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rivivificamento di canoni ormai consunti e lontani dalla Storia. Compositori come Stravinsky, Milhaud, Satie invece, nella ... e Tony Cattano al trombone — e gli incontri dal vivo

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La lingua di oggi ha chiamato “crossover” ciò che già nel primo scorcio del Novecento

appariva come un’impetuosa e entusiasta onda di sincero rinnovamento: l’incontro tra la genialità libera, anarchica quasi, di alcuni compositori appartenenti alla truppa della “classica”, con esperienze musicali ben diverse. Più o meno popolari, più o meno sperimentali, ma comunque lontane dalla polverosa aura accademica che avrebbe portato ad una sempre più incolmabile distanza con la curiosità del pubblico. Alcuni maestri, invece, intuirono che voltare la faccia a ciò che allietava gli affollati café chantant o i misteriosi luoghi deputati allo swing, avrebbe significato perdere un’occasione di rinnovamento e di rivivificamento di canoni ormai consunti e lontani dalla Storia. Compositori come Stravinsky, Milhaud, Satie invece, nella Storia trovavano le ragioni necessarie per far vivere la loro musica. Le Mademoiselles Sarabande, estroso ed effervescente duo pianistico a

quattro mani che si è imposto proprio per il gusto di sparigliare le carte, non potevano che trovare in quel clima culturale (di più: poetico) una fonte a cui dissetare la loro voglia di abbattere steccati, e nel rimpallo di chi dal jazz guardava alla musica delle sale da concerto più paludate. Dietro il cd As before (Alfa music) ci pare di intravedere infatti un monito a ritornare agli scambi tra classica e popolare come qualcosa di necessario e profondo, lontano quindi dalla superficialità con cui si affronta la contaminazione

di oggi: votata al facile successo del batter cassa. Pagine di frontiera scritte da Gershwin, Scott Joplin, Milhaud e dal formidabile brasiliano Ernesto Nazareth che contaminava il samba con il fox trot, rivivono nella tastiera multicolor di Elettra Capecchi e Carlotta Forasassi, briosissime musiciste che qui si abbandonano al ritmo più giocoso; come giocoso è il loro rapporto con l’immagine, e l’impaginamento dei loro concerti. A fare da timoniere in questo disco, un principe del piano jazz come Enrico Pieranunzi, che — folgorato dalle due monelle dei tasti bianchi e neri — ha messo nelle mani delle Mademoiselles alcuni sue trascrizioni per pianoforti a quattro mani di quei compositori, più una sua composizione, che dà il titolo all’album. Il risultato è una lezione di bella e contagiosa musicalità, senza inutili sofismi. Elettra e Carlotta sono, casomai, le prof disinvolte che battono il cinque con gli allievi. E siedono sulla cattedra.

GREGORIO MOPPI

Rossini abitò a Firenze negli anni più bui della sua esistenza, martoriati dalla

depressione e dall’ipocondria. Era la metà dell’800, da un ventennio aveva abbandonato i palcoscenici, né riusciva, se non con fatica, a mettere più una nota sul pentagramma. Eppure quel lungo soggiorno non deve avergli lasciato un ricordo brutto, dato che, trasferitosi a Parigi, ritrovati buonumore e ispirazione, rammentò la città in un pagina per piano, Une pensée à Florence. È uno dei tantissimi “Peccati di vecchiaia” che il compositore scrisse in Francia: passatempi da salotto spassosi o sentimentali. Ora, nel centocinquantenario della morte, l’etichetta Concerto ne ha avviata la registrazione completa. Prima uscita, una scelta di nove — tra cui quello dedicato a Firenze, intriso di tenerezza chopiniana — suonati da Ginevra Costantini Negri, pianista appena maggiorenne. Il cd, intitolato Il mio piccolo teatro privato, fa pendant con un libretto di cento pagine che illustra i “Peccati” uno a uno. Quelli che passano sotto le dita intelligenti di Costantini Negri si presentano, secondo i casi, sofisticati, sardonici, intenzionalmente saccarinosi, quasi dadaisti. Perfino apotropaici, tipo quello che prefigura il corteo funebre del compositore scortato dai suoi titoli d’opera più celebri. Oppure maligni, come Un petit train de plaisir dove emerge l’idiosincrasia rossiniana per i viaggi in treno, che nel pezzo deraglia provocando feriti e morti, insieme all’esultanza dei parenti che, dei defunti, erediteranno le sostanze.

Le monelle della tastieraincroci tra classica e pop

©RIPRODUZIONE RISERVATA

PAOLO RUSSO

Nel giovane cielo di Amedeo Verniani brillano maestri pieni di gloria, storia e

rigore. Come Ornette e Braxton. O, più vicini nel tempo, Steve Lehman, Vijaiy Iyer, Jakob Bro, Battaglia. Accanto ai quali, mette, con un certo pudore, altri indiscutibili come Radiohead e Bon Iver. Nel suo recente esordio su disco — Due. — il contrabbassista toscano si misura con una improvvisazione materica, la cui contemporaneità si afferma grazie alla supremazia della musica d’insieme. Un approccio che nelle sette tracce del disco composto da Verniani e inciso per Fonterossa Records — l’etichetta di Silvia Bolognesi, anche tutrice, col violinista Emanuele Parrini, del trentenne musico — trova la sua compiutezza, anche grazie al suo candore intellettuale ed i sani riferimenti culturali: Stravinskij, Beethoven e Giovanni Bottesini, ottocentesco “Paganini del contrabbasso”, compositore prolifico e stimato direttore verdiano. Innervate dall’amore per giganti primonovecenteschi d’altre arti (Majakovskij, Schiele, Kafka), le pagine di Verniani vibrano anche d’una attenzione timbrica, e degli intarsi sonori che una meticolosa drammaturgia musicale sa cavarne. Certo è che la presenza, fra gli altri, di Parrini e Tony Cattano al trombone — e gli incontri dal vivo con Schiaffini e Pasquale Innarella — ha dato spessore e intensità al tangibile coraggio del Verniani compositore che, nel disco, è come si ritirasse sullo sfondo, lasciando il proscenio ai compagni di viaggio.

Il disco

FULVIO PALOSCIA

L’esordio

“Due.” è il primo disco del contrabbassista toscano Amedeo Verniani, sette tracce incise per Fonterossa Records di Silvia Bolognesi

I “Peccati” di Rossinie quel pensierodedicato a Firenze

Mademoiselles Sarabande

È un duo pianistico a quattro mani formato da Elettra Capecchi e Carlotta Forasassi. “As before” è il loro nuovo cd

©RIPRODUZIONE RISERVATA

La pianista

Ginevra Costantini Negri ha inciso Concerto il cd “Il mio piccolo teatro privato” con nove “Peccati” di Rossini

Amedeo Vernianiintarsi sonorie grandi maestri

Your space

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Lucca Elbow e Albarn con l’ex Clash

In arrivo al Summer festival di Lucca, in piazza Napoleone, Il 12 luglio i New Order insieme agli Elbow, il 20 luglio The good, the bad and the Queen in cui militano Damon Albarn (Blur, Gorillaz) e Paul Simonon dei Clash.

Murate Quando la musica è multimediale

Oltre 50 opere multimediali realizzate da 65 artisti da tutto il mondo, concerti multimediali, installazioni, workshop e incontri. È il «Diffrazioni festival», dal 12 al 16 dicembre alle Murate, a cura del Conservatorio Cherubini.

Il contrappunto

b'

Lunedì10 dicembre

2018

7

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3

-

,

9

B

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8/2/2019 L’altra faccia di Gioachino Rossini | MusicVoice.it

http://www.musicvoice.it/classical-music-time/recensioni-classical-music-time/5552/laltra-faccia-di-gioachino-rossini/ 1/6

L’altra faccia di Gioachino Rossini

Esiste il Rossini operista, conosciuto da tutti, autore di operebu�e e melodrammi entrati nella storia dell’opera lirica comepunti fermi di un percorso strabiliante, fatto di successi (tanti)e di �aschi (pochi), con una produzione a dir poco prodigiosa,che consta quarantuno opere teatrali composte a ritmoforsennato e sovrumano nell’arco di appena ventitré anni, dal1806 �no al 1829, anno che culmina con il Guillaume Tell, dopoil quale il genio pesarese si chiuse in un ostinato silenziocreativo; così come esiste il Rossini intimista, conosciuto dapochissimi, autore di una sterminata produzione pianistica ecameristica racchiusa in una raccolta di quattordici volumi, cheportano il titolo di Péchés de Vieillesse, e che rappresenta ilrisultato di un cammino interiore, fatto di cadute e di risaliteda una depressione cronica che lo a�isse nella sua tenuta diPassy, alle porte di Parigi, dove Rossini si rifugiò stabilmente apartire dal 1855, trascorrendovi gli ultimi tredici anni della suavita.

E anche se nel corso degli ultimi decenni, grazie alleinterpretazioni di Dino Ciani, Aldo Ciccolini, Bruno Canino eAntonio Ballista, almeno per ciò che riguarda la sferapianistica, queste “debolezze senili” si sono fatte strada tra gliascoltatori e gli appassionati, uscendo dal campo ristretto deglispecialisti e dei musicologi, una progressiva operazione disdoganamento culminata recentemente con l’integraledell’opera, portata avanti dal pianista Alessandro Marangoni,con la collaborazione di altri artisti ed interpreti cameristici, hapermesso di vedere a�orare un autentico scrigno compositivocolmo di autentici capolavori. È ovvio, quindi, che lo scorsoanno, che è coinciso con il centocinquantesimo anniversario

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della morte del Cigno di Pesaro, si sia voluto ricordare queste“debolezze senili” anche con un altro contributo discogra�co,ad opera dell’etichetta Concerto Classics, oltremodo preziosonon solo perché ha messo in evidenza una giovanissimainterprete, la diciottenne milanese Ginevra Costantini Negri,ma anche perché la lussuosa confezione che racchiude il discodedicato alla selezione dei Péchés de Vieillesse, grazie alledense note di accompagnamento, scritte da Mario Marcarini edallo stesso Alessandro Marangoni, permette all’ascoltatore eall’appassionato di avere un’idea precisa e un indispensabile�lo conduttore capaci di dipanare la �tta matassa deiquattordici volumi di quest’opera.

Il titolo di questa registrazione non avrebbe potuto essere piùadatto e circostanziato, Il mio piccolo teatro privato – Selezionedei Péchés de Vieillesse, che sembra riferirsi non solo aldesiderio, alla volontà della giovanissima interprete milanesedi o�rire a chi ascolta la sua idea di quest’opera attraversonove brani pianistici, tutti estremamente rappresentativi dellaportata generale delle “debolezze senili” rossiniane, ma ancheal concetto stesso con il quale racchiudere e identi�careidealmente il signi�cato e�ettivo della loro creazione. Questoperché i Péchés de Vieillesse rappresentano davvero l’altrafaccia del compositore pesarese, non solo quella più nascosta,meno conosciuta, ma anche quella più di�cilmenterappresentabile rispetto all’idea di “teatro pubblico” datadall’incredibile corpus operistico che mise a soqquadro ilteatro musicale europeo nei primi tre decenni dell’Ottocento. Ese i quarantuno titoli che vanno da Demetrio e Polibio �no alGuillaume Tell hanno e�ettivamente dato l’idea dell’esplosivitàdella musica rossiniana, i Péchés de Vieillesse, al contrario, nerappresentano la sua “implosività”, facendo sì che ledimensioni reali di un palcoscenico teatrale, con i suoipersonaggi e le sue trame, si trasformasse in un luogo piùristretto, più concettualizzato, lio�lizzato nello spazio di unteatrino delle marionette, come quello evocato da Heinrichvon Kleist nel suo omonimo memorabile saggio, o in unarappresentazione più essenziale, minimale nei gesti e nellarecitazione esistenziale, come quella esemplarmente creata daAugust Strindberg con i suoi Kammerspiele.

C’è un senso di modernità, di attualità ad uso e consumodell’uomo contemporaneo che verrà quasi cento anni dopo laloro composizione in queste opere, al punto da farcicomprendere come la �gura di Rossini non debba e non possaessere relegata esclusivamente nella dimensione operistica,del grande creatore di teatro musicale al �anco di GiuseppeVerdi; una modernità che si era resa conclamata già in un’altramirabile opera dell’“altro” Rossini, ossia la Petite MesseSolennelle, che già anticipa la volontà di rendere il sublime e ilmistero con forme e procedimenti compositivi cheappartengono di diritto a un Novecento storico, attraversolinee essenziali, scarne, ma allo stesso tempo profonde, quasi

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inattingibili. E le decine di brevi brani (sono davvero pochiquelli che superano i dieci minuti di durata) che fanno partedelle “debolezze senili” ne rappresentano un’idealecontinuazione, nei quali il genio pesarese volle riversare inun’estrema densità formale e temporale le sue ultimeconquiste non solo in seno alla composizione (che giàpre�gurano quel gusto rappresentativo di una certa gestualitàdell’atto creato, tipico non certo in Saint-Saëns o in Fauré,quanto in Debussy e nel giovane Ravel), ma anche per ribadiresotto lo spirito sonoro quanto aveva maturato attraversol’esperienza distruttiva/costruttiva della depressione edell’estremizzarsi nella ricerca di tipologie psicologiche darappresentare attraverso i personaggi del suo teatro.

Perché al centro di questo piccolo teatro privato, nondimentichiamolo, il vero, unico personaggio è lo stesso Rossini,una marionetta che viene mossa e rappresentata da eglistesso su un palcoscenico che di volta in volta lo vede neipanni ironici, nostalgici, comici, drammatici raccontando inmodo puramente idealizzato, allegorico la propria vita, le suepassioni (la cucina e il bon vivre), le sue paure (come quella peril treno, rappresentata in modo a dir poco “psicoanalitico” neUn petit train de plaisir), la sua ammirazione per chi gli avevapermesso di acquisire la sovrana padronanza del comporre,come nel caso del tanto amato Bach, che viene ricordato alivello contrappuntistico nel sesto Rien, i suoi ricordi cheaumentavano con il trascorrere degli anni, come il tributo aFirenze, l’ultima città italiana nella quale era vissuto prima diandare a vivere in Francia, instillato in Une pensée à Florence.

Quello di Rossini, insomma, è un prodigioso e meraviglioso“Zibaldone musicale”, che va ben oltre la traccia esistenziale, latestimonianza di un artista che cerca di materializzare il sensodel tramonto usando le armi e gli strumenti che gli avevanopermesso di dare vita a decine di opere teatrali, ossia lapadronanza della materia sonora, la sagacia tecnica, l’ironia, lasatira, il senso del comico per fustigare ed ammonire, il tragicocome lente d’ingrandimento per studiare l’animo umano, sullafalsariga teatrale shakespeariana, per essere invece uno deiprimissimi tentativi, da parte di un artista, nel dare voce aun’inquietudine sottile, devastante, inarrestabile, quelladell’uomo che comincia ad essere conscio della propria perditae dei valori che lo sorreggono. Sono Rossini da una parte eSchubert dall’altra a rendersi conto che qualcosa sta ormaicambiando, qualcosa che verrà poi �ssato e descritto nelteatro musicale di Strauss e nello spasmodico e in�nitosinfonismo di Mahler.

Non so se la scelta dei nove brani dei Péchés de Vieillesse siada ascrivere alla stessa giovanissima interprete; se così fosse,ci troveremmo di fronte a un’acutezza artistica nonindi�erente, visto che i pezzi presenti in questa registrazionesono altrettanti nodi cardine di questo Zibaldone musicale checulminano, almeno per ciò che riguarda il côté esistenziale

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rossiniano, in quella pagina così disperatamente lucida e autoirriverente che è Marche et réminiscences pour mon derniervoyage. Sta di fatto, ad ogni modo, che l’acerba maturità(l’ossimoro semantico è di rigore) di Ginevra Costantini Negri sitrova pienamente a proprio agio in brani che abbisognano diun vissuto non solo artistico, ma anche umano per essererappresentati al meglio. Sarà la beata incoscienza, l’irriverentetemerarietà di chi è ancora pregno di giovinezza, ma la letturafatta dalla pianista milanese è ammantata da un �tto richiamodi nuances psicologiche, di impaludamenti limacciosi di chiesprime con i suoni (o con le parole) i passaggi stratiformi dellapropria vita, restituendo appieno una gaieté che non ha solo ilsapore di tournedos, ma anche di quella joie de vivre che siassapora quando ormai la si sta già perdendo. Un suono,insomma, che racchiude il presente, summa di un passato chenon può tornare e di un futuro che non si potrà vivere.Rivelazione.

Anche la presa del suono, a cura di Michel Carlo Assalini, è aprova di audio�lo (una nota esplicativa tecnica presente nellibretto del disco spiega debitamente come è stata e�ettuata).Il risultato è una dinamica che, oltre ad essere naturale edenergica, così come rivelatrice nella microdinamica, è quasiesente dalle inevitabili pecche della compressione digitale. Ilpianoforte, un meraviglioso e roccioso Bösendorfer Imperial,con il quale la giovanissima artista ha ingaggiato e vinto las�da, viene restituito spazialmente al centro dei di�usori,scolpito con una notevole altezza e con una presenza delriverbero mai fastidiosa e capace di rendere l’idea dello spazioche lo circondava. Anche l’equilibrio tonale e il dettaglio(quest’ultimo a dir poco granitico e materico) sono di assolutorilievo.

Andrea BedettiAndrea Bedetti

Gioachino Rossini – Il mio piccolo teatro privato – Selezione daiGioachino Rossini – Il mio piccolo teatro privato – Selezione daiPéchés de VieillessePéchés de Vieillesse

Ginevra Costantini Negri (pianoforte)Ginevra Costantini Negri (pianoforte)

CD Concerto Classics 2108CD Concerto Classics 2108

Giudizio artistico 4/5Giudizio artistico 4/5

Giudizio tecnico 5/5Giudizio tecnico 5/5

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The scene was set in the AgathaBarbara Music Room at SanAnton Palace recently: twoyoung musicians, GinevraCostantin Negri on the piano

and Indro Borreani on the violin were toentertain us that balmy evening. In verygood English Ginevra informed the audi-ence that since our President could notstay throughout the concert they weregoing to play the last piece on the pro-gramme, Paganini’s Mosé Fantasia, first.And that was the start of an evening of ex-cellent musicmaking. Ginevra on thepiano and Indra Borreani playing on a2000 Domenico Fantini Violin were liketeenage athletes just about to hit peakform.

* * *We all know that Italy has produced daz-

zling musicians and equally dazzling com-posers and this was an evening sponsoredby the Italian Embassy in Malta and Si-monds Farsons Cisk plc. The programmewas largely made up of Rossini and Pa-ganini compositions and, appropriately,being spring, Beethovan’s Sonata for violinand piano No 5 in F major – La Primavera,which set the tone for the evening.

Ginevra and Indro who are both 17-years-old matched their virtuosity with theirbouncy brio. I was pleased that they mademe feel glad to have turned up to hearthem, rather than sit at home and listen toCDs or You tube.

That evening was like a smooth touristcoach trip through the spectacular land-scape of mostly Italian music.

* * *And so to Indro who gave us a selection

from Paganini’s Capricci. Paganini was asuperstar in his lifetime (1792-1840). Dur-ing his performances he was the consum-mate showman, able to perform all sortsof stunts using his violin. His playing wasoutrageously good. He could play com-plete works with just two strings on hisviolin instead of four. Sometimes hewould even deliberately snap some of thestrings mid-performance – and still playthe piece brilliantly. In his time therewere even stories suggesting that the onlyway anybody could possibly play the vi-olin that well was if they had entered intoa pact with the Devil. (Had he been awoman he would almost certainly havebeen accused of being a witch). When hedied, the Church initially refused to allowPaganini’s body to be buried on its landfor this reason. Let us not forgot that over100 years later, Archbishop Gonzi, too, in-terdicted those who read a Labour Partynewspaper or indeed, were associated inany way with the Labour Party. They had

to get married in the sacristy and were notburied on sacred ground. Yes, lest we for-get. No one would dare do that today.Facebook would be after their blood.

Paganini was in no doubt about the ben-efits of being seen as a showman, saying:‘I’m not handsome, but when womenhear me play, they come crawling to myfeet.’

* * *Ginevra and Indro, that evening, also

played Rossini. This Italian composer(1792-1868) wrote both comic and tragicoperas to equal acclaim. Il Barbiere diSiviglia, William Tell and La Gazza Ladra im-mediately come to mind. He created newworks very quickly, and it never seemed totake him longer than a few weeks to writean opera. At the height of his creative pow-ers, he once said: ‘Give me a laundry listand I will set it to music,’ of such magni-tude was his gift.That evening Ginevra played an absolutelydelightful piano solo by Rossini: Un petittrain de plaisir. It describes a train journeymade by the composer, starting with thebell announcing the arrival of the train, get-ting aboard, the journey, and the trainwhistle before arriving at a station where“Les Lions Parisiens offrent la main auxBiches pour descendre du wagon.” Thejourney continues but is stopped with a ter-rible derailment in which two people aremortally wounded, one going to Paradiseand the other to Hell. A Funeral March isfollowed by a cheery dance from theirheirs. ‘Chant funèbre. Amen. Doleur aiguë deshéritiers.’ The pianist very skillfully recitedthe verses in French while interspersingthem with the music. I loved its ironic tone.

* * *It was exhilarating to watch these

youngsters bring so much light andcolour in the room. Their musical gifts ap-pear almost unlimited. Indro coaxed fromhis violin music of intense refinement.Ginevra displayed her talent with greatconfidence.

To me it seems a pity that there are morepopular heroes in sport than in music.

That evening the audience should havebeen on its feet to salute these gifted andhardworking teenagers. Both have won anumber of competitions, played in sev-eral countries and Ginevra is currentlyrecording her first CD.

After the concert I went to congratulatethem and thank them. They are obviouslynot letting their success go to their headsand seemed almost surprised when I toldthem how impressed I was with their mu-sicmaking and that they will get far.

[email protected]

The Malta Independent on Sunday | 13 May 2018 27

Lifestyle & Culture

W|tÜçFood for the soul at San Anton

Post scriptumIn last week’s Diary I did not mention Lucy Pa-terson who played an important role in organ-izing and compèring the poetry evening at TheSalesian Theatre, Notions, Nostalgia and Non-sense, so beautifully. I could not get her to sendme a photo of herself though you could justabout see her and Marylu Coppini (no photoavailable either) in the Finale photo publishedlast week.

I wasn’t sent a photograph of Paul Xuereb orAndrea Depasquale either. So here they.

Thank you for the poetry. Andrea Depasquale Dr Paul XuerebThe heart surgeon at the piano and Christopher Wicker(not Andrea Depasquale as captioned last week)

Violinst Indro Borreani and his2000 Domenico Fantini violin

Ginevra playing Rossini

H.E. The President smiles at members of the audience

The audience at The Agatha Barbara Music Room at San Anton Palace