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CASA PUCCINI - LUCCA E IL RISORGIMENTO - CENTENARIO PASCOLINIANO - IL DUOMO DI LUCCA - HOUSING SOCIALE RIVISTA DELLA FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO DI LUCCA 1| 2012

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piega costola

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4 Casa Museo Giacomo Puccini5 Riaperta al pubblico la casa natale di Giacomo Puccini6 Puccini Museum: i luoghi pucciniani diventano un brand

14 Casa Puccini: cronaca di un restauro19 La Fondazione Giacomo Puccini

20 Lucca e il Risorgimento21 Ritorna sul baluardo della Libertà il busto restaurato di Benedetto Cairoli22 Antonio Mordini e il terzo Partito28 Il Museo del Risorgimento torna a nuova vita31 Lucca e le Mura: itinerari del Risorgimento33 Lucca e il Risorgimento: cinque mostre e un sito web35 Restaurato il piano terra della casermetta San Colombano

36 Centenario pascoliano37 Le celebrazioni per il centenario di Giovanni Pascoli38 Gli interventi per il centenario41 I funerali di Pascoli. Il suo arrivo al cimitero di Barga43 Le città di Pascoli in Toscana

44 Il Duomo di Lucca45 Proseguono i lavori nel Duomo di San Martino 51 La cattedrale di San Martino fra il XIV e il XX secolo53 L’impegno della Fondazione per il Duomo di San Martino

54 Housing sociale55 Housing sociale: assegnati gli appartamenti a canone calmierato56 La Fondazione Casa Lucca59 L’importanza dell’housing sociale

60 FlashIn breve dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca

Marcello Bertocchinidirettore

Marcello Petrozziellodirettore responsabile

Comitato di redazioneGiorgio ToriMarcello BertocchiniMarcello Petrozziello

hanno collaborato a questo numeroMichele Barghini, Gabriella Biagi Ravenni,Leonardo Casini, Patricia Cid, Aldo Intaschi,Aldo Rosati, Alessandro Petrini,

consulenza editorialePublied – Editore in Lucca

progetto grafico ed impaginazioneMarco Riccucci

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© 2012, Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca

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La comunicazione e il legame con il territoriosono due temi importanti. Soprattutto per laFondazione Cassa di Risparmio di Lucca, lacui presenza è diffusa e radicata nel tempo.La nascita di FCRL Magazine, sostenuta dalcompianto amico e collega Romano Silva, siinserisce proprio in questo solco, per ren-dere, cioè, ancora più salda la propria pre-senza. Creare una nuova rivista in cui laFondazione parla di sé e dei tanti progetti incui crede e che ha scelto di sostenere attra-verso l’erogazione dei contributi, significapromuovere un’efficace gestione dei sistemidi relazione e di comunicazione, un tema es-senziale per rafforzare il ruolo che ricopre al-l’interno della comunità locale. Del resto,concetti come trasparenza e modelli di go-vernance richiedono sempre più l’adozionedi sistemi di monitoraggio qualitativo degli in-terventi, che trovano nella comunicazione labase per avviare una consultazione e un dia-logo permanente con il territorio e la sua co-munità di riferimento. E FCRL Magazine èproprio uno di questi strumenti.

EDITORIALE

Arturo LattanziPresidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca

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C A S A M U S E OFCRL CASA PUCCINI

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Dopo sei anni ha riaperto final-mente la casa natale di GiacomoPuccini con l’annesso museoche custodisce le memorie delMaestro. Era il dicembre 2010

quando Simonetta Puccini, nipote diretta eunica erede del grande compositore luc-chese, ha ceduto alla Fondazione Cassa diRisparmio di Lucca l’appartamento di corteSan Lorenzo 9, a Lucca, dove il 22 dicembredi 154 anni fa nacque quello che è conside-rato uno dei maggiori, se non il più grande,operista di tutti i tempi.Con l’acquisto della casa natale di Puccini siè dunque conclusa una lunga vicenda, intes-suta di atti giudiziari e costellata di colpi discena, fra la Fondazione Giacomo Puccini,che fa capo al Comune di Lucca, e Simo-netta. Vicenda che aveva portato a una situa-zione di stallo, culminata con la chiusura dellacasa al pubblico.Oltre all’abitazione, la Fondazione Cassa diRisparmio ha anche acquisito tutti i mobili, gliarredi e i cimeli storici che fanno parte delmuseo. Un’operazione che è costata com-plessivamente 750.000 euro, di cui solo300.000 per l’acquisto dell’immobile. E oral’intero patrimonio è stato concesso in como-dato per 25 anni alla Fondazione GiacomoPuccini, presieduta dal sindaco di Lucca. Lasignora Simonetta Puccini, da parte sua, havoluto conservare la proprietà di alcuni cimeli:nove messaggi autografi di Giacomo Puccininegli ultimi giorni di vita; la partitura autografadella composizione Capriccio Sinfonico; unostemma ovale di Casa Puccini; il ritratto delMaestro dipinto da Luigi Conconi; un lampa-dario a tre braccia e sei luci.Per consentire la riapertura al pubblico dellacasa-museo, la Fondazione Cassa di Ri -sparmio di Lucca ha realizzato un interventodi restauro conservativo e di riqualificazionedel l’immobile costato complessivamente740.000 euro. Progettista e direttore dei lavoriè stato l’architetto Leonardo Casini mentreGlauco Borella è stato consulente per l’allesti-mento del museo.

GIACOMO PUCCINIRiaperta al pubblico la casa natale di Giacomo Puccini

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Puccini Museum: i luoghi pucciniani diventano un brand

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Puccini Museum non è solo unbrand ma è un vero e proprio viag-gio lungo le tracce indelebili la-sciate dal grande compositore inLucchesia, che permette di sco-

prire dall’interno la personalità, il genio e lapassione del creatore di opere straordinarieconosciute ed apprezzate in tutto il mondo.La Fondazione Giacomo Puccini, al cui in-terno partecipano tutti gli enti, le istituzioni, gliistituti culturali legati al Maestro, ha volutocreare questo marchio per concretizzare ilproprio concetto di museo: un percorsoampio, materiale e immateriale, che com-prende i musei già realizzati (casa natale,

Lucca; villa Puccini, Torre del Lago; casaPuccini, Celle dei Puccini - Pescaglia), le altrecase in cui abitò il Maestro (villa Puccini, Chia-tri; villa Puccini, Viareggio) che diventerannopresto visitabili, gli enti preposti alla produ-zione delle opere pucciniane (Teatro del Gi-glio, Lucca; Festival Pucciniano, Torre delLago), i centri per la ricerca pucciniana (Cen-tro studi Giacomo Puccini, Lucca), tutte le ini-ziative legate al nome del Maestro e infine iluoghi che parlano ancora di lui. In pratica sitratta di un’esperienza, di un intero territorioche è un ricco habitat culturale che coinvolgeluoghi magici e profondamente diversi:l’anima cittadina della storica e frizzanteLucca, le verdi colline di Pescaglia, l’influenzamarittima di Viareggio e la magia ispiratrice dellago di Torre del Lago.

LUCCALucca è una città d’arte che nel corso deltempo ha saputo preservarsi e che vanta unpatrimonio storico e artistico di straordinariabellezza. La città romana, la città medievale,la città rinascimentale, la città ottocentesca:di tutte è possibile reperire, nel tessuto viarioed edilizio, una testimonianza. Una passeg-giata nel centro storico – largamente pedo-nalizzato – rappresenta un viaggio senzasoluzioni di continuità attraverso i secoli e lastoria. Al di là delle grandi emergenze monu-mentali – una per tutte le splendide mura cin-quecentesche che racchiudono l’intero cuoredella città – quello che contraddistingueLucca è la sua integrità e la sua vivibilità.Basta guardarla dall’alto, da una delle suetorri, o immergersi nelle strette e animatissimevie, per comprenderne la magia e rimanereconquistati dal suo fascino. Il bianco delmarmo delle chiese romaniche, il rosso aran-ciato dei mattoni dei palazzi due-trecenteschi,il grigio della pietra dei selciati, il verde dellavegetazione che dappertutto fa capolino eche esalta la poderosa massa edilizia dei ba-luardi e delle cortine delle mura che si ergono,quasi irreali, dagli spalti erbosi. Uno spetta-colo la città, soprattutto nei pomeriggi inoltratidi primavera e d’autunno, quando la luce facapolino e si fa più calda e più diffusa.Ricca di strade strette che si aprono, in un al-ternarsi di prospettive improvvise, su chiese,palazzi, torri e campanili, Lucca è una cittàmite, dolce e rigogliosa. Da sempre proiettataverso l’esterno e tuttavia, e forse proprio invirtù di questo, custode gelosa della sua in-tima identità. Un magico insieme di bellezza,eleganza e sobrietà che, nei secoli, ha incan-tato tanti viaggiatori illustri e che continua an-cora oggi a sedurre i visitatori di tutto ilmondo.Questo appeal è probabilmente frutto dellasua storia. Nata come insediamento ligure esviluppatasi come città romana dal 180 a.C.,nel VI secolo, la città divenne capitale del du-cato longobardo per poi svilupparsi nel XII se-colo come comune e poi come repubblica.Nonostante le continue lotte tra guelfi e ghi-

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bellini e le guerre con Pisa e Firenze, conobbeuna notevole fama in Europa grazie ai suoibanchieri e alla produzione e al commercio diseta. A tal proposito, si narra che i ricchi com-mercianti lucchesi dessero sfoggio del pro-prio benessere mediante una vera e propria«gara monumentale»: l’altezza del palazzo erail segno della potenza economica della fami-glia che vi abitava. A parte i periodi nei quali cadde sotto il go-verno di potenze straniere e di tiranni, Luccarimase una repubblica indipendente fino al1805. Fu il 23 giugno 1805 che, per richiestadel Senato di Lucca, venne costituito il Prin-cipato di Lucca e Piombino, assegnato aElisa, sorella di Napoleone Bonaparte, e almarito, Felice Baciocchi. Nel 1815 nacque ilDucato di Lucca, affidato al Duca Carlo Lu-dovico di Borbone con reggenza della madreMaria Luisa, che nel 1847 divenne parte delGranducato di Toscana e, nel 1860, fu an-nesso al Regno di Sardegna.Oggi la città per la sua bellezza e la sua tran-quillità è stata scelta da molti come patria elet-tiva proprio perché è una città a misurad’uomo dove è possibile incontrarsi, passeg-giare sentendo ancora il rumore dei propripassi, godere di una vitalità anche culturale,retaggio della capitale che fu. La campagnapoi è verdissima e ricca di pievi, a testimo-nianza della partecipazione della città alla ci-viltà romanica, ma anche di ville splendide eben conservate. Queste ultime, più di tre-cento costruite fra il XV ed il XIX secolo comealternativa estiva al palazzo di città, rappre-sentano in maniera quasi emblematica quellasintesi di architettura e natura così cara ai luc-chesi.Lucca potrebbe essere definita «città dei te-sori». Le tante chiese romaniche, come SanMichele e il duomo di San Martino rappresen-tano la testimonianza di quel fortunato incon-tro tra due grandi filoni architettonico-culturaliche ebbe luogo nella città tra XI e XII secolo,quando sulle facciate di queste chiese imarmi policromi, le arcate cieche e le sog-gette sovrapposte, caratteristiche del roma-nico pisano, si combinarono con gli interventi

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in rilievo e le tarsie, raffiguranti animali e mostrifantastici, espressione della cultura romanicapadana. Un affollarsi di vita che acquistaun’aura magica di notte, quando l’illumina-zione fa stagliare queste grandi superfici mar-moree dal buio circostante, e le esalta.All’interno del duomo, fra i tanti gioielli, la dolceeleganza del quattrocentesco monumento fu-nebre a Ilaria del Carretto scolpito da Jacopodella Quercia. La basilica di San Frediano sirichiama, invece, alla prime chiese paleocri-stiane romane, delle quali è citazione il grandemosaico duecentesco in facciata. Al suo in-terno uno splendido fonte battesimale (XII se-colo, storie di Mosé) e il bellissimo ciclo diaffreschi (1508) del bolognese AmericoAspertini. Doveroso percorrere almeno untratto della passeggiata alberata delle Murache, dodici metri d’altezza, trenta metri allabase, si sviluppano ancora totalmente integreper più di quattro chilometri e che, con le loroalberature, sono un grande parco pubblicodove i lucchesi si ricreano e fanno sport, e dalquale è possibile godere suggestivi scorcidella città e delle colline circostanti. Vivamenteconsigliato anche un passaggio alla TorreGuinigi, uno dei simboli della città, con il no-tissimo albero sulla sua sommità: la vista è diquelle che non si dimenticano. E poi, di nuovo giù, per raggiungere l’animataVia Fillungo, la via che ospita molte delle piùantiche e blasonate attività commerciali dellacittà. I resti dell’antica arena romana hannogenerato una delle più belle piazze d’Italia:Piazza dell’Anfiteatro. Ma non possiamo noncitare via del Battistero, la via degli antiquari,il cui prestigio ha oltrepassato da un pezzo iconfini nazionali. E poi ancora i musei: quellinazionali di Palazzo Mansi e di Villa Guinigi, ilMuseo del fumetto, il Puccini Museum-Casanatale. Lucca, ha donato alla storia il suo patrimoniomusicale per eccellenza dando i natali nonsolo a Giacomo Puccini ma anche a LuigiBoccherini e Alfredo Catalani. Infatti la musicaa Lucca era, ed è tuttora, il cuore della vitasociale e culturale. Lucca, insomma, offremolte opportunità e per questo è meta di un

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turismo colto, attirato dal suo patrimonio arti-stico e dalla sua storia, ma anche da un con-genito amore per il buon vivere e la cortesia.Turismo attratto da una città che sa daremolto, anche a tavola. Da non perdere: unpiatto di tortelli o di farro, condito con l’ottimoolio di oliva locale, e una fetta di buccellato, iltipico dolce cittadino con uva passa e noci,magari accompagnato da un buon bicchieredi vino rosso delle colline lucchesi e, perchéno, per i fumatori lasciarsi tentare dall’ottimosigaro toscano, ancora oggi prodotto a Luccasecondo l’antica tradizione.A Lucca sono numerosi i luoghi legati alla vitae all’opera del Maestro.

PESCAGLIAPescaglia è un paese delle verdi colline luc-chesi, ai piedi della Garfagnana. Il Comuneabbraccia buona parte degli abitati situati sullezone collinari e montane comprese fra i tor-renti Pedogna e Freddana. Recenti scopertearcheologiche hanno accertato che alcunearee erano sicuramente abitate nel primo mil-lennio a.C.. Notizie certe della comunità sihanno però solo intorno al IX secolo. Qui,nell’abitato di Monsagrati, ha avuto i natali nelXIII secolo Santa Zita, ricordata da Dante nelXXI canto dell’Inferno, e in tempi più recenti lafamiglia di Puccini, originaria di Celle.Ogni volta che si cerca di tratteggiare il rap-porto fra Giacomo Puccini e Pescaglia è na-turale ricondurlo in maniera indissolubile alpaese di Celle. Da lì ebbe origine la famigliadei grandi compositori lucchesi. Una partedella casa che fu dei Puccini racchiude oggi,trasformata in museo, numerosi e preziosi ci-meli che appartennero, un tempo, alla stessafamiglia. È necessario riscoprire e valorizzarela presenza del grande compositore luccheseanche a Monsagrati. La permanenza si pro-trasse per circa due mesi e fu estremamentesignificativa e feconda dal punto di vista arti-stico perché, fra la pace di questa valle e nelsilenzio dei boschi lussureggianti, Puccinitrovò il clima, la serenità e l’ispirazione perportare a compimento il I atto di Tosca e dareinizio all’impianto complessivo dell’opera.

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Giacomo Puccini rimase affettivamente moltolegato alla terra di Pescaglia che custodiscegelosamente il ricordo di questo grande mu-sicista attraverso la sua storia.

VIAREGGIO E TORRE DEL LAGOViareggio ebbe origine da un castello cheLucchesi e Genovesi, alleati contro Pisa, edi-ficarono nel 1172 sulla riva del mare, a difesadella costa e del territorio circostante. Il fortedi Viareggio e la modesta foce del CanaleBurlamacca che gli scorreva accanto assun-sero importanza nel 1441, quando Luccaperse il suo potere sul castello e sull’approdomarittimo di Motrone. Viareggio divenne cosìl’unico sbocco al mare dello Stato lucchese,cosa di cui guadagnò il territorio circostante,peraltro fino ad allora in condizioni di abban-dono. Furono presi provvedimenti e misureper bonificare la palude che orlava la costa,per favorire la crescita urbana e demograficadi quello che stava divenendo un piccoloborgo e per incrementare il traffico alla focedel Canale. Già nel 1480 il movimento marit-timo aveva assunto una discreta importanzae Lucca decise di offrire gratuitamente terrenoa chi decideva di costruire una casa a Viareg-gio. L’inospitalità dei luoghi e l’alto tasso dimortalità dovuto alla malaria ne ostacolaronolo sviluppo e il continuo regredire del marerese scarsamente valido il castello di Viareg-gio come difesa dello scalo marittimo e delleattività commerciali che vi si svolgevano. Perquesto, nel 1534, fu eretta un’altra fortifica-zione: la Torre Matilde, che garantiva una mi-glior protezione e che fece da nucleo attornoal quale si formò un piccolo centro abitato.Nel 1559 fu costruita la prima chiesa, dedi-cata dapprima a San Pietro e, poi, ampliata etrasformata, alla SS. Annunziata. Nel 1617Viareggio fu destinata a sede di Vicaria per lelocalità che fiorivano sulle colline alle suespalle e iniziò a ingrandirsi tanto che, nel1701, il Consiglio generale della RepubblicaLucchese la dichiarò «Comunità», dando agliabitanti il diritto di riunirsi in consiglio per deci-dere i propri provvedimenti.Lo sviluppo di Viareggio, però, procedeva

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vante – lussureggiante di vegetazione, costi-tuita in Parco Naturale con i territori di Massa-ciuccoli (Comune di Massarosa), Migliarino eSan Rossore.Viareggio richiamò gente dalle località vicinee anche molte famiglie nobili lucchesi si sta-bilirono nella zona. Il paese si ampliò, le attivitàdi pesca, cantieristica e marineria velica as-sunsero notevole importanza, tanto che nel1819 la duchessa di Lucca, Maria Luisa diBorbone, decretò la costruzione della primadarsena e nel 1820 elevò Viareggio a rangodi «città». Nel 1822 la principessa Paolina Bo-naparte Borghese, sorella di Napoleone, fececostruire vicino alla riva del mare una graziosavilla, in cui soggiornò negli ultimi anni di vita.Era l’inizio di una nuova stagione per Viareg-gio, quella caratterizzata dall’usanza di bagnidi mare: per la bellezza della spiaggia, per lafelice posizione geografica, per il senso diospitalità degli abitanti, la città si avviava a es-sere un centro balneare rinomato. Nel 1828furono costruiti i primi stabilimenti: il Nereo pergli uomini, il Dori per le signore, in ossequioalla morale del tempo che proibiva il bagnopromiscuo. Intorno al 1860 sorsero grandiosestrutture balneari su palafitte come il bagnoNettuno, il Balena, il Felice, l’Oceano e via viatutti gli altri dal Canale alla Piazza Mazzini.Accanto alle modeste case del popolo si ele-varono quelle signorili e l’espansione urbani-stica si spostò dall’antico nucleo strettoattorno alla Torre Matilde verso il mare e lungola spiaggia. All’inizio del Novecento la città eragià la «Perla del Tirreno», un centro mondano,culturale e turistico apprezzato in tutta Europae caratterizzato da una particolarissima archi-tettura sospesa tra eclettismo e liberty. Oggila città si è notevolmente ingrandita e la suapopolazione supera i 60.000 abitanti. Vivacis-sima località turistica, non solo estiva, è notain tutto il mondo per il suo Carnevale. È attivo centro commerciale, con insedia-menti industriali e artigianali, soprattutto nelcampo della cantieristica navale ma riesceanche a mantenere ricchi spazi vegetativi«vergini» a testimonianza dell’origine e del pro-

con difficoltà, perché nella zona retrostantecontinuava a estendersi una vasta area palu-dosa. Lucca decise di intraprendere una ra-dicale bonifica del territorio, incaricandol’ingegnere veneto Bernardo Zendrini di risol-vere il grave problema. Dal 1741, anno in cuiterminarono i lavori di bonifica, la malaria co-minciò a diminuire progressivamente, fino ascomparire del tutto. Un altro grave problemasorse per il fatto che la vegetazione abbattutanon creava più la protezione per le colturedell’entroterra, violentemente spazzate e dan-neggiate dal vento di mare. Ecco che vennedeciso di innalzare lungo la spiaggia una bar-riera artificiale, una striscia di bosco a pini: lefuture pinete di Viareggio, incomparabile oasidi verde, l’una – quella di Ponente – inseritaora nel tessuto urbano e l’altra – quella di Le-

fondo legame e rispetto mostrato da questaterra nei confronti della natura, di cui esempioimprescindibile è la meravigliosa quiete diTorre del Lago Puccini, perla naturale di tuttala Versilia. Importanti anche i settori dellapesca, con un’attrezzata flottiglia nel caratte-ristico porto che ospita anche le barche deidiportisti e della floricoltura.Viareggio e Torre del Lago rappresentano lamaturità pucciniana, la sua vita da composi-tore affermato. Sono moltissime, anche inquesto caso, le orme del Maestro: come ilmuseo di Villa Puccini a Torre del Lago, la VillaPuccini a Viareggio, che è chiusa al pubblico,e il Gran teatro all’aperto «Giacomo Puccini»a Torre del Lago dove ogni estate si realizza ilrinomato Festival Pucciniano in riva al lagoche ispirò il Maestro.

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La Fondazione Cassa di Risparmiodi Lucca acquista Casa Puccini neldicembre del 2010 con l’obiettivo dirisolvere la situazione di stallo cheaveva determinato la prolungata

chiusura del Museo e la forzata interruzionedelle opere iniziate sei anni prima. L’11 gen-naio 2011 la stessa Fondazione conferisceallo studio CasiniCidArchitetti l’incarico di se-guire i lavori di recupero attraverso la stesuradel progetto architettonico da sottoporre aglienti per l’ottenimento dei necessari permessiautorizzativi, la definizione dei computi per ladeterminazione delle lavorazioni da effettuaree la direzione dei lavori per l’organizzazione ela conduzione del cantiere. Il 18 marzo vieneaperto il cantiere che si protrae senza interru-zioni fino alla fine di agosto e il 13 settembreviene inaugurato il museo.Tutte le fasi sono state concertate e seguitecon l’ufficio tecnico della Fondazione Cassadi Risparmio (Franco Mungai e Angelo Pala-dini), con la Soprintendenza (Antonia d’Aniello,Glauco Borella, Francesco Cecati) e con laFondazione Puccini (Gabriella Biagi Ravenni).

Fasi preliminari – gennaio 2011Casa Puccini a gennaio 2011 si presentacome un cantiere dove sono state sospesele lavorazioni. Le opere completate primadella forzata interruzione comprendono le de-scialbature delle pareti per il rinvenimento deidecori parietali, lo smontaggio delle antichepavimentazioni, le opere strutturali di consoli-damento del palazzo, la stesura dell’impiantotermico e quella, parziale, dell’impianto elet-trico. Mancano le opere di restauro e di com-pletamento. Le prime operazioni perimpostare il progetto e il percorso da seguireconsistono nell’acquisizione delle notizie sto-riche e nell’esecuzione di un nuovo e più pre-ciso rilievo dell’appartamento, per conoscerela consistenza dell’oggetto, inquadrandol’evoluzione del fabbricato, l’entità delle pro-blematiche e la natura degli interventi da in-traprendere.L’appartamento in cui nasce Giacomo Puc-cini è al secondo piano di un antico palazzo

del centro storico di Lucca, all’angolo tra Viadi Poggio e Corte San Lorenzo, nell’area dovela potente famiglia Di Poggio si era insediatagià nel XII secolo con un insieme di case for-tificate e torri che andavano dalla ormai scom-parsa Chiesa di San Lorenzo in Poggio fino aPiazza San Michele. La superficie dell’appar-tamento è nell’ordine di 284 mq calpestabili,distribuiti in 18 ambienti eterogenei per taglioe altezze, organizzati a ferro di cavallo intornoal vano scale centrale del palazzo. La parti-colare articolazione planimetrica rivela chel’appartamento è frutto dell’aggregazione didistinti corpi di fabbrica, individuabili ancheall’esterno per l’aggressiva stonacatura Nove-centesca dei prospetti che ha permesso diriconoscere tre distinte unità, diverse per lascansione muraria e per il disegno delle poli-fore di gusto trecentesco.L’incrocio della scansione di questi prospettie dell’attuale planimetria permette di isolare laantica matrice muraria della casa, in cui si ri-conosce un grande ambiente angolare, tra laVia di Poggio e la Corte san Lorenzo, unadoppia sequenza di grandi vani rettangolari,ovvero i tre ambienti coperti dai cassettonatipiù l’attuale vano scale, e una stretta manicainframezzata da un arco, lungo il chiassetto aest. A questi ambienti si aggiungono quelli sulretro lungo il cortile, probabili regolarizzazionidi distinte superfetazioni. Su questo palinse-sto si sedimentano nel tempo varie tramez-zature aggiunte successivamente peradeguare gli ambienti alle mutate esigenzeabitative. In particolare si segnala la realizza-zione del «quartierino», già documentato nelcatasto redatto intorno al 1820, là dove era ilsalone angolare, ricavato con una serie di ar-dite tramezzature di mezzane in foglio, ap-poggiate sulla più antica pavimentazione inquadruccio lucchese.L’analisi della documentazione catastale rivelacome l’assetto planimetrico dell’apparta-mento a gennaio 2011 collimi sostanzial-mente con quello di inizio Ottocento, salvopiccole differenze, come tamponature diporte, abbattimento di una parete e costru-zione di nuovi tramezzi in forati nell’area dei

Casa Puccini: cronaca di un restauro

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CASA PUCCINI: CRONACA DI UN RESTAURO

servizi, verosimilmente maturate nel fraziona-mento dell’appartamento in due abitazioni in-torno al 1940 e nelle successive opere dirifusione in un’unica unità.Relativamente alla percezione formale degliambienti, risulta evidente che l’appartamentoha perso nel tempo l’aspetto dell’agiata di-mora borghese ottocentesca abitata dai Puc-cini, a causa della sovrapposizione diinterventi manutentivi anche dibasso tenore che ne hanno svilito il caratteree alterato l’immagine. In particolare si osservacome la casa abbia assunto progressiva-mente un aspetto neomedievale, quasi ru-stico in alcuni ambienti, situazione accentuatadall’imbiancatura dei decori

ottocenteschi e della rimozione delle contro-soffittature in cannicciato che il catasto del1820 indica in tutti gli ambienti a eccezionedel salone di ingresso. A fianco di questoaspetto formale, si riscontrano moderateforme di degrado, come le infiltrazioni nelbagno sospeso, la mancata manutenzionedegli infissi esterni oltre a quelle derivate dallaforzata sospensione dei lavori.

Il progetto – febbraio 2011A partire da febbraio 2011 viene redatto il pro-getto architettonico recependo l’impostazionedi quello già sviluppato in precedenza dallaSoprintendenza (Glauco Borella) e dalla Fon-dazione Puccini (Gabriella Biagi Ravenni).

L’obiettivo è quello di recuperare la consi-stenza della casa dove nacque e abitò il Mae-stro, utilizzando come guida la descrizionecatastale del 1820, che ne dà l’esatta artico-lazione planimetrica, completa delle destina-zioni di uso dei singoli vani. La linea diintervento prevede il recupero della spazialitàoriginaria degli ambienti, con la riproposizionefilologica delle situazioni obliterate dai prece-denti interventi edilizi e l’opera di adeguamentofunzionale del museo, con la ridefinizione deiservizi igienici e degli spazi tecnici.Nell’anticamera e nella attigua stanza da lettodove nacque il Maestro, vengono ricostruiti idue controsoffitti prendendo a modello quellirimasti in opera degli ambienti vicini, al fine di

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FCRL CASA PUCCINI

coprire e sanare l’impatto della grossolana erustica soffittatura a travicelli e mezzane, inforte distonia con le tracce riemerse dei de-cori alle pareti. Nel salone di ingresso vieneripristinata la conformazione di un vano portatrasformato in arco, riproponendo su baseanalogica il modello delle altre aperture atti-gue, comprensivo di infisso, in modo da ri-proporre le gerarchie e la spazialità originariadi gusto neoclassico dell’ambiente. La ca-mera sul retro, ora Salotto Ricordi, viene ri-composta con le stondature angolari,prendendo a modello l’unica superstite. Inol-tre si ricostruisce la seconda porta a scom-parsa in copia identica a quella rimasta, di cuisi ripropone anche la tecnica costruttiva. Lastanza che il catasto del 1820 descrive come«salotto da pranzo», trasformata nell’ultimo al-lestimentoin cucina, viene riportata alla sua configura-zione originaria ottocentesca in luogo del-l’aspetto neo medievale che le era stato dato.In particolare si demolisce il rustico focolarecon mostra in legno, evidente alterazione, peraltro murata a cemento, e si introduce unnuovo caminetto di marmo, reperito sul mer-cato antiquario, coevo per stile, provenienzae disegno a quello che lo stesso catasto in-dica in questo ambiente «…e vi è posto uncaminetto di marmo». In un successivo affi-namento in corso d’opera, che richiederà unaspecifica variante di progetto, si decide di ri-costruire la parete documentata nel catastodel 1820, che divideva il «salotto da pranzo»da «una stanza di passo», in modo da ripristi-nare la configurazione ottocentesca dell’am-biente, persa per privilegiare la letturadell’edificio medievale. Le altre opere di restauro previste nel progettocontemplano il recupero di tutte le superficiparietali decorate già descialbate, la puliziaconservativa dei tre soffitti lignei quattrocen-teschi, il ripristino di tutti gli infissi interni alteratida improprie ridipinture, la revisione di tutti gliinfissi esterni, persiane, scuri e finestre, il ri-

posizionamento di tutte le pavimentazioni pre-cedentemente smontate e alcune integrazionicon copie identiche anticate fatte a mano, piùtutte le altre opere di completamento.Alle opere di restauro propriamente intese siaggiungono quelle di riconfigurazione del-l’area tecnica e di servizio, situata nella zonameno caratterizzata e più manomessa dellacasa, che prevedono l’allargamento del di-simpegno e la messa a norma per accessi-bilità ai disabili del servizio igienico deivisitatori, la costruzione di un piccolo vanoblindato per i depositi, l’allestimento di unvano tecnico per raccogliere gli impianti e il ri-pristino del vecchio bagno sospeso sulchiassetto, da destinare al personale. Sem-pre per garantire l’accessibilità ai disabili, perquanto il vincolo monumentale della Soprin-tendenza sull’edificio consenta deroghe totali,è stato adottato un sistema per agevolare ilsuperamento delle ripide scale condominialie permettere l’ingresso al Museo, consi-stente in un montascale a cingoli al posto didue impattanti piattaforme elevatrici. Nella re-visione del progetto impianti (studio Bellandie Petri), per altro già parzialmente stesi, si in-troducono lievi aggiustamenti all’impianto ter-mico, mentre si decidono corpose modifichea quello elettrico, allarme, rivelazioni incendi,tvcc e filodiffusione, per rispondere alle ne-cessità di versatilità richieste dal progettodell’allestimento (Glauco Borella).A fianco di queste opere la FondazioneCassa di Risparmio decide di sostenere aproprie spese anche la riqualificazione dell’in-gresso e del vano scale condominiale. Il pro-getto prevede di ripavimentare l’ingresso delpalazzo, mettere in opera una controporta inferro e vetro, revisionare completamente l’im-pianto di illuminazione e quello citofonico, ri-tinteggiare le pareti e costruire una parete incartongesso con portoncino in legno, copiadi un altro antico presente al piano, in mododa ricavare un piccolo vano dove alloggiare ilmontascale.

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CASA PUCCINI: CRONACA DI UN RESTAURO

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FCRL CASA PUCCINI

Cantiere e direzione lavori - marzo/agosto2011Il 18 marzo viene aperto il nuovo cantiere peril restauro della Casa Puccini, dopo la conse-gna degli elaborati progettuali, l’ottenimentodelle necessarie approvazioni da parte deglienti, la stesura dei computi e la stipula deicontratti con le imprese. In parallelo vengonocompletate le fasi preliminari di coordina-mento della sicurezza (Claudio Bulleri). Ilcrono programma delle lavorazioni viene im-postato per terminare le opere entro fine ago-sto, lasciare posto alla fase esecutiva diallestimento e inaugurare il Museo Casa Na-tale di Giacomo Puccini il 13 settembre, se-condo quanto richiesto dalla committenza, inconcomitanza con la processione di SantaCroce, la più importante festa cittadina del-l’anno. La tempistica a disposizione, sei mesicomprensivi dell’agosto con il relativo fermoapprovvigionamento materiali per le pauseestive, rappresenta un rimarcabile tratto dicomplessità nella gestione del cantiere. Perottimizzare i tempi, evitare periodi di inattivitàe tenere sempre un margine per possibili cor-rezioni in corso d’opera, si imposta il cantierein modo che possano lavorare contempora-neamente gli edili, gli impiantisti e – soprat-tutto – i restauratori. Le rispettive lavorazionisono portate avanti simultaneamente e nonin successione. Secondo un criterio di age-volazione delle movimentazioni interne e diopportunità, si decide che l’edile e gli impian-tisti completino le singole stanze una alla voltae che queste appena terminate venganoconsegnate ai restauratori per il recupero pit-torico, mentre i primi proseguono a prepararel’ambiente seguente. Per questa ragione ilcantiere ha contato sempre un alto numerodi effettivi, con punte di venti presenze simul-tanee giornaliere, comprendendo nel com-plesso, tra gruppo di progettazione emaestranze, circa 60 persone, quantità di as-soluto rilievo per la ristrutturazione di un ap-

partamento di 280 mq, anche se con desti-nazione museale.I turni di lavoro hanno compreso anche i sa-bati mentre le ferie estive sono state concen-trate esclusivamente nei cinque giornilavorativi a cavallo di Ferragosto. La condu-zione della direzione dei lavori è stata agevo-lata dalla professionalità di tutte le impresecoinvolte e dal coordinamento dell’ufficio tec-nico della Fondazione Cassa di Risparmioche ha anche garantito l’approvvigionamentodei materiali in tempi brevissimi, scongiurandoinsostenibili fermo cantiere. Tutti gli affinamentinecessari in corso d’opera, tipici di un lavorodi restauro, derivanti dall’acquisizione di mag-giori informazioni o semplicemente perchénon prevedibili in fase di progetto e redazionecompiuti, sono stati riassorbiti nel crono pro-

gramma aggiornato dinamicamente secondonecessità.Nel mese di settembre, terminati i lavori incasa, si iniziano quelli del corpo scale condo-miniale. Le opere di maggior peso nel cantiereedile, discretizzate in termini percentuali ri-spetto al totale del quadro economico, com-prensivo di tutte le spese relative siaall’operazione di recupero che a quelle di alle-stimento, sono quelle dei restauri dei decorimurari (Lanciani e Martinelli) 18.2%, seguitidalla parte edile (Limpresa) 16.5%, e da quelledell’impianto elettrico, allarme, rivelazione an-tincendio, tvcc (LM impianti) 11.7%. A seguire,restauro parti lignee (Delle Monache) 6.3%,fornitura corpi illuminanti (Bonsignori e Tinti)5.6%, falegnameria (Falegnameria Andrea)4.7%, impianto idraulico (Cavalletti e Bonturi)4.5% e opere in carpenteria metallica (DaviniPrefabbricati) 2.1%. Il rimanente 30.4 % è sud-diviso tra gli allestimenti (Acme 04 e Tappez-zeria Squaletti), le cifre stanziate per il catalogodel museo, i professionisti e altre voci.Il 9 settembre 2011 viene consegnata la finelavori della Casa Natale e del vano scale.

ConclusioniIl cantiere di casa Puccini, per quanto con-tenuto in termini di mera superficie, si è dimostrato molto complesso, per l’entità del -l’oggetto su cui lavorare, per il clima di attesache circondava la riapertura del museo,chiuso per varie vicende già da sei anni, eper la tempistica di otto mesi disposti dallacommittenza. Il raggiungimento del risultato,nei modi e nei tempi previsti, è stato possibilegrazie al proficuo clima di collaborazione e in-tegrazione tra le imprese coinvolte, la dire-zione dei lavori, l’ufficio tecnico dellaFondazione Cassa di Risparmio, la Soprin-tendenza e la Fondazione Puccini.A una settimana dall’inaugurazione, già 3.000persone avevano visitato il Museo casa nataledi Giacomo Puccini.

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traguardi» nell’ambito della realizzazione dellaBiblioteca digitale italiana da parte del mini-stero per i Beni e le attività culturali; nel 2006ha fornito consulenza per la realizzazione deldocumentario Nei luoghi del melodramma –Giacomo Puccini e ha realizzato, presso lapropria sede, la mostra Giacomo Puccini. Im-magini e suggestioni di un successo interna-zionale, in collaborazione con il Comune diLucca e la consulenza del Centro studi Gia-como Puccini. Nel 2008 ha realizzato, in col-laborazione con il Comune di Lucca, ilprogetto didattico Puccini a scuola che hacome obiettivo quello di avvicinare i bambini

delle scuole primarie del territorio alla figura del grande compositore.Nell’ambito delle celebrazioni del 150° anniversario della nascita delMaestro ha progettato e realizzato la mostra Puccini e Lucca. Quandosentirò la dolce nostalgia della mia terra nativa (Palazzo Guinigi 14 giu-gno 2008 – 6 gennaio 2009), in collaborazione con il comitato nazio-nale per le celebrazioni pucciniane e gli enti rappresentati nel comitatostesso, in particolare con il Comune di Lucca.Da questa esposizione è nata una mostra itinerante dal titolo Puccinie Lucca nel mondo con lo scopo di far conoscere il legame di Puccinicon la sua città natale e allo stesso tempo promuovere la città. Lamostra dal novembre 2009 è stata esposta in Cina, a Panama, in Ar-gentina (tournée di 6 mesi), Tirana, Belgrado, Berlino, Bucarest, Sofia.La mostra è attualmente negli Stati Uniti dove è già stata esposta aBoston e proseguirà con un tour toccando le città di San Francisco,Chicago, Atlanta, Pittsburgh e Toronto.

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La Fondazione Giacomo Puccini diLucca è stata istituita nel 1972 dalconsiglio comunale di Lucca e ri-conosciuta con D.P.R. del 1976.La Fondazione ha per scopi statu-

tari «la promozione generale di attività di ri-cerca, di manifestazioni culturali, divulgativee di spettacolo, legate a Giacomo Puccini ealla tradizione musicale lucchese, interve-nendo in particolare negli ambiti della ricercascientifica, della tutela, conservazione e va-lorizzazione del patrimonio culturale pucci-niano, della informazione, formazione ededucazione musicali».Nel consiglio generale della Fondazione sono rappresentate le princi-pali istituzioni pubbliche e private della città e della provincia ed è statamembro del comitato nazionale per le celebrazioni pucciniane (2004-2008).La realizzazione più significativa è stata la creazione (1979) del museoCasa natale Giacomo Puccini in Corte San Lorenzo e la sua gestionefino al 2005. Dal 1974 al 1991 si segnalano inoltre: 16 edizioni delconcorso di canto internazionale per voci pucciniane, allestimenti diopere a Lucca, manifestazioni pucciniane varie. Negli ultimi 10 anni la Fondazione ha partecipato alla realizzazione del-l’evento L’inedito, 18 e 19 maggio 2001, al Teatro del Giglio, con lapresentazione in prima assoluta del cortometraggio The Great MusicianGiacomo Puccini, datato 1924; ha collaborato alle iniziative per la ce-lebrazione del centenario di Madama Butterfly (2004); nel 2005 ha col-laborato al progetto «Giacomo Puccini: dagli anni di formazione ai primi

La Fondazione Giacomo Puccini

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LUCCA E ILFCRL RISORGIMENTO

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Benedetto Cairoli è finalmente ritor-nato sulle Mura urbane. È statoinfatti ufficialmente inaugurato ilbusto che raffigura l’eroe del Ri-sorgimento italiano, garibaldino e

presidente del consiglio dei ministri, che datempo mancava sul Baluardo della Libertà. Il busto, in bronzo, è stato ricollocato sul ba-samento in marmo, dopo un restauro finan-ziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio diLucca ed eseguito da Bruna Mariani, per laparte metallica, e da Massimo Moretti, per ilbasamento. Il restauro del busto di BenedettoCairoli ha fatto parte di un più ampio pro-gramma di lavori promossi e messi a puntodalla Fondazione in occasione del 150° an-niversario dell’Unità d’Italia su numerosi mo-numenti e lapidi risorgimentali presenti un po’in tutta la provincia. Questi gli altri interventi ef-fettuati nel comune di lucca: il busto raffigu-rante Giuseppe Mazzini sul baluardo diS.Regolo, il monumento ai Caduti delle patriebattaglie in piazza XX Settembre, il monu-mento sospeso in memoria del garibaldinoTito Strocchi sotto il loggiato di Palazzo Pre-torio, in San Michele, la statua in onore di An-tonio Mordini a palazzo Santini, sulla facciatache dà su via Battisti, la lapide in onore delmazziniano Adamo Lucchesi nel chiostrodella Casa Pia in Via Santa Chiara, la lapidecommemorativa dedicata ai volontari del1848 e il monumento a Tito Strocchi nel ci-mitero urbano di Lucca.

RISORGIMENTORitorna sul baluardo della Libertà

il busto restaurato di Benedetto Cairoli

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FCRL RISORGIMENTO

Ci sono storie che meritano di essere raccontate, storieche non subiscono l’usura del tempo perché ci parlanodi coraggio, di ostinazione, di responsabilità. L’annoscorso, mentre si avvicinavano le celebrazioni per il 150°dell’Unità Italiana, ho deciso di aggiornare quella che è

stata la mia tesi di laurea e di raccontare la lunga avventura di unuomo, che insieme a migliaia di altri, ha fatto l’Italia. Perché come re-citava una bella canzone di Francesco De Gregori “la storia siamo noi,siamo noi padri e figli, noi che partiamo”.È un uomo, al quale sono particolarmente legato, per almeno tre mo-tivi: il primo è che viene dalla mia terra, Barga, il secondo è che hasempre concepito la politica come vicinanza al territorio, ultimo manon per importanza è che si tratta del bisnonno di mia moglie Ma-rianna. C’è anche un altro motivo: questa storia che comincia ben piùdi 150 anni fa, parla a noi con tratti di straordinaria attualità, descrive,ma lo vedremo in seguito, il coraggioso tentativo di rompere con ilpassato e di costruire una forza politica ingrado di interpretare correttamente i nuoviproblemi dell’epoca, narra il senso di respon-sabilità di chi sopporta una tassa pesantecome quella sul macinato per assicurare unpareggio di bilancio fondamentale per rilan-ciare l’economia dell’Italia.L’uomo di cui stiamo parlando è Antonio Mor-dini, le biografie mettono in fila tutti gli impor-tanti incarichi che ha rivestito nel corso dellasua lunga vita: rivoluzionario, patriota conMazzini e Garibaldi, esiliato per dieci anni,prodittatore in Sicilia, parlamentare di lungocorso, prigioniero politico e galeotto, vicepre-sidente della Camera, presidente della commissione d’inchiesta sulloscandalo della Banca Romana, senatore del Regno, e comunquesempre consigliere comunale a Barga e per lunghi tratti anche consi-gliere provinciale a Lucca.Proveniva da una nobile e ricca famiglia barghigiana e per lui era statodisegnato un futuro da grande professionista. Per questo si iscrisse agiurisprudenza a Pisa, entrando in contatto con quello che fu il suoprimo e mai dimenticato maestro di vita: Giuseppe Montanelli. Così,invece di praticare l’attività forense, Mordini, trasferitosi nel 1843 a Fi-renze, cominciò ad essere un seguace del pensiero democratico epatriottico di Giuseppe Mazzini, insieme con i fratelli Carlo e Seba-stiano Fenzi, Antonio Galletti e Leopoldo Cempini. Tutti giovani, tuttibenestanti, ma idealisti e generosi, sentono la missione al quale èchiamata la loro generazione e l’assecondano, cambiando radical-mente il corso della vita.La passione politica era certamente spinta anche dal vento che attra-versava l’Europa. La rivoluzione del ‘48 fu la prova del fuoco per questiragazzi intrepidi, che scesero in prima linea nelle manifestazioni di

piazza e poi in battaglia sui campi di Lombardia. Mordini fu fra i pro-motori delle manifestazioni fiorentine per la Guardia Civica e poi nelcomitato per la «Società nazionale per la fabbricazione di armi». Il suomaestro Montanelli, alla guida del ministero democratico toscano, lorichiamò a Firenze e Mordini impegnò ogni energia per una costituenteitaliana da convocare a Roma, dopo la fuga di Pio IX a Gaeta nel no-vembre del ’48. Alla fine anche a Firenze, abbandonata da LeopoldoII che si unì al papa sotto la protezione dei Borbone di Napoli, si formòun governo provvisorio nel quale Mordini ottenne il ministero degliesteri e l’interim di quello della guerra. L’esperienza del governo prov-visorio toscano durò poco più di due mesi e non riuscì a conseguireapprezzabili risultati. Innanzi tutto perché si trovò a fare i conti con l’osti-lità delle grandi potenze che non lo riconobbero come legittimo, poiperché si creò una diversità di vedute tra i due triumviri Guerrazzi eMontanelli. Mordini, da parte sua, accettò le direttive più “moderate”che venivano dal governo (ricevendo anche critiche da amici che co-

noscevano le sue idee repubblicane) lavorandoper migliorare i rapporti con le grandi potenze eper intensificare la difesa del territorio.Dopo la fine dell’esperienza democratica toscanaMordini credeva di poter tornare nella sua Barga,ma avuta notizia dell’arresto di Guerrazzi fu co-stretto ad intraprendere la strada di un esilio chesarebbe durato ben dieci anni. L’inizio della Se-conda guerra d’indipendenza, il 26 aprile 1859,determinò per lui la fine dell’esilio: la sentenza dicondanna venne infatti annullata dal governoprovvisorio di Firenze, costituitosi dopo che ilGranduca aveva preferito una nuova fuga dallaToscana, invece dell’intervento a fianco del Pie-

monte, come il popolo fiorentino chiedeva. Mordini rientrò così a Barga a fine maggio 1859, ma già il 19 giugno sidiresse a Livorno e di lì si imbarcò per entrare a far parte, ai primi di lu-glio, del corpo dei Cacciatori delle Alpi. Ma dopo pochi giorni, con leinsurrezioni della Toscana e dell’Emilia Romagna in corso, Mordini rien-trò a Firenze e prese parte al dibattito sull’elezione di una assembleatoscana, composta da 172 deputati. Le elezioni si svolsero il 7 agostoe il patriota barghigiano risultò eletto come uno dei pochi esponentidella sinistra. I primi atti dell’Assemblea furono la dichiarazione di de-cadenza perpetua della dinastia degli Asburgo-Lorena e la votazione,all’unanimità, dell’annessione al Piemonte (20 agosto). L’unione dellaToscana al Regno Sardo avvenne il 12 marzo 1860, quando un plebi-scito decretò con 366.571 voti l’annessione della regione alla Monar-chia Costituzionale del Re Vittorio Emanuele II. Il successivo 25 marzofurono organizzate le prime elezioni politiche per eleggere i rappresen-tanti al parlamento subalpino. Mordini ricevette l’offerta da parte del Co-mitato elettorale della sua Barga a candidarsi. Accettò affermando chela cacciata dello straniero oltre i confini delle Alpi, l’abolizione del potere

Antonio Mordini e il terzo Partito

Nell’ambito del 150° dell’Unità d’Italia,la Fondazione Cassa di Risparmio diLucca ha restaurato il monumento adAntonio Mordini, che domina il Piazzaledel Fosso. Su questo protagonista dellalunga stagione del Risorgimento, chefu amico e prodittatore di Garibaldi inSicilia e successivamente Ministro delRegno, il senatore Andrea Marcucci hascritto il volume Antonio Mordini e ilterzo Partito (Maria Pacini Fazzi editore),dal quale abbiamo tratto alcuni passi.

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ANTONIO MORDINI E IL TERZO PARTITO

temporale del Papa, la conquista dell’Italia meridionale con l’allontana-mento dei Borboni dovevano essere i punti cardine da realizzare. Il 29marzo risultava eletto al ballottaggio quale rappresentante del collegiodi Borgo a Mozzano. Nella lettera di ringraziamento agli elettori affer-mava che il programma unità, libertà, indipendenza era l’unico degnodi tal nome e che non era disponibile a votare provvedimenti di accen-tramento amministrativo (oggi si chiamerebbe statalismo) in quanto «sepossibile è governare da lungi, bisogna sempre amministrar da vicino». Membro del nuovo parlamento subalpino Mordini si trovò subito in mi-noranza nell’ambito della votazione relativa alla ratifica del trattato traPiemonte e Francia del 24 marzo, che sanciva la definitiva cessionedi Nizza e della Savoia alla Francia. La sua posizione era vicina a quelladi Garibaldi: la Francia avrebbe potuto anche occupare i due territori,ma il Parlamento italiano non poteva ratificare un atto che andava indirezione di uno smembramento dello Stato, la cui unità era chiamatoa costruire.Nel frattempo il 29 maggio 1860, Garibaldi, alla testa della spedizionedei Mille, parte da Quarto. Il patriota barghigiano raggiunse il Generale

il 7 giugno e venne nominato immediatamente tenente colonnello e,nel contempo, presidente del Consiglio di guerra a Palermo. Ma dopopochi giorni Garibaldi decise di nominarlo prodittatore dell’isola, alposto di Agostino Depretis. Mordini fu così a capo di un governo, chefin da subito si prefisse l’obiettivo di applicare norme che si adattas-sero alla Sicilia. «Mentre Depretis – ha notato giustamente il Rosi – ri-mase sempre un continentale, Mordini si fece siciliano». Nellarelazione, presentata il 18 novembre 1860, si davano indicazioni con-trarie all’accentramento amministrativo e si chiedeva il rispetto dell’au-tonomia siciliana: la posizione geografica, la storia di quella terradovevano costituire per il governo di Torino elementi tali da lasciareagli isolani la possibilità quanto meno di gestire in prima persona ma-terie quali i lavori pubblici, la pubblica istruzione, gli istituti di credito. Ilplebiscito del 21 ottobre, che vide la partecipazione dello stesso pro-dittatore proclamato cittadino onorario di Palermo, sancì l’annessione.Come si ricava da varie lettere scritte a Garibaldi, Mordini fu contentodel risultato, ma allo stesso tempo si diceva preoccupato della pos-sibilità che i piemontesi finissero per vanificare tutto il lavoro da lui

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FCRL RISORGIMENTO

svolto nell’isola: per questo auspicava che il Generale, all’atto di de-porre i suoi poteri nelle mani del Re, richiedesse con decreto specialeil rispetto degli atti della sua prodittatura siciliana.In occasione delle elezioni politiche per il rinnovo della Camera dei de-putati del 27 gennaio 1861, le prime dell’Italia unita, decise di candi-darsi nel collegio di Palermo II, nonostante l’invito ricevuto dai propriconcittadini di presentarsi nel collegio elettorale della sua terra. Il 18febbraio così si apriva a Torino l’ottava legislatura, la prima del Regnod’Italia: la Camera uscita dalle elezioni politiche era a totale appannag-gio dei moderati: su 443 deputati infatti, soltanto poco meno di centopotevano essere considerati di opposizione al governo. Mordini andòa sedersi a sinistra, nelle file garibaldine, e cercò di impegnarsi in vistadel completamento dell’unità nazionale. I primi mesi da deputato nonfurono facili, poco propenso com’era all’arte del compromesso. Lostesso Garibaldi, osannato sui campi di battaglia, all’interno dell’aula

parlamentare subiva continue critiche, provocando profondo dispia-cere in Mordini. Tuttavia comprendeva come fosse difficile anche perGaribaldi competere con la scaltrezza di un Cavour. «Egli – scrivevaMordini all’amico Fabrizi parlando del Generale – non è uomo da Ca-mera e alla Camera sarà sempre battuto».Nel frattempo caduto il governo di Bettino Ricasoli, entra in caricaquello di Urbano Rattazzi, che si mostrò ben più rigido nel contenerele richieste dei garibaldini, tanto da dichiarare lo stato d’assedio in tuttoil sud e di sciogliere le associazioni democratiche, attribuendo pienipoteri al prefetto di Napoli La Marmora. Questo “giro di vite” coinvolseanche Mordini e i suoi colleghi, i quali il 27 agosto del 1862, mentrestavano per imbarcarsi da Napoli per Genova, vennero arrestati e con-dotti nelle carceri di Castel dell’Ovo. L’accusa rivolta loro, come sep-pero solo due giorni dopo, era di essersi recati in Sicilia per favorire laguerra civile. Ironia della sorte: Mordini era contrario al progetto di Ga-

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ribaldi di intraprendere dalla Sicilia una nuova spedizione, questa voltasu Roma, per cacciare papa Pio IX. Progetto che fu comunque re-spinto dall’esercito regio sull’Aspromonte, provocando il ferimento ela prigionia di Garibaldi nel carcere del Varignano, a La Spezia.La detenzione di Mordini invece durò un mese, dal carcere il patriotascrisse varie lettere al presidente della Camera Tecchio, lettere chel’amico Bargoni pubblicò su “Il Diritto”, riaffermando l’assoluta incosti-tuzionalità dell’atto commesso nei confronti dei tre deputati. La libera-zione dei deputati avvenne il 6 ottobre, in virtù dell’amnistia concessadal Re. Il contegno tenuto da Mordini in questa difficile situazione fumolto apprezzato anche dai moderati che cominciarono a impegnarsiper portarlo dalla loro parte. Il patriota barghigiano scelse però di ri-manere nelle file della sinistra, anche se proprio in quella fase si evi-denziarono chiare differenze all’interno dello schieramento. Inoccasione infatti delle discussioni sui provvedimenti fiscali del nuovo

governo Farini, la posizione più conciliante di Mordini, ma anche diCrispi, si diversificò da quella più radicale espressa da Bertani. L’opi-nione di Mordini, era che non si dovesse aprioristicamente votare con-tro un nuovo ministero, seppur moderato, ma giudicare i fatti concretie le sue scelte, questo atteggiamento di responsabilità sarebbe statoun gesto che avrebbe giovato alla stessa Sinistra, perché avrebbeabituato il paese e lo stesso Re a considerarla forza in grado di potergovernare e a mettere in condizioni quest’ultimo di poterle affidare leredini del potere. Gli uomini della Sinistra inoltre dovevano impegnarsiper battere i moderati con gli strumenti formulati nella costituzione, al-trimenti sarebbe stato giusto restare fuori del Parlamento. Mordini so-steneva che la forza rinnovatrice della Sinistra doveva consisterenell’esaltare i principi di libertà e di eguaglianza e nella tutela dei dirittidei popoli. Comincia così una frattura che con il tempo diventa insa-nabile. Di fronte all’impasse politico infatti il barghigiano iniziava a ma-

ANTONIO MORDINI E IL TERZO PARTITO

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FCRL RISORGIMENTO

turare la propria strategia politica indirizzata a condurre la Sinistra algoverno del Paese.Questa posizione non significava ricerca di un nuovo ruolo nel breveperiodo, ma semmai la ricerca di un diverso metodo di lotta parlamen-tare: «Io dico: noi dobbiamo rimanere opposizione, al presente nondobbiamo pensare, sì all’avvenire. Combattiamo il Ministero, ma noncon frivolezza di ragioni e senza aver terreno sodo sotto i piedi. Aspet-tiamo gli atti ostili dell’interesse generale del paese, ostili all’interesseparticolare del paese e le grandi occasioni». Era in sostanza un ruolod’opposizione attiva, di stimolo critico mai preconcetto che Mordinichiedeva. Un ruolo che avrebbe permesso al partito di rendersi piùcredibile e autorevole per poter «rendere possibile il trionfo legale dellenostre idee» dato che «le difficoltà sono anche troppo grandi e noidobbiamo procurare di diminuirle e superarle, non già di accrescerle». Era comunque consapevole di come questo suo atteggiamentostesse, nei fatti, dividendo la Sinistra ma decise di andare fino in fondo,come dimostra una lettera inviatagli da Civinini, direttore del foglio “IlDiritto”, che all’inizio del 1863, gli scriveva: «Senti: se non arrischiamoa costituire un partito democratico che rispetti il buon senso e la libertà,finiremo male. E codesto partito tu puoi costituirlo, e devi farlo». Daqueste considerazione parte l’idea del ‘terzo partito’, concepito cometentativo di una prima radicale modifica del sistema politico del Regno.Un tema, quello lanciato da Antonio Mordini, che tornerà ciclicamentesulla scena italiana, anche con l’avvento della Repubblica. Anzi a scor-rere i documenti dell’archivio del patriota barghigiano sembra di calarsinell’attualità delle cronache parlamentari. Tanto che chi oggi cerchi dimisurarsi sulla fondazione di pensieri politici nuovi, in grado di modifi-care il sistema politico, deve senza ombra di dubbio tornare a meditaresulla lezione di Antonio Mordini. In ogni caso Mordini rimase legato a Garibaldi e non mancò di fare deitentativi per convincere il Generale ad accettare di tornare in Parlamento.In una lettera a lui rivolta, dopo aver espresso «il profondo rincrescimentoprovato nel trovarmi di avviso differente dal vostro sulla questione delladimissione dei Deputati», e aver riconosciuto comunque «la nobiltà deisentimenti e la grandezza d’animo che v’indussero a ritirarvi dalla Ca-mera», riconfermò come la presenza nell’aula parlamentare avrebbe si-gnificato «protesta, e non già acquiescenza ovvero complicità».Invitava quindi il Generale a ripensare alla sua decisione: «Io speroche, malgrado questo mio dissenso da voi sopra una questione ditanta importanza, voi vorrete considerarmi sempre quale uno tra i piùfedeli e devoti amici vostri. Dal canto mio non vi rincresca avere laconferma della mia ammirazione, del mio affetto, della mia ricono-scenza e come italiano e come Mordini, perché se il mio nome non èinteramente ignoto, ciò lo debbo a voi che voleste contro ogni miomerito onorarmi della vostra fiducia. Anzi il pensiero di tante bontà vo-stre e la ricordanza d’essere stato rappresentante vostro e consiglierenegli uffici di Stato m’incoraggia a pregarvi di accettare il mandato diDeputato che vi è stato conferito nelle ultime elezioni».

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Il problema, come purtroppo è avvenuto molte altre volte nella storiapolitica del nostro Paese, era rompere con il passato. Era in sostanzagiunto il momento di affrontare i problemi concreti che attanagliavanoil giovane Stato nazionale: non più parole ma concrete riforme: «Vi pre-ghiamo di lasciare fra i ricordi delle nostre generose passioni giovanilile vaghe formule di un linguaggio che non ha senso in politica, le apo-strofi alla libertà e le figure retoriche dei proclami rivoluzionarii» perchéil tempo attuale «chiede un programma di relazioni esterne, di governo,di riforme economiche; chiede idee, non parole; chiede leggi e nondiscorsi ed interpellanze». Era giunto il momento che si costituissenella Sinistra; “una scuola essenzialmente sperimentale». E l’esigenzadi tagliare definitivamente con il passato era molto chiara: «Se la Sini-stra torna anche questa volta alla Camera col proposito di ripetere lesolite indigeste e rifritte declamazioni, di dimostrare per la centomille-sima volta che la rivoluzione del sessanta fu la più bella cosa di chenarrino le storie, di presentare oggi una petizione di 10 mila donne pelritorno dell’esule, domani un’interpellanza sulle relazioni dell’Italia collarepubblica di Liberia; se la sinistra continua ad essere indisciplinata,contraddittoria, nebulosa e dogmatica; francamente la sinistra farebbemeglio di non presentarsi al Parlamento, e noi faremmo meglio a ri-nunciare ad ogni azione nella politica del paese».Così Mordini rivolgendosi agli elettori di Borgo a Mozzano per soste-nere il proprio partito in occasione delle elezioni suppletive, volle riba-dire il definitivo distacco della Sinistra costituzionale dal vecchio Partitod’Azione auspicando che questa trasformazione potesse favorirenuovi propositi anche nella Destra: «La Sinistra parlamentare ricono-sce, come base fondamentale del diritto pubblico nazionale, il plebi-scito. Essa ha giurato lo Statuto. È dunque partito di opposizionemonarchico-costituzionale. La Sinistra vuole l’impero della legge uni-versalmente consentito, e lo spontaneo ossequio dei cittadini al prin-cipio d’autorità. È dunque partito di ordine e di libertà. La Sinistra vuolein tutte le questioni di governo e di pubblica amministrazione applicata,per via di naturali e logiche gradazioni, la gran legge che dice ai popoli:Avanti, avanti sempre. È dunque partito di riforma e di progresso». Aquesto indirizzo seguì una nuova lettera rivolta questa volta agli elettoridel terzo collegio di Palermo, nella quale Mordini delineò il programmadella Sinistra parlamentare: unità e libertà, fedeltà alla monarchia, ri-forma di tutti i rami dei pubblici servizi, economie nelle spese, forte im-pegno per il raggiungimento del pareggio di bilancio; nessunapregiudiziale avversione, rispetto dei trattati, alleanza con Francia e In-ghilterra in politica estera.Nasce così il terzo partito, che da subito , ricevette aspre critiche siada destra che da sinistra: lo stesso Presidente del Consiglio Menabreaespresse la propria contrarietà ad una divisione della Camera diversadal bipolarismo. Un tentativo coraggioso destinato però a non andarein porto, e a non completare quell’opera di trasformazione dei partitiche, come detto, costituiva la ragion d’essere dei ‘terzisti’. Animatodalla necessità di portare avanti una politica di riforme e di favorire il

raggiungimento del pareggio del bilancio, il terzo partito finì per legarsiin maniera sempre più stretta al Ministero Menabrea, determinado cosìla fine della propria esperienza.Tassa sul macinato e Regia cointeressata dei tabacchi costituirono idue perni della politica finanziaria portata avanti dal Ministro Cambray-Digny col decisivo apporto del Terzo Partito. Certamente i “terzisti”erano consapevoli, per ciò che riguardava soprattutto la tassa delmacinato, dell’impopolarità della misura, ma erano altresì consapevoliche il primo impegno del governo doveva essere quello di salvare ilpaese dal tracollo finanziario. Le polemiche sull’odiosa tassa ridus-sero sensibilmente le fila del giovane raggruppamento, che si assot-tigliò ancor di più allorché Mordini e Bargoni decisero di assumeredirette responsabilità di governo. Essi infatti entrarono nel terzo mini-stero Menabrea, formatosi il 13 maggio 1869, ministero che, seb-bene nato tra mille difficoltà, voleva presentarsi come governo diconciliazione. In realtà il terzo Ministero Menabrea ebbe un’esistenzamolto travagliata, rimanendo in carica soltanto sei mesi. E così la suaaffrettata conclusione (dicembre 1869) provocò una irreversibile crisidel Terzo Partito.Tramontata definitivamente la speranza di incidere attivamente sul qua-dro politico, a Mordini rimase comunque un grande prestigio che loporto a rivestire importanti incarichi istituzionali. Dal 1872 al 1876 daprefetto di Napoli dovette affrontare i problemi posti dal banditismo edalla malavita organizzata. Di Mordini infatti il primo allarmante reso-conto al ministro dell’interno Minghetti “sul preoccupante aumentodelle attività criminali della camorra, nonché l’incremento dei suoi rap-porti di affari illeciti con esponenti dei più elevati strati sociali”. Fu an-cora una volta uomo delle istituzioni super partes quando vennechiamato a presiedere la commissione d’inchiesta sul primo grandescandalo del Regno d’Italia, quello della Banca romana. Inutile sotto-lineare anche in questo caso le analogie con il presente: a causa deicrediti eccessivi concessi all’industria edile della capitale, la circola-zione cartacea prodotta dalla Banca Romana superò di 65 milioni il li-mite legale. Buona parte della circolazione eccedente (inclusebanconote false per 40 milioni emesse in serie doppia) fu utilizzata perprestiti politici a deputati e ministri. In un contesto potenzialmenteesplosivo per tutta la classe politica, nel 1893 il presidente del Con-siglio Giolitti si vide costretto ad costituire una commissione parlamen-tare, la cui presidenza venne offerta proprio al patriota barghigiano.Infine, quasi contro la sua volontà, nel 1896 Mordini viene nominatoSenatore del Regno.Morì a 83 anni a Montecatini nel 1902 e tre anni dopo l’amico GiovanniPascoli lo ricordò all’inaugurazione a Barga del monumento in suoonore. Scritta dal grande poeta anche l’epigrafe alla base della statua:“Senatore, XIV volte rappresentante del popolo, una volta di Garibaldidittatore, nell’anno in cui combatterono i Mille, fu dei più eloquenti asuscitare l’Italia nuova dalle memorie dell’antica, uditelo o cittadini, chedal bronzo perenne pronunzia sempre “io vi dico di serrare le file”.

ANTONIO MORDINI E IL TERZO PARTITO

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Il Museo del Risorgimento torna a nuova vita

Se potessimo viaggiare istantanea-mente all’indietro nel tempo,quanti di noi deciderebbero di ri-trovarsi nel bel mezzo della batta-glia di Curtatone e Montanara?

Difficile a dirsi; eppure questa esperienza po-trebbe diventare realtà, grazie alla riaperturadel Museo del Risorgimento voluta dalla Pro-vincia di Lucca e resa possibile da un finan-ziamento congiunto della Regione Toscana edella Fondazione Cassa di Risparmio diLucca. Questa prospettiva, del resto ancora allo sta-dio di ipotesi, sarebbe naturalmente solo unasimulazione virtuale della celebre battaglia. Diorigine controllata saranno invece i numerosicimeli che la mostra offrirà ai visitatori che sipresenteranno a Palazzo Ducale, in Cortiledegli Svizzeri. Rimasto chiuso e in uno statodi sostanziale abbandono negli ultimi tempi, ilMuseo ritorna ora a nuova vita; ma in realtà lasua storia comincia molto prima. Correva l’anno 1925 e nel fortilizio di PortaSan Donato vedeva la luce il “Museo dellaGuerra”. La guerra era naturalmente, ma nonsolo, la Grande Guerra, i cui ex combattentie reduci avevano voluto raccogliere tutto ilmateriale storico reperibile dal Risorgimentoin avanti. Ben presto la sede aveva potutogiovarsi delle prime donazioni importanti, tracui la famosa Bandiera dei Carbonari di cui sidirà diffusamente più avanti. Con l’accrescersidei reperti, cresceva anche l’importanza dellamostra; ragion per cui, nel 1929, GaleazzoCiano in persona inaugurava la nuova sededi Villa Guinigi, dove il materiale poté trovarepiù comoda e adeguata sistemazione. A que-sto stadio, il museo godeva di quattro sezioni,una dedicata al Risorgimento (la più ricca),una ai cimeli più strettamente garibaldini (let-tere autografe di Garibaldi, armi, uniformi edocumenti dell’epoca), una alla Prima GuerraMondiale e una ai corpi armati nazionali, men-tre una quinta sezione, incentrata sulle guerrecoloniali, non venne mai completata. Le for-tune dell’allestimento non conobbero sostenemmeno dopo la caduta del regime, anzi, lamostra continuò la sua espansione fino al

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1951 quando la Soprintendenza acquistòVilla Guinigi dal Comune e “sfrattò” l’esposi-zione – che di fatto risultò poi praticamentesmantellata. Infatti fu proprio in questo periodo che il ma-teriale, abbandonato in armadi e bauli, comin-ciò lentamente a degradarsi e a necessitaredi quelle operazioni di restauro che più tardiavrebbero impegnato a lungo gli esperti.Quando perciò attorno al 1985 l’Associazionenazionale combattenti e reduci, sezione diLucca, decise di riportare il museo agli antichisplendori, la prima operazione fu d’inventario

mentre si versava qualche lacrima sui cimeliirrimediabilmente compromessi o addiritturaandati perduti.Tuttavia, grazie alla tenacia degli appassionatie dei sostenitori, a partire dal 1989 potevadirsi cosa fatta la rinascita del nuovo museodel Risorgimento dalle ceneri del museo dellaGuerra, con i reperti storici sistemati in techein vetro, più adeguate. E così è stato a lungo,ma neanche una denominazione nuova e piùpoliticamente corretta ha impedito che ilmuseo seguisse la sorte, o quasi, del suopredecessore: nonostante qualche tentativodi rivitalizzazione, fu decisiva una riduzione dispazio – e ancora una volta il contenuto dellesale finì accatastato in attesa di tempi migliori.

Adesso finalmente pare arrivato quel mo-mento. I necessari interventi di restauro deireperti, cominciati grazie ai finanziamenti delministero per i Beni culturali e della Fonda-zione Banca del Monte, per volontà dell’As-sociazione nazionale combattenti e reduci,dell’associazione AssoArma e della Soprin-tendenza, sono poi proseguiti nell’intento direndere nuovamente accessibile l’intero re-pertorio di cimeli al pubblico nel più brevetempo possibile. Per questo, mentre le salevengono rimodernate e risistemate, la colle-zione è stata spostata altrove, in modo da

lustrerà gli eventi principali per Lucca e perl’Italia fino al 1870. La seconda si focalizzeràsulla figura di Tito Strocchi, e più in generalesul materiale garibaldino, mentre la terza co-stituirà un focus sulla Grande Guerra. L’assor-timento garibaldino davvero variegato,nonostante la distanza che ha sempre sepa-rato Lucca dall’eroe dei due mondi, dipendedalla figura del già citato Strocchi, luccheseincaricato di mantenere i contatti tra Garibaldie Mazzini quando ormai i rapporti tra i due sierano notevolmente raffreddati. Il ruolo delconcittadino è tale che si è pensato di utiliz-

poter effettuare gli interventi che in prima bat-tuta hanno riguardato soprattutto il seggio diAntonio Mordini, prodittatore di Garibaldi in Si-cilia e senatore nel primo parlamento italiano,e la giubba rossa e il berretto di Tito Strocchi,giovane garibaldino lucchese, insieme ad al-cune lettere dello stesso Garibaldi. La struttura del museo dunque verrà ampliatae rinnovata completamente, con spazi utiliz-zati anche come bookshop e per la diffusionedi merchandising legato al museo. Accantoall’ingresso, una sala multimediale permetteràla proiezione di un filmato sui principali acca-dimenti legati alla storia dell’Unità d’Italia. Trale sale del museo vere e proprie, una sarà de-dicata a una linea del tempo che dal 1815 il-

zarne la figura come chiave di lettura del Ri-sorgimento lucchese. Una buona parte dello stanziamento è statadedicata al restauro. Tessuti e carta sono par-ticolarmente soggetti a deterioramento, e par-ticolare attenzione è stata prestata a renderenuovamente fruibile dal pubblico la bandieradei Carbonari e il carteggio di Garibaldi. Labandiera detta dei Carbonari, in particolare, èun reperto notevolissimo in quanto risalenteagli anni Trenta dell’Ottocento; venne portataa Milano dai volontari lucchesi, e la scritta chevi compare (“Italia libera, Dio lo vuole”), com-pare anche sulla monetazione del governoprovvisorio lombardo instauratosi dopo leCinque Giornate. Per questo la bandiera è

IL MUSEO DEL RISORGIMENTO TORNA A NUOVA VITA

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detta anche delle Cinque Giornate, termineforse più appropriato visto che i carbonariavevano come riferimento non il tricolore at-tuale ma una terna formata dall’azzurro, dalrosso e dal nero, con altri significati simbolicirispetto a quelli che siamo abituati a cono-scere. Il carteggio di Garibaldi, invece, restau-rato da Carlo Mori con gran dispendio ditempo e denaro, consiste, oltre ad una seriedi cartoline, in un autografo dell’eroe risorgi-mentale spedito quando Garibaldi era a Ca-prera. Sottoposta a cure particolari anche labandiera della Guardia civica lucchese; tuttiinterventi che hanno richiesto risorse non in-differenti a causa dei numerosi guasti deltempo e dell’incuria.Tra i pezzi da esposizione offerti lungo il per-corso, molti appartengono all’eroe luccheseCarlo Del Prete, di cui è conservata per interola tuta di volo. Numerosissime le armi: mo-

schetti e fucili di varie epoche e fatture, alcunianche di origine araba, sciabole risalenti alSeicento e al Settecento, mortai, bombe amano, elmetti, diverse pistole, maschere an-tigas. A completare il tutto, per permettere anche aidiversamente abili di usufruire del materiale,un apposito piano di accesso e schede di let-tura in Braille consentiranno loro la visita.

TITO STROCCHIStrano destino quello di Tito Strocchi, re-sponsabile postumo di ben due scioglimentiforzati dell’amministrazione comunale diLucca, ferocemente anticlericale in nomedell’indipendenza dello Stato nazionale e ria-bilitato oggi che la crisi degli Stati centralizzatiha sterilizzato proclami in altri tempi rivoluzio-nari. Nato nel 1846, dopo aver frequentatol’Istituto d’Arte, il giovane Strocchi si iscrissea Giurisprudenza a Pisa, dove riuscì a laure-arsi tra mille sforzi complicati da una propen-sione non comune sia per la poesia che perle feste. Costretto a un praticantato di quattroanni, se ne stancò in fretta e si buttò nei moti

insurrezionali dell’epoca. Dopo essere statoarrestato nel 1867 in seguito alla fallita spe-dizione per la liberazione di Roma, partecipòalla battaglia di Mentana e fu portato prigio-niero in Francia. Di ritorno a Lucca, si dedicòalla letteratura e al giornalismo, avvicinandosia Mazzini e alle posizioni repubblicane. Nel1870, come capo dell’Unione RepubblicanaUniversale di Lucca, cospirò, con l’appoggiodi Mazzini, per la sollevazione del territorio traLucca e Pescia, ma senza successo. Morìdi tisi nel 1879. Venne sepolto nel campo-santo lucchese, tra mille proteste, a causadella sua dichiarata adesione al cosiddetto li-bero pensiero, tanto che il prefetto, di frontealla giunta di Lucca che non procedeva,sciolse l’amministrazione comunale. L’episo-dio si ripeté pressoché identico in seguito altentativo di erigere una stele sul luogo dellasepoltura.

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Lucca e le Mura: itinerari del Risorgimento

Questa mostra ha inteso ripercorrere, attraverso lo studiodella genesi, delle vicende e del destino di alcuni monu-menti cittadini, le diverse fasi del Risorgimento italianomettendo anche in evidenza i modi diversi con cui i luc-chesi percepirono e interpretarono il messaggio unitario

nel periodo compreso fra il 1861 e la fine dell’800. Al centro di questa vicenda campeggiano le mura che i Baciocchi,con il decreto n. 36 del 18 ottobre 1810, avevano affidato alla curae alla manutenzione – negandone però il possesso – del municipiodi Lucca. Quando, nel dicembre del 1863, si cominciò a parlare diuna loro possibile vendita (essendo le mura confluite fra i beni appar-tenenti al Demanio nazionale come tutti gli altri incamerati al momentodell’annessione degli Stati dell’Italia centrale al Regno sabaudo), leautorità cittadine presero subito contatti con quelle centrali per uneventuale loro riacquisto. Continuarono poi le medesime trattativecon la “Società anonima per la vendita dei beni demaniali” apposita-mente costituita per anticipare allo Stato, sopraffatto da un imponentedebito pubblico, una cifra annua corrispondente al valore degli im-mobili che avrebbe dovuto immettere sul mercato. Dopo lunghe trat-tative, infine, fissato il prezzo d’acquisto a £. 112.350 (dopo le107.000 previste inizialmente), le mura vennero ricomprate dal Mu-nicipio con l’atto stilato, il 26 agosto 1866, presso il notaio CesareGherardi. Un buon affare, quindi, valutando la loro imponenza e con-siderando che Firenze l’anno precedente aveva pagato le propriemura (per poi distruggerle per dare avvio al piano Poggi) £. 200.000e che Livorno poté riacquistare un’ampia parte delle sue fortezze nel1889 per £. 70.0001. L’atto d’acquisto lucchese del 1866 costituì ilprimo passo fondamentale del lungo processo di riacquisizione dellastruttura difensiva cittadina terminato formalmente solo il 19 agostodel 1870 con la pubblicazione della legge n. 5703 nella Raccolta Uf-ficiale che approvava la vendita di beni stabili a trattativa privata e incui erano incluse anche le mura di Lucca2. Esisteva, comunque, unnotevole divario fra quanto premesso nel contratto relativamente allavendita totale delle mura e la descrizione delle particelle inserite nel-l’atto che riguardavano soprattutto l’area degli spalti. Non c’era perciòcorrispondenza fra la porzione di mura effettivamente comprata equella “taciuta” all’interno dell’accordo. Questa anomalia di far rientrarenel contratto solo quelle aree che non erano state assegnate, in pre-cedenza, in uso al Comune, non poteva – come osserva Enrico Ro-miti – essere accidentale ma il prodotto di un’intesa fra la “Societàper la Vendita dei Beni Demaniali” e il Comune probabilmente per ab-battere il prezzo di stima. L’atto di compravendita, comunque, sancìe decretò il possesso dell’intera cerchia da parte dell’amministrazionecittadina. Tre anni prima del contratto per l’acquisto delle mura, esattamente il14 settembre, era stata inaugurata in piazza San Michele la statua diFrancesco Burlamacchi a cui la storiografia dell’800 aveva assegnatoil titolo di primo martire per l’Unità d’Italia essendo stato decapitato a

Milano nel 1548 per avere sognato e operato per riunire assieme laToscana a tutto svantaggio della dinastia medicea. Il Burlamacchi, conle spalle rivolte verso la basilica, non solo rappresentava l’emblemadel contrasto cittadino e nazionale fra cultura cattolica e cultura ispirataagli ideali risorgimentali e massonici ma rifletteva anche quell’idealesacrale del Risorgimento come sacrificio di sangue legato alla ricercadi una nuova religione civile, o meglio, delle nazione intesa come co-munità sacrale3. Lo stesso ideale educativo ed edificante si trova ri-flesso sulla facciata di San Michele dove l’ingegnere addetto al suorestauro, Giuseppe Pardini, collocò, dopo molte discussioni con glialtri membri della commissione preposta ai restauri, fra le protomi fan-tastiche, i volti di Vittorio Emanuele II, Cavour, Napoleone III, Pio IX eDante Alighieri. La scelta era dovuta sicuramente all’intento di additarealle nuove generazioni l’esempio di uomini che avevano avuto un ruolofondamentale per la civiltà moderna ma era anche un segno di rico-noscenza nei confronti dello stato che aveva contribuito con unasomma ingente alla ripresa dei lavori al prospetto della basilica interrottiper mancanza di fondi4.La facciata fu inaugurata nel 1866, l’anno dell’acquisto delle mura diLucca e del restauro della torre Guinigi sempre ad opera di GiuseppePardini. Ma il 1866 fu anche quello della legge sulla soppressionedegli Ordini e delle Corporazioni Religiose con tutto quello che com-portò nel rapporto Stato-Chiesa a livello nazionale e nelle singole re-altà. Questa vicenda, a Lucca, si intrecciò anche con l’acquisto daparte della Provincia, dell’ex palazzo Ducale (1867) e con la colloca-zione in alcune sue sale degli oggetti d’arte pervenuti al Comune inseguito alle soppressioni delle istituzione religiose per concessionedel Governo italiano. Da qui – come ricorda Gioela Massagli – la na-scita della pinacoteca come luogo di conservazione dei quadri donatida Leopoldo II e delle opere acquisite in seguito alle soppressioni ec-clesiastiche. La risposta iconografica – secondo Romano Silva – di coloro che aLucca si riconoscevano nella tradizione cattolica è il cenotafio, scolpitodallo scultore lucchese Vincenzo Consani, dedicato a Matilde di Ca-nossa nella chiesa di San Giovanni (1872). Un’opera di grande valoresimbolico – Matilde donò al papato gran parte dei suoi beni – sottol’impressione della presa di Roma da parte dell’esercito italiano nelsettembre 1870. Nello stesso anno, la commissione consultiva delleBelle arti per la Provincia di Lucca faceva istanza al ministero dellaPubblica istruzione per riottenere una delle facciate del sarcofago diIlaria del Carretto che, separata dal resto del monumento fino dal1544, non era più stato possibile recuperare anche per la mancanzadi sensibilità di alcuni illustri esponenti della cultura cittadina (in parti-colare di Ascanio Mansi che nel 1828 quando era ministro per gli AffariEsteri e Interni aveva rifiutato l’acquisto da parte di un antiquario). Sa-rebbero dovuti passare altri 15 anni di trattative non sempre facili per-ché nel 1887 la lastra venisse trasferita nuovamente a Lucca dalmuseo del Bargello di Firenze.

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Frattanto nel 1876, cambiata la maggioranza di governo e salita al po-tere la Sinistra si affacciò sul panorama politico un ampio schiera-mento di uomini provenienti da esperienze mazziniane, democraticheo garibaldine. Gente che aveva giurato comunque fedeltà alle istitu-zioni monarchiche e grazie a cui divenne possibile recuperare le me-moria del Risorgimento inserendola in una storia unitaria grazie ancheal fatto che«gli oppositori protagonisti dell’epopea erano già morti eche si poteva cominciare a immaginarli tutti quanti partecipi di una co-mune lotta contro lo straniero per il riscatto della patria, per l’afferma-zione della libertà»5. In mezzo quindi a grandi polemiche fraconservatori e radicali, ci ricorda Roberto Pizzi, nel 1883 venne inau-gurato nel cimitero urbano il monumento al garibaldino-mazziniano TitoStrocchi realizzato da Artemisio Mani con il contributo della loggiamassonica Francesco Burlamacchi. L’anno successivo, in seguito alritorno dei liberali a Palazzo Santini (sindaco Achille Pucci) fu possibileanche comporre la lunga diatriba per l’erezione, spese di colloca-mento e adattamento della località per la già da tempo preventivatastatua a Vittorio Emanuele II. Sistemata la piazza antistante la scesa aPorta San Pietro con la demolizione del Caffè esistente e suo sposta-mento verso l’interno del baluardo, il 28 agosto 1885 fu possibile inau-gurare il monumento al sovrano artefice dell’unità d’Italia. L’opera inbronzo era stata concepita e realizzata dalla scultore Augusto Passa-glia grazie anche al contributo e agli sforzi della locale Società operaia. Con l’inaugurazione – il 20 settembre 1889 – della statua marmoreaa Giuseppe Garibaldi in piazza del Giglio, iniziò la serie dei monumentiai padri laici della patria concepita dallo scultore Urbano Lucchesi,

un’artista non molto conosciuto ma che ha lasciato un segno impor-tante nella storia artistica cittadina dell’800. Del resto lo stesso Gari-baldi si era molto adoperato nell’elaborazione di autentici mitianticlericali molti dei quali a svantaggio della Chiesa e del Papa6. Di ri-flesso anche quest’opera venne realizzata grazie all’impegno di alcuneassociazioni fra cui quella Politica progressista, la loggia massonicaFrancesco Burlamacchi e i Reduci delle patrie battaglie. L’eroe dei duemondi era rappresentato a figura intera e i due rilievi bronzei sul basa-mento raffiguravano rispettivamente lo sbarco dei Mille a Marsala e labattaglia di Calatafimi. Più modesto nelle proporzioni e più defilato nelcontesto del tessuto cittadino (baluardo di San Regolo) appare il bustodedicato a Giuseppe Mazzini inaugurato il 16 marzo del 1690 a cuifece seguito il monumento a Benedetto Cairoli (1893: baluardo dellaLibertà) donato dai democratici lucchesi alla città, e il Genio alato delcomplesso ai Caduti delle Patrie Battaglie – sempre di Urbano Luc-chesi – in piazza delle Erbe rinominata per l’occasione e in mezzo ainfinite polemiche fra Prefetto e Comune (nel 1895 c’era stata a Luccauna schiacciante vittoria della lista clericale), piazza XX settembre. Ilquadro complessivo offre quindi l’immagine di una città particolar-mente attiva che, nello spazio di pochi anni seppe, anche a prezzo dienormi sacrifici economici, riacquistare i maggiori simboli della propriastoria e identità, profondamente immersa, nonostante la netta divisionee i contrasti anche feroci fra cattolici e laici, nel nuovo clima efferve-scente dell’Italia post unitaria e che trovò un suo riflesso e anche unmomento unitario nella grandiosa esposizione di “Arti e mestieri” del1877.

1 Ved. Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia, anno 1889, giovedì 18 aprile, n. 93.,p.1154. L’atto di acquisto era stato rogato in forma pubblica amministrativa presso laPrefettura di Livorno il 24 settembre 1888.2 Nel 1874 il Comune riacquistò dallo Stato anche il torrione dell’Annunziata di PortaSan Gervasio e Protasio3 A.M. Banti, Sublime madre nostra. La nazione italiana dal Risorgimento al Fascismo,Bari, Laterza, 2011.

4 ASRo, Direzione generale Antichità Belle Arti, busta 474, fasc. 417.1.5 Cavour morì nel 1861; Mazzini nel 1872, Vittorio Emanuele II nel 1878; Garibaldinel 1882.. Ved. A.M. Banti, Il Risorgimento italiano, Bari, Laterza, 2010, p. 128.6 Ved. G. Pécout, Il lungo Risorgimento. La nascita dell’Italia contemporanea (1770-1922), Milano, Edizioni Bruno Mondatori, 1999, p. 306.

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Lucca e il Risorgimento: cinque mostre e un sito web

Una rete di cinque mostre, un sito web, un fumetto e unaproposta di vari itinerari cittadini per celebrare a Lucca il150esimo anniversario dell’Unità d’Italia. Il percorso Luccae le Mura: Itinerari del Risorgimento ha unito in un unicotracciato alcuni luoghi memorabili della storia lucchese:

dalla casermetta del baluardo di San Colombano all’Archivio storicoLucchese, dall’Archivio di stato alla Biblioteca statale, al Museo na-zionale di Palazzo Mansi. La mostra ha ripercorso, attraverso lo studiodella genesi, delle vicende e del destino di alcuni monumenti cittadini,le diverse fasi del Risorgimento italiano mettendo in evidenza i modidiversi con cui i lucchesi percepirono e interpretarono il messaggiounitario nel periodo compreso fra il 1861 e la fine dell’800. Una map-patura consistente di documenti e immagini al cui centro campeggiala vicenda delle Mura che i Baciocchi, con il decreto n. 36 del 18 ot-tobre 1810, avevano affidato alla cura e alla manutenzione – negan-done però il possesso – del municipio di Lucca. L’evento, voluto dalComune di Lucca, è stato realizzato con la direzione scientifica di CarlaSodini e di Romano Silva (recentemente scomparso): un modo nuovodi presentare la storia e la città, che utilizza un supporto virtuale spet-tacolare, con approfondimenti, schede didattiche e immagini navigabilia 360°. Sul sito, infatti, sono proposti venti tour virtuali – dalla Torredelle Ore alla Torre Guinigi, dalla sala dei Principi alla sala Savoia – perscoprire la città più segreta.La mostra ha chiuso il calendario di celebrazioni realizzate in occasionedel 150° anniversario dell’unità d’Italia e ha aperto il lungo percorso dieventi e attività di restauro e recupero, per le quali la FondazioneCassa di Risparmio di Lucca ha già manifestato il suo diretto interessee intervento, che accompagneranno la città al 2013, anno in cuiLucca festeggerà i 500 anni dall’edificazione moderna delle mura ur-bane. Proprio in questa ottica il progetto ha scelto di destinare risorse,oltre che alla realizzazione della mostra, al restauro e alla ristruttura-zione di una porzione della casermetta San Colombano, sede centraledella mostra. I lavori, curati da Antonella Giannini e Silvia Biagi, ren-dono, così, nuovamente fruibile una porzione di mura fino ad oggiesclusa all’uso pubblico. Proprio la mostra “Lucca e le mura: itineraridel Risorgimento” andrà a inaugurare questo spazio restituito alla cittàe che, da oggi, potrà ospitare mostre, convegni e conferenze.Tra le molte collaborazioni che contraddistinguono questo progettospicca, infine, quella della città di Firenze che proporrà, proprio in oc-casione di questa mostra, un parallelo tra il caso delle mura lucchesie quelle delle mura e delle fortificazioni fiorentine, due esempi di di-versa applicazione del federalismo demaniale ottocentesco.

La storiaLa Lucca dell’800 dovette affrontare due momenti storici delicati perl’identità politica e culturale cittadina. Il 10 ottobre 1847 finiva la lungastoria d’indipendenza del Ducato di Lucca. L’unione al Granducato diToscana significò la perdita della corte e dei privilegi di quella che per

quasi cinque secoli anni era stata, anche se minuscola, una città-stato, una vera e propria capitale. L’annessione pesò molto ai lucchesima non fu l’unico processo di trasformazione che la città dovette su-bire. Il secondo, importante momento per la storia del nostro Paese,fu, appunto, l’adesione del Granducato di Toscana al Regno d’Italia. Ilnascente regno inglobò tutti gli stati preunitari e i loro patrimoni, le lorofinanze o, per meglio dire, i loro debiti. Proprio per far fronte alla ne-cessità di impinguare le casse del statali, si attuò un meccanismo,che oggi ascriveremmo alla sfera della finanza più creativa. Si costi-tuirono infatti appositi enti nazionali statali (come la Società Anonima)con il preciso compito di collocare sul mercato alcuni possedimentidello stato in modo da garantire risorse immediate. Due di questi pos-sedimenti furono appunto le Mura, con tutto il loro impianto difensivo,e Palazzo Ducale. Lucca non volle assistere inerme a questo durocolpo così destò il suo spirito indipendente e, nella sua unicità, iniziòun moto di adesione al cammino unitario e post unitario del tutto sin-golare fondando le sue radici sulla cultura cittadina, sulla storia, suivalori identitari di una comunità. Come ricorda Letizia Bandoni, asses-sore alla cultura del Comune di Lucca, «mentre in tutta Italia si pensavaa come incollare assieme territori disomogenei, a Lucca si cercava dipreservare le radici culturali della comunità valorizzando e acquisendotutti gli elementi della propria identità: Lucca riacquistò, infatti, le propriemura (per 112.350 Lire) restaurò in chiave moderna la facciata dellachiesa di San Michele, ricompose il monumento funebre a Ilaria delCarretto, revisionò la storia dell’unificazione d’Italia rendendola percor-ribile attraverso le vie del centro in una sorta di percorso didattico permonumenti da destinare alle future generazioni».Contemporaneamente al processo di riacquisto delle mura, che ter-minò nel 1866, Lucca scelse di celebrare l’indipendenza e l’unità na-zionale abbellendo e decorando con nuovi monumenti il proprio centrostorico. Tra questi il monumento a Francesco Burlamacchi, quello aVittorio Emanuele II, a Giuseppe Garibaldi, a Giuseppe Mazzini, a Be-nedetto Cairoli. Monumenti dietro ai quali c’è non solo la storia di unPaese ma anche la storia più viva e vissuta di un’intera comunità conle sue disquisizioni politiche, sociali e culturali tipiche di una città chepotremmo definire culturalmente bipolare: innovatrice e aperta maanche socialmente estremamente conservatrice. Proprio con questospirito Carla Sodini e Romano Silva hanno affrontato questo progettoespositivo proponendo un itinerario che inizia nel 1863 – con l’erezionedella statua a Francesco Burlamacchi – e arriva al 1897 – con l’inau-gurazione del monumento ai Caduti in piazza XX Settembre. RomanoSilva aveva acutamente notato come l’inserimento del volto di VittorioEmanuele II a fianco di quello di Galileo Galilei, di Cristoforo Colombo,di Gutenberg e di San Paolino nella facciata di san Michele e il ceno-tafio dedicato a Matilde di Canossa nella chiesa di San Giovanni sianoil documento tangibile dello spirito della città: culturalmente aperta,coraggiosa, europeista, lungimirante e al tempo stesso conservatrice,cattolica, insomma profondamente “lucchese”.

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FCRL RISORGIMENTO

Un nuovo approccio generazionaleCon la mostra «Lucca e le mura: itinerari del Risorgimento» si è sceltodi sperimentare un diverso modo di costruire occasioni culturali e cioèquello di unire esperienze più tradizionali con proposte innovatrici for-mulando, così, un progetto in grado di coinvolgere più generazioni.Assieme ai curatori si è formato un gruppo di lavoro nel quale sonostate cooptate alcune eccellenti professionalità tutte under 40: duegenerazioni – con formazioni e linguaggi diversi – si sono trovate a la-vorare gomito a gomito sullo stesso progetto. Un’operazione voluta-mente in controtendenza rispetto a chi pensa che l’anagrafe sia motivodi antagonismo ed esclusione anziché di collaborazione e proposi-zione. È nato, così, dalla proposta di giovani architetti come Simona

Bartolomei, Leonardo Solari e Matteo Orsi, il sito web http://percorsi-risorgimentali.comune.lucca.it che ha visto la specifica applicazionedel sistema fotografico di tour virtuale della Città nonché il progetto diallestimento che mescola tradizione ed innovazione con l’uso, per ipiù tecnologici, di QR code che permette al visitatore di approfondirei temi storico-culturali della mostra, nonché la realizzazione di un pan-nello touch per navigare la mostra e visitare la Città direttamente dallasede della Casermetta San Colombano. Ma c’è un’applicazione che, forse più di ogni altra, si sposa con il lin-guaggio giovanile. Si tratta del fumetto Le chiavi della Città realizzatoda Francesco Giani, Jacopo Moretti e Riccardo Pieruccini su progettodi Matteo Orsi.

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Restaurato il piano terra della casermetta San Colombano

Tra i luoghi che hanno ospitato la mostra su Lucca e il Ri-sorgimento, la casermetta San Colombano è stata oggettodi un importante progetto di restauro. La casermetta, chesorge nella parte centrale della gola del baluardo, antica-mente era destinata agli alloggi del corpo di guardia. Si

tratta di un edificio regolare a base rettangolare, articolato su due piani.Il primo, ristrutturato nel 2005, oggi è la sede della Fondazione Gia-como Puccini, del Centro studi Giacomo Puccini e del Centro studiLuigi Boccherini. Il piano terra invece è diviso in due porzioni: una gal-leria a est che porta ai sotterranei delle mura mentre l’altra a ovest ècomposta da una stanza di 85 metri quadrati. Uno spazio al quale siaccede da via dei Fossi attraverso un grande portone in legno. Al cen-tro della stanza si trovano due pilastri in muratura a base rettangolareche sorreggono un solaio di legno in buone condizioni. I muri perime-trali invece sono costituiti da una muratura mista con pietre di variaqualità e dimensione, frammenti di laterizi, arenarie e ciottoli legati damalta grigia a base di calce.Il progetto di restauro e ristrutturazione di questa porzione del baluardonasce nell’ambito degli interventi preparatori alla celebrazione dei 500anni delle mura di Lucca e punta al recupero di uno spazio che finoraè stato utilizzato come magazzino e quindi è rimasto inaccessibile aicittadini. Ora invece è una sala aperta da destinarsi ad attività culturalicome mostre, installazioni e piccoli eventi.Si è trattato di un restauro puramente conservativo e non invasivo,coordinato dall’ingegnere Antonella Giannini e dall’architetto SilviaBiagi: i lavori hanno interessato lavorare principalmente le finiture in-terne e gli impianti tecnologici connessi con le esigenze del nuovo uti-lizzo, escludendo nuove opere di carattere strutturale.

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CENTENARIOFCRL CENTENARIO PASCOLIANO

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Èstato il sottosegretario ai beni e leattività culturali Roberto Cecchi adare il via il 6 aprile a Barga allecelebrazioni per il centenario dellamorte di Giovanni Pascoli. Una

manifestazione che si è svolta nei luoghi piùcari al poeta partendo dalla casa dove ha abi-tato dal 1895 al 1912 con la sorella Maria,per poi spostarsi al Teatro dei Differenti dovepronunciò lo storico discorso della GrandeProletaria. Poi nel corso della giornata si è esi-bita la fanfara dei carabinieri mentre sono statipresentati la moneta da due euro intitolata alpoeta e il francobollo del centenario dal valoredi 0,60 euro. Una celebrazione che non hariguardato solo Barga perché sono molte lecittà toscane legate alla memoria del poeta.Come Firenze, dove Pascoli conseguì la ma-turità agli Scolopi, Massa e Livorno dove in-segnò al liceo classico, Siena dove partecipòa commissioni d’esame, Pisa dove ottenne lacattedra di grammatica greca e latina all’Uni-versità e infine Pietrasanta che gli conferì lacittadinanza onoraria.«Pascoli è il poeta dell’Italia unita», ha dettol’assessore regionale alla cultura Cristina Sca-letti, «il suo linguaggio semplice e alla portatadi tutti, ma profondo e mai banale, ha contri-buito a diffondere la lingua e a creare quel-l’identità nazionale e culturale che abbiamotanto celebrato nella ricorrenza dei 150 annidell’Unità. La sua continua ricerca della bel-lezza nel quotidiano è un messaggio quantomai attuale da cui trarre insegnamenti utili peraffrontare il presente e il futuro». E poi ancorail senatore Andrea Marcucci, segretario dellacommissione cultura di Palazzo Madama:«Pascoli sottolinea l’identità culturale del no-

stro Paese, che molto deve al poeta dei Cantidi Castelvecchio. Il suo rapporto con la terra,con il mondo rurale, è straordinariamente mo-derno».E la celebrazione del poeta non si è fermatacon il ricordo per il centenario della morte per-ché il 10 aprile al Teatro dei Differenti è statapresentata la monografia Giovanni Pascolivita, immagini, ritratti (step Editore), curata dalprofessor Umberto Sereni, ordinario di storiacontemporanea all’università di Udine, e daGianfranco Miro Gori, sindaco di San Mauroin Romagna, paese natale del poeta. Dome-nica 15 aprile invece si è tenuta una vera epropria festa pascoliana «nel borgo della poe-sia, che tutto torni com’era» con la frazione diCastelvecchio che è tornata ai tempi in cui ilpoeta la scoprì e decise di viverci. E un trenoa vapore partito dalla Spezia si è fermato aCarrara, Massa e Lucca per poi portare i visi-tatori nel piccolo paese della Mediavalle.Una relazione speciale, quella tra Pascoli e laLucchesia, sottolineata dal film documentarioPascoli a Barga, ambientato proprio nellacasa del poeta, diretto da Stefano Lodovichi,prodotto dalla Flying Dutchman di LorenzoMinoli e con la partecipazione straordinaria diGiuseppe Battiston. Nella pellicola, presen-tata in anteprima a Barga, Firenze e Roma,

oltre a una serie di interviste ai principali stu-diosi del poeta, una vera e propria ricostru-zione della sua vita quotidiana e della sorellaMaria.Molti gli appuntamenti che si sono tenutianche a Lucca con quattro conferenzepresso la Biblioteca statale che era una tappatradizionale del poeta quando arrivava in città.E durante gli incontri è stato possibile anchevisitare la mostra di cimeli pascoliani delFondo della Biblioteca statale. «La nostra terradeve molto a Giovanni Pascoli e alla sua poe-sia – ha commentato il presidente della Pro-vincia di Lucca Stefano Baccelli – oltreall’onore di essere stati scelti come sua terradi adozione, con i suoi versi il poeta ci ha la-sciato in eredità una sorta di album fotograficodella nostra campagna, una preziosissimacollezione di dettagli e di particolari che oggi,a oltre cento anni di distanza, ci aiutano a ri-cordare cosa eravamo, come vivevamo e, inun certo senso, da dove veniamo».

Un programma ricco di eventi che è stato fi-nanziato dalla Regione Toscana, da Arcus,dal Ministero dei beni culturali, dalle Fonda-zione Cassa di Risparmio e Banca del Monte,dalla Provincia di Lucca. Per il presidente dellaFondazione Cassa di Risparmio di Lucca, Ar-turo Lattanzi, «il sostegno alle celebrazioni delcentenario risponde a una duplice volontà:da un lato rendere un tributo alla memoria ealle opere di Giovanni Pascoli e, attraversoqueste, contribuire alla riscoperta dei valoriidentitari che appartengono alla comunità bar-ghigiana; dall’altro, partecipare alla valorizza-zione e alla promozione dei luoghi dove ilpoeta scelse di vivere».

PASCOLIANOLe celebrazioni per il centenario di Pascoli

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Gli interventi per il centenario

Restauro della casa museo Pascoli. il restauroe la messa in sicurezza della casa del poetaa Castelvecchio, che Cesare Garboli definìcome «una meraviglia, forse l’unica casa di unpoeta in Europa rimasta com’era». A Castel-vecchio il poeta trascorse gli anni più tranquillidella sua esistenza, e vi compose: i PrimiPoemetti (1897), Myricae (1903), i Canti diCastelvecchio (1903) e i Poemi Conviviali(1904). Il lavoro viene portato avanti grazie aun finanziamento di 700.000 euro. Il primolotto – già completato – riguarda il consolida-mento dell’altana, nuovi servizi igienici nellestanze del custode, e il restauro dei locali diconsultazione al piano secondo. L’altro lottoinvece è partito dopo le celebrazioni di aprilee prevede un intervento sulle parti decoratedella casa, il restauro conservativo della cartada parati, e di tutti gli infissi interni ed esterni.Particolarmente rilevante anche l’interventosul giardino della casa, sostenuto anche dallaCamera di Commercio di Lucca, da qualchemese socia effettiva della Fondazione Pascoli.

Digitalizzazione dell’archivio. Oltre centomiladocumenti di Giovanni Pascoli e della sorellaMaria, appartenenti alla fondazione di Castel-vecchio intitolata al poeta, saranno restaurati,inventariati e digitalizzati. Entro la fine del 2012le carte potranno essere consultate via inter-net. Un intervento reso possibile grazie a unfinanziamento di 166.000 euro raccolti con l’8per mille richiesto dalla Soprintendenza archi-vistica della Toscana, più un ulteriore finanzia-

mento di 15 mila euro della Fondazione Pa-scoli.Nell’Archivio sono conservati tutti gli autografidellaproduzione poetica e letteraria di Pascolioltre ai numerosi carteggi con intellettuali e let-terati del suo tempo, con familiari e amici:Giosuè Carducci, Gabriele D’Annunzio, Ga-spare Finali, Severino Ferarri, Arturo Graf,Guido Gozzano, Filippo Tommaso Marinetti,Giacomo Puccini, Ruggero Leoncavallo, Ric-cardo Zandonai, Leonardo Bistolfi, Vico Vi-ganò, Tullo Golfarelli. Poi ci sono le stesureautografe di ogni suo lavoro e le bozze dellepoesie, dalla Cavalla Storna a 10 agosto, aL’aquilone. Ma la parte più curiosa è quella ri-servata alle fotografie perché il poeta avevauna Kodak e amava immortalare immaginiche poi diventavano passaggi delle sue poe-sie. L’archivio contiene gli scatti che ritrag-gono le donne al lavoro nei campi, ipanorami, il lungomare di Messina, ma anchela sorella e i momenti conviviali come la visitadi Giacomo Puccini nel 1908 nella sua casaa Castelvecchio. Trale carte restaurate ancheun’ampia selezione di quotidiani, alcuni deiquali contenenti articoli ed editoriali firmatidallo stesso Pascoli.

Il manifesto del centenario. L’artista che ha di-segnato il manifesto promosso dalla Fonda-zione Pascoli per il centenario è SwietlanKraczyna. Di origine russa, nato in Polonia,cresciuto e laureatosi negli Stati Uniti, dal1964 Kraczyna vive e lavora a Firenze edespone in tutto il mondo con 145 mostre per-sonali tra Stati Uniti, Sud America, Italia, Ger-mania, Inghilterra, Polonia e Giappone.Kraczyna è considerato un maestro dell’inci-sione, specialmente per lo sviluppo della suatecnica d’incisione a colori a plurilastre, chelui insegna in vari istituti d’arte, università ame-ricane e corsi estivi a Barga. Le sue operesono presenti in molte collezioni private emusei in tutto il mondo, compresa la raccoltanel Gabinetto dei disegni della Galleria Uffizidi Firenze.

La docufiction. Prodotta dalla Flying Ducth-man di Lorenzo e Stefano Minoli e diretta dalgiovane regista di Grosseto Stefano Lodovi-chi, si tratta di una delle iniziative prese per farscoprire Pascoli al grande pubblico. La pelli-cola,che durerà 53 minuti e sarà distribuita daun’emittente nazionale, contiene una parte diinterviste con i più importanti studiosi di Pa-scoli (Giuseppe Nava, Umberto Sereni, Ni-cola Labanca, Gian Luigi Ruggio) e una diricostruzione filmica della vita del poeta cheparte dal 1895 quando Giovanni Pascoli sco-pre Barga, un piccolo borgo in provincia diLucca. Vi trascorrerà gli ultimi 17 anni dellasua vita, trovando ispirazione e rifugio in quellache definì la valle del bello e del buono. Il filmdocumentario ricostruiscela quotidianità nellacasa di Castelvecchio con la sorella Maria, itormentati rapporti con la famiglia e anche l’af-fetto provato per la bambina Isabella, tornatanel paese di origine dei genitori per curareuna grave malattia. La vicenda venne poi rac-contata nel poemetto Italy.

QR Code. Ad aprile tutto a Barga ha parlatodel rapporto con il poeta. Il centro storico in-fatti è stato contrassegnato da piccole mat-tonelle e da manifesti affissi nelle vetrine deinegozi con codici a barre bidimensionali aiquali bastava avvicinare un telefonino di ultimagenerazione per ascoltare componimenti trattida i «Canti di Castelvecchio». «I Pascoli», ilnome di quest’iniziativa curata dal Giornale diBargaNews.

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I funerali di Pascoli. Il suo arrivo al cimitero di Barga

«Giovanni Pascoli è il più grande e originale poeta apparso inItalia dopo il Petrarca. Questo sarà riconosciuto quando l’Italiarinnoverà anche le vecchie tavole dei valori poetici». È il tele-gramma che Gabriele D’Annunzio invia dal suo volontario esiliodi Arcachon. È il 6 aprile del 1912, dopo un’agonia di 36 ore,

Giovanni Pascoli muore nella sua casa bolognese di via dell’Osser-vanza. Allora come nel 2012, a cento anni di distanza, Pasqua era alleporte.I funerali solenni si svolsero il 9 aprile in San Petronio. Subito dopo ilferetro del poeta, raggiunse, circondato da ali di folla, la stazione delcapoluogo emiliano. La fedele sorella Maria si era infatti imposta, rifiu-tando le numerose offerte di tumulazione a Bologna – vicino all’anticomaestro Giosuè Carducci – e a San Mauro in Romagna – accantoagli amati genitori Ruggero e Caterina –, per portarlo invece a Castel-vecchio, la frazione di Barga, dove i due fratelli avevano convissutoper ben 17 anni.Sul treno funebre c’era anche il ministro della Pubblica istruzione diallora Luigi Credaro, e per tutto il percorso del feretro attraverso la To-scana, furono fiori e lacrime praticamente ad ogni stazione, fino all’ul-tima, quella di Fornaci di Barga. Da lì il trasferimento al cimitero dellacittadina, con una sistemazione provvisoria in una galleria sotterranea.A Barga nel frattempo erano arrivati anche molti allievi bolognesi delpoeta, che avevano l’intenzione di impedire la benedizione della salma.Per evitare disordini, il Prefetto di Lucca diede l’ordine di tumulare lacassa quella sera stessa. Per tutta la notte, le forze dell’ordine armatedi fucili, dovettero comunque presidiare il cimitero. Sei mesi dopo, il 6ottobre del 1912, la sistemazione definitiva nella cappellina della casa,a Castelvecchio, dove nel giardino pochi mesi prima era stato sep-pellito anche l’amatissimo e longevo cane Gulì che aveva precedutoil padrone, morendo a 18 anni nel novembre del 1911.

Il vero e proprio monumento funebre in marmo bianco, a opera delloscultore liberty Leonardo Bistolfi, fu successivo e venne inaugurato il6 aprile del 1920, ottavo anniversario della morte del poeta. L’epigrafescritta dal Pascoli stesso, e dedicata alla sorella Maria, così recita«Quae nihil optasti nisi pacem, pace fruaris, una cum maestro can-dida fratre soroe» (Tu che niente altro desiderasti che la pace, di pacegodrai, virginale sorella, insieme al tuo mesto fratello).Quattro anni dopo, il 12 ottobre del 1924, a Lucca fu organizzata unanuova commemorazione organizzata dal comitato nazionale per leonoranze di Giovanni Pascoli. Un avvenimento importante al qualepartecipò in prima persona il re, Vittorio Emanuele III. L’anno dopo aRoma, nel giugno del 1925, un’altra attestazione importante: Pascolifu proclamato «Vate d’Italia». E anche in quella occasione, non mancòla famiglia reale, nella persona dell’anziana regina madre Margherita,che fu molto amica di Carducci e si interessò anche al Pascoli. Nelmaggio del 1930 invece fu Benito Mussolini a salire a Castelvecchio,in occasione dell’attribuzione a Barga dello status di città. «Silenzio.Ora si entra nella casa della poesia», furono le non memorabili paroledel duce.L’ultima volontà testamentaria del poeta fu realizzata nel 1935,quando fu possibile inaugurare, come aveva lasciato scritto Pascoli,un asilo per i bambini di Castelvecchio. La scuola fu aperta fino al1970 sotto la guida delle suore dell’Addolorata, poi diventò stataleed infine venne chiuso, ospitando in seguito gli uffici della FondazionePascoli. Particolarmente importanti le celebrazioni anche nel secondodopoguerra, nell’aprile del 1963, a cinquanta anni dalla morte di Gio-vanni Pascoli, arrivarono a Barga il presidente della Repubblica Gio-vanni Gronchi, accompagnato dall’allora primo ministro GiovanniLeone.

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Le città di Pascoli in Toscana

Numerose le città toscane che furono importanti nella vitadi Giovanni Pascoli. Già nella prima giovinezza il poeta, di-ventato orfano e dopo un lungo periodo passato al colle-gio degli Scolopi ad Urbino, andò a Rimini ad abitare conil fratello maggiore Giacomo. Nell’autunno del 1872, la fa-

miglia Pascoli ricevette la visitadi Padre Cei, che era stato insegnantedi latino e greco di Giovanni ad Urbino. Il professore riuscì a convincerlia trasferire il ragazzino a Firenze, e a fargli frequentare la terza liceoclassico presso gli Scolopi di San Giovannino, nell’attuale sede delliceo «Galilei». Il periodo fiorentino fu determinante nella formazione delgiovane Pascoli, soprattutto grazie al suo insegnante di latino padreMauro Ricci.La Toscana ritorna nella vita del poeta, tredici anni dopo, quando tra-scorso un periodo a Matera, ottenne un incarico a Massa, «luogo dallepiù spirabili aere», al Liceo classico «Pellegrino Rossi». Una tappa im-portantissima perché è nella città apuana, in una villetta di via dellaZecca – oggi via Pascoli – che riuscì a ricostruire il nido con le sorelleIda e Maria. Furono anni impegnativi perché oltre alla cattedra licealeaveva accettato anche un altro incarico all’istituto tecnico e impartivalezioni private, ma riuscì ad apprezzare la città e le sue tradizioni ga-stronomiche. Pascoli si sedeva infatti spesso ai tavoli dell’osteria Milania Borgo del Ponte. A Massa Giovanni dedicò l’omonima poesia«Siede Massa tra lucida verzura d’aranci, a specchio del Tirreno mare;vedi tagliente dietro lei spiccare come un zaffiro immenso la Tambura(…)». E in questo periodo si dilettò numerose gite nei dintorni, in modoparticolare a Viareggio, con l’amico Severino Ferrari che si era sposatocon una ragazza della Liguria e all’epoca insegnava al liceo classico«Costa» di La Spezia.L’autunno del 1887 portò una sorpresa, Pascoli venne infatti trasferitoal liceo «Niccolini» di Livorno, dove rimase per otto anni. È nell’anticoporto dei Medici che la vita del poeta cambiò completamente. Intantoesce la prima edizione di una delle sue opere più importanti, le Myricae(1891), e comincia (1892) la lunga serie di medaglie d’oro al premio

internazionale di Amsterdam. È ancora nella città labronica che si com-pie la definitiva separazione con l’amatissima sorella Ida, che finirà conlo sposare il romagnolo Salvatore Berti. La sua prima casa livornesefu al quarto piano di un palazzo di via Micali, una strada tranquilla, a ri-dosso del centro. Come già successo a Massa, anche a Livorno, ilpoeta fu molto impegnato e oltre alla cattedra liceale decise di inse-gnare anche al collegio di San Giorgio dell’Ardenza.Sarà proprio un collega del collegio, l’amministratore Carlo Conti, diorigini barghigiane, a consigliare a Pascoli la Valle del Serchio. Il poetaci andò in visita dopo ben cinque ore di carrozza, ma quando arrivòfu amore a prima vista. Il villino a Castelvecchio fu il secondo che visitò,ma l’accordo con il proprietario Antonio Cardosi Carrara fu trovato su-bito e l’affitto stabilito in 400 lire all’anno. Il 15 ottobre 1895 si trasferìdefinitivamente con «tutta la mia famiglia, ovvero mia sorella e uncane». Il riferimento è naturalmente al fedelissimo Gulì, che entrò incasa l’anno precedente ed ebbe una vita lunghissima morendo a 18anni, pochi mesi prima del poeta.Nel frattempo abbandonò Livorno ottenendo i primi incarichi universi-tari a Bologna e poi a Messina. Nel 1903 arrivò l’ennesimo trasferi-mento, stavolta a Pisa, dove i fratelli Pascoli andarono a vivere in unprimo piano molto spazioso in via Magenta. La città doveva essere lasede definitiva del poeta perché era un centro universitario importantee molto vicino alla casa di Castelvecchio, ma l’aggravarsi delle condi-zione di salute di Giosuè Carducci costrinsero Pascoli a ritornare aBologna nel 1906, nell’ambita cattedra di letteratura italiana.Carducci morì l’anno successivo. Pascoli tenne l’orazione funebre il 7aprile 1907, nel chiostro di San Biagio, a Pietrasanta: vi arrivò il giornoprima accompagnato dall’amico lucchese Alfredo Caselli, per visitarela casa natale del Carducci a Val di Castello. «Ospiti voi siete giunti alla riviera fra il bel mare e il bel monte, la qualeha un nome, Versilia». Queste furono le prime parole della comme-morazione ufficiale del poeta. Dopo pochi giorni, il Comune di Pietra-santa lo nominò cittadino onorario.

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IL DUOMOFCRL DUOMO DI LUCCAFCRL DUOMO DI LUCCA

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Ilavori nel duomo di San Martino fanno parte di un progetto cheha preso il via nel 2003 con la riqualificazione degli apparati de-corativi e che progressivamente si è esteso all’intero complesso.Dopo il restauro degli affreschi, del paramento lapideo, delle ve-trate dell’area presbiteriale e delle opere di Matteo Civitali, realizzati

a cura di Maria Teresa Filieri, allora direttore dei musei nazionali diLucca, e Antonia d’Aniello, direttore dei laboratori di restauro della So-printendenza, i lavori sono proseguiti nel transetto nord, nella Cappelladella libertà, interessando l’altare in marmo del Giambologna, le voltedipinte nell’Ottocento da Michele Marcucci e dai suoi collaboratori equanto rimane della decorazione cinquecentesca del Ghirlanda. Con-temporaneamente nel transetto sud l’intervento ha riguardato la Cap-pella del Santissimo Sacramento, con gli affreschi di Stefano Tofanelli,i parati in damasco e tutto l’arredo, le crociere, i paramenti lapidei e levetrate di Giuseppe Ardinghi.Per quest’opera di recupero, la Fondazione Cassa di Risparmio diLucca e la Cassa di Risparmio di Lucca Pisa Livorno hanno destinatonotevoli risorse con un impegno che testimonia l’interesse per la va-lorizzazione di un patrimonio di valore assoluto che, accanto a conte-nuti artistici e storici di grande rilievo, unisce contenuti di altissimoordine morale e religioso. Una ricchezza che a Lucca è decisamenteesemplare. Sia per la Cassa che per la Fondazione è importante par-tecipare a un progetto del genere che ha come obiettivo la restituzionealla città di alcuni suoi «brani», parti di un unico repertorio storico e cul-turale: un’opera intesa a conferire agli interventi un corretto e duraturovalore sociale, testimonianza non solo di una volontà di generica con-servazione, ma soprattutto di valorizzazione e di restituzione al godi-mento pubblico dei suoi beni. Un intervento che vuol essere ancheun segnale per le stesse Istituzioni cittadine. La realizzazione di pro-grammi capaci di imprimere forza all’avvio di circoli virtuosi sull’econo-mia e sulla cultura della città è il presupposto fondamentale per losviluppo complessivo del territorio.

DI LUCCAProseguono i lavori nel Duomo di San Martino

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FCRL DUOMO DI LUCCA

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strati. Si è quindi reintegrato lo strato pittoricointervenendo con coloriture a tono sulle la-cune delle fasce decorate e sui cieli stellati ea tratteggio su quelle dei volti e nei clipei delleVirtù. La ricostruzione della parte inferioredella Prudenza è stata realizzata avvalendosidell’immagine tratta dal cartone originale delMarcucci.San Pantaleone Realizzata in tre «giornate» a buon fresco,questa pittura era ormai quasi illeggibile acausa dello sporco, delle molte lacune e deinumerosi fori di chiodo. La pulitura, eseguitaa tampone con acqua distillata sui colori te-naci e a secco su quelli più deboli, ha ripor-tato alla luce i colori vivaci dell’affresco. Dopouna meticolosa stuccatura dei molti fori edelle abrasioni, si é proceduto alla rentegra-zione differenziata dello strato pittorico. Con iltratteggio sono state ricomposte le cromiedeteriorate, con velature acquerellate quelleabrase e poco consistenti. Le grandi lacunesono state trattate con una tonalità neutra.Le pareti, le lapidi e i plutei La pulitura ha riportato alla luce, rispettandole patine naturali, artificiali e del degrado dellapietra, il tono bianco caldo del calcare diSanta Maria. All’opera di consolidamentodelle zone disgregate e di smontaggio dellestuccature ritenute incoerenti e degradate, èseguito il trattamento delle parti abrase esbiancate e la stuccatura dei giunti che hareso leggibile il perimetro delle finestre medie-vali e rinascimentali tamponate. L’interventoha riguardato anche la lapide funebre, postasulla parete nord, composta con marmi bian-chi e policromi (breccia rosata e verde diPrato) e arricchita con applicazioni e decori inbronzo dorato, dedicata al cardinale catalanoAntonio Despuigo, e la lapide terragna di Do-menico di Orbetello, vescovo della diocesicorsa di Mariana, posta davanti all’altare. Latransenna di ingresso composta negli annisessanta del XX secolo con elementi prove-nienti dal recinto presbiteriale, opera di MatteoCivitali, è stata anch’essa oggetto di restauro.

L’ALTARE DELLA LIBERTÀNel 1577 l’Opera commissiona a Jean deBoulogne l’altare che è completato nel 1579,data che appare insieme alla firma dell’autore,incisa al di sotto della mensola sulla quale siinnalza Cristo risorto. Il Redentore è accoltonella nicchia centrale, affiancato da san Pietroe san Paolino vescovo, protettori della città diLucca la cui raffigurazione, uno dei rilievi piùnoti dell’ immagine urbana, è posta subito aldi sopra della mensa.Il restauroLe superfici in marmo dell’altare erano intera-mente ricoperte da una patina di sporco su-perficiale e nero fumo, compatta e aderente,molto più consistente sulle tre statue, sui dueangeli e in generale su tutta la zona inferiore.Erano presenti macchie e colature di cerasulle colonne, sulla predella, sulla mensa e sututta la parte inferiore. In diversi punti della su-perficie lapidea vi erano delle piccole scheg-giature, alcuni tasselli e frammenti in marmoincollati con colla a caldo in precedenti inter-venti, come nel caso delle due dita dellamano destra del Cristo. Le chiavi e alcunedita della mano destra di San Pietro erano in-vece parzialmente distaccate lasciando intra-vedere le vecchie imperniature in ferro etracce di colla a caldo. Complessivamente lostato di conservazione del marmo bianco erabuono, a eccezione di alcune zone dellaparte inferiore dell’altare, mentre il rivestimentodelle nicchie in ardesia era in gran parte di-sgregato e con numerose scagliature.Dopo una spolveratura generale e l’esecu-zione di test di pulitura, la rimozione dellostrato di sporco è stata eseguita con impac-chi di acqua deionizzata e con il successivoausilio di tamponcini imbevuti in acqua deio-nizzata per eliminare i depositi solubilizzati. Lemacchie di cera sono state rimosse con tam-poncini imbevuti di etere di petrolio, mentretracce di vernici argentate presenti sulla manodel san Paolino sono state eliminate utiliz-zando come solvente l’acetone.Le superfici in ardesia, all’interno delle nicchie,sono state consolidate mediante impregna-zione con elastomero fluorurato mentre i fe-

LA CAPPELLA DELLA LIBERTÀLa struttura architettonica della Cappella risaleal secondo quarto del Trecento. L’altare, giàdedicato ai santi Giasone e Mauro, viene in-titolato anche alla Libertà, a seguito della ri-conquistata indipendenza di Lucca da Pisanel 1369. Nella Visita pastorale del 1575, lapala d’altare dipinta da Paolo Lazzarini nel1381 risulta in cattivo stato e viene pocodopo sostituita dal dossale in marmo com-missionato nel 1577 dall’Opera allo scultorefiammingo Jean de Boulogne, in quel mo-mento impegnato a Firenze alla corte di Fran-cesco de’ Medici, e che sarà concluso nel1579. Negli stessi anni Agostino Ghirlanda in-terviene nella decorazione pittorica della cap-pella; del suo intervento rimane solo il SanPantaleone sul pilastro fra la cappella e il pre-sbiterio. Nel 1780 Lorenzo Castellotti dipingele volte della Cappella di San Regolo e quelledella Libertà con pitture sostituite nel 1881 daEnrico Ridolfi con Michele Marcucci, autoredelle Virtù.Il restauro Lo spesso strato di particellato depositatosisulle superfici della Cappella della Libertà ce-lava e appiattiva gli apparati e le opere realiz-zate in diversi momenti e con differentitecniche e materiali. Agli operatori è spettatoil compito di procedere a un attento restauroper rimuovere la cappa di sporco dai materialilapidei restituendo forza ai chiaroscuri, oppurericomporre le cromie perse o deteriorate dellepitture della volta a crociera. La voltaLe continue infiltrazioni di acqua dal tetto ave-vano in gran parte compromesso le decora-zioni pittoriche delle vele (1881), dipinte condeboli tempere di colla stese sopra un incoe-rente strato di intonaco. La caduta del coloreaveva messo in evidenza in alcune zone lasottostante pittura eseguita alla fine del XVIIIsecolo e con essa un substrato di stuccaturee di scialbi disomogeneo e degradato. Dopoun meticoloso preconsolidamento del coloreè stata eseguita una delicata e puntuale pu-litura procedendo poi, a fasi alterne, alla ri-mozione dei sali e al consolidamento degli

PROSEGUONO I LAVORI NEL DUOMO DI SAN MARTINO

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nomeni di disgregazione del marmo sonostati consolidati mediante impregnazione diresina acrilsiliconica.Tutte le stuccature ritenute non idonee percomposizione o funzione, sono state rimosseo abbassate e ricomposte con un impasto dimalta coerente per materia e colore. Lostesso impasto è stato utilizzato per l’integra-zione delle lacune, presenti maggiormente sultimpano dietro lo stemma e alla base dellestatue. Microstuccature con un impasto a base dielastomero fluorurato e polveri di marmo digranulometria e colorazione appropriate sonostate invece eseguite per sigillare le micro-fratturazioni e le scagliature presenti sull’ar-desia e sulla breccia delle colonne e dellapala d’altare. Le opere sono state infine pro-tette con la stesura di uno strato di cera mi-crocristallina.

LA CAPPELLA DEL SACRAMENTOSmontato l’altare del Sacramento, realizzatoda Matteo Civitali fra il 1478 e il 1480 delquale rimangono i due Angeli oranti, intornoal 1524 si dà inizio alla costruzione di unacappella destinata ad accogliere il Santis-simo, probabilmente utilizzando parte di unprecedente impianto.I lavori coinvolgono anche l’attigua Cappelladi San Regolo: la parete divisoria è sostituitada un doppio ordine di serliane, motivo ripe-tuto anche nella parte prospiciente il transetto.Nel 1539 parte del rivestimento marmoreodell’interno è già stato messo in opera, matutto l’apparato plastico è in deposito, prontoper il montaggio.I lavori durano a lungo, infatti ancora nel 1612si procedeva all’installazione della grata inferro fatta su modello di quella che chiude iltempietto del Volto Santo, mentre non furonomai completate le due figure di geni adagiatisul coronamento della parete che si affacciasul transetto.Nella seconda metà del Cinquecento, laCappella è dotata del monumentale taberna-colo in marmi policromi con lo stemma Gui-diccioni, che successivamente (entro il 1764,

data che appare incisa sull’intonaco del ba-samento) è inserito in una nicchia decorata,posto su un gradino marmoreo tardo trecen-tesco raffigurante Cristo in pietà, gli apostoli edue profeti, e affiancato dai due angeli orantidel Civitali.La cappella è oggetto di una consistente tra-sformazione a opera di Stefano Tofanelli chenel 1812 dipinge le tre Virtù teologali e la Re-ligione in figura di Mosè, dopo aver tampo-nato le aperture centrali delle serliane; nelcorso di questo intervento, gli stucchi cinque-centeschi sono scialbati per armonizzare l’in-sieme secondo il gusto ottocentesco.Il restauroI lavori di restauro della cappella sono stati ca-ratterizzati dalla polimatericità degli apparatidecorativi, dalle superfici lapidee agli stucchi,dalle pitture murali ai decori lignei, dalle can-cellate in ferro fino alle stoffe del baldacchino.Attraverso la lettura diretta dei segni e dellesovrapposizioni, delle indagini stratigrafiche eil confronto dei dati con quanto emergevadalla ricerca di archivio, si è proceduto al re-stauro indirizzato a mantenere l’unità visiva delmonumento e al tempo stesso rendere im-percettibilmente individuabili le tracce e le su-perfici occultate dai precedenti restauri. L’apparato architettonicoLe pareti della cappella, concepite comequinte monumentali, sono state eseguite uti-lizzando per il primo ordine, calcare biancovenato di Santa Maria del Giudice impiegatoanche per i pilastri, per gli archi portanti e peril tamburo ottagonale della cupola; il secondoordine, i cornicioni e i frontoni sono stati in-vece costruiti in muratura, poi rivestita distucco modellato; a tempera di calce e amezzo fresco è stata realizzata la decorazionepittorica ottocentesca dei fondali, delle tam-ponature e della cupola ottagonale.Con una spolveratura accurata e una localiz-zata spugnatura è stato rimosso lo sporcoderivato dalla combustione delle candele vo-tive. Per la pulitura dei materiali lapidei sonostati utilizzati impacchi di soluzione acquosadi carbonato di ammonio in due applicazionisuccessive. Le numerosissime scolature di

cera sono state assottigliate e quindi rimossecon tamponcini di cotone e essenza di pe-trolio o trielina. Sulle superfici in stucco sonostate rimosse le ridipinture fino al raggiungi-mento della pellicola originale eseguita a imi-tazione del marmo sottostante; gli intonacidipinti sono stati dapprima puliti a secco e,dove possibile, con tamponi imbevuti diacqua demineralizzata. Concluse le operazioni di consolidamentodelle superfici lapidee, degli strati di intonacoe delle pellicole pittoriche, si è proceduto allastuccatura dei giunti fra i vari elementi inmarmo, alla ricostruzione volumetrica delle la-cune degli stucchi e di quelle delle pitture. Lepellicole pittoriche sono state trattate e rein-tegrate con l’intento di ristabilire l’equilibriocromatico nel rispetto delle patine e delle cro-mie originali.Il tabernacolo Il tabernacolo, a forma di tempietto a piantaesagonale, è stato realizzato in marmo biancovenato con colonnine in marmo nero sbrec-ciato; dorature grossolane e assai resistentirifiniscono le cornici e i rilievi. La predella,opera reimpiegata, è di marmo, scolpita a ri-lievo e decorata in oro come il soprastantesacello. L’opera è stata sottoposta ad attenta spolve-ratura con pennelli ed aspiratore. Le superficinon dorate sono state pulite utilizzando im-pacchi di carta giapponese imbevuti di unasoluzione acquosa di carbonato di ammonio,le superfici dorate sono state pulite con tam-poncini di cotone imbevuti di trielina. I giuntifra i vari elementi sono stati stuccati con maltadi grassello di calce stagionata e sabbia se-lezionata. A protezione delle superfici restau-rate è stata stesa una mano di ceramicrocristallina. Ai lati del tabernacolo sonostati riposti i due angeli oranti, opera di MatteoCivitali, restaurati nel 2004.Le grateIl sistema di cancellate e roste che chiude gliarchi di accesso alla cappella è stato magi-stralmente realizzato in ferro battuto e laminedi lega con le quali sono stati realizzate alcunidecori. Le analisi stratigrafiche hanno rilevato

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almeno tre stesure pittoriche sul metallo, dicui la più antica in nero brunito e le succes-sive in verde bronzo, mentre i dettagli florealidei cancelli e delle roste sono stati decoraticon una postuma doratura a foglia. Con una pulitura differenziata e l’ausilio di stru-menti di precisione sono stati rimossi lo stratoincoerente di sporco, le cere protettive deiprecedenti restauri e i prodotti della corro-sione; si è quindi proceduto alla disidratazionedel metallo e alla verifica di tutti i punti di col-legamento, dei perni e delle saldature. Sulla

superficie è stato steso un inibitore della cor-rosione e uno strato di cera microcristallina aprotezione.Il baldacchinoSostenuto da un robusto telaio di legno, il bal-dacchino è composto da un «cielo» di setadamascata settecentesca prodotta a Luccae decorato sui quattro lati da pesanti bandi-nelle di velluto rosso trapuntate con gallonidorati. Al di sotto, sospesi nel volo, due angeli

di legno dorato sostengono una corona fio-rita. La seta del cielo, consunta e allentata, èstata sostituita con una metratura della me-desima partita e del medesimo decoro. Lebandinelle di velluto, anch’esse deteriorate esporche di nero fumo, sono state pulite, re-staurate e ricucite su nuovi supporti. Gli angelie la corona in legno dorato sono stati ripuliti,disinfestati e consolidati; con un’accuratastuccatura sono state ripristinate le mancanzee rinsaldate le fessurazioni pittoricamente rein-tegrate al tono della doratura.

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La cattedrale di San Martino fra il XIV e il XX secolo

Fra la seconda metà del XIV secoloe la metà del successivo si attua illungo processo di riorganizzazionedell’assetto della cattedrale di SanMartino, che conclude le com-

plesse vicende costruttive dell’edificio iniziatefin dall’alto Medioevo. A partire dalla metà delQuattrocento, l’aspetto interno della Catte-drale muta radicalmente, arricchendosi di de-corazioni e dotandosi di arredi secondo unprogetto organico che vede coinvolti i mag-giori artisti del momento, lucchesi e noncome Matteo Civitali, il Ghirlandaio, VincenzoFrediani, Michele Ciampanti, Domenico di Lo-renzo, costruttore di uno dei due organi, Pan-dolfo di Ugolino cui si devono le vetrate, icartoni delle quali sono stati riferiti a SandroBotticelli e a Filippino Lippi, ma che più pro-babilmente sono opera del Frediani.Dopo questa fase, che emblematicamente siinterrompe nei primi decenni del Cinquecentocon la Sacra Conversazione di Fra’ Bartolo-meo, bisogna aspettare la seconda metà delsecolo per un nuovo intervento di rinnova-mento, attuato in ottemperanza ai canonidella Controriforma, nel corso del quale sonoeretti nuovi altari, tutti uguali, con pale com-missionate agli artisti più in voga. È comple-tata poi la cappella del Sacramento neltransetto destro mentre, nella testata della na-vata sinistra, è rinnovata la cappella della Li-bertà nella quale il Giambologna incollaborazione col Francavilla, esegue il dos-sale, e Agostino Ghirlanda affresca su uno deipilastri il San Pantaleone.Nel 1634, in simmetria alla cappella del Sa-cramento è costruita la cappella del Santua-rio dall’architetto Muzio Oddi, cui si deveanche il vicino monumento dei vescovi Gui-diccioni. Fra il 1678 e il 1681 Giovanni Coli eFilippo Gherardi affrescano nel catino absi-dale la Trinità fra santi in gloria e il Gherardiesegue anche la decorazione a stucco dellepareti del transetto, andata poi perduta nelcorso dei restauri puristi attuati fra il 1858 e il1860. Limitati sono gli interventi attuati nelcorso del Settecento, quando si realizza l’al-tare per la Cappella del Volto Santo su dise-

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gno di Filippo Juvarra, e l’argentiere fiam-mingo Giovanni Vambrè completa l’altaremaggiore con rilievi in rame dorato. A partiredalla seconda metà del secolo XIX, a nuoviinterventi si sostituiscono lavori che, in lineacon il diffuso gusto purista, privilegiano laconservazione dell’immagine tardo quattro-centesca della Cattedrale.

Durante il secolo XX in Cattedrale si intervienesoprattutto con lavori di restauro resi indi-spensabili anche a seguito dei danni bellici.Nel corso di questo secolo matura poi una fi-losofia che determina interventi di restaurotendenti a rispettare le stratificazioni storiche,sebbene le esigenze della liturgia hanno a

volte imposto alcune trasformazioni, qualiquelle che hanno interessato in vari momentiil presbiterio. Permane inoltre il gusto per la ri-costruzione imitativa, esemplificato nella de-corazione ex-novo della volta della terzacampata della navata sinistra crollata durantel’ultima guerra, ricostruita subito dopo e poidipinta in stile nel 1981.

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L’impegno della Fondazione per il Duomo di San Martino

Crisi globale e difficoltà congiunturali nonhanno rallentato il progetto di restauro delduomo di San Martino. Grazie a un contributopluriennale di oltre 5,5 milioni di euro, infatti,è stato possibile proseguire i lavori nel rispettodei tempi prefissati.Il progetto di restauro denominato «Restauriin cattedrale» è stato avviato nel 2002 con lariqualificazione degli apparati decorativi, unaparte forse da tempo «dimenticata» di SanMartino. Poi l’attività progettuale si è orientataper la valorizzazione dell’intero complesso delduomo: un patrimonio di assoluta preziosità,che, accanto a motivi artistici e storici digrande rilievo, unisce contenuti di altissimoordine morale e religioso. Un’operazione cherisponde pienamente agli obiettivi e, più in ge-nerale, alla stessa missione della FondazioneCassa di Risparmio di Lucca, orientata a con-ferire agli interventi un corretto e duraturo va-lore sociale, testimonianza non solo di unavolontà di generica conservazione, ma so-prattutto di valorizzazione e di restituzione algodimento pubblico dei suoi beni.Un modo di procedere che nel tempo è statoanche un segnale per le stesse istituzioni cit-tadine, dimostrando che realizzare programmicapaci di imprimere forza all’avvio di circoli vir-tuosi sull’economia e sulla cultura della cittàcostituisce il presupposto fondamentale perlo sviluppo complessivo del territorio. Procedendo secondo il programma dei lavoristilato nel 2005, parzialmente modificato nel2009 per soddisfare alcune richieste dell’enteChiesa cattedrale relativamente all’uso litur-gico degli spazi, nel corso del 2011 si è pro-ceduto al restauro degli affreschi della primae seconda volta della navata centrale, partedel più importante ciclo pittorico lucchese delsecolo XV. Poi ancora delle superfici lapidee,delle decorazioni architettoniche e degli ele-menti scultorei delle pareti della prima e se-conda campata della navata centrale. Ci si èoccupati degli intonaci a finto bozzato e dellesuperfici lapidee delle pareti e dell’affresco diSanta Croce in controfacciata nella navata la-terale sinistra, si è proceduto inoltre nel re-stauro delle vetrate policrome dei sei rosoni edi due finestroni del lato nord della Cattedralee alla rimozione delle incongrue stuccaturedella cupola della Cappella del Santuario.

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Sono stati assegnati in locazionepermanente gli 80 alloggi a ca-none sostenibile nei comuni diLucca, Capannori, Barga, Borgoa Mozzano, Massarosa e Porcari.

Una iniziativa che ha concluso il grande pro-getto di «housing sociale» denominato «Peruna rete dell’alloggio sociale a Lucca», pro-mosso da Fondazione Cassa di Risparmio diLucca, Provincia, Fondazione Casa e Re-gione Toscana.L’operazione è partita oltre un anno e mezzofa e si è perfezionata nei mesi scorsi con lostanziamento di circa 9 milioni di euro, daparte della Fondazione Cassa di Risparmio diLucca, e con l’acquisto dei primi 53 alloggi,di cui due a Dezza, nel comune di Borgo aMozzano, tre a Mologno, nel comune diBarga, 12 a Lucca, in via Vecchia Pisana aSan Donato, 8 in località «ai Fanucchi», nelcomune di Porcari, 10 appartamenti in viaLombarda a Lammari, nel comune di Capan-nori, 8 a Tempagnano, nel comune di Lucca,e 10 nel comune di Massarosa, che sarannoperò disponibili entro novembre 2012.Mentre il bando per l’assegnazione degli ap-partamenti è stato emanato dai Comuni inte-ressati, è stata la Fondazione Casa Lucca astabilire le graduatorie e a fornire alla Fonda-zione Cassa di Risparmio i nominativi degli af-fittuari. La Fondazione Cassa di Risparmio, dalcanto suo, si è impegnata ad affittare gli alloggia canone calmierato per 25 anni, ovviamentenon sempre agli stessi affittuari iniziali.Grazie a questo investimento e in virtù del vin-colo di 25 anni rispetto al canone sostenibile,la Fondazione Cassa di Risparmio di Luccaha ottenuto dalla Regione Toscana un contri-buto pari al 48% del valore medio per metroquadrato rilevato dall’Osservatorio del mer-cato immobiliare dell’Agenzia del territorio peri fabbricati. Una cifra che si aggira intorno ai4 milioni di euro e che La Fondazione Cassadi Risparmio ha girato alla Fondazione CasaLucca, che a sua volta la utilizzerà per l’ac-quisto e la ristrutturazione di un’altra cinquan-

tina di alloggi di proprietà della Diocesi e dialtri enti pubblici e privati. Di questi immobili,almeno trenta saranno «alloggi di transizione»,considerati una vera e propria valvola di sfogoper tutti i Comuni che, negli ultimi mesi, sisono trovati di fronte a un numero di casi diemergenza abitativa senza precedenti. Anche nella nostra provincia infatti il problemadell’emergenza abitativa rappresenta una cri-ticità ormai strutturale che la crisi economicarischia di far esplodere in maniera preoccu-pante: il numero dei cosiddetti «nuovi poveri»sta crescendo a dismisura ed è anche a que-sta nuova categoria sociale che si rivolge ilprogetto.Sono tre, in particolare, gli elementi qualificantidel progetto: l’acquisto degli appartamenticonsente di eliminare dal mercato numerosiimmobili invenduti, dando così una boccatad’ossigeno alle imprese edili. La ristruttura-zione di altri 50-60 alloggi, resa possibile dalcontributo della Regione che la FondazioneCassa di Risparmio ha deciso di girare allaFondazione Casa Lucca, ha permesso didare lavoro a numerose ditte, ad artigiani efornitori di servizi, di creare nuova economiae di sostenere l’occupazione. Infine, questa operazione – che per il mo-mento è l’unica del genere realizzata in To-scana – non prevede consumo di nuovosuolo e consente una distribuzione delle abi-tazioni a «macchia di leopardo», e cioè sututto il territorio provinciale. In questo modoquindi si è evitato di creare sacche di disagioconcorrendo a un’integrazione più serena al-l’interno della comunità delle famiglie.«Con questo progetto – afferma il presidentedella Fondazione Cassa di Risparmio, ArturoLattanzi – abbiamo voluto realizzare una verae propria rete di sostegno sociale sul fronteabitativo per aiutare le famiglie e i singoli che,pur avendo una fonte di reddito, non guada-gnano così poco da poter accedere ai bandiper l’assegnazione di una casa popolare, néabbastanza da permettersi l’affitto di un allog-gio offerto dal mercato privato».

SOCIALEHousing sociale: assegnati gli appartamenti

a canone calmierato

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La Fondazione Casa Lucca

La disponibilità di una casa adeguata alle proprie esigenze èuna condizione fondamentale per la piena realizzazione delbenessere individuale. Ma l’emergenza abitativa rappresentaormai una criticità strutturale nella provincia di Lucca. Il mer-cato immobiliare in paralisi e la politica dell’abitare sono stati

in grado di fornire risposte adeguate alle reali esigenze della popola-zione, compiendo una parabola che oggi sembra essere approdataa una fase di stallo. Ecco perché per elaborare una risposta più con-vincente e incisiva al problema si va diffondendo anche a livello na-zionale la pratica di affiancare una serie di «social housing» ai consuentiinterventi di edilizia residenziale pubblica. I promotori sono general-mente soggetti emergenti del terzo settore che, cooperando in siner-gia tra di loro, riescono ad adoperarsi in maniera flessibile intercettandoil disagio abitativo ed elaborando percorsi di riscatto il più possibilepersonalizzati con un approccio integrato al problema dell’alloggio.La Fondazione Casa Lucca è attiva sul modello del «social housing»già dal 2007 con lo scopo istituzionale di realizzare iniziative per fron-teggiare situazioni di disagio che hanno origine dalla mancanza di unalloggio, favorendo l’inserimento dei nuclei familiari nel tessuto eco-nomico produttivo e l’integrazione sociale. Tra i soci ci sono la Provin-cia di Lucca; i Comuni di Lucca, Capannori, Massarosa, Porcari eBorgo a Mozzano; l’Arcidiocesi di Lucca (Caritas Diocesana); il Gruppovolontari carcere; l’Istituto nazionale bioarchitettura; Ce.I.S.; il Gruppovolontari accoglienza immigrati; la cooperativa So.& Co; le Misericordiedi Lido di Camaiore, Capannori e Corsagna nonché la Croce verdedi Viareggio; l’Arci Lucca; MartiniAssociati SRL; Proteo Onlus e i sin-dacati Cisl, Uil, Cgil e Sunia.Nello specifico, rientrano tra le attività dirette a realizzare gli scopi sta-tutari della Fondazione Casa Lucca la realizzazione e la gestione di unpatrimonio immobiliare destinato a dare ospitalità breve, medio, lungoperiodo, nonché la realizzazione di iniziative finanziarie destinate a fa-cilitare l’accesso alla casa in acquisto o in locazione, l’accompagna-mento sociale all’abitare, l’attivazione di un fondo per l’emergenzaabitativa per la gestione di situazioni di urgenza derivanti da sfratti, mo-rosità e danneggiamenti.

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L’importanza dell’housing sociale

L’emergenza abitativa in provincia di Lucca è una questionedi fondamentale importanza. Il fenomeno sta assumendo icontorni della «malattia cronica» a causa di politiche urbani-stiche prive di una reale programmazione pubblica, relegatea un ruolo meramente strumentale alle scelte di un mercato

immobiliare che si è dimostrato del tutto inadeguato a dare rispostealle reali esigenze della popolazione. A testimonianza di questa situa-zione ci sono l’aumento significativo sia dei pignoramenti, sia deglisfratti di famiglie che non sono più in grado di sostenere i costi del-l’abitazione, a fronte di un contemporaneo incremento dei nuovi im-mobili costruiti, molti dei quali rimangono invenduti e vengonogradualmente svalutati.In questo scenario sono orgoglioso dell’attività svolta dalla FondazioneCasa Lucca, operante dal 2007, che oggi è entrata nel vivo della pro-pria attività e si è dimostrata essere uno strumento flessibile e idoneoa dare risposte effettive e adeguate all’emergenza abitativa, perse-guendo l’obiettivo di restituire alla casa il valore di bene primario es-senziale per la vita delle famiglie. Per tre motivi in particolare. Èun’iniziativa «ad hoc»: si tratta, infatti, del primo vero progetto di Hou-sing sociale in Toscana ed è ormai portato a esempio nelle altre pro-vince. Un progetto «cucito» sulle esigenze della nostra comunità esulle caratteristiche del nostro territorio per il quale abbiamo trovatodue partner fondamentali come la Regione Toscana e la FondazioneCassa di Risparmio di Lucca. Parallelamente, è particolare e innovativala governance della Fondazione Casa: Provincia, Comuni, ma soprat-tutto le associazioni del terzo settore, laiche e cattoliche. Sono pecu-liari gli obiettivi: fornire la possibilità di affitti a prezzo calmierato pergiovani coppie, per garantire loro una chance di futuro e dare una ri-sposta alla domanda sino a oggi inevasa di chi non rientra nei criteridelle graduatorie dell’edilizia popolare, che può permettersi di pagareuna locazione, ma non agli attuali prezzi di mercato. È peculiare il me-todo: senza un ulteriore consumo di suolo ma con l’acquisto o la ri-strutturazione di immobili già esistenti, possibilmente di proprietà diassociazioni e parrocchie.Un’operazione, questa, che oltre a svolgere la più immediata e visibilefunzione di rete di sostegno sociale, offre un approccio multidimen-sionale alla questione dell’abitare attraverso uno sguardo innovativo eattento alle esigenze di un territorio e della comunità in tempo di fortemutamento socio-economico.

Stefano BaccelliPresidente della Fondazione Casa Lucca

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in breve dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca

Da Lucca alla Cina, una viaggio nellastoria lungo la via della seta. Un lucentefilo di seta lungo 8.000 chilometri unisce damille anni le città di Lucca e di Hangzhou, inCina, capitali storiche della produzione e delladiffusione serica. Nell’ambito delle celebra-zioni per l’Anno culturale cinese in Italia, lagrande storia degli itinerari descritti da MarcoPolo è stata raccontata dalla mostra luccheseLa Via della Seta. Il legame commerciale masoprattutto culturale tra Oriente e Occidente,nel momento del suo massimo splendore, siè espressa in trenta capolavori dell’arte sericacinese e lucchese, con rarissimi pezzi chehanno coperto più di mille anni di storia – dalladinastia Sin alla dinastia Ming – e un accuratoapparato documentale e bibliografico. La Via della Seta è riconosciuta dagli storiciculturali come elemento fondamentale perl’evoluzione della civiltà umana in generale, enel Medioevo Lucca ne è stata una delle ca-pitali europee. Qui le sete più pregiate, pro-venienti da ogni parte d’Oriente venivanolavorate in tessuti di una finezza senza pariesportati in ogni parte d’Europa. In questo pe-riodo storico la città ha creato una sintesi mi-rabile tra ricerca, produzione e commercio: èla nascita della moderna industria, che acco-glie le culture, coglie i bisogni e offre rispostecon la produzione di beni, motori del mercatoe della ricchezza.La mostra di Palazzo Guinigi ha permesso aLucca di onorare la Via tra Oriente e Occi-dente – asse lungo il quale la Cina oggi rea-lizza nuove città e infrastrutture territorialiprotagoniste di nuovi mercati – legandosi cul-turalmente alla città di Hangzhou, co-realizza-trice dell’evento e antica capitale della dinastiaSong Meridionale.

Principale centro di produzione serica in Cinanel passato e nel presente, Hangzhou è citatada Marco Polo nel Milione ed è entrata a farparte del Patrimonio storico dell’umanità, cosìcome Lucca è attualmente candidata a en-trare nella lista dell’Unesco come uno dei ter-minali occidentali della Via della Seta.L’esposizione si è articolata in tre sezioni: laprima, dedicata a Lucca e al suo ruolo dinodo internazionale della manifattura serica,con oggetti provenienti da collezioni pubbli-che e private lucchesi; la seconda, dedicataalla produzione e al commercio della seta traCina, Asia centrale e Mediterraneo, con og-getti provenienti dalle collezioni del Museo na-zionale della seta di Hangzhou e da altreistituzioni pubbliche e private italiane; la terzaincentrata sulle tecniche di fabbricazione tipi-che del mondo islamico e bizantino e alla lorodiffusione in Europa, con oggetti provenientida collezioni private italiane. Tra i pezzi più significativi una serie di vestiti etessuti (sciamiti, broccati, garze, ricami) diepoca Liao, Jin, Song e Ming, un gruppo difigure in terracotta rappresentanti cammellibattriani e mercanti centro-asiatici di epocaTang, una serie di dipinti su seta di epocaSong e Yuan rappresentanti Gengis Khan ele tecniche di produzione e lavorazione dellaseta, due grandi rotoli dipinti su seta di epocaMing che rappresentavano i viaggi dell’impe-ratore, una serie di testi ufficiali che descrive-vano le tecniche di produzione e lavorazionedella seta, e alcuni modelli di telai provenientidal museo di Hangzhou. Non sono mancatisontuosi abiti festivi da alti dignitari, quattro in-segne di rango di funzionari imperiali e un ma-gnifico pannello in raso ricamato, tutti diepoca Qing. Per quanto riguarda l’Asia cen-

trale, spiccavano 12 vestiti da cerimonia intessuto ikat prodotti in Uzbekistan nel XIX se-colo, caratterizzati da colori e disegni straor-dinari.Meraviglie che erano affiancate da una decinadi preziosi volumi e atlanti provenienti dalla Bi-blioteca statale di Lucca, che rappresenta-vano l’evoluzione della cartografia occidentaledella Cina e dell’Estremo Oriente prima (Tolo-meo) e dopo Marco Polo (Ortelio, Mercatore,Blaeu, Jansson, Martini, d’Anville), conside-rando il grande viaggiatore veneziano lo spar-tiacque tra due grandi ere nei rapporti culturalitra Europa e Cina. Prima di lui, infatti, le notizieche giungevano in Occidente erano di se-conda mano, filtrate ad arte dai vari popolistanziati lungo la Via della Seta per impedireche i due estremi del continente eurasiaticoentrassero in contatto minacciando la tradi-zionale gerarchia degli intermediari. Infine la parte lucchese della mostra offriva al-cuni documenti di straordinaria importanzaprovenienti dall’Archivio di stato di Lucca, trai quali il manoscritto di Georg Christoph Mar-tini Viaggio in Toscana del 1745, contenentele descrizioni e i disegni dei principali macchi-nari utilizzati da filatori, tintori e tessitori luc-chesi per realizzare preziose stoffe di seta,orgoglio e vanto della città e per questo co-perte dal più rigoroso segreto industriale. Epoi campionari di stoffe, gli statuti della Cortedei mercanti con il famoso torsello (balla) diseta come simbolo della città di Lucca. Poiancora i registri delle imprese del settore se-rico con simboli e marche delle aziende prin-cipali e la donazione da parte del vescovo diLucca al convento di San Romano di unaserie di paramenti sacri in sete provenientiquasi tutte dall’Asia.

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Recuperata un’abbazia lungo la viaFrancigena. Nella campagna tra Porcari eAltopascio, lungo la via Francigena, si troval’abbazia camaldolese di San Pietro. Questapresenza nei secoli ha costituito il nucleo at-torno al quale si è creato il paese di BadiaPozzeveri che si è sviluppato come tappa peri pellegrini che si recavano a Roma. Ora dellachiesa di San Pietro, databile al tredicesimosecolo, si è conservata la parte absidale esono rimaste le strutture utilizzate da cano-nica. Il Comune di Altopascio ha portato«Pozzeveri: una badia», un progetto di svi-luppo turistico-culturale che prevede il recu-pero e la valorizzazione dell’antica chiesaabbaziale che ancora oggi è un luogo strate-gico lungo la via Francigena ed è metà di nu-merosi pellegrini. E la Fondazione Cassa diRisparmio di Lucca ha scelto di appoggiarel’amministrazione con un finanziamento di280.000 euro complessivi in tre anni.Il progetto prevede la ristrutturazione dellachiesa abbaziale, sulla quale il Comune vantaun diritto di superficie, e una campagna discavi archeologici nell’area circostante realiz-zata dalla divisione di paleopatologia dell’Uni-versità di Pisa che da anni è impegnata inindagini archeologiche nella provincia diLucca in accordo con la Soprintendenza peri beni archeologici della Toscana. Il cantiere discavo sarà utilizzato anche come scuolaestiva per gli studenti del master in bioarcheo-logia, paleopatologia e antropologia forensedelle Università di Pisa, Bologna e Milano. Unprogetto talmente interessante che ha attiratol’attenzione anche del professor Clark Spen-cer Larsen, antropologo di fama mondialedell’Ohio State University che si è offerta di ef-fettuare alcuni rilevamenti.

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Ristrutturata la casa di Puccini a Torredel Lago. Giacomo Puccini è il biglietto davisita di Lucca e dell’intera provincia nelmondo. Oltre all’acquisto della casa natale delMaestro al numero 9 di Corte San Lorenzo,in pieno centro storico, la Fondazione Cassadi Risparmio di Lucca segue con attenzioneanche gli altri luoghi dove il musicista ha vis-suto e ha composto la propria musica. È ilcaso dell’abitazione di Torre del Lago, la villaMuseo fatta costruire da Puccini proprio sullerive del lago di Massaciuccoli. Nell’attuale VillaMuseo sono in corsa i lavori di restauro grazie

ai 400.000 euro destinati alla FondazioneAmici delle case di Giacomo Puccini di Via-reggio. Il finanziamento sarà utilizzato per rifareinteramente il tetto, le facciate e le inferriatemetalliche esterne della casa del musicista.In più saranno eseguiti i lavori di restauro dellestanze al primo piano della villa. In particolaredella camera da letto, del mosaico che sitrova nello studio al piano terra, delle porteesterne e di alcuni mobili.E l’impegno della Fondazione Cassa di Ri-sparmio raddoppia con altri 400.000 euro indue anni messi a disposizione della Fonda-zione Simonetta Puccini di Viareggio per il re-cupero di un ex albergo che si trova a fiancodella villa del Maestro e da tempo versa in

stato di abbandono. Qui si sta lavorando perrecuperare una struttura che diventerà unmuseo didattico dedicato alla memoria e alleopere di Giacomo Puccini. Sarà dotato di unabiblioteca con sale di lettura, poi ancora saleespositive e un salone per conferenze e con-certi.A questo si aggiungono i 250.000 euro de-stinati alla Fondazione Festival Pucciniano diTorre del Lago per il 57° Festival Puccini 2011che in 15 serate ha portato circa 27.000spettatori paganti provenienti da tutto ilmondo.

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Via al recupero delle fortezze della Gar-fagnana. Le rocche, i borghi murati, le torridifensive e i ponti medievali. Questo è forse illato meno conosciuto ma più affascinantedella Mediavalle e della Garfagnana, un terri-torio che nel Medioevo è stato al centro del-l’interesse politico e militare per la propriaposizione strategica. Le fortificazioni sono l’al-tro grande tesoro di questa terra e senzadubbio quella di Mont’Alfonso è la più impo-nente. Si tratta dell’ultima roccaforte difensivadel Ducato di Ferrara, realizzata tra il 1579 eil 1586 a guardia del confine con la Repub-blica di Lucca. Nel 1980 la Provincia di Luccaacquistò l’intero complesso avviando neltempo un progetto di recupero al quale par-tecipa anche la Fondazione Cassa di Rispar-mio come sponsor privato riconoscendo lafortezza come uno dei beni culturali più im-

portanti della Garfagnana. Tra gli interventi abando sono infatti stati stanziati 70.000 euroall’amministrazione provinciale per le attività divalorizzazione.Lo stesso vale per la Fortezza delle Verrucole,nel Comune di San Romano in Garfagnana,che grazie alla sua posizione su una collina dicirca 600 metri domina gran parte del fondo-valle incastonata tra le Alpi Apuane e l’Appen-nino. Qui è in corso un intervento di restaurotriennale per 180.000 euro per il recuperodell’ex polveriera, che sarà adibita a spazioespositivo per l’architettura e l’arte militare, edell’ex magazzino che diventerà il punto di ri-storo e di accoglienza per i visitatori.L’attenzione della Fondazione alla salvaguar-dia di questo patrimonio storico proseguecon un progetto di recupero delle fortezzedella Garfagnana. In tutto un milione di euro

in quattro anni con 20 interventi diretti distri-buiti su 17 comuni. Si va dai ponti medievalidi Fabbriche di Vallico, alla rocca di Campor-giano; dai borghi murati di Giuncugnano, allatorre di Ghivizzano; dalla torre dell’orologio diCastiglione Garfagnana alla fortezza di Verge-moli e al forte di Coreglia Antelminelli. In que-sto modo si punta a rendere fruibili percorsiartistici e culturali minori rispetto ai principalipoli turistici toscani andando a creare un sug-gestivo itinerario lungo la valle del Serchio chepuò innescare un processo di sviluppo del-l’area grazie alla valorizzazione delle risorse lo-cali.Il progetto generale, elaborato dall’Unione deiComuni della Mediavalle e della Garfagnana,è finanziato oltre che dalla Fondazione, ancheda Arcus e dalla Fondazione Monte dei Pa-schi di Siena.

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Restaurato il gioiello liberty nel centro diLucca. In via dei Bacchettoni, nella parte piùrecente del centro storico di Lucca, con lasua veranda coperta al quale si accede conuna doppia scalinata è uno dei capolavori li-berty della città. Fu realizzata prima del 1913dall’industriale Giovanni Niemack in un terrenoche libero all’interno delle Mura. La sua piantaregolare e compatta rappresenta un casounico rispetto agli altri villini di fine ‘800 chegeneralmente si posizionano al centro delgiardino e con la facciata principale rivoltaverso la strada.Negli ultimi anni la villa si trovava in uno statodi completo abbandono e l’azienda pubblicadei servizi alla persona Centro Carlo del Prete,proprietaria della struttura, era intenzionata avenderla per ricavare finanziamenti per svol-gere la propria attività. Così nel marzo 2009si è costituito il Comitato per il recupero di VillaNiemack composto dall’azienda pubblica deiservizi alla persona Carlo del Prete, dal Co-mune di Lucca e dalla Fondazione Cassa diRisparmio di Lucca, che ha provveduto allaristrutturazione. La Fondazione si è impegnatain un intervento diretto fino al 2019 per un to-tale di 1.050.638,70 euro che consiste nelpagamento delle rate del mutuo Il restauro, giù completato, ha permesso il re-cupero di tutte le piastrelle originali in cera-mica della facciata e la cancellata esterna,che era stata divelta durante il fascismo perrecuperare i metalli, è stata realizzata se-condo il disegno originale. All’interno sonostati recuperati tutti i pavimenti originali, diversiin ogni stanza, ed è stata riaperta la terrazzadel primo piano caratterizzata dalle decora-zioni in facciata con piastrelle raffiguranti leconchiglie San Giacomo.Ora Villa Niemack è stata destinata in partealla Croce Rossa Italiana con un contratto dicomodato gratuito, il secondo piano invece èstato affittato per consentire alla «Carlo delPrete» di ottenere un reddito da questa pro-prietà.

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Carnevale di Viareggio. Divertimento, cultura e tradizione. Il Carne-vale di Viareggio con i suoi oltre 130 anni di storia è fra i più famosid’Europa e a ogni edizione richiama migliaia di persone dall’Italia edall’estero. Per questo la Fondazione Carnevale è impegnata datempo in un progetto pluriennale che punta al miglioramento costantedella qualità dello spettacolo offerto e a rendere fruibile il ricco patri-monio culturale legato a questa manifestazione.Fin dal 1925, con l’introduzione della cartapesta e della carta a calco,il carnevale ha fatto propria la filosofia del recupero e del riciclaggiodei materiali. Il carattere artigianale del carnevale affonda le sue radicinelle darsene dove maestri d’ascia e falegnami costruivano i basti-menti. E l’esperienza acquisita nella cantieristica col tempo si sonotrasferiti nella realizzazione dei grandi carri di cartapesta. La Cittadelladel Carnevale è un insieme di sedici capannoni e di altri edifici checostituiscono una piazza che è un ambiente ideale per feste e con-certi. Da. 2003 all’interno della Cittadella c’è il Museo del carnevaledov’è possibile osservare tutte le fasi costruttive dei carri. In più alpiano terra sono allestiti i laboratori didattici dove le scolaresche hannola possibilità di provare le tecniche di manipolazione della carta acalco.Nell’edizione del 2011 – finanziata dalla Fondazione Cassa di Rispar-mio di Lucca tramite un bando da 200.000 euro – sono state trentaseile grandi opere di cartapesta che hanno sfilato lungo i viali a mare: un-dici i carri allegorici, di prima categoria alti fino a venti metri, sei i carridi seconda categoria, undici le maschere di gruppo e otto le ma-schere isolate, un numero imponente di costruzioni che hanno cata-lizzato l’attenzione del coloratissimo pubblico nelle cinque sfilate.

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Complesso conventuale di San Francesco Il progetto. La Fondazione Cassa di Ri-sparmio di Lucca ha acquistato il ComplessoConventuale di San Francesco, di proprietàdel Comune di Lucca. Il Complesso è desti-nato a diventare sede del Campus universi-tario di IMT Alti Studi Lucca, grazie ad unprogetto di restauro e di adeguamento funzionale che richiederà un investimentocomplessivo di circa 20 milioni di euro, inte-ramente a carico della Fondazione. Il pro-getto prevede tutte le opere e le dotazioniimpiantistiche necessarie per il restauro el’ade guamento funzionale del ComplessoConventuale di San Francesco al fine di de-stinarlo a nuova sede del Campus universi-tario dell’Istituto Alti Studi IMT. Questadestinazione prevede spazi residenziali, acompletamento dell’intervento già realizzatonella porzione del complesso denominata «laStecca», spazi per la didattica, spazi di rap-presentanza, per l’amministrazione oltre aspazi tecnici e di servizio.Per quanto riguarda la chiesa di San France-sco non è previsto alcun adeguamento fun-zionale né cambio di destinazione d’uso; gliinterventi, esclusivamente di restauro e risa-namento conservativo, si attueranno in duefasi: nella prima, si provvederà al consolida-mento strutturale complessivo, con partico-lare riferimento alla copertura ed al fianco sud,successivamente si procederà al restauro ealla ricollocazione di tutte le opere d’arte e ar-redi. Negli ambienti annessi all’abside dellachiesa di S. Francesco, in corrispondenzadell’accesso al Giardino degli Osservanti,sarà allestito un piccolo museo archeologicodove saranno esposti gli esiti della campagnadi scavo.Gli spazi del Campus IMT. Il progetto pre-vede una macrozonizzazione planimetrica: laresidenza, con camere e appartamenti acompletamento degli spazi già realizzati nellaStecca, sarà realizzata nelòla parte che si af-

faccia al grande giardino a nord del com-plesso, mentre gli spazi per la didattica sa-ranno organizzati attorno al primo e secondochiostro e nel cortile. Una seconda organiz-zazione per livelli prevede la sistemazione apiano terra di tutti gli spazi «collettivi» (aulamagna, sale conferenze-seminari, laboratorie aule), al piano primo degli uffici e di partedella residenza, e infine al piano secondo soloresidenza. A febbraio sono stati consegnati aImt i primi 4 monolocali più altri 3 bilocalicompleti di cucina e 4 camere singole, perun totale di 18 posti letto. Per fine marzo èprevista la consegna della Cappella Guinigi,che sarà adibita ad auditorium da 120 posti.La fine dei lavori è prevista per la prima metàdel 2013: a Imt saranno consegnati 62 posti

letto che, sommati a quelli già realizzati allaStecca, portano la ricettività a complessivi125 posti letto.Cenni storici. L’inizio della costruzione delcomplesso di S. Francesco risale al 1230con la costruzione di una chiesa, ove sorgel’attuale, dedicata alla Maddalena, chiesa chevenne ampliata nella parte tergale e rialzataalla fine del tredicesimo secolo nel periodo deiGuinigi, che finanziarono la costruzione delletre cappelle absidali. Rilevante è la cappellain laterizio intitolata a Santa Lucia (che riceveaccesso dai loggiati e dal Giardino degli Os-servanti) fatta costruire da Francesco Barto-lomeo Guinigi nel 1354 che servì comecappella di famiglia. Alla fine del 1600 il con-vento era stato via via ampliato fino a com-prendere tre dormitori con un numero di circacento stanze, una foresteria di dieci stanze ri-servata ai Superiori dell’Ordine, una inferme-ria, il refettorio, la cucina, l’archivio e la libreria.

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Grandi eventi culturali a Pietrasanta.Sono ormai un centinaio di anni che il binomiocultura e turismo sono la carta vincente dellaVersilia. Una strada che si vuole continuare apercorrere con il progetto «Pietrasanta GrandiEventi» che vuole avvicinare un numero sem-pre maggiore di cittadini e turisti, ma soprat-tutto di giovani, alla cultura e alle varieespressioni dell’arte. Un’idea in linea con iprincipi della Fondazione che ha finanziatol’iniziativa con un bando di 70.000 euro de-stinati all’amministrazione comunale.Tra gli eventi in calendario, la seconda edi-zione del festival letterario «Anteprime», cheha visto sessanta scrittori provenienti da tuttoil mondo presentare la loro nuova opera. Unappuntamento che ha animato le serate delcentro storico di Pietrasanta, tra piazzaDuomo e il complesso di Sant’Agostino, e siè protratto fino a tarda notte mentre autoricelebri e esordienti molto promettenti si sonoincontrati con il pubblico per leggere pagineinedite del loro ultimo libro. Tra gli ospiti inter-nazionali più attesi, l’israeliano AbrahamYehoshua e Ken Follett, mentre tra gli italianisi sono visti giovani affermati come ChristianFrascella, Valeria Parrella, Alessandro D’Ave-nia, e ancora il giallista Giorgio Faletti, ConcitaDe Gregorio, Melania Mazzucco, Silvio Muc-cino insieme a Carla Vangelista, Roberto Vec-chioni – romanziere, oltre che cantautore – eil vignettista Vauro Senesi.E non sono mancate le iniziative collaterali ori-entate prevalentemente all’arte contempo-ranea. Ha iniziato Helaine Blumenfeld con lesue opere monumentali. Poi ancora una per-sonale di Luca Alinari, mentre per il secondoanno consecutivo la Versiliana ha ospitato «Lafesta de Il Fatto Quotidiano», con un riccocartellone d’incontri con illustri giornalisti delpanorama italiano, scrittori, comici e person-aggi del mondo televisivo, che hanno datovita ad una tre giorni di cultura e attualità.

Cultura e spettacolo nel Polo mediceodi Seravezza. Fotografia, pittura, teatro emusica. Tutto questo è la Fondazione TerreMedicee di Seravezza, nata nel 2010 periniziativa del Comune della cittadina versi-liese in partecipazione con l’amministra-zione provinciale di Lucca e due importantiaziende del territorio come Henraux eCampolonghi. Lo scenario è quello delPolo culturale dell’area medicea appena ri-strutturata, la splendida villa edificata tra il1561 e il 1565 per volontà di Cosimo I de’Medici, che già dal 1982 accoglie impor-tanti esposizioni di arte moderna e con-temporanea.E la Fondazione Cassa di Risparmio hascelto di finanziare parte della stagione2011 con un bando da 80.000 euro. Uncartellone con numerose iniziative culturali

che hanno portato al palazzo Mediceocirca 15.000 visitatori con un notevole ri-chiamo da parte dei media nazionali. In par-ticolare la mostra «Guttuso e gli amici diCorrente», un evento che grazie alla Rai èentrato nel circuito delle grandi televisioninazionali europee. Poi ancora la rassegna«Palco della memoria», una serie di quattrospettacoli che hanno visto la partecipazionedi Alessandro Baricco, Paolo Rossi, Asca-nio Celestini e don Andrea Gallo. Ottimi ri-scontri hanno suscitato anche la mostra delfotografo Roger Ballen, la stagione teatraleinvernale presso le scuderie granducali, or-ganizzata in collaborazione con la Fonda-zione Toscana Spettacolo, e la secondarassegna «Versilia in Jazz», quattro artisti in-ternazionali che hanno raccontato le ten-denze del «New Jazz».

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Un centro polifunzionale per migliorarela qualità della vita. La continua evoluzionedella nostra società e l’aumento dell’etàmedia porta con sé un cambiamento del tipoe della qualità dell’assistenza di cui le personehanno bisogno. Parte da qui l’analisi dell’Ar-ciconfraternita della Misericordia di Monte-carlo che ha effettuato un’attenta analisi delterritorio rilevando nella Piana di Lucca l’au-mento costante di soggetti affetti da disabilità.Un fenomeno in crescita che ha evidenziatola necessità di differenziare e ampliare l’offertadei servizi con la realizzazione di un centropolivalente.Lo sport infatti è uno strumento efficace perfavorire l’integrazione e può rappresentare lostrumento ideale anche per prevenire il disa-gio giovanile. Per questo la FondazioneCassa di Risparmio si è impegnata con un in-tervento pluriennale in sei anni per una quotacomplessiva di 1.200.000 euro. L’area indi-viduata per la realizzazione del centro sia trovain località Fornace in una zona collinare e ilcantiere è stato aperto su un terreno incoltodi circa 1.850 metri quadrati ai piedi di unpendio. Il progetto prevede un complesso sudue piani ai quali si aggiungono giardini giar-dini, aree a verde, parcheggi e infrastrutture.Qui troveranno posto quattro camere per l’ac-coglienza, uffici, un refettorio, ambulatori euna palestra per la riabilitazione. In un se-condo lotto saranno realizzati anche studimedici e una sala conferenze mentre al-l’esterno è stato realizzato un impianto poliva-lente che può adattarsi alle varie disciplinesportive.Anche per la scelta dei materiali ci si è ispiratialla salvaguardia del paesaggio e dell’am-biente, con la riscoperta e il recupero di pietree mattoni tipici del posto e altri prodotti eco-sostenibili. In più verrà utilizzata illuminazionea basso consumo, si procederà al recuperodelle acque piovane e sarà impiegato un co-generatore a oli vegetali per la produzione dienergia elettrica.

Oltre 600mila euro destinati alle aziendesanitarie locali. L’attenzione al settore dellasalute pubblica è sempre stato uno dei piùimportanti per la Fondazione Cassa di Rispar-mio di Lucca che da tempo svolge un ruolodi supporto agli investimenti fatti dal serviziopubblico nazionale e cerca di evitare eroga-zioni frammentarie e dispersive. Negli anni hasempre sostenuto l’acquisto e l’allestimentodi nuove attrezzature che possano migliorarela qualità della prevenzione e della curapresso le strutture sanitarie del nostro territoriosostenendo soprattutto le due aziende sani-tarie locali presenti nella provincia di Lucca.Sempre ricorrendo al sistema dei bandi, nel2011 la Fondazione ha stanziato 170.000euro per acquistare un sistema informazioneper la gestione completa della cartella clinicaper il reparto di radioterapia dell’ospedale diLucca. Sempre per il Campo di Marte hastanziato 102.000 euro per l’acquisto di unecografo per Urologia, altri 102.000 euro perun laser chirurgico per il reparto di oculisticae 80.000 euro per un sistema a gas plasmaper la centrale di sterilizzazione dell’ospedale.Finanziamenti importanti sono stati erogatianche in favore dell’azienda Usl 12 di Viareg-gio, dove con 135.854 euro è stato finanziatoun progetto di personalizzazione dell’assi-stenza nel paziente anziano che consenta dimettere in rete non soltanto i dati ma anchele competenze professionali degli operatori.Altri 60.000 euro hanno finanziato il progetto«Information Technology del paziente cardio-logico», un innovativo strumento assistenzialeche consente l’integrazione delle informazionicliniche provenienti dalle diverse tecniche dia-gnostiche cardiologiche. Infine 60.000 sonoserviti per il progetto «... e io avrò cura di te»,che consiste in uno studio relativo alla som-ministrazione di un farmaco contro la sin-drome di Rett.

Piccoli prestiti per chi si trova in difficoltàeconomica. Un prestito per far fronte a si-tuazioni di emergenza: è l’obiettivo di un pro-getto messo a punto dall’Arcidiocesi diLucca, dalla Fondazione Cassa di Risparmiodi Lucca e dalla Banca di Pescia – CreditoCooperativo, grazie al quale chi si trova incondizioni di particolare vulnerabilità econo-mica o sociale – le persone, insomma, cheappartengono alla sempre più folta fascia dipopolazione povera – potranno ottenere unfinanziamento fino a 10.000 euro e migliorarecosì la loro qualità di vita. «Il disagio che si va diffondendo a causa dellacrisi economica – spiega il presidente dellaFondazione Cassa di Risparmio, Arturo Lat-tanzi – l’aumento della precarietà e della di-soccupazione e la diminuzione delle risorseassistenziali, impongono la necessità di for-nire nuovi strumenti di sostegno a chi rischial’emarginazione e l’esclusione sociale. Piùche una forma di assistenzialismo il nostro èun modo per dare fiducia alle persone, stimo-larne le potenzialità e le capacità di crescita,e aiutarle ad essere parte attiva e responsa-bile per il superamento delle loro momenta-nee difficoltà».Di qui il programma di microcredito ispirato aun progetto della Caritas diocesana denomi-nato «Un anticipo di fiducia» e gestito da untavolo di partenariato di cui fanno parte alcuneassociazioni del territorio: Gruppo volontariaccoglienza immigrati, Comunità di Sant’Egi-dio, Confraternita San Vincenzo, Volontariatofemminile vincenziano e Ce.I.S. gruppo gio-vani e comunità di Lucca. Di questo programma possono beneficiare gliutenti dei centri di ascolto Caritas e quantivengono individuati dalle associazioni chefanno parte del tavolo di partenariato comepersone per le quali l’accesso al credito con-venzionale è particolarmente difficile e one-roso. Per esempio chi non è in grado di offriregaranzie sufficienti o che presentano posizionidebitorie con altre banche e società finanzia-rie, oppure ulteriori elementi pregiudizievoli,come piccoli protesti, un numero contenutodi rate scadute di credito al consumo e pa-

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gamenti arretrati. Grazie a un fondo di garan-zia iniziale di 100.000 euro messo a disposi-zione dalla Fondazione Cassa di Risparmio, lafiliale di piazza Santa Maria della Banca di Pe-scia erogherà i microcrediti a un tasso parti-colarmente agevolato e senza nessunacommissione bancaria. I prestiti, che la Bancadi Pescia si impegna ad erogare entro settegiorni lavorativi, dovranno essere rimborsati arate mensili per un massimo di 60 mesi. Con questa iniziativa, la Caritas diocesanacontinua ed amplia il suo programma avviatodue anni fa, selezionando le richieste di finan-ziamento che le pervengono dai centri diascolto di vari enti e associazioni. Richiesteper le quali la Caritas, grazie alla collabora-zione dei volontari, efficacemente guidati daDonatella Turri e Lorella Sestini, assicura ogniopportuna assistenza, sia per la predisposi-zione delle pratiche che per la rapida proce-dura di erogazione dei prestiti. Intanto anchein Versilia si studia un’iniziativa analoga tramitel’associazione «Fondo vivere» di Lido di Ca-maiore.

Riscaldare un piccolo borgo di monta-gna con una centrale a biomasse. Èsempre difficile e soprattutto costoso riuscirea portare la rete del metano nei piccoli paesidi montagna. È il caso di Pariana, nel comunedi Villa Basilica, dove da sempre si utilizzanosoluzioni alternative come il gasolio e il gpl.Per ovviare a questo problema – e abbatteregli agenti inquinanti – l’amministrazione comu-nale sta portando avanti un progetto di im-pianto di teleriscaldamento a biomasse aservizio del piccolo borgo dove vivono attual-mente circa trecento persone. Una soluzionein due fasi che è già in uno stato avanzato direalizzazione. Infatti è già stato costituito unconsorzio agro-forestale al quale aderisconoanche i Comuni della Piana che si impegnaper lo sfruttamento dei residui della lavora-

zione della legna. La seconda fase inveceprevede la realizzazione di una centrale ter-mica a biomasse per la produzione di acquacalda da utilizzare a uso riscaldamento e auso sanitario nelle case di Pariana attraversoun impianto di teleriscaldamento realizzato dalComune di Villa Basilica che la FondazioneCassa di Risparmio ha finanziato con180.000 euro inseriti in un bando triennale.Il progetto, finanziato dal Fondo europeo disviluppo regionale e promosso dalla Provinciadi Lucca, si chiama «Biomass» e intende pro-muovere un utilizzo sostenibile delle bio-masse forestali e agricole come fontienergetiche rinnovabili e come opportunitàper diminuire i costi energetici, l’utilizzo dicombustibili fossili e l’inquinamento atmosfe-rico.

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Un nuovo centro civico nel cuore diBorgo a Mozzano. La ristrutturazionedell’ex Convento delle Oblate di SantaFrancesca Romana è la storia di una co-munità che si riappropria del proprio patri-monio e torna a viverlo. In questa strutturadel Cinquecento, nel pieno centro di Borgoa Mozzano, l’amministrazione comunale haavviato da tempo un percorso di recuperoe valorizzazione per realizzare un grandecentro polifunzionale e la FondazioneCassa di Risparmio ha contribuito con unintervento diretto da 400.000 euro in cin-que anni che si è completato lo scorsoanno.Qui, grazie al recupero dell’intero immobile,è stato realizzato il Salone delle feste che èdiventato il vero cuore del complesso. Unospazio che può essere adibito a sala con-vegni e ospita congressi, seminari, mostre,attività sociali, culturali e ricreative. Con lanovità del grande schermo e dei sei titolimessi in cartellone durante l’inverno per ilprimo ciclo di proiezioni del cineforum. Inpiù quest’area ha anche due sale adibiteall’attività formativa e a un punto Paas – ac-cesso assistito ai servizi: internet, Centroper l’impiego, Informagiovani – nonché unasala adibita a centro di documentazionesull’azalea, la più importante tra le produ-zioni vivaistiche della zona, che contieneoltre 5000 volumi.Anche lo spazio esterno del convento èparticolarmente pregiato con ampi spaziverdi e giardini d’eccellenza. E questo pro-getto è stato integrato con la realizzazionedei «Bagni alla Verzura» in un’area vicina allaquale si accede direttamente dal nuovocentro polifunzionale. In pratica una piscinaa disposizione dei ragazzi delle scuole e deigiovani dotata di spogliatoi, servizi igienici einfermeria oltre che di impianti sportivi at-trezzati all’aperto. Un intervento che si in-serisce in un progetto più ampio cheprevede la riqualificazione dell’intera zona li-mitrofa con la costruzione di un nuovo edi-ficio per la scuola secondaria di primogrado e del nuovo Palazzetto dello sport.

Un nuovo Palazzetto dello sport aBorgo a Mozzano. Educazione fisica epratica sportiva vanno di pari passo conuno stile di vita sano. Ma è difficile riuscirea praticare attività sportiva laddove man-cano gli impianti. È il caso di Borgo a Moz-zano dove le strutture esistenti sono pocoadatte a ospitare gli sport di squadra checreano aggregazione e integrazione, spe-cialmente tra i giovani. Così la realizzazionedi un nuovo polo scolastico nell’area dellaConcia, un punto centrale che si trova sulretro della stazione, è stata colta dal Co-mune come l’occasione per colmare que-sta carenza.Il progetto complessivo prevede un com-pleto ripensamento di quella zona delpaese che diventerà un’area destinata allaformazione giovanile, al tempo libero e allosport. In pratica da una parte saranno co-struite le nuove scuole medie – le attualinon sono state dichiarate idonee in seguitoa una valutazione sismica – mentre nel-l’area della ex fabbrica Record sarà realiz-zata la nuova sede dell’Istituto tecnicoindustriale «Enzo Ferrari». Infine sul lato divia Salvemini invece si prevede la realizza-zione di un’area interamente destinata allaformazione giovanile, al tempo libero e allosport. Per questo si realizzerà un impiantopolifunzionale, un palazzetto, destinato aospitare le scuole ma anche l’intera cittadi-nanza con particolare riferimento alle squa-dre di pallacanestro e di pallavolo. LaFondazione Cassa di Risparmio tramite unbando ha destinato 80.000 euro all’ammi-nistrazione comunale di Borgo a Mozzanomentre il resto della struttura sarà finanziatodalla Fondazione Monte dei Paschi diSiena.

Un nuovo spazio per i giovani nel centrodi Porcari. Nel giro di pochi anni un piccolocentro come Porcari ha visto aumentare no-tevolmente la propria popolazione. Un feno-meno che ha creato nuove esigenze e alquale la parrocchia di San Giusto ha scelto didare una risposta decidendo di comprarel’immobile dell’ex tipografia Matteoni cheormai da parecchi anni si trova in uno stato didegrado. Si tratta di un edificio che si trova inuna posizione strategica nella parte alta delpaese. In pratica è una sorta di cerniera tra lazona monumentale, rappresentata dallachiesa parrocchiale e dalla Villa Mennoni, ilvecchio borgo storico e il Parco della Torretta.Una scelta coraggiosa che per la parrocchiacomporta un impegno economico importantedel quale però si è fatto carico la FondazioneCassa di Risparmio pagando le rate delmutuo quinquennale per un totale di 435.000euro.Dopo i necessari lavori di ristrutturazione perrecuperare l’edificio e adeguarlo alla nuova de-stinazione, l’ex tipografia diventerà così laCasa della Pace di Porcari che consentirà didare una risposta concreta alle nuove esi-genze sociali del comune. Questo sarà unospazio pubblico a disposizione di tutti e so-prattutto dovrà dare supporto alle attività deigruppi organizzati del paese, soprattutto perle attività dei giovani. In questo modo la par-rocchia potrà ampliare la propria gamma diservizi a disposizione della comunità in unnuovo ambiente protetto e sicuro.

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Regalare le vacanze estive a oltre 400bambini. Era il 1822 quando l’ospedale diLucca organizzò a Viareggio una colonia peri bambini di strada. Quello fu il primo caso in tutta Italia e da quelmomento le colonie estive furono intensifi-cate a livello nazionale e rivolte a bambini eragazzi per sostenere le famiglie menoagiate. Nel secondo Dopoguerra fu poi rico-nosciuto il carattere formativo ed emanci-pante delle colonie che allora non furono piùrivolte esclusivamente alle fasce più svan-taggiate.Una tradizione lunga 190 anni che continuagrazie all’impegno della Fondazione Cassa diRisparmio di Lucca che con un spesa com-plessiva di 296.829,94 euro ha predispostoun programma di soggiorni estivi gratuiti almare e in montagna, riservato a bambini, ra-gazzi e ragazze tra i 6 e i 17 anni che appar-tengono a famiglie a basso reddito. L’attivitàè organizzata assieme alla Provincia di Luccache coordina gli uffici dei servizi sociali deiComuni. Una collaborazione dalla quale ènato un programma articolato e un ventagliodi opportunità talmente ampio da trasformarela tradizionale colonia estiva in una vera epropria vacanza con soggiorni al mare a Ma-rina di Massa, Marina di Frigole (Lecce), An-tignano (Livorno) o in barca da Viareggio. Poiancora i tipici soggiorni in montagna al Parcodell’Orecchiella, a Castelvecchio Pascoli o aBosentino, in provincia di Trento.Un’iniziativa che nel tempo continua a riscuo-tere un grande successo alla quale hannopartecipato 435 ragazzi, di cui 236 maschi e199 femmine, il 20% dei quali di nazionalitàstraniera.

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Finanziata la realizzazione di un «condo-minio sociale» a Capannori. Un condomi-nio sociale nel comune di Capannori dovecreare un punto di approdo per diverse asso-ciazioni di volontariato attive nella Piana diLucca. È uno dei principali interventi che laFondazione Cassa di Risparmio di Lucca hascelto di finanziare nel 2012. Un progetto cherichiede un investimento complessivo di oltre2,8 milioni di euro, di cui 900.000 mila messidirettamente a disposizione dalla Fondazione.L’idea è promossa dalla Misericordia di Ca-pannori, capofila, in questa operazione, rispettoad altre associazioni che, nel tempo, potrannoaderirvi. «È uno sforzo notevole – afferma ilgovernatore della Misericordia, Maria Pia Ber-tolucci – che la confraternita compie grazie allasensibilità dimostrata dalla Fondazione Cassadi Risparmio e dal suo presidente, Arturo Lat-tanzi, ma anche grazie alla generosità dei nostriconfratelli. Abbiamo deciso, con senso di re-sponsabilità, di farci carico dell’esigenza dicoagulare le forze di tutte le associazioni divolontariato per rispondere in modo innovativoe flessibile alle sempre crescenti necessitàdella popolazione. Lo stesso sindaco di Ca-pannori, Del Ghingaro, durante un primo in-contro di presentazione, si è detto molto inte-ressato al progetto».La pietra d’angolo Lo hanno denominato «Lapietra d’angolo» e vuole essere il luogo opera-tivo e d’incontro per varie associazioni di vo-lontariato della Piana. «D’altra parte – prosegueMaria Pia Bertolucci – i servizi sociali e sanitariofferti dal pubblico, anche in convenzione conil privato e in parte con il privato sociale, nonsono sufficienti rispetto alle urgenze e alle realinecessità della popolazione e delle famiglie,alle prese con l’aumento di patologie in partedovute anche all’allungamento della vita media,allo stress, ai cambiamenti climatici, all’inqui-namento e a ritmi di vita sedentari. Il volontariatorisponde con impegno alle sollecitazioni dellagente, e le sedi delle associazioni, assieme aquelle delle istituzioni locali, sono diventatesempre più punti di riferimento per le esigenzedella popolazione, che si tratti del semplice bi-sogno di compagnia, di piccoli servizi, o di in-

terventi di riabilitazione. Ecco perché la Miseri-cordia di Capannori ha deciso di farsi caricodi raccogliere le adesioni su un progetto, unasorta di ‘condominio sociale’, provvisoriamentedenominato ‘La pietra d’angolo’, in cui le as-sociazioni di volontariato attive sulla Piana diLucca possano trovare una struttura di riferi-mento». Il progetto Il progetto prevede l’acquisto di unimmobile che fino a pochi anni fa è stato sededel consorzio agrario e che ora è in completoabbandono. Una struttura che gode di unaposizione strategica, di fianco alla chiesa par-rocchiale, al centro del Comune, confinantecon il parco pubblico, libero su quattro lati dacostruzioni e adiacente a un parcheggio pub-blico. Piano terra Qui troveranno posto un centrodiurno per disabili adulti e persone sole; uncircolo con mensa, cucina attrezzata e ampiaarea pranzo riservata sia ai disabili del centro,sia agli altri ospiti del condominio sociale:un’area disponibile anche per iniziative di pro-mozione e di animazione del parco pubblico.Sempre a piano terra, saranno realizzate alcunestanze attrezzate dove ospitare associazionidi piccole dimensioni, che non hanno una pro-pria sede, e che hanno bisogno di un puntodi riferimento in cui poter operare.Primo piano Al primo piano avrà sede l’asso-ciazione Amici del cuore, che disporrà anchedi palestra e ambulatori: l’associazione Gri-maldi, anche questa con palestra e ambulatori,nonché alcuni ambulatori da affittare a mediciesterni.Secondo piano Qui sarà realizzata una fore-steria sociale in cui alloggiare per brevi periodii disabili accolti nel centro diurno e altri disabiliesterni alla struttura su richiesta delle famiglie,per ricoveri di sollievo per la famiglie stesse.«Questo – come spiega Maria Pia Bertolucci– servirà anche a porre le basi per un ‘dopo dinoi’, questione che tutte le famiglie, prima opoi, si pongono». Sempre al secondo piano,verranno ricavati quattro piccoli appartamentiper anziani che, per motivi di paura o per limi-tate capacità di autonomia, non possono piùstare in casa propria e che qui potranno trovare

riservatezza e privacy, ma anche servizi comunie soprattutto l’assistenza continua di personeimpegnate nelle diverse attività del condominio.Un altro appartamento sarà destinato al cu-stode dell’edificio, una figura indispensabile.Inoltre, nel condominio sociale è prevista anchela sede della costituenda Fondazione delle Mi-sericordie della Piana di Lucca, che dovrebbeessere costituita nei prossimi mesi per gestirei servizi comuni. Infine, una porzione dell’edificioal piano terra, sarà destinata a uffici direzionalie spazi commerciali da affittare a privati, cosìda ricavare risorse utili al pagamento del mutuoche la Misericordia dovrà contrarre con gli isti-tuti di credito per realizzare la struttura. Nei locali che si libereranno nella sede istitu-zionale, la Misericordia intende realizzare unsalone per le riunioni, un garage per i proprimezzi e alcune «cappelle del commiato», dovepoter vegliare i morti fino al momento dei fu-nerali, senza limitazioni di orario, come accadeinvece all’obitorio intercomunale di Lucca.La Misericordia di Capannori È stata costituitanel 1980 e opera sulla Piana di Lucca conservizi di carattere sanitario, trasporto ambu-lanze per emergenza ed ordinari, nonché didisabili ed anziani; attività di educazione sani-taria della popolazione attraverso corsi, incontrie iniziative varie di informazione e sensibilizza-zione; servizi di carattere sociale: attività di cen-tro di aggregazione sociale per persone solee casa famiglia per anziani, animazione socialecon persone fragili e a rischio emarginazione,assistenza a famiglie con problemi e disagiprofondi, attività di animazione con le scuole,parrocchie e altre associazioni del territorio; in-terventi di protezione civile sia di emergenza,sia di prevenzione. I volontari sono circa 120,mentre i dipendenti e collaboratori – diretti eindiretti attraverso una cooperativa che la Mi-sericordia ha fondato – sono dodici. Dopoaver acquistato la propria sede sociale, la Mi-sericordia ha acquistato un compendio immo-biliare contiguo alla sede dove ha realizzatouna casa famiglia, due piccoli appartamentiper le emergenze abitative affittati al Comunedi Capannori e un centro di aggregazionediurno.

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Far crescere le imprese che faranno cre-scere il nostro futuro. Per anni l’area exBertolli di Sorbano del Giudice ha ospitatol’oleificio che ha rappresentato uno dei simbolidi Lucca nel mondo. Ora si è recuperato quelcomplesso industriale di oltre 11.000 metriquadrati e si punta decisamente sulla valoriz-zazione di quell’area dove la Camera di Com-mercio ha realizzato il Polo tecnologico luc-chese. La struttura, portata avanti con il con-tributo della Regione Toscana e della Fonda-zione si compone di due lotti. Nel primoedificio c’è la sede di Lucense con i suoi la-boratori di ricerca sul cartario e sull’Ict, l’acronimoinglese che sta per tecnologia dell’informazionee della comunicazione. Qui si trova anche unprimo nucleo di incubatore di nuove impreseche si sono già insediate nel corso del 2011.Già terminati anche i lavori di costruzione delsecondo edificio con nuovi spazi destinati al-l’incubatore d’imprese e un acceleratore perle imprese già avviate. Il polo tecnologico hauna posizione strategica all’interno del nuovo«parco urbano dell’innovazione», un modellod’attrazione ideato per integrare l’attività fieristicacon il trasferimento tecnologico.Entrambe gli edifici che compongono il PoloTecnologico Lucchese rappresentano un mo-dello di riferimento per l’applicazione di principidi edilizia sostenibile, attraverso l’uso di materialie tecnologie innovative, e per il consistentericorso a fonti energetiche rinnovabili. A con-ferma di una progettazione tutta orientata algreen building, il Polo, nell’ambito dell’attivitàdi Lucense, accoglie il Centro di Divulgazionee Formazione «Abitare Mediterraneo»: un al-lestimento permanente che ospita oltre 100aziende produttrici e in cui sono esposti com-ponenti edilizi selezionati sulla base dellaqualità e della coerenza con i temi legati al-l’innovazione tecnologica e all’architettonicafinalizzata al contenimento dei consumi ener-getici per un’edilizia sostenibile. I temi, appuntodi «Abitare Mediterraneo», un progetto diricerca finanziato dalla Regione Toscana ecoordinato dal Dipartimento di Tecnologiedell’Architettura e Design della Facoltà di Ar-chitettura di Firenze.

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La banda larga per le imprese dei di-stretti industriali. Il «digital divide» è il divarioesistente tra chi ha accesso effettivo alle tec-nologie dell’informazione e chi ne è esclusoin modo parziale o totale. Un limite che rischiadi essere un freno allo sviluppo delle impresee alle opportunità a disposizione dei cittadini.Per questo la Provincia ha sostenuto il pro-getto promosso dalla Regione per consentirel’accesso ai internet nei territori rurali e mon-tani e ha scelto di compiere un passo suc-cessivo realizzando una rete evoluta in fibraottica che consente di raggiungere oltre unmigliaio di aziende nei distretti industriali.Un’infrastruttura strategica per la competitivitàdelle imprese e per lo sviluppo del territoriolucchese. La visione era già stata tracciatacon il Piano locale di sviluppo e oggi è stataresa possibile grazie al supporto tecnico diLucense, della stessa Provincia e del gruppodi reti dell’Università di Pisa. Un interventoportato avanti con il sostegno finanziario del-l’Unione Europea che porta la provincia diLucca all’avanguardia a livello nazionale.La Fondazione Cassa di Risparmio di Luccaha previsto un intervento diretto di 1,5 milioniin quattro anni su un quadro economicocomplessivo di 16 milioni di euro. Il progettoè attuato con un partenariato pubblico-privatotra la Provincia di Lucca e Telecom Italia spa.È la provincia a realizzare i cavidotti su un per-corso che riguarda undici comuni che si di-rama fino ai cosiddetti «punti di consegna»distanti al massimo 500 metri dalle imprese.A quel punto spetta a Telecom Italia la posadelle fibra ottica nei cavidotti, l’adeguamentodelle proprie centrali e l’installazione degli ap-parati per attivare la rete a larga banda. Lanuova rete consentirà lo scambio di informa-zioni ad altissima velocità e l’accesso a nuoviservizi telematici. Così le aziende potranno ot-tenere in modo semplice e utilizzare applicativisoftware specifici e risorse di elaborazionesolo al bisogno e a richiesta, senza la neces-sità di realizzare al proprio interno i centri dicalcolo o di acquistare costose licenze soft-ware.

Nasce la cittadella per sostenere lo sviluppo del calzaturiero. Nel dopoguerra la realizzazionedegli zoccoli chiusi da contadino ha fatto la fortuna di Segromigno in Monte. Ora da qua partonosandali e decolleté per le grandi firme del made in Italy e per le griffes francesi, con prototipi discarpe prodotti in una nottata, pronti per arrivare il giorno successivo sulle passerelle dell’alta modamilanese e parigina. L’esigenza della Cittadella della calzatura parte proprio da qui. Un progetto da5 milioni di euro con il Comune di Capannori capofila affiancato dalla Provincia di Lucca e dallaCamera di Commercio e con il sostegno della Regione e della Fondazione Cassa di Risparmioche ha stanziato 700.000 euro in tre anni come intervento diretto.Un centro di sviluppo realizzato a Segromigno in Monte nel cuore del distretto calzaturiero che ri-veste un’importanza fondamentale per lo sviluppo del sistema economico locale. L’edificio si svi-luppa su due piani da 800 metri quadrati e sarà dotato di laboratori e di altre risorse per condurrericerche applicate, favorire il trasferimento tecnologico ed effettuare prove e test sperimentali. Inpiù ci sono previsti spazi per sviluppare incubatori tecnologici e centri di competenza per il settoredella moda e per fornire servizi avanzati alle imprese del territorio. In particolare all’interno del Polosaranno presenti laboratori sulla tracciabilità della calzatura – uno dei progetti di eccellenza portatoavanti in questi anni dal Ceseca – e ancora laboratori per lo sviluppo di sistemi di riduzione dellaproduzione dei rifiuti in collaborazione con la Regione, l’Università di Pisa e la Normale.L’edificio è concepito per avere la massima flessibilità, sia nella modifica degli ambienti che degliimpianti, ed è improntato alla massima efficienza energetica con sistemi di protezione solare perridurre la climatizzazione interna del fabbricato. In più all’esterno sono installati pannelli solari fotovoltaici che garantiscono l’autosufficienza dalpunto di vista energetico.

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Un polo tecnologico a sostegno delleaziende del distretto lapideo. Le aziendetoscane hanno sempre rappresentato unpunto di riferimento a livello mondiale per l’ap-plicazione di metodologie e tecnologie inno-vative nell’estrazione, nella trasformazione elavorazione delle pietre ornamentali. Questaleadership però è sempre più minacciata dauna forte concorrenza che proviene dal-l’estero. Per questo è necessario svilupparenuove soluzioni che consentano di collocaresul mercato prodotti di qualità e prezzi com-petitivi sfruttando al meglio tutte le possibilitàofferte dalle nuove tecnologie. Sono questele premesse che hanno portato nel luglio del2011 all’apertura del cosiddetto «polo dellepietre» a Gramolazzo, realizzato con un inve-stimento di circa 5 milioni di euro, parte deiquali messi a disposizione dalla Regione.La struttura ha l’obiettivo primario di favorire iltrasferimento di conoscenze e competenzetecnologiche e scientifiche per recepire, maanche stimolare, la domanda di innovazionedelle aziende aderenti. Ma più in generale sirivolge a tutte le piccole e medie imprese delsettore lapideo, che spesso non hanno mododi accedere a progetti nuovi e concorrenziali,specialmente in ambiti quali architettura, de-sign, urbanistica e beni culturali. Il polo di-spone di un centro servizi con uffici, segreteriae laboratorio tecnologico, di quattro incubatoriper la nascita di nuove imprese e di due labo-ratori per servizi alle imprese e per la produ-zione. In particolare gli incubatori offrono spazidi lavoro e servizi in comune: un modo per ac-celerare il processo di creazione di nuove im-prese fornendo loro agevolazioni, a partiredalla condivisione dei costi e dalla realizza-zione di economie di scala. Tramite un bando,la Fondazione Cassa di Risparmio ha previstoun intervento pluriennale in tre anni per200.000 euro totali a favore del Comune diMinucciano per la ristrutturazione e l’acquistodi attrezzature e arredi per il centro servizi.

Gli investimenti nel patrimonio scolastico. Immobili vecchi, presenza di barriere architet-toniche e mancato rispetto degli standard architettonici sono alcuni dei problemi più ricorrentidegli immobili scolastici del nostro territorio. Per questo la Fondazione Cassa di Risparmio diLucca si è impegnata in un intervento in undici anni, per un totale di 3.790.000 euro, con unfinanziamento «ponte» seguito dal pagamento delle rate di un mutuo decennale contratto dallaProvincia di Lucca.Si tratta di un’azione decisa sulle scuole superiori del territorio realizzate tra gli anni Cinquantae gli anni Ottanta in cui si punterà soprattutto al miglioramento dell’efficienza energetica e al-l’adeguamento dei fabbricati alle nuove normative sia dal punto di vista statico e antisismicodella struttura, sia a livello di impiantistica. Gli istituti coinvolti sono il liceo scientifico «Vallisneri»di Lucca, l’istituto professionale per i servizi alberghieri «F.lli Pieroni» di Barga, l’istituto «Piaggia»di Viareggio e il liceo scientifico «Galilei»-Itcg «Campedelli di Castelnuovo Garfagnana.Un altro intervento importante riguarderà il restauro e l’adeguamento alle normative attuali anchedella scuola media «Carducci» nel centro storico di Lucca. Un impegno pluriennale che in 28anni porterà a un investimento complessivo di 1.599.399,31 euro per questa scuola ospitatanell’antico monastero di San Ponziano, fondato nel 790, in un complesso che oltre al conventocomprende due chiostri, un cortiletto interno, gli orti adibiti a cortile e a campi sportivi e lachiesa di San Ponziano che è la sede della biblioteca di IMT Alti Studi di Lucca. In questo modo si andrà a pagare la metà delle rate di un mutuo di 2,2 milioni contratto dallaFondazione Istituto San Ponziano per opere di straordinaria manutenzione e consolidamentodella struttura con la creazione di una nuova aula di scienze e di un’aula multimediale nell’areadell’ex palestra al piano terra.

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Imt: un centro di eccellenza per lo svi-luppo del territorio. Se per stare al passocon il futuro bisogna investire in innovazionee ricerca, Lucca questa sfida l’ha raccoltapuntando sulla nascita di Imt Alti Studi. In pra-tica un istituto di studi avanzati inserito all’in-terno del sistema di istruzione universitaria diterzo livello. Una scuola nata nel 2005 da unpartenariato tra quattro università – Politecnicodi Milano, Scuola superiore Sant’Anna diPisa, Università di Pisa, Luiss di Roma – e laFondazione lucchese per l’alta formazione ela ricerca (Flafr) che raggruppa al suo internoil Comune di Lucca, la Provincia di Lucca, laFondazione Cassa di Risparmio di Lucca, laFondazione banca del Monte di Lucca, la Ca-mera di commercio e l’Associazione Industrialidi Lucca, nonché altri undici enti lucchesipubblici e privati.

Si tratta di un centro di eccellenza dove l’in-tegrazione tra ricerca e insegnamento si rea-lizza all’interno di due macro aree multidisci-plinari di ricerca da cui si sviluppano quattroprogrammi di dottorato. In pratica è un istitutoche contribuisce all’avanzamento della fron-

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tiera della ricerca poiché sia i ricercatori che idocenti sono selezionati con procedure com-petitive internazionali e sono valutati sulla basedella loro capacità di pubblicare sulle rivistespecializzate più importanti. Inoltre per soste-nere un principio di meritocrazia e di aperturainternazionale delle selezioni, in un primo mo-mento gli studenti sono esentati dal paga-mento delle tasse di iscrizione e tre su quattrobeneficiano di un alloggio a titolo gratuito.Per sostenere l’attività di Imt, Flafr mette a di-sposizione le aule e le strutture residenziali,oltre ai finanziamenti necessari per attrarregiovani ricercatori di livello internazionale e alpagamento delle utenze della scuola. A suavolta la Fondazione Cassa di Risparmio diLucca nel 2011 ha onorato il suo ruolo di fon-datore istituzionale di IMT versando a Flafr605.000 euro di quota straordinaria e 40.000euro di quota ordinaria. E a partire dal 2013si aggiungerà anche la disponibilità gli am-bienti del complesso di San Francesco cheospiteranno ulteriori spazi riservati alla didat-tica, all’amministrazione e agli studenti. Infinela Fondazione ha stanziato un importo com-plessivo di 1.604.171 euro per un interventopluriennale che si esaurisce nel 2015 per lacostituzione dell’IMTLAB nell’immobile dellaStecca. Un laboratorio dedicato all’attività diricerca in senso stretto nei settori del rispar-mio energetico, dello sviluppo di piattaformetecnologiche per la valorizzazione del patri-monio culturale locale, della realizzazione dimodelli analitici per la gestione delle imprese.

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Computer e lavagne multimediali nellescuole. Le lavagne interattive multimedialisono superfici su cui è possibile scrivere, di-segnare, allegare immagini, visualizzare testie riprodurre video o animazioni. E i contenutivisualizzati ed elaborati sulla lavagna possonoanche essere digitalizzati. In pratica uno stru-mento ideale e innovativo per l’insegnamentonelle aule perché coniuga la forza della visua-lizzazione e della presentazione tipica della la-vagna tradizionale con le opportunità datedalla multimedialità. Una risorsa sul quale laFondazione Cassa di Risparmio ha scelto diaprire un bando da 370.000 euro aperto atutto il sistema scolastico provinciale e alquale hanno risposto praticamente tutte lescuole. Dalle materne alle medie, dalle ele-mentari fino ai licei e agli istituti superiori, com-presi i circoli e le direzioni didattiche.Con questi soldi si sono potute acquistare di-rettamente oltre 100 lavagne interattive multi-mediali e 280 computer con il monitor. Oltrea stampanti, apparati di rete, accessori vari ealtri apparati audio e video. Un materiale com-pletamente nuovo rispetto a quello che è tra-dizionalmente in dotazione nelle scuole percui è stata organizzata una serie di corsi diformazione sulle nuove tecnologie didatticheche si sono tenuti in San Micheletto nel feb-braio 2012 e alla quale hanno partecipatooltre 300 docenti scolastici.La Fondazione quindi ha scelto di aiutare lascuola a crescere e a svilupparsi raggiun-gendo il livello dei Paesi europei più evoluti.Tutto questo per consentire un cambiamentoinnovativo nell’approccio didattico e nei me-todi di apprendimento che troppo spesso ri-calcano ancora schemi di tipo tradizionaleche sono poco adatti alle esigenze della no-stra società.

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Finito di stampare nel mese di luglio 2012da Tipografia Tommasi

Referenze fotografiche:Archivio fotografico Fondazione Cassa di Risparmio diLucca; Archivio fotografico Maria Pacini Fazzi editore;Archivio fotografico Pubied Editore in Lucca; Gabinettofotografico Soprintendenza BAPSAE di Lucca e MassaCarrara; Carlo Cantini, Lucio Ghilardi, Luca Lupi, NicolòOrsi Battaglini, Vincenzo Suffredini

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CASA PUCCINI - LUCCA E IL RISORGIMENTO - CENTENARIO PASCOLINIANO - IL DUOMO DI LUCCA - HOUSING SOCIALE

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