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N. 4 INVERNO 1998 Sped. abb. post. 45% (art. 2 comma 20/B legge 662/96) Filiale di Roma Pubblicazione trimestrale NATO NATO Rivista della Rivista della Un solido ancoraggio per alleati e partner

Rivista dellaRivista della NATO · La politica della NATO volta a rafforzare la propria cooperazione con la Russia mira a determinare un rapporto orientato al perseguimento di comuni

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N. 4INVERNO 1998

Sped. abb. post. 45%(art. 2 comma 20/B

legge 662/96)Filiale di Roma

Pubblicazione trimestrale

NATONATORivista dellaRivista della

Un solidoancoraggio per alleati e partner

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Lettera del Segretario Generale

Un solido ancoraggio per alleati e partnera perdurante instabilità nei Balcani, le crisi politiche ed economiche in Russia e in Asia, l’incertezza dei mercati finan-

ziari, tutti questi sviluppi hanno contribuito a diffondere l’opinione che siamo vittime impotenti di eventi che si trovano al di fuoridel nostro controllo. Per l’opinione pubblica e per gli esperti, le nostre società moderne sembrano sopraffatte dalle forze che esse han-no messo in moto: ciascuna sfida è intesa come un ulteriore fattore che va ad accrescere un contesto strategico già caratterizzato daturbolenza e instabilità.

Tali scenari sono fondamentalmente erronei. Un cambiamento può spesso generare sgradite conseguenze, ma questo dato di fat-to non è una ragione sufficiente per temere il cambiamento stesso. Le nostre società possono influire sugli eventi invece di esserne levittime. Lo abbiamo appreso dalla storia. Abbiamo creato strumenti che mancavano ai nostri predecessori. Soprattutto, abbiamocompreso che la sicurezza è un concetto ampio e dinamico, e che, per garantirla, alla fine, non resta che promuoverla attivamente enon semplicemente salvaguardarla.

L’Alleanza Atlantica opera conformemente a questa logica. Le nostre politiche e le nostre iniziative sono tese ad influenzare l’e-voluzione di lungo periodo della sicurezza euro-atlantica. Ciascuna di queste iniziative rappresenta un altro passo verso un’archi-tettura di sicurezza, nel cui ambito le sfide saranno affrontate in maniera cooperativa e in tutti i loro aspetti.

! Il processo di allargamento della NATO, per esempio, cancella le vecchie linee di divisione e estende la fiducia alle democra-zie che sono ad est di noi. Ha inoltre prodotto efficaci incentivi per gli attuali e futuri aspiranti membri perché proseguano sulla viadelle riforme e perché risolvano i problemi bilaterali con i loro vicini. L’allargamento è dunque un importante strumento per gesti-re il cambiamento in un quadro di cooperazione.

! La politica della NATO volta a rafforzare la propria cooperazione con la Russia mira a determinare un rapporto orientatoal perseguimento di comuni interessi, come pure a creare un polo di stabilità per fronteggiare future crisi. Si tratta dunque di uninvestimento a lungo termine per la sicurezza dell’intera regione euro-atlantica.

! I legami sempre più stretti della NATO con i paesi non membri, attraverso il Partenariato per la Pace e il Consiglio di par-tenariato euro-atlantico, permettono di determinare posizioni comuni per la gestione delle crisi e il mantenimento della pace, di sta-bilire relazioni tra i settori civili e militari e di assicurare la trasparenza dei bilanci della difesa. Questi contesti aiutano inoltre agestire il cambiamento a lungo termine nell’intera area euro-atlantica.

! Favorendo la creazione di una Identità di sicurezza e di difesa europea, la NATO contribuisce aduna Europa più coesa come pure ad un rapporto transatlantico più maturo, in cui le responsa-

bilità vengano riequilibrate. Ciò garantirà che il vitale legame transatlantico rimanga so-lido, mentre cercheremo insieme nuove linee d’azione per affrontare le sfide «ad alto po-

tenziale» nel campo della sicurezza che ci troviamo davanti, come la proliferazio-ne degli armamenti e i conflitti regionali.

! I più stretti legami della NATO con altre organizzazioni, inparticolare le Nazioni Unite, l’OSCE, e l’UEO, aiuteranno queste ulti-

me a trovare la necessaria coesione per affrontare le nuove sfide nelcampo della sicurezza e a rafforzare il loro impatto sulla determina-

zione a lungo termine del contesto strategico.Insieme, queste iniziative hanno già modificato positi-

vamente l’evoluzione della sicurezza in Europa. La NATO e i suoipartner assicurano il mantenimento della pace in Bosnia, il checonsente ad altre organizzazioni, come l’OSCE e l’Unione Euro-pea, di contribuire alla ricostruzione economica e ad una duraturariconciliazione politica. Inoltre, la NATO e i suoi partner sono at-tivamente impegnati nello sviluppare un solido contesto politico emilitare per disinnescare la crisi in Kosovo.

Il semplice difendersi dai mali del mondo non sarà suffi-ciente a garantire la nostra sicurezza nel prossimo secolo. Solo

una risoluta politica di gestione del cambiamento può determi-nare la stabilità di cui abbiamo bisogno. La NATO ha già

posto in atto le necessarie politiche. Essaè divenuta una solida ancora di stabi-

lità per alleati e partner e rima-ne la nostra migliore cartavincente quanto alla sicurez-za nel prossimo secolo.

L

Javier SolanaAP fo

to

Inverno 1998

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R iconquistata la pro-pria indipendenza nel

1991, alla fine della Guerrafredda, la Lituania si è ado-perata per assicurare la sta-bilità e la cooperazione nel-la regione del Mar Baltico.Abbiamo attuato con suc-cesso riforme politiche edeconomiche e non abbiamorilevanti dispute sui confinio problemi di minoranze na-zionali. Abbiamo promossoo avviato relazioni bilateralie multilaterali nella regionee stiamo sviluppando un co-struttivo rapporto con laRussia, in particolare nellaregione di Kaliningrad.

Riteniamo che sia deltutto naturale che, in questaatmosfera di fiducia e dibuona volontà, la Lituaniaaspiri a partecipare allo svi-luppo europeo, inclusa l’in-tegrazione in corso nei set-tori economici, politici edella sicurezza. La regionedel Baltico è parte integran-te dell’Europa e della nuovastruttura di sicurezza europea che sta sorgendo. Siamo otti-misti riguardo alle nostre prospettive di adesione all’Unio-ne europea (UE) e alla NATO; prospettive che, a loro vol-ta, agiscono come un catalizzatore per ulteriori riforme eper iniziative di cooperazione regionale.

Dalla cooperazione baltica alla cooperazione europeaLa regione del Mar Baltico è un’area geografica con

stretti legami culturali ed economici e una forte identità,che risale nei secoli. Allo stesso tempo, ha conosciuto unatravagliata storia, nel corso della quale le grandi potenze

europee hanno cercato pe-riodicamente di esercitaresu di essa una influenzastrategica e ideologica con-traria ai suoi diritti fonda-mentali. I piccoli stati dellaregione hanno soffertoenormemente per le ripetuteoccupazioni e oppressionidei loro più potenti vicini.L’eredità di questo secolo,specialmente quella dellaGuerra fredda, è stata parti-colarmente gravosa per laregione del Mar Baltico.Ci appare chiaro che, inquesta nuova era, la fiduciae la sicurezza nell’area delMar Baltico non possonoessere separate dagli sforzivolti a migliorare la genera-le sicurezza europea. Nonesiste una sicurezza delBaltico isolata e non vi puòessere una sicurezza euro-pea separata da quella degliStati baltici. Tutti noi con-dividiamo lo stesso ambitodi sicurezza e dobbiamoaderire agli stessi principi

fondamentali enunciati nella Carta dell’ONU e nei docu-menti dell’OSCE.

Questa indivisibilità è basata su una comune storia eu-ropea, su condivisi valori di democrazia, e sulla stessa aspi-razione a rendere l’Europa più stabile, sicura e prevedibile.Le tipologie di sfide incontrate nell’area del Mar Baltico –come in tutta l’Europa – richiedono una collaborazione a li-vello regionale, europeo e transatlantico.

Pur riconoscendo che non vi è un’immediata minacciamilitare su quest’area, tuttavia l’immigrazione clandestina,la criminalità organizzata, il traffico di stupefacenti e i pro-blemi ambientali costituiscono delle grandi sfide. Sonoqueste minacce reali, più che quelle vaghe o ipotetiche, chedovremmo fronteggiare e l’opinione pubblica condivide ta-le punto di vista. Un sondaggio d’opinione condotto in Li-

4Rivista della NATO Inverno 1998

Algirdas Saudargas allaConferenza di Vilniussull’integrazione euro-atlantica nel settembre1998. (ELTA foto)

La sicurezza del Baltico è parte della sicurezza europeaAlgirdas Saudargas

Ministro degli esteri di Lituania

La Lituania ha assunto un ruolo preminente nel far progredire la cooperazione regionale nell’area del Mar Baltico, come purenell’accrescere i legami con le istituzioni euro-atlantiche. Attraverso la presidenza, da essa detenuta, del Consiglio degli Stati del Mar

Baltico, per esempio, cerca di promuovere la fiducia tra i vicini Stati baltici e di organizzare l’assistenza alla regione russa di Kaliningrad.Secondo l’Autore, questi sforzi regionali devono essere sincronizzati con i più ampi tentativi paneuropei, dato che la sicurezza e la stabilità

nell’area del Mar Baltico è inscindibile dalla globale sicurezza europea.

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tuania, Lettonia ed Estonia lo scorso marzo dalla filiale diGallup, Baltic surveys, ha rivelato che le minacce internevenivano percepite dal pubblico come una fonte di preoc-cupazione più immediata rispetto a quelle esterne. La gran-de maggioranza degli abitanti in tutti e tre i paesi indicavail crimine e la corruzione come le maggiori minacce per lastabilità. L’altro grande motivo di preoccupazione manife-stato dagli intervistati, ovviamente, è stata l’instabilità inRussia.

Il movimento verso l’integrazione a livello regionale epaneuropeo ha contribuito a fronteggiare queste preoccu-pazioni. Siamo convinti che la trasparenza, la fiducia e ildialogo nella regione del Mar Baltico dovrebbero esseresostenuti e migliorati attraverso l’ampio contesto delle esi-stenti istituzioni euro-atlantiche, come l’Organizzazioneper la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE), ilConsiglio d’Europa, l’Unione europea, la NATO, il Consi-glio di partenariato euro-atlantico, come pure, a livello re-gionale, il Consiglio degli Stati del Mar Baltico.

Oltre a collaborare con le istituzioni paneuropee, laLituania ha svolto un ruolo primario negli sforzi di coo-perazione regionale. Mi riferisco al nostro rapporto strate-gico con la Polonia, alla cooperazione trilaterale tra gli Sta-ti baltici, alla cooperazione Mare del Nord-Mar Baltico a«5 + 3» (1), all’attiva partecipazione nel Consiglio degliStati del Mar Baltico (CBSS) e, da ultimo, ma non per que-sto meno importante, all’iniziativa BALTSEA per coordi-nare sicurezza e difesa per proteggere gli Stati baltici. Que-ste varie forme di cooperazione regionale, insieme con il

nostro costruttivo rapporto con la Russia, rappresentanodegli importanti contributi alla stabilità nella più ampiaarea euro-atlantica.

Consiglio degli Stati del Mar BalticoLo scorso giugno la Lituania ha assunto la presidenza

del CBSS, uno dei più importanti organismi regionali, chefavoriscono la stabilità nell’area del Mar Baltico. Istituitonel marzo 1992 a Copenaghen, il CBSS unisce 11 stati –Danimarca, Estonia, Finlandia, Germania, Islanda, Letto-nia, Lituania, Norvegia, Polonia, Russia e Svezia – comepure la Commissione europea. Il CBSS si riunisce a livellodi Ministri degli esteri una volta all’anno e la sua presiden-za è a rotazione annuale. Tra una sessione e l’altra, l’atti-vità è condotta dal Comitato degli alti funzionari, assistitodal Segretariato del CBSS, che ha sede a Stoccolma. Essoè un foro regionale senza eguali, in grado di promuoverebuone relazioni di vicinato, stabilità politica e sviluppo de-mocratico e sociale nella regione del Mar Baltico.

Il CBSS detiene un importante ruolo politico e un note-vole potenziale di azione politica. Siamo convinti che ilCBSS possa contribuire ad attuare dei positivi cambiamen-ti nella nostra regione e a promuovere la stabilità e la fidu-cia tra i nostri vicini baltici, obiettivi che sono assolutamen-te prioritari nella politica estera lituana. Personalmente, misforzo di caratterizzare la nostra presidenza del CBSS conuna crescente, effettiva cooperazione nella regione.

5Rivista della NATO Inverno 1998

Algirdas Saudargas (a sin.) e il Ministrodella difesa lituano,

Ceslovas Stankevicius(a destra),

accompagnano ilSegretario generale

della NATO JavierSolana durante la sua

visita a Vilnius lo scorsogiugno.

(ELTA foto)

(1)

Danimarca, Finlandia,Islanda, Norvegia e Svezia, più i tre statibaltici Estonia, Lettonia e Lituania.

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Tra le maggiori priorità che il CBSS si dà, vi è la coo-perazione economica regionale (in particolare la promozio-ne di investimenti e di sostegni per le piccole e le medieimprese), lo sviluppo infrastrutturale nel settore dei tra-sporti e dell’energia, e la cooperazione negli affari interni eriguardanti la giustizia e nel settore della sicurezza civile.In tale elenco sono incluse anche l’agricoltura, l’energia, lapesca, la silvicoltura, l’industria e il turismo. La Presiden-za lituana continuerà a sostenere gli sforzi di cooperazionein questi campi sia nel contesto subregionale sia in quellotransfrontaliero. È inoltre di vitale importanza assicurareun duraturo coinvolgimento dell’UE in questo tipo di coo-perazione subregionale, in special modo attraverso proget-ti di cofinanziamento.

Inoltre le riforme economiche, politiche e sociali neipaesi che aderiscono all’UE assicurano un favorevole con-testo per una ulteriore cooperazione pratica nell’ambito delCBSS. Il riavvicinamento tra la regione del Mar Baltico el’UE ha avuto un effetto positivo sulla cooperazione tra tut-ti i paesi della regione ed è accolto con molto favore. In ta-le contesto è importante incoraggiare l’iniziativa «Dimen-sione Nord» dell’Unione europea, rivolta alla regione bal-tica, specialmente nelle aree in cui le attività dell’UE equelle del CBSS sono complementari - ambiente, commer-cio, trasporti ed energia.

Se è vero che le disposizioni istituzionali potrebberoavere un ruolo nel promuovere la cooperazione e la fiducia,è pur vero che vi sono molti altri strumenti non burocraticida considerare, per esempio i contatti tra le popolazioni.Essendo dei responsabili politici, dovremmo ricordare chele relazioni tra gli stati sono anzitutto relazioni tra i cittadi-ni dei nostri paesi. Quindi è importante coinvolgere quantopiù possibile gruppi diversi nel processo per accrescere lafiducia. Iniziative come seminari, conferenze, tavole roton-de ed altre attività informali riuniscono partecipanti da dif-ferenti paesi, spesso con differenti punti di vista. La Litua-nia ha organizzato numerosi di tali eventi coinvolgendoesperti, funzionari governativi e parlamentari della regione.

Anche le relazioni tra membri degli organi legislativisono importanti per questo processo. In molti casi, comeper la cooperazione con la Polonia e con la regione russa diKaliningrad, i parlamentari lituani svolgono un ruolo mag-

giore, anche preponderante, nello stabilire stretti contattipersonali e rapporti istituzionali con i loro omologhi inquesti due paesi limitrofi.

Relazioni con la RussiaLa Lituania ha fatto uno sforzo concertato per coinvol-

gere la Russia in una riflessione sulla sicurezza regionale.La crisi attualmente in atto in Russia dimostra una certavulnerabilità nella regione e indica la necessità di incorag-giare una maggiore cooperazione pratica e solidarietà con inostri vicini russi.

Il Presidente lituano Valdas Adamkus ha indicato cheuna costruttiva partecipazione delle regioni russe di Kali-ningrad e San Pietroburgo alla più ampia rete di coopera-zione dell’area del Mar Baltico è tra le priorità della nostrapresidenza del CBSS. La Lituania è fortemente favorevoleall’attiva partecipazione della Federazione Russa nel CBSSe si augura che l’esistente cooperazione nei settori politici,economici, sociali, educativi, ambientali e relativi alla giu-stizia si sviluppi lungo positivi tracciati.

In particolare, la Lituania attribuisce grande importan-za all’inclusione della regione di Kaliningrad nel quadrodel CBSS, come pure allo sviluppo di progetti UE nell’a-rea. Noi riteniamo che un più alto standard di sviluppo so-ciale ed economico nella regione di Kaliningrad rafforzeràil processo di integrazione nell’area del Mar Baltico. In ri-sposta a numerose richieste da parte di istituzioni, organiz-zazioni e autorità locali della regione di Kaliningrad, ab-biamo stanziato 5 milioni di Litas (US$ 1.25 milioni) pergli aiuti umanitari da destinare a Kaliningrad. Nel settem-bre 1998 è stato compiuto il primo invio di medicinali al-l’associazione sanitaria della regione. Nella mia veste diPresidente del Consiglio degli Stati del Mar Baltico, invitogli altri paesi del CBSS perché incoraggino le loro regionia cooperare più strettamente con le regioni della Federa-zione Russa e a corrispondere alle richieste delle autoritàlocali.

La Lituania ha inoltre visto con favore l’impegno delPresidente russo a ridurre del 40% le forze terrestri e nava-li del suo paese nella regione di Kaliningrad. Questo è un

6Rivista della NATO Inverno 1998

I Capi di governo del Consiglio degli statidel Mar Baltico posanoper i fotografi duranteil vertice del CBSS in Riga, Lettonia, nel gennaio 1998.(ELTA foto)

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significativo passo per migliorare la fiducia reciproca erafforzare le relazioni di buon vicinato tra i nostri paesi. Daparte nostra, abbiamo invitato osservatori russi a prendereparte all’esercitazione militare dello scorso luglio Balticchallenge 98 e abbiamo intrapreso altre misure per pro-muovere la trasparenza. Abbiamo inoltre avviato una inte-razione tra i locali organi-smi di emergenza civile.

Nella sua dichiarazionedel marzo 1998 sulle rela-zioni con la Russia, il Pre-sidente Adamkus ha fattoappello ad un rafforzamen-to degli sforzi di coopera-zione per combattere l’im-migrazione clandestina, lacriminalità organizzata a li-vello internazionale e i pro-blemi ambientali. La firmadi un «Accordo di riammis-sione», per migliorare leprocedure di frontiera e re-golare meglio il flusso dicoloro che chiedono asilo,contribuirebbe a risolverequesti problemi. Il Presi-dente Adamkus ha inoltresottolineato l’importanzadi promuovere dei contattinel settore dell’economiaprivata, come pure il dialo-go e la cooperazione tra lerispettive organizzazioninon governative e tra parla-mentari.

Le misure per accre-scere la fiducia e la sicu-rezza (CSBM), insiemecon lo sviluppo di capacitàdi autodifesa e di misure per il controllo degli armamen-ti, svolgeranno inoltre un importante ruolo nel promuove-re la sicurezza e la stabilità in tutta la regione. Il Presi-dente Adamkus ha sottolineato la disponibilità della Li-tuania, su una base di reciprocità, a informare tutti gli sta-ti dell’OSCE interessati ai suoi movimenti di truppe, an-che al di sotto del livello di notifica richiesto dal vigentedocumento di Vienna del 1994 per tali notifiche. Abbia-mo inoltre assunto l’iniziativa di offrire ai paesi vicinidelle possibilità supplementari per ispezionare e verifica-re i nostri dati militari. Ciò costituisce un importante con-tributo per una maggiore trasparenza e fiducia tra i paesidella regione.

In seguito alle iniziative del Presidente Boris Yeltsindello scorso anno sul miglioramento delle misure per ac-crescere la fiducia, che includevano la sua offerta di ga-ranzie unilaterali di sicurezza, si sono diffuse un certo nu-mero di proposte e di idee sulle iniziative regionali perpromuovere la fiducia e la sicurezza nell’area del Baltico.

Condividiamo il punto di vista degli altri Stati baltici edegli Stati Uniti che tale attività dovrebbe condurre ad ul-teriori elaborazioni ed attuazioni, su base bilaterale e al-l’interno degli organismi regionali, delle proposte volte auna maggiore cooperazione nei settori economici, socialie ambientali.

7Rivista della NATO Inverno 1998

Il Presidente lituanoValdas Adamkus

(a sin.) è ricevuto dalSegretario generaleJavier Solana al suoarrivo alla sede della

NATO lo scorso aprile.(NATO foto)

La sicurezza del Baltico è parte della sicurezza europeaTutte queste misure sono fondamentali per la regione del

Mar Baltico, che già gode di una considerevole stabilità.Dobbiamo però continuare a prestare la nostra attenzione anumerosi settori: cooperazione regionale e subregionale trastati dell’area del Mar Baltico, il coinvolgimento della Rus-sia nella creazione di un’area del Mar Baltico priva di pro-blemi relativi alla sicurezza e, cosa veramente importante, ladefinitiva integrazione della Lituania, come pure della Let-tonia e dell’Estonia, nelle istituzioni europee e transatlanti-che. Non vi può essere una sicurezza del Baltico separata, néuna sicurezza europea senza gli Stati baltici; vi è un’unica,indivisibile sicurezza europea per tutti. La Lituania conti-nuerà a fare la sua parte, a livello regionale e paneuropeo, perrafforzare la sicurezza comune di tutta l’Europa. !

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L’Assemblea del Nord Atlantico (NAA), voce parlamentare collettiva dell’Alleanza, svolge un ruolo essenziale nel creareil consenso per l’adattamento dell’Alleanza al nuovo contesto di sicurezza. Riunisce parlamentari di tutti i paesimembri, dei paesi partner, come pure di quelli del Mediterraneo, favorendo una accresciuta conoscenza, fiducia e cooperazione, e

sostenendo così la stabilità in Europa. L’Autore suggerisce che il vertice di Washington del prossimo anno per il 50° Anniversariorappresenti l’occasione per rafforzare il rapporto tra la NATO e il suo braccio parlamentare e per l’Alleanza, di dare un maggiore

riconoscimento al ruolo della NAA nei loro comuni sforzi.

L’estendersi del ruolo e della portata dell’Alleanza –l’ammissione di nuovi membri, l’espandersi della zona

di cooperazione e l’assunzione di nuovi compiti – si traducein un fitto programma per il braccio interparlamentare dellaNATO. I Parlamentari, con la loro duplice responsabilità diinfluenzare e al contempo di riflettere i punti di vista dei lo-ro elettori, svolgono un determinante ruolo nel creare il con-senso intorno all’adattamento della NATO alle nuove condi-zioni. Nei Parlamenti della maggior parte dei paesimembri essi sono direttamente coinvolti nelle que-stioni di approfondimento e ampliamento dell’Al-leanza, in particolare attraverso la ratifica parlamen-tare della decisione di ampliamento e l’approvazio-ne dello spiegamento di forze al di là dei confini tra-dizionali, come in Bosnia e ora nel Kosovo.

Dal 1989 il lavoro della NAA ha assunto unadimensione nuova. L’incoraggiamento e il consoli-damento delle norme democratiche di governo so-no fondamentali per la missione della NATO diproiettare stabilità attraverso l’allargamento, lacooperazione e la diffusione di una comune cultu-ra in materia di sicurezza. I Parlamenti che adem-piono alle funzioni democratiche di sorveglianza edi responsabilità sono parte indispensabile di que-sto processo. L’Assemblea, dunque, è stata promo-trice degli sforzi per coinvolgere i parlamenti deipaesi dell’Europa centrale e orientale (PECO) edell’aiuto al loro sviluppo durante questo difficileperiodo di transizione.

L’estensione dello status di membro associatoai 16 parlamenti dei PECO ha permesso il coinvol-gimento dei parlamentari e del personale parla-mentare di questi paesi praticamente in tutti gliaspetti del lavoro dell’Assemblea (1). Questa inte-grazione ha fornito sia garanzie politiche che prati-ca assistenza. Quasi tutte le riunioni e le attivitàdell’Assemblea sono ora aperte ai membri associa-ti. Delle sessioni plenarie della NAA hanno giàavuto luogo in Ungheria e in Romania e delle futu-re sessioni sono programmate in Polonia, Lituania,Bulgaria e di nuovo in Ungheria.

Incoraggiare la democraziaOltre a permettere la partecipazione alle sue attuali riu-

nioni, l’Assemblea avviava nel 1992 l’iniziativa Rose-Roth: una serie di seminari speciali riservati ai parlamenta-ri e di programmi di formazione per il personale parlamen-tare destinati a favorire lo sviluppo delle democrazie parla-

8Rivista della NATO Inverno 1998

Il Primo Ministroinglese Tony Blair sirivolge ai parlamentaririuniti in occasionedella sessione plenariadella NAA in Edimburgo il 13 novembre. (AP foto)

(1)

I 16 associati sono:Albania, Bulgaria,Repubblica Ceca, Estonia,Finlandia, Ungheria,Lettonia, Lituania,Moldavia, Polonia,Romania, Russia,Slovacchia, Slovenia,Repubblica ex jugoslavadi Macedonia*, Ucraina(la Bielorussia è insospeso).

*Nota: la Turchiariconosce la Repubblicafederale di Macedoniacon il suo nomecostituzionale.

Il braccio parlamentare della NATO contribuisce ulteriormente agli scopi dell’Alleanza

Simon LunnSegretario Generale dell’Assemblea del Nord Atlantico

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mentari. Sostenuti da una sovvenzione degli Stati Uniti eda contributi di altre delegazioni, i seminari Rose-Rothhanno facilitato un dialogo parlamentare con ricadute suquestioni regionali e funzionali di specifico interesse per imembri associati e hanno contribuito a manifestare al mo-mento opportuno l’interesse e l’impegno dell’Alleanza. Si-no ad oggi circa 40 di tali seminari hanno avuto luogo inogni parte dei PECO.

Dal canto suo, il programma interparlamentare di for-mazione del proprio personale, sebbene di più basso profi-lo, ha avuto l’altrettanto importante scopo di favorire losviluppo dei quadri del personale parlamentare fornendoloro esperienze e conoscenze. Dal 1992 più di 120 funzio-nari parlamentari dell’Europa centrale e orientale hannopreso parte a tale programma a Bruxelles e nel Regno Uni-to ed oltre 70 funzionari o ricercatori hanno trascorso da 1a 3 mesi lavorando presso il Segretariato internazionale diBruxelles.

Un tema che caratterizza le attività Rose-Roth è quellodei rapporti tra i settori civili e militari e, in modo partico-lare, quello del controllo democratico delle forze armate.L’esame e il controllo parlamentari della politica e dei bi-lanci della difesa sono tra i principali elementi che dovreb-bero realizzarsi perché il controllo democratico risulti pie-namente soddisfacente. Gran parte del lavoro della NAA è

mirato direttamente a fornire ai parlamentari dei paesi part-ner e al personale parlamentare di questi paesi l’esperienzanecessaria perché possano svolgere un ruolo efficace neiloro parlamenti nazionali.

Ecco perché il programma attuale di attività dell’As-semblea non si limita solo a sostenere e rafforzare le poli-tiche della NATO, ma è parte integrante del complessivosforzo dell’Alleanza volto a creare sicurezza e stabilità, at-traverso il sostegno fornito alle forme democratiche in tut-ta l’area euro-atlantica.

L’allargamento ha la prioritàComunque, come per la NATO stessa, il problema per

l’Assemblea è che la richiesta supera le sue possibilità.L’allargamento dell’Alleanza implica che un più ampio nu-mero di parlamenti richiedano i benefici della cooperazio-ne e dell’integrazione, e accrescimento delle competenzesignifica una più ampia lista di tematiche cui dedicarsi. Lerichieste risultano anche eccessive, date le risorse disponi-bili. Per una struttura interparlamentare la questione dellerisorse si riferisce non soltanto agli aspetti finanziari, macostituisce ancor più un problema di tempo e di disponibi-lità dei propri membri. I lavori dell’Assemblea sono volti a

favorire una maggiore comprensione tra i parlamen-tari e a creare tra essi consapevolezza, fiducia e si-curezza. Questi scopi sono realizzati principalmenteattraverso riunioni e visite, che favoriscono il dialo-go. Comunque, la disponibilità dei membri a parte-cipare a tali attività è inevitabilmente limitata dalleloro responsabilità nazionali.

Ciò significa che, nell’organizzare il calendariodei lavori dell’Assemblea e nel tenere conto del-l’ampia gamma di richieste, occorra fare difficiliscelte e fissare delle priorità. Nel corso dello scorsoanno è stata data priorità a sostenere l’attuazione del-la decisione presa a Madrid nel luglio 1997 di invi-tare tre nuovi paesi ad aderire all’Alleanza. I membridell’Assemblea hanno partecipato attivamente ai ri-spettivi dibattiti nazionali sulla ratifica. Il Presidentedell’Assemblea, sen. William V. Roth, jr. (USA), èstato il presidente ad interim del gruppo di osserva-tori NATO del Senato, che con pieno successo ha pi-lotato la decisione sull’allargamento nell’ambito delSenato americano.

L’Assemblea inoltre pubblica, in forma di fo-glio-notizie, un «Osservatorio sull’allargamento del-la NATO», che monitorizza i progressi del processodi ratifica nei parlamenti nazionali. Il rapporto suicosti dell’allargamento, effettuato dal Comitato eco-nomico dell’Assemblea, si è rivelato utile nel porrequesto aspetto nella sua corretta prospettiva e quindinel ridurre l’inquietudine, causata da stime esagera-te, esistente tra i parlamentari. Un seminario dellaNAA organizzato a Praga, ha favorito tra Repubbli-ca Ceca, Ungheria e Polonia lo scambio delle rispet-tive esperienze durante il processo di transizione e,

9Rivista della NATO Inverno 1998

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nel corso dell’anno, hanno avuto pure luogo tre programmidella durata di due settimane, dedicati alla formazione, ri-volti al personale parlamentare dei tre paesi invitati per fa-miliarizzarli con il funzionamento della NATO e dei bilan-ci della difesa in generale.

Ormai certa l’adesione di questi paesi, rilievo sarà oraattribuito al sostegno della politica «della porta aperta», se-guita dall’Alleanza, che offre cioè la possibilità ad altripaesi di aderire in futuro alla NATO: l’Assemblea ha giàapprovato in modo schiacciante questo orientamento. Leattività dell’Assemblea si concentreranno sull’aiuto da for-nire a quei paesi che si impegnano attivamente a diveniremembri della NATO. I dibattiti dell’Assemblea fornirannoun’importante piattaforma per la manifestazione dei diffe-renti punti di vista nazionali sui tempi e sul tenore dellaprossima fase dell’allargamento.

Il dialogo con i parlamenti russo e ucrainoParallelamente al sostegno fornito al processo di allar-

gamento, viene attribuita importanza all’accrescimentodella cooperazione con il parlamento russo, come previstonell’Atto istitutivo NATO-Russia. La Russia è membro as-sociato sin dal 1992 e parlamentari russi hanno partecipatoregolarmente alle sessioni ed ai seminari dell’Assemblea.Comunque, i delegati russi hanno fatto sentire in manieracostante la profonda ostilità del parlamento russo riguardoall’allargamento della NATO e molto lavoro sarà necessa-rio per modificare tali atteggiamenti. Tuttavia, dalle riunio-ni con i parlamentari russi è apparso come esista una vo-lontà di dialogo.

L’Assemblea ha recentemente adottato un’iniziativache intensificherà la cooperazione tra le due istituzioni edaccrescerà le proprie attività in Russia. Un elemento chia-ve sarà rappresentato dalla creazione di un gruppo mistoNAA-parlamento russo per monitorare i lavori del Consi-glio congiunto permanente NATO-Russia (PJC). Questasarà una vera operazione in collaborazione, in cui la NAAe i parlamentari russi valuteranno insieme l’efficacia dellacooperazione e della consultazione a livello governativo.Tale iniziativa non solo conferirà trasparenza, assai neces-saria in verità, al PJC, ma testimonierà anche dell’interessee della partecipazione a livello parlamentare.

Un simile progetto di cooperazione sta per essere svi-luppato con il parlamento ucraino, la Rada, per verificarel’attuazione della Carta NATO-Ucraina. Ciò rafforzerà lacooperazione in corso con la Rada, che si realizza attraver-so un seminario annuale su questioni di reciproco interes-se, da ultimo, un seminario di due giorni tenutosi ad Odes-sa lo scorso settembre sul «Controllo democratico delleForze Armate».

Altri legamiUna terza priorità riguarda lo sviluppo di legami con

paesi che sono membri del Consiglio di partenariato euro-

atlantico della NATO (EAPC), ma che non hanno relazio-ni formali con l’Assemblea – sebbene alcuni di questi giàpartecipino a riunioni e a seminari in qualità di osservatorio di ospiti. Il Partenariato per la Pace della NATO (PfP) haincoraggiato un crescente numero di paesi a cercare di sta-bilire più stretti rapporti con la NAA. L’Assemblea ha rea-gito pragmaticamente a queste richieste, tenendo nel dovu-to conto le priorità e i lavori delle altre organizzazioni. LaFinlandia è il più recente dei «membri associati», e il pri-mo dei tradizionali «neutrali» ad accettare l’invito dell’As-semblea. La Georgia e l’Azerbaijan sono i più recenti can-didati. Il loro interesse e la risposta dell’Assemblea sono unsegno della crescente importanza dell’area del Mar Caspioe conferiranno una nuova dimensione di estrema attualitàalle discussioni dell’Assemblea.

L’Europa sud-orientale, ovviamente, continua ad es-sere causa di grande preoccupazione. Il compito dellaNAA, necessariamente, deve concentrarsi sul forniretempestive informazioni ai propri membri sui vari aspet-ti del coinvolgimento dell’Alleanza in Bosnia, sul com-pletare e trasmettere la conoscenza dei parlamentari cir-ca i più destabilizzanti sviluppi nella regione – attual-mente la situazione in Kosovo – e sull’assistere, ovunquepossibile, a livello parlamentare lo sforzo della NATOattraverso il PfP per rafforzare la stabilità e la sicurezzanella regione.

A tale riguardo, il programma della NATO di Coope-razione per la sicurezza in Bosnia, che è volto ad incorag-giare la cooperazione tra ufficiali e funzionari delle tre fa-zioni in Bosnia Erzegovina (2) ha condotto a proporreun’attività parallela a livello parlamentare. Allo stesso mo-do le attività di PfP dell’Alleanza in Albania attraverso lacellula del PfP, di recente istituita a Tirana, suggerisconoun analogo rafforzamento delle relazioni con il parlamentoalbanese, già membro associato.

Al fine di incoraggiare la cooperazione regionale inquesta parte del mondo e come ulteriore segnale dell’inte-resse dell’Assemblea, è stato istituzionalizzato un dialogoregionale a livello parlamentare attraverso un seminario an-nuale presso il lago di Ohrid, nell’ex Repubblica jugoslavadi Macedonia. Questi seminari hanno riunito rappresentan-ti di tutte le entità regionali, incluso il Kosovo e il Monte-negro, ed hanno fornito ai membri dell’Assemblea unaesperienza di prima mano dei problemi di questa instabileregione.

Una ulteriore attività dell’Assemblea, che si pone inparallelo con quella della NATO, è quella relativa al dialo-go Mediterraneo a livello parlamentare. L’Assemblea hacreato legami con numerosi paesi mediterranei non membridella NATO. Parlamentari di Egitto, Israele, Marocco eTunisia regolarmente partecipano alla sessione plenariadell’Assemblea, e appositi seminari hanno luogo con unapiù ampia rappresentanza di paesi del Mediterraneo e delMedio Oriente.

Questi progetti regionali accompagnano, e spesso ren-dono gravoso, un già saturo programma di lavoro, in quan-to le cinque Commissioni dell’Assemblea devono seguire estilare rapporti sulle attività dell’Alleanza, le quali restano

10Rivista della NATO Inverno 1998

(2)

Per un ulterioreapprofondimento, vediDavid Lightburn «Leattività di cooperazionedella NATO con la BosniaErzegovina in materia di sicurezza», in Rivistadella NATO, n. 1/2(estate) 1998, pagg. 31-34.

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prioritarie nei programmi dilavoro dell’Assemblea rela-tivi alla sicurezza.

Pensando al futuroL’Assemblea, in quanto

istituzione in grado di influi-re più sulle linee di condottache di porle in atto, ha sem-pre avuto un approccio piùflessibile nella sfera di suacompetenza. Come risulta-to, alcuni degli argomentitrattati durante la Guerrafredda, in particolare nei set-tori economici e scientifici,erano allora considerati al difuori della tradizionale sferadi competenza della NATO.Ma, l’espandersi del concet-to di sicurezza fino ad inclu-dervi i rischi di natura nonmilitare ha significato chequestioni già all’esame delle Commissioni dell’Assemblea,come i problemi ambientali, le migrazioni, la proliferazionedelle armi ed anche il crimine organizzato e il contro-terro-rismo, avevano acquistato nuova importanza per i pianifica-tori dell’Alleanza.

Attualmente, tutti gli occhi sono puntati sull’aggiorna-mento del nuovo concetto strategico della NATO, proces-so attraverso cui l’Alleanza delineerà la propria validità nelnuovo contesto. Il concetto non stabilirà solo l’ambito perla pianificazione dell’Alleanza, costituirà anche il messag-gio all’opinione pubblica riguardante il progetto della NA-TO negli anni a venire. I membri dell’Assemblea utilizze-ranno certamente le prossime riunioni per esprimere i pun-ti di vista parlamentari sulle questioni tendenti a rivelarsipiù controverse, quali il potenziale raggio d’azione del-l’Alleanza, l’esigenza di un mandato per le missioni dimantenimento della pace non previste dall’articolo 5, lapriorità che occorre dare alla proliferazione degli arma-menti e la validità della NATO di fronte alle minacce nonconvenzionali. Nella sessione plenaria dell’Assemblea aEdimburgo in novembre, il Presidente uscente senatoreWilliam Roth ha presentato un rapporto su «La NATO nelXXI secolo», che, ci si augura, contribuirà ed ispirerà il di-battito sul concetto strategico della NATO.

Favorire la pace e la stabilitàNel decidere le sue future priorità, l’Assemblea conti-

nuerà a sostenere e a fungere da complemento alle politi-che dell’Alleanza e, in settori dove la sua maggiore flessi-

bilità lo permette, indicare pure la via da percorrere. Nelpassato il ruolo dell’Assemblea è stato quello di sostenerele misure destinate a proteggere l’Alleanza da una assai vi-sibile minaccia esterna. Oggi essa è chiamata a svolgere unpiù attivo ruolo nel promuovere la cooperazione e l’inte-grazione a livello parlamentare e, di conseguenza, a favori-re la diffusione della democrazia parlamentare.

Questo nuovo orientamento si basa sul riconoscimentoche la stabilità e la pace di lungo periodo in Europa riposa-no tanto sulla solidità delle istituzioni democratiche quantosull’efficacia delle forze armate. Mentre le forze armate re-stano indispensabili per gli obiettivi dell’Alleanza, il lororuolo e la loro configurazione cambiano in funzione dell’a-dattamento degli scopi dell’Alleanza. Se è inevitabile che ilruolo della struttura militare, quale estremo difensore del-l’integrità territoriale, vada assumendo minore visibilità èpur vero che le missioni di cooperazione, a sostegno dellapace, e di gestione delle crisi assumono nuova rilevanza.Queste nuove missioni contribuiscono a creare le condizio-ni in cui la democrazia può radicarsi. Ma è la solidità dellestesse istituzioni democratiche che fornisce le definitivefondamenta per la pace e la stabilità. E in questo stessocontesto che occorre vedere il contributo dell’Assemblea.

Quanto all’immediato futuro, molti membri dell’As-semblea considerano il vertice che si terrà a Washingtonnell’aprile 1999, per celebrare il 50° anniversario dellaNATO, come un’idonea occasione perché l’Alleanzaattribuisca un maggiore riconoscimento al ruolo e al-l’importanza dell’Assemblea e approvi le misure cherafforzerebbero il rapporto tra la NATO e il suo braccioparlamentare. !

11Rivista della NATO Inverno 1998

La NAA cerca dipromuovere la

cooperazione con unparlamento russo

contrarioall’allargamento della

NATO. Nella foto,Gennady Zyuganov

(al centro), leader delPartito comunista

russo, attorniato daimembri del suo partitonella Camera bassa del

Parlamento il 31 agosto.(Reuters foto)

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La NATO continua ad esercitare pressioni su Serbia e Kosovo

Dichiarazione alla stampa del Segretario generalein occasione della riunione del Consiglio Nord Atlantico del 27 ottobre 1998

Due settimane fa la NATO ha emanato un Ordine di attivazione (ACTORD) ( 1) relativo a limitate operazioni aeree e a una campagna aerea alivelli differenziati contro la Jugoslavia. Abbiamo preso questa decisione al fine di sostenere gli sforzi diplomatici per ristabilire la pace in Kosovo erendere possibile una soluzione politica della crisi.

Dall’inizio abbiamo insistito sul pieno ed incondizionato rispetto da parte del Presidente Milosevic delle Risoluzioni 1199 e 1203 del Consigliodi sicurezza delle Nazioni Unite. Sin da quando è stato emanato l’ACTORD, abbiamo continuato a esercitare pressioni sul Presidente Milosevic. IlGenerale Naumann, Presidente del Comitato militare, il Generale Clark, Comandante supremo delle forze alleate in Europa (SACEUR), ed io siamostati a Belgrado per rendere chiaro a lui di persona che non ha altra scelta che adeguarsi. Ho inoltre scritto due volte al Presidente Milosevic persottolineare la gravità della situazione.

È questa pressione e la nostra credibile minaccia di uso della forza che hanno fatto evolvere positivamente la situazione in Kosovo. Lacompattezza e la determinazione della NATO hanno costretto le Forze speciali di polizia e le unità militari jugoslave a mostrare moderazione e aridurre la loro presenza intimidatrice in Kosovo. Abbiamo ottenuto di ridurre significativamente il livello della violenza e di instaurare un cessate ilfuoco che ha resistito, nonostante alcuni sporadici incidenti.

Questo miglioramento della situazione in Kosovo sul piano della sicurezza ha innanzitutto e soprattutto consentito un immediato miglioramentodella situazione sul piano umanitario. Le organizzazioni internazionali di assistenza hanno ripreso le loro attività in Kosovo. Ora i loro convogli vihanno accesso senza restrizioni. Migliaia di profughi sono ritornati ai loro villaggi. Allo stesso tempo, il miglioramento della situazione sul pianodella sicurezza determina le condizioni per un dialogo politico denso di significati da avviare tra Belgrado e gli Albanesi del Kosovo.

Negli ultimi giorni, i mezzi di sorveglianza aerea della NATO e la Missione diplomatica di controllo in Kosovo hanno verificato se le azioni diMilosevic fossero in sintonia con gli impegni che egli ha preso con noi.

Posso annunciare che nelle ultime ventiquattr’ore oltre 4.000 agenti della polizia speciale sono stati ritirati dal Kosovo. La polizia e le unitàmilitari, normalmente di stanza in Kosovo, stanno ora ritornando nelle loro caserme insieme con le armi pesanti. I posti di controllo sono statismantellati. Inoltre la maggior parte delle unità militari e di polizia, normalmente di stanza altrove in Jugoslavia, hanno lasciato il Kosovo. Le forzedi sicurezza stanno tornando al livello cui erano prima che l’attuale crisi iniziasse.

Malgrado questi sostanziali passi, l’obiettivo della NATO rimane quello di ottenere il pieno rispetto delle Risoluzioni 1199 e 1203 del Consigliodi sicurezza delle Nazioni Unite (UNSC). Di conseguenza, abbiamo deciso questa sera di mantenere in vigore l’ACTORD per limitate operazioni aeree.La sua esecuzione sarà sottoposta alla decisione e alle valutazioni del Consiglio Nord Atlantico. Manterremo inoltre il nostro ACTORD per la campagnaaerea a livelli differenziati e continueremo le nostre attività al di sotto della fase Zero. Abbiamo richiesto alle nostre Autorità militari di rimanerepronte ad eseguire queste operazioni aeree, se dovessero essere necessarie, e a mantenere le forze ad un appropriato livello di preallarme per leoperazioni previste da entrambi gli ACTORD.

Il Consiglio Nord Atlantico terrà sotto costante controllo la situazione in Kosovo. Se in futuro constatassimo in maniera evidente una sostanzialeviolazione della Risoluzione 1199 dell’UNSC, allora saremo pronti ad usare la forza. Sappiamo che il Presidente Milosevic si muove solo quando sitrova di fronte alla credibile minaccia dell’uso della forza. Chiaramente gli compete l’onere della prova circa il rispetto delle Risoluzioni.

Alle Risoluzioni dell’UNSC devono ugualmente conformarsi gli Albanesi del Kosovo e quindi collaborare con la comunità internazionale. Esortopertanto i gruppi armati albanesi del Kosovo a rispettare il cessate il fuoco che hanno dichiarato.

Il nostro scopo immediato sarà ora di assicurare l’efficacia del regime delle verifiche. Stanno iniziando i nostri voli di controllo sul Kosovo. Diamoil benvenuto alla possibile partecipazione della Russia e di altri paesi partner al regime di verifiche aeree della NATO.

La NATO e l’OSCE hanno collaborato strettamente per coordinare le loro attività nell’esecuzione della missione di verifica. L’Alleanza sta inoltreaccelerando la pianificazione di una forza NATO per portare fuori gli incaricati delle verifiche dell’OSCE, che sono in Kosovo. Manifestiamo la nostrasoddisfazione per la Risoluzione 1203 dell’UNSC, che approva l’istituzione delle due missioni di verifica.

Nonostante i progressi fatti, questa crisi è lungi dall’essere superata. Resta ancora molto da fare. È tempo che le due parti in conflittocomprendano che la comunità internazionale non tollererà il perdurare di una tale situazione. Ci sono state troppe sofferenze umane. Èchiaro che occorre trovare una soluzione politica. Esorto entrambe le parti a trarre vantaggio dall’opportunità che ora esiste di fareavanzare il processo politico e di utilizzare questa occasione unica per adoprarsi per un futuro migliore per il Kosovo, ed anche per laJugoslavia nel suo complesso.

(1)

ACTORD pone leforze nazionalidesignate perl’operazione sotto ilcomando operativodel responsabileComandanteprincipale dellaNATO, in questocaso SACEUR, e loautorizza a iniziarele operazioni in undato momento.

Per effetto

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La Slovenia, che ha lavorato instancabilmente per prepararsi politicamente, economicamente e militarmente a divenireun membro della NATO, si ritiene pronta. Sebbene non annoverata a Madrid insieme alle altre tre nazioni invitate periniziare il processo di adesione, la Slovenia è fiduciosa nell’impegno della NATO a mantenere la porta aperta. Secondo l’Autore, il vertice di Washington del prossimo aprile rappresenterà per l’Alleanza l’occasione per completare i risultati conseguiti in questa nuova era per la

sicurezza euro-atlantica offrendo ad altri paesi l’invito ad aderire alla NATO: una occasione da non perdere.

I l prossimo anno l’Alleanza festeggerà 50 anni di manteni-mento della pace e della stabilità in Europa. Un vertice a

Washington, che enfatizzerà i nuovi compiti, le nuove mis-sioni e i nuovi membri della NATO, celebrerà l’avvenimen-to. Ciò è importante: questo vertice offrirà una occasione al-l’Alleanza per riaffermare che il futuro dell’Europa consistain una comunità euro-atlantica che comprenda tutti e non inun continente diviso. In Slovenia, siamo fortemente convintiche a Washington la NATO debba dimostrare, e non solo conle parole, che la sua porta rimane aperta a quei paesi europeiche desiderano e sono in grado di soddisfare i requisiti del-l’adesione.

Sebbene non invitata a Madrid nel giugno 1997 con la Re-pubblica Ceca, l’Ungheria e la Polonia per avviare i colloquirelativi all’adesione alla NATO, alla Slovenia, come pure allaRomania, l’Alleanza ha attribuito uno speciale riconoscimen-to per i loro sforzi miranti ad una futura adesione. Il mio pae-se rimane fortemente impegnato ad aderire alla NATO e con-tinueremo a lavorare per raggiungere questo risultato.

Perché la Slovenia compie sforzi così vigorosi per entra-re a far parte dell’Alleanza?

Ciò non è dovuto ad alcuna minaccia incombente per lanostra sicurezza o sovranità, ma piuttosto, perché consideria-mo l’adesione alla NATO, come pure all’Unione europea, co-me un mezzo per consolidare il nostro sistema democratico ela nostra posizione all’interno dell’Europa. La nostra cultura,la nostra storia e la nostra geografia ci pongono in Europa edè per questo che noi aspiriamo ad essere parte di tali struttu-re. L’adesione alla NATO garantirà non solo la sicurezza na-zionale della Slovenia nel più efficace sistema di difesa col-lettiva della storia, ma ci darà l’occasione di contribuire allasicurezza e alla stabilità nella nostra regione e in Europa, in-tesa come un tutt’uno.

Un partner attivoUno dei modi in cui la Slovenia ha dimostrato di essere

pronta a divenire membro della NATO è stato attraverso lapropria attiva partecipazione sia al Partenariato per la Pace(PfP) sia al Consiglio di partenariato euro-atlantico. La no-stra adesione al PfP nel marzo 1994 aveva dimostrato che,

dopo soli tre anni di indipendenza, la Slovenia andava nellagiusta direzione. Attraverso la nostra partecipazione al PfP,

ci siamo impegnati a conseguire la trasparenza nellapianificazione e nei bilanci della difesa e ad

assicurare il controllo democraticodelle forze armate. Abbia-

mo inoltre dichia-rato di essere pron-ti a partecipare alleoperazioni interna-zionali a sostegnodella pace, a svilup-pare con la NATO re-lazioni di cooperazionemilitare, e ad adoperarci per

raggiungere l’interoperabilità con leforze della NATO.

In tale contesto, abbiamo attivatoalcuni accordi di cooperazione con gli al-leati della NATO e con altri paesi partnerdel PfP, allo scopo di accrescere l’interope-rabilità delle nostre forze armate. Abbia-mo reso disponibile per le esercitazioniaddestrative della NATO e del PfP il no-stro Centro di addestramento alpino inBohinjska Bela e le navi alleate fanno regolar-mente scalo nel porto sloveno di Capodistria.Stiamo inoltre sviluppando una unità specializ-zata a livello di battaglione per partecipare alleesercitazioni addestrative del PfP e alle operazio-ni internazionali a sostegno della pace in ambitoNATO, ONU, UEO e Unione europea.

Partecipando attivamente all’architettura di sicu-rezza europea, la Slovenia ha dimostrato di essere unpartner affidabile ed un fattore di stabilità nella regionea sud-est dei propri confini. Tra le altre attività, contribuia-mo con nostre forze alla Forza di stabilizzazione (SFOR) aguida NATO in Bosnia Erzegovina, tra cui un plotone di po-lizia militare integrato nella nuova Unità specializzata multi-nazionale (MSU). Partecipiamo inoltre all’Elemento multina-

13Rivista della NATO Inverno 1998

La Slovenia ha reso

disponibile il proprio Centro

di addestramentoalpino per esercitazioni

di addestramento della NATO e del PfP.

(foto del Ministero della difesa sloveno)

Da Madrid a Washington - La Slovenia alla ricerca dell’adesione

Ambasciatore Ernest PetricSegretario di stato, Ministero degli esteri della Repubblica di Slovenia

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zionale consultivo in materia di polizia a guida UEO in Al-bania, dopo aver preso parte, lo scorso anno, all’operazioneAlba a guida italiana, per ripristinare l’ordine in quel paese.

Inoltre, sosteniamo il ruolo della NATO per risolvere lacrisi nel Kosovo e ci siamo offerti di partecipare alla Missio-ne di verifica in Kosovo.

Abbiamo fornito osservatori per aiutare a sorvegliare leelezioni in Albania, nella Repubblica federale di Jugoslavia(Serbia e Montenegro) e in Bosnia Erzegovina. Inoltre abbia-mo istituito un fondo internazionale in Slovenia per lo smi-namento e l’assistenza alle vittime delle mine in Bosnia Er-zegovina.

Nel più ampio contesto regionale, partecipiamo alla for-za terrestre leggera multinazionale italo-ungherese-slovena,all’iniziativa della Cooperazione tra nazioni centro europee(CENCOOP) a sostegno della pace e alla Forza di manteni-mento della pace dell’ONU in Cipro (UNFICYP). La Slove-nia è inoltre presente in alcune iniziative regionali come l’I-niziativa di cooperazione del sud-est europeo (SECI), il pro-cesso di Royaumont dell’UE e l’Iniziativa centro europea(INCE).

Un baluardo di stabilitàLa Slovenia ha istituito uno stabile sistema di democrazia

parlamentare con un primato, internazionalmente riconosciu-to, nella protezione dei diritti umani e delle minoranze. Inol-tre esercitiamo un efficace controllo democratico e civile sul-le forze armate e godiamo di relazioni di buon vicinato congli altri paesi della regione e al di fuori di questa.

Abbiamo avviato con successo le riforme del mercato,con il processo di privatizzazione di alcune industrie già nel-la sua fase conclusiva. La Slovenia gode di un elevato tasso

di crescita (3,8%) e un relativamente alto PNL pro capite(US$ 9.600), con un tasso di inflazione del 9,1 % (1) e di di-soccupazione del 7,4% (2). La nostra spesa per la difesa au-menterà dall’attuale 1,85% del PNL (US$ 365 milioni) ad unlivello del 2,3% (US$ 544 milioni) nell’anno 2003. Tutto ciòconferma una sana prospettiva economica che garantirà comela Slovenia non rappresenterà un peso finanziario per l’Al-leanza, ma, al contrario il suo contributo sarà netto e positivo,se e quando verrà invitata ad aderire.

Le nostre solide condizioni politiche ed economiche fan-no della Slovenia un baluardo di stabilità e ci attribuiscono unruolo chiave da svolgere nel consolidare la stabilità e la sicu-rezza nella regione. Questo ruolo regionale è di diretto inte-resse per la NATO, poiché il prossimo anno si appresta a ri-cevere i suoi primi tre nuovi membri, e noi possiamo fornireun necessario collegamento territoriale con l’Ungheria, cheattualmente non ha confini in comune con l’Alleanza.

La strategia nazionaleQuest’anno ha rappresentato un periodo particolarmente

attivo nelle nostre relazioni con la NATO. Lo scorso febbraioabbiamo adottato una strategia nazionale per l’integrazionenella NATO, che è stata debitamente approvata dal Parla-mento. Questa strategia stabilisce l’inserimento della Slove-nia nella nascente architettura di sicurezza europea, con par-ticolare rilievo al ruolo di riferimento svolto dalla NATO. Eubica la nostra politica estera e di sicurezza sul sentiero cheporta all’adesione all’Alleanza, che dà risalto alle politichevolte a promuovere una accresciuta cooperazione, interopera-bilità ed armonizzazione con i parametri della NATO. Unconcreto esempio di tale impegno è la nostra legislazione inmateria, che stabilisce come tutti gli equipaggiamenti milita-

14Rivista della NATO Inverno 1998

Da sinistra, i PresidentiAleksanderKwas’niewski (Polonia),Václav Havel(Repubblica Ceca),Milan Kucan(Slovenia), ThomasKlestil (Austria), ÁrpádGöncz (Ungheria) e Roman Herzog(Germania), riuniti a Vienna per unariunione dei Presidentidei paesi dell'Europacentrale il 12 ottobre.(AP foto)

(1)

Dati statistici ufficiali per il 1997.

( 2)

Secondo le valutazionidel ILO.

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ri da acquisire debbano soddisfare i para-metri della NATO.

Abbiamo inoltre sviluppato un dialo-go politico di alto livello con l’Alleanzaattraverso numerose visite, tra l’altroquella del Segretario generale della NA-TO Javier Solana a Lubiana lo scorsofebbraio e quella del Comandante supre-mo delle forze alleate in Europa (SA-CEUR), generale Wesley Clark, in set-tembre. Il Ministro degli esteri slovenoBoris Frlec e l’allora Ministro della dife-sa Tit Turnöek, si sono recati a Bruxellesper parlare davanti al Consiglio Atlanti-co nel marzo di quest’anno e il Presiden-te Milan Kucan ha visitato la sede dellaNATO nell’ottobre 1998. Abbiamo inol-tre condotto un intensificato dialogo conla NATO a livello di esperti, che si è ri-velato uno strumento assai efficace perprepararsi all’eventuale adesione.

Inoltre, abbiamo intrapreso alcuneattività pratiche ed innovative, tra cui,lo scorso giugno, abbiamo ospitatol’annuale Seminario economico dellaNATO, che si è tenuto per la prima volta fuori da Bruxel-les. In ottobre abbiamo ospitato un seminario sulla coope-razione militare a livello regionale e in novembre il Comi-tato scientifico della NATO ha tenuto un incontro di lavo-ro a Lubiana. Inoltre, in novembre la Slovenia ha ospitatol’esercitazione NATO/PfP Cooperative Adventure Exchan-ge ’98, sino ad oggi la più ampia esercitazione «fuori area»della NATO.

Tutte queste attività contribuiscono a preparare la nostraeventuale adesione. Stiamo osservando con attenzione i pro-gressi della Repubblica Ceca, dell’Ungheria e della Polonia,in quanto sul punto di divenire membri dell’Alleanza a pienotitolo, e in parallelo attuiamo le stesse misure, come se fossi-mo uno di questi paesi. La loro armonica integrazione nellaNATO rappresenterà un importante fattore in favore dell’ul-teriore allargamento e non del suo rinvio.

Un processo costruttivoL’allargamento è un processo costruttivo e non volto a

separare. La prospettiva di aderire alla NATO ha avuto un ef-fetto positivo su molti paesi dell’Europa centrale e orientale.Ha contribuito a fornire il sicuro e stabile contesto necessarioper istituire e rafforzare i processi democratici, l’economia dimercato e la protezione dei diritti umani e delle libertà. Ha in-coraggiato varie forme di cooperazione regionale e subregio-nale. I sette anni di indipendenza della Slovenia rappresenta-no una positiva testimonianza per gli effetti della NATO sul-la regione.

La NATO ha dimostrato di non essere un semplice ga-rante della democrazia, della stabilità e della sicurezza per isuoi stati membri, ma ha anche assunto responsabilità riguar-

do al mantenimento della sicurezza e della stabilità nel «fuo-ri area». Dopo la caduta del muro di Berlino e la fine del bi-polarismo si è adattata al modificato contesto e quindi, consuccesso, ha colmato il vuoto di sicurezza determinatosi inEuropa centrale e orientale.

In Slovenia ci siamo felicitati per l’opportunità così de-terminatasi di partecipare alle strutture di sicurezza europeein evoluzione, in particolare a quelle collegate con la NATO,e allo sviluppo della cooperazione politico-militare europea.Abbiamo risposto ampliando e migliorando la nostra coope-razione con la NATO. Aspiriamo a divenire un credibile e va-lido membro della NATO. Ci auguriamo e ci aspettiamo chela nostra candidatura venga valutata attentamente.

Una rapida adesione della Slovenia alla NATO non do-vrebbe suscitare contestazioni per l’Alleanza. Nessun paesemembro si è mai opposto all’adesione della Slovenia. Inoltre,il Congresso degli Stati Uniti ha sostenuto sin dal 1996 lacandidatura della Slovenia allorché approvò la Legge peragevolare l’allargamento della NATO, in cui si diceva che laSlovenia dovesse essere tra i primi quattro ad aderire allaNATO, insieme con la Repubblica Ceca, l’Ungheria e la Po-lonia. Più recentemente, nel novembre 1998, nel suo Rappor-to all’Assemblea del Nord Atlantico, quale Presidente dellastessa, il senatore William V. Roth Jr. affermava che «al ver-tice di Washington, la Slovenia dovrebbe essere invitata adiniziare i negoziati che preluderanno all’adesione al TrattatoNord Atlantico».

In verità, il vertice di Washington del prossimo aprilerappresenterà l’occasione per la NATO di onorare il suo im-pegno di lasciare la porta aperta a nuove adesioni. Occorrecogliere, e non sciupare, questa occasione per consacrare i ri-sultati conseguiti nel superamento delle divisioni che hannocaratterizzato il periodo della Guerra fredda. !

15Rivista della NATO Inverno 1998

Incontro del PrimoMinistro sloveno Janez

Drnovöec (a sin.) con ilPresidente Bill Clinton

alla Casa Bianca il 4 novembre, allorchéil Presidente americano

confermò l’impegnodella NATO a tenere la

porta aperta perulteriori membri.

(Reuters foto)

Page 15: Rivista dellaRivista della NATO · La politica della NATO volta a rafforzare la propria cooperazione con la Russia mira a determinare un rapporto orientato al perseguimento di comuni

19 9 6 19 9 7 19 9 8 19 9 9

Tempi previsti di attuazione dei CJTF

BERLINMINISTERIALS

WASHINGTONSUMMIT

F A S E 1STABILIRE LA CAPACITÀ INIZIALE

ALLIED EFFORT 97STRONG RESOLVE 98 (CRISIS SOUTH)

F A S E 2VALUTAZIONE

F A S E 3PIENA ATTUAZIONE

50è m e ANNIVERSAIRE - 50t h ANNIVERSARY

N ATO 19 49 - 19 9 9 OTA N

Le basi del concetto di Gruppi di forze multinazionali inte-rarma (CJTF) sono state poste dai Capi di stato e di go-

verno della NATO, in occasione del loro vertice di Bruxellesnel gennaio 1994. In tale occasione assegnarono all’Alleanza ilcompito di esaminare come le sue strutture e procedure politi-che e militari potessero essere sviluppate ed adattate per con-durre le sue missioni, in particolare quelle di mantenimentodella pace, in maniera più efficiente e flessibile, come pure peraccrescere la cooperazione con l’Unione dell’Europa occiden-tale (UEO) e per rispecchiare la nascente Identità di sicurezzae di difesa europea (ESDI). In quanto parte di tale processo, ap-provarono lo sviluppo di un concetto di CJTF, quale mezzo perfacilitare le operazioni contingenti, in particolare operazionicon nazioni esterne all’Alleanza in situazioni non legate alladifesa collettiva.

Il concettoLa definizione di CJTF è quella di un gruppo di forze mul-

tinazionali e interarma, organizzato per operazioni dettate daspecifiche circostanze, che richiedono un comando e controllomultinazionale e interarma, svolto da un quartier generaleCJTF.

La fusione delle capacità multinazionali e interarma non èin realtà un concetto nuovo. I principi relativi a un Gruppo diforze multinazionali interarma da tempo vengono applicati dal-la NATO alla propria pianificazione delle operazioni. La strut-tura militare integrata dell’Alleanza è tanto multinazionalequanto interarma, e quindi riflette la definizione approvata diCJTF.

16Rivista della NATO Inverno 1998

Attuare il concettodi Gruppi di forze multinazionali interarma

Tenente Generale Mario da SilvaCapo di stato maggiore del Gruppo di pianificazione multinazionale interarma della NATO

Il concetto di Gruppi di forze multinazionali interarma della NATO (CJTF) si riferisce a forze multinazionali e interarma costituite appositamente per specifiche operazioni, dal sostegno della pace alla difesa collettiva.

Dopo tre anni di intenso lavoro concettuale, l’attuazione del concetto fu iniziata nel 1997, sono state effettuate due prove di quartiergenerali per i CJTF. Secondo l’Autore, il quale comanda il Gruppo di pianificazione che ha diretto la valutazione delle due prove, tali

esperimenti hanno dimostrato che la NATO potrebbe costituire dei grandi quartier generali dei CJTF con base a terra e imbarcati, ciascunoin grado di effettuare operazioni a sostegno della pace. I risultati della valutazione, completati da supplementari analisi di gruppo tuttorain corso e dalla lezione appresa dalle operazioni in Bosnia, aiuteranno a fronteggiare le sfide della prossima fase di completa attuazione.

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Il lavoro concettualedell’Alleanza sui CJTF èstato per lo più concentratosui quartier generali (HQ)necessari per il comando econtrollo di Gruppi di forzemultinazionali interarma. Lasoluzione preferita dall’Al-leanza era quella di crearedei quartier generali flessi-bili, dispiegabili, multina-zionali, interarma, serven-dosi del concetto di «matto-ne dopo mattone». La crea-zione del quartier generaledei CJTF dovrebbe aver luo-go attraverso la selezione diun nucleo (un elemento per-manente di stato maggiore)(1) nell’ambito del quartiergenerale ospitante (uno deiquartier generali militaripermanenti della NATO) edincrementandolo con modu-li (mezzi forniti da altre fon-ti NATO o nazionali) e conindividui (il personale). L’aggiunta di moduli e di personaledovrebbe aver luogo attingendoli all’interno della struttura mi-litare dell’Alleanza, prima di richiedere ulteriori rinforzi allenazioni.

Oltre a soddisfare il suo generale bisogno di sostegno e dimateriali, a questo quartier generale dei CJTF, appena forma-tosi, verrebbe assegnato un Comandante dei CJTF con unacomponente di comando e controllo in funzione della sua mis-sione. Il concetto prevede inoltre delle opzioni d’impiego: unquartier generale della NATO per i CJTF, da utilizzarsi per leoperazioni UEO e per la possibile partecipazione di paesi part-ner e di altri paesi non membri della NATO, il che implica unpiù ampio approccio multinazionale. Ciò è molto simile allastruttura militare adottata dalla NATO per le operazioniIFOR/SFOR (2) in Bosnia Erzegovina, che ha fornito una pre-ziosa e pratica valutazione dall’interno dello sviluppo del con-cetto CJTF.

L’attuazioneBasandosi su un valido lavoro concettuale e sul successivo

rapporto del Consiglio in sessione permanente sul contesto ge-nerale politico-militare del concetto di CJTF, i Ministri degliesteri dell’Alleanza, alla loro riunione di Berlino nel giugno1996, hanno richiesto al Comitato militare di avanzare le pro-prie raccomandazioni sull’attuazione del concetto di CJTF.Sottolineando la necessità di sviluppare ulteriormente e perfe-zionare il concetto, i Ministri hanno raccomandato inoltre unesperimento pilota del concetto. Tale richiesta e tali raccoman-dazioni sono state approvate dal Consiglio nel dicembre 1996e hanno portato alla decisione del Comitato militare di ordina-

re ai Comandanti principali della NATO (MNC), SACEUR eSACLANT (3), di iniziare una attuazione in tre fasi del concet-to di CJTF (vedi diagramma).

La Fase 1 prevedeva l’istituzione di tre quartier generaliospitanti (4) al secondo livello di comando della struttura mili-tare integrata (il livello direttamente subordinato ai MNC) e lacreazione dei presupposti per la capacità di dispiegamento diquartier generali dei CJTF con base a terra e imbarcati. Dueprove di quartier generale dei CJTF sono state previste per per-mettere ai Comandanti principali della NATO di valutare il piùdettagliatamente possibile le caratteristiche, l’entità e la strut-tura dei nuclei e dei quartier generali dei CJTF.

Nel settembre 1998 il Comitato militare della NATO(MC), riunitosi a livello di Capi di stato maggiore, ha decisol’avvio della Fase 2 (fase di valutazione) del concetto di CJTF,preparatoria della Fase 3 (piena attuazione).

Le prove dei quartier generali dei CJTFData la grande importanza attribuita all’avanzamento del-

l’elaborazione del concetto, le due prove di quartier generalidei CJTF sono state pianificate in un lasso di tempo contenutodi 11 mesi, rispetto al normale ciclo di pianificazione dellaNATO per una esercitazione, che è di due anni. La prima pro-va, Allied Effort 97, è stata inserita in una già programmata se-rie di esercitazioni annuali nella regione centrale, CooperativeGuard. La seconda prova è stata associata alla esercitazioneStrong Resolve 98, che prevedeva molteplici crisi e la cui pia-nificazione era già ben avanzata.

Nell’ambito della prima prova, un quartier generale deiCJTF veniva allestito per una operazione a sostegno della pace

17Rivista della NATO Inverno 1998

La sala di comando econtrollo durante la

prima prova di quartiergenerale dei CJTF,

Allied Effort 97.(NATO foto)

(1)

I nuclei dei CJTFrappresentano la strutturaminima di base intornoalla quale un interoquartier generalepotrebbe essererapidamente istituito.

(2)

Forza diattuazione/Forza distabilizzazione.

(3)

Comandante supremoalleato in Europa eComandante supremoalleato dell'Atlantico.

(4)

Quartier generale delleForze alleate in Europacentrale (AFCENT),Quartier generale delleForze alleate nell'Europameridionale (AFSOUTH) eQuartier generale delleForze alleate diintervento in Atlantico(STRIKFLTLANT).

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(PSO) in una penisola immaginaria con rudimentali infrastrut-ture (assenza di moderne strade, aeroporti e reti per le comuni-cazioni), con un modesto sostegno da parte della nazione ospi-te (HNS) (5) e distante dalla regione centro-europea. Gli effet-tivi preparativi per questo esperimento e l’esercitazione di po-sto di comando (CPX) (6) che ne seguì, tenutasi nel novembre1997, sono stati effettuati in primo luogo nella regione centra-le, a poca distanza dal quartier generale ospitante, quello delleForze alleate dell’Europa centrale (AFCENT). Questo esperi-mento è stato utilizzato per valutare le necessità di un quartiergenerale dei CJTF con base a terra e concentrato unicamentesugli aspetti relativi a un quartier generale dei CJTF, con unmaggiore e minore livello di componenti inclusi unicamenteper sostenere lo svolgimento delle esercitazioni.

Il secondo esperimento, Strong Resolve 98 (Crisis South),era parte di una esercitazione sul campo pianificata e posta inatto congiuntamente da entrambi i Comandanti principali del-la NATO, SACEUR e SACLANT. Questo esperimento, cheha avuto luogo nel marzo 1998 si è concentrato sulla forma-zione di un quartier generale dei CJTF basato in mare, a bor-do della nave USS Mount Whitney insieme con una forza d’in-tervento, come pure sul loro spiegamento e sul loro impiegonell’area di crisi.

Nel corso dell’esperimento il quartier generale dei CJTFha avuto il compito di allestire una PSO nell’immaginario pae-se di «Azure». Diversamente da un probabile e realistico sce-nario, Azure aveva un buon sostegno dalla nazione ospite, va-lide infrastrutture, e linee di approvvigionamento dall’Europacentrale e dall’America del nord relativamente brevi. Inoltre, ilfatto che i mezzi di sostegno all’esercitazione fossero sul postoprodusse un profondo effetto sulla capacità dello staff operati-vo di trarre reale beneficio dall’esperimento stesso.

Valutazione e risultati delle proveLa valutazione di queste due prove si concentrò sui loro

aspetti concettuali e dottrinali e non tentò di misurare le ef-fettive capacità operative del quartier generale dei CJTFutilizzato. Tale valutazione mirò cioè alla formazione delquartier generale dei CJTF, alle capacità multinazionali di pia-nificazione operativa e di comando e controllo, agli aspetti deldispiegamento e del mantenimento, alla capacità residuale delquartier generale ospitante (per esempio, capacità di operareprivo del suo nucleo) e alle esigenze dei relativi Sistemi infor-matici (CIS).

Al Gruppo di pianificazione multinazionale interarma, lacui missione è di assicurare la pianificazione strategica perentrambi i principali comandi della NATO, fu assegnato ilcompito di dirigere la valutazione. Nella valutazione delle dueprove, numerosi settori importanti vennero sottoposti adosservazione.

In entrambe le prove il rafforzamento del nucleo di quar-tier generale dei CJTF, fornito dai quartier generali ospitanti hapresentato alcuni problemi dovuti al sovrapporsi di impegnidella NATO in Bosnia e all’avvicendamento del quartier gene-rale di SFOR nel dicembre 1997. È stato allora necessario ri-correre all’aumento individuale del quartier generale dei CJTF,

invece che alla formula preferita, cioèall’integrazione modulare.

Il coinvolgimento in entrambe leprove di paesi partner, quali osservato-ri nella Allied Effort 97, e come parte-cipanti a pieno titolo nella Strong Re-solve 98, è stato considerato come unosviluppo positivo. La Bulgaria, la Re-pubblica Ceca, l’Ungheria, la Litua-nia, la Polonia, la Romania, la Slo-vacchia, la Slovenia, la Svezia e l’exRepubblica jugoslava di Macedonia(7), tutte hanno fornito una varietà dirisorse, terrestri, aeree o navali allaStrong Resolve 98. Inoltre, il fattoche un modulo di integrazione ru-meno venisse destinato al quartiergenerale dei CJTF imbarcato, hadimostrato i vantaggi dell’integra-zione modulare. Abbiamo ritenu-to che la partecipazione dei part-ner alle prove costituisse un vali-do primo passo verso il loro ulte-riore e più completo coinvolgi-mento.

Siamo pervenuti peraltro al-la conclusione che la formazio-ne di un quartier generale deiCJTF necessiti di un ulterioreperfezionamento e che la strut-tura del nucleo richieda unapiù vasta gamma ed intensitàdi capacità per far fronte allesfide poste da operazioni al difuori del territorio dell’Al-leanza. Per esempio, che set-tori funzionali quali quellodella Cooperazione civil-militare (CIMIC) debbano essere rap-presentati all’interno del quartier generale dei CJTF. Più ade-guate definizioni della misura e della composizione dell’inte-grazione dei moduli sono inoltre necessarie per rispondere alleesigenze di entrambi, del quartier generale dei CJTFe del quartier generale ospitante.

In entrambe le prove i quartier generali dei CJTF

18Rivista della NATO Inverno 1998

La USS Mount Withney(in alto) in navigazioneal largo della costaiberica, mentre veicolianfibi inglesi sbarcanoin Sierra del Retin (inbasso), durante laprova di quartiergenerale dei CJTFStrong Resolve 98(Crisis South) nelmarzo 1998.(NATO foto)

(5)

«HNS» significa Risorselocali, militari o civili chepossono sostenerel'operazione.

(6)

«CPX» è unaesercitazione di comandoe controllo che coinvolgeun quartier generale manon unità o forze.

(7)

La Turchia riconosce laRepubblica di Macedoniacon il suo nomecostituzionale.

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hanno dimostrato di essere capacidi rapido adattamento, passando dauna funzione puramente militare(guerra guerreggiata) alle più impe-gnative esigenze di operazioni a so-stegno della pace, come l’uso di so-luzioni non letali, alla CIMIC e aduna efficace campagna di pubblicainformazione. Basandosi sulle proveed utilizzando le lezioni apprese nel-le operazioni della NATO in corso inBosnia, è risultato chiaro che un quar-tier generale dei CJTF richiede impor-tanti risorse e che il suo personale de-ve possedere i necessari requisiti per lamissione.

Né la prova era volta a dimostrarela capacità della NATO a fornire le ri-sorse necessarie per dispiegare e soste-nere un quartier generale dei CJTF lon-tano dal territorio dell’Alleanza. Sebbe-ne il reale bisogno di dispiegamento nonfosse parte integrale della CPX AlliedEffort 97, le valutazioni del personaleimpegnato nell’esercitazione hanno iden-tificato dei problemi relativi al comandocon base a terra e ai sistemi di controllodispiegabili, in particolare se queste risor-se potessero essere disponibili in tempo enella quantità sufficiente per permettere ilrapido dispiegamento del nucleo e del rela-tivo sostegno nella area di crisi o nei pressidi quest’ultima.Nella Strong Resolve 98, al contrario, ilquartier generale dei CJTF imbarcato ha di-mostrato la propria intrinseca flessibilità alrapido dispiegamento incorporando i suoi ele-menti integrativi a bordo dell’unità USSMount Whitney e navigando nel settore delle

operazioni. Mentre in entrambe le prove, data la loro durata re-lativamente breve, il mantenimento del quartier generale deiCJTF è stato interamente fornito dall’interno della struttura mi-litare integrata dell’Alleanza, si è ammesso che il mantenimen-to rappresenta un fattore cruciale, come è stato dimostrato dal-

le risorse nazionali richieste per sostenere con successo le ope-razioni della NATO in corso in Bosnia dal dicembre 1995.

Un argomento che richiederà sempre una grande attenzio-ne è la definizione del complesso dei Sistemi informatici e del-le necessarie risorse, in particolare i sistemi di comando e con-trollo, come pure le centrali operative, le esigenze relative alleinstallazioni, le reti di collegamento, ecc. Entrambe le provehanno sottolineato l’importanza di efficaci e solidi CIS. LaStrong Resolve 98 ha fornito un’occasione per valutare le esi-genze relative alle comunicazioni strategiche di un quartier ge-nerale dei CJTF imbarcato, quantunque con alcune limitazioni.Viceversa, sebbene i limiti della Allied Effort 97 hanno impe-dito una valutazione approfondita dei CIS necessari ai bisognidi un quartier generale dei CJTF con base a terra in una opera-zione a sostegno della pace al di fuori del territorio dell’Al-leanza per prolungati periodi, è risultato comunque evidenteche provvedere alle capacità strategiche dei CIS per far frontesimultaneamente alle necessità di due quartier generali deiCJTF installati richiederà delle risorse aggiuntive.

Parallelamente alla valutazione delle due prove, i Coman-danti principali della NATO hanno sviluppato un piano per in-cludere le capacità addestrative di un quartier generale deiCJTF nella normale esercitazione di pianificazione e program-mazione della NATO. L’esercitazione Allied Mix 99, che saràcondotta dalle Forze alleate dell’Europa meridionale (AF-SOUTH) nel prossimo autunno, fornirà l’occasione per svilup-pare, mettere in atto e sottoporre a valutazione le capacità diqueste come quartier generale ospitante di CJTF. Questa eser-citazione verrà inoltre utilizzata per sviluppare ulteriori aspettidella dottrina dei CJTF che va evolvendo.

La prossima faseLe prove relative ai CJTF hanno dimostrato che il concet-

to è vitale e che i quartier generali di CJTF con base a terra ein mare sono in grado di affrontare le sfide delle previste mis-sioni. Insieme con i risultati della valutazione, le lezioni appre-se dalle operazioni in Bosnia e con le analisi in corso effettua-te dal personale, la NATO riceve un gran numero di informa-zioni cui attingere per continuare ad attuare il concetto deiCJTF, in particolare, per il perfezionamento della sua dottrinae per la determinazione dei suoi costi di attuazione.

Le prime due prove hanno rappresentato un essenziale eproficuo passo iniziale. Comunque ritengo che si debba esten-dere l’attenzione dal quartier generale dei CJTF in quanto tale,a più dettagliati studi degli altri argomenti relativi al concettodei CJTF, in particolare la costituzione del quartier generale,l’addestramento, il dispiegamento, l’impiego e il reimpiego. Iquartier generali del successivo livello inferiore nella catena dicomando, i comandi delle componenti dei CJTF, come pure ilnecessario mantenimento per periodi alquanto lunghi, l’avvi-cendamento del personale, i CIS e i loro costi, tutti insiemeavranno un ruolo nella ottimale messa a punto, che costituiràlogicamente una parte del processo di attuazione.

Nel Gruppo di pianificazione multinazionale interarma sia-mo tutti ansiosi di affrontare le molte sfide della prossima fasedi attuazione del concetto dei CJTF. !

19Rivista della NATO Inverno 1998

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Le domande sbagliate

«Qual è il compito della NATO dopo la fine dellaminaccia sovietica?» Dieci anni dopo la fine del-la Guerra fredda questa domanda viene ancoraposta. È una domanda legittima. Dopo tutto, la

teoria non ci dice forse che le alleanze si sciolgono allorchéil loro comune nemico è stato sconfitto? Se così fosse, per-ché la NATO ancora sussiste? E perché domina ancora ildibattito sulla sicurezza europea, dalla Bosnia all’amplia-mento?

Resi perplessi dalla ininterrotta esistenza della NATO,alcuni critici hanno avanzato l’ipotesi che il perduraredell’Alleanza sia semplicemente il risultato dell’inerzia bu-rocratica. Altri ritengono che la folta agenda della NATO

sia un falso, volto a celare il fatto che l’Alleanza abbiaperduto la propria effettiva ragion d’essere. Ciò nondime-no, tali spiegazioni mancano completamente il bersaglio,poiché si basano tutte su un presupposto erroneo circa ilruolo delle istituzioni nell’odierno contesto relativo allasicurezza.

Durante il conflitto est-ovest, ciascuna istituzione ave-va un chiaro e definibile compito; ciascuna era un’istitu-zione a «funzione singola». Allora, il compito della NATOera la difesa e la dissuasione contro una specifica minaccia.Nel mondo del dopo Guerra fredda, invece, le istituzionisono divenute strumenti dai molteplici compiti, che ope-rano di concerto per creare un più favorevole contesto stra-tegico.

Di conseguenza, se si vuole comprendere perché la NA-TO ancora oggi esiste, e perché di fatto è più impegnata di

20Rivista della NATO Inverno 1998

Da sin., Jorge Domecq(Capo di Gabinetto delSegretario generale), il Segretario generaleJavier Solana, il Gen.Klaus Naumann(Presidente del Comitato militare)e Anthony Cragg(Segretario generaleaggiunto per lapianificazione delladifesa e le operazioni),si preparano ad iniziarela riunione delConsiglio della NATO del 27 ottobre sulla crisi del Kosovo.(NATO foto)

Molti osservatori ancora non arrivano a comprendere perché la NATO sopravviva alla scomparsa della minaccia sovietica.La loro perplessità, ritiene l’Autore, discende da un sistema di valutazione che collega la NATO al solo obiettivo di fornire

una difesa collettiva. Nel mondo del dopo Guerra fredda, invece, le istituzioni sono divenute strumenti dai molteplicicompiti, che lavorano insieme per creare un più sicuro contesto strategico. Sostenendo una Identità di sicurezza e di difesaeuropea, l’evoluzione di una Russia democratica, valide relazioni transatlantiche e comuni approcci alla gestione delle crisi, la NATO è

divenuta uno strumento per dare forma nel senso più ampio al contesto relativo alla sicurezza.

Una diversa configurazione del ruolo della NATO relativo alla sicurezza europea

Michael RühleAlto funzionario della pianificazione, Sezione pianificazione della politica

e redazione elaborati, Divisione affari politici della NATO

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quanto non lo fosse mai stata prima, il sistema di valutazio-ne deve cambiare: piuttosto che cercare inutilmente un sin-golo compito che sostituisca la «minaccia sovietica», occor-re porsi un più ampio interrogativo: «Qual è il contributodella NATO alla nascente architettura di sicurezza euro-atlantica?».

L’architettura di sicurezza: il giusto contestoOvviamente, riformulando così la domanda, è come

porre ancora un’altra domanda, cioè quella sulla definizio-ne di architettura di sicurezza. Molte definizioni sono stateproposte, spesso concentrandosi sul concetto di «istituzioniinterdipendenti». Se questo concetto rimane un utile inqua-dramento intellettuale, anch’esso non coglie pienamente ledinamiche degli sviluppi europei deldopo Guerra fredda. Invece di con-centrarsi sulle istituzioni, può esserepiù utile considerare un’architetturacome una serie di processi politici dirilievo, che delineano il contesto stra-tegico: il processo di integrazione eu-ropea, l’evoluzione della Russia, losviluppo di relazioni transatlantiche,e l’evoluzione della gestione dellecrisi nell’area euro-atlantica. Se que-sti processi evolvono in senso positi-vo, genereranno un insieme di rap-porti attraverso i quali crisi e conflit-ti potrebbero essere evitati o, al limi-te, gestiti con successo, in altre paro-le, una «architettura».

Chiaramente, gestire con succes-so questi processi richiede la parteci-pazione di ben più soggetti che la so-la NATO. In verità, negli ultimi annitutte le maggiori organizzazioni han-no cessato di essere istituzioni «a fi-nalità singola» e si sono impegnate nella gestione di questipiù vasti processi politici. Il processo di allargamento del-l’Unione europea, i programmi speciali per la Russia del-l’Alleanza o la sua crescente dimensione mediterranea con-fermano questa tendenza, come pure il ruolo svolto dallaOrganizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Euro-pa (OSCE) nel disinnescare i problemi delle minoranze intutta l’Europa, nell’organizzare libere elezioni in Bosnia o,più recentemente, nel verificare il rispetto di un accordo inKosovo.

La NATO rimane comunque senza eguali, poiché soltan-to essa dispone di strumenti per riunire questi processi in mo-do coerente. In seno all’Alleanza, la combinazione di consul-tazione politica, capacità militare e vocazione transatlanticarende unico il suo apporto alla gestione della dimensione re-lativa alla sicurezza nel processo di integrazione europea, nelrendere la Russia un responsabile attore della sicurezza, nelmantenimento del rapporto transatlantico e nell’evoluzionedella gestione delle crisi nell’area euro-atlantica.

L’unità europea: approfondimento e ampliamento

La NATO e il processo di integrazione europea sono sem-pre stati strettamente interconnessi. Ma, durante tutta la Guer-ra fredda, l’atteggiamento della NATO verso il processo di in-tegrazione europea è rimasto passivo: l’Alleanza Atlanticaforniva sicurezza ad una Europa, che invece si concentravaprevalentemente sulla cooperazione economica e politica.

Questo ruolo passivo della NATO è stato nel frattemposuperato. Da quando è stata presa la decisione di sviluppareuna Identità di sicurezza e di difesa europea in ambito NATO,e non al di fuori di essa, il ruolo della NATO nell’approfon-dire l’integrazione europea è divenuto attivo. Rafforzando la

capacità di azione dell’UEO nei casi in cui una risposta mili-tare europea potesse risultare preferibile, la NATO fornisceun contesto per superare progressivamente i limiti dell’Euro-pa come attore strategico.

Lo sviluppo di una ESDI nell’ambito della NATO nonsoltanto riflette la consapevolezza che per il prevedibile futu-ro la protezione militare dell’Europa rimarrà legata al soste-gno materiale degli Stati Uniti; assicura inoltre che altri part-ner strategici, come il Canada, la Norvegia e la Turchia, ri-mangano coinvolti in tale processo. In sintesi, una NATO piùflessibile dovrebbe permettere all’Europa di progredire nel-l’approfondimento della propria integrazione senza venirsi atrovare in un’ardua dicotomia tra ambizioni politiche e mez-zi militari limitati.

Il contributo della NATO all’allargamento dell’integra-zione europea è anche più diretto: coincide con l’allargamen-to della NATO stessa. La divisione dell’Europa può essere su-perata per sempre soltanto se le nuove democrazie dell’est sa-ranno anche in grado di esercitare il loro diritto alla determi-

21Rivista della NATO Inverno 1998

Il 18 ottobre unasquadra avanzataprepara in Pristinal’area per l’arrivo

scaglionato di 2.000osservatori dell’OSCEche verificheranno il

rispetto delle risoluzionidell’ONU, volte a

prevenire un disastroumanitario in Kosovo.

Una forza della NATO èstata approntata per

prelevare, senecessario, insituazione di

emergenza gliosservatori dell’OSCE.

(AP foto)

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nazione della loro politica estera e dei loro orientamenti rela-tivi alla sicurezza. Dato il livello di integrazione, storicamen-te unico, raggiunto nella NATO e nella UE, non dovrebbe ri-sultare sorprendente che molti di questi stati vedano se stessi,in futuro, divenire membri di queste due organizzazioni.

Entrambi i processi di allargamento hanno già dimostra-to il loro valore quali efficaci strumenti per gestire il cambia-mento. La semplice prospettiva di divenire membri della NA-TO e della UE ha stimolato molte nazioni in Europa centralee orientale a risolvere riforme interne e contenziosi bilaterali.Il credibile impegno della NATO a tenere la porta aperta adulteriori adesioni è pertanto una delle leve più forti che pro-babilmente influenzeranno il contesto strategico in modo po-sitivo per gli anni a venire.

NATO e Russia: verso un completo partenariatoL’evoluzione della Russia, la più grande variabile della si-

curezza in Europa, costituisce il secondo rilevante processo po-

litico in grado di influenzare il futuro della nuova architetturadi sicurezza. Se la Russia rimane nel solco della democrazia edell’economia di mercato, la maggior parte dei problemi rela-tivi alla sicurezza in Europa potrebbe essere risolta attraversola cooperazione, così pure i conflitti regionali, la sicurezza nu-cleare e le questioni legate alla non proliferazione. La NATOpertanto ha un chiaro interesse nel coinvolgere la Russia in ma-niera costruttiva nella nascente architettura di sicurezza.

Ma cosa può fare la NATO per aiutare la Russia a parte-cipare agli sviluppi europei? Non è la NATO proprio l’orga-nizzazione che più manifestamente si contrappone alla Rus-sia - e che pertanto risulta la più limitata nelle sue possibilitàdi cooperazione?

Sarebbe presuntuoso, in verità, se l’Alleanza rivendicas-se un ruolo dominante per se stessa nel condurre la Russia nelprocesso democratico. Ciononostante, gli sforzi di coopera-zione dell’Alleanza verso la Russia restano di fondamentaleimportanza. Testimoniano che la NATO considera seriamen-te la Russia come un attore primario della sicurezza.

L’Atto istitutivo NATO-Russia ha aperto la via ad un nuo-vo rapporto di cooperazione. Ha creato nuovi settori di coope-razione, che vanno dalla prevenzione della proliferazione aiconcetti comuni nella gestione delle crisi. Inoltre, attraverso ilConsiglio congiunto permanente, è stata istituzionalizzata la

consultazione politica tra l’Alleanza e la grande potenza eu-roasiatica. Il PJC, in tal modo, colma un vuoto nell’ar-chitettura di sicurezza europea. Anche se le consultazio-ni nel PJC non condurranno sempre a posizioni comuni,torneranno utili per minimizzare equivoci o segnali con-traddittori in caso di crisi. Più di tutto, queste consulta-zioni dimostrano che la NATO e la Russia non sono

scivolate nella logica fatalistica di considerarsil’un l’altra come permanenti avversari.

Le relazioni transatlantiche: il nucleo dell’Alleanza

Né il processo di integrazioneeuropea, né il costruttivo coinvolgi-mento della Russia sarebbero possi-bili senza delle solide relazioni tran-

satlantiche. Il legame in materia di si-curezza, che lega l’America settentrio-

nale all’Europa, contribuisce anche a so-lide relazioni tra stati europei. Assicurainoltre che la Russia non cada vittima dellatentazione di perseguire di nuovo i propriinteressi di sicurezza a spese dei propri vi-cini. Da ultimo, ma non per questo menoimportante, gli Stati Uniti continuano adetenere una capacità senza uguali di ge-stione delle crisi: che si tratti del ruolosvolto per favorire l’unificazione dellaGermania sino a quello per la soluzionedel conflitto in Bosnia.

Queste sono le ragioni per cui una

Il Segretario alla difesaamericano WilliamCohen (a sin.) siintrattiene con ilMinistro della difesaportoghese VeigaSimão alla riunioneinformale dei Ministridella difesa della NATOin Vilamoura,Portogallo, il 24settembre. Un saldorapporto transatlanticoè l’elemento essenzialedell’Alleanza.(NATO foto)

Rivista della NATO22

Inverno 1998

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nuova architettura di sicurezza europea debba anche restareun’architettura euro-atlantica. Comunque, se si vuole che infuturo il legame transatlantico adempia alla propria funzio-ne in modo armonico, le solite attività non saranno piùsufficienti. Su entrambe le sponde dell’Atlantico una nuovagenerazione sta subentrando a coloro che non vedono più laNATO attraverso la lente dell’esperienza personale odell’attaccamento emotivo. Ciò suggerisce che, in un nuovocontesto di sicurezza, se la NATO vuole rimanere il foroprincipale per la cooperazione transatlantica nel settoredella sicurezza, debba essere in grado di affrontare le nuovesfide.

La proliferazione delle armi di distruzione di massa è unadi tali sfide. Soltanto attraverso la cooperazione transatlanti-ca sarà possibile prevenirla politicamente e inoltre protegger-si militarmente dalle sue conseguenze. Pertanto è assoluta-mente logico che la NATO abbia inserito questo argomentonella propria agenda.

Mantenere solide relazioni transatlantiche richiede inol-tre di affrontare la questione di una equa distribuzione dei co-sti in seno all’Alleanza. Come è stato messo in luce riguardoall’integrazione europea, la NATO sta attualmente cercandodi stabilire una nuova formula per la distribuzione dei costi aldi qua e al di là dell’Atlantico, attraverso un rafforzamentodella capacità di azione dell’Europa. Comunque, questa poli-tica sarà coronata da successo solo se gli Stati Uniti supere-ranno il loro latente scetticismo circa la capacità dell’Europadi svolgere un proprio ruolo relativo alla sicurezza. Per lastessa ragione, l’Europa deve sforzarsi di creare una ESDInon tanto come espressione della propria autoaffermazione,ma piuttosto come un genuino contributo ad un nuovo, piùperfezionato rapporto transatlantico.

Verso un ambito di sicurezza euro-atlanticoL’integrazione europea, l’evoluzione della Russia, le re-

lazioni transatlantiche, tutti e tre questi processi hanno unacosa in comune: sono vitali per la sicurezza della regione eu-ro-atlantica. Invece, i conflitti regionali non ricadono in que-sta categoria. Da un punto di vista territoriale, al limite, nonsono «vitali». Peraltro, il conflitto bosniaco ha certamente la-sciato profonde cicatrici per tutta l’area euro-atlantica. Dis-sensi nelle relazioni transatlantiche, nel rapporto NATO-Rus-sia e nelle relazioni fra stati europei possono tendere a inde-bolire proprio quella fiducia che è necessaria per costruireuna nuova architettura di sicurezza. Tale architettura, dunque,richiede un altro elemento portante: una capacità di gestionedelle crisi in tutta l’area euro-atlantica.

Nel gestire questo compito, la NATO resta di nuovo l’i-stituzione indispensabile. La non comune competenza milita-re ha consentito all’Alleanza di creare legami con molti pae-si non membri. Il Partenariato per la Pace (PfP) ha attratto 27nazioni, dalla Svezia al Kazakistan, a stabilire un rapporto dicooperazione militare con la NATO. Nessun altra istituzioneavrebbe potuto generare un così forte interesse.

Questa cooperazione ha già svolto un significativo ruolonella realizzazione dell’operazione multinazionale in Bosnia

e nel fornire assistenza agli stati confinanti con il Kosovo.Inoltre faciliterà la creazione delle future coalizioni militari.Insieme con il Consiglio di partenariato euro-atlantico(EAPC), complemento politico del PfP, la NATO ha anchecreato un contesto di sicurezza che collega stati aventi posi-zioni differenti da quella di membro, incoraggia approcci co-muni alla gestione delle crisi e alla cooperazione regionale,ed offre agli ex paesi neutrali un mezzo per accostarsi allestrutture di sicurezza euro-atlantiche.

Le giuste domandeLa NATO è divenuta un inestimabile strumento di cam-

biamento in grado di modellare la sicurezza euro-atlantica: uncatalizzatore per un più vasto ordine di sicurezza. Perciò,ogni tentativo di analizzare l’Alleanza con i superati sistemidi valutazione della Guerra fredda risulterà inevitabilmenteinsufficiente a comprendere la perdurante vitalità della NA-TO. La domanda da porsi, dunque, non è «Qual è l’unicoobiettivo della NATO nell’era del dopo Guerra fredda?»;piuttosto, la domanda che va al cuore del problema è: «Qualè il contributo della NATO alla realizzazione di una architet-tura di sicurezza euro-atlantica?»

Per ammissione, questo è un ambizioso sistema di valu-tazione con cui misurare i risultati della NATO, in quanto vaben oltre la dissuasione e la difesa sino ad includere la ge-stione del cambiamento politico di lungo periodo. Eppure, èil solo utile sistema di valutazione da applicare. Come il Se-gretario generale Solana ha una volta dichiarato, la NATO èpassata dal prevenire «il peggio» a realizzare «il meglio», inaltre parole: una nuova architettura di sicurezza per la regio-ne euro-atlantica. !

23Rivista della NATO Inverno 1998

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Nuovo Rappresentante permanente di FranciaL’Ambasciatore Philippe Guelluy succede all’Ambasciatore

Gérard Errera, quale Rappresentante permanente di Francia pres-so il Consiglio Nord Atlantico.

L’Ambasciatore Guelluy (47 anni), ha iniziato la carrieradiplomatica a Tokio nel 1971 e, quattro anni più tardi, è stato no-minato alla Rappresentanza permanente presso la NATO. Ritorna-

to al Ministero degli esteri nel1978, l’anno successivo è statonominato Consigliere d’Amba-sciata a Madrid. È ritornato aParigi quattro anni più tardiquale Vice Direttore e poi Capodel Servizio affari strategicipresso il Ministero degli esteri,prima di essere nominato Am-basciatore in Norvegia nel1992. Tre anni più tardi è statonominato Consigliere diploma-tico del Ministro della difesa a

Parigi e quindi ha ricoperto il posto di Capo missione al Ministerodegli esteri sino al momento di assumere le sue funzioni presso laNATO nel settembre 1998.

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Quale parte di un ampio contesto di cooperazione nella regione, il Dialogo mediterraneo della NATO cerca di migliorarela reciproca comprensione e la stabilità nel bacino mediterraneo. Nel corso dello scorso anno, il Dialogo ha dimostrato il suo

valore pratico e la sua potenzialità di sviluppo, con tutti e sei i paesi del Dialogo – Egitto, Giordania, Israele, Mauritania, Marocco e Tunisia– che prendevano parte a numerose attività di cooperazione. L’Autore ritiene dunque che il definitivo successo

del Dialogo dipenda dall’ulteriore sostegno all’iniziativa da parte di entrambi, la NATO e i paesi del Dialogo. Per la NATO, un modo per rafforzarlo potrà essere quello di concentrare i suoi sforzi in settori in cui ha un evidente vantaggio comparativo,

in particolare la difesa e la sicurezza.

I profondi cambiamenti verificatesi nel clima europeorelativo alla sicurezza nel corso degli ultimi dieci an-

ni hanno avuto anche un impatto sulla regione mediterra-nea. La crescente importanza strategica della regione de-riva dalla crescente percezione che la sicurezza in Europaè strettamente legata alla sicurezza e alla stabilità nel Me-diterraneo.

Ventidue stati si affacciano sul Mediterraneo. Quantoalla sicurezza, il carattere multidimensionale di questocontesto suggerisce il bisogno di una ampia visione dellasicurezza, che tenga conto non solo dei requisiti politici emilitari ma anche dei fattori socio-economici, ambientalie culturali. In effetti, numerosi problemi relativi alla sicu-rezza, sorti nella regione dopo la fine della Guerra fredda,

sono questioni non militari che possono interagire con ipiù tradizionali rischi per la sicurezza.

I primi tentativi per avviare un dialogo nella regione ri-salgono ai primi anni ’70, ma restarono praticamente senzaeffetti, a causa delle condizioni determinatesi al tempo delconfronto est-ovest. La fine della Guerra fredda ha smussa-

to gran parte dei contrasti sul tipo di coope-razione regionale che poteva effettivamentefar fronte a queste sfide nel Mediterraneo.

La dimensione politicaIl Dialogo mediterraneo dell’Alleanza

con sei paesi mediterranei non membri dellaNATO – Egitto, Giordania, Israele, Mauri-tania, Marocco e Tunisia – non rappresentauna reazione ad un particolare evento o mi-naccia; si inquadra piuttosto nel generale ap-proccio di cooperazione adottato dalla NA-TO per i problemi della sicurezza. È unacomponente dell’ampio contesto di coopera-zione regionale, che si aggiunge ad altrisforzi internazionali come quelli dell’Unio-ne europea (UE), dell’Unione dell’Europaoccidentale (UEO), dell’Organizzazione perla sicurezza e la cooperazione in Europa

(OSCE), come pure del processo di pace in Medio Orien-te. L’obiettivo a lungo termine, comune a tutti gli schemidi cooperazione, sta creando nella regione mediterranea unclima di pacifiche relazioni, reciprocamente remunerative.

La NATO guarda al Mediterraneo come a una regio-ne con proprie specifiche dinamiche e sfide, e anche conun potenziale non ancora sviluppato per il dialogo e lacooperazione nelle materie relative alla sicurezza. L’o-biettivo di questo Dialogo mediterraneo è innanzitutto po-litico: accrescere la comprensione delle politiche e delleattività della NATO e ottenere una migliore valutazionedei bisogni relativi alla sicurezza dei paesi coinvolti. Èinoltre, per forza di cose, differenziato, partendo dal pre-

24Rivista della NATO Inverno 1998

OSCEUE

UEO

NATO

MAURITANIA

EGITTO

ISRAELE

GIORDANIA

MAROCCO

TUNISIA

CIPRO

LIBANO

MALTA

AUTORITÀPALESTINESE

SIRIA

TURCHIA

ALGERIA

STRUTTURA DELLA COOPERAZIONE NEL MEDITERRANEO

Rafforzare la cooperazione nel Mediterraneo: il contributo della NATO

Alberto BinDivisione affari politici della NATO, Sezione affari multilaterali e regionali

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supposto che le stesse soluzioni e metodi di cooperazionenon possono essere applicati su vasta scala all’intera areae tenendo pure conto delle diversità politiche, socio-eco-nomiche, culturali e religiose della regione.

Il Dialogo mediterraneo ha ricevuto nuovo impulso alvertice di Madrid del luglio 1997, allorché venne creato ilGruppo di cooperazione per il Mediterraneo (1) (MCG).Attraverso quest’ultimo, gli stati membri della NATOpartecipano direttamente a discussioni politiche con i pae-si del Dialogo mediterraneo, disponendo per di più di unforo per uno scambio di punti di vista sulla situazione re-lativa alla sicurezza nel Mediterraneo.

Le prime discussioni politiche tra gli alleati e singolipaesi si ebbero nel tardo 1997; la più recente nel novembre1998. Sebbene il Dialogo sia prevalentemente bilaterale,hanno luogo anche delle riunioni multilaterali, specialmen-te nella forma di riunioni informative e di sintetiche espo-sizioni rivolte particolarmente a funzionari dei paesi delDialogo. Gli alleati si sono inoltre riuniti regolarmente nelcontesto dell’MCG per discutere gli orientamenti generalie altre materie di diretta rilevanza per il Dialogo. La crea-zione dell’MCG ha aggiunto un alto grado di visibilità alladimensione mediterranea dell’Alleanza.

La cooperazione praticaOltre ai suoi scopi politici, il Dialogo mediterraneo

cerca inoltre di incoraggiare la cooperazione pratica. Ilmezzo primario per far ciò consiste in un programma dilavoro annuale tra paesi NATO e quelli del Dialogo me-diterraneo. Nel 1998 questo programma ha svolto attivitànei settori dell’informazione, della pianificazione civile di

emergenza, scientifico e relativo alla difesa. Nel corsodello scorso anno, il Dialogo ha dimostrato di essere unasolida base per creare una più estesa fiducia e una cre-scente trasparenza tra gli stati della regione nelle materierelative alla sicurezza.

L’informazione è una componente essenziale dell’ini-ziativa, perché facilita la reciproca comprensione tra l’Al-leanza e i paesi del Dialogo. La NATO ha favorito la rea-lizzazione di conferenze e seminari per rappresentantidella NATO e dei paesi del Dialogo, in particolare la Con-ferenza ad alto livello, tenutasi a Roma nel novembre1997 (2) sul Dialogo mediterraneo della NATO, sponso-rizzata insieme al Centro militare di studi strategici. Inquella occasione, uno studio della RAND sul futuro delDialogo, richiesto dal Ministero della difesa italiano, ven-ne presentato alle maggiori autorità politiche e militaridella NATO, come pure ai rappresentanti dei paesi delDialogo mediterraneo e di altre organizzazioni (3). Un se-guito è previsto per febbraio 1999, allorché il Governospagnolo e la NATO sponsorizzeranno congiuntamenteun seminario internazionale sul Dialogo mediterraneo e lanuova NATO, in Valencia, Spagna.

La NATO inoltre ha assegnato nel 1998 le sue primeborse di studio istituzionali a studiosi della regione, se-guendo un modello di grande successo creato per i paesipartner dell’Europa centrale e orientale. Cinque borse distudio sono state assegnate a studiosi provenienti da Egit-to, Giordania, Israele, Mauritania e Marocco. Gli argo-menti di queste ricerche includono questioni come La si-curezza del Mediterraneo orientale, Aspetti economicidella cooperazione in materia di sicurezza nella regionemediterranea e Modi conflittuali di vedere la sicurezza ela cooperazione nel mondo arabo.

25Rivista della NATO Inverno 1998

Soldati egiziani di SFOR con rifugiati

del Kosovo in Sarajevoil 13 ottobre. L’Egitto è

uno dei tre paesi delDialogo che hanno

cooperato conl'Alleanza nelle

operazioni IFOR/SFORa guida NATO in Bosnia

Erzegovina.(Belga foto)

(1)

Per maggiori dettaglisulla storia del Dialogo,vedi Jette Nordam, «IlDialogo mediterraneo:dissipare i malintesi ecostruire la fiducia»,Notizie NATO n. 5/6,luglio/agosto 1997,pagg. 26-29.

( 2)

Per ulteriori dettagli sullaConferenza di Roma, vedNicola De Santis, «Ilfuturo dell’Iniziativamediterranea dellaNATO», Notizie NATO n. 1, primavera 1998,pagg. 32-35.

( 3)

Vedi F. StephenLarrabee, Jerrold Green,Jan O. Lesser e MicheleZanini, «NATO’sMediterranean Initiative.Policy Issues andDilemmas», SantaMonica, CA, RAND,1998.

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Altre attività di informazione hanno previsto visite al-la sede della NATO di personalità, accademici, giornali-sti e funzionari dei paesi del Dialogo mediterraneo. Peresempio, nell’ottobre 1998, personalità che rappresenta-vano istituzioni quali il Centro Iba Khadun per gli studisullo sviluppo (Egitto), l’Università di Nouakchott (Mau-ritania) e l’Istituto di studi strategici (Tunisia), sono ve-nuti alla NATO per delle riunioni sull’iniziativa mediter-ranea. Membri delle commissioni parlamentari esteri e di-fesa di tutti e sei i paesi del Dialogo mediterraneo sonostati inoltre invitati a venire a Bruxelles per un incontro indicembre.

Un altro importante passo nello sforzo volto alloscambio di informazioni è stata la decisione presa in mag-gio dai Ministri degli esteri dell’Alleanza per stabilire del-le ambasciate quali «punti di contatto» nei paesi del Dia-logo mediterraneo. Con questo sistema, simile a quelloche è stato utilizzato con successo sin dal 1992 nei paesipartner dell’Europa centrale e orientale, l’ambasciata di

un paese membro della NATO rappresenterà l’Alleanzain ciascun paese del dialogo.

Un altro elemento fondamentale del programma di la-voro dell’Alleanza per il Mediterraneo consiste nella Pia-nificazione civile di emergenza (CEP). Alcuni paesi me-diterranei sono stati già invitati a partecipare a numeroseattività del CEP di quest’anno, tra l’altro, ai corsi pressola Scuola della NATO in Oberammergau sulla coopera-zione civil-militare per far fronte a disastri naturali o cau-sati dall’uomo, come pure a conferenze e seminari in Por-togallo, Austria e Ungheria.

Oltre a ciò, la NATO – insieme con le autorità greche– ha sponsorizzato un seminario su «Riduzioni dei disastrinaturali nel bacino del Mediterraneo», indirizzato speci-ficamente ai paesi del Dialogo mediterraneo. Tenutosi inAtene in novembre 1998, il seminario ha riunito per laprima volta i vertici delle agenzie della NATO che si oc-cupano di CEP con quelli dei paesi del Dialogo mediter-raneo. L’occasione ha rappresentato un foro sia per loscambio di informazioni sia per contatti personali e pro-fessionali tra esperti della pianificazione civile di emer-genza.

Il Dialogo per il Mediterraneo della NATO ha inoltrepromosso la cooperazione in ambito scientifico attraversoil Programma scientifico della NATO. Nel 1998 la dispo-nibilità di fondi ha reso possibile la partecipazione discienziati dei paesi del Dialogo mediterraneo a riunioni diricerca avanzata sponsorizzate dalla NATO, a istituti distudi avanzati, ai contributi per la ricerca in collaborazio-ne e a borse di studio scientifiche. Per esempio, una re-cente riunione di lavoro, diretta in collaborazione da unoscienziato greco e da uno israeliano ha trattato il tema«Elementi ottici non convenzionali per l’immagazzina-mento, il trattamento dei dati e le comunicazioni del-l’informazione». Scienziati giordani e marocchini hannoinoltre partecipato a tale riunione.

La dimensione militareVi è inoltre una dimensione militare nel programma

di lavoro e nel 1998 si prevedeva l’invito ai paesi del Dia-logo affinché partecipassero quali osservatori alle eserci-tazioni navali e terrestri della NATO e del PfP, assistes-sero a seminari e a riunioni di lavoro, visitassero organi-smi militari della NATO e si effettuassero scambi di uffi-ciali di stato maggiore tra la NATO e i paesi del Dialogo.Il programma inoltre includeva visite ai porti dei paesi delDialogo da parte della Forza navale permanente dellaNATO nel Mediterraneo (STANAVFORMED).

Le autorità militari della NATO hanno formulato unconcetto militare creato appositamente per i paesi del Dia-logo mediterraneo, che comprende tre principali aspetti:corsi presso la Scuola della NATO a Oberammergau, cor-si ed altre attività accademiche presso il NATO DefenceCollege a Roma, e specifiche attività da condursi sotto laresponsabilità del Comando alleato in Europa (ACE) e delComando alleato dell’Atlantico (ACLANT).

26Rivista della NATO Inverno 1998

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Nuovo Segretario generale aggiunto per gli investimenti per la sicurezza, la logistica

e la pianificazione civile di emergenzaIl Segretario generale della NATO, Javier Solana, ha nominato

Øivind Bækken Segretario generale aggiunto per gli investimentiper la sicurezza, la logistica e la pianificazione civile di emergenzaa decorrere dal 1 settembre 1998.

Øivind Bækken (53 anni) ha iniziato la sua carriera presso ilreale Ministero della difesa norvegese nel 1976, dopo aver conse-guito un diploma post universitario in economia presso l’Universitàdi Oslo. Precedentemente, aveva anche studiato negli Stati Uniti e inSvizzera e quindi frequentato i corsi del NATO Defence College a Ro-ma nel 1982.

Dopo esser stato Capo della Divisione acquisti del Ministero del-la difesa, Ø. Bækken ha trascorso tre anni alla Rappresentanza nor-vegese presso la NATO, prima di ritornare a Oslo nel 1986 dove haricoperto l’incarico di Vice Direttore generale della pianificazione edel bilancio e successivamente dei materiali. Nel 1990 è stato no-minato Direttore generale dei materiali e Direttore nazionale degli

armamenti, ricoprendo il ruolodi rappresentante nazionale eDirettore nazionale degli arma-menti nella Conferenza dei di-rettori nazionali degli arma-menti (CNAD) della NATO e nelGruppo europeo occidentale pergli armamenti. Nel 1993 è statonominato Direttore generaleper le risorse della difesa equindi nel 1996 ha raggiuntonuovamente la Rappresentanzanorvegese alla NATO quale Con-

sigliere militare. L’anno seguente è stato nominato nuovamente Di-rettore generale e Consigliere speciale del Ministro incaricato dellagestione delle risorse presso il Ministero della difesa, posto che haricoperto fino al momento di assumere le funzioni presso il Segre-tariato internazionale della NATO.

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Nel 1998 i paesi del Dialogo hanno inviato propri al-lievi alla Scuola della NATO a Oberammergau per parte-cipare a corsi su: la protezione ambientale, il manteni-mento della pace, le forze multinazionali, l’attuazione delcontrollo sulle armi convenzionali, e la cooperazione eu-ropea nel campo della sicurezza. Vi è inoltre un corso sul-la cooperazione civil-militare perla gestione dell’emergenza civileaperto a partecipanti dei paesi delDialogo e, dato il grande interes-se mostrato per la gestione dellecrisi, un corso sarà inoltre avvia-to in questo settore.

Nell’aprile 1998 il Collegiodi difesa della NATO (Roma)ha proposto il suo primo «Cor-so per generali ed alti ufficia-li», specificamente indirizzatoa rappresentanti dei paesi delDialogo mediterraneo, cuihanno partecipato tutti e sei ipaesi del Dialogo. Il corso,cui partecipavano inoltre rap-presentanti dei paesi NATO,ha fornito una occasione persaperne di più sulle questio-ni di attualità dell’Alleanzae per valutare il ruolo dellaNATO nella cooperazioneeuropea relativa alla sicu-rezza, come pure per va-gliare nel dettaglio il Dia-logo mediterraneo dellaNATO. Un seminario in-ternazionale di ricerca sul Mediterra-neo è stato inoltre programmato al Collegio per il dicem-bre 1998, con lo scopo di accrescere la comprensione re-ciproca tra ricercatori ed esperti nei settori relativi alla si-curezza della NATO, provenienti dai suoi paesi membri edai paesi del Dialogo mediterraneo.

Quanto alle esercitazioni, i due comandi principalihanno proposto ai paesi del Dialogo mediterraneo, nelcorso del 1998, 34 attività militari, tra cui la possibilitàdi partecipare come osservatori alle attività del PfP nelsettore della ricerca e del salvataggio, della sicurezza inmare e della evacuazione per motivi sanitari, come pu-re ad esercitazioni relative al sostegno alla pace e alsoccorso umanitario. A tale riguardo, tre dei paesi delDialogo mediterraneo – Egitto, Giordania e Marocco –hanno già cooperato con l’Alleanza a livello militarenelle operazioni a guida NATO IFOR/SFOR in BosniaErzegovina.

Le potenzialità da sviluppareDai risultati ottenuti nel 1998, risulta chiaro che il

Dialogo mediterraneo ha una capacità di sviluppo. Vi è

la possibilità di ampliare sia la partecipazione che icontenuti. Allo stesso tempo si dovrebbero offrire aipaesi del Dialogo mediterraneo ulteriori occasioni peresprimere ciò che interessa loro e aiutarli a modellareil Dialogo in funzione dei loro specifici bisogni. Si do-vrebbe prestare ulteriore attenzione a promuovere unamaggiore trasparenza sulle questioni rilevanti per

l’Alleanza come per i paesi del Dialogo, inparticolare nei settoridella difesa e della si-curezza. Un contestopiù formale di coope-razione, appositamentestudiato per il Mediter-raneo, potrebbe inoltrerisultare un modo permigliorare ulteriormen-te la cooperazione dellaNATO con i paesi dellaregione.Il futuro del Dialogo me-diterraneo dipenderà ingran parte dagli sviluppiin due altri fori regionali,il processo di Barcellonadell’UE e il processo dipace in Medio Oriente, en-trambi volti ad accrescerela stabilità e a migliorare lacooperazione regionale nelcampo della sicurezza. Ilsuccesso o il fallimento diquesti due così diversi pro-cessi avrà un considerevoleeffetto sulla regione nel suocomplesso. È pertanto nel-

l’interesse di tutti gli alleati garantire che tali processisiano attivi e ben funzionanti perché abbiano successogli sforzi della NATO volti a creare un riavvicina-mento.

Il contributo della NATO dovrebbe consistere nelcontinuare a rafforzare il Dialogo mediterraneo concen-trandosi su settori in cui essa detiene un evidente vantag-gio comparativo: difesa e sicurezza. Ciò fungerà da com-plemento alle iniziative di altre organizzazioni e contri-buirà a determinare delle costruttive relazioni della NA-TO con i vicini paesi del Mediterraneo. A tale riguardo, laNATO dovrebbe prendere in considerazione di sviluppa-re degli ulteriori settori di incontro per la cooperazionemilitare e di accrescere la partecipazione dei paesi delDialogo alle attività in sostegno della pace e ad altre atti-vità attinenti al settore militare.

Il successo del Dialogo mediterraneo della NATOdipende dall’attiva partecipazione e dal forte sostegnoda parte dei membri della NATO come pure da parte deipaesi del Dialogo, che devono operare insieme per co-struire la fiducia e la trasparenza, requisiti di un veropartenariato. !

27Rivista della NATO Inverno 1998

Il Dialogo mediterraneo della NATOLa dimensione politica:

! Riunioni del Gruppo di cooperazione sul Mediterraneo (MCG)* ! Discussioni politiche con la formula «MCG+1»! Sessioni e conferenze di informazione ad hoc con la formula«MCG+n»

La dimensione pratica:! Informazione! Pianificazione civile di emergenza! Scienza! Attività militari:

– Corsi presso la Scuola della Nato a Oberammergau – Corsi ed attività presso il Collegio di difesa della NATO a Roma– Specifiche attività condotte sotto la responsabilitàdei due comandi principali della NATO (ACE, ACLANT)

* Il MCG, che ha la responsabilità complessiva del Dialogomediterraneo, è composto dai paesi membri della NATO,normalmente rappresentati a livello di Consiglieri pratici.

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La storia è stata segnata da poche occasioni di radi-cale cambiamento nei rapporti tra stati, tali da far

progredire la vita di tutti i popoli. Ora, con la Guerrafredda alle nostre spalle e il nuovo millennio alle porte,abbiamo l’occasione di creare una nuova società cherappresenti davvero una svolta rispet-to ai secoli di conflitti che hanno ca-ratterizzato il sistema dello stato-na-zione.

Un effettivo cambiamento richie-de capacità di comando e di previsio-ne, e una saggezza che deriva dal ri-flessivo e continuo esame delle que-stioni con cui si confrontano i nostripopoli e le nostre nazioni. Questa eradi opportunità è inoltre un periodo incui il nostro benessere risulta indisso-lubilmente legato a quello dei nostrivicini. Soltanto operando insieme pos-siamo modellare un futuro più stabile,sicuro e prospero. Il Centro europeo distudi sulla sicurezza «George C. Mar-shall» di Garmish, Germania, incorag-gia la capacità di comando, la coope-razione e la determinazione a realizza-re questa nuova società delle nazioni.Riunendo insieme esperti della sicu-rezza militare e nazionale da unasponda all’altra dell’Atlantico, dalcontinente europeo e dall’Eurasia, ilCentro Marshall è in grado di favorirela discussione e la soluzione dei pro-blemi, in modo da pervenire ad un ef-fettivo cambiamento.

Questa istituzione dedita alla for-mazione, unica nel suo genere, è statafondata nel 1993 come organizzazionebilaterale, con finanziamenti e perso-nale attribuitele da Germania e StatiUniti. Al centro dei suoi programmi

stanno i corsiper funzionaridi alto e me-dio livello, in-tegrati da conferenze ed altre attività di ricerca.Lo scopo del Centro è quello di preparare le fondamen-ta per un contesto internazionale di pace, di stabilità edi progresso economico attraverso corsi dedicati ai re-sponsabili civili e militari che:

! Favoriscano la capacitàdi formulare una strategia

nazionale della sicurez-za in un mondo inter-dipendente! Approfondiscanola conoscenza di com-plesse questioni inter-nazionali! Incoraggino formedi associazione e rap-porti di cooperazione! Stimolino il dialogoe il libero scambio delleidee! Rafforzino il rispettoper i diritti umani, per ladiversità, per la dignitàindividuale e per le isti-tuzioni democratiche e! Sviluppino valoricondivisi e comunimetodi per fronteg-giare le sfide uni-versali.

28Rivista della NATO Inverno 1998

Statua del GeneraleGeorge C. Marshallall’ingressodell’omonimo Centro a Garmisch, Germania.(foto del Centro Marshall)

Creato nel 1993 da Stati Uniti e Germania, il Centro Marshall di Garmish, Germania, è unluogo dove alti funzionari civili e militari della comunità euro-atlantica possono apprendere– insieme – a fronteggiare le sfide del prossimo secolo. Grazie ai suoi corsi sulla gestionedei conflitti, sui bilanci della difesa e linguistici, il Centro crea da est a ovest una rete di

esperti nazionali sulla sicurezza. L’Autore spiega come il Centro abbia lo scopo di inculcarenei partecipanti ai corsi la conoscenza e la capacità di previsione, necessarie a fronteggiare

le sfide del nuovo millennio.

Come formare i leader del XXI secoloUn rapido sguardo al Centro di studi sulla sicurezza «G.C. Marshall»

Robert KennedyDirettore del Centro europeo di studi sulla sicurezza «George C. Marshall»

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Corsi di studio su difesa e sicurezzaIl Centro Marshall offre tre tipi di programmi di studi

sulla difesa e sulla sicurezza a funzionari militari e civilidegli esteri, della difesa e ad altri funzionari provenientidall’Europa e dall’Eurasia. Regolarmente sottoposti a rie-same e ad aggiornamento per mantenerli validi, questicorsi, a livello di specializzazione post universitaria, siconcentrano su come è formulata e gestita la strategia na-zionale relativa alla sicurezza nelle società democratiche.I corsi sono al centro dello sforzo del Centro Marshall percreare una rete di funzionari esperti di sicurezza naziona-le provenienti dall’est e dall’ovest. Cosa ancor più impor-tante, i corsi del Centro permetteranno soprattutto di so-stenere il futuro delle riforme democratiche nei nuovipaesi a regime democratico.

Tutti i corsi si tengono in tre lingue – inglese, tedescoe russo – e sono integrati da un corso aggiuntivo di istru-zione linguistica in inglese e tedesco. I partecipanti rice-vono un’istruzione avanzata sull’uso del computer e tuttii partecipanti al corso hanno un computer nelle loro stan-ze con illimitato accesso alla rete internet.

Corso per dirigenti superioriOgni anno vengono proposti due corsi per dirigenti

superiori, con ciascun corso della durata di due settimanededicato ad un differente tema. Quest’anno, la sessioneprimaverile si è occupata di «Formulazione della strategianazionale di sicurezza e gestione del cambiamento strate-gico», mentre la sessione autunnale affrontava il tema«Architettura di sicurezza europea e operazioni a soste-gno della pace».

Il corso è una esperienza didattico-applicativa estre-mamente intensiva e di grande utilità, volta alla soluzio-ne dei problemi nei settori della gestione democraticadella difesa e della sicurezza transnazionale. Esposizio-ni di una schiera di illustri conferenzieri, nonché lezioni,dibattiti, relazioni dei partecipanti ed esercitazioni prati-che offrono ai partecipanti un’ampia gamma di espe-rienza concreta. Ciascun corso può accogliere fino a 60alti ufficiali, parlamentari e alti funzionari governativi dioltre 30 nazioni.

Corso per dirigentiIl più ampio dei programmi del Centro è il corso per

dirigenti della durata di 15 settimane destinato a colon-nelli e tenenti colonnelli e ai loro equivalenti funzionaricivili. In questo corso, organizzato in due sessioni, la ge-stione della difesa è presentata usando come riferimentoquelle questioni di sicurezza nazionale rilevanti nell’at-tuale contesto di sicurezza regionale e nazionale in Euro-pa e in Eurasia.

I partecipanti sono organizzati in sei seminari, ove ap-

prendono i correnti concetti strategici e passano rapida-mente alla valutazione di speciali metodi e di problemi re-lativi al controllo civile nelle società democratiche. I par-tecipanti al corso, molti dei quali sono portatori della loroesperienza personale, analizzano la complessità della si-curezza nazionale e della pianificazione militare, comegestire il cambiamento strategico, e l’allocazione delle ri-sorse nel processo di strutturazione del bilancio della di-fesa. A tale scopo vengono utilizzati modelli ed esempi dinumerosi paesi diversi.

La prima metà del corso per dirigenti si conclude conun importante viaggio di studio negli Stati Uniti. I parte-cipanti visitano a Washington, DC, le istituzioni fonda-mentali del governo federale, in particolare il Congresso,la Corte suprema e i Ministeri della difesa e degli esteri.Nella parte del viaggio dedicata a New York City, le visi-te normalmente includono la società televisiva ABC, laBorsa di New York e il Dipartimento di polizia munici-pale. Tutte le fasi del viaggio vengono collegate al pro-gramma del corso con relazioni fornite da alti funzionari.Una visita alle Nazioni Unite introduce l’avvio della se-conda metà del corso.

In questa parte del corso si sottolinea la multiformenatura delle attuali sfide nel settore della sicurezza, comepure ci si occupa delle forme multilaterali per mantenerela stabilità e promuovere la pace. Conferenze e discussio-

29Rivista della NATO Inverno 1998

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Nuovo Rappresentante permanente del Lussemburgo

L’Ambasciatore Jean-Jacques Kasel succede all’Ambascia-tore Paul Schuller quale Rappresentante permanente del Lus-semburgo presso il Consiglio Nord Atlantico.

L’Ambasciatore Kasel (52 anni) ha iniziato la carriera di-plomatica al Ministero degli esteri nel 1973. Tre anni più tar-di è stato inviato presso l’Ambasciata a Parigi con competen-ze all’UNESCO e ha ricoperto l’incarico di Vice Rappresentantepermanente presso l’OCSE. Dal 1979 al 1981 è stato membrodel Gabinetto di Gaston Thorn, quando quest’ultimo era VicePresidente del governo lussemburghese e poi quando è dive-nuto Presidente della Commissione delle CE. Trascorsi tre annipresso il Segretariato generale delConsiglio delle CE, nel 1984 è dive-nuto Capo missione presso la Rap-presentanza permanente del Lus-semburgo alle CE.

Nel 1986 è stato nominato Di-rettore degli affari politici e cultu-rali presso il Ministero degli esterie tre anni più tardi Ambasciatore inGrecia (con residenza in Lussem-burgo). Nel 1992 è divenuto Am-basciatore e Rappresentante permanente presso le CE; nel1997 è divenuto Presidente del Comitato dei rappresentantipermanenti del Consiglio dei Ministri dell’Unione europea. Il1º agosto 1998 ha assunto le sue funzioni presso la NATO.

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ni toccano argomenti quali conflitti etnici e nazionali, laproliferazione delle armi di distruzione di massa, il terro-rismo e i problemi ambientali. I partecipanti inoltre stu-diano le questioni legate al dispiegamento delle forzemultinazionali, come la coalizione IFOR/SFOR in BosniaErzegovina. Visitano Bruxelles e Bonn per acquisire unamigliore conoscenza dell’Unione europea, della NATO,dell’Unione dell’Europa occidentale e del funzionamentodel governo tedesco.

Il culmine del corso per dirigenti è rappresentato daun’esercitazione conclusiva in cui i partecipanti applicanoquanto da essi appreso alle loro situazioni nazionali. Ope-rando come gruppi nazionali, formulano una strategia na-zionale, una strategia nazionale militare di sostegno, lastruttura delle forze e i bilanci della difesa per un periododi dieci anni. Quindi relazionano un gruppo di docenti chericoprono i ruoli di Presidente, di Consigliere per la sicu-rezza nazionale, di Ministro della difesa, di parlamentari,e di paesi alleati o confinanti. I risultati di questa eserci-tazione sono analizzati attentamente per oltre quattrogiorni scolastici.

Continuiamo ad incoraggiare una numerosa parteci-pazione dai paesi membri della NATO e dai tre paesi chestanno per aderire – Repubblica Ceca, Ungheria e Polonia– a questo programma unico, multinazionale, a livello di«Scuola di guerra/Istituto superiore di difesa». Questocorso può rappresentare l’unica occasione nella carriera diuna persona per stabilire contatti ad ampio raggio con di-rigenti civili e militari di oltre trenta paesi, dall’Atlanticoall’Asia centrale e oltre, e di scambiare idee sulle strate-gie per affrontare le sfide e le nuove minacce che la co-munità euro-atlantica deve fronteggiare.

Corso «Leader per il XXI secolo»L’ultima novità tra ciò che offre il Centro Marshall è

un corso per Leader di 9 settimane, riservato a maggiori ecapitani e ai loro equivalenti civili: i futuri leader delNord America, Europa e Eurasia. Lezioni, conferenze,analisi sul campo, esercitazioni pratiche e programmi fa-coltativi su misura hanno lo scopo di stimolare il pensie-ro dei leader di domani sulle più ampie questioni relativealla sicurezza con cui si confronteranno i loro paesi. Temicentrali, quali capacità di comando ed etica, sono partico-larmente curati nel corso. I partecipanti inoltre visitano lasede della NATO a Bruxelles, il Quartier generale supre-mo delle potenze alleate in Europa (SHAPE), alcuni Co-mandi subordinati della NATO, l’Università federale del-le forze armate a Monaco ed una società del settore delladifesa.

Ricercatori presso il centro MarshallIl Centro Marshall inoltre accetta ricercatori che se-

guono corsi di studi sulla difesa e la sicurezza e che ge-neralmente rimangono per un periodo di un anno per farericerca e/o svolgere attività didattica. I ricercatori delCentro Marshall possono essere civili o militari e sononormalmente patrocinati dai rispettivi Ministeri degliesteri o della difesa o da altro organismo governativo.

I ricercatori del Centro Marshall non sono osservato-ri. Sono i rappresentanti dei loro rispettivi paesi e parteci-pano pienamente all’attività delle loro classi. Alla fine delcorso preparano un dettagliato rapporto per i loro governisulle loro attività mentre erano al Centro Marshall.

Altri programmiOltre ai corsi sulla difesa e la sicurezza e al pro-

gramma per i ricercatori, il Centro Marshall ha altriquattro programmi: ricerca, conferenze, studi di deter-minate aree e lingue. I progetti di ricerca impegnano stu-diosi dal nord America, dall’Europa occidentale, centra-le e orientale, dalla Russia e dall’Eurasia in progetti diricerca interdisciplinari. Alcuni recenti esempi includo-no studi su «Federalismo e decentramento nell’Europaorientale e centrale», «Il militare in società che condivi-dono gli stessi rischi», e «Combattenti per il manteni-mento della pace: punti di tensione nell’incontro di cul-ture diverse». Molti progetti si concludono con la pub-blicazione di validi articoli e libri. Il settore ricerca delCentro inoltre collabora allo sviluppo dei materiali ne-cessari per i programmi del corso e per quelli delle con-ferenze.

Il nostro programma di conferenze organizza annual-mente 16 conferenze su una varietà di argomenti relativialla sicurezza. Questi programmi di conferenze e semina-ri multinazionali, ma anche regionali e bilaterali, sono ri-

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Nuovo Rappresentante permanente di IslandaL’Ambasciatore Gunnar Pálsson succede all’Ambasciatore

Thorsteinn Ingólfsson quale Rappresentante permanente diIslanda presso il Consiglio Nord Atlantico.

L’Ambasciatore Pálsson (43 anni), ha conseguito diplomiuniversitari in Irlanda, Germania e New York, è stato giornalistaed è entrato al Ministero degli esteri nel 1984. Dal 1986 al 1988ha prestato servizio presso la Divisione affari politici del Segre-tariato internazionale della NATO, prima di ritornare a Reykja-vik come Consigliere. Due anni più tardi è stato nominato Am-basciatore presso la CSCE a Vienna, prendendo pure parte ai ne-goziati CSBM e CFE. Nel 1992è tornato al Ministero degliesteri quale Vice Sottosegre-tario permanente per gli af-fari politici e due anni dopo èstato nominato Ambasciatorepresso le Nazioni Unite aNew York, posto che ha occu-pato fino al momento di as-sumere le sue funzioni pres-so la NATO nel settembre1998.

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volti a funzionari di grado molto elevato di una vastagamma di organismi governativi. La maggior parte delprogramma è sovvenzionata con fondi del Partenariatoper la Pace. Circa la metà delle conferenze si tengonopresso lo stesso Centro, mentre le altre hanno luogo inpaesi ospiti.

Il programma per funzionari da destinare all’estero,della durata di 18 mesi, prepara ufficiali e funzionari ci-vili, degli Stati Uniti e stra-nieri, per importanti compitiche riguardano paesi del-l’Europa centrale, orientalee meridionale, della Russia edell’Eurasia. Il corso preve-de degli studi avanzati inrusso, ucraino e altre lingue;materie politico-militari erelative ad aspetti regionali;e dei periodi di vita e di la-voro nei paesi studiati. I par-tecipanti acquisiscono unaesperienza supplementareattraverso l’interazione con iloro colleghi che partecipa-no al corso per dirigenti,nonché partecipando pure aselezionate conferenze delCentro Marshall.

Il Centro per l’Europa diformazione in lingue stranie-re offre classi, un insegna-mento linguistico, sia in locoche attraverso l’uso del com-puter, in nove lingue per lin-guisti civili e militari. Oltreall’aggiornamento, i linguistivengono preparati a specificiincarichi attraverso corsi spe-cializzati di interpretariato interminologia tecnica per compiere poi ispezioni in loco, eper partecipare ad esercitazioni multinazionali e interarmaper il mantenimento della pace.

Creare dei legamiUna delle cose più importanti che il Centro Marshall

offre è l’occasione unica per professionisti di vivere e stu-diare per un certo periodo con i loro omologhi di altri pae-si. Professionisti provenienti da Stati Uniti, Italia, Georgiae Turkmenistan, per esempio, hanno l’opportunità di im-parare l’uno dall’altro. Rappresentanti dei paesi NATO,dei paesi la cui adesione alla NATO è in corso, di paesimembri del partenariato euro-atlantico e di altri possonoincontrarsi su un piede di parità per contribuire a risolve-re i comuni problemi.

Questi legami non terminano con la fine dei corsi edelle conferenze. Il Centro ha avuto oltre 800 partecipan-

ti ai corsi, 3.500 partecipanti alle conferenze ed oltre7.000 partecipanti ai corsi linguistici che mantengono unarete di contatti estesa dall’Atlantico agli Urali ed oltre.

Se i corsi, le conferenze e gli altri programmi resta-no la parte centrale della sua missione, il Centro Mar-shall inoltre partecipa a un processo di scambio e di ap-prendimento tra similari istituzioni didattiche che si oc-cupano di difesa e di sicurezza. Recentemente, gli Stati

Uniti e la Germania hanno proposto che il Centro Mar-shall ricopra il ruolo di segretariato provvisorio di unconsorzio di accademie della difesa e di istituti per la si-curezza dei paesi EAPC. La prima riunione del nuovoconsorzio ha avuto luogo a Zurigo dal 20 al 21 ottobre.Alla riunione di lavoro del consorzio dedicata al PfP vierano 125 partecipanti, tra cui 85 rappresentanti desi-gnati dai 42 paesi del Consiglio di partenariato euro-atlantico.

Questo non è che un esempio di come il Centro cerchidi mettere in atto i principi che insegna.

In conclusione, il Centro Marshall è una istituzionevitale in costante evoluzione. Il suo futuro dipende dalsuo personale, dal proprio corpo docente, dai partecipantiai corsi e dai paesi che se ne servono. La definitiva misu-ra del successo del Centro sarà data dalla sua capacità diincoraggiare il lavoro comune e i comuni ideali, in quan-to i popoli di tutti i paesi affrontano le sfide del nuovomillennio attraverso la cooperazione. "

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Un partecipante russo(a sin.) e uno tedesco

condividono la«esperienza

del Centro Marshall»durante il corso per

dirigenti 98-1.(foto del Centro Marshall)

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L’aprirsi della NATO a nuovi membri, la missione SFORin Bosnia, le esercitazioni di gestione delle crisi, le

prove dei CJTF, le attività del PfP e altri eventi multinazio-nali costituiscono le caratteristiche fondamentali dell’odier-na Alleanza. L’addestramento individuale rappresenta unfondamentale elemento per il successo di queste e di altre at-tività, una precondizione per il funzionamento degli statimaggiori, delle unità e dei singoli soldati in un contesto mul-tinazionale.

Il Gruppo della NATO per l’addestramento coordinal’addestramento individuale tra Alleati ed ora anche tra pae-si partner. Esso fornisce ai paesi e alle autorità militari dellaNATO un sistema di informazioni comuni circa le capacitànazionali di addestramento, sviluppa dei programmi di adde-stramento e contribuisce a mantenere o a migliorare le capa-cità di addestramento in una fase di riduzione delle risorsenella NATO e nei suoi paesi membri. A tale scopo cerca diindividuare le opportunità di razionalizzazione dell’adde-stramento individuale in tutti i servizi.

Dei rilevanti progetti a tale riguardo includono: il Pro-gramma di addestramento comune per piloti di aviogetti(ENJJPT) sotto l’egida del Sottogruppo Aeronautica, pro-gramma che è stato utilizzato negli Stati Uniti sin dagli anni70; il Centro Euro/NATO per l’addestramento del Genio aMonaco in Germania, e l’Addestramento al combattimentoin zone abitate nel Regno Unito, entrambi operanti sotto gliauspici del Sottogruppo Esercito; il Corso della NATO per lalogistica e l’Ufficio per il coordinamento linguistico interna-zionale (BILC), che sono sotto il controllo del Sottogruppointerarma; le tecniche di addestramento, l’addestramento alcomando, l’addestramento di base per elicotteristi e per si-mulatori di plancia di comando sono esempi di altri progettidiretti o svolti dai Sottogruppi dell’NTG.

Tutti i progetti vengono annualmente aggiornati: i pro-getti obsoleti vengono cancellati, i nuovi vengono esaminatie – se accettati dai membri dell’NTG – sviluppati ed attuati.

Negli ultimi anni, di pari passo con le attività di genera-le apertura della NATO, ha avuto luogo uno spostamentodell’interesse verso le attività connesse al PfP, con particola-re enfasi al raggiungimento dell’interoperabilità con la NA-

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Forze speciali francesisi lasciano cadere daun elicottero duranteuna esercitazione di salvataggio nell'areadi addestramento diCanjuers, in Francia.(Reuters foto)

Mentre l’addestramento individuale è sempre stato una responsabilità nazionale, l’Autore considera necessarioun approccio comune all’addestramento se le nostre forze armate devono cooperare tra loro in maniera efficiente ed

efficace. Questo è il settore di competenza del Gruppo della NATO per l’addestramento (NTG), una organizzazione specializzata, che dipende dal Comitato militare ed è responsabile per il coordinamentodell’addestramento individuale tra i paesi membri della NATO e, sempre più,

anche per i paesi partner. Il Tenente Colonnello Scholl è il segretario delGruppo della NATO per l’addestramento e lavora presso il Ministero

della difesa tedesco a Bonn.

Il Gruppo della NATO per l’addestramento -Come migliorare le capacità dell’Alleanza

Tenente Colonnello Rainer Scholl

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TO di tutta una vasta gamma di settori, ivi incluso l’accre-scimento delle capacità linguistiche operative. Attraverso iSottogruppi dell’NTG, appropriate opportunità di addestra-mento sono state offerte ai paesi partner e quindi incluse nelProgramma di lavoro del partenariato (PWP). Rappresentan-ti dei paesi del PfP assistono ora alle riunioni dei sottogrup-pi ed è stato stabilito un idoneo livello di partecipazione deipaesi partner.

Struttura e metodi di lavoro dell’NTGL’NTG è la sola organizzazione nella NATO ad occu-

parsi del coordinamento dell’addestramento individuale. At-tualmente non ha un personale permanente; il suo lavoro èrealizzato da ufficiali dei paesi NATO che, oltre ai loro com-piti principali nei rispettivi servizi nazionali, dedicano a que-sto scopo una notevole quantità di ulteriore energia.

L’NTG comprende diversi sottogruppi e gruppi di lavo-ro che si occupano degli aspetti del servizio addestrativo, siaa livello interarma che a quello individuale, e degli aspettifinanziari. Il Presidente dell’NTG, carica ricoperta dallaGermania sin dal 1970, normalmente si riunisce due voltel’anno con i Presidenti dei sottogruppi per coordinare le atti-vità in corso e per discutere quei nuovi sviluppi di un certorilievo nella NATO, che potrebbero avere un’influenza sul-l’addestramento individuale. Sono coadiuvati da personalemilitare internazionale della NATO (IMS), come pure dapersonale della Cellula di coordinamento del partenariato(PCC) e di altre agenzie della NATO, quando necessario.

La maggior parte del concreto lavoro dell’NTG vienerealizzato nei e dai sottogruppi, che sono gli organismi spe-cializzati in materia di addestramento. Quando necessario, isottogruppi istituiscono dei Gruppi di lavoro per pianificaree attuare nuovi progetti addestrativi, come pure per esamina-re i settori che hanno dei problemi. Sta alle singole nazionidecidere quali tipologie di addestramento desidererebberoutilizzare e quali contributi le stesse desiderano apportare.

Il Sottogruppo interarma (JSSG)Il JSSG opera come un gruppo multinazionale di esperti

sull’addestramento individuale con lo scopo generale di ot-tenere il coordinamento tra forze armate. Ciò facilita loscambio di informazioni in un foro di esperti nell’addestra-mento interarma ed incoraggia la cooperazione e la recipro-ca comprensione nell’addestramento individuale interarma emultinazionale tra i paesi membri, offrendo loro una varietàdi possibilità relative all’addestramento. Ciò permette di uti-lizzare al meglio le disponibilità con vantaggio per l’effica-cia, condividendo le capacità di addestramento individuale,le installazioni e la tecnologia, ovunque ciò sia possibile (peresempio, per l’addestramento di base dei piloti elicotteristi),e contribuisce al miglioramento dell’interoperabilità, stabi-lendo dei parametri uniformi di capacità nell’addestramentoindividuale interarma.

Ove una esigenza non venisse adeguatamente coperta

dai progetti esistenti, il JSSG mette in atto nuove iniziativerelative all’addestramento, come il Corso della NATO per lalogistica, il Corso di gestione dei sistemi d’arma, e il CorsoNATO/PfP per ufficiali di stato maggiore esperti.

Sotto l’egida del JSSG vi sono due Gruppi di lavoro per-manenti, il Gruppo di lavoro sull’addestramento individualee sull’aggiornamento e il Gruppo di lavoro sulla difesa NBC.

Il Sottogruppo Esercito (ASG)L’ASG, in quanto gruppo multinazionale di esperti nel-

l’addestramento dell’esercito, coadiuva l’NTG fornendo unforo per discutere e sviluppare le disposizioni, che riguarda-no le forze terrestri, relative all’addestramento in coopera-zione. Ha cinque gruppi di lavoro permanenti altamente spe-cializzati: il Gruppo di lavoro per le simulazioni addestrati-ve (TSWG), il Gruppo di lavoro per l’addestramento am-bientale (ETWG), il Gruppo di lavoro per il combattimentoin aree abitate/operazioni militari in territorio urbano (FI-BUA/MOUT WG), il Gruppo di lavoro per la Scuola inter-

nazionale di ricognizione esplorativa avanzata (ILRRPS) e ilGruppo di lavoro Euro/NATO per il Centro di addestramen-to del genio (ENTEC). Il campo d’azione delle attività of-ferte dall’ASG è estremamente vasto. Si estende dal fornireun foro agli esperti nazionali ove discutere gli sviluppi e lepolitiche nei loro rispettivi settori, alla responsabilità per cer-ti corsi (per esempio, Corso della NATO per istruttori FI-BUA, che si tiene due volte all’anno nel Regno Unito), allacostituzione e alla sponsorizzazione di settori internazionaliin scuole nazionali (per esempio, ILRRPS, ENTEC). Altre

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Nuovo Rappresentante permanente di GermaniaL’Ambasciatore Joachim Bitterlich è stato nominato, quale succes-

sore dell’Ambasciatore Hermann Freiherr von Richthofen, Rappresen-tante permanente della Repubblica federale di Germania presso il Con-siglio Nord Atlantico, a decorrere dal 1 dicembre 1998.

L’Ambasciatore Bitterlich (50 anni) ha studiato legge, economia escienze politiche all’Università di Saarbrücken e ha seguito i corsi del-l’ENA in Francia prima di inizia-re, nel 1976, un corso di forma-zione per il servizio diplomaticoriservato ad alti funzionari civili.Dopo aver trascorso tre anni adAlgeri, nel 1981 è stato assegna-to alla Rappresentanza perma-nente della Repubblica federaledi Germania presso la Comunitàeuropea. Quattro anni più tardiè tornato a Bonn quale Consi-gliere del Ministro degli esteri,Hans Dietrich Genscher. Nel1987 è stato nominato Respon-sabile del Dipartimento per lepolitiche europee presso la Cancelleria federale. Nel giugno 1993 è di-venuto Direttore della politica estera, della cooperazione economica edella sicurezza esterna presso la Cancelleria federale, nonché Consi-gliere per la politica estera e di sicurezza del Cancelliere federale Hel-mut Kohl, posto che ha ricoperto sino alla fine di ottobre 1998.

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attività di addestramento dell’ASG prevedono corsi di guer-ra invernale in Norvegia e seminari ed incontri di lavoro perufficiali di stato maggiore su come organizzare e gestirel’addestramento.

La maggior parte di queste attività sono inoltre aperte aipaesi membri del PfP. Il più recente sviluppo riguardante ipartner è il Corso del PfP per ufficiali inferiori di stato mag-giore, che fornisce a giovani ufficiali dei paesi membri delPfP due settimane di addestramento linguistico operativo,seguite da un Corso sull’attività di uno staff esperto dellaNATO.

Il Sottogruppo Aeronautica (AFSG)L’AFSG è incaricato di esaminare e sviluppare dei pro-

grammi di addestramento idonei alla cooperazione, confe-zionati per le esigenze delle forze aeree. Oltre al principalesforzo dedicato all’addestramento comune per piloti di avio-

getti, utilizzato già da molti anni, e che rimane tale, sono sta-ti aggiunti alle attività dell’AFSG l’addestramento sui fatto-ri umani dell’equipaggio e l’addestramento operativo al vo-lo. Di conseguenza tale attività è ora suddivisa tra il Gruppodi lavoro sui fattori umani dell’equipaggio e il Gruppo di la-voro sugli sviluppi.

Il Sottogruppo Marina (NSG)L’NSG rappresenta il foro di esperti incaricati di discu-

tere e sviluppare i programmi addestrativi in cooperazione innumerosi settori dell’addestramento operativo marittimo,delle tecniche di addestramento, dell’istruzione nelle scuolemilitari e della conoscenza dei fattori ambientali. L’NSGnon ha a disposizione speciali gruppi di lavoro, ma ha pre-parato una lista di corsi, offerti dalle nazioni NATO ai paesipartner, che include un assortimento di attività di addestra-mento navale volte a favorire l’interoperabilità.

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Un paracadutistaspagnolo si lancia al disopra del campomilitare di Bize, vicinoTirana, nel corsodell'esercitazione diaddestramento NATOPfP CooperativeAssembly 98, inAlbania lo scorsoagosto. (AP foto)

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Il Sottogruppo per gli aspetti finanziari (FSG)L’FSG è un gruppo multinazionale di esperti responsa-

bile per le politiche e le procedure finanziarie. Gli espertiforniscono consulenza e assistenza al Presidente dell’NTG,come pure agli altri sottogruppi, su materie finanziarie rela-tive a tutti gli aspetti dell’addestramento individuale, con loscopo di aumentare l’efficacia in relazione ai costi e l’effi-cienza nell’attuazione dell’addestramento individuale inte-rarma e multinazionale.

Si richiedono ulteriori sforziIl Gruppo della NATO per l’addestramento ha dimo-

strato la propria utilità nell’individuare e avviare la standar-dizzazione e l’armonizzazione dell’addestramento indivi-duale nell’Alleanza. I sottogruppi dell’NTG sono stati bensostenuti dalle nazioni, sia in termini di rappresentatività chenell’attribuzione di installazioni, ed anche i contatti e la

cooperazione con i paesi del Partenariato per la Pace sonoconsolidati.

Ma l’NTG non intende riposare sugli allori. Sono neces-sari ulteriori sforzi nel settore dell’interoperabilità tra paesimembri della NATO e partner, e i problemi linguistici sonoancora evidenti. La sfida per la NATO e i suoi partner con-sisterà, in prospettiva, nel porre una più coordinata attenzio-ne al ciclo dell’addestramento individuale, alle esercitazionimultinazionali, alla successiva valutazione di queste e allenuove idee da inserire in tale contesto: tutto a beneficio del-la globale efficacia militare.

Per ulteriori informazioni sul Gruppo della NATO perl’addestramento, in particolare la sua storia e organizzazio-ne, metodi di lavoro e il mandato dei singoli sottogruppi del-l’NTG, consulta «NTG Handbook» (marzo 1997) che puòessere richiesto a:

Ministry of Defence - GermanyFue S III 3 - P.O. Box 13 28Atten: Secretary NTG53003 BONN - Germany

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Navi della NATO effettuano uno storico scalo a San PietroburgoIn ottobre, su invito della Russia, sette navi di differenti paesi della NATO sono entrate nel porto di San Pietroburgo,

Russia, per uno storico scalo di quattro giorni. Questo è stato in assoluto il primo scalo in Russia di navi della Forza navalepermanente nell'Atlantico (STANAVFORLANT) ed è indicativo dei favorevoli sviluppi nel contesto della sicurezza transatlan-tica e in quello di un partenariato NATO/Russia.

Durante tale visita, 8-12 ottobre 1998, circa 15.000 persone hanno visitato i caccia e le fregate ancorate nel porto diSan Pietroburgo.

STANAVFORLANT è la prima squadra navale multinazionale permanente del tempo di pace. È una forza di reazione cheha dimostrato la determinazione e la solidarietà dell'Alleanza in più di 30 anni di ininterrotte operazioni.

Bambini russiosservano la nave

canadese Montrealall'attracco a San

Pietroburgo, Russiail 9 ottobre. (Reuters foto)

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organizzazione del trattato nord atlantico

belgiocanada

danimarcafrancia

germaniagrecia

islandaitalia

lussemburgonorvegia

paesi bassiportogallo

regno unitospagna

stati unititurchia

50ème ANNIVERSAIRE - 50t h ANNIVERSARY

N ATO 19 49 - 19 9 9 OT A N