2
Rumori fuori scena (Peter Bogdanovich) 07 Novembre 2011 – h. 21:00 Cineforum Novembre 2011 Il teatro a cinema, il cinema a teatro Rumori fuori scena Il teatro dal di dentro: rapporti umani in una compagnia teatrale Titolo originale Noises Off Paese USA Anno 1992 Durata 101 min Genere Commedia Regia Peter Bogdanovich Soggetto La pellicola si basa sulla commedia inglese omonima di Michael Frayn Interpreti e personaggi Michael Caine: Lloyd Dallas Carol Burnett: Dotty Otley/ Mrs.Clackett Christopher Reeve: Frederick Fellowes/Philip Brent John Ritter: Garry Lejeune/Roger Tramplemain Denholm Elliott: Selsdon Mowbray/ Il Ladro Nicolette Sheridan: Brooke Ahton/Vicki Marilu Henner: Belinda Blair/Flavia Brent Julie Hagerty: Poppy Taylor Mark Linn-Baker: Tim Allgood Il film (Dizionario del cinema Morandini) In attesa di arrivare a Broadway, una compagnia inglese porta in giro per gli Stati Uniti la farsa erotica Nothing On. Sul palcoscenico e fuori, fra gli attori accade di tutto. All'origine c'è il testo teatrale di Michael Frayn, intelligente e spesso irresistibile esempio di metateatro. La trasposizione filmica è riuscita soltanto in parte, anche se “Bogdanovich moltiplica i punti di vista, sfugge la fissità teatrale, ruba e mostra l'errore che i ciak e il montaggio lasciano solo immaginare” (G. Gariazzo). Distribuito in Italia solo in home video come altri 2 film di P. Bogdanovich, Illegalmente tuo e Quella cosa chiamata amore. Consigliabile a chi ama il teatro. Peter Bogdanovich (Garzantina) Regista e critico statunitense. Collaboratore delle più prestigiose riviste cinematografiche americane e autore di importanti monografie critiche su registi come H. Hawks, A. Hitchcock e O. Welles, entra in contatto con R. Corman che lo spinge ad avviare una carriera da regista nel 1968 con Bersagli, thriller a basso budget ma di ottima tenuta emotiva. Nel 1971 dirige il documentario-intervista Directed by John Ford (Diretto da John Ford) e il film L’ultimo spettacolo, accorata metafora su un cinema in via d’estinzione. Il gusto cinefilo e la passione per il cinema classico hollywoodiano, che traspaiono in ogni suo film, si esaltano in Ma papà ti manda sola?? (1972) e in Paper Moon (1973), commedia amara ambientata in piena Depressione. Daisy Miller (1974) e Finalmente arrivò l’amore (1975), entrambi interpretati dalla sua compagna C. Shepherd, segnano un momento di crisi nella sua poetica che si protrae fino al 1981, anno in cui dirige l’ottima commedia E tutti risero. A seguito di alcune drammatiche vicende personali, si eclissa brevemente dalla scena cinematografica per tornare con il riuscito Dietro la maschera (1985). Negli anni ’90, dopo Texasville (1990) – che riprende i temi e le atmosfere di L’ultimo spettacolo – e Rumori fuori scena (1992), dirige alcuni film televisivi. Torna al cinema nel 2001 con The Cat’s Meow (Il miagolio del gatto). Rumori fuori scena (Peter Bogdanovich) 07 Novembre 2011 – h. 21:00 Cineforum Novembre 2011 Il teatro a cinema, il cinema a teatro Opinioni sul film di Peter Bogdanovich "Cinema che recita teatro": geniale adattamento dell'opera "Noises Off" (a sua volta teatro nel teatro) con le rocambolesche "papere" di giovani attori che sognano di diventare stelle di Broadway. Come una pièce, il film è diviso in tre atti: le prove generali dello spettacolo a ventiquattro ore dalla prima, quindi i disastri che si susseguono dietro le quinte in seguito a vari litigi e improbabili triangoli amorosi e, infine, l'ultima catastrofica data della tourné, con le improvvisazioni degenerate del cast sulla scena. La seconda è la migliore, omaggio esplicito alle commedie del cinema muto degli anni '20, con il susseguirsi esplosivo di demenzialissime slapstick gag (qualcosa di simile anche al più recente Benny Hill Show).Discreto l'adattamento della sceneggiatura originale. Bogdanovich fa un lavorone e gli attori non sono assolutamente da meno: i personaggi entrano ed escono di scena senza mai fermarsi. Nel cast, un ottimo John Ritter, noto anche in Italia come star del telefilm Tre Cuori In Affitto. Reeve e Caine tornano a recitare insieme dopo Trappola Mortale (1986) di Lumet, altro film sul mondo teatrale. E’ semplicemente incredibile come Peter Bogdanovich, partendo da una trama semplice semplice (ovvero ciò che si crea dietro le quinte di una commedia teatrale, tra imprevisti e dimenticanze), sia riuscito a creare una pellicola così esilarante e piacevole, grazie anche a un team di attori straordinari, che passano da Michael Caine nel ruolo di regista, allo strampalatissimo Denhom Elliott, a un ottimo Christopher Reeve, che riesce a liberarsi dall' enorme fardello di essere "solo" l' attore che ha interpretato l' Uomo d' Acciaio. Il film è scorrevolissimo, non annoia come si potrebbe pensare vista la trama (geniale ma all' apparenza frivola, forse). Bogdanovich sa dare a ogni personaggio il suo giusto spessore, caratterizzando ognuno in una d eterminata maniera (Elliott ad esempio non si ricorda mai da dove entrare in scena). Davvero incredibili, poi, come ho già detto, gli attori protagonisti, ognuno dei quali riesce a carpire l' attenzione e la simpatia dello spettatore. Godibilissimo film, forse non conosciutissimo come meriterebbe. Parte benissimo questa commedia sul teatro, con una esilarante prova generale (o tecnica?) di una commedia degli equivoci, diretta da un regista che si fa chiamare Dio e un gruppo di attori tra consumati e svampiti. Buono il cast, ed il film si regge tutto sul cast, buono anche lo script, anche se il finale (non previsto nell'originale) smorza un pò il lato comico. Cosa succede veramente dietro le quinte di un teatro? Cosa fanno gli attori di teatro dietro le quinte mentre aspettano di entrare in scena e tra una scena e l'altra? Questo film vi darà tutte le risposte che cercate, insieme a molte grasse risate. Il film è diviso in tre parti. Nella prima vi sono le prove del teatro immediatamente precedenti alla prima; n ella seconda vedrete il dietro le quinte durante una rappresentazione teatrale; nella terza vedrete l'opera finale. Una commedia che fa ridere molto, con intelligenza ed ironia verso il mondo del teatro, senza niente di demenziale né comicità banale. Solo e semplice teatro. Una commedia con i fuochi d'artificio, veloce, dinamica, attuale, frizzante. Si susseguono moltissime gag che tengono le spettatore incollato al teleschermo per tutti i 104 minuti di pellicola. Ci troviamo in tour per gli Stati Uniti, dove una compagnia teatrale inglese sta portando in scena Nothing On, uno spettacolo simil erotico. Quasi non si capisce quando gli attori sono in scena e quando sono invece nella vita reale. Accade sempre di tutto nella troupe: errori, battute, isterie, litigi, riappacificazioni. Le prima parte del tour è soddisfacente, la compagnia riscuote un buon successo, ma la seconda parte si trasforma in un disastro. Gli screzi nati nel frattempo tra gli attori si

Rumori fuori scena_booklet33

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: Rumori fuori scena_booklet33

Rumori fuori scena (Peter Bogdanovich)

07 Novembre 2011 – h. 21:00

Cineforum Novembre 2011

Il teatro a cinema, il cinema a teatro

Rumori fuori scena

Il teatro dal di dentro: rapporti umani in una compagnia teatrale

Titolo originale Noises Off

Paese USA Anno 1992 Durata 101 min Genere Commedia Regia Peter Bogdanovich Soggetto La pellicola si basa sulla commedia inglese

omonima di Michael Frayn Interpreti e personaggi

§ Michael Caine: Lloyd Dallas § Carol Burnett: Dotty Otley/ Mrs.Clackett § Christopher Reeve: Frederick

Fellowes/Philip Brent § John Ritter: Garry Lejeune/Roger

Tramplemain § Denholm Elliott: Selsdon Mowbray/ Il

Ladro § Nicolette Sheridan: Brooke Ahton/Vicki § Marilu Henner: Belinda Blair/Flavia Brent § Julie Hagerty: Poppy Taylor § Mark Linn-Baker: Tim Allgood

Il film (Dizionario del cinema Morandini) In attesa di arrivare a Broadway, una compagnia inglese porta in giro per gli Stati Uniti la farsa erotica Nothing On. Sul palcoscenico e fuori, fra gli attori accade di tutto. All'origine c'è il testo teatrale di Michael Frayn, intelligente e spesso irresistibile esempio di metateatro. La trasposizione filmica è riuscita soltanto in parte, anche se “Bogdanovich moltiplica i punti di vista, sfugge la fissità teatrale, ruba e mostra l'errore che i ciak e il montaggio lasciano solo immaginare” (G. Gariazzo). Distribuito in Italia solo in home video come altri 2 film di P. Bogdanovich, Illegalmente tuo e Quella cosa chiamata amore. Consigliabile a chi ama il teatro. Peter Bogdanovich (Garzantina) Regista e critico statunitense. Collaboratore delle più prestigiose riviste cinematografiche americane e autore di importanti monografie critiche su registi come H. Hawks, A. Hitchcock e O. Welles, entra in contatto con R. Corman che lo spinge ad avviare una carriera da regista nel 1968 con Bersagli, thriller a basso budget ma di ottima tenuta emotiva. Nel 1971 dirige il documentario-intervista Directed by John Ford (Diretto da John Ford) e il film L’ultimo spettacolo, accorata metafora su un cinema in via d’estinzione. Il gusto cinefilo e la passione per il cinema classico hollywoodiano, che traspaiono in ogni suo film, si esaltano in Ma papà ti manda sola?? (1972) e in Paper Moon (1973), commedia amara ambientata in piena Depressione. Daisy Miller (1974) e Finalmente arrivò l’amore (1975), entrambi interpretati dalla sua compagna C. Shepherd, segnano un momento di crisi nella sua poetica che si protrae fino al 1981, anno in cui dirige l’ottima commedia E tutti risero. A seguito di alcune drammatiche vicende personali, si eclissa brevemente dalla scena cinematografica per tornare con il riuscito Dietro la maschera (1985). Negli anni ’90, dopo Texasville (1990) – che riprende i temi e le atmosfere di L’ultimo spettacolo – e Rumori fuori scena (1992), dirige alcuni film televisivi. Torna al cinema nel 2001 con The Cat’s Meow (Il miagolio del gatto).

Rumori fuori scena (Peter Bogdanovich)

07 Novembre 2011 – h. 21:00

Cineforum Novembre 2011

Il teatro a cinema, il cinema a teatro

Opinioni sul film di Peter Bogdanovich • "Cinema che recita teatro": geniale adattamento dell'opera

"Noises Off" (a sua volta teatro nel teatro) con le rocambolesche "papere" di giovani attori che sognano di diventare stelle di Broadway. Come una pièce, il film è diviso in tre atti: le prove generali dello spettacolo a ventiquattro ore dalla prima, quindi i disastri che si susseguono dietro le quinte in seguito a vari litigi e improbabili triangoli amorosi e, infine, l'ultima catastrofica data della tourné, con le improvvisazioni degenerate del cast sulla scena. La seconda è la migliore, omaggio esplicito alle commedie del cinema muto degli anni '20, con il susseguirsi esplosivo di demenzialissime slapstick gag (qualcosa di simile anche al più recente Benny Hill Show).Discreto l'adattamento della sceneggiatura originale. Bogdanovich fa un lavorone e gli attori non sono assolutamente da meno: i personaggi entrano ed escono di scena senza mai fermarsi. Nel cast, un ottimo John Ritter, noto anche in Italia come star del telefilm Tre Cuori In Affitto. Reeve e Caine tornano a recitare insieme dopo Trappola Mortale (1986) di Lumet, altro film sul mondo teatrale.

• E’ semplicemente incredibile come Peter Bogdanovich, partendo da una trama semplice semplice (ovvero ciò che si crea dietro le quinte di una commedia teatrale, tra imprevisti e dimenticanze), sia riuscito a creare una pellicola così esilarante e piacevole, grazie anche a un team di attori straordinari, che passano da Michael Caine nel ruolo di regista, allo strampalatissimo Denhom Elliott, a un ottimo Christopher Reeve, che riesce a liberarsi dall' enorme fardello di essere "solo" l' attore che ha interpretato l' Uomo d' Acciaio. Il film è scorrevolissimo, non annoia come si potrebbe pensare vista la trama (geniale ma all' apparenza frivola, forse). Bogdanovich sa dare a ogni personaggio il suo giusto spessore, caratterizzando ognuno in una d eterminata maniera (Elliott ad esempio non si ricorda mai da dove entrare in scena). Davvero incredibili, poi, come ho già detto, gli attori protagonisti, ognuno dei quali riesce a carpire l' attenzione e la simpatia dello spettatore. Godibilissimo film, forse non conosciutissimo come meriterebbe.

• Parte benissimo questa commedia sul teatro, con una esilarante prova generale (o tecnica?) di una commedia degli equivoci, diretta da un regista che si fa chiamare Dio e un gruppo di attori tra consumati e svampiti. Buono il cast, ed il film si regge tutto sul cast, buono anche lo script, anche se il finale (non previsto nell'originale) smorza un pò il lato comico.

• Cosa succede veramente dietro le quinte di un teatro? Cosa fanno gli attori di teatro dietro le quinte mentre aspettano di entrare in scena e tra una scena e l'altra? Questo film vi darà tutte le risposte che cercate, insieme a molte grasse risate. Il film è diviso in tre parti. Nella prima vi sono le prove del teatro immediatamente precedenti alla prima; n ella seconda vedrete il dietro le quinte durante una rappresentazione teatrale; nella terza vedrete l'opera finale. Una commedia che fa ridere molto, con intelligenza ed ironia verso il mondo del teatro, senza niente di demenziale né comicità banale. Solo e semplice teatro.

• Una commedia con i fuochi d'artificio, veloce, dinamica, attuale, frizzante. Si susseguono moltissime gag che tengono le spettatore incollato al teleschermo per tutti i 104 minuti di pellicola. Ci troviamo in tour per gli Stati Uniti, dove una compagnia teatrale inglese sta portando in scena Nothing On, uno spettacolo simil erotico. Quasi non si capisce quando gli attori sono in scena e quando sono invece nella vita reale. Accade sempre di tutto nella troupe: errori, battute, isterie, litigi, riappacificazioni. Le prima parte del tour è soddisfacente, la compagnia riscuote un buon successo, ma la seconda parte si trasforma in un disastro. Gli screzi nati nel frattempo tra gli attori si

Page 2: Rumori fuori scena_booklet33

Rumori fuori scena (Peter Bogdanovich)

07 Novembre 2011 – h. 21:00

Cineforum Novembre 2011

Il teatro a cinema, il cinema a teatro

inaspriscono e questi, incuranti di trovarsi davanti ad una platea pagante, si punzecchiano come se nulla fosse. Rumori fuori scena è un film basato sul testo teatrale di Michael Frayn, grande esempio di metateatro. La trasposizione filmica non riesce però a rendere appieno la grande opera dello scrittore. La regia di Peter Bogdanovich è buona, anche se alle volte pecca di rigidità. Il risultato diviene comunque esilarante.

Recensioni sugli adattamenti del testo teatrale di Michael Frayn Regia di Lucia Berardinelli Uno spettacolo delizioso. Una commedia brillante, che trascina il pubblico in un vortice irresistibile di gag e risate[…] Tre atti, nove personaggi, un gran caleidoscopio di azione e dialoghi. All’apertura del sipario lo spettatore ancora non sa cosa lo aspetta: quella che vede è la più tipica, tranquilla e rassicurante delle scene. Un comune salotto, un comune divano, gli interni silenziosi di una comune abitazione. Quando l’abitazione si anima, però, con l’arrivo di volti e voci provenienti da dietro e da fuori palco, ecco che il mood cambia e che l’andamento diventa quello che sarà, ininterrottamente, per tutta la durata dello spettacolo: un orecchiabile e contagioso allegro di mimica e parole. E un allegro ben eseguito, nel quale tutti gli interpreti danno il proprio contributo senza sovrapporsi. […] Come nella commedia che i personaggi stanno rappresentando, il meccanismo deve essere perfettamente oliato, le apparizioni sulla scena (e dietro la scena) devono legarsi come anelli di una catena e gli attori devono dar vita ad un amalgama esuberante e dinamico, ma anche (co)ordinato ed armonioso. La rappresentazione raggiunge il suo obiettivo: in questo Rumori fuori scena si ride tanto, si ride di gusto e non si perde il filo. In un cartellone ancora fin troppo ancorato a testi lenti o a pretenziosi esperimenti di pseudo-avanguardia l’impianto metateatrale di Michael Frayn “svecchia” il panorama e insieme recupera il caro infallibile intreccio basato sull’equivoco. I fraintendimenti, gli errori e i rancori nella vita dei personaggi diventano trappole per lo spettacolo che i personaggi stessi stanno mettendo in piedi e spunti comici per lo spettacolo cui assistiamo noi, in una efficace sovrapposizione di ruoli e piani dimensionali. Risentimenti e gelosie tra uomini diventano zuffe tra attori in scena dando vita ad un secondo livello di narrazione, un intreccio nell’intreccio, un nuova serie di errori nell’errore. Regia di Attilio Corsini Una compagnia scalcagnata in scena diventa esilarante dietro le quinte, mostrando i tic degli attori, i limiti interpretativi, le paturnie del regista costretto a metterli in scena velocemente e le piccole storie che rimescolano gli umori prima, durante e dopo la rappresentazione[…] I tre atti raccontano le prove e le repliche di un testo assurdo nel quale un autore fugge dall’incedere delle tasse mentre un agente immobiliare utilizza la sua dimora per un appuntamento pecoreccio con un’impiegata. Un ladro, una cameriera e un piatto di sardine, il contorno che stempera i toni piccanti diluendoli in una serie di entrate ed uscite di scena esilaranti. Se il regista mentre allestisce lo spettacolo è paragonabile ad un dio, torna con i piedi per terra nel secondo con un whisky in mano ed una doppia relazione all’interno della compagnia. Il vecchio attore torna a rincorrere la bottiglia mentre la soubrette tradisce anche se gli si promette vendetta. La caratterizzazione estrema dei personaggi: la svampita, la soubrette, il precisino, l’indeciso, l’ubriacone, l’aiuto e il suo regista, inducono dalle prime battute a deridere gli stereotipi, a burlarsi dell’incapacità a pregustare una serie di errori pronti a regalare fragorose risa. Il ritmo cresce costantemente con le aperture delle porte, con le entrate sbagliate, le scene ripetute, gli oggetti che non escono di scena mentre gli attori si perdono dietro le quinte. Nel secondo atto, durante lo spettacolo che non vediamo, con qualche bisbiglio e ritmate scene mute, la risata si fa più raffinata, la costruzione più elaborata, la resa più cerebralmente accattivante. Poi si torna in scena, niente va per il verso giusto, tutto sembra precipitare fino a che il sipario

Rumori fuori scena (Peter Bogdanovich)

07 Novembre 2011 – h. 21:00

Cineforum Novembre 2011

Il teatro a cinema, il cinema a teatro

non cala sulle ganasce di un pubblico che continua a godere dell’intreccio che non si dipana e di un finale che ghigliottina la compagnia allo sbando. Grande ritmo, ingegnose costruzioni e assoluta dimestichezza con il testo a volte non sono sufficienti a tenere desta l’attesa; la derisione dei tromboni non favorisce toni più sorprendenti, l’intelaiatura ferrea dei personaggi stereotipati non lascia spazio a ruvide improvvisazioni mentre la regia sembra accontentarsi di ricostruire una macchina perfetta piuttosto che cavalcare onde più avveniristiche rischiando di perdere qualche grassa risata. Slapstick (Wikipedia) Slapstick è un termine cinematografico statunitense che indica un tipo di comicità basata sul linguaggio del corpo, nata con il cinema muto. Un esempio classico di slapstick comedy, o semplicemente slapstick, è la scivolata sulla buccia di banana. Lo stile deve la paternità ai comici della casa cinematografica fr ancese Pathé, con i precursori Marcel Fabre (Robinet), André Deed (Cretinetti), e l'italiano Ferdinand Guillaume (Polidor), ma è negli Stati Uniti che, nei ruggenti anni venti, raggiunse il più alto livello qualitativo, standardizzato industrialmente nelle produzioni dell'età dell'oro del cinema in bianco e nero, con i film muti diretti da Mack Sennett e Hal Roach, con interpreti grandi attori come Buster Keaton, Charlie Chaplin, Stanlio & Ollio, i Fratelli Marx e, soprattutto, Larry Semon (conosciuto in Italia come Ridolini). Lo slapstick è estremamente utilizzato nei cartoni animati: esempi celebri sono Tom & Jerry, Wile E. Coyote (Road Runner) e Animaniacs. In questi cartoni, la violenza può essere rappresentata in maniera esagerata, assurda e, di conseguenza, comica, per stimolare la risata dello spettatore. Lo slapstick ha le sue radici nella Commedia dell'Arte italiana, che implicava un grande uso del corpo e della gestualità da parte dell'attore. Il termine deriva da un oggetto usato nei teatri dell'epoca, il battacio, composto da due assi di legno, simile ad una mazza, che, quando sbattuta, produceva un rumore molto forte con poca forza. Lo strumento era noto in Inghilterra anche come slap stick, e dava quindi la possibilità agli attori di colpirsi ripetutamente senza farsi male. Si tratta di una delle prime rudimentali forme di effetto speciale. In tempi moderni, molte commedie si ispirano ancora allo stile slapstick. ricorrendo spesso a gag fisiche per muovere a risata il pubblico, come per esempio alcuni dei film di Woody Allen, soprattutto quelli del primo periodo, e le commedie dei fratelli Farrelly. In Europa, negli anni cinquanta e sessanta fu Jacques Tati, con il suo personaggio Monsieur Hulot a rinverdire la comicità di tipo slapstick, mentre in tempi più recenti hanno avuto grande successo le serie comiche televisive britanniche di Mr. Bean (interpretato da Rowan Atkinson) e Benny Hill. Un moderno sottogenere derivato dalla slapstick è il cosiddetto splatterstick, la combinazione della sanguinolenza dei film horror e della slapstick comedy, come per esempio nel film Final Destination. Il più grande esponente dello slapstik in Italia è senz'altro Paolo Villaggio.

Lo sforzo disperato che compie l'uomo nel tentativo di dare alla vita un qualsiasi significato è teatro (Eduardo De Filippo)

Prossimo appuntamento con il cineforum Il Rito (Ingmar Bergman)

Censura e moralità nell’arte Lunedì 14 Novembre – h. 21:00