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RossettiBikeNews 2007.1
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nella seconda parte dell’anno. Intanto Raffo mi ha spedito due articoli piacevoli e sim-patici che leggerete su que-ste pagine.
L’altro grazie va al nostro “Patron” Gianluca Rossetti per la bellissima festa di fine-inizio stagione al Risto-rante “La Scogliera” di Zadi-na. Uno spettacolo! Qua sot-to vedete la foto scattata alla consegna del pensiero che abbiamo fatto a Gianluca per ricordare la bellissima annata. Sappiamo che ha gradito molto e il quadretto fa bella mostra di se alla Rossetti Produzioni.
Foto sociale ancora rimanda-ta. Qualcuno ha detto: “facciamola in estate con le divise corte”. Forse per un fatto estetico, anche se qualche maligno dirà: “Si, aspettiamo valà, così buttia-mo giù ’sti chili di troppo…” .
Beppe
Ben ritrovati a tutti. Si suo-le dire “anno nuovo vita nuo-va” e se da un certo punto di vista questo vuole dire rinnovato entusiasmo, per il nostro Team calza benissi-mo anche il motto “anno nuovo stesa (bella) vita”.
Dopo lo straordinario esor-dio del 2006, cominciamo la nuova stagione carichi a molla e pronti a scaricare sui pedali la nostra voglia di primavera. L’inverno mite da non sembrare tale ha con-sentito a tutti di “far girare la gamba” e c’è da giurare che già alle battaglie (in senso buono) sulle strade si vedranno molte scintille. Il Team Rossetti è stato mes-so nel mirino e se lasciarci alle spalle sarebbe l’obietti-vo di molti, sicuramente non ci faremo trovare imprepa-rati.
Il calendario delle Granfon-do è sempre più fitto e in continua evoluzione: quest’-anno cercheremo di provare qualche nuova esperienza che può essere una crono-squadre (nel mese di set-tembre a Chiari, provincia di Brescia) o qualche altra nuova granfondo che esula dalle solite, magari nella seconda metà della stagione che non prevede molte gare nella nostra zona. Vedremo.
Questo primo numero del nuovo anno, nel quale compa-tibilmente con i problemi di trasloco che mi seppelliran-
no credo, vorremmo fare quattro uscite del giornalino, raccoglie un po’ di articoli di colore e di taglio forzata-mente meno agonistico. I prossimi numeri racconte-ranno anche le cronache dal-le granfondo.
A tal proposito, aspetto il Vostro contributo in maniera da poter raccontare la Vo-stra granfondo e non farvela vedere sempre dalla mia an-golazione. Va bene dhe da dietro si vede meglio……
Chiudo con due ringrazia-menti. Il primo condito da un grossissimo in bocca al lupo va a Raffo, che ha saputo nel mese di febbraio di doversi sottoporre ad un intervento programmato da tempo. Per lui lo stop completo per oltre un mese vuole dire stagione saltata per quanto riguarda le granfondo di primavera, siamo però tutti convinti, visto il passo che aveva pri-ma dello stacco, di ritrovarlo tenace e più forte ancora
Anno nuovo...
O r g a n o
u f f i c i a l e d e l
V e l o c l u b
A c r o p o l i s A SD
M a r z o 2 0 0 7 A n n o 2 — N u m e r o 1 In questo numero:
Buoni Propositi pag. 2
Davide, sorvegliato specia-
le pag. 3
Un tuffo nella poesia
pag. 4
Intervista Flash pag. 5
‘Oscia s’indeva! pag. 6
Business Maratona pag. 7
P a g i n a 2
Da ragazzino, diciamo
qualche decennio fa, all’i-
nizio di ogni stagione
sportiva c’è sempre stato
dentro me qualcosa che
bruciava e mi dava la sen-
sazione di essere forte e
veloce come un leone della
savana.
Poi quando iniziava la pre-
parazione atletica e c’era-
no i primi confronti coi
compagni capivo che anzi-
ché leone tutt’al più ero
un gatto soriano d’appar-
tamento, e tutta la carica
adrenalinica svaniva, e
veniva sostituita dalla
gioia di stare con gli amici
che condividevano con me
la stessa passione.
Da quando ho iniziato a
pedalare non ho ancora
provato questa sensazio-
ne, o almeno non con que-
sta voglia. Forse perché
ho iniziato non per passio-
ne ma per necessità (come
tanti del resto), e tanti
altri fattori hanno frena-
to la voglia di strafare.
Quest’anno invece tutto
mi sento diverso, mi sem-
bra di essere tornato
indietro nel tempo a quan-
do nei primi allenamenti si
correva e si sudava finchè
la faccia non diventava
color rosso pomodoro e ti
mancava il respiro.
Quest’anno sento proprio
il bisogno di uscire in
gruppo e di fare fatica
come un animale da soma;
probabilmente ciò non è
normale, o come si sente
dire spesso: i ciclisti non
sono mica normali.
Credo comunque sarebbe
meglio cacciarci dentro un
“però”, nel senso che per
la teoria della relatività il
normale è indefinito, quin-
di non è giusto definire un
appassionato di bicicletta
un pazzo a prescindere.
Si può definire pazzo un
soggetto che riesce a
fare 100 kilometri in 3 o 4
ore senza inquinare l’aria,
a parte qualche petacchio
che sotto sforzo è anche
consentito?
O si può definire pazzo
chi cerca di stare in salu-
te?
O si può definire pazzo
chi vuole stare con gli
amici?
Chi ci definisce così dà
un giudizio generico e
superficiale; Le uniche
autorizzate a farlo sono
le nostre mogli: finchè
non trovano alternative ci
sopportano e sono auto-
rizzate ad usare qualsiasi
appellativo. Forse quando
smetteranno di farlo do-
vremo iniziare a preoccu-
parci.
Tutti gli altri non dovreb-
bero insultarci ma ragio-
nando forse dovrebbero
complimentarsi con noi.
Perché? Beh, un soggetto
qualsiasi che lavora otto
ore al giorno (e spesso
anche molte di più), e rie-
sce ad incastrare come in
un Sudoku tre allenamenti
settimanali (minimo sinda-
cale) e a stare con la fa-
miglia senza rischiare di
essere accoltellato alla
schiena non è un pazzo ma
un genio in campo organiz-
zativo.
Una volta il “Maestro” mi
ha detto: “Se vuoi andare
più forte devi fare come
me, allenati quando tua
moglie e tua figlia dormo-
no”. Un’altra volta su Ci-
cloturismo ho letto di un
tizio che diceva di essere
un imprenditore super
impegnato con una fami-
glia sulle spalle e che riu-
sciva a fare almeno 5 alle-
namenti alla settimana.
Questo non è un pazzo ma
un genio (o un bugiardo).
Il motore di tutto è natu-
ralmente la passione,
quella vera.
Posso finalmente dire che
far parte di questo grup-
po è come tornare indie-
tro nel tempo, quando i
Mister mi urlavano addos-
so che se non correvo
rischiavo di non giocare, e
questo anziché darmi fa-
stidio mi divertiva.
Ora è lo stesso perché
non mi dà più fastidio ri-
manere indietro in salita o
rimanere indietro in una
gran fondo, perché oltre
ha riconoscere i miei limiti
mi diverto comunque: sono
in un gruppo di amici.
Questa è la benzina che
alimenta il motore della
passione….
Yaroslav Popovich
Cuccureddu
Raffone
Buoni Propositi
P a g i n a 3
Davide, sorvegliato speciale
Negli scorsi numeri aveva-
mo gia posto l’accento sul
fatto che sulle riviste spe-
c i a l i z z a t e f o s s im o
“passati” con una frequen-
za decisamente inusuale
considerando che esistia-
mo come gruppo da solo un
anno e non siamo in tanti.
Sembrava una semplice
conferma di questo fatto
la foto che vede qua a
fianco apparsa su numero
di dicembre de “Il Giorna-
le delle Granfondo”: una
gigantografia a doppia
pagina che fissa Davide
durante la scalata al Passo
Sella (o al Passo Pordoi)
nell’ultima Maratona delle
Dolomiti.
Nulla di strano, pensiamo,
le nostre maglie sono foto-
geniche e l’immagine cat-
turata è proprio bella,
quasi da Tour de France.
Nulla di strano fino a che
non leggiamo il numero di
gennaio dello stesso gior-
nale…..
Si parla di chip e sistemi
di cronometraggio e per
dare un po’ di colore alla
pagina è stata inserita una
foto scattata ad uno di
quegli scatoloni posti all’-
arrivo della Maratona delle
Dolomiti nei quali gli ad-
detti ammucchiano i nume-
ri degli arrivati che resti-
tuiscono il chip.
Guardate bene: di chi è il
numero in primo piano?
Ma è il 2305 con tanto di
nome sotto: Fiammenghi
Davide!!
Se pensiamo che alla Ma-
ratona partecipano 8.500
persone e le foto sono
state scattate lo stesso
giorno a 5 ore di distanza
almeno l’una dall’altra, o è
una coincidenza che ha
dell’incredibile o c’era in
giro qualche spia dell’UCI.
Per caso Davide ha un cane
che si chiama Birillo???
Beppe
C’era una voltra un losco voltro,
che in quel paese detto di Voltre,
+ voltre e voltre e voltre e voltre,
si notava sbucar fuori dalla fitta coltre.
da lontano si disse esso proveniva,
quaranta leghe e oltre egli pedalava,
e arrivato ai piedi dell’irto coltre
a mento isso proseguiva oltre.
la questio divenne così popolare,
che in fronte ad ogni caldo focolare,
non c’era serata in cui non si rammentava,
l’eroiche gesta di un simil “Boifava”.
da Marte addirittura si disse nasceva,
sbucato dal mar qualcuno lo credeva,
ma il vero mistero non era la provenienza,
ma quello che in quei luoghi egli cercava.
forse funghi tartufi ciccioli o salsicce,
no, egli era atleta giammai lussurioso,
o forse smarrito qualcosa egli aveva,
così tutti credevan che donna l’aspettava.
ma sì, non poteva esser che questo,
il vero motivo che spingeva un marziano,
ad andare sin là da oltre, da lontano,
per fare fatica e sudare come un boscimano.
Cosa era certa per stargli alla ruota,
tanta fatica dovevan tutti fare,
pedalava e pedalava il misterioso marziano,
che tanto solo gnocca lo potevan motivare.
Dedicato a tutti coloro che non hanno risolto il mistero di Voltre
Giosue’ Popovich Carducci
Un tuffo nella poesia P a g i n a 4
Durante l’inverno il tempo
di allenarsi è sempre poco e
si cercano percorsi e stra-
de abituali che possano con-
sentire di fare un buon alle-
namento in un tempo gioco-
forza limitato.
Un amico del nostro gruppo,
uno che non veste la nostra
maglia non sa neanche lui
per quale motivo, quest’anno
ha scoperto un nuovo itine-
rario e la meta era un ri-
dente (??) paesino di nome
Voltre.
Dedicato a questo “amore
misterioso” il pezzo di un
autore emergente delle cui
righe in versi siamo venuti
in possesso.
Ecco l’autore del pezzo.
Coraggio grande Raffone,
ti aspettiamo in gruppo!!
Noi l’abbiamo capito tutti, il
protagonista citato dal Poe-
ta è “Il Marziano” Roberto
Lelli
P a g i n a 5
Intervista
Flash Quasi quasi l’aveva dimentica-
to pure lui, ma a Como “il Mae-
stro” era stato brevemente
intervistato dall’inviato del
solito e già citato Giornale
delle Granfondo che ormai
potremmo eleggere a nostro
organo ufficiale (ovviamente
dopo il Rossetti Bike News).
Si parlava di squadre e quale
migliore occasione per ribadi-
re concetti cari a Nelson e a
noi tutti riguardo la coesione
del nostro giovane sodalizio.
Ma ecco qua sotto il ritaglio
dal giornale.
Domanda 1 Quanto può incidere la squadra
sul risultato personale in una granfondo?
“Considero la mia squadra come la realizzazio-
ne di un sogno: quello di unire pochi ma affia-
tati amici che fino a poco tempo fa erano
sparpagliati e che si sono poi uniti in un nuovo
team”.
Domanda 2 In gara è meglio puntare sulla qua-
lità o sulla quantità delle alleanze?
“Sulla qualità. Il nostro, ad esempio, è un grup-
po a numero chiuso, non più di otto. Cerchiamo
di non aumentare gli iscritti con persone che
potrebbero risultare negative rispetto alla
filosofia che ispira il gruppo”.
Domanda 3 E’ possibile parlare di “tattica di
squadra” nella disciplina delle granfondo?
“Nel nostro caso sì. Più o meno siamo tutti
accomunati dalla stessa età e dallo stesso li-
vello atletico. Facciamo in media dai 10 ai
12.000 chilometri all’anno.
Tutto perfetto con una sola
imperfezione: il nome, Nelson
PENATI.
Da chiarire se si tratta di una
semplice sostituzione di con-
sonante, omissione di lettera
(la H dopo la P darebbe vita ad
un americaneggiante PHENA-
TI) o una sottile ironia dell’au-
tore dal gusto un pò “fallico”.
A voi il giudizio.
Beppe
P a g i n a 6
‘Oscia s’ indèva!!
L’esordio ufficiale è vicino, le
prime gare sono alle porte e
sono sempre una bella emozio-
ne. Per esorcizzare la tensio-
ne è nostra consuetudine an-
dare a “provare” il percorso
delle corse o parti di esso.
Proprio in questa ottica una
fresca domenica mattina di
metà febbraio ci accordiamo
per andare in macchina a Fa-
enza e vedere il percorso del-
la Davide Cassani.
Nonostante il tempo non sia
troppo promettente siamo in
sette, unico assente lo stra-
niero Valerio.
Quando nel parcheggio del
PalaCattani scarichiamo le
bicicadono anche due gocce
d’acqua, così decidiamo di non
spingerci troppo lontano e
restare nelle prime colline
pronti a tornare indietro se il
clima dovesso peggiorare.
Siamo comunque carichi a pal-
la, ci sentiamo come la Disco-
very in ritiro e ci facciamo
guidare dall’istinto. Passiamo
per strade più o meno cono-
sciute fino a che non scatta
l’idea : “Facciamo il Poggiolo?”
E chi lo conosce? L’unico che
conosce (un po’) la strada è
Gianni forte di ricordi lontani,
si va a Zattaglia e da lì imboc-
chiamo la deviazione per ’sto
Poggiolo…
Per carità la strada è bella,
pochissimo trafficata e per
molti chilometri si viaggia in
completa assenza di case. Un
posto che pare sperduto, fat-
to di dolci saliscendi fino a
che non si arriva ad una A-
zienda Agrituristica (Il Pog-
giolo appunto) da dove la stra-
da, ben infangata, sale con più
decisione.
Fiancheggiamo un suggestivo
crostone di roccia e le condi-
zioni dell’asfalto peggiorano.
Siamo in fila indiana, dietro di
me solo il Capitano. Schivo
all’ultimo una crepa nell’asfal-
to che Denis prende in pieno.
Rumore sinistro e foratura.
I Nostri Amici (scherzo) non
si accorgono di nulla e prose-
guono, restiamo solo noi due e
le American Classic in carbo-
nio col tubolare da riparare.
Qui ti voglio!
Entra in scena la bomboletta
“gonfia e ripara”… Funziona?
Quasi. A metà si spacca e la
schiuma esce. Va bè, un po’ di
lavoro l’ha fatto, proviamo a
gonfiare con la bomboletta ad
aria compressa e ripartiamo.
Perfetto, gonfiamo. “Basta
Denis, per me è sufficiente”.
Il Capitano svita il beccuccio
e….puff. Gli resta in mano la
valvola del tubolare che va
inesorabilmente a terra.
Siamo a posto: spersi per una
strada sconosciuta con un solo
cellulare, il mio, che comunque
non prende. Non ci sono alter-
native, lascio da solo Denis
tentando di rassicurarlo.
“Vado alla macchina e ti vengo
a prendere”. Sì ma dove cavolo
siamo, chissà quanto ci vorrà…
La strada continua in salita
per qualche chilometro poi
comincia una ripida discesa
lungo la quale incrocio solo
qualche biker che sale col
rampichino. A uno di questi
chiedo: “Dove si sbuca giù di
qua?” “A Casola” fa lui con una
faccia strana che voleva dire
“e mi patàca, ci smarì eh?”.
Arrivo alla fine della discesa
ed effettivamente si sbuca
all’incrocio con la statale che
da Casola porta a Palazzuolo e
lì
lì trovo gli altri Rossetti un
po’ preoccupati in attesa.
Tempo di raccontare l’accadu-
to e via si va tutti verso Fa-
enza. Il pensiero del Capitano
fermo lassù al freddo e la
conseguente voglia di fare più
in fretta possibile ci mette le
ali ai piedi e si viaggia ad an-
datura forsennata. Adesso
piove anche ma sui saliscendi
tra Casola e Riolo e sui Monti
Coralli sembriamo impegnati
in una cronosquadre.
Prima di mezzogiorno siamo a
Faenza e può partire il carro-
scopa sotto forma di furgon-
cino della Bicom System con
Davide e Nelson di equipaggio.
Io non i sono, ho gi preso un
bel cinque da Stefania che
non sapeva niente e mi aspet-
tava per pranzo. Il pensiero
però resta là finchè non sento
il Maestro che con voce sicu-
ra mi dice: “Il pacco è nel
furgone!”
Insomma tutto bene quel che
finisce bene, l’esperienza del
Capitano gli ha suggerito di
non stare fermo ad aspetta-
re. Ci ha rimesso un coppia di
tacchette per le scarpe ma si
è risparmiato una sicura bron-
chite. Nelle due ore e passa
nella quali è stato da soo in-
fatti era arrivato a piedi fino
quasi a Casola.
Splendido l’episodio racconta-
toci da Denis del ciclista che
vedendolo a piedi gli chiede
se avesse bisogno. “Ma no, ho
i miei soci che mi stanno ve-
nendo a prendere”.
“A io vèst me i tu soci, mo
veda che indeva in zò! E inde-
va, ‘oscia s’indeva! Begli Amici!
Beppe
P a g i n a 7
Business Maratona
La Maratona delle Dolomiti
muove un giro enorme di per-
sone e soldi. La Val Badia in
quei giorni si riempie al limite
della capienza in un periodo nel
quale altrimenti ci sarebbero
forse un decimo di quelle pre-
senze.
Nonostante il bendidìo che
arriva sotto forma di una ma-
rea di ciclisti, qui esce il lato
più brutto e venale degli altoa-
tesini.
Già a gennaio, quando la ricca
stagione invernale deve dare
ancora il meglio di se, cercano
di riempire il prima possibile
gli alberghi già per giugno pre-
si da una inspiegabile fobìa di
non riuscire a farlo. Per fare
ciò se ne infischiano di chi ti
ha fatto richiesta e ti ha ga-
rantito che va bene riservan-
dosi di confermare ufficial-
mente il tutto. Finchè non ar-
riva la caparra, le “tue” camere
sono del più veloce.
Questo per spiegare come è
andata la faccenda della pre-
notazione alberghi per Corva-
ra, cosa che mi ha un po’ stres-
sato a cavallo tra gennaio e
febbraio. Per avere temporeg-
giato 10 giorni (a metà gen-
naio….) per inviare la caparra
di camere prenotate via mail, i
gentilissimi gestori dell’Hotel Tablè (albergo nel quale erava-
mo stati lo scorso anno) hanno
dato via le camere. Ovviamen-
te non tutte ma solo quelle
prenotate per 4 giorni, quella
che avevo chiesto per 8 giorni
era ancora “casualmente” libe-
ra.
Mi sono preso prima la libertà
di mandarli gentilmente a quel
paese, poi è partita la ricerca
di un’altra sistemazione che,
dopo aver penato un po’ doven-
do attendere le non conferme
delle camere di clienti che le
avevano opzionate un anno per
l’altro, abbiamo trovato all’Ho-
tel Marmolada.
Il livello dovrebbe essere otti-
mo, è un 3 stelle superiore e ci
costa solo qualche euro (5) in
più.
Una cosa è certa: se ci trovia-
mo bene ci conviene sfruttare
il meccanismo dell’opzione per
l’anno prossimo, così nel caso la
fortuna nel sorteggio ci assi-
sta, risparmieremo un mesetto
di trattative e anche un po’ di
nervoso.
Beppe
Da “ Il Giornale delle Granfondo ” di febbraio 2007, Denis e Valerio sulla salita di S.Maria Riopetra alla Selle Italia 2006
P a g i n a 8
• Cominciano le Granfondo, ci sarà da di-
vertirsi!
• Ce la faranno i nostri eroi a fare la tan-
to attesa foto sociale?
Mai come sta
volta ho bisog
no della vostr
a collaborazio-
ne, in maggio
mi attende
un faticosiss
imo trasloco,
quindi:
• aspetto
i vostri contr
ibuti per il gior
nalino;
• abbiate
riguardo e no
n staccatemi s
ubito in bici
La frase misteriosa
“La potenza è nulla senza il controllo”
Secondo voi chi può aver detto una minc…
ehm, massima del genere??