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Sperimentazione - Riconversione Industriale – Piani
Quinquennali
Scuola di Politica – Lezione XII
Sviluppo
Precorrere
Cavalcare
Inseguire
Lo sviluppo si può:
Precorrere lo sviluppo – Ricerca e
Sviluppo
Tipico delle economie mature ed in espansione
con grandi valori aggiunti nella produzione.
Gli investimenti in Ricerca e sviluppo tendono a
realizzare nuovi prodotti o a soddisfare nuovi
bisogni se non addirittura creare proprio nuovi
bisogni.
Esempio la comunicazione:
Bisogno
primario
COMUNICA
RE
Linguaggi
o
Trasmissione
monodirezional
e (radio e
televisione)
Trasmissione
Bidirezionale
(telefono via
cavo)
Trasmissione
Bidirezionale in
movimento
(cellulare)
Trasmissione
monodirezional
e di documenti
(Fax)
Trasmissione
monodirezional
e di documenti
in movimento
(Ipod)
TE
LE
TR
AS
PO
RT
O
Vincoli nel precorrere lo Sviluppo
I vincoli possono essere:
Economici (Finanziamenti insufficienti/costi
elevati)
Etici (es. sperimentazioni)
Tecnologici (limiti costruttivi/realizzativi)
Sociali (riduzione di posti di lavoro)
Vantaggi del precorrere la
sviluppo
Cavalcare lo sviluppo – la
riconversione Per Riconversione Industriale si intende il cambiamento di
finalità produttive di una azienda il cui prodotto risulta essere obsoleto od in avanzata fase di maturità.
Quando un prodotto comincia a diventare maturo, esso diventa una solida fonte di utile solo per quelle aziende che sono in posizione di leader del mercato, salvo interventi che facciano cambiare le richieste del mercato. Tutte le altre sono costrette ad una politica dei prezzi (ribassi al limite della sopravvivenza) o alla ricerca di nuovi prodotti. Cambiare prodotto significa cambiare tutta la catena produttiva a seguito di una accurata indagine di mercato che determini il nuovo prodotto. I costi sono elevati che hanno come controparte solo i disastri sociali che provocherebbe il continuare a produrre cose non vendibili. Per cui il maggior danneggiato del mancato intervento è lo Stato e non il proprietario dell’azienda. Ne consegue che per l riconversione lo Stato e gli enti pubblici giocano un ruolo fondamentale.
Il primo dopoguerra e l’Istituto di
Ricostruzione Industriale (IRI) A seguito della Crisi Economica Mondiale del 1929 in Italia
lo Stato era diventato azionista delle 4 banche principali fortemente esposte verso la banca di Italia e quindi fu decisa prima la fondazione come ente provvisorio dell’IRI nel 1933 con lo scopo di risanare le aziende e ricollocarle sul mercato (recependo risorse per poter bonificare altre aziende).
Al 1934, il valore nominale del patrimonio industriale era di 16,7 miliardi di lire, pari al 14,3% del Pil. Tra i principali trasferimenti all'ente figuravano:
la quasi totalità dell'industria degli armamenti
i servizi di telecomunicazione di gran parte dell'Italia
un'altissima quota della produzione di energia elettrica
una notevole quota dell'industria siderurgica civile
tra l'80% ed il 90% del settore di costruzioni navali e dell'industria della navigazione
IRI Ente PermanenteNel 1937 il governo trasformò l'IRI in un ente pubblico
permanente; in questo probabilmente influirono lo scopo di mettere in atto la politica autarchica lanciata dal governo e di tenere sotto controllo del governo le aziende navali ed aeronautiche, mentre era in corso la guerra d'Etiopia.
Per finanziare le sue aziende l'IRI emise negli anni Trenta dei prestiti obbligazionari garantiti dallo Stato, risolvendo in questo modo il problema della scarsità di capitali privati. L'IRI si diede una struttura che raggruppava le sue partecipazioni per aree merceologiche: l'Istituto sottoscriveva il capitale di società finanziarie (le "caposettore") che a loro volta possedevano il capitale delle società operative; così nel 1936 nacque la Finmare, nel 1937 la Finsider e la STET, poi nel dopoguerra Finmeccanica, Fincantieri e Finelettrica.
Gli oneri impropri Giuseppe Petrilli nei suoi scritti
elaborò una teoria che sottolineava gli effetti positivi della "formula IRI". Attraverso l'IRI le imprese erano utilizzabili per finalità sociali e lo stato doveva farsi carico dei costi e delle diseconomie generati dagli investimenti; significava che l'IRI non doveva necessariamente seguire criteri imprenditoriali nella sua attività, ma investire secondo quelli che erano gli interessi della collettività anche quando ciò avrebbe generato "oneri impropri", cioè anche in investimenti antieconomici.
Le Privatizzazioni L'accordo Andreatta-Van Miert impresse una forte
accelerazione alle privatizzazioni, iniziate già nel 1992 con la vendita del Credito Italiano. Nonostante alcuni pareri contrari, il ministero del Tesoro scelse di non privatizzare l'IRI SpA, ma di smembrarlo e di vendere le sue aziende operative; tale linea politica fu inaugurata sotto il primo governo di Giuliano Amato e non fu mai messa realmente in discussione dai governi successivi. Raggiunti nel 1997 i livelli di indebitamento fissati dall'accordo Andreatta-VanMiert, le dismissioni dell'IRI proseguirono comunque e l'Istituto aveva perso qualsiasi funzione se non quella di vendere le sue attività e di avviarsi verso la liquidazione.
Tra il 1992 ed il 2000 l'IRI vendette partecipazioni e rami d'azienda che determinarono un incasso per il ministero del Tesoro, suo unico azionista, di 56.051 miliardi di lire, cui vanno aggiunti i debiti trasferiti. Hanno suscitato critiche le cessioni ai privati, tra le altre, di aziende in posizione pressoché monopolistica come Telecom Italia ed Autostrade S.p.A., che hanno garantito agli acquirenti posizioni di rendita.
La liquidazione
Le poche aziende
(Finmeccanica, Fincantieri, Fintecna, Alitalia e
RAI) rimaste in mano all'IRI furono trasferite sotto
il diretto controllo del Tesoro. Nonostante alcune
proposte di mantenerlo in vita, trasformandolo in
una non meglio precisata "agenzia per lo
sviluppo", il 27 giugno 2000 l'IRI fu messo in
liquidazione e nel 2002 fu incorporato in
Fintecna, scomparendo definitivamente. Prima di
essere incorporato dalla sua controllata ha però
pagato un assegno al Ministero del Tesoro di oltre
5000 miliardi di lire, naturalmente dopo aver
saldato ogni suo debito.
Utilità della riconversione
Recupero di aziende decotte;
Salvaguardia dei posti di lavoro;
Orientamento della produzione a fini strategici;
Realizzazione diretta di una politica industriale
nazionale con capitale misto.
Modernizzazione controllata dei sistemi produttivi.
Rischi della Riconversione
Possono essere riconvertite aziende che, con un
minimo sforzo potrebbero tornare in posizioni di
leader.
Potrebbero essere scelti prodotti di “vita breve”
(es. dischi di memoria ad alta capacità “zip”
soppiantati dai DVD)
Potrebbero sottrarre opportunità di investimento
dal mercato.
Inseguire il progresso
In situazioni di grande distinzione tra
mondo reale e mondo progredito, per
diminuire le differenze può essere
intrapresa la strada dell’”inseguimento”.
Ovvero la strada di obiettivi di
produzione a scadenza fissa, come ad
esempio i “PIANI QUINQUENNALI
SOVIETICI.
Piani Quinquennali
I piani quinquennali furono introdotti per la prima volta nell'URSS sotto la guida di Stalin negli anni tra il 1929 ed il 1933. L'organo principale responsabile della pianificazione economica quinquennale era il Gosplan(dal russo Государственное ПлановыйКомитет, Gosudarstvennoe PlanovijKomitet, Commissione Statale per la Pianificazione). Il primo piano quinquennale sovietico favorì un enorme sviluppo dell'industria pesante, mentre sfavorì la produzione dei beni di consumo e il settore agricolo. A questo primo tentativo seguirono altri piani quinquennali, nei quali i metodi divennero di volta in volta più elaborati e sofisticati, anche grazie all'introduzione di maggiori indicatori di produttività (non solo in termini fisici), al mutamento della lista delle priorità a favore dei beni di consumo, all'aumento dell'uso di incentivi (estesi anche ai dirigenti) e all'autonomia delle strutture locali.
Esiti dei Piani
Alcuni piani quinquennali non sfruttarono
completamente il periodo di tempo loro
assegnato: alcuni raggiunsero gli obiettivi
prefissati prima di quanto previsto, mentre altri
fallirono e vennero abbandonati. In URSS
complessivamente ci furono tredici piani
quinquennali. Il primo venne approvato nel
1928, per il periodo di cinque anni dal 1929 al
1933, e venne completato con un anno di
anticipo. L'ultimo si riferiva al periodo dal 1991 al
1995 e non venne completato a causa della
dissoluzione dell'Unione Sovietica nel 1991.
Rischi dei piani quinquennali
I piani quinquennali hanno una specie di rigidità
interna dovuta al fatto che considerano il
progresso immutabile per almeno 5 anni e si
basano generalmente sulle ricerche tecniche
degli anni precedenti. Come Achille piè
veloce, corrono il rischio di non raggiungere mai
la tartaruga.
L’economia diventa economia di stato che
produce solo oggetti standardizzati (es. la
Trabant)
Vantaggi dei piani quinquennali
In situazione di particolare arretratezza, indicare
degli obiettivi, con un sistema di premi e
punizioni, significa programmare dei tempi di
recupero.
Lo stato può programmare un livello di sviluppo
costante per tutti i cittadini anche se con un livello
basso.
Conclusioni
Paesi Ricchi o grandi
aziende
Ricerca e sviluppo di
nuovi prodotti e modifica
del mercato
Paesi industrializzati
Riconversione
industriale per prodotti
più moderni
Paesi arretratiPiani pluriennali per il
recupero delle distanze