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SAH Magazine - N. 2

3 - EDITORIALESanità a misurad’uomodi Giuseppe Failla

4 - CARDIOPSICOLOGIAAbbiamo a cuorela tua serenità

6 - FOLLOW-UPLa via più efficace verso la normalità

8 - ARITMOLOGIACuore matto sotto controllo

10 - QUALITA’Il Sant’Annaconforme alla ISO 9001-2008

11 - LETTERE AL MAGAZINE

SommarioSommario

S. Anna Hospital Magazine Viale Pio X, 111- 88100 CatanzaroTel. 0961 5070456

Direttore ResponsabileMarcello Barillà[email protected]

Direttore EditorialeGiuseppe FaillaDirettore Generale S. Anna Hospital

Direttore ScientificoProf. Benedetto Marino

Referente MedicoMauro CasseseDirettore Dipartimento Chirurgia CardiovascolareS. Anna Hospital

Progetto graficoIl segno di Barbara [email protected]

Stampato in 25.000 copie presso Abramo Printing&Logistics S.p.A.Loc. Difesa - Z.I. Caraffa (CZ)

Registrazione Autorizzazione Tribunale di Catanzaron. 3 del 6 aprile 2009

postatarget magazine NAZ/571/2009

MAGAZINE

S.Anna HospitalN. 2 - Anno 2009

Follow-up la via più efficaceverso la normalità

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Periodico trimestrale di informazione

Chi non desidera ricevere il S.Anna Hospital Magazine

può comunicarlo all’[email protected]

www.santannahospital.it

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EditorialeEditorialeSAH Magazine - N.2

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La prima uscita del S. Anna Hospital Magazine ha suscitato una serie di “attenzioni” e di commenti positivi che, di sicuro, fanno piacere. Alcuni di essi, com’era giusto, trovano spazio in questo numero

della rivista. Sono le lettere di apprezzamento di semplici cittadini ma anche quelle di autorevoli rap-presentanti delle Istituzioni, che ovviamente ringraziamo. Non un ringraziamento formale ma sentito, perché quei commenti dimostrano - e non è detto che questo accada sempre - che si è colto perfet-tamente lo spirito con cui il magazine è nato e cioè consolidare il rapporto con i pazienti, quindi farsi carico globalmente dei pazienti stessi e farlo attraverso azioni concrete. Siamo sempre stati convinti, infatti, che il rapporto ospedale-ammalato non debba esaurirsi nella prestazione erogata, anche se efficace, ma debba prevedere, se il paziente lo richiede, tutta una serie di ulteriori risposte che gli as-sicurino non solo la salute ma anche la serenità. Il S. Anna Hospital è impegnato da anni a garantire progressivamente tutto questo alla comunità dei suoi pazienti, in un sistema sanitario regionale che talvolta sembra invece caratterizzarsi per l’estemporaneità di iniziative, che appaiono slegate da un vero progetto strategico e orientate verso altre finalità. Noi, al contrario, pensiamo che ogni novità debba guardare prima di tutto all’interesse dei malati, perché fare sanità non è una questione di pre-stigio personale o politico, non ci sono medaglie da conquistare per fare bella figura o per strappare un titolo in prima pagina. Fare sanità significa prendersi cura di persone che soffrono, persone provate da una sorte che non è stata benevola e che dunque hanno bisogno di risposte calibrate su questa premessa e su nient’altro. Ecco perché il nostro ringraziamento, in particolare a quei rappresentanti istituzionali che ci hanno scritto, dimostrando una sensibilità non comune, non è un ringraziamento formale ma sostanziale. D’altra parte, alcune delle nostre iniziative - più o meno recenti - raccontate in questo secondo numero della rivista, dimostrano chiaramente che quando mettiamo in evidenza la necessità di farsi carico globalmente del malato, non facciamo una semplice affermazione di principio ma formuliamo una premessa da cui discendono una serie di conseguenze concrete.Il follow-up cardiochirurgico è una di queste. Pensare che il rapporto ospedale-ammalato, specie se cardiopatico, possa esaurirsi nell’intervento in sala operatoria, senza un “dopo” o con la sola visita di routine, vuol dire non aver compreso che la dimensione del “dopo” è forse la più complessa del per-corso terapeutico, perché legata ad ulteriori aspetti medico-clinici, al controllo dei fattori di rischio ma, soprattutto, alla condizione psicologica del paziente. Quest’ultimo, spesso, proprio per la peculiarità dell’organo cuore, vive la sua condizione di malato come estrema sofferenza, come se la sua vita fosse definitivamente compromessa, anche al di là del buon esito delle terapie. Invece non è così e l’ospeda-le deve fare tutto il possibile per farlo comprendere, anche fuori e dopo la sala operatoria. Ecco perché - ed è la seconda iniziativa degna di nota - abbiamo inserito stabilmente nell’equipe medica la figura del cardiopsicologo. Un sostegno al paziente e alla sua famiglia, perché non basta restituire funzio-nalità ad un cuore ammalato ma bisogna muoversi nella consapevolezza che dietro quel cuore c’è un’emotività o, meglio ancora, un’anima che interagisce con se stessa e con i propri affetti più cari, in un insieme di equilibri delicatissimo e da preservare. Tutto questo, di solito, viene chiamato “sanità a misura d’uomo”. Spesso, purtroppo, tutto questo resta un’aspirazione confinata nei documenti pro-grammatici ufficiali, per tradursi poi lettera morta. Per il S. Anna Hospital, tutto questo è invece una prassi. Può anche capitare che essa conquisti, com’è comprensibile, un titolo di giornale ma si tratta solo della naturale conseguenza di un modo di intendere il nostro lavoro. Un lavoro i cui scopi, in ogni caso, guardano decisamente da un’altra parte.

di Giuseppe Failla

Sanità a misura d’uomo

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CardiopsicologiaCardiopsicologia

Roberto Ruga è lo psicologo e psicoterapeuta che da qualche mese, al Sant’Anna Hospital,

si occupa di dare sostegno e assistenza ai cardio-patici ed eventualmente anche ai loro familiari. L’introduzione del servizio è stata accolta con favo-re dai pazienti; per la sua obiettiva utilità ma anche perché percepita come un ulteriore e qualificato se-gnale di attenzione verso il malato. La cardiopsico-logia è una disciplina in-terconnessa tra la cardio-logia e la psicologia. Essa parte dall’assunto che vi sia una relazione tra il cor-po e la mente, quindi una stretta correlazione tra le emozioni profonde di una persona e il suo sistema cardio vascolare. «Recenti ricerche - ci dice il dottor Ruga - eviden-ziano che gli stati emozionali cronici, come lo stress, l’ansia, l’ostilità e la depressione, hanno un’impor-tante influenza sulle patologie cardiache. La cardio-psicologia affonda le sue radici nella psicologia della salute e dunque il suo scopo è informare le persone cardiopatiche su come modificare il loro stile di vita e questo per ottimizzare la terapia farmacologica». Quando serve l’intervento del cardiopsicologo? Quando un infarto coglie di sorpresa una persona, facendola sentire una sorta di “sopravvissuta”, che aspetta con angoscia o fingendo indifferenza, che arrivi il prossimo infarto. Serve anche quando una

persona avverte dei sintomi che fanno pensare al cuore ma non va dal medico per paura di quello che potrebbe dirle. Oppure ancora se ha abitudini di vita dannose per il cuore e vuole essere aiutata a cam-biarle.

In cosa consiste il servizio di cardiopsicologia orga-nizzato al SAH? Offriamo a tutti i pazienti e ai loro familiari la possibi-lità di una serie di colloqui che hanno lo scopo di cre-are le condizioni ottimali per poter affrontare quanto più serenamente possibi-le l’intervento chirurgico e, successivamente, il decorso post operatorio. La finalità dei colloqui è migliorare lo stato di benessere psicofi-sico, mettendo in grado il paziente di affrontare la ma-lattia con più fiducia nelle

proprie capacità.Cosa significa, in particolare?Significa aiutare il soggetto a convivere con la malat-tia, acquisendo le competenze necessarie a gestirla nella quotidianità; promuovere una conoscenza e una successiva elaborazione delle emozioni susci-tate dalla malattia e dei sentimenti connessi; aiutare la persona a prendere coscienza dei propri meccani-smi difensivi, come la negazione, la collera, la rasse-gnazione, la depressione o l’ansia; promuove l’ado-zione di comportamenti cardio salutari, previsti dal programma di riabilitazione cardiologica.

Abbiamo a cuore la tua serenità

Nell’equipe del Sant’Anna fa il suo ingresso il cardiopsicologoUn nuovo supporto per il paziente e la sua famiglia

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Quali sono le modalità dell’intervento cardiopsi-cologico?Il primo incontro con il paziente si basa essenzial-mente su un colloquio clinico per raccogliere infor-mazioni generali e serve per iniziare a farsi un’idea delle modalità del paziente di porsi di fronte a una fase della sua vita in cui il cambiamento fisico, emoti-vo e sociale è prorompente. Quindi viene una fase di ascolto e di accoglienza, nella quale si da la pos-sibilità alla persona di esprimere la propria sofferenza, offrendole un tempo per raccontarsi. Questo può avvenire solo attraverso un ascolto autentico, aperto verso l’altro, senza pregiudizi e nel rispetto del suo ma-lessere, per l’imbarazzo di esporsi e per la fatica di raccontare il proprio dolore. Ma è soprattutto comprensione di quel dolore e del bisogno di poterlo condividere. Successivamente vi è una fase di orientamento per rende-re la persona più capace di investire tempo ed energie su se stessa; ren-derla più consapevole degli obiettivi che intende raggiunge e più respon-sabile delle conseguenze che pos-sono derivare dalle proprie scelte. In pratica la si aiuta ad affrontare con fiducia il cambiamento. Dopodiché, partendo dall’esperienza dei col-loqui di sostegno, individuali o di gruppo, si prende in esame l’evolver-si di alcune tipiche fasi psicologiche rispetto alla malattia, fasi che vanno spiegate soprattutto ai familiari dei pazienti.Quali sono queste fasi?La prima in genere è la negazione, cioé quando il malato rifiuta l’idea che la malattia possa aver colpito proprio lui; c’è poi la fase di collera, durante la quale il malato può di-mostrare irritazione verso le per-

sone vicine e verso lo stesso terapeuta, ritenuti più fortunati. Anche in questa fase, la collaborazione del paziente è ancora scarsa. Nella fase della contratta-zione, il malato abbandona gli atteggiamenti ostili e cerca di migliorare la sua qualità di vita. Assume at-teggiamenti più benevoli verso i familiari e diventa collaborativo.

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SAH Magazine - N. 2 Follow-upFollow-up

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L’ intervento cardiochirurgico rappresenta sicu-ramente il momento più delicato e “sofferto”

del percorso terapeutico del paziente cardiopatico ma sarebbe sbagliato considerarlo l’unico anello di una catena che, in realtà, è assai più articolata.«Tutti i pazienti sottoposti ad intervento cardiochi-

rurgico presso la nostra struttura - spiega la dottoressa Rosamaria Montesanti - all’atto della dimissione ven-gono avviati ad un programma di follow-up clinico strumen-tale.Tale programma prevede una prima fa-se di riabilitazione car-

diorespiratoria in regime ambu-latoriale pres-so il Sant’Anna Hospital o di

ricovero (predi-sposto comunque dal nostro presidio ospe-daliero) presso strut-ture dedicate.

Vi è poi una secon-da fase di follow-up

clinico strumen-tale a breve e lungo termi-ne, effettuato

presso i nostri ambulator i e

che comunque si integra con la preziosa attività, svolta dai medici curanti.Mediante il follow-up vengono valutati gli esiti a breve e a medio temine dell’intervento in termini di funzionalità cardiovascolare, qualità della vita, soddisfazione del paziente, eventuali complicanze o mortalità. La stretta collaborazione tra medici spe-cialisti - continua Montesanti - permette di verificare non solo lo stato di salute ma anche l’adesione alla terapia e il rischio postoperatorio.Il cardiologo del S. Anna che visiterà il paziente in presenza del cardiochirurgo, raccoglierà tutta la documentazione per la compilazione della cartella clinica di follow-up. Nel follow-up a distanza di tren-ta, sessanta giorni vengono eseguiti elettrocardio-gramma, ecocardiogramma e valutazione della ra-diografia del torace. Ogni paziente arruolato nel per-corso potrà usufruire, se necessario, della consulenza di altri specialisti, come il diabetologo, l’ematologo, l’infettivologo o lo psicologo, figura professionale di cui il nostro ospedale si è recentemente arricchito».L’analisi dei dati relativi a circa 600 pazienti, valutati secondo il protocollo indicato, ha permesso di veri-ficare il buono stato di salute dei soggetti operati, la corretta gestione della terapia anticoagulante, e di predisporre modelli di follow-up più aggressivi per pazienti ad elevato rischio, quali quelli affetti da di-sfunzione ventricolare sinistra, diabete, obesità. Il follow-up ambulatoriale precoce rappresenta senz’altro una opportunità per la valutazione clinica, l’educazione del paziente, la rivalutazione della tera-pia farmacologica e può migliorare il risultato degli interventi assistenziali.«Riteniamo - aggiunge Montesanti - che la continui-tà assistenziale post intervento sia di fondamentale

La via più efficaceverso la normalità

L’intervento chirurgico è solo un anello della catena più complessa e necessaria a una migliore qualità della vita

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importanza per la ottimizzazione delle cure e che vada realizzata in approccio multidisciplinare ed in stretta collaborazione col cardiologo curante». Il follow-up è un programma che si rivolge a tutti i pazienti ma in particolare a quelli che hanno ricevu-to un intervento chirurgico per il trattamento del-lo scompenso cardiaco e per i portatori di protesi valvolari. In questi ultimi è di fondamentale impor-

tanza la valutazione del rischio delle complicanze connesse alle protesi impiantate, il monitoraggio seriale della funzione protesica, della terapia anti-coagulante, indispensabile alla prevenzione della trombosi valvolare e del tromboembolismo, la profi-lassi dell’endocardite. Fine ultimo del programma di follow-up resta l’accompagnamento e la restituzio-ne del paziente ad una vita “normale”.

L’ecografi a tridimensionale è una tecnologia che utilizza particolari sonde e particolari software. Entrambi consentono di ricostruire immagini del cuore e delle sue strutture che abbiano - oltre a

quelle tradizionali - anche la dimensione della profondità. Superando i limiti dell’ecografi a bidimen-sionale è possibile valutare in maniera più accurata la sede e la morfologia dei difetti interatriali, la morfologia della valvola mitrale e la funzione del cuore. Oltre all’ecografi a tridimensionale transtoracica, il Sant’Anna Hospital dispone di “sonde transesofagee tridimensionali real time” che, in tempo reale, permettono una più semplice identifi cazione delle pa-tologie e il monitoraggio continuo durante l’intervento. Le informazioni fornite da tale tecnica in soli quattro battiti cardiaci, costituiscono un prezioso ausilio per il cardiochirurgo che può scegliere la più adeguata tecnica chirurgica e verifi care immediatamente il risultato fi nale dell’intervento.

LA PRECISIONE DEL “3D” PER SCEGLIERE L’INTERVENTO E VERIFICARNE IL RISULTATO

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SAH Magazine - N. 2 AritmologiaAritmologia

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Dottor Iacopino, cosa sono le aritmie cardia-che? Sono patologie frequenti?

Per aritmia si intende qualsiasi disturbo del normale ritmo cardiaco. Alcune aritmie sono idiopatiche, av-vengono cioè in persone dal cuore sano, rappresen-tano l’unico problema clinico corrente, e sono quelle più diffuse tra i giovani. Altre sono invece secondarie ad un’altra patologia cardiaca, in genere un infarto miocardico, una cardiopatia o una malattia delle valvole cardiache, e colpiscono prevalentemente pazienti anziani. L’importanza clinica di un’aritmia

dipende principalmente dal tipo di aritmia e dalla presenza o meno di un’altra cardiopatia organica. Vi sono aritmie che rappresentano solo un disturbo della qualità della vita, e altre che invece sono poten-zialmente letali. Quali sono le metodiche diagnostiche e terapeu-tiche correnti alle quali l’elettrofisiologo può ri-correre? Bisogna sottolineare innanzitutto che non si cura un’aritmia, ma si cura un paziente affetto da un’arit-mia. È necessario quindi inquadrare il fenomeno

Cuore mattosotto controllo

Cosa sono e come si curano le aritmie cardiache. Lo spiega Saverio Iacopino, direttore del Servizio di Aritmologia e del Laboratorio di Elettrofisiologia

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aritmico all’interno del quadro clinico generale. Bisogna innan-zitutto verificare se l’aritmia è primitiva o secondaria. Nel primo caso, risolvere il problema aritmi-co significa risolvere il problema clinico; nel secondo caso, invece, il trattamento dell’aritmia rappre-senta solo un passo necessario per il miglioramento del quadro clinico generale. Le indagini pre-liminari sono generalmente non invasive: registrazione Holter, test ergometrico, ecocardiografia, scintigrafia miocardica, risonanza magnetica nucleare, registrazio-ne dei potenziali tardivi, analisi della variabilità della frequenza cardiaca. Sulla base dei risultati di queste, si decide quali indagi-ni invasive saranno successivamente necessarie. La metodica cardine dell’elettrofisiologia cardiaca è lo studio elettrofisiologico endocavitario, che permet-te l’analisi delle caratteristiche del battito cardiaco direttamente dall’interno del cuore mediante l’intro-duzione di elettrocateteri attraverso una o più vene periferiche in anestesia locale e in modo indolore per il paziente. Lo studio può essere quindi seguito dalla costruzione di una mappa elettrica della pro-pagazione dell’impulso cardiaco durante l’aritmia e, se indicato, dall’ablazione transcatetere, che consiste nell’eliminazione delle cellule cardiache responsa-bili dell’aritmia, ottenuta in genere riscaldando la punta di un elettrocatetere apposito mediante una particolare forma di energia, detta radiofrequenza. Quali aritmie possono essere trattate con effica-cia dall’ablazione transcatetere? Da quando questa tecnica è stata introdotta, alla fine degli anni Ottanta, sono stati compiuti grandi pro-gressi nel renderla affidabile, efficace e sicura, tanto che la maggior parte delle aritmie possono oggi es-sere trattate con successo e con rischio bassissimo. Un discorso a parte merita la fibrillazione atriale. Nei casi refrattari alla terapia farmacologica, si può ricor-rere all’isolamento elettrico mediante ablazione del-

le strutture cardiache responsabili della fibrillazione stessa. I risultati conseguiti finora fanno prevedere un ampliamento dell’utilizzo di questa metodica in pazienti attentamente selezionati sulla base del rapporto rischio-beneficio. Per quanto riguarda le aritmie ventricolari, l’ablazione transcatetere rap-presenta la terapia di scelta nella maggior parte dei pazienti con tachicardie ventricolari idiopatiche, nei quali le percentuali di successo sono elevate, con bassi rischi. Nei casi di tachicardie ventricolari secon-darie ad una cardiopatia dopo un infarto o ad una cardiomiopatia, il trattamento prevede l’impianto di apparecchi particolari, detti defibrillatori automatici. Quali sono le prospettive future? L’aritmologia ha fatto passi da gigante. Dai tempi nei quali l’unica terapia disponibile era quella farmaco-logica, si è arrivati oggi ad offrire una cura risolutiva per molte aritmie, grazie alle conoscenze ottenute con lo studio invasivo delle aritmie e alle tecniche di ablazione, dapprima chirurgica e ora transcate-tere. È facile prevedere che l’applicazione dei nuovi strumenti a disposizione dell’elettrofisiologo, come i sistemi di mappaggio e navigazione, permetterà di guarire anche quelle aritmie, le più complesse, per le quali non è costantemente possibile garantire oggi una cura definitiva.

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SAH Magazine - N. 2 QualitàQualità

10Il Sant’Anna Hospital conserva per il terzo anno

consecutivo la certificazione di qualità e in più, la ottiene ai sensi della nuova norma ISO 9001:2008, ul-tima edizione dello standard più diffuso per la certi-ficazione di sistemi di gestione per la qualità. Un da-to, quest’ultimo, particolarmente significativo, visto che il centro di Alta Specialità del Cuore è stata tra le prime aziende calabresi ad adeguarsi alla nuova disciplina e lo ha fatto con quattro mesi di anticipo rispetto alla scadenza entro la quale tutte le nuove certificazioni e ricertificazioni dovranno essere con-formi alla ISO 9001:2008. I verificatori di DNV Italia, l’autorevole ente certifica-tore con sede a Oslo, hanno messo in evidenza, nel rapporto finale, una serie di “positività”, legate alla implementazione delle attività esistenti ma princi-palmente all’introduzione di nuove azioni in favore dei pazienti. Innanzi tutto, il sensibile potenziamen-to del follow-up di quelli cardiochirurgici, cioè il mo-nitoraggio sistematico del malato, attraverso una serie articolata di indagini ed esami successivi all’in-tervento per verificarne l’efficacia e la conseguente

qualità della vita dell’operato. Una metodica assai più efficace rispetto alla semplice visita di routine, trenta giorni dopo l’intervento e che consente, tra l’altro, di realizzare una preziosa banca dati per cia-scun paziente osservato a garanzia della continuità e della qualità del rapporto tra ospedale e ammalato. Il rapporto di DNV mette in evidenza anche l’intro-duzione, tra i profili professionali e dunque nell’am-bito dell’equipe medica, della figura dello cardiop-sicologo, a supporto del malato e dei suoi familiari. Grazie a questa giovane branca della psicologia, il Sant’Anna è oggi in grado di offrire a tutti i pazienti e ai loro familiari anche la possibilità di una serie di colloqui che hanno lo scopo di creare le condizioni ottimali per poter affrontare quanto più serena-mente possibile l’intervento chirurgico e, successi-vamente, il decorso post operatorio. Segnalazione positiva anche per la seconda edizione dell’indagine sul giudizio consolidato dei pazienti curati tra il 2006 e il 2008, con il significativo 35% delle adesioni e l’al-trettanto significativo 82,2% di giudizi tra “buono” e “molto buono” sull’efficacia del trattamento ricevu-

to. Apprezzato e segnalato da DNV anche l’avvio della pubblicazione a stampa del S. Anna Hospital Magazine, trimestrale di informazione per i pazienti ma non solo, con un tiratura di 25.000 copie, 21.000 del-le quali recapitate via posta ad altrettanti destinatari.Altra menzione particolare per il SAH, l’es-sere uno dei due centri italiani selezionati per il progetto Escat III per lo studio sull’au-tocontrollo dell’anticoagulazione. Un la-voro coordinato dall’università tedesca di Bad Oeynhausen, che coinvolgerà circa 1800 pazienti in tutta Europa e che confer-ma la dimensione internazionale del presi-dio ospedaliero S. Anna.

Il Sant’Anna conforme alla Iso 9001:2008

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Lettere al MagazineLettere al MagazineSAH Magazine - N. 2

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Il Magazine è l’ennesima, ammirevole iniziativa intrapresa per infondere sicurezza, attraverso premure e atten-zioni, nei pazienti. È una sensibilità non facile da riscontrare e che va elogiata soprattutto quando è rivolta a

chi è in difficoltà. Anche l’idea di raccogliere le indicazioni degli ammalati, per dar voce direttamente a chi vive in prima persona il disagio della malattia e consentire di esprimere indicazioni, suggerimenti e critiche d’ogni sorta, è espressione di uno standard di qualità di livello elevato. Giungano, pertanto, i miei complimenti per questo ulte-riore passo in avanti, che conferma la casa di cura tra le positività più spiccate della Calabria.

Luigi De Sena, senatore della Repubblica

Il rinomato presidio ospedaliero di Villa S. Anna è patrimonio dell’intera Calabria, una regione fiera di poterlo annoverare tra gli istituti detentori dell’alto valore della sua sanità. Essere al centro dell’interesse di un bacino

che si spinge al di là del perimetro regionale, è certamente dovuto alla saggia amministrazione, alla eccellente professionalità dei primari, oltre che ai supporti di valenti medici e di servizi inappuntabili, che fanno della struttu-ra un caposaldo d’avanguardia, cui ci si può affidare, sicuri di conseguire il risultato sperato. Non si spiegherebbe, altrimenti, la necessità della forte tiratura del Magazine, alla cui lodevole iniziativa editoriale auguriamo meritati, significativi successi.La finalità del periodico, che oggi vede la luce, è mirata a informare, ascoltare suggerimenti, esprimere opinioni. Ciò servirà ad intessere una rete di rapporti con l’utenza verso la quale, bene ha ritenuto la lungimiranza della Direzione Generale, di voler mantenere un’intesa con lo scopo di rendere informati, periodicamente, dei risultati conseguiti, delle sperimentazioni e delle ricerche, degli aggiornamenti, dei servizi paramedici e ausiliari, dell’anda-mento e dei progressi della struttura.

Giuseppe Scopelliti, sindaco di Reggio C.

Sono il figlio di un vostro paziente, che è stato recentemente operato di aneurisma addominale dal dottor Giuseppe Caliò. Giuro, non ho parole nel ringraziandovi per quello che avete fatto a mio padre: dall’assistenza,

all’operazione alle cure. Complimenti davvero. Uno staff eccezionale dall’inserviente al chirurgo. Cordiali saluti e mi raccomando continuate così.

Franco Napoli

Complimenti, veramente tanti complimenti per l’idea brillante e la realizzazione del vostro “magazine”. Si tratta di un’iniziativa assai pregevole, di cui la Calabria soprattutto, ma non solo essa, necessitava per usufruire di

una informazione specifica e mirata, tanto sotto il profilo diagnostico, quanto principalmente prevenzionale e più in generale, dell’approccio alla delicatissima specifica problematica. Le patologie cardiache rappresentano, oggi, una realtà purtroppo sempre più viva e pressante. Sapere che nella nostra regione esiste una struttura capace di affrontare con altissima competenza e professionalità tutta la casi-stica della complessa sfera cardiologica, è motivo non solo di sicurezza e di tranquillità per le genti di Calabria, ma anche di legittimo orgoglio. Sapervi e sentirvi vicini ci fa dunque vivere meglio. Grazie, grazie davvero di cuore... è proprio il caso di dire.

Giuseppe Bello, Mendicino (Cs)

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