forte il gustodella vita, amava la sua terra trentina, imonti, i fiori, le erbe. Diede testimonianzadi totale fedeltà agli appelli radicali delVangelo, con pronta obbedienza alle varieresponsabilità che i superiori gli affidaro-no, in spirito di lavoro e di povertà . Fueducatore spirituale nello stile di Don Bo-sco, non solo negli anni in cui fu maestrodei novizi, ma in tutto l'esercizio del suoministero sacerdotale. Il sostegno gli ve-niva da un'intensa vita di pietà, personalee comunitaria, che lo accompagnò finoalla morte .

COHA MARGHERITA cooperatricet a Oglianico (TO) a 64 anni

Maestra esemplare, catechista impegna-ta, visse di amor di Dio - alimentato dallamessa e comunione quotidiana - e diamore per il prossimo, facendosi comesan Paolo tutta a tutti per portare tutti aCristo . Perciò era sempre disponibile ver-so la mamma, le sorelle, pronta ad assi-stere i malati, a soccorrere i bisognosi, acollaborare in parrocchia e nella scuolamaterna . Il tutto con naturalezza, disin-voltura e umiltà, nello spirito di Don Boscoche tanto amava, insieme con la Madonnae il Papa .

DEL MISTRO sac. NATALE salesianot a Teheran (Iran) a 74 anni

Fu destinato a Teheran nel 1938, quandole prospettive per l'avvenire salesiano inIran erano piuttosto scarse. E toccò pro-prio a lui, di temperamento timido e sensi-bile, avviare un'opera che diventerà gran-diosa e di cui sarà uno degli artefici prin-cipali. Godette di grande prestigio comeparroco, direttore, e per vari anni comeVicario generale dell'arcidiocesi di lsphanper i Latini . Cultore della lingua e lettera-

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Preghiamo per i nostri morti

tura persiana, curò varie traduzioni in dare la fiducia e la confidenza nella mise-quella lingua, soprattutto quella del Nuovo ricordia di Dio, con quella fede che ali-Testamento, e compose un apprezzatissi- mentava nella preghiera e nell'assiduamo dizionario persiano-italiano .

partecipazione agli incontri salesiani .

ERCOLE MARIA ved . ZACCARIAcooperatrice t a Padova a 73 anni

E' difficile enumerare le opere di bene dalei compiute in pieno accordo col marito,scomparso da pochi anni . Seppe dare unatestimonianza cristiana con sorprendentecostanza e coerenza . La preghiera la di-fese dallo scoraggiamento e dalla solitu-dine : nei quattro anni di malattia, il regalopiù bello che le si poteva fare era portarle ilSignore anche nei giorni feriali .

FARACI sac. LUIGI salesianot a Caserta a 72 anni

Fu apprezzato insegnante di matematica efisica, abile amministratore, e soprattuttoeducatore nello spirito di Don Bosco . Pre-ciso nei suoi doveri, negli alunni mirava acogliere, più che le doti intellettuali, lequalità umane, cercando di svilupparleper formarli integralmente, incoraggiandoi meno dotati e dando fiducia a tutti col suosereno ottimismo. Nutriva vivissima devo-zione alla Madonna, e in confessionale era«il sacerdote della misericordia di Dio» .Tanto più meritevole la sua serenitàquanto più da lunghi anni soffriva di unmale allo stomaco che lo condusse poialla morte .

GHIO GIANTONINO cooperatoret a Cuneo

Oltre che per la famiglia, ricca di sei figli,visse per i malati e gli anziani, mettendo aloro totale disposizione i molti e non co-muni talenti di cui era dotato . Con moltis-simi sacrifici è riuscito a creare una casaper la cura degli anziani, anche per testi-moniare la validità della Fede sul pianosociale . Ora l'opera è affidata al coraggiodella moglie e dei figli . I salesiani del Con-vitto di Cuneo ricorderanno in lui il medicoassiduo e generoso, ammiratore di DonBosco .

LANTERNA CARLA ved . RICCIcooperatrice t a Pavia a 78 anni

Testimoniò fino al termine della sua vita lagenerosa disponibilità al servizio dei biso-gnosi, dei malati, dei bimbi diseredati, cheaccoglieva anche per molti mesi in casaper salvarli da ambienti pericolosi . Era or-gogliosa di associare al suo apostolatol'unica figlia, che amava di tenerissimo af-fetto . In chi l'avvicinava sapeva trasfon-

LEONI ANGELO cooperatoret a Castellanza (VA)

Cooperatore da oltre 40 anni, formò unafamiglia esemplare, in cui regnava unprofondo amore a Maria Ausiliatrice e aDon Bosco . «Questo per la nostra Ausi-liatrice - diceva aprendo il borsellino - ; isalesiani sanno cosa farne» . La fede losostenne nelle sofferenze di una lungamalattia, edificando con la sua profondarassegnazione e con l'espresso desideriodi vedere presto la Madonna «a tu per tu» .

LOSCHIAVO sac. LUIGI salesianot a Catania a 75 anni

«Aveva sortito dalla natura un ingegno vi-vace, una memoria eccezionale, un senti-mento fervido non disgiunto da spiccatacapacità poetica di lettura di ogni avveni-mento anche il più semplice, in controlucecon una trama di valori non effimeri . Loricorderemo per le sue virtù e per i suoiesempi, offerti senza la minima ombra diostentazione, per quel suo essere amicodi tutti, sempre pronto all'ascolto, allacomprensione, al perdono»,

MIGNUCCI ALESSANDRO salesianocoadiutore t a Roma a 79 anni

Fu autista, idraulico, elettricista, provve-ditore, dispensiere: il salesiano che sa faredi tutto . La sua non comune versatilità glifaceva trovare la soluzione pratica ai piùimpensati problemi . E visse di gioia, di ot-timismo : aveva una bella voce, cantò inteatro e nei brindisi conviviali, scrisse mu-sica, rallegrò i giovani e i confratelli . So-prattutto visse con totale fedeltà la suavocazione salesiana, nutrita di preghiera,di meditazione, di amore alla Madonna e divero entusiasmo per Don Bosco.

MILLER JULIEN cooperatoret a Herfelingen (Olanda) a 67 anni

Grazie a lui, che era il più anziano, duesuoi fratelli poterono seguire la vocazionesalesiana (uno in Giappone e uno in Afri-ca) e una sorella diventare FMA (e ora ènello Zaire) . Fu di un animo buono e mite,amico di tutti, sempre attivo in parrocchiae nei vari movimenti cristiani . Don Bosco,don Rua, don Cimatti erano i santi suoiamici, che invocava e imitava, soprattuttonella gioia di fare del bene a tutti .

MORI SCOSCINI GIUSEPPE coopera-trice t a Montione (AR) a 86 anniE' stata una di quelle mamme «all'antica»che con tanta fede, tanto lavoro e tantobuon senso sapevano tirar su grappoli difiglioli. E il Signore l'ha premiata pren-dendone uno dal grappolo per farlo sa-cerdote salesiano. Sempre pronta a do-narsi dove c'era bisogno del suo aiuto,temeva soltanto, specie negli ultimi anni,di essere di incomodo agli altri .

PALESTRO sac. ROMEO salesianot a La Paz (Bolivia) a 66 anni

Nativo di Cagliano d'Asti, diventato sale-siano partì per l'America Latina, ove la-vorò fino alla morte . Ricco d'impegno, di-venne professore di fisica, chimica e spe-cialmente filosofia ; ne fanno fede due suoivolumi che ebbero varie edizioni . Per oltre30 anni occupò posti di responsabilità, e lisostenne con generosa fedeltà, portandogioia ed entusiasmo, senza mai perdere divista la finalità della missione salesiana .Lo dimostrò anche con la prontezza nel-l'accettare le obbedienze più difficili enella santità della sua vita religiosa e sa-cerdotale .

PRUNOTTO GUIDO salesiano coadiu-tore t al Cairo (Egitto) a 49 anniLe case salesiane dell'ispettoria novareselo ricordano come simpatico maestro dibanda, ottimo insegnante e stimato assi-stente. Era ingegnere elettronico, e nel1976 dall'Istituto Agnelli di Torino era sta-to inviato in Egitto . Fu subito apprezzatoper la sua competenza, precisione, gene-rosità, e per l'altissimo senso del dovere .Un collasso cardiaco ha troncato tantefondate speranze .

RESSICO sac. ANTONIO salesianot a Torino a 90 anni

Era nato a Palestro, e si era fatto salesianoinsieme con il fratello don Giacomo . Perlunghi anni si dedicò all'insegnamento,portando nella scuola un vivo spirito sa-cerdotale e un cordiale amore ai giovani .Fino alla veneranda età di 90 anni attesecon zelo al ministero delle confessioni, e siadoprò per promuovere tra gli allievi ladevozione a san Domenico Savio .

SANTI DONZELLI EDVIGE cooperatri-ce t a Gualdo Tadino (PG) a 81 anniGenorosa, affezionatissima alle opere sa-lesiane, fu esempio di rettitudine, di pietàcristiana e di massima discrezione. La ri-cordano sempre disponibile a collaborarealle iniziative di bene, soprattutto a quellepiù silenziose.

ZUNINO RAFFAELE cooperatoret a Varazze (SV) a 79 anni

Lavoratore forte e onesto, fu esempio dibontà e integrità non con le parole ma conla vita . Animato da fede semplice ma pro-fonda, fu lieto che due sue figlie seguis-sero la vocazione religiosa tra le FMA. Concristiana fortezza affrontò la cecità che locolpì negli ultimi sette anni . E' passato allavera vita confortato dalla preghiera dellamoglie e dei figli .

A quanti hanno chiesto informazioni, annunciamo che LA DIRE-ZIONE GENERALE OPERE DON BOSCO con sede in ROMA, ricono-sciuta giuridicamente con D .P. del 2-9-1971 n . 959, e L'ISTITUTOSALESIANO PER LE MISSIONI con sede in TORINO, avente perso-nalità giuridica per Decreto 13-1-1924 n . 22, possono legalmente ri-cevere Legati ed Eredità .

Formule valide sono :

- se si tratta d'un legato : « . . .lascio alla Direzione Generale OpereDon Bosco con sede in Roma (oppure all'istituto Salesiano per lemissioni con sede in Torino) a titolo di legato la somma di lire . . .,(oppure) l'immobile sito in . . . per gli scopi perseguiti dall'Ente, e parti-

colarmente di assistenza e beneficenza, di istruzione e educazione, diculto e di religione» .

- se si tratta invece di nominare erede di ogni sostanza l'uno ol'altro dei due Enti su indicati :

« . . .annullo ogni mia precedente disposizione testamentaria. Nomi-no mio erede universale la Direzione Generale Opere Don Bosco consede in Roma (oppure l'Istituto Salesiano per le Missioni con sede inTorino) lasciando ad esso quanto mi appartiene a qualsiasi titolo, pergli scopi perseguiti dall'Ente, e particolarmente di assistenza e bene-ficenza, di istruzione e educazione, di culto e di religione» .

(luogo e data)

(firma per disteso)

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Borsa : Per espressa volontà e in memoriae suffragio dei defunto Giulio Petronilli L .3 .000 .000

Borsa : In suffragio di Pinessi Margherita, acura di Carla e Alfredo L . 1 .000 .000

Borsa : Don Bosco, patrono di tutta la fa-miglia, a cura di Rossi Margherita, VicenzaL. 1 .000.000Borsa : In ricordo di Don Giuseppe Oldani,Parroco a La Spezia, a cura dell'OperaSalesiana di La Spezia L . 700.000

Borsa : Maria Ausiliatrice e S. GiovanniBosco, in ringraziamento e invocando be-nedizioni sulla famiglia, a cura di N .N .,Trino (VC) L . 300.000

Borsa : Don Di Benedetto Fiori, a cura diLacqua Cesare, Torino L . 200.000

Borsa : Maria Ausiliatrice, santi Salesiani,Papa Giovanni, in suffragio dei miei de-funti, a cura di F .GC., Borgomasino (TO) L .200 .000

Borsa : In memoria di Don Umberto Gar-rone, a cura di Ortensia e Ida L . 179.000

Borsa : S . Giovanni Bosco, in memoria diJole Turco, a cura del Dr. Turco L . 150 .000

Borsa : Per i miei morti, perché con DonBosco ci proteggano, a cura di N .N . L .100 .000

Borsa : Beato M . Rua e Giovanni XXIII, asuffragio di Lodovico Fontana, a cura del-la moglie e dei figli, Pesaro L . 100.000

Borsa: Don Bosco, alla memoria di PellicciGiuseppe, a cura della moglie Filomena,Elmhurst, USA L . 100 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice, Don Bosco,Domenico Savio, a cura di N .N ., Chatillon(AO) L . 100 .000Borsa: Maria Ausiliatrice e Santi Salesia-ni, in ringraziamento e chiedendo prote-zione, a cura di Signorelli Giovanni e Ma-ria, Cassolnovo (PV) L. 100 .000

Borsa: S. Giovanni Bosco, in perenne ri-conoscenza, a cura di Silvio Chiappo, To-rino L . 100 .000

Borsa: Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, invocando protezione, a cura diN .N. Torino L . 100 .00Borsa: Maria Ausiliatrice e Don Bosco, inringraziamento e in suffragio dei genitoriVirginia e Francesco, a cura dei figli Lina,Paola e Sandro L. 100 .000Borsa : San Carlo, in memoria di Carlo Ve-rati, a cura dei cugini di Bologna L .100.000Borsa : Maria Ausiliatrice, S . G . Bosco e S.Domenico Savio, implorando protezione,a cura di Taverna Adriana, Vercelli L .100.000

Borsa : Don Bosco, a cura di De BernardiVanna, Carpazio (IM) L . 100 .000

Borsa : A ricordo e suffragio di GiovanniTagliaferro, a cura della cognata Luisa edei nipoti L . 100 .000

Borsa : Maria Ausiliatrice, per grazia rice-vuta, a cura di Bonari Giuseppe, RancoValcuvia (VA) L . 100 .000

Borrsa : Maria Ausiliatrice e Beato M. Rua,implorando protezione e grazia particola-re, a cura di Frassy Don Luigi, Valsava-ranche (AO) L . 100 .000

Borsa: S . Cuore di Gesù, Maria Ausiliatri-ce, Santi Salesiani, in suffragio di CerinoPietro e Bonino Marta, a cura di BreanRosalia, Brusson (AO) L . 100.000Borsa : Maria Ausiliatrice e S. GiovanniBosco, implorando importante grazia, acura di Sciavarello Anna, Bronte (CT) L .100 .000

Borsa : SS. Cuori dl Gesù e di Maria eSanti Salesiani, in suffragio dei miei de-funti e per la salvezza mia e dei familiari, acura di Lucci Maria, Chiaravalle (An) L .100 .000

Solidarietà missionaria

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, in suffragio del fratello Antonio, acura di Picco Maria, Trino (VC) L . 100 .000

Borsa: Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, in ringraziamento e implorandoprotezione sulla famiglia, a cura di Baudi-no Vittoria, Monesiglio (CN) L . 100 .000

Borsa: A ricordo e suffragio del marito Al-berto, a cura di Baiardi Bianca, Godiasco(PV) L . 100.000

Borsa: S . Giovanni Bosco, in suffragio diRizzo Giovanni e Rosa, a cura di Don Giu-seppe Rizzo, Lanzo (TO) L . 80 .000

Borsa: Maria Ausiliatrice, ringraziando einvocando protezione sulla famiglia, a cu-ra di Coregia Maria, Cermenate (CO) L .70 .000Borsa : Maria, Aiuto dei cristiani e S . Gio-venni Bosco, proteggete me i miei cari, acura di Baldi Maria, Reggio Emilia L .60 .000Borsa : Maria Ausiliatrice, santi Salesiani,in riconoscenza e invocando protezione, acura di Giotto Ins . Maria, Valle Sauglio(TO) L . 60 .000

Bosco, S. Domenico Savio,, a cura diFrancesco Chiara, Torino

Borsa : Maria Ausiliatrice e Santi Salesia-ni, in ringraziamento e attendendo altragrazia, a cura di A . C .

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . Giovanni Bo-sco, proteggetemi, a cura di Parinelli Ada,TorinoBorsa : Maria Ausiliatrice, S . GiovanniBosco e Papa Giovanni, a cura di RatattoBattista e Giuseppina, Torino

Borsa : Maria Ausiliatrice, implorando unagrazia, a cura di De Vito Gabriella

Borsa: Mons. Vincenzo Cimatti, in memo-ria e suffragio di Carlo Fiore, a cura deigenitori e della moglie .

Borsa: Maria Ausiliatrice, aiutami, a curadi Perotti Assunta,Torino

Borsa: In suffragio di mio marito e dei ge-nitori e invocando protezione, a cura diNegrini Evelina, Torino

Borsa: Maria Ausiliatrice e Santi Salesia-ni, ringraziando e invocando protezione, acura delle Sorelle Aymonin, Torino

I vispi ragazzini delle scuole salesiane di Port-au-Prince (Haiti) .

BORSE DI LIRE 50.000

Borsa : Maria Ausiliatrice, Santi Salesiani,invocando protezione sulla mia famiglia, acura di Mariani Margherita, Ascoli Piceno

Borsa : Don Pietro Berruti, a cura di VallinoDott . Giovanni, Leinì (TO)Borsa : Don Bosco, in ringraziamento e asuffragio dei miei cari defunti, a cura diOpet Maria, Perosa Argentina (TO)

Borsa : Don Bosco, a cura di Botto Arnal-do, Asti

Borsa : Maria Ausiliatrice, santi Salesiani,invocando protezione per tutti noi, a curadi De Marie Maria, Vezza d'Alba (CN)

Borsa : Don Bosco e Santi Salesiani, asuffragio delle anime dimenticate, a curadella Famiglia Martina Rita, Bibiana (TO)

Borsa : Maria Ausiliatrice, S. Giovanni

Borse di studio per giovani missionari salesianipervenute alla Direzione Generale Opere Don Bosco

Borsa: Maria Ausiliatrice e S. GiovanniBosco, proteggeteci tutti, a cura di Adria-no, Torino

-

Borsa: Maria Ausiliatrice e S. GiovanniBosco, per grazia ricevuta e invocandocontinua protezione sulla famiglia, a curadi C .S., Torino

Borsa: Don Bosco e S. Domenico Savio,per la pace in famiglia, a cura di Di BiagioDon Ugo, SpoletoBorsa: Maria Ausiliatrice e Santi Salesia-ni, in ringraziamento e invocando prote-zione sui miei cari, a cura di Monge Maria,Villanovetta (CN)Borsa: Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, a suffragio dei miei defunti DonVincenzo e Giuseppe e invocando prote-zione, a cura di Lias Assunta

Borsa: Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, a ricordo di Giovanni Denti e Do-

menica Pasquini, a cura di Denti Maria,Casargo (CO)Borsa: Don Bosco, in suffragio del marito,a cura di Sottopietra Celestina

Borsa: Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, invocando sanità e santità, a curadi Maggi Cairo Ines, Alessandria

Borsa: Santi Salesiani, in suffragio dei fa-miliari defunti, a cura di Achilli RiccardiAngela, S . Maria della Versa (PV)Borsa : Gesù Crocifisso e Maria Ausilia-trice, implorando protezione sulla fami-glia, a cura di Achilli Riccardi Angela

Borsa : Maria Ausiliatrice e S . GiovanniBosco, invocando protezione sui miei figli,a cura di Viola Elcide, ParmaBorsa : Beato Don Rua, in ringraziamentoe in suffragio dei miei defunti, a cura diBonomi Lucia, Ceto (BS)Borsa : Don Bosco, a cura di Picciolini Ze-no, Monterubiaglio (TR)

Borsa : Maria Ausiliatrice e Santi Salesia-ni, in suffragio dei miei defunti e invocan-do protezione, a cura di Mete Angela, So-lero (AL)Borsa : Maria Ausiliatrice e S. GiovanniBosco, invocando protezione sulla fami-glia, a cura di Anna M . e Giuseppe

Borsa : Santi Salesiani, per grazia ricevu-ta, a cura di Falanga Sarina, Roma

Borsa : Maria Ausiliatrice e S. GiovanniBosco, in suffragio di Lambertini AncillaMeraviglia, a cura del marito e dei figli,Magenta (MI)

Borsa : Maria Ausiliatrice, Don Bosco eDon Clmatti, per grazie ricevute, a cura diM .A .P.Borsa : Vergine del Rosario, a cura di Ver-reschi Comm. Otello, Pesci (PT)

Borsa : Maria Ausiliatrice, in memoria esuffragio dei parenti defunti, a cura di Ca-stellino Marianna, Pianfei (CN)

Borsa: Maria Ausiliatrice e Santi Salesia-ni, ringraziando e invocando protezionesulla famiglia, a cura di Pisani GeraciFranca, Corigliano Cal .se

Borsa: A ricordo e suffragio dei parenti eamici defunti, a cura di Reinaudo Dome-nico, Centallo (CN)

Borsa: Maria Ausiliatrice, in ringrazia-mento e invocando protezione, a cura diAvidano Primo, Castagnole (AT)

Borsa : Maria Ausiliatrice, a cura di AimarAssunta, Nichelino (TO)

Borsa : Maria Ausiliatrice, Santi Salesiani,per ringraziare e invocare grazie, a cura diN .N ., Camagna (AL)Borsa : Maria Ausiliatrice e S. GiovanniBosco, in ringraziamento e invocandoprotezione sulla famiglia, a cura di N .N .

Borsa : Don Bosco, a suffragio di P. e V.Lanari e G. Revelli, a cura di Bonelli G .Battista, RomaBorsa : Maria Ausiliatrice, Santi Salesiani,Papa Giovanni, in ringraziamento e invo-cando protezione, a cura di Artono Bice,Milano

Borsa : Maria Ausiliatrice e Don Bosco, insuffragio dei miei cari defunti e invocandoprotezione, a cura di La Lomia Giuseppe,Canicattì (AG)

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Spediz. in abbon. postale - Gruppo 2° (70) - 1 • quindicina

AWISO PER ILPORTALETTEREIn caso diMANCATO RECAPITOinviare a

TORINOCENTRO CORRISPONDENZAper la restituzione al mittente

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Mosè narra ai bimbi di oggi la storia più bellae più antica del mondo : la creazione, Adamoed Eva, Abramo e (sacco, il lungo viaggiodel popolo d'Israele verso la Terra Promessa .La narrazione, illustrata da delicati disegnia colori, si sviluppa come una piacevolissimafiaba, consentendo ai piccoli lettori una immediatainterpretazione del messaggio divino .È un'opera stupenda, che affascineràgrandi e piccini .

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